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I{AURIZTO BUORA

Bonvesin de la Riva, Boseto e una <<antica pissido d Buia

Udine 1992

Estratto da

Oru E Tnsoru D,EuRopa


Atti del Convegno di ftudio
Castello

di

Udine

3-4-5

dicembre t99L

Maurizio Buora

BONVESIN DE LA R.IVA,
Boseto e uncr'scrnliccr pissidet'di Buicr

Sorlh r-:r; e la figura del Bini


rcda

si

G- \f .-r, HErrr, ll Friuli. Uonini 4t- Udine 1979, 492-500.


da Mons. co. Giand.
638.
co

l-lqr::,ei-r. \fuseo Archeologico,

\&fi ;r-itte
I

hreu. rol. XIX, n.

.&-. ien. \\ICLXXXV; cfr. G.

IM.s- Gia,t Domenico Bertoli fondatore V b;;ia.io di Aquileia e l'opera sua,

lqrilei-r 1916,97. t Ldine. Biblioteca del Seminario, n di G.D. Brnror:., Le anticltit di n, n. DCCCCLV. i' I nome dell'artista, noto dal-

4icia. II, n. CCCLVII, 258 -\quileia, \Iuseo Archeologilfocrizione apposta nella parte in:rrra del coperchio, risulta Bosetus rqli esemplari di Buia (letture del liri e del Bertoli) e di Cluny (lettun di \-iollet-Le-Duc), mentre negli rcrnplari di Berlino (Kunstgewerf \[useum), della collezione Fig-

b". g a Vienna, del Civico Muto medievale di Bologna e dei Cirii \fusei di Trieste si legge Bostehn entrambe le forme sono accolte ir U. Tsrerre - F. BEcrER, Allgeneis ltxikon der bildenden Ktinstler,
Ldpzig, IV, 1910, 395.

crive il rev. abate don Giuseppe Bini, protonotario apostolico e arciprete di Gemona', il 18 settembre 1747 a mons. co. Giandomenico Bertoli: "lanttca Pisside di Buja affidatami in questo momento merita di essere veduta da V.S. ilI. ma Io gliela trasmeffo segretamente. Ne pu farc il, disegno, e rimandarmela serua fallo al ritomo del mio servitore, che s r. riceverla ^ posdimani, o mercor, perch devo fare subito la restituzion'2. Risponde lo stesso glomo il Bertoli da Mereto: "Restituisco a V.S. Il.ma colla presente la bella pisside af,firc di Buja, e gliel'accompagno con un vivo rendimento di devotiss.me grazie. Ne ho presa copia per unirla a quella di un altfo vasetto di stagno in questa seconda mia raccolta, che rassomigli(a) alquanto a questo, il quale pero pi grande e piir adomo"3. Effettivamente nel secondo volume, manoscritto, delle Anticbit di Aqaileia il Bertoli prende nota della "atttca. pisside"a di stagno, mandatagli da poco, dimostrando di non aver-

scritto gratia plena Dominus tecam. Al centro del coperchio, ossia sul di lui rovescio, vedesi 255 lavorato a bassorilievo il Salvatore confitto in croce 1n mezzo a due fgure, che se ne stanno ritte in piedr, e all'intemo vi sono scritti questi due versi (i" c^t ften come sopra). Nelle sei facciate esteriori di questo sacro tripode... vi un busto di santo per facctata, e tra questi S. Pietro, e S. Paolo, ma gli altri quattro mal
possono riconoscersi".

Lq "scrliero" di Boseto

La descrizione si adatta perfettamente ad alcuni esemplari di vasetti in stagno firmati dal medesimo autore, Bosetus o Bostetust, e noti da una manciata di esemplari sparsi per liEuropa. Un esame comparativo permette di riconoscere
catteri originati def recipiente. Esso misura cm 3,8 dt altena e 8,4 dt laryhezza negt. esemplari conservati fino a noi: il co-

ne eseguito il disegno completo, m solo il calco della scritta. Nella descrizione si paa di un coperchio e di tre piedi "faui in forma di tre leoni sedenti; ed un simil leone se ne sta parimenti sedendo sul coperchio, in cui anche vedesi effigiato a bassorilievo I'Arcangelo Gabriele, che arrfirnzi alla B.M.V., e all'intomo sta

perchio ha una parte mobile pentagonale, incemierata. Il lato estemo presenta fAnnunciazione circondata daJla leggenda Bosetus me fecit. Aue gratia plena. Dominus tecum, mentre la sua faccra inferiore rafftgura la Crocifissione entro la scritta Cum sis in mensa prino d(e) paupere pensa, cum pascis eum pascis, amice, Deum. In origine le lettere (e forse anche il resto?) dove-

MAURIZIO BUORA
0 La defintzione di "ltere Kopie"
MoLrHerN, Deutscbes und franziiscbes Edelzinn aus zJuei lYiener Samm/ungen, "Kunst und Kunsthandwerk" VII ( 1904),

risale A.V. \WalcHEn

presso Faenza,

qi"di

passata alle Co

Universitarie n. 410

(4.

