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Romolo, il fondatore dellUrbe


La figura leggendaria di Romolo, inserita a sua volta nel pi vasto epos di Enea e dei suoi discendenti, conferiva alla nascita e al destino di Roma una solida veste razionale, che dava opportuna spiegazione a molti degli aspetti della complessa storia mitico-religiosa di Roma. Gi gli storici romani ne riferiscono i particolari con molto scetticismo. Tuttavia qualcosa di vero, nel vasto complesso delle narrazioni fantastiche intorno al fondatore dellUrbe, nato dalla stirpe regale di Albalonga discendente da Iulo, cresciuto insieme al fratello da una lupa, divenuto re di Roma dopo il fratricidio e infine assunto tra gli dei con il nome di Quirino, deve esserci. Cos, ad esempio, la cronologia tradizionale per la fondazione di Roma, fissata dagli antichi alla met dellVIII secolo a.C., ASCENDENZE ILLUSTRI
Romolo e Remo erano ritenuti figli di Marte, il dio della guerra, e, come discendenti dalla casa reale di Albalonga, vantavano la discendenza da Iulo, figlio di Enea, e tramite lui dalla dea Venere. La gens Iulia, che pretendeva di discendere anchessa dai re di Albalonga, coltivava con particolare cura le leggende di Enea e di Romolo, entrambi considerati come progenitori ed entrambi celebrati da Cesare e da Augusto con lerezione di un tempio a Venere genitrice e di statue nel Foro.

coincide con quanto ci viene restituito dalle scoperte archeologiche sul Palatino, i cui primi insediamenti di capanne risalgono proprio a quel periodo. In ogni caso, al di l dei dubbi sui particolari, gli antichi Romani consideravano molte delle imprese attribuite a Romolo dallistituzione del Senato allincontro-scontro con i Sabini, che port al ratto delle donne della trib vicina e infine, per intercessione delle stesse rapite, allalleanza tra le due stirpi come accertati fatti storici, a cui far risalire le basi delle propria identit nazionale. E, dal nome assunto da Romolo come dio, portavano con orgoglio il nome collettivo riservato ai soli cittadini romani di antica origine di Quiriti.
Il pap di Romolo Questa statua di Marte, dio della guerra, fa parte di un gruppo marmoreo di et adrianea (120-140 d.C.).

Leroe ferito Affresco di Ercolano che raffigura Enea ferito. Gli accanto il figlio Ascanio, fondatore di Albalonga e capostipite della gens Iulia. Lultima fatica di Enea Con il duello tra Enea e Turno, re dei Rutuli, si conclude l Eneide, il poema di Virgilio dedicato alleroe troiano. Dopo aver sconfitto il rivale, promesso sposo di Lavinia, figlia del re Latino, Enea potr sposare la fanciulla e divenire il successore designato del regno laziale. A fianco, Enea vince Turno, particolare di un dipinto di Luca Giordano (1632-1705).

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I PADRI DELLA PATRIA: CAMILLO E SCIPIONE


Un protagonista dai contorni ancora semileggendari e un generale, uomo politico e intellettuale ormai pienamente illuminato dalla luce della storia: questi i due padri della patria della Roma repubblicana.

a figura di Camillo fissata nella storia nella teatrale posa tramandata dallagiografia latina, mentre irrompe tempestoso sulla scena del pagamento del tributo romano a Brenno, re dei Galli devastatori dellUrbe, proclamando sprezzante: Non auro sed ferro recuperanda est patria (Non con loro ma

con il ferro delle armi si salva la patria). La sua iniziativa risollev lorgoglio quirite, galvanizz le sconfitte legioni romane, le port alla vittoria contro gli invasori e fece di lui il riconosciuto secondo fondatore di Roma. Tuttavia il personaggio che sta dietro a questa stereotipata, e forse non del tutto veritiera, immagine era molto pi complesso. Camillo fu un abile
Linflusso della Grecia Lepoca di Scipione fu caratterizzata dalla scoperta del mondo greco, della sua cultura e delle sue opere darte. Lala pi conservatrice del Senato, capeggiata da Catone, considerava questa contaminazione un potenziale pericolo per lintegrit dei costumi romani. A fianco, Afrodite al bagno, copia romana da un originale greco (III sec. a.C.). La conquista di Veio Posta sulla riva occidentale del Tevere, a soli 20 chilometri da Roma, Veio era una delle principali citt etrusche. Furio Camillo la espugn con uno stratagemma: fece scavare una galleria sotto le mura, permettendo a un gruppo di soldati di penetrare in citt e di aprire le porte allesercito romano. Sopra, testa di fanciullo in terracotta proveniente da Veio (V sec. a.C.).

Il carisma di un leader Pur senza rivestire particolari magistrature, Scipione lAfricano (a fianco) ebbe a Roma uninfluenza pari a quella di un re, tanto da lasciare intravedere linsufficienza delle strutture repubblicane a resistere a forti personalit politiche.

