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Federalismo e infrastrutture per il rilancio del Sistema Italia. Il turismo tra i motori della crescita.

Roma, 20 ottobre 2009


Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande

Atti del Convegno

Federalismo e infrastrutture per il rilancio del Sistema Italia. Il turismo tra i motori della crescita.

Federalismo e infrastrutture per il rilancio del Sistema Italia. Il turismo tra i motori della crescita.

INDICE
Premessa Introduzione del Presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Enrico Salza Saluto del Presidente del Senato, Renato Schifani Federalismo, infrastrutture e sviluppo turistico Enrico Cisnetto, chairman Franco Bassanini Gregorio De Felice Mario Ciaccia Raffaele Fitto Lucio Stanca Bernab Bocca Daniel John Winteler Paolo Rubini 18 18 22 30 35 39 43 46 48 Pag. 5

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Tavola Rotonda Il turismo motore della crescita: strategie, obiettivi e priorit Enrico Romagna Manoja, moderatore Michela Vittoria Brambilla Francesco Rutelli Leonardo Ferragamo Cesare Trevisani Gianni Alemanno Corrado Passera

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Federalismo e infrastrutture per il rilancio del Sistema Italia. Il turismo tra i motori della crescita.

Premessa
La presente pubblicazione raccoglie gli atti del Convegno organizzato a Roma lo scorso 20 ottobre da Intesa Sanpaolo, che ha affrontato alcuni dei temi centrali per lo sviluppo del nostro Paese e per la sua modernizzazione: la riforma federalista dellamministrazione dello Stato e la realizzazione delle infrastrutture necessarie a garantire una crescita sostenibile delleconomia. Quella che riteniamo la principale caratteristica di originalit dellevento stato il focalizzarsi del dibattito sullanalisi di un settore specifico, quello turistico, pur attraverso la lente del federalismo e della dotazione infrastrutturale. Tale settore, per limportanza ricoperta in termini economici, per i contenuti di occupazione, per le potenzialit date da unofferta ambientale-artistica- culturale con pochi confronti nel mondo, pu essere realisticamente considerato il principale driver della crescita e quindi su di esso sarebbe opportuno concentrare risorse finanziarie ma anche e forse ancor di pi come emerge dalla maggior parte degli interventi sforzi di effettiva razionalizzazione dellapparato pubblico, assicurando coerenza allazione dei diversi livelli di governo. Le indicazioni emerse, in taluni casi anche con concrete proposte operative, ci spingono a ritenere estremamente utile la diffusione della presente pubblicazione, come occasione per proseguire, nelle diverse sedi istituzionali, un dibattito che sembra aver registrato elemento di per s non trascurabile un livello molto elevato di consenso. Come Intesa Sanpaolo siamo fortemente impegnati su questo fronte, avendo tra laltro aderito alla meritoria iniziativa avviata dal Ministero per il Turismo per il rilancio del settore, e questa una ulteriore ragione di interesse non solo teorico per ogni azione che sia in grado di restituire al nostro Paese la competitivit che gli compete e che sicuramente capace di esprimere, in questo ambito ancor pi che in altri. Enrico Salza Presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo

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Introduzione del Presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo Enrico Salza
Autorit, Signore e Signori, con grande piacere che, a nome di Intesa Sanpaolo, rivolgo a tutti Voi un cordiale benvenuto per la partecipazione a questa giornata di lavori, che rappresenta una ulteriore tappa, del percorso di riflessione avviato dalla Banca sui temi della modernizzazione e della crescita del Paese. Prima di iniziare do con piacere lettura del messaggio che ha inteso rivolgerci il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: Sono certo che il Convegno potr fornire utili strumenti di riflessione e di confronto su di un settore strategico per lintero paese, che pu costituire un significativo volano per la ripresa delleconomia, ed indicare le vie per accrescere la qualit, lampiezza e la diversificazione dei servizi e delle proposte degli operatori turistici. Nel formulare quindi i miei migliori auguri di buon lavoro invio a tutti un cordiale saluto. Il Presidente: Giorgio Napolitano. Il Convegno di oggi si svolge in un contesto particolare: la recessione che ha investito leconomia globale pare progressivamente arrestandosi, ma i tempi e le modalit per una ripresa duratura e solida sono ancora incerti. Il recente G20 di Pittsburg ha avviato le basi per una nuova governance mondiale che, soprattutto attraverso il lavoro del Financial Stability Board, dovrebbe indurre comportamenti che non siano pi viziati da improprie assunzioni di rischi e da una smodata avidit di guadagno. A tal proposito, va riconosciuto che i mutamenti in atto sono largamente coerenti con le policy da sempre adottate dalla Banca dItalia, alla quale va ascritto il merito di aver vigilato sul sistema bancario nazionale e assicurato che in Italia non si sviluppassero quei dannosi eccessi che hanno invece contraddistinto altri Paesi. Non credo sia un caso che il sistema bancario italiano sia stato e resti tra i pi solidi a livello internazionale e tra i meno colpiti dalla crisi, anche grazie ad unattitudine al risparmio degli italiani che tra le pi alte al mondo e un indebitamento delle famiglie ancora relativamente contenuto. Pur nel difficile contesto economico ed in presenza dei noti vincoli di finanza pubblica, il nostro Paese ha dei punti di forza su cui occorre far leva per affrontare le difficolt e guidare la ripresa. E in questo quadro, il nostro sistema bancario uno dei tasselli pi sani e robusti, e sta facendo la sua parte. Intesa Sanpaolo ha affrontato i momenti pi difficili degli ultimi due anni con relativa tranquillit e continuer a sostenere il nostro sistema imprenditoriale grandi, medie e piccole imprese senza restrizioni di credito. Questo non vuol dire che rinunciamo ad una valutazione accurata e responsabile del merito di ogni singolo cliente e della sua storia aziendale. Andando a vedere, oltre la contingenza, se eventuali problemi sono transitori o strutturali e se gli andamenti di mercato possono garantire nuove prospettive o piuttosto aggravare situazioni critiche. Tutto ci vuol dire far bene il proprio mestiere, anche in momenti difficili, e noi sentiamo questa responsabilit anche e soprattutto per dovere verso i tanti risparmiatori che ci affidano quotidianamente il loro denaro. In uneconomia sana, non esiste e non deve esistere un astratto diritto al credito.

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Esiste invece il dovere del sistema bancario di saper svolgere questo difficile mestiere, ancor pi complicato in un momento di crisi come questo, con professionalit, efficacia e tempestivit nelle risposte da dare ai clienti. E noi ce la mettiamo tutta. Naturalmente faremo ulteriori sforzi diretti ad assicurare la qualit professionale delle nostre strutture operative, a cominciare da quelle che appunto sono preposte allerogazione del credito. Ma attraverso questo impegno e questa professionalit e non in altre forme che intendiamo rispondere nei fatti alle riflessioni, a volte critiche, che vengono fatte sul sistema bancario. Tali considerazioni mi sembravano necessarie in unoccasione come questa. Non potremmo infatti aver titolo a parlare di Federalismo, di Infrastrutture, di Turismo, se non fossimo in ciascuno di questi ambiti attori impegnati e convinti che sostengono quotidianamente i progetti di imprenditori e pubbliche amministrazioni che in tali ambiti operano. Sviluppo brevemente alcune considerazioni sul filo delle tre parole chiave che compongono il titolo del nostro convegno: federalismo, infrastrutture, turismo. Intesa Sanpaolo nata dallincontro fra due storie aziendali fortemente legate alle comunit locali di provenienza e quindi ha nel proprio DNA lattenzione al territorio ed alle sue specificit. anche per questo motivo che riteniamo di essere chiamati a dare il nostro contributo a un percorso che, non solo in Italia, sta portando a rivedere i rapporti tra Stato ed Enti territoriali, cos come fra pubblico e privato. Il nostro sforzo infatti quello di saper coniugare la dimensione delle nostre 22 banche locali, raggruppate in otto direzioni regionali, con la dimensione globale di un grande gruppo internazionale. Una cosa che ci insegna questa crisi che globale e locale non possono essere visti in contrapposizione. Sono, invece, due dimensioni che dovranno in futuro coniugarsi sempre di pi. Il rapporto con il territorio e con le comunit locali sono un punto di forza al pari della capacit di essere un player globale che sa offrire una vasta rete di relazioni e di presenza internazionale. Siamo convinti quindi che il federalismo sia, ancor pi in questo particolare contesto storico, lo strumento adeguato per valorizzare la dimensione locale, purch sappia coniugarla nel quadro di una solida coesione statale. Limportanza che limpatto delle nuove norme avr sulla societ e sulleconomia rende questo tema assolutamente prioritario anche rispetto al sistema imprenditoriale e bancario. LItalia ha un urgente bisogno di riavviare subito i meccanismi della crescita, da troppo tempo fermi e inceppati. E una delle vie maestre da percorrere per raggiungere tale obiettivo quella del rilancio della spesa in progetti infrastrutturali. Si tratta di un cammino obbligato per un Paese come il nostro, stretto fra lesigenza di stimolare la crescita per uscire dalla crisi e la sostanziale scarsit di risorse pubbliche da impiegare. Del resto, la difficolt di finanziare un programma di investimenti senza compromettere gli equilibri della finanza pubblica accomuna in questo momento la maggior parte dei paesi del G-20, che si interrogano proprio su come recuperare risorse e favorire lintervento dei privati. Ne testimonianza il dibattito sul finanziamento dei grandi investimenti strategici europei rilanciato proprio dallItalia in occasione del recente Ecofin di Goteborg. Vi poi il problema dellefficienza e dellefficacia dei meccanismi di spesa: occorre una riforma delle attuali procedure come da pi parti richiesto, relative alla rea-

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lizzazione di opere pubbliche, tra cui un ampio ricorso agli studi di fattibilit tecnico-economico-finanziaria degli investimenti. Da non trascurare poi le attivit di project and construction management tecniche, queste, volte a garantire una maggior efficacia ed efficienza degli investimenti e, in definitiva, ad aumentare la competitivit del sistema Italia. Teniamo presente che lefficienza della spesa in opere pubbliche condizione essenziale per attrarre maggiori risorse finanziarie da fonti private per la realizzazione di infrastrutture, ad integrazione dei fondi pubblici. Come Gruppo, abbiamo scelto di concentrare in una Banca dedicata, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo, tutte le funzioni e le attivit collegate al finanziamento delle opere e i risultati dicono che si trattava di una scelta giusta. Nel dibattito economico c unopzione che registra una sostanziale unanimit: quella che indica in questo settore la strada italiana per la ripresa. Mi ha colpito una definizione che stata usata recentemente da operatori del settore, secondo la quale nel nostro Paese il turismo non dovrebbe essere un settore economico tra gli altri, ma il principale generatore di sostenibilit che orienta tutti gli altri comparti economici. un concetto che convince e che credo sottintenda lidea che solo un Paese che riesce a garantire vivibilit ai suoi cittadini pu essere veramente attrattivo anche per i turisti. anche con questa consapevolezza che Intesa Sanpaolo, nel quadro di un pi ampio progetto per il sostegno delle imprese impegnate a fronteggiare gli effetti della crisi, ha sottoscritto un accordo con il Ministero del Turismo e con le Associazioni di categoria, finalizzato a favorire gli investimenti nel comparto. Il lavoro di ricerca che viene presentato oggi incrocia tutti e tre questi temi. E il dibattito che la ricerca intende stimolare quindi intimamente collegato a quellampio processo di riforme delle istituzioni e delle loro modalit di funzionamento senza le quali la nostra economia difficilmente potr riprendere un virtuoso e duraturo percorso di crescita. A questo genere di questioni tanto pi considerando lattuale contesto economico-finanziario ritengo si debbano dare risposte il pi possibile condivise. quindi con questo auspicio che ringrazio tutti i presenti, confidando che gli spunti di riflessione che sicuramente emergeranno possano costituire un utile contributo al confronto politico-istituzionale che si svilupper nei prossimi mesi.

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Saluto del Presidente del Senato Renato Schifani


Autorit, Signore e Signori ad un anno dalla precedente occasione, rinnovo oggi con piacere l'appuntamento con il vostro Istituto, custode della tradizione bancaria italiana. Ricordo ancora le conclusioni del 21 ottobre 2008, che costituirono un importante contributo all'interpretazione delle dinamiche economiche in atto nel nostro Paese e per delineare nuovi scenari. Allora ci domandavamo quale sarebbe stato l'effetto della crisi finanziaria sull'economia reale del Paese. Alcuni temevano il crollo dell'intero sistema creditizio; gli Stati e le autorit monetarie si interrogavano sull'entit e la natura delle misure da intraprendere. Oggi, la situazione diversa. In settembre cresciuta la fiducia dei consumatori italiani mentre il fondo monetario ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita del Paese, facendo capire che il peggio potrebbe essere passato. Il nostro sistema finanziario e bancario ha retto, si intravedono spiragli di luce. Non tutti i problemi sono per risolti. Occorre continuare ad essere estremamente vigili, sopratutto sul fronte dei conti pubblici. In cima alle nostre preoccupazioni limpatto della crisi sulloccupazione. Bisogna profondere ogni sforzo per mitigare gli effetti del calo dell'attivit produttiva sui posti di lavoro. La stessa stagnazione relativa del PIL italiano degli anni recenti deve essere interpretata con attenzione. Proprio la crisi ha evidenziato che il maggiore sviluppo degli USA e degli altri paesi occidentali dell'Unione europea dal 1995 connesso alla crescita esponenziale del debito privato, associata alla crescita della bolla immobiliare e finanziaria. In Italia siamo riusciti a evitare il crollo del sistema grazie anche ai tre punti di forza che il Paese ha dimostrato di avere nel campo della finanza: la maggiore solidit delle banche; il contenuto indebitamento delle famiglie; il ridimensionamento del ruolo della finanza nelleconomia. Nei momenti della crisi, le banche italiane hanno dimostrato di possedere alcuni preziosi punti di forza: la fedelt al modello tradizionale di banca commerciale, la spiccata propensione ad essere banche territoriali e infine la discreta capitalizzazione. Ci ha consentito al Governo di non dover intervenire nella maniera massiccia che stata necessaria utilizzare in altri grandi paesi dell'occidente. Dobbiamo per fare tesoro di questa esperienza per evitare che simili situazioni possano riprodursi nel nostro Paese in futuro. La crisi ci ammonisce a non dimenticare due regole economiche elementari. In primo luogo, l'esperienza degli USA dimostra che n gli individui n gli Stati possono vivere a lungo al di sopra dei propri mezzi. In secondo luogo, si reso evidente quanto la moneta e la finanza, in virt della loro natura scritturale, o quasi virtuale, possano produrre bolle finanziarie pericolose. La nuova vigilanza su banche e mercati deve essere organizzata intorno a due elementi: in primo luogo, le autorit vigilanti devono acquisire sempre migliori informazioni, devono possedere una elevata credibilit ed essere indipendenti e responsabilizzati. Per questo il G20 ha impostato una nuova architettura di coordinamento delleconomia mondiale. Sin dallinizio della crisi ci siamo preoccupati di mitigarne le ricadute sociali. Nel contempo, abbiamo dovuto misurarci anche con ulteriori problemi di non poco conto,

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come lapertura in Abruzzo, dopo il tragico terremoto, del pi grande cantiere del nostro Paese. Proprio in Abruzzo ho potuto constatare un momento di sinergia tra pubblico e privato e di solidariet tra i cittadini e le istituzioni. Sono sicuro che uno sforzo simile sar profuso anche in favore della recente tragedia di Messina. Le infrastrutture e la tutela del territorio, infatti, si pongono su piani diversi ma paralleli. Le prime richiedono risorse certe e una visione strategica nazionale coordinata. La tutela del territorio necessita una gestione responsabile e un'azione di contrasto all'abusivismo. Al contempo, occorre aiutare l'impresa. In tal senso, alcune iniziative, e in particolare Crescere insieme alle imprese, l'accordo tra il vostro gruppo e Confindustria con lo scopo di assicurare la continuit del credito verso le piccole e medie imprese italiane e favorire interventi specifici per sostenere le imprese in difficolt. Sono segnali importanti. Ho appreso con soddisfazione che per questa finalit stato destinato un plafond di 5 miliardi di euro dedicato ad iniziative specifiche a livello locale del territorio. Ci attesta come listituto si stia impegnando concretamente per garantire il credito al tessuto produttivo italiano e smentisce la tesi dell'opinione pubblica secondo la quale le banche avrebbero disinteresse verso la clientela al dettaglio e le imprese. Le istituzioni pubbliche, dal canto loro, devono porsi il problema di come garantire che l'esercizio del credito sia tutelato ed efficacemente governato. Il problema al quale io credo la politica debba dare una risposta efficace dunque quello di rimuovere le tante cause che impediscono alle banche di erogare il credito in condizione di serenit. Le sofferenze bancarie sono infatti molto difficilmente recuperabili in Italia alla luce della complessit del nostro ordinamento. Per fare affluire pi risorse all'economia, allora, pu essere pi risolutivo, da parte delle Istituzioni, individuare strumenti idonei a rilanciare la domanda e garantire la solvibilit dei creditori. In questo senso, giudico positivo l'accordo del 3 agosto, la ben nota moratoria sui debiti delle piccole e medie imprese. Altre iniziative sono state adottate in questa direzione. I vertici dell'Istituto non si sono mai sottratti al confronto con le categorie produttive. Vi esorto pertanto a continuare cos e a curare in primo luogo il rapporto con la clientela al dettaglio; lItalia si fonda su una trama di piccole imprese che la fanno ricca e vitale. Il credito ne deve essere l'ordito. In uno scenario in cui si cominciano a intravedere segnali positivi, i temi delle infrastrutture e quello del federalismo restano fondamentali. Il Parlamento ha di recente approvato la legge sul federalismo fiscale. Esso rappresenta allo stesso tempo un'occasione e una sfida per lItalia. L'obiettivo deve essere quello di una maggiore responsabilizzazione delle istituzioni e di una amministrazione pi efficiente e pi vicina ai cittadini. Il federalismo fiscale si fonda infatti su tre principi: autonomia, solidariet, responsabilit. Al riconoscimento di maggiore autonomia finanziaria per gli enti territoriali, punto di avvio della riforma, si accompagna la riaffermazione del principio di solidariet tra aree forti e aree deboli del Paese. Tutto questo declinato in un'ottica di maggiore responsabilizzazione e responsabilit delle autonomie, chiamate a dar conto alle rispettive comunit dell'uso delle risorse pubbliche. Questo in estrema sintesi il disegno di riforma. Il Mezzogiorno deve affrontare tale sfida perch essa inserisce nell'ordinamento

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dei modelli virtuosi di competizione e di efficienza che si coniugano con una maggiore responsabilit da parte delle amministrazioni locali verso il raggiungimento di determinati standard di servizi erogati al cittadino. Federalismo e questione meridionale sono strettamente collegati. La risoluzione dei problemi del Mezzogiorno fondamentale per il futuro del Paese. Proprio alla luce della riforma si affiancher alla solidariet nazionale il federalismo responsabile. Di recente, il Senato ha approvato una mozione sull'uso dei fondi per le aree sottoutilizzate, che impegna il Governo, fra gli altri, a due obiettivi: la riduzione del divario economico con un piano per il Mezzogiorno, ed apposite misure per agevolare fiscalmente le iniziative imprenditoriali presenti. L'attuazione del federalismo fiscale non pu prescindere dal ripensamento degli strumenti necessari ad attenuare il divario di infrastrutture che a monte del dualismo territoriale. La dotazione autostradale particolarmente deficitaria, per cui sulla complessiva dotazione del Paese pari a 100, abbiamo nel Mezzogiorno una dotazione pari a 78,6 contro il 114, 8 del Centro-Nord. Ma sono tutte le dotazioni di base della mobilit le cosiddette reti di trasporto ad essere palesemente insufficienti costituendo un grave ostacolo alla sviluppo del sud. Il valore dell'indice sintetico di dotazione infrastrutturale per il Mezzogiorno pari a 49,4, meno della met di quello ricavabile con riferimento al Centro-Nord, che pari a 115,7. Ed altrettanto allarmanti sono i dati che riguardano le infrastrutture per lenergia (la dotazione media nel Mezzogiorno , infatti, pari al 75,6% di quella nazionale), nonch l'indice sintetico di dotazione di reti idriche, che pone complessivamente il Mezzogiorno ad un livello (65,6) pari a poco meno della met di quello rilevabile per il Centro-Nord (135,2). Su questo tema la consapevolezza sempre maggiore. Di recente dalla Presidente Emma Marcegaglia sono giunte numerose proposte per il rilancio del Paese, approvate dal Presidente del Consiglio in un recente incontro. stato chiesto, fra l'altro, al Governo un patto per rilanciare le infrastrutture e uscire cos dalla crisi pi rapidamente. Lo sviluppo infrastrutturale centrale per lo sviluppo del Paese. Limpero romano divenne tale grazie alle strade, oltre che alla lingua latina. In tempi pi recenti, lItalia del secolo scorso riusc a realizzare ununit di fatto grazie alla rete ferroviaria e successivamente alla rete autostradale, a cui poi si aggiunsero il sistema autostradale e quello aeroportuale. Il nostro Paese interessato a cinque dei dieci corridoi che si devono realizzare in Europa, e di questi, quattro sono quelli che riguardano il Mezzogiorno. (BerlinoPalermo, Genova-Rotterdam-Palermo, il corridoio 8 e le Autostrade del Mare). Le reti TEN, insomma, sono un collegamento fondamentale per creare un sistema infrastrutturale integrato che faccia dellItalia la piattaforma logistica del Mediterraneo. Occorre immaginare un sistema integrato in cui strade, autostrade ferrovie, porti, aeroporti, autostrade del mare, interporti, abbiano il ruolo che compete loro. Proprio in Senato, nel corso di un recente convegno, si individuato nel ritorno alla politica delle infrastrutture, incentrata in particolare nellEuromediterraneo, un motore fondamentale per la crescita dell'Italia. A quella che si definisce infrastrutturazione primaria va sommata inoltre quella messa in opera da soggetti di secondo livello, e cio dei soggetti diversi dallo Stato centrale.

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Fra essi, le Regioni, le citt, le autorit portuali e aeroportuali, gli enti locali e economici. A questo livello molto importante sostenere gli investimenti con risorse diverse dalla finanza pubblica. Solo unadeguata politica di rilancio delle infrastrutture consentir al Paese di ripartire. Il problema delle risorse per finanziare le grandi opere rimane centrale. Dobbiamo evitare che ad ogni cambio di governo o di legislatura ci siano ripercussioni sui progetti strategici per il Paese, nonostante talvolta siano state impegnate risorse pubbliche per la fase di progettazione. Dobbiamo ritornare su alcuni punti, in particolare sullo sviluppo della finanza di progetto e sulla revisione delle modalit di finanziamento da parte della Cassa Depositi e Prestiti. Occorre poi introdurre dei criteri di selezione basati sulla reputazione delle imprese, per scegliere con maggiore oculatezza quelle da invitare alle gare. inoltre necessario creare strumenti di informazione e di confronto preventivo con le comunit locali, a cui deve seguire, in tempi ragionevoli, una decisione. Una migliore infrastrutturazione dei territori pu contribuire a rinsaldare l'unit nazionale e superare il dualismo territoriale, un problema irrisolto sin dalla nascita del nostro Stato. In ci, e non nel mero assistenzialismo, si pu tradurre quel principio di solidariet responsabile che deve guidare le politiche di sviluppo del Mezzogiorno. Due sono le azioni di fondo da perseguire: garantire investimenti per dare una adeguata formazione alle nuove generazioni del Mezzogiorno e assicurare la certezza dei rapporti giuridici, attraverso gli interventi necessari allaffermazione del principio di legalit, contro ogni forma di malversazione e di infiltrazione criminale nelleconomia. Su questi temi non si deve mai abbassare la guardia. Un complesso di azioni di questo genere consentirebbe anche di rilanciare una delle attivit strategiche nel Mezzogiorno: il settore turistico, che avete posto al centro della giornata di oggi. Nel Sud vi sono gi numerosi esempi di eccellenze nel settore turistico, cui si sommano tante piccole e medie imprese che operano in modo egregio. Si tratta del ben noto capitalismo di territorio, un modello di sviluppo della nostra Italia che pu dimostrarsi vincente se sapremo difenderlo valorizzandolo con un federalismo responsabile. Nonostante la ricchezza del patrimonio ambientale e artistico, infatti, quello del Sud viene spesso percepito come un turismo stagionale mentre il turismo daffari e congressuale, sviluppato nei mesi invernali, praticamente assente. Occorre dunque partire dalla consapevolezza che ogni progresso materiale ed economico, pur sempre il frutto di un avanzamento, anzitutto sul terreno civile e delle virt morali, delle comunit che vi sono coinvolte e dell'attenzione che vi si presta al bene comune. Lesigenza primaria del nostro Paese quella di ricostruire la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche. LItalia ha uomini e imprese di altissimo livello, capaci di crescere. Per farlo deve continuare ad affermare la propria efficienza e competitivit. Serve da parte di tutti uno scatto d'orgoglio. Dobbiamo essere fieri del nostro Paese, delle nostre imprese, dei nostri giovani e dobbiamo avere il coraggio di mettere da parte le polemiche, perch queste danneggiano l'Italia. Dobbiamo servire i cittadini, non servirci dei cittadini.

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questo il tempo delle riforme, dalla giustizia, all'economia, al rinnovamento delle Istituzioni. tempo del confronto vero, dell'apertura alle sfide che ci attendono. Non serve chiudersi nei propri fortini, ma tutti insieme dobbiamo costruire fiducia verso il nostro Paese. Gli uomini passano, le Istituzioni restano e sono il presidio per lavvenire di tutti. Nella storia, il Popolo italiano ha sempre dimostrato di unire elevate qualit intellettive, inventive, organizzative, non disgiunte da una spiccata sensibilit umana e da una inclinazione alla solidariet verso il prossimo. E sono proprio queste qualit che vanno valorizzate. Dobbiamo lavorare per realizzare le giuste opportunit per continuare ad affermare il nostro valore in Patria e allestero. Vi ringrazio.

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Federalismo, infrastrutture e sviluppo turistico

Enrico Cisnetto, Editorialista, chairman Franco Bassanini, Presidente Astrid Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo Mario Ciaccia, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo Raffaele Fitto, Ministro per i Rapporti con le Regioni Lucio Stanca, Amministratore Delegato Expo 2015 Bernab Bocca, Presidente Federalberghi Daniel John Winteler, Presidente Federturismo Confindustria Paolo Rubini, Direttore Generale Enit

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Enrico CISNETTO, chairman


Buongiorno a tutti e grazie al Presidente Schifani per il suo autorevole intervento. Cominciamo adesso i lavori della prima sessione del Convegno, dedicata a Federalismo, infrastrutture e sviluppo turistico, con lintervento del Presidente di ASTRID, il professor Franco Bassanini che, viste le sue competenze, potr spaziare sullintero spettro dei temi in discussione. Ci attendiamo, quindi, che ci parli di governance del turismo, ma anche degli aspetti istituzionali che riguardano lo sviluppo delle infrastrutture.

