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Maurizio Buora

LE MURA IVIEDIEVALI DI AQUILEIA

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Estratto da Antichit Altoadriatiche>

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CENTRO ANTICT{IT ALTOADRIATICF{E

DI

CASA EERTOU

AQVILEIA

ARTI GRAFICHE FRIULANE


TJDINE 1988

Maariqio Buora

LE MURA MEDIEVALI DI AQUILEIA

A partire dal Settecento, lo studio dell'andamento prima e della cronologia poi delle mura di Aquileia ha spesso interessato gli studiosi ('). Maggior attenzione venne prestata alle mura romane, anche per il fatto che il recinto medievale era rimasto in vista, pressoch integralmente, fno al XVIII sec. ed ancor oggi in varia misura riconoscibile in elevato. Per comprendere appieno la storia di quest'ultimo opportuno rifarsi ancora una volta alle fortificazioni pi antiche, che dapprima ne condizionarono I'andamento e rispetto alle quali esso progressivamente si differenzi. Tenteremo un approccio all'argomento sotto l'aspetto della funzionalit difensiva e quindi in rapporto con le concezioni correnti della tattica e della tecnologia militare.

Le nura e le artiglierie Tralasciamo, dunque, la questione cronologica delle mura pi antiche. Il Brusin ha dimostrato ('), che queste erano dotate di torri angolari sporgenti, dalle quali era possibile cogliere il nemico con tiro d'infilata e quindi tenere sotto controllo il versante esterno del

(') Com' noto, molta parte del patrimonio archeologico aquileiese rimase visibile fuori terra fino al XVIII sec., epoca in cui cominciarono le pi violente cancellazioni e nel contempo una attenzione scientifca ai resti e i primi tentativi di interpretazione. Si occupa delle mura di Aquileia gi il Bertoli nel rTzz (G. V,rr-u, Gian Donenico Bertolifondatore del msseo lapidario di Aquileia e l'opera sua, Aqulleia ry46,p. li); discussioni sul circuito murario si ebbero poi tra il Fontanini e il Bertoli nel r7z5
(V,u.r:, Op. cit.,p. a7).

(') G. Bnlsrx, Gli scaui di Aqaihia, Udine r914, pp. s9-6o. La cronologia della prima cerchia muraria di Aquileia, cui tradizionalmente si attribuisce una data alta, compresa ancora nel II sec. a.C., andrebbe forse rivista sulla base delle date accertate o supposte per le altre principali citt della Cisalpina.
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mufo. Torri come queste figurano ancorz- nella colonna ttaiana e sono note in vari luoghi fino al periodo medio-imperiale. Lo stesso Brusin mise in luce il basamento probabile di.una gtadrnata interna che doveva portare al cammino di ronda. La lunghezza di questa (m. rr,88) fa pensare che esistessero da trenta qv r nte- gradini, ^ dato che bisogna calcolate almeno una piattaforma finale, se non una mediana. La scala era ben larga (m. z,zo) par a circa il doppio delle scale che si tfovano nelle nostre case, cos che poteva essere anche divisa in due rampe, rendendo comunque facile I'accesso al cammino di ronda. Questo dunque doveva essere Posto a tn'altezzadicirca 6 m., il che equivale alla misura media delle altre mura
cittadine, p. es. di Milano (3), Verona (o), Roma (t) etc' Una seconda scala del genere, a giudicare da analogo basamento rinvenuto pi a nord, doveva essere posta a una distanza di 4oo piedi (circa I zo m') (u). Solo dal cammino di ronda era dunque possibile accedere alle torri d'angolo, ove fin da epoca antica Potevano trovare ricetto le artiglierie. La lunga pax romana da un lato non favor I'evoluzione delle concezioni di difesa militare e dall'altro port addirittura all'abbattimento delle mura o alla privatrzzazione dello spazio di rispetto, adiacente ad esse, presso la linea del pomerio (t). Un ulteriore momento, molto significativo, si pu individuare al tempo dell'assedio di Massimino il Trace. Il quadro d'insieme ben noto. Da una parte si trova un esercito ben addestrato, con nucleo di specialisti ch Erodiano chiama genericamente (technitai> (8), che
(') Secondo M. Mtr.,rsbir-r-,r Rt>nunrt, Milano romana, Milano I984, P' 27, il muro repubblicano poteva essere alto 8 m. (o) Si veda E. M'r^-c'rxt - F. RsssccHI - M. J. Srn.rzztt-r.r, Enlia-L'eneTie,Bzri r98r, p. r74 (le mura di et gallienica sono qui conservate fino a un'altezza di 5 m'). (5) A Roma l'altezzz delle mura serviane si aggirava sui ro m e lo spessore sui 4 m., la cinta aureliana era alta circa 6 m. e spessa m. ,,to (F. Co.rnelr-r, Gaida arcbeologica

di Roma, Vetona rg14,pp. 19 e z1).


(u) Bnusrx, Op.

cit:,p.59.

(t) Il fenomeno, ben noto in altre parti dell'impero romano e chiaramente esemplificato a Pompei, non ignoto alla stessa Aquiieia dove, presumibilmente ancora nel I sec. d.C., case private di abitazione furono costruite a ridosso delle mura repubblicane (G. Bnusrri, Gli scaui dellassoeiaqione, in <AqN>, XI, fasc. rz (t94o), coil. r95o, part. coll.4r-4;). (') Hr:noor,rN., VIII, 3; sull'argomento si sofferma A. C,rr-ountNt, Aquihia rzmana.
Ricerche di storia
e

di epigraJia,

Milano I9io, P. t t.

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a,:. r. ?:.::r;r schematica di --:r:lea e del territo:. crrcostante (fine -\\-III - inizo XIX ::J. '\Iuseo archeolo. :, , di Aquileia).
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Fig. I - veduta di Aquileia

neI Liber chronicarum (rag3) (Esemplare della Biblioteca

di Colmar).

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Fig. r.

\-eduta di Aquileia di-

pinta da P. Amalteo

nel salone del castelo di Udine nel r568 (Foto Cvici Musei, Udine).

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Fig. 6 - Parte del tracctato delle mura medievali di Aquileia, dal disegno peritale del r6 ottobre q46 (per
cortese concessione dei Gruppo archeoogico aquileiese).

LE MURA MEDIEVALI DI ABUILEIA

potrebbero essere paragonati ai nostri genieri: questi sanno di volta in volta tnalizzarc i luoghi, progettare i mezzi pi adatti per passare vie d'acqua e costruire macchine di vario genere per espugnare le citt. Dall'altra parte, come gi osservava il Calderini (e) si riunisce la popolazione di una grande citt, che sembra priva di una stabile guarnigione e pertanto deve difendersi contando sulle proprie forze.Per noi, abituati alle numerose guerriglie del nostro tempo, non v' alcuna meraviglia nel vedere i civili riportare la vittoria. Ma nel 238 poteva una afftettata cosffuzione (o ricostruzione) di mura garantire la difesa? In effetti, con gtande cchezza di dettagli gli storici antichi insistono sulla presenza, da ambo le parti, di quelle macchine di artiglieria che sempre pi, proprio dall'inizio del III sec. d.C. rappresentano uno dei mezzi essenziali per condurre le guerre
('o).

Sappiamo che gli Aquileiesi si difesero con le frecce. Anche allora le frecce venivano scagliate per lo pi con le balliste, Per costruire e azionare le quali eano necessari specialisti. Il racconto si arricchisce anche di un notissimo particolare, poetico e commovente, relativo alle donne di Aquileia che si tagliarono i capelli u de crinibas ... arcabus neruosfacerent atqae ita sagittas emitterent (t'). La notizia si pu collegare a un noto passo di Erone di Alessandria (tt), autore la cui cronologia stata oggetto di molte discussioni (tt). S.-

condo Erone, dunque, le corde di torsione per i bracci trasversali delle catapulte erano fatte con capelli femminili, purch fossero sot-

(t) C,rr-ounrNI, Loc. eit. ('o) Sull'argomento esiste una vasta pubblicistica in parte riassunta in M. A. Touu, La lecnica nel ardo impero romano: le macebine da gterra, in <Dialoghi di archeologia>, r n.s. (r982), pp. 61-88, ove si cita a p. 64 il nostro passo di Erodiano. Va altres menzionata la presenza di ballistarii in iscrizioni che I'A. ritiene ricordino <la costruzione e la tiparazione delle piattaforme degli onagri> (C.l.L., VI, ro44-ro41, del zzo d.C., e ro46 del zz5-255 d.C.). Risalirebbero inoltre al primo quarto del III sec. d.C. le piattaforme necessarie per I'appoggio degli onagri trovate nel forte dt Bremcnnitm, nel Notthumberland (Tolru, Art. eir,, p. 6).

ni si veda anche W. Sooar-- V. Folcv, Le

antiebe eatapulte, in "Le scienze", rz9(maggio r97qD, pp. 86-lu, part. p. 86. (") rrz,4, w. Citato da E. Scsn,rvu, Die atrtken Getcbiitqe der Saalbug,Berlin r9r8 (rist. anast. Bad Homburg r98o), pp. zo-zr. ('t) Sulla questione si veda Trrrur, Heron von Ahxandreia, in R.E., VIII, r, r9rz, coll. 992-ro8o, part. coll. g94-tooo.