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uomo politico, capace di ottenere per ben sei volte limperium consolare, un generale astuto e deciso, che guid Roma alla prima vittoria decisiva contro una grande citt etrusca, Veio, e una figura carismatica in grado di sedare un conflitto con la sola maest della sua presenza. Ma fu anche uomo chiacchierato e discusso, di cui si diceva che avesse intascato ampia parte dellimmenso bottino del saccheggio di Veio e che avesse osato paragonarsi a Giove Ottimo Massimo, la divinit suprema del pantheon romano: accuse che gli meritarono la pena dellesilio, da cui solo lemergenza dellinvasione gallica lo trasse. Tuttavia i suoi meriti sorpassarono nella memoria romana i suoi eventuali peccati, se vero che gli fu innalzata (evento straordinario per lepoca) una statua nel Foro e che la sua figura fu equiparata, nella considerazione dei cittadini, a quella di Romolo.

Generale innovatore e intellettuale grecizzato


Con lesclusione di Giulio Cesare, genio supremo in guerra come nella politica e nella letteratura, Publio Cornelio Scipione fu il pi grande generale di Roma. Seppe prendere in mano le legioni demoralizzate dalle dure sconfitte inflitte da un altro fuoriclasse dellarte della

guerra, il cartaginese Annibale, e portarle alla vittoria su vari fronti. La decisiva battaglia di Zama (202 a.C.), che pose fine alla seconda guerra punica, valse a Scipione il soprannome di Africano, con cui pass alla storia. Ma questo personaggio non eccelse solo in guerra: fu anche un grande aristocratico, orgoglioso esponente di una famiglia intorno a cui gravitava tutta la politica romana, e un intellettuale di vasta e vigorosa preparazione, che introdusse a Roma le idee, la lingua e la cultura del mondo greco. Da questa politica, destinata a diventare tradizionale per la sua famiglia, nacque la civilt classica come noi la conosciamo,

Scena di saccheggio Rilievo di unurna raffigurante il saccheggio di un tempio da parte di guerrieri galli (IV sec. a.C.).

fusione di pensiero greco e di pragmatismo romano. Ma il filoellenismo di Scipione gli attir le ire dellala tradizionalista del Senato, che scaten contro il grande generale una tambureggiante campagna di accuse che ne infangavano la figura e mettevano in dubbio la sua correttezza, costringendolo ad affrontare un processo pubblico. Sdegnato e amareggiato, il vincitore di Annibale si ritir nella propria villa di Literno, in Campania, dove risiedette fino alla morte.

Lultima dimora Il sarcofago pi antico della tomba degli Scipioni (a fianco) appartiene a Lucio Scipione Barbato.

IL SEPOLCRO DEGLI SCIPIONI


Lungo la Via Appia, poco prima di Porta San Sebastiano, conservata la tomba familiare degli Scipioni, mantenutasi quasi integra grazie allimmensa fama della famiglia, che ne fece un monumento famoso e visitato gi nellantichit. La gens Cornelia, cui appartenevano gli Scipioni, era lunica tra le grandi famiglie romane a praticare linumazione invece della cremazione. Si sono cos conservati numerosi sarcofagi, sistemati in loculi scavati nel tufo, le cui interessanti iscrizioni gettano una commovente luce di umanit sugli esponenti della grande dinastia. Celebre lepitaffio su uno di questi sarcofagi, tra i pi semplici: Questa pietra racchiude saggezza e molte virt e una vita breve. Per conseguire i pi grandi onori manc a colui che qui riposa la vita, non il valore.

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I GRACCHI, MARIO E SILLA


Mentre si espandeva allesterno, arrivando a dominare tutto il bacino del Mediterraneo, Roma fu travagliata da sempre pi feroci contrasti interni, in parte derivanti proprio dai grandi cambiamenti provocati dalle conquiste.

uesto scenario turbolento fu il campo dazione di vari personaggi i Gracchi, Caio Mario, Lucio Cornelio Silla che a turno tentarono di imporre alla societ romana, oltre che il proprio dominio, la visione della vita di cui erano portatori.

Aristocratici rivoluzionari
Tiberio Sempronio Gracco e suo fratello Caio provenivano da una delle grandi famiglie aristocratiche dellUrbe. La loro madre, Cornelia, era figlia di Scipione lAfricano. I loro precettori (scelti dalla
Esercito personale Mario e Silla disponevano di un vero e proprio esercito personale, che foraggiavano con i proventi delle campagne militari. Sopra, bassorilievo raffigurante due legionari allattacco.

Lo sfruttamento dellager publicus L ager publicus, costituito dalle terre confiscate ai popoli vinti, era destinato in parte al pascolo e in parte allagricoltura. Nella foto, mosaico con scene campestri proveniente da Cesarea.

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madre, perch il padre era morto quando i due fratelli erano ancora piccoli) erano due tra i pi celebri intellettuali greci dellepoca, loratore Diofane di Mitilene e il filosofo Blessio di Cuma. Ma i privilegi non nascosero ai loro occhi i difetti della societ in cui vivevano. Il problema maggiore era la progressiva scomparsa della classe dei piccoli proprietari terrieri, spina dorsale dellesercito, falcidiata dalle continue guerre e schiacciata dalla concorrenza dei latifondi coltivati con manodopera servile. Questa situazione spinse Tiberio Gracco a candidarsi, nel 133 a.C., al tribunato della plebe e, una volta eletto, a presentare unincisiva legge di riforma agraria che prevedeva la distribuzione ai cittadini meno abbienti di lotti dellager publicus, cio dellimmenso patrimonio fondiario dello Stato, fino a quel momento affittato a poco prezzo ai membri delle grandi famiglie senatorie. La legge fu ostacolata in ogni modo dai ceti conservatori, che alla fine organizzarono luccisione stessa di Tiberio. Dieci anni dopo, il fratello Caio riprese la lotta, candidandosi anchegli al tribunato, ripresentando le leggi agrarie e conducendo lo scontro con una durezza e una spregiudicatezza che Tiberio non aveva avuto. Ma il risultato fu analogo, e port alla