\ (fig. 1-5

65-86: 5.

2) Trieste, Civici Musei di Storia e Arte considerata di pehro, int. n. 21464; 7 x largh. max. on 9; priva della 1

forma di leone. Proveniente da col ptvart^ (da scavo effettuato nei prir cenni dell'800?) (frg. 6-12).
dor, ora dispersa (vendita del 1930); ta una degli esemplari pi antichi de
rie
('.

3) Venna, gi presente nella collezion

4) Bertino, Kunstgewerbe Museurn: stagno, inv. 99,4; H crn 3,8; priva gambe a forna di leone e della presa siderate aggiunte del sec. XD( e tolte
maldestro restauro; acquistata a Vienr
1899.

256

5) Parigi, Museo de Cluny: H cm 3,8 x largh. max. cm 8,4;

in

acquistata nel commercio parigino (v, Delange), nel 1847.

Cui naturalmente da aggiungere fesen di Buia, di cui non si ha akra notnia

XVIII sec.

Del recipiente triestino, edito come "salie sono occupati nulnerosi studiosi, a partt" secolo scorso firo ultimi anni'. Sua "glt teristica era I'incamiciatwa in cera, sciol centemente, su cui era apposto un srgtl

1. Vasetto, ueduta d'insieme.


Bologna, Maseo Medieaale.

2.

Vasetto, parte esterna del

copercbio. Bologna, Museo

vano essere dipinte, come si deduce dalle scarse tracce di rosso e di verde. Sui lati, entro cornici quadrilobe di vario disegno, sono alcuni busti, differenziati nei diversi esemplari.
Sono attualmente note le seguenti opere:

I'lazionale.

3.

Vasetto, parte interna del

copercbio. Bo/ogna, Museo

I'{aziona/e.

4.

Vasetto, lati con le


e

rafigurazioni del Cristo


Paolo. Bo/ogna, Museo

di

S.

Naziona/e.

1) Bologna, Museo civico medievale: inv. n. 1999; H cm 7 x largh. max. crn 8,2; pnva della presa a forma di leone (di cui rimane fattacco della base). Rinvenuta nel 1873 presso ltar maggiore della chiesa di S. Biagio di Macerato a Fontana Erice

BOIVE.'IAJ DE LA RIVA
Essa -:,::unosamente rtparata"
S.r:ir---- -:. Bonacin (N{. Bcx..acn-,

vescovo triestino Canopeo,

tww; :,: : j:,ntbo del Vescouo Angelo ffi,t". :: T.ie;le de/ Museo Bonacin, -Tr:::- \-11 1-, 24 aprlle 1.852, i-:.: :'.:l la. 69) fu illustrata da . -lngelo Canopeo uescouo e "C w s; l.::::,. "L'Istria" VV52,27 B!::::.- -': .. ll1-222;1o., Sugel.}fr " --,-,.:::a" \'IV4, 24 genrN :::-" , :-,-1. Si r-eda anche A.
.-*:l.:.:rntbea prr, -:-:::: Triestino" XI -: -\. i9-: - -: --:: =rto Tlrr.,lxo, Storia
r
1,. !.r' -ryguum ;

il

il

che stabiliva che

nostro oggetto era. stato deposto e qrri.,di sottratto alTa circolazione aYtlzio dell'ultimo

nna certa ttascuratezza nella costruzione dei busti delle facce lateruh, in cui il panneggio

quarto del Trecento. L'esemplare di Buja, "sesto

cu*r .z-:: :.:.',',: i/e di Triese de/ seco-

f;:.