(")VitaMax.etBalb., XVI, I;C,rr-otnrNr.01. cit.,p.56. Sull'usodeicapelliuma-

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tili e lunghi. Una volta imbevuti di olio e intrecciatr,p^re

fossero in grado di sviluppare una grande forza(to). I medesimi storici antichi che ci riferiscono le vicende di allora scrivono anche che gli Aquileiesi gettarono sassi, bitume e pece (''). I sassi, in particolare, potevano essere lanciati solo con gli onagri, macchine pi facili da costruire e da maneggiare e di grande potenza. Esse potevano essere poste sopra le mura, ma anche dietro di esse, quindi non necessitavano di apposite torri o camere protette. Richiedevano una semplice piattaforma elastica di terra battuta o laterizi ('u). Potevano inoltre lanciare una grande quantit di proiettili di diverse misufe, peso e tipo. Come riconosce Vegezio nel V sec. I'onagro (quanto pi grosso, altrettanto enormi sono i sassi che lancia come un fulmine: non si trova nessun altro tipo di macchina pi violento>r ('t). Nell'ampia narcazione degli storici antichi traspare il complesso piano elaborato dai consalares Menoflo e Crispino, responsabili della difesa di Aquileia. In esso mura e artiglierie hanno un'importanza predominante. Per la costruzione delle macchine belliche viene indicata chiaramente la ricerca in loco del materiale necessario: dobbiamo pensare che la fabbncazione stessa, la disposizione dei pezzi,l'istruzione dei servitori etc. fossero condotte sotto la guida di personale specializzato. A proposito delle nuove difese murarie (per cui sarebbe economico pensare al riutilizzo diparti pi antiche dato che, p.es., certamente anche alcune del-

('o) Secondo gli studiosi moderni, tuttavia, proprio il materiale organico con cui erano fabbricate le molle di torsione (capelli o tendini di animali) avrebbe determinato I'impossibilit di graduare con esattezzalafotza di lancio e quindi prodotto una forte dispersione dei colpi pi lontani (cos D. B,r,rrz in ScHn,rvu, Op. cit.,p.lX). ('t) Hunoor,ru., VIII,4; Vta Maxin., zz; C,rrounrur, Op. cit.,p. 56. ('u) Tolrur, Art. ei., p. 8l'. Prima che la questione fosse affrontrtz su basi archeologiche (per cui si vedz npra la nota r o) la collocazione dell'onagro si ricavava dall'espressione di Ammiano Marcellino (XXIII,4, 5) che lo descrive locattm rilpra czngestos caespitet uel latericios agerer in un passo che stato oggetto di molte discussioni (su cui ScHn,ruv, Op. cit,, p. 73). Per la particolare conformazione della macchina non era possibile un tiro diretto, ato che in ogni caso il proiettile compiva una parabola. Vi era quindi la necessit non solo di avere molto spazio libero sopra e davanti all'onagro, ma anche di garantire una protezione al capo batteria, il quale faceva partire il proiettile dando un forte colpo con un apposito martello al congegno che liberava la molla, stando su una pedana posta almeno due metri pi in alto rispetto alla base del-

I'onagro. ('t) Vucur.,IV, zz; Tcmu, Art. it.,p,69,

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LE MURA MEDIEVALI DI APUILEIA le porte erano sempre le stsse) si accenna esplicitamente al muro, alle sue torri e al sistema degli antemurali o delle trincee. In linea teorica - pur tenendo conto della diversa importanza dei vari punti e anche delle costruzioni che certamente si trovavano fuori delle mura (forse abbattute per I'occasione?) - in posizione arctt^ potevano essere ubicati gli onagri, la cui gittata raggiungeva i 15o m ('t), i.t grado dunque di produrre un efficace fuoco di sbarramento. Sopra le mura (nelle torri?) le balliste, il cui tiro utile era di circa r8o m ('n), garantivano una seconda linea di fuoco, con maggior precisione di tiro.

Le mura del quarto e quinto

secolo

Dopo un lungo periodo di stasi, sembra che nel periodo tardo-antico la costruzione di mura o di parti di esse proceda a ritmo accelerato, con la cadenza di una costruzione o ricostruzione per secolo. Il che, considetata l'impoeflz dei cantieri e dei costi connessi, appare impresa non da poco. Pare persuasiva la tesi dello Humprhey secondo cui il circo di Aquileia si daterebbe intorno al z9o (0); contemporaneo o posteriore ad esso sarebbe il palazzo imperiale, inserito nella <addizione erculea> dovuta a Massimiano Erculeo. E' questo, per intenderci, il periodo in cui stazionavano in Aquileia le truppe che ci hanno lasciato il complesso delle <stele tetrarchiche) ("). Tutto il settore nord-ovest delle mura non sarebbe dunque anteriore a questa data. Vediamo lungo di esse un accumulo un po'casuale di toiri di vario genere (ottagonali, poligonali, ettangolari con parte esternz triangolare) sporgenti verso l'esterno, come se un certo sperimentalismo si accompagnasse a una deficienza di progettazione. E' tuttavia possibile che la situazione in antico fosse o sembrasse pi regolare.

('')

Scun,ruu, Op.

('o) Scnn,rr.rv, Op. cit.,

(')
6zt-625,

eit.,p. z7 (bid., B4.rrz, pp. IX-X). p. 14.

J. H. HuurHnry, Roman Circuses. Arenasfor Chariot Racing,London r986, pp.

(t') Su cui si veda il lavoro fondamentale di F. RuuEccFrr, Le $ele di et tetrarcbica al Museo di Aqhia. Docmenti tardo-anticlti per la soria della citt, in <AqN>, XLVII (r976), coll. 61-r42.
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Se dobbiamo credere - e non c' ragione di dubitare - ai rilievi effettuati dallo Zuccolo al principio del secolo scorso, almeno sul lato nord di questo nuovo quartiere tre torri pentagonali sarebbero state disposte a distanza ravvicinata tra loro con un intervallo non troppo lontano dai cento piedi che si misurano tra le torri delle mura aureliane di Roma (22). Le recenti indagini archeologiche e storico artistiche consentono di ancorare a un preciso terminus post quem una cinta ancora successiva, in cui fu utllizzato il bellissimo architrave che oggi si ammira lungo la via sacra di Aquileia. Come ha ampiamente dimostrato la Cavalieri Manasse esso proviene dalle Grandi Terme di Aquileia ("), l. quali, secondo quanto ha osservato P. Lopreato che da ultimo ha scavato l'intero edificio, si datano all'et tardocostantiniana nella loro prima fase (to). L'abbattimento e l'utilizzo come cava di pietre non pu dunque essere anteriore alla fine del IV sec. e ragionevolmente si pu collocare nel corso del V sec., se non pi tardi, direi non prima del4z5 quando menzionato il circo di Aquileia, a proposito delle vicende dell'usurpatore Giovanni che proprio qui fu orendamente dilaniato ("), circo che certamente coesisteva con il palazzo imperiale e le Grandi Terme, nella pienezza della loro funzionalit. Ci conferma la proposta di datazione tarda, non anterore al V sec., della difesa, o meglio dell'antemurale, in cui i grossi blocchi di questo architrave furono utlhzzati ('u).L^ loro collocazione dimostra, credo, un totale venir meno di questa parte del porto flu-

viale. (") L.

Zucc<tt<),

Antichit d'Aqaihia, Gialio Carnico e Grado, ms.

teca civica di Udine.

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della biblio-

(") G. C,u,,rr-lunr M,rN,rsso, Arcbitettare romane in museo,in (AAAd), XXIII, Udine 1983, pp. 127-rt8, parr. p. r4r segg. lo data alla fne del lI sec. d.C. La questione meriterebbe un approfondimento, anche in rclzzione al possibile riutilizzo di elementi architettonici pi antichi, a quanto pare largamente praticata dal periodo tetrarchico in poi. (20) P. L<renr.,rr<>, Aqleia. Grandi Terme, in <AqN>, LVI (r985), col. 412. ('?5) La vicend^, n t^t^ da Procopio e da numerosi altri autori, riassunta in C,rrornrrr, Op. cit.,p. t4. (tu) Come ricorda il BnusrN, Op. cit., p. 67, esso si trova nella naturale prosecuzione di M3 che include un'epigrafe in onore di Valentiniano III, Teodosio e Arcadio, databile tra 383 e ry2. Di diversa opinione L. Br:nr,rccHr, Arcbitettura e mosairu, in AA.VV., Da Aquileia a Vene1ia, Milano r98o, pp. 99-3J6, spec. p. r28. 340

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Piccoli indizi, tuttavia sufficienti, in attesa di una sistematica campagna di esplorazione archeologica, a riconsiderare brevemente la dibattutissima e irrisolta (forse irrisolvibile?) questione della menzione epigrafica di un rifacimento murario ad Aquileia. Nel testo, ridotto ormai a un mistero frustolo ("), ri trova il probabile no-

me di un imperatore (Tbeodo

praetorio sc. Italiae che avrebbe curato i lavori, di nome Hilariants, e I'esplicita menzione di muros, forse ricordati insieme a turres, come vuole la vecchia integrazione del Pais. La menzione di muri Veronersiam nell'iscrizione di epoca gallienica relativa alle difese veronesi ('E) potrebbe far pensare a una formula analoga tipo nari Aqaileienses o AErihiensiun, per le autopsie del Pais e del Brusin escludono che l'ultima lettera dellaterza riga sia una Q znzich una C. Accenno soltanto ad alcuni problemi che il testo pone, - gi in parte rilevati da altri studiosi ("), - tra i quali il principale l'impos-

[--J),la

menzione

di un praefectus

sibilit di identificare con esattezz^ il nome dell'imperatore. I) Ove si trattasse dell'imperatore Teodosio I, il tesro si riferirebbe a un fatto avvenuto tta 1l y9 e rl 95, le cui date pi probabili, come stato scritto, potrebbero essere i periodi tra 187 e 188 o tta 389 e t9o ('o). V^ ricordato che all'incirca in questo torno di tempo Teodosio costru la porta Aurea di Costantinopoli. Il nome Hilarianls, se questa integrazione corrisponde a veri-