Franco BASSANINI
Grazie. Quasi 150 anni fa, il primo Presidente del Consiglio dellItalia unita, Camillo Cavour, in un discorso al Parlamento disse: ...che il turismo non ci distragga dallimportanza di sviluppare una forte industria nazionale, altrimenti corriamo il rischio di fare degli italiani un popolo di servi. Centotrentanni anni dopo, un altro Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in un discorso alla Camera dei deputati enunci un ben diverso programma: ...il nostro paese disse pu diventare la Disneyland dEuropa. Due opinioni diametralmente contrapposte. Che devono tuttavia essere, entrambe, tenute presenti, avviando la nostra riflessione. Soprattutto se prescindiamo come credo si debba fare da un lato dalla aristocratica arroganza del nobiluomo piemontese, che lo portava a ritenere il turismo una attivit riservata a una ristretta lite e dunque economicamente marginale; e dallaltro dalla fantasia comunicativa del Presidente Amato, che lo ha portato a sottolineare limportanza delle infrastrutture turistiche con una immagine ad effetto, che certo avr fatto alzare pi di un sopracciglio a chi considera il nostro ineguagliabile patrimonio culturale e paesaggistico la maggiore attrazione turistica del Paese. LItalia non certo solo un Paese a vocazione turistica, ha anche una importante industria manifatturiera e punti di forza nei servizi e nel commercio: in un secolo e mezzo di unit dItalia, Cavour stato in qualche modo accontentato! Ma il rapporto di Intesa Sanpaolo, nel suo insieme, credo dimostri che ha sostanzialmente ragione Amato. Il turismo , in Italia, un grande giacimento naturale da valorizzare (una metafora,quella del giacimento naturale che, se non ricordo male, fu lanciata anni fa da Gianni De Michelis); forse il principale giacimento di cui disponiamo; tuttavia, perch ci avvenga, c molto lavoro da fare. Il pregio del rapporto, che ho letto attentamente, di analizzare accuratamente le potenzialit dellindustria turistica italiana, ma anche di mettere in fila gli interventi, le innovazioni, le riforme che occorrono perch queste potenzialit siano davvero sfruttate. Mi limiter ad alcune osservazioni, concernenti, come Cisnetto giustamente mi proponeva poco fa, i problemi istituzionali e di governance del settore e gli strumenti finanziari, perch per il resto non ho alcuna competenza. Il rapporto di questanno, come di quello dellanno scorso, che era ancora pi esplicito su questo tema, accetta come ormai definito e consolidato lo confermava anche lintroduzione del Presidente Salza il quadro istituzionale che dato dalla riforma del titolo V della Costituzione. Possiamo discutere se denominare la nostra nuova forma dello Stato come una forma di Stato federale, quasi federale o con qualche altra definizione meno impegnativa. Ma sono distinzioni da cattedratici. Non si torna indietro rispetto

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alla scelta federale, che sembra ormai irreversibile. Ma anche il rapporto di questanno dimostra la necessit di andare avanti, nel senso che gi mi sono permesso di proporre da questo tavolo, un anno fa: necessario e urgente costruire (anche con qualche ritocco al titolo V) un federalismo ben temperato e ben congegnato; necessario configurare, organizzare e far funzionare il nostro federalismo in modo che diventi un fattore di crescita, di sviluppo, di competitivit del Paese, di miglioramento del nostro sistema complessivo e non un fattore di complicazione, di ritardo, di paralisi. Da questo punto di vista ha ragione il Presidente Schifani un passo avanti rilevantissimo stato compiuto negli ultimi mesi con lapprovazione della legge delega sul federalismo fiscale. Infatti, la rilevante ridistribuzione di poteri, competenze e responsabilit, che avvenuta nel decennio passato, non era stata finora accompagnata da un riassetto della finanza pubblica, da un sistema di ripartizione delle risorse, e soprattutto da meccanismi di responsabilizzazione delle istituzioni territoriali (nel rapporto tra responsabilit della spesa e responsabilit del prelievo) modellati su quelli sperimentati nei sistemi federali ben congegnati, nei sistemi federali efficienti. Li avremo ora si spera con i decreti delegati di attuazione della recente legge delega sul federalismo fiscale: il testo della delega, che uscito dai lavori del Parlamento nonostante alcune contraddizioni e punti critici un buon testo, molto migliore dei progetti che si erano succeduti con diverse paternit politiche nelle legislature e negli anni precedenti. Molto dipender naturalmente dalla scrittura dei decreti delegati, che proprio per questo si presenta come un lavoro difficile e impegnativo. Ma le disposizioni della delega definiscono meccanismi di ripartizione delle risorse rigorosi, equi ed efficienti, fondati su una oggettiva valutazione delle effettive capacit fiscali di ciascun territorio, su una severa ricognizione dei compiti e delle funzioni attribuiti a ciascuna istituzione territoriale, su una stima rigorosa del costo di esercizio di queste funzioni basata su prestazioni standard e costi standard efficienti (parametrati ai costi sopportati da amministrazioni che abbiano un elevato livello di efficienza). Un sistema quindi che ripartisce secondo i bisogni ma valorizza lefficienza; e quindi attiva il meccanismo di competizione virtuosa tipico dei sistemi federali, che non favorisce il pi ricco ma premia il pi efficiente. Il pi efficiente riuscir cio a fare di pi con le stesse risorse, riuscir a fare di pi, diciamo, a parit di pressione fiscale sui cittadini; sar in grado di dire ai cittadini: scegliete voi, grazie a una gestione efficiente e moderna le istituzioni locali sono ora in condizione di migliorare la qualit e la quantit dei servizi senza aumentare la pressione fiscale, oppure di ridurre la pressione fiscale mantenendo invariata la qualit e la quantit dei servizi. E questo generer una competizione virtuosa fra i territori. Ma se il federalismo fiscale ormai ben avviato, vi sono altri aspetti del nostro sistema di governance che richiedono interventi riformatori. Il rapporto contiene due molto opportune descrizioni della governance del turismo in due paesi comparabili per molti versi con il nostro, la Francia e la Spagna. La Francia al primo posto nel mondo nello sfruttamento della risorsa turistica, seguita dagli Stati Uniti; la Spagna uno dei paesi che ha realizzato il maggior progresso relativo in questi ultimi anni, e il rapporto bene lo mette in evidenza. il caso di osservare che i due paesi esaminati, che sono appunto per diverse ragioni allavanguardia, hanno uno la Francia un sistema istituzionale piuttosto accentrato, laltro la Spagna un sistema molto decentrato. Tutti e due hanno per vero un sistema di governance multilivello, pi accentrato quello francese, pi decentrato quello spagnolo. Ne dovremmo dedurre che una buona governance del turismo compatibile con assetti istituzionali multilivello assai diversi fra loro, pi o meno decentrati. Ribadisco in ogni caso quello che ebbi a dire un anno fa, e che il rapporto odierno mi pare

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confermare: in nessun sistema federale comunque irrilevante o marginale checch se ne dica il ruolo del centro, dellamministrazione o del governo federale; in tutti i sistemi federali, persino in quelli cosiddetti competitivi, come gli Stati Uniti, il governo e lamministrazione federale hanno importanti funzioni strategiche, di indirizzo e di coordinamento, e anche di promozione e di finanziamento straordinario ed aggiuntivo. La pretesa che questo o quellaltro settore il turismo non fa eccezioni possa essere interamente ed esclusivamente assegnato alla competenza regionale o locale, senza che vi sia alcun ruolo e alcuna responsabilit del potere centrale/federale non giustificata dallesperienza degli Stati federali. Ragionando a partire dal solo articolo 117 della Costituzione vi , per vero, chi ha affermato che in materia di turismo le Regioni avrebbero competenza esclusiva: ma, al massimo, ci potrebbe valere solo per la competenza legislativa; quanto alla distribuzione delle competenze amministrative fra Stato e regioni, lart. 118 enuncia dei principi generali (sussidiariet, adeguatezza, differenziazione) che non escludono affatto una competenza statale. Per parte sua, la Corte Costituzionale si assunta il compito, in questi anni, di stabilire con chiarezza che il ruolo del centro comunque rilevante, anche se manca nellordinamento italiano quella clausola di supremazia che caratterizza gli ordinamenti federali stranieri, e che io continuo a ritenere, nellambito delle riforme di cui parlava il Presidente Schifani, sarebbe opportuno introdurre nel nostro ordinamento, in modo da evitare equivoci e difficolt interpretative a questo riguardo. Pi in generale, confermata la scelta per un sistema di governance multilivello, occorrer meglio chiarire la ripartizione dei ruoli e delle competenze tra i diversi livelli di governo, in modo da evitare sovrapposizioni, confusioni e lo svolgimento di ruoli impropri. per esempio evidente linopportunit di una confusa concorrenza nella promozione del turismo italiano allestero, non solo tra le Regioni ma anche tra Comuni e altri enti: quella della promozione turistica allestero una funzione che ha bisogno di essere coordinata e in qualche misura centralizzata. per converso evidente che ci sono una serie di funzioni amministrative di controllo e vigilanza sugli esercizi turistici locali che persino in un sistema accentrato come quello francese sono inevitabilmente affidate alle istituzioni territoriali, che stanno sul territorio e ne conoscono le specificit. Ricordo ancora che Francesco Rutelli, il predecessore dellattuale Ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, riteneva necessaria una modifica dellarticolo 117 della Costituzione anche su questo punto, in modo riaffermare una competenza statale almeno in materia di indirizzo, coordinamento e promozione delle attivit turistiche. Come noto ne discutemmo qui nel convegno dello scorso anno anchio ritengo che alcune modifiche allarticolo 117 siano assolutamente necessarie, per esempio per riportare alla competenza legislativa statale le grandi infrastrutture, quelle cosiddette strategiche, cos come la distribuzione, produzione e trasporto nazionale dellenergia. Al riguardo, in stato avanzato la produzione di uno studio e di una proposta che ASTRID sta mettendo a punto anche su sollecitazione dei Ministri Scajola e Matteoli. Sul turismo, invece, una volta che si introducesse nel 117 la clausola di supremazia, non servirebbe altro, perch sufficiente lattuale art. 118 per fondare una competenza strategica, un potere di indirizzo e coordinamento del governo nazionale in questa materia. Pur limitata alle infrastrutture (e allenergia) la prospettata reformette dellarticolo 117 sarebbe tuttavia rilevante ai nostri fini, perch lammodernamento delle infrastrutture come il rapporto dimostra uno dei fattori della nostra competitivit anche nel comparto turistico. Lidea di una modifica spot, cio effettuata con un disegno di legge costituzionale ad hoc, limitato alla sola modifica parziale del secondo e terzo comma dellart.

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117. Ci eviterebbe di cadere in quella sorta di trappola che costituita da uno degli idola fori pi diffusi del nostro paese, lidea che le riforme costituzionali devono essere organiche e globali; ma le riforme globali assommano sempre, inevitabilmente, innovazioni condivise con altre controverse e cos finiscono per essere pi facilmente bloccate o insabbiate. Su una proposta puntuale e limitata, che in due righe riporti alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la materia delle grandi infrastrutture e dellenergia possibile invece iniziare da un testo condiviso da tutti, visto che a parole si registra sul punto un largo consenso bipartisan. La modifica costituzionale non risolve per tutti i problemi: certo riporterebbe senza incertezze alla competenza del CIPE (o del Consiglio dei Ministri) le decisioni concernenti lelencazione delle infrastrutture strategiche. Ma sulla localizzazione e la realizzazione delle opere continuerebbe a permanere un intreccio tra competenze statali e competenze regionali e locali attinenti lassetto e il governo del territorio, che non possono essere del tutto sottratte alle istituzioni territoriali. Governo e Parlamento hanno recentemente approvato misure utili di accelerazione delle procedure, altre sono in elaborazione in varie sedi (da Astrid a Italia decide): il punto fondamentale, come veniva gi sottolineato lanno scorso, non tanto quello di ridurre drasticamente le fasi di confronto e concertazione con lopinione pubblica e col territorio, ma quello di prevedere tempi certi e ragionevolmente contenuti per il dibattito pubblico e di identificare un decisore finale di ultima istanza dotato del potere di decidere entro tali termini e di implementare rapidamente le decisioni adottate. Questo resta il punto fondamentale. Infine, la questione dei finanziamenti. Anche su questo terreno in questultimo anno alcuni passi avanti importanti sono stati fatti. Il Presidente Schifani ricordava pocanzi il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti e le riforme avviate in materia dal Ministro Tremonti allinizio della legislatura; esse sono oggi operative, e, come avviene in altri paesi, penso alla Germania e alla Francia, la Cassa Depositi e Prestiti oggi in grado di mettere al servizio del finanziamento delle infrastrutture un pacchetto di risorse potenzialmente consistente, pari a molte decine di miliardi di euro, senza peggiorare i saldi di finanza pubblica, senza effetti negativi sui conti pubblici, senza incidere sul Patto europeo di stabilit. Si tratta di risorse private, provenienti dal risparmio delle famiglie, che dunque possono essere impiegate solo per la realizzazione di infrastrutture calde, che garantiscano un IRR certo ancorch diluito nel tempo. E deve trattarsi di interventi non sostitutivi e non concorrenziali, ma complementari a quelli dei privati, intesi a promuovere e rendere sostenibile il project financing privato. Come investitore di lungo termine, la Cassa pu intervenire assumendo partecipazioni (equity), concedendo finanziamenti anche a medio-lungo termine, fornendo garanzie. Nel caso della Brebemi, per esempio, la Cassa interverr, fornendo, per unopera che sar interamente realizzata in project financing con capitali privati, un indispensabile strumento di garanzia che faccia da ponte tra il concessionario iniziale e quello che gli subentrer alla scadenza del suo termine, prevista in 19 anni e 6 mesi. Quanto ai finanziamenti a lungo termine, complementari a quelli del sistema creditizio privato, in molti casi essi appaiono del tutto necessari per creare condizioni di attrattivit per i finanziamenti privati (come avveniva un tempo per i finanziamenti a fondo perduto a carico del bilancio dello Stato o degli enti locali, ora resi assai pi difficili per effetto della crisi e dellaumento dellindebitamento pubblico). Se viene mantenuto in questi termini, il ruolo della Cassa pu essere fondamentale e pu stimolare investimenti privati importanti, che altrimenti non ci sarebbero, date le caratteristiche del settore delle infrastrutture, che raramente consente ritorni sugli investimenti in tempi relativamente brevi e con rendimenti sufficientemente elevati.

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Infine, vorrei segnalare che unidea lanciata dal Ministro Tremonti in occasione dellEcofin dellautunno dellanno scorso, ormai in fase di avanzata realizzazione: sta partendo il primo dei grandi fondi europei per il finanziamento delle infrastrutture strategiche transnazionali; si tratta del cosiddetto Fondo Marguerite, che consentir di intervenire, anche in equity, nel finanziamento di opere infrastrutturali, nel settore delle infrastrutture di trasporto, dellenergia e dellambiente. Il 3 di dicembre saranno firmati gli atti costitutivi, si riuniranno gli organi di governance del fondo e si proceder al first closing per la sua attivazione. Contemporaneamente in fase di altrettanto avanzata gestazione il fondo per gli investimenti nelle infrastrutture della sponda sud ed est del Mediterraneo, InfraMed, la cui importanza per noi rilevante, non solo per le connessioni (si pensi soltanto al settore energetico) tra le due sponde del Mediterraneo, ma anche perch lo sviluppo sostenibile di quella regione consentir in prospettiva di risolvere il problema dei flussi migratori tra la riva sud e la riva nord del Mediterraneo. Sono strumenti nuovi e dunque da sottoporre al necessario rodaggio: ma confido che potranno concorrere al finanziamento di quelle infrastrutture strategiche che costituiscono una delle condizioni per lo sviluppo del settore turistico del paese.

Chairman
Grazie al professor Bassanini e, visto che stata ampiamente citata la ricerca Infrastrutture di sistema e offerta turistica, approfondiamone i contenuti con il Dott. Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo.

Gregorio DE FELICE
Il turismo un settore diverso dagli altri: si caratterizza per la forte trasversalit e per la capacit di attivare la produzione di beni e servizi appartenenti a diversi comparti delleconomia; per questo in una fase negativa del ciclo, come quella attuale, importante valutarne il ruolo strategico e le possibilit di sviluppo. Nello studio Infrastrutture di sistema e offerta turistica curato dal Servizio Studi e Ricerche ci siamo focalizzati su due delle leve sulle quali possibile agire per il rilancio del settore: il sistema di promozione e governance del turismo e le infrastrutture per laccessibilit e per la fruibilit delle destinazioni. In Italia, il turismo in senso stretto pesa per circa il 4% delleconomia ma, se consideriamo anche lindotto, si raggiunge il 10% del PIL. Si tratta di un valore molto elevato se lo si confronta, ad esempio, con l8% circa del settore automobilistico, ma inferiore al proprio potenziale. Dal confronto internazionale emerge che in alcune economie a noi vicine il turismo (e il suo indotto) pesano di pi: questo il caso di Spagna e Grecia dove si raggiunge il 16%. Inoltre, la dinamica dellultimo decennio mostra pi di qualche elemento di preoccupazione: il peso del turismo sul totale del PIL sceso dal 2000 al 2008 di 1,8 punti di PIL.

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Il peso del turismo nelleconomia


Impatto diretto e indiretto sulleconomia italiana: 1988-08 2008

13 12

20% 16% 12%

11 8% 10 9 1988 1992 1996 2000 2004 2008 4% 0% UE27 Francia Grecia Italia Spagna

PIL Viaggi e Turismo Occupazione Viaggi e Turismo


Fonte: WTTC

Impatto diretto e indiretto sul PIL Impatto diretto sul PIL

LItalia sta cogliendo solo in parte le notevoli opportunit di crescita del settore, che presenta una domanda in accelerazione. Il grafico mostra che gli arrivi nel nostro Paese sono praticamente rimasti costanti tra il 2000 e il 2008, a fronte di una crescita mondiale in rialzo del 4% medio annuo. La quota di mercato dellItalia quindi in flessione: si attestata al 4,6% nel 2008 mentre era pari al 6% nel 2000. Occorre poi tenere presente che nel panorama internazionale stanno emergendo nuove destinazioni turistiche come il Medio Oriente (che registra un +15% in media annua tra il 2000 e il 2008, grazie soprattutto alle performance di Arabia Saudita ed Egitto) e larea dellAsia e Pacifico (+7%) soprattutto per merito di realt come Giappone, Malesia, India e Cina. Ma anche i nostri competitor pi vicini registrano performance positive: la Grecia ottiene un + 4,2% in media annua tra il 2000 e il 2008, la Spagna un + 2,5%. Gli scenari a livello internazionale prefigurano un settore in continua espansione con una domanda in crescita e in rapido cambiamento: cresceranno i flussi da Cina, Russia e India. Il flusso outbound dalla Cina nel 2008 ha superato i 35 milioni di turisti, il 6,2% circa della domanda mondiale. Il WTTC prevede che entro il 2010 i turisti cinesi all'estero supereranno i 50 milioni per arrivare a 100 milioni nel 2020.

Posizionamento dellItalia: quota di mercato arrivi e crescita arrivi


Variazione media annua arrivi 2000-2008
Turchia

18,0%

Egitto Arabia Saudita Malesia India

13,0%

Marocco Giappone Croatia 8,0% Sud Africa Argentina Tailandia N. Zelanda Rep. Ceca Tunisia Germania 3,0% Cuba Corea Grecia UK Australia Messico Olanda Portogallo

Cina

Italia

Spagna Stati Uniti

Francia

2,0%

Brasile

Canada

0,0%
Fonte: nostre elaborazioni su dati WTO

2,0%

4,0% 6,0% Quota arrivi 2008

8,0%

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Un ulteriore aspetto che connota positivamente il settore riguarda la sua tenuta nellattuale congiuntura economica: il turismo risulta reggere meglio di altri settori alla crisi economica, senza per esserne immune. Le condizioni di mercato, secondo le stime di UNWTO, hanno iniziato a deteriorarsi nella seconda met del 2008. LUNWTO prevede per il 2009 e 2010 che il turismo mondiale ristagni, registrando un declino del 2%. Questa flessione non riflette per una crisi strutturale del settore che ci si attende ritorni nel medio periodo a tassi di crescita sostenuti. La vacanza ormai un bene di largo consumo, se non un bisogno sociale, al quale non si rinuncia.

Stime Oxford Economic Forecast - WTTC

115

indice 2006 = 100

110 105 100 95 90

2006

2007 Viaggi di affari

2008

2009 Domanda turistica

2010

2011

2012

VA Viaggi e Turismo

Fonte: nostre elaborazioni su dati OEF-WTTC

Il settore turistico italiano alle prese con nodi strutturali simili a quelli delleconomia nazionale nel suo complesso e dellindustria in modo particolare: nanismo delle imprese (il primo tour operator italiano fattura meno del 4% del primo operatore europeo); scarsa valorizzazione dellenorme patrimonio culturale; insufficienti reti infrastrutturali; deboli politiche di promozione e frammentazione delle risorse disponibili. Tali nodi minano la competitivit del settore: lItalia si colloca infatti solo al 28 posto a livello internazionale nella classifica sulla competitivit sul turismo. La Germania invece terza, la Spagna sesta e ha guadagnato otto posizioni dal 2007, la Gran Bretagna undicesima e la Francia passa dalla dodicesima alla quarta posizione. Tra le criticit maggiori evidenziate dallindice di competitivit vi sono: la Competitivit di prezzo (130posto); la Sicurezza percepita dai turisti stranieri (82 posto); la qualit delle Politiche e regolamentazioni (71posto); le Infrastrutture di trasporto terrestre (40 posto). Eppure lItalia il primo paese al mondo per numero di siti inclusi nella lista dei Patrimoni dellumanit dellUnesco, con eccellenti Infrastrutture turistiche (terza in classifica per questa variabile) e ottiene ottimi voti per le Risorse Culturali (5 in classifica).

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Nel quadro generale, il Mezzogiorno mostra notevoli elementi di difficolt. Nonostante la grande ricchezza del patrimonio turistico, nelle regioni del Sud si riscontra una bassa capacit di tradurre le potenzialit in domanda effettiva. Diversi indicatori mettono bene in evidenza la situazione. Ne cito alcuni: 1. Elevata frammentazione dellofferta. La microimprenditorialit ha il vantaggio di offrire, a livello ricettivo, unesperienza in ogni angolo del Paese, ma implica enormi difficolt di investimento per la promozione turistica e per investimenti in tecnologia. 2. Difficile accessibilit. Nel Mezzogiorno, scarseggiano infrastrutture che permettano un raggiungimento agevole delle localit turistiche e questo limita lo sfruttamento delle potenzialit turistiche. 3. La percentuale degli arrivi stranieri bassa e in calo. Ci comporta una forte stagionalit del turismo al Sud. 4. Strategie imprenditoriali. Si puntato molto su strutture di enormi dimensioni, spesso finanziate con fondi europei, che hanno poi elevati costi di manutenzione non coperti dai bassi tassi di riempimento delle stanze nei periodi di bassa stagione. Poca attenzione si data ai nuovi prodotti turistici (itinerari culturali minori, itinerari enogastronomici, turismo del benessere, ecc.) e ci ha implicato una mancata ridefinizione delle logiche competitive del settore. Il Mezzogiorno richiede una spinta propulsiva in pi rispetto ad altre aree del paese per innescare quel circolo virtuoso che potrebbe portare allo sviluppo delleconomia locale fondato sulla risorsa turismo .

Numero viaggiatori stranieri per Regione di destinazione (var. 2004-08)


variazione 2004 - 2008
50% 40% 30% 20% 10% 0% 10% 20% 30%
V. AOSTA FRIULI VG AA VENETO LOMBARDIA UMBRIA MOLISE TRENTINO PIEMONTE TOSCANA LIGURIA MARCHE ABRUZZI EMILIA ROMAGNA CAMPANIA PUGLIA CALABRIA SICILIA LAZIO BASILICATA SARDEGNA

Fonte: Banca dItalia, UIC

Per sbloccare la situazione le leve su cui agire sono diverse. Fra i nodi pi rilevanti vi quello relativo al ruolo che le istituzioni devono svolgere per conseguire un sistema di promozione efficiente ed efficace. Le politiche pubbliche turistiche sono il frutto dellazione di un reticolo di soggetti pubblici e privati dotati di risorse quantitativamente e qualitativamente diverse. Lorganizzazione pubblica del sistema di promozione del turismo profondamente mutata negli ultimi anni: nel 2001 la riforma del Titolo V della Costituzione definisce il turismo come settore di competenza esclusiva delle Regioni. Questo ha portato a comportamenti competitivi tra le diverse regioni e a unorganizzazione pubblica in materia molto frammentata. Il settore ha sofferto di una confusione istituzionale aggravata dalla presenza di una

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molteplicit di regie regionali e localistiche. Nella struttura della governance del turismo il coordinamento risultato molto debole. Ogni amministrazione ha seguito la sua strada e adottato (chi pi chi meno) le azioni ritenute pi opportune. Ma in questo modo non si fatta squadra, non si sono create auspicabili sinergie. Ha senso che una singola provincia, scarsamente nota ai turisti stranieri, partecipi a una fiera allestero o ha pi senso una partecipazione congiunta di territori simili? Per favorire il coordinamento e ridurre le istanze localistiche da poco nato, accanto allEnte Nazionale del Turismo (ENIT), il Ministero del Turismo, che era stato soppresso nel 1993. un passo importante ma necessario anche stabilire in modo chiaro le funzioni, le responsabilit e fornire agli attori le risorse necessarie per perseguirli. Mi preme infine, su questo punto, segnalare che il tema quello del coordinamento ma anche quello delle risorse a disposizione. Un ulteriore punto di debolezza identificabile nella frammentazione dellofferta. Lo scenario competitivo del settore alberghiero italiano, per motivi storici e strutturali, continua a essere molto frammentato: le catene alberghiere in Italia costituiscono solo il 4% del totale, contro una media UE del 20%. La loro dimensione media (campione Associazione Italiana Catene Alberghiere - AICA) ridotta: 157 camere per ogni struttura, mediamente classificate nelle fasce 4 e 5 stelle. La frammentazione dellofferta comporta maggiori difficolt di riempimento delle strutture ricettive. Per le regioni europee ad elevata vocazione turistica, il tasso di riempimento pi alto se la dimensione media degli alberghi maggiore. Le modeste dimensioni hanno un impatto negativo su investimenti e marketing. Un altro problema strutturale dato poi da prezzi relativi elevati. Una delle ipotesi per stimolare una diminuzione dei prezzi relativi e incentivare il turismo la possibilit di ridurre lIVA. E poi veniamo al tema che , a nostro avviso, cruciale per lo sviluppo dellofferta turistica, e in generale per il Paese, quello delle infrastrutture nella duplice veste di infrastrutture di trasporto per laccesso alle destinazioni turistiche e delle infrastrutture per la fruibilit dei territori. Laccesso ai siti turistici deve avvenire in modo adeguato, in termini di tempi e di costi, e la qualit dei servizi di trasporto deve mantenersi a un livello soddisfacente, anche nei periodi di massima affluenza. In Italia, lautomobile il mezzo di trasporto preferito anche per i viaggi turistici e assorbe oltre il 70% dei flussi turistici, mentre il treno poco utilizzato. Nonostante questa specificit, la rete autostradale cresciuta poco, quasi per niente, negli ultimi 30 anni a differenza di quanto accaduto in Francia e Spagna. Inoltre, sono mancati anche investimenti nel comparto ferroviario, che avrebbero potuto spostare parte della domanda da gomma a ferro. Non intendo soffermarmi in questa sede sulle ragioni dei nostri ritardi avendo dedicato ampio spazio a tali argomenti nel Convegno del 2008. Mi preme solo ricordare che i ritardi nella realizzazione delle infrastrutture possono essere ricondotti alla scarsit di risorse pubbliche disponibili, ai tempi di assegnazione e realizzazione delle opere, alle difficolt a gestire rapporti pubblico-privati e alla presenza di distorsioni nei costi di realizzazione. Non quindi solo una questione finanziaria. A prescindere dalle cause, il risultato sotto gli occhi di tutti: tempi di percorrenza elevati, fortissima congestione della rete stradale e autostradale e problemi di inquinamento sempre pi importanti. Tale situazione ha un impatto negativo anche sul turismo e sullattrattivit dei territori posto che la scelta della meta turistica legata anche ai costi e i tempi necessari per raggiungere la meta stessa.