:..

de/ uescouo Ca-

tra cotarfit", appare q"indi insieme con quello del Museo di Cluny I'unico non manomesso: ci restituisce pertanto la forrna ortglnane- del vasetto di Boseto e risulta altres testimonianz^ non sospetta e concordante esattarnente nei particolari con gli altri esemplari noti.
Trafferemo orz- brevemente di alcune questioni che appaiono non indegne di interesse proprio in rapporto a questo Wno. Elementi di dorqzione

mt
,r-

Try;;:. l::::;

1976,303. r-:::-:: :qgiornata in L. ; T::ori delle comunit -'::-';.. Catalogo della


1924 e :

tgrK:i.

B- l": ,: - S. Rocca, Difu ;r*n: . ::.'i. 1. Suppellettile ec-

!&t4fil:"; : .:::zt

1987, 132,

) -r:1': ., :r.:llpio il Salterio di . E*l-l -n.--.- ,:::rbuibile alla fine d ;e:.'- r:---rnio del XIII sec. -E tli:i'1,.:.L',u'.j :,: Friu/i, Catalogo dlLa :, ':: i', i ---:r-r di G. BergamiLL:u-. -:. r-i-38). Ii :'-.. . ,,:oce StaziOnale di rimr,:.. -: ',1-.cc' cir-ico di Pador* Fr: :"- . :.::-.:.nda a L. Gnoss,lt* ti}.s I .:: :. -\[antegna, Catalogo
I C:: :
l*
[n-

un ttpo di suppellettile liturgica variamente definito (scatol^ Wr ostie, teca eucaristica o pisside) che entra nell'uso intomo al XII sec. e conserva forma e dimensioni pressoch invariate almeno fno alllinizio del
I1 vasetto app^rttene a

m ntera molto solrrnaria, con indubbia rigidit. Come abbiamo notato per le cornici, anche nel pannegglo appaLre chiaro che le figure sono frutto di matrici predisposte in momenti diversi, forse da diverse persone. Si veda ancora la figua del Cristo benedicente di Bologna - quasi apphc ta sopra lo sfondo - con la faccia e le dita scheletriche e un panneggio sul busto che scende con pieghe verticali. La stessa immagine a Trieste contornata ^ppare da una sorta di linea itlevata; lacconciatura tutta diversa (per quanto possa sembrare ispir^ta modelli tradrzionah, come in verit, viene fatta propria anche da Giotto e dai suoi imitatori) e le pieghe della veste seguono un andamento curvilineo in diagonale, quasi a sintett?zare i nobili atteggiamenti giotteschi. Peraltro evidente che anche nell'esemplare ^ppare triestino la sensibilit non quella del pieno
reso in

257

XV

. - i:oria dell'arte italia- ]-:.::: - Torino 1972,pas:- i,;-'i :,::,:.re alle porte del Lr q:: :. ? .:cnze oppure a ope :rjr,.: : ::.: : compassi in ferrO h Gu.-',: --=.',; : Firenze (1338) , [c :-,:: . :, Jrc,gone da Nerloto S C:*:. :. \:r:li ,1339).

- -;::;: . .i cou /afgura di t Gi::;,:,:: B::lista. Bo/ogna, llr;l": )i ;:-i :,: ;

- I -;:::'. ,ji,,
:N;'
.t,ttr j,ti(

"t.

(on

/afgara di

'asporlaTione

lai"{iq:;n::.-i;:nra di cera, di cui tctt h\i )tirit a destra, in

sec. Spesso a sezione esagonale, adott piedini p^fttte dal Duecentos. Alcune costan^ ti, come la presa superiore a forma di cane o le figure di santi, anche accoppiate entro comici di gusto gotico sui lati, sono comuni a pi tlpi, itr epoche diverse. Anche i motivi decorativi mostrano una lunga durata. Tale ad esempio l'adozione delle comici quadrilobe, presenti nella miniatura del primo Duecento e e poi vra via nella pittura del Trecento, da Giotto in poi'O. Esse compaiono specialmente intorno agli anni Trenta e Qrutanta del Trecento, anche nella lavorazione dei metallill, ma proseguono fino all'inoltrato Quattrocento. Sembra che tali comici quadrilobe siano rese in modi diversi, anche nello stesso oggetto: ad esempio nell'esemplare di Bologna esse non hanno sempre i quaffro vertici tangenti i lati, in quanto possono rimanere discoste e addirittura invadere laiea decorata a losanghe dei fianchi; nel vasetto di Trieste risultano pi equilibrate nei rapporti e soprattutto dotate di maggior plasticit. Altri elementi paiono del tutto generici, come il trattamento del fondo a reticolo o Yadozione di losanghe con al centro

nirr
'fum;

T"i:::e. Cirici Musei di

: -1.:i.