S.I., r78; la riproduzione fotografica si trova in G. Bnusrr, Aqrileia. Guida $oriea c artittica, Udine r929, p. r6, f9. r r. Su questa epigrafe esiste ampia bibliografia: si ricordano S. SruccHr, Le difese romane alla porta orientale /Italia e il uallo delle Alpi Gialie, in <Aevum>, ry Og+S), pp. 342-256, part. p. 15 I (Teodosio); G. Bnusrx, Le /ifese della romana Aqrileia e la loro cronologia, in <Rmische Forschungen in Niederosterrcich> (Corolla memoriae E. Svonoo r dedieata), V (r966), pp. S+-S+, spec. pp. gz-9t e n. 41 (Teodosio); L. Bcnr,rcca4 Aqleia. Relaqione preliainare stgli raui del 1968, in uAqNr, XXXIX ( r 968), coll. z9-48, part. coll. 41-46; E;o., Topografia di Aqlcia, in (AAAd), r, Udine t972,pp.4r-t7, spec. pp.44-4t; B. Fonl-.rrr T,rrr.rno, Le einte marare di Aqhia e il sro porto flniale, in <Archivio venetor>, s. V, CIV (1971), pp. 5-ro, part. p. ro; Y. M. Dur',u, Aqle silr la rbue des inuaions (Jlo-Elt), in <AAAd>, IX, Udine r976, pp. 217-298, spec. p. 267,n. t5 r; Bunr,rccnr, Architettura e mosaieo cir.,p. r z8; C. Z,rcc'rnnt, Le fortificaqioni romane e tardoanticbe, in T. Mrorrr, Cattelli del Frisli, V, r 98 r , S toria ed euohqione dell'arte delh fortifiea{oni in Friali, pp. 6 r -9 t, part. p. 8 r, n.
r09.

'(t)

c.l .L.,Y, ttz9. (t') Per cui si veda alla ot^ zj. (r) P.L.R.E., t,p.+tr.
('?r)

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t, a dire

il vero

fa pensare a quell'Hesperins Hilarianus Frglio e colle-

ga nella praefectura praetorio Calliae et ltaliae del poeta Ausonio (quello stesso che avrebbe poi celebrato negli anni Ottanta le mura e il porto di Aquileia nel suo famoso carme Ordo nobiliun arbinn ) (''). I.r tal caso, dato che la prefettura comprendeval'atea sotto il diretto controllo di Graziano e poi di Valentiniano III, la menzione di Teodosio sarebbe solo formale, p. es. in una formula iniziale tipo Salais domis nostris Gratiano et Tbeodosio...("). Si dovrebbe allo:m idurre la costruzione delle mura entro 1l y9-18o, periodo in cui la prefettura di Hesperiw effettivamente attestata (") ovvero al momento immediatamente successivo alla battaglia di Adrianopoli, che provoc momenti di grande panico specialmente negli strati pi alti della popolazione e consigli il trasferimento della famiglia imperiale e di certa parte della nobilt di corte nell'Italia settentrionale. Non va tuttavia escluso che si tratti di altro Hilarianus, per nulla legato a quello pi famoso e anzi del tutto sconosciuto (30). II) La seconda ipotesi interpretativa induce a vedere nel testo menzione di Teodosio II, con conseguente spostamento della costruzione o riatto alla prima met del,V sec. E' stato supposto che, in tal caso, le date pi probabili possano essere o il quindicennio successivo alla morte di Onorio o il tempo degli assalti degli Unni, avvenuti a 44r e 442 (ts).Questo Teodosio ricordato come famoso costruttofe di mura. Nel 4r 3 fu costruito I'anello interno delle mura di Costantinopoli, mentre nel 447 si eresse il muro esterno distanziato di r 8 m, al di fuori di questo, alla distanza di altri r 8 m, si scav un fossato. Il sistema deidaplicrc mari,in uso a Milano come ricorda lo stesso Ausonio (3), ricompare del resto anche in Aquileia, ove la doppia cinta meridionale ha, in alcuni punti, una distanza intermedia non troppo lontana da quella che si misura a
(t') At'sox, Ord. nob. wb.,Yll (con riferiment() a una realt antecedente la sua epoca). In Ausonio, come mi fa notare il prof. Domenico Vera, spesso il termine moenia erito genericamente a edi|rci pubblici. (") Come mi suggdrisce il prof. S. Panciera, che qui sentitamente ringtar.io. (") Elenco dei prefetti in R.E., XXII, z (tgs+),col.2497. (x) Il prof. Vera non esclude che in -..L, r78 possa essere menzionato ad es. un Maecilus Hilarianrs, che per lo pi fgura come Hilariannr nei testi epigrafici e che, forse, fu praefeetur Praeoril ltaliae nel 3 5 4.
(r) P.L.R.E,II, p. ;6r.
('u) Ars<rx., Ord. nob. urb.,37-38,citato da Mrn,tnr:r.r.r Rr>nr-nrr, Op.

cit.,p.23.

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LE MURA MEDIEVALI DI APUILEIA

Costantinopoli. Si aggiunga poi che presumibilmente nel primo quarto del V sec., secondo la ttadizione (") si fortific 1l castrm di Grado e che nello stesso torno di tempo altre mura sono'ricordate altrove, p. es. a Caftagine, ove muro e una porta si datano al 425 (").

Le mara a salienti triangolari

Mi sempre rimasta impressa nella memoria una frase che si trova nell'ultimo scritto di Michelangelo Cagiano de Azevedo, dedicato a recensire il volume Da Aqhia a Veneqia. Opina dunque lo studioso scomparso che <la storia dei bastioni triangolari (sc. di Aquileia) oggi appena delibata e molto ci sar da dire in futuro> ("). E'indubbiamente merito di Luisa Betacchi aver riconosciuto in modo definitivo I'andamento regolare, direi ostinatamente regolare, di questa linea di difesa (4). La decisione di costruire le mura triangolari fu certamente un gesto coraggioso, poich dimezzava di netto la superficie della citt, salvandone integtalmente il centro religioso (le aule doppie, I'episcopio) e lasciandone fuori il vecchio centro politico e amministrativo (il foro con gli edifici annessi, il circo, il paltzzo imperiale) e lo stesso porto. E'forse possibile che gi in quest'epoca lo scalo principale, il tramite di collegamento con Grado fosse divenuta I'area a sud ovest della citt, dove poi si sarebbe sviluppato il porto fluviale che sussiste fino ai nostri giorni. Un gesto, tuttavia, tutt'altro che isolato. Probabilmente un fenomeno del genere si verific anche a Milano, ove dopo le distruzioni della guerra gotica del 519 pare ci sia stato un abbandono parziale della citt antica e forse anche un restringimento dell'abitato (ot).
(tt) Bunr,rc<:rlr,

Art.

cit., p. 276.

(tt) A. C,rn..rxowr, Cartagine romdna. Breae $oria di ma perferia urbana, in AA.VV., Misrrare la tera: centriaqione e eoloni nel mondo romano, Modena r98r, pp. 1o-y8, part.

P.t7. (t') M.

C..r<;r,rxo Du Azr:r,r'-ort, Recensione a AA.L'L'. Da Aquileia a I,,ene1ia, in oAqNo, LII (r98r), coll. zz6-zz9,prt. col. zz1. (*) Bunr,rccu, Art. cit., p. tz6. ('') D. C,rxxlss<t, Milano, in AA.VV., Arebeologia nrbana in Lonbardia, Modena r98t, pp. ret-rt9, part. p. r, r.

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Lo stesso accadeva,nel medesimo torno di tempo, anche fuori dlltalia, p. es. a Sabratha ove, dopo la conquista giustinianea, i Bizantini si limitarono a difendere con una nuova cinta solo il nucleo dell'abitato pi vicino al porto.
L'erezione, dunque, delle mura triangolari, come aPPare dal loro elaborato disegno, non fu certo dovuta a improvvisa decisione; essa presuppone un piano studiato nei dettagli e si rivela molto pi dispendiosa di un semplice muro diritto, eventualmente rinforzato da torri protese verso I'esterno. Come mai questa forma? E' quanto cercheremo ora di scoprire.
Si osservi \nnznzi tutto come alla base dei triangoli rettangoli, vefso la citt, vi sia una parte con andamento lineare, al posto dello spigolo che ci aspettefemmo. credo che questa fosse la posizione ideale per alloggiare, in alto, una batteria di artiglieria, ovvero un potent otrrgro o ballista che fosse. Dalla pianta stessa di Aquileia

possiamo frc va.te la gittzta minima di questa eventuale.b^ttefrl. b)rr. qo.rt" fosse stata inferiore a vn quafantina di metri sarebbe stata del tutto insufficiente anche a pfoteggere il solo triangolo tra i muri obliqui: quindi il tiro utile andavz dai quannta metri in po1' Non esclueref che altre batterie potessero essefe collocate verso le punte dei bastioni triangolari, in modo da costituire una seconda lita, con possibilit di indkjzzare i proiettili nea di tiro pi ^v^nz nord est e verso notd ovest. verso Le punte dei bastioni sono a loro volta rafforzate da scarPe e contfoscarPe, secondo un Progetto che ricorda da vicino le successive fortifcazioni medievali e rinascimentali, bene esemplifcate in zona dalla citt-forte di Palmanova. Il sistema prevedeva che il nemico Potesse venire dalle strade del nord o dell'est e non fosse in grado di forzarc le difese della Natissa di est e di sud, dove evidentemente il doppio muro era ben saldo ed efficiente. La forma particolare di questa cinta si basava dunque sul concetto che la difesa fosse affidata in misura preponderant all'artiglieria; ci richiedeva naturalmente che nella parte esterna ci fosse trra bruciata. Gran parte del foro e I'intero edificio della basilica - salvo un eventuale nutrlizzo di uno dei lati lunghi come antemurale - doveva dunque essere completamente raso al suolo'

