You are on page 1of 392

DIZIONARIO

DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI

SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI AI VARH GRADI DELLA GERARCHIA
ECCLESIASTICI,
DELLA CATTOLICA,
CHIESA ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.

COMIMLÀZIONE

DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO


SECONDO AIUTANTE DI CAMERA

DI SUA SANTITÀ PIO IX.

VOL. LXXXVI.

IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLVIL
£ \ ft

La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi


vigenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORI CO -ECCLESIASTICA

U
UR B URB
UiRBANO II, Papa CLXVI. Ottone, e dottrina, che s. Ugone abbate Io scelse
Odone o Eude da Chàtillon sur Marne a priore. Da questi mandato a Roma ver-
in Francia, castellopoche miglia lungi da so il 1076 Gregorio VII, il quale a-
a s.

Beiti)*, feudo della sua nobilissima fami- vea richiesto al s. abbate alcuni monaci,
glia di tal nome, altri dicendolo nato in che potessero col zelo e talenti loro es-
Reims, altri in Laggey o Sagery signoria sergli d'aiuto a portare il gravissimo pe-
paterna presso tal città. Fu istruito nel- so del suo memorabile pontificato, per le
le scienze da s. Brunone poi fondatore de' sue virtù e valore scientifico, lo stesso s.

certosini, quindi dando ben presto saggio Gregorio VII, che alcuni dissero stato con
di gran progressi nella pietà e nelle let- lui in quel cenobio, gli accordò tutta la
tere, fu per tempo dall'arcivescovo di sua fiducia, lo creòcardinale vescovo d'O
lleims fatto cauonico di quella metropo- stia e Velletri , e scorgendolo dotato d
litana, indi verso il 1070 arcidiacono del mirabile attività e sapere fornito, gli af
la medesima. Annoiato però del mondo, fidò la legazione apostolica di Germania
e delle cure e briglie secolaresche, partì dove in Telemburgo celebrò un concilio
da Reims per Roma, dove secondo alcu- in cui furono condannati i simoniaci, gl'in
ni ottenne la laurea di dottore, vi vestì continenti, e i fazionari d'Enrico IV, ca
Tubilo de'canonici regolari Lateranensi, pò antesignano de'quali era Venciloar
e
tra 'quali visse per alcun tempo nell'esat- civescovo di Magonza, al dire di Carde!
ta osservanza della regola da lui abbrac- la.Ma dubito che questo sia il concilio d
ciata. Tratto quindi da viva brama di Qitedlimburgo (V,) presieduto dal car %

menar vita più austera, si trasferì nel mo- dinaie, ove fece una gran figura, ed ove
nastero della ss. Trinità della Cava
, ed con tutte le formalità scomunicò l'antipa
ivi fecemonaco benedettino, donde po-
si
pa Clemente III, e molti vescovi, tutti par
scia passandoal celebre monastero di Clu- tigiaui dell'imperatore Enrico IV perse
gny, vi perseverò cou tal fuma di tentila cutore della Chiesa. Il Papa dipoi lo de
4 URB U R B
stinò alla legazione di Lombardia all'im- quillo con vedere un ottimo successore,
peratore Enrico IV, il quale lo fece arre- terminasse il suo vivere. Vedasi il Pape-
stare, e soffrire fieri strazi e atroci insul- brochio nel Propylaeo , p. 199.
Nondi-
ti, a fine d'indurloa separarsi dall'ubbi- meno la sede vacante durò 5 mesi e 2.5
dienza di s. Gregorio VII. Ma egli anzi- giorni, perchè i cardinali e i vescovi si tro-
ché arrendersi all' inique pretensioni, si vavano dispersi, ma per le premure del-
mostrò costantemente fermo e impertur- la zelante gran contessa Matilde e di al-

babile, e dappertutto fece rispleudere, co- tri magnati, fu scritto loro per riunirli nel-

me scintillante luce, la sua santità, dot- lai. 'settimana di quaresima,finchèinTe/--


Irina e zelo per la cattolica religione. Vo- racina ( V.) fu il cardinal Chàtillon eletto
lato al cielo Gregorio VII, dopo aver
s. Papa renitente (com'egli scrisse, ìnEpist.
risposto a'cardinali, che l'aveauo suppli- ad Epiph. Salzburens, presso Marlene,
cato gli designasse il successore, esserne Vet. Mommi, t. 1 , p. 52 1
), e col nome
degui i cardinali Chàtillon, Ugo di Die, e d' Urbano li fu consagralo a' 12 marzo
Desiderio,questi nel 1 086 elessero col no- 1088. Pare che nella sua elezione si ces-
me di Vittore III. perchè s. Gregorio VII sò dalPapa appena crealo di fare la Pro-
dichiarò doversi preferire agli altri due fessione di fede {J.) ciò che altri ritar- >

comechè presente. Ma il virtuoso Vittore dano,mentre poi fu stabilito co'ginramen-


HI ripugnante nell'acceltare, fu invitalo ti emetterla nel 1 . Concistoro. Indi diede
da'cardinali a nominare
Papa, ed egli il parte a tulli i cattolici di sua assunzione
scelse il cardinalChàtillon, che però essen- al pontificato, dichiarando apertamente
do vescovo si oppose un cardinale, laonde che in tutto avrebbe seguito le pedale di
non senza violenza dovette sobbarcarsi al s. Gregorio VII. Poco dopo, per benigni-
grave peso. Ritornato in Roma il cardina- tà, assolse Ugo di Die, e gli restituì la di-
le Chàtillon, lo consagrò Papa. Invece ri- gnità cardinalizia. Leggo in Corsignani,
bellatosi l'orgoglioso Ugo di Die, perchè Reggia Marsicana, par. 2, p. 23 che 1 ,

preterito, Vittore IH lo depose e scomu- Urbano 1 dopo 2 giorni dalla sua elezio-
1 1

nicò, e venuto poi ilPapa a morte rac- ne, si recò al monastero di Monte Cassi-
comandò a'cardinali, come degnissimo di no, ove da s. Benedetto fu sanato da un
succedergli, il cardinal Chàtillon, come si dolore di fianco che soleva patire; ed ac-
ha da Leone Ostiense, Chronica^ lib. 3, certandosi che ivi si veneravano i cor-
cap. 73, perchè essi gli aveano doman- pi de' ss. Benedetto e Scolastica, ema-
dato d'additare chi potevano degnamen- nò un diploma (in data del 1092, sul-
te surrogare in sua vece. Laonde il Pa- la quale non conviene Corsignani per le

pa rispose, prendendo il cardinale per la ragioui che riporta) con sentenza di sco-
mano : O Itone vescovo d'Ostia; elegge- munica contro chi avesse negato l'esisten-
telo e ordinatelo Pontefice dellaChiesa za in Monte Cassino de'corpi de'sanli fra-
romana e per poterlo fare vi do in tut-
r, tello e sorella. Lodovico Agnello nell'/-
to le mie veci. Da queste parole argomen- sloria degli Antipapi^ 1. 1 , p. 280 e seg.,
ta il p. Della Noce, commentatore del cro- riportando molte notizie di Urbano Indi-
nista Leone, che Vittore HI die a'cardi- ce che s. Benedetto 1' assicurò in visione
nali la facoltà d'eleggere il nuovo Papa, che ivi suo corpo, della quale esi-
era il

non essendo ancora spirato, onde per quel stenza riparla a p. 286. Dichiarò prima-
poco di tempo, che gli restava di vita si te di tutta la Spagna l'arcivescovo di To-
spogliò egli del pontificato, affinchè fatta ledojfacendolo suo legato a latere,\a qua-
la legittima elezione del successore, per- le città dopo 36o anni dacché duramen-
chè temeva un imminente scisma, più. si- te la tenevano in ischiavitù i mori, l'a-
curoche questo non accadesse e più tran- vea liberata il re di Castiglia e Leou Al-
URB URB 5
fonsò VI. A questi, o come altri vogliono, peratore Alessio l Comneno l'assoluzio-
a Sancio Ramiro re d' Aragona e di Na- ne dalla scomunica da cui era allacciato.
vsrni, si dice avere Urbano II pel [/con- ElevatoUrbanoII al pontificato in deplo-
cesso il privilegio apostolico di nominare rabile epoca, pel bene della Chiesa dovet-
alla s. Sede i vescovi di quelle sedi che te intraprendere molti viaggi , ne' quali
avesse eretto nelle città conquistate sui parte in Francia e parte in Italia celebrò
maomettani mori onde allettarlo ad e- , 12 concilii, che descrissi a'Iuoghi loro e

Spagnai} formidabili ne-


spellere dalla di diversi qui farò ricordo; ne'quali tutti
mici del nome cristiano, ed accenderlo di procurò d'estinguere l'eresia de' Sagra'
zelo religioso per la fede cattolica. Por- mentori (V^ de Simoniaci (F.) e Nico*
tatosi inRoma, romani assediarono il
i laiti (V.) le condannate Investiture ec-
%

lungo forte ov'erasi rifugiato l'antipapa clesiastiche (^.), e lo scisma dell'infesto


Clemente IH, e l'obbligarono ad uscirne, antipapa Clemente 7//,la cui fazione uni-
con giurata promessa di non più molesta- ta all'imperiale tenevano i romani in ri-

re la s. Sede, il che nella sua ostinazione bellione. Basti il dire,come può riscontrar-
non attese, persistendo nello scisma, ben- si nel Ba ionio all'anno 1089, che m T ,e '

ché per qualche tempo si limitò a intito- sti lagrimevoli tempi a cagione d'Enrico
larsi arcivescovo di Pi avenna. Ma non an- IV, le cose della Chiesa erano tanto mal-
dò guati che la disposizione degli animi concie, che per maggior disgrazia nella
si cambiò: la presa di Mantova fatta da Germania appena conservavano la comu-
Enrico IV rianimò il coraggio degli sci- nione colla Chiesa cattolica i vescovi di
smatici suoi partigiani e insieme segua- Wirzburgo o Wiirtzburg,di Passavia, di
ci dell'antipapa, il venne
quale in seguito Worms e di Costanza. Interpellato il Pa-
richiamato da quegli romani che stessi pa sugli scomunicati e scismatici seguaci
l'avcano cacciato ignominiosamente. Ta- d'Enrico IV, die la risposta che riportai
li commozioni sì frequenti e in sensi con- nel voi. XXXVI, 67. In diverse epo-
p.
trari, si fecero sentire più volte nel pon- che Urbano II dichiarò primate di tutta
tificato d' Urbano II, riè finirono che in la Lucania l'arcivescovo di Salerno; ac-
quello di Pasquale II suo successore, col- cordò all' arcivescovo di Narbona la pri-
la morte dell' autore di que' deplorabili mazia su quello di Tarragona, dopo pe-
disordini. Intanto Urbano II nel 1089 ce- rò quello di Toledo; dalla diocesi di Cam-
lebrò il suoi. "concilio di Roma, e vi con- bray smembrò il vescovato d' Arras; isti-
fermò scomunica fulminata da'suoi pre-
la tuì quello di Gran Va radi no; confermò
decessori, contro l'antipapa Clemente HI, l'unione di Oria all'arci vescovato di Brin-
e lo scismatico imperatore Enrico IV, an- disi grado da lui ristabilito, avendone
,

co per averquesti imprigionato in Verona consagrata la metropolitana. Nel 1089


stia moglie Adelaide o Anna o Prassede di passò Urbano II dalia Sicilia nella Pu-
Russia, e fitte quelle orribili sevizie e ol- glia per visitare in Barile reliquie di s.

traggi che indicai nel voi. LI X, p. 286. Nicolò arcivescovo di Mira, di recente ivi

Indi essendogli a cuore l'unione dellaChie- portate, nella quale occasione confermò
sa greca colla latina, si portò in Sicilia l'unione del vescovato di Canosa all' ar-
per raccomandare la pace e la concordia civescovato di Bari. Per le preghiere del
delle due chiese al normanno conte Rug- conte Ruggero e di Boemondo suo fratel-
gero ilGrande^ il quale si recò a incon- lo,duchi di Puglia e di Calabria, consa-
trarlo vicino a Boterà, lo ricevè in Trai- grò in arcivescovo di Bari Elia. Nel set-
na con segui di gran divozione, e poi si tembre 1089 celebrò un numeroso conci-
adoperò in questo aliare con tale impe- lio in Mclfiy in cui vietò il sacerdozio a'

gno, che ottenue dal Papa pel greco icn- figli de' preti che non professassero vita
6 URH U R R
religiosa ,
provvide all' eia e continenza migliorate però le cose della Chìes^ egli
condannò le simonie, ed inve-
de'chierici, vi si recò, ma abitando nascostamente in

sti Ruggero il Gibboso, figlio di Roberto casa del potente Giovanni Frangipani, da
Guiscardo, de'ducati di Puglia e di Ca- dove ricuperò la basilica e il patriarchio
labria. Per opporre all'ostinazione e vio- Lateranense e il Castel s. Angelo, da Fer-
lenze d'Enrico IV^all'antipapaClemente rucchio che li teneva per l'antipapa Cle-
III, una forza che lo potesse contenere, e- mente III, pel possesso de' quali luoghi
sortò la benemerita gran contessa Matilde gli sborsò una somma di denaro, sommi-
(V.) marchesana di Toscana^.), e ma- nistratagenerosamente da Goffredo ab-
gnanima eroina della Chiesa, a sposare bate Vindocinense o della ss. Trinità di
in seconde nozze il potentissimo Guelfo li Vandome, il quale si condusse apposita-
o Volfone V duca di Baviera. Nel 1090 mente a Roma per sollevare il Papa, che
con espresso precetto il Papa chiamò a snpeva essere in gravi bisogni. Così ac-
se per assisterlo nel governo della Chie- comodati gli affari di Roma, e rasso-
sa universale l'antico suo maestro s.Bru- dato il potere temporale, alle preghie-
none, e lo trattenne 5 anni con sommo re della gran contessa Matilde, a' 29
vantaggio del governo apostolico, finche giugno si trasferì in Lombardia nell'an-
il santo rinunziato l'offertogli arcivesco- no 1094 per consolare colla sua presen-
vato di Reggio, volle ritirarsi in Calabria za que' popoli, dove la fazione d'Enrico
presso Squillaci. Dalla Campagna di Ro- IV e degli scismatici era molto decaduta,
ma, ove Urbano II dimorava, nel 1091 e passando per Toscana e Lucca Matilde
passò in Benevento(V.),s'\ celebrò un con lo accolse con somma divozione e vi ce-
cilio, e ordinò che niuno fosse eletto ve- lebrò la festa di Natale. Proseguendo il

scovo senz'essere insignito ne'sagri órdi- suo viaggio, secondo Ughelli nel 1095 si

ni, e talvolta con licenza della s. Sede po- portò in Calabria e visitò il monastero di
tersi eleggere Suddiaconi (V.); non che
i Torre, fondato da s. Brunone nella dio-
di nuovo scomunicò l'antipapa e suoi fau- cesi di Squillace (^.). Commosso dalle
tori: nel concilio poi di Clermont dichia- lettere di Simeone patriarca di Gerusa-
ròpotersi talvolta eleggere vescovi Sud- i lemme e dalle parole di Pietro l'Eremita,
diaconi. Quindi trasferendosi nel 1092 reduce dalla Palestina, e testimonio per-
nella provincia de'picentini, pervenne a ciò dell'orrende profanazioni che per par-
Salerno (nel quale articolo per errore ti- te degl' infedeli Saraceni aveano luogo
pografico l'anno èi 191), alloggiando nel intorno al s. di Cristo, Ur-
Sepolcro (J^.)
monastero della ss. Trinila della Cava, bano II risolvette di bandire una crociata,
di cui consagrò la basilica , confermò i eccitando principi e popoli ad armarsi per
suoi privilegi e lo tolse dalla giurisdizio- maomet-
sottrarre dal crudele giogo de'
ne dell'arcivescovo. Ivi riparlai di quel- tani i Uomo-Dio.
luoghi santificati dall'
l'insigne abbazia, e che il Papa accordò Quanto precedette, accompagnò eseguì
all'arcivescovo di Salerno il primato sul- lo strepitoso ememorabileavvenimento;
le metropolitane di Conza e Acerenza. Nel quali ne fu furono le grandi conseguen-
1093 un co-
portatosi in Troj'a vi tenne ze, tornai di proposito a ragionarne aTuR-
pioso concilio, ove sciolse e riprovò ma- i chia, descrivendo l'origine, il progresso e
trimoni vietati. Fino a quell'anno Urba- Io stato attuale dellafamosa questionede'
no II erasi trattenuto fuori di Roma, per- luoghi di Terra Santa(F.)> che produs-
chè lo scisma non gli permetteva la pace se la recente sanguinosa guerra d'oriente,
in quella città, e siccome l'antipapa era- che pure narrai. A. tal fine partì da Ro-
si fortificato nella basilica Vaticana, ce- ma nel 1095, e giunto in Bologna vi fu
lebrò il Natale nelle vicinanze di Roma; dal popolo ricevuto con tutti gli onori e
u R r> URP,
venerazione convenienti al Vicario di Cri- s. Mirtino un gran concilio, per cui nel
sto ; ed in quell'occasione egli divise la cit- logT vi celebrò il celeberrimo concilio

tà in 4 tribù. Fu breve il soggiorno del dj Clermont, scomunicando Filippo 1 re


Papa in Bologna, perchè suprema meta di Francia, per avere ripudiato la mo-
del suo viaggio era Piacenza e Clermont; glie e sposato Bertrada vivente il marito

ma nel partire fu accompagnato da 3 Fu'cone conte d' Angers, biasimando il


compagnie di cavalieri bolognesi, (Ino vescovo di vSenlis che avea data la bene-
oltre Alpi. Giunto in Piacenza (F.) vi dizione nuziale, e l'arcivescovo di Reims
convocò nel i.° marzo del iog5 il fa- che vi avea acconsentito: come l'anate-
moso concilio per provvedere agli affa- ma fu rigorosamente osservatolo rilevai
ri della Chiesa, e dove ai 9 Prefazi (?'.) anco nel voi. LXII, p. 220. Fu in que-
della messa, aggiunse quello della Ma- sto concilio che il Papa con singoiar fer-
r
donna: Et te in J eneratione, da lui com- vore e mirabile eloquenza, compì le ispi-

posto nel cardinalato o ispiratogli men- razioni del celebre Pietro P Eremita e ,

tre cantava la messa quantunque non . promulgò la .'sagra guerra della Crocia-
1

manchi chi lo attribuisca ad altri. Fu in ta ( V.) in Siria, per liberare da'maomet-


questo concilio che Urbino II, mirando tani luoghi santificati da Gesù Cristo,
i

ad estendere la religione non meno che dalla B. Vergine e dagli Apostoli. Dispen-
laciviltà per tutto il mondo, con voce sò la croce a' Crocesignati (^.), che vi
meglio ispirata che umana, die un cenno si arruolarono sotto il vessillo della no-

della santa guerra da lui concepita pel stra redenzione,col premio del l'indulgen-
conquisto di Gerusalemme, per la quale za plenaria e altre grazie, ordinando se-
poi l'Europa si sciolse dalla prepotenza condo alcuni a'preti la recita dell' Uffizio
del feudalismo, vide risorgere le scienze, della Madonna. Così un Papa francese si
e preparò un'era novella al generale in- recò tra la sua valorosa e religiosa nazio-
civilimento. 1 popoli si credettero chia- ne per dare il f. "impulso a quella memo-
mati alle Crociate dalla voce stessa del randa impresa, la cui primitiva idea ivi
cielo ad infallibili vittorie, quando
il capo era nata, nella quale il trionfo della re-
supremo della religione promise la remis- ligione cristiana si trasse dietro prodigio-
sione de'peccati e benedisse le armi di chi si cambiamenti ne'costumi e nella politi-
a vetta combattuto in tali sante imprese. ca di tutti gli stati inciviliti. Così fu a-
Jn quell'immensa, imponente e nobilis- perta a'eoraggiosi fedeli un'arena immen-
sima assemblea, il Sommo Pontefice fu sa, ove la cristianità si precipitò con tan-
riconosciuto capo supremo de' Crocesi- to eroico e zelante entusiasmo religioso.
gnati, alla presenza di 200 vescovi, della Seguì con fervore il generale impulso
suddetta imperatrice Adelaide, e degli quel Goffredo di Buglione,che nella guer-
ambasciatori di Filippo I re di Francia e ra dell'investiture ecclesiastiche tra s.Gre-
di Alessio Comneno imperatore d'orien-
I gorio VII ed Enrico I V avea pugnato. In
te. Nell'istesso anno trovandosi Urbano II quel terribile conflitto tra il principio pa-
l'i 1 aprile in Cremona, gli baciò i piedi gano e barbaro , rappresentato dal più
e addestrò il cavallo che cavalcava, Cor- bellicoso degl' imperatori tedeschi, ed il

rado IH re de'romani figlio d'Enrico IV, principio civile civilizzato e cristiano per-
prestandogli il giuramento di fedeltà. Re- sonificato nel più venerabile • più intre
candosi in Francia, che a vea chiamato so- pido de'Papi, il duca di Buglione si la-

pra di se la sua attenzione per la condot- sciò strascinare dal suo ardore per la di

ta del re, il Papa fu seguito da nobile ac- sciplinafeudale.anziclu' dalla giustizi 1 del
compagnamento, per mare giunse in Pro- la eausa. Egli atterrò ool suo braccio nel-
venza, ed in Valenza intimò per P8." di le pianure di Volxheioj il competitore
8 URB URB
d'EnricoIV,e apiì agrimperiali trionfan- lebrò'un concilio con 195 vescovi, avanti
ti la via di Roma. Goffredo n'ebbe in pie* il corpo di s. Nicolò e vestito colla piane-

jmio il ducato di Lolhier. Presa la croce, ta e pallio; v'intervennero i greci e si di-

capitanò con valore e senno i crocesigna- scusse la processione dello Spirito Santo,
ti,ed espugnata Gerusalemme nel 1099 con quella superiorità d' ingegno , della
meritò d'esserne eletto re, facendo dimen- quale il Papa avea dato tante prove. Di-

ticare colle sue virtuose e gloriose azioni, poi ritornò in Roma. In tale viaggio pre-
learmi impugnate contro s.GregorioVII, tendono alcuni che si recasse ancora in
e morì santamente. A'3o novembre partì Salerno, per quanto dissi in quell' arti-
il Papa da Clermont per Limoges, dove colo, e che fosse pure a Benevento. Perciò
convocato altro concilio vi depose il ve- riportai con qualche dettaglio a Sicilia,
scovo. Di là passò a Tours e vi celebrò che Urbano II non solamente andasse in
un concilio; altro ne tenne a Nimes, ove Salerno neh 097. ma comesi pretende da
assolse dalla scomunica Filippo I. Indi alcuni che concedesse a Ruggero il Gran-
andò a Poitiers, donde si trasferì ad Ari- de il famigerato privilegio, tenuto apocri-
gers, accoltovi con solenni onori dal con- fo e contestato, della Monarchia di Si-
Mans, e nuovamen-
te Fulcone; quindi a cilia o tribunale ecclesiastico, una delle
te a Tours, dove donò al detto conte la piaghe della Chiesa di Dio. L'autore del-
Rosa d'oro (V.). Successivamente fu a V Istoria della pretesa Monarchia di Si-
Saintes,a Tolosa, a Maguelona sul fine cilia, a p. 2, la chiama mostruoso inne-
di giugnoi096e vi si trattenne 5 giorni. sto di podestà ecclesiastica e laicale, che
Trasferissi poi in Rebus, dove nel conci- alza in un regno cattolico l'altare contro
lio che celebrò in luglio, riconciliò colla l'altare, esercitando un principe secolare
Chiesa il suddetto Filippo 1. Fu pure a le facoltà di legato apostolico, con coman-
Cliigny e vi consagrò le chiese de'ss. Pie- dare nel trono e presiedere nella Chiesa,
tro,Martino e Nicola, come notai nel voi. arbitro de'popoli e insieme giudice de'mi-
XI, p. 253 , dicendo pure che consagrò nistri del santuario 3
confondendosi per-
la chiesa della B. Vergine del monaste- ciò l'impero col sacerdozio. 11 medesimo
ro di Bordelo. Indi s'avviò per Avigno- autore a p. 6 racconta cornei sostenito-
ne, donde ripartì a' i5 di settembre per ri dello scoglio cui inciampano, finsero e
ritornare in Italia. In Mortara presso Pa- vogliono che Urbano II nel congresso a-
•via (di cui feci parola nel voi. LXVII, p. vulo nel 1097 in Salerno col conte Rug-
293), a' 1 4 settembre celebrò la festa del- gero, questi si lamentasse molto col Pa-
l'Esaltazione della Croce, ossequiato da pa, perchè avea istituito nella Sicilia suo
un gran numero di vescovi e principi. legato apostolico Roberto vescovo diTrai»
Passando per Milano vi canonizzò s. Er- na, con non poco pregiudizio a Ile soffer-
lembaldo, martirizzato da' simoniaci e te fitiche e al zelo mostrato per la s. Se-

concubinari. Qui aggiungerò, che in al- de; quindi restare offeso ove altri che e-
tri tempi canouizzò s. Atliliano vescovo gli difendesse le ragioni di quella nella
diZamora,s. Nicolò Pellegrino di Trani, Sicilia, e le cause della Chiesa e de' loro
morto a' 2 giugno 1094, e s. Mamilia- ministri definisse. Inoltre i sostenitori del
no vescovo. Restituitosi Urbano II nel supposto privilegio, dice l'autore dell' I-

1097 in Roma, vi fu accolto con venera- storia, cori ulteriore stravaganza prete-
zione e molti applausi, e vi celebrò con sero, che Urbano II persuaso di sì forti
magnifica pompa il Natale. Di là passò a ragioni promettesse al conte Ruggero as-
Bari, dove con s. Anselmo arcivescovo sai più di ciò che domandava , e che si

di Cantorbery (perseguitato da Gugliel- obbligasse di levare al vescovo di Traina


mo li re d'Inghilterra), nel settembre ce- ìa carica di legato ,
per darla allo stesso
U RB URB 9
conle e Simone, ond'egli e i suoi
al figlio vari fempi da'vicerè di Sicilia, nemici del-
eredi fossero sempre legali nati nella Si- la s. Sede e oppressori della libertà eccle-
cilia; ne altri mai dalla s. Sede vi si man- siastica; e che i loro attentali introdusse-
dassero contro la loro volontà e consen- ro nel reame un preteso ///£ col finto e a-
so; e che in caso si celebrasse in Roma al- pocrifo privilegio d'Urbano II, sul cui fon-
cun concilio, fosse in libertà loro di man- damento nel secolo XVI si stabilì cou
darvi que'soli vescovi che volessero. L'as- autorità regia il fastoso tribunale della
seiilo e decantalo privilegio vuoisi spe- Monarchia. Inoltre a Sicilia riportai l'o-
dilo in Salerno, non già nel 1097, ina nel perato di Clemente XI, di Benedetto XII [
1099, mentre in quest'ultimo anno Ur- e di Pio VII pel bene della pace. Per que-
bano 11 non fu in Salerno né tornò mai sta anche nell' odierno pontificato si è

nella Sicilia di qua dal Faro. L'autore del- fatto alcun accordo, modificando le fa-
V Istoria nega V andata d'Urbano li nel coltà del tribunale. Nel 1099 celebrò
1097 e nel 1
099 in Salerno, ove soltan- Urbano II in Roma un importante con-
to era visi recalo nel 1092, quando per cilio, col quale terminò la gloriosa car-
Fattore che conservava al monastero del- riera di sue apostoliche e indefesse fa-
la Cava volle cousagrarne la basilica, e tiche, ricevendo prima di morire la con-
ne produce documenti; provando che
i solante notizia della conquista di Gerusa-
non vi ritornò uè nel 1 097, né nel 1099, lemme. Alcuni lo fanno autore col Burio,
né mai più, come giammai spedì il sedi- Vitae Ponti/., 79, di dire ì'4ve Ma-
p. 1

cente diploma che die origine alla mo-i ria nel principio delle prediche, che al-
narchia ecclesiastica di Sicilia pretesa da' tri attribuiscono aDomenico, od a s. s.

siciliani, la quale soltanto incominciò a Vincenzo Ferreri. Lodovico A- Il citato


divulgaisi m tempo di Ferdinando V re gnello ragiona de' sermoni di Urbano II
di Spagna, e prese vigore in quello di Car- stampati, de' decreti che emanò nel suo
lo V imperatore. L'autore nel suo critico memorabile pontifìcato,e delle lettere che
esame ed analisi del preteso privilegio, di- scrisse. Il Cardella nelle Memorie stori-
mostra l' inverosimiglianza delle doman- che de 'cardinali, ne registrò 5i creati da
de di Ruggero; l'inconvenieuza attesa l'in- Urbano II, fra 'quali Odone di Chàtillon
vestitura concessa da Urbano 1 1 e suoi pre- probabilmente suo parente, s. Bernardo
decessori dell'isola di Sicilia, dominio tem- degli Uberti, Gaetani poi Gelasio II e ,

porale della s. Sede, e l'omaggio di fe- Papareschi indi InnocenzoII.GovernòUr-


deltà ricevuto dal conle e suoi parenti; bano II anuii 1, mesi 4 e giorni 18. Mo-
la ripugnanza per le ragioni di vassallag- rì illustre per le benemerenze della Chie-
non esse-
gio; l'impossibilità dedotta dal sa, pel cui vantaggio intraprese tanti viag-
remai seguito tra Libano 11 e il conte gi,a'29 luglio 099. Fu sepolto, secondo
1

Ruggero alcun congresso in Salerno; l'iti- alcuni, in s. Giovanni in Laterano, o più


sussistenza de'pretesi anteriori e posterio- verosimilmente s. Pietro, come all'erma
in
ri privilegi diGregorio VII e d'Urba-
s. Papebrochio in Propylaeo p. 200, n.° ,

no 111. Prova ancora 1' autore, che la s. 6. Il Piazza nei)' E/nerologio di Roman'
Sede ebbe legali e nunzi apostolici sotto 29 luglio, dice che morì nel palazzo di
il successore d' Urbano li e ne' seguenti Pierleoui vicino a s. Nicola in Carcere, e
pontificati, rigettando la vanità delle con- fu con gran solennità portato il suo cor-
trarie assertive, le falsità, l'i mussi stenta po in s. Pietro ove giace. Tale palazzo era
e l'invenzione de' difensori della prelesa di Pier Leone, già Teatro di Marcello
monarchia. Conclude l'autore, che la ve- (/'•), ov'erasi ritiralo per la sua forte/za.
ra origine della Monarchia di Sicilia si La storia ohe giudica popoli ei re, collocò i

ripete dalle violenze e dagli abusi, falli iu Urbano 11 in luogo deguo ue'fasti ecclesia-
io lihB U R B
siici, non meno che della civiltà derivata apostolico di Lombardia, ove operò molte
dalle crociateli suo nometrovasi in diver- cose in vantaggio dellaChiesa. Continuan-
si Martirologi col titolo di santo e di beato, do in Roma i moti ribelli, Lucio III es-
e lo notò La in berti ni, De Serv. Dei Beat. sendosi trovato costretto a partirne, moiì
lib. i, cap, 4 n -° 2 ^« ^e scrissero la vi-
1 j in Verona a'2 5 novembre r 1 S'T. Il car-
ta Ruinart, pubblicata nel r y?<4> e Gio. dinaleche vi si era recato per assistere co-
Adolfo Hartmann, stampata nel 1727 in gli altri cardinali al concilio ivi intimato
Marpurgo. Vacò la s. Sedei 5 giorni. dal Papa poco prima di sua morte, fu in
URBANO III,Papa CLXXIX. Uber- Verona immediatamente e senza che va-
to o Lamberti Crivelli , venne alla luce casse la romana sede, nello stesso giorno
da illustri genitori in Milano, e dalla qua- 2.5 novembre eletto sommo Pontefice, e
le nobilissima famiglia uscirono il suo ni- venne solennemente coronato il i.° di-
pote Celestino IV Castiglione ed altri 3 cembre. Non si accostò a Roma, perchè
cardinali, uno de'quali fondò in Roma il le perturbazioni della città non vi erano

Collegio Crivelli (F.). Un Pietro Crivel- ancora sedate; e seguitò a ritenere l'arci-
liedificò in Roma un piccolo palazzo, che vescovato diMilano.come attesta l'Ughel-
da cardinale abitò Sisto V, come ripor- li citato,!. 5, p. 16 5. Tutta volta non deb-
tai nel voi. LXV1I p. 88. Uberto pro- ,
bo tacere, che il Papebrochio nel Propy-
fessò la vita religiosa tra' canonici rego- laeo,pM\ 2,p. 3o, n.° 5, dubita che il car-
lari, ciò che alcuni mettono in dubbio. dinal Uberto Crivelli fosse in tempo alcu-
Certo è che per la santità delle sue vir- no arcivescovo di Milano; e protrae d'un
tù, congiunta a straordinaria dottrina, giorno la sua elezione, che dice seguita
venne concordemente eletto dal capitolo a' 26 novembre, volendo che la corona-
di Milano arcidiacono di quella metropo- zione si effettuasse 1*8 dicembre. Nel sa-
litana. Altri scrivono che fu ancora arci- bato di Pentecoste 1 186, Urbano III fece
diacono di Bourges, e vescovo di Vercel- in Verona I' unica sua promozione di 4
li, come vuole Ciacconio, in questo con- cardinali, secondo Novaes, o di 3 al dire di
traddetto dall'Ughelli nell'Italia sacra, Cardella. Pel1. "nominò Folmaro o Vol-

dal Sassi nella Serie degli arcivescovi di maro di 7W>i>er/,consagrandolo arci vesco-
Milano, t. 2 , p. 55g, e dal silenzio del vo di taleciltà. In Verona energicamentesi
can. Bima nella Serie de'vescovìdi Ver- lamentò coll'imperatore Federico I, per-
celli. Indi si pose sotto la disciplina di s. chè egli di prepotenza riteneva que' do-
Tommaso arcivescovo di Cantorbery esu- mimi temporali del Patrimonio della gran
le dalla sua Chiesa per le persecuzioni contessa Matilde (^.), appartenenti alla
d' Enrico II, e gli fu indivisibile compa- Chiesa romana, a cui l'avea donato quel-
gno nel suo glorioso esilio. Dopo di die 1'
eroina; perchè applicava per uso pub-
ritornato in Italia meritò che Alessandro blico beni de' vescovi defunti; e perchè
i

111 neh 171 01 173 lo creasse cardinale usurpa vasi gli spogli de'vescovati vacan-
prete di s. Lorenzo inDamaso. Però l'U- ti, e le rendite d'alcuni monasteri di mo-
ghelli e il Sassi provano, che Lucio III nel nache, da essi cacciandole col mendicato
dicembre 1 182 in Velletri l'esaltò a tale pretesto di riformarle, per la sregolata
dignità, alla quale andò unita quella d'ar- condotta d'alcune abbadesse. Inoltre ilPa-
civescovo di sua patria Milano, dove fab- pa si dichiarava offeso, perchè Federico I

bricò il monastero Bernatense, e Io arric- celebrate le nozze del suo figlio Enrico VI
chì di pingui e doviziose rendite, e volle con Costanza figlia del re di Sicilia, erasi

che l'elezioue del superiore del medesimo fatto coronare nella chiesa di s. Ambro-
appartenesse sempre agl'individui di sua gio di Milano dall'arcivescovo di Vienna,
casa Crivelli. Fu pure dichiarato legato ed avea fatto coronare altresì Enrico VI
URB URB ii
dal patriarca ti' Aquileia e la regina da penne di pavone intrecciate d'oro. Comu-
un vescovo tedesco; il perchè Urbano III nemente si crede che Urbano III abbia e-
sospese dagli uffici loro tutti i vescovi in- levato il Suddiaconato (F.) a ordine sa-
tervenuti a tal funzione. Enrico VI non gro, ma già lo era. Confermò privilegi i

poco contribuì a fomentar le discordie, della congregazione di Monte T' ergine 9


poiché fece percuotere con pugni e stra- e ne concesse a di verse chiese, come a Spo-
scinar nel fango un vescovo. Il Papa citò leti. Il Papa in Verona cousagrò la ba-
l'imperatore, minacciandolo di scomuni- silica, ed una chiesa alla B. Vergine. Nel
ca, sebbene avesse del suo partito diversi voi. LXV, p. 1 78, confutai l'asserzioni,che
arcivescovi e vescovi alemanni. L'impera- Urbano III avesse creato Guglielmo lì re
tore all'opposto si doleva, che il Papa di Sicilia suo legato a latere in quell' i-
vietassea'laici di possedere ledecime,eche sola. Magistralmente e con prove l'impu-
avesse consagralo Voi maro in arcivesco- gna l'autore dell' Istoria della pretesa
vo di Treveri
ad onta dell' investitura
, Monarchia di Sicilia, nel cap. g, osser-
ch'egli avea dato di quel vescovato a Ro- vando che Urbano ili dopo avere resisti-
dolfo. Perciò sdegnato cacciò da Metz il to con petto apostolico alle minacce di
vescovo , e lo ridusse a fuggire in Colo- Federico I, non poteva cederealle preghie-
nia; impedì a Volinaro di godere la giu- re di Guglielmo II, conferendogli digni-
risdizione e i beni temporali di Treveri, tà si incompetente, quasi in ricompensa
confiscò le rendite de'suoi seguaci, echiu- delle violenze e insulti praticati da lui in
se tutti passi dell' Alpi acciò niuno po-
i Sicilia contro i vescovi e contro la libertà
tesse andare a Roma. vescovi tedeschi I della Chiesa. Quindi dichiara palpabi-
furono guadagnali da Federico I, ed Ur- le falsità il finto diploma. Urbano III nel
bano III altamente si gravò di vedersi ab- 1 187 partì ^Venezia, onde mettervi in
bandonato da coloro per la cui causa e- ordine l'armata crociata, che dovea por-
gli coraggiosamente combattevajavrebbe tire soccorsi a' cristiani dell' Asia, e per
scomunicato l'imperatore se le preghie- mettersi in persona a capode'cristiani che
re de' veronesi non l'avessero dissuaso. doveano accorrere alla liberazione degli
Nondimeno ebbe luogo una specie di ac- altri cristiani; indi passato in Ferrara con
cordo tra Urbano III e Federico I che , dolore ricevè l'infausto annunzio, che Sa-
sembrò onorevole per la Chiesa. Adunque ladino soldano d'Egitto e di Siria avea
T imperatore per queste ammonizioni e conquistata Gerusalemme, a' 1 ottobre
per la fermezza del Papa alquanto si mo- 1 187, terminando così quel regno latino,
derò, colla speranza che il Papa gli coro- e ricadendo i santi luoghi nelle mani de*

nasse imperatore il figlio Enrico VI il *5e- maomettani. Si ammalò pertanto di pe-


vero e re de' romani. Ma il Papa, ad e- na, e dopo il breve governo della Chiesa
sempio d'Alessandro IH, si ricusò di far- d'un anno, io mesi e i5 giorni, assistito
lo, s'egli prima non rinunziava al figlio dal cardinal b. Enrico di Castel Marsia-
la corona imperiale, non essendo più tem- co, mori a'iq di detto mese, o a'20 come
po di vedere due imperatori sul medesi- vuole Papebrochio. Ma la novella della
mo trono e impero. Invece concesse ad presa di Gerusalemme in quell' epoca e
Enrico li re d' Inghilterra di coronare re stagione non poteva giungere così rapi-
d'Irlanda quello de'suoi figliuoli che più (In mdnta a Ferrara. La sola nuova bat-
gli fosse in grado; ed a tal uopo il cardi- t iglia vinta da Saladino a' j non
luglio,
nal Ottaviano Conti fu spedilo per lega- ostante l' impetuoso valore de' cavalieri
to, ecoronò re d'Irlanda Giovanni Sen- templari, colla morte di molti di essi e la
za Terra, al quale il Papa trasmise in do- prigionìa del loro gran maestro, del re di
no una elegante coroua reale, formata di Gero la lem OM e di parecchi altri princi-
12 URB U fi B
pi, potè bastare a dare il crollo alla sa- del1253 come dissi con Novaes nel voi.
lute del Papa, e la presa di Gerusalem- XVIII, p. 297, parlando della Crociala
me era facile a prevedersi, dopo la resa 7.*),probabilmente del 255 (poiché A- 1

di s. Giovanni d'Acri, di Berito, di Bi- lessaudro IV fu eletto a' 2 o 2 1 dicem- 1

blo, d' Ascalona data pel riscatto del re bre 254), lo dichiarò suo legato nellaTer-
1

e del gran maestro de'lemplari; mentre ra santa e dell'armata de'crocesignati che


Gerusalemme con pochi difensori e priva visi troverebbe. Neh 261 Jacopo si recò
di vettovaglie, non poteva opporre se non nella curia romana per affari di sua chie-
breve resistenza agli assalti del vittorio- sa, e trovò che Alessandro IV era morto
so Saladino. Urbano III fu sepolto nella in Viterbo a'25 maggio, festa di s.Ur-
cattedrale di Ferrara , ove gli fu eretto bano I , ed in tal città erasi adunato il

un ricco deposito, che il Papebrochio ri- concia ve per eleggere il successore, cioè 8
portò inciso con precisione e descrisse a de'9 cardinali che allora componevano il

j),29. I ferraresi gli fecero grandi onori sagro collegio, mancando il cardinal Van-
funebri, durando l'esequie 7 giorni con ca che dimorava in Ungheria sua patria.
Mugolar magnificenza e gran pompa di Adunque e sebbene non fosse Jacopo de-
lumi, come racconta Pagi all'annoi 187, corato della porpora cardinalizia, né aves-
ii.° 12. Urbano III onorò la s. Sede per la se il prestigio di nobile nascita, ivi fu e-
"varietà delsuo sapere, per la potenza del- lelto Papa a'29 agosto 261, 1 e consagra-
la sua parola, e ben più ancora per la leal- to o benedetto e coronato a'4 settembre
tà sua, per la sua vita irriprensibile e per col nome d'Urbano IV, che prese in me-
la severità cui invigilar soleva la condot- moria del giorno in cui terminò di vive-

ta de'suoi parenti. Egli è questo l'elogio re il predecessore. Poco dopo la sua co-
che Hurter gli fece
il eh. nella Storia ronazione, a' 27 settembre concesse a s.
d'Innocenzo IIL Non vacò la Sede apo- Luigi IX re di Francia, ed al suo figlio
stolica. Filippo III, quell'indulgenza che ricordai
URBANO IV,Papa CLXXXIX, Jaco- nel voi. XXVI, p. 293. Il principio del
po o Giacinto Pantaleone, da Troyes di suo pontificato fu il fine dell'impero de*
Sciampagna in Francia, di oscura origine latini in Co stanti nopolii per avere ripre-
comechè figlio di Pantaleone scarpinello so quella capitale l'imperatore greco Mi-
detto Carpulais, o de Court-Palais, ilo- chele Paleologo, il quale per evitare la

tato dalla natura di singolare ingegno, guerra che il Papa gli preparava, gli pro-
dedicatosi agli studi ecclesiastici, abbrac- pose l'unione della Chiesa greca colla la-

ciò lo stato clericale, e fece progressi nel- tina. Imperocché narrai a Genova, che
le virtù e nel sapere. Pe'suoi meriti fu fat- per l'ostinata inimicizia di quella repub-
to arcidiacono, prima di Laon e poi di Lie- blica co' veneti, e fors'anche per avidità di
gi, indi conosciuti i suoi pregi da Innocen- guadagno, erasi alleata col Paleologo im-
zoIV allorché dimorò in Francia, ammi- peratore di Nicea, e questi co'soccorsi for-

randone i talenti e dovendo con lui trat- midabili de'genovesi ricuperò Costantino-
tare di sovente sul governo della Chiesa, poli, e ne cacciò co'latini il loro impera-
in occasione suo capitolo di Liegi
che il tore Baldovino II , il quale fece un cla-
lodepulòa intervenire al concilio genera- more dappertutto e corse a'piedi d'Urba-
le di Lione I, neh 25 1 lo dichiarò lega- no IV reclamando altamente contro ge- i

to apostolico in Pomerania, Li vonia ePrus- novesi, che prendendo le parti degli sci-
sia; indi nel 1 252 divenne vescovo di Ver- smatici aveano pugnato a danno de'cat-
dun. Alessandro IV verso il declinare del tolici. Il Papa ne fu sdegnato, ed invitò i

J254 lo promosse a patriarca di Geru- genovesi a separarsi dalla lega de'greci sci-

salemme, e con bolla de'7 dicembre (non smatici; ma essi non aveudo ubbiditacene
URB URB i3
tenziò contro di loro V lnterdetiò(Vi)x pe- si mostrò benefico co'santi luoghi di Pa-
na terribile ed estrema, di cui abbiamo lestina, come rilevai nel voi. XXXIII, p.
esempi sino dal VI secolo. Nel tempo del- io3. Narrai a Sicilia le gravi esortazioni
l'interdetto, chiuse e spogliate le chiese, e monitoro fatli dal Papa aManfredi usur-
cessava ogni solennità, tranne una messa patore di quel regno della Chiesa roma-
pel clero; sospesi i sagramenti ad eccezio- na, perchè si giustificasse dall'incorsa sco-
ne de'neonati e de'moribondi, gli spelta- munica e da quanto s'incolpava, e perchè
coli e le pubbliche feste erano vietale.Sen- cessasse le sue invasioni sulla Campagna
za queste regole austere, gl'interdetti non romana e colla Marca d'Ancona e la Ro-
avrebbero prodotto V impressione pro- magna, e siccome non fu ascoltato lo sco-
fonda che nel medio evo facevano; e sen- municò e bandi cotftro di lui la crociata
za l'inflessibili censure ecclesiastiche, di in Francia,donde venne in aiuto de guelfi

cui essierano parte, I' Europa straziata Roberto conte di Fiandra,beuedicendo in


dalle fazioni, avrebbe mancato d'un fre- Viterbo i crocesignati, vittoriosi in Lom-
no potente a' ducili legali e volontari, al- bardia de'tedeschi. Ma in mezzo a que-
le discordie civili, alla schiavitù domestica, sti trionfi, presto fu amareggiata la gioia
ed a tanti altri mali che l'uomo perver- d'Urbano IV, il quale pe'nuovi tumulti
so o ignorante fa col suo simile. Ma al- degl'irrequieti romani, che lo facevano
cuni pastori della Chiesa talvolta abusa- stare lontano da Roma, dovendo difen-
rono delle armi spirituali, le adoperaro- dere se stesso e il dominio della s. Sede,
no con troppa frequenza, e talora per cau- si trovò costretto servirsi de'crocesignati,
se leggiere. E siccome la forza dell'esterne iquali poi per mancanza di viltovaglie
applicazioni quanto è più spesso esauri- sisbandarono,e Manfredi piombò di nuo-
ta, di tanto viene meno, cosi gl'interdet- vo con l'aiuto de' ghibellini sulla Roma-
ti e le altre pene canoniche a poco a po- gna, avendo chiamati in aiuto i saraceni.
co perderono la loro salutare efficacia. Ribellatisi i romani ghibellini, Manfredi
Però i genovesi in mezzo alla generale co- marciò alla volta di Roma, facendosi for-
sternazione osservarono l'interdetto, e re- te di tali suoi fautori; per il che intimo-
plicai ono ossequiose ambascerie a Urba- ritosi il Papa si ritirò in Orvieto (/ .),

no IV per esserne assolti, e lo furono a ove co' cardinali dimorò quasi sino alla
mediazione del Paleologo e del proprio morte. Fu in quella città e per quanto
arcivescovo; per cui la riconciliazione col- ivi e nel voi. IX, p. 44 raccontai, che Ur-
la s. Sede fu in Genova celebrala con u- bano IV istituì la festa solenne del Cor-
niversale esultanza. Indi osservando Ur- pus Domini, facendo comporre la messa
bano IV che il sagro collegio era poco nu- e la sequenza per la medesima. Volen-
meroso, nelle quattro tempora del dicem- do respirare aria più salubre e fesca, in
bre 26 1 slesso, lo accrebbe in Viterbo con
i Monte Fiascone (P.) fece edificare un
7 soggetti degni di tanto onore per iscien- palazzo con torre. Vi fece per un tempo
za e pietà, fra'qnali divennero Papi Cle- piacevole residenza, e pare che vi consa-
mente IV che gli successe, Martino IV, grasse la basilica di s. Flaviano. Quanto
Onorio IV. Nell'islessa città nel maggio altro operò in Monte Fiascone, in quel-
o dicembre 1262, o nel 1263, ne creò al- l'articolo lo notai; dicendo pure che aven-
tri 7 compreso il nipote per sorella Ali- do fatto distruggere il castello di Risenzo,
enerò Pantaleone, che Cardella vuole e- e ricuperate l'isole Mariana e Risemina,
saltalo nell'antecedente promozione. Nel questa chiamò col suo nome Urbana, 11

medesimo 12G2, o nel precedente secon- Fellone, De viaggi de' Pontefici, attribui-
do altri, Urbano IV canonizzò in Viterbo sce la partenza del Papa da Orvieto, per-
s. Riccardo vescovo di Cicester; e nel 263 1 chè gli orvietani volevano ritenere il ca-
i4 • e R B U R B
stello di Bisenzo,
da loro lolloalla s. Se- Quarto. A' 9 settembre 1264 si trai ferì
de, per cui Urbano IV malcontento si re- da OrvieloinTodi qui pervenuto all'im-
:

stituì a Viterbo. Proibì che ninno senza provviso si senti tanto indebolito che non
pontificia licenza, secondo l'antico divie- polea reggersi in piedi, onde progredire
to, fosse sepolto nella basilica Vaticana. il viaggio per Perugia distante 20 migliu.
Approvò l'ordine militare de' Gaudenti Il Pelimi neir Tiistoria di Perugia, dice
(l .), sotto il titolo della B. Maria Vergi- che alcuni credono fosse avvelenato in To-
ne Gloriosa; e beneficò la congregazione di. Di giorno in giorno crescendogli il ma-
monastica di Monte Vergine. Inoltre nel- le, col consiglio de'cardinali e coli' aiuto
l'articolo Sicilia riportai, come incomin- della lettiga si fece condurre a Perugia;
ciò le trattative per reprimere i ghibelli- ma giunto a Deruta, una delle primarie
ni e Manfredi, ed investirne Carlo I d'An- e antiche terre di Perugia e da essa lungi
gìò suocero del conte di Fiandra, poten- 8 miglia, situata su d'un poggio alla me-
te e valoroso (disposizioni che secondo tà della fertile e bella sua pianura (cele-
Corsignani, Reggia Marsieana.i. i, p. bre fin d'allora per le fabbriche di maio-
21 5, prese il Papa nel concilio celebrato liche e stoviglie per vasellame di belle e
in Orvieto), ciò che effettuò il successore; svariale forme,ornate di ben intese dipin-
ed a Stati e Regni tributari alla s. Se- ture e figure a rabeschi, onde giunse ad
de, ricordai il divieto fatto agli Elettori avere 5o fornaci di sua eccellente terra),
dell'impero, d' eleggere in re de* romani di cui feci parola nel voi. LII, p.i34 (e
Corredino pretendente alla Sicilia. Urba- il eh. Giuseppe Bianconi nel t. 20 del-
no IV fu gran protettore degli scenziati, l' Album di Roma ci diede un' accura-
ed a Scuole di Roma, ed ancora nel voi. ta ed erudita descrizione con rami, ripar-
LXXXIV, p. 299, lo celebrai beneme- landone nel t. 22, a p. 354, ,,e descri- '

rito del pubblico insegnamento in Ro- vere alcuni dipinti esistenti nella chiesa
ma e per l'Italia, e che richiamando ila di s. Francesco de'conventuab, già s. Ma-
Parigi 1. Tommaso d'Aquino, in Roma a ria de' mentre nel t. 2 3, a p.
Consoli ; 1

sua insinuazione compose la più parte di e 28 si riprodusse un affresco di tale chie-


sue opere. Il Tiraboschi, Storia della sa del i475, rappresentante Deruta, in
letteratura italiana, t. 4, cap. 2 : Filo- uno al diseguo della facciata e spacca-
sofia cMatematìca, diceche tali scienze ri- lo della medesima chiesa), si fermò nel
sorsero nel secolo XI II, ma i loro studi fe- monastero già de' benedettini e in quel
cero poco progresso prima di Urbano IV, tempo de' francescani con chiesa di for-
cui devesi a giusta ragione la gloria di a- ma gotica, un tempo sagra a s. Maria de'
ver fatto risorgere la filosofìa in Italia per Consoli e ora a s. Francesco ; dopo al-
quanto egli narra e da me pure riferito cuni giorni di permanenza, venuto il Pa-
ne'luoghi citali. InRoma nel palazzo apo- pa ili estremi del viver suo, ivi ricevuti
stolico Lateranense fece restaurare l'aula con somma divozione i sagramene, nel
massima de'concilii. Nel voi. LVIII, p. giovedì 2 ottobre 1264 morì. I perugini
280, rilevai alcune controversie fra il Pa- onorevolmente ne trasportarono il cada-
pa e i romani, per l'elezione del senato- vere nella loro città , e seppellirono nel
re di Roma; e sebbene propendesse per magnifico duomo, in cui neli6i5 il ve-
Carlo I d'Angiò, poi gli dispiacque veder- scovo Comitolo trasferì le sue ossa in un
lo eletto, ritenendo lesivo alla maestà pon- superbo mausoleo, con quelle d'Innocen-
tificia il senatorato ne' principi stranieri. zo III e Martino IV. Governò la Chiesa
Pare che Urbano IV sia stato ili.°Papa, 3 anni, un mese e 4 giorni. Fu Urbano IV
che espresse il numero del suo Nome di d'elevato ingegno, mollo prudente, man-
Papa(V.)^ chiamandosi Urbano Papa sueto, pio, benigno, geueroso e di molle
v r n URB ;5
virtù ornato, che descrive Gregorio deca- vuole nato in Italia nel luogo detto Sul-
no Bajocense presso Masson, tib. 5. Laon - monicense; alcuni con Matteo Villani, lib.
de si dice, che Dio operasse diversi mi- 1 1, cap. 26, lo ritengono di BeMicadro o

racoli a suo onore, ed alcuni lo venerano Belcaire di Linguadoca; altri di Grissac,


per beato. Di Urbano IV abbiamo un vo- nella stessa Linguadoca; altri finalmente
lume di Epistole, una Parafrasi del sal- di Limoges,in favore della qua! città scris-

mo Misererò\ ed una descrizione della Pa- se Baluziola dissertazione: DepatriaUr-


lestina, intitolata: Jacobi Pantalconis baia V
stimmi Pontifici s^zi fìnedel suo
Galli pairiarckae Ilio rosoli'mi (ani li- Anli-Frizonius , ove riporta per la sua
bcr de Terra Sancla. Vacò la romana sentenza 5y autori, e 1' antica iscrizione
sede 5 mesi e 2 giorni. che si legge nel chiostro degli agostinia-