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Nella ricerca stata svolta unanalisi sulla dotazione di infrastrutture con un confronto tra regioni italiane ed europee a vocazione turistica. Al fine di effettuare paragoni sensati si condotta unanalisi cluster che ha considerato 3 variabili: flussi turistici, dimensione e PIL pro-capite. Si cos giunti a classificare le regioni europee in 5 macrogruppi, di cui 3 a vocazione turistica. Nei grafici, riportata la dotazione di autostrade e ferrovie dei gruppi a vocazione turistica (cluster 4 e 5): appartengono al cluster 4 Regioni mediamente grandi e con un PIL pro-capite e un flusso di arrivi turistici superiori alla media (Lazio e Lombardia per LItalia); nel cluster 5 troviamo Regioni mediamente piccole e con una ricchezza di poco inferiore alla media, ma con una spiccata vocazione turistica (Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria).

La dotazione di autostrade
Cluster 4 Cluster 5

25 20 15 10 5 0

8 7 6 5 4 3 2 1
Lombardia Lazio media cluster 4 senza Italia

0
Liguria Veneto Emilia Romgna Toscana Umbria media cluster 5 senza Italia

Km per milione di abitanti (scala di sx)

Km per superficie territoriale (1.000 kmq) (scala di dx)

La dotazione di ferrovie
Cluster 4 Cluster 5

18 60 50 40 30 20 10 0
Lombardia Lazio media cluster 4 senza Italia

16 14 12 10 8 6 4 2 0
Liguria Veneto Emilia Toscana Romgna Umbria media cluster 5 senza Italia

Km per milione di abitanti (scala di sx)


Fonte: nostre elaborazioni su dati Eurostat

Km per superficie territoriale (1.000 kmq) (scala di dx)

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Il gap infrastrutturale delle Regioni turistiche italiane considerevole rispetto ad altre Regioni europee simili. I risultati sono inequivocabili: il ritardo dellItalia non contraddistingue solo le regioni del Mezzogiorno ma anche le regioni pi ricche del Centro-Nord. Le infrastrutture di trasporto garantiscono e permettono laccesso alle destinazioni, ma in alcuni casi il legame tra sviluppo turistico di un territorio, dotazione infrastrutturale e modalit di trasporto ancora pi forte. Sono le stesse infrastrutture e i sistemi di trasporto a creare nuova domanda. LAlta Velocit rappresenta un importante elemento per lattrattivit turistica di un territorio, posto che in grado di generare un incremento degli spostamenti e quindi un aumento dellattrattivit dei territori. Le compagnie low-cost hanno reso il trasporto aereo una commodity alla portata di tutti. La diffusione di tali voli ha generato una significativa domanda aggiuntiva: il 42% del totale dei passeggeri del settore non avrebbe volato in assenza di compagnie di questo tipo. Si tratta di una domanda che ha favorito lincremento dei flussi turistici verso nuove destinazioni e che ha incentivato in misura notevole il fenomeno dei City and Short Break. I collegamenti low-cost, pur ricevendo un notevole impulso nel Mezzogiorno, coprono un ruolo rilevante prevalentemente sulle tratte interne, mentre hanno dato una spinta meno decisa ai turisti provenienti dallestero. Le infrastrutture non rappresentano solo la porta di accesso al territorio, ma in alcuni casi ne permettono la fruibilit. questo il caso dei porti turistici e dei terminal crociere che possono costituire un nodo strategico per lo sviluppo del territorio su cui insistono. Lo sviluppo della portualit turistica rappresenta unimportante opportunit in termini economici per lintera economia del Paese, sia a monte che a valle, anche grazie alla consolidata tradizione della nostra cantieristica navale. Nel complesso, il turismo nautico e il business delle crociere generano circa 11,5 miliardi di euro lanno sia direttamente che attraverso lindotto a questi riconducibile. Gli spazi di crescita risultano considerevoli, posto che per entrambi i settori esistono importanti bacini di domanda ampiamente non soddisfatta, ma, per il pieno sviluppo di tali business, cruciale il parallelo sviluppo delle infrastrutture portuali. In assenza di un ampliamento della dotazione infrastrutturale, il mercato non potr espandersi ulteriormente e si perderanno i potenziali benefici riconducibili ai turismi legati al mare (diporto e crociere), che in generale mostrano un elevato moltiplicatore del reddito e una bassa stagionalit. Per quanto riguarda i porti turistici, la posizione italiana risulta di parziale svantaggio rispetto ai paesi pi prossimi: nonostante gli sviluppi realizzati negli ultimi anni, lofferta ancora inferiore alla domanda, peraltro ben al di sotto del suo potenziale.

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La disponibilit di posti barca in Europa


Paese Parco nautico
105.000 725.935 615.585 463.019 753.000 241.000

Marine e porticcioli
123 376 105 500 1.000 ND

Ormeggi

Unit da diporto per ormeggio


7,6 3,2 4,8 2,1 3,8 2,3

N. abitanti per posto barca


324,3 267,9 453,0 271,1 45,0 398,1

Posti barca per km di costa


2,39 40,73 14,89 18,00 62,50 13,55

Croazia Francia Italia UK Svezia Spagna

13.878 224.000 128.042 225.000 200.000 103.000

Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA, 2008

Gli ultimi dati disponibili ci dicono che in Italia su ogni posto barca gravitano 4,8 imbarcazioni; tale livello decisamente pi basso nei paesi vicini (in Francia 3,2; in Gran Bretagna 2,1; in Spagna 2,3). Un altro indicatore che consente il confronto si riferisce al numero di posti barca per km di costa: in Italia per ogni km di costa vi sono meno di 15 posti, in Francia 40. Con riferimento alla domanda potenziale, lindicatore riferito al numero di residenti per posti barca conferma la sottodotazione del nostro Paese. Ladeguatezza dellinfrastruttura legata anche alla qualit dei servizi offerti e su questo fronte il ritardo notevole: l83% degli utilizzatori dichiara di valutare migliori le strutture estere rispetto a quelle italiane. Un ulteriore elemento dato dai prezzi che risultano in media superiori a quelli dei principali competitors sia per gli ormeggi annuali che per quelli di transito. Il turismo crocieristico sta registrando un andamento in continuo e rapido sviluppo, con un aumento del numero di passeggeri che lo porta a essere uno dei settori turistici con maggior crescita. Nel 2008, poco meno di 5 milioni di turisti sono transitati nei porti italiani e lItalia si configura come la prima destinazione crocieristica del Mediterraneo. Il porto italiano con il maggior numero di crocieristi quello di Civitavecchia (1,6 mln di turisti imbarcati) che tra il 2000 e il 2007 ha realizzato una crescita media annua del 43,5%, passando da poco meno di 400 mila a pi di un milione e mezzo di passeggeri. Per il totale dei porti italiani si ha comunque una crescita del 28,6%. Negli ultimi anni si assistito a una crescente strategicit dei porti: il porto diventa uno degli strumenti che rende vendibile e appetibile la crociera, una delle leve che le compagnie di crociera possono utilizzare per offrire servizi a terra adeguati e per convogliare flussi di domanda. La crucialit dellinfrastruttura portuale ha determinato un crescente interesse dei cruise operator per il settore e un crescente ruolo di tali soggetti nella definizione e nella predisposizione degli investimenti. Per concludere, il turismo resta un settore chiave per il rilancio delleconomia italiana: una gestione efficiente del nostro patrimonio paesaggistico, culturale e storico potrebbe avere effetti rilevanti sulla ricchezza e loccupazione. Ma per il rilancio del turismo necessario affrontare i nodi strutturali che ne hanno ostacolato lo sviluppo. Pi che ragioni di tipo internazionale sul fronte della domanda, sicuramente hanno inciso fattori di carattere nazionale dal lato dellofferta. Migliorare le condizioni di accesso alle destinazioni un pre-requisito: senza viaggio non c turismo. Le reti infrastrutturali scoraggiano e rallentano i trasferimenti dei turisti nazionali e stranieri. Il gap nelle infrastrutture di trasporto penalizza tutte le nostre regioni e per colmare tale gap il ruolo del finanziamento privato potr e dovr continuare a essere rilevante ma devono essere superate alcune criticit. Le politiche di promozione sono deboli e frammentate e spesso le risorse a disposizione sono scarse. Su questi aspetti necessario intervenire chiarendo ruoli e com-

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piti di ognuno. Credo anche che a differenza di altri Paesi non dobbiamo inventarci nulla per far crescere di pi il nostro Paese: dobbiamo solo impegnarci diversamente, rafforzare lazione di coordinamento e al solo scopo di gestire meglio le cose far finta di dimenticarci che siamo il Paese pi bello del mondo. Grazie.

Chairman
Grazie. Ascoltiamo ora la relazione dellAmministratore Delegato e Direttore Generale di Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo, Dott. Mario Ciaccia.

Mario CIACCIA
Condividiamo tutti le considerazioni sulla ricchezza del patrimonio culturale ed ambientale italiano e sulle grandi opportunit che esso offre per il turismo e per tutta leconomia italiana. Eppure la competitivit del settore turistico italiano non cresce abbastanza: la nostra quota di mercato sul Mondo scesa al 5%. Non mio compito soffermarmi sulle cause di questo evidente paradosso ma non posso esimermi dal considerare che la perdita di un valore tradizionale e la mancata cattura del nuovo valore aggiuntivo dato dal turismo moderno non solo rischia di tagliare fuori dallEuropa e dal Mondo il turismo italiano, ma di privare il Paese di un incubatore e di un forte acceleratore per la ripresa e lo sviluppo. Secondo la stima riportata nel Documento di Programmazione Economico Finanziaria 2010 - 2013, in particolare nellAllegato Contributo dei Ministeri, il valore aggiunto arrecato al PIL dalleconomia turistica allargata supera i 133 miliardi. Da comunicati stampa seguiti alla conferenza del 3 giugno sul Pacchetto Italia Turismo risulta anche la volont di conseguire a fine legislatura il raddoppio della percentuale rappresentata dal turismo sul Pil (dal 10% al 20%). In tale prospettiva si verrebbero a creare oltre 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Dal punto di vista istituzionale fin troppo palese come lattuale quadro normativo renda difficile un disegno strategico unitario. Vi dispersione di risorse. Le Regioni assumono iniziative autonome a livello internazionale. Passa cos in secondo piano lesigenza di salvaguardare e potenziare limmagine complessiva del Paese. Si rischia inoltre di impoverire la miniera doro del made in Italy e di incenerire il fiore allocchiello costituito dalle nostre piccole e medie imprese. Al contrario, il nostro Paese e le sue filiali allestero dovrebbero trasformarsi in una grande fiera espositiva del made in Italy per calamitare il turismo ed il commercio internazionale. La mancanza di una visione di insieme che fissi le priorit da conseguire ha inciso negativamente anche sul coinvolgimento dei privati e delle imprese nelle innumerevoli attivit legate al turismo. unottica miope quella che tiene separate le politiche settoriali pi o meno direttamente connesse con il turismo e che riguardano, a solo titolo esemplificativo, non solo le grandi infrastrutture e quelle leggere pi vicine alle attivit turistiche, come gli alberghi e i ristoranti, le piattaforme logistiche per i collegamenti con le localit turistiche, i parcheggi, ma anche lindustria, il settore manifatturiero con tutte le sue filiere, il commercio, lartigianato, lagricoltura, i prodotti

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tipici e le reti di servizi intorno agli impianti sportivi. Senza ovviamente dimenticare la green economy, la valorizzazione delle aree protette e la messa in sicurezza del territorio per evitare le catastrofi naturali. Le politiche separate, quando ci sono state, hanno fatto mancare quellhabitat di cui hanno bisogno sul territorio le numerose tipologie di imprese per nascere, lavorare in piena tranquillit e sviluppare attivit anche indirettamente connesse con il turismo attraverso piani fattibili e finanziabili. Una prova data dalle forti criticit che ha incontrato la gran parte dei sistemi turistici locali (cd. SLOT) che, com noto, secondo la legge quadro sul turismo, debbono essere volti ad identificare contesti turistici caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche. Ci che doveva essere un principio di integrazione a sistema si tradotto in una sovrapposizione di competenze. Inoltre, proprio per le logiche esclusivamente territoriali, in poche realt si possono riscontrare SLOT che abbiano superato la fase di avvio. La crescita irrealizzabile in carenza di infrastrutture. La distanza con le economie avanzate europee lampante soprattutto nel settore dei trasporti via terra, nel quale ad una anacronistica preferenza per il trasporto su gomma fa fronte la congestione della rete autostradale ed il ritardo nello sviluppo della rete ferroviaria. Lunico paese che presenta una situazione simile allItalia nei trasporti via terra il Regno Unito, che per supera di gran lunga il nostro Paese nella dotazione aeroportuale. Pur essendo il tasso di congestione della rete autostradale particolarmente elevato, la rete autostradale italiana si sviluppata dal 1980 solo del 10 per cento, mentre in Francia pi che raddoppiata e in Spagna quintuplicata. La rete ferroviaria poi poco estesa, con 285 km per milione di abitanti, contro i pi di 400 di Francia e Germania. Negativo anche il confronto con gli altri paesi dove sono state realizzate linee ferroviarie ad alta velocit; queste in Italia sono un terzo rispetto alle linee spagnole. Senza contare, poi, la cronica insufficienza dei porti. La preferenza delluso del mezzo aereo ha spostato poi anche le aspettative del turista moderno in ordine al trasporto ferroviario ad alta velocit, ancora poco adeguatamente sviluppato, ed ai collegamenti con gli aeroporti, che in genere lasciano molto a desiderare. In Italia, infatti, lassenza di pianificazione ha generato nellultimo decennio una crescita disordinata del trasporto aereo che ha consentito il fiorire di iniziative legate a interessi localizzati. Se consideriamo infatti il traffico passeggeri, su 40 aeroporti, il 90% del traffico si concentra in 14 scali. In una visione sistemica, non vengono poi in evidenza soltanto i grandi progetti infrastrutturali ed i corridoi internazionali, ma anche le strutture leggere, come gli svincoli, i piccoli collegamenti finali ed i parcheggi. Queste strutture, solo apparentemente marginali, molto spesso servono a ridurre tempi di percorso superiori alla durata del volo aereo. Ci detto, sarei soddisfatto se in un quinquennio riuscissimo ad aggiungere almeno la met dellattuale apporto recato dal turismo al PIL (attualmente, oltre 133 miliardi per anno secondo il DPEF) e, cio un ulteriore valore aggiunto pari a circa 66 miliardi per ciascun anno. Per conseguire questo obiettivo - entro un arco ragionevole di tempo, che potrebbe essere appunto un quinquennio - occorre a mio avviso stimolare unattivazione di risorse pari a circa 30,4 miliardi di euro per ciascun anno. Ho fatto questa stima tenendo conto soprattutto del meccanismo moltiplicatore che possono generare gli investimenti nel settore secondo parametri predisposti da studi attendibili (4 volte un euro per il turismo culturale, il cui apporto pari al 33% dellintero settore, e 1,77 volte un euro per il turismo in generale). Lattivazione di risorse per 30,4 miliardi riguarda per 25 miliardi il turismo in gene-

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rale e per 5,4 miliardi lo sviluppo delle attivit legate al turismo culturale. Si tratta indubbiamente di una cifra di tutto rispetto. Tuttavia, ritengo che proprio per lenorme potenziale del nostro turismo, se si riesce a sviluppare un volano di avvio e di potenziamento delle imprese del settore con un modello efficace dintervento, al quale sto pensando e che passo subito ad illustrare, si potrebbe finalmente mettere in marcia il motore di crescita costituito dal turismo. Mi rendo anche conto che sui 30,4 miliardi annui la parte di spesa pubblica nel suo complesso (Stato, Autonomie, Enti pubblici, Settore allargato) non pu superare gli spazi della manovra. Daltro canto, la spesa dovrebbe essere sufficiente a far scoccare la scintilla del motore di avvio. Stimerei, pertanto, ma per grandissime linee, anche perch non abbiamo statistiche univoche di riferimento sulla spesa pubblica del settore delleconomia turistica allargata, un impegno ulteriore della parte pubblica almeno pari a 6 miliardi annui, a decrescere nel quinquennio. Questa cifra potrebbe essere in parte coperta con una razionalizzazione della spesa del settore che, anche nello svolgimento delle funzioni di coordinamento della finanza pubblica, potrebbe generare un recupero di circa 2 miliardi. Per la restante parte, gi il piano aggiornato delle opere strategiche prevede una nutrita serie di interventi, quali, a solo titolo esemplificativo, i collegamenti di secondo livello (7 miliardi) e il completamento delle metropolitane (6 miliardi), funzionali anche al settore del turismo. Pur a prescindere da tali destinazioni, riterrei che anche ad un tale impegno si possa far fronte razionalizzando la spesa. Penso al solo risparmio per circa 15 miliardi annui che si potrebbe fare razionalizzando la spesa per lavori del genio civile sul territorio, che attualmente in gran parte effettuata in base a criteri localistici, con un importo che supera di gran lunga quanto si riesce ad erogare per le grandi infrastrutture e che potrebbe essere in parte utilizzato per nuove strutture coordinate per il turismo, con un risparmio di almeno 3 miliardi. Resterebbe cos da coprire una spesa pubblica residua per dare unulteriore spinta al lancio del turismo pari a un miliardo di euro per ciascun anno. Un progressivo e positivo sviluppo del sistema nellarco del quinquennio potrebbe consentire una consequenziale riduzione della spesa pubblica, in corrispondenza con laumento - altrettanto progressivo - del livello di fiducia, interazione e disponibilit ad operare da parte dei privati in unottica non isolata ed egoistica, ma in una visione dassieme che giova a tutti. Per una razionalizzazione della spesa pu essere di grande ausilio un federalismo sano, tale da consentire attraverso il turismo un decisivo apporto alla ripresa. Per converso, il motore della crescita costituito dal turismo pu rendere pi forte e solidale il federalismo. Un decentramento delle funzioni, accompagnato da unadeguata autonomia finanziaria, in grado di contribuire, in una visione d'assieme con il centro, ad una razionalizzazione del sistema. Da oneri per lutente-cittadino i beni culturali e lambiente potrebbero divenire in tal modo moltiplicatori di ricchezza per il Paese. Senza dire che in una visione responsabile e dassieme, le spese per lambiente e la messa in sicurezza del territorio finirebbero di essere considerate dagli amministratori locali un peso non visibile politicamente. Un federalismo ben costruito pu evitare ingenti danni, assemblando, anzich dividendo, i vari pezzi del territorio del Nord, del Centro e del Sud. Il disastro sarebbe particolarmente grave per il nostro Mezzogiorno, che ha bisogno di un deciso ausilio per tradurre il forte potenziale di attrattiva turistica di cui ricco in prodotti concretamente validi per leconomia dellindustria turistica. Il Sud devessere coinvolto appieno in una visione sistemica, in modo da attrarre i capitali di rischio ed invogliare il manifatturiero a trasferirvi le proprie capacit imprenditoriali. Il Mezzogiorno gi dispone delle risorse per affrontare con successo questa grande

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sfida. Ha inoltre capacit imprenditoriali che vanno esprimendo soluzioni innovative, per catturare anche le nuove opportunit che offre il turismo internazionale. Sinora abbiamo segnalato gli inconvenienti ed i costi di unItalia che ferma, come un ciclista al velodromo, in un precario surclass tra Stato e Regioni, rischiando di avvitarsi nella recessione. In questo quadro, nessuno investe pi sul turismo. perci che, in positivo, farei ancora unesercitazione, proponendo una sorta di modello, che chiamerei ambiziosamente Proposta Paese per il turismo. Partirei dal principio contenuto nella legge quadro sul turismo in ordine ai sistemi turistici locali, che mi pare molto valido e da salvaguardare, superando le criticit che ne hanno decretato il fallimento. Il punto di forza di questa legge sta infatti nel favorire una logica di sistema territoriale su scala ampia, regionale e sovra-regionale, nella quale una forte collaborazione pubblico/privato sia il motore dello sviluppo complessivo di un territorio. Altro passaggio fondamentale della legge che la leva potenziale non investe solo le risorse turistiche, culturali e ambientali, ma anche tutte le forze economiche e produttive del territorio. Una rivitalizzazione degli SLOT non pu che passare, a mio avviso, per opportune intese con le Regioni. Le chiavi per operare sono date dal sistema di finanziamento e dalla possibilit che soggetti promotori siano anche imprese private. Sotto il primo profilo, il finanziamento statale, utilizzando anche fondi UE e BEI, dovrebbe essere portato a livelli tali da rendere fattibile la realizzazione di progetti di una determinata massa critica per i ritorni, abbandonando la cultura dei micro-progetti a pioggia, tanto criticata dallUnione Europea. Sotto il secondo profilo, sta sempre allo Stato centrale incentivare i privati nellassumere iniziative di rilievo per il turismo attraverso la partecipazione agli SLOT e, soprattutto, valutare eventuali agevolazioni fiscali, ad esempio per lIVA, o addirittura adottare politiche di free-tax, nella ragionevole previsione che ci che non entra oggi nelle casse dellErario, pu entrare in maggior misura domani se si consente il rilancio delleconomia. Massimo rilievo dovrebbe assumere la circostanza, sotto questo secondo profilo, che la filiera dei privati da coinvolgere deve rivestire la stessa ampiezza in cui spazia la forte trasversalit delleconomia turistica. Potranno essere quindi coinvolte non solo le imprese alberghiere, ma tutti i soggetti che operano nel campo della mobilit, come le compagnie aeree ed aeroportuali, del turismo culturale, del teatro, dello sport. In altri termini tutti quei soggetti che possono operare in ambiti per questo definibili come bacini del turismo e della cultura. Potremmo, quindi, in termini di integrazione a sistema, fare addirittura un passo avanti rispetto agli itinerari spagnoli che uniscono i famosi Paradores, e, cio, palazzi storici e monasteri convertiti in hotel di lusso, il cui successo sembra ancora limitato ai percorsi. In estrema sintesi, il modello che propongo in grado di generare una serie progressiva di processi virtuosi a catena. In particolare, deve: attrarre un capitale di rischio adeguato agli obiettivi; coinvolgere i soggetti forti che operano nella ricettivit e nella mobilit sul territorio; potenziare la capacit di innovazione e di sviluppo, gi dimostrata in altri settori dalle PMI distrettuali italiane; promuovere la nascita di nuove imprese, dando occupazione, specie nel Sud; sviluppare la crescita di filiere integrate, per garantire prodotti di qualit e, in particolare, utilizzare anche le potenzialit offerte dal mercato del merchandising museale;

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elevarsi dallambito localistico per passare alla fase di una sufficiente internazionalizzazione; conseguire il risultato finale di una logica di bacino e di sistema, oggi inesistente. Il modello, per come sarebbe ricostruibile attraverso le intese con le Regioni e nel rispetto della loro autonomia, per le caratteristiche di maggior rilievo che potrebbero assumere i progetti nel quadro dellintero territorio nazionale, ivi compreso il nuovo portale nazionale per il turismo, mi sembra anche idoneo a promuovere incisivi interventi di coordinamento sul piano nazionale da parte del Ministero, in un disegno di razionalizzazione, secondo linee strategiche generali, che tenga conto del ruolo di impulso e di indirizzo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questo contesto, alle banche assegnato un ruolo determinante, dalle grandi opere strategiche, alle infrastrutture leggere del turismo, dal prodotto turistico alle attivit connesse, come lartigianato. Le risorse private non mancano. Occorrono, per, come ripetiamo sempre, certezze sulle priorit e sulla quantificazione delle risorse, in modo che possano valutarsi i ritorni degli investimenti. Il coinvolgimento nel turismo delle imprese, comunque collegate, richiede massima attenzione. Limpegno del Gruppo Intesa Sanpaolo nei confronti delle imprese sul territorio, grandi e piccole, , come si visto, capillare ed in grado da fungere da forte collante nella realizzazione del sistema che si propone. Un accordo con Confindustria Nazionale prevede la messa a disposizione di un plafond di 5 miliardi; con Confcommercio per 3 miliardi e con Confartigianato per 3 miliardi. Tra le altre iniziative si iscrive inoltre il plafond di 600 milioni, che rientra nel protocollo dintesa firmato con il Ministero del Turismo, stanziato per le PMI che operano nel settore. C poi la recente partecipazione, per una prima tranche di 600 milioni, alla convenzione ABI-CDP per il finanziamento alle PMI. BIIS sta ponendo da tempo un tassello importante per la crescita del sistema infrastrutturale e logistico italiano, specie in tema di mobilit, con un coinvolgimento in progetti che ammontano ad oltre 30 miliardi di euro. BIIS, comunque, pronta a fare la sua parte e a sviluppare, nel prossimo triennio, ulteriori impieghi per almeno 3 miliardi di euro per interventi in infrastrutture dedicate al turismo. Sono certo, pertanto, che con le sinergie che gli italiani sanno sviluppare nellemergenza, sapremo cogliere le opportunit che pu darci il motore turismo. Voglio concludere dicendo che possiamo riprenderci il futuro in casa nostra, anche attraverso una politica del turismo che possa diventare strategia nazionale. Tutti noi, quindi, nel rispetto di responsabilit e di ruoli, dobbiamo concorrere nel favorire questa politica. Il patrimonio c, la volont di farcela pure. questo allora un appuntamento che non possiamo mancare nel dare una risposta al Paese e ai nostri giovani.

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Chairman
Dopo le prime tre relazioni, vorrei avviare con gli altri interlocutori un dibattito iniziando dal Ministro Fitto a cui chiedo se daccordo sul fatto che in tema di federalismo occorra modificare molte cose di quelle fatte fin qui e in che direzione ci si pu muovere.

Raffaele FITTO
Ritengo che il tema del federalismo vada sviluppato sui due livelli: da una parte il federalismo, per cos dire, istituzionale e quindi lanalisi di un percorso che ha visto lapprovazione del disegno di legge delega sul federalismo fiscale, e dallaltra vedo riflessioni pi specifiche, quali, ad esempio, quelle che riguardano il turismo o le infrastrutture. La modifica del Titolo V della Costituzione, rispetto al numero e al tipo di materie attribuite a legislazione concorrente o esclusiva fra Stato e Regioni, costituisce il cuore del problema. Un problema che riguarda quasi tutti i settori fondamentali delleconomia del nostro paese. Il federalismo fiscale potr portare dei risultati perch ha in s alcuni elementi che ritengo oggettivamente positivi: la responsabilizzazione dei pubblici amministratori innanzitutto ed il passaggio dalla cosiddetta spesa storica ai costi standard, cio a una quantificazione del costo delle prestazioni fondata su una valutazione reale. Questo porter a un miglioramento nellefficienza della spesa pubblica, cosa di cui nel nostro paese c, obiettivamente, forte bisogno. Ma voglio sottolineare anche altri aspetti, come quello della coesione sociale del paese, perch il testo approvato riequilibra fortemente, in linea di principio, le competenze e la possibilit stessa di intervenire in modo sostanziale sulle garanzie delle prestazioni essenziali in un paese che di fatto diviso in due. Lobiettivo del federalismo pu essere realizzato in quanto si riesce a riequilibrare in modo efficace il grande divario che esiste fra le due parti del paese, fra il nord e il sud. Ed il tema poi che intesse la riflessione critica e preoccupata di chi guarda al federalismo in forma non positiva. Credo che vadano posti in evidenza due aspetti. Il primo quello collegato alla modifica del Titolo V della Costituzione. Dobbiamo dire con molta chiarezza che nel 2001 si fatto un grosso errore: affidare alla competenza concorrente di Stato e Regioni un elenco di materie importantissime e decisive per la crescita e lo sviluppo economico, sulle quali noi abbiamo bisogno di tempi dazione molto pi rapidi di quelli di altri paesi. Ci siamo cos infilati in un contenzioso nel quale elevato il ricorso alla Corte Costituzionale. Come Ministro purtroppo ho il compito di portare allattenzione del Consiglio dei Ministri le leggi regionali che devono essere impugnate, ma il discorso analogo per le Regioni, nel senso che ci sono provvedimenti del Governo che alla luce dellattuale Costituzione intervengono, andando oltre le competenze spettanti al livello statale e quindi debordano sulle competenze costituzionali che, stando al Titolo V, sono assegnate a livello regionale. chiaro che qui c un problema di fondo che dobbiamo cercare di affrontare e risolvere non con una contrapposizione fra i differenti livelli di governo ma cercando, nella prospettiva di una modifica costituzionale, di trovare un ragionevole modus vivendi.