A favore delle classi meno abbienti Caio Gracco non si preoccup soltanto della riforma agraria. Promulg, tra le altre, una legge frumentaria, che istituiva la vendita mensile di frumento ai poveri a un prezzo politico, e una legge militare, che imponeva allo Stato di fornire gratuitamente lintero equipaggiamento ai soldati. Sopra, un cippo con le leggi dei Gracchi (II sec. a.C.).

dalle prospettive di carriera e bottino. Questo nuovo esercito, riorganizzato anche nella struttura e nelle tattiche, si rivel invincibile: ma era una forza fedele non pi alla Repubblica, bens al generale, da cui dipendeva per il suo sostentamento durante il servizio e per lassegnazione di terre al momento del congedo. E Mario infatti la us per combattere i suoi avversari politici del ceto aristocratico, guidando per la prima volta legioni romane contro lo Stato. A sua volta Lucio Cornelio Silla, luogotenente di Mario divenuto suo acerrimo avversario ed esponente del partito aristocratico, impieg le truppe arruolate per le campagne in Oriente come strumento per abbattere i seguaci di Mario e conquistare il dominio su Roma, sancito dalla sua nomina a dittatore. La democrazia romana era ormai agli sgoccioli. E Giulio Cesare, nipote di Mario, ne avrebbe tratto le conseguenze.

morte anche del secondo Gracco, che prefer suicidarsi piuttosto che arrendersi ai suoi avversari. Tuttavia il problema restava, e la strada dei Gracchi sarebbe stata battuta in futuro da altri grandi uomini politici, come Mario e Cesare.

Lesercito come leva per il potere politico


Allinizio del I secolo a.C. luso della violenza era ormai stabilmente entrato nella lotta politica romana. Era solo questione di tempo prima che allo scopo venisse usato lo strumento pi devastante, lesercito. Il passo fu attuato da Caio Mario, un abilissimo generale proveniente da Arpino, nel Lazio. Dal momento che per colmare i ranghi delle sue legioni non era sufficiente lafflusso sempre pi ridotto di piccoli proprietari terrieri, egli apr le porte dellesercito ai cittadini capite censi, cio nullatenenti, attirati sotto le armi
Il corredo del legionario Questo elmo bronzeo di et tardo-repubblicana reca uninscrizione con i nomi di due legionari e delle rispettive centurie.

Il trionfo di Silla Questo denario di Silla raffigura probabilmente il dittatore stesso in trionfo su una quadriga. Diventato lunico padrone di Roma, Silla stil le famigerate liste di proscrizione, mandando a morte migliaia di avversari politici.

COMBATTONO E MUOIONO PER LA RICCHEZZA DI POCHI


Le tristi condizioni delle classi povere di Roma sono efficacemente descritte in questo passo di un discorso di Tiberio Gracco, riportato (e forse abbellito) da Plutarco: Le fiere che sono in Italia hanno le tane e ciascuna di esse ha un proprio giaciglio e un proprio rifugio; mentre, a coloro che combattono e muoiono per lItalia, non concesso nulla se non laria e la luce, sono senza casa n ricovero e vengono costretti a vagabondare con i figli e con le mogli combattono e muoiono per la ricchezza di pochi.

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I FONDATORI DELLIMPERO: CESARE E AUGUSTO


Intorno alla met del I secolo a.C. la Repubblica agonizzava tra scontri di fazioni, crisi sociale e ambizioni personali. Emerse allora uno dei pi grandi uomini della storia, Caio Giulio Cesare, che abbozz le linee della nuova struttura destinata a reggere la societ romana per i secoli successivi: il Principato, a cui il nipote ed erede di Cesare, Ottaviano Augusto, diede consistenza, solidit e radicamento.

aio Giulio Cesare, uomo di sovrana ironia e di aristocratico buon gusto, avrebbe probabilmente arricciato il naso allorch il suo erede adottivo, Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, si fregi del titolo di Divi filius, figlio di un dio, asceso al cielo dopo luccisione a opera di Bruto e degli altri congiurati. Tuttavia riusc a fare tante, ben riuscite e spesso impossibili cose nel corso della sua vita (100 al 44 a.C.) da rendere verosimile la sua origine divina. Nato da una schiatta che faceva risalire le sue origini ai re di Albalonga, e tramite essi a Enea e alla dea Afrodite, ma impoveritasi nel tempo, riusc poco alla volta, con genio e volont, a far girare intorno a s lintera storia del mondo. Gaudente dalle mani bucate, donnaiolo impenitente, aristocratico raffinato e perfino schizzinoso, seppe essere soldato