URBANO V, PapaCCVIIT. Gugliel- ni di Tolosa. Urbanus Papa V LumO"


mo Grimaldi oGrimoardi, figlio di Gu- vicensis sanctae memorine. Laonde No-
glielmo barone di Boure e di Grissac nel vaes, combinando le due ultimesentenze,
Gevaudau , Sabran so-
e di Anfìlisia di lo dice colla più sicura opinione, oriun-
rella di s. Eleazaro o Elzeario, nacque se- do Limoges, ma nato a Grissac nella
di
condo lacomnneopinione in Grissac, luo- contea di Gevaudan, diocesi di Mende.
go del comune di Pont de Montvert, nel- Inoltre lessi in un moderno scrittore.» La
la diocesi di Mende nella Linguadoca patria d'Urbano V che fu questionata,
(lessi con dolore a p. i3o del Giornale t ora non ha un cattolico! Se tanta impor-
di Roma 853, per Grissac che vide
del 1 tanza si pose per essere tale, e perchè la
nascere l'illusi re Urbano V,che tale luogo vera non se ne mostra degna con segui-
visitato dal ze'ante vescovo di Mende ni»/
o re il cattolicismo? " Le magnanime sue
Foulqtiier, oggi non conta un sol catto- gesta, il complesso di sue virtù, e gli a v-

lico ,
per le fatali conseguenze prodotte venimenti del suo pontificato, in moltis-
dagli errori che vi portarono i focosi e in- simi luoghi mi fecero parlare di lui ,
per
felici discepoli dell'eresiarca Teodoro Be- cui in corsivo gl'indi ce ero, per evitare ri-

za; tutlavolta vi fu bene accolto da' cal- petizioni, ed acciò meglio si possa in es-
vinisti, anzi potè benedire e piantare una si leggere quanto qui accennerò. In assai
Croce sul suolo ove fu già violentemen- verde età si fece monaco cluniaceuse nel
te strappata da' settari di Beza. In Pont priorato di Cheriaco , diocesi di Mende.
de Montvert sono pochi cattolici con me- Quivi si applicò allo studio de'canoni, e
schina chiesa adiacente a imponente tem- poi ne divenne professore insigne inMont-
piocalvinislico. Il prelato pronunziò pa- pellier, Tolosa, Parigi e Avignone. Fu vi-
tetici discorsi, che profondamente com- cario generale de' vescovi di Clermont e
mossero eziandio i numerosi calvinisti, e- d'Uzes; indi venne fatto abbate, prima di
spiunendo più vivi desiderù perchè tutti
i s. Germano d'Auxerre, e poi di s. Vit-
formassero un solo ovile e riconoscesse- tore di Marsiglia , donde il trasse Inno-
ro un solo pastore ). Siccome d' Ome- cenzo VI per inviarlo legato a Giovanna [
ro, così di lui, 7 diversi luoghi dell'Eu- regina di Sicilia, per assisterla nella sun
a
ropa contendono la gloria d'avergli da- 2. vedovanza, ed insieme esercitare il di-
to i natali, e tutti vantano il patroci- ritto che la s. Sede avea su quel regno,
nio d* alcuni scrittori. In fatti, Ruderi* come pure lo destinò nunzio a' Visconti
co Sanchez, /list. Hhpim? par. 4> e. t
18, di Milano. Dopo Clemente V essendosi
lo fa lombardo; WaUinghamo, in l'E- stabilita la residenza pontificia in A
doardo III, lo dice inglese; Yeppes, in ne, in quest'articolo e a quello di Uouv
Clironul. ord. $, JJc/icdicl.,\o crede tolo- narrai le Guglielmo
principali azioni di
sano; Corio neW/fist. Mediai., par. 3, lo precipuamente come Papa. Imperocché)
ì6 URB u n b
morto Innocenzo VI, nel Conclave d'A- fico palazzo per la villeggiatura de'Papij
vignone a'22 settembre 1 362 entrarono e poco dopo istituì la sede arcivescovile
20 cardinali, fra'quali i guasconi sogget- latina di Leopoli. Avendo Papi dopo i lo
ti al re d' Inghilterra duca d' Aquilania stabilimento loro in Avignone ritenuta la
si separarono da'cardinali francesi; non- sede vescovile* ne riscuotevano le rendite
dimeno a'28 con 5 o 9 voti de' 2 sagri
1
1 1 e facevano amministrare da'vescovi loro
elettori, fu creatoPapa il cardinal Ugo vicari. Urbano V nominò effettivo vesco-
Roger il quale con raro esempio fece la
', vo d'Avignone Angelico Grimoardi suo
Rinunzia del Pontificato. Perciò inaspri- fratello, che poi creò cardinale. Nel 1 362
tisi due discordanti partiti, e non volen-
i o nel seguente anno, condannò Bernabò
do tra loro cedere in favore d'alcun col- Visconti signore di Milano , usurpatore
lega, a^S ottobre elessero il nunzio ab- di molte terre della s. Sede ,
privandolo
bate Guglielmo, sebbene assente e non d'ogni grado e onore, promulgando la
decorato della dignità cardinalizia, per o- crociala con indulgenze a chiunque con-
pera del suo intrinseco amico cardinal tro di lui pigliasse Tarmi, cotne si ha da

d'Agrifoglio il seniore, onde poi creò il ni- Villani, lib. 1 i ,cap. 3 1 e 4 1 • La sentenza il
pote cardinale. L'autore delle Fite de" Pa- Papa la pubblicò il 3.° venerdì di marzo,
pi d' Avignone y dice che segui V elezione dopo la quale inginocchiatoci pregò Gesù.
a'27 settembre. Il sagro collegio spedì a Cristo ed i ss. Apostoli di confermarla.
Guglielmo il decreto di sua elevazione, il Neh 364 'l Visconti tornò al dovere, ma
quale lo ricevè segretamente in Firenze, presto rimalmenò lo stato della Chiesa,
o più probabilmente in Marsiglia, poiché onde il Papa mosse l'imperatore Carlo
nell'intendimento di esaltarlo l'aveano IV a frenarlo. Tra le fatiche, che tenne-
chiamato in A vignone, col pretesto di con- ro occupato lo zelo ti' Urbano V nel 363 1

sultarlo sulle loro differenze, occultando- e nel 364? sono P' u degne di memoria
1

che di lui aveano fatta , nel


gli la scelta le seguenti. Colle sue diligenze procurò
timore che non accettasse,ovvero che gl'i- la crociata contro turchi e saraceni, di- i

taliani irritati dal vedere 5 Papi stabiliti chiarandone capo Giovanni Il redi Fran-
in Francia, ne impedissero l'andata e Io cia, a cui ne die la croce, facendo legato
trattenessero per restituire a Roma la pa- il cardinal Taleyrand di Perigord vesco-
pale dimora. Giunto in Avignone, ne pub- vo d' Albano. Per le sue sollecitudini fu
blicarono l'eleziouea'3 1 ottobre, nel qual impedita la funesta guerra che si temeva
giorno l'intronizzarono col nome d' Ur- tra' veneti, e i genovesi i quali erano sti-

bano V, da lui preso perchè bramava d'i- molati da'candiolijche ribellatisi a Vene-
mitare i Papi così chiamati, i quali tutti zia gl'invitavano ad impadronirsi di Can-
riconosceva per santi. A' 6 novembre il dia. Con eguale impegno si applicò ad
cardinal Alberti vescovo d' Ostia lo con- estinguere la discordia , che cominciava
sagrò, e fu coronato, ricusando d'incede- a nascere fra l'arcivescovo di Salisburgo
re per Avignone in solenne cavalcata, sia e Rodolfo duca di Baviera, nella quale sa-
per avversione al fasto, sia per riguarda- rebbero entrati tutti i principi di Germa -

re la dignità pontifìcia esiliata al di là de' nia; e quellache rinasceva tra Carlo V re


monti. Come trattò l'arcivescovo di Sens, di Francia e Carlo li re di Navarra, per
che l'avea offeso e ironicamente progno- cagione del ducato di Borgogna,che il de-
sticato il papato, lo dissi nel voi. LV, p. funto Giovanni II aveadatoal suo fratel-

290. Compi il Palazzo apostolico d'A- lo Filippo, mentre il navarrese sosteneva


vignone^neììa qual città operò quelle mol- appartenergli per eredità. Intanto Pietro
te altre cose che narrai nel suo articolo, IV re d'Aragona, sconoscente a'benefizi
edificando al ponte di Sorga un magni- del Papa, usurpò le rendite pontificie che
-

URB URB 17
si raccoglievano dagli esattori della s. Se- malo in essa per trattare, e venne rice-

de, e quelle de'cardinali, prelati e bene- vuto come fosse d'un re di Fran-
figlio

fiziati che risiedevano fuori delle loro cia: mangiò più Papa escar-
volte col
chiese. Non permettendo Urbano V che dinali, fu assolto da tutte le commesseini-
la libertà ecclesiastica fosse oppressa, esor- quità, e gli furono sborsati 4°j 00 ° scu "
tò benignamente il re con lettere, a resti- dij come riporta Bercastel,iS7or/V/ delCri-
tuire le rendite ecclesiastiche ingiusta- stianesimo. Ad Avignone col p. Fantoni
mente usurpate; e che annullasse l'editto chiamai quel conduttore d'avventurieri,
pubblicato per subastare i beni di chiesa Bertrando Guesclin, e che la sua masna-
uV prelati assenti. Ma avendo il re rispo- da per detta somma dovesse marciare sui
sto che tutto avea fatto col consiglio di mori di Granata. Da questo prese argo-
uomini savi, il Papa lo citò a presentarsi mento Petrarca, di scrivere a Urbano V
alla s. Sede a' i 3 marzo, se dentro due me- quanto si legge nelP epist. \
3 Rer. Semi.
sinon avesse restituito beni usurpati; ed i modo degno di quel grand'uo-
lib. 7, e in

aggiunse la scomunica incorsa da lui e mo, per iscuoterload abbandonar la Pro-


suoi consiglieri se non si emendavano., venza e restituire a Roma la residenza
Inoltre narrai a Sardegna e Corsica, che pontificale, nel quale articolo descrissi le

Iominacciò di togliergli quell'isole, se non sue condizioni politiche di quell'epoca,


pagava il tributo; si riconobbe feudatario l'ambasceria e l'energiche rappreseutan-
della s. Sede, ma non corrispondendo al ze e sollecitazioni de'romani al Papi per-
promesso, lo chiamò in giudizio per ot- che tornasse fra loro. Pertanto Urbano
tobre, e gl'impose pene maggiori. Quan- V, scosso da gravi considerazioni, serici
do poi tornò a minacciarlo di privarlo de' meutepensòa consolarli, bramando visi-
due domimi, temendo il re che ne inve- tarne i santuari; a tale elfetto ordinando
stisse altri , riconobbesi con giuramento al celeberrimo legato cardinal Albornoz.
per feudatario dellaChiesa. Condannò gli cheavea nuovamente inviato in Italia, an-

errori dell'eresie dominanti, e stabili in che per gli affari di Sicilia e per sedare le
Avignone le carceri per l'inquisizione. Vi- perturbazioni che fermentavano per le fa-
sitarono il Papa in Avignone il re diFran - zioni de'guelfi e ghibellini, e per le usur-
eia, Pietro I re di Cipro, Valdemaro IV pazioni delle terre ecclesiastiche de'pre-
re di Danimarca, e Carlo IV imperatore potenti signorotti , di rendere sicure le

neh 365, accolti onorevolmente, per de- strade, munire la fortezza di Viterbo ed
terminare la crociata contro gì' infedeli, allestire il Palazzo apostolico Valica-
che poi non ebbe effetto. Ivi alla presenza no. Nel 366 il Papa per conservare su-
1 i

di tanti principi e di numerosa assemblea premi diritti della Sedeapostolica sull'In-


accorsa in Avignone per deliberare T o- ghilterra, poiché il re Edoardo MI da 3o
pei azioni de'crocesignali, essendo princi- anni non avea soddisfatto l'annuo tribù-
pai motore della crociata Pietro I re di to, l'esortò a non indugiare ulteriormen-
Cipro, che già avea combattuto i nemici te il pagamento, che avea dissimulalo si-
del nome cristiano, Urbano Ve l' impe- no allora per le guerre in cui erasi invol-
ratore trattarono eziandio di restaurare to, insieme ammonendolo ad emendarsi
11 ell'Asia la cattolica religione, e di estir- de'vizi che lo deturpavano. Eguali esor-
pare dall'Italia e Francia le compagnie tazioni diresse a Pietro ilCrudele re di
armate di ventura, che impunemente ves- Casliglia, invitandolo a moderare le sue
savano popoli con ladronecci e imposi-
i barbarie e scandali; ed a Casimiro IH re
zioni, ponendo in costernazione la stessa di Polonia, gì a veniente eceitandoload ab-
corte d'Avignone; ed Arnaldo de Servo- bandonare l'infami sue tresche, ed a ri-
le detto V Arciprete.) uno de'copi, fu chia •
prendere la regina Adelaide sua moglie.
VOL. LXXXVI.

fc^Swv&nJ/ ©Owe^,
Q /vk. .CU\1\J>tf% h £L
d

j 8 UH B li R B-

Scrisse ancora a lotti gli arcivescovi, or- gio. Fermatosi alquanto in Genova, par-
dinando loro di celebrare concilii in cia- tì per Porto Venere e vi dimorò 3 gior-
scuna provincia, ne'quali stabilissero sa ni, indi giunse a Pisa ìli.°giugno, secon-
lutali costituzioni per estirpare vizi e i do Ferlone, nel dì seguente a Piombino,
ridestare le virtù, e che determinassero ed a'4 giugno arrivò a Corneto, ricevu-
i chierici godenti più benefizi a ritener- to dal cardinal Albornoz e da un gran ,

ne uno Morto a' 6 ottobre 366 il


solo. 1 i numero di prelati e nobili italiani, «d i

di lui padre, Urbano V gli celebrò solen- romani gli presentarono le chiavi di Ca-
ni funerali a'quali intervenne, e gli con- stel s. Angelo in omaggio di .sudditanza.
cesse indulgenza plenaria. Indefessamen- Quindi si trasferì a Viterbo, ove appro-
te il Papa si ad oprò per pacificare i re di vò l'ordine de' Gè sua ti, ed il benemeri-
Castiglia e d'Aragona; scrisse premurose to cardinal Albornoz si giustificò col Pa-
lettere a tutti i sovrani d'Europa, percliè pa dalle tante accuse d'aver dilapidato
aiutassero con soccorsi Cipro e l'isole di i tesori della Chiesa, semplicemente con
di Rodi, contro le quali si volevano sca- presentargli più carri pieni di chiavi del-
gliai e saraceni d'Egitto, di Soria, di Ba-
i le città e castelli da lui ricuperati alla so-
bilonia, collegati co' turchi. Avendo fab- vranità della s. Sede, colle somme e mi-
bricato in Montpellier un monastero per lizie somministrategli, e col suo incom-
un copioso numero di benedettini , con parabile valoroso animo. Commosso Ur-
chiesa che arricchì di molle entrate, pa- bano V, lo chiamò padre della Chiesa
lamenti sagri, gemme e grandi privilegi, e vindice della libertà ecclesiastica; a nzi
nel principio del 1367 vi si recò a con- morendo ivi il cardinale poco dopo, con-
sagrarvi l'altare maggiore. Indi ritorna- cesse indulgenza a chi per un tratto a-
to in Avignone, pubblicò la sospirata de- vesse sostenuto la lettiga che ne traspor-
liberazione di recarsi colla corte pontifi- tava il cadavere a Toledo suo arcivesco-
cia inMoina, ad istanza del cardinal Al- vato. Ho già celebrato lesue gloriose im-
bornoz; pensiero ch'egli avea sempre avu- prese anche a Roma. A' 16 ottobre fece
to tanto a cuore, che avendo sentito la Urbano V Ingresso solenne in Roma,
l'

morte del suo predecessore, e per nulla dopo 63 anni dacché predecessori avea- i

pensando che dovea rimpiazzarlo, con ef- no fissato il malaugurato loro soggiorno
fusione d'animo avea detto: Che se il Pa- in Francia , ricevuto con indescrivibile
pa futuro ritornasse a Roma sua re- gioia e pompa di onorificenze. Visitata
sidenza naturale 3 egli sarebbe contento la basilica di s. Pietro e intronizzato nel-
di morire nel giorno dopo. Malgrado le la sua cattedra, passò ad abitare il con-
contrarie rappresentanze de'connaziona- tiguo Palazzo apostolico Faticano da
li, di diversi sovrani, de' cortigiani e de' lui restaurato, e poi dimorò pure nel Pa-
cardinali, quasi tutti francesi, dichiarato triarchio Lateranense (recandovisi a' 1
J
vicario Avignone e contado Venaissino, marzoi 368); indi prese cura di riparare
nello spirituale e temporale, il patriarca le deplorabili conseguenze patite dall'al-
di Gerusalemme Cabassole, che poi creò ma città per la lontananza de'Papi, mas-
cardinale, a'20 aprile 1367 partì d''Avi- sime il risarcimento delle chiese. Nella vi-
gnone. Il Fellone, De' viaggi de Pontefi- gilia d'Ognissanti pontificò nella basilica
ci, ritarda la partenza a'3o aprile, e che Vaticana, e sul finir dell'anno commise
andò Ponte di Sorga dove dormì due
al agli arcivescovi di Napoli e di Brindisi
notti. Approdato in Marsiglia consagrò ci' ammonire i vescovi e gli abbati che
l'altare maggiore della sua antica abba- troppo spesso andavano a Napoli e vi si

zia di s. Vittore, ove albergò e vi creò un trattenevano a lungo, imponendo loro di


cardinale, esalpò dalla sua rada a'20 mag- risiedere nelle rispettive diocesi e abbazie,
URI) URB i
9
e dirimandare a'ioro monasteri monaci i tore Carlo IV come difensore della Chie-
che frequentavano la corte. Avendo da sa,pregandolo a portarsi in Italia, esor-
abbate visitato Monte Cassino, e volen- tando in pari tempo cristiani a seguirne i

do ripristinare quella celebre abbazia nel gli stendardi, col premio dell'indulgenze.
suo antico splendore, soppresse la sede ve- Dopo avere Papa conclusa in Viterbo,
il

scovile, edoperò quelle beneficenze in tale come narrai aRo\iA,una lega poderosa per
articolo riferite. Notai a Loreto e Treia, fiaccare l'orgoglio de' Visconti, quésti si

che il cardinal Albornoz poco dopo lo per- trovarono necessitali a pacificarsi con un
suase a visitare \a Santa Casa, per cui fu concordalo, colla condizione del non in-
il i ."Papa die visitò quell'insigne santua- tervenlo, la quale a' nostri giorni rinno-
rio. A Roma ricordai l'eloquente orazio- vatasi nelle vicende politiche menò tan-
ne del Petrarca, colla quale celebrò il ri- to rumore, come trovato della moder-
torno del Papa quanto
alla sua sede, e na diplomazia. Ma le cose che ordinaria-
vi permanenza Urbano
esegui nella sua mente hanno una certa impronta di no-
V per suo lustro, e a bene del cristiane- vità, non sono che un impasto o ritmo-
simo, consolidandola sovranità tempo- vellamento delle cose passale, sotto altre
rale col ricupero delle terre usurpate da' forme. Frattanto l'imperatore d'occiden-
tiranuetti. A Cappelle pontificie poi ri- te Carlo IV, dopo avere con imperiai bol-
levai, che Urbano V, secondo lo stile te- la d' oro confermati tutti i privilegi , le

nuto da lui e suoi predecessori in Avi- donazioni ed i temporali domimi della


gnone, introdusse in Roma di celebrare santa Sede (i quali sono nel diploma e-
le sagre funzioni pontificie nelle cappelle sattamente specificati, perchè la lunga
palatine, onde sembra che a tale effetto assenza da essi de' Papi e le vicende de'
edificasse due cappelle nel palazzo Vati- tempi aveano prodotto grande confusio-
cano, anche per aver trovato rovinose le ne e fatto nascere molte usurpazioni da'
antiche ehiese ove si costumava celebrar- prepotenti signoroni), essendosi recato in
le dagli antichi Pontefici. Urbano V nel Viterbo dal Papa, in un congresso fu sta-
ì 368 fu visitato in Roma da Pietrol re luilo.di difendere e promuovere la cri-

di Cipro, e da Giovanna 1 iv'na di Si- stiana repubblica , e la coronazione del-


*
cilia, alla quale donò la usa d'oro, e l'imperatrice Elisabetta, come abbiamo
pure anche lo Stocco e Berrettone duca- dalDubraviOjZ/iff./fo/te/tt.jtib. 2 2.L'im-
le Volendo prevenire
benedetti. caldi i peratore passò poscia in Roma , seguito
della città, i maggio partì per Monte
l'i indi dal Papa, che incontrò un miglio lun-
Fiascone, ch'eresse in vescovato, e dove gi dalla città, dopo i quali vi pervenne a*

ristabilì il palazzo papale, migliorò e ab- 29 ottobre 3 68 Elisabetta, la quale Ur-


1

bellì la rocca, e si mostrò munifico e be- bano V nella festa d'Ognissanti solenne-
nefico colla città, nella quale tornò a sog- mente coronò in s. Pietro. Nella messa
giornarvi ne'segueuti estati e parte del- che celebrò,rimperatorefuuzionò da dia-
l'autunno; tenendo per comodo della cu- cono. Nel tempo che Carlo IV si tratten-
ria romana gli odici e cancellerie nella ne in Roma, fece diverse dimostrazioni
vicina Viterbo, ove pure alquanto dimo- d'ossequio a Urbano V; e quando arrivò
rò.Fu inMonleFiascone,che decise la que- in Roma Papa, montando
il a cavallo per
stione sul corpo di I. Tommaso d'Aquino, andar a s. PietrOj gli tenue la stalla e ad-
e pubblicò quel memorandum per frenare destrò perla briglia il suo cavallo* aven-
l'ollracotanza di Bernabò Visconti fratel- do dall'altra parte Amedeo VI conte di
lo di Galeazzo li, e siccome non erano ba- Savoia. Essendo una delle maggiori cu-
stale le pene ecclesiastiche contro di lui re d'Urbano V, la riunione delle Chiese
sentenziate, di nuovo ricorse all'impera* greca e latina, sino dal 1 365 avea spedi
,

20 URB URB
to legati all'imperatore d'oriente Giovan- contro di loro la crociala. Nell'antichissi-

ni I Paleologo, pregandolo d'unirsi alla mo oratorio di Sanata Sanctorum, del


Chiesa cattolica, e inviandogli in dono 3 Patriarchio Lateranense, si custodivano
Agnus Dei (de' quali riparlai nel voi. e veneravano le Teste de' ss. Pietro e Pao-
LXIII, p. 83 e 84). Persuaso l'impera- lo, da dove Urbano V ili." marzo 368, 1

tore dall'animo benevolo del Papa delle celebrala messa nel santuario, tolte poi
la

verità cattoliche, si portò in Roma nel le sagre Teste le trasferì nella propinqua

i36g, accolto magnificamente, ed a' 18 basilica di s. Giovanni in La ter ano da


ottobre nella chiesa Ospedale di s.
dell' lui abbellita , collocandole sul maestoso
Spirito) a piedi d'Urbano V abiurò lo sci- tabernacolo di marmo che edificò sopra
sma e professò i dogmi cattolici; ed a'21 l'altare maggiore; e pare che sin d'allora
recatosi in s. Pietro vi fu ricevuto dal Pa- furono chiuse con 4 chiavi, e dipoi il suc-
pa in una cattedra sopra gli scalini della cessore Gregorio XI compi il detto ci-
basilica vestito ponlificalmenteje servito borio negli ornati, onde oltre lo stemma
da'cardinali e prelati: tre volte genufles- d'Urbano V vi fu posto anche il suo. No-
se ,
poi avvicinatosi gli baciò i piedi, la tai nella biografia del cardinal Nicolò Ca-
mano e la bocca. Il Papa si alzò, lo pre- pocci che a'3 marzo 368
)
1 egli e il Papa
se perla mano, iutuonò il Te Deum, ed fecero l'ostensione delle sagre Teste al po-
entrati insieme nella basilica, pontifical- polo, cioè il Papa quella di s. Pietro, il car-
mente celebrò messa , dopo la quale so- dinale quella di s. Paolo. Indi nel i36g
lennemente lo convitò a magnifico pran- Urbano V fece fabbricare da Giovanni
zo, con tutti i cardinali, e al cominciar Bartoli, valente argentiere sanese,due bu-
del i 370 parti l'imperatore da R.oma ol- sti d'argento del peso di 1 200 marchesa p-
tremodo contento, ed eziandio colla spe- presentantii ss. Pietro e Paolo, ornando-
ranza che Urbano V avesse indotto i prin- li di gioie pel valore di 3o,ooo fiorini di
cipi d'occidente ad aiutarlo contro i tur- camera, ed il suo fratello cardinal Ange-
chi che lo guerreggiavano.SNarra Bosquel, lico Grimaldi o Grimoardi arciprete della

in Vita Urbani P\ presso il Muratori, basilica, vi racchiuse le loro sagre Teste.


Seriptor. rer. Italie, t. 3, par. 2, p. 62 1 Urbano V assistè a questa solenne tra-
che col consiglio de' cardinali, il Papa or- slazione, co'conservatori di Roma, oltre la

dinò che nella messa di s. Gio. Battista e corte papale. Anche colle altre basiliche
a
per P8. si dicesse il Simbolo, il che pri- fu benefico, ed alla Vaticana donò la Ro-
ma non si faceva, e neppure oggi si fa, sa d'oro. Nel 3 70 1 il Papa approvò l'or-

al dire di Novaes; ma conviene tener pre- dine del ss. Salvatore, fondato da s. Bri-

sente l'avvertito all'indicato articolo. Nel gida Sveziaj e si applicò con più fer-
di

1 369 Urbano V a' 1 5 aprile canonizzò lo vore a confermare greci nell'ubbidien- i

7.ios.Elzeario,contedi Savrauo nella Lin- za alla romana Chiesa, e ad indurre alla


guadoca. Dopo di che per fuggire i caldi medesima i valacchi, i moldavi, gli alba-
di Roma, si ritirò a Monte Fiascone, don- nesi, i russi e i giorgiani. Esortò la regi-
de fu costretto rifugiarsi in Viterbo, per na Giovanna I, a restituire al monastero
salvarsi da'perugini, che volendo scuotere di Monte Cassi/io gli antichi e con
diritti;

il soave governo della s. Sede, dichiara- frequenti lettere procurò di pacificareFer-


tagli audacemente la guerra, osarono in- dinando re di Portogallo con Enrico II
sultarlo sino alle porle di Viterbo, met- redi Castiglia, e questo con Pietro IV re
tendo a ferro e fuoco i luoghi pe' quali d'Aragona e Carlo II re di Na varrà, tra'
passarono; onde il Papa li scomunicò, ed quali ardeva fie rissi ma guerra. Ma non
a porsi in istato di punirne l'insolenza, ra- cessando le guerre tra que'sovrani, e nep-
dunò milizie per reprimerli e pubblicò pure quelle tra'francesi e gl'inglesi, ilPa-
URB URB 21
pa per l'istanze pressanti e insistenti d'al- dal preso disegno, dopo aver dimorato
cuui cardinali, che troppo amavano le de- nello stato pontificio 3 anni e g mesi, si-

lizie di Provenza e vantaggi di loro na-i stemalo il suo governo, egli partì da
zione, come rimarcò Petrarca neW'cpist. Monte Fiascone a'26 agosto 1370, s'im-
1 3, Her. Semi. lib. 3, per meglio appli-
i barcò a Cornelo a' 5 settembre, e ap-
carsi ad estinguerle, fetalmente determi- prodato in Marsiglia, quindi giunse ad
nò di ritornare in Francia. Avvicinatosi Avignone a' 24, accoltovi con grande
l'estate, passò in Viterbo, ove intimò al- giubilo. Ivi allorché trattava di restituire
la corte d'esser pronta a partire nel prin- lapace a'francesi e inglesi, poco dopo il
cipio d'ottobre per Avignone, indi si tra- suo arrivo fu assalito da mortale infer-
sferì a Monte Fiascone. Tutte le preghie- mità, nella quale non volle spogliarsi de-
re e le lagrime de'romani non ebbero piti gli abiti religiosi che usava ancora inte-
forza sul di lui animo, e solo testificò lo- riormente. Crescendo vieppiù la malat-
ro con pubblico alto, ch'egli e la sua cor- tia, dal palazzo apostolico si fece traspor-
te erano ad essi sommamente grati per tare in quello del suo fratello cardinal
la loro cortesia e rispetto, e di non aver Grimoardi,cheavea lasciato in Roma per
altro motivo di separarsi da loro, che i bi- vicario di tutto lo stato (che subito fu in-
sogni della Chiesa universale, prometten- volto in nuove turbolenze), ove dopo a-
do di poi ritornare. Indarno lo supplicò, e ver governato 8 anni, un mese e 22 gior-
forse non senza minacce, il minorila Pie- ni ( 1 7 dice l'autore delle Vite de' Papi A-
tro santo principe d'Aragona, il quale co- vignonesi), morì a' ig dicembre (a' 20
me già con persuadenti ragioni l'avea in- vuole l'autore dell' Appendice alla Cro-
coraggilo a ristabilire in Roma la pontifi- naca di Bernardo di Guido, forse a' 19
cia residenza, caldamente insistè acciò venendoli 20) 1 3yo, in età d'anni Gì (sic-

non più. tornasse in Avignooe, per non da- come alcuni scrittori riferiscono, che avea
se occasione ad un pernicioso scisma, in 60 anni quando fu eletto ,
pare che 68
cui perirebbero migliaia d'innocenti cri- ne avesse in morte),e vestito com'era sem-
stiani. Inutili pure riuscirono gli sforzi e pre di sotto degli abiti monastici. Notai
le ripetute fervorose preghiere di s. Bri- ad Avignone, che sembra essersi pentito
gida, la quale in Monte Fiascone a mez- di non aver aderito alla rivelazione di s.
zo del cardinal Roger che gli successe col Brigida, e che si fosse proposto, se guari-
nome di Gregorio XI, schiettamente gli va , di restituire stabilmente a Roma la

partecipò, averle rivelato la B. Vergine, sua dimora. Fu deposto precariamente


che se partiva per Avignone, poteva ap- nella cappella diGiovanni XXII , nella
pena giunto prepararsi a morire, come chiesa di Maria in Dompnis, e quindi
s.

pienamente si avverò. Tultavolta il Pa- a'3r maggio 1371 trasportato a Marsi-


pa non ne fece conto, come di cosa che glia, coll'accompagno di 6 cardinali no-
non credeva propriamente ingiunta dal minati da Gregorio XI per onorare la
divino volere, e credette la serva di Dio pompa funebre che gli fece celebrare, ve-
illusa dal suo zelo per Roma, né le vol- nendo sepolto nel monastero dis. Vittore
le dare ascolto, sebbene penetrato da'gra- di cui era stato abbate, li magnifico mo-
vissimi mali patiti da quella metropoli e numento marmoreo e di stile gotico, con
dall'Italia per la lunga assenza de'prede- statuine e ornamenti in metto, fu pub-
cessori vi avea riparato col ritorno. Tan- blicato con incisione nel n."2<) del t. 2 ijel-
to rileriscono, Gobelino in Cosmodrom. Y Albani di llomaj opera accurata e splen-
aetat. 6, cap. y3,8,es. Antoniuo, par. dida, m cui si vede la stallia del Papa ve-
3, tit. 24, cap. 1§ 2. Nulla adunque di
r
,
stito pontificaluicnle e giacente. Ad Avi-
tuttociò valendo per trattenere Urbano V gnone, MARsiGLiAeMovn: YvscoNE,par« I
il U R B URB
lai 4 promozioni cardinalizie ivi fot-
delle giunti laici poi non ne
esaltò veruno, an-
te dal Papa, nelle quali creò 1 5 cardinali. zi ordinò a suo padre, che ri mi oziasse al-
Urbano V fu dotato delle più belle vir- la pensione di 600 lire, che il re di Fran-
tù, convenienti alla suprema dignità che cia asuo riguardo gli avea assegnata. Il
occupò,in riguardo alle quali re di Fran- i suo unico nipote, a cui apparteneva l'e-
cia esentarono il Gevaudan, ov'era nato, redità paterna, avendo rifiutato diver-
da dazi, come osserva Gautruche; e
il p. se dame che Io volevano sposare, Urba-
il suddetto re di Danimarca, a cui avea no V gli die la figlia d'un mercante di
donato la Rosa d' oro attesi miracoli , i Montpellier, la quale il nipote non avreb-
da lui operati, pregò dopo 5 anni Grego- be presa, se lo zio stato così mo-
non fosse
rio XI a canonizzarlo. Negli atti del prò* deratissimo Papa. Non pare eh' egli ag-
cesso di sua vita, presentato al Papa in giungesse alla Tiara pontificia la 3.* co-
Avignone da Pietro Olmario canonico rona, onde chiamasi Triregno, come pre-
d'Acqs, e procuratore di Carlo V re di tesero alcuni, fra' quali Cancellieri : con
Francia e di Luigi 1 d' Angiò re di Sici- più. di ragione ciò devesi attribuire al
lia, riportalo dal Bzovio all'anno 1870, b. Benedetto XII suo predecessore. Zelan-
1.
1
4, n.°6, e. 2, sì legge che Urbano V si te della disciplina ecclesiastica, nemico de'
dipingeva e venerava per santo in mol-
si simoniaci e degli usurai, riformò la plu-
le chiese e anco di Roma. Umile sprezza- ralità de'benefìzi, ed amò di sbrigare gli
tole delle pompe, fu gran prolettore del- come di reprimere
affari, i cavilli degli av-
le lettere e de' letterali, per cui istituì vocati e de'curiali. Vacò la s. Chiesa 10
r accademia di Cracovia , ed arricchì di giorni.
molte prerogative quella di Bologna. Le URBANO VI, Papa CCX. Bartolomeo
beneficenze compartite a Montpellier ,ed Butilli Prignani, famiglia illustre di Napo-
i posti gratuiti ivi fondali per la medicina li (da Ilri nel contado di Fondi, lo dice
a favore de'suoi compatrioti!, a quell'ar- il Rodotà, Dell'origine del rito greco in 'L
ticolo descrissi , ed afferma Muratori, talia, t.i, p. 376, citando Villani e Nie-
Script, rer. hai. t. 3 ,
par. 2 , p. 644* mo che l'affermano, e perciò concittadi-
Narra BòÌuz'iq, Fitae Paparum Avenion. no di quel Giacomo da Ilri, di cui parlai
t.i, p.3g5, che inoltre Urbano V man- nel voi. Ili, p. 2 ma
con Ciacconio la
r 1,
teneva generosamente a sue spese nello dissi francese, già vescovo di Ischia, Mar-
studio in diverse allre università da 000 1 ciano e Otranto: Lodovico Agnello A-
studenti. Sommamente liberale co'pove- nastasio, Istoria degli Antipapi, afferma
ri, massime con quelli che dalla ricchez- che Bartolomeo nacque in Napoli nel vi-
za erano caduti nell'inopia, come rileva colo dell'I nferno,di padre pisano e di ma-
l'autore coevo presso Oìdoìno, in Addit. dre napoletana di nobili origini), e cano-
ad Ciacon. t. 2 , p. 55g. Magnifico nel nico di quella metropolitana, fatto arci-
costruire edilizie nell'opere di pielà, non vescovo di Acerenza da Urbano V nel
si lasciò dominare dall'alletto naturale pel 363 a'22 marzo. Gregorio XI nel 1377
1

suo sangue, anzi fu tanto moderato co' lo trasferì alla metropolitana di Bari,
parenti, che tranne il cardinal fratello ri- vacata a' 1 f\ aprile; ma per poco tempo
cordato, modello perfetto di tutte le vir- e per altri la governò, non essendovisi
tù e lume del suo secolo (doti che restaro- potuto recare. Imperocché, dopo avere
no offuscate quando poi seguì lo scisma), il Papa stabilmente restituita all'afflit-
non ne promosse alcuno senza merito per- ta Roma la papale residenza, terminan-
sonale, e con tenui benefìzi, fra'quali un do la lagrimevole e lunga epoca in .cui 7
altro fratello come il precedente già ec- Papi dimorarono in Avignone. Ivi essen-
clesiastico prima del pontificato. De'eou- do restato nel 1376 il cardinal Mou-
U U lì ua b 23

turco vice-cancelliere di s. Chiesa, il Pa- di Glandeve, che il sagro collegio avreb-


pa e come narrai nei voi. VII, p. 173 e be scelto uu uomo degno al buon gover-
1 -1). gli sostituì allora e con residenza nel- no dis.Chiesa. I cardinali avendo in gran
la ernia romana, l'arcivescovo Prignani riputazione I' italiano Prignani, benché
per luogotenente a reggerne l'uffizio, co- non decoralo della porpora (e fu l'ultimo
me suo famigliare (alcuni dicono cappel- elevalo al pontificato senz' essere cardi-
lano, non pciò uditore di rota, poiché a- nale), prima di tale ardita intimazione e
vendo esaminato il Dernino, // tribuna' di eutrare in conclave, giàaveauo deter-
le della s. Rota, nulla dice di ciò), onde minato di eleggerlo Papa; quindi agli 8
da lui ebbe origine la prelatizia carica di aprile (oa'9 e di venerdì secondo l'autore
/leggente della Cancelleria apostolica della 2.' vitadi Gregorio XI presso Ralu-
y/ .). Amante della giustizia e della ca- zio), per opera dello Spirito Sauto, con-
stità, nemico della simonia, beuevolo co' cordemente e con canonica libera elezio-
buoni e eo'letlerali, amico del ritiro, av- ne, esente del tutto da violenze (come
verso a'piaceri, umile e di voto, pio e pe- scrissero i cardinali a'6 colleghi restati iu
nitente , modesto in tutto, nelle proprie Avignone, ed al cardinal Grange vesco-
avversità paziente, e compassionevole iu vo d'Amiens che trova vasi in Pisa lega-
quelle aUrui,come riferisce il tedesco Teo- to di Firenze, quali tutti riconobbero e
i

dorico Niemo nella sua Storia, lib. 1 , cap, prestarono ubbidienza all'eletto, anzi il

?..Per tutte queste belle 4J0Ù, che sfolgo- Ferloue, De* viaggi de* Pontefici, riferisce
rarono nelle corti e curie di Avignone e che il cardinal Grange fu deputato da' 6
Roma, l'arcivescovo era in estimazione colleghi d'Avignone di recarsi in Roma a
nel sagro collegio e nell'universalità. Ne' rendere a nome loro ubbidienza al nuo-
vul. Ili, p. 200, IV, p. 84, XIII, p. 201, vo Papa),sublimarouo al pontificato l'ar-
LVIII p. 3o3 e altrove raccontai, che
,
civescovo di Rari, chea tale effetto chia-
morto Gregorio XI a'2S marzo 1378 nel marono segretamente in conclave pel ne-
Palazzo apostolico Vaticano (J .), nel '
cessario consenso d'accettazione. Egli ri-

dì seguente il seualore e gli ufficiali del- fiutandosi da principio, accettò con mol-
la città prestarono il giuramento di fedel- ta umiltà e profusione di lagrime la di-

tà a cardinali, supplicandoli in nome del gnità papale. Che 1' elezione procedette
popolo ad eleggere un buon Papa e che canonicamente e liberissima, lo attesta e-
fosse romano o almeno italiauo a vantag- ziandio il contemporaueoGobelinoPerso-
gio dellaChiesa universale,esponendo lut- na canonico di Risfeld, diceudo che ro- i

ti i mali avvenuti alla s. Sede, a Roma e mani bensì a vea no gridato per a vere il Pa-
all'Italia, per avere i predecessori del de- pa romano o italiano, ma con voci sup-
funto abitato in Avignone. Questa pre- plichevoli e colle mani giunte. Dichiara
ghiera fu innovata ne'seguenti giorni, ed
1 pure Gobelino, che l'arcivescovo di Ra-
a*7 aprile entrarono in conclave 16 car- ri prima di dare il suo consenso interro-

dinali, cioè uno spaguuolo,4 italiani ei r gò cardinali di dire se l'elezione sua l'a-
i

francesi, con infausti presagi, che ricordai veano fatta per coscienza, volontariamen-
pure nel voi. LV, p. 291. Quindi vi si te, ovvero per timore; ed essi risposero:

recò un ardilo Banderese, ossia uno de' Che dopo l'elezione di s. Pietro, uon e-
caporioni che governavano Rioni di Ro- i ravi mai stala altra migliore. Per questo
ma 3 e per parte de'romani audacemente movimento e perchè cardinali rimanda-
i

con minacce intimò a'cardinuli, che sol vano alle loro case le propria robe, i ro-
tanto romano si voleva il nuovo Papa, mani che aspiravano ili venerare sulla eaf-

affinchè non più partisse dalla città. Gli tedia apostolica i concittadini cardinali
fu risposto dui cardinal Latgcr vescovo Orsini Tebaldeschi, strepitando roma
E

i \ U R B U R B
no lo volano , un ministro del conclave Fiandra, presso Muratori, Script, rer. I-
per quietarli notificò che l'elezione era talic. t. 3, par. 2, p. 72. Inoltre Urbano
seguila sul Barense. Il popolo che credet- VI con
fu subito riconosciuto da'sovrani,
te fosse il francese Giovanni di Bar came- lettere o per mezzo d'auvbasciatori d'ub-
riere del defunto Papa, e da tutti abbo- bidienza, e molti gli enumerai nel voi. Ili,
minato, s'infiammò di sdegno, e foojen- p. 2o3, uon che da'prelati del cristiane-
lalo dagli aderenti del cardinal Giacomo simo a cui cardinali notificarono la lo-
i