Gli scavi hanno dimostrato che ci non Pot accadere prima


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del grande assalto attilano della met del V sec. (t'). euindi la costruzione di queste mu salienti triangolari, come bene ha messo ^ in evidenza la Bbrtacchi in base all'analisi della tecnica costruttiva, va compresa tra I'assedio di Attila e I'invasione dei Longobardi (dopo la quale non avrebbe avuto pi senso prevedere il pericolo maggiore da nord). Possiamo restringere ancoa questo periodo ricordando che ci volle qualche tempo perch la popolazione di Aquileia, rifugiatasi a Grado, decidesse di rientrare in citt. Rimane dunque la possibilit che la costruzione risalga al periodo di ^perta Teodorico (con suggestivo legame con il testo di J.1., r78) o quello successivo delle guerre gotiche e dell'estensione del dominio bizantino. L'idea che la difesa fosse affdata in gran parte alle macchine da guerra molto vicina alle nostre moderne concezioni scientifiche e militari. E' certo degno di attenzione - anche sul piano della continuit storica - il fatto che una base missilistica, con le rampe puntate verso nord-est, si trovi oggi a meno di due chilometri da questo tracciato. Dal punto di vista formale l'adozione di un sistema a denti di lupo non sembra avere confronti diretti. Concettualmente, secondo quanto suggerisce il dott. Sannazzaro dell'Universit cattolica di Milano, che su questo argomento sta compiendo uno studio, esso appare come logico sviluppo dei bastioni a punta triangolare che si trovano specialmente nell'area orientale dell'impero, ma non sono ignoti nella stessa Aquileia, particolarmente nel versante occidentale (dal lato del circo). Secondo lo'stesso dott. Sannazz to proprio iBizantini nel VI sec. d.C., si dmostrano inclini, nel loro ava;rtzato sperimentalismo, a riprendere concezioni gi espresse in epoca ellenistica, in particolare da Filone di Alessandria. E' evidente, del resto, come proprio queste mura esprimano una netta rottura con le concezioni difensive dominanti nel periodo imperiale romano e rappresentino piuttosto un momento di sperimentazione in campo militare.
(t') P. Lolnu,rro, Aqleia: lo scauo S-O delforo romano. Gli anbienti ardo anticbi e la basilcaforetse. Re/aqione delle eanpagne di scaao rgZZ-r929, in <AqN>, LI (r98o), coll. zr-96, riferisce (col. 5o) che monete del IV sec., fino all'et di reodosio si raccolsero nello strato di bruciato sopra il lastricato della basilica stessa, mentre altra moneta di Veientiniano III (col. 5 z) e ra cementata nel muro tardo-antico che intorno alla met del V sec. dovette essete addossato a ridosso del muro perimetrale sud della basilica forense.

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il tessuto culturale nel quale venne concepito il progetto delle mura sia bizantino piuttosto che gotico. Ci limiterebbe ancora il periodo di possibile costfuzione entro il sesto o settimo decennio del VI sec., con un probabile riferimento alle vicende dell'ultima guerra gotica.
Per questo complesso di ragioni si ritiene che

Com' noto, con labattaglia di Gubbio

(llr).

del Vesuvio

Narsete sconfigge definitivamente i Goti e quindi nel 5 54 si reca fino ad Aguntum (Lienz) per tenere abada i Franchi, scesi poco prima

in Italia con gli Alamanni

(03). Erano quelli gli anni in cui pi turbolenta scoppiava la polemica dello scisma dei tre capitoli. In effetti una resistente tradizione attribuisce al periodo bizzntino consistenti lavori in Aquileia, che si coagulano intorno al nome di Narsete (*). Alcuni di questi avrebbero riguardato la basilica (aula postteodoriana meridionale) ove alcuni resti di pavimentazione sono stati attribuiti a questo periodo (ot) ovvero al momento in cui nello stesso edificio sarebbe stata appresrata una cattedra tipicamente bizantina, datata dal 5 5 z al56o (*). M, numerosi altri lavori, sparsi nell'Italia setrentrionale, sono parimenti attribuiti a Narsete

c).

Se questo vero, se ne possono ricavare alcune importanti conseguenze. La prima certamente il fatto che la presunta memoria di Sant'Ilario, come ebbi timidamente a osservare qui ad Aqui(or) Cos P. P,rscurxr, Storia del Friili,lJdine ,916,p.9o. Gli avvenimenti di quel periodo sono descritti da Agathias nelle sue Storie scritte sotto Giustino II (565-173) forse in seguito alla narrazione dei fatti per opera di un alto ufficiale, probabilmente appartenente all'ambiente militare intorno a Narsete (V. von F.\uxr_:rr.rtsr,x,I barbari in ltalia nella storiografia biqantina, in AA.VV., Magistra barbaritas, Milano r984, pp. pr-316, part. p. 3o9). Il quadro d'insieme ripreso da ultimo in P. M. Co:;.n, Romani e Germani nei territori alpini: antiteri pllitica, imitaqione iilitnqionah e eonflitto soeale (secoli VLVilI), in AA.VV., Romani e Gcrmani nell'arco alpino (secoli L,I-r,ill), Bologna

(*) Cfr. Bcnr,rccHr, Art. cit.,p. z1r (lavori nella facciata de lla basilica di S. Maria attribuiti al tempo di Narsere). (45) L. Br.nr,rccru, La basliea po-attilana di Aqttihia. Relaqione prelininare dei recenti scaui, in <AqN>, XLII (r97r), coll. r5-14, part. col. 48. (*) La, datazione .si deve a S. T,rv,rNo, che ne ha per primo messo in luce importanz^ e cronologia; per una bibliografia completa si veda A. T.rc;rr.rrr.rnr, Le dioeesi di Aqleia e Grado, Spoleto r98r, pp. 76-77,n. t5. (t?) Tra l'altro a Milano per cui M. C,r<;r,rNoDs Azuvr.oo, Il restauro di Narsete alle mua di Milano, in <Rendic. Ist. Lomb. sc. e Letr.>, CXII (r978), pp. 2t9-279 contro
cui si schiera Mrn,rgulr,r Rour,nrr, Op. cjt.,p.

r986, pp. z7-5 3, part. p. 36.

y.

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LE MUKA MEDIEVALI DI AqUILEIA leia qualche anno fa, non nacque affatto come edificio di culto, ma come porta urbica, nel corso del VI sec. d.C. La costruzione in mattoni con tenace legante,la volta, le lesene agli spigoli (che compaiono ancora in una veduta settecentesca e su cui ha attirato l''attenzione il Tavan") (*) richiamano particolari costruttivi ben noti in epoca biztntina. E' poi del tutto vetosimile che anche la pianta fosse ottagonale anzich quadrata come si supposto (ot). In tal caso il legame con I'andamento dei muri obliqui, che si impostano esattamente (e quindi certo non casualmente) sui muri della <memoria>,

risulterebbe pi comprensibile ed elegante. Infine la particolare conformazione del basamento in pietra messo in luce durante lo scavo del r97o richiama molto da vicino I'andamento dello spigolo, dal lato verso la citt, dei bastioni triangolari. L'aggiunta, posteriore, dall'abside sul lato est non pu essere quindi anteriore al momento in cui la porta stessa fu trasformata in chiesa. Non si pu tuttavia escludere che all'interno della porta esistesse gi nel periodo bizantino qualche immagine o uno spazio per il culto. Lo stesso fenomeno si riscontra a Costantinopoli e riappare, un millennio pi tardi, nella porta meridionale della vicina Palmanova. Una lastra a intreccio, rinvenuta nel corso degli ultimi scavi, si riferisce certo a qualche lavoro di abbellimento o di modifica dell'epoca carolingia (viene spontaneo pensare all'opera del patriarca Massenzio). Non vi sono elementi per dire se nel periodo carolingio fosse apprestato nella parte superiore un luogo di culto, come nella vicina chiesa dei pagani, o in altri famosi monumenti. . Se accettiamo dunque - e non vedrei altra logica soluzione che la presunta <memoria di sant'Ilario> sia nata come porta si capisce molto bene come sia sorta proprio sopra l'antica strada toma , di cui conservava al suo interno il basolato. Bench il livello della strada romana potesse essersi innalzato, come del resto dimostra la soglia pi alta, rinvenuta durante gli scavi, rimaneva valido I'allineamento, risalente all'epoca romana, tta la potta settentrionale e quella meridionale della citt. Forse gi nel periodo bizantino dalla porta settentrionale - la nostra <<memoria>> - si dipartivano due nuoS. T,rv,rxo, Aqleia cristiana, (AAA), III, Udine t97z,p. rz6. (n') Tale la ricostruzione grafca presentata in L. Bunr.rccr.4 La memoria di .1. Ilario,in nAqNo, XL (r969), colI. rr7-r42, part. coll. rz5-rz6; I'idea ripresa da ultimo in Arcbitettxra e mztaiel cit., p. 264.

(*)

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vi

assi stradali obliqui, che si facevano largo nel disfacimento del tessuto urbano di epoca tomana. Uno a est si portava alla basilica di S.Maria, I'altro si spingeva verso ovest, sfiorando il colossale edificio delle Grandi Terme (che quindi in qdest'epoca dovev^

^cor conservarsi in alzato); questo secondo tracciato, conservatosi con poche mutazioni fino ai giorni nostri, costitu pi tardi il collegamento interno tra il nuovo centro del comune e la porta settentrionale.