coraggiosissimo, generale ispirato e geniale, scrittore di razza, uomo politico di abilit suprema, spregiudicato e al tempo stesso concreto. Fu pontefice massimo, conquist la Gallia, sbarc in Britannia, travolse in una guerra civile Pompeo, considerato condottiero insuperabile, impresse in pochi anni il suo sigillo in ogni campo,
Le idi di Marzo Cesare fu ucciso il 15 marzo del 44 a.C. da 23 pugnalate, di cui una sola mortale. Il dittatore cadde riverso ai piedi della statua di Pompeo, allinterno della curia fatta costruire proprio dal suo nemico di un tempo. Lepisodio rievocato in questo dipinto di Vincenzo Camuccini (1771-1844). Laspetto di Cesare Ecco il lato umano di Cesare secondo Svetonio: Si dice che fosse di alta statura, di carnagione chiara, ben proporzionato e di fibra robusta Non sopportava di essere calvo, soprattutto perch si era accorto che suscitava le canzonature dei suoi avversari.

Privilegio imperiale Questo denario con il ritratto di Giulio Cesare fu la prima moneta romana con leffigie di una persona vivente.

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Ricostruzione del tempio di Marte Ultore Al centro del Foro di Augusto sorgeva il tempio di Marte Ultore (Vendicatore), nel quale si riuniva il Senato per decidere della pace e della guerra e per accogliere le legazioni straniere che venivano a Roma a fare atto di sottomissione o a sottoscrivere alleanze.

dallurbanistica alla riforma del calendario. Per abbatterlo fu necessario il pugnale delluomo che amava come un figlio (e forse lo era), Bruto. Ma la sua opera aveva ormai indicato la strada da percorrere: la sostituzione della Repubblica, con le sue magistrature dalla durata annuale, incapaci di governare un complesso pi vasto dellEuropa attuale, con un potere imperiale in grado di progettare e portare a termine disegni coerenti e di ampio respiro.

UNA ROMA TUTTA NUOVA


Augusto esercit un enorme influsso non solo sulla politica ma anche sullarchitettura di Roma. Fece erigere molti monumenti pubblici e religiosi, apr piazze, innalz teatri e le prime terme stabili della capitale: tutti interventi improntati a un classicismo elegante e severo che era il marchio di fabbrica dellarchitettura imperiale. Anche i materiali di costruzione cambiarono: al travertino, al tufo e alla terracotta si sostitu il raffinato marmo apuano (o lunense, come si diceva allora, perch estratto vicino alla citt di Luni).

Il timido autocrate
Quando il prozio Cesare, che in mancanza di discendenti diretti lo aveva nominato suo figlio adottivo ed erede, cadde sotto i pugnali dei congiurati, Gaio Ottavio ora Caio Giulio Cesare Ottaviano aveva solo diciotto anni, una salute cagionevole e un aspetto timido e fragile. Sembrava, nonostante ladozione prestigiosa, il meno dotato e importante dei tre uomini (lui stesso, Marco Antonio

La moglie di Augusto Testa in basalto di Livia, terza moglie di Augusto, che svolse un ruolo di primo piano sia accanto al marito, sia accanto al figlio, limperatore Tiberio, dal quale fu divinizzata dopo la morte (29 d.C.).

ed Emilio Lepido) che si spartirono il potere. Eppure riusc a emergere come trionfatore finale, sconfiggendo ad Azio, nel 31 a.C., la flotta di Antonio e della regina dEgitto Cleopatra. Da quel momento comincia la storia imperiale romana. Ottaviano dett infatti le basi della struttura politica destinata a governare il mondo mediterraneo per mezzo millennio: unautocrazia fortemente basata sul potere militare ed esaltata dalla divinizzazione del principe. Fu lui a creare molte delle realt che poi avrebbero condizionato le epoche successive: il corpo dei pretoriani, guardia del corpo del sovrano; lesercito permanente, totalmente di mestiere; una burocrazia basata su liberti, in sostituzione di quella di nomina senatoriale; lutilizzo sistematico delle arti come strumenti di esaltazione e legittimazione del potere. Diede ossa e muscoli allimprovvisazione di Cesare. Non c dubbio che il titolo di Augusto, laccresciuto (ma noi diremmo forse il sommo, il grande) sia stato ampiamente meritato.

In corazza da guerra Pur non mostrando una particolare attitudine per larte della guerra, Augusto, qui raffigurato nelle vesti di comandante, introdusse importanti riforme in campo militare: tra queste listituzione di un esercito permanente, il cui assetto rimase invariato fino alla meta del III secolo d.C.

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LA VERTIGINE DEL POTERE: MESSALINA E NERONE


La parabola della dinastia giulio-claudia segue un andamento destinato a diventare quasi rituale per le grandi famiglie imperiali romane: un regime illuminato e tollerante, via via sostituito da unautocrazia sempre pi sfrenata nei giochi di potere e nei comportamenti privati, fino a provocare la reazione dellesercito.
aleria Messalina divenne, giovanissima, la terza moglie di Claudio, quarto imperatore della dinastia giulio-claudia. Bellissima, intelligente e audace, aveva un immenso ascendente sullanziano e timido consorte, che non sapeva negarle nulla.