Orsini aspirante al papato, furiosamente ro libera elezione, laonde fu universal-


irruppe sul conclave. 1 cardinali ignoran- mente venerato per Papa, convalidando-
do la causa dell'insurrezione, e credendo si da tutti la legalità dell'operato. Fra
che non fosse gradita 1'
elezione perchè quelli che subito lo riconobbero vi fu-
non caduta sopra un romano, pregarono rono i vicini fiorentini, i quali gl'inviaro-
il cardinal Tebaldeschi ad assumere l'in- 110 8 ambasciatori, per rendergli Ubbi-
segne pontificie, per calmar la sedizione dienza formalmente la lo-
e mostrargli
e dar loro tempo di salvarsi. Infatti, ap- ro divozione. Questi erano: Donato Bar-
pena romani seppero che un concittadi-
i badori, Alessandro dell' Antella, Mainar-
no era stalo eletto, corsero ad adorarlo do Cavalcanti, Pazzino Strozzi, Biodo
con tanta calca ed effusione, ch'egli chi- de' Bardi, Vieri de' Medici, Matteo Ar-
ragroso e decrepito, non poteudo più reg- righi, Stoldo Alloviti. Per le sue eccel-
gere, manifestò ch'egli uon era il vero lenti virtù, purità di vita, profonda scien-
Papa. Esasperalo il popolo, rabbiosamen- za e felice esperienza, «i concepirono le

te armalo enlrò nel conclave minaccian- più belle speranze d' un glorioso ponti-
do d'uccidere cardinali, se non elegge-
i ficato; che presto furono smentile pel
vano un romano; prelesero che rinunzias- carattere tenace e rigoroso che spiegò
se il Prignaui e tentarono d'ammazzarlo, nel voler frenare e correggere la licen-
se non si nascondeva. Ma sagri elettori i za de' cardinali. Il nuovo Papa comin-
dichiararono essere pronti a morire, piut- ciò tosto a dar saggio di sue rigide virtù,
tosto ch'eleggere un altro,ratificandocosi che voleva esercitate nella romana corte,
la scelta da loro fatta. Calmarono la furia tutto intento a riformarla; ed osservan-
popolare alcuni personaggi, con rappre- do diversi vizi ne'cardinali, cominciò cou
sentare che finalmente 1' eletto era un i- zelo poco prudente a trattarli con soste-
taliano e godente l'universale estimazio- nutezza ed una certa altura, correggen-
ne, ed a'g aprile il nuovo Papa col nome done! costumi, frenandone il lusso, l'am-
d'Urbano VI e vestilo degli abiti pontifi- bizione e l'avarizia, per la quale ricevea-
cali fu collocato sulla sedia di s. Pietro no pensioni e doni da'priucipi, e ripren-
nella basilica Vaticana da 12 cardinali, dendoli liberamente in ciò che credeva di
con perfetta tranquillità, dal portico della bisogno, come leggesi nella Fitadis. Ca-
basilica aspergendo romani con l'acqua
i terina di Siena, par. 2, cap. io, del suo
santa e solennemente li benedisse. Indi a' confessore Piaimondo di Capua, la quale
ì8 festa di Pasqua, con generale applau- santa 3 anni prima avea predetto, che
so,^ solennemente coronato dalcardinal l'ammonizioni di cui abbisognavano! car-
Orsini, coll'assislenza d'altri 4 cardinali dinali , dovea essere il pretesto per dar
tornati da Zagarolo ov'eransi rifugiati. principio al loro riprovevole scisma. Ur-
colla medesima pace e gran pompa pas- bano VI non risparmiava di correggere
sò nell'istesso giorno a prendere solenne pubblicamente e con veemenza anche i

possesso della basilicaLateranense, descrit- vescovi per non risiedere nelle loro chie-
to dal cardinal Pietro di Piata, con let- se, per cui non pochi di quelli che gli era-
tera de'5 settembre a Luigi II conte di no affezionati l'abbandonarono, e si uni-
URIi a5
rono a'malcontenli cardinali, onde pre- camerlengo che avea seco il Triregno ,
munirsi dalle severissime pene minaccia- scismaticamente osarono a' 9 agosto de-
te. Sanie erano le idee del Papa, ma di- porre dal pontificato Uibano VI, e trasfe-
fettarono sciaguratamente di moderazio- Fondi ,il cui conte Onorato Gae-
ritisi in

uv,m\ erano eccessi vanienteauslere.Trop- tani Papa avea destituito dal governo di
il

po tardi se ne accorse,e procurò di modifi- Marittima e Campagna, avendo strasci-


carsi con dolcezza, ma poi di nuovo preval- nato al loro partito 3 cardinali italiani, di
se il suo genio alla severità. Ed eccoci al quelli passati a Tivoli col Papa (ed a cia-
procelloso pontificato d'Urbano VI, ed al scuno segretamente promesso il pontifi-
gran Scisma(V.) d'occidente, il più lun- cato), cioè Corsini , Orsini e Brussani
go e il più dannoso di tutti; e siccome (dopo essersi congregati iti Genazzano),
gl'infelici avvenimenti dovetti registrare a'20 settembre crearono antipapa il fur-
in tanti articoli, t principalmente ad Avi- bo, ardito e crudele, ed insieme eloquen-
gnone, nell'accennarli in corsivo, servirà tissimo e di grande ingegno politico, C7c-
ad indicare che in essi meglio ne trattai. menle VII de'conti di Ginevra (per cui
Oltre ad altre ragioni, discrepanti erano ne riparlai a Svizzera), senza che vi con-
le Papa e de eard in/ili, que-
opinioni del corressero ne coutraddicesserogli ambizio-
sti pretendendo che nuovamente si resti- si italiani apostati, secondo alcuni. E Lo-
tuisse la corte pontificia in Avignone, per dovico Agnello osserva che restarono de-
godersi le delizie di Provenza, e reintegra- lusi giacche il cardinal Corsini decano
,

re le loro patrie degl'immensi vantaggi del s. collegio, cui spettava peli.°dare il

che aveano fruito co'Papi dimoranti tra voto, si astenne dal votare, onde il cardi-
loro, ciò che Urbano VI risolutamente nal Giovanni Gros fratello del camerlen-
negò. Laonde pentiti cardinali d'aver e-
i go pel i.° votò dicendo: Che desiderando
lelto un Papa che li ammoniva seriamen- i francesi un Papa francese, e gl'italiani
te, e con asprezza contrariata nelle loro un italiano, egli stimava di non seguire
idee, 12 di essi franeesi,eioè
Qio.Cross t /4- riè gli uni uè gli altri, ma Roberto di Gi-
grifoglio, Grange, Lalger, Roberto di nevra alemanno, e tulti gli altri france-
Ginevra poi antipapa, Montelungo, Male- si ne seguirono l'esempio, e così restò e-
sec, Sortenac, Puy s Flandrin, Noellel, letto. Sebbene Giovanna I regina di Si-
l'ernìiioxoWo spaguuolo de Luna (poi an- cilia,avea dato segni d'allegrezza per l'e-
tipapa Benedetto XII 1), col pretesto di lezione d' Urbano VI, e donato 4°, 000
schivare i calori estivi odi restituirsi alle scudi e altri regali di vasellame con su-
loto chiese, come avea peli.°fatto l'irri- perbi rinfreschi, anzi fornito truppe com-
talo cardinal Grange, sul fine di giugno poste di 25oo lancie pel suo ritorno da
siritirarono in 4 /uigni, metilica 26 Ur- Tivoli a Roma, si dichiarò pegii scismati-
bano VI co'4 italiani passò in Tivoli, ove ci, malcontenta perchè il Papa non vo-
confermò l'elezione dell'imperatore Ven- leva riconoscere per re il suo 4«° marito
ceslao.l malcontenti ingiustamente e con- Ottone di Ijrunswick. Avendo tradito i

tro la verilà de' fatti protestarono con a- soldati bretoni al servigio della s.Sede, ed
perle menzogne della pretesa violenza lo- il Castel Angelo essendo stato occupa-
s.

ro fatta da'rumani nell'elezione, e fomen- to da'ribelli,Urbano VI si recò ad abita-


tati da Carlo V re di Francia, cui giovava re nel Palazzo apostolico di s. Maria in
aure vicino i Papi per influenzarli e ri- Trastevere, ove* iSo 28 settembre creò
cavarne multe utilità, offrì loro la forza 2(> cardinali, compreso il tìglio di sua so-
delle sue armi. Così quell'indegni e ri- rella PrignaniMaricotli, oltre 3 altri che
belli cardinali, mossi dalle loro private non accettarono la dignità. Ivi dopo ave-
passioni, protestando avanti Pietro Gros re uni ul alcole leu lato di persuadere l'au-
26 U 11 B U R B
tipapa a dimeltersi, per mezzo di Mala- re il indegno Clemente VII. Fra'
falso e
testa signore di Rimini (al quale aumen- tanti mali che ne derivarono vi fu il Re-
tò gli onori e le infeudazioni), ed offerto- gio Exeqnatur, triste piaga della Chiesa
si nuovamente alla convocazione d' un che deplorai anco a Sardegna regno e a
venne
concilio, rifiutato; percuia'6 no- Scomunica, come ([nello che erroneamen-
vembre depose e privò del cardinalato e te annovera fra' regi diritti la facoltà di
de' benefizi ecclesiastici , con altre pene, assoggettare all' Exequatur le bolle e i

l'antipapa Clemente VII, gli i I cardinali brevi pontificii , e qualsivoglia atto ap-
francesi e lospagnuolo che 1' aveano in- partenente al governo della Chiesa. La
truso-, insiecne co' principali autori dello Erancia,che prima avea riconosciutoUr-
scisma; ed a'29 dello stesso mese condan- bano Vljdichiarossi per l'antipapa, e col
nò alle medesime pene fautori del pseu- i suo esempio si trascinò dietro altri regni,
do Papa, che da cardinale piti degli altri come di Spagna, Sicilia, Scozia, Sviz-
avea sperimentalo i suoi benefìzi: essi fu- zera Continuarono nelP ubbidienza
ec,

rono Jacopo patriarca d'Aquileia, Nicolò d'Urbano VI P Italia, la Germania , la


arcivescovo di Cosenza, il suddetto Giaco- Svezia col resto del Nord, V Inghilterra,
mo d' Uri patriarca in par db us di Co- ilPortogallo ec. Il Papa e l'antipapa si
stantinopoli e arcivescovo d'Otranto, Pie- scomunicarono a vicenda, e spedirono i

tro vescovo d'Orvieto, Guglielmo vesco- loro legati a' principi e alle nazioni per
*o d'Urbino, Pietro vescovo diMonteFia- confermarle o guadagnarle alla loro ub-
scone, con altri vescovi, il detto conte di bidienza. Così formaronsi le due Ubbi-
Fondi, Antonio conte di Caserta, ed altri dienze, di Roma, per quelli che riconob-
signori. Tra gli anticardinali che il falso bero Urbano VI ed suoi successori, e i

Papa creò in Fondi, ricorderò il 1." che di Avignone, per quelli che seguirono Io
fu il detto Giacomo d'Uri, ch'erasi segna- scisma dell'antipapi Clemente VII, e de'
lato nel difendere l'elezione d'Urbano VI pseuclo di lui successori residenti e so-
contro le folli declamazioni de'suoi nemi- vranamente dominanti in Avignone e
ci, ma guadagnato da' ribelli con lusin- nel contado Venaissino. Gli stati e le

ghe, per ambizione l'abbandonò e si get- nazioni che restarono fedeli a Urba-
tò cogli scismatici, lacerando la faina di no VI, e quelli che erroneamente si
quello che prima avea altamente lodato, abbandonarono all' antipapa, li registrai
con fanatico ardore. Urbano VI non avea ne' voi. II, p. 109 e 200, III, p. 207 e
ou)inesso cure per frastornare il sovra- altrove, a' loro luoghi ragionando delle
stante scisma, e persino riproposto la cele- individuali particolarità e infelici risul-
brazione d'un concilio generale, per prò tati. Da Foudi
e da Anagni l'antipapa
vare la validità di sua elezione, ma tut- mosse quella sanguinosa guerra, che in-
to inutilmente. I ribelli cardinali con fai -
dicai nel voi. Ili, p. 208, occupando Grot-
btì relazioni circolari e contraddittorie alle ta Ferrala, donde suoi facevano scor-
i

lettere prima scritte sulla pacifica elezio- rerie e stragi, e gli Orsini secondavano li

ne, prelesero ingannare i principi e le na- fino alle porte ili Roma. A' 9 febbraio
zioni ch'erasi effettuata per timore, estor- I 379 Urbauo VI creò altri 3 cardinali,
ta tumultuariamente e per violenza, on- per essere sostenuto in sì miserabili cir-r

de giustificare artifìziosamente il loro ri- costanze di tante turbolenze e ribellioni.


provevole scisma, e le basse passioni che L'arcivescovo di Sorrento Lodovico A-
V aveano provocato; laonde per errore, gnello Anastasio scrisse V Istoria degli
per malizia o per forza, indussero molti Antipapi e la dedicò alla B. Vergine, co-
per loro sventura ad abbandonare il le- me a quella il cui potentissimo aiuto pie^
gittimo e vero Papa Urbauo VI, e segui- no di fiducia implorò Urbano VI peri-
U Et B U LI 1) 27
svellere la fiera divisione insorta nella furono uccisi e tagliati a pezzi, ed i due
Chiesa,che qual furiosa tempesta per Unti capitani furono fatti prigioni. Se Albe-
anni agilò e eominosse la mistica navi- rico avesse inseguilo i superstiti, e fosse
cella ili s. Pietro (Bonifacio IX successo- piombalo sopra Anagni,ov'era l'antipapa
le immediato d'Urbauo VI nella data e co'canlinali a lui aderenti, sarebbe ter-
Sigillo óe brevi apostolici usò questa minalo lo scisma. Questo probabilmente
formala : Sub Annulo/luctuantis Navi' tuttavia non avrebbe preso vigore.se Gio-
culac. Abbiamo del giureconsulto Giro- vanna chiamandosi offesa d'Urbano VI,
I

lamo Àleandro, Navi* Ecclesiam refe anco perchè esso trattava di sposare Ma-
rentis symbolum in velcri gemma aunu- ria ereditiera dell'isola di Sicilia o regno

lari iiiscuìptum ,lìofnatii 626)', onde il Pa* di Triuacria , ricercata dal marchese di

p;i istituì ad onore della ss. Vergine la festa Monferrato parente del suo marito Brun-
della Madonna delle Grazie. ludi l'arcive- swick, al suo proprio nipote Francesco
scovo descrisse anche questo grande sci- Prignani e farlo re. del medesimo, uou
sma avventure diUrba no VI, cogli scon-
e le avesse accolto il fuggente antipapa e l'a-

volgimenti e iliade de'mali che ne deriva- vesse distolto dal soltomettersi non o- ,

rono al cristianesimo, per cui i buoni cat- stante che s. Caterina da Siena le avea
tolici ne piansero lungamente la catastro- scritto coWEpist. 309 e 4°6> ch'ella a-

fe; confutando criticamente tulle le fal- vrebbe perduto regno e vita se persiste-
sità che poi si spacciarono sulla legitti- va nello scisma, come poi avvenne. Laon-
ma elezione d'Urbano VI, ed insieme ri- de il citato Lodovico Agnello crede che
produsse le ragioni delle istanze de' ro- lo scisma ebbe origiue e progresso da due

mani, ricavate do Platina, il quale asse- prineipalissime cause i.° dal contegno a- :

rire che auco il clero di Roma pregò i spio delPapacheirrilòi cardinali, 1 quali
cardinali a creare Papa il italiano a be- sdegnati si ribellarono; 2. dal modo du-
ne della Chiesa romana e del cristiane- ro con cui trattò la solenne ambasceria
simo. Quindi innumerabili furono le scrit- inviatagli da Giovanna I, e composta del
ture jjro et co/Ura che si fecero da' se- principe di Brunswick e di Nicolò Spi-
guaci del vero Papa e dell'antipapa, di nelli cancelliere del regno, i quali fiera-
leologijCanonisli e altri giurisperiti. Grau- mente rappresentarono alla regina che
de è pure il numero degli storici, ma es- Urbano VI avea in cuore di cacciarla dal
sendo tra loro dissenzienti, la memora- regno, ond'essa somministrò a'cardinuli
bile e infelice storia del pontificato d'Ur- insorti soldali guasconi e bretoni acciò li

bano VI è un vero laberinlo, gli uni af- difendessero inAnagnie inFondi,e poi ri-

fermando ciò che altri nega no, perciò rie- conobbe il pseudo Papa da loro eletto, lu-
sce scabroso il dare in breve un comples- tanti) i francesi che occupavano Castel s
so di tante notizie discrepanti. Nello stesso Angelo , furono costretti consegnarlo
1379 spedì l'antipapa eontroUrbauo VI, a' romani. Urbano VI celebrò la vitto-
per imprigionarlo, il nipote Mont joyeco' ria di Marino, con una processione a pie-
suoi bretoni e savoiardi, e La Sale co'suoi di scalzi, e ritornòad abitare il Valica-
guasconi ; ma ne dintorni di Marino fu- no, rendendo solenni grazie a Dio, e at-
rono affrontati da Alberico conte di Bar- tribuendo i vantaggi riportali alle pieci
biano e Galeazzo Pepoh, parliti da llo- di s. Caterina, che lo confortava e meo-
ma colle milizie ponlilieie,uuile alle trup- raggiva nell'abbattimento in cui era acca-
pe imperiali ili Venceslao e italiche di duto. Questa santa lodò il contegno delPa-
Lombardia, tutti animati da s. Caterina pa, scrisse in suo favore alla reginaGiovan-
ih» Siena. A'28 aprile seguì la battaglia, na I, al re di Francia, ed a'cardinaliquelle
nella quale i soldati sciamatici quasi tutu lettele che riprodusse Lodovico Aguciio,o
28 URB UIlB
soleva chiamare i cardinali die l'atea no parlai a Svizzera; alle raccolte poi delle
abbandonato, apostati e demoliti incar- scritture fatte durante lo scisma, die il ti-

nati , confutando conempie loro tutti 1' tolo, Nemus unionis)j ed il Rinaldi al-
menzogne e calunnie; rimproverò ro- i l'anno 1 38o, n.° 2. Allora Giovanna I fin-

mani quando insorsero contro il Pupa ,


se pentimento e promise di riconciliarsi
ed in morte da esso e da loro ebbe solen- con Urbano VI, con inviargli il contedi
ni esequie, e nel 1 855 il suo corpo che ve- Nola Orsini, il principe di s. Severino e
nerasi nella chiesa di s.Maria sopra Miner- 1' almirante di Napoli , scrivendo in tal

va, si collocò sotto il nuovo e magnifico senso a s. Caterina. Furono tutti accolti

ailare maggiore meritamente, che de- cortesemente, ma siccome tale risoluzio-


scrissi in uno alle solennità celebrate per ne era stata presa per calmare il furore
la traslazione, ne' voi. LXXIU, p. 35o, popolare insorto a favore del Papa con-
e LXXV, p. 2i 6. Urbano VI prima di cittadino 3 e per temporeggiare il ritor-
purtire dal palazzo di Maria in Tras- s. no del marito Ottone di Brunswick colle
tevere, ivi a'i8 maggio rinnovò la sen- truppe tedesche ,
queste entrate in Na-
tenza di scomunica contro l' antipapa e poli, richiamò tosto gli ambasciatori ; fe-

suoi seguaci, e bandi a loro danno la guer- ce piombare i soldati sugli ammulinati ,

ra crociata,concedendo amplissime indul- diroccò l'arciepiscopio dell'arcivescovo


genze a quelli che gli avessero fatti prigio- Bozzuto fedele al Papa, e tutta la città
nieri,creando nunzio apostolico nel regno riempì d'orrore e di spavento. Vedendo
l'ai ci vescovo di Tre veri per pro-
di Sicilia dunque Urbano VI che conveniva pro-
muovere l'impresa. In questo tempo bolo- i cedere co'fatti per punire l'ostinata Gio-
gnesi scossero dominazione papale, ma
la vanna I, trattò la sua deposizione. Indi il
inutilmente procurò l'antipapa trarli al Papa chiamò al regno di Sicilia Carlo 111
suo parlilo. L'antipapa che partilo d'Ana- Dura zzo della casa reale d' Ungheria e
gni a Fondi, indi da Gaeta erasi condotto a volgarmente dello della Pace, che giunto
Napoli,sebbene la regina gli avesse pubbli- in Roma con un esercito, fece a lui il giu-
camente prestalo ubbidienza, fu costretto ramento e l'omaggio di fedeltà, riportalo
a partirne; onde porlalosi \w Avignone vi da Gobelinom Cosmodrom aet. 6, cap.
stabilì una cattedra orribile di errore e di 76, e da Niemo,lib. , e. 2 1 Inoltre lo fe-
1 .

pestilenza , che divise i fedeli Beli' unità ce senatore di Roma e gonfaloniere di s.

cattolica, afflisse e desolò tutta la Chiesa Chiesa, e a'2 giugno lo coronò in s. Pietro,
e segnatamente Piuma e l'Italia. Urbano somministrandogli 80,000 scudi d' oro
VI ueli38o cominciò a fare rigorosissi- per la conquista del reame di cui l'investì,

mi processi contro i fautori dell'antipa- con quelle particolarità che riportai a Si-
pa , e segnatamente contro Giovanna I, cilia, descrivendo le deplorabili vicende
che a'21 aprile dichiarò scismatica, ere- tra Urbano VI e Carlo HI, insieme a quella
tica e rea di lesa maestà e la depose e , parte del regno che il re confermò a Fran-
privò del regno che possedeva in feudo cesco Prignani,e che lo zio gli avea dato
dalla s. Sede, assolvendo i suoi sudditi dal con ineroe misto impero, compresi Fon-
giuramento di fedeltà, come narrano Nie- di e Caserta, di cui ne avea spogliati i
mo sotto-segretario pontificio e autore di Gaetani ribelli. Carlo 111 s'impadronì del
gran parte della Storia dello Scisma regno, entrò in Napoli tra le grida Viva
d'occidente (cioè dalla morte di Gregorio Urbano VI e Carlo III, imprigionò il prin-
XI sino all'elezione di Alessandro V, seb- cipe di Brunswick e fece uccidere Gio-
bene e severamente tratti pure del suo vanna I sua parente. Ma appena si vide
successore Giovauni XXI U, che accom- consolidato sul trono, non volle più at-
pagno al Sinodo di Costanza di cui li- tendere il giuramento latto di dismem-
U RD U RB 29
forare il reame in favore del nipote ilei fatto poi morire per la congiura cui prese
Papa , come ingiusto e di pessimo e- parte. Ma nell'archivio della nobile fami-
sempio agli altri nipoti de' Papi ; ciò glia Patrignaui d'Amelia tali dignità e in-
clie fu causa di tante guerre e scandali combenza conferiteal venetoGiovanni, in-
tra Urbano Vie Carlo III, appigliando- vece si una memoria attribuite a
legge in
si l'uno e l'altro al peggior partito. Nel Giovanni Amelia dottissimo
Crisolini d'
dicembre 38 1 il Papa creò altri ig car-
i giureconsulto e uditore di Rota ; e si dice
dinali, compreso Tomacelli che gli suc- ancora, che Urbano VI lo promosse al car-
cesse col nome di Bonifacio IX, alcuni dinalato nel 1 388,e da lui fu poi fatto pe-
de 'quali ricusarono la dignità a cagione rire nell'acque di Genova con altri 5 car-

de'torbidi tempi, secondo Novaes; in ve- dinali per sospetto di averlo tradito. Nel
ce Cardel la ne registra 32, dichiarando Ciacconio trovo nominato un Giovanni
che 6 non accettarono. Nel 382 si eccitò i arcivescovo di Corfù e cardinale di s. Sa-
una fiera sedizione de' romani contro il bina, ma senza cognome, ed il quale eb-
Papae i cardinali : questi furono costretti be il detto incarico e morì per supplizio
a nascondersi, ma Urbano VI vestito pon- orrendo. Però Io stemma che riporta è e-
tificalmente e colla croce in mano, im- guale a quello che la famigliaCrisoIini ha
perturbabile andò nell'atrio del palazzo sul sepolcro gentilizio nella cattedrale
incontro a'sollevali, con volto ni grave e d'Amelia (questa città vanta pure un al-
fiero che loro impose e li sbalordì,dicendo tro cardinale in Antonio vescovo della pa-
adessi maestosamente: Chi cercale? onde tria, di cui feci parola nel voi. LXIX, p.
d Amelia ma non
1
non solo si placarono, ma pentiti lo pre- 46, riparlando meglio '
s

garono umilmente di perdono e l'otten- lo dissi insignito di tal dignità per tacerlo,
nero, come riportano Valsinghamo, Sto- oltre il Cardella, anche l'Ughelli e il suo
ria d'Inghilterra e di Riccardo III^ e annotatore Lucenti. Solo rilevo dal Piaz-
Kranzio, Saxoniae. 1. 1 o. Frattanto a ven- za, Gerarchia Cardinalizia^. 52 7, che
do Giovanna I già adottato per figlio Lui- nell'iscrizione che ricordava la consagra-
gi 1 d'Angiò, questi coronalo in Avigno- zione fatta da Pasquale 11 della chiesa di
ne dall'antipapa, animato ad occupa-
e s. Matteo in Roma, era qualificato con-
re il regno di Sicilia e ad imprigionare sagrante e cardinale: ricercai la lapide
Urbano VI, egli preferì l'invasione con nella basilica Lateranense , ove furono
60,000 francesi. Ma Urbano VI animo- trasportati i marmi di quella distrutta
samente ordinò un processo contro di lui chiesa, e mi fu detto essere nella chiesa o
e suoi complici, dichiarandoli scismatici, monastero delle religiose del Sagro Cuo-
apostati, sacrileghi, fautori d'eretici, rei re in s. Ruflìna,ove le mie indagini non
di lesa maestà pontifìcia, e bandì la cro- ebbero alcun risultato). Coli 383 pene-
ciata controsuo esercito. La stessa sen-
il trò in Roma mortale epidemia, per cui il

tenza pronunziò Urbano VI contro Gio- Papa g aprile si ritirò a Tivoli, dove si
a' 1

vanni re diCastiglia e diLeon, per quan-


I trattenne un mese a godere quell'aria sa-
to narrai bSpagna, concedendo indulgen- lubre; e come non poteva soffrire che Car-
za a chi si armasse in suo danno, ed due i lo III ancora non avesse adempito alle
regni die a Giovanni duca di Lancastro. sue promesse, ne investito il suo nipote
11 Cardella nelle Memorie storiche de de'principati di Capua e Amalfi, da Ti-
Cardinali ,e il Novaes nella Storia d'Ur- voli passò a Valmontone colla corte e cu-
bano VI, narrano che il Papa commise ria, e vi dimorò quasi due mesi, deUnni-
di fare il processo contro il re al cardinal nato di passare in Napoli per costringe-
Giovanni Aniadeo (A'.) veneziano, arci- re al dovere il re. I suoi cardinali sconsi-
vescovo di Cor fii e del titolo di s. Sabina, gliarono il Papa a non esporsi a'pericoli
3o U R D URB
cui andava incontro, ma egli restò infles- Gobelino, che gli spedì ministri armati
sibile nel suo proponimento. Nel princi- prescrivendogli imperiosamente di pre-
pio di settembre
si portò a Ferentino, do- sentarsi a lni,i quali di prepotenza gli po-
ve consumò quel mese; e finalmente a sero le mani addosso, e lo condussero «1

dispetto de'romani, che per ambasciato- corte come un malfattore. L'irato Pon-
ri e non senza minacce lo pregarono tor- tefice, solennemente li scomunicò, e per
nare aRoma, il che promise di far quanto giudizio divino furono terribilmente pu-
prima, intanto proseguì dopo la festa di s. niti, restando colla mano e il lato destro de'
Michele il suo viaggio per Sessa e Averta, loro corpi inariditi o assiderati. Per 3 gior-
dove pervenne Deprimi d'ottobre. Ivi de- ni il Papa dimorò forzatamente col re nel
scrissi simulato magnifico e ossequio-
il castello, da cui uscito, l'indegnoe volubile
so ricevimento del re, il quale rese l'o- principe nuovamente lo fece custodire e
maggio di palafreniere cavalcando il privare di comunicazione co'napoletani ,

Papa per la città, conducendolo a tradi- i quali mormorando delle dissolutezze di


mento prigione nel castello. Pentito to- Francesco Prignani, cheil Papa zio scu-

sto di tanti oltraggi, con lagrime dirotte sava, condannò alla decapitazio-
il re lo
gli il perdono. Poscia lo
chiese e ottenne ne con isdegno di Urbano VI però a mo- :

fececon gran pompa entrare in Napoli a' tivo delle pressanti e fervorose istanze de'

Q ottobre, lo ricevè in trono, ed appres- cardinali e de'graudi del regno, si ricon-


sandosi il Papa ne scese a baciargli umil- Urbano VI con Callo Illjilqua-
ciliarono
mente i piedi. Si trattò a mezzo de'car- ledomandò perdono al Papa de'suoi gra -

dinali della pace, e si concluse col darsi commessi, e promise dare al ni-
vi eccessi

solamente a Francesco Prignani il prin- pote Francesco Prignani le contee e gin •

cipato di Cappa, che poco stante fu com- risdizioni convenute, in uno a Nocera de'
mutato in quello diNocera de'Pagani. In- Pagani, e consentì che nell'arciepiscopio
tanto il re manifestando il suo sdegno con fosse da'eittadini liberamente visitato e
Urbano VI, più non permise che allog- onorato. In questo tempo Pietro IV re
giasse nell'arciepiscopio e con pretesto di d'Aragona, per non aver dal Papa conse-
onorarlo lo costrinse ad abitare nella for- guito l'investitura del regno di Sicilia, a
tezza di Castel Nuovo, ove lo tenne prigio- cui aspirava, né l'assoluzione del tributo
ne 5 giorni, finché lo ridussea concedergli per la Sardegna, né altre pretensioni sui
quanto bramava ; dal canto suo facendo diritti pontifìcii, si dichiarò pel partito
condiscendenze a Urbano VI, cioè che a- dell'antipapa e v'uidu9se l'isola di Sicilia

vrebbe dato al nipote il possesso de' due o regno di Trinacria, ed suoi successori i

principati^ al Papa annui 5ooo scudi d'o- furono più ostinati sostenitori dello sci-
i

ro, purché non s'immischiasse nelle cure sma, che compiansi a Spagna. Narra Ri-
del regno. Osserva Rinaldi all'annoi 383, naldi all'annoi 383, n.°io, che tra tante
che per tali violenze fu poi Carlo III ca- lagrimevoii cose occidentali, miserabilis-
stigato dall'ira divina. A'26 ottobre il Pa- simo era lo stato di levante, poiché le ar-
pa si riconciliò col re,e ricoperò la libertà, mi che doveausi rivolgere control mao-
impalmando allora due sue nipoti a'eonti mettani, invece erano impugnate a dan-
di Montiz e di Celano. Dopo di ciò il re no de'cristiani con furore. Essendosi in
gli permise entrare nella sua reggia sotto quel tempo liberato Leone VI d'Arme-
l'ombrello d'oro, e scendendo dal trono nia dalla servitù del sultano d'Egitto, si

gli baciò i piedi, baciandolo il Papa nel portò da Urbano VI a domandare aiuto
volto; indi passò nell'arciepiscopio che abi- onde liberare il suo regno dalla tirannia
tò sino al i.°novembre,ove ricevè nuovi ol- degl'infedeli. IlPapa lo accolse graziosa-
traggi dall'ingrato e perfido re. Racconta mente e raccomandò a'priucipi cristiani
V R B U R R } r

ondo giovarlo ne'suoi desi derii.Nel r



del gò di nuovo tornare a Napoli, cui gli ri-

1 384 OrbinoVI celebrò messa pontifi- spose essere soliti i sovrani portarsi a'pie-
cai* nella cattedrale di Napoli alla pre- di de' Papi, non già questi da're. A tale
senza del re e della regina, e in essa be- risposta replicò arditameuteCarlo 111, on-
nedisse eoi consueto solenne rito lo Sten* de insorse guerra aperta tra loro, e il re
c&rrtfo, che do vea inalberarsi contro il pre- non più di nascosto ma apertamente con
tendente Luigi I d'À ngiò, e lo die a Carlo alcuni cardinali tramò iniqua congiura
III dichiarandolo capitano generale di s. contro la santissima persona del capo del-
Chiesa, il quale lo tenne in piedi inalbe- la Chiesa. Veramente Urbano VI coll'a-

rato durante la funzione. Il Papa nuo- sprezza del suo carattere erasi reso odio-
vamente scomunico l'Angioino, bandi so agli stessi suoi cardinali, anche pera-
contro di lui la guerra crociata, conce- verli esposti a molti pericoli, ricusato tor-
dendo piena indulgenza de' peccati a chi nare a Rotila, e di pacificarsi col re per
prendesse armi e la croce. Quindi a'
le la sua condotta sempre equivoca. Per que-
26 maggio il Papa, avendo buone ra- sti motivi che dichiarano i citati Valsin-
gioni di temere, col pretesto de'calori e- ghamoe Niemo, cominciarono i cardinali
stivi, uscì da Napoli e passò a Nocera da' ad abbandonarlo, e molto più. s' irrita-

Pagani, feudo del nipoteFrancesco, pren- rono quando Papa, sdegnato perchè a
il

dendo alloggio nella foltezza. I cardinali loro istigazione l'ardito e ingegnoso Car-
e la corte trovandovi incomodi
e temen- tolino di Piacenza o da Perugia, procu-
do qualche sorpresa de' nemici, abban- ratore della corte papale osò proporre
,

donarono Urbano VI e tornarono a Na- nel concistoro degli 1 1 gennaio 385alcu-1

poli, non essendo bastatiti le calde pre- nequestioni per frenare il Pontefice, colla
ghiere che fece loro il Papa a mezzo di deputazione d'un curatore, allorché met-
Teodorico Niemo, acciò tornassero in for- teva in pericolo la Chiesa, ne fece a' i5
tezza. Rinnovando il re ad Urbano VI l'in- gennaio arrestare 6 de'più complici che
vito di restituirsi a Napoli, di malavoglia furono al detto concistoro, insieme al ve-
vi si recò nel novembre, e vi fece una eo- scovo d'Aquila, perchè aveano contro di
soluzione per restringere i privilegi de' lui cospirato, svelandogli ulteriormente
regolari, e per ispiegare la Clementina Dn- i trama il cardinal Or-
particolari della
dum de Sepulchrìs. Però non piaceva più. sini, siccome narra Gobelino famigliare

a' cardinali il soggiorno di Napoli come pontificio, che trovandosi in Benevento


pericoloso , e cominciarono a cospirare procurò con diligenza esaminare la verità.
contio il Papa, che ne fu avvertito dal 11 Papa privò tali cardinali di loro dignità
cardinal Tommaso Orsini, per cui prese e de'benelìzi, e li consegnò alla custodia
il partito di tornare a Nocera. Ma dopo del nipote, che fece loro patire indicibili
che Carlo 111 vinse Luigi 1 d' Angiò e strapazzi. Quanto fossero straziati questi
tornò trionfante in Napoli, di bel nuovo cardinali] d'ordine dell'esacerbato Urba-
se la prese col Papa, e si pose in cuore no VI, da'suoi ministri crudeli, fa ribrez-
di farlo deporre, d'accordo col cardinal zo a descriverlo, potendosi leggerlo nella
Bartolomeo Mezzatacca e con Pietro Storia del Cristianesimo di fìercastel*
Tartari abbate di Dlontc Cassino suo Lanciò inoltre a'i5 gennaio l'interdetto
cancelliere. Intanto il Papa volendo se- alla città di Napoli, e citò il rea compa-

veramente punire sediziosi e trovandosi i rire avanti di lui;da un'alta torre pub-
trattato con poca riverenza dal versatile blicando la congiura de' cardinali che ,

Carlo 111, intentò di cacciarlo dal regno. scomunicò co'loro fautori. Però narra Lo-
adombrato il re delia per-
Dall'altra parte dovico Agnello, che il trattato della con-
manenza d'Urbano VI iu Nocera, lo pre- giura combinato dal re eoo Battolino e i
32 URB URB
cardinali traditori, consisteva nell'arresta- vivo o morto; mentre in Napoli il re fa-
re il Papa nel castello di Nocera, di fargli ceva tormentare alcuni ecclesiastici, vie-
il processo, e per mezzo di falsi testimo- tando d'osservarsi l'interdetto, e proscri-
ni dichiararlo eretico; indi deporlo sen- vendo Urbano VI. Trovandosi il Papa in
za sentire il parere degli altri cardinali, questa trista situazione e ricorso con o-
e subito bruciarlo vivo. All'incontro ri- razioni al divino aiuto, Raimondo o Rai-
ferisce Niemo, che fu uno de'giudici pro- mondello del Balzo Orsini figlio del con-
cessanti di questo ammutinamento, che te di Nola, che rammentai nel voi. XL1X,
i cardinali erano innocenti, e la confessio-
p. 1 55 e 1
67, radunato un corpo di trup-
ne del vescovo dell'Aquila Giovanni fu pe, marciò insieme a Tommaso Sanseve-
estorta da'tormenti. Ora avendo Papa il •ino conte d'Ariano, che avea le reliquie
alla presenza del clero e del popolo for- dell'esercito del defunto Luigi I d'Angiò,
malmente deposto dalla porpora i 6 ri- per liberare Urbano VI da Nocera e non
belli cardinali, risolvette di crearne de- Lucerà come altri scrissero, rendendo al
gli altri; e come sapeva d'essere partico- Papa ossequiosa ubbidienza. E sebbene
larmente amato da'tedeschi , nominò in icapitani di Raimondo come scismatici
pubblico concistoro cardinali di s. Chiesa fossero determinati tradirlo e consegnarlo
gli arcivescovi di Magonza e di Treveri, col Papa nelle mani di Carlo III, come
i vescovi di Liegi e Breslavia , e Pietro già aveano fitto pure a traùi mento di
Orsini di Rosembergh nobile sacerdote FrancescoPrignani nella rocca di Scafato,
boemo, i quali tulli di comun consenso stoltamente sempre invaghito di regnare,
ricusarono l'offerta dignità, per la con- nondimeno a'6 luglio 1 385 combattero-
dizione de* lagrimevoli tempi, come al- no nemici che assediando la fortezza glie-
i

tresì fecero alcuni napoletani, per timo- ne volevano impedire la liberazione, co-
re di Carlo III, come rileva Niemo. Fe- mandati dal famoso Tartari abbate di
lice Contelori neW'Elench. Card, nomi- Monte Cassino, che il Papa avea depo-
na degli altri , che furono pubblicati in sto e scomunicato; li sconfissero e fuga-
Genova, al quale articolo li ricordai. Ma rono, onde nel di seguente o i'8 luglio
crescendo la tempesta contro del Papa, Urbano VI potèuscireda Nocera circon-
fu egli assediato per5 mesi nel castello di dato da tali milizie, portando seco i 6 car-
Nocera dalle truppe de'congiurati; e co- dinali prigioni. Con molte precauzioni e
me Urbano VI sapeva che il re e la re- percorrendo vie scoscese nelle montagne
gina Margherita aveano con essi corri- di s. Severino, giunto a Benevento abitò

spondenza, anzi secondo alcuni il re vi si nella rocca. Compensò Tommaso Sanse-


portò con armali e bruciando la città il verino colla baronia di Flumari, e per
cardinal Mezzavacca a cui ne affidò il co- rimunerare l'Orsini e provvedere la si-
mando, li privò con giudiziale sentenza curezza di Benevento contro le armi re-
del regnodi Sicilia, almodoriportato da gie, gli die non a vita ma ad tempus la
Niemo e Gobelino. A Nocera de'Paga- rettoria di essa con ampie facoltà, dipoi
ni ed a Scomunica narrai che Urbano VI donandogli la Rosa
d* oro e dichiaran-
finché fu assediato, ogni giorno dalla fi- dolo gonfaloniere di s. Chiesa. Il Borgia
nestra con torcia accesa in mano a suo- nelle Memorie storiche diBenevento, tra
no di campana per 4 volte scomunicava e le notizie che pubblicò di Urbano VI, nel

malediceva tutti i suoi nemici. Invece l'ar- t. 3, p. 410 riporta un interessante do-

mata regia, che assediava il castello ove cumento sull'assedio sofferto dal Papa ,

si difendeva Urbano VI, pubblicava a suo- liberazione e venuta in Benevento, allo-


no di tromba una taglia di io, ooo fiori- ra agitatada duefazioni,cheincominciate
ni doro a chiunque consegnasse il Papa nel secolo XIII continuarono anche nel
UR B UR B 33
XV ; chiamale
estrinseca e intrìnseca os- Savona per la liberazione del Papa som-
sia della rosa rossa e della rosa bianca, ministrò a'genovesi 2240 fiorini, pure fu
que'della a si unirono per liberare il Pa-
i , compensata Genova a suo danno e con
pa dall'assedio. In tale cronaca periodi- quello ancora d'Albenga. Nel 1 386 in Ge-
ca niente viene registrato il luogo ove fu nova gli amici de'cardinali ribelli assali-
Urbano VI uscito dalla fortezza,comeSta- rono il palazzo papale per liberarli dal
bia, entrando in Benevento a' 24 luglio carcere, e non essendo loro riuscito, anzi
col massimo onore e sotto il baldacchino, costretti a fuggire per la resistenza che
seguito da' cardinali ribelli legati, scalzi, trovarono, passati pochi giorni tentarono
col capo scoperto e ben custoditi t ficit e- avvelenare Urbano VI, che perciò fece
(juìtare supra certos runcenos. Proce- carcerare alcuni congiurati. Vi fu sospetto
dendo il viaggio per Minervino e altri luo- grave che tra essi si noverassero i cardi-
ghi , onori imbarcatosi tra
con tutti gli nali Pietro Prata e Galeotto Tarlati, i

Barletta e Trani suio galere che il car- quali abbandonando allora la corte, pas-
dinal Fieschi per 6o, ovvero 80,000 scu- sarono in Avignone e furono ricevuti dal-
di d'oro avea ottenuto da'condiscendeuli l'antipapa tra'suoi numerosi anticardi na-
genovesi, approdò in Messina e Palermo. li.Fra'cardinali prigioni l'inglese Eston,
Ne' 3 giorni di fermata in Messina fece soltanto reo di non aver fatto palese la
pubblicare processi fatti contro Carlol II,
i congiura, a richiesta di Riccardo IH d'In-
e nuovamente lo privò del regno che sot- ghilterra fu messoin libertà, non solo per-
topose all'interdetto; indi partito alla vol- chè soltanto reo di non aver manifestato
ta di Cometa, questo invece del denaro la congiura, ma ancora per essere gì* in-
die in pegno a'genovesi, rendendosi i cor- glesi validi difensori d'Urbano VI: gli al-

netani ostaggio e stalichi de'genovesi, co- tri furono uccisi nelle carceri di Genova
me esprime Borgia; e salpò per Geno-
si severamente, e fu orrendo e tragico avve-
va, ove giunse a'23 settembre co'cardi- nimento, inutilmente essendosi per loro
nali prigioni, che tosto fece mettere nelle interpostiil doge e il popolo. Temendo

carceri. In quell' articolocon Lodovico il Papa nuove rivoluzioni nel regno di


Agnello e col Novaes li nominai, insieme Sicilia, perchè d'Avignone con animo di
a Giovanni Doria arcivescovo di Corfù,av conquistarlo eravisi recatoOttonediBrnn-
vertendo però essere dubbio il suo cardi- swich, a' 16 dicembre 386 parti da Ge- 1

nalato, non trovandolo né nel Cardella, nova con 3 galere, e giunto a Lucca vi
Ulemorie storiche de* Cardinali, né nel si trattenne sino a'2 3 settembre 387, ac- 1

bemeria, che nella Storia ecclesiastica colto. onorevolmente, e vi fece quelle co-
di Genova e della Liguria, ci die l'elen- se descritte in quell'articolo, fra le quali
co de'cardinali genovesi e liguri. Appren- introdusse il rito della benedizione e do-
do poi dal medesimo Lodovico Agnello, no dello Stocco e Berrettone ducale (al
che cardinali ribelli secondo alcuui furo-
i quale articolo rimarcai anteriori esempi),
no 5, altri scrissero 6, altri 7, come ècon- e li donò alla repubblica. In detto anno
t raslato il genere della morte a cui poi superando in Napoli il partito di Luigi
soggiacquero. Siccome allora era arcive- Il d'Angiò, figlio del morto pretendente,
scovo di Corfù il Doria, convien dire che contro Ladislao ch'era successo al padre

il cardinal Amadeo, o il cardinal Crisoli- Carlo III ucciso in Ungheria (misera fi-
ni secondo il ricordato documento, non ne che diversi storici attribuiscono alla
più fosse arcivescovo di tal sede. Nella divina punizione, per le sacrileghe perse-
stessa città di Genova Urbano VI creò cuzioni da lui fatto al Vicario di Cristo),
cardinale Castagnola, che poco visse, e ma come allacciato dalle censure ecclesi t

quegli altri rammentati di sopra. Benché stiche, e contro Urbano VI che riteneva
VOL. LXXXVI.
34 U R 13

il reame ricaduto alla s. Sede, questi ve- nia, e confermò quella d'Heidelberga; e
dendosi senza esercito e privo di denaro, vedendo tribolata 1' isola di Sicilia da'
scrissea tulli vescovi delia sua ubbidien-
i maomettani africani promulgò contro di
za, affinchè esortassero i popoli col pre- loro la crociata, promoveudolacon gran-
mio dell'indulgenze, a prender le armi di indulgenze e perdono de' peccali, die

e somministrare i denari necessari per concesse a coloro che contribuissero al


guerreggiare gli scismatici nemici della mantenimento dell'armata per combat-
Chiesa; ma tutte le sue indù Sirie e preghie- terli. Sperando Urbano VI di togliere

re riuscirono senza effetto, come nolo s. il regno di Sicilia dall' oppressione iu


Antonino, par. 23,cap. 2,§i6. In
3, tit. cui soggiaceva, per le pretensioni di Lui-
questo tempo tornò alla sua ubbidienza gi II e Ladislao, risolvè di condurvisi
Todi,cheavea seguito per un tempo l'an- a conquistarlo, partendo da Perugia agli
tipapa; e l'antipapa cogli altri scismatici, 8 agosto per Narni. Ma appena erasi di-
per rendere più odioso Urbano Vi, trat- spostalo peno miglia, la mula in cui ca-

tarono di celebrare un concilio generale, valcava inciampò e cadde, lasciando il

che prima con frivole ragioni aveano ri- Pontefice maltrattato in diverse parti del
cusato, ingannando con tale ostentazione corpo in guisa che non potè più caval-
i cattolici. Dilatandosi intanto la fede nel- care, e perciò per Narui fu condotto a
la Lituania,; colla conversione di moltis- Tivoli, ove andandogli incontro molli
simi idolatri, onde se ne battezzarono romani, lo pregarono caldamente di ri-

3o,ooo, il zelante re di Polouia Uladislao tornare in Roma. Egli si ricusò e passò


V fondò i vescovati di Vilna e Medvice- a Ferentino, in cui avendogli i soldati do-
se, e perchè fossero eretti canonicamen- mandate le paghe, e non essendovi dena-
te, inviò a Urbano VI per ambasciatore ro nella camera apostolica, l'abbandona-
d'ubbidienza il vescovo di Posnania, be- rono, ed egli vedendo falliti suoi disegni i

nignamente ricevuto ed esaudito. Il Pa- fu costretto uscire da Ferentino il 1 .''set-

pa partendo da Lucca, si ruppe il freno tembre e restituirsi a Roma avendolo ,

tlel cavallo e gli cadde la mitra dal capo, maggiormente a ciò mosso un pio romi-
il che fu preso per infausto presagio. In- to, come narra Gobelino, il quale uscen-
vitato da Perugia a recarsi nella ci Uà, vi dogli incontro francamente gli disse: Che
giunse a'2 ottobre, accolte» nell'episcopio o volesse o non volesse , sarebbe tornato
con somma venerazione, e tra le cose che a Roma ove morirebbe. Dirigendosi a
,

registrai in quell'articolo, qui dirò ebe vi quella volla con meraviglia fu vedulo
,

scomunicò nuovamente l'antipapa, che scortalo in aria dall'immagine di s. Pie-


alla sua volla avea fallo altrettanto con- tro, simile a quella statua ch'era nel por-
tro di lui e contro chi giustamente l'ab- tico Vaticano, che lo precedeva quasi mo-
bi diva,perseguitandoli crudelissimamen- strandogli la via verso Roma; visione che
te quando non poteva guadagnarli; ed e- per rigoroso comando del Papa tenuta
gnal sentenza pronunziò contro Rinaldo occulta a'famigliari, fu dopo la sua mor-
Orsini invasore di Spoieti e Orvieto, e te pubblicala in un sermone dal cardi-
contro Ottone di Brunswick. Al vescovo nal Palosio vescovo di Todi suo con-
e cittadini di Perugia infeudò questa cit- fessore. Altro suo confessore, sagrista e
tà, e fu loro largo d'altre grazie. Come bibliotecario fu fr. Pietro di Pamiers ago-
Urbano VI punì il prefetto di Roma de stiniano. Entrato nell' ottobre con gran
Vico, (autore dell'antipapa e usurpatore pompa e solennità nella capitale del inon-
delle terre della Cbiesa, può vedersi il voi. do cattolico, quivi ordinò nel seguente
LV, p. 127. Con diploma de'2 1 giugno 1 389 1*8 aprile le 4 seguenti cose. 1 / Che
1 388 il Papa eresse l'università di Colo- l'anno sauto si celebrasse ogni 33 an-
u r r> URB SS
ni, nel modo notato nel voi. Il, p. 109. vuole Panvinio non gli furono dati i sa-
a," Che la fe^ta della Visitazione deir- gramene, rese lo spirito a Dio a'i5 ot-
ata / ergine si celebrasse come ri- tobre 1389, m 8 ,oino d'i venerdì, d'anni
porlo a tale articolo. 3.° Accordò 100 72, avendo governato per 11,6 mesi e 6
giorni d'indulgenza, a chi accompagnas- sempre un tem-
giorni, che furono quasi
se il ss. Viatico, confessati e comuni- po di furioso scisma, e d'ogni sorta d'or-
ca li. \.° Che cadendo la Commemorazio- rori e fazioni. Pareva che siffatto tempo
ne de'fedeli defunti di domenica, si cele- dovesse finire colla sua morte, poiché con
brasse nel seguente lunedì. Narrai a Ro- questa era cessato il fine che l'avea pro-
ma, cheessendo romani incorsi nella sco-
i dotto; ma questa terribile lezione fatal-
munica per non avere ammesso il sena- mente contiuuò ancora per 8 lustri, per
tore eletto da Urbano VI, banderesi in i far comprendere a'fedeli il prezioso e som-
abito di penitenza si recarono da lui per mo pregio dell' unità cattolica, spezzato
essei assolti; egli si ricusò, ma li fece as- dall'antipapa chegli sopravvisse, e da'suoi
solvere dal penitenziere. L'antipapa per successori Benedetto XIII e Clemen-
falsi

molestare Urbano VI mandò in Italia te Vili antipapi, essendo venuto poi un


buon numero di bretoni e guasconi, che tempo che 3 contemporaneamente si trat-
da masnadieri occupavano alcune terre tavano da Papi, cioè dopo il famoso Si-
del patrimonio di s. Pietro , e facendo di nodo (V.) di Pisa; laonde principi e i i

continuo scorrerie recavano gravi danni. popoli si divisero in 3 UbbidienzejAxQ enu-


11 Papa per discacciarli ordinò ad Anto merai ne' voi. LXXI, p. 167, LXXXIII,
nio da Gualdo canonico di Nocera, che fa- p. 3o2,3o3 e seg.Nel Valicano gli fu data
cesse contro di essi lega a nome della Chie- sepoltura, non essendovi persona alcuna,
sa romana con Siena e altri popoli oppres- come scrisse un contemporaneo e ripe-
si da quella malvagia gente. Accrebbe poi tei LVI1I, p. 3o6, che per lui po-
nel voi.
lo spavento de'cat {olici Piieo di Piala sci- tesse fare neppure una lagrima; ciò che
smatico arcivescovo di Ravenna, dall'an- non dovrà recar sorpresa o meraviglia,
tipapa fatto legato d'Italia, onde per esse- a chi voglia paragonare le qualità di que-
re accortissimo e temendo Urbano VI che sto Papa, con quelle che gli mancavano
seducesse i popoli toscani, fiorentini e luc- per farsi amare, comechè sospettoso e a-
chesi, pisani e perugini, rinnovò contro di cerbo. Riferisce Natale Alessandroche nel
lui le precedenti sentenze di scomunica e suo sepolcro fu posto un rustico epitaffio,
bandi contro di esso la croce. Nondimeno ina in Napoli nella chiesa di s. Maria la
1' operlo scismatico procurò di guada- Nuova, nella cappella diFrancescoPrigna-
gnare con gran promesse fiorentini, as- i ni, e presso la sepoltura del b. Giacomo,
saltò Orvieto e altre terre della Chiesa; gli fu eretto un famoso tumulo colla sua

ma per la resistenza e valore delle milizie statua. L' iscrizione sepolcrale la riporta
papali fu costretto passare nel patriarca- Lodovico Agnello, il quale aggiunge che
to d' Aquileia. Intanto godeva in Roma Urbano VI scrisse la storia de' vescovi di
ilPapa quella pace che sino allora mai Bari, ed alcuni altri trattati. Dichiara Ri-
avea potuto fruire in tanti viaggi per l'I- naldi, che Cibano VI fu seppellito prima
talia , e in tante disgraziate viceude del nella cappella di s. Andrea della basilica
suo inquieto e affannoso pontificato; ma Vaticana, e dipoi trasferito in un sepolcro
questa pace fu per lui di brevissima du- più onorevole nella basilica stessa. Infet-
rata,perchè essendogli dato un polente ve- ti ne riporta il diseguo Ciaccolilo, / ilue

leno, del quale l'avea già avvisato s. Cate- Pont, et Card. t. 2, p. 633, colla sua sta-
rina di Siena, allineilo se ne guardasse, con tua giacente sull'urna, e questa con bas-
20 giorni di grave male, ne' quali come sirilievi e due stemmi pontificii: tra due
7