Lo

delle crocelline. scarso sp^zio disponibile puo dar ragone di

TT.ILRIZIO BUORA : D; ultimo anche L. Ruano Lossn-- tr; ;a,licra de/ aescoao Canopeo, *-\c-:llei.l \ostra" XLV-XLVI I l:-:-19-5), '11-779. .' -J-4+ ot- Cbirclr5,, Art in Plantagenet fut,..ti 1200-1400, ed. byJ. AleLr!,cr end P. Binski, London ii-. l,9.
t f.-.

periodo gotico, ma piuttosto vicina al gusto ancota romanico, apryna venato di influssi bizarfilnegg]^ntt. Certi arcaismi (si veda ficonogl:afia del Cristo benedicente) dei busti latenlt certo contrastano con un andamento pir mosso delle lzfftgurrazioni del coperchio (si veda
l'incedere dell'Arcangelo Gabriele o il pannegg1o pi gonfo e dal disegno elaborato, probabilmente ispirato dilLa pitura del pieno Trecento, delle fig"t.) ove compaiono gli elementi

vasetto

eseguito da

ipttzza che il coperchio stesso sia stato un artefice e Ia parte inferiore da altro, in momenti diversil2: possiamo piu sema e

vegetali ca gotico. Si paragoni inoltre il ^I semplificato trattarrrrento .a reticolo degh sptgoli sui lati con la ricerca di effetto che carattenzza il coperchio - in cui come sfondo dell Annunciaztone si ha un elegante scacchiere di losanghe con al centro delle crocelline (eco dei sontuosi decori a smalto degh oraft toscani?) e per la Crocifissione un sinuoso movimento di volute vegetali sopra un reticolato appen^ accennato - e si comprender bene come possa essere stato supposto I'intervento di pi artefici in questo ttpo di oggetti. La Ruaro Loseri, dopo lo scioglimento della cef che ricopriva lesemplare triestino, per spiegare le evidenti differcnze stilistiche fta rl, coperchio e i lati del

che il maestro apponesse la sua firma nella pme pi in vista e forse di maggior impegno. Anche in altre pissidi esagonali medievali troviamo elementi di somigli^nz^ con i nostri vasetti. il caso ad esempio di una pisside del Vctoria and Albert Museum di Londra - che ha forrna e dimensioni pressoch identiche (con il solito cane seduto sul coperchio) e reca le parole delliangelo annunciante entro il coperchio - datata al/fn:zio del Trecentol3. Ad essa si pu accostare vn'ahtra rinvenuta ^ Bankside e ora al I-ondon Museum, dello stesso periodo, che presenta sul coperchio fAnnunciazione e I'Incoronazione della Vergine to.

plicemente intendere che nella stessa bottega diversi lavoranti fossero afftdate p^rti diverse

Quolche considerozione di tipo iconogrofico

dei, Ylncamazione. colta nel momento dell'Annunciazione, e la Passione di Cristo. Come si vede una certa cuhura teologica ispira Yaniggano, che poteva adattarc un modello base secondo i desideri del committente, intervenendo n9!le Wi meno impegnative quali appunto le raffguraziont sui lati. E possibile che questa

Nei lati superiore e inferiore del coperchio si dispongono le illustrazioni dei due misteria f-

Cristr'. Trieste, Ciuici Musei di fuoria e Arte.

8. I'asetto, lato con lafigura di S Pietro. Trieste, Ciuici Musei di Stqria e Arte.

volont di person ahzzazione corrispondesse anche al desiderio di rendere unico ogni pe?zo uscito dalla bottega. In particolare nell'esemplare triestino si osserva un preciso schema concettuale che dispone le figure secondo una tratna di rapporti. A Cristo corrisponde simmetricamente Ia figxa di S. Giacomo, resa in modo da costituire una sorte dt rypas Christi: barba e capelli segnano anche figurativamente la somiglianza, che viene nbadita dai simboli, il libro (: la .ve saprenza) attributo dei padri della chiesa, degli apostoli o delle a)te gerarchie - e il basrone del penitente, simbolo di una vita ascetica che lo stesso Cristo condusse nel deserto. Da un lato e dall'altro le varie figure guardano al Cristo, come nelle teorie di santi che vediamo nei mosaici paleocristiani. Della teorta fanno parte S. Pie-

