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Vorrei anch'io, uomini, poter capire perch tutto questo accadde.

Capire cosa fu quell'impeto che mi balen in petto la notte in cui decisi di portarvi con me, non gi nel fango in cui sono stato immerso; ma al di l delle vostre nuvole, proprio l, vicini alla Luce. Ma sappiate questo: siete stati voi ad allontanarvene! Lo avete fatto lentamente, senza quasi accorgervene, ed ora, ditemi: sareste in grado di ritrovare l'albero sotto il quale siete nati per la seconda volta dopo la creazione? L'albero che da esseri viventi, vi ha reso uomini? Sapreste accorgervi della Luce di Lui se la vedeste? La sapreste distinguere da quelle che avete creato voi per voi stessi? Rispondetevi a me non dovete alcuna risposta fatelo in coscienza, fatelo da soli. Come quando morite, tanto state morendo. Siete nati per essere immortali fino al giorno della vostra morte, per grazia ricevuta o, forse, per Piet Divina. Questa volta, per, non baster l'umana fusione che i vostri corpi incompleti devono fare per salvarvi dalla fine, per continuare a farvi essere quasi infiniti: creatori. Da voi non nascer pi nulla.

Ecco: ci sono state guerre fatte di sangue Divino, crudelt, vittorie e sconfitte, ma ora che sono vinto e perso nel fango dove annego, chiedo che almeno voi comprendiate il mio tormento. Uomini, solo a voi furono dati alba e tenebra come lallegoria di una futura scelta che avete in grembo da che io vi strisciai accanto. Vi ho convinto, perch non attendevate altro che qualcosa a cui legare le vostre convinzioni. Io ero l, per combattere una natura di perfezione, e voi pure l per battervi contro un cielo chiuso, recriminando una libert fasulla: la mera possibilit di morire senza sguardi indiscreti. Occhi di cui non sapevate nulla, ma volevate lontano dalla vostra terra. Volevate crescere, essere, utilizzare le menti, il sangue. Era comunque presto per fare questo. Sappiate ci: non vi tramanderete pi nulla, ora che avete ammazzato in voi ogni barlume di speranza, lottando per perdere anche quellultimo sogno, dimenticandolo tra il cuscino dove posate di notte la testa, e la strada dasfalto in cui vi incamminate. Ora, che siete soli come non siete mai stati, SOLI, dopo aver condannato all'ergastolo dei ricordi scomodi il vostro creatore, e me sul banco dei capri espiatori. (...) Fino a quando non arriv il momento della rivalsa, ossia quando mi resi conto che non esisteva parola che non eravate in grado di comprendere e che anche non vi era gesto che non avreste compiuto in nome della vostra natura. Da l mi fu chiaro che il mondo sul quale vegliavo mi voleva nella sua storia, che gli uomini erano pronti ad accogliermi, che la volont umana era pi forte della paura di avermi accanto. Fu allora che tutto ebbe davvero inizio, la seconda ed ultima guerra, quella che doveva decretare le sorti del genere umano, la mia e quella del Regno dei Cieli. () Il mio ne stato esattamente questo: costringere al dubbio chi non ne aveva alcuno, i vostri punti di riferimento, quelli a cui vi rivolgevate quando la paura di morire prendeva corpo nei vostri pensieri, perch non esiste ateo che si sia opposto mai allestrema unzione. Io sono entrato in quello spiraglio, ho allontanato per sempre lombra del vostro Creatore da voi - nessuno pu esistere se non creduto esistente - ed inne, ora, vi parler della vostra storia: no ad ora, al giorno del giudizio.

Lucifero osserva quella donna, lo fa come un uomo, per riuscire a comprendere cosa si possa provare davanti ad un corpo diverso dal proprio e con il quale ci si poteva unire e, cos congiunti, diventare perfetti, creatori. () Sa che forse quello sar il suo ultimo corpo, che idoneo, che ha in s I geni conosciuti di Eva, che da l la guerra sar vicina e prima di possedere la sua creatura la vuole osservare bene, come il Signore aveva osservato I suoi frammenti dinfinito. Non vi pi tempo, entra dimpeto in lei. Non ci pensa, entra, entra e basta. La fa sua dalla bocca, dal naso, dal corpo, dalle orecchie, SOLO SUA. Scansa i sogni e li vede sparire, dileguarsi al suo ingresso. I sogni che nessun genere divino fa e che lui non pu avere, n vedere. La invade come un esercito in terra nemica, le saccheggia il presente ed il passato, preda i pugni e lascia libere le mani solo per inserirsi tra le dita. Mentre fuori piove, piove, piove ancora, sempre pi forte, sempre pi fitto. Respira ora respirano entrambi in un unico sospiro, uniti nella vita di una notte e nella morte che, da l, inizia. () Lei sente ci che sfugge a tutti gli altri che le stanno intorno, uscendo sentir quello che nellaria, il profumo del sudore, le sensazioni istintive della pelle, le reazioni delle mani, dei gesti di chi la guarda, di chi semplicemente la incontra. Lei un punto e a capo. Cos come quando si scrive, quando si interrompe una frase per cominciarne unaltra. Senza congiunzioni, senza virgole, unaltra diversa; unaltra che non ha di uguale neanche i soggetti: una penna che disegna una strada, di quelle lontane, lontanissime e sconosciute, che non portano n al passato, n al presente e neanche portano al futuro. Un bisbiglio le gela il cuore, la voce del serpente ora la chiama: - Lucifero: Milesia, ricorda: tu da oggi hai questo nome.