Messalina ne approfitt largamente, perseguitando cittadini innocenti al solo scopo di impadronirsi delle loro ricchezze e intrecciando relazioni amorose sempre pi sfrenate e sfacciatamente esibite, fino a un matrimonio-farsa con un giovane, Gaio Silio, la cui unica qualit evidente era di essere luomo pi bello dellImpero. Fu la goccia che fece traboccare il vaso e spinse limperatore a reagire, ordinando luccisione della moglie e del suo amante. Messalina fu sostituita da unaltra moglie giovanissima, Agrippina, che non le fu certo da meno n come protagonista di scandali n come orditrice di intrighi politici: anzi, arriv ad avvelenare il maturo consorte per spianare lascesa al trono del figlio prediletto, Nerone. E tuttavia fu Messalina a passare alla storia come archetipo dellimperatrice scandalosa e dissoluta.
I figli di Messalina Dal matrimonio tra Messalina e Claudio nacquero due figli, Ottavia e Britannico. La prima, sposa infelice di Nerone, sar ingiustamente accusata di adulterio; il secondo perder la vita nel primo di una serie di efferati delitti ordinati da Nerone. A fianco, Messalina e Britannico.

Parenti serpenti Agrippina Minore (sopra), quarta moglie di Claudio, si sbarazz del marito ricorrendo allarma usuale negli intrighi di corte, il veleno. Quindi pose sul trono il figlio Nerone che, insofferente alla sua tutela, la fece uccidere da un sicario.

Testa di Nerone Testa in bronzo di Nerone proveniente dalla Cilicia (I sec. d.C.). Limperatore era eccentrico anche nel taglio dei capelli, che portava pi lunghi del normale e a volte con boccoli inanellati dal taglio scalato.

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Il martirio di Pietro e Paolo Pietro e Paolo, qui raffigurati in un affresco delle catacombe di San Gennaro a Napoli, furono tra le vittime della spietata persecuzione di Nerone, anche se la data esatta e le modalit del martirio non sono facili da ricostruire. Alcune fonti parlano del 64 d.C. per Pietro, altre collocano ambedue i martiri nel 67; Tertulliano parla semplicemente di crocifissione per Pietro; scrittori pi tardi narrano di crocifissione a testa in gi per il principe degli apostoli e di decapitazione per Paolo.

Il dispotismo di un giovane viziato


I primi anni di regno di Nerone (54-68 d.C.) furono caratterizzati da un governo equilibrato ed efficiente, sotto la direzione di due eccellenti collaboratori, il prefetto del pretorio Afranio Burro e il filosofo Lucio Anneo Seneca. Morto Burro nel 62 d.C. e ritiratosi a vita privata Seneca, la situazione peggior rapidamente, sia nella vita privata, con lesilio e poi luccisione della prima moglie dellimperatore, Ottavia, sostituita da Poppea, sia nella sfera pubblica, dove acquist triste fama il nuovo prefetto del pretorio, Tigellino. Si ebbero processi sommari, confische di beni, congiure vere o presunte stroncate nel sangue e una feroce persecuzione dei cristiani,
Un imperatore stonato La musica, la poesia, il teatro erano le vere passioni di Nerone. Fin da ragazzo compose versi e da imperatore si esercit fino allo sfinimento nel canto per il quale sembra fosse negato e nello studio della cetra, strumento che appare in questa scultura raffigurante Apollo citaredo.

additati come colpevoli del disastroso incendio che nel 64 d.C. devast unampia parte di Roma. Sul piano militare le cose non andarono meglio, con scacchi in Armenia, rivolte in Britannia e una furiosa sollevazione ebraica in Palestina. Finch, nel 68 d.C., le legioni della Gallia e della Spagna si ribellarono. La rivolta di Giulio Vindice in Gallia venne repressa, ma quella di Sulpicio Galba e Salvio Otone nella Penisola Iberica ebbe successo. Nerone, abbandonato da tutti, si fece uccidere da uno schiavo. La gloriosa dinastia di Giulio Cesare, la prima a comandare sullImpero di Roma, era finita. LA GRANDE PERSECUZIONE
Durante il regno di Nerone avvenne la prima grande persecuzione dei cristiani, minoranza non amata ma fino a quel momento ampiamente tollerata nellImpero. La ragione fu probabilmente contingente: Nerone, accusato (quasi certamente a torto) del catastrofico incendio del 64 d.C., aveva bisogno di trovare un capro espiatorio su cui riversare laccusa, e scelse questa setta piccola e disprezzata. La persecuzione fu di spietata e belluina crudelt. I cristiani, secondo il racconto dello storico Tacito, coperti di pelli ferine, vennero dilaniati dai cani e, al tramonto del sole, arsi vivi con le fiaccole notturne. Nerone offr i suoi giardini per quello spettacolo, come se si trattasse di un gioco circense; e in abito da auriga si mescolava alla plebe oppure sedeva su un cocchio.