BONVES/AJ DE

LA RIVA

R- \f ..r.ii,nrr-, La scrittara, in *qa iI:alia, \-, I docameni, 1, Torir' : i--. 1268-1317: 1285-1286. r S redr Pocri del Duecento, II, ton l- : cura di G. Contini, Milao\-:':'oii. s.d. e E. R,lcxr 1973, lr,t:n ca ia Nua, Dizionario critico & t;;:,t:t ra italiana, diretto da T- B:;:-ci I, Torino, 387-390:
3SF"

tro, con la chiave ben evidente, e S. Paolo, con il libro e la spada. Nei lati opposti troviamo la figura di un vescovo non facilmente individuabile (forse identificabile con S. Giusto nell'esemplare di Trieste?) e quella del diacono Lotenzo, con la gratlcol^, stfl.rnento del marluirio. Non solo la scala gerarchica scupolosamente rispettata, ma anche si individua vna acc.ata suddivisione storica, con i santi apostoli da un lato e alcuni dei primi santi cristiani dalllaltro. Tranne che nel caso del vescovo, contrassegnato dai segtu della sua dignit (pastorale e mitra) e contraddistinto anche dall'abito ecclesiastico, con un omato che compare di frequente nelle opere trecentesche, gli altri santi vestono genericarnente "a)fa tomana" owero con una specie di toga dalle pieghe rigide e innaturali, rese a spigolo vivo. Si noti anche come la scritta che borda internarnente ed estemalnente il coperchio presenti lettere nei fatti molto vicine al cos detto glticl
cTrale che Trecentols.

--

- f :.sl - i lr.tto da Poeti del Due: m &s; ;:. Ducato,669.

Ic -\::::c l:- R..cll, Bonaesin da /a I ::,erte in evidenza come lir --,: ixpol-: -:,._ .r::dio organico su linGrr- r- = i-,nri di Bonvesin, da

G- b Li jT.ffrtanza."emefgerebbe - Jrjnro oggi non appaia".

H -: -s;: ,- :tesso Contini aveva &m- 3:r'-r'esin "la personalit ! clr-, i,:: r:on solo per Milano, r. Es :i Lombardia, nel senso ic :c- :ermine, e addirittura -{r.". ;r 5rr:=: \ord" (Poeti del Daecen-

ne letterale, h parte esprime lo stesso conceffo con parole diverse. Secondo il Contini non difficile presrilnere per il. testo di Bonvesin un originale _ latino, magrt per cura dell'autore stessol8, anche se possibile che entrambi i testi (il trattatello di Bonvesin e fiscrizione sui nostri oggetti) risalgano a una fonte comune, per esempio proverbi o detti famosi: liespressione non sembra corrispondere del tutto a precise fonti scritturistiche per quanto il concetto sia ad esse del tutto affne. La risponderua puntuale - che naturalmente non implica automaticarnente una dertvazione diretta da Bonvesin ma piuttosto dalle sue fonti - induce a credere che I'incisore si sia rtfatto vrta fonte letteraria per la scritta, ^ come si ispirava a modelli colti per le fgure del coperchio. La ripresa del primo, forse il pi noto anche al di fuori della cerchia dei letterati, dei precetti

to-.

! Ddr;r,-,r-: di saliera a proposito de:cr:'ri:: della collezione Fi\\-lr.cuEn-Mot.rr{ErN, ,:ii fu;yr tw Franzosiscbes Ede/zinn, It 'tr-r':s:-rlztaB"), di Berlino (TtrC-Kttnstgewerbe Maseum, :'".'- n. 26) e dei Civici ffi hc - .;, -: e arte di Trieste (I,. lur,n* -, - : I--a saliera, 77r. , ::r .-:totesi per oggetti di drr: n " :.-r:s esclusa gi dai raziofm' {-=---lIeschi, come appare & :.c,.ar::'r,- epistolae tra il Berd c :rl G":: G. \'lr-c, Gian Dome:- e dalle obiezioni dei kwrrnqFrc rr:ir.:: dell' \squini. a hcr*; ::-c Boseto fosse un morru :r- -, R .: Losenr, La sa/ien, -i Es D- T+ . - - Tracciato per l'orefcet- t Brt'wr": -.iqaiari e paramenti /ifl1F st ' j-2 ol 1451, in Il TraJl. &; -t,!ti::e:o a Bo/ogna. Il cantier d -r-.ar ?t:-:r.:c. Bologna 1989, l5!-"':' ' -:-. l lCcxr - ?- , ., LoSERr, La sa/ieI.