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Dobbiamo cercare di tenere insieme un rapporto fra Governo e Regioni che regga in modo unitario e istituzionale quelle che sono le questioni pi importanti sulle quali ci interroghiamo. Diversamente la soluzione quella del ricorso alla Corte Costituzionale e della incertezza per almeno un paio danni, in attesa di una sentenza e con il conseguente blocco di investimenti in molti settori. Non ci potr essere un imprenditore che immagini di investire in una Regione, in un settore, in attesa di sapere cosa la Corte Costituzionale due anni dopo dir rispetto a quella legge regionale o a quella legge nazionale. questo uno degli elementi fondamentali della questione. Il tema specifico sul quale ci confrontiamo un ambito nel quale questo aspetto del rapporto fra Stato e Regioni fondamentale e decisivo. Lo perch il Titolo V assegna la competenza alle Regioni e lo perch sbaglieremmo a ipotizzare una contrapposizione fra Stato e Regioni. Tra laltro va detto che ci sono Regioni che hanno interpretato e interpretano la competenza attribuitagli sul fronte del turismo in modo assolutamente efficace. Ci sono altre realt nelle quali invece lo scenario completamente differente e i risultati sono assolutamente sconfortanti. Buone pratiche e pratiche assai meno buone contribuiscono a delineare uno scenario non omogeneo.

Chairman
Ministro, ho visto che nel Mezzogiorno c una Regione in controtendenza, la Puglia, che la sua Regione. Vuole commentare questi dati?

Raffaele FITTO
La prima considerazione che faccio che quando il turismo resta chiuso in una logica di intervento settoriale si sulla strada sbagliata. Se invece ipotizziamo una politica che metta al centro il turismo come una delle opportunit fondamentali per il nostro Paese e quindi di conseguenza si pongono in essere delle politiche orizzontali (nel senso che gli interventi in diversi settori sono finalizzati a produrre quel risultato nellambito del settore del turismo) allora penso che facciamo uno sforzo utile che interviene in modo concreto su tutte le tematiche delle competenze alle quali abbiamo fatto riferimento. Cito solo un esempio, senza entrare nel merito ed esprimere un giudizio sullidea del piano di rilancio e lampliamento del settore edilizio. Questo ha generato esattamente il quadro che sto cercando di spiegare perch siamo intervenuti su una competenza, quella del governo del territorio, che non spetta allo Stato. Abbiamo dovuto costruire faticosamente, con senso di responsabilit, unintesa con le Regioni sulla base di alcuni aspetti indicati e abbiamo poi avviato la fase delle leggi regionali che dovevano attuare tutto quanto. Questo penso che sia il problema sul quale confrontarci, nel senso che emerge in modo molto chiaro come, anche con le difficolt della situazione esistente, ci pu essere, su settori fondamentali, la possibilit di praticare delle politiche di intervento adeguate rispetto alla possibilit di renderle operative in diversi settori, in diversi territori, attraverso quella responsabilizzazione delle classi dirigenti della quale si detto. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, i dati che emergono generano obiettivamente forte preoccupazione. una delle aree del Paese sicuramente con grandi attrattive e con grandissime

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potenzialit, ma una delle aree del Paese che non riesce a ottenere da questo settore i risultati auspicabili. C un primo problema a monte, che forse anche di carattere culturale, rispetto alla possibilit di valorizzare al meglio, con delle politiche mirate, questo settore. Un secondo punto quello relativo alle modalit di utilizzo delle risorse disponibili. Le Regioni del Sud - Regioni della convergenza a livello europeo - hanno importanti risorse a disposizione a questo fine e devono uscire dalla logica, lo dico anche alla luce di esperienze dirette, di una frammentazione della spesa, evitando di avere decine di obiettivi che non producono nessun risultato, ma puntando in modo specifico ad alcuni obiettivi. Il turismo una delle priorit in assoluto, se non la priorit, che queste Regioni devono indicare. Siamo in una condizione preoccupante, perch quando ci poniamo il tema delle risorse dobbiamo ricordare che un problema di carattere generale, per dobbiamo anche dirci che siamo a fine del 2009; la programmazione europea 2007/2013 partiva dal 1 gennaio del 2007 e in questo momento abbiamo percentuali di impegno di queste risorse per le quali le dita di una mano sarebbero gi troppe, e quindi mi sembra che siamo di fronte ad una situazione preoccupante. Penso che questo sia uno degli elementi fondamentali su cui agire per cercare di avviare la valorizzazione del patrimonio storico-culturale di un territorio, che uno degli elementi di fruizione principale per il turista. In altre parole, modificare, allargare e migliorare lofferta turistica. Un altro aspetto centrale la formazione professionale. Va evitato assolutamente lutilizzo delle risorse per la formazione in settori che non produrranno mai delle opportunit occupazionali, che magari sono pi finalizzati al formatore che al formato e cercando di individuare formule che hanno gi trovato un raccordo positivo fra politiche passive e attive del lavoro. Faccio queste considerazioni perch sono fondamentali rispetto a scelte che sono strategiche. Siamo alla vigilia, per quanto possa apparire lontano, di una data importante, il 2013, quando, in un modo o nellaltro, sar modificata la politica di intervento per le Regioni cosiddette della convergenza e quindi per le politiche di coesione sociale ed economica delle aree deboli. Lampliamento dellUnione Europea ci pone in una condizione di differenziazione, rischieremo di avere delle politiche di intervento molto pi efficaci e zone di maggiore attrattivit rispetto alle nostre in altre parti dEuropa e quindi su questo giochiamo una partita importante. La seconda questione che ritengo decisiva quella finalizzata a creare le condizioni perch ci sia quel raccordo operativo fra Governo e Regioni per utilizzare le risorse con queste finalit e per stabilire quelle priorit che sicuramente sul fronte delle infrastrutture e dellinnovazione sono decisive. Ho ascoltato molti riferimenti alle infrastrutture principali, fondamentali, alle grandi infrastrutture, per sappiamo che in un dato territorio, per fare un turismo adeguato e per renderlo appetibile uninfrastrutturazione necessaria anche quella medio-piccola. Pensare che un territorio abbia un livello chiuso del ciclo dei rifiuti integrato un valore aggiunto importante che si offre ad un operatore turistico e che quindi rende molto pi appetibile la fruizione di quel territorio. Se noi ipotizziamo, nellambito dei servizi che devono essere messi a disposizione di un contesto turistico, alcuni servizi medi che sono decisivi allinterno di queste politiche di intervento, individuiamo un altro passaggio importante. per questo che ritengo sia decisivo un intervento complessivo sullutilizzo delle risorse disponibili, per cercare di recuperare nel rapporto pubblico-privato e in sinergia uno dei passaggi fondamentali per porre maggiori strumenti a disposizione.

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Occorre evitare, questa una mia valutazione di carattere personale, la costruzione di strumenti che possano aprire un grande dibattito ma allontanare lefficacia delle politiche di intervento e cercare soprattutto nel Mezzogiorno di intervenire sulle questioni alle quali abbiamo fatto riferimento, e su questo cercare di individuare un percorso nel quale non ci sia contrasto fra le indicazioni di carattere generale, vedi la riforma in campo federalista del nostro paese, e le politiche specifiche di intervento. Va colto il momento fondamentale. Perch se stiamo vivendo una fase cos complessa, se stiamo per uscire, o intravediamo alcuni elementi di uscita da questa fase di crisi, dobbiamo cercare anche di individuare delle politiche che siano realistiche. La modifica del Titolo Quinto della Costituzione una modifica che ha bisogno di una doppia lettura parlamentare e quindi non ha tempi compatibili con le valutazioni che emergono da questo Rapporto o rispetto alle esigenze-urgenze che un settore oggi indica. Abbiamo bisogno di politiche di intervento che siano efficaci nellimmediato. I temi del rapporto fra i diversi livelli istituzionali, le priorit indicate allinterno di questo e la razionalizzazione del migliore utilizzo delle risorse disponibili sono un tema centrale e fondamentale. Faccio un ultimo riferimento per sollecitare lattenzione sugli strumenti. Non ci sono solamente risorse regionali o nazionali a disposizione, ma a livello europeo stato costruito uno strumento come il POIN il Programma Operativo Interregionale. Anche qui ci sono aspetti problematici perch un Programma che mette insieme le diverse Regioni, che ha fra le finalit fondamentali il turismo e che tiene dentro tutti quegli obiettivi che emergono da questo Rapporto. Ora si tratta di provare, nellambito della difficolt delle competenze, a costruire un percorso che possa mettere intorno a un tavolo la finalizzazione di queste risorse con politiche di maggiore efficacia. Su questo credo che si possano dare buone risposte agli argomenti che emergono da questo Rapporto e soprattutto ritengo che ci possa essere lopportunit di ottenere quel risultato di delineare, nellambito delle politiche di intervento, quel rilancio del Sistema Italia che, guardando in modo specifico alla dimensione istituzionale e strutturale, cio il federalismo, tenga dentro tutti gli aspetti pratici di attuazione, la tempistica e le modalit di realizzazione dalle infrastrutture alle politiche di intervento sul turismo. urgente, in questo momento, mettere intorno a un tavolo i diversi livelli istituzionali e cercare di svolgere una funzione di raccordo. E il rapporto fra Governo e Regioni, lo dico da Ministro competente, che un rapporto molto delicato ed un rapporto difficile che rischia spesso di sfociare in contrasti, penso che possa essere invece un elemento di tenuta fondamentale per raggiungere dei risultati. Lalternativa lo scontro, il litigio e quindi la paralisi, che ci allontana dagli obiettivi che dovremmo cogliere.

Chairman
Grazie Ministro. Vorrei ora coinvolgere il Dott. Lucio Stanca, Amministratore Delegato di Expo 2015, al quale vorrei chiedere innanzitutto come procede lorganizzazione di questo evento, che per quanto riguarda la capacit di attrazione turistica del paese, rappresenta sicuramente un biglietto da visita fondamentale. Ci sono state molte polemiche, si detto che si in ritardo, quindi mi piacerebbe che lei facesse il punto della situazione. E poi vorrei cogliere loccasione per cercare di capire insieme quale pu essere il livello di integrazione pubblico-privato su questi temi.

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Lucio STANCA
Il turismo un tema emblematico delle opportunit e delle sfide del nostro Paese. Il brand Italia fra i pi apprezzati nel mondo. In particolare, il lato soft del brand ampiamente riconosciuto: persone, cultura e bellezza dei luoghi, qualit dei prodotti, stile di vita, alimentazione. A fronte di tali aspetti positivi, lhardware dellItalia non ha, in generale, una buona reputazione: innovazione, infrastrutture materiali ed immateriali, servizi, capacit organizzativa, logistica e amministrativa. anche per questo che lattrattivit degli investimenti esteri rimane limitata. Esistono dunque potenzialit che rimangono inespresse, non producono valore. Il turismo un ambito dove questo gap evidente, come dimostra la sistematica perdita di posizioni verso paesi che sono divenuti in pochi anni nostri diretti concorrenti, come la Spagna, ma anche nei confronti di nuovi attori sulla scena del turismo internazionale come Croazia e Paesi del Golfo. Laccresciuta competizione mondiale, anche nel turismo, si realizza sempre pi fra sistemi-paese rispetto al confronto del passato fra territori di minore dimensione. LItalia ha perso terreno a causa anche di uninsufficiente strategia nazionale, non in linea con globalizzazione e con la nuova conseguente mobilit del turismo. Dal lato istituzionale assistiamo a una carenza di cooperazione fra i vari livelli di governo. Abbiamo diverse politiche turistiche locali e regionali, ognuna espressione della specificit del proprio territorio. Occorre moltiplicare il valore delle singole iniziative attraverso una strategia comune e condivisa. Daltra parte anche la nostra offerta non si adeguata, perch oggi non si parla pi di turismo ma di turismi: culturale, nautico, congressuale, religioso, enogastronomico, lagriturismo, solo per citarne alcuni. Occorre avere una capacit di marketing e di offerta differenziata per questi differenti segmenti del mercato turistico, anche se in parte possono essere fra loro correlati o sovrapposti. In definitiva: non abbiamo pi unofferta adeguata al mercato. Lo conferma, ad esempio, lassenza in Italia a differenza dei suoi principali concorrenti di un portale nazionale in Rete di promozione turistica, in un mondo in cui tale voce costituisce il maggiore valore delle-commerce. Questa infrastruttura immateriale consentirebbe anche di porre in modo nuovo il rapporto tra turismo come risorsa locale e necessit di coordinamento e impulso a livello nazionale. Si integrerebbero, attraverso la Rete, le necessit di soggetti diversi, senza influenzarne lautonomia. Si renderebbe il sistema pi efficiente, pi competitivo, dando visibilit a livello mondiale al nostro patrimonio ed ai servizi collegati. Ho utilizzato la parola marketing non a caso, perch questa una risorsa propulsiva di Expo 2015. Occorre infatti un grande impegno di comunicazione e promozione per far conoscere lofferta, la value proposition, di questo evento, inclusi gli aspetti infrastrutturali e turistici, che sono il tema dellodierno convegno. Due anni fa, nel settembre 2007, Milano presentava la candidatura ad ospitare lEsposizione Universale del 2015. Lassegnazione di Expo, a seguito di unaccesa competizione internazionale, costituisce una grande opportunit per lItalia: si tratta infatti di unoccasione unica, non solo per Milano e la Lombardia, ma per il Paese. Come definito dal Decreto Legge che ne inquadra la governance, Expo un grande evento di interesse nazionale. In questa prospettiva si misura la nostra capacit di fare sistema e di esprimere quella coesione nazionale che stata una risorsa fondamentale per lassegnazione di Expo allItalia. I grandi eventi come le Esposizioni Universali, i Giochi Olimpici o le grandi competizioni sportive come i Mondiali di Calcio, sono eccezionali occasioni di marketing territoriale per un Paese, veicolo di promozione della sua immagine, del

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turismo, volano per lattrazione di investimenti. I grandi eventi sono occasioni per riorientare in modo innovativo la pianificazione urbanistica, produttiva, culturale e sociale del territorio e del Paese dove si svolgono. I risultati conseguiti dalla Spagna in questo ambito sono esemplari. In soli quindici anni questo Paese ha realizzato un numero di grandi eventi che hanno dato un impulso notevole alla sua immagine e alla sua attrattivit: lEsposizione Universale a Siviglia ed i Giochi OIimpici a Barcellona nel 1992, lEsposizione Internazionale a Saragozza nel 2008, lAmericas Cup a Valencia nel 2007. Infine Madrid che, persa la competizione con Rio de Janeiro, sar certamente un concorrente agguerrito per la citt candidata italiana ad ospitare le Olimpiadi del 2020. Proprio a Madrid, nello scorso mese di giugno, ho partecipato alla conferenza internazionale Cities and Global Events che ha evidenziato le ricadute, sotto il profilo del marketing territoriale, che si realizzano attraverso i grandi eventi. Anche Expo 2015 pu essere quindi definita una metafora di ci che sar lItalia del futuro. Non dobbiamo assolutamente perdere di vista la potenzialit di questo evento, sicuramente straordinario e unico, e per certi versi irripetibile: lultima Esposizione Universale che abbiamo avuto si infatti tenuta cento anni fa, nel 1906, a Milano. Si consideri, inoltre, che lEsposizione Universale ha una durata di sei mesi contro i diciotto giorni di unOlimpiade e su temi che, non limitandosi a eventi sportivi, seppur importanti, hanno una attualit e rilevanza che riguardano il futuro dellintera umanit. LExpo una grande sfida organizzativa. Direi che la prima sfida dellExpo la sua governance, la capacit di collegare risorse a obiettivi in modo efficace ed efficiente. Si tratta di far funzionare lorganizzazione di Expo come un sistema. Un sistema multidimensionale con molte interazioni, pi livelli di governo (dal governo nazionale, ai governi locali, alla dimensione internazionale), pi attori pubblici e privati, che coinvolge, tra laltro, la finanza, la comunicazione, i rappresentanti della societ civile, le associazioni dimpresa, il non-profit, il mondo della scienza e del sapere. LExpo 2015 non una mostra, non una fiera, ma un grande progetto di relazioni internazionali, che promuove valore sociale, oltre che economico, intorno al tema centrale dellalimentazione che da sempre ha accompagnato la nostra storia. Sar un evento che segner una grande discontinuit con le esposizioni universali del passato ed ispirato a criteri completamente nuovi. Unoccasione per conoscere e valorizzare la tradizione e diversit della cultura agro-alimentare di tutti i popoli del mondo e per condividerne la ricchezza. I maggiori musei e teatri, non solo a Milano, ma in tutta lItalia, prepareranno manifestazioni uniche, legate al tema di Expo Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita. Il tema viene riproposto alla luce dei nuovi scenari globali, focalizzandosi sull'asse principale del diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutta lumanit. Questo titolo programmatico collegato anche alla grande sfida del nuovo millennio della sostenibilit ambientale. Si pu realizzare lExpo e interpretarla come una mostra. Se si realizza una mostra nellera di Internet, in cui gli oggetti si osservano meglio stando comodamente seduti a casa, questa ricetta destinata al fallimento. Le decine di milioni di visitatori attesi vivranno, invece, unesperienza e un percorso culturale straordinario che non possono essere comunicati o vissuti sui nuovi media con la stessa intensit. Per tale obiettivo, lExpo sar un luogo di sperimentazione e di incontro, in cui la nutrizione fisica si associa a quella intellettuale. La caratteristica di esperienza associata a questa Expo proiettata nel futuro, segna una discontinuit con le esposizioni del 900 e si interpreta anche nel percorso di avvicinamento allevento del 2015. Un percorso, gi avviato, che promuove eventi, riflessioni, progetti. Tanto pi tale percorso di avvicinamento sar ricco e ben orientato, tanto pi avranno forza sia lEsposizione che la sua positiva eredit. Il 2015 non deve esse-

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re infatti il nostro traguardo, ma solo lanno di riferimento per derivare un valore permanente da questa irripetibile occasione. Se Expo 2015 sar solo unoccasione espositiva, allora avr perso met del suo potenziale valore. Ecco perch dobbiamo avere una visione di lungo periodo: per lExpo, ma in particolare oltre lExpo. Si tratta di costruire intorno ad Expo un volano di opportunit per molti settori, come il turismo e le infrastrutture connesse, di sfruttare la forza del tema Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita per fare di Milano e dellItalia un centro di cooperazione e di riferimento internazionale in tale ambito. LUniversit Bocconi ha valutato che per Expo 2015 si genereranno 70 mila nuovi posti di lavoro, in parte costituiti da nuove professionalit, molte in ambito turistico. una delle eredit permanenti di Expo che occorre valorizzare quando sar terminato levento. Lattivit di formazione in campo turistico potr anche essere effettuata allestero con lobiettivo di far conoscere agli operatori stranieri di mercati emergenti lofferta turistica italiana La Camera di Commercio di Milano ha valutato in alcune decine di miliardi di euro il ritorno di questo investimento. LExpo infatti un investimento, e deve essere compreso in questa ottica, come occasione di marketing e promozione, come grande opportunit e palcoscenico universale per le eccellenze italiane: dal turismo al Made in Italy. evidente che Expo dovr essere al centro di una rete di percorsi turistici che interesseranno lintera Italia e che avranno nel 2015 un momento di importante verifica, in un Paese che diventa un sistema. In questa ottica di interscambio dei flussi turistici sono state avviate collaborazioni fra Milano e diversi comuni e centri turistici italiani. In questottica si legge il sostegno dato a Expo sin dalla candidatura di Milano dal Ministero del Turismo, ENIT e ASTOI (lAssociazione dei Tour Operators Italiani), solo per citare alcuni soggetti. Oltre cento fra i principali tour operators italiani e stranieri intendono attivare pacchetti turistici specificamente dedicati a questo evento. Lobiettivo duplice: rafforzare, attraverso Expo, il flusso di turisti (in particolare stranieri) in Italia, e promuovere destinazioni estere sul mercato italiano in un quadro di rafforzamento di relazioni con i paesi partecipanti a Expo. Se vogliamo unExpo memorabile, che sia contemporaneamente risorsa per il turismo italiano, dovremo promuovere idee innovative: che abbiano come risorsa anche la creativit dei giovani, di quella Generazione Expo che fra 6 anni avr una piena cittadinanza digitale e che affoller i padiglioni dellesposizione. Si tratta di una generazione che vorr interpretare e cogliere, attraverso tecnologie digitali innovative, lofferta turistica del nostro Paese. Nei fondi destinati alle infrastrutture di Expo 2015, 135 milioni di euro sono finalizzati allincremento della capacit ricettiva (specie per il turismo di fascia media ed economica e lhousing sociale). Uno dei sette tavoli attivati da Confindustria per la valorizzazione dellopportunit di Expo dedicato alla ricettivit, attrattivit e al turismo culturale. Sono in corso iniziative per raccordare sul tema di Expo le iniziative turistiche degli operatori del Centro-Sud con quelle del Nord Italia. La diplomazia italiana e la rete istituzionale di promozione allestero (ICE, Camera di Commercio, istituti fieristici) sono al lavoro per colmare ogni spazio di opportunit. Dobbiamo creare una rete di cooperazione a livello di turismo, con offerte non solo di soggiorno ma anche di contenuti, sollecitando motivazione e interesse, per assicurare che la consistenza e mobilit dei flussi turistici in Italia possa realizzare un beneficio per tutti gli operatori e per limmagine del nostro Paese. Expo richiede mobilit di merci, persone e informazioni. Per assicurare una pieno successo e fruibilit di Expo 2015, sono pertanto in corso iniziative importanti, destinate a realizzare le infrastrutture connesse a tale evento (infrastrutture non di responsabilit diretta della societ Expo 2015 S.p.A.). Si tratta, in particolare, di infrastrutture di trasporto di vitale importanza per il Nord dellItalia. Un

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grande evento come questo costituisce, dunque, una opportunit per dare tempi certi alla realizzazione di infrastrutture che attendono da decenni di essere realizzate. Parlo di Bre.Be.Mi, Pedemontana, Tangenziale Est Esterna di Milano, Linee metropolitane M4 e M5 di Milano, del potenziamento della ferrovia Rho-Gallarate, solo per citare dei cantieri, alcuni dei quali gi avviati. Queste infrastrutture sono un lascito importante per il Paese e contribuiscono a superare quella che stata definita la questione settentrionale, di Regioni con tassi di sviluppo fra i pi alti dEuropa, ma con gravi limiti di crescita causati dal deficit di infrastrutture. La Lombardia , ad esempio, un territorio che ha una ridotta rete stradale se rapportata alla popolazione. LItalia ha bisogno di grandi eventi perch sono sfide che ci impegnano verso importanti innovazioni in tempi certi. Concordo con Mario Monti che ha recentemente affermato che nella vita pubblica italiana le scadenze hanno sempre avuto un grande valore. Concentrano gli sforzi, spingono allazione. Ma lunica data che ricorre, ogni tanto, nel dibattito pubblico italiano il 2015, la data dellExpo di Milano. Il rispetto della tabella di marcia dei lavori cantierati e i finanziamenti gi stanziati sono elementi che inquadrano positivamente limpegno di realizzazione delle infrastrutture connesse ad Expo. Occorre dunque combattere lo scetticismo sulla realizzazione di tali interventi che danneggia limmagine dellExpo. Occorre mantenere lo spirito di fiducia e coesione nazionale che ha caratterizzato la candidatura. Nel 2010 si realizzer lEsposizione Universale a Shangai sul tema Better Cities. Better Life. Non intendiamo confrontarci con Shangai, perch lesposizione di Shangai ha una dimensione diversa, in termini economici, ma anche come impostazione, affatto diversa da quella di Milano. Perch si tratta di Cina, dove si osserva una forte presenza di elementi fisici, le architetture e i contenitori, rispetto al software, ai contenuti. Nella sua specificit e differenza dal progetto di Milano, Shangai costituisce tuttavia una grande occasione perch lItalia presenti le proprie eccellenze e anticipi a Shangai la rilevanza dellExpo 2015. Stiamo realizzando, insieme a diverse Istituzioni, uno splendido padiglione che, purtroppo, al termine dellevento sar distrutto. Questa infatti stata una caratteristica delle esposizioni del passato: la costruzione di siti espositivi che, nella loro monumentalit, non sono stati oggetto di riutilizzazione successiva. Lapproccio che abbiamo deciso per il 2015 , invece, di realizzare un sito espositivo sobrio, flessibile, riutilizzabile, pi in sintonia con il XXI secolo, legato ad asset immateriali, rispetto alle esibizioni dei passati due secoli. AllExpo di Shangai, che ritengo sar un evento di grande successo, avremo dunque un importante padiglione in cui le Regioni saranno protagoniste: una dimostrazione di capacit di cooperazione nel segno del grande brand dellItalia. In conclusione: quando vogliamo essere sistema sappiamo come realizzarlo. Dovremmo saperlo realizzare pi spesso. Questo laugurio anche per lExpo 2015.

Chairman
Grazie. E adesso dato che il Dott. Stanca ha giustamente posto allinizio del suo intervento il problema dellofferta, voglio coinvolgere Bernab Bocca e Daniel Winteler su questo tema. Presidente Bocca, abbiamo visto dalla Ricerca che uno dei punti critici il costo eccessivo dei servizi turistici in Italia. Siamo al centotrentesimo posto per i costi, se non ricordo male. Cosa ci pu dire al riguardo?