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GLI IMPERATORI FILOSOFI: ADRIANO E MARCO AURELIO


Equilibrati nellesercizio del potere, colti e amanti delle arti, delle lettere, della filosofia e al tempo stesso abili e talvolta spietati generali: gli imperatori scelti per adozione nel II secolo rappresentano il punto pi alto della parabola imperiale romana.
lcune fonti storiche sostengono che Traiano ebbe molte esitazioni a nominare erede e successore il suo giovane congiunto Adriano, che aveva vedute assai diverse dalle sue in molti campi. Appena salito al trono, infatti, questultimo abbandon le tre province orientali Assiria, Mesopotamia, Armenia che Traiano aveva annesso allImpero, facendogli raggiungere la sua massima estensione. Era una chiara manifestazione del suo desiderio di mantenere la pace in tutto il mondo, abbandonando con grande disappunto di militari e mercanti la politica espansiva del predecessore. Per contro si dedic a uninedita politica di viaggi lungo tutte le province dellimmenso dominio romano, per conoscerne di prima mano problemi e possibilit e per risolvere sul posto, ove possibile, le questioni in sospeso: unattivit che doveva trovare espressivo ricordo nella stupenda villa che limperatore costru presso Tivoli, dove fece riprodurre dai suoi architetti gli edifici che pi lo avevano impressionato durante le sue peregrinazioni. Adriano era una personalit contraddittoria e complessa: amante della Grecia ma fiero sostenitore della superiorit romana, mecenate avveduto e curioso e al contempo
Adriano, instancabile viaggiatore Dal 121 al 134 (con una breve interruzione nel 127 per tornare a Roma), Adriano, qui raffigurato in un busto marmoreo, viaggi ininterrottamente per lImpero. Ovunque lasci benefici, opere pubbliche, novit amministrative.

Cronaca di guerra La Colonna Antonina fu eretta per ricordare le vittorie di Marco Aurelio sui Sarmati e i Marcomanni. Il suo lungo fregio spiraliforme inizia con il passaggio delle truppe romane sul Danubio e si dispiega in un crescendo di scene di battaglia, allocuzioni dellimperatore, distruzioni di case, esecuzioni di prigionieri e sottomissioni di barbari.

generale sperimentato, conoscitore profondo della macchina burocratica dellImpero ma impaziente di ogni lungaggine, amante appassionato (etero e omosessuale: al suo favorito Antinoo eresse una splendida citt lungo il Nilo) e verseggiatore non secondario. A lui dobbiamo una delle pi toccanti e serene meditazioni poetiche sulla morte: Animula vagula blandula, hospes comesque corporis, quae nunc abibis in loca (Tenera anima vagabonda, ospite e compagna del corpo, in quali luoghi mai stai per andare). Il suo regno non fu senza ombre, ma rappresenta comunque uno dei vertici della civilt romana.

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Marco Aurelio: un filosofo sul trono


Il regno migliore di tutti i tempi: cos pass alla storia lepoca di Marco Aurelio (161-180 d.C.). Fu un imperatore colto, saggio, equilibrato e competente, che considerava la filosofia la propria professione e un ingrato compito il regnare. Eppure proprio in quel luminoso periodo molti storici vedono linizio del declino dellImpero. Dopo cinquantanni di pace, alle frontiere esplosero gravissimi problemi, che minacciarono di polverizzare il confine orientale e quello danubiano e costrinsero limperatore a una serie di estenuanti campagne militari. I legionari di rientro da una di queste campagne, quella contro i Parti, furono linvolontario veicolo di unepidemia di peste che si diffuse in tutto lImpero. Questo flagello falci secondo alcuni storici circa met della popolazione, con conseguenze a catena: attivit produttive in caduta libera, crollo delle entrate, mancanza di reclute per lesercito, terre abbandonate e incolte. E mentre le decimate legioni tentavano di tamponare le invasioni germaniche sul fronte danubiano, le truppe in Oriente si ribellarono proclamando imperatore il loro comandante Avidio Cassio. Quello che Marco Aurelio, morendo a Vienna nel marzo del 180, lasci al successore era un impero squassato fin dalle fondamenta.

Sacrificio agli dei Questo rilievo rappresenta Marco Aurelio che sacrifica davanti al tempio di Giove. Nonostante le professioni di tolleranza, limperatore non fu tenero con i cristiani che si rifiutavano di rendere omaggio agli dei, atto che equivaleva a rinnegare lo Stato romano.

I ricordi dellimperatore Marco Aurelio, qui raffigurato in un busto in oro, ci ha lasciato una preziosa eredit, i Ricordi, unopera letteraria in cui, accanto al racconto autobiografico, emerge il rigoroso codice morale al quale limperatore cerc di attenersi per tutta la vita.

LET DEI GRANDI MONUMENTI


Adriano e Marco Aurelio ci hanno tramandato alcuni tra i pi famosi monumenti della storia romana: la Villa Adriana di Tivoli, il mausoleo di Adriano a Roma (nucleo dellattuale Castel SantAngelo), la statua equestre di Marco Aurelio (collocata poi da Michelangelo in piazza del Campidoglio), la Colonna Antonina (eretta anchessa da Marco Aurelio in onore del padre Antonino Pio) nellomonima piazza di Roma, di fronte a palazzo Chigi. Sono testimonianze dello splendido periodo vissuto nel corso del II secolo dallarte, e in particolare dallarchitettura di Roma, giunta ormai ai vertici della propria capacit tecnica e delle proprie possibilit espressive. Ponte e Castel SantAngelo Nel 134 d.C. Adriano inaugur un ponte sul Tevere, chiamato Elio, che congiungeva il suo mausoleo con la citt di Roma. Quel ponte esiste ancora, seppur rimaneggiato, ed chiamato SantAngelo, lo stesso nome del castello costruito sulla struttura del mausoleo.