si diffonde in Itaha dalllinizio del

Bonvesin de lo Rivo e lq scrittq sul coperchio

Non stato notato, per quanto ne so, che la frase rtFrlrtalt^ alllintemo del coperchio non altro che il corrispondente latino della prima "cortesia da desco" owero della seconda quartina del trattato De quinqaaginta curialitatibus ad mensam di Bonvesin de la Riva, scriffo probabilmente "intomo terzu-ltimo decennio del
Duecento" e'comunque qualche tempo prima del 1288'u. Il testo, in volgare lombardo misto di elementi proverzali, composto in quartine di alessandrini ritrrabacrata. Ecco la quartina della pri^ ma "cortesia":
ke, quando tu ve' a mensa, imprimamente impensa:. del pover besonioso k, quand tu pasci un povero, tu pasci lo to pastor, in I'eternal dolzor17. ke t' pasce pos la motre

La premerana questa,

I due versi latini, rimati a coppie di emistichi,


sono quasi identici tra loro secondo una metrica quantttativa, che tende ad accentuare le sillabe p^tt, con la sostituzione del penultimo piede. In parte il testo del Boseto la traduzio-

del galateo del dotto milanese, indica anche la fortuna del trattatello milanese o comunque delle sue fonti. Naturalmente i passaggi intermedi possono essere stati molto nurnerosi e anche complicati, dal momento che lo studio delle fonti di Bonvesin piuttosto complesso e rtgatda una serie di testi estremaffente diffusi. Una comune origine norditalica potrebbe essere una spiegazione plausibile'0. In realt non difficile neanche cogliere lambiguit e il diverso registro di utilizzo della citazione. Nel testo volgare di Bonvesin il riferimento owiamente alla tavola e al nutrimento quotidiano, nella ripresa in latino - la lingua della liturgia! - del nostro oggetto la mensa piuttosto da intendere in senso eucaristico, con chiaro riferimento dunque al cibo spirituale e qoi.tdi all'ostia. Va pertanto escluso l'utilizzo come suppellettile da tavola, qindi respinta la definizione di salieraz', sia pure intesa per mense di conventi, da cui nacque liipotesi che lo stesso Boseto fosse un monaco21. Meglio si spiega pertanto il successivo passaggo u contenitore di reliquie, documentato per fesemplare del museo di Bologn^22 e probabile per quello del Museo di Trieste23. A questo punto sorgono interessanti questioni che non il caso di tentare di risolvere qui. Proviamo solo ad elencame alcune. Una riguarda I'atea di produzione e la cronolog^.

2,

MAURIZIO BUORA 24 E.E. Vror-ler-Ls-Duc,

Dictionnaire raisonn du nobilier francais, II, 1871; U. THrErrE BacrcEn, Bosetus, 395. zs Gentile informazione fornita da

Sufl'origine del pezzo. Frqnciq o ltqliq?

M.me Elisabeth Taburet, Conservateur au Muse de Cluny.


ze Dal Ducati, autore di una guida del Museo, alPizzi al recente Trento (cfr. n. 22, con precedente bibliografia): Il Toesca (Storia dell'arte italiana, 947) parla di "scatoline per ostie come quelle col nome di Roseto forse appunto l'orafo bolognese (Bologna, Museo Civico; Berlin, SchloBmuseum)".
27 In data 7 ottobre egli scrive: "Trovandomi a Buia nella chiesa di Molotolo, filiale dell'antica Pieve di

San Lorenzo, nell'armadio dove


stanno riposte alcune reliquie di
Santi diversi, quali dalla parte delI'Evangelio prima di salire li gradi-

ni del coro, vi un vasetto antico

di * ZOU

stagno di figura esagonale, sul coperchietto del quale leggonsi tanto nell'interno che nell'esterno sulI'orlo del giro in caratteri gotici o teutonici le seguenti parole". Riporta quindi la breve scritta seguita da una minuziosa descrizione delle ftgurazioni che adornano il vasetto. Cfr. P. MnNrs, Gian Domenico Guerra
storiografo baiese del sec. XVIII,

"Atti
maa

dell'Accademia

di

Scienze, Lettere

e Arti di Udine", s. VI, vol. XIV


(1954-1957), 151-170: 161.

Il

noscritto cui si fa riferimento

Cividale, Museo Archeologico Nazionzle, G.D. Guenw, Otiam Forojuliense, ms.