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Bernab BOCCA
Ritengo doveroso innanzitutto ringraziare il Gruppo Intesa Sanpaolo per avere organizzato questo evento sul turismo, un settore che secondo me negli ultimi anni stato troppo presente nelle pagine di cronache e di gossip e troppo poco presente nelle pagine economiche. Credo che i numeri della ricerca testimonino come il turismo sia un settore economico che, rispetto agli altri settori economici ha una caratteristica: quella di essere un settore che non in grado di delocalizzare. A me piaciuto molto il titolo del convegno, I motori della crescita. Per guardare nel futuro il Paese deve puntare su quei settori che operano in Italia, producono in Italia, danno posti di lavoro in Italia, come il settore del turismo, invece di concentrare gli aiuti su altri settori che hanno, s, la sede sociale in Italia, ma magari gli stabilimenti allestero. Ho prestato molta attenzione alla ricerca. Credo che troppe volte si identifica il turismo con gli alberghi. La Camera di Commercio di Milano ha fatto uno studio che evidenzia come su ogni 100 euro spesi da un turista in una destinazione, il 30% sono di competenza dellalbergo e il 70% sono allindotto, dove per indotto si intende trasporti, ristoranti, commercio, cio tutte quelle voci che ruotano intorno al turismo. LItalia sicuramente un Paese non a buon mercato. Oltretutto oggi, che nel panorama internazionale si sono affacciate delle destinazioni a basso costo, sicuramente a costi inferiori rispetto a quelli dellItalia. Ma non perch le imprese turistiche applichino delle tariffe esagerate, ma perch si tratta di Paesi che hanno un sistema di costi nettamente inferiore al nostro e questo gli consente di applicare tariffe di vendita diverse dalle nostre. Certo se andiamo a confrontare lItalia con la Croazia, con il Marocco, con la Tunisia, ovviamente dal punto di vista dei costi siamo perdenti. Ma se andiamo a paragonare lItalia con la Francia, con lInghilterra e con gli Stati Uniti, soprattutto con le capitali di questi grandi paesi, vediamo che sicuramente non sfiguriamo. Purtroppo stiamo vivendo un altro anno negativo per il turismo, nel 2009 stiamo subendo un ulteriore calo di presenze. Si tratta di un andamento a due velocit, in quanto ha tenuto bene il mercato interno, gli italiani hanno fatto vacanza, sono rimasti in Italia, e questo per noi un segnale molto positivo. Per gli italiani hanno speso molto di meno e questo un appunto che vorrei fare. Io credo che, come tutti i settori economici, noi non vorremmo essere pesati sul numero di presenze, vorremmo essere pesati sul fatturato. Perch probabilmente, a fronte di un calo del 2, 3, 4% delle presenze, abbiamo per un calo allinterno delle strutture turistiche italiane questanno, un calo a doppia cifra, perch comunque gli alberghi, e credo che internet sia oggi una vetrina trasparente che possa testimoniare quello che sto dicendo, pur di riempire le camere a fronte di una minore domanda, hanno ridotto le tariffe del 20 e del 30%. I mercati stranieri evidentemente sono in deficit, abbiamo un grosso calo dagli Stati Uniti, un grosso calo dallInghilterra, dovuto soprattutto al corso della sterlina. Il mercato cinese, che sembra sempre che debba partire, credo che sia un mercato del quale vedremo i frutti tra alcuni anni. Riassumendo: mercato italiano che tiene, mercato straniero che cala. Quali sono i motivi di tutto questo? Il primo una crisi internazionale, un fattore oggettivo sul quale poco possiamo fare. Il secondo motivo, come dicevo prima, il fatto che si sono affacciate sul panorama internazionale nuove destinazioni a basso costo, tra virgolette, o comunque nuove destinazioni. Una volta quando Roma si candidava per ospitare grossi convegni internazionali, Roma competeva con Parigi, con Londra. Oggi Roma compete con Istanbul, con Budapest, con Praga, con Berlino, con tante altre capitali.

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Quindi insomma la concorrenza si fatta molto pi serrata. Terzo motivo, e su questo sono daccordo, probabilmente negli ultimi anni abbiamo vissuto un po troppo di rendita, sia il settore privato che il settore pubblico. Il settore privato probabilmente convinto che tanto bastava chiamarsi Italia per attirare turisti da tutto il mondo. Il settore pubblico in che cosa ha sbagliato? Il settore pubblico ha sbagliato pensando che per sviluppare turisticamente un paese fosse sufficiente costruire nuovi alberghi. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla costruzione di tanti nuovi alberghi in un Paese che comunque gi oggi il secondo Paese al mondo come strutture alberghiere, perch in Italia ci sono 33 mila alberghi, siamo secondi solamente agli Stati Uniti. Io faccio sempre lesempio dellarmadio, se in un armadio si continua a mettere dentro vestiti nuovi senza mai buttare via i vestiti vecchi, a un certo punto questo armadio esplode. Quindi, per ogni tot di nuove camere realizzate, costruite allinterno delle nostre citt, bisogna dare la possibilit allo stesso numero di camere di alberghi esistenti, che magari non sono pi in grado di stare sul mercato per dimensione aziendale o per bisogno di finanziamenti, di uscire dal mercato, in maniera tale che la somma rimanga sempre la stessa. Quindi a fronte di un calo di una domanda internazionale, abbiamo aumentato lofferta e ovviamente siamo il Paese che su questo punto sta pi soffrendo. Che cosa dobbiamo fare oggi? Dobbiamo essere pronti per quando il mercato torner a crescere, perch il mercato torner a crescere sicuramente. E per quanto riguarda Federalberghi, la nostra organizzazione, i tre filoni sui quali dobbiamo porre la nostra attenzione sono la fiscalit, le infrastrutture e la promozione. Partiamo dalla fiscalit. una battaglia che stiamo conducendo da molto tempo. Oggi la voce del prezzo di vendita di una camera di albergo diventata un aspetto molto importante, il turista fa molta attenzione a quanto costa lalbergo. Allora non riesco a spiegarmi come mai noi scontiamo in Italia sugli alberghi unIVA del 10% contro la Francia che sconta unIVA del 5, contro la Spagna che sconta unIVA del 7. Con lavvento delleuro non abbiamo pi la lira con la quale riuscivamo a fare qualche gioco di prestigio, oggi vendiamo tutti in euro, e allora dobbiamo avere le stesse carte in mano per giocare una partita che non sia una partita truccata. Oggi viceversa noi ci troviamo a scontare, come dicevo, nei confronti dei due paesi che ci hanno sorpassati ma anche su questo aspetto ho dei dubbi, perch bisogna vedere anche la rilevazione dei dati, la rilevazione delle presenze. A me risulta che la Francia consideri turisti tutti i cittadini che dallItalia per andare in Svizzera passano attraverso i confini francesi, cio per la Francia chiunque oltrepassa il confine un turista. E questa modalit di computo fa sorgere molti dubbi. La Spagna un Paese che dieci anni fa turisticamente non aveva nulla, un Paese che ha deciso di puntare sul settore del turismo, il grosso rimpianto che noi abbiamo che grossa parte degli investimenti che la Spagna ha fatto li ha fatti utilizzando fondi europei che noi non siamo stati capaci ad andare a prendere per mancanza di progettualit, la Francia ha preso questi fondi europei, con questi fondi europei ha fatto uno sviluppo infrastrutturale che noi non siamo riusciti a fare. Quindi, la fiscalit sicuramente un tema importante, una richiesta che noi abbiamo fatto al Governo dicendo, fateci giocare una partita ad armi pari nei confronti dei francesi e nei confronti degli spagnoli. Il secondo punto, le infrastrutture. Dagli studi che facciamo ogni anno sulle tendenze dei turisti, vediamo come oggi il turista tende a fare tanti periodi di vacanza di minore durata, per cui la raggiungibilit della destinazione della vacanza diventata un aspetto determinante. Oggi il turista sceglie dove fare la vacanza in base a quanto tempo impiega per raggiungere la destinazione. Quindi tutto quello che riguarda i trasporti noi lo riteniamo essere una cosa assolutamente determinante, quindi infrastrutture materiali e anche altre infrastrutture.

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un assurdo che un Paese che si definisce un Paese turistico come lItalia, non abbia un portale del turismo. Noi abbiamo aspettato tre Governi, tre Governi per avere un portale del turismo e ancora oggi lItalia non ha un portale del turismo. Vorrei ricordare che la spesa per realizzare questo portale di 5 milioni di euro, per cui, voglio dire, non stiamo parlando di miliardi e non siamo in grado di mettere 5 milioni di euro per creare uno strumento come il portale che tutti i paesi hanno, ma anche tutte le imprese hanno. Tant vero che noi come Federalberghi stiamo creando un portale nostro, che presenteremo a novembre a Rimini, in cui faremo entrare grossa parte dei nostri 25 mila soci, perch chi fa da s fa per tre. Il terzo punto, la promozione. Io ho sentito parlare di articoli della Costituzione, articolo 127, per carit, io non sono un giurista, io parlo dal punto di vista di un imprenditore, di un operatore. Vi posso garantire che quando noi andiamo alle Fiere allestero, lo spettacolo che ci si presenta uno spettacolo vergognoso. vergognoso perch da un lato vediamo in un padiglione lo stand dellItalia, in un altro padiglione lo stand di una Regione che probabilmente anche noi italiani avremmo difficolt a localizzare nello stivale, in un altro stand una Camera di Commercio, una Provincia, una APT. Allora, voglio dire, io credo che va benissimo il discorso del federalismo, anche la Spagna un Paese federalista, per la Spagna alcune materie del turismo le ha riportate al centro. La Spagna ha un ente che fa promozione del paese spagnolo, si chiama Tour Espaa, un ente che ha 184 milioni di euro di stanziamento. Noi abbiamo un ente che si chiama ENIT, che ha 34 milioni di euro di stanziamento di cui 25 milioni vanno per coprire le spese correnti. Per cui lENIT ha 9 milioni di euro allanno da spendere per la promozione del turismo. Il Trentino ne spende 24,5, il Friuli Venezia Giulia ne spende 8 milioni e mezzo. Quindi il Friuli Venezia Giulia spende per il turismo quanto il budget dellEnte Nazionale del Turismo. Io credo che questi sono numeri che insomma, giusto dire il turismo il futuro del Paese, giusto fare slogan, giusto fare proclami, ma giusto anche poi fare degli interventi perch queste sono cifre. Quindi il discorso che se noi andiamo a sommare quanto spende lENIT, quanto spendono le Regioni, quanto spendono le Province e le Camere di Commercio, ci rendiamo conto che noi spendiamo il doppio degli altri paesi ma spendiamo male. Non spendiamo a sistema, per cui con iniziative fini a se stesse e scollegate luna con laltra. Oggi finalmente abbiamo un Ministro, e questa unaltra battaglia che il mondo delle imprese hanno chiesto ad alta voce. Oggi abbiamo un Ministro del Turismo che siede a pieno titolo al tavolo del Consiglio dei Ministri. E credo che compito del Ministro dovr essere quello di coordinare le decine, le centinaia di iniziative che oggi si hanno sul nostro settore. In poche parole credo che il compito del Ministro dovr essere quello di creare un progetto, un progetto nazionale sul turismo che sostituisca la politica degli spot e la politica degli annunci sul nostro settore che purtroppo quello che noi abbiamo vissuto in questi ultimi anni. LItalia, se vuole puntare sul settore, perch poi la parte positiva che siamo il Paese pi bello del mondo, dovremmo essere al primo posto nella classifica internazionale, fermo restando che non mi spaventa dal primo essere passato al quinto, perch non considero la Cina o gli Stati Uniti un nostro competitor, considero la Spagna e la Francia, che ci hanno sorpassati, e quindi noi su questo dobbiamo assolutamente riconquistare la leadership. Ultimo accenno e poi chiudo, siamo in casa e ospitati da un grosso, dal primo istituto di credito del nostro Paese, un accenno sul credito. Oggi le imprese turistiche italiane hanno bisogno di credito perch hanno bisogno di una costante riqualificazione per tenere il passo sul mercato internazionale. Io ho saputo che lIstituto Intesa Sanpaolo sta facendo dei prodotti specifici per i singoli settori. La richiesta che noi facciamo a questo istituto di credito proprio di avere un occhio

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di riguardo al nostro settore con dei finanziamenti specifici sulle esigenze delle imprese del turismo. Grazie.

Chairman
Grazie Presidente Bocca. Presidente Winteler, torniamo al problema dellofferta. Stanca prima diceva che il Colosseo non basta. Cosa serve allItalia? un problema di come presentiamo quello che abbiamo, un problema di aggiungere altri strumenti, o un problema solo di infrastrutture?

Daniel John WINTELER


Buongiorno, e grazie per linvito. Oggi, prima di venire qui, ero in Confindustria al Forum Italia Paesi del Golfo per convincere gli investitori dei Paesi del Golfo a investire nel turismo in Italia ed ho trovato singolare che gli investimenti turistici italiani nei Paesi del Golfo siano superiori agli investimenti turistici dei Paesi del Golfo in Italia. Tra laltro esiste un aspetto qualitativo che desidero sottolineare, che riguarda lofferta e il modo in cui viene convogliata. In realt, come stato accennato anche questa mattina dagli interlocutori del Forum, una parte significativa dellofferta turistica dei Paesi del Golfo, si basa sullintercettazione del gusto italiano (musei, strutture alberghiere). Questo un segnale evidente che il Made in Italy funziona ma non in Italia. Abbiamo grandi strutture alberghiere anche nei paesi del Golfo, ma probabilmente non siamo in grado di valorizzarle in Italia. Tra laltro, siccome si parla spesso di cifre, e non sempre in modo appropriato, interessante rilevare come in molti paesi di quellarea, di recente vocazione turistica, lincidenza sul PIL del turismo superi ampiamente il 10%, fino a raggiungere il 15%, 17%. Il dato potrebbe essere attribuito al forte sviluppo del segmento religioso, in particolare in Arabia Saudita, ma il turismo religioso certamente presente anche in Italia. Il turismo una materia facilmente comprensibile. Quindi tanti, troppi ne parlano. Pochi per se ne occupano con competenza. Questo ha per determinato linteresse del sistema istituzionale per il turismo. Dal 2001 ad oggi siamo passati da un dipartimento al federalismo esclusivo, per poi tornare al Ministero. Il vero problema per non il modello istituzionale, federale o centralizzato, ma il proliferare di interlocutori che genera sovrapposizioni decisionali, incertezza, sprechi. difficile confrontarsi con tanti interlocutori: ATL, assessori regionali, ENIT, Ministero. Lo sviluppo del turismo, e paesi come la Spagna lo dimostrano, dipende dallintegrazione del settore con le politiche industriali del paese e non solo dallattrattivit dei prezzi. Il fatto che in Italia non si sia mai attribuita la competenza del turismo al Ministero dello Sviluppo Economico indicativo di quanto al turismo non sia riconosciuto un ruolo decisivo nello sviluppo delle politiche economiche del paese. Questo indipendentemente dai Governi che si sono succeduti. Negli ultimi 5 o 6 anni abbiamo certamente ottenuto pochi risultati. Condivido la posizione di Bernab Bocca sulleccessiva offerta alberghiera. Aggiungo anche che spesso la logica alberghiera stata sostituita dalla logica immobiliare, proprio perch gli imprenditori dovevano trovare il modo di rendere remunerativo il loro investimento. Il turismo un settore complesso e ha bisogno

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di competenze specifiche, gestionali ed istituzionali. Il settore non soffre di mancanza di fondi. Quando partecipo ai convegni, o parlo con gli imprenditori, sento spesso dire: Ci sono 20 milioni. Che progetto possiamo fare?. Siamo in casa della finanza. Ricordo una persona, che ha fatto la storia della finanza in Italia, che diceva spesso che la finanza dovrebbe seguire, non precedere. Ebbene, nel settore del turismo, ma non solo in questo, la finanza spesso precede i progetti. Si parte dai fondi strutturali, dai fondi per lo sviluppo, per poi cercare i progetti, quando il procedimento dovrebbe essere inverso. Di questo siamo responsabili anche noi imprenditori. Inoltre nel nostro settore assistiamo spesso a interventi di salvataggio che non hanno alcun senso economico. Sfugge che nel nostro settore ci sono aziende che investono, si sviluppano, nonostante la crisi, producono reddito e non sono al centro dellattenzione come quelle che invece vengono salvate, ristrutturate, quando secondo la legge di mercato le aziende nascono e muoiono. Ma questo dipende dal fatto che il turismo non considerato veramente come unattivit economica. Ritengo che vi siano operazioni come il salvataggio dellAlitalia, di cui siamo fieri e riconoscenti, che presentano solo unapparente connotazione turistica. Credo che vadano introdotte, lo ribadisco, competenze specifiche perch la gestione del turismo estremamente complessa. In un Paese come il nostro con 90 milioni di arrivi allanno, fra turisti italiani e stranieri, non si pu pensare di fare promozione affidandosi ad una semplice campagna pubblicitaria sui taxi di Londra. Cos come, se si dice che lItalia al 130 posto della graduatoria in termini di competitivit di prezzo, dobbiamo anche dire che siamo ai primi posti tra i Paesi brand al mondo. vero siamo un Paese caro, ma anche perch il nostro brand tra i pi attraenti. Opero in questo settore, ho imparato a conoscerlo e dico che dobbiamo prestare attenzione al business di intermediazione, alle attivit dei tour operator e a considerare il fatturato come un elemento chiave. Ci che conta non il fatturato, ma la redditivit delle imprese. Le imprese devono sapere reinvestire i propri proventi per svilupparsi. Il nostro settore ricorre con molta facilit ai fondi pubblici o a interventi, ripeto, di salvataggio. Il compito dellimprenditore investire per generare utili e le logiche imprenditoriali devono essere rispettate anche in questo settore. Non chiediamo finanziamenti straordinari, ma semplicemente di poter operare in condizioni competitive normali, in linea con quelle degli altri paesi. Per essere competitivi non bisogna intervenire solo sulla fiscalit, lIVA, lIRAP, ma anche sui collegamenti. Bernab Bocca diceva, e lo condivido: Le distanze oggi non si misurano in chilometri, si misurano in ore. Per andare da Torino a Trieste, non posso impiegare 6 ore, quasi quanto impiegherei per andare a New York. Questi sono problemi sotto gli occhi di tutti. Malpensa il principale aeroporto nel segmento charter e lo sar per i prossimi 5 anni. Fortunatamente ci sono le compagnie charter che trasportano i turisti. LAlitalia prima ha tolto i voli ed ora pensa di nuovo a realizzare il secondo hub. necessario ricollocare il turismo al centro delle politiche industriali, cos come fanno tutti i Paesi che a volte prendiamo a modello e ridurre il numero degli interlocutori. Noi, come gruppo Alpitour, quando andiamo in Spagna negli Emirati, in Messico, ci interfacciamo al massimo con due, tre referenti. Il Governo ha come obiettivo, se ho ben interpretato, un raddoppio dellincidenza del settore turistico sulla produzione del PIL nazionale, un obiettivo straordinario perch significherebbe passare da 163 a 300 miliardi in pochi anni. Bisogna per che questo trovi corrispondenza in un piano che spieghi come si pu raggiungere questo obiettivo. Concludo dicendo che, ogni volta che si parla di turismo, a differenza di qualunque altro settore, mi sembra di assistere ad una continua ripartenza.

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Bisogna dare seguito alle intenzioni annunciate e mettere il turismo al centro delle politiche di sviluppo di questo paese, per risolvere al pi presto i problemi legati alla fiscalit, alle infrastrutture e alla promozione. Ribadisco, le risorse non mancano, dobbiamo solo convogliarle nelle direzioni giuste. Grazie.

Chairman
Grazie Presidente Winteler. Passo ora la parola al Direttore Generale di ENIT, Paolo Rubini.

Paolo RUBINI
Desidero innanzitutto ringraziare i vertici di Intesa Sanpaolo per lorganizzazione di questo interessante convegno e per linvito riservato allENIT. I temi allordine del giorno sono estremamente attuali, stimolanti e suggestivi. In particolare, la ricerca di un costruttivo coordinamento delle attivit pubbliche in materia di turismo tra competenze regionali e competenze nazionali un argomento politico estremamente attuale e delicato ma anche strategico, in una ottica di ottimizzazione delle risorse della collettivit che la PA dedica alla promozione e sviluppo del turismo in Italia. Come abbiamo ascoltato, siamo tutti daccordo sul fatto che il turismo sia loro nero del nostro Paese, che possa esprimere risultati ancora pi significativi di quelli finora raggiunti e che possa veramente consentire al nostro Paese di raggiungere quei tassi di incremento del PIL superiori al 3% che dagli anni 60 in poi non sono pi stati rilevati. Ebbene, questo ampio consenso sullimportanza e sulla strategicit del nostro settore turistico una delle mie principali fonti di preoccupazione: quando tutti sono daccordo su un progetto Paese, nessuno si sente indispensabile o fondamentale per il suo successo e quindi il progetto fallisce costantemente. Questa volta bisogna, quindi, fare in modo che non sar cos! Il declino della posizione della industria turistica nei confronti internazionali , a mio avviso, troppo spesso considerato un indicatore di criticit e problematiche settoriali che, sebbene esistenti, non sono, per, quelle che emergono da questo indice. Laumento dellofferta di destinazioni turistiche connesso allo sviluppo economico degli altri Paesi, i cambiamenti di gusto nelle scelte dei consumatori, le variazioni nei rapporti dei prezzi relativi tra beni ed economie, spiega efficacemente questo andamento dellindustria turistica del nostro Paese. Ben diverso , invece, il crollo nella classifica della nostra competitivit nel settore, che impatta il nostro sistema Paese e la nostra capacit di fare squadra. Il settore turistico un comparto produttivo che, per sua natura, fortemente trasversale a tutta leconomia nazionale: abbiamo implicazioni infrastrutturali, paesaggistiche, regolatorie, culturali, edilizie, economiche, finanziarie ed istituzionali. Gi da questo elenco non esaustivo ben chiaro che il risultato finale non il frutto del livello delle singole individualit, bens del gioco di squadra che si riesce a fare con tutti gli interlocutori. Ebbene, il nostro Paese molto ben dotato di ottimi direttori di orchestra ma abbiamo certamente la possibilit di fare importanti miglioramenti in merito alla capacit di dare il nostro migliore contributo nellambito della complessiva esecuzione dorchestra, per il raggiungimento di un obbiettivo finale pi complesso e strutturato di quello individuale.

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Da qui il facile collegamento con il titolo del nostro convegno odierno. Il federalismo ed il ruolo delle Regioni nel settore del turismo dovrebbe essere fonte di arricchimento e di personalizzazione della nostra offerta turistica, garanzia di migliori controlli sulle attivit delle imprese del settore, possibilit di flessibilizzazione ed adattamento della nostra offerta alle caratteristiche ed alla vocazione dei territori. Ben difficilmente possiamo, per, intravedere un vantaggio competitivo per il Paese dalla promozione allestero ed alla rappresentanza estera effettuata singolarmente e, mi permetto di dire, in ordine sparso, da ciascuna Regione e, magari, provincia. Ugualmente, con difficolt intravedo un arricchimento della nostra offerta turistica rappresentato dalla partecipazione, in modo individuale da parte di alcune Regioni, a fiere settoriali nazionali, invece che tramite lutilizzo dei prestigiosi stand che lENIT predispone per laffermazione del brand unitario dellItalia allestero. Ecco, queste cose credo che potrebbero essere efficacemente gestite congiuntamente ed unitariamente tra Regioni ed ENIT, anche in una ottica di service provider fornito della nostra Agenzia. infatti mio obiettivo far divenire lENIT una organizzazione in grado di offrire servizi a supporto della promozione allestero dellimmagine delle Regioni e delle altre amministrazioni locali, nonch delle imprese del settore, sia in una ottica di fornitura chiavi in mano di servizi logistici e consulenziali, sia come struttura di mera esecuzione dei progetti di promozione dei nostri clienti, forti delle qualificate competenze e delle importanti relazioni con i media e con le autorit locali costruite efficacemente negli anni dalle nostre strutture allestero. A questo proposito vorrei fare una precisazione. Oggi ho sentito un nostro relatore evidenziare il fatto che circa il 65% dei fondi annuali dellENIT destinato al pagamento dei costi di funzionamento, mentre solo il restante 35% sarebbe destinato alla promozione. Ebbene, la cosa non proprio cos. Premesso che a causa delle restrizioni economiche del periodo, i fondi destinati allENIT si sono drasticamente ridotti negli ultimi anni direi in contraddizione con limportanza strategica da tutti riconosciuta al settore turistico ed alla sua promozione estera e che del tutto evidente che se la riduzione avviene da un anno allaltro anche per il 50% dei fondi, le possibilit di riduzione passano necessariamente per le voci di spesa pi flessibili ed i costi di struttura ed il personale non sono certamente tra queste. Vi , per, un altro argomento ancora pi significativo: le sedi ENIT allestero ma anche i nostri uffici in Italia, svolgono direttamente numerose attivit promozionali in house che normalmente vengono, invece, richieste a societ esterne specializzate (media relations; organizzazione eventi; altro). , quindi, del tutto evidente che il costo delle risorse dedicate a queste attivit dovrebbe pi correttamente essere ricompreso tra le attivit promozionali e non tra i costi di funzionamento e, se cos si operasse, posso tranquillamente dirvi che non pi del 20% dei fondi ENIT risulterebbe assorbito da questa voce amministrativa. Un ultimo aspetto che vorrei trattare quello relativo alla tutela del consumatore ed alla esigenza della sua centralit nelle azioni e nelle scelte degli operatori del settore e delle amministrazioni. Anche recentemente si visto come il rispetto del consumatore da parte degli operatori del settore e lazione di tutela dello stesso da parte delle amministrazioni locali questo si che e deve essere necessariamente un potere decentrato risultata carente, con la conseguenza che solo una occasione, il conto salatissimo proposto a 2 turisti giapponesi si Roma, ha determinato una campagna media ed un peggioramento dellimmagine dellItalia allestero che ha certamente vanificato linvestimento di milioni di euro in manifestazioni, promozioni e pubblicit effettuati dalle regioni e dallENIT. Su questo argomento il Ministro On. Michela Brambilla intervenuta tempestivamente e con una determinazione che non trova precedenti nella storia di governo del Paese, ma assolutamente necessario che le amministrazioni locali, in virt delle proprie competenze e della propria presenza sul territorio, si attivino

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per migliorare la qualit e la frequenza dei propri controlli, al fine di eliminare ogni possibilit di rischio reputazionale per il Paese, in quanto suscettibile di condizionare e modificare profondamente le potenzialit turistiche dellItalia. Di nuovo, dobbiamo rafforzare e migliorare il gioco di squadra di tutti gli attori del settore turistico. Questo il mio programma e questa sar la sfida del nostro Paese nel settore. Vi ringrazio per la vostra attenzione.

Chairman
Grazie. E adesso chiedo al Ministro Fitto una breve conclusione dei lavori della nostra mattinata.