LUI deve salire qualche piano di scale per arrivare nellappartamento dove era vissuta, ed anche morta, la sua infanzia. Le sale con il desiderio di arrivare il pi in fretta possibile ed insieme quello di non arrivare mai pi. Ha il cuore in gola, nel senso pi vero del termine: lo sente che pulsa allaltezza della carotide. Vuole spiegazioni, senza sentire ragioni. Vuole salvare La Madre dal suo rancore ed ha in mente la sua voce che dice ti voglio bene, bravo ogni volta che lo va a trovare l dove lavora, anzi, dove vive. Poi arriva alla porta e si accorge che un percorso pu essere infinito e brevissimo allo stesso tempo. Che i piani di scale gli erano sempre sembrati troppi ed ora, invece, gli erano sembrati troppo pochi. Non ha avuto neanche il tempo per prepararsi un discorso, ma lei lo deve capire ed aiutare a tornare a vivere, a cominciare a farlo da uomo, da essere terrestre. - LUI: Sono io. - La Madre: Che sorpresa vederti, cosa fai qui? successo qualcosa? - LUI: S, qualcosa successo - La Madre: E cosa? - LUI: Non vedi come sono vestito? Non ho pi il mio abito nero. - La Madre: Cosa dici? - LUI: Sono un uomo e sono stanco... - La Madre: Anche io sono stanca ed anche anziana e tu mi stai facendo preoccupare, dimmi: cosa successo? - LUI: Ho conosciuto una donna che mi ha parlato. Solitamente loro mi parlano ed io rispondo a tutti la stessa cosa. Loro mi parlano senza vedermi; o lo fanno da una grata. Aspettano da me delle risposte, anzi non si aspettano niente, solo che io dica una preghiera per loro e che poi le assolva; senza sapere se quello che mi hanno detto vero, se tutto; se non c nientaltro da dire. I loro peccati sono troppo semplici, le loro parole anche Non dicono il vero il pi delle volte. Non sono quelli i peccati che commettono. Ma io non me ne occupo, salvo le loro coscienze e loro la notte tornano a dormire sereni, perch qualcuno vestito di nero li ha assolti. Certe volte, con i ragazzi, parlo. Mi raccontano ed io fingo di capire quello di cui mi dicono, ma non capisco niente. Poi loro se ne vanno, ed io torno nella grata; o a leggere le letture per la domenica. La madre lo interrompe - La Madre: Tu sei importante per loro... - LUI: Non sono importante, semplicemente gli permetto di dormire con delle certezze. La Madre lo interrompe di nuovo.

- La Madre: Le certezze, nella vita, sono importanti. Ma qual il problema? La Madre porta pazienza, per inizia ad innervosirsi, non capisce cos centri quella donna; chi sia quella donna e cosa abbia a che fare con labito nero che si tolto il figlio. Forse lo capisce, ma non vuole farlo. - La Madre: Figlio mio riprende la Madre ma cosa ti successo? Chi ti ha fatto insorgere questi tormenti? Io ti sono stata vicino in ogni momento e ricordo la tua scelta: eri certo di ci che facevi, ne eri convinto. Le tentazioni sono forti, ricordi? Ne abbiamo parlato, ed ora che sono vecchia e che la mia vita la vedo dinnanzi a me, tutta dispiegata come le vele di una barca, posso dirlo: LE TENTAZIONI VANNO COMBATTUTE: come una guerra! Anche Ges fu soggetto a queste e ne usc forte, vittorioso; ed ora siede alla destra del padre. Lasciati condurre da me, abbandonati a tua Madre; fidati di ci che ti sto dicendo. () - LUI: Non senti di avermi sottratto tutta la vita? Non ti rendi conto del mio tormento? Di cosa pu voler dire dover ripristinare un ordine cos diverso dentro me stesso; di quanto coraggio ci voglia per ricominciare tutto daccapo, cancellando tutto tutte le certezze che un uomo ha avuto e che lo facevano dormire la notte doverle annientare, distruggere le uniche e capitali convinzioni, quelle che ti fanno svegliare la mattina senza la paura atavica di non tornare mai pi, di sparire un giorno e di confonderti come cenere nella polvere. - La Madre: Stai bestemmiando. Tu sei il maligno! Ave Maria piena di grazia il Signore con te - LUI: Taci! () Uccidere. Non lo aveva mai pensato. O forse lo aveva fatto ma non era riuscito a decifrare quel pensiero. Mai pensato quel pensiero. Non aveva le categorie per decifrarlo. S, uccidere. uccidere vuol dire eliminare. Vuole anche dire vendicarsi, ed anche in un senso pi esteso del termine risolvere. Uccidere la Madre. - No pensa luomo in un attimo che tuttuno con il momento che vive e quello che dovr accadere non lo posso fare. Sarei maledetto, dannato per tutta la vita. Dannato? Ma da chi? Lei lo merita, mi ha distrutto, io distrugger lei? questo si chiede. Non ha nessuno a cui domandarlo e per la prima volta