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LA DIVISIONE DELLIMPERO: DIOCLEZIANO E COSTANTINO


Per salvare lImpero dalla rovina, Diocleziano prese una decisione drastica: la divisione del suo immenso territorio in due tronconi. Il successore Costantino ne trasse le estreme conseguenze, togliendo a Roma il privilegio di capitale.

a trasformazione impressa da Diocleziano alla struttura imperiale fu radicale. Per poter difendere efficacemente i confini e al tempo stesso affrontare le crisi esterne, Diocleziano associ al trono il fedele amico Massimiano, cui affid il controllo dellOccidente, mentre lui si occupava dellOriente. I due sovrani uniti riuscirono in breve tempo a ripristinare lordine, spazzando le bande di fuorilegge

(le bagaudae) che infestavano le province, mettendo a freno i pirati franchi e sassoni, rinsaldando le frontiere orientali. Subito dopo venne intrapresa una completa riorganizzazione della struttura dellImpero: un nuovo sistema di successione al trono, basato su eredi designati (cesari) che sarebbero a loro tempo succeduti ai sovrani titolari (augusti); un irrigidimento spietato delle classi e delle professioni,
Unidea vincente Comprendendo che i domini di Roma erano troppo vasti per essere governati da un solo monarca, Diocleziano ripieg sulla tetrarchia (dal greco governo di quattro) ed ebbe ragione: con un imperatore pronto a intervenire in ogni angolo dellImpero le usurpazioni divennero pressoch impossibili. A fianco, particolare di un gruppo scultoreo raffigurante i tetrarchi. Il diadema imperiale Costantino indossa il diadema imperiale in questo particolare di un mosaico della chiesa di Santa Sofia a Istanbul, lantica Costantinopoli.

Testa colossale di Costantino Alla morte di Diocleziano lImpero fu conteso da sei pretendenti: Massimiano, Massenzio, Licinio, Galerio, Massimino e Costantino, che dominava sulle provincie occidentali. Fu questultimo a prevalere, dopo la decisiva battaglia combattuta contro Massenzio al Ponte Milvio, presso Roma, il 28 ottobre del 312.

LE PIETRE DELLIMPERATORE
Luso di pietre preziose, che con i loro bagliori e riflessi multicolori circondavano di splendore la figura del sovrano, conobbe sotto limpero di Diocleziano unenorme diffusione. Con sottile ironia si diceva che limperatore pretendeva intarsi di gemme persino nei calzari, cosa ritenuta infamante, degna di sovrani dissoluti come Eliogabalo. Sempre a Diocleziano, e alla sua pretesa vanit (che era in realt unassai pi politica volont di esaltare la carica imperiale, ponendola fuori della portata delle persone comuni), veniva collegata lintroduzione come simbolo distintivo del diadema, originariamente una semplice benda bianca che cingeva la fronte dei sovrani ellenistici, trasformata ora in prezioso ornamento doro e di pietre preziose.

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Tomba di un cristiano Questo frammento di lastra sepolcrale, databile tra la fine del III e linizio del IV secolo, raffigura un celebre episodio del Nuovo Testamento: la moltiplicazione dei pani.

che costringesse gli abitanti dellImpero a fornire tasse e prodotti allo Stato anche a scapito della loro libert economica e civile; una totale riorganizzazione della difesa con la creazione di limites, cio di confini fortificati, virtualmente impenetrabili, lungo tutto il perimetro imperiale; una lotta senza quartiere alla religione cristiana, considerata elemento di disgregazione della compagine statale. Se la cura imposta da Diocleziano non fu sufficiente a risolvere i problemi dellImpero, consent almeno la sua sopravvivenza ancora per parecchi decenni.

nellassetto statale. Roma venne abbandonata come capitale a favore di una nuova Roma eretta sul Bosforo, a cavallo tra Europa e Asia: Costantinopoli, in cui la corte imperiale si insedi nel 330 e che tramand per oltre un millennio la tradizione imperiale romana.
SantApollinare in Classe Edificata nel VI secolo, la basilica di SantApollinare in Classe, alle porte di Ravenna, presenta la tipica struttura delle prime chiese cristiane. Nella foto, la navata centrale e labside.

LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA


Grazie alla libert di culto concessa da Costantino, i cristiani ebbero la possibilit di erigere in piena tranquillit le loro chiese, fino a quel momento celate alla vista dei non adepti. Si pose perci il problema di dare in breve tempo una forma canonica alledificio di culto: nacque cos la basilica, una costruzione che mutuava il nome (e, in parte, la forma) dalle omonime realizzazioni pagane, che per svolgevano essenzialmente funzione di aule giudiziarie. La tipica basilica paleocristiana, quale si configur ai tempi di Costantino, era un edificio rettangolare a tre (eccezionalmente a cinque) navate, con ingresso su uno dei lati corti e unesedra (o abside, come venne chiamata) sullaltro lato corto. La copertura era semplicissima, a capriate, anzich con i sistemi voltati tipici delle costruzioni imperiali; un ampio quadriportico, riservato ai catecumeni, cio alle persone non ancora battezzate, precedeva ledificio.