Raffaele FITTO
Ripropongo il tema: non dobbiamo guardare al federalismo come a un elemento che crea problematicit. Il punto della questione altrove. Dico questo perch stata compiuta una modifica del Titolo V della Costituzione fuori da un contesto di ragionamento complessivo. In altre parole, allinterno di un disegno di modifica della Costituzione, stata fatta, forse molto in fretta, una modifica del Titolo V, indicando le materie a legislazione concorrente o esclusiva in capo alle Regioni, senza riflettere sullimpatto successivo. Oggi il Governo sta tentando lavvio di un percorso che dia una risposta di carattere generale alle tante preoccupazioni sollevate, perch il federalismo fiscale, con laffermazione del principio della responsabilit diretta delle classi dirigenti in materia di imposizione e di spesa, interviene proprio in quella disparit rappresentata da pi interventi. Se alcune regioni operano in maniere tanto difformi, vuol dire che il principio della responsabilizzazione e quindi della qualit delle politiche che a livello locale vengono poste in essere, non incide sullimpianto generale ma incide sulla capacit diretta del singolo amministratore. Credo che sia un dato oggettivo. Lobiettivo del federalismo attribuire questa responsabilit, anche con passaggi diretti e adeguati sistemi di controllo. In questo quadro due considerazioni. La prima collegata a un aspetto di merito. Possiamo discutere sullopportunit o meno dei comportamenti di alcune Regioni e certamente non sar il difensore delluna o dellaltra posizione. Presiedo la Conferenza Stato Regioni: vi assicuro che, in termini di equilibrio di rapporti, una delle cose pi difficili che possa capitare, nel senso che emergono questioni abbastanza difficili da affrontare anche per le competenze costituzionali attribuite. Ora il momento di essere realisti. Nel settore del turismo c obiettivamente, difficile negarlo, la difficolt di costruire un percorso che metta insieme il brand del nostro Paese in modo tale da consentire allItalia di avere una politica unitaria in questo ambito. Sono assolutamente daccordo sul numero eccessivo di interlocutori, perch la competenza regionale talvolta sviluppa poi una produzione legislativa fortemente differenziata. Spesso quindi ci troviamo di fronte a realt nelle quali una legge regionale orga-

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nizza le aziende di promozione turistica sul territorio in un caso con unimpostazione regionale, in qualche altro, provinciale; in qualche altro caso ancora si raccordano in modo pi diretto ai sistemi turistici locali. chiaro che la differenziazione delle interlocuzioni diventa notevole e sfiora il caos. Ricondurre questo a un progetto unitario non facile a Costituzione vigente. Il Governo lo sta facendo: aver dato vita al Ministero del Turismo, non stato un tema accolto con entusiasmo dalle Regioni. Ma lobiettivo quello di portare ad una visione unitaria, pur a Costituzione vigente. Poi possiamo dire cambiamo la Costituzione, lo diciamo e lo vogliamo fare, e proveremo a farlo, ma ci vogliono i tempi per farlo. Se invece, vogliamo essere realisti, dobbiamo cercare di trovare un punto di equilibrio cogliendo anche gli sforzi che il Governo su questo sta facendo. E il tema dellistituzione del Ministero va in questa direzione. Il fine quello di mettere insieme, in sinergia i diversi attori istituzionali ed evitare che ci possano essere iniziative scollegate. Una seconda riflessione perch anche su questo non ci siano equivoci, collegata alle risorse. Quando abbiamo parlato di fondi strutturali siamo daccordo che, se si costruisce una misura dintervento con risorse finalizzate ad un investimento senza leggere realmente la domanda si altera il mercato. proprio per questo che necessario intervenire nelluso di queste risorse e cercare di finalizzarle a pochi obiettivi strategici di carattere generale. La valorizzazione del patrimonio culturale di un territorio un aspetto decisivo e pu arricchire lofferta turistica con una serie di servizi che obiettivamente in una parte del Paese sono carenti e questa carenza costituisce un limite enorme per la capacit di offrire un livello qualitativo adeguato. Sono temi che sintrecciano, da una parte con la questione delle competenze costituzionali e, dallaltra, con il tentativo del Governo di costruire un raccordo fra i diversi interlocutori istituzionali. Questo raccordo va fatto avendo presente, al momento, quali sono le implicazioni costituzionali. Una visione strategica pi generale ci porta ad operare in questa direzione. Le indicazioni che sono emerse anche da chi opera nel turismo in modo specifico, sono riflessioni ampiamente condivisibili. Se si parla di fiscalit, se si parla della capacit di mettere insieme una politica di promozione unitaria, si fanno considerazioni di buon senso. evidente che non si pu che essere daccordo, ed evidente che su questo ci si confronta anche con delle difficolt oggettive. Ma altrettanto chiaro che lobiettivo di rendere competitivo il nostro Paese, mettendo in condizione gli operatori di poter lavorare al pari degli operatori degli altri paesi con i quali c una concorrenza diretta sia un traguardo che il Governo sta ponendosi. Certamente una politica per la quale i suggerimenti, gli interventi, le considerazioni che sono emersi, sono molto utili e rientrano in uno sforzo comune e complessivo che certamente dobbiamo portare avanti insieme.

Chairman
Grazie al Ministro Fitto. Grazie a tutti voi.

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Tavola Rotonda

Il turismo motore della crescita: strategie, obiettivi e priorit

Enrico Romagna Manoja, Direttore Il Mondo, moderatore Michela Vittoria Brambilla, Ministro del Turismo Francesco Rutelli, Senatore Leonardo Ferragamo, Presidente Fondazione Altagamma Cesare Trevisani, Vice Presidente, Confindustria Gianni Alemanno, Sindaco di Roma Corrado Passera, Consigliere Delegato e CEO, Intesa Sanpaolo

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Enrico Romagna MANOJA, moderatore


Buonasera a tutti. Diamo il via a questa seconda parte del convegno di Intesa Sanpaolo su Federalismo e Infrastrutture per il rilancio del sistema Italia. Comincerei dando la parola al Ministro Brambilla, che stato evocato ovviamente pi e pi volte negli interventi di questa mattina. Il ritorno del Ministero del Turismo visto da un lato come una grande opportunit per restituire attenzione ad un settore forse dimenticato negli ultimi anni e dallaltro lato come problema perch il Ministro Brambilla si trova adesso a dover gestire una politica nazionale del turismo insieme alle Regioni, cosa che, pi volte stato detto qui, non facile. Vorrei lanciare al Ministro un paio di provocazioni, raccogliendo alcuni dei temi che sono stati messi sul tavolo questa mattina. Innanzitutto vorrei chiederle un commento su unaffermazione del Presidente di Federturismo, Daniel Winteler che ha detto: non si capisce se in Italia il turismo sia una tema di politica sociale, un tema che riguarda lo sviluppo economico del Paese o meno, perch le competenze del Turismo non sono nel Ministero dello Sviluppo Economico? Voleva evidentemente essere una provocazione, ma forse vero che in Italia si guarda al turismo come una cosa che va per conto suo e che non serve allo sviluppo economico? Il secondo commento che vorrei chiederle riguarda una frase del Ministro Fitto che a noi giornalisti ha detto stiamo lavorando, il Governo sta lavorando in queste ore ad un provvedimento importante in materia di turismo. Ne abbiamo letto qualche cosa, i giornali si sono focalizzati sullipotesi dei casin negli alberghi a cinque stelle, per probabilmente c di pi e visto che lei il Ministro direttamente interessato, vorrei sentire che cosa ci pu raccontare.

Michela Vittoria BRAMBILLA


Buongiorno a tutti. Ringrazio, innanzitutto, Corrado Passera e Intesa Sanpaolo per lorganizzazione di questo evento, giunto alla sua sesta edizione, che affronta limportante tema del federalismo e delle infrastrutture per il rilancio del nostro sistema attraverso il turismo. Un primo risultato che abbiamo raggiunto da inizio legislatura, e del quale sono certamente lieta, che oggi di turismo si parla di pi e con una diversa prospettiva. Perch vedete, se non vi dubbio sul fatto che il turismo costituisca oggi la pi grande opportunit per il rilancio della nostra economia, vero che, in questo Paese, non se n mai parlato abbastanza e non si operato coerentemente con questa potenzialit. Lo stesso Presidente Napolitano, nel Suo messaggio, mi sembra abbia stigmatizzato proprio questo principio. Sono stata poco tempo fa alle riunioni dei Ministri del Turismo dei Paesi OCSE, ebbene, anche tutti gli altri Governi hanno individuato nel turismo la possibilit di avere unattivit produttiva capace di generare oggi, in questa particolare congiuntura economica, risorse in tempi brevi, con un conseguente aumento delloccupazione in maniera diretta e immediata. Per noi il Turismo un asset strategico. Siamo un Paese a vocazione turistica, abbiamo e riuniamo una serie incredibile di eccellenze, di ricchezze, di bellezze sotto ogni profilo: mi riferisco ad esempio al paesaggio, allambiente, allarte, alla cultura. Vedo qui Leonardo Ferragamo, un rappresentante di punta del nostro Made in Italy, in particolare del settore moda e luxury, (anchesso un componente importantissimo del PIL), come lo certamente anche la nostra enogastronomia e la lista delle nostre innumerevoli eccellenze. Ecco, seppure tutti siano universalmente convinti di questo, nei fatti, il turismo

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non ha visto una centralit di collocamento e di posizione nelle politiche economiche degli ultimi ventanni. Nel nostro Paese si sempre data una grande attenzione al mondo dellimpresa e delle attivit produttive. Al turismo, invece, si sempre guardato non come ad unattivit in tal senso, egualmente importante, forse la prima industria del Paese, piuttosto come ad un qualcosa di residuale, quasi di folcloristico, di accessorio. Non si mai realizzata - ma non oggi, non due anni fa, io mi riferisco agli ultimi 15 anni - una strategia di programmazione della nostra offerta turistica, come invece stato fatto in altri Paesi. Noi ci siamo concentrati solo su altre attivit produttive, convinti forse che il turismo, comunque, date le caratteristiche del grande Paese in cui abbiamo la fortuna di vivere, ce lavrebbe fatta da solo. una sorta di vizio culturale: il turismo viene guardato un po come la Cenerentola delleconomia. Io non so bene quale miopia abbia contraddistinto queste scelte o da quale causa abbia avuto origine. Quello che so per, che oggi ci ritroviamo a fare i conti con questa mancata programmazione. Perch? Perch oggi noi abbiamo una competitivit italiana nel settore turistico, che scivolata al 28 posto delle graduatorie mondiali. Io non amo le classifiche. Vi dico la verit, ho capito, andando a fondo della questione, che tutto si basa su parametri diversi da Paese a Paese. Detto questo, la verit che lItalia ha perso smalto, ha perso competitivit, che le nostre imprese del turismo oggi hanno problemi seri e quindi se si fosse messo mano a un piano di strutturazione della nostra offerta turistica quando era il momento, saremmo stati capaci di affrontare la competizione che si impone oggi con ben altri strumenti. Ci troviamo in oggettiva difficolt in quanto la globalizzazione arrivata con tempi ben diversi da quelli che di solito contraddistinguono questi importanti passaggi; le nuove destinazioni danno una enorme variet di scelta e, pur non offrendo il nostro numero di eccellenze, forniscono belle opportunit. Inoltre la competitivit dei prezzi spesso superiore alla nostra. A questo punto occorre guardare avanti e non al passato. Oggi noi abbiamo il sacrosanto dovere, dovere di chi governa, di permettere allItalia di cogliere questa grande opportunit. E qual questa grande opportunit? Negli ultimi cinque anni lindustria del turismo stata lattivit economica che ha registrato le maggiori performance in tutto il mondo. Nel 2010 si prevede un flusso turistico pari ad un miliardo, nel 2020 pi di 1,5 miliardi, per cui oggi il settore pu veramente contribuire a fare la differenza per il nostro Paese. Ora necessario impostare da subito un cambio di direzione. Questo stato il pensiero del Presidente del Consiglio e di questo Governo, e per tradurlo nei fatti non si poteva che riportare la materia a livello di istituzione ministeriale. Perch quello che mancato nel passato una politica nazionale dove le varie istituzioni ministeriali - le Infrastrutture, i Trasporti, lEconomia, le Attivit Produttive, lAmbiente, i Beni Culturali e via dicendo si relazionino con il Ministero del Turismo per programmare e disegnare unItalia del turismo. Questa programmazione viene fatta in Consiglio dei Ministri, ed ecco quindi una delle ragioni per cui veramente necessario riportare la materia a livello di competenza ministeriale. Ora, il secondo passo qual ? quello di ridisegnare la nostra offerta turistica, adeguandola al mutato contesto. E questo vuol dire, ad esempio, adeguarsi al fatto che oggi il turista non sceglie pi per destinazione ma per motivazione. Prima si sceglie cosa fare e poi, a seconda di quello che si decide di fare, si sceglie dove andare. Di conseguenza, a livello di promozione nazionale non pu essere pi sufficiente affidare tale compito solamente alle Regioni italiane, ma occorre svolgere unazione di marketing che unisca lintero territorio per prodotti tematici. Ho incontrato pocanzi il Presidente dellAssociazione che riunisce gli operatori del termale. Questo un settore che ha grandi potenzialit e sulle quali noi stia-

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mo investendo. Se parliamo di terme e wellness sappiamo bene che parliamo di un circuito di offerta che parte dal nord e scende fino al sud. Appare quindi chiaro come debba essere promosso a livello nazionale in tutta la sua peculiarit. Lo stesso vale per il circuito del mare, ma anche per quello dei laghi e dei fiumi che fino ad oggi non ha avuto un grande sviluppo e per il circuito enogastronomico. Proprio la nostra enogastronomia, cio il nostro bere e mangiar bene italiano uno dei primi tre motivi per cui i turisti stranieri vengono in Italia. Pertanto, la creazione di itinerari, di percorsi che riuniscano tutto il territorio nazionale intorno alle nostre eccellenze enogastronomiche, rappresenta una nuova modalit di promozione del turismo. Per cui occorre ristrutturare lofferta, uscendo dal localismo e presentando lItalia come un Paese in grado di proporre, dal nord al sud, la pi variegata gamma di prodotti turistici possibile. Oggi il viaggiatore ha pochi giorni a disposizione, non ha molte risorse, ma vuole fare e vedere molte cose. Tutto questo in Italia possibile. Ma analizziamo ora il fronte della comunicazione: il rafforzamento e la promozione del brand Italia anche nel nostro Paese necessitava di unorganizzazione centrale. Ci non avvenuto e, la stessa comunicazione allestero, molto spesso, stata frammentariamente affidata alle varie Regioni, se non addirittura ai Comuni stessi, offrendo unimmagine dellItalia sicuramente gradevole, ma non utilizzando il nostro primo atout. Ovvero, il marchio Italia: il brand pi forte al mondo. Italia vuol dire stile, raffinatezza, eleganza, benessere, qualit, ricercatezza, know-how, genialit, creativit nei secoli. Questo incredibile bagaglio di valori va promosso e comunicato allestero, come in Italia, nella maniera pi incisiva possibile. Perch comunque pi del 60% del nostro turismo domestico, ed bene che gli italiani imparino a conoscere e a scoprire lItalia. Oggi abbiamo ragazzini che sono stati in mezza Europa, ma magari non sono scesi sotto Roma, non conoscono le bellezze che lItalia offre, e quindi fondamentale che ci sia una comunicazione e una promozione dellItalia in Italia forte e unitaria. Proprio su questo fronte, il Ministero del Turismo sta ora lavorando ad un progetto di comunicazione internazionale, una sorta di ufficio stampa del nostro Paese. Perch fondamentale comunicare le nostre eccellenze, e quindi quello che di buono si fa in questo Paese a tutti i livelli. Mi riferisco alla politica cos come alla nostra arte, allo spettacolo, alla cultura piuttosto che alle nostre imprese, alle nostre eccellenze, al Made in Italy, ai nuovi prodotti. Ecco, tutto questo universo trover adeguata rappresentazione nella struttura che io sto realizzando. Se limmagine dellItalia, strettamente legata al Made in Italy, ha perso smalto in questi anni e questo lo dicono i numeri noi dobbiamo fare in modo che ritorni ad avere il grado di appeal che aveva, anzi, magari di pi, perch dallimmagine dellItalia dipendono due aspetti molto importanti per la nostra economia. Mi riferisco al turismo che, come abbiamo detto, porta grandi benefici per la produttivit del nostro Paese, e poi mi riferisco allandamento del nostro Made in Italy che significa produzione delle nostre imprese e benessere per milioni di lavoratori. Il nostro sar un ufficio stampa dellItalia, che dovr dar voce allItalia generosa e creativa, allItalia che tutto il mondo guarda come un punto di riferimento. Io credo che la difesa dellitalianit e dellimmagine del nostro Paese sia un qualcosa che non n di destra n di sinistra. un qualcosa che dobbiamo fare tutti insieme. E poi parliamo di infrastrutture e federalismo, altri temi importanti del nostro incontro di oggi. Io sono convinta che la riforma federalista sar sicuramente uno strumento importante per realizzare tutte quelle infrastrutture e quei servizi che oggi sono indispensabili al turismo di nuova generazione. Noi paghiamo lo scotto di avere su questo fronte un gap importante rispetto ad altri Paesi. Per, in attesa che questa riforma diventi davvero operativa, certamente occorre mettere mano a un piano di interventi che, in modo strategico, affronti il problema dei servizi e della funzionalit dei trasporti. Nei giorni scorsi, ad esempio, stato deciso un piano per il potenziamento dei servizi di terra degli aeroporti di Fiumicino e di Malpensa ampiamente condivisibile. Infatti se noi vogliamo proporci come un

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player internazionale di primo livello, dobbiamo esserlo anche sotto il profilo infrastrutturale e dei trasporti. Anche per questa ragione ho voluto istituire un tavolo comune con lAD di Ferrovie dello Stato, lIng Moretti, e con Sabelli di Alitalia, perch si potesse fare una politica congiunta a differenza di quanto accaduto in passato. Compagnia di trasporto aereo, compagnia di trasporto via treno e Ministero del Turismo non possono che lavorare insieme, perch vi faccio degli esempi pratici se io so che questautunno promuovo lItalia in Cina, Alitalia deve essere informata per poter istituire voli diretti con certezza di riempimento con grande beneficio del turismo e del turista. Perch oggi chi viaggia non vuole prendere pi di uno o due voli quando va in vacanza, e quindi lavere un collegamento diretto fondamentale. E veniamo ora al Mezzogiorno: il piano per il sud , e non pu che essere, prima di tutto turismo. Pensate a come sarebbero diverse le cose oggi per il Mezzogiorno se avesse gi conosciuto una strutturazione turistica matura. Il Mezzogiorno ha una quantit di bellezze, di eccellenze incredibili, sotto tutti i profili, per come se avesse tante materie prime, ma non un prodotto finito. E questo il punto. Per cui poi non ci sono i porti turistici dove dovrebbero esserci, ci sono aree intere che non hanno un giusto collegamento a livello infrastrutturale o di trasporti, vi sono poli turistici troppo lontani e frammentati tra loro. chiaro che disegnare un Mezzogiorno del turismo la prima cosa per queste meravigliose Regioni del sud, che cos potrebbero veramente trarre un grande beneficio per le loro economie, e cominciare a risolvere anche il problema delloccupazione. Parliamo di formazione. Tempo fa abbiamo dato vita ad un Comitato ministeriale costituito da esperti del settore, davvero un buon progetto per razionalizzare la formazione in materia turistica. fondamentale che vi siano percorsi formativi orientati sempre e comunque al creare figure professionali che rispondano ai requisiti che oggi le imprese del turismo richiedono, come importante per anche intervenire sulla riqualificazione professionale dellesistente. E, infine, veniamo al testo al quale il Ministero del Turismo sta oggi lavorando. Partiamo da un presupposto: come si intervenuti con misure anticrisi, anticongiunturali per sostenere le altre attivit produttive, altrettanto necessario ed opportuno sostenere il turismo. Oggi venuto il momento di dare un sostegno alle nostre imprese del settore e di ristrutturare lofferta turistica mettendo allo stesso tavolo tutti gli attori che su questo fronte operano. E quindi il Ministro del Turismo e le Regioni, ma io credo anche le Province ed i Comuni, in quanto sono anchessi attori di questa partita e possono dare un buon contributo, e allo stesso modo le imprese perch il turismo lo fanno loro.

Moderatore
Mi scusi se la interrompo, ma non le volevate abolire le province?

Michela Vittoria BRAMBILLA


In questo momento stiamo, innanzitutto, lavorando per ridurre gli sprechi, perch qui il punto non abolire o non abolire la Provincia, ridurre il pi possibile i costi della macchina pubblica in generale. Le Province sono un esempio, ma ci sono anche tanti altri fronti di intervento e io, nel mio piccolo, ho iniziato a lavorare per ridurre quello che possibile in ENIT.

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Detto questo, un altro fronte che viene toccato in questo testo quello della vigilanza, proprio per tutelare la nostra immagine e il patrimonio turistico. La vicenda case da gioco. Molti sono stati i commenti sui giornali e capisco che la notizia possa essere appetibile. Oggi abbiamo una realt di nostri competitor, dai pi vicini ai pi lontani, che vede una presenza importante di case da gioco sul proprio territorio. Un esempio per tutti costituito dalla Francia, che ha ben 185 case da gioco. LItalia invece, ne ha solo 4, e tutte quattro si trovano al nord. La considerazione molto semplice: perch il resto del territorio non deve avere gli stessi strumenti competitivi del nord? A maggior ragione perch pensiamo a un rilancio del Mezzogiorno e di certe aree del centro Italia. Per cui, io ritengo opportuno che, come ci sono oggi 4 case da gioco aperte nel nord, si possano riaprire tutte quelle gi esistenti ma chiuse in precedenza nelle altre Regioni italiane. Mi viene in mente Taormina, piuttosto che i Bagni di Lucca, cos da mettere tutto il territorio italiano nelle stesse condizioni di competere. Detto questo, parliamo delle case da gioco nei cinque stelle lusso. Vi sono allo studio una serie di norme restrittive che possono limitare la concessione delle autorizzazioni solo ad un numero molto esiguo di cinque stelle lusso, che offrano una serie di garanzie.

Moderatore
Visto il mio ruolo di moderatore, malgrado stia dicendo delle cose di assoluto interesse, sono costretto a richiamarla ai tempi, perch senn non riesco a portare avanti la tavola rotonda.

Michela Vittoria BRAMBILLA


Ma vede, sa qual il problema Manoja? Che io sono cos innamorata di questo lavoro e di questo settore, di questa meravigliosa Italia, che parlerei per ore. Io mi considero il Ministro del Turismo pi fortunato al mondo. Vendere e promuovere lItalia veramente un grande privilegio e mi auguro di riuscire a farlo nel modo migliore. Quindi, concludendo, per seguire giustamente la sua scaletta, quella delle case da gioco una misura che io ho ipotizzato per due motivi: il primo quello di mettere tutto il Paese nella condizione di avere gli stessi strumenti per competere; il secondo, per riallineare lItalia, nel suo complesso, agli standard dei Paesi concorrenti. Ma voglio chiudere con una nota molto positiva che la seguente: nonostante la situazione economica attuale, nonostante la crisi dei mercati, nonostante il fatto che la nostra offerta turistica abbia bisogno di strumenti nuovi e via dicendo, nonostante tutto, lorganizzazione mondiale del turismo ha qualche giorno fa diffuso i dati di consuntivo 2009 sul 2008. I nostri competitor hanno avuto una forte battuta darresto. LOrganizzazione Mondiale del Turismo ha registrato questi dati: Francia -14% sul 2008, Spagna -9,9%, Grecia -22%, Stati Uniti -10,5%. Il dato dellItalia solo -4,4%. E questo un segnale che ancora di pi ci deve confortare e convincere di come sia veramente giusto, importante e doveroso oggi puntare su questo settore, perch il turismo italiano ha tenuto di gran lunga meglio degli altri, e ha tenuto nonostante tutto, e quindi vuol dire che la nostra immagine forte nel mondo e che lItalia ancora un punto di riferimento. Anche perch e chiudo fornendo un altro numero mentre lOrganizzazione Mondiale del Turismo stessa aveva anche previsto un calo di incoming di flussi

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internazionali tra il 4% e il 6%, noi abbiamo avuto solo un -2% di calo di turisti dallestero, e questi sono dati che abbiamo ufficializzato con ISTAT, Banca dItalia e Unioncamere tre settimane fa. Unulteriore dimostrazione che il sistema ha tenuto e che ha tutte le potenzialit per essere veramente il volano della nostra economia come dicono tutti, dal Presidente Napolitano al cittadino comune. Quindi, dovere di chi ci governa mettere in campo politiche di sostegno al settore, dovere di tutti contribuire, maggioranza e opposizione, e su questo fronte secondo me non ci pu essere distinzione, a sostenere e rilanciare leconomia turistica e limmagine di questo grande Paese che noi abbiamo avuto la fortuna di avere in dono e in eredit da chi ci ha preceduto e lha fatto grande e che abbiamo il dovere di rendere ancora pi grande. Grazie.

Moderatore
Grazie, Ministro. Adesso vorrei fare una domanda al Senatore Rutelli, citato anche dal Ministro Brambilla. Lei, Senatore Rutelli, stato Sindaco di Roma, la citt che probabilmente la maggiore attrazione turistica del Paese, ma forse anche la citt che soffre di pi per questo ruolo; Lei stato anche Ministro dei Beni Culturali e Ambientali, ha avuto cio la responsabilit del principale elemento di attrazione per i turisti che vengono in Italia. Ecco, il Ministro Brambilla prima ha detto una cosa che secondo me importante e cio che, il turismo non n di destra e n di sinistra, ma un problema da Sistema Paese. Lei che lha vissuto a suo tempo sulle sue spalle, se la sente di condividere questa affermazione? Che cosa bisogna fare oggi per far s che effettivamente il turismo, e le infrastrutture che sono cos legate al turismo, possano uscire dal terreno delle polemiche e invece diventare luogo comune su cui costruire lo sviluppo del Paese?

Francesco RUTELLI
Ringrazio innanzi tutto Intesa Sanpaolo per questa occasione, e in particolare Corrado Passera che ha sempre dimostrato attenzione al tema del turismo. Grazie ad appuntamenti come quello odierno, molti attori hanno la possibilit di confrontarsi per indicare soluzioni, pi che lamentare le criticit. Apprezzo che il convegno prenda in esame due aspetti strettamente legati: federalismo e infrastrutture. Mi concentrer su quattro punti. Il primo proprio quello del federalismo. Il limite attuale pi evidente della governance turistica la presenza in Italia di 21 attori, lo Stato e tutte le regioni; sono troppi! Sappiamo che questo il frutto di un referendum promosso proprio dalle Regioni otto anni fa, che port il turismo tra le loro competenze esclusive. Come ho gi avuto modo di dire pubblicamente, ho presentato allinizio di questa legislatura un disegno di legge costituzionale per superare questa frammentazione, che ci porta ad avere 21 politiche turistiche scollegate tra loro e 21 politiche incoerenti di promozione turistica, certamente inadeguate rispetto ai nostri principali competitor. Ovviamente, quella da me proposta nel disegno di legge non l'unica soluzione percorribile; il mio invito per a fare presto e con la pi ampia convergenza possibile: occorre restituire allo Stato la responsabilit di definire la strategia del turismo nazionale.