36 U RD URB
Angeli Redentore che consegna
si vede il docile e tranquillo fosse stato, e meno ap-
le chiavi al Papa. Nelle basi delle colonne passionato pe'suoi parenti, i quali tutta-
vi è ripetuto il suo simbolo col motto: In u- via non poterono godere dopo la sua
nìtatcDeus est.D\ quesioSepolcro è nota- morte di tutti gli onori e potenza a cui
bile l'avvertenza che feci nel vol.LXXXf, gli aveva esaltati. Poiché il nipote Fran-

p. 48, nel riparlarne. Era egli di piccola cesco Prignani, che disperando della vita
statura, grasso e di color bruno; di natu- dello zio si era trasferito in Ancona, nel-
rale ardente, di alti spiriti e di singolare la cui provincia possedeva alcune castella,
integrità: nelle decretali ebbe stima di e- caduto nelle mani de'suoi avversari, se-
gregio dottore. L'annalistaRinaldi dichia- guaci dell'antipapa Clemente VII, si vi-
ra, che se si eccettua il troppo amore pe' de condotto nelle carceri di Perugia, do-
suoi e smodata rigidezza pegli altri, Ur-
la ve rinunziò in loro favore que'feudi per
bano VI fu nel resto un virtuoso Papa, di ricuperare la libertà. Nel pontificato di
purissimi costumi amatore della giusti- , Bonifacio IX tornò a Roma povero e ab-
zia, odiatore della simonia e del lusso sem- bietto, e trovandosi da tutti disprezzato
pre rovinoso, menante una vita austera si ritirò in Puglia, e dopo 6 anni trasfe-
col digiunare quasi ogni giorno e portan- rendosi in Venezia, per una fiera burra-
do di continuo il cilizio. Se per la condi- sca insorta nella navigazione, colla ma-
zione de' tempi Ui bauo VI si trovò nel- dre , figli e domestici miseramente peri
l'imperiosa necessità di giovarsi de' beni nel 1396, e secolui la posterità d'Urbano
di chiesa, a torto fu malignamente ac- VI, tanto da esso arricchita co'frutti del-
cusato di simonia, calunnia che copiaro- la s. Sede. Fu dunque Urbano VI uno di
no senza critica non pochi scrittori. Nie- que'geniisubalternijche brillando nel2.°
modichiarò.che Urbano VI rifiutava qua- rango, s'eclissano nel 1

In 3 promozioni
lunque offerta, e ch'era nemico e persecu- creò 61 cardinali , compresi quelli che
tore della simonia, zelatore della castità non accettarono la dignità per la turbo-
e della giustizia; ma dava facile orecchio lenza de'terapi.Vacò la romana Chiesa 1

che lusingano: che a-


alle lodi di quelli giorni.
mò sinceramente letterati ei buoni, egli
i URBANO VII, Papa CCXXXVIII.
aiutò con tutto il suo potere, oltre altre Giambattista Castagna nacque nobilmen-
lodi di quel suo famigliare e certamente te a'4 agosto \5ii in Roma, dove con-
non deferente. Dice il Novaes nella Sto- dottosi dalla sua patria Genova, in cui
riad'Urbano VI9 che le doti del suo a» fioriva per antichità la sua patrizia fami-
nimo si ponno riguardare in due aspet- glia, il suo padre Cosimo ivi sposò Costan-
ti ,
quali ci dimostrano gli storici coeta- za (Caterioala chiama Piatti) Ricci figlia
nei. Prima del pontificato fu quale lo trat- di Giulio e di Maria (o Marzia come vuo-
teggiai in principio. Si vuole però che tut- leCardella) sorella del cardinal Domenico
te le sue virtù private scomparissero dac- Jacovazzi. La nobile famiglia Ricci vanta
ché fu sublimato alla cattedra apostoli- cardinali, uno de' quali edificò o abbellì
ca, e che in luogo di esse sottentrassero in Roma il Palazzo Ricci (F.), di cui sono
a dominarlo l'imprudenza, 1' asprezza e proprietari gì' illustri Ricci discendenti
l'alterigia, cagionate talvolta dalla facili- marchesiRoudinini.Educato sotto la cura
tà con cui dava orecchio agli adulatori e direzione de' zii cardinali Jacovazzi e
e a'eonsiglieri rivoltosi. E vaglia il vero, Girolamo Veralli, fatti gli studi nelle più
continua Novaes, sarebbe stato Urbano celebri università d' Italia , siccome di
VI il soggetto più degno del papato, s'e- pronto ingegno e tutto inclinato a cose o-
gli non fosse stato Papa giammai, ed uno neste e lodevoli , molto s' inoltrò nella
de'Pontefici più degui di lode, se più mite, scienza della legge civile e canonica, e iu
URB URB . 37
ambedue fu laureato dottore in Bologna, difficolta, anzi Cardella prova difficol-

onde potè con sua gran reputazione es- tà Dell'ammetterà 1' asserzione, e se non
sere ammesso nel collegio degli avvocati vi contraddice apertamente lo fa pel ri-
concistoriali, secondo Cardella; ma l'ac- flessoche ancora il concilio di Trento
curato Cartari, Syllabum Advocatorum non compito e non avea definito sul
erasi
s. Consisterti, non lo annovera tra l'il- conferimento degli ordini sagri, e perciò i
lustre ceto. Il Senseria nella Storia ec- Papi non erano tanto renitenti in conce-
clesiastica di Genova }
ne\\a biografia che dere per speciali circostanze siffatte di-
di lui scrisse, enpomiato il bel complesso spense , le quali non
accordano o più. si

di sue egregie qualità, dice ch'ebbe co- almeno rarissimamente, per aver il con-
gnizione di varie scienze, più però di es- cilio determinato nella sess. 23, cap. i3,

se tinto che in esse fondato; ma nelle leg- che duo sacri ordines non eodem die e-
a
gi civili e sagri canoni riuscì eccellente, tiatn rcgularibus confcrantur. La 2. è
anzi versatissimo. Divenuto il cardinal la circostanza del luogo ove fu fatta l'e-
Veralli legato in Francia, egli che n' era piscopaleconsagrazione,chefu la casa del
già uditore e dimorava in sua casa, da lui cardinal Veralli. E qui convien dire, che
fu scelto a suo datario, conoscendolo de- v'intervenisse qualche grave ragione, che
stro,avveduto e a'grandi negozi altissi- muovesse l'animo del Papa a dispensare
mo. Mostrandosi colla sua lodevole con- che non si facesse in chiesa, come avven-
dotta pio, religioso, sobrio, pieno di cor- ne a' tempi di Cardella pel vescovo di Po-
a
tesia e affabilità, fu promosso da Giulio tenza e per causa gravissima. La 3. fi-

Illa referendario della segnatura di giu- nalmente l'abbaglio preso da Giambatti-


stizia, e neli.° marzo 1 553, per rinunzia sta, nell'assegnare il giorno in cui fu con-
a
a suo favore del cugino Paolo Emilio Ve- sagrato vescovo il 4 aprile 2. festa di Pa-
ralli, altro nipote del cardinal Veralli, squa; imperocché rimarca Cardella, se il

all' arcivescovato di Rossano, come ben giovedì santo del 1 553 venne a cadere a'
dice rUghelli; poiché Cardella e Seme- 3o marzo dovea per necessaria conse-
,

ria scrissero averlo rassegnato Io zio a guenza cadere la a." feria di Pasqua a'3
Giambattista. Lo stesso Giambattista ci e non a' 4 aprile. Laonde conclude, che
a
margine deli.
fa sapere, nelle postille in la consagrazioue si effettuò nella 3. feria
volume del testo canonico da lui con a'4 aprile, ovvero fu errore di penua odi
note mss. corredato e riferito da Ciac- stampa. Dal medesimo Giulio III fu desti-

conio, che nel giovedì santo a'3o marzo nalo governatore di Fano,secondoNovaes,
i553 prese tutti gli ordini tanto minori ma da PaoloIVa'i4 giugno 555, narra 1

che maggiori, per mano d'Archinisio ve- 1' Amiani nelle Memorie sloriche di Fa-
scovo di Borgo s. Sepolcro e vicario del no, per pochi mesi; e finito il tempo di
Papa, ed a'4 aprile lunedì o a." feria di questo governo andò alla residenza della
Pasqua, ricevè in casa del cardinal Ve- sua chiesa di Rossano, ove colla bontà
ralli e dalle sue mani 1' episcopale con- della vita, colla molta dottrina e col fre-
sagrazione, coli' assistenza de' vescovi di quente sermoneggiare, fu alla sua gregge
Castro e Accia. Osserva Cardella nelle utilissimo e santo pastore. Indi fu dallo
Memorie storiche de' cardinali, che 3 stesso Paolo IV mandato governatore di
cose dello scritto di Giambattista sono Perugia e dell' CJmbria,e sottoPio IV quie-
a
degne La i. è
di particolare riflessione. tò e compose colla sua prudenza una fie-
minori e
la collazione di tutti gli ordini ra discordia eccitatasi da molti anni a ca-
maggiori iu un sol giorno, cosa che ora gione de'confini, tra gli abitanti di Ter-
come contraria alle leggi canoniche ap- ni e di Spoleti,che riconciliò con reciproca
pena si accorderebbe con grandissima soddisfazione. Intervenne al suddetto con-
38 URB URB
cilio, e vi stette sino alla conclusione : ivi giavasi dal vescovo di Liegi, per istabili-
die tali prove di sapienza e integrità, che re la concordia tra Filippo II e le insor-
in quell'augusta adunanza risplendette so- te provincie unite. Restituitosi a Roma,
pra molti altri, Ond'è fama che Pio IV av- fu nominalo consultore del s. olììzioe del-
visasse i suoi legati di non intraprendere lo stalo ecclesiastico, ed il Caraffa , De
cosa alcuna rilevante, senza prima senti- Gymnasio Romano, p. 5i 1, vi aggiun-
re l'opinionedell'arcivescovo, per cui i pa- ge la carica di segretario de' memoriali,
dri lo deputarono prefetto di alcune con -
ma il Cardella ne dubita. Finalmente do-
gregazioni , nelle quali molte cose egli po tante fatiche sostenute in vantaggio
scrisse con profondo sapere e opportuna- della Sede, commendato da tutti per
s.

mente avverti con felice esito. Si può leg- la prudentissima maniera con cui ope-
gerle nel cardinal Pallavicino, Storia del rava , senza pretendere cose eccessive,
concilio di Trento ,ne't. 3 e 4- Richiama- senza debolmente condiscendere nell'in-
lo dalla sua sede, fu assegnato da Pio IV discrete , Gregorio XIII a' 12 dicem-
per compagno Boncompa-
del cardinal bre i583 lo creò cardinale prete del ti-

gno poi Gregorio XIII legato a latere in tolo di s. Marcello, e passati due anni
J spagna, nella quale occasione gli fu lepi- lo spedì legato di Bologna. Siccome il

damente prognosticato il pontificato al cardinal Girolamo Veralli,suo zio ein-


modo riportato nel voi. LV, p. 291; di- slitulore, era stato sepolto in nobile se-
poi venne confermato da s. Pio V col ca- polcro nella chiesa di s. Agostino di Ro-
raltered'internunzio o nunzio apostolico, ma, con lapide postavi posteriormente, e
incarico che per 7 anni esercitò nella cor- riferita dall' Ughelli, Italia sacra, t.
9,
te di Madrid, concludendo con soddisfa- p. 309, con busto collocato in un pila-
zione del re Filippo li gravissimi affari, stro della cappella della b. Chiara da
e tra gli altri quello della famosa e for- Monte Falco; così Giambattista per es-
midabile lesta contro il turco, il cui me- ser tumulato vicino all'amato zio, si pre-
morabile risultato fu il trionfo de' cri- parò il sepolcro nella cappella della B.
stiani a Lepanto, che contribuì alla de- Vergine (forse quella dell'Assunta, ove
cadenza della Turchia. Dimorando nel- poi fu collocato il mirabile gruppo espri-
la Spagna, colla sua dolcezza e tranquil- mente s. Anna, la sua Immacolata figlia
lità di spirito, seppe guadagnarsi la be- e il Redentore, scolpito stupendamente
nevolenza regia, e levò al sagro fonte in marmo da Andrea Contucci), che or-
l'infanta Isabella primogenita di Fdippo nò e dolo. Dopo elevato al cardinalato,
li a nome del Papa , il quale si mostrò fece porre nella cappella la seguente mar-
contentissimo di sua lodevole condotta. morea iscrizione, ma colla data anterio-
Tornato in Roma, senza riservarsi alcuna re a detta dignità, e la ricavo dal mede-
tenue pensione, rinunziò liberamente a simo Ughelli. D. O. M.Jo.Baptista Ca-
Gregorio X11I l'arcivescovato di Rossano staneus priinum Rossanensis archiepi-
Del gennaio 573,ed ilPapa l'inviò nunzio
1 scopus, deinde S. R. E. Presbyt, Car-
alla repubblica di Venezia, e poscia a mo- diti, s. Marcelli, sacellum hoc B. Vir-

tivo della pestilenza sopravvenuta a quel- gini dicatum, ornavi!, dolavi t, in eo-
la città, lo trasferì al governo di Bologna, que sepulchrum sibi cons triti fecit anno
ove nel 1577 co,lie governatore fece bat- mdlxviii.'E questo dunque un altro e-
tere con sua annetta un giulio d'argento sempio di que' Papi, ch'eransi avanti il
e mezza doppia d'oro. Quivi trattenuto- pontificato preparato il Sepolcro, seuza
si un anno, fu spedito in Colonia per in- che poi in esso fossero deposti. Tale e tanto
tervenire nel pontificio nome alle confe- credito godeva nel pontificato di Sisto V,
renze d'un trattato di pace, che maneg- alla cui elezione a vea contribuito (e fu an-
URB URB 39
co io predicazione pel papato), ed al qua- torelli neh' aggiunte al Ciacconio, Vita?.
le fu carissimo e si prevalse de* suoi con- Pont. t.
4> P- 2o5. Ordinò immediata-
sigli in vari e importantissimi negozi e nel mente la riforma della dateria apostoli-
governo della Chiesa, che pubblicamente ca per mezzo de'cardinaii Paleotlo, Fac-
per l'universale estimazione si designava Aldobrandino e la
chinetti, Lancellotli e
per successore, per cui il Papa faceta men- continuazione delle fabbriche di Sisto V,
te lo predisse avendolo invitato a Pran- volendo che di questo, e non già le sue,
zo (/".). Lo annoverò alle congregazioni fossero l'arme che vi si dovessero affigge-
del s. oflìzio, de' vescovi, ed in quella isti- re, disposizione virtuosa e rara. Rimandò
tuita per sollevare dagli aggravilo stato per la medesima strada ond'erano venu-
pontificio. MortoSisto V a'2 yagosto 1 5c)o, ti, alcuni suoi parenti, che alla prima nuo-
celebrati i funerali novendiali,a'7 settem- va di sua esaltazione celeremente erano
bre entrarono in conclave 53 cardinali, accorsi iu Roma, senza loro conferire uf-
che dopo essersi alfaticali per 6 giorni af- fizi, dignità o altri vantaggi. Anzi intimò
fine di mettere il triregno sul capo del subito al suo nipote Mario Millini che a-
cardinal Marc' Antonio Colonna, nell'8. vea fatto governatore (pare di Borgo e
giorno di conclave elessero con placidez- Castellano) di Castel s. Angelo, che nou
za e concordemente Papa a viva voce ad accettasse il titolo di eccellenza, so\\ lodar-
ore 24 (per quanto notai a Cella delCoic- si coman-
a'parenti più prossimi de'Papije
clave), e poi nello scrutinio de' i5 set- dò a tutti gli altri non si
congiunti, che
tembre verso le orei5, il cardinal Casta- prendessero maggior titolo di quello che
gna, comecliè piatissimo a'principi, al sa- avessero prima. Leggo nel Pozzo, Hist.
gro collegio, a Roma e alla Chiesa. Vol- della s. religione Gerosolimitana^ t. r,p.
le chiamarsi Urbano VII, per non dimen- 325, che dessa si rallegrò assai di sua e-
ticarsi giammai dell'urbanità che voleva saltazione,anche per l'intima amicizia che
con tutti usare,come riferì il gesuita p. vi passava col cardinal Verdala gran mae-
Giampietro de Rossi penitenziere di s.Pie- stro, e per trovarsi a Malta ileav. fr. An-
tro nella Relazione della morteci' Urba- tonio Mellini fratello del cardinal Gio.
no VII) Roma i5go. Si fece grandissima Garzia, ed attinente d' Urbano VII per
allegrezza da ognuno, e ciascuno ne spe- Ortensia Jacovacci sua madre. Onde l'or-
rava ottimo reggimento. Per cominciare dine, a cui il cardinal Castagna avea cal-
Urbano VII a dimostrare la proprietà damente raccomandato il parente, deli-
del nome cheavea assunto, appena elet- berò di fargli quelle dimostrazioni conve-
to si fece descrivere tutti i poveri di Ro- nienti a un amato congiunto diPapa. Per-
ma, per esercitare con essi la sua innata tanto apprestare buona casa con
gli fece

liberalità, siccome fece, e della quale su- decente famiglia, ed a suo conto volle che
bito die ancora bastante prova co' cardi- fosse spesato.Concorsero a gara cava- i

nali dipoche rendite. Al cardinal Pellevè lieri a corteggiarlo, e con doni cattivarsi
arcivescovo di Sens, che avea molto spe- ilsuo alletto. Ma mentre si attendeva in
so nel suo viaggio a Roma, die 2000 scu- Malta la galera che dovea condurlo in
di; al cardinal Alano 1000 scudi, e gli con- Roma, pervenne la notizia della morte
donò inoltre gli scudi 33oo che da Sisto Ad un tratto si cambiò la sce-
del Papa.
V avea ricevuto in prestito. Altra grossa na, ed il Mellini ritornò privato cavalie-
somma di denari condonò a' diversi suoi re, abbandonato tosto dalla turba degl'i-
debitori. Avea ancora stabilito di pagare gnobili adulatori; laonde sdegnato e per
tutti i debiti che gravitavano i luoghi pii suo onore volle partire «la Malta. Egli è
dell'intero slato ecclesiastico, col denaro questa un'altra grave e morale ic/.ioiic
della camera apostolica, e lo all'erma Vit- pe'pareuti e per gli addetti de'Papi e al-
4o (JRD U il B
tri principi elettivi! A Fabrizio Veralli, marlo a se in tempo che non avea an-
altro suo nipote, il Papa diede un cano- cora da render conto del suo pontifica-
nicato di s. Pietro, esortandolo a conte- to, nel quale tanti altri aveano smentito

nersi nell'anteriore modestia, e ad eserci- le più felici speranze. Adunque con soli
tare religiosamente 1' uffizio di canonico 1 3 giorni di pontificato, in età di 69 an-
(poi Paolo V lo creò cardinale). Non vol- ni non compiti, passò all'altro mondo a'

le nemmeno impiegare alcuni de'suoi pa- 27 settembre 590, bastando si breve re-
1

renti negli uffizi consueti della corte, affi- gno per farsi ammirare da'presenti e da'
ne di essere più. libero, com'egli diceva, posteri. Concorse a vedere il suo corpo

a castigare severamente ministri,che tro- i un pieno popolo, e molti, seuza motivo


vasse delinquenti, come attesta il citato d'interesse particolare, furono veduti
Vittorelli; dichiarò purea'suoi stretti con- piangere pe'suoi bellissimi cominciameu-
giunti che non isperassero da lui dovizio- ti di governo: tanto rincrebbe la perdita
se fortu ne,perchè erasi proposto di lasciar d' Urbano VII, la cui sede sulla cattedra
a' suoi successori buon esempio del di- di s. Pietro quanto fu di breve durata,
staccamenìo,che particolarmente un prin- altrettanto la sua memoria sarà in bene-
cipe della Chiesa aver deve dalla carne e dizione e gloria perenne, non meno a 'ge-
dal sangue. A'suoi servi intimò che non novesi che a'romani beneficali. Restò se-
vestisserodi seta,come coslumavanoquel- polto nel Vaticano, finche nella chiesa di
li ch'erano stati al servizio de'suoi aute- s. Maria sopra Minerva non fu terminato
cessori.Mentre da quesl' ottimo Papa si il magnifico deposito, la cui statua venne
aspettava un governo corrispondente al- scolpita con molta bravura da Ambrogio
le sue belle qualità, cadd'egli infermo nel Buonvicino, e che per gratitudine gli e-
2.° giorno dopo eletto, nel dì seguente si resse la delta arciconfraternita nella pro-
manifestò la febbre eandò crescendo. Da pria nobile cappella, alla quale fu trasfe-
questo tempo fino morte ogni gior-
alla rito non a'22 settembre 1606, come già
no si confessava e comunicava e tutia , dissi colNovaes nel vol.XlI,p. i43,ma a'21
Roma non cessava di far preghiere, pro- settembre 161 4- Neil' iscrizione scolpi-'
cessioni pubbliche, esposizioni del ss. Sa- la dal sodalizio sul suo sepolcro, si leg-
gramentoiu forma di quarant'ore, ed al- ge che avea vissuto 68 anni, un mese e
tri esercizi di pietà, per ottenere da Dio 23 giorni; così nella Roma sotterranea,
la guarigione di si buon Pontefice. Pen- Abbiamo Orazionie ri-
presso Vittorelli.
sava allora di trasferirsi dal palazzo Va- me nella morte dì Papa Urbano VII,
ticano a quello del Quirinale, sito d'aria Roma 1590. Pompeo Ugonioa'6 ottobre
più salubre, e molli cardinali e prelati si 1590 fece la sua orazione funebre al sa-
erano portati al Vaticano per accompa- gro collegio, la quale si legge nell'Oldoi-
gnarlo; ma perchè gli fu detto, che non no, Vitae Pont. t.
4, p. 206, di Ciacco-
era solito farsi vedere per la città il Pa- nio. Si ha di Lorenzo Arrighi crocifero,
pa non ancora coronato, ne depose il pen- Urbani VII Pont. Max. Vita, Bono-
siero. Avendo confermalo il suo antico te- niae <6i4« Leggo nel p. Galtico, Acta
stamento, nel quale lasciava 1' Areico n~ Caeremonialia, p. 483 De cadavere :

fraternità della ss. Annunziata (della Urbani VII, ex Paulo Alaleone. E la


quale riparlai nella biografia del cardi- dettagliata e interessante descrizione del-
nal Torrecremata suo istitutore), erede la Traslazione del cadavere del Papa
del suo patrimonio ascendente a 3o,ooq dalla basilica di s. Pietro alla chiesa di
scudi, come leggesi nel ricordato Giacco- s. Maria sopra Minerva, e del funerale
nio, da impiegarsi nelle doti di povere zi- che in questa si celebrò. La riprodusse
telle romane, rese grazie a Dio per ehm- Francesco Cancellieri, con altre erudite
URB URB 4'
Ro-
notizie, ne\Y Effemeridi letterarie di URBANO Vili, Papa CCXLV. Maf-
ma del 1823, t. 12, p. 79, con gli Aned- feo Barberini, nacque in Firenze uel
doti de funerali di Papa Urbano VII. 1 568 da Antonio Barberini e da Camil-
Nella zecca pontificia vi sono le seguenti la Barbadori o Barbadoro dama di quel-
medaglie di Urbano VII, descritte nella la città. Già in diversi luoghi ragio-
Serie de'eonii di medaglie pontificie, a nai delle grandi gesta di questo magna-
p. 4o« La 1." è colla sua effigie col capo nimo Pontefice, e del suo lungo, splendi-
nudo e piviale nel quale è inciso Gesù do e memorabile pontificato, e de' mol-
Crocefisso, con figura sotto la croce e in- teplici avvenimenti che lo segnalarono,
feriormente altra figura, ed in giro il suo come della sua nobilissima e celebre di-
nome. Nel rovescio colfepigrafe: Sic lu* scendenza. Ad evitare ripetizioni,ed a con-
ceat lux vestra, e il candelabro gerosoli- servare il mio sistema compendioso, al-
mitano. La 2.* con eguale effìgie e pivia- trimenti pel complesso de'fasti d'Urbano
le ricamato con due santi vescovi. Dal- Vili ne dovrei sorpassare notabilmente
l' altro lato la Chiesa sedente con trire- i limiti, Dell'accennare io corsivo gli ar-
gno nella destra e croce nella sinistra, e ticoli principali ove discorro delle cose
nell' esergo : Sponsum menni decoravit che in questo indicherò, spero che nulla
corona. La 3.' simile effìgie, e nel rove- sarà preterito, e così conserverò le pro-
scio le figure della Giustizia e della Cle- porzioni biografiche; dovendosi però av-
menza che s'abbracciano, aventi a'Iati a- vertire, che sebbene le altre cose opera-
ste e scettri: l'iscrizione dice: Juslilia et te descrissi a'rispettivi luoghi, pel nume-
a
Clementia complexae suntse. La 4« con ro riesce impossibile qui tutte ricordarle,
iscrizione ed efiigie eguali alle anteceden- come le concessioni e altro per gli ordini
ti, e dall'altra parte il Papa che dà a una e congregazioni religiose. Notai a Barbe-
figura genuflessa lo stendardo di s. Chie- bini famiglia, nella quale e nell'articolo
sa. Sì questa medaglia che la 2/ sono ri- Colonna famiglia, dichiarando la discen-
guardale apocrife e spettanti a'seguenti denza illustre che tuttora fiorisce, il suo
Papi,nondimeno furono riportate dal Ve- capo essendo principe di Palestrina (de-
nuti, Numism. Pont.,p.i 76, e dal p. Bo- gli antichi feudi posseduti da questa pro-

nanni, Numism. Pont., t. , p. 433. La 1 sapia e delle principali signorie supersti-


a
2. medaglia ch'era stata coniala per la ti, non mancai parlarne ne'debiti luoghi),

coronazione, onde conservarne la memo- che alcuni sostengono essere Ma Ileo na-
ria, servì pel successore Gregorio XIV, to in Roma, ove il padre trasportò la sua
mutatosi il nome e l'eflìgie,il che rilevò stirpe, ciò che altri attribuiscono all'avo
pure Cancellieri nella Storia de'posses- pure di nome Antonio. Certo è che dopo
ft, dicendo di quello di Gregorio XIV. l'elevazione di Maffeo, la sua famiglia di-
Lo Scilla, Delle monete pontificie, a p. venne opulente, potente, principesca e ro-
139, 256, 372, parla di quelle sunnomi- mana; fu decorata del toson d' oro e di
nate e delle battute da Urbano VII, cioè altri insigni ordini equestri, del titolo di
la doppia d' oro coniata in Bologna col grande di Spagna, e fuad altre ascritta
di lui stemma, e con quelli della città e cospicue nobiltà, come
Vene- a quella di
del cardinal legalo Peretti 5 oltre la lira zia nel i652, in ricompensa d'una grati
col suo ritratto, e alcune monetine di mi- somma di denaro che Barberini sommi- i

stura pure battute in Bologna. Descrive nistrarono a quella repubblica nella guer-
ancora lemonete coniate a Fano, a Ma- ra che sosteneva contro i turchi. Nel ci-
cerata, non che di quelle di sua sede va- tato articolo dissi col Novaes, che il pri-
cante. La sauta Chiesa vacò 2 mesi e 7 mo cognome de' Bai berilli tu Castellini,
giorni. indi presero quello di Hai belino dui cu-
4-2 UR 13 U ti B
stello che fondarono In Val d'Elsa di To- tornato a Roma nel seguente anno, già
scana; 11 diligentissimo Repelli nel pre- dando saggio d'ameno ed eccellente inge-
gievolissirno, Dizionario geograjico-fisi- gno,versalo assai nella poesia, nelle lettere
co-slorico della Toscana, descrivendo umane, nelle scienze ecclesiastiche, e nel-
Barberino di Val d'Elsa, nulla dice di le lingue latina, greca ed ebraica apprese
tale fondazione. Egli bensì nana, che que- in Roma, da Sisto V in dichiarato abbre-
sto piccolo castello capoluogo di comu- viatola apostolico di parco maggiore, in-
nità, il quale co* suoi annessi conta circa di referendario della segnatura di giusti-
i o,ooo abitanti, ebbe vita dalia distru- zia, e da Gregorio XIV di quella di gra-
zione di Semi fonte, e la prima sua memo- zia. Divenne poi governatore di Fano,
ria certa è del io5/l come luogo e me- nel1^92 destinatovi dal fiorentino Cle-
glio nel 1278. » Esiste ancora dentro le mente Vili nativo di quella citlà po- ;

mura castellane il palazzo de' Barberini, scia lo fece protonotario apostolico par-
da cui sortirono i proavi del Pontefice tecipante, nella quale qualifica regi-
Urbano Vili; sulla porta del quale avvi strò in Ferrara nell'anno 1598 le me-
uno scudo di pietra co' tre Insetti che morie de' due matrimoni celebrati alla
dovrebbero essere piuttosto Tafani che presenza di Clemente Vili di Filippo
dpi, come apparisce meglio da un'altra ìli re di Spagna e I' arciduchessa Mar-
firme più antica esistente nella facciata gherita d'Austria, e dell'arciduca Al-
del piccolo spedale ad uso di pellegrini, berto d' Austria e Isabella Chiara Eu-
edificato nel i365 da Taddeo di Cecco genia infanta di Spagna. Cardella lo

d-x Daiberino; e dal nome di Tafania vuole anche votante dell'una e l'altra se-

che tuttora conserva, nelle vicinanze di gnatura. Avendolo il zio Francesco isti-

Barberino, uno de', poderi dell'illustre tuito erede del ricchissimo suo patrimo-
prosapia, che ne prese il cognome, e quin- nio, potè acquistare un chiericato di ca-
di il suo blasone . . . Si segnalò in diplo- mera, allora venale, ed esercitò con lode
mazia per importanti commissioni affida- altre diverse magistrature. Clemente V l 1 1

tegli dalla repubblica fiorentina, sia in nel 60 lo spedì inFrancia nunzio straor-
1 1

Roma,sia in Lunignana, Giovanni di Maf- dinario, per congratularsi nel suo nome
feo da Barberino, fratello del tritavo di con Enrico IV della nascita del Delfino
colui che forma la più bella gloria eli Bar- poi Luigi XIII, e per presentargli l'ono-
berino, voglio dire del cardinal Maffeo, rifico donoFascic benedette. Re-
delle
che sedè per tanti anni con molta glo- stituitosi a n\\ die commissione di
Pioma,
ria sulla cattedra di s. Pietro sotto no- frenare le acque del lago Trasimeno di
me di Urbano Vili". Maffeo dunque Perugia,che immensi danni recava alle cir-
rimasto in età di 3 anni privo del pa- costanti terre;ed egli ciò eseguì con propor-
dre, imparò i primi rudimenti nella sua zionato emissario, raccogliendole e inal-
patria sotto la savia direzione di sua ma- veandole ad allro scarico, il quale riuscì
dre, quale non molto dopo l'inviò a
la così vantaggioso che gli guadagnò la sti-

Pioma, ove dimorando presso Io zio Fran- ma e l'amore di tutta l'Umbria. Inoltre
cesco Barberini prototiotario apostoli- Clemente Vili e per opera del cardinal
co, nel collegio romano e directo da' ge- Odoardo Farnese suo patrono, neli6o4
suiti si perfezionò negli studi di filosofia. Io fece arcivescovo di Nazareth nel regno
In età di 20 anni prese l' insegne di dot- di Napoli e nunzio ordiuario alla corte di
tore nella giurisprudenza nell'università Parigi , ove sommo vantaggio recò alla
di Pisa (pretende Zani nelle Memorie de' cattolica religione, ed ottenue dal re En-
Gelati di Bologna, che in quell'univer- rico IV che i gesuiti fossero richiamati in
sità intraprese lo studio delle ieggi),donde Francia dall'esilio, che aveano avuto in-
URB U R D 43
giustamente per calunnie de'loro nemici, ebe riportai nel voi. LXIII, p.176. Tra-
ni insieme fosse atterrata una piramide scorsi 1 1 giorni dalla morte di Gregorio
Pubblicata in Parigi incontro al palazzo XV, 19 luglio entrarono in Conclave
a'
1

pubblico io obbrobrio dell' innocente e (di cui fu governatore mg. Alessandro Ce-
benemerita compagnia. Nelle turbolenze sarmi poi cardinale, e confessore il p. Ste-
a*
di sedizioni e di religione, ebe avvenne- fano del Bufalo gesuita) 52 cardinali,
ro in Parigi nel tempo di sua nunziatu- quali poi si aggiunsero 7 altri. Sembrava
ra (e il Cordella con anacronismo preten- a molti, ebe questo concia ve dovesse lira-
de, per 1' esecrando attentato alla vita re assai a lungo, poiché i sagri elettori
d'Enrico lV) fece rispondere la sua pru-
5
erano quasi tutti di sentimenti diversi, pel
denza e valore, non meno ebe l'autorità gran numero di soggetti degni e merite-
della s. Sede. Pertanto in rimunerazio- voli del pontificato.11 cardinal Bandirli,

ne de' servigi alla medesima prestati, as- per essere stato preterito, o perchè avea
sente fu da Paolo V l'i i settembre 1606 assicurato il cardinal Àntonmaria Sauli

creato cardinale dell'ordine de'preti. Ve- decano del sagro collegio di farlo elegge-
nuto in Roma, col cappello cardinalizio re Papa, pel veemente dispiacere in una
ricevè dal Papa per litoloia Chiesa di s, notte i suoi Capelli, biondi incanutirono.
Pietro in Molitorio, ebe poi a'5 febbraio Riferisce per abbaglio Novaes, avere il
16 io gli permutò colla Chiesa di s. O- Cardel la asserito, che poco mancò ad es-
nofrio (della quale riparlai nel voi. XXXI, sere elevato al triregno i! cardi nal/^cYZ/^y
p.io4), divenendo protettore di Scozia e ma deve riportarsi al conclave per
ciò
del suo collegio, del collegio greco, del- l'elezione di Paolo V, come appunto de-
l'ordine basiliano edialtri.Neli6o8 Pao- scrive Cardella, an^i morì nel 1G12 e non
lo V da Nazareth lo trasferì al vescova- neli5i2 come si legge nello stesso Car-

to di Spoleti, nel quale operò tutte quel- della,certamente per errore di stampa. Il
le cose provvide e beneficile narrate in cardinal Giangarzia Militili ebbe a suo fa-
quell' articolo, governandolo per un ve- vore 22 cardinali, alla lesta de'quali eravi
scovo suffraganeo; ridusse a perfezione il il cardinal Borghese nipote diPaolo V,che
seminario, e fece erigere que'di Spello e poi si alzò dal letto per venerare il Barberi-
di Visso. JNel 1616 eresse nella chiesa di ni. Uniti finalmente dallo Spirito Santo in
s. Andrea della Valle di Roma, de Tea- breve tempo i sagri elettori, nella dome-
5

tini, una magnifica cappella gentilizia, e nica de 6 agosto si dichiararono pel car-
divenuto Papa le concesse singolari pri- dinal Barberini di 55 anni, tranne i car-
vilegi. JNelTanno 1617 rinunziò il ve- dinaliScaglia e Bandiui che si mostrarono
scovato di Spoleto liberamente a Pao- costantemente contrari, ed il cardinal An-
lo V, comechè incaricato da lui della drea Peretti per infermità uscito dal con-
legazione di Bologna e della prefettu- clave. Seguì l'elezione per opera princi-
ra della segnatura di giustizia, e perciò palmente del cardinal Maurizio di Savoia
impotente di governare la sua cbiesa da protettore di Francia (per cui il Barberi-
per se, venendo eziandio impiegato in al- ni gli si dichiarò obbligato e ringraziò pu-
tri gravi affari, come quello ch'era dive- re il re Luigi XI 11), e del cardinal Stefa-
nuto pratico e sperimentato nell'ecclesia- no Pigna He Ili. Per essersi smarrita una
stico, nel politico e neir amministrativo. schedula, ad onta ebe nulla pregiudicas-
Alla morte del Papa intervenne al con- se, virtuosamente e nel modo che descris-
clave nel 162 1 per l'elezione di Gregorio si nel voi. XXI, p. •.>.
j. 1, il cardinal Bar-
XV, il quale terminando di vivere l'8 lu- berini volle, ad onta del rischio a cui si e-
glio1623, nella sede vacante di 28 gior- sponeva,che si rinnovasse l'accesso, e con
ni accaddero que' deplorabili disordiui 5o voti restò confermato Pontefice. In
44 URB URB
una relazione rass. di questo conclave, che nel giorno della coronazione iV Urbano
vuoisi scritta dallo stesso Barberini, si di- Vili, Roma 1626. La sagra Monar-
ce ch'ebbe 26 voti nello scrutinio e 29 chiay panegirico di Andrea Boncompa-
nell'accesso, in tutti 55. Due prognostici gno, nella coronazione d'Urbano Vili,
aveano predetta la sua esaltazione, uno Roma 1623. Andrea Bojani, Elogium in
lo registrai a Cella del Conclave, l'altro coronatone Urbani FUI, Romae 682. 1

fatto due anni prima dal p. Giambattista O ratio Ponipae Avenionensis infelici
Spada domenicano con questo anagram- Urbani Vili ad Pontificatimi advenlu,
ma: Maphoeus Barberinus, PhoebusRo- 1623. Altre composizioni si ponno leg-
manae Urbis: Ut Sol regali coelo mi- gere ne' Possessi di Cancellieri. Colle
catigneus ore -SicPLomanae UrbisPhoe-
}
medesime solennità si portò 5o gior-
bus et Orbis eris. Poscia una dell' im- ni dopo in lettiga aperta a' 19 novem-
prese di questo Papa e di sua famiglia fu bre, a prendere con isplendida cavalcata
il Sole. Dipoi in memoria del giorno del- il solenne possesso della basilica Latera-
l'elezione, sagro alla Trasfigurazione del nense, descritta da Cancellieri nella Sto-
Signore, fu coniala una medaglia con l'ef- ria de' possessi. Ne descrisse pure la pom-
figie del capo nudo e piviale ri-
Papa col pa con eloquenza Agostino Mascardi nel-
cama to,col l'epigrafe: FVzcjV mirabilia ma- l'opuscolo, Pompe del Campidoglio, Ro-
gna solus. Nella Numism. Pont, del p. ma 624. Prima del possesso e a' 2 otto-
1

Conanni furouo riprodotte e illustrate le bre creò cardinale il nipoteFrancescoBar-


medaglie coniate nel suo pontificato. Pre- berini, che esercitò grandissima autorità
se il nomeUrbano Vili, cui egli sem-
di nel suo pontificalo, e poi soggiacque a di-
pre corrispose non meno nell'urbanità del sgustose vicende. Per l'assunzione al pon-
suo tratto, che nella veramente paterna tificato d'Urbano Vili, esultarono gli
umanità, colla quale si mostrò principal- scenziati, i letterali, gli eruditi, i poeti;
mente a favore di Roma. Notai nel voi. e con fondamento sperarono patrocinio
XV, p. 287, col diarista Gigli, che dopo e considerazione, in uno al fiorimento
il conclave quasi tutti i cardinali si am- delle belle arti, ne si delusero nella con-
malarono, alcuni morirono, come avven- cepita e lusinghiera espellativa. Nelle
ne alla più parte de'conclavisti; che cadde Memorie dell'accademia de' Lincei, del
pure infermo il Papa, onde fu d'uopo dif- duca Odescalchi (della quale celeberri-
ferire la coronazione a' 29 settembre, ma Accademia molto e cou riverente
giorno da lui destinato come sagro a s. ammirazione riparlai a Università ro-
Michele arcangelo, di cui era moltodivo- m ana, nel celebrare l'origine e il progresso
to, per cui gli fece erigere un altare nella della romana letteratura), leggo l'allegrez-
basilica Vaticana, col quadro dipinto dal za che l'esaltazione d'Urbano Vili pro-
cav. d'Arpino, e poi lo fece copiare in mu- dusse ancora al principe e fondatore be-
saico da Giambattista Calandra. Lo Scil- nemerito della medesima, Federico Cesi
la nelle Monete pontificie , riportando principe dis. Angelo e duca d' Acqua-
quelle d'Urbano Vili, narra che ne fece sparta, ed agli accademici Lincei, per am-
battere alcune coll'immagine dell'Arcan- mirarlo esimio prolettore de' letterati e

gelo, ed egli avanti a lui genuflesso col gran letterato esso pure, il quale era in-

motto: Temane, Te vespere. Una me- sieme compare del principe. E tanto più
daglia ha altrettanto, e fu coniata per la essi ne gioirono, quando videro essere in

coronazione,indi ripetuta. Il triregno glie- grau favore presso di lui d. Virgiuio Ce-
r
lo impose il cardinal Alessandro d' Este sanni cugino del principe, e mg. Gio-
i.° diacono. Per questa solennità furono vanni Ciampoli fiorentino, ambedue lin-

pubblicati. Il Cantico delle benedizioni cei ed ih.°scelto tosto per Maestro di


L R D
T
uru 45
Camera del Papa (in quest'articolo nel fezione. Effettuò Galileo il suo disegno
formarne da per me la serie, noi conob- nel 1624, ma nulla potè concludere in-
bi per tale: ora che mi è dato, vi sup- torno agli altari scientifici pe' quali vi si

plisco con alcune indicazioni. Trovo inol- era condotto, onde non molto dopo se
tre belle notizie di Virginio anche nel ne riparti, soltanto accompagnato con
Ratti,Della famìglia Sforza, par. 2/, breve onorificentissimo del Papa, a sug-
p. i63, 239, 298, il quale nel 1785 gello della benevolenza colla quale l'a-
pubblicò eziandio Memorie sulla vita
: vea accolto. E qui dirò ancora, che i Lin-
di mg* ri. Virginio Cesar ini. Mi limiterò cei ottennero allora dall'imperatore Fer-
adire,clie ornato di singoiar ingegno, pro- dinando il privilegio per la stampa
II

fondo scenziato, fu paragonato da un ven. della Storia naturale del Messico j e ciò
cardinal Bellarmino e da Lelio Gnidio- mentre il principe Federico continuò a
cioni, a Giovanni Picco delja Mirando- desiderare, non meno di quello che fa-
la. Pubblicò un volume di poesie italia- cessero tutti suoi compagni accademi-
i

ne e latine; fu onorato dalla coniazione ci, la prolezione e la benevolenza del Pa-

d'una medaglia ; e mentre il Papa lo de- pa e de' Barberini, della quale egli mol-
stinava al cardinalato, di 3o anni morì to abbisognava, anco perchè, come pure
neh 624, lasciando all'amata accademia apprendo dall'Odescalchi, in quell'epoca
la sua privata biblioteca. Il senato e po- avendo l'esempio di Galileo ammaestra-
polo romano in Araceli a sue spese gli to i filosofi, pii che
molti uomini più
celebrò solenni funerali, in cui recitò l'o- scenziati, secondo V Odescalchi, ad ogni
razione funebre, poi stampata, il p. Ales- nuova scoperta si opponevano e non dif-

Sandro Goltifredi gesuita. Più lardi il Pa- fìcilmente la giudicavano contraria al-
pa creò cardinale il fratello Alessandro, l' espressioni della sagra Scrittura e de'
pe' meriti suoi e per quelli del germano ss. Padri ; per cui il principe Federico,
defunto, come si espresse); il i.° poi lo in quanto all'opinione sua sulla fluidità,
dichiarò segretario de' brevi a' principi, ne consultò il cardinal Bellarmino, e
e pare che lo fosse stato anche del pre- n' ebbe approvazione. È vero che poi il
decessore Gregorio XV. 1 Lincei ascrisse- Galilei, nel suo Saggiatore, dedicato
ro alla loro accademia il detto cardinal da'Lincei al Papa (secondo mg/ Marini,
Francesco nipote del Papa, uomo nella anzi si attribuisce a Mario Guidacci di-
repubblica letteraria conosciutissimo, e scepolo di Galileo), si mostrò frizzante,
mecenate anch'esso de'lelterali, de'quali piccante, mordace all' altrui opinioni ;

avea piena la sua corte, e fra gli altri tu Ita volta il dottissimo ex gesuita An-
molti si pregiava di Cassia no dal Pozzo dres non dubitò più tardi d' asserire :

e del celebreLuca Holstenio. Per l'in- Che la dottrina di Galilei merita ogni
nalzamento al triregno del dotto Urba- sorta d'indulgenza in riguardo alle bel-
no Vili e dell' ascrizione del nipote al- lissime cose, che l'ottica e tutta la filoso-

l'accademia de' Lincei, col principe di fìadeve ad esso. In seguito farò parola
questa si rallegrò il gran filosofo pisano del famoso processo di Galilei, che fece
Galileo Galilei e Fabio Colonna, ambo tanto rumore, perchè la di lui prudenza
lincei ; anzi il primo si propose di recarsi non era eguale all'ingegno, e col suo in-
in Roma a baciare il piede al Papa, per temperante e ostinato zelo per la sua cau-
mandare ad effetto molte cose da lui me- sa recò ad essa nocumento. Negl' inizia
ditate per l'incremento delle scienze ; e dell'accademia de'Lincei, non lati iarono
n'ebbe approvazione dal principe Fede- né il principe, né suoi lincei con inde-
i

rico da lui consultato, e donato d'un mi- fesso ardore nessun ramo di letteratura
croscopio da lui condotto all'ultima per- intentalo, inclusi vanu-iite allo studio deb
6

4<3 URB U R B
le antichità. Perciò e per vagheggiar sem- ti da Urbano Vili, nelle serie de' vesco-
pre Federico il potente patrocinio de' vi, nei descrivere le grandi cariche della

Barberini, pensò di comporre un'opera corte e curia romana, e in altri articoli,


intorno alle Api, siccome quelle die com- anch'io in buona parte enumerai siffatte

ponevano lo stemma gentilizio del Papa benemerenze.


e di sua famiglia. Scrisse egli in fatti una Nell'anno 1624 Urbano Vili beni-
dottissima operetta su quegli inselli co- gnamente ricostituì la depositeria de* pe-
tanto industriosi, nella quale alla più e- gni di Roma, che perciò prese il no-
satta descrizione deila loro figura e di tut- me di Depositeria Urbana, e ne attri-

te le parli loro, la descrizione unipure a emolumenti al


buì qli Conservatorio di
de loro ingegnosi lavori, della loro eco- s. Eufemia.. Egualmente nel 1624 ar-
nomia, con sue erudite e opportune ri- riccia di preziosi mss. greci la bibliote-
flessioni arricchita, e la pubblicò nel ca Vaticana; e si applicò subito il Papa a
1 6i5 colle stampe dedicata a Urbano togliere molli abusi sul culto de* Santi, ri-
VII! ih nome dell'accademia de' Lincei. servando alla s. Sede la facoltà d'onora-

Non era però quesl' opera, se non una re i servi di Dio e con Beatificazione, e
parte di quella grandissima ch'egli vole- vietò che se ne pubblicassero le vite sen-
va intitolare Theatrum totius Naturae, za licenza della medesima. Di questo de-
iutorno alla quale alfalicossi egli quasi in creto fu cagione il da me riferito nel voi.

tutto il corso di sua vita, ma fino a noi LXlV,p. 62,pe'falsi onori tributati al fa-
1

non pervenne. Del resto quanto le let- moso fr.PaoloSarpi.E opportuno ricorda-
tere e i suoi cultori fiorissero sino dal re,ehenel vol.XV,p.2 17 e altrove, riportai
principio del pontificalo d'Urbano Vili il migliore provvedimento ditto da Urba-
e per tulio il suo lungo corso, si può ve- no VI IL alle perorazioni che gli avvocati
derlo nel eh. Pienazzi, quale nella pie- il concistoriali facevano ne' concistori, an-
gievolissima Storia dell' Università de- che di cause criminali gravissime, ordi-
gli studi di Roma, col saggio storico nandoci^ invece si perorasse la causa de*
della letteratura romana 3 \\e\ t. 3, cap. Beati e à^ Sèrvi di Dio, per la Beatifi-
e seg., narrando la particolare cura che eb< cazione o Canonizzazione. A p. 2 34 dis-
be quel gran Papa del pubblico studio di si che determinò ancora alcune cose ri-

Roma, il che con quel dotto celebrai an- guardanti i processi de' promovendi in
ch' io nell'omonimo articolo, e quale ne concistoro; ed a Professione di fede no-
fosse al suo tempo lo stato della letteratu- taiquanto ordinò su di essa, e che alcuni
ra ;
quali pubblici maestri insegnassero le vescovi debbono farla insieme al giura-
scienze, quanto desse si coltivassero in Ro- mento. Pubblicò una legge, colla quale
ma con ampi e lieti progressi, perla ponti- obbligò vescovi alla Residenza delle chie-
i

fìcia magnanima protezione,


munifica e se loro di cui parlai a Congregazione
,

non senza tacere come poi mano mano si della residenza de' vescovi, dalla quale
depravasse generalmente in Roma il buon non escludeva i cardinali, dicendo a que-
gusto nelle belle lettere. 11 Renazzi rile- sti: Che se fino allora potevano scusa-
si

va quanti più principali scenziati e let- re coll'addurre in difesa loro, che il Papa
Urba-
terati fiorissero nel pontificato d' lo sapeva e lo tollerava, egli non lo tolle-
no Vili, quali guiderdoni e incoraggia- rava nèlopermelteva.Aumentòediè altri
menti se n' ebbero, non che progressi i regolamenti aìldCongregazionc dellaVi-
deile scienze, e di quelle naturali e nelle sita apostolica, per le chiese e luoghi pii
matematiche per opera singolarmente di Roma ,'e la principiò egli stesso con
del principe Cesi e dell' accademia de' farla alle basiliche patriarca li. Dichiarò
Lincei. Nelle biografie de'cardinali crea- che niun religioso, fuorché della compa-
U II B ORB 47
gaia Gesù, potesse essere dal suo ordi-
ci i vranità della s. Sede. Quindi estinguen-
a
ne o congregazione caccialo, se non per dosi in Francesco M. li l'investitura del
incoi reggibile. Giunto il i6a5 celebrò ducato Urbino, ne ottenne vivente la
d'
Wlniio santo A fi, colle particolarità die cessione, e mandò a prendere il possesso
descrissi in quell'articolo; a Porte sante di quel ragguardevole stato, riunendolo
poi rimarcai le medaglie che fece conia- immediatamente al dominio temporale
re, e la surrogazione della porla santa di pontificio , ed allora la repubblica di s.