XXI[,

1655.

partire dal fondamentale studio di ViolletLe-Duc, le cui conclusioni sono state accolte anche dal Thieme-Becker e rn larga p^rte sembrano divenute opinione comune2a, si supposta un'origine francese dell'artigiano, owero di quel Boseto che orgogliosam:nle appone il proprio nome su questi vasetti. Posto che risultano piuttosto insussistenti i concreti riferimenti alla cultura francese, Yarea di diffusione owero le presenze sicure di tali oggetti (non dimentichiamo che uno solo appartiene aJlanbito francese e proviene da una vendita parigna)" farebbero piuttosto pensare vna proba^ bile produzione padana e forse addirittura Limitabile alla parae orientale della pianura padana. E can alla scuola bolognese I'erronea e pervicace opinione, accolta perfno dal Toesca, che identifica nell'artefice il bolognese Giacomo Roseto26, Ia cui attivit documentata dal 1351 ,glt *.i Ottanta del Trecento. A parte I'evidenza della ftma,lo stile dei nostri oggetti e la loro evidente diversit rispetto alle opere firmate dall'orefice bolognese basta a dtchiarzre erronea tale inteqpretazione. E possibile che il testo di Bonvesin de la Riva rappresenti un terminus post quem per I'opera: invero abbiamo indicato la presenza di elementi ancora duecenteschi specialmente nelle figuazioni dei latt accanto ad altri sintomi di una cultura gi trecentesca, evidenti ad esempio nella rcfftgxazione del santo vescovo nell'esemplare triestino, per cui una datazione nell'ambito della prima met. del Trecento appare ragionevole. Il iatto che lesemplare iiiestino-fosse impiegato come portareliquie intomo alln:zio dell'ultimo quarto del Trecento (sorte comune anche all'esemplare del Museo medievale di Bologna) pu dimostrare che in quell'epoca il vasetto era in qualche modo considerato vetusto: certo esso era stato usato per molto tempo se il coperchio era completamente staccato dalla sua cerntera. Non sar forse troppo lontano dal vero dunque supporre che la prodLzione di questi oggetti sia da attribuire a un momento imprecisato compreso tra lo scorcio del Duecento e la prima met del Trecento. Nel corso del tempo, pur rimanendo inalterati forma e ornato, mutarono in parte iconografia e stile specialmente le raffiguraziont laterah, tanto che di-

9.

Vasetto, lato con lafigura di S. Pao/0. Trieste,


e

Ciuici Masei di Storia

Arta
S. Giacomo. Tries

10. Vasetto, lato


1

con

Ciaici Musei di Storia

lafigura di e Arte.

1. Vasetto, lato

con

Ciuici Musei di Storia

lafgura di S. Lorenzo. Tries e Arte.

BOI,{VE.'I} DE venta questo elemento per distinguere prodofti pi antichi da ahrr pi recenti. Purtroppo la mancata s)r^ per il disegno delfopera, da parte del Bertoli, nonostante fesplicito invito del Bini, non ci permette di sapere a quale dei due gruppi di "saliere" appartenesse I'arfitca "pisside di Buja". Che questa fosse tuttavia oggetto di qualche pregro e considenzione anche presso i locali si pu suppoffe da un'altra menzione dello stesso vasetto che curiosamente il Guerr^, g], "confessore delle monache di Aqrrilei', fa, attestandone la-sla pr:senza, pare ignorando la mervirone del Bertoli,

LA RIVA

toli" era nel 1781 presso fAsquini, che ne d un'accurata descrizione e un preciso rilievo, in pi vedute3o. All'interno nel fondo vi il Pentalfa, probabile simbolo marrarro, mentre aII'estemo compare YAgnas Dei. Gi I'Olivieri,
intelpellato dall'Asquini respinse per questo vasetto l'intelpretazione di saliera, dal momento che il sale, che poteva essere usato per il Sacro Battesimo, avrebbe corroso lo stagno, per cui fAsquini ritenne che "potrebbe avere servito a contenere la sacrosanta Eucaristia in qualche povera chiesa caml>estre"3'. Il confronto con altri esemplari, nella stessa collezione Figdor", con coperchio piramidale desinente a cane, o del Museo di afte applicata dt Bedino33, permette serz dubbio di inserire questo secondo oggetto nella c tegrrt^ dei vasetti portaostie, che conservano una decorczione del tutto simile fino all'inoltrato XV sec. In partrcolare il vasetto aquileiese mostra una forma (parimenti esagonale), un tlpo di sostegni e sopratlutto una deconzione entro archetti binati del tutto simile ad altn due esemplari considerati di bottega italiana e datati alln:zio del Quattrocento, ora conservati a Colonia, ove al posto dei dodici apostoli sono rz.ffrgxati i diversi mesi dell'anno3o.

nel 1752 in un armadio della sacrestia


chiesa

della

di Molotolo, filiale dell'antica Pieve di S. Lorenzo di Buia2'. Dopo di che le sue tracce

paiono scomparire definitivamente.

