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(1) varrebbe la pena poter seguire le avventure filosofiche del termine "angoscia", ma
nessuna esaurisce l'intensità esistenziale della suggestione affascinante e insieme ambigua di tale
situazione: angoscia non è ansia, timore, spauento, costernazione ...'ma li richiede tutti ed altri
ancora. càsi dread, anxiety, fear, in inglese.
(2) nella letteratura, soprattutto post-tridentina, emerge prepotente l'azione dell'angoscia
(cfr. calderon de la barca, ed anche nel uersante della riforma inglese: f. ferrara, shakespeare e la
commedia dell'angoscia, annuario univ. degli studi dell'aquila, vol. ix (estratto, spec. p. 21 ss.).
(3) la "daseinsanalytik" di heidegger presenta un doppio vantaggio in psichiatria: anzitutto
quello di "rinnovare la base della ricerca psicopatologica empirica", e poi "... grazie alla
elaborazione del concetto esistenziale della scienza, pone la psichiatria in generale in grado di
svincolarsi dalle effettualità, possibilità e limiti del suo progetto scientifico del mondo" (l.
binswanger, die bedeutung der daseinsanalytik martin heideggers für das selbstverstàndnis der
psychiatrie, nel uol.: "martin haideggers einfluss auf die wissenschaften", bern 1949, p. 58. per
jaspers, come accenneremo, la situazione è diversa.
(4) ma heidegger nella produzione kierkegaardiana preferisce, al begrebet angest ed al
sygdommen tu doenen, i "discorsi edificanti" (sein und zeit, iv aufi. halle a.s. 1941, p. 190, n. 1).
(5) anche se, a lato di entrambi, si può parlare di una comune matrice luterana che fa capo
alla gewissensangst (cfr. m. luther, kirchen-postill:eine andare predigt am fiinften sonntag nach
trinitatis), ed. j.g. walch, halle i. magdeburg 1797, p. 839 ss., spec. p. 841).