s. Maria Trastevere invece di quella


in Marino passò direttamente sotto la pro-
di s. Paolo, a motivo della Pestilenza e tezione della santa SeLÌe. Col ducato a-
dell'inondazioni del Tevere, pe'quali in- vendo ricuperato pure il Presidalo della
fortuni! prese mirabili provvedimenti. Del- Massa Trabaria, dichiarò vescovatos.^/,7-
lo slesso Giubileo (ove parlai ancora di gelo in. Vado, è Castel Durante che dal
altri straordinari da lui concessi per pub- suo nome chiamò Urbania. in memo-
bliche circostanze), abbiamo di Giorgio ria del ricuperato ditello dominio fu

Polacchi : commenta-
llliislrationes et incisa una medaglia, esprimente li orna
rius ad Bulinili Urbani V III prò Sa- galeata con asta nella destra, e la basili-

cri Jubilaei mino i6a5, Veneliis i6i5. ca Vaticana nella sinistra, cinta intorno
Correndo anno santo emanò una bol-
1' da una corona d' olivo, coli' iscrizione :

la sul? Elezione d«? Papi, ed altra sul- Aucta ad Metaurum Ditione. Nell'eser-
le limosiue da farsi dal cristianesimo a' go: Romae. Questa medaglia fu riconia-
santi luoghi di Palestina, in che poi fu ta nell' ultimo anno del pontificato. Per

imitato da molli de' suoi successori, e la morie poi del duca, restando vacante

lo d teli ia iai nel voi. XXXI II, p. i o4- Ca- la cospicua carica di Prefetto di Roma,
nonizzò solennemente s. Elisabetta re- Urbano Vili la conferì al nipote d. Tad-
gina di Portogallo^ avendosi due meda- deo generale di s. Chiesa, e alla sua fa-
glie colia memoria di questa funzione, ed miglia sino a 3." generazione. In quell'ar-
altra ha espressa la santa colle iscrizioni: ticolo notai chi poi lo furono de' Barberi-
S. Elisabeth regina Lnsitnnine : A Deo ni, e la pompa eolla quale il Papa ne inve-
sane tifica ta. Indi il Papa confermò il stì il nipote, che tenne a. pranzo e gli do-

decreto della congregazione del sanlo uf- nò la Rosa d' oro. In questo riprodussi
fìzio, sul culto immemorabile della b. il novero di quelle da lui regalate in di-
Colomba di Rieti dell'ordine de'predica- versi tempi, ed altrettanto feci delio Stoc-

lori.Questa fu lai. "beatificazione equi- co e Berrettone ducale benedetti, e pari-


pollente. Dipoi e come accennai, commi- menti da lui donati; mentre a Fascie be-
se le canonizzazioni e beatificazioni alla nedette, dissi che le inviò al figlio di Fi-
solaCongregazione de sagri riti. Ap- lippo Spagna. Il missionario e
IV re di
provò pure il culto immemorabile del b. patriarca gesuita Mendez rese ubbidien-
Matteo Cancro mantovano de' predica- te alla Chiesa romana ['Etiopia e Abis- l'

tori. Con breve settembre i6s5


de' \i sinia, giurando l'imperatore, il suo ere-
concesse a'eappuccini l'uffizio e messa, con de e i grandi fermissima ubbidienza l'i r
rito semidoppio , di s. Corrado del 3.° febbraio 1626 a Urbano Vili. Questi con
online di s. Francesco. Nello slesso anno paterna amorevolezza ringraziò l'impe-
istituì l'archivio de'cardinali nel Valica- ratore, e l'esortò a difendere la religione
no, per servizio ili essi nel conclave. Con che uvea abbracciata e stabilita nei suo
due bolle confermò nel i (>>.(> quelle de' impero. Indi a promuovere maggiormen-
predecessori, nelle quali si vieta d'aliena- te la stessa religione, procurò con parli*
re o dare di nuovo in feudo qualsivoglia colare sollecitudine, che oltre a' copiosi
terra appartenente o devoluta alla So- missionari gesuiti, che dal Portogallo si
48 URB URB
spedivano in quelle regioni, la Congre- come il Collegio Greeo e l'affidò a' ge-
gazione dì propagandante istituita dal suiti. Dichiarai a Grotta Ferrata, che
predecessore ebbe da lui notabile incre- il Papa concesse alle chiese greche de'
mento, chiamasse a Roma alcuni sogget- basiliani, che potessero i monaci celebra-
ti intelligenti nella lingua etiopica, accioc- re qualche messa col rito latino, e di quel-
ché fossero istruiti, ond'essere destinati in l'abbazia fece commendatario il nipote
quelle missioni, nel Collegio Urbano fon- cardinale Francesco, che vi lasciò mo-
dato sotto i suoi auspicii (accresciuto per numenti di sua pietà, e fu imitato dal
le munificenze del fratello cardinal Anto- proprio nipote cardinal Francesco. Ur-
nio, a cui conferì già il titolo di s. Ono- bano Vili tolse alcuni codici dalla libre-
frio, laonde per queste benemerenze de' ria, e li pose nella sua Biblioteca Barbe-
Barberini col collegio, nelle scuole di esso rini; ma fu benemerito coll'ordine basi-
sono ammessi i Paggi della famiglia Bar- vano, ordinando lo stabilimento del col-
berini) e arricchito di privilegi, onde prese legio di Ronria, e protesse l'accademia che
nomediCoZ/cg/o Urbano di propagai
il vi fu istituita. Nel 1626 Urbano Vili con

dafide. Inoltre pei Urbano Vili ebbe ori- nuove disposizioni meglio stabilì la Con-
gine la celeberrima poliglotta Stamperia gregazione dell'Immunità ecclesiastica,
di propaganda fide , ed è perciò che di per cui alcuni lo chiamano istitutore di
tutte le opere che in essa s' imprimono, essa, almeno nel modo come al presente
se ne dà una copia gratis alla Bib liotcca trovasi; e ad Immunita' ecclesiastica ri'
Barberini. Ma breve fu la gioia del Pon- parlai di quanto operò per la medesima.
tefice, perchè l'imperatore minacciato a Ne' voi. XXVI, p.122, e XLI1I, p. 194,
morte da'sudditi pei mise gli antichi erro- riportai, che il Papa nel 1 627 concesse a'

ri, ed il figlio bandì poi missionariemol- i francescani osservanti l'uffizio e messa de'
ti riportarono glorioso martirio. In com- loro 23 martiri del Giappone, e fa la pri-
penso di questa perdita tanto sensibile , ma causa di martiri trattata e conclusa
al cuore del Papa, egli ebbe però la glo- dalla congregazione de'riti; e che altret-
ria-pel i.°di ricevere all'ubbidienza i re tanto concesse a'gesuiti, pe'3 martiri lo-
di Congo nella Nigrizia, contrada d'Afri- ro dello stesso Giappone. Avverte No-
ca,non essendosi ciò potuto elTettnaredal- vaes nella Storia d' Urbano Vili, non
J'ambasciatore spedito a PaoloV, al qua - doversi dire con alcuni, che perciò questi
le oratore Urbano Vili nella Chiesa di martiri furono canonizzati,sebbene in due
s. Maria Maggiore e nell'ingresso della libri stampati in Roma
1646, uno de' nel
sagrestia edificò un nobile avello, con e- quali dedicato a Innocenzo e munito X
legante iscrizione. Grandi furono le be- delle competenti approvazionijSi registra-
nemerenze d'Urbano Vili colle missioni no essi col titolo di santi, e si dicono da
pontifìcie e i missionari apostolici, cui vie- Urbano Vili messi nel catalogo de'santi.
tò esercitare la mercatura. Ricevè i de- Ma oltreché nella concessione del Papa
putati di Partemio nuovo patriarca di Co- a' gesuiti si aggiunge, finche non si ter*

stantinopoli, che gli resero ubbidienza co- minano i processi per la loro canoniz-
me a capo della Chiesa universale, e per zazione, segno che questa non era fatta,
trattare l'unione co'greci alla s. Sede; nel- rileva Novaes che il Lamberlini nella sua
la quale occasione il Papa senza interpre- opera De Canoniz. ss.,\a chiama sempre
te parlò in greco cogli ambasciatori, con beatificazione; e tale infatti è quella, in
franchezza ed eloquenza. Spedì ricche sup- cui si concede il culto per qualche luogo
pellettili al patriarca de'maroniti,e ricol- determinato, e non si comanda per tutta

mò di beneficenze il Collegio de' Maro- la Chiesa. Quindi è, che quando il com-


niti di Roma, ed altri Collegi di Roma, missario generale de'minori osservanti ri-
URB U R D 4g
corse tlli congregazione rie' t'iti affinchè gè corrispondente lapide monumentale.
isuoi ?.3 martiri ilei Giappone fossero po- Nell'aprile 852 seguì V inaugurazione
1

sti nel Martirologio romano, la congrega- con grande solennità.


zione rispose agli 8 aprile 1628, come a- Narrai nell'articolo Svizzera le perti-

vea fatto a'3o luglio 1.61 6, che nel Marti- naci controversie e successive guerre per
rologio non si mettono nomi di quelli i la Valtellina, che era stata data in deposi-
che veramente non sono canonizzati, né to a Gregorio X V, quindi per lediligenze
aciòbastachesieno dichiarati beati. Tut- d'Urbano Vili si conclusela pace d'Ita-
ti viaLamberti ni riporta diversi esempi lia, onde nel i.° marzo 1627 assicurò in

di beati,che per grazia speciale de' Papi concistoro il sagro collegio, ch'era riuscì*
furono messi nel Martirologio romano ta di sommo
decoro per la s. Sede, ter-
prima che fossero canonizzati. Nel 1627 minandosi felicemente l'affare della Val-
Urbano Vili dichiarò legato di Bologna tellina , poiché al comandante le milizie
Bernardino Spaila, per cura del quale pontificie erano state consegnate le for-
in Bologna si allargò la nuova via Ur- tezze da demolirsi. Ma poco durò la quie-
bana, si ampliò e ornò il palazzo pub- te d'Italia, nuovamente sturbata per la
blico legatizio, che tanto abbella la città. successione del ducato di Mantova e di
Fra le molte cose che in esso si fece, è da Monferrato a motivo della morte del
,

ricordarsi la costruzione d'una roa<mifì- duca Vincenzo II senza prole maschile.


ca sala, che volle dedicata a Urbano VI IT, Tra'principi che vi pretendevano, Cai lo I

per fare eziandio cosa grata «'bolognesi, era favorito da Francia e dal Papa, il qua •

che viva ricordanza serbavano del pater- le per meglio giovarlo lo dispensò a spo-
no di lui regime, come loro legato. Il sare Maria nipote del defunto. In questo
cardinale ne affidò il lavoro all' imolese tempo venuto in Roma Ferdinando II
Ercole Fichi, chiamò a dipingerla i va* granduca di Tosca na,UrbanoV III lo trat-
lenti artisti Mitelli,, Curti e Colonna ; e tò magnificamente egli donò la Rosa d'o-
vi si espressero ancora gli stemmi genti- ro avendo nella funzione sostenuto la
,

lizi e emblemi de' principali perso-


gli coda del manto papale. Nel 1628 appro-
naggi da' Papi mandati al governo di vò la Missione di s. Maria del Soccorso,
Bologna e sua provincia, oltre grandi i tuttora esistente in s. Giuliano di Roma;
stemmi a chiaro-oscuro de' Papi già le- e concesse a tutto dominio del duca di il

gati di Bologna da Giovanni XXI li a Modena l'uffizio di s. Contardo d'Esle pel-


Urbano Vili. Prese la sala il nome di legrino. II regnante duca Francesco V,
Urbana, e per le vicende de' tempi ca- sotto l' invocazione di s. Con tardo, ha
r
duta in isquallore, da ultimo mg. Bedi- istituito l' ordine equestre dell' Àquila
ni pro-legato di Bologna e commissario Estense, di cui parlai nel voi. LXXVII,
delle legazioni la restituì al suo antico p. 273, ed ivi narrai della formazione
splendore, facendo dipingere nella stessa della provincia ecclesiastica di Modena,
sala gran Pontefice un monumento
al e dell'erezione di questa città in sede me-
onorario, col suo busto lavorato in jjron- tropolitana, di che tenni proposito anco
zo sovrastato da ricco padiglione, ed a- ne' voi. LXXVIII, p. 55, LXXXIV,
vente a' lati le figure della religiosa Poe- p. 238. Continuò il Papa le sue pratiche
sia e dellaFama glorificante, che ha a' per la tranquillità d' Italia, alterata da
piedi corno dell'abbondanza, segno di
il detta successione, ed a tal fine avea desti-
quella che fiorì nel di lui pontificato. nati nel declinar del precedente anno le-
Sotto al busto è lo stemma de' Barberini, gati all'imperatore Ferdinando II, al re
e nel piedistallo la dedica coli' epigrafe : di K rancia Luigi XI II, e al redi Spagna
Urbano et Patri a e. Di prospetto si leg- Filippo IV, esortandoli alla pace, per ut*
VOL. LXXXVI.
5v U U B
tener quale concesse «'fedeli un giubi-
la reuna medaglia in cui si rappresenta t!

leo. Inoltre prescrisse a 'suoi nunzi di pro- Papa in abiti pontificali assistito dalla ge-

curare le sospensioni d'anni nella Lom- rarchia ecclesiastica, che legge nella ba-
bardia , ciò che non si potè ottenere ad silica Vaticana il decreto di canonizzazio-
onta di lutti i tentativi del Papa. Anche ne, Coll'epigrafe: B. Andrea Inter san-
nel 1628 per la quiete universale pubbli- ctos relato. Poi canonizzò con equipol-
cò altro giubileo ,
portandosi con divota lente canonizzazione s.Norberlo, ordinan-
e numerosa processione a s. Maria in Tras- do che la sua festa fosse inserita nel Bre-
tevere, descritta da Oldoino in Ciacco- viario e Messale romano, con precello di
ino, Vitàe Pont., t. 4
P« 5o2.
Sperando 5
celebrarsi nella Chiesa uni versale con rito
Urbano Vili colle orazioni de' fedeli di semidoppio, elevato poi a doppio da Cle-
poter comporre le differenze de' principi mente X. Dalla Messa latina pubblicata
cristiani , eh' erano in guerra ifl diverse dal famoso Mattia Fiacco Illirico, della
parti d' Europa, a tal fine spedi legalo quale trattano Mabillon e Marlene, come
in Francia e nella Spagna il nipote car- credula contraria a'caltolici e invece essen-
dinal Francesco, il quale colle sue indu- do favorevole, onde i suoi compagni pro-
strie polè finalmente coneluderla tra quel- Mdgdeburgocev-
testanti cenluriatori di
le due corone, per la quale mollo coope- carono sopprimerla, Urbano VII! ricavò
rò Bernardino Mèro patrizio-romano (per l'orazione Ante oculos luos Domine, ed
cui conferì alla sua famiglia la dignità e- al suo articolo e altrove ne ragiouai. A-
redi la ria di Vessillifero di s. romana vendo il Papa molto a cuore il maggior
Chiesa), chi avea prima spedilo a Parigi, decoro de'cardinali, nel i63o loro attribuì
ove il legato donò a nome del Papa la Ro- il titolo di Eminenza e Eminenti's.simo y

sa d'oro alla sorella del re, Enrichella, e lo conferì pure agli Elettori ecclesia-
sposata con pontificia dispensa a Carlo I Colonia,
stici di M
agonza e Tre veri, non
re protestante d'Inghilterra. Nell'agosto che gran maestro di Malta. Nel 63o
al 1

decretò Urbano Vili, che il cardinal ve- Urbano Vili visitò Palestrina che avea
scovo d'Ostia e Vellelri avesse il soffra- acquistato pel suo fratello d. Carlo gene-
ganeo; e che i vescovi da eleggersi, com- rale di s. Chiesa, e si «eco in Cave e in

presi i cardinali, fossero di buona salute. Genazzano, onora lo da' Colonna co'qua-
Ricordai nel voi. XVIII, p. 235, il do- li fu benefico. Fu in tale anno che spedì

nativo fatto alla basilica Vaticana della nella Svizzera il nunzio Scolti, che poi ne
reliquia della ss. Croce, per mostrarsi col- divenne lo storico, nel quale articolo ri-
le altre due reliquie maggiori, conceden- portai quanto riguarda le cose eseguite
do nelle loro oslensioni l'indulgenza ple- dal Papa. In quest'anno le disgrazie che
naria. Nel 1629 il Papa ampliò e abbellì nel precedente afflis>ero l'Italia si aumen-

l'edilizio dell' Università Romana ,e sot- tarono, tuttoché Urbano Vili procurasse
to di lui Borromino fece il disegno della prestarvi rimedio. Olire i disordini e gli
chiesa, la cui forma partecipa della cro- orrori,che sempre accompagnano la guer-
ce greca e triangolare, con qualche allu- ra, si dilatò ancora la rammentata peste,
sione all' Ape stemma de' Barberini ; cu- senza ch'egli trascurasse i trattali di pa-
rò la scelta de'professori,a cui aumentò gli ce che procurava energicamente, la qua-
onorali, ed ordinò che V Elemosiniere del le in fine ottenne e si pubblicò con uni-
Papa d'allora in poi distribuisse l'elemo- versale allegrezza; sebbene le brighe pel
sine a'poverinon più in Camposanto, ma Mantovano e Monferrato insorsero con
nel palazzo Vaticano. A*22 aprile 1629 maggior vigore nel seguente anno, sen-
nella domenica in Albis canonizzò solen- za che il Papa cessasse di procurarne il
nemente s. Andrea Corsini, e fece couia- tei mine. Neh 63 1 per essersi attivate le
UR D URB 5i
ferriere ili Monte Leone, fu incisa una me- li; e per servirla il nipote d. Taddeo, ac-
digita rappresentante molte figure occu- compagnato da gran numero di cavalieri
pale a lavorare nelle medesime, coll'epi- romani. Abbiamo diCelioTalucci, fi pas-
grafe:Ferrifodinis apertìs. In quell'an- saggio di d. Maria d' Austria regina
no raddoppiò la vigilanza e sollecitudine, d' Ungheria per lo stato ecclesiastico
in promuovere i progressi della religio- l'anno 63 1 i . Nel tempo medesimo si sco-
ne. A tal fine servendosi della sua indu- pri in Roma un
barbaro attentato con-
stria estudio di molli uomini pii e dot- tro la sagra persona del Papa, tramato
ti,avendo purgato da molti errori il Bre- da Giacinto Centini, nipote del pio car-
viario Romano lo pubblicò con una bol-
, dinal Centini francescano conventuale
la. Esso già era stato pubblicato da s. Pio d* A scoli, il quale pazzo pel desiderio di ve-
V, e riformato per comando di Clemen- der lo zio sulla cattedra di s. Pietro, in
te Vili, il quale da Urbano Vili fu mi- cui fu vicino nel conclave perUrbanoVIU,
gliorato con restituire gl'inni alle regole si die allo studio delle malie, e formando
della poesia e della latinità di cui man- una statua di cera, disegnava cou essa di
cavano; introdusse ne'salmi e ne' cantici toglier la vita a Urbano Vili; ma scoper-
l'interpunzione dell'edizione volgata, di- to il detestabile disegno, Giacinto fu de-
stinguendo con asterischi o stellette la pau- capitato e i suoi complici furono brucia-
sa di ciascun verso di essi, che nel mezzo tio condannati alla galera perpetua. Ec-
doveasi fine da'canlori; fece confrontare cone in breve l'esecrabile storia. DiegoGu-
l'istorie, i sermoni e l'omelie de'santi co' scolone palermitano, trovandosi inlspa-
mss. antichi. Per tutto questo ordinò, che gna fuggili vo,per molte scelleratezze com-
il breviario si ristampasse in Roma, e nel- messe in Sicilia, e quivi processato dal s.
ove si volesse riprodurre con
l'altre parti ofTìzio per sortilegi, se ne fuggì dalle car-
un esemplare romano, osservandosi le ceri per Lisbona e poi uell'Indie,servendo
condizioni prescritte dalla bolla di Cle- per 7 anni in un galeone per cappellano.
mente VI II. Queste adempis- volle che si Venuto in Italia prese con fedi false l'a-

sero ancora nella ristampa di tultociò che bito agostiniano e il nome di fr. Bernar-
ha origine da'breviari, come sono Diur- i dino di Montalto, e nel 1626 si ritirò in
ni, Messali (nt\ quale articolo dissi che
i un romitorio vicino a Monte Cassianodio-
fu ristampato colle correzioni d'Urbano cesi di Recanati e Loreto, ove prese a-
VI Uffizi minori della 13. Vergine,
II), gli micizia con fr. Domenico Zanconi ferma-

della Settimana santa, e di altri di que- no, allora priore agostiniano di quel con-
sto genere. Per consiglio del p. Valeria- vento e di vita simile alla sua. Si unì con
no Magni, celebre cappuccino milanese, esso per ottenere co'Ioro sortilegi il (Ine

abolì le Gesuites.se, le quali però giam- impuro con una donna di quella terra,
mai fecero parte della veneranda compa- che non voleva soddisfare le sue voglie
gnia di Gesù. Mandò a Napoli la Rosa lascive. Processati in Recanati per ordine
{l'oro a Maria d'Austria sposata a Erne- del vescovo cardinal Roma i due negro-
sto re d'Ungheria e figlio dell'imperato- manti, nefurono cacciati, edivisi passaro-
re Ferdinando li, e nel suo passaggio per no nella diocesi di Macerata. Il suddetta
Io stato pontificio destinò a complimen- Giacinto ebbe occasione d'abboccarsi in
tarla il suo nipote cardinal Antonio qua- Spinetoli, sua villa vicino a Ascoli , col
le legato, che però non uscì di Bologna Zanconi suo confidente, dal qualeavea ri-
ove dimorava come generale delle 717/7/- cevuto un libro di negromanzia, e lo ri-
zie pontifìcie, per essere comparsa la pe- cercò se coll'arte sua poteva assicurarlo,
r
ste. In qualità di nunzio vi spedì mg. che il cardinal Centini suo zio giungesse
r
Serra cou detto donativo, e poi mg. Po* al pontificato. Egli rispose, chegliavrcb-
$i URB DR B
lie fallo vedere nella sua villa fr. Bernar- na. L'innocente cardi naie nell'istesso an-
dino, il quale più pentodi lui in quest'ai', no divenne vescovo di Sabina, ma il tra-
te, l'avrebbe soddisfatto. Venuti all'ap- gico avvenimento del nipote gli accorciò
puntamento nel 1629, fr. Bernardino gli il vivere. Neli632 Urbano Vili appro-
dopo Urbano Vili dovea es-
rispose, che vò la congregazione della Missione, isti -

sere Papa un frate francescano, e questo tuita da s. Vincenzo de Paoli, in un alle


sarebbe il cardinal Centini d' Ascoli, ma Sorelle della carità. Confermò V ordine
che Urbano Vili dovea vivere lunga- equestre della Concezione e della Mili-
mente. Per accorciargli dunque la vita si zia Cristiana, fondato da Carlo 1 duca
applicò Giacinto co'due frati, ed eseguiti di Mantova e da altri principiai quale
molti diabolici incantesimi, questi riusci- in Roma la croce e il manto. E
gliene die
rono inutili ; onde chiamati all'opera fr. per divozione Immacolata Concezio-
all'

Cherubino d' Ancona e fr. Pietro Zanco- nedalla munificenza del Cappuccino car-
ni minore osservante e fratello di fr. Do- dinal fr. Antonio Barberini fratello del
menico, unitisi tulli in Ciappoli ne'con fi- Papa, essendo stata fabbricata in Roma
a
ni della Marca, per mezzo d' una statua la i .chiesa sotto l'in vocazione d tal mi- i

diceraed'innumerabili altri incantesimi, stero pe' suoi correligiosi, Urbano Vili


che il solo riferirli farebbe ribrezzo , de- volle essere il i.° a celebrarvi il s. Sagri -

stinarono d'eseguire l'infame convenuto fizio. Siccome il regnante Pio IX pro-


nel 1 63 1 Ma data da. fr. Domenico spon- midgò la definizione dogmatica sopra
tanea denunzia al s.Offizio di Roma, tut- 1'Immacolato Concepimento di Maria
ti i delinquenti furono carcerali. Fattosi Vergine, il che celebrai divotamente nel
il processo, furono dalla congregazione voi. LXXIII, p. 4"2> così il commend/
dels.OflìziQjformata de'cardinali Scaglia, Pietro Giacchieri propose al medesimo
Zacchia, Gessi, Verospi, Bagni e Ginnet- Papa Pio IX la ri pr isti nazione dell'ordi-

ti, condannati con diverse pene a'22 a- ne dell'Immacolata Concezione simile a


prile 1 635; cioè Giacinto d'anni 38 alla quello istituito da Urbano Vili, come si
morte; cosi fr. Cherubiuoche scansò con legge nelP Enciclopedia contemporanea
fuggir dalle carceri del s. Offizio; il sedi- eli Fano, t. 3,p. 278, nel pubblicarne il

cente fr. Bernardino d' anni 5o e mago disegno dell'insegna o croce equest re. iNel
principale alla morte, sebbene ostinata- centro si vede la figura dell'Immacolata,
mente negativo; fr. Domenico d'anni 3g, e nel rovescio l'effigie di Pio IX con in
per l'eseguita denunzia, alla galera in vi- giro le parole : Plus IX restituii Anno
ta; Flaminio Conforti d'anni 58, agente 18 56. Osserverò che Urbano Vili pro-
in Roma del cardinal Cenlini, come con- priamente non egli solo istituì I' ordine
sapevole del delitto, alla galera peno an- della ss. Concezione, ma lo confermò ed
ni; fr. Giorgio Vanassello agostiniano a- eresse la Milizia Cristiana sotto il titolo

scolano d'anni 47, alla galera per 7 anni; della Concezione della B. Vergine e la

fr. Pietro alla galera per 5 anni; fr. Am- regola di s. Francesco, concedendogli e-
brogio Vastascone da Campi o Ciani poli, approvò
senzioni e privilegi, e poscia ne
minore osservante d'anni 4o , a 5 anni anche ad istanza
gli statuti, e tutto ciò

di carcere in s. Odìzio, dovendo tutti fare di Ferdinando altro duca di Mantova.

la pubblica abiura, e la degradazione de' Vedendo il Papa che le ammonizio-


due primi tre rei si fece nella chiesa di ni e le correzioni fatte a'frati de'ss. Am-
s.Maria inTraspontiua. A'^3 aprile 635, 1 brogio e Barbara ad Neinus, non gio-
Giacinto fu decapitato in Campo di Fiori, vavano a rimetterli nell'osservanza, co-
egli altri due rei che doveano essere im- me trasgressori de' voti, divenuti impeni-
piccati e poi bruciati, uno solo patì la pe- tenti e incorreggibili, dopo aver corames-
URI) UliB 53
so il processo ad alcuni cardinali e prela- naloil sistema del mondo di Nicolò Co-
ti, dipoi li soppresse colla bolla Quantum, pernico famoso astronomo di Thoru ,

de'2 dicembre t>43, Bull, H0111.


1 t. 7, par. come contrario alla sagra Scrittura; col
a, p.402; abolizione che confermò il suc- quale sistema rinnovando le antiche idee
cessore. Raccontai a Germania, che op- della scuola di Pitagora, non che d'Ari-
presso l'imperatore Ferdinando 11' dalle starco di Samos, degl'italiani Pelacane e
armi di Gustavo II Adolfo re di Svezia Novara, e del cardinal de Cusa, sosteneva
e dell'elettore di Sassonia , Urbano Vili che la terra ed pianeti Mercurio, Venere,
i

fece diverse concessioni a suo vantaggio, Marte, Giove e Saturno, girano intorno al
ed intimò un giubileo. Tutta tolta il Pial- sole,che la terra ha un altro moto intorno
li e Muratori censurarono il Papa pera- al suo asse, e che la luna fa il suo giro in-
ver mostrato alquanta freddezza per l'im- torno alla terra. Alla quale condanna die
peratore ,
per l'antecedente guerra di motivo Galileo Galilei, celebre letterato
Mantova, mentre pe'guerreggianti prote- fiorentino , comandato di
cui era stato
stanti era in grave pericolo la religione non difendere quella opinione, ciò che a-
cattolica, poichédepredavano sagri tem- i veudo egli promesso e non adempito, in
pli ponevano in ludibrio i
e monasteri, età di 70 anni fu chiamato a Roma, e dal
ministri del santuario e pontifìcii, e me- i s. Odìzio costretto egli stesso a condan-

ditavano passar in Italia e terminar i narla. Su questo grave e tanto calunnia-


trionfi a Roma. Riportai poi nel voi. XV, to argomento, si può vedere mg/ Mari-
p. 2o3, arrogante e irriverente conte-
1' no Marini prefetto degli archivi segre-
gno del cardinal Borgia ministro di Spa- ti della santa Sede, Galileo e /' lnqui-

gna, il (piale in pieno concistoro rampo- sezione, Memorie storico-critiehe , di-


gnò la condotta del Papa coli' imperato- rette alla romana accademia di An*
re, e come Urbano Vili dichiarò il car- cheo log/' a, R.om,\ 1 85 o. D. Norberto Pal-
dinale e i suoi fautori incorsi nelle censu- mieri canonico regolare Lateranense,
re,altamente lagnandosi cocardinali U- Delle Memorie storico-critiche su Ga-
r
baldini, Ludo visi e Aldobruudini,ben al- lileo e la Inquisizione scritte da mg.
letti a casa d'Austria. Poco dopo le cose Marino Marini, presso gli Annali del-
cambiarono d'aspetto, perchè il redi Sve- le scienze religiose, 2." serie, t. io, p. 83
zia divenuto il terrore di Germania t
pe- e 376. La Civiltà Cattolica, serie 1/,
rì a' ic) novembre 632 1 nella battaglia di t. 3, p. 166; Galileo e V Inquisizione:
1

Lulzen; e siccome altri nemici insorsero Memorie storico-critiche di mg. Mari-


per deprimere la potenza di casa d'Au- ni, ec. Cancellieri, Lettera sul Commen-
T
stria, favoriti da Francia, il Papa prega- tario della vita e degli scritti di mg. Ce-
to dall'imperatore di soccorsi gli mandò lio Calcagni ni, ]X.oiìì'ò 18 18. In tale lette-
5o,ooo scudi, ed all'austriaco re di Spa- ra Cancellieri parla degli scrittori su Co-
gna, che ne sosteneva le parti, concesse le pernico ; e se Calcagni ni fu il primo a scuu-
decime sui beni ecclesiastici diSicilia, Sar- prire il moto della terra, poiché molto pri-

degna e Portogallo per 5oo,ooo scudi, ma che Copernico pubblicasse il nuovo


a condizione che fossero impiegati per la suo sistema nel 543, sul quale avea prece-
1

guerra Germania. Procurandola pa-


di dentemente scritto il cardinal de Cusa, il
ce d'Europa, inviò per legato il cardinal Calcagnili! aveane composto il trattato.
Ginnetti che riusci a lutti mal accetto per Furono calunniati indebitamente il som-
la soverchia sua parsimonia. mo Ponlelìce Urbano Vili, la s. Inquisì*
Con decreto della congregazione del zinne romana ed i teologi romani, di non
.s. Oiiizio del 633, al riferire
1 di Novaes, conoscere il sistema di Copernico, e quin-
nel pontificato d'Urbano Vili fu couduu- di dì Stoltamente uveiloavversuto, poiché
54 URD U RB
sostenuto alaci emente da Galileo pisano, dia e malignità di chi trovasi oscurato da
celebralo creatore della filosofìa speri- una gloria cui non può raggiungere. Fu
mentale , il quale svelò agli uomini una per questo e per gli emoli partigiani del-
moltitudine di meraviglie della natura, l'antica filosofia, che abbandonata l'uni-
contro l'opinione della filosofia peli pate- versità di Pisa,ov'era professore,esulò dal-
tica d'Aristotile.Questo sommo scenda- la patria, e per le raccomandazioni del
lo inventò il pendolo come motore dell'o- nobile fiorentino Salviali al nobile vene-
rologio, perfezionato poi da Huyghensu- ziano Sagredo ebbe una cattedra in Pa-
sandolo come regolatore; la bilancia idro- dova,in cui restò 8 auni,lrattato genero-
1

statica; i termometri; il compasso di pro- samente dalla signoria di Venezia. Nel


porzione geometrico e militare; i telesco- 1610 fu sollecitalo a recarsi a Firenze
pi o cannocchiale di lunga vista, e pollo qual matematico del granduca Cosimo II.

perfezionò ; il Fece una


microscopio ec. Vi si recò preceduto dalla fama di tante
quantità di scoperte astronomiche, come utili e peregrine scoperte di meccanica e
i satelliti di Giove, che intitolò Stelle Me- di astronomia, e vi fu accolto con vivissi-

dìcee: tultavolta anch'esso dovette con- mo desiderio. Nel 161 1 fu a Roma, ben
tendere sulla proprietà de'suoi trovali e ricevuto e onorato dalla pontificia corte
lavori. Ma pel modo col quale volle so di Paolo V; divenne l'amico e il confiden-
stenere il sole immobile nel centro del te de'dotti gesuiti i
pp. ClavioeGrienber-
mondo, e perciò la terra non essere im- ger, annoverato tra le più insigni accade-
mobile né nel centro del mondo, ma ave- mie, e, come dissi in principio, in quella
re un giornaliero movimento di rotazio- pure de'Lincei. Così la virtù sua di più
ne e annuo di traslazione; fu occasione si conobbe da tutta Europa. Nel secolo

che si proibisse l'opera di Copernico (do- XVII sconvolta la religione cattolica nel-
jiec corrigatur), la quale sino allora da' la Scozia, nella Germania, nella Svizzera
tribunali romani non era stata censura- da' Protestanti, facendo deplorabili pro-
ta. La mia pochezza e la brevità m'impe- gressi il Giansenismo, la Chiesa romana

discono di riportare come dalle commen- tutta quanta intenta a prevenirne per- i

date opere furono impugnate le mendaci niciosi effetti, si teneva in guardia con chi
accuse spacciale malignamente coutro Ur- in Italia manteneva relazioni cogli stali
bano Vili, l'Inquisizione e i teologi di Ro- che a novità inchinavano, ed era pure
ma. La monografia de'fatti principali che santamente gelosa che niuno osasse in-
laconicamente riferirò, traendoli dalle terpretare a suo talento la s. Scrittura, a-
lodate opere, ho lusinga che servirà di buso che di tanti mali è origine e causa
sufficiente confutazione sul clamoroso ar- funesta. Precipuamente in Roma veglia-
gomento. Se potessi diffondermi, risul- vano assidue le sagre Congregazioni del-
terebbe che in Roma, come altrove, Gali- l'Indice, e dell' Inquisizione del s. Offi-
leo vi trovò difesa, sostegno e patrocinio. zio contro qualunque attentato di tal
,

Comincieròcon dire Galileo sopra tutti : natura. Frattanto Galileo, uomo che re-
idotti del suo tempo si elevava sublime, seimmortale il suo nome nelle scienze, e-
per cui quanti professavano scienze mate- nergicamente enunciò a voce e in iscrit-
matiche non poterono innanzi a lui pro- to il suo nuovo sistema. Intento sempre
testarsi se uoii umili discepoli, sia per le alle sue speculazioni celesti, dalle mac-
conclusioni sulle speculazioni celesti tutte chie del disco solare, che ih. "vide fra gli
nuove, sia pe'mirabili e fino allora inco- astronomi, dedusse prova per lui eviden-
gniti trovati; laonde avvenne a lui, come te sul moto della terra. Come tale opi-
a tutti coloro che si sollevano sulla sfera nione arridesse a'suoi dotti contempora-
degli altri, d'incorrere egli purè nell'invi- nei, agevolmente deducasi dalle dherse
u 11 lì U R 13 55
loro opinioni. Fnvvi ci» i lecredèstelleag- Io della s. Ga-
Scrittura. In tale decreto
girantesi intorno al disco solare o scorie lileo nou fu nominato, sebbene dannan-
i)<i tanti nella superficie del sole, quasi cor- dosi l'opinione Pitagorica e tutti gli scrit-
po in combustione; altri le giudicavano ti che vi si riferivano, solo implicitamen-
impressioni dell'aria, o anche ottiche il- te i suoi furonvi compresi. Però a Gali-
lusioni prodotte da'cri stalli. Ma quel ge- leo da Paolo V e da'cardinali della s. In-
nio del secolo, prova ne traeva al suo si- quisizione fu proibito, per organo del
stema, dagli altri non compreso e dileg- ven. cardinal Bellarmino, d'insegnare e
giato ancora, sebbene sistema molto in- difendere a voce o in iscritto l'opinione
nanzi ideato daCopernico.ma con alquan- Copernicana; la quale contrariatile al-

ta riservatezza. Questa opinione già ne' le s. Scritture, non si poteva uè tenere,


vetusti secoli adombrata da Pitagora e né difendere. Nondimeno Galileo fu ben
dalla scuola, avendo rinnovato l'ipotesi accolto da Paolo V. In sostanza il decre-
messa in oblio del moto della terra intor- to non feriva direttamente, né proscri-
no al sole, il celebre cardinal de Cusa t
veva la sua dottrina, sibbene il sostener-
dopo averne attinte le prime idee, come la pubblicamente, come privata interpre-
pare, dal celebre italiano Biagio Pelaca- tazione della s. Bibbia, senza vietargli
ne, quindi l'espose nell'opera, De doeta che potesse ex suppositione pigliare e
ignorantìa. V opinone poscia da Coper- servirsene; per cui Galileo spontaneamen-
nico dirozzata, egli condusse il sistema a te qualificò il decreto prudentissimo e
perfezione maggiore colla sua opera che salutifero per ovviare a' pericolosi scan-
neli543 dedicò a Paolo III: De Orbiuni dali di sua età; chiamò di piti temerari
coelesiium revolutionibus. Gli esimi teo- que'chelo biasimavano, dichiarando al-
logi romani non vollero accomodare il tresì di tal materia sapersene tanto in I-

senso della Scrittura a sostegno d'u-


I. talia, maggiormente in Roma, quan-
e
na dottrina, non riconosciuta ne appro- to possaaverne immaginato la diligenza
vata allora da eroe' che nella scienza astro- oltramontana. Tornato Galileo in Firen-
nomica erano maestri; e si tennero sicuri ze, i suoi emoli abusando del decreto del-
del pronunzialo giudizio in favore del la s. congregazione, trovarono nuovi ar-
senso letterale della medesima s. Scrit- gomenti per insultare 1' onor suo; talché
tura, col quale conveniva generalmente la medesima congregazione riprovando
la dottrina filosofica di quel tempo, la quell' ingiusto e vergognoso procedere,
quale nou volle cedere il posto al nuovo condiscese di buon grado al cardinal Bel-
sistema di Galileo. Fermo però Galileo larmino, che gli rilasciasse onorevole do-
nella sua opinione, restò sordo alle insi- cumento. A Paolo V succeduto il breve
nuazioni de'suoi auuci e de'cardinali del- pontificato di Gregorio XV, coli' eleva-
la congregazione del s. Olììzio, allorché zione d'Urbano Vili, rilevai in principio
nel6 1 6 per intimazione dovè recarsi in
1 che a Galileo non venne meno il favore
Roma in persona. La s. Sede temeva che della romana corte ne'cardinali e prelati,
tornassero in campo questioni sul senso nel ceto de'dotti e in quello de' magnati.
privato nell'interpretazione delle s. Srit- Urbano Vili che da cardinale l'avea te-
lure, punto sul quale aggiravasi Galileo; nutoin conto d'amico, da Papa nella sud-
a
memore e dolente per gli errori sorti da detta sua 3. venuta in Roma lo ricevè 6
ciò in passato, a mezzo della s. congrega- volte amorevolmente , trattenendolo in
zione dell'Indice, indetto anno con decre- lunghi ragionamenti. Gli diede delle pen-
to sospese i libri di Copernico, di Stunica sioni, e una ne promise al figlio, lo rega-
e Foscarini, per eliminarvi quanto di pò lò d'un bel quadro e ili due medaglie, una

co era vi tu scuso opposto relativo a qucl- d'oro e l'altra ir argento, oltre il IUm-
-

&3 U li B U U B
mentovato breve aceompagnalono e di- danno era a temersi , almeno indire! ta-
letto al granduca di Toscana Ferdinan- inenle, per le dottrine religiose. Dimo-
do IL Ma inuliltuente Galileo tentò di iando Galileo in Firenze, vieppiù infiam-
provocare da Urbano Vili la dichiara- mandosi per quanto sosteneva, raccolse
zione richiesta a Paolo V sul sistema Co- in un sol corpo tutte le prove fisiche del
pernicano, che voleva ad ogni modo ria- moto della terra e della costituzione de'
bilitare. La teorica di Pitagora, ripro- cieli , opera memorabile che meditò pel
dotta da'due celebri italiani Pelacane e corso di 16 anni. La svolse in semplici
Novara, poi dal cardinal de Cusa, e quin- Dialoghi quattro sopra i due Massimi
di esposta nel suo sistema da Copernico, sistemi del mondo, Tolemaico e Coper-
non era stala abbracciata dall'universale nicano. In essi introdusse idue personag-
degli scenziali, ma era rimasta affidata al- gi Salviati e Sagredo, stali suoi benefatto-
le solitarie meditazioni di pochi dotti; tal- ri, olire un 3.° interlocutore denominato
clic non ebbe tali difensori ed oppositori Simplicio qua! peripatetico seguace d'A-
che curassero d'abbattere l'opposto siste- ristotile. Sotto questo nome, pretendono
ma. La prudenza e moderazione, già ri- molti , irriverentemente e ingratamente
cordata di Copernico, per carattere na- dileggiò Urbano Vili, ponendo in bocca
zionale freddo, non da Ga-
fu imitala a Simplicio gli argomenti che il Papa a-
lileo, il quale era di natura sanguigno vea recati contro il sistema di Coperni-
e assai forte. Coadiuvalo anche dalle co, ne'discorsi famigliari tenuti con Ga
speculazioni celesti per mezzo degli ot- Ideo; per cui Urbano Vili se ne sdegnò
tici strumenti, parti essi pure del ferace fortemente. Non devo tacere, negarsi da
suo ingegno, egli vide non un puro si- altri cheGalileo coll'interlocutore Simpli-
stema, ma una matematica dimostrazio- cio intendesse di alludere al Papa, perchè
ne tanto certa, che per illuminare le men- tale sospetto lo depose poi lo stesso Ur-
ti de'suoi contemporanei agitò indefesso bano Vili. Galileo per invocare il per-
l'animo suo con invitta eloquenza e in messo di pubblicare la sua opera, nel i63o
iscritto, onde la sua opinione nuova ap- si recò in Roma dal p. Nicola Riccardi
parve nell'universale. Il perchè nel trat- maestro del s. palazzo apostolico, e ne
tare questione Galileana,da ambo le
la riportò l'approvazione, previe le debite e-
parli venne impegnala ostinatamente la mendazioui e di doversi stampare a Ro-
s. Scrittura, Galileo facendosene privato ma. Ma Galileo volendola fare imprime-
interprete col sussidio de'Padri, de'con- re a Firenze domandò al p. maestro al-
eilii, de'teologi, massime co'passi di Gio- tra nuova approvazione. Allora il p. Ric-
suè e di Giobbe. Disgustosa però fu l'im- cardi si ritenue il mss. per avere cono-
pressione che produsse in tutti, anche nel sciuto meglio clie Galileo col non adot-
celo laicale, riprovandosi da tutti che si tare l'impostegli correzioni, avea trasgre-
costituisse privato interprete dellaBibbia. dito l'intimazione fattagli nel 1616 dal
Proposizioni poi relative a Dio ed a'uii- cardinal Bellarmino e la promessa emes-
racoli, riconosciute ereticali, si divulga- sa da Galileo medesimo di eseguirla. Tor-
vano da'discepoli di Galileo in proposito nato Galileo in Firenze, sottomise la sua
di sua difesa, sulle quali se I' Inquisizio- opera a quel p. inquisitore e ne ottenne
ne avesse tenuto silenzio, ne sarebbe se- il permesso di pubblicarla, a condizione
guito gravissimo scandalo, molti abusan- d' osservare le correzioni e forme che
do delle lettere scritte da Galileo. E am- gl'impose. Ma Galileo, senza osservare
messo una volta come vero il principio, l'ingiunzione, nel 1 632 stampò l'opera iti

che liberamente si possa inlerpretare la Firenze dedicata granduca Ferdinan-


al

Bibbia nelle fisiche questioni, gravissimo do 1 1, di più ponendoci pure V Imprima"


URB URB 57
tur del p. Riccardi, senza averlo avver- sa Cristina di Lorena. Papa per usare 11

litodella stampa dell'opera, e mentre non ogni urbanità a Galileo, non commise la
era necessario imprimendosi fuori di Ro- causa all'Inquisizione, ma ad una parti-
ma, per cui il p. maestro se ne dolse a- colare congregazione di teologi e d'altre
cremeute. La romana Inquisizione insof- persone versate in diverse scienze. Gali-
ferente d'essere stuta ormai per ben due leo finalmente dopo 5 mesi dacché avea
volle delusa da Galileo,e disubbidito que- ricevuto l'invito, senza subire veruna pe-
sti alle sue promesse di non recedere dal- na per sì notabile ritardo, dopo 2.5 gior-

\'ij)Oli'si t invece asserendo assolutamen- ni di comodo viaggio giunse in Roma a'

te la mobilità della terra e stabilità del io febbraio! 633. Gli fu dato per luogo
sole, Urbano Vili ordinò al p. maestro di ri legno il delizioso palazzo di Villa M*? y
il ritiro di tutti gli esemplari die fosse dici presso l'ambasciatore di Toscana,per
possibile avere. Lo scandalo che temevasi clemenza del tribunale e d'Urbano Vili,
dalla Sede per aver Galileo disubbidi-
s. il quale per altro lo conosceva troppo be-

to alle due sagre congregazioni dels. Of- nemerito alla repubblica de'letterati. Ta-
zio e dell'Indice, pubblicando il suo Dia- le favore non era stato in passato accor-
logo, mossero quindi il Papa ei teologi dato ad un figlio di Ferdinando Gonza-

dell' Inquisizione a chiamarlo da Firen- ga, ad un cardinal /1/oro/H (che per la sua
ze a Roma, dicendosi nell'intimazione di virtù e saggezza,ovenon fosse intervenuta
venire pian piano in lettiga e con ogni l'opposizione del cardinalGhislieri,s. Car-
tino comodo, acciò dichiarasse qual fosse lo Borromeo e gli altri cardinali l'avreb-

la sua mente nella sua dottrina, non dal bero senza meno innalzato al pontifica-
lato filosofico ma dal religioso. Mostrò to nel 566), ne ad un Carranza arcive-
1

cosilas. Sede a tutta la cristianità, ch'essa scovo di Toledo, per tacere d'altri, qua- i

non sanzionava que'nuovi principi» di bi- li furono detenuti in Castel s. Angelo o


blica interpretazione; e Galileo die poi di nella casa del s. Oifizio per molti anni,
se argomento dovuto ossequio alla
di onde purgare la propria innocenza dal
Chiesa, nelle cui mani veniva a deporre sospetto d' eresia o in materia di religio-
l'errore teologico, nel quale non solo era ne; e senz'aver mai scritto o insegnato o-
egli caduto, ma sostenevalo e con esso i pinioui erronee come Galileo. Questi co-
suoi fautori. Non era poi la i." volta che stituitosi a' i 2 aprile avanti il p. Commis-
libri di già approvali, anzi dedicati a'Pa- sario del s. Offizio, venne ricevuto coti
pi, fossero indi rifiutali e proibiti in Ro- dimostrazioni onorevoli ed assegnato per ,

ma, quando si conobbe che la ss. Religio- soggiorno non le camere segrete solile

ne nostra poteva patirne detrimento, pel darsi «'delinquenti, ma le proprie del fi-

timore di suscitare qualche nuovo erro- scale del tribunale, abitando così fra'ini-
re. Nell'opera di Galileo si trattava non nistri del medesimo, aperto e libero d'an-
di materie matemaliche,ma della 9. Scrit- dare sino nel cortile della casa; permet-
tura t della Religione e della Fede, per- tendosi al suo domestico Io servisse, dor-
chè non era slato osservato uellostampar- misse presso di lui e uscisse a piacere; in-

la il modo e l'ordine dato prima dal p. oltre lasciandosi liberamente che l'amba-
Riccardi, poi dal p. inquisitore di Firen- sciatore toscano gli mandasse (piante pie-
ze, e perciò avea errato Galileo. Dispiac- tanze volesse, e con corrispondenza epi-
que inoltre in Roma il sapere che il Dia- stolare quotidiana. Nel i

costituto Ga-
logo si fosse pure stampato nelle lingue lileo confessò , che del precetto fattogli
latina, francese, inglese e tedesca, insieme dal cardinal Bellarmino, non ne avea av-
al discorso in forma di lettera indirizza' vertito il p. maestro del s. palazzo. Nel
to neh G (5 da Galileo alla grauduches- 2.° coslilulo a'3o aprile confessò di noti
-

sa u ii b URB
aver trattato ipoteticamente la questio- si tenne il il di giugno, nel quale si pro-
ne, per la naturale compiacenza che cia- cedette alla sentenza che riassumesi in
scuno ha delle proprie sottigliezze e del questi capi. Fin dal 16 r 3 essere staio de-
mostrarti più arguto del comune degli nunziato il Galilei al s. Offizio, come se-
nomini, perciò la disse ambizione vana e guace della dottrina del sole stabile e mo-
inavvertenza. Il 3.° costituto dovea aver vimento della terra, contro il senso della
luogo nel dì seguente, ma avuto riguar- s. Scrittura; avere in alcune lettere sulle
do all' indisposizioni abituali di Galileo, macchie solari non pure sostenuta come
i! commissario benignamente lo ri-
p. assolutamente vera tale dottrina , ma a-
inandò alla casa dell'ambasciatore tosca- vere anche glossato a seconda del pro-
no, solo col precello di non trattare, se prio sentimento la Scrittura ,
per elu-
non co' famigli di esso, e di esser pronto dere le obbiezioni che se ne traevano con-
poi di tornar al s. Oflìzio alla chiamata. tro quel sistema; contenersi finalmente in
Di più il p. commissario ottenne da'ear- uno scritto di lui (al p. Castelli), varie
dinaìi dell'I nquisizione,che Galileo potes- proposizioni opposte al vero senso ed au-
se uscire a diporto. In casa poi dell'am- Ad ovviare pertanto
torità della Bibbia.