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Solo la Repubblica Italiana pu e deve guidare un processo competitivo unitario, mentre alle Regioni spetta promuovere i territori, e le politiche ancorate nei territori. Sono consapevole che esistono resistenze da parte di alcune Regioni. Il nostro compito spiegare che non intendiamo sottrarre loro il potere di gestione delle politiche territoriali. Da Sindaco di Roma, ritengo di aver messo in campo una buona politica per il turismo, avendo anche a disposizione sette anni di mandato. Ho avuto molto meno tempo, appena 20 mesi, per lavorare sulla mia competenza in seno al Governo su questa materia. Tra le cose positive che avevamo avviato, cito in particolare l'accordo con le Regioni per la destagionalizzazione. Lobiettivo era di portare anche da noi ci che, ad esempio, gi collaudato in Germania, dove i singoli Lnder decidono allinizio dellanno il periodo di chiusura delle scuole e delle grandi aziende, secondo un criterio di alternanza. Devo confessare che ho saputo di questa prassi solo casualmente, quando, nella splendida cittadina veneta di Caorle, notai all'inizio di settembre moltissimi turisti tedeschi. Si trattava in prevalenza di bavaresi, che tradizionalmente protraggono le proprie vacanze, profittando di questo scaglionamento nel tempo deciso dalle autorit regionali. Lo stesso avviene durante linverno, in maniera da ottimizzare, tra l'altro, lutilizzo degli impianti sciistici. Un secondo esempio di frammentazione eccessiva, che si traduce in sprechi di risorse pubbliche, riguarda la promozione. possibile che in ogni paese italiano lufficio turistico si chiami in modo diverso? Occorrerebbe avere ununica indicazione promozionale, universalmente riconoscibile, anche ove le competenze tra enti rimangano distinte. Il mio suggerimento di fondo , dunque, quello di una modifica costituzionale volta alla semplificazione e all'efficienza dell'intero sistema turistico italiano. Quanto al secondo tema, quello delle infrastrutture, si pu dire che lItalia, pur avendo un brand imbattibile, ha grandi difficolt di organizzazione nella macchina dellindustria del turismo. LItalia ha innanzitutto problemi di dimensioni: meno del 5% delle nostre strutture alberghiere in grado di ospitare coloro che viaggiano a bordo di un aereo medio. Quanto ai viaggiatori a bordo di un aereo di grandi dimensioni, il numero degli alberghi in grado di ospitarli tutti assieme scende all1%! Sappiamo anche che il problema, cui faceva cenno il Ministro Brambilla in precedenza, dei collegamenti aerei intercontinentali pesa grandemente sulla nostra ricettivit. La nuova classe di consumatori dallEstremo Oriente, in special modo cinesi, semplicemente non approda in Italia perch non ci sono voli diretti. Essi si dirigono prevalentemente in Germania non perch Bonn sia pi bella di Firenze, ma perch a Francoforte atterra un numero enorme di aerei diretti da Pechino, Shanghai e dalle altre grandi citt cinesi. Se vero che esiste un limite legato ai collegamenti, altrettanto vero che l'Italia presenta delle debolezze di sistema. Nel nostro Paese ci sono 41 aeroporti. Non una rete specializzata. Ovviamente, non esiste un numero perfetto nella dotazione aeroportuale di un Paese. Ma la cosa certa che se gli aeroporti si fanno concorrenza, non si specializzano e non hanno uninfrastrutturazione adeguata, essi non saranno in grado di servire gli interessi minimi del sistema Paese. L'intera offerta aeroportuale italiana ha ottenuto, negli ultimi ventanni, investimenti complessivi pari a 2,5 miliardi di euro. Non possiamo lamentarci troppo, di conseguenza, se la manutenzione dei servizi aeroportuali di qualit scadente. necessario promuovere una politica del trasporto finalizzata al turismo. Da romano, dico che ci voleva un lombardo a presiedere lAlitalia per puntare su Fiumicino come hub intercontinentale, senza per questo impoverire inutilmente Malpensa e Linate. Lhub naturale di un Paese come il nostro non pu che essere Fiumicino. Per

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realizzarne uno diverso, occorre costruire infrastrutture competitive e impedire una concorrenza nelle province circostanti; per Malpensa, non avvenuto. Il mio suggerimento al Governo di definire in tempi rapidi, in accordo con l'ENAC, le autorit regionali e territoriali, una gerarchia delle infrastrutture aeroportuali italiane, individuando un piano del trasporto aereo che serva al rafforzamento del comparto turistico. Un piano nazionale servirebbe, ad esempio, a migliorare le pesanti carenze infrastrutturali nel Mezzogiorno, dove sono auspicabili precise indicazioni di priorit. Il terzo tema che vorrei trattare quello della cultura. Siamo consapevoli che il valore aggiunto per il nostro sistema turistico rappresentato dai visitatori stranieri di alta fascia. In questo senso, la cultura un veicolo imprescindibile. In Italia esistono moltissimi laureati, diplomati e specializzati in materie turistiche e pochissimi organizzatori della cultura legata al territorio. Ci pone un problema evidente di valorizzazione delle opportunit legate alla cultura, a beneficio delloccupazione e della creazione di ricchezza legate allindustria turistica. Le capacit che sanno esprimere da un lato i nostri studiosi e dall'altro i nostri operatori turistici difettano dell'anello di congiunzione rappresentato dagli esperti di management della cultura per il turismo e del turismo culturale. Le citt darte devono rinnovarsi. Molti turisti tornano volentieri a visitare Parigi perch la sua offerta di infrastrutture moderne si rinnova e l'offerta culturale in costante evoluzione. Tornano volentieri a Londra, perch frequentemente si assiste all'apertura di una nuova galleria o di architetture stimolanti. In questo risiede limportanza di mettere in campo innovazioni nel contesto urbano. I musei italiani hanno numerosi limiti, anche strutturali; e da questo occorre ripartire. Non stato banale adeguare la Galleria Borghese, che comunque avr sempre un numero di visitatori ridotto; non serve lagnarsi delle file allesterno della Galleria degli Uffizi a Firenze: piuttosto va coordinato tra la citt e lo Stato un circuito di visita allargato, da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti e Boboli. Quello della messa in efficienza delle strutture culturali un tema prioritario, che deve trovare la convergenza e la collaborazione della istituzioni nazionali e delle amministrazioni locali. Lultimo tema al quale dedicare un approfondimento quello del paesaggio. nostro dovere difendere il paesaggio italiano. Il che non significa non costruire, non ristrutturare, o non creare infrastrutture moderne. Ma significa preservare contesti che devono essere tutelati perch sono a rischio di sparire definitivamente. In conclusione, voglio dare atto al Governo di aver puntato, in un momento di particolare difficolt per le famiglie, sulla promozione del turismo interno. Rilevo per che per rendere efficace questa politica necessario poter disporre di unofferta competitiva. E per questo non viene fatto nulla. Ne beneficerebbe, invece, l'intero comparto turistico, caratterizzato da importanti tassi di occupazione. Proprio perch, in buona parte, si tratta di un'industria basata su un lavoro stabile ma stagionale, credo che sia esattamente questo il momento di promuovere una misura anticiclica: il taglio dellIVA a favore dellindustria turistica, penalizzata fortemente rispetto ai suoi diretti competitor di Francia, Spagna o Grecia. Anche su queste proposte non posso che auspicare la massima convergenza e collaborazione tra maggioranza e opposizione, per impedire che il turismo entri irreversibilmente in crisi. Insieme, dobbiamo rilanciare un settore che rimane la prima industria nazionale italiana. Vi ringrazio.

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Moderatore
Grazie, Senatore Rutelli. Do nel frattempo il benvenuto al Sindaco Alemanno. Se il Ministro Brambilla mi promette di essere telegrafica vorrei chiederle se daccordo con lidea di Rutelli di togliere la competenza esclusiva del turismo alle Regioni.

Michela Vittoria BRAMBILLA


Io credo che la parcellizzazione, la frammentariet sia nemica dellefficacia e dellefficienza. E detto questo vi anche unaltra considerazione del Senatore Rutelli alla quale mi volevo agganciare, quella sulla fruizione dei nostri beni culturali e dei nostri musei. Vi un problema al quale adesso abbiamo iniziato a mettere mano, ma del quale dobbiamo essere consapevoli. Parliamo di Roma, grande citt darte, parliamo di Firenze, parliamo di Venezia, ma parliamo anche delle altre miriadi di citt darte italiane dove nella maggior parte dei nostri musei non vi sono spiegazioni, depliant e didascalie in altre lingue al di fuori dellitaliano. Sono quindi ben contenta che il Ministro Bondi adesso abbia affidato a Mario Resca la gestione di tutte le nostre strutture museali, perch si tratta di un valido manager, come ha dimostrato in altri ambiti operativi, e quindi penso che riuscir veramente a mettere mano a questi problemi apparentemente banali ma che banali poi non sono. Vi un altro fronte da menzionare, e sono sintetica e quindi chiudo, per devo darne atto ai miei amici imprenditori: sul fronte della competitivit le nostre strutture alberghiere sul fronte dei prezzi questanno hanno avuto un ribasso medio del 7% e i 4 e 5 stelle sono scesi anche del 33%. Quindi dobbiamo dare loro atto del fatto che hanno reso la nostra offerta pi competitiva.

Moderatore
Grazie, Ministro. Allora, abbiamo sentito due politici, prima di dare la parola al Sindaco Alemanno, vorrei sentire gli imprenditori. Leonardo Ferragamo Presidente di Fondazione Altagamma che ha appena pubblicato un libro molto bello, Bella e possibile, facendo il verso a una celebre canzone della Nannini, immagino. chiaro che le aziende che producono lusso, le aziende di Altagamma, il Made in Italy dalto livello possono essere considerati uno dei motori del turismo in Italia; evidente che chi viene in Italia si aspetta anche questo. Quello che vorrei chiederle in che modo crede che le imprese possano contribuire a far s che pubblico e privato lavorino per rilanciare quello che tutti definiscono uno dei pi grandi asset del Paese?

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Leonardo FERRAGAMO
Innanzitutto bisogna passare dal dire al fare, e ora vi dir come Altagamma, nel suo piccolo, ha cominciato a muoversi in questo senso. Prima per vorrei ringraziare Intesa Sanpaolo e Corrado Passera per questo Convegno, ma soprattutto congratularmi con loro per aver identificato il turismo come tema centrale per il motore della crescita del nostro Paese. Altagamma, che si trasformata in Fondazione questanno, proprio perch sempre pi prevalente il desiderio di contribuire al bene del Paese e non solo a quello delle aziende rappresentate, sempre stata molto sensibile al tema del turismo, tant vero che nella nostra assemblea pubblica, nella primavera del 2006, e gi in tempi meno sospetti, sollevammo questo argomento. E quanto questo dovesse essere centrale per il rilancio e per la salute della nostra economia. In quelloccasione esponemmo, proprio di fronte al Governo di allora, la necessit di iniziare una attivit forte e focalizzata per rilanciare questo comparto. Faccio una considerazione: noi sosteniamo che in Italia, e forse creo scalpore, non esista una cultura del turismo. E questo perch siamo stati troppo viziati dal fatto che per anni questo Paese meraviglioso ha goduto di altissima competitivit, perch qui il costo della vita era senzaltro molto pi vantaggioso che altrove, e, aggiungo, con una competitivit verso gli altri paesi in termini di infrastrutture e di accoglienza. Ecco, noi sosteniamo che da questo atteggiamento passivo si debba velocemente entrare in una cultura attiva e pro-attiva. Dobbiamo fra le tante esigenze, ne abbiamo gi parlato, stimolare oggi la necessit di far crescere le nostre infrastrutture e la qualit dei nostri servizi. La cosa veramente improcrastinabile, a nostro avviso, , tuttavia, quella di comunicare, di promuovere il Paese, di andare a conquistare i nostri turisti. E vorrei fare anche una ulteriore affermazione che poco emersa oggi. Si parla del turismo che lascia il 30% agli alberghi e il 70% allindotto nazionale. Ma lindotto vero che il turismo genera sulleconomia italiana deve essere di centinaia di punti percentuali superiore - e non sar mai misurabile - perch lesperienza Italia, se vissuta positivamente da un turista, deve lasciargli una straordinaria impressione del Paese e sar questa immagine, questa sua percezione, questa sua esperienza che gli far utilizzare prodotti italiani nel suo Paese, per anni e anni. Saranno macchine, sar la cucina, saranno servizi o prodotti italiani, ma tanto e comunque ricadr da questo sulla nostra economia. Come Altagamma ci siamo mossi in questo senso dando priorit proprio alla promozione e basando il nostro progetto, in corso quasi da due anni, su tre assi fondamentali. Anzitutto ladesione alla Fondazione di alcuni alberghi icona a supporto concreto delliniziativa. Il secondo, ed la parte centrale, uno studio che abbiamo patrocinato e condotto sugli elementi identitari dellItalia. Di unItalia per vista in forma di futuro dove abbiamo parlato dei nostri valori, ma anche dei nostri difetti, guardando soprattutto alle nuove generazioni. Il lavoro stato portato avanti da un team di studiosi coordinato da Andrea Kerbaker, del quale hanno fatto parte tra gli altri Davide Rampello, Marco Vitale, Giorgio van Straten, Paolo Anselmi, Stefano Boeri, oltre ad altre personalit italiane importanti ed autorevoli. Ne scaturito il libro che poco fa il Ministro ha mostrato, Bella e Possibile. unindicazione alle nostre Istituzioni su come e cosa dovremmo comunicare del nostro Paese. Il terzo asse portante di questo progetto stato unazione concreta, abbiamo invitato ed ospitato giornalisti da pi parti del mondo, editori e opinion maker. Tutto ci a nostre spese - e apro una parentesi - allinsegna dellefficienza, perch i nostri alberghi hanno concesso condizioni estremamente favorevoli, le

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linee aree ci hanno supportato e siamo cos riusciti a contenere i costi al minimo. La parentesi non casuale, perch credo che agire allinsegna dellefficienza, poi, ripaghi sempre. Abbiamo quindi portato in Italia qualche decina di giornalisti ed editori che stanno scrivendo articoli e realizzando servizi televisivi, che si sono confrontati per una settimana con aziende, cultura, attivit, personaggi e con le tante espressioni del nostro Paese. Ecco, quello che voglio dire che abbiamo voluto, proprio nel nostro piccolo, dare un esempio concreto di quello che si pu fare. Ma chiaramente poco quello che possiamo fare con le nostre risorse private, mentre tanto invece quello che possiamo e dobbiamo fare come Paese. Bocca stamattina ha ricordato quanto viene speso in Italia, ma quanto viene disperso nella comunicazione perch non ci sono efficienza ne una visione comune e senzaltro c tanta frammentazione. Ecco, siamo anche noi convinti che investendo molto meno si possa fare molto, ma molto meglio, e questo forse il messaggio che lancio anche a Tremonti: spendiamo meno ma facciamo molto di pi! Grazie.

Moderatore
Grazie, Dottor Ferragamo. Adesso, prima di dare la parola al Sindaco Alemanno, vorrei sentire un altro rappresentante del mondo delle imprese, Cesare Trevisani, Vicepresidente di Confindustria con delega per le infrastrutture. Credo che dal dibattito di stamattina e anche dalle cose che ci siamo detti adesso emerge chiaramente come il tema infrastrutturale sia trasversale a tutto il sistema, ma abbia nel turismo il suo punto nodale. Sappiamo tutti, immagino che anche il Sindaco Alemanno poi ne parler, cosa significa, ad esempio, il nodo di Fiumicino per il sistema turistico italiano. Ecco, cosa possono fare, anche qui, le imprese per aiutare il sistema a ripartire? Non essendoci pi risorse pubbliche disponibili, le imprese possono addossarsi da sole il ruolo di finanziatori delle infrastrutture italiane, naturalmente insieme alle banche, e poi sentiremo su questo anche il parere del Dottor Passera. In concreto, quale pu essere il contributo delle imprese per sistemare le infrastrutture per il turismo?

Cesare TREVISANI
Voglio ringraziare Intesa Sanpaolo per linvito rivoltomi a partecipare a questo Convegno, che ha il merito di mettere in evidenza lo stretto legame che sussiste tra il turismo e le infrastrutture. Prima di entrare nel merito specifico del sistema infrastrutturale, vorrei riprendere alcuni temi che sono stati proposti dagli interventi precedenti e fare alcune osservazioni molto semplici. Sul ruolo delle Istituzioni voglio ribadire con forza, quanto hanno detto sia il Senatore Rutelli che il Ministro Brambilla con riferimento al riparto delle competenze istituzionali. Bisogna chiarire chi fa cosa. La complessa articolazione dei rapporti tra i diversi livelli amministrativi (Stato, Regioni, Enti Locali) costituisce uno dei limiti pi rilevanti per pianificare e programmare gli interventi e gli investimenti in modo puntuale. Guardando al turismo, la competenza esclusiva delle Regioni rischia di rendere pi difficile la messa a punto di una strategia nazionale, che invece fondamentale per la crescita di questo settore.

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Un tempestivo riordino delle competenze, quindi, pu rivelarsi determinante per consentire a questo comparto di reggere la sfida competitiva, che viene dai competitor europei e non solo. Daltronde, settori come il turismo sono fortemente condizionati dal fattore tempo. Basti pensare che ogni anno, con laprirsi delle stagioni turistiche, gli operatori turistici devono fronteggiare la domanda di servizi dei visitatori stranieri e nazionali mettendo a punto unadeguata e spesso rinnovata offerta, per rispondere alle sempre pi diversificate esigenze delle clientela. Il tempo gioca quindi un ruolo chiave nella sfida per la competitivit. Condivido, poi, quanto precedentemente osservato dal dott. Ferragamo. Viviamo di una cultura che si basa sullassunto che lItalia un bel Paese e i turisti arrivano comunque: ma questa logica non assolutamente pi compatibile con il mercato attuale. E qui entrano in gioco le nostre imprese. Se guardiamo allofferta turistica dellEstremo Oriente quale benchmark importante per confrontarci e individuare i nostri punti di debolezza, ci troviamo di fronte ad un mercato che prima era semplice appannaggio di pochi turisti privilegiati, ma ora ha saputo sfruttare le proprie ricchezze, per differenziare e ampliare lofferta turistica. Le imprese turistiche italiane sono cresciute poco e restano pi che altro di piccole dimensioni e a carattere familiare. Un aspetto che interessa trasversalmente tutto il territorio nazionale. Prima di diventare Vicepresidente di Confindustria con delega per le infrastrutture, la logistica e la mobilit, sono stato Vicepresidente con la stessa delega in Emilia Romagna, occupandomi anche di turismo. In quella veste fui promotore di unindagine finalizzata ad individuare qual strategia mettessero in atto gli operatori turistici legati a Confindustria, ma anche quelli legati a Confcommercio e ad altre associazioni di categoria. Dagli incontri avuti con gli albergatori emergeva come gli investimenti non fossero destinati ad interventi di qualificazione e differenziazione dellofferta turistica, nellambito di una visione strategica del settore legata in primis al territorio: piuttosto miravano alla manutenzione delle strutture o a piccoli interventi locali, con effetti di breve periodo. La dimensione delle imprese, invece, influisce notevolmente ai fini della qualificazione dellofferta turistica. Se non si fa una politica per favorire le aggregazioni delle imprese - e questo un tema che Confindustria pone da mesi trasversalmente per ogni settore, non solo per il turismo - e non aumentiamo la capacit delle nostre imprese di migliorare la loro presenza sul mercato, di fare strategia e di qualificare lofferta, corriamo il rischio di restare indietro rispetto ai competitor, non solo europei ma mondiali. Per quanto riguarda le infrastrutture, tema al centro del Convegno di oggi, ritengo che il dossier di Intesa Sanpaolo abbia centrato appieno il rapporto che sussiste tra infrastrutture e turismo: Le infrastrutture per la mobilit rappresentano un fattore strategico cruciale del sistema dellofferta turistica. Questa frase contenuta nel dossier e, nella sua semplicit, afferma il ruolo chiave delle infrastrutture per la crescita del settore turistico e pi in generale delleconomia del Paese. Un concetto che potrebbe sembrare ovvio, ma che guardando allItalia deve essere oggi affermato con maggiore forza e convinzione. Quanto ho detto in precedenza in materia di competenze istituzionali vale anche per la realizzazione delle infrastrutture. Si sconta una mancanza di chiarezza fra le diverse potest amministrative che sfocia in una confusione e sovrapposizione di ruoli e responsabilit tali da determinare, sistematicamente, un rallentamento talvolta un blocco delle opere di infrastrutturazione.

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Dal momento in cui si propone la realizzazione di uninfrastruttura fino allavvio del cantiere, in Italia possono passare dai tre ai sette anni. Un tempo che assolutamente lontano da qualsivoglia comparazione con gli altri Paesi nostri tradizionali competitori, ma ancor meno lo se ci confrontiamo con i cosiddetti Paesi in via di sviluppo (Cina, India..), nei quali i tempi di realizzazione delle opere si calcolano in termini di mesi e non di anni. Guardando al sistema infrastrutturale italiano, nel suo complesso, sono purtroppo evidenti i limiti di una scarsa o inefficace pianificazione e programmazione degli interventi. Il risultato un gap infrastrutturale con ricadute negative che si percuotono sul turismo, ma pi in generale sul complesso del sistema produttivo nazionale. Linterrogativo : da dove ripartire? Innanzitutto dal completamento delle opere strategiche gi individuate con la Legge Obiettivo, che ha rappresentato un momento di programmazione e pianificazione certamente virtuoso. Inoltre, questa norma, che pur necessita di aggiornamenti e modifiche, ha anche il merito di aver introdotto strumenti procedurali accelerativi per la realizzazione delle opere. Occorre anche tener presente che una corretta programmazione, inoltre, contribuirebbe ad evitare una distribuzione a pioggia delle risorse, concentrandole invece sulle infrastrutture funzionali alla mobilit delle persone, quindi anche al turismo, e alla movimentazione delle merci, in chiave logistica. Il finanziamento delle opere pubbliche costituisce, peraltro, un nodo cruciale per linfrastrutturazione del paese. Vista la scarsit di risorse pubbliche, il ricorso al privato rappresenta una strada da percorre: bisogna consentire ai privati di essere presenti sul mercato delle infrastrutture, creando un sistema di regole certe, in grado di rendere pi sicuri tempi e rientri degli investimenti. Peraltro, allinterno di Intesa Sanpaolo, con lamico Mario Ciaccia, lavoriamo moltissimo proprio su questo tema, condividendo lesigenza di avere regole chiare che incentivino la partecipazione dei privati. Il tema degli strumenti di finanziamento delle opere, daltronde, rientra tra i tre grandi temi per rilanciare le infrastrutture sui quali Confindustria, con il suo sistema associativo, ha sviluppato un confronto nellambito del Seminario La riforma infrastrutturale tenutosi il 30 settembre u.s.. Oltre agli strumenti di finanziamento delle opere, anche laccelerazione e il consenso, la qualit progettuale e la qualificazione delle imprese costituiscono aspetti chiave che abbiano affrontato nel nostro dossier di analisi e proposte per una riforma infrastrutturale. Riformare il sistema infrastrutturale a monte, vuol dire, a valle, ridare slancio al sistema dei trasporti. La mancanza di capillari reti ferroviarie o di servizi di trasporto pubblico regionale e locale in grado di collegare i porti e gli aeroporti con le principali localit turistiche rischia di compromettere anche la possibilit per gli operatori turistici di catturare una domanda di turismo molto pi ampia. Guardiamo al sistema aeroportuale nazionale. Pocanzi si parlato del ruolo dei due hub Fiumicino e Malpensa. Ma in realt ci che sembra evidente che lintero sistema aeroportuale sconti la mancanza di una strategia nazionale, con leffetto di veder una proliferazione di aeroporti ingiustificata anche allinterno delle stesse Regioni. Il mercato non in grado di sostenere un numero crescente di aeroporti, per lo pi destinati a sopperire alla mancanza di collegamenti via ferro e strada tra quelli principali con il resto del territorio. Peraltro, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, indubbiamente lAC/AV gioca un ruolo centrale per il trasporto passeggeri, soprattutto considerati la rapidit dei collegamenti, la riduzione dellimpatto ambientale del trasporto e il

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decongestionamento delle strade. Ma bisogna anche tener conto che il trasporto regionale e locale determinante affinch la ferrovia nel suo complesso si renda realmente unalternativa valida alle altre modalit di trasporto. Ultimo tema quello dei porti. La crescita del traffico crocieristico e della nautica da diporto dipendono essenzialmente dalla capacit degli scali di fornire servizi adeguati agli utenti, nonch dalla loro interconnessione con il territorio e con le altre infrastrutture di trasporto. Migliorare il quadro attuale, consentendo agli scali portuali di essere una reale porta di accesso verso le aree turistiche pi vicine, grazie a collegamenti di trasporto pubblico e privato capillari nel territorio costituisce la vera sfida per il settore. Ma c unaltra questione. Come per il sistema aeroportuale, anche per quello portuale vediamo Regioni in cui sono presenti pi porti dinteresse nazionale, che spesso finiscono per sottrarsi traffico lun laltro. Manca anche qui una strategia. La riforma della Legge n. 84/94 loccasione per rivedere la pianificazione portuale, adottando un criterio di classificazione dei singoli scali fondato sulla specializzazione. In tal modo si valorizzerebbero le vocazioni operative di ciascun porto, siano essi prevalentemente destinati al traffico crocieristico o a quello merci, nel contempo garantendo unallocazione coerente delle risorse per rendere realmente efficienti ed economicamente competitivi i porti nazionali. In termini di risorse, se da un lato resta ancora incompleta la piena realizzazione dellautonomia finanziaria delle Autorit Portuali, ancor pi critico il coinvolgimento dei privati nella realizzazione delle infrastrutture portuali. Gli ampliamenti delle banchine, la realizzazione di aree di sosta destinate ai servizi per i passeggeri e per le navi da crociera sono necessarie per la competitivit dei nostri scali e i privati possono impiegare risorse a condizione che si realizzino le condizioni normative e finanziarie adeguate. In sintesi, gli effetti di una inefficace programmazione del sistema infrastrutturale e trasportistico del Paese si ripercuotono su tutti i comparti produttivi, anche su quelli che come il turismo costituiscono da sempre bandiere di eccellenza per lItalia. Questo non accettabile. Dobbiamo ripartire dalla programmazione fondata su basi certe ed efficienti, da una visione di insieme delle reti di trasporto. Non unopzione, una priorit.

Moderatore
Grazie, Dottor Trevisani. Adesso la parola al Sindaco Alemanno, in modo che il Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo poi possa trarre le conclusioni di questa giornata di lavoro. Allora, Sindaco, evidente che Roma il pezzo pi importante del sistema turistico italiano, nel senso che se Roma funziona il resto del sistema evidentemente funziona meglio, perch Roma la porta dingresso della maggior parte dei turisti che arrivano in Italia; e anche il Papa credo che le debba essere grato se Roma funziona Probabilmente il Sindaco di Roma ha pi potere di intervento sul sistema turistico nazionale dello stesso Ministro del Turismo. Allora, le chiedo, che cosa sta facendo la sua amministrazione e che cosa conta di fare in futuro per il turismo che una risorsa gigantesca per la citt, ma che forse anche lorigine di tanti suoi problemi, dal traffico in gi?