Le mura del periodo carolingio


Per l'epoca carolingia un documento conferma la presenza di

un circuito di mura cittadine. Nell'atto di donazione da parte di


Carlo Magno al patriarca Massenzio dei beni dei due fratelli longobardi Rotgaudo e Felice si menzionano infatti i loro possessi intra ciaitatem Aqaileiae uelforas prope moenia (s). Queste erano certamente le mura a salienti triangolari e il doppio anello concentrico che ad esso si collega. Questo sistema doveva essere in qualche modo riconoscibile anche molti secoli pi tardi, quando ricompare nella veduta di Aquileia di Graeve (t'). Non sappiamo se al tempo di Carlo Magno siano stati effettuati lavori di ripristino o di ricostruzione delle mura. Pare che allora, in genere, queste non fossero sentite come elemento indispensabile di una citt n, forse, apparivano una stringente necessit. Il censimento delle fortificazioni del IX secolo nell'Italia del Nord, effettuato su base documentaria da A. Settia (tt), non registra alcuna attivit fortifcatoria nel regno italico prima dell'87r. Tuttavia Liuprando di Cremona scrive testualmente che nella primavera dell'899 gli Ungari <raccolto un immenso eserciro,

(*) Mon. Germ. Hist., Diplon. Karolin,I, p. 281, n. zr4. Di grande interesse in questo documento l menzione del porto del Frume chiamato Natisone. (s') La veduta di Giovanni G, Graeve Q63z-r7o) fu pubblicata nel r7o4 nel Thetanms antiqtatum bstoriantm italiearum, con la scritta ex Islio Stroqqa nella parte inferiore a sinistra, in cui si voluto intender il nome di un collezionista (cfr. La nostra sille piante articbe, in Gruppo archeologico aqaileiese, Udine r 98;, pp. t - r4, part. p. 7). (5') A. Surrr,r, Gli Ungari in Italia e i mamcnti territoriali fra L'III e X secilo, in
Magi$ra fiarbaritas, cit. pp. r81-2r8, spec, p. zo7.

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LE MURA MEDIEVALI DI APUILEIA entrano in Italia, aggirano Aquileia e Verona, citt ben fortificate, e giungono sotto Pavia> (t').

Le nara attribnite a Poppone


Una tradizione risalente a Giovanni Candido (*), che oggi non trova pi credito tra gli studiosi, ci ha conservato il presunto epitaffio di Poppone, in cui tra i suoi meriti sarebbe ricordata al primo posto la cinta di mura, poi la costruzione della basilica, quindi I'erezione del campanile e infine la concessione del privilegio di battere moneta. Ne ricaviamo che negli ambienti colti del periodo rinasci-

mentale erano considerate opera di Poppone mura visibilmente non romane prive di precisa documentazione storica. Sono state, per lo pi, attribuite al tempo di Poppone le mura che compaiono nelle vedute di Aquileia degli ultimi secoli e che in parte si possono seguire nelle mappe catastali e anche in alzato,le quali inglobano una vast^ area a sud e a sudovest, prima esclusa dalla citt. In verit difficile pensare a un disegno cos lungimirante da parte dello stesso Poppone, che avrebbe condizionato il futuro sviluppo della citt medievale. Le parti esistenti rn alzato insieme con gli elementi desumibili dalle mappe catastali e dalle vedute di Aquileia permettono di individuare in parte I'andamento delle mura medievali (fig. r). In linea di massima esse non si discostano a est e a nord dai limiti segnati nel periodo tardo-antico. Si pu agevolmente osservare come all'zltezza della part. cat. 5981t r la cinta medievale si sposti in avanti, continuando quindi sopra I'anello estetno delle fortificazioni antiche. Si pu ritenere che siano state utilizzate le parti in mi-

(t') Sum,r, Art. eit., p. r89. B. W.uo - Punxrxs, La citt altomedietale, in <Archeologia medievale>, X (r981), pp. I I r-r24 (: L'arcbeologia delle citt,in Areheologia e ttoria del Medioeao italiano, a cura di R. Fn,rsc<>r,rcH, Roma r987, pp. 66-8o, part. p. 76) ricorda come <<in nessuna citt d'Italia sono stati fatti scavi stratigrafici per chiarire come siano state mantenute, o eventualmente ricostruite o sostituite, le mura romane originali>. (*) G. C,rNoro<t, Commentarii de i fatti d'Aqleia,Yenezia r 544 (rist. anast. Bologna r969), p. 5o.

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glior stato dei muri precedenti, tenendo conto anche della necessit di proteggere la basilica (55). L'esame della tecnica muratia, in questa parte, non offre tuttavia'elementi validi di giudizio, poich in larga parte i muri moderni sono stati rifatti, in occasione di restauri recenti, come del resto si vede molto bene alla base dei muri stessi. Del resto Leopoldo Zuccolo, in una nota del r 1 febbraio r 8o7, riferisce come esistesse un lungo tratto di mura romane (ancora dell'altezza di due uomini, ed anche pi proprio <al di fuori della linea dietro il Duomo e come fosse gi stata demolita una teza p^fte con l'asporto di migliaia di carri> (tu). Nel lato verso oriente la linea del recinto era fornita di otto torri semisporgenti, di forma rettangolare o semicircolare (5t): rimane traccia di una per una larghezza di 7 m. circa. Possiamo supporre che non tutte le citt medievali fossero cinte di mura. Per molto tempo si ritennero probabilmente suffcienti semplici rialzi di terra, chiamati spalti (il toponimo presente in pi luoghi, lungo il circuito medievale, anche in Aquileia) (58), accompagnati da una palizzata e magari difesi all'esterno da un fossato. E'
(tt) Per motivi che non sono del tutto chiari (forse in parte legati al corso del fiume) in corrispondenza della chiesa gi i percorsi murari antichi dovevano sporgere a est rispetto alla linea della banchina occidentale del porto. Rispetto alla costruzione generalmente pi tarda delle mura cittadine nell'Italia padana, I'attribuzione di un circuito a Poppone crea imbarazzo. Si pu esprimere un'ipotesi di lavoro, che andrebbe verificara sulla base di uno spoglio sistematico della documenta'zione cat^ce e archeologica disponibile. sono ben noti i rapporti tra Poppone e il centro monastico di Montecassino, da cui il patriarca ricevette un impulso religioso, reliquie e cerro suggerimenti di vario genere. Ora proprio a Cassino i documenti del X e XI sec. pongono in gran rilievo la costruzione delle mura e le milizie locali (C. Wrcxu,rn, Castelli e incaellamento nell'Italia centrale: la problematica $orica,in Areheologia e storia del Medioeto cit., pp. 8r-96, spec. p. 36). Non c' bisogno di insistere sul fatto che al tempo di Poppone si insediano i Benedettini nell'zbbazia della Beligna e le Benedettine nel monastero di S. Maria. Atl'XI sec. (data da verifcare archeologicamente) la tradizione attribuisce la costruzione delle mura intorno all'abbaz\z benedettina di Sesto al Reghena (PN), nella diocesi di Concordia, suffraganea di Aquileia. ('o) G. Br,rsurn, (Jn amico di Aqhia ai nnpi di Napolcone. Antonio Lintti, tn nAqNo, XVI-XVII Q 9 45 - ry aG), coll. 9- 24, part. col. r 8. (') Lo si vede molto bene, p. es., in una cafta conservata presso jl Museo archeologico di Aquileia, dell'inizio dell'8oo, edita per la prima volta, che io sappia, in Gnuppcr Ancasorocrco Aq-"-rr-rrusu, Lis stradis naldidis dal paht. Topononasica di Aq le ia,
F itm
ice

(") P. es. C. Sc.rr-oN, 350

I lo, I so la Moro sini, T erqo, U dine r 986,

p.

r r 6.

Necrologinm Aqleiense, Udine r982,

p. 3 @. r484, rpaltan

LE MURA MEDIEVALI DI APUILEIA

probabile che questo tipo di difesa fosse apprestato per una delle cite murarie di Udine; certamente questa erala situazione di Padova fino a tutto il XII sec., prima della costruzione del primo recinto di murae, da noi, di Venzone e di chiss quante altre localit. Ov si osservi attentamente la veduta di Aquileia del 91 o quella del r735 si pu notare che la cinta rettilinea di mura si interrompe dopo la pofta settentrionale. Credo che questa cinta corrisponda al muro rettilineo individuato pi volte (5n), allineato col fianco meridionale della basilica forense e forse in corrispondenza di questa sorto come sopraelevazione del muro tardo-antico individuato nel corso dei recenti scavi (o). Se questo vero, si rafforzerebbe ancor di pi I'ipotesi di un semplice restauro di strutture pi antiche. Gli stessi scavi hanno escluso che a ovesr della basilica forense la cinta continuasse; anche se nella carta di Aquileia disegnata da G. D. Bertoli si vede con chiarezz^ un^ doppia linea di mura, su questo lato, fino al bastione d'angolo delle mura triangolari. Si puo supporre che da qui in poi una semplice palizzata, davanti a cui scorreva la roggia, e il nalzo delle precedenti difese bizantine fossero giudicati sufficienti a difendere ancora la citt medievale. Davanti alla porta settentrionale si trovava un cavedio rettangolare, erede di una soluzione gi tardo-antic^,p^rticolarmenre apprczz to nell'Italia comunale nel XIII-XIV sec. Questo impianto veniva dunque a trovarsi all'interno del perimetro della basilica forense. Da questa porta si dipartivano verso I'esterno tre vie: una, la pi orientale, era diretta a Monastero e quindi all'Isonzo, la mediana, diritta, a Terzo, Cervignano e quindi a Udine e la terza, obliqua (il cui tracciato era conservato dall'allineamento delle caset^ncora te recentemente demolite sul lato ovest del foro) puntava verso la prepositura di S.Stefano e quindi al Ponte Rosso, seguendo l'antico tracciato della via Annia. Pare evidente, quindi, che le soluzioni proposte nell'epoca bi-

sitm extra ano ciaitatit Aqhiae)

e p. 264 (spaltun sittm intra ciaitatem Aquileiae) per cui cfr. G. Y ll.,v, Contribo per la opografia d Aquihia, in <AqN>, II (r93 r), coll. r-14, part. col. zy). (5') Esso segnato con chiarezza nella pianta di Aquileia <rilevata nel 1891, aggiornata ftno al ry29 dall'arch. L. Peteani e fno al ry11 da Giuseppe Runcio> allegata al volume sugli scavi di Aquileia di G. Brusin. () Per il quale si veda n. 42.