basciatore si recò il commissario per più aldanno che risentivane la fede veni- ,

sollecitare il termine della causa , conti- vano condannate siffatte dottrine. Esser-
nuando ad usargli tutti piaceri possibili. i si però voluto procedere con benignità,
Chiamato Galileo ih.° maggio al s. Of- averlo quindi ammonitoli cardinal Bel
fizio pel 3.° costituto, gli furono assegna- la r mi no, e promesso il Galileo d'ubbidi-
ti 8 giorni per le sue difese. In queste e- re ol divieto di trattare e insegnare quel-
gli fece prova di giustificar la pubblica le sue dottrine, Ma poiché non avea ces-
'/ione del suo libro, con averlo presenta- sato di divulgarle, sebbene perniciose al-
lo alla revisione del p. inquisitore, e di la cattolica verità, essersi emanato de-
averlo inoltre stampato per ismentire la creto dell'//*.'//re che proibiva che i libri

voce sparsa da'malevoli ch'egli avesse do- ne lrattassero;eppure dopo questa dupli-
vuto abiurate la sua teorica. Ma tale di- ce proibizione essere uscito alla luce il

fesa non potevagli valere, poiché se a- /}/7z/o«ode'due Massi mi sistemi del mon-
>-ea presentalo lo scritto, non si era at- do. Convinto perciò il Galilei d'aver più
tenuto aedi ordini ricevuti sulP emenda- volle disubbidito a quel precetto, e reso-
zioni da farsi; econtro quella vocede'con- si sospetto d'eresia, veniva obbligato d'a-
trari bastava la rammentata protesta ri- biurare quella dottrina, cioè l'errore teo-
lasciatagli nel i6i 6 dal cardinal Bellar- logico e non il filosofico (solo erroneo in
mino, nella quale leggo, che Galileo non filosofia perchè su falsi prinoipti d'erme-
uvea mai abiurato alcuna sua opinio- neutica volevasi che la scienza sagra sot-
ne o dottrina, ne manco ha ricevuto pe- tostasse all'umana), proibito il Dialogo,

nitenze salutari^ ne cV altra sorte; ma e condannato Galileo per tempo al s. Of-


solo gli e stato denunziato la dichiara- fìzio ad arbitrio de'cardinali inquisitori,
tone fatta da N. Signore e pubblicata e a recitare per 3 anni una volta la set-
dalla congregazione dell' Indice, nella timana \Sette salmi penitenziali. Le qua-
quale si contiene che la dottrina attri-
, li pene e penitenze potessero essere mo-

baita al Copernico, che la terra si muo- derate,commutate, o in parte o intera-


va intorno al sole, e che il sole stia nel mente abrogate da'suddetti cardinali del-
centro del mondo senza muoversi da o- l' Inquisizione. Dichiarata tale sentenza,
i iente ad occidente^ sìa contraria alla fu subito permutata dal Papa in una ri-

s. Scrittura j e pero non si possa difen- legazione oconfineal giardino della sum-
dere, iiò tenere. Il 4'° e ultimo costituto inentovata amena Villa Medici. Per uno-
U 11 B U 11 D 59
vo i'tvoie d' Urbano Vili, dopo pochi e laboriosi suoi studi, giunto all'età di 77
fiorili Galileo parli alla voi la di Siena, anni circa, con filosofica cristiana costan-
ed essendo allora Firenze in fé Ita di pe- za, nel 164.2 lese l'anima al suo Creatore;
ste, gli fu assegnalo con generosa pietà il suo corpo fu trasportato in Firenze,do-
l'abitazione del più caro signore e stima- ve poi gli venne eretto un mausoleo, e la
to amico che avesse in Siena, cioè l'arci- sua posterità naturale si esliuse presto,
r
vescovo mg. Piccolomini,della quale gen- non avendo avuto moglie. Dopo tulio il

tilissima conversazione egli godè con tan- fedelmente narrato ,


provato accurata-
ta quiete e soddisfazione dell'animo, che mente da'sullodati scrittori con documen-
quivi ripigliò potendo uscire
i suoi studi, ti e col processo originale, giudichi l'im-
a diporto, e andare liberamente al duo- parziale lettore, se Ga Ideo fu tratta lo con
ino a'ili vini uffizi. Sul finire poi dello durezza e con pene corporali, in un tempo
slesso i 63 3, UrbauoVlII gli permutò la in cui era feroce la procedura criminale
slreltezza di quella casa nella, libertà dei- del foro civile; e perciò quanto esagerato,
la campagna da esso tanto gradita; on- ingiusto , calunnioso e riprovevole fu
de se ne tornò alla sua villa di bellosguar- quanto diversamente si divulgò in copia

do e dopo in quella d'Areelri, eia lui pri- colle stampe riboccanti di false asserzio-
ma per propria elezione abitate il più ni, e senza che gli autori di esse avessero
del tempo come situate in buon'aria e letto l'originale processo. Mentre i bene-
assai comode alla vicina città di Firenze, meriti scrittori lodali, riconoscendo inGa-
e perciò facilmente frequentate dalle vi- lileo P uomo più granile del suo secolo,
site de'sqoi amici e domestici che gli fu- nonne oscurarono la fama, e solo scrisse-

rono sempre di particola? sollievo e con: ro la Storia a testimonio del vero e a di-
soluzione. Fu permesso visitarlo anco a fesa della ss. Religione nostra e ili Urba-
qualche straniero, purché non provenien- no Vili. Il mss. del processo originale di
te da città eretiche. Galileo si confessò Galileo fu portato a Parigi d'ordine diNa-
trasgressore del precelto e depone l'er- poleone I, cioè cogli archivi delle s. con-
rore da esso tenuto sulla privala inter- gregazioni di Pvoma. Nel i8i4Pio VI f,
pretazione della s. Scrittura; al volgersi come in più luoghi raccontai, commise a
r
della lena intorno al sole, come verità, n»g. Marino Marini la ricupera da Pari-
troppo evidente al suo intelletto, non po- gi degli archivi della s. Sede. II prelato
teva rinunciare, ma sì al partito di soste con iudefesso zelo ne ottenne l' intento,
nerla colla s. Scrittura. Fu questo l'erro- ma per quanto operasse energicamente
re ch'egli confessò finalmente a' giudici, per ricuperare il processo di Galileo, non
e che non cessò di deplorare anche negli gli riuscì. Prima gli fu promesso, poi si

ultimi di sua vita, per sapere le tante tra- disse forse bruciato in un incendio, indi
duzioni falle del suo dialogo. 11 p. mae- non reperibile, comechè allogato negli ar-
stro del sagro palazzo e 1' inquisitore di chivi generali del regno e in luogo igno-
Firenze furono destituiti (ma quanto ai to. Era serbato a Gregorio XVI il riven-
Maestro del s. Palazzo sarà stato rein- dicare da Parigi alle romane lettere que-
tegrato, perchè esercitò il cospicuo uffizio sto prezioso mss. Quindi venuto in pote-
fitto al 1639 anno di sua morte, come dis- re del Papa Pio IX, prima della sua la-
si al suo articolo col Catalani , De magi* grimevole partenza da Roma pei'Gaeta, lo
slro s. P/rfalii), e privato ilei segretaria- affidò in deposito a mg.' Marini come ,
1

to de'brevi mg. Ciampoli,che avea con- quello che tanto e per tanto tempo erasi
tribuito a' discorsi condizionali permessi iuulilmeule adoperalo per la ricupera. Il
sulla pubblicazioue del Dialogo. Galileo medesimo Papa recatosi poi I' S maggio
divcuulo interamente cicco negl'indefessi i85o Defili arcuivi Vaticani della s. oc-
60 U K B DEB
de, od essi ne fece dono. Pervenuto cosi volevano sopprimere, e si oppose-
già, la
r
il processo in mano
mg. Marini, si ac-
di ro che fosse introdotta in Milano e nel
cinse a ritraine lutto die cospirasse a met- regno di Napoli, allora domimi della sua
tere nel suo vero lume la verità d'un fat- monarchia.
lo, che le varie passioni nell'esporlo avea- Col breve Sanala Matei\ de'20 mar-
no travisato per modo a più non lasciar- zo 1 633, Bull, cit., t. 6, par. 1 , p. 3 6, 1

lo riconoscere quale dovea essere in se Urbano Vili ordinò che uelle chiese de-
stesso, rendendo conto d'ogni pagina di dicate in Ispagna a s. Benedetto patriar-
esso fedelmente. La Francia die per tan- ca de' monaci d' occidente, e in quel-
to tempo possedette il mss. lo conservò le dell' ordine benedettino, si osservas-
integralmente, e nulla ci trovò del narra- se di precetto la sua festa. Frattanto
lo malizioso da altri che ne sfigurarono
, la pace d' Italia non poteva essere du-
la storia a detrimento della s. Sede e d'Ur- revole in mezzo alle gelosie de' due ri-

bano Vili, non che del veramente ss. vali, il cardinal Richelieu arbitro della
Tribunale deli 'Inquisizione romana. corte di Francia , e il conte Olivares pa-
Questa demagogi del 849 tentarono. di
i i drone di quella di Spagna. Avendo ih.°
rendere odiosa, per aver trovalo nella sua in cima a'suoi pensieri l'abbassamento di
casa dell'ossa umane, delie quali anch'io casa d' Austria, sostenne la guerra con-
ne spiegai la naturale derivazione nel voi. tro l'imperatore, la mosse alla Spagna, e
LUI, p. 83, e ne riparlai con mg/ Ma- «pedi un esercito in Italia, dov'erasi gua-
LX.VIII, p.i 10, perchè nella
rini nel voi. dagnalo duchi di Savoia e di Parma,
i

sua particolare amorevolezza per me, co- onde in essa si riaccese nuovamente la
me di sue altre opere, ini fece dono del- guerra. In queste scabrose circostanze, il

le Memorie di cui ho ragionalo. Chi a Pa- Papa raddoppiò le cure che convenivano
rigi lesse il processo dichiarò: Non trovar- al padre comune della repubblica cristia-
visi che Galileo tosse sottoposto a veru- na. Tentò egli ogni mezzo e fece uso di
na prova corporale afflittiva; che era in sua autorità per indurre alla pace i prin-
regola , e che stampandosi non farebbe cipi cristiani, al qual fine «riandò a Pari-
disonore a' giudici. Conviene confessare gi per nunzio straordinario Giulio Maz-
che nel costituto de' 2 giugno a Galileo
1 zarini, poi celeberrimo cardinale e da lui

fu inlimalo d'aprire sinceramente le sue creato; ma deferendo al cardinal Rieiie-


intenzioni, e in caso di menzogna gli fu lieu, le corti austriache imperiale e spa-
minacciala la tortura; ma dopo le lue ri- glinola pregarono Papa a richiamarlo,
il

sposte, benché giudici avessero gravi ra-


i in questo l'ambasciatore duSpagna si que-
gioni per non crederle sincere, non w ven- relò con Urbano Vii! contro il duca di
ne al fatto. Se avesse sollerto la lorlura Parma Odoardo Farnese sua feudatario,
si sarebbe detto nel processo. Sembra che perchè avea preso le armi contro il suo
la minaccia fosse fatta soltanto o perse- re, stimolandolo a dichiararlo decaduto
guire una formalità in uso a que'tempi, dal ducalo, e d'in veslirne il nipote d. Tad-
ovvero per eccitarlo collo spavento a par- deo Barberini. Però il Papa, che voleva
lare colla massima sincerità. "Del resto, di evitare di disgustar Francia, per quietare
recente molti storici eterodossi hanno re- queste querimonie, spedi al duca il vice-

so alla romana Inquisizione quella giusti- legato diBologna per esortarlo a deporre
zia che le si doveva, la quale per tanto le armi, con minacce se non ubbidiva. Si

tempo le fu ostinatamente negata, amal- laguarouo allora francesi contro il Pa-


i

gamandola coli' inquisizione di Spagna pa, onde questi si astenne da ogni impe-
(/ .), la quale giammai fu favorita da'Pa- gno per l'avvenire. Correndo il 63^, 1

pi, che anzi uè iicuitaiouo l' autorità re- iùuuto iu Roma il fratello del redi Po-
U B B URB 6r
lonia,in suo onore il cardinal A ntonio Bar- quale gli ottenne di concludere la pace nel
berini nipote del Papa, fece rappresen- seguente anno. Dopo essere in ciò riusci-
tate in musica il il ramina di s. Alessio. to felicemente, il Papa riprendendo con
Per altra circostanza il porporato avea da- più vigore il trattato di pacificazione tra
to un Torneo in Piazza IVavona. Bol- le potenze cattoliche, conseguì che fosse
livano in quel tempo discordie fra la cor- per essa deputata la città di Colonia per
te di Roma e la repubblica di Venezia, luogo del congress.o, a cui spedì il legalo
f
pe confini del Ferrarese e per altre bri- i636 istituì il Se*
cardinal Ginnetti. Nel
ghe: si frapposero ministri di Francia e
i minarlo Vaticano. Neh 367 ebbe luogo
maneggiarono l'affare per venirne all'ac- quella questione sulla confessione, di cui
comodamento. H Papa intanto disgusta- feci parola nel voi. XVI, p. 92, quindi or-
lo de' veneziani, nel 1 635 fece togliere dal- dinò il Papa, che tutti i sacerdoti appro-
la sala regia del Vaticano l'elogio che la vati a udirla, con diligenza studiassero e
loro repubblica erasi acquistato per la presso di loro ritenessero la bolla in Coto-
pacificazione fatta in Venezia di Papa A- na Domini. In tale anno istituì la Con-
lessandrolll con Federico I imperatore. gr esazione de 'confi'ni',della quale riparlai
In detto anno mandò in Germania il con- a Sovranità de'romani Pontefici e della

te Antonio di Curpegna, fratello del car- s. Sede, e nel voi. LXIM, p. 270; ed uti-

dinal Ulderico, col dono della Rosa d'oro lissime prescrizioni decretò per altre Con-
per l'arciduches>a sposa dell' elettore di gregazioni cardinalizie in diversi tem-
Baviera. Di più eresse il Luogo di Monte pi, come si può riscontrare a'Ioro artico-
Comunità, emanò provvidenze suiLuoghi Avea il
li. Papa da cardinale acquistato
di Monte nel quale articolo descrissi il
,
un casino e alcune vigne in Castel Gan-
Monte Benb voglio da lui approvato, isti- dolfo e dipoi la villa Visconti, laonde pia-
tuì l'arcivescovato armeno di Leopolì, e cendogli il delizioso e salubre luogo, lo
delle altre sedi episcopali da lui erette, ne celebrò con versi poetici.; e divenuto Pa-
tratto parlando di loro,il duca di Parma pa, per stabilire a'suoi successori la pon-
impegnato nel favorire francesi, e fida- i tifìcia P il leggio tura, nello stesso castello

to nelle promesse del cardinal Richelieu, fece edificareil Palazzo apostolico di


non calcolando bene le sue forze, ebbe Castel Gandolfo, e procurò di rendere
l'audacia di cimentarsi nel febbraio 1 636 il sito comodo e più ameno con belle stra-

cogli spagnuoli, che da più parti l'assali- de ombrose. Questo palazzo l'abitò poco,

rono e l'avrebbero ridotto al maggior pe- perchèsoleva recarsi in quello di sua villa,

ricolo, se Urbano Vili non fosse stato sol- che tuttora possiede la sua discendenza,
lecito a spedire al campo spaglinolo il ve- bensì fu ih. Papa che datò le sue bolle
scovo d'Imola Millini,il quale destramen- ex Arce Gandulphi, e fece coniare la me-
te duca di Modena,
indusse Francesco I daglia col prospetto del palazzo pontifi-
che comandava l'esercito di Spagna, a far cio, e l'iscrizione: Sub Urbano reees.su

tregua e quindi la pace. Ricevendo poco construcio. Neldetto 1637 avendo sta-
dopo il Parmigiano un soccorso dal duca bilito a'22 aprile di andare secondo il so-

diCrequy, il duca Odoardo inveiti di nuo- lito in detta sua villa, assalito nella pre-
vo ilCremonese e ilLodigiano,ma ben pre- cedente notte da febbre, restò per alcuni
sto si trovò in grande angustia, né avreb- giorni in letto; riavutosi alquanto, vi si

be scansato la sua rovina, se nuovamen- recò a' io maggio , ma sopraggiuntagli


te il Papa non avesse procurato pronto nuova infermità, si credè che il male fosse
riparo,inandando il conte AmbrogioCar- mollo grave, onde ognuno si preparava
pegna a Milano per rimetterlo in grazia alle novità die porta la sede vacante. Si
del governatore spagnuolo Leganes, col trovò opportuno di ricondurre il Papa in
e

62 URB URI)
Roma a'6 giugno , ma non essendo ve- farelli, gli ordinò di esibire alle parti bel-
duto die soltanto dal fratello, da'nipoti, ligeranti la mediazione della
s. Sei\e pro- }

eda 5de'suoi più intimi famigliari, tanto ponendovi plausibili mezzi per la pace.
più si teneva sicura la prossima sua mor- 11 nunzio secondandole pontificie premu-

te, in un tempo che poteva produrle fu- re, nulla trascurò affine d'ottenere la bra-
neste conseguenze alla quiete di Roma. mata concordia, ne si solarti per I' esito
À'6 luglio vi giunse il cardinal Carlo Me- infelice che ne provò per oltre due anni,
dici, accompagnalo uomini di lan-da-4-0 che anzi più diligenze adoperò nel cer-
de spezzate e corazze, che segui vano la sua care il rimedio a tanto sconvolgimento
carrozza, oltre i palafrenieri soliti che la della cristiana repubblica; nel quale non
precedevano. Entrò in gelosia i! conte- potendo concordare le parti che guerreg-
stabile Colonna, temendo che questo ap- giavano, ne tentò almeno la tregua e in
parato fosse per fargli qualche affronto , questo vi riuscì, Fu dunque conclusa a*
giacche non avea voluto trattare col
egli 1 4 ottobre i63g la sospensione d* armi,
titolo di Altezza i di lui nipoti granduca e il Papa in questo riposo non rallentò
di Toscana Ferdinando 11 e suo fratello punto negoziati per l'accomodamento ,
i

Giancarlo, per cui se n'era offeso il car- che anzi raddoppiò le sue diligenze al me-
dinale, il quale nella rissa seguita nel 1 634 desimo fine, benché inutilmente si affa-
tra d. Callo Colonna duca di Marsi figlio ticò in propone per ogni modo la desi-
contestabile, e d. Gregorio Gaetani, che derata concordia. Miglior esito certamen-
vi restòmorto,si era interessato con gran- te si meritava il paterno zelo d'Urbano
dissime offerte a favore de'Gaetani con- Vili, che mai non cessava di procuri ire
tro la casa Colonna. Adunque il conte- all'Europa, e particolarmente all'Itali;

stabile si faceva accompagnare da più gem la sua quiete e tranquillità. In detto an-
te armata del solilo, sicché due partiti i no la società di Gesù celebrò il [^cen-
cominciavano a portare la notte armi da tenario delia sua mirabile e benefica isti"

fuoco e davano a temere qualche serio


, tuzione, che ricordai nel voi. XXX, p,
disastro. Per ovviare. a disordini, Bar- i 18 i , coli' operato dal cardinal Antonio
berini chiamarono a Roma 3oo soldati Barberini nipote del Papa. Grati i gesuiti
corsi acciò la notte accompagnassero e
, a "benefici i ricevuti da ambedue, fecero
spalleggiassero la coi le de'birri nelle ron- battere una medaglia mono mentale, in cui
de. Ma quando a'6 agosto si fece vedere fecero esprimere l'effigie d'Urbano Vili
il Papa nella cappella anniversaria per la con piviale ricamato colla ss. Concezione,
sua elezione, cessò il timore della sede va- questa iscrizione in mezzo a due Serafi-
cante, e ìo spavento deYmislri accidenti ni.Munificentia Ant. Barberini S. R E.
che si temevano. Dopo la morie dell'im- Card. Cam, Socie t. Jesu Ann* C. Pie
peratore Ferdinando II, lodato dal Papa Celebrato: S.croiocxxXix. V.Kal. Oct.
in concistoro e suffragato con funerali nel- Neli64o per avviso segreto fu informato
1
la cappella palatina, s'intorbidarono i ne- mg. Spada governatore di Roma che ,

goziati di pace cominciati in Colonia col una persona era partita per Napoli ad ,

nunzio Rossetti; e nel Piemonte si riac- offrire al viceré di far morire il Papa
cese la guerra tra'francesi e spagnuoli. quando gli dasse 3ooo scudi. Era questi
Oltre a ciò per la morte del duca di Sa- Tommaso Orsolini sacerdote di Recanati,
voia Vittorio Amedeo I, crebbero talmen- già segretario delcoule d'Aglé ambascia-
te le discordie che furono cagione di fe- tore di Savoia. Scrisse il governatore a
1

roce guerra. Accorse prontamenteUrbano mg. di Gerace nunzio di Napoli, perché


Vili a tante disavventure, e con frequen- sorvegliasse gli andamenti dell'Orsolini.
ti e incalzanti lettere al suo nunzio Caf- Furono contro di esso trovati bastanti in-
L R B U B B £3
dÌ7Ì, onde carceralo e portato in Roma, stro e Roneiglione, che aveano in feudo
confessò che ad istigazione di fr. Dome- dalla s. Sede. Al riferire di Novaes, pa-
nico Bronza agostiniano di Bagnorea, e- re che lo desiderassero Barberini che
i ,

ra andato a Napoli per manifestale al vi- perciò proposero al duca Odoardo Far-
cere un sospello Ira (tato de'principi col- nese di farne la comprita, ovvero di a-
legati col Papa a invadere quel regno, e verlo per dote di sua figlia con d. Tad-
ad evitar questo offri vasi fr. Domenico deo Barberini (egli in vece sposò d. An-
di far morire il Papa se avesse detta som- na Colonna, che fondò il monastero delle
ma, che avrebbe data al suo sagrisla, già Carmelitane scalze di Regina coeli: lo

inabile per succedergli nella carica. (se- Sposalizio lo celebrò al modo descritto
condo il Novaes), ed allora avvelenare in tale articolo, dal Papa nella cappella,
l'ostia che Urbano Vili dovea consagra- da lui edificata nel palazzo apostolico di
re. Se poi non gli riuscisse, avrebbe fatto Castel Gandolfo, che descrissi nel voi. IX,
clie il Carca resto speziale pontifìcio e suo p. i58, passandosi poi a Marino). A nin-
parente, nel medicare al Papa il fonticolo, na di queste proposizioni acconsentì il du-
gli ponesse il veleno. In vigore della sua ca, onde si aumentarono le vicendevoli
confessione l'Orsolini fu degradato e im« amarezze. Non calcolando bene il duca
piccalo l'j i agosto 164°- Intanto fr. Do- le sue forze, spedì truppe per fortificare
menico fuggì apostata da Bagnorea, e sa- e difendere Castro. Fu questo passo dèi
putosi che da Venezia poi lavasi nella feudatario preso in Roma per una ribel-
Schiavo*) ia, fu preso in Trieste e condotto lione, e perciòfu intimato al duca un mo-
in Ravenna, già condannalo in contuma- nitorio di pene spirituali e temporali e
cia, e per ordine del Papa fu processato altre citazioni, se nel termine di 3o giorni
dal cardinal Franciotti legato, e nel lu- non avesse demolite le fortificazioni. lu-
glio i 64i pagòanch'egli la pena della per- di fece il Papa marciare la Milizia pon-

versa sua intenzione, ponendosi il proces- tifìcia con buona artiglieria, né valse la.

so nell'archivio di Castel s. Angelo. Du- mediazione del senato veneto, del viceré
rava ancora nella Chiesa la tranquillità di Napoli, de' ministri di Francia e (!••!

sulle dispule della grazia, cheBajoavea granduca di Toscana, per limuovere il

eccitate, allorché rinnovate in questo tem- Papa dalla guerra se non ubbidiva
,
il

po da Cornelio Giansenio col suo libro duca. Spirato il detto termine e la con-
Augustimis indussero Uibano Vili a
, cessa proroga, le milizie papali presero
condannarlo con bolla, ma di questo gra- la rocca di Monlallo, e Castro nell'otto*
vissimo e deplorabile argomento, con dif- brei64-i i quindi Urbano Vili aumentò
fusione trattai a Giansenismo. Il lungo con gravi dispendi l'esercito e fortifico i

pontificato d'Urbano Vili avea fallo ac- confini del Ferrarese e del Bolognese, per
cumulare immense ricchezze a'suoi nipo- savie precauzioni controia repubblica ili

ti, e quanto egli più invecchiava, tanto Venezia e il duca di Modena. In Roma
più cresceva la possente aulorilà del ni- UrbanoVIII fortificò solidamente e guar-
pote cardinal Francesco, che con impe- nì dinuove artiglierie Castel s. An- il

ro disponeva a suo talento dello spiritua- gelo , avendovi già aggiunto il bastione
le etemporale della Ghiera romana. Frat- sopra Tevere, e riaperto un arco dal
il

tanto duchi di Vanna aveano contratto


i Ponte s. Angelo. Per allusione a'miglio-
in Roma copiosi debiti, per fornire com- ramenti fatti dal Papa a! forte, >e ne \ c-

battenti alla Francia contro la Spagna de la pianta nella medaglia monunun-


nelle sue guerre d'Italia, e pe'quali for- tale, coll'epigrafì: [usti iuta munita per*
marono più Luoghi di Monte, assegnan- feda. Incluse nella città la via Luugar.i
do a'credilori le rendile del ducato di Cu- e l'alto del Aioule Cianicolo, coll'ullimo
64 UR B U R B
recinto Ginnicolense delle Mura di Ro- dall'ordine G erosolimi tano^el quale ar-
ma, con saldi bastioni, rifacendo la Porta che
ticolo dissi gli confermò i privilegi ,

s.Pancrazio (della quale riparlai a Stra- che concedeva le sue commende a' pro-
de di Roma), e ordinò la costruzione di pri parenti, e che per essi istituì nel gran
Porla Porlese,che terminò il successore, priorato di Roma il baliaggio di s. Seba-
circondando cosi di altre mura la Città stiano.
Leonina. Una medaglia ricorda il pro- Continuando nel i64^ la discordia
spetto delle mura di Roma, i baluardi e fra 'Barberini e il duca di Parma, contro

la porta s. Pancrazio, colla leggenda: Ad- di esso il Papa sentenziò la scomunica, e


di tis Urbi Propugnaculis, oltre l'iscri- per essersi alleato con altri principi italia-

zione del Papa. Inoltre fortificò il Palaz- ni, fece marciare le milizie sul Parmigia-
zo apostolico Quirinale, circondando di no; lo dichiarò reo di fellonia, lo privò
forte muraglia il giardino, ed al destro de'feudi e sottopose tutti i suoi stati all'in-
lato della porla principale fabbricò il ba- terdetto. Avendo il duca inviato un eser-
luardo con artiglierie, e denominato tor- citoad Acquapendente, ed un naviglio a
rione. In tale articolo dissi quanto fece Montalto di Castro, che la burrasca di-
per l'abbellimento di quella pontifìcia re- sperse in mare, in Roma si trepidò e vi

sidenza, riducendo l'antico convento de' fu seria apprensione d'una scorreria, per-
Cappuccini di s. Felice per l'abitazione chè gli alleati erano entrati ne'confini del-
della famiglia pontifìcia; avendo trasfe- lo stato pontificioessendo il duca soste- ;

rito que'religiosi, di cui fu beneficentis- nuto dalla repubblica veneta, dal gran-
simo, al convento e chiesa che loro fab- duca di Toscana e dal duca di Modena,
bricò il suo fratello cappuccino cardinal per cui pubblicò un manifesto di sue ra-
Antonio, e l'antica loro chiesa donò alla gioni che vieppiù inasprì la corte di Ro-
nazione di Lucca. Notizie relative a que- ma, onde la guerra divenne più funesta
ta guerra le riportai non solo ne'citali ar- e fatale alle due parti, prolungandosi sino
ticoli, ma in quelli che ne risentirono le all'aprile i644> e perciò essendosi esau-
conseguenze, ed a Milizia pontificia ce- sto il Tesoro pontificio. Considerando
lebrai l'artiglieria pontifìcia, e l'armeria Urbano Vili il gran numero deUeFeste,
Vaticana da Urbano Vili ingrandita ed per le quali si lamentavano gli artisti e
assai aumentata con ogni specie d' ar- gli agricoltori che non potevano in esse
mi, dicendo pure della riedificazione del procacciarsiil sostentamento, nel 164^ le

notabile forte che per lui ebbe il no- ridusse aminor numero. Nel medesimo
me di Forte Urbano, tra Modena e I3o- anno emanò una bolla sugli utensili sa-
iogna, ed in memoria fu coniala una gri, che cardinali defunti doveano alla
i

medaglia colla pianta del forte, e con sagrestia pontificia con quelle eccezioni
,

s. Urbano vescovo sopra di esso, e il mot- che rilevai ragionando di ciò nel vol.LX,
to : Securitas publica. Siccome esecu- p. 192. Passando poi per lo stato eccle-

tore degli ordini pontificii fu summen-


il Spagna Maria, che da
siastico l'infanta di
tovato cardinal Bernardino Spada le- Napoli recavasi a Vienna a sposare l'im-
gato di Bologna, sul forle Urbano scrisse peratore Ferdinando III, il Papa la fece
erudite nozioni Gaetano Giordani
il eh. magnificamente trattale dal suo Mag-
r
a p. 1 3 e 4o del suo opuscolo: Cenni e note giordomo mg. Poli. Con breve deli 643
intorno all' antica ed eccelsa casa Spa- Urbano Vili concesse a'basiliani di Po-
da. A Marina Pontificia ricordai, che locz, l'uffìzio e messa del b. Giosafat. Col
Urbano Vili temendo qualche invasio- breve Piis dilecti, de'2 3 febbraio, Bull.

ne nelle parti marittime, de'collegati del Rom. t. 336, commise a*


6, part. i t p.
duca di Parma, volle l'aiuto delle galere vescovi di Cambray, s.Omer e Ypri,che
URB
formatterò! processi di quelli chenell'In- ghiera. Coli' opera de! medesimo artista

ghtlterra pativano il martirio in odio della e col bronzo che ricuopriva le travi del
lede, de'quali la maggior parte erano be- portico del Pantheon (oltre il farci fon-

nedettini inglesi, e però dal loro procu- dere più d'Bo pezzi d'artiglierie pel Ca-
ratore generale se ne faceva istanza. Nello stel s. Angelo, e siccome ad onta dell'ir-

stesso 1643 il Papa destinò legato a In- ruzioni de' barbari quel bronzo restava
tere il cardinal Rossetti a' congressi di illeso, così i satirici dissero: Ciò che non
Miinster e Osnahruck,ma senza successo. aveano fatto i barbari, lo fecero Barbe-
i

In mezzo alle zelanti cure del suo apo- rini. Nondimeno a quella chiesa eresse i

stolico ministero, non trascurò Urbano due campanili ,e ne riparò le colonne),


Vili altre di minore rilievo, nèdj manife- ornò I' altare papale o confessione con
starsi magnifico principe, che unitamente sontuoso Baldacchino sorretto da 4 simi-
andrò registrando, oltre il riferito supe- li maestose colonne spirali, e nella meda -
riormente. Agli uditori di rota aggiunse glia chela ricordasi vede il prospetto del-
in perpetuo un cittadino di Perugia, ed la confessione, coll'iscrizione: Ornato ssu
al tribunale degli uditori assegnò conve- Pelvi et Pauli Sepulchvo. I) Nibby, Ro-
nienti stanze nel palazzo Valicano. Isti- ma nel\ 838 descritta, parlando del son :
tuì I' Archivio detto dal suo nome Lr- tuoso baldacchino e della critica che ne
haiìo, pe Notavi di Roma, de' quali an- fece il severo Milizia , riferisce che tutta
che nel voi. LXXXlV, p. 57 . All'arti- l'opera è in bronzo messa a ora, atten-
colo Povero rammentai, che istituì l'uf- dendo il peso a libbre 86,392. 1 Che risul-

fizio d'avvocato de'poveri nelle cause ci- la dai libri della rev. fabbrica di s. Pie-
vili, quanto fece per eliminare il loro ec-
e tro, avere Urbano Vili fatto venir da Ve-
cessivo numero. Estinse l'ordine de'cava- nezia il rame occorrente per questo gran
beri di s. Giovgio di Cavintia in Au- lavoro di metallo: io Roma poi se ne pre-
stria. Soppresse il titolo cardinalizio di s. sero tre quantità, una delle quali di lib-
Carlo a' Catinai*!, in luogo del quale so- bre 83y4 e mezza, formata dal metallo
stituì quello di s. Biagio dell'Anello, ed tolto dalPantheon venne poi resa alla ,

altro ne accrebbe colla chiesa di s. Carlo camera apostolica non essendo occorse più
al Corso. Stabilì il Prolonotavio aposto- di 3 5i libbre del rame veneto, che es-
1

lico, per registrare de'mai tiri della


gli alti sendo avanzalo servì a coprir l'albero di
congregazione -di propaganda fide; ed il Castel s. Angelo. Nella stessa basilica fece
Pvotonotavio apostolico perlai e altret- trasportare óaMantova le ceneri della be-
tanto colla congregazione de'rili, ed an- nemerentissima della Sede gran con- s.

che per la compila/ione de'processi delle tessa Matilde marchesana òìlToscana,


beatificazioni e canonizzazioni. Tolse la per aver ampliato il suo principato tem-
facoltà di disporre degli ulììzi vacabili del- porale e difesa la s. Sede, e le eresse un su-
la curia romana, e moderò la permissio- perbo deposito. Inoltre e nel medesimo
ne di trasferire le pensioni ecclesiastiche* giorno che s. Silvestro consagrò l'antica I

Di molte Chiese di Roma fu munifico basilica, Urbano Vili solennemente con-


con ristami e ornamenti. Nella basili- sagrò la nuova, e nella medaglia che per-
ca o Chiesa di s. Pictvo in Vaticano e- ciò fu coniata, vi è la leggenda S. Pelvi :

resse con architetture del Bernini il cam- Basilica con seccata. £ per non dire ili
panile, poi per gelosie artistiche barba- altre chiese, avendolo rimarcato nel de-
ramente demolito, e dal medesimo fece scriverle, mi limitelo a dire, che restau-
adornare con marmi le 4 nicchie infe- rò nobilmente la Chiesa di s. lìibitmat
riori e superiori de' 4 piloni che scoten- vi fece trasportare il corpo della santa e

no l'immensa cupola, con maestosa rin- di alti* sante; munificenza che ricorda la

voi.. LTCXXVI.
GG V R B U R B
medaglia colla facciata esterna della chie- l'accademia di s. Luca, notai il magni-
sa, e l'epigrafe Aedc s. Bibianac resti-
: fico restauro ordinato da Urbano Vili.
tuta et orfi. Romae. Della Traslazione Ad Agostiniane convertite, dissi che le

delle reliquie) ne parlai. Concesse la


ivi trasferì nel monastero accanto la chiesa di
chiesa di s. Lorenzo in Fonte a' mona» s.Giacomo alla Lungara,contribuendo al-

ci Ruteni, elie descrissi nel voi. XXI II, l'acquistoe riduzione del luogo. Ripristinò
p. 1 36, perchè avendola poi donata a* il collegio illirico di Loreto, che avea isti-

nobili aulici la loro congregazione da


1
, tuito Gregorio XI lì, la cui città munì di
lui approvala prese perciò il suo nome fortini, ed avendo fallo protettore di Lo-
di Urbana, e della chiesa tornai a ra- reto il fratello cardinal Antonio, questi

gionare nel voi. LXXXIV, p. \ 12. In- per tal città a' suoi cappuccini fabbricò
vece die a' ruteni V abitazione presso la un ospizio. Ristabilì pure
Ful- i collegi di
chiesa de' ss. Sergio e Bacco, la quale poi da, di Piemia e di Praga, fondali an-
ebbero per celebrarvi il loro rito. Dichia- ch'essi da Gregorio XIII. Civitavecchia
rai nell'articolo Ruteni, quanto altro fece fu da lui restaurala, assicurando il por-
per loro il Papa, e come ne fu beneme- to con rinnovare molo, olire altre be-
il

rito il fratello cardinal Antonio. Ornò di neficenze, e tornai a farne cenno ne'vol.
marmi, pitture e oro il batlislerio Late- LlY,p.ic)2, LVIII, p. i3o, ove dichiarai
ranense o Chiesa di s. Giovanni in Fon- che all'Allumiere fece costruire la chiesa
te, il cui spaccalo si vede nella medaglia e convento di s. Maria di Cibona. Rin-
coniata, colla leggenda: Ornato Const. novò la fortezza di Rimila, che dal suo
lavacro et instaurato. Restaurò la chiesa nome prese quello di Urbana, e rifece
di s. Urbano I Papa alla Cacarella, già an- quelle d' Ancona e A' Orvieto. Sulla Piaz-
tico Tempio di Bacco. Rinnovò la Chie- za di Termini ampliò pubblici granai, i

sa dì s. Caio Papa, e 1' unì al contiguo onde per memoria fu baltula la medaglia
monastero delle Carmelitane dette le , col prospetto de'granai, ed il motto: U-
Bai berine perchè da lui fondato, mentre berioriAnnonaecomuiodo. Urbano Vili
il nipote cardinal Francesco edificò la lo- eziandio fu benemerito delle Strade di
ro unita chiesa della ss. Incarnazione del Roma, portando il nome di Urbana quel-
Verbo divino. In memoria della riedifi- la già chiamata Vico Patrizio, da lui ria-

cazione della chiesa di s. Caio, abbiamo perta e migliorata. A Fontane diRoma,


la medaglia col suo prospetto esteriore, notai l'acqua da lui raccolta per aumen-
e il motto: Denuo Ex Aedificata, e fu tarle, e descrissi la Fontana del Tritone
riprodotta. Restaurò ancora la Chiesa daini fatta erigere dal Bernini sulla Piaz-
J
de ss. Quirico e Giidiltaj e la Chiesa za Barberini, nome che prese dal son-
di s. Anastasia (della quale riparlai nel tuoso e vicino Palazzo Barberini che co-
voi. LUI, p. 229), e per la quale pure struì a'suoi pareuti, e la fontana minore
fu coniata la medaglia colla sua facciata collocata sul cantone di via Felice, la cui
e l'iscrizione: Aedc ex or nata faci e. resti- iscrizione die molivo alla satira ivi indi-

tuta. Inoltre restaurò la Chiesa de ss. cata. A Piazza di Spagna poi feci la de-
Cosma e Damiano, e col nipote d. Tad- scrizione della fontana che vi eresse. Nel-

deo la Chiesa di s. Sebastiano alla l'articolo Palazzo apostolico Vaticano


polveriera al Monte Palatino del sud- riportai, che ivi assegnò un luogo alla da-

detto baliaggio Gerosolimitano; non che teria apostolica; nell'appartamento di s.

mandò a Marsiglia una magnifica ur- Pio V fece la cappella, che descrissi nel
na, per collocarvi le ceneri di s. Ma- voi. IX, p. 1 58; nobilitò la volta del gran

ria Maddalena. Nel voi. LXIII, p. 5o, corridore della Cleopatra, e quegli altri
descrivendo la chiesa di s. Martina del- abbellimenti che descrissi, e che l'acqua
U II B URB 67
saluberrima sotto di lui rinvenuta, prese apostolica, e de'tribuli che furono impo-
col fonte ohe vi (ormò il suo cognome ili sti, affermando lo stesso Novaes che molti
Barberina, e più volgarmente delle Api iettarono, ed i maligni dissero con ripro-
per quelle 3 formanti il suo stemma. Nel- vevole frizzo satirico: Urbano Vili della
la cappella segreta de' Papi fece quanto barba bella, in ogni giubileo una gabel-
dissi nel voi. IX,p. i 53,aumeutògli orna- la. Neil' aprile dunque fu segnata la con-
menti pontificii, e fece di nuovo un ma- cordia in Venezia dal cardinal Donghi
gnifico e prezioso Triregfio.Vev l'armeria plenipotenziario del Papa, dal cardinal A-
compita da lui nel medesimo palazzo e lessandro Bichi comprotettore di Fran-
già ricordata, si coniò la medaglia col suo cia pel re Luigi XIV (succeduto al pa-
prospetto e il motto: Paris Iucolu/nilati, dre Luigi Xlll), da Giovanui Nani per la
e Romae. Per tante e altre
nel!' esergo, repubblica veueta, dal Gondi per Ferdi-
belle memorie e monumenti, co' quali nando II granduca di Toscana, e dal mar-
grandemente aumentò le magnificenze chese Tassoni per Francesco I duca diMo-

di Roma il senato e popolo romano iu


, • lena, ch'erano stali i mediatori del trat-
Campidoglio gUinnalzò una statua, de- tato, nel quale si stipulò: Che i principi
rogando al contrario decreto. Continuan- occupali in questa guerra disarmassero;
do le gravi vertenze sul ducato di Ca- che il duca Odoardo restituisse Bondeno
stro e contea di fionciglione y ne'quali e v. Stellata che avea occupalo nel Ferra-
altri relativi articoli giustificai ilPapa dal- rese pregasse il Papa ad assolverlo dal-
l'incolpazione d'essersi mostrato duro co* le censure, che doveasi concedere colla
Farnesi per fa v-orire i suoi nipoti, enume- restituzione del ducalo di Castro dopo 60
rando invece le condiscendenze diverse giornee ri niellerai le cose nel piede in cui e-
usate loro da Urbano Vili, e come per rano prima della guerra. Sembra che a ta-
la temeraria e tenace loro resistenza fu le avvenimento alluda la medaglia conia-
costretto procedere ad atti forti, senza es- ta neh 644> com figura della Pace seden-
'

sersi menomamente profittato delle cir- te con ramo d'olivo nella destra e palma
costanze: la crescente grandezza de'Far- nella sinistra, avendo lateralmente le fi-

nesi non solo avea destato invidia ne'Bar- gure della Prudenza collo specchio e il

berini, ma magnati di Ro
ancora in altri serpente, e la Fortezza galea ta con asta
ma, e la loro unione conFrancia avea pure e scudo; l'iscrizione dice: Prude/iter pas-
destato il risentimento diSpagnaedialtri sus fortitcr cgit. Quando poi Urbano
principi, che provocarono il Papa a raf- Vili dopo tanti fastidi e gravi cure co-
frenare la ribellione del suo feudatario. minciava a godere i frulli di questa pace,
Intanto Luigi XIII re di Francia, per di- ecco la morie che lo chiamò all' altro
sporre il Papa e gli alleati amici de'Far- inondo.
nesi alla pace, spedì a Ruma Lyorme per Circa la metà di luglio cadde seriamen-
intavolare le Urbano
trattative, alle quali te infermo, e conoscendo che il male era

Vili ili buon grado diede ascolto. Giun senza rimedio, dopo essersi confessato dal
lo l'annoi 644 I" finalmente conclusa la vescovo di Città della Pieve suo confes-
pace tra Cibano Vili, e il duca di Par- sore, domandò con fervore i sagramenli,
ina Odoardo, dopo una guerra crudele e li ricevè con tanta pietà, che mosse al
con notabile pregiudizio de' Barberini, pianto i circostanti. Avendo egli dunque
die secondo JNovaes si tirarono addosso governato la Chiesa universale 20 an-
l'universale risentimento, pe'gravi dan- ni, 10 mesi e 22 giorni, ossia 21 anni
ni a'quali fu esposto lo stato ecclesiasti- meno 38 giorni, in età ili 77 anni rese Io
co e i sudditi pontificii, per le cousidera- spirito a Dio a* 29 luglio 1644 circa le
bili somme clic gravitarono sulla camera ore 11. Leggo in Lodovico Anastasio,
GH U R B URB
Storia degli Antipapi, 2,p. 264, che t. Urbdnàc (titolo che prese dallo slemma
raccontasi eli avere un famigliare di Pa- e dal nome d'Urbano Vili), che pubbli-
pa Urbano Vili, mentre questi era vi- cò in Roma nel 1 633, fi fece l'enume-
cino a morire, detto con voce sommes- razione di tutti i moltissimi dotti che fio-

sa,non videbis dies Pelri, vale a dire che rirono in Roma dal i63oal i632, evi
uou poteva oltrepassare i5 anni vissu- i aggiunse il catalogo dell' opere da loro
ti nel Pontificato da s. Pietro ; ma il Pa- pubblicale, libro raro, che fu ristampa-
pa avendo udito acutissimo l'intese, on- to in Amburgo nel 171 1. Urbano Vili
de tosto disse Non est de fide. Fu se-
: amatore muse, fu buon poeta, e sti-
delle
polto nella basilica Vaticana presso la mò tanto Gabriele Chiabrera insigne poe-
cattedra di s. Pietro, in magnifico monu- ta, che rilevai nel voi. LV, p. 76, che lo

mento, uno de'più grandiosi di quell'au- ammise nella sua bussola ad ascoltare la
gusto tempio, e che descrissi nel voi. XII, predica del predicatore apostolico, ove
p. 299, altra opera del singolare ingegno soltanto hanno luogo i prelati maggior-
inventivo del Bernini. Il Cancellieri eru- domo e maestro di camera. Dice il Re-
ditamente ne parla nel Mercato 06, a p. 1 nazzi, che Urbano Vili in gioventù si
riportando i componimenti poetici che si sollevò sopra la volgare turba de'poeti ;
fecero sul medesimo mausoleo, anche ar- e che di sue poesie italiane e Ialine fu-
Svolazzando sul monu-
guti e satirici. rono fatte parecchie edizioni; ma in que-
mento 3 Api in più parti, con allusione ste seconde si die egli a scorgere più fe-
allo stemma de' Barberini, un bell'umo- lice che nelle prime. Io conosco le seguen-

re nell'osservarle disse al Bernini ch'era ti edizioni. Cardinalis Maphaei Bar-


presente: Che forse avea voltilo indicare berinus , postea Urbanus Vili : Poe-
colle Api la dispersione de' Barberini, mata, Romae i635. Poemata, Romae
disgustati col successore Innocenzo X, e 1638. Poesie toscane, Bomai638. Poe-
rifugiati in Francia. prontamente e Ma ma ta, Parisiis 1642. Cardinal Maffeo
con ispirilo rispose il Bernini: E" non sa Barberini, Poesie latine tradotte in ver-
Ella, che le Api disperse ad un suono di so da F. Ferranti, Roma 164*2. Poe-
campanaccio subito si riuniscono? Vo- mata, Romae 643,- Oxonii 1726. S. Gi-»
1

lendo alludere alla campana di Campi- rolamo Vapsperger, Poemata et Car-


doglio, che con snono funebre avrebbe mina composita a Maphaeo Barberino^
annunzialo la morte d'I nnoceuzo X! La- musicis modis aptata 3 Romae 1627.
sciò Urbano VIII un'eterna memoria del Altri Papi che si deliziarono della Poe-
suo vivissimo talento, vasta mente e ani- li nomi-
sia e l'amarono, a quell'articolo
mo grande; di sua mirabile prudenza, nai, a'quali quiaggiungerò s. Damaso 1,
affabilità, amore per la giustizia, magni- s. Leone I, Innocenzo IH e Alessandro
ficenza e liberalità principalmente verso VII. Inoltre dotato di non volgare let-
i letterati ed i Leone Al-
suoi famigliari. teratura, compose diverse opere, di cui
lacci Allatius uno de'più dot-
di Chio, fece il catalogo l'Oldoino nelle Vilae
ti contemporanei, che dal 1600 al 1669 Pont, di Ciaccolilo, t. 4, p« 5i 3, il quale
circa visse onoratamente e stimato assai nella precedente p.5io avverte che si
a
in Pvoma sua 2. patria, bibliotecario del debbono rigettare come false e calunnio-
cardinal Francesco Barberini e poi uno se le cicalate, che Pasquino satiricamen-
de' prefetti custodi della biblioteca Va- te pubblicò dopo la morte di questo gran

ticana, tra le numerose e dotte sue ope- Pontefice.Il p. Menestrier nel suo libro,

re (che si riportano colle sue Notizie nel- Représentation de musique ancienne et


la Raccolta d'Opuscoli del p. Calogerà, moderne, racconta che un poeta avendo
t. 3o, p. 265), in quella intitolata, Jpes avuto la temerità di presentare a Urbano
URB U RB 69
Vili un'opera, della quale il soggetto, la agitata da'venti,e ricorrenti per la loro
condoli* edi verni erano indegni d'un cri- salvezza alIledentoredormiente,colle pa-
stiano, Papa Io riprese con tanto calore
il role: Salva nos Domine.hu medaglia gè*
della sua imprudenza, che questo misero nerico col busto di s. Pietro con chiavi, e
ne morì di dolore e di confusione. Quan- l'epigrafe: S. Petrus princeps apostolo-
to a' suoi famigliari domestici, de' qua- rum; ha l'eflìgie d'Uibano Vili con pi-
li fu sommamente beuevolo, lo celebrai viale ricamato co'busti de'ss. Pietro ePao-
all'articolo Famiglia pontificia, nove- lo , e due faccie del sole emblema della
rando diversi de' suoi famigliari, oltre i casa Barberini. Finalmente evvi il conio
ricordati a' propri articoli, che ne creò della medaglia che si soleva coniare quan-
8 ovvero meglio 11 cardinali, e molti do doveasi battere una certa quantità di
ricolmò coli'animo suo benefico d'o- monete, per assaggio legale dell'argento,
nori e di ricchezze. Osservai a Promo- col motto: 4 ssaggi um generale 1 63q,con
zioni pontificie, che in g di esse creò padiglione e chiavi incrociate, antica in-
78 cardinali, e Pamphilj gli successe col segna della romana Chiesa; e uel rovescio
uoaie d' Innocenzo A, oltre altri 4 che l'eflìgie del Papa in piviale, ove nel for-
uvea riservali in pectore, io de' quali male vi è il ss. Quanto alla no-
Salvatore.
fiorentini, e 5 parenti, cioè il fratello An- bilissima discendenza d'Urbano Vili,
tonio cappuccino, Francesco ed
i nipoti debbo qui avvertire, che fino da'primor-
Antonio (a Barberini famiglia riportai di del suo pontificato il Papa viucolò gli
come il Papa lepidamente li qualificò, iu acquisti di sua famiglia, con un maggio-
uno all'altro nipoled. Taddeo), Macchia- lasco agnatizio, lasciando al possessore la
velli cugino de' suoi nipoti, e Magalotti facoltà di nominare a successore qualsi-
che pel 1

No-
usò a'cavalli i fiocchi rossi. voglia individuo della famiglia sebbene
tai a Parente, che si vuole avere Urba- non primogenito, e senza che fosse neces-
no Vili dato a'suoi congiunti un milio- sario di attendere a qualche ordine di
ne di scudi in ogni anno del suo pontifi- prossimità, grado o pure età. Indi con
cato; che prima di morire consultò gra- breve del 1627 dichiarò, che se alcuno a-
vissimi teologi sul da lui donato a'paren- lienasse beni soggetti al maggiorasco, de-
ti. Urbano Vili usava un bastone d'ap- cadesse dal diritto di nominare. Indi \Bar-
poggio, con pomo d'avorio di bellissimo berini acquistarono il principato di Pa-
lavoro, in cui erano dipinte le Sette chic- lestina da' Colonna, ed anche s'imparen-
se di Roma, che il cardinal Alessandro Al- tarono cou essi, mediante il suddetto ma-
bani, il quale lo avea acquistalo, lo donò trimonio di d. Taddeo nipote del Papa,
a Benedetto XIV quando si recò a visi- con d. A nuaColouna colla dote di 60,000 1

suburbana. Nella zec-


tarlo nella sua villa sentii, la quale divenuto il suo consorte
ca papale esistono ancora 4o conii delle Prefetto di Roma, essa usò generalmen-
medaglie coniate perUrbauoVUI, le (pia- te il titolo di Prefettessa. Inseguito Bar- i

li sono descritte nella Serie de conii di me- berini comprarono molli altri beni, e fra
duglie pontificie, p. 5i e seg. Di molte questi nel i644 lo stato di Monte Libret-
ne parlai di sopra, di altre rte'loro luoghi; ti in Sabina per 1,600,000 scudi dagli
altre sono le seguenti, oltre due battu- Orsini di Santo Gemini. Allorquando nel
te per l'annua lavanda de* piedi nel giove- j645 i Barberini, per varie accuse a loro
dì santo. Una allude forse alle sue virtù, date ad Innocenzo X Pamphilj, furono
coineclic avente i simboli della Giustizia, costretti a riparare iu Francia, d. Anna
col mollo: Pax in vir tute tua. Altra pare segni marito I Parigi, e colà lo perdet-
il

relativa alle peripezie del suo pontificato, te neh(>47. QuéU« accuse neli652sva-
eascudovi scolpiti gli Apostoli nella nave uiruuu, e d. Anna tornata in lumia fon-
.