prova a chiederlo a se stesso. La vorrebbe morta, perch lai lo ha rifiutato; la vorrebbe vedere morta, per non doverla non vedere pi. Perch, forse, se uccider lei, avr ucciso anche se stesso e LUI merita la morte, perch ha rinunciato alla vita, senza mai guardare questa rinuncia. La preferirebbe morta piuttosto che lontana da s. La preferirebbe morta piuttosto che sapere che lei stata delusa. La preferirebbe vedere morta, piuttosto che sapere che lei lo rifiuta.

In quei momenti di attesa, LAltro mette a tacere anche i propri pensieri. Non ha pi parole neanche nella mente. Ecco, il vero silenzio, quello che spegne ogni cosa; che consuma perno i respiri. Tiene le mani giunte allindietro. Le fa combaciare perfettamente. Se stesso appartiene alla circonferenza del suo abbraccio, allo spazio che occupa. Non va oltre. Lotre non esiste. O forse lo fa. S, forse esiste e pu essere che si estrinsechi proprio nel silenzio delluomo. In quei rari momenti i cui tutto il resto del mondo tace immobile, smette di ruotare. La voce dellEssere Umano esiste solamente come sottofondo alle mille altre voci, diverse dalla sua. Alle innumerevoli catastro rumorose dello spazio cittadino. Se avesse potuto lo avrebbe fatto: sarebbe fuggito; non avrebbe detto niente a nessuno e sarebbe scappato fuori da quel palazzo, con lo stesso furore con cui era entrato. Ripercorre il lo dei suoi pensieri e si rende conto che, oramai, non pu pi fare nulla, che ha superato lunico limite davvero invalicabile: ha disatteso il Mistero della Fede. Allora cosa potrebbe dire il Cardinale? Cosa, per tornare come prima; per cancellare il dubbio, quando oramai questo gli era entrato dentro e lo aveva posseduto?

LALTRO: Devo avvisare tutti di quanto accaduto. Della follia di quelluomo. pazzo. Come fa a dubitare. Si, dubita. Ego cogito ergo sum, dovrei pensare questo: dubitare fa parte del giusto confronto che noi, uomini di Chiesa, abbiamo con noi stessi: Tutte le notti No, non dovrei pensare questo, perch il Mistero della Fede la base, il pilastro della nostra vita, della nostra fedelt a Dio. Non si pu dubitare. E- S I- S T E. Si: esiste e basta, io ci credo. I O C I- C R E- D O. Ecco, si, io ci credo. Credo al Regno dei Cieli e ricordo bene la mia vocazione. LAltro, per la prima volta, stava entrando dentro se stesso. Stava affrontando quelle questioni da sempre rimandate, sperando un giorno di comprendere ogni cosa e di sapersi dare risposte esaurienti. Ma le risposte tardavano a venire e le domande si moltiplicavano e si moltiplicavano ed erano diventate troppe e troppo difcili Teolo era stato in vita un uomo retto, come il Vescovo ed anche pi del Cardinale. Non aveva vissuto con un senso di completo abbandono alle Scritture; ma le aveva volute capire mentre le studiava. Aveva voluto farle proprie per se stesso ed anche per rendere orgogliosa La Madre.

Anche per questo laveva uccisa: per uccidere lessere retto e liberare luomo; oppure per uccidere luomo retto e liberare lessere. Il Cardinale mentre si alzato in piedi, ha spostato con il corpo la sedia alla Voltaire, si messo nel mezzo della stanza, proprio sotto le immagini sante che gli avevano girato attorno dopo che se ne era andato LAltro, pensando di chiamare Carlo, ma senza il coraggio, la forza per farlo: Si calmi, la prego, si calmi! Teolo si avvicina al Cardinale che indietreggia, lo afferra per la veste, lo scuote solo per le braccia:No, non mi calmo, sono pazzo, si, ma lei mi deve dire: ricorda il giorno della vocazione? Mi dica se se lo ricorda? Ha mai avuto una donna? Sua Eccellenza i glichi sono i nostri gli? Non ci somigliano affatto Il Cardinale: Cosa dice? Sono Creature del Signore, siamo tutti gli Suoi, del Signore! Teolo: Dio non esiste! Il Cardinale: Si che esiste!

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