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zaflti per la cinta muraria vennero completamente cancellate da concezioni difensive pi tradizionali, che sostanzialmente si richia. mavano agli esempi di epoca romana classica. Tuttavia, nel pieno Medioevo, la sicurezza della citt, in uno dei periodi di maggiore fioritura del patriarcato e dello stato ecclesiastico, era certo affidata anche a difensori pi potenti. Gi le porte antiche, in genere, erano poste sotto la protezione delle divinit venerate localmente, la cui immagine era posta all'esterno: gli dei erano cos costretti a proteggere le proprie sembianze e perci la citt stessa. Un'idea del genere si riscontra anche nell'Aquileia medievale, che colloca i culti dei santi locali presso le principali vie d'accesso. La porta settentrionale ha quindi dietro i s la chiesa dei SS. Ilario e Taziano (ex porta biz ntifl ),la porta meridionale vicina alle basiliche dedicate ai SS. Ermacora e Fortunato e Felice e Fortunato, dietro la porta pi tardi detta del Molino, a ovest, c' la chiesa di S.Siro, santo ritenuto di origine aquileiese e cos via. Del resto l'aspetto stesso dei dintorni dell'Aquileia medievale, punteggiati di chiese collegate a ordini monastici, ospedali, prepositure etc. rivela chiaramente la presenza di quella "Kirchenfamilie" che comune ai grandi centri teligiosi del mondo tedesco.
L'
am pliam ento dtrc cente sco

Se diamo uno sguardo sia pur veloce alla storia delle altre principali citt della pianura padana, vediamo che, tranne il caso di Pavia, per cui problematica una datazione alla met dell'Xl secolo della prima cinta muraria medievale, gli altri centri mostrano una precisa tendenza a circondarsi di mura soprattutto alla fine del XII sec. P.es. a Padova la prima cinta venne costruita tr^ trgt e tzro, ^ Verona il primo allargamento del circuito murario - rimasto invariato dall'et di Gallieno - si ha solo alla met del XII secolo, a Mantova la cinta si edifica nel r r9o, a Brescia nel XII sec., altra cinta aPavia nel XII sec. e nello stesso periodo anche a Milano, ove in quest'epoca il'nuovo recinto ingloba i borghi costruiti fuori del perimetro romano. L'addensarsi di molte costruzioni di mura verso la fine del XII secolo non certo casuale: questa l'epoca in cui si costituiscono e prendono coscienza di s molte organizzazioni di tipo comunale.
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Lo stesso fenomeno accade anche in Friuli ed attestato, nel medesimo torno di tempo, a Sacile, Genova, Venzone, tanto per farc alcuni esempi. Spesso questo coagularsi di forze borghesi attorno a un'entit che si chiama comune trae origine, e approfitta, dell'esistenz di un mercato nella localit. Mercato significa possibilit di commercio, traffici, denaro circolante, ma richiede anche sicttezza e gannzia di tranquillit. Su questa base il Leicht suppose, una cinquantina d'anni fa, che fosse nato il primo comune d'Aquileia (6t). Se osserviamo la pianta di Aquileia possiamo notare chianmente il suo articolarsi per blocchi con funzioni diverse. A est il polo religioso e curiale, con la basilica, il palazzo patriarcale, i magazzini,le case dei canonici, il cimitero etc. A ovest, presso il porto, si coagula invece il polo borghese, con I'addensarsi dei negozi,la zecca (u2), un forno (63), l'abitazione di alcuni artigiani (*), l" fornace (u'). Nell'estremo ovest sorger poi il palazzo del comune (*), mentre alla piazza, ancor oggi esistente, si eleva la chiesa di ^ccato S. Giovanni col suo portico in cui in particolari occasioni si radunano i maggiore nti. Nel lato nord della piazza sorge 1l palazzo del Vicecapitano del popolo, e nell'angolo sudovest la loggia comunale. Nell'angolo nord-ovest della nuova arca cittadina - come dimostra il livello del sepolcreto romano rimesso in luce dal Brusin e conferma il toponimo <Fossulro (ut) sono poste ai margini dell'abitato le attivit connesse con i tab propri della mentalit medievale: l si

(") P. S.Lucnr, Il Conme di Aqhia nel Medio Eao,in AA.VV., L^a basilica di Aqdhia, Bologna lgtt,pp. 37-46,pa:t. p. 42. (':) V,rr-r, Contribdo cit., part. col. 8; Netologitn cit. pp. 94 @. I t j 3; r 47o); r zr Vg; zo1 @. 465); 268 (a. r18z); 277 @. 1475); 299 @. rg); 3rz (a, 1468). (") V,rr-r, Contribo cit. col. tr; Nerologirm cit., p. rl t;p.r77 @, rlzt);p, 355 (fine XIII sec.). (t) Er. Petrrr calcifex (Yttra, Contribo cit., col, 7; Necrologitm cit., p. 3rr);
(a.

Giovanni da Cremona fsico

(* r1z8), mastro Pascutto fabbro (a. 1119, V,rr-r:, Contribfio cit., col. 7; Nccrologitn cit., p. L 3); masuo Zilio calcifex (Y *a, Conrib#o cit., col, rr); Nerologian cit., p. r 3 r), (or) Sulla fornace rimangono fondamentali Y^ra, Contribtlto cit., col. zo; Necrohgirm cit., p. r87 @. rz65);p. 3zz(a. t395). (*) Edificato nel novembre r3z5 (G. D. Bl:nrorr, Le attichit d'Aquileia projane c Sacre,Yenezit t1-rg,pp. 187-188), and distrutto da un incendio nel r749 (V,uu, G.
D. Bertolifondatore cit., p. ro6). (t) V,rr-u, Contributo cit., coll. rz-r4; Necrologiln cit., p. 265.

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trova il quartiere degli Ebrei (u'), che ha una propria sinagoga (e) e un suo cimitero (to), .i trovano poi i macelli, le bccarie (tr) infne probabilmente alcune delle abitazioni dei mercanti usurai attivi in Aquileia, tra cui sono noti dai documenti i membri della famiglia Zorzani di Venezia, altri della gente fiorentina dei Capponi e ancora della potente compagnia dei Bardi (1'?). La struttura cittadina si articola nel tipico modo medievale con I'innestarci a pettine di numerose stradine nell'asse principale, costituito da quella che oggi la via Roma. Parallela ad essa corre lungo il lato settentrionale della Natissa la banchina del porto, misurabile nelle carte catastali settecentesche per una lunghezza di ryo m a est dell'attuale piazza e di circa rjJ m a est di essa. Non vi, , pertanto, molta differcnza rispetto ai 13o maccetta;tt dal Brusin per la banchina del porto fluviale di epoca romana (t'). Sembra logico, dunque, pensare che l'erezione delle mura, che come si vede nella carta di Aquileia procede con un t:u'cciato molto irregolare specialmente nel settore sudoccidentale, abbia semplice-

(') La sinagoga dei Giudei menzionata nel t469 (y,u,v., Contribrto cit., col. z 5; Necrologm cit., p. 37). . . ..(') ove questo fosse ubicato non certo. Alcuni fr di lapidi si riferiscono probabilmente ad esso. una pubblicata in Brnr.r-r.Le anticbit cit., p. ll9; altra, rinvenuta nell'inverno a ovest dellzpiazzetta XXIV maggio, non lungi dal sito -r929-tg3o dell'antica porta del molino, ricordata da v.,tr, contriblto cii., col. r 3. per"gli Ebrei in Aquileia si veda, P. Ior-v Z<x,rrm,u, Insediament ebraici, in T. Mrorrr, c)ttelti det Friuli,Y\Lauitaxei eastellifriulani,Itldine r98r, pp. t2t-t4t,parr. p. r,27,n.6(con ptecedente bibliografia) ove si mette nel dovuto risalto la pr..en", di una lapide ebraicajn Aquileia - la pi antica lapide medievale nell'Italia settentrionale - gi nel r r4o. va aggiunto F. Luzzt'rro, Ebrei n Aqhia. scritti in onore di R. Bacbi,'rn <La rassegna mensile di Israeb>, r9to, pp. t4o-r46. (t') Numerosi macelli e beccarie sono menzionati nei documenti medievali. Macelli in V,rr-r, contribo cit., col. r3; Neerologim cit., p. zr3; beccarie iny,oe,contributo cit., col. r 3; Neerologitm cit., p. 3o9; p. 3 1o (a. r 3 ; o). (t') circa la presenza. di questi, speJso legati al commercio del vino dell'Istria e all'attivit della zecca, si veda il punto aggiornato sulle attuali conoscenze in Sc,uoN, Neerologitm cit., pp. 58-6r. (7') Poco importa, ovviamente, che la banchina del potto fluviale romano fosse molto pi lunga e si spingesse verso nord, come recenti indagini hanno dimostrato. Quella sistemazione portuale si riferiva a una realt cittadina, quindi a un centro di smistamento e di consumo, molto divers.
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mente inglobato un borgo preesistente, che gi per suo conto si era