7o U R B URB
ciò monastero delle carmelitane rifor-
il pronunziò negativamente, ed il suo decre-

mate detto di Regina Codi , vi si ritirò to fu conferumto con breve pontificio.


e morì nel 1688, tumulata nella chiesa Premessi questi alti, d. Cornelia nel 1768
nel sepolcro preparatosi in vita. Breve pe- nominò al maggiorascod. Carlo secondo-
rò fu r esistenza della potente famiglia genito. D. Urbano primogenito, avutane
Barberini, poiché d. Urbano pronipote notizia, impugnò la disposizione materna,
d'Urbano VIII non ebbe che una sola fi- appoggiando la sua azione alle alienazio-
glia di nome il. Cornelia, nata nel 171 1. ni che la madre avea fatte. A tale effet-
Questa ereditò tutta la pingue sostanza to domandò e ottenne da Pio VI nel 1783,
de'Barberini, e nel 1728 sposò d. Giulio che la causa fosse commessa alla s. Rota.
Cesare Colonna di Sciarra primogenito Durante la lite, d. Urbano morì nel 1 79G
Francesco giuniore principe di Car-
di d. lasciando 3 figli, d. Maffeo, d. Prospero
bognano, il quale lasciato il cognome a* e d. Ettore. D. Maffeo proseguì la causa,
vito, per i.° cognome assunse quello di introdotta dal genitore. La s. Rota nel
Barberini e morì nel 787. Dal suo ma- 1 1804 rigettò la sua istanza, ma poi l'am-
trimonio nacquero 6 figli, tra' quali due mise nel i8o5; indi nel 1807 consigliò al-
maschi d. Urbano e d. Carlo, ed una fi- le parti una transazione,e nel 808 la pre- 1

glia col nome di d. Olimpia. Questa ma- scrisse. Nell'anno seguente Roma essen-
litataal duca di Girifalco Caracciolo, il do slata unita all'impero francese, la que-
quale inumanamente maltrattandola con stione fu portata al tribunale d'appello,
tenerla chiusa, venutone in cognizione il il quale nel 18 io dichiarò che d. Corne-
genitore si recò a prenderla, e condotta in lia Barberini era decaduta dal maggiora-
Roma, ivi essa si ritirò nel monasterodel- sco e dal diritto di nominare il successore.
le Teresiane dello leBarberine,e nel me- Da questa sentenza il principe d. Carlo
desimo morì. Si raccontò poi, che quel Barberini ricorse al tribunale di cassazio-
duca per semplici sospetti facesse rinchiu- ne di Parigi, ma Napoleone I informato
dere la consorte nel sotterraneo d'un ca- della questione, desiderò anch'esso cl»e
stello nella Calabria Ulteriore, e l'avesse le parti venissero a concordia, ed allora
così tenuta per vari anni , annunziando si concluse con alto de' 2 o 8 luglio 8 1 1 1

pubblicamente che fusse morta e facen- D.Maffeo primogenito ebbeMonteLibret-


dole eziandio celebrale i funerali. Inte- ti, Correse, Nerola, Monte Flavio, Ponti-
si finalmente i gemiti dell'infelice. da due celli eMontorio; le tenute di Monte Mag-
cappuccini, fosse stata liberala dal presi- giore, Pantano e Ponte Resacco, nello sta-
de della provincia. La sventura di que- to pontificio; ed feudi nel regno di Na-
i

fama e
sta principessa, accresciuta dalla poli di Boio, Cicoli, Lucoli e Tornimpar-
dalla malignità, somministrarono mate- te, oltre il Palazzo Sciarra Colonna in
ria a romanzi, ed a produzioni teatrali in Roma. D. Carlo secondogenito ritenne
prosa col titolo di Sepolta viva, ed in ilPalazzo Barberini di Roma, la villa e
musica col dramma la Camilla.J}. Cor- ibeni di Castel Gandolfo e Albano il ,

nelia Barberini alienò molti mobili pre- principato di Palestrina , Capranica, s.

ziosi, per cui ne sorse il dubbio se fosse Vittorino, Castel s. Pietro, Corcollo, Col-
decaduta dal diritto di nominare il suc- tallo, Castel Vecchio, e la tenuta di Pa-
cessore.Procurò per altro di assicurarsi lazzo Morgano, oltre il baliaggio di s. Se-
su questo punto e per tale effetto nel
, bastiano. 1 nominati luoghi dello slato
1767 chiese a Clemente XIII che depu- pontifìcio, non però le tenute, li descris-
tasse un cardinale, il quale dichiarasse se si ne' distretti in cui esistono, con altre
poteva dirsi decaduta da tale diritto. Il notizie della famiglia di cui vado discor-
Papa deputò il cardinal Negroni, il quale rendo. Pel riferito, conviene teucre pie -
URB U R B 71
senti gli articoli Barberini e Colonna, e bili pontificie e nel baliaggio di s. Seba-
si ponuo anche vedere le Memorie Co- stiano al MoutePalatiuo, vedovo di d. Giu-
loiuiesicompilate da A. Coppia Roma liana Falconieri, con due figlie d. Anna e
i855.Ma quanto all'asserto dal eav. Cop- d. Luisa; d. Enrico che per convenzione
pi intorno al sepolcro di Martino V Co- di famiglia ebbe il maggiorato) e diven-
lonna, sono a vedersi le mie ricerche ne' ne principe di Paleslrina, sposato a'2 ot-
vol.LXIV, p.io5, LXXV, p. 47, 6 7 e tobre 1 853 a il. Teresa de' principi Orsi-
228. Adunque i due figli di d. Cornelia ni, senza successione e prole finora; d. Fi-
Barberini e di d. Giulio Cesare Colonna lippo cavaliere gerosolimitano, morto poi
di Sciarra ducabognano formaro-
di Cai in Parigi. Vivente il principe d. France-
no due linee di Barberini Colonna di sco ordiuò la restaurazione, felicemente
Sciarra. D. Maffeo primogenito di d. Ur- compiuta dal principe d. Eurico , del fa-
bano principe di Carbognano, si sposò in moso musaico ili Palestrina, grandioso e
3.° nozze nel 848 con d. Carolina d'An-
1 nobilissimo, opera splendidissima e quale
drea di Napoli de' marchesi di Pescopa- si domandava dal più famigerato avan-
gnano e morì a'a3 dicembre 1849: è suo zo del più. celebre e più magnifico tem-
figlio postumo d. Maifeo Barberini Co- pio innalzato alla Fortuna. Quanti ama-
lonna diSciarranatoili.°settembrei85o. no la conservazione e il lustro declassici
N'è zio e fratello del defunto, d. Prospe- monumenti goderono del generoso peti-
ro principe di Roviano senza prole. D. siero,eapplaudironoquelliche l'eseguiro-
Carlo Barberini Colonna di Sciarra prin- no. Al cav. Giovanni Azzurri professore
8 19, lascian-
cipe di Palesili 11 a morì nel 1 d'architettura pratica dell'insigne e pon-
do tra gli altri figli d. Francesco principe tificia accademia di s. Luca, ed ora* vice-

di Palestrina, e il cardinal Benedetto Bar- presidente della medesima, quale archi-


berilli arciprete dell'arcibasilica Latera- tetto dell'eccellentissima easaBarberini/u
nense ei.° dell'ordine de'preti. D. Fran- sapientemente allietato il musaico; ed e-
cesco,principe virtuoso, saggio, d'ingegno gli ordinò che fosse diviso in 27 lastre di
edi altissima npulazioiie,raorir8 novem- varie grandezze, marcando in linee le se-
bre 1 853 e fu sepolto nella cappella gen- gature da farsi, affinchè i tagli cadessero
tilizia in s. Andrea della Valle.Dopo le mo- nelle parti accessorie. Sovrappose alle la-

deste esequie celebrale per sua disposizio- stre, per custodirne la superficie, un foglio
ne nella chiesa parrocchiale di s. Bernar- dilavagna e una fodera di peperino, fer-
do, in questa ebbero luogo quelle soleu- mandole con gesso da presa; e intelaiato
nissime che accennai nel voi. LXX.IV, ciascun pezzo per assicurarne il perime-
p. 89, e sono pure descritte colla sua im- tro , furono tutti collocali ne' carri e da
portante Necrologia a p. 191 del Gior- Palestrina trasportati in Roma, per ese-
nale di Roma del 854, avendo pronun-
1 guirsi il restauro sotto la direzione di
zialo l'eloquente orazioue funebre d. San- Gherardo Volponi e Ralfaele Castellini,
te Pieralisi bibliotecario della Barberinia- anziani e valenti professori musaicistidel
na,mentre il maestro Salvatore Meluzzi celebre studio della rev. fabbrica di s. Pie-
compose una commovente nuova musica tro. Piacque di farne il risarcimento sul
funerale concertala a sole voci, emulando Giauicolo e in un palazzetlo de'Barberi-
le sagre melodie del grande Palestrina. ni vicino alla porta ili s. Spirito, per co-

D. Francesco lasciò segueuti figli: d. Car-


i modità degli artisti, che hanno abitazione
lotta maritata al mai cheseRalfaele Casa- presso il detto studio nelle vicinanze. Qui
li del Drago; il. Carlo Felice duca di Ca- vi si pose ogni scrupolosi* diligcii/.,!, iug<
stel Vecchio, elicgli successe nella Carica gerita dal paziente ingiglio e dal gratula
di capitano comandante delle guardie 110- amore a quest'arte, per liberare le tessere
72 V R B URB
dello stucco viziato tlal salnitro, per col- ralisi. In esso con chiarezza indicò pure
legarle tenacemente col nuovo, per sosti- l'investigazioni fatte sull'interpretazione
tuire ad alcune corrose petruzze altret- disì preziosissimo e famigerato musaico,

tante di simil pregio e colore, ruotando notaudo che tuttora si dubita del priu-
finalmente il tutto, portandolo al piano e cipal soggetto del quadro. Imperocché
Juslrandolo,aflinchè coll'esatla somiglian- si disse contenere le vicissitudini della
za delle tinte, colla perfetta imitazione Fortuna, e certamente l'Egitto fecondalo
artistica si rinnovasse quant'era possibile dal Nilo nel suo complesso. Ma quanto al-
questo capolavoro, ridonandogli l'armo- l' idea dell'autore sul primario soggetto
nia, la vivacità de' colori e lutto 1' eifetto del quadro espresso sotto il padiglione di-
impressovi dall'autore. Nel i 855 ricon- nauzi al sontuoso tempio, le discrepanti
dotte le musaico a Palestrina e
parli del spiegazioni su chi rappresenti il maesto-
riunitele in una maniera che non resta ve- so personaggio, contengono varie senten-
stigio di taglio e tornato ad accrescere
, ze.Poiché si pretende esprimere Alessan-
la magnificenza del palazzo baronale, non dro Magno, Siila dittatore, 1' imperatore
già dentro le nicchie dov'era, perchè u- Adriano, l' incontro di Menelao con Ele-
niide e oscure, ma in una sala del piano na, l'imperatore Augusto. Si promise iu
superiore dalla quale ricevea una gran lu- detto articolo la pubblicazione d'alcune
ce e maggior sicurezza dall' ingiurie del osservazioni iu argomento,con l'aiuto d'u-
tempo. Con saggio consiglio provvide na relazione inedita esistente nelta 13ar-
V encomiato e distinto architetto al mi- berimana, per eccitare dotti a nuove ri- i

glior punto di' vista, obbligando lo spet- cerche. Intanto il diseguo del musaico, in-

tatore a collocarsi a quel lato della sala sieme a quello d'un progetto del celebre
dove la luce diretta e troppo viva venen- commeud. Canina defunto si pubblicò ,

dogli di fianco non 1' offende, e modesta nel t. 23 deli' Album di Roma a p. 5j e
gli viene all'occhio la riflessa da tutto il 89, con altro eruditissimo artistico arti-
quadro dolcemente inclinato sul pavi- colo, e perciò anco più interessante del
mento. Nella parte superiore del musai- precedente, del eh. e intelligente Quirino
co, là dove questo è più. stretto e finisce Leoni, e intitolato : // famoso Musaico
in una curva, aggiunse ancora due stem- Prenestino restaurato sotto la direzio-
mi dell' eccellentissima casa, contornali ne del prof, architetto cav. Giova/uri Az-
d' una fascia d'antica maniera romana. zurri. Celebra la principesca famiglia
E' quest' ornamento inventato per com- Barberini, ed Urbano Vili che qualificò
piere dall'uno e dall'altro lato la regola- illustre giureconsulto, d' animo vasto e
rità del quadro, e fu eseguito dagli egre- magnifico, e da cui i suoi parenti furono
gi musaicisti con tanto studio che l'oc- portati al colmo della grandezza e a tal
chio vi si ferma per ammirarne il pregio grado di potenza, che i monarchi slessi ne
e la corrispondenza tra il nuovo e l'anti- ricercarono l'alleanza e la parentela (co-
co lavoro. A memoria della restaurazio- me Francesco 1 duca di Modena, che spo-
ne e del trasloca mento si legge nella pa- sò d. Lucrezia figlia di d. Taddeo). Fra
rete a fronte l'epigrafe dettata dal dotto le magnificenze de'quali novera il palaz-
gesuita p. Giuseppe Marchi (col quale eb- zo principesco diPalestiiua, edificalo pro-
bi l'onore e la compiacenza d'ammirar- babilmente sulle rovine e forse cogli sles-
lo per gentilissimo invito del cav. Azzur- si materiali dei tempio delia Fortuna. Nel-
ri), riferita nel u.° 28» del Giornale di lo scavare un fondamento trovossi il mu-
Roma deli 855, cioè nell'eruditissimo ar- saico, di cui dice la forma quasi d'emici-
IlMusaico di Palestrina, egregia-
ticolo: clo e le misure chiamandolo raro per
,

mente scritto dal lodato bibliotecario Pie- grandezza e bellezza, inestimabile tesoro
U II B URB 73
dell'arte mitica, ammirato da Maratta non tempio della Fortuna, e rappresen-
il

quale insigne monumento dell'arie musi- tare il viaggio dell'imperatore Adriano


vo, ed Pussinose ne giovò nel fondo del
il nell'Egitto, Termina col notificare, che
quadro che rappresenta l'arrivo in Egit- l'eccellente architetto è tutto inteso a da-
to della sagra Famiglia. Per lullociò, fat- re un degno e magnifico accesso al grati
to più volle copiare e disegnare, indi pub- pala/./o,magione de'Darberini, eliminan-
blicato con ripetute incisioni che descri- do quello giustamente detto Portonaccio t
ve. Dentile musaico fosse stalo restaura-
il onde l'immenso edilizio eretto da Urba-
to col consiglio delfamoso Pietro da Cor- no Vili sia reso più ammirabile. Così il

tona, pure era quasi perduto per gl'intel- genio per le belle arti che informò l'ani-

ligenti e amatori del bello e dell' aulico mo grande d' Urbano Vili, si trasfonde
classico; laonde encomiò il principe d. ne'suoi illustri discendenti; i quali così o-
Francesco che ne volle arrestare danni, i perando acquistano ulteriori titoli alla
con affidarlo al cav. Azzurri, nome caro riconoscenza dell'arti belle e de'suoi cul-
all'arti, che da per se solo vale un elogio, tori, e sempre viva e gloriosa mantengo-
acciò stabilmente ne fosse assicurata la no la memoria d'Urbano Vili. Vacò la
conservazione. Quindi rileva come per s. Sede un mese e i5 giorni.
ottener lo scopo desiderato, debbesi il URBANO, Cardi naie. Dei titolo pre-
priocjpal vanto al cav. Azzurri, artista a sbiterale di s. Anastasia , trovasi sotto-
niun secondo, poiché a suo consiglio e in- scritto in un privilegio accordato al pa-
citamento il detto principe s' indusse a triarca di Grado da Benedetto IX nel si-
quell' opera, e la sua trepidazione per le nodo del o44- 1

gravi difficoltà che ne presentava, fu vin- URBANO, Cardinale. Nella bolla spe-
ta dalla fiducia e stima che riponeva nel- dita in Bologna da Innocenzo 11 neln33
la bravura e lealtà del suo architetto. In- confermativa de' privilegi al monastero
di narra i congegni co'quali esso procede de'ss. Facondo e Primitivo nella Spagna,

alla difficilissima operazione, con talento peli." si trova sottoscritto col titolo di pre-
earte per impedirne il discioglimento; «io- te di Clemente, e non fu conosciuto dal
s.

ine vegliò sul risarcimento degli abilissi- Rondinini nella storia di quella basilica.
mi e già lodati
musai cisti, che vi corri- URBINO (Urbinatm). Città con re-
sposero egregiamente; come fu stupenda- sidenza arcivescovile, celebre e antichis-
mente collocato per goderlo, con ogni sima, già metropoli del ducato d'Urbino
previdenza preservati ice. Anche l'egregio e principal sede de'suoi potenti conti edu-
Leoni riporta le varie opiuioui intorno Ora con
chi e della loro magnifica corte.
ulla rappresentazione del musaico, descri- Pesaro (/.) ècapoluogodella legazione o
vendolo parte a parte, che bello epregie- Provincie o delegazioni apostoliche d'Ur-
vole sarebbe il riprodurre, se lo spazio bino e Pesaro nella legazione delle Mar-
angusto di queste colonne me lo permet- che, governate da un prelato delegato a-
tessero. Solo dirò , che convenendo egli postolico; cioè Urbino lo è della provin-
figurarsi il corso del benefico Nilo nella cia e delegazione omonima o parte terre-
stagione delle grandi inondazioni, o l'al- stre o montana o superiore, che compren-
to e basso Egitto, (pianto alla parte che de l'antico ducato d' Urbino; Pesaro di
rappresenta il tempio e l'ampia tenda, quella del suo nome e della parte inferio-
vero scoglio degl'interpreti, inclina a rite- re e marittima, come vicina al mare A-
nere più ragionevole la spiegazione di driatico. In Urbino mg/ delegato vi ri-

Barlhelemy, cioè che il musaico ornava il siede col segretario generale B( I Mniattra
pavimento deiSerapeo diPalestrina (tem- da maggio a tutto ottobre inclusive, nel
pio di Sciapi il gran dio degli egizi) , e 1' altro dimorando 111 Pcsuro. Ciascuna
7 4 u a b U lì D
delle due città capoluoghi, ha oltre il pro- Dipoi compresero Urbino, Gubbio,
vi si

prio archivio, 4 consultori del delegato, Cagli, Fossotnbrone •Monte Fellro(F.) >

ilquale ne sceglie uno a presiedere al go- ec, il quale nel registro di Cencio Came-
verno d'una delle delegazioni nella seme- rario del secolo XI è collocato in pro- 1

strale sua assenza; ha un presidente del vìncia. Marchine. Imperocché estinta l<i
tribunale di i. istanza, duegiudici, il pro- dominazione de'longobardi due Piceni i

curatore fiscale, il cancelliere, il capi- furono divisi in Marche (F.), cominciati-


tano comandante la gendarmeria. Inol- do almeno dal secolo X, eia Marca d'An-
tre in Urbino e Pesaro il delegato ha il cona comprese le città di Sinigaglia, Fa-
proprio assessore legale assegnati alla ri- no, Fossombrone, Cagli ec. Su tutte le
spettiva provincia. In Pesaro vi è il tribu- narrate denominazioni e sulle città che
nale di commercio col suo presidente, e fecero parte di esse non sono d' accendo
per le due provincie vi è l'ingegnere pri- gli scrittori per le loro discrepanti opi-
mario* Il tribunale civile, commerciale e nioni che raccontai ne'citali articoli. Con
criminale della parte montana siede in infeudazioni della s. Sede formatosi \\ du-
Urbino. Dice il Castellano , che prima cato d'Urbino in favore de'conti poi du-
dell'odierna uniformità delle leggi e di chi Feltri , con altre *i aumentò ne'du-
amministrazione, molle erano le prero- chi della Rovere, e nel i 63 per devolu-
i

gative di Urbino in materia giudiziaria ,


zione tornò ducato nell'immediato prin-
il

ed avea anche la sua Piota per decidere cipato temporale de' Papi, e ne fecero una
in ultima istanza: i dottori e giudici della legazione formante parte integrante del
Rota d'Urbino vestivano 1' a-
collegiale medesimo. Il Repos«li,che nel 1773 pub-
bito la In re. La regione fece anticamente blicò la sua opera, nel t. 1, p. 3o,5 fi la

parte dell' Umbria(F.), chiamata Seno- descrizione dello slato d' Urbino, che nel
nia e Gallia Senonia da'galli conquista- Cimarelli si legge a p. 1 78, cioè delle città,

l ori,eh ebbero a ca[i\la\eSinigaglia(F.). terre e castelli che in esso si contengono,


Cacciati i galli da'romani, questi appella- e il metodo del suo governo, e ilice. Lo
rono la contrada Piceno (F.) Annonario stato d'Urbino, parte \\t\Y Italiajk situalo
(così detto pel riferito ancora nel voi. quasi nel centro del dominio pontificio.
LXVI, p. 125, per distinguerlo dal Pi- A levante confina colla provincia della
cvttoSuburbicario ossia della parte o pro- Marca Anconitana, a mezzogiorno col-
vincia più prossima a Roma); indi si no- l'Umbria, a ponente colla Toscana, a set-

minò Gallia Togata e poi nuovamen te tentrione coll'JEinilui o Romagna, colla


Piceno,e comprese le città eluoghi che poi repubblica di s. Marino e col mare A-
formarono il ducalo d'Urbino. Distrutto driatico. La sua lunghezza è di miglia 70
il dominio de'goti in Italia, e costituita e piò, la larghezza di 5o circa, la sua cir-
Ravenna (F.) capitale dell'Esarcato, il conferenza è intorno a 35o miglia. Con-
Piceno Annonario nuovamente mutò no- tiene 1 1 città, i5»terre e 247 castelli, ol-

me: la sua parte marittima si disse Pen- tre mi gran numero di belli e spaziosi vil-

tacoli (F.) } la sua parte montana si disse laggi (il Cimarelli nel i643 stampato, e-
Provincia de' Castelli. La Penlapoli ma- numerò e nominò 7 città vescovili, 5oo
rittima e tei restie spesso cambiò limite e fra terre e castella murate, senza villaggi i

nome. La Penlapoli marittima o Piceno aperti che disse in gran numero). Le cit-

Annonario ebbe Ancona (della quale ri- sono Urbino capita-


tà, e tutte vescovili,

parlai a Umana) a metropoli. La Penta- le, Gubbio, Pesaro, Sinigaglia, Fossoni'

poli terrestre o rnontaua o mediterranea brone, Cagli, s. Leo, Penna Billi, Ur-
ebbe Ravenna a metropoli facendone , latila, s. Angelo in Fado, Pergola. Si
parte Pesaro, Fano, Sinigaglia (F.) ec. deve aggiungere la città vescovile di Fa-
-

U II B URB 7j
i quale peiò non fece porte ilei do- a scaricarsi a Sinigaglia, ed ivi similmen-
culo, bensì delia provincia il' Urbino dopo tecon un buon molo piantato sopra Tac-
che questa ritornò al iliretlo dominio pa- que salse costituisce quel porto; il Cliia-
paie, essendo prima per la s. Sede gover- scio, che comincia nelle vicinanze di Gub-
nata da no prelato governatore (incl)è fu bio, edopo lungo tragitto si unisce col fiu-
compresa nella Delegazione ( ^.) aposto- me Tevere appresso Torsciano, luogo del
lici di Pesaro, come poi dirò. L'Amiani territorio di Perugia. Le provineiechein
riporta la serie de'preLti governatori ili se contiene questo stato sono il .Monte
Fano, dopo clie la città dal dominio de' Feltro , la Massa Trabaria , il vicariato
Malatesla passò all'immediata soggezione di Monda via e la Vaccareceia. Le fortez-
della s. Sade, cioè dal 1 463 al i
744 ' n~ ze che difendevano questo slato in tem-
elusive, i successori potendosi leggere nel- po che lo reggevano i duchi, compresa
le Notizie di Roiìkì. Dalla parte di mez- quella d' Urbino, erano molte, assai ben
zodì è contornalo da'monti Apenniui, a presidiate e munite di tutto il bisognevole,
settentrione è bagnato dal mare Adria- onde più volte fecero fronte e tennero ad-
tico, ove ha due porti, quello di Pesaro dietro i nemici, i quali cogli assedi, i bloc-
comodo e vago, e quello di Sinigaglia ri- chi e gli assalti tentavano impadronirse-
nomatissimo per l'annua gran fiera. I fiu- ne ; ridotte a poche, si restrinsero a quel-
mi principali sono 7, cioè ia Marecchia, le di Pesaro, Sinigaglia, e s. Leo che at-
che comincia poco sopra Penna di Dilli, tesa la sua situazione poco me- si rese già
e va a finire nel porto di Rimini ; la Con- no che inespugnabile, importanza dimi-
ca, che ha il suo principio verso Afonie nuita dall'odierna arte militare. Passa poi
Coppiolo e Monte Cerignoue, e termina Reposati a fare la descrizione delle città,
in quella parte dell'Adriatico, ov'era po- terre e castella dello stato d'Urbino, la
sta l'antica Conca, città già sommersa quale terrò presente nella mia. Le comu-
dall'acque, e sorgeva tra Rimini e la Cat- nità delle 3 proviucie ciascuna avea il suo
tolica; Isauro o foglia^ che trae ori-
l' deputato, i quali formavano in ogni pro-
gine sopra Sestino nella Toscana, e scor- vincia il consiglio o parlamento , corri
rendo per lungo tratto di strada, sbocca hpoudenti agli odierni consigli provin-
vicino alle mura di Pesaro, e forma con da Gregorio XVI. I par-
ciali, ristabiliti

un molo entro al mare quel porto \\\Me- si aduna-


lamenti provinciali rare volte
tauro% che ha la sua sorgente da Lauioli vano, suppleudo 4 primari deputati. O- i

e Borgo Pace, bagna Mercalello, s. An- gni provincia avea il suo commissario
gelo in Vado, Urbania, giunge a Calmaz- giudice ordinario dell' appellazioni, dal-
za villaggio discosto 3 miglia dal Furio, le sentenze de' giudici podestà che avea-
ivi si fiume Canliano, passa vi-
unisce al no principali luoghi, da'quali dipende-
i

cino a Fossombrone, e termina nell' A- vano minori. 1 prelati presidenti d'Ur-


i

drialico vicino a Fano nel sito detto la Ma- bino o cardinali legati soprintendevano
i

donna Ccsano c\\e da Fron-


del Ponte ; il }
al governo della legazioue. Reposati ri-
tone e dal monastero di Fonte Avellana ferendo come si costituiva quello de'pri-
(che descrissi, parlando pure del monte ini e quello de'secondi, descrive pure ma- i

Celila, a Pergola) ha il suo principio , gistrali e gli uflìziali, maggiore essendo


passa in mezzo alla Pergola, e sbocca nel- la giurisdizione delegati, come vicari ge-
l'Adriatico, due miglia sopra la Mai otta nerali de' Papi. Essi avea no la.segnatiua di
altro fiume; il Misa. che da'monti Apen- grazia e di giustizia, per questa valendosi
nini che circondano ia grossa terra di noc- di 3 uditori, alla quale devolvevano ne'
ca Contrada (ora città d'Arcevia),ha l'es- gradi d'appellazione tutte le cause de'tri-
sere, si confonde col fiume ÌNevola, e vu bunali della legazioue, secolari ed ecclesia
V 1

76 U RB U R fi

stici,compresoil metropolitano d'Urbino, al cardinalato, e ad ambedue i presidenti


i liibunali de'vescovi, la rota collegiale i Papi inviavano l'annunzio pro- di loro
d'Urbino, i tribunali del vescovo di Fa- mozione per un corriere col berrettino
no, e degli altri vescovi per la parte di cardinalizio^ per un ablegato apostoli-
quelle diocesi che nel temporale era sog- co'^ berretta cardinalizia. I presidenti
getta alla legazione, il cardinal legalo a- d' Urbino in questa città riceveano tali

iea un prelato vice-legato, che lo suppli- partecipazione e insegne. Fra gli ultimi
va in assenza o impotenza, ed in mancan- esempi ricorderò i seguenti. Benedetto
r
za d' ambedue di diritto sbrigavano gli XIV nel 1743 inviò al presidente mg.
r
«(lari i 3 uditori. Gli emolumenti del car- Laute l' ablegato mg. Relmonte ; e nel
dinale ascendevano a circa scudi 3ooo. 1753 a mg/Stoppani presidente,! ablega-
1

La camera apostolica manteneva a sue tomg. Veterani.Cleineute XI 11 nel 759 1

r r
fpese il palazzo apostolico di Pesaro, ove al presidente mg. Merlini, il nipote mg.
semestralmente facevano residenza le- il Merlini ablegato; e nel 1766 al presiden-
r
gato o il presidente; per l'altro d'Urbi- te mg. Colonna Brancinforte, per l'able-
r
l)ino, già ducale, eranvi assegni fatti da gato mg. Sersale gli rimise la berretta.
r
Clemente XI, con mobili e letti, per uso Clemente XI nel 773alpresidente m» 1

r
de'cardinali, prelati, loro famiglie, i 3 u- Acquaviva, pel nipote mg. Aequaviva.
1
ditori, l'avvocato fiscale, i segretari d'u- Dopo denominati il fanese mg. Marco-
1

dienza, il cancelliere generale; i quali tutti lini nel 17 78 e il modenese mg. Livizza-

in Pesaro godevano la sola abitazione. Il n i uel 1783, che furono gli ultimi nell'e-
cardinale era servilo dalla guardia sviz- sercizio del presidentato ad esser promos-
zera, composta d'un capitano, d'un ser- si aila porpora, si trovarouo in Roma nel
gente e di 25 soldati, facente parte della giorno di loro esaltazione, ed ivi Pio VI

guardia del palazzo apostolico, ed aveano impose loro la berretta cardinalizia. Do-
mensili scudi 96. Reposati parla anche po la 1. 'invasione francese esuccessiva re-
degli onorari degli uditori d'annui scudi pubblica del 1
798, questo slato fece parte
4oo, e degli altri nominati ufììziali. Nel della Romana col nome di dipartimento
\ol. LIl, |). 199, ricordai un libro pubbli- delMetaui'OjtrannePesaro e s.Leo incorpo-
cato dall'Olivieri in Na'poìi nel 1771, sul rati alla repubblica Cisalpina. Indi ripri-
titolo di Provìncia Metaurense dato al- stinalo nel 1 800 il governo pontificio, Pio
la Legazione delta volgarmente d' Urbi' VII colla disposizione pubblicata dal Dia-
no. Con esso pretese togliere il primato a rio di Roma de 5 luglio, divise lo slato
Urbino, e di considerarla non più capitale restituitogli in 7 delega/ioni apostoliche,
dell'altre 7 città che da lei dipendono. Di- una delle quali dichiarò 1' antico ducato
ce il Lazzari, Antichità .picene, t.
9, p. e legazione d'Urbino con tutte le sue d'i-

j 76,che breve,ma con tal


gli fu risposto in pendenze (tranne Fano che allora colle
convincimento che restò chiusa la bocca sue dipendenze fu attribuita alla delega-
a chi a fronte d' un breve pontificio avea zione d'Ancona), con Urbino e Pesaro per
tentato persuadere altrimenti. A suo luo- residenza del prelato delegato. Questo
go e nell'accennare le principali vicende cessò in conseguenza del decreto emana-
politiche d'Urbino e de'suoi governanti to ai maggio 1808 da Napoleone I im-
riporterò la serie de'conti, de'duchi, de' peratole de'fiancesijCol quale unì la pro-
cardinali legati e del solenne possesso che vincia al suo regno d' Italia, ed agli 1

prendevano in Urbino, non che de'pre* la fece occupare , seguendo nuovamente


lati presidenti. Questa carica prelatizia, l'invasione degli altri domimi. Alla pro-
come il 'presidente ó? Avignone e conta- vincia fu dato nuovamente il nome di di-
do r<maissino } portava immediatamente partimento del Metauro, costituendo visi
uu B URlì 77
Ulll prefettura divisa nelle vice-prefettu- pubblicò m Pesaro nel i85{il seguente
1
re d Urbino e Pesaro, e più tardi si di- libro, di cui ne dà commendevole rag-
chiarò quella di Gubbio: ciascuna fu re- guaglio la Civiltà Cattolica, a." serie, t.

sidenza d'un vice- prefetto, con proprio 7, p. 545: Intorno ad un viaggio scienti-
tribunale di i .'istanza. A'c) giugno i8i5 fico a' ' Manicomi i delle principali nazio-
il congresso di Vienna ordinò la restilu- ni d'Europa, rapporto di Giuseppe Gi-
zionede'dominii pontificii a Pio VII, que- rolami medico direttore dell'ospizio di
sti tornò a dichiarare la provincia dele- s. Benedetto in Pesaro. Nel marzo 1842

gazione d'Urbino e Pesaro con un pre- fu intrapresa per ordine di GregorioXVl


lato delegato apostolico per ambedue. la revisione dell'estimo rustico dello sta-
Leone XII nel 1827 riunendo alcune pic- to , indi pervenuta al suo termine nelle
cole delegazioni, confermò quella di 1.* óue provincie d'Urbino e Pesaro, colla
classe d'Urbino e Pesaro, con quelle di- bella carta corografica della legazione fu
sposizioni narrate nell' indicalo articolo. presentata al Papa stampata a'io luglio

Neli83i Gregorio XVI classificò meglio i843 Relazione su la eseguita revi-


la

le pruvincie dello stato papale, e dichia- sione dell' Estimo Rustico delle due pro-
rò che destinandosi al governo di alcuna vincie d' Urbino e Pesaro. Quantoal rife-
delle delegazioni apostoliche di 1. 'classe rito stato della legazione d'Urbino e Pe-
un cardinale, la delegazione assumeva il saro, esso durò fino alla ribellione* comin-
titolo di legazione, il che facendo con Ur- ciata in Roma da'faziosi demagoghi nel
bino e Pesaro, e come descrissi nel pre- novembre 1848, e promulgata la repub-

detto articolo, la provincia tornò ad es- blica Romana a '9 febbraio 1849, "e fece
sere legazione apostolica. Le disposizio- parte anche la provincia, finche nel de-
ni riguardanti la sistemazione della pro- clinar di maggio per l'occupazione degli
vincia e legazione d'Urbino e Pesaro, e- austriaci cessò quella deplorabile anar-
manale con notificazione de* 4 agosto chia. Restaurato il pontificio governo del
i832 dal cardinal Bernetli segretario di Papa Pio IX, dissi in quell'articolo, che a'
Stato, si leggono nel t. 6, p. 4^8, della 22 novembre i85o, in conseguenza della
Raccolta delle' leggi e disposizioni di nuova divisione territoriale, la delega-
pubblica amministrazione. Tra V altre zione d'Urbinoe Pesaro fu dichiarata far
cose si dispose, che tanto l'università de- parte della legazione delle Marche; di-
gli studi esistente in Urbino, quanto l'o- cendo ancora ivi e nel voi. LV, p. 25o,
spedale de' mentecatti esistente in Pesa- della contemporanea legge pubblicala
ro''sono dichiarati stabilimenti dell'inte- sui comuni dellostalo papale. A'ig mag-
ra provincia, e come tali ambedue do- gio 1857, come si legge nel n.° 1 16 del
vranno avere un sussidilo annuo a cari- G ionia le di Roma, dal conte Degenfekl
co della medesima. L qui merita che io Sconburg tenente maresciallo e coman-
faccia onorevole ricordo, come l'egregio dantein Ancona l'8."coi pò d'armata im-
consiglio della provinci» d'Urbino e Pe- peria le a ustriaco,d'in tei ligenza colle auto-
saro per proposta della commissione del- rità pontifìcie si dichiarò: Che la presente
l'ospizio di s. Benedetto, ossia il manico- condizione de'dominii papali essendo tale
r
mio di Pesaro dal eh. d. Girolami go- da potersi dar termine alle disposi/ioni
vernato, a questi die l'incarico di visitare contenute nelle notificazioni emanate in
i manicomi! delle principali nazioni d'Eu- Bologna a' r 5 giugno 1849 e m Ancona >l
ropa, affi oe di trasportarne pregi nel ri- i dì 8 dello stesso mese e anno, non che in
covero Pesarese. Visitò egli I* Italia, la altre successive, lo stato di attedio esteso
Francia, l'Inghilterra e l'Alemagria con a'iuoghi in cui fu ripristinalo il governo
grande diligenza , e reduce dal viaggio pontificio daIKoi mi austriache e limitato
78 U R B URB
poi coll'accordo de'2 o settembre 1 85(5 (in bio, di Urbania, nel quale ultimo artico-
conseguenza del quale 0*26, 27 e 28 del lo ragionai anche dell' eugubine. Van-
seguente ottobre le truppe pontifìcie si taggiosa è la pesca marittima e la sala-
collocarono in guarnigione nelle varie cit- gione d'alcuni pesci ; grande la dovizia
tà di Romagna, dalle quali simultanea- degli erbaggi e de' frutti ; squisiti e ge-
mente si ritirarono le truppe imperiali, nerosi sono i vini ;
grande la ricchezza
laonde queste non restarono a occupare del legname; copiosissima la raccolta del
cbelc città di Bologna ed Ancona, secon- frumento. La feracità del terreno e l'ab-
do il riferito dal n.° 256 del Giornale di bondanza delle biade, la celebrò pure il

Roma i\e\i 856)ulle provincie delleRoma- Nicolai. Di recente la Corrispondenza


gne, d'Ancona, e ad una parte della pro- scientifica di Roma pubblicò le principa-
vincia di Pesaro, cessa col giorno della li produzioni e manifatture nel Quadro
pubblicazione della presente notificazio- sinottico dell'industrie nello stato ponti-
ne. Nel 1887 ecco come in breve descris- maggio 1857. Altrettanto e
ficio, cioè nel
se la topografia della provincia d'Urbino più copiosamente fece V Enciclopedia
e Pesaro I' aw. Castellano. La maggior contemporanea di Fano, nel t. 6, p.226:
parte dell'antica G alila Se /ionia onde si
, Prodotti naturali e manifatturieri del-
compose poi il ducalo d'Urbino,è racchiu- la legazione d' Urbino e Pesaro; ed a
sa in questa rispettabile provincia. bagna- p. 229: Prodotti naturali e manifattu-
ta all'est dall'Adriatico, cinta al sud-est rieri della repubblica di s. Marino. E
dallaMarca Anconitana, al sud ovestdal- egli questo un estratto dell'opera del eh.
r
l'Umbria, divisa all'ovest pe'sommi Apen- d. N.grisoli che lodai nel voi. LXXXIV,
nini dalla Toscana, e confinante al nord p. 17. Ora si è pubblicato: Confronti^
colla parte meridionale dell'EoYdia. Suoi voti, consigli sulV agricoltura urbinate
principali fiumi sono Misa, il Suasano il di Ottaviano Zucca relli professore d'A-
oggi Cesano, il Metro o Metauro, l'Ar- graria nella pontificia università aV Ur-
zilla, e l'Isauro Foglia. Visi racchiude bino, ivi 1857. La strada corriera da Fo-
1' ermo giogo del Calria, elevato al dire ligno e Noceru vi disceude lungo la falda

del divino Alighieri, Tanto che , i tuoni meridionale del monte di Fossato, e pev
assai suonanpih bassi, e celebre per l'ab- Cagli e Fossombrone giunge a Fano, ove
bazia di s. Croce in Fonte Avellana. 11 all'altra si unisce dalle Marche per a Bo-
monte Acuto, il Nerone,*! Cucco, la Car- logna. Nel ducato d'Urbino si compren-

pegna, il Furio sovrastano alla serie di mi- devano le contee di Monte Feltro e di
nori vette, delle quali però è maestoso il Gubbio, la Massa Trabaria, la signoria
complessivo aspetto. Le interposte pianu- di Pesaro, la prefettura di Sinigaglia e il

re sono tutte fertilissime,ed anco fra'mon- vicarialo di Mondavio. Anche la contea


ti si coltivano i guado, il
lini, le canape, il di Città di Castello, ed il libero paese di
croco, mentre una mol-
la natura olire in s. Marino vi furono per un tempo com-
titudine di semplici le sue variate produ- presi. La repubblica di s. Marino o San-
zioni. Di queste meglio parlai negli arti- marino è sotto la protezione della s. Se-
coli delle città vescovili della provincia, de, compresa nello stato pontificio, e an-
dicendo de'loro moltissimi principali pro- ticamente nella Pentapoli mediterranea.
dotti e manifatture; vantando considere- Confina colla provincia d'Urbino e Pesa-
vole l'educazione dell'api, floridissima ro , ed appartiene alla diocesi di Monte
quella de'bachi setiferi, onde il raccolto Feltro, e diversi vescovi vi fecero residen-
de'bozzoli èubertosissimo, e numerose le za e celebrarono sinodi diocesani. 1 Pa-
filande di seta; celebralissime essendo le pi nell'infeudare il ducato d'Urbino e la

stoviglie maioliche di Pesaro } di Gub- regione Feretrana a'Feltreschi e poi a'Ro-


U R B URB 79
veivst hi, si riservarono l'alta protezione e compresi que'dcl distretto a 82,875
«Iella repubblica. Però le case Felina e (leggo nel Marchesi, che l'antica e bella
Rover* veja esercitarono diretta colla lo- città d'Urbino già enumerò 18,000 abi-
ro buona corrispondenza, amicizia e eoo- tanti, ma per la mancanza della corte du-
ledet azione; relazioni che risalgono ad e- cale notabilmente diminuì). Gli abitanti
poca antichissima e al secolo Xlll alme- di Gubbio sonoir),36o, t insieme a .pie'

no in tempo de'Fel treschi, continuò ne' del distretto 58,278. Gli abitanti di Pe-
Rovereschi , e tranne alcuna rara circo- saro sonoi9,432, e con que'del distretto
stanza,durò finche non si estinse il lignag- 3 8,57 2. Gli abitanti di Fa no sono ic),474>
gio de'Rovere, non meno de'Feltri sem- e con que'del distretto 33,72 1. Gli abi-
pre protettori del paese libero di s. Ma- tanti di Sinigaglià sono 23,288, e con
nno; e ciò mediante pure trattati, essen- que'del distretto 4v>7°- Dipoi descrive-
do tali duchi primi consiglieri della re- rò i luoghi componenti la provincia, le cui
pubblica , anzi vi esercitarono discreta- notizie politiche nella più parte riferirò
mente qualche giurisdizione. Prima che ragiona ndode'signorid'UrbinoFel treschi
ti estinguesse la dinastia lloveresca, l'ot- e Rovereschi, per unità d'argomento; e mi
a
timo Francesco M. II procurò nel i6o3 gioverò, quanto alea distribuzione di essi
che Clemente Vili con allo solenne rin- luoghi per distretti e delle diocesi cuiap-
novasse la protezione diretta della s. Se- partengono,delnoniinato/?fy*3rto7em7o-
de mjì sanmarinesi e la loro repubblica, ri ale deli 833, pubblicato nel 18 36 nel t.
il che confermò Urbano Vili quando lo 6,p. 1 43 della Raccolta delle leggij e del-
sialo d'Urbino si devolse al dominio pa- la delta Statistica del 853;quanto a'cen-
1

s. Marino, che il tempio mag-


pale. Dissi a ni storici principalmente profitterò de'se*
giore antichissimo sagro al patrono s. Ma- guenli autori. Vincenzo Cimarelli, Isto-
rino, è insignito del titolo di collegiata, rie dello stato d'Urbino da*se noni del-
ed è officiato da'eanouici coll'arciprele di- ta Umbria Senonia, e de' loro granfa Ili
gnità. Ora meglio informalo, rettifico ta- in Italia, delle città e luoghi clic in es-
le asserzione con dichiarare. In detto tem- sa al presente si trovano, di quelle che
pio vi è il padronato del-
solo arciprete di distrutte già furono famose, e di Cori-
la reggenza, per concessione di Gregorio naldo die dalle ceneri di Suasa. ebbe l'o-