La resa al cristianesimo
Il complicato sistema di successione messo a punto da Diocleziano non funzion. Al ritiro dellimperatore si scaten immediatamente la lotta tra i successori designati. Da questa emerse vincitore Costantino: un imperatore destinato a restare sul trono per ben un quarto di secolo e a introdurre nellImpero le modifiche che ne avrebbero connotato tutta la restante vita, proiettandosi anche nel lontano futuro. I cristiani, che avevano appoggiato Costantino, ricevettero nel 313 piena libert di culto e un peso rapidamente crescente

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GIULIANO LAPOSTATA E GALLA PLACIDIA


Pur ancora forte ed esteso, lImpero era ormai entrato, nel IV secolo, nella sua fase di decadenza, che divenne irreversibile nel secolo successivo. Produsse tuttavia ancora grandi figure, come limperatore Giuliano e la principessa imperiale Galla Placidia.
Labiura di Giuliano Giuliano, qui raffigurato con la toga da filosofo greco e la corona da sacerdote pagano, fu educato nella fede cristiana, che abiur dopo essere entrato a contatto con le tradizioni pagane e il misticismo neoplatonico. Per questo fu detto lApostata.

iuliano, salito al trono per acclamazione delle legioni galliche nel 360 d.C., fu un imperatore allaltezza dei grandi sovrani del II secolo, ai quali cerc di ispirare la propria opera: Traiano, Adriano e Marco Aurelio. Avvi una grandiosa riforma legislativa, fiscale ed economica dello Stato, che solo la brevit del suo regno gli imped di condurre a termine. E tuttavia entr nella storia quasi solo per il tentativo, da lui compiuto, di ripristinare lantica religione pagana, che gli valse lepiteto, con cui universalmente conosciuto, di apostata. Tale tentativo
Le basiliche pagane Questo pannello decorativo faceva parte della basilica annessa alla casa del console Giunio Basso, costruita nel IV secolo sulla sommit dellEsquilino a Roma. In tali luoghi sincontravano gli ultimi rappresentanti dellaristocrazia pagana dellUrbe.

Limperatrice dei Romani Su questa moneta bizantina montata a ciondolo impresso il profilo di Galla Placidia.

si scontr con la resistenza della parte orientale dellImpero, ormai profondamente cristianizzata. Ma avrebbe forse avuto successo, anche per labilit con cui il sovrano mutu, mettendole al servizio delle sue idee, varie caratteristiche della religione cristiana, come il sistema di elemosine e beneficenza, se Giuliano non avesse incontrato una repentina morte durante una campagna contro i Persiani, nel 363. Con lui scomparve lultimo imperatore che tent di riallacciarsi alla tradizione classica di Roma.

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Una principessa nella bufera


Galla Placidia, figlia del grande imperatore Teodosio, visse da involontaria protagonista gli anni del crollo dellImpero dOccidente. Nata intorno al 388, fu educata a Roma, dove si trovava nel 410, quando la citt fu saccheggiata dai Goti di Alarico. Questi, abbandonando lUrbe devastata, portarono con s come prigioniera la principessa. Per anni Galla Placidia segu, ostaggio di lusso, le peregrinazioni dellorda barbarica, fino a quando il matrimonio con Ataulfo, cognato di Alarico, diede al tempo stesso pace ai due popoli Romani e Goti ferocemente contrapposti e alla giovane donna, avviando una fusione che si incarn nel figlio avuto dalla coppia, battezzato Teodosio come il nonno. La morte a breve distanza di tempo del figlioletto e del marito (assassinato a tradimento), ne rifecero una prigioniera,

LULTIMA COSTRUZIONE ROMANA O LA PRIMA BIZANTINA?


Il mausoleo di Galla Placidia a Ravenna (sopra) una piccola costruzione a pianta cruciforme, dallesterno estremamente semplice e spoglio, in mattoni a vista. Linterno, per contro, un trionfo di colori e di fregi, resi ancora pi suggestivi dalla luce che filtra dalle lastre di alabastro poste alle finestre: un contrasto che, in questa tarda architettura romana, anticipa con chiarezza e splendore i caratteri della futura architettura bizantina.

che pot ritornare tra i Romani, alla corte di Ravenna, solo dopo un cospicuo riscatto in grano: unicamente, purtroppo, per maritarsi con lambizioso generale Costanzo, nei confronti del quale nutriva una profonda repulsione. Dal matrimonio nacquero due figli, Onoria e il futuro imperatore Valentiniano III. Ma Galla Placidia ne gio ben poco. Sempre pi ritirata nel palazzo imperiale di Ravenna, trov conforto nella fede cristiana e nelle letture religiose. Donna colta, intelligente e sensibile, fu travolta dai tempi, che fecero di lei una pedina sullo scacchiere politico. Eppure fu proprio la fragile principessa, pur sempre pi concentrata nei problemi dello spirito, a difendere per quasi un quarto di secolo la dinastia, incarnata dal suo erede Valentiniano, mentre intorno il plurisecolare Impero crollava sotto le invasioni di Svevi, Vandali, Parti, Franchi, Unni. Mor a Roma nel 450, ultima esponente di un mondo alla fine.
Il Cristo buon pastore Questo mosaico, posto sulla porta dingresso del mausoleo di Galla Placidia, un capolavoro dellarte antica. La prospettiva e i delicati colori creano lillusione che gli oggetti si perdano in una misteriosa lontananza, mentre su tutto domina, aureolato doro, il volto di Cristo.

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