orgznizzato e sviluppato, e abbia previsto di comprendere, anche per dar maggior sicurezza al porto che poteva rivestire una indubti" i-pottr-a militare, al su interno nn tratto della Natissa. La storia delle citt padane e friulane mostra una nuova serie di costruzioni di mura intorno agli anni Trenta del Duecento. E' questo il caso di Brescia, probabilmente di Udine, forse di Cividale etc. Il quadro generale presenta uno dei momenti pi acuti della tensione tra Guelfi e Ghibellini: il pattiarca Bertoldo di Andechs in stretto rapporto con Federico II, che con suo figlio sar ad Aquileia nel tzto, ma si addensano all'ortzzonte le minacce dei veneziani e diBzzelino da Romano. Se si aggiunge il fatto che da Oriente di l a poco verranno gli echi dell'avanzata dell'orda d'oro di Gengis Khan, si capisce come i cittadini di quei tempi fossero invogliati a difendersi con possenti cinte o meglio a chiudere con queste i pi importanti borghi cresciuti spontaneamente al di fuori delle vecchie mura ('o). E' possibile dunque che la costruzione dell'ultima cinta muraria, che si protende verso sudovest e verso meridione, risalga al Duecento e che il suo completamento non sia di molto anteriore all'inizio del quarto decennio del secolo. Acquisterebbe, alla luce di questa ipotesi, un significato pi pregnante la conferma dei privilegi riconosciuti ai mercanti veneziani operanti in Aquileia, con atro firmato il z1 giugno tzzz dalpatarca Bertoldo di Andechs, quello stesso che chiama gli Aquileiesi ciaes nel tz3r, dimostrando che a quella data gli stessi erano de iure et de facto membri di un libero comune (tt). Nell'ottica degli interessi mercantili e degli stretti legami che intercorrevano tra i principali mercati andrebbe forse inteso an-

(") Purtroppo non possiamo ubicare il toponimo Cortina, per cui manca anche una precisa indicazione cronologica. E'possibile che si riferisca a una difesa spontanea, anteriore alla costruzione del tracciato aggiuntivo, bench nel linguaggio notarile, infarcito di echi classici, termini come moenia, msrttm, agger (derivati dal latino illustre) e Cortina (tratto dal linguaggio quotidiano) potessero coesistere e forse confondersi, cme potrebbe dimostrare la loro presenza nei documenti che si riferiscono ad Aquileia medievale. Per il toponimo Cortina v. V^LE, Contribsto cit., col. z1; Necrologiun cit. p. 128. (") LurcHr, Art. cit., pp. l9-4r; sui rapporti economici e commerciali tra Aquileia e Venezia rimane insuperato lo studio dello stesso autore Porto e mercalo aqilleiesi nel Medio Eao,in Sndi aqleiesi offerti a G. Bruin, Aquileia r9t l, pp. t99-4ot.
3s5

MAURIZIO BUORA

che un atto con cui ai cittadini di

nitatis, che lambiva a sud I'ampliamento delle mura, sarebbe stato scavato intorno al tz3o (tt). Del resto il suo stesso nome dimostra che fu voluto dal comune e non dalpatriarca. L'eco dell'aperta ostilit che dovette suscitare nell'ambito della grande propriet ecclesiastic a l' allar gamento dei confi ni cittadini chiaramente indicato dai documenti di un processo intentato nel rzTo dal comune di Aquileia, in seguito a un abusivo ampliamento verso nord dei possessi dell'Abbazia della Beligna dagli atti del processo, che ho in parte analizzato in altro scritto (78), risulterebbe che il ponte della Beligna, a sud dell'omonima porta, era gi esistenre nel rz14 e quindi che a quella data I'ampliamento meridionale e il fossato corrispondente erano gi conclusi. Per il resto delle mura le attestazioni documentarie, come quelle riportate nel Necrologiun Aquileienn (7') sono sensibilment. pi,: tarde e non ci forniscono ulteriori notizie. Una precisa idea su questo percorso e sull'aspetto che esso ci invece offerta dalla documentazione iconografica; a quel^veva la notissima, come la pianta di Aquileia del Museo diocesano di !dl+: e a un disegno settecentesco che da essa in larga parte dipend. (to), aggiungeremo altre testimonianze poco note o ,ost^.rrirlmente inedite.
(]") Ne parla il C,rNoroo, Op. cit.,p. 55. (tt) Bunr,rccHr, Arcbitettrtra t ,otiito cit., p. r r6. (1") Per la storia detta Betigna e dett'abba{i di S. Martino, in <AqN>, L (r979), coll.
(to) V.,rr-u, Contribo

Aquileia era riconosciuto il diritto di cittadinanza in udine e viceversa, che risale allo stesso periodo (tu). Emblematicamente, la citt in ascesa e la citt che sta pr declinare per sempre trovano un punto di equilibqio. La Bertacchi ha giustamente richiamato I'attenzione su un documento citato dal glossario del di Prampero, da cui risulterebbe che il fossatum comu-

44t-496, part. coll. 4:r-47t.

(a. t484); p. 285 (a. r3o5). (tn) Le piante e vedqte sono state studiate pi volte, bench la loro potenzialit possa essere ancora sviluppata e si possa aggiungere al corpus degli esemplari pi fa mosi probabilmente ancora qualche documenro. Le prime riproduzioni, con commento effettuato in base allo spoglio dei documenti in V.rr.r, contrihsto cit., figg. r-z; G. C. Muxrs, La pi antiea pianta di Aqhia,in Aqaihia, SFF, Udine r968, p. zo9-zt4; A. Vrcr Frn, Appnnti su aleune uedute e piane di Aquileia, in <Aq. chiama>, XXIX (giugno r98z), pp. 2-t.

rjt8); p. r$

cit., coll. z-y Netrologinn cit.,p. 11t (a. t49z); p.

rrr

(A.

356

LE MURA MEDIEVALI DI AQUILEIA

veduta di Aquileia che io conosca si trova alla La pi ^ntic c.412 del Srpphnentm cbronicarum di Jacobus Philippus BERGOMENSIS, edito a Venezia nel r49r (t') (fig. 2). E' una veduta di fantasia, molto vicina ad alcune vignette della Tabala peutingeriana o dei codici della, Notitia dignitatan o ancora dei Gromatici aeteres.In essa sono utllizzati alcuni elementi convenzionali, come la casetta in primo piano che figura identica nella veduta di Gaeta, nella stessa pagina. Due anni dopo, invece, nel Liber cbronicarnm ( : Buch der Cronicken, Nrnberg, Koberger r493) compare una diversa veduta, che forse troppo sbrigativamente stata definita fantastic^ (t') (fig. 3). Certo anche qui alcuni elementi fantastici non mancano, come gli alti monti in alto, la campagna brulla a sinistra in basso, molto vicini alla rappresentazione del paesaggio in voga alla fine del Quattrocento, p. es. alla scuola veneziana dei Vivarini o alla scuola ferrarese. In questa veduta gli angoli sono occupati da elementi naturali, mentre nella citt la spinta verticale delle. architetture accentuata. Non sappiamo per quali vie lo stampatore di Norimberga potesse avere avuto tra le mani un disegno di Aquileia. Era quello un momento in cui viaggiatori ignoti o famosi, come Marin Sanuto, percorrevano la Patria e numerosi artisti giungevano in Italia o per fini artistici, come Alberto Drer nel t491-t494 o anche a scopo di spionaggio, come il Kolderer nel primo decennio del Cinquecento (E3).Tra i viaggiatori piace ricordare anche Konrad Peutinger che da
.('') Notizie essenziali in L. SunuNI, I tesori della cipiea biblioteea. Mostra di manoyri78. Bergomensfu lo pseudonimo di G. F. Foresti, autore di una storia universale edita per la prima volta nel r 48 1 . (") Nella didascalia della riproduzione che compare nel volume Aqleia, SFF, Udine r968, p. zr4, defnita "veduta immaginaria". Le illustrazioni delle diverse edizioni della,lVeltcbroniksono opera di due noti incisori della scuola di Norimberga, Michel Wohlgemut e Wilhelm Plevdendurff, entrambi molto vicini alla pittura fiamminga. Il primo, appartenente a una famosa famiglia di pittori di Norimberga, fece qualche viaggio probabilmente intorno al r45o, forse nelle Fiandre, poi spos nel r47 z la vedova di Hans Pleydendurff - nella cui casa and ad abitare - ereditando la bottega dgl celebre pittore e incisore. All'inizio degli anni 9o con Wilhelm Pleydendurff, suo fgliastro, anch'egli incisore e altarista (morto il 3r gennaio 1494) predispone i disegni e le tavole per le varie edizioni dell'opera. Il Wohlgemut noto anche per essere stato maestro del Drer (cfr. F. Tn.rucorr ScHul2, in Al lge ne inu Le x i kon der Bi ldenden Kiin sler, Leipz.ig t g47, pp. r 7 5 - r 8 r ). (8t) Su di lui si veda G. C. Tesr,r, La terra di Portenap tra le JorteqT.e di Massiniliano primo in un codice di Jorg Kolderer, in <Il Noncello>, 47 Q978),pp. r, r- r 70.

ti e libri rari,Udine r981, p.