Unq secondq teco per ostie do Aquileio


r.:sr nelle chiese tesua base

*trr

- :. '.o ritenne in j- - : -i-. '..:Setto che potesse ri'n' . .r :-: '.r:' :.::ssimo. Su Anton - :. - l'-\ccademia CoF:ilLr'' nn: : --- " - . :r:-ze . di cui lo stesso -- , :::::r:,ndente, si veda, hr @ -".- -- :-,::;denia Etrusca, a eLri : | : ,: "----:: D. Gallo, Fir:r.i ': ::-'::.: e in particolare h '*,::':: ..- .:

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:- :- -:, . mentre nella

L-- .1 - "'^ ::::t:: Edelzinn,83. F l-r.-, -'z--:- ','-i-'i:rnt, n, 26, r'5 -- Z:,:,;. Koln 1968.

Dal tempo del Bertoli stato strettamente associato alla nostra pisside di Buia un secondo vaso, di stagno, g], appartenuto alla collezione del Bertoli stesso e da lui definito come proveniente "dalle terre dAquileja"". Questo secondo vasetto fu poi accuratamente disegnato anche da G. Asquini che, allievo di A.M. Cortenovis, rappresenta in Friuli la continuit di attenzione rispetto all'antico dalla fine del Settecento all'tntzio dell'Ottocento, e non solamente verso le memorie romane'" (rtg. /l). Esso risulta privo di coperchio e Wfi^ sui sei lati fgure di apostoli accoppiati (S. Pietro e S. Paolo nel lato anteriore) sotto i quali compare Ia scritta Credo in deum patrem omnipotentem.
L'oggetto "prtma posseduto dal canonico Ber-

per finire: il Berroli, il neoclqssicismo

e I'oreficerio medievole

.-iirt (o/t

/afgura

:
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Triese, Ciuici

( -+rte.

Un'ultima questione che merita di essere, sia velocemente, toccata rtgmtda I'interesse per questo tlpo di oggetti nella prima met del XVItr sec. Come noto in quel periodo trionfa specialmente l'interesse per I'antichit, colta nelle sue varie manifestazioni vuoi greche o etrusche o anche romane. Il Bertoli, sulla scia degli insegnamenti del Muratori di cui era arnitco e corrispondente, non disdegnava certo il contatto con il Medioevo, che en da lui tuttavia, in linea con tutta vna tradizione di studi non solo itahana, considerato pressoch esclusivamente tn rclazione ai documenti scritti, fossero essi di ttpo epigrafco, numismatico, monumentale e vta dicendo. A questo proposito I'attenzione dedicata a)\a sola iscrizione sul vasetto di Boseto appme quanto mai sintomatrca. Solo per associazione di idee egli accosta aJ vasetto di Boseto l'altro aquileiese.

pur

]TAURIZIO BUORA
1 t. Rilieuo di G. Asquini del. raretto da Aquileia gi nella

crtllezione

Bertoli e poi in quella


rt flr.

-lsquini.

Si pu infne supporre che la suppellettile rel giosa medievale fosse molto ditfusa nelle chies friulane e sia arnvata tn lar:ga, misura tntatta f no al XVIII sec.

In conclusione llinteresse del Bertoli p.t la pre sunta "sa)lert' di Boseto apparc del tutto epi dermico, bench sollecitato dal Bini. Al con fronto il Guerra si dimostra molto pi attent<
e preciso. Occorrer aspettare la fine del secolc per avere in generale magiore attenzione an che localmente agli aspetti iconografici del Medioevo e addiritnrra addentrarsi nel pieno Ottocento per avere una stabile attenzione anche

ffi (ffi
2

verso gli oggetti dell'oreficeria medievale, che nel corso del XVItr sec. erano considerati solo come supporti di iscrizioni e quindi come materiale scrittorio, bench pregiato.

Desidero nngraztare per il prezioso aiuto e la collaborazione la dott. Laura Ruaro l-osen, gi Direttrice dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste, NI.me Elisabeth Taburet, Conservateur au Muse de Cluny e il dott. \[assimo \ledica del Museo Civico
Medievale di Bologna-

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