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Gianni ALEMANNO
Buon pomeriggio. Vorrei innanzitutto dire qualcosa anchio sulla vicenda Federalismo. Ho sentito molto parlare del Federalismo sulla chiave Istituzionale, non ho sentito molto parlare, almeno negli interventi che ho ascoltato, del Federalismo Fiscale e secondo me questi due temi sono temi che si muovono in segno opposto. Perch? Mentre sul turismo e su molti temi c bisogno di una riduzione del Federalismo Istituzionale, cio c bisogno di un certo grado di riaccentramento delle competenze, tra cui il turismo, e quindi condivido lidea di fare in modo che il turismo sia competenza concorrente e si possa avere un dicastero vero, non necessariamente un Ministero, pu essere un Viceministro dentro a unaltra competenza ministeriale, ma una realt che non sia semplicemente la Presidenza del Consiglio come punto di riferimento, invece io credo che sar molto utile per il turismo quando sar applicato e realizzato realmente il Federalismo Fiscale. Perch? Perch Federalismo Fiscale sostanzialmente significa trattenere una parte delle risorse prodotte sul territorio e questo, nel momento in cui si riuscir realmente a realizzare, generer due effetti positivi: il primo, che i territori competitivi saranno realmente premiati, e si romper una sorta di livellamento che inevitabilmente dal centro tende a dare un po tutto a tutti. Ci sono ovviamente i fondi di perequazione, ci sono tutte le cose che permettono di compensare, ma noi dobbiamo partire dal presupposto che se c un territorio competitivo automaticamente, non per gentile concessione del centro, del Governo, devono rimanere sul territorio una parte di risorse perch quelle risorse vengono reinvestite, per rendere ancora pi trainante e competitivo quel territorio. E poi c un effetto secondario molto importante del Federalismo Fiscale che la vera arma per smantellare il capitalismo municipale, perch il vero motivo per cui e di questo me ne sto rendendo conto in questo anno e mezzo che faccio il Sindaco il vero motivo per cui gli enti locali in questi anni hanno sviluppato questa serie di societ che mettono le mani dappertutto, nel turismo, nella cultura, nei servizi, Roma lho ereditato ha 81 societ di primo e secondo livello: ho scoperto di essere un grande capitalista con 61 mila dipendenti, societ, cose, eccetera, eccetera. Il vero motivo per cui questo si generato e la spinta pi forte e determinante a smantellare tutto questo lidea che sul territorio possano rimanere delle risorse senza che necessariamente la Pubblica Amministrazione crei delle societ prensili che cercano di captare qualche cosina di quello che in qualche modo viene generato dallinvestimento del territorio, perch questo avviene attraverso una diversa logica della compartimentazione fiscale. Questo molto importante, perch mentre il Federalismo Istituzionale lavora sulle istituzioni, il Federalismo Fiscale lavora sulla societ civile, lavora sui rendimenti di territorio, lavora su quelle che sono effettivamente la capacit di creare ricchezza e di poter implementare queste realt. Io questo lo sento anche a Roma, perch a onta del famoso slogan Roma ladrona, vi dico, non vero niente, perch se guardo il gettito fiscale prodotto a Roma, anche al netto delle societ che hanno sede a Roma, ma hanno le attivit produttive fuori Roma, anche al netto di quello, il gettito fiscale di Roma largamente superiore a quello che poi torna indietro con i trasferimenti ordinari o speciali per Roma Capitale che vengono prodotti. Quindi, da questo punto di vista bisogna in qualche modo riportare le situazioni al loro ordine e fare in modo che appunto chi riesce a generare ricchezza sul territorio poi abbia anche gli strumenti per investire sulle infrastrutture e per creare una serie di interventi che siano realmente promozionali. Unultima osservazione invece sul Federalismo Istituzionale. Io condivido che cosa di questa necessit di ri-accentramento? Condivido il fatto che noi dobbiamo riu-

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scire ad avere dei punti di riferimento che siano di sintesi e, quando prima Trevisani sottolineava il fatto che non si possono fare venti aeroporti, non si possono fare 200 porti, eccetera, questo da cosa deriva? Deriva dallindebolimento delle strutture nazionali di costruire strategie di carattere nazionale, e questo si vede particolarmente sul versante territoriale, infrastrutturale e turistico, perch la presenza di Ministeri, di realt governative forti, cosa genera? Genera anche un interlocutore per gli operatori che un interlocutore che permette anche di addensare interessi, di trovare dei punti anche di convergenza e di intesa. Ora noi, sui famosi tavoli di concertazione nazionali, anche per questi squilibri, abbiamo dei tavoli tipicamente fordisti, che parlano tendenzialmente di industria, che parlano tendenzialmente di contratti appunto a tempo indeterminato, quindi cose che magari sul turismo sono molto laterali, non parlano molto di territorio, non creano un vero punto di sintesi e di concertazione sul territorio. Insomma, necessario creare dei luoghi forti, netti in cui si costruiscano delle strategie complessive in cui il territorio venga visto nel suo complesso e ci sia lo spazio per le scelte squisitamente territoriali, ma ci sia soprattutto una scelta di priorit, perch poi noi sappiamo che le risorse generano dei risultati se poi c una sfida per fare una scelta di priorit che deve avvenire su un ri-accentramento di competenze e su dei luoghi di confronto. Un ultimo elemento: importante che in tutte queste cose non ci sia la parcellizzazione delle organizzazioni, delle macro-strutture, perch per esempio questo lho visto quando ero Ministro dellAgricoltura. Quando noi creiamo delle strutture tecniche, non c bisogno di fare 50 strutture tecniche, basta farne una, poi chiaramente quella struttura diventa service anche per iniziative locali, ma ununica struttura centrata che fa economia di scala, che fa riferimento e altre cose, non che per sviluppare il turismo locale o per sviluppare lagricoltura locale uno fa la sottostruttura, la controstruttura, la duplicazione dei componenti, no. Ci vogliono ecco laltro dato importante delle macrostrutture tecniche unitarie, centralizzate, che possono essere service per progetti nazionali ma anche per progetti locali che in qualche modo ne garantiscono la coerenza e anche la qualit. Questo secondo me il quadro, e lo dico da Sindaco di Roma, quindi avere un interlocutore forte parlavo prima con la Brambilla ma avere un interlocutore forte al Governo, una realt, una strategia complessiva di carattere nazionale serve molto anche ai sistemi locali, anche ai sistemi locali forti come Roma, quindi, se lo dico io, penso che a maggior ragione lo possa dire il Sindaco di una citt di 10 mila abitanti, di 15mila abitanti, e possa sostanzialmente dare una risposta di questo genere. Cosa stiamo cercando di fare noi? Stiamo lavorando su tre versanti: il primo il contesto, perch evidente che poi noi possiamo fare le migliori strategie di questo mondo, ma se poi il turista arriva e comincia ad essere braccato dal tassista abusivo, dal commerciante infedele, da quello che gli d il conto da mille euro per due aragoste, e tutte queste cose che sono purtroppo avvenute e hanno fatto il giro del mondo, chiaro che poi scivoliamo sulla classica buccia di banana. Quindi fare un discorso di contesto in una citt grande e complessa come Roma significa anche fare dei percorsi privilegiati, cio noi dobbiamo cercare di costruire progressivamente dei percorsi, tra virgolette, protetti, non chiusi, perch poi la gente non vuole essere isolata o essere chiusa in un albergo o in un pullman e girare come se stesse al cinema, insomma, vuole anche avere un contatto diretto, per dei percorsi privilegiati che permettono sostanzialmente al turista di essere accompagnato dal momento in cui scende a Fiumicino, al momento in cui entra dentro la realt della citt. Su Fiumicino non dico altro, stato presentato adesso il progetto del nuovo Fiumicino, del nuovo hub e dovrebbe essere completato entro il 2020, entro un anno ci dovrebbe essere la nuova struttura di handling per evitare (anche al sottoscritto) di aspettare i bagagli per tre o quattro ore. Quindi ovvio che la porta daccesso deve essere quanto mai a livello della realt, ma dopo la porta daccesso, cinque minuti dopo, noi dobbiamo fare in modo, con tanti meccanismi

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di accompagno, di far s che gli operatori non siano in lotta costante con un ambiente caotico e ancora pi di loro gli operatori, e questo il primo livello. Il secondo versante una differenziazione dellofferta. Noi riteniamo che Roma abbia tutte le caratteristiche per un primato mondiale in termini di attrazione del turismo, per gli manca una fascia, c unappetibilit che arriva all80%. Perch arrivi al 100%, diciamo cos, cosa manca a Roma? Manca unattrazione che sia pi, tra virgolette, moderna, pi attuale, pi dedicata alle famiglie, ai bambini, agli operatori moderni in maniera tale che la parte storica, architettonica, paesaggistica, cio tutto quello che ci ha dato la storia e il passato, venga valorizzato al meglio, venga risistemato, c tutto il progetto sui Fori Imperiali, sul restauro del Colosseo, eccetera, che viene gestito dal MIBAC in collaborazione con noi, ma ci sia anche un secondo polo turistico, che noi sostanzialmente abbiamo individuato nellarea che parte dallEUR e va verso Ostia e verso Fiumicino, dove sostanzialmente cosa vogliamo fare? Fra due anni sar completata La Nuvola di Fuksas e sar uno dei pi grandi centri congressuali del mondo, lo stiamo mettendo in rete con la Fiera di Roma, in maniera tale da avere un polo fieristico-congressuale di primato mondiale. C il lungomare, il waterfront di Ostia, che a nostro avviso non ha nulla da invidiare ad altri lungomari pi conosciuti, con la differenza che il lungomare di una capitale. Noi siamo una delle poche capitali europee che ha anche un mare, dobbiamo fare un progetto di forte rilancio, rivalutazione del lungomare di Ostia e su questo ci sono ampie aree demaniali che possono portare a un progetto quadro che ci permetta di rilanciare questa situazione. Infine abbiamo il discorso dei parchi tematici perch anche se il rimedio pu sembrare banale, ma non sfugge a nessuno del salto di livello grande turistico che ha fatto Parigi e lo ha fatto con Eurodisney, noi vogliamo dotarci di un sistema di parchi tematici. Alcuni stanno andando avanti su iniziativa privata, il parco di Cinecitt, il parco per i cartoni animati delle Winx che si sta facendo a Valmontone, un parco lo stiamo proponendo noi, che il parco su Roma Antica, che secondo noi pu dare unofferta alle famiglie, ai ragazzini, ai bambini e altre cose, che sia complementare, non alternativa, al discorso relativo a quella che lofferta invece pi culturale e pi profonda dellofferta romana. Insomma, dare la possibilit di avere unofferta pi leggera, se volete, ma che completi lofferta turistica di Roma, cos come ha fatto ventanni fa Parigi. Terzo versante che mettiamo in campo, il discorso dei tempi e degli eventi. Voi sapete che abbiamo lanciato - proprio oggi ho inoltrato la lettera ufficiale al CONI - la candidatura per Roma a sede delle Olimpiadi del 2020. chiaro che non pensiamo a questa candidatura come ad un evento fine a s stesso, ma lo pensiamo come una specie di limite temporale. Sostanzialmente abbiamo in mente che, decisa la candidatura, se e quando sar deciso nel 2010, abbiamo dieci anni, 2010-2020, in cui attaglieremo, cos come ha fatto Torino con le Olimpiadi invernali, il nostro piano strategico di sviluppo, che presenteremo il 21 e il 22 gennaio a Roma, appunto, con linsieme delle idee e progetti, e questa data ci deve servire sostanzialmente come un traguardo mentale per dire, questo lobiettivo su cui Roma si muove. Fiumicino: era previsto il completamente del nuovo hub per il 2024, abbiamo parlato con la ADR e stiamo cercando di spingere perch il limite per fare il nuovo hub di Fiumicino sia il 2020, in maniera tale che da esser competitivi per il 2020, almeno tutti ci dicono che non un sogno tentare di avere queste cose, ma che ci sia un orizzonte temporale entro cui questi progetti di salto di livello di Roma devono essere realizzati, in maniera tale che se oggi dobbiamo fare i percorsi preferenziali e in qualche modo difendere il turista affinch possa muoversi a Roma senza essere aggredito da una citt ancora troppo caotica e problematica, nel 2020 potremo presentare una citt che ha affrontato i problemi della mobilit, i

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problemi del degrado, i problemi dellambiente e sia complessivamente pi accogliente e possa puntare a questo primato mondiale che crediamo sia nelle nostre possibilit. Grazie.

Moderatore
Sindaco, mi permetta solo una battuta. Ma la concorrenza con Venezia, a questo punto allultimo sangue o ci sar una collaborazione del Sistema Italia?

Gianni ALEMANNO
Allora, decide il CONI, per cui da questo punto di vista non che dobbiamo decidere noi, o deve decidere il Governo, del resto c una valutazione tecnica, credo proprio che entro breve il CONI dar le proprie caratteristiche e poi ci misureremo su questo fatto, per qui torniamo sul discorso dello stare sul piede di casa o su una dimensione globale. Siccome si candidata pure Palermo, si candidata pure Bari e altre cose, qui non stiamo facendo il concorso regionale, stiamo facendo un discorso che un domani che il CONI ha scelto la candidatura italiana per fare questa gara, si concorre con tutto il mondo, per cui cerchiamo di essere chiari che non che qui la scelta sia se vince Venezia o se vince Roma, o se vince Bari o se vince Palermo, la possibilit che una sede italiana sia competitiva per vincere e affermarsi a livello globale, quindi anche da questo punto di vista bisogna essere molto seri e molto concreti perch, ripeto, non una fiera paesana, una grande sfida di carattere globale. Ricordo che a Copenhagen cera Obama, cera Zapatero, cerano i massimi leader mondiali a competere rispetto a queste realt e poi ha vinto Lula.

Moderatore
Grazie, Sindaco. Adesso la parola al Dottor Passera al quale spetta tirare le fila di questa giornata, degli interventi della mattina e della nostra tavola rotonda.

Corrado PASSERA
Impossibile tirare le fila di una giornata cos densa, piuttosto vorrei riprendere alcuni punti forti emersi in varie relazioni. una grande soddisfazione ospitare un Convegno di questo tipo, sia per le persone che hanno voluto onorarci con la loro partecipazione che per le analisi e le proposte che sono venute fuori. Dopo una giornata cos tutti ne sappiamo un po di pi e su tanti temi rilevanti per il turismo, credo, si anche creato un certo consenso sulle cose da fare. Questo

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lo spirito dei convegni che una volta lanno organizziamo. Mario Ciaccia, Amministratore Delegato di BIIS che da sei anni batte e ribatte sullimportanza di realizzare progetti grandi e di lungo termine per il nostro Paese, anche questanno ha richiamato alcune condizioni per assicurare una crescita sostenibile. Questanno il tema era quello del turismo e questo settore ce lo eravamo detto spesso, ma forse non lo sapevamo cos compiutamente una leva, la singola leva pi efficace per recuperare il ritardo di crescita che abbiamo accumulato in questi anni. Un settore che da solo pesa gi oggi quasi il 10% del prodotto interno del nostro Paese e che volendo andando a vedere quello che altri hanno fatto e realizzando cose che sono alla nostra portata pu raddoppiare. ovvio che ci vuole del tempo, ovvio che ci vogliono risorse adeguate, ovvio che ci vuole una grande voglia di lavorare tutti insieme, ma quale altro settore mai pu offrirci la possibilit di recuperare tutto il ritardo di crescita che abbiamo accumulato come Paese, rispetto ai nostri diretti concorrenti, negli ultimi dieci anni? Stiamo parlando di una opportunit importantissima, anche per rispondere concretamente a uno dei nostri problemi pi gravi, che quello delloccupazione e della sotto-occupazione: tre milioni almeno di famiglie in grande disagio per problemi di occupazione. Un settore, quello del turismo, che continuer a crescere nel mondo, un settore che raddoppiato nel primo decennio del millennio, un settore che probabilmente aumenter di un altro 50% in termini di volumi, di movimento, tra il 2010 e il 2020, uno dei grandissimi settori delleconomia mondiale e tra quelli in maggiore crescita. Ci siamo detti che lItalia in questo settore sta perdendo dei punti. vero. Riflettiamo per anche sulle nostre potenzialit. Siamo una delle realt turistiche pi rilevanti del mondo, siamo forse il marchio pi forte al mondo dal punto di vista del turismo. Ci sono altri Paesi che da alcuni anni stanno dimostrando pi vitalit di noi, per come marchio Paese, come attrattivit potenziale certamente nessuno ha tutte le unicit che abbiamo noi. Il nostro Paese ha gi oggi un peso specifico considerevole 90 milioni di arrivi sono comunque una grandezza enorme e in questo settore noi abbiamo vantaggi competitivi come forse in nessun altro settore economico. un settore in cui la globalizzazione non ci fa male, nessuno ci pu portar via le nostre unicit culturali, ambientali, di qualit di vita, tutte quelle componenti, spesso pi soft che hard, che costituiscono il marchio Italia. Al contrario, la globalizzazione ci avvantaggia. Basti pensare ad esempio che grazie alla globalizzazione fra cinque anni saranno probabilmente 50 milioni i cinesi che gireranno per il mondo e fra dieci o quindici saranno 100 milioni: la quota che riusciremo ad attirare dipender da noi e da ci che sapremo fare, ma i numeri che ci possono venire dalla globalizzazione sono grandissimi. In presenza di questi andamenti crescenti, noi dovremmo riuscire ad aumentare significativamente i nostri volumi. Perdere un po di quota di mercato non sarebbe di per s un dramma, mi sembra quasi fisiologico visto lo sviluppo di cos tanti nuovi attori turistici che occuperanno almeno in parte segmenti per noi non prioritari. Prima conclusione: nel turismo, che continuer a crescere in tutto il mondo, ce la possiamo giocare alla grandissima. Un altro tema che uscito con chiarezza in varie relazioni quello che in sintesi si potrebbe riassumere cos: si scrive turismo ma si legge turismi. un tema che abbiamo accennato ma non approfondito, ma che dobbiamo portarci a casa come compito per lanno prossimo. I turismi che compongono il settore sono tra di loro molto differenti, e non li conosciamo n monitoriamo ancora adeguatamente. Il turismo, a parte le ovvie distinzioni fra domestico e internazionale o tra individuale e organizzato, si compone di tantissimi segmenti in continua evoluzione: il turismo legato allarte non ha le caratteristiche e i bisogni di quello balneare, o di quello legato agli affari e alla congressistica; quello enogastronomico ha ben poco a che fare con quello sportivo piuttosto che con quello connesso ai grandi eventi.

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Si sono citati, proprio nellultima relazione del Sindaco di Roma, i grandi parchi tematici che hanno fatto la fortuna di intere Regioni o di grandi citt. Sono tanti altri i turismi importanti: dal turismo termale a quello sanitario o religioso. Su questultimo sono daccordo con il Sindaco: siamo noi che dobbiamo ringraziamo il Papa e non il Papa che deve ringraziare noi, per ununicit che ci offre e che attira milioni di persone in Italia ogni anno. Il potenziale ancora sottovalutato: di solito, infatti, i pellegrini da tutto il mondo sfruttano poco il nostro Paese, nel senso che tipicamente concentrano il loro soggiorno soprattutto a Roma, mentre potrebbero costituire un bacino di visitatori potenziali per lintero Paese. Dobbiamo essere consapevoli che ognuno dei tanti turismi ha esigenze, caratteristiche, potenziali, meccanismi di rendimento e di fruibilit totalmente diversi. E qui veniamo a un tema che stato solo sfiorato, un po anche per amor di patria: non disponiamo quasi per nulla di dati sul turismo e sui turismi. Uno dei principali contributori alleconomia del nostro Paese soffre di un impressionante deficit di conoscenza, di dati strutturali, di indicatori di trend, e di dati congiunturali. Gran parte delle tematiche turistiche delle quali discutiamo si basano su stime, su confronti internazionali approssimati, su meccanismi di calcolo di proxy e raramente su rilevazioni statistiche affidabili. Esistono settori, comparti, distretti che possono operare al meglio, programmarsi e correggersi, senza sapere bene come il settore fatto, quanto costa, cosa produce, quanto e quando ricava, cosa apporta direttamente o indirettamente in termini di valore aggiunto? La risposta evidentemente no. Ecco qui uno spunto concreto che ci portiamo a casa dallincontro di oggi, un altro compito che ci aspetta: abbiamo bisogno di una dotazione statistica ben diversa dellattuale per approfondire le caratteristiche e il potenziale dei tanti turismi, per individuare i relativi meccanismi di funzionamento, e per poterli seguire, conoscere, comprendere veramente e quindi programmarli e supportarli. Nel corso della nostra giornata, venuto fuori chiaramente il tema molto importante relativo allequilibrio, in campo turistico, tra le politiche nazionali e quelle delegate alle Autonomie Locali. Anche su questo tema si sono evidenziate posizioni costruttive e ragionevoli, perch non si tratta di scegliere tra un estremo e laltro, non si tratta n di centralizzare tutto n, evidentemente, di decentralizzare tutto. C un ruolo importante per le politiche nazionali, per le decisioni e gli investimenti che si possono fare soltanto a livello nazionale e c un ruolo importantissimo per quello che si pu fare ai vari livelli locali. Si parla spesso genericamente di decentramento, ma gli attori in campo turistico sono molteplici: dalle Regioni, alle Province, ai Comuni e a un indefinito numero di entit intermedie, dai nomi e dai compiti pi diversi. Certamente oggi non chiaro chi fa che cosa e ci porta a peggiori risultati e insufficienze. Ci siamo persi per la strada la dimensione nazionale che pure c. Come c il Made in Italy, cos nel turismo dovrebbe esserci una dimensione nazionale quantomeno in campo promozionale che altri Paesi hanno saputo sfruttare in maniera egregia. Dobbiamo farlo anche noi, senza perdere la forza e il vantaggio di tenere vicino a chi gestisce, a chi opera sul campo, molte altre attivit. Il tema del federalismo un tema che ci porterebbe lontano. Giustamente il Sindaco Alemanno ha riportato sul tavolo il federalismo fiscale. Certamente ci sono interventi da fare sullattuale impianto federalista: impensabile, ad esempio, convivere con il concetto di legislazione concorrente, impensabile che tematiche che hanno una dimensione nazionale prevalente siano sotto-ottimizzate, frammentate in taluni casi in venti o in cento o in ottomila microgestioni. Il caso della promozione turistica un caso clamoroso che deve essere di insegnamento un po per tutti: spendiamo cumulativamente pi degli altri Paesi per avere risultati inferiori perch quello che facciamo lo spezzettiamo, lo facciamo in maniera spesso dilettantesca perch lo depotenziamo in tante iniziative senza regia. Peraltro, guai a considerare promozione solo la pubblicit generica. LItalia non ha il

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problema di far sapere che esiste con le sue unicit, mentre dobbiamo far conoscere meglio come evolve la nostra offerta, le novit, le innovazioni del Sistema Italia. In questo senso, sia benvenuta la decisione di ricreare una funzione centrale Ministero o parte di un Ministero pi ampio come qualcuno ha detto, poco importa per dotarci di una cabina di regia del turismo. Anche a livello locale molto importante Mario Ciaccia lha accennato prima ricreare meccanismi di coordinamento tra Autonomie Locali, a livello di bacini o di distretti. Questo un tema molto importante che non possiamo lasciare irrisolto malgrado leggi e provvedimenti in tal senso non manchino. Per realizzare il potenziale che il turismo ci pu portare sono emerse proposte che sono di responsabilit pubblica, altre del mondo privato, e allinterno del mondo privato alcuni compiti specifici per le banche: ognuno ha un suo ruolo e poi tutte le responsabilit vanno tenute insieme. Prima responsabilit del mondo pubblico venuto fuori in quasi tutte le relazioni linfrastrutturazione del Paese: i turisti devono poter arrivare e muoversi agevolmente, devono accedere facilmente alle mete e ai siti per cui hanno scelto il nostro Paese. Il tema delle infrastrutture lo diciamo ogni anno da un punto di vista diverso e continueremo a dirlo, perch una delle nostre maggiori debolezze nel campo del turismo uno svantaggio competitivo gravissimo perch come stato giustamente detto nel turismo le distanze non si misurano in chilometri, ma si misurano in ore e in termini di comodit daccesso. Tutto contribuisce: dalle strade, alle autostrade, ai porti come ai porticcioli turistici, agli aeroporti, alle ferrovie sia locali che di alta velocit, alle metropolitane nelle citt pi importanti. Per realizzare tutto ci che manca abbiamo naturalmente un problema di risorse ma ci tengo a sottolineare ci che gi stato detto il problema dei soldi non il problema pi importante. Se infatti mettessimo insieme i soldi privati gi disponibili o che sono pronti a essere messi sul tavolo, i soldi pubblici gi stanziati, i soldi europei gi messi a disposizione, i soldi che potrebbero essere ricavati dalla valorizzazione di ci che possiamo cedere, se mettessimo insieme questi fondi gi potenzialmente in tasca, arriveremmo a tante decine di miliardi. Non oso dire 100 miliardi, ma se mettessimo insieme tutte le risorse potenzialmente disponibili non ci andremmo lontano. Tanti casi li viviamo direttamente come banca: da anni, ad esempio, abbiamo messo a disposizione i fondi per la nuova Brescia-Milano la famosa BreBeMi e forse finalmente lanno prossimo si riuscir a mettere in moto i lavori, ma quanto tempo perso! I soldi sono ovviamente un tema rilevante e complicato ed ovvio che dobbiamo stare attentissimi allequilibrio dei conti pubblici, ma i soldi non sono la ragione principale per cui stiamo accumulando ritardo nel campo delle infrastrutture. La radice profonda del ritardo che stiamo accumulando linefficienza dei nostri meccanismi decisionali in tutte le sue dimensioni: da quella orizzontale con estenuanti procedure per raggiungere il concerto tra i diversi enti decisori equiordinati a quella verticale tra i diversi livelli istituzionali spesso tutti dotati di diritto di veto. Questo il singolo problema principale su cui destra e sinistra, e comunque tutta la classe dirigente, devono sentirsi massimamente responsabilizzate. Oltre ad assicurare la mobilit dei turisti che naturalmente porterebbe benefici importanti anche a tutto il resto del sistema paese abbiamo identificato altre aree che sono di responsabilit prioritaria del pubblico, come ad esempio la qualit e la fruibilit dei siti turistici. Sono stati fatti vari esempi e tutti noi sappiamo quanto mortificante vedere le condizioni di certi nostri siti archeologici o certi nostri musei, quanto sono difficili da fruire nel loro assetto attuale! Tutto il tema della tutela dei beni artistici e dei beni ambientali rientra nel ruolo del pubblico. Alcune zone del nostro Paese si sono giocate il futuro lasciando distruggere il loro patrimonio naturale. Evitiamo in ogni modo che questo succeda da altre parti! Un altro tema di stretta pertinenza pubblica quello della sicurezza sul territorio.

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Non stato toccato se non marginalmente, ma nelle graduatorie di competitivit del nostro Paese in questo campo siamo nelle posizioni pi basse. Il tema della formazione pu essere condiviso tra pubblico e privato, anche se la responsabilit complessiva soprattutto pubblica: dalla formazione professionale a quella tecnica, secondaria e universitaria. Formazione non soltanto turistica in senso stretto ma come giustamente stato fatto notare anche di tutta quella componente di gestione dellarte e dei beni culturali, che alla fine pu avere una fortissima implicazione per sviluppare attrattivit turistica. Per tutte queste ragioni il ruolo del pubblico fondamentale, e al pubblico chiediamo di sentirsi responsabile o corresponsabile nellattivare il turismo come leva di crescita. Naturalmente per sviluppare il turismo importantissimo anche il ruolo del privato, delle imprese che con il loro operare fanno la differenza in termini di quantit e qualit dellofferta. In termini quantitativi la nostra offerta alberghiera tra le prime del mondo. C spazio per tutti i livelli di qualit, proprio perch i turismi sono tanti e sono necessari tutti i livelli di qualit, da una stella alle sette stelle, dal piccolo al grande. Per ogni livello di qualit un corrispondente prezzo adeguato e competitivo. Non possiamo pensare di posizionarci tra i Paesi pi competitivi in termini di prezzo non fossaltro per leuro ma certamente non possiamo aspettarci di crescere molto se rimarremo negli ultimi posti della classifica della competitivit. Premium quality pu giustificare un premium price, ma c naturalmente un limite. Sia la qualit sia la competitivit dei costi e quindi dei prezzi sono molto legate, come in tanti altri settori delleconomia, alla dimensione degli operatori. Da questo punto di vista non necessariamente soltanto la dimensione del singolo operatore turistico che conta, ma anche la capacit di consorziarsi: i consorzi come ad esempio il franchising, possono mantenere lindividualit dellazienda magari piccola, avendo per a disposizione gli strumenti della grande azienda. Certamente lItalia molto indietro in termini di creazione di catene alberghiere, che possano essere interlocutori forti dei grandi operatori mondiali, e non c dubbio che in termini di dimensione, di aggregazione, di consolidamenti, un fisco che premi chi si muove in questa direzione pu fare molto. Tra le responsabilit del privato ci sono quelle specifiche delle banche che hanno anche in questo settore il compito di facilitare i percorsi imprenditoriali virtuosi. Come sapete, il sistema bancario e noi in particolare abbiamo messo a disposizione le risorse che qualche mese fa il Ministero ci ha chiesto in favore degli operatori turistici, sia come credito in senso tradizionale, sia in quelle forme di credito tagliate su misura per il settore. un settore che deve rinnovare i suoi impianti ogni quattro o cinque anni e quindi ha bisogno di finanziamenti con quelle scadenze; un settore in gran parte stagionale e che quindi deve poter gestire nellarco dei 12 mesi un flusso di ricavi e di costi che molto disomogeneo. Poi c un ruolo da svolgere nelle aggregazioni, come nei grandi investimenti: la banca pu giocare un ruolo sia di fornitore di credito sia anche, in taluni casi, di apportatore di capitale. Noi labbiamo fatto in pi di unoccasione e in questo campo mi sento di prendere a nome della banca qualche merito. Sintesi della sintesi: dobbiamo impegnarci di pi per il turismo e impegnarci insieme. Questo vale per tanti comparti della nostra economia e della nostra societ, ma sicuramente vale nel settore turistico. Su tanti degli obiettivi che abbiamo individuato solo lavorando insieme si possono ottenere i migliori risultati, pubblico e privato, operatori turistici e settore bancario, mondo delle istituzioni e mondo delleconomia. Lo stile di questo nostro convegno annuale proprio in questa impostazione di pensiero: parlare apertamente, parlare chiaro dei problemi che ci sono, cercare soluzioni, soluzioni da condividere, soluzioni poi da realizzare insieme, e mi sembra che oggi, grazie ai nostri relatori, ne abbiamo trovate molte. Grazie a tutti.

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