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Augsburg viene in Italia nel r49r; forse lo stampatore girovago Gerardo di Fiandra, attivo a Cividale e a Udine nel decennio precedente, pot avere qualche parte nella trasmissione della veduta di Aquileia allo stampatore tedesco (e). Che questa veduta sia realistica dimostrato, senz ombra di dubbio, da simile veduta che si trova (o si trovava?) nglla quarta di copertina del Libro delf Intrade di Barbana, gi nella raccolta udinese di Italo Levi, di cui esiste documentazione nell'archivio fotografico dei Civici Musei di Udine (ng.+). La prospettiva la stessa anche se nella seconda veduta, disegnata probabilmente nel r6z7 insieme con altra di Barbana (e si capisce anche il senso di questa veduta, dato che questa en la prima immagine di Aquileia per chi veniva per barca da Barbana, dopo aver risalito la Natissa; in ci corrisponde la veduta di Barbana, che la prima immagine dell'isola per chi viene da Grado e si appresta a sbarcare al molo. Questo ci porta a pensare che anche la veduta del Liber cbronicaram possa essere stata disegnata da qualcuno che era venuto in barca o che comunque voleva dare l'immagine di un porto fortificato), c' maggior ricchezza di particolari. Notiamo sulla destra tra due torri, la porta del convento di S. Antonio, accanto a un corpo di fabbrica probabilmente pertinente al convento stesso con un loggiato su due ordini e una posterla verso l'esterno. Quindi una cancellata o grata difende I'accesso al porto di Aquileia sulla Natissa. A nord di questo si susseguono un avancorpo sporgente (forse la porta Faytiula? (85) non compare nella veduta del r493), dietro al quale si vede un blocco di edihci, che probabilmente comprendeva anche rl palazzo co. munale. A sinistra un altro bastione ha davanti un avancorpo sporgente con due aPerture per le bocche da fuoco, Puntate verso i nemici che potevano arrivate risalendo la Natissa (e). Dietro si nota la grossa mole della chiesa di S. Giovanni, col suo campanile. Che si tratti proprio di questa confermato dal numero delle finestre sul
(*) Esistono numerose tratttzior specifiche sull'attivit multiforme di Gerardo di Fiandra, stampatore, editore e musicista. Una sintesi si trova in G. Corrr:llt , L'arte della stampa in Friuli, Udine r98o, part. pp. 29-42, ove si mette in luce il legame con il
mondo degli stampatori tedeschi.
269@.

(tt) Sn questo V^LE, Contrib'rto cit., col. 4; Neerologirn cit., p. 146 (a. rz96);p.

rz9)ep.tt9

(a. r158).
si

in effetti accadde, p. es., nel r7o1. Per le diverse relazioni sul fatto veda V,uu, Contributo cit., coll. 3o-12.
(tu) Come

358

LE MURA MEDIEVALI DI AQUILEIA lato meridionale e in facciata, puntualmente registrate in una pianta della chiesa stessa disegnata da Valentino Presani - inedita, per quanto ne so - che si conserva presso i Civici Musei di Udine (E?). Davanti alla chiesa di S. Giovanni sorge la loggia comunale (88), con tre finestre disposte su due piani nella frcciata verso sud e con cinque ampi archetti verso ovest, forse eco delle costruzioni romaniche padane. Nello sfondo, in alto a sinistra, la torre potrebbe far parte del complesso della casa Savorgnan, gi disegnata dal Bertoli (tt), che richiama ad un tempo le duecentesche case-torri (s) e il riuso per scopo abitativo e difensivo di una torre per le scale dell'anfiteatro f'). Questi disegni ci tramandano, dunque, una parte di Aquileia medievale oggi del tutto inesistente. Qualche altro elemento poi offerto da una veduta parzialmente realistica di Aquileia, dipinta a fresco da Pomponio Amalteo nel salone del Parlamento del castello di Udine, nel r 5 68 (fig. I ). La scena, raffigurante I'assedio di Massimino il Trace, voleva richiamare all'attenzione dei deputati della Pztia del Friuli - una genenzione prima che si ponesse mano alla costruzione di Palmanova - che Udine era la foftezza avanzata di Yenezia, come Aquileia lo era stata per Roma: in quest'ottica, nello spirito di crociata che certamente si viveva allora,, appena due anni prima di Lepanto, significativa la scritta Fides che compare sotto I'affresco e che figura anche nel sigillo (quattrocentesco, quindi po-

(r) Essa va cos ad aggiungersi ad altre relazioni e disegni sulla chiesa, per cui si veda G. Bnusrx, Della cbiesa di S. Gioranni in Piaqqa, in <AqN>, V, z-VI, r Q934-ty5), coll.49-12; M. Jr:sruuu, aicende della basilica di Aqrileia dopo la soppressione del patriarcato, in <AqN>, VIII, z - IX, r (r917-r918), coll. 71-82. (8) V,rr-u, Contribo cit., col. rz (a. 4r9). Riprodotti pi volte, a partire da V,rr-r, G. D. Bertolilondatore cit., p. roz, fg. 12, Davanti a via Patriarca Poppone si trovava gi nel t2z2 una casa con due torri (V,uu, Contribo cit., r7; Necrologim cit., p. roo) possesso del Capitolo e poi af-

I*

f) fl

fittata a varie famiglie, tra cui i della Torre, Strassoldo e Savorgnan. Una torre di Marco Zorzzni menzionata nel Necrologiam cit., p. r 79 (fine sec. XIII). Una torre si pu ancora riconoscere, bench manomessa dai lavori intervenuti dal sec. XVI ai giomi nostri nella casa gi Moschettini e ora Brunner, davanti alla direzione del museo archeologico di Aquileia. (t') La torre de Rena o dell'Arena menzionata a partire dal rSoz (Y t.r., Coribttocit., coll. r1-r6; Nurologim cit., p. ro4; p. z3z(a. r469). 359

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steriore all'inserimento di Udine nell'ambito della Repubblica di Venezia) della citt (e2). Con quella mescolanza di antico e moderno che tipica di molte opere del Rinascimento, nella raffigurazione di Pomponio Amalteo possiamo riconoscere in primo piano la porta del Molino, pi in fondo la pona di Udine (o porta settentrio4ale) e i torrioni sporgenti (qui posti nel lato settentrionale delle mura, anzich in quello orientale). L'anfrteatto ricostruito, con scrupolo archeologico, al suo posto, mentre la chiesa di S.Giovanni, che nel Medioevo era chiamata in platea o inforo (nr) travestita da tempio capitolino (bench dietro di essa spunti il campanile della basilica); le case a torre medievali si mescolano poi con la veduta del porto (posto lungo la parte della Natissa ove effettivamente c'era il porto a quei tempi), arcuato come il pi famoso porto di Ostia. Realt, fantasia e ricostruzione archeologica o semplicemente erudita si mescolano dunque in questa veduta. Molto pi accurato, e quindi pi utile per noi, risulta dunque I'anonimo disegnatore del libro di Barbana, che sembra quasi aver ridisegnato e corretto sul posto la veduta del Liber chronicarum, forse a lui ben familiare. Se sbaglia il disegnatore della tavola di Norimberga a rappresentare I'apertura ad arco del porto sulla Natissa (gli riesce infatti solo la parte meridionale dell'arco), in cambio arricchisce la scena di gustosi particolari, come la fila di botti abbandonate sulla riva - esplicita testimonianza di un commercio del vino

(o') Esprimo una ipotesi interprerativa sul significato della rappresentazione, nell'ambito del programma decorativo del salone - centro reale e ideale del castello e luogo di riunione del Parlamento della Patria del Friuli - tn Gda di Udine, Trieste ry86,pp.74-76. (") V.,uu, Contributo cit., col. lI; Neerologim cit., p. r57; p. 216 (a. rlrt);p. 172;

p.

4o9 @. r zo8);

(*) Indizi consistenti sul commercio del vino, condotto dall'abate della Beligna,

p. 4ro (t. rz3o).

tra i possessi istriani della abbazia e Aquileia si trovano nei documenti relativi all'abbazia stessa. E' appena il caso di accennare brevemente che le mire veneziane sull'Istria e I'aFFrdamento per due nni, apattite dal r268, del monopolio del commercio del vino istriano alla societ dei mercanti veneziani Zorzznl'Cuppi - da parte del patriarca di Aquileia - sono contemporanei allo scoppiare della lite tra I'abate della Beligna e il comune di Aquileia, per cui si rimanda alla nota n. 78.

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LE MURA MEDIEVALI DI ASUILEIA

attraverso questo porto, cui fa riferimento anche la documentazione scritta ('o) -. con una serie di barche e di navi, ridotte di numero nella pi castigata visione del frate di Barbana, che nondimeno le colloca lungo il fossato della comunit (ove esse sono pi un motivo decorativo che un dato realistico). I galeoni del Chronicon o della veduta dell'Amalteo sono diventati una barchetta di minori dimensioni nella visione pi riduttiva del frate. Tuttavia la sua precisione e accurztezza topografrca risultano confermate da altre carte che risultano inedite, allegate ai documenti prodotti in una lite per i possessi aquileiesi dei nobili di Toppo, subentrati in Aquileia come eredi di molti beni gi Savorgnan (tt). (fig. 6) Nella perizia, stilata nel t746, quindi poco prima della soppressione del patriarcato di Aquileia, sono raffgurati anche brevi tratti di mura lungo il lato occidentale e meridionale della citt, ovvero quei tratti che sopra abbiamo supposto derivino dall'ltima addizione duecentesca. Si riconoscono alcune torri ^ncofzl'impressione predominante di un accentuato e inardi difesa, ma restabile degrado.

***
Non solo i mancati restauri, ma soprattutto la mancata costruzione di ulteriori e pi ampie recinzioni, dal Trecento al Cinquecento, dimostrano con la massima chiarezza il venir meno della funzione economica, politica e strategica di Aquileia, soppiantata da enti-

t cittadine nuove e pi importanti. Anche la storia delle mura, dunque, delle loro costruzioni, dei restauri e del loro disfacimento non che un aspetto e un frammento della storia pi generale di una citt e di un territorio.

(tt) Ne tratto brevemente in Notiqie aquhiesi tra le <carte Saaorgnane, dell'arcbiaio di Toppo, in <Sot la nape>, XXXIV, 4 QgSz), pp. z3-16.

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