XVI, stipendiando due cappellani amovi- rigine, Crescia 1 643 Rinaldo Reposali,
bili per l'amministrazione de'sagramenti Della zecca di Gubbio e delle gesta de'
e la cura dell'anime. Il Riparto Territo- conti e duchi d'Urbino, Bologna 1772.
riale pubblicato dal governo nel 836, i Giuseppe Colucci, Antichità picene, e del-
nella provincia d' Urbino e Pesaro enu- l' oneri che contengono, le quali nomine-

merò 5 governi distrettuali, cioè d'Urbi- rò nel giovarmene. Pietro AI.* Amiani,
no, di Gubbio, di Pesaro, di Fano, di Si- Memorie i storiche della città di Fano ,

nigaglia,io governi di i.° ordine, 8 1 co- IVIIfSl. Luigi Rangliiasci, Bigliografia


muni , abitanti 225,8o6. Nella recente dello stato pontificio. UgoCalindri, Sag-
Statìstica della popolazione dello stato gio del pontificio stalo. Pietro Castella-
pontifìcio dell anno
853 compilata, nel i no, Lo stato pontifìcio.
Ministero del commercio e lavori pub- dotto gesuita p.TitoCiccooi, prime di
Il

blici, a p.i i 2, i io, 296, e nelle succes- riprendere l'abito di sua veneranda com-
sive tavole, si tiene proposito di quella pagnia, (piale bibliotecario della lìibliolc-
d'Urbino e Pesaro, si enumerano 204 co- ca . ///><7///,pubblicù diverse CON inadite e-
muni 257,751, de'
e appodiati, abitanti sistenti nella medesima, tulle pretioted tut-
quali maschi 132,969, femmine 124,782. te interessanti, il perchè ine ne giovai al-
Gli abitanti d'Urbino ascendono 3,5i^, 1 l'opportunità in diversi articoli, ed aitici-
8o UR B UR B
tanto intendo fare in questo,nd onore del- ifff.fi, 3^8, fra' quali Gio. Maria Cre-
p.
sci m beni, Fila di mg. Gio. Maria Lan-
1

la celebralissima e illustre regione che


compendiosissimamente vado descriven- cisi, Roma
1721), nelle quali si descri-
do; che se tuttavia riuscirà paginosa nelle vono minutamente e con piacevole leg-
proporzioni d'un Dizionario e quale ac- giadria quasi tutti i luoghi della diocesi
cessorio degli articoli d' Urbino e Pesaro, Feretrana, e i semplici pastorali costumi
ogni istruito discretamente considererà, di quelle genti. Dice quindi, che il Lanci-
che l'impresa è niente meno che di stringe- si,egregiaraente versato nelle lettere e nel-
re in breve le principali notizie dello sta- le scienze, gli mostrerà da erudito archeo-
lod'Urbino, cioè lecittà (quelle vescovili logo, che la sua più antica cattedrale era
hanno propri articoli), le terre (queste, le il tempio di Giove Feretrio; ora da esper-
città e altri luoghi, hanno ordinariamen- to politico (e tale dovette esser il Lancisi,
teun cardinale per protettore) castelli , i che seppe vivere molti anni in corte,
che ne formarono il nobilissimo ducato, ed aggiungerò, in una corte elettiva)
io

e quindi la legazione apostolica ,


vale a indagherà le cagioni che conservarono ,

dire le provincie del medesimo, cioè Mon- intatta per tanti secoli la repubblica di
te Feltro, Massa Trabaria, il Vicaria*
la s. Marino; ora ponendogli sotto gli occhi,
todi Mondavio, e la Vaccareccia (indica- e quasi disegnando i magnifici palagi di
ta ma non dichiarala da tteposati); po- Carpegna e di Scavolino, e quindi le ine-
scia coll'unione di Fané e' suo contado a spugnabili rocche di Sasso Simone e di
Pesaro si formò una delegazione, altra es- San Leo, gli farà scorgere la sua non ordi-
sendo quella d'Urbino, ma unite, in se- naria perizia sì nella civile, si nella milita-
guito le stesse sempre unite con titolo
e re architettura... Egli dunque, nel salire
di legazione, ed ora nuovamente di dele- le vette di que' colli beali, esclamerà so-
gazione, facente parte della legazione del- praffatto da viva gioia: Che aria e que-
le Marche, comegià dissi più sopra. In una sta tanto pura e sottile! che terra tan-
parola fondere in un articolo un com- to fertile fra sassi, e tanto ben coltiva-*
plesso di provincie. Tornando al dotloCic- tal E poco appresso: Basterebbe miete-
coni, egli pubblicò in Roma nel i84-i: Let- re tre palmi di questo
terreno, per far-
x
tere inedite clini g. Giammaria Lanci- ne poi colf erbe polverizzate una teria-
si archiatro pontificio, nelle quali de- ca. Gli uomini poi ci vivono lungamen-
scrive un suo viaggio da Urbino a Moti' te, con uno spirito pronto e sopraffino*

te Feltro, e alla repubblica di s. Ma- Dal medesimo apprenderete, che pasco- i

rino tratte
, da un manoscritto della Bi- li di Mónte Boaggine potran fornirvi di ot-
blioteca Albani. Le dedicò all' Illm.° e time carni e di eccellente buliro; e le col-
r
Rm.° mg. Antonio Antonucci vescovo di line di Mondavano apprestarvi un vino
Monte Feltro (ora vescovo d' Ancona ed sì raro, ch'era una volta riserbato a co-
Umana), dichiarando nella dedicatoria, ronar le tazze de'duchi d'Urbino. Ma ciò
che non vi è cosa , che più si brami da che dovrà più riuscirvi gradito, è il sape-
un nuovo vescovo destinato ad una chie- re, che fra que'monti non si annidano i
sa, quanto l'aver contezza de'luoglii e de' vizi delle grandi città. Quegli operosi con-
popoli eh' egli dee governare. Volendo tadini sono poveri, è vero , ma contenti
festeggiarne 1' esaltamento suo con pub- di ciò che ritraggono da un indefesso la-
blico segno e la sua riverenza, trovò op- voro, non si mettono ignominiosamenle
portunissimo l'offerta dell'erudite lette- a far gli accattoni, né pretenderanno da
re inedite del Lancisi (di Borgo s. Sepol- voi, che gli abbiate a pascere oziosi. Ove
cro, e di cui scrissero molti la vita e gli elo- abbondano gl'infingardi e gli scioperati,
gi, registrati da Cancellieri, óìorm de'pos- la più ricca mensa u" un vescovo è seni-
U R B URB 8 r

pre scarsa ad alimentarli". Passa poi a se, le ordinò, le corresse , ed aggiuntovi


narrare, che il Lancisi Medico dell'urbi- un suo discorso recitato in Urbino nel-
nate Clemente XI, dal cui fianco non so- l'accademia degli Assorditi, ne formò un
leva dipartirsi (all'epoca del viaggio il Pa- volume copiato di buon carattere, e sic-
pa ancora non pativa que' molteplici e come divisava fai io stampare vi fece altre-

gravi incomodi nel corpo, non ancora era sì la prefazione; invitando il lettore ad
soggiaciuto alle diverse malattie, che Tar- esser più cortese nel concedere, che rigi-
chiato) con vigilante perizia curò in mo- do nell'osservare l'involontarie negligen-
do, che nondimeno potè giungere a cir- ze. Essendo le discorse Lettere in rino-
ca 72 anni, con più di 20 anni di glorio- manza, reputai conveniente premettere
so e spinoso pontificato, ch'ebbe tramon- un cenno di ragguaglio, dovendone a'pro-
to placido a' 19 marzo 72 1 1 ; anzi ad Ur- pri luoghi usai ne. E poiché ho parlato di
bino vi si era precedentemente recato nel viaggi, di questi interessa il ricordare, che
1703 pure col nipote Annibale, che nel- la provincia fu onorata molte volte dalla
la patria Urbino volle prendere la laurea veneranda presenza de'sommi Pontefici,
degli studi fatti nel seminario romano ed in tempi meno lontani da Giulioll, Cle-
sotto i gesuiti, come si ha dalle lettere ine- mente VII, Paolo III, Clemente Vili, Pio
dite esistenti neWaBibliotecaLancisiana, VI, Pio VII , e di recente dal regnante
fondata dallo stesso Lancisi, di cui ri- augusto comprovinciale Papa Pio IX di
parlai in più luoghi, e nelfa quale tra le Sinigaglia nel suo trionfale viaggio a Bo-
sue lettere inedite vi sono eziandio quel- logna, di che col Giornale di Roma va-
le del viaggio del r 705, ch'è l'argomen- do a dire alquante parole, cioè co'n. 1 1 8
to delle stampale), visitò i colli del Mon- al 1 15 inclusive, massime per quanto ri-

te Feltro, nelT accompagnarvi l'abbate guarda i porti della provincia di Sini-


Annibale Albani (poi amplissimo cardi- gaglia e Pesaro. Prima però farò cen-
nale) nipote del Papa, e il cardinal Seba- no de' lavori delle Strade ferrate (F*)9
stiano Antonio Tanara legato e ammi- delle quali riparlai nel voi. LXXVIM,
nistratore dell'arcivescovato d'Urbino, i p. 77 e 78 in uno a' telegrafi, ed a U-
quali corteggiati da altri signori intrapre- NIVERSITA ARTISTICBE, cioè del tlOUCO
selo il viaggio a solo fine di respirare uiT tra Ancona e Bologna, i cui lavori co-
aria purissima, e godere l'amena vista minciarono a' 20 maggio 1857 a Case
delle campagne e del mare. Il Lancisi ri- Bruciate da Ancona a Sinigaglia. Il Papa
tira vasi ogni sera a scrivere tuttociò che giunto a Case Bruciate a'26 vi si fermò
1
colla sua mirabile perspicacia e dottrina e dalla carrozza osservò i lavori : mg.
avea diligentemente osservato nel giorno, Bandi delegato apostolico d' Ancona, ed
introducendovi di quando in quando a- uno degli amministratori delle ferrovie
naloghe erudizioni, e con parlare franco romane gli presentarono gT ingegneri,
,

dicendo cose morali e sentenziose. E co- gl'impiegati e gli operai, tutti confortati
sì distese le 4 lettere pubblicate dal Cic- da benigne parole (lei Santo Padre, inco-
coni, ed alcun* altre, che tutte diresse a raggiandoli a progredire sollecitamente.
r
mg. Curzio Origo segretario de'raemo- A'26 maggio 8 5t, reduce d'Ancona
1 nl.i
rialidel Papa e poi cardinale. In sostanza Jesi, giunse alla sua patria Sinigaglia (il

Lancisi scrisse una specie di diario del cui magistrato con notilìca/ione riporta-
viaggio, per darne notizi;» al Pape, col ta a p.482, nelTannonziurc ai g l'immi-
mezzo di detto prelato, comechè amore- nente arrivo del sommo Gerarca e ado-
vole di sua cospicua patria, de* /suoi com- rato monarca, del generosissimo beni lit-
provinciali e delle Feretrane pitti. Ili- tore e glorioso concittadino. <• perciò gior-
tornato poi a Roma egli stesso le raccol- no il più bello e il più lieto di loro vita; ri-

VOL. LXXXVI.
8?. URB u a b
cordò che con larghe concessioni richia- nificenza e patria benevolenza, esaminai fi"
mava a novella esistenza la già scaduta do tutto quanto il locale; indi assistette a
celebre fiera, e tulle quante le munificen- diversi esperimenti fisici (a p. 557 del
2e elargite a Sùiìgagìia, che celebrai in Giornale di Roma si legge la descrizio-
quell'articolo,aggiungendo la partecipa- ne della macchina eleltrica di nuova co-
zione che magnanimità di Pio IX a sue
la struzione e con migliori risultati dell'an-
private spese avea ordinato un ampio a- tiche, donata ora dal Papa al collegio me-
silo pe'poveri invalidi o cronici d'ambo i desimo) e gradì una composizione letta da
sessi e per le fanciulle derelitte, con a la- un collegiale, e infine ammise benigna-
to altro edifizio per uso di lavorio,onde mente al bacio del piede i gesuiti, i colle-
abbiano pane molle famiglie mancanti giali e quanti ivi erano presenti, a tutti

d'occupazione e un valido incremento l'in- compartendo la sua benedizione. Intan-


dustria cittadina; pel complesso quindi di to si recarono ad ossequiarlo il cardinal
tante beneficenze, dichiarare possibilmen- De Angelis arcivescovo di Fermo, il car-
te imperitura riconoscenza e far voti aDio dinal Monchini vescovo di Jesi, e il car-
per la sua piena prosperità) alle ore 7 po- dinal Brunelli vescovo d'Osimo e Cingo-
meridiane, tra la gioia e l'entusiasmo ge- li, le cui residenze avea onorato di sua au-
nerale, e le replicate salve dell'artiglieria gusta persona. Nell'ore pomeridiane, per
volante. Il Corso e le vie donde passò e- soddisfare all'ardenti brame e alla divo-
rano parate riccamente a festa, con isplen- zione del popolo,ch'erasi in gran folla rac-

didi archi di trionfo, e mille altri segni di colto sulla piazza del Governo, il Papa si

divozione e d'esultanza. Disceso il Papa recò mediante una comunicazione fatta


ai duomo elegantemente parato, vi fu ri- per la circostanza, alla loggia del palazzo
cevuto dal cardinalLucciardi vescovo dio- municipale a compartire la benedizione,
cesano, dall'arcivescovo d'Urbino, da've- fra'fragorosi evviva anco dopo l'atto reli-
scovi d'Urbania e s. Angelo in Vado, di giosamente domandato. Indi a piedi si con-
Pesaro, di Cagli e Pergola, di Fano, e di dusse a visitare la chiesa di s. Maria del
r
Comacchio, non che da mg. Badia dele- Porto, accompagnato dal riverente e ge-
gato della provincia, dalla consulta gover- nerale entusiasmo, e da pioggie di fiori; ed
nativa e dal consiglio provinciale, i quali uscito da detta chiesa montò in carrozza
al confine aveauogiàavuto l'onore di pre- co'cardinali De Angelis e Brunelli ivi so-
sentargli i loro omaggi. Ricevuta la bene- praggiunti, e passò all' altra chiesa di s.

dizione Eucaristica, passò al contiguo e- Maria della Pace fuori di portaFano. Rien-
piscopio, donde da una loggia nobilmen- tra lo in citta e restituitosi alla propria a-
te ornata benedisse il popolo festeggiatile bitazione a mezzo gli evviva e il general
che gremiva la piazza e le strade. Ammi- entusiasmo, deguossi ricevere in udienza
se quindi in udienza i vescovi predetti, il varie deputazioni accorse anche da'pae-
clero, le autorità e la magistratura comu- si circostanti, e non poche persone della
nale. Recatosi alla propria abitazione, fu città. Sinigaglia fu veduta nella più gran
ricevuto da'suoi più cari congiunti , con festa; tutte le vie percorse dal Papa colla
reciproca consolazione e commozione. Al- maggior eleganza e interamente parate e
la sera una vaga, ricca e generale illumi- abbellite di grandi festoni, di drappi ros-
nazione si ammirò in tutta la giubilante si e bianchi sostenuti da spesse colonne de-
città. La mattina de'27 si recò nel duo- corate di sovrapposti vasi. Innanzi alla
mo a celebrare la messa, nella quale co- piazza, ove deve far prospetto la nuova
municò il magistrato municipale, i semi- fabbrica destinata al suddetto ricovero
naristi e molte altre persone. Passò dipoi de'poveri, una colonna sormontata dalla
al collegio de'gesuili eretto dalla sua mu- statua del Pontefice Pio IX; il prospetto
u r r> CRB 83
della stessa fabbrica innalzato in tela del piede non solo le religiose del luogo,
nelle naturali sue proporzioni; sull'arena ma quelle ancora d'altri monasteri. E in-
improvvisato un giardino con ricco padi- fine recossi al palazzo comunale, e là nel-
glione nel mezzo; lungo portici e il por- i la gran sala riccamente parata ricevè al
to canale altri abbellimenti. Tultoanuun- bacio del piede le signore della città e
ciava l'impegno e entusiasmo della cit-
l* molle altre distinte persone. Restituitosi
tà nell'onorare e rendere omaggio al Pon- il Papa alla sua residenza fra indescrivi-
tefice sovrano, a cui ha avuto la gloria di bili acclamazioni dell'immensa popolazio-

dare natali. Il magistrato comunale per


i ne, ammise in udienza e al bacio del piede
Decrescere il pubblico gaudio accordò 25 molti signori e signore della città, ed oc-
doti a zitelle tratte a sorte, e per 3 gior- cupandosi d'affari si degnò concedere,
ni fece gratuitamente dispensare pane a sotto talune condizioni,, l'oflìzio del tele-
tutti i poveri della città. Le dotate unifor- grafo a Sinigaglia, come lo avea accorda-
memente vestite fecero la comunione nel- to ad altri luoghi, che domandarono lo
la suddetta messa del Papa. Nella sera tut- il n.°2o8 del
slesso beneficio (riportò poi

ta la città fu sfarzosamente illuminata. Giornale^ che i5 settembre era stata


a'

Nella mattina de' 28 il Papa si portò a aperta permanentemente al servizio del


celebrar la messa nella chiesa della Mad- pubblico la slazioue telegrafica di Sini-

dalena, per suffragar l'anime de'suoi ge- gaglia : questa stazione fa il servizio re-
nitori; ivi comunicò tutti gl'individui di golare di giorno); non che la costruzione
sua nobile famiglia, e gli orfanelli* Indi in del nuovo uffizio sanitario, secondo il pro-
carrozza si condusse al porlo canale di Si- getto umiliato dalla magistratura e ri-

Rigaglia, ove il ceto de' mercanti avea messo al ministero dell'interno, che già
improvvisato sull'arena il suddetto giar- avea dato corso a quest'affare per la rela-
dino con gran padiglione. Degnossi non tiva aulorizzazione.Notai nel voi. LXX V,
solo gradire quel gentile peusierOj ma an- p. 1 47 ei5r, che il Papa avea mandato
che d'accettare de' rinfreschi e di tratte- a Sinigaglia la macchina effossoria, qua!
nersi co'comuiercianti d'affari,aggiungen- dono alla provincia d'Urbino ePesaro, per
do nuovi stimoli a sempre più estendere lo spurgo del fondo de'fiumi e de' porli.
l'industria e il commercio del paesejmen- Indi il Papa nella sera uscì nuovamente
tre da'eoncerti della città si eseguivano in carrozza, percorrendo le varie contra-
vari pezzi di musica. Lungo il canale gli de, ove splendeva una sorprendente illu-
equipaggi de'molli legni pavesati a festa, minazione fatta a disegno. Il Corso, il por-
fecero Mugli alberi svariali giuochi. Il Pa- to e la via che mette al duomo non pre-
pa si compiacque di montare sul grosso sentavano che una vivissima luce, tanta
brigantino il Brenno, fabbricato in Sini- era la copia de'lumi in bell'ordine espo-
gaglia, ed esaminatolo in ogni sua parte, sti. Dall'episcopio poi assistette, in mezzo
incoraggiò con benigne parole il costrut- al più vivo entusiasmo e acclamazio- alle
tore. Poscia annuendo alle preghiere del ni, ad un brillante fuoco d'artificio pre-
magistrato comunale e delle persone ad- parato sulla piazza del duomo, e all'in-
dette alla marina, trasferitosi sul molo, si nalzamento di 12 globi areoslatici di di-
degnò d' accordare il restauro del porlo versi colori. Nella sua residenza si benignò
sulla base della relazione e del pai ere che ricevere anche gli antichi suoi coloni, i

avrebbe presentalo l'ingegnere prof. Bri- quali a segno di rispettoso omaggio e di


ghenti, e ciò per animare il commercio di divozione gli presentarono frutta e altre
quella città e accrescerne mezzi oppor- i primizie eampeslri, e nel gradire quitti
tuni. Passò indi al monastero delle be- dimostrazione, che manifesta la loro seni
nedettine, ovebenedisseeammiseal bacio plicità e cordialità, li rimandava conso
84 URB li li B
lati e come benigna acco-
inebriali della re, ma
da altra vittoria non meno rag-
glienza avuta. La mattina de'sg maggio, guardevole de' romani, quando in detto
dopo d'aver celebrata la messa nella cap- piano trionfarono, e indi s'impadroniro-
pella privata, verso le 9 partì da Siniga- no dell'Agro Senonense con discacciarne
glia con grandissimo dolore di tutti i suoi tutta la nazione Gallica Settima) ricevè
concittadini, e fucommoventissimo il di- gli omaggi del magistrato di Momlolfo,il

slacco da' suoi amati parenti. Durante il quale vi avea eretto un bell'arco trionfi-
suo patrio soggiorno, oltre il dono alla le. Degnò in ambo i luoghi soffermarsi,
cattedrale d'un busto d'argento con mi- per appagare desiderii di quelle accorse
i

tra e croce a pietre preziose, esprimente s. '


popolazioni, che facendo plausoal proprio
Paolino vescovo e protettore della città, padre e sovrano ne domandavano la be-
ei larghissimi sussidi) accordati a'poveri, nedizione. A due miglia da Fano presso
degnossi concedere varie elargizioni a'mi- il Metauro il Papa scese dalla carrozza per
litari infermi o benemeriti, e di promuo- venerare la miracolosa immagine della
a a
vere a tenente ini. il tenente in 2. Ca- B. Vergine tVel Ponte, benedicendo poi la

stagnola della marina pontificia. Si com- molta o"entech'erasi colà riunita. Circa le

piacque pure di decorare colla gran cro- j 1 antimeridiane giunse a Fano, accolto
ce del suo ordine Piano (al riferito in tale nel modo il più brillante e colla mag-
articolo aggiungerò, che il Papa con de- gior divozione dal popolo, ch'era stipalo
creto degli ii novembre i856 stabilì dovunque: le vie «iella città erano addob-
a
nell'ordine 3 gradi, cioè di 1 . classe de' bate e decorate anche di quadri di varia
grandi croci, come nella disposizione e- specie. Sceso di carrozza al duomo para-
inanata in Gaeta ; di Su" classe ossia de' to e illuminato, vi fu ricevuto all'ingresso
a r
commendatori ; e di 3. classe de'cavalieri da mg. Filippo Vespasiani vescovo dio-
delle piccole croci equestri) il proprio fra- cesano(di cui nel voi. LX.XXI,p. 38), u-
tello conte Giuseppe Mastai gonfaloniere nitameule al clero ed al vescovo di Fos-
della città, e colla croce di commendatore sombrone dal delegato della provincia
,
r
dello slesso ordine gli altri due fratelli mg. Badiae dalla magislratura. Dopo di
conte Gabriele e conte Gaetano, non che avervi ricevuto la benedizione col ss. Sa-
il nipote conte Luigi; come ancora nomi- gramento, salì all' episcopio, donde poi
nò cameriere segreto soprannumerario uscì a piedi fra un'immensa moltitudine
di spada e cappa il conte palatino Arsili. plaudente, e si condusse in piazza, ov'era
Arrivato il Papa alle Torrette v'incontrò stato preparato un magnifico padiglione
la magistratura di Scapezzano, che vi a- con trono,edi là benedisse l'accalcata mol-
vea fatto disporre festoni di verdura a se- titudine. Passò quindi al monastero di s.

gno di giubilo; ed a Ma rotta (il gran fat- Arcangelo, ove ammise al bacio del piede
to d'armi tra Asdrubale capitano carta- quelle religiose e molte altre riunitevi da'
ginese, ed iromani Salinatoree
consoli vari monasteri della città, dirigendo loro
Claudio, che riportarono vittoria, mol- un discorso, che commosse al pianto chi
tissimi scrittori dicono che successe tra ebbe la sorte d'udirlo. Ritornato all'epi-
il Metauro e il Cesano, o tra il Metauro scopio ricevè in udienza i suddetti prela-
e l'antica Sena metropoli della Gallia Se- ti, e al bacio del piede il clero, la magi-
nonia. lUuogo poi fu detto Mavortius A- stratura civica, e molte altre distinte per-
ger, nel piano d' Assiano, chiamato poi sone e deputazioni accorse anche da'lno-
Malarotta,pev la patita da' cartaginesi, ghi vicini, porgendo benigno ascolto a va-
che ora con termine corrotto si dice Ma- rie lorodomandeeadottando taluni prov-
rotta. Ma la derivazione del vocabolo non vedimenti. Verso le 6 pomeridiane del-

da tal battaglia i critici la fanno deriva- lo stesso 29 maggio il Papa partì da Fa-
U U 15 URB 85
iti), dopo aver conferita la croce equestri pa recossi a piedi al monastero della Pu-
ili s. Gregorio al gonfaloniere conte Fi- rificazione, ove ammise alla sua presenza
lippo Bracci, e con un'ora di viaggio ar- e consolò colla sua benedizione tutte le

rivò felicemente in Pesaro accoltovi da un religiose; poscia attraversando sempre a


immenso popolo plaudente, che vi si era piedi tutto il Corso si condusse a visitare
riunito anche da'paesi limitrofi. Le slra- la chiesa della Madonna delle Grazie; e
ile della citte erano parate a festa, con andato a passeggio per la via , che gira
archi di trionfo, festoni, trofei, statue al- esteriormente intorno alla città, ringraziò

lusive, fra le (piali una rappresentatile lo la poca forza militare, che faceva ala al
stesso som ino Fon teli ce, iscrizioni e altri suo passaggio ,
perchè la popolazione
contrassegni d' esultanza. Smontato al quantunque all'oliala, come in altri luo-
duomo vi fu ricevuto dal pesarese cardi- ghi, tenevasi a rispettosa distanza e di-
nal Ciacchi, il quale non ostante gì' inco- votamente in ginocchio. Nel ritorno nuo-
modi di sua salute, da cui è travagliato, vamenle traversò il Corso a piedi, segui-
re-cossi espressa mente dalla sua vicina to solo dalle pochissime guardie nobili,
campagna a Pesaro per poi gergli i suoi o- che seco avea. Rientrato allasua residen-
massi.
vo Ed ehhero mire i
l'onore di rice- za continuò a ricevere e ad ammettere
verlo l'arcivescovo d'Urbino* ed i vescovi all'udienza diverse altre deputazioni, e di-
di Cesena, ri'Urbaniae s. Angelo in Vado, stinte persone anche eslere,non che pub- i

e (li Moni e Feltro, non che il vescovo dioce- blici funzionari che benedisse e consolò co'
sano mg. 'ClementeFares e mg." Badia de- soliti suoi modi amorevoli. Nella sera fu
legato della provincia co'suoi consultori, superba ed elegantissima l'illuminazione
la magistratura e varie autorità del luo- di tutta la città; magnifica soprattutto

go, 'trovandosi nel tempio esposto d ss. quella della facciata nuova di s. Domeni-
JSagramenlo, vi ricevette la benedizione; co,che guarda alla piazza grande.E quan-
indi passò al grandioso palazzo apostoli- do il Papa si affacciò alla gran loggia per
co magnificamente preparalo, e subitoac- veder la moltitudine,che stava stipata sul-
cordò l'udienza a'nonunali prelati, al cle- la piazza e sulle vie adiacenti, essa prorup-
ro, al magistrato, a varie deputazioni, co- pe in grandi acclamazioni. L'arcidueaMas-
me pure a distinte persone della città. similiano d'Austria governatore generale
mattina de'3o maggio, il Papa do-
JNella del regno lombardo-veneto, e nel nome
po aver celebrata e poi ascoltata la mes- dell'imperatore d'Austria suo fratello, se-
sa, si condusse all'episcopio, ove il capi- condando i di lui impulsi e i moti sponta-
tolo , il clero e molti signori furono am- nei dell'animo suo,parlì daMdano per Pe-
messi al bacio del piede. Passò quindi al saro onde ossequiare il comune padre de'
monastero di s. Ilaria Maddalena , ove fedeli, mentre visitava i popoli delle sue
consolò colla sua presenza quelle religio- proviucie e si avvicinava a' confini lom-
se , due altri luoghi
e alla visita di pii. bardo-veneti; ed insieme ricevere le sue
Nelle ore pomeridiane benignamente ac- benedizioni prima di trasferirsi a Brussel-
colse in particolare udienza la deputazio- les a sposare la principessa Carlotta figlia
ne della repubblica di s. Marino, e mol- uno de'
del re del Belgio, inaugurando così
tissime delia provincia. Altre di queste de- più solennimomenti di sua vita. Ciunse a
putazioni avi-ano domandato tale onore Pesaro dopo le orei i della sera di detto
per ringraziare il Papa delle beneficenze giorno, accompagnato dal conte Ferjf Zi
elargite, fra cui quella d'Urbania, la qua- chy suo maggiordomo. Fu incontrato e
le ottenne una somma cospicua occorreu» ricevuto eoi suo seguito nel palazzo apo-
te all'acquisto d'alcune case necessarie per stolico da mg.' Borromeo maggiordomo,
l'ampliamone del suo spedale. ludi il Pa« da mg.' Pacca ma estro di camera }
\\\\
86 V R B ti RB
principe Massimo soprintendente gene* sitare la chiesa di Francesco, e dopo
s.
r
raledelle poste pontificie, da mg. Badia; avere orato dinanzi l'altare in cui riposa
r
e venne poi complimentalo ancheda mg. il corpo della b. Michelina pesarese, rice-

Berardi sostituto della segreteria di sta- vè al bacio del piede quella religiosa co-
to. Prese alloggio in un appartamento munità, consolandola colla sua benedizio-
dello stesso palazzo, e nella mattina se- ne. Ritornalo al palazzo apostolico, dopo
guente il Papa
compiacque ricevere
si essersi occupato d'affari religiosi e comu-
l'arciduca Massimiliano immediatamen- n'itati vi, passòal salone che guarda la piaz-

te e in modo confidenziale in udienza za grande, e dalla loggia ammirò la nuo-


particolare, prima di celebrare la messa, va e copiosissima illuminazione, e udì poi
alla quale assistette il principe, e ascol- nello stesso salone il canto d'un inno ese-
tatane un'altra fece colazione colla stes- guito da un coro di dilettanti disposti in
sa Santità Sua; e dopo essersi l'arcidu- apposita orchestra volgendo parole di ,

ca trattenuto a lungo e nel modo più in- ringraziamento a'eantauti e gli accolse al
timo col Papa, questi gli consegnò l'in- bacio del piede. Tornato nel suo apparta-
segne della gran croce dell' ordine Pia- mento ricevè a particolare udienza di-
no, e onorò il conte Zicby della gran cro- versi signori e signore della città e altri
ce dell'ordine di s. Gregorio Magno. Ri- luoghi. Nella mattina del i.°giugnoil Pa-
correndo in tal giorno la solennità della pa verso le ore o i si condusse al porto pe-
Pentecoste, il Papa tenne cappella nella sarese, per benedirvi i lavori che presto
cattedrale, per assistere alla quale, oltre il andavano a intraprendersi per sua sovra-
cardinalCia,cclii,si recarono appositamen- na munificenza, e mediante un ponte di
te in Pesaro gli encomiati cardinali De legno gettato espressamente sul fiume
Angelis, Lucciardi e Brunelli. tempio Il Foglia recarsi al luogo ove dovea esser
per sì fausta circostanza venne addobba- gettata la i." pielra della nuova concessa
to a disegno il più elegante e con gran costruzione. Per tale ceremonia tutto era
maguifitenza. In particolare tribuna vi stalo disposto con gran decoro mediante
assistette anche l'arciduca Massimiliano, lesollecitudini di mg. 'delegato della pro-
in uno al conte e contessa Mastai, ed al vincia e della magistratura della città, on-
conte Luigi. Alla cattedrale il Papa do- de nulla mancasse di pompa alla solen-
nò un calice d'argento dorato, ornato con nità. Il Santo Padre compì la benedizio-
gemme e bassorilievi. Poscia il Papa ten- ne del luogo e della i." pietra tra l'esul-
ue a mensa l'arciduca Massimiliano co'4 tanza e l'acclamazioni della moltitudine,
prefati cardinali, indiilprincipealle4po- indi fece il formale suo gettito. Intanto
meridiane partì per Bologna, altamente lungo il porto e il canale, i marinari a pub-
soddisfatto della speciale e amorevole ac- blica dimostrazione d' allegrezza festosi
coglienza ricevuta dal Papa, e delle parti- salirono sugli alberi e sulle corde de'legni
colari attenzioni che la corte pontificia re- pavesali. Dopo di che il Papa passò all'o-
cossi a dovere di mostrare all'augusta di spizio de' pazzi, ov' ebbe l' onore di rice-
lui persona. Iuoltre l'imperiale governo verlo il sullodato prof. Cuoiami e la de-
austriaco incaricò il cav. Riccardo di Aus- putazione direttrice. Ivi si compiacque vi-
sez suo console gerente il cousolato ge- sitare nelle varie sue parti quel rispelta-
nerale in Ancona, di recarsi espressamen- bile stabilimento, il quale più che un ri-

te aPesaro per umiliare a Sua Santità i covero d'alienati presenta l'aspetto d'uria
ringraziamenti per la beuignitàe riguar- i casa di lavoro,avendo ogni infelice ivi rac-
di mostrati alla guarnigione austriaca colto una tranquilla occupazione cioè ,

d'Ancona. Dopo le ore6 pomeridiane del- quella a cui si mostra maggiormente di-
lo stesso giorno, il Papa si condusse a vi- sposto.E dopo d'aver ri volto parole distia.
U RB U R B 87
sovrana soddisfazione e di speciale enco- ragiono, che io dia un cenno di quanto
mio a tutti quelli che presiedono e assi- va a farsi al porto canale di Pesaro. Ri-
stono il benemerito istituto, sì commen- ferirono il Giornale di Roma de'24 feb-
devole per la proprietà e pel modo con braio 18^7, e la Civiltà Cattolica, serie
a
cui dementi sono trattati ritornò alla
i ,
3. , t. 6, p. 1 08. Che nell'agosto esettem-

sua residenza ove accordò 1' udienza a


,
brei855 due straordinarie alluvioui del-
molte deputazioni , e a diverse distinte l' Isauro o Foglia recarono assai danni e

persone della città e della provincia. Di devastarono il porto canale già molto di-
più il Papa conferì la decorazione di ca- fettoso di Pesaro, sì che questa ci Ita rima-
valiere dell'ordine di Gregorio Magno
s. se quasi del tutto priva d'uu aiuto sì ne-
al gonfaloniere di Pesaro Giovanni Maz- cessario al suo commercio. Laonde il Pa-
zetti , e quella di s. Silvestio Papa agli pa, oltre aver dati alla città sussidii par-
unzioni municipali Paolo Giorgi e Raffae- ticolari, ordinò tosto che si provvedesse al
le Billy; concesse pure quella di s. Grego- disastro e si facessero gli studi necessari
rio Magno a'consiglieri provinciali d'Ur- ad un nuovo porto. Ed esseudo stati ri-
bino e Pesaro conte Autouio Giacomini, come non adatti, parecchi disegni
fiutati,

conteBernardino Castracane,e conteGiu- offerti dalle persone dell'arte, il comune


seppe della Stacciola. Il municipio pesa- di Pesaro incaricò della cosa il eh. eoa»-
rese, nel desiderio d' eternare nella sua memi. Alessandro Cialdi, valente idrau-
città il fausto avvenimento della visita del lico e specialmente nella parte degli ef-
Papa, dedicò all'augusto suo nome la por- fetti del mare, per cui doverosamente ne
ta Nuova di Fano, e stabilì l'erezione d'u- celebrai il felice ingegno in più articoli, il

na colonna rostrata, che ricordi a'poste- quale prontamente presentò un suo dise-
j i il beneficio concesso a'pesaresi col mi^- gno di nuova e vantaggiosa sistemazione
glioramento del porto. A'2 giugno e do- del Porto Canale, che sommamente piac-
po 7 giorni di permanenza nella provin- que così al municipio come alla pesarese
cia d' Urbino e Pesaro da questa città , camera di commercio, e fu trovato ido-
partì il Papa Pio IX ad ore 4 pomeridia- neo compiutamente a tanto bisogno; co-
ne, e alle 5 i/a entrò nel territorio delle me quello che restituirà a Pesaro un porto
Romague per recarsi a Rimini, ricevendo canale veramente utile al commercio e
lungo la via dimostrazioni di giubilo e se- a'bisogni delle di verse navigazioni che av-
gni di divozione, dappertutto festoni e ar« vengono in quell'acque dell'Adriatico, e
chi di trionfo, preparati dalle popolazioni di facile scarico all' acque del fiume Fo-
di Selicata, di Cattolica e di Riccione, che glia, che negli ultimi tempi avea ripetu-
unite a quelle di tolte le circostanti cam- tamente allagato la citlà. Inviato perciò
r
pagne chiedevano riverenti la benedizio- al ministro de' lavori pubblici mg. Mi-
r
ne e prorompevano in acclamazioni ap- lesi col mezzo di mg. Badia delegato a-
pena ricevuta. Alla Cattolica (della qua- postolico della provincia, fu esso sottopo-
le riportai nel voi. LV1I, p. 294, edaltre sto immantinente al voto del consiglio
parole dirò nel paragrafo Gabicc) fu tan- d'arte, dal quale non tardò ad essere di-
ta la folla, che il Santo Padre per conso- chiarato corrispondente in tutto a'più sa-
larla scese di carrozza. Varie statue eran- vi e ricevuti principii della scienza, e per-
r
si regolarmente collocate nella via su pie- cip preferibile agli altri. Sicché ing. Ali-

distalli, 3 delle quali simboleggiavano la lesi fu sollecito di trasmetterlo alla con-


Fede, la Speranza, laCarità. Il Papa da uu sulta delle finanze per rassegnazione ile'

gran padiglione con ricco trono, beuedisse fondi necessari al grande lavoro. La quul
la divota moltitudine, tra la più viva gioia. cosa esseudo riuscita parimente favore-
Imporla alla provincia nobilissima di cui volissima , il progetto venne umiliato al
&8 U R B URB
Papa, ch'erosi già degnalo mostrarsi fiu coll'argomenlo in discorso e per la sua in-
ila principio desideroso d'appagare voti i trinseca importanza, ed annunziando di
di Pesaro, con dare gli ordini opportuni, essersi già messo mano all'opera, termina
quando la città ne fece ossequiosa istanza col dire. » Speriamo che la felice riuscita
per la deputazione composta del marche- dell' impresa sia per coronare voti di i

seCarloBaldassini e del gonfaloniere Mar- quella nobile città, e aggiunga fama al


ze tti. Santo Padre benignamente vi
li nome del Cialdi, i cui dotti lavori lo han
die la sua sovrana sanzione, e cosi Pesa- già reso non meno benemerito della pa-
io da quest' opera si promette notabili tria che della scienza ". Per le suddette

vantaggi per lo sviluppo maggiore die an- memorande alluvioni, rovinato e distrut-
drà a prendere il suo commercio, dal qua- to il ponte sul torrente il mini- Arzilla,
Je ritrae la principale sua sussistenza, e stero de' lavori pubblicipremiò Donato
ne deriverà grande utile anche alla pro- Burroni con medaglia d'argento avente
vincia. Fu quindi pubblicato l'interessan- l'epigrafe Benemerenti, per la prontezza
te opuscolo: Sul Porto-Canale di Pesa' e intelligenza lodevole con cui intraprese
ro, all' Illustrissimo sig. Paolo Gior- e portò a termine l'urgentissima ricostru-
gi ff.
di gonfaloniere, Lettera del corti- zione del ponte. Nel 1. 1 34 del Giornale
mend.AlessandroCialdi,Roina 856. In 1 Arcadico di-Roma, annunzia p. 366, si

ejs*ovi sono pure le lettere di elogio, dello la Relazione storico-critica intorno al-
slesso Giorgi e di Luigi Severini vice-pre- l' aria della città e territorio di Pesa-

sidente della camera di commercio, arti e ro, ivi 1 854- Se ne loda autore il eh. mar-
manifatture cotnmend. Cial-
in Pesaro al chesePietro Pelrucci, per aver in tutto cor-
di, colie figure di due medaglie espressa- risposto alla pubblica espellanone, e qual
mente coniate con epigrafi Bencmeren- vero bel regalo fatto non solamente a Pe-
ii-Ob Meritatili onore del medesimo nel saro, ma sì alla provincia cui bagna il Me-
i 856, sì dal municipio e sì dalla camera lauro, anzi alle scienze fisiche, nelle qua-
di commercio di Pesaro; olire la tavola li è valente l'autore medesimo.
dellaPiantaldrografica del vecekio Por- , Distretto d'Urbino.
to Canale, di Pesaro, colla proposta del Gaifa, Primieilio, Sclueti. Appodiati
nuovo. Tutto fu riprodotto nel voi. 5, p. della città d'Urbino, nella sua arcidioce-

1 4<), anno 3. "dell'acclamata e utilissima si, dipendenti dall'amministrazione mu-


opera periodica intitolata: Enciclopedia nicipale, già luoghi fortificati dell'antico
contemporanea, di Fano, che io anco qui ducato. Gaifa contiene le parrocchie di
a cagion d'onore della provincia d'Urbi- s. Bartolomeo, di s. Cristoforo de' Valli,
no e Pesaro nomino con sensi d'ammi- e le frazioni di s. Stefano e di s. Pietro in
razione, direi la e compilata da'ch. G. 13. Tarn bis. Pr unici Ho comprende le par-
Crolialanza e G. A. Gabrielli, beneme- rocchie di s. Andrea di s. Maria di Po- ,

riti perciò delle scienze, delle lettere, del- monte, di s. Stefano. Schieti ha la sola
l'industria ec. La Civiltà Cattolica, ne' parrocchia di s. Gio. Battista.
citali serie 3/ e t. 6, p. 707, nel dare rag- auditore. Comune della diocesi di Ri-
guaglio dell'altro libro del Cialdi, Sul mo- mini, con territorio in monte e con fab-
toondoso del mare, pel quale dissi paro- bricati cinti da buone mura. Ha la par-
la d'ammirazione nel voi. LXXX1V, n. rocchia di s. Spirito. Questo castello pic-
1

11, dopo più alti encomi al valentissi-


i colo situalo presso il Foglia, che mg. Lan-
mo idraulico, fece pure onorevole men- cisi trovò iu deterioramento , conserva
zione di quello col quale seppe risolvere il nome preso «lacchè i Mala testa lo dona-
la difficile questione del Porto Canale di rono al proprio loro uditore. Di Audito-
Pesaro, per la stretta attenenza che ha re ne sono appodiati Castel Nuovo e s.
URB URB 89
Giovanni dello detta diocesi : il i.° ha la Pero o Pierio. 1 figli di Pierio si chiama-
parrocchia di «. Biagio, il i.° di s. .Gio- rono Luca e Peruzzolo, de'quali il ."mo- 1

vanni. rì nel i436, e l'altro ammogliatosi circa

Colhordolo. Comune dell'arcidiocesi il >4 18 con Gentilina figlia d'Antonio Ur-

d'Ui bino, con territorio in colle e piano, binelli, ebbe da lei un maschio a cui die

con fabbricati chiusi da mura, e con bor- il nome di Sante, e due femmine Jacopa

go. Uà le parrocchie di s. Gio. Battista e e Francesca. Sante sposatosi ad un'Eli-


1
di s. Lorenzo frazione. Neil Antichità pi- sabetta, questagli partorì Giovanni, e poi

cene t t. 22, p. 289, si parla della chie- Bartolomeo, e due figlieMargherita e San-
sa di s. Maria Muraiola, già de' religiosi ta. Alcuni documenti provano aver Pe-

gesuati. Eli il Lazzari nella serie de' ve- ruzzolo avoto qualche fortuna, figuran-
scovi d'Urbino dice che col materiale del- do come acquirente neh 438 d'una casa
la chiesa di s. Salvatore di Talacchio, ad in piazza del Castello, e possidente d'alcu-
essa vicino, si edificarono la chiesa e con- ni altri beni stabili. Ma egli soffrì perdite
vento de'girolamini. L' Amiani riferisce gravi quando nel i 44^ Sigismondo Mala-
che nel 387 Giovanni Aguto capitano
1 testa, portando la guerra nel paese del con-
d'armi, nell'invadere il territoriodi Rimi- te Federico Feltrio d'Urbino, depredò e
ni, passò per Urbino e il castello di Col- devastò Colhordolo col ferro e col fuoco.
hordolo e Talacchio. Il Castellano lo chia- Peruzzolo dopo aver veduto distrutta o-
ma borgo distante due leghe da Urbino, gni sua sostanza, sebbene gli restò illesa
meritevole di ricordo per esservi dimo- la casa, prevedendo altre calamità, si de-
ratigli antenati del divino Ralfaello San- cise nel 14^0 d'abbandonare Colhordolo,
zio^ Peruzzolo suo avo vi possedeva una ed insieme alla moglie, a'fìgli e al nipote
casa che vendè nel 4^4» P er migliorar la ( Giovanni, passò in Urbino a stabilirsi, la
sua condizione passando nella vicina cit- <piale come capitale e residenza del prin-
tà d'Urbino, ove aprì un'officina salsa- cipe offriva più. sicurezza e maggior faci-
mentane. Nel t. 20 dell' Album di /?o- lità di guadagni. Prese a pigione per i3
ma,a 323 e seg., si riporta la tradu-
p. ducati l'anno una casa situata sul Merca-
zione di F, Kuhlen dal tedesco di D. Pas- to, appartenente alla confraternita di s.
savant sulla Famiglia Santi. Sì dice Col- Maria della Misericordia, ed esiste anco-
hordolo luogo natio di Giovanni Santi pa- ra. iNel i4^7 «oorì Peruzzolo, e 8 anni do-
dre di Ralfaello, cinto di fortificazioni ro- po lo segni nel sepolcro in età molto a-
vinate. Situato sulla vetta d'un monte, vanzata la sua vedova Gentilina, lascian-
porge di se graziosa veduta fra le codine do in lutto il figlio Sante, la nuora e ni- i

coronale mezzo alle


di viti e di olivi , di poti. Intanto la fortuna di Sante era an-
quali serpeggiano fiumi Aspa e Isauro, i data migliorando, avendo col commercio
che scaturiscono dal fianco del monte, de'prodotli del paese acquistato tanto da
scorrono nella pianura di Pesaro, e sboc- poter comprare a' 28 ottobre 4-^7» n 1
*

cano nell'Adriatico. Verso prima metà la unione d'un suo cugino, un fondo di Pie-
del secolo XV ivi abitava un certo Sante tro Antonio Poltroni, segretario e consi-
dal cui nome i suoi discendenti presero gliere del duca d'Urbino, per 240 duca-
quello di famiglia del Sante o Santi. Più ti. Oltre di ciò, a'3o aprile 1461 acqui-

tardi al tempo di Giorgio Vasari, secondo stò ancora altri beni stabili, ed un buon
l'oso della lingua e del costume , si tra- prato con acqua corrente. Due anni do-
mutò il nome latino SanctlUS in quello po comprò due case tutte unite nella con-
di Sanzio, che sebbene contro la vera e« trada del Monte che dalMercato condu-
limologia è generalmente adottato. Del ce alla cima »ld roile rlnamato la Fortez-
vecchio Sauté si conosce ch'ebbe a figlio za, quali case sussistono e formano la più
QO U II B URB
vistosa fàbbrica di quella via. In essa nac- mani, la quale narrai nel voi. LXVI, p,
que Raffaello. In questa nuova casa era 222, e altrove, nelle pianure della sud-
cresciuto Giovanni Sant'yeti in nuove con- detta Marotta, stazione postale, che forse
dizioni e rapporti, che elevarono la sua prese il nome dalla mala rotta sofferta
mente e dierono a'suoi studi nobili ispi- da'eartaginesi. Del sommo architettoBra-
razioni. L'aria pura e l'elevata e bella si- mante di Castel Durante, ora Urbani a,
tuazione d'Urbi no, vici no alla più alta ere? nel qual articolo, con l'opuscolo del Ros-
sta dell' A pennino, sono per se stesse rav- si, Della patria di Bramante, lo dissi di

vivanti e ispiranti. Giovanni apprese l'ar- detto luogo, n'è contrastata la patria na-
te della pittura, in die fu mediocre, ma tia da Urbino , come dirò ragionando
di buon ingegno seppe dare a'figli l'indi- de' suoi illustri Fermignano e da
, e da
rizzo della buona via da lui non seguita Asdruvaldo,per cui alcuni lochiamanoÀ-
in gioventù, e die i primi insegnamenti a sdruvaldmo, luoghi e patrie che rigetta
Raffaello nato nel Urbino. Di lui
1 483 in l'urbaniese Rossi. Fra quelli che fauno
e di sua casa riparlerò dicendo degli uomi- Bramante di Fermignano, è il p. Civalli
ni illustri d'.Ui bino, col p. Grossi e col p. nella Visita triennale', presso Colucci,
Pungileoni principe Imente.CoIbordolo ha. Il p. Memorie intor-
Pungileoni, nelle
per appodiati Coldazzo, Serra di Gerì' no alla Donato e
vita e alle opere di
ga e Talacchio dell'ai cidiocesi d'Urbi- Donnino Bramante j^oma 836, seguen- i


no. 11 1 ha le parrocchie di s. Lorenzo, e do in parte il Vernaccia scrittore delle
di s. Gio. pallista frazione; il 2.° quelle Memorie storiche di Bramante f nelle
di s. Eracliano di Coldelce, s. Gio. Batti- quali lo vuole della villa di monte Asdro-
sta; s. Marco di Ripe ed altra di s. Gio. valdo e di Fermignano, dice che il padre
Battista frazioni; il 3-° la sola di s. Miche- delgrande architetto Angelo era figlio di
le Arcangelo. Renzo del castello di Farneta, che sposò
Fermiglia no. Comune delParcidiocesi Vittoria di monte Àsdrualdo erede del
d'Urbino, con territorio in colle e in pia- piccolo asse paterno. Il Colucci nel t.12.

no, con molti fabbricati cinti di mura, i i\?\Y Antichità picene, del Lazzari ripor-
cui abitai» ti fanno mollo commercio di se- tò ben luii"a-e ragionata disamina sulla,

ta, ed hanno opificii di cartiere per car- vera patria di Bramaute,il quale arcipre-
toni e carte straccie. Vi è chi credeche ivi te vuole con documenti autorevoli com-
un tempo una città, il che non è im-
fosse provare essere di Fermignano. Agostino
probabile, tosto che vadasi a rintraccia- Nini nel t. 1 4 dell'.Jlbum di Roma, a p.
re le primiere vestigia, come opina Ca- 245, pubblicò un articolo in argomento,
lindri. Ha le parrocchie di s. Angelo in narrando che a Bramante fu data per pa-
Ajuola, s. Barbara del seminario, s. Gio, tria anche Milano e s. Marino, oltre Ur-

Battista in Silvano, s. Gregorio di Monte bino e Castel Durante, come avvenne ad


Astrualdo, s. Maria di Sagrato s. Silve- , altri uomini straordinari, cui diversi luo-
stroin Secchietto, s. Stefano di Montelce, ghi si disputarono il vanto di avere da-
s. Veneranda di Fei -migliano, s. Maria in to la culla, e di Bramante si questionò pu>
Casale, e le frazioni di s. Maria diRepu- re sul cognome. Seguendo lo scrittore del-

glie es. Pietro apostolo di Monte Polo, l'articolo, p. Pungileoni dichiara cheDo-
il

Fermignano ha alcuni annessi e la villa nafo Donnino Bramante nacque in un


del monte Asdruvaldo, nome che dicesi povero abituro sul pendio del monte A.-
preso dal vicino sepolcro d'Asdrubale, di sdrtialdo poco lungi da Fermignano ca-
cui tuttora restano alcune rovine, capi- stello per 3 miglia distante da Uibino.
tano cartaginese fratello del famoso An- Della rustica casa e della rozza scultura
nibale, che fu sconfitto nella pugna co'ro- ch'è sopra la porla che introduce al sot-
U IV 13 URB 91
terraneo,esprimentelaMadonna col Bam- quasi pubblica sventura; riposa nelle sa-
bino, posta sotto ci* un arco sostenuto ila gre grotte Vaticane. Fermignanocon an-
due colonnelle, .^colpita rozzamente da es- nessi ha P appodiato Pagino nella stessa

so in tenera eia, col ferro d'imi falce su arcidiocesi,aveute la parrocchia di s. Cle-


pietra calcarea, mentre i mietitori risto- mente.
ra valisi al pasto, com'è inveterata tradi- Monte Calvo. Comune dell'arcidioce-
zione ne pubblicò il
fra gli abitanti locali, sid'Urbino disleso con territorio in mon-
diségno tratto dal vero. Aggiunge che tal te, nel cui paese non sono molti fabbrica-

casa è un miglio lontana da Feroiigna- li in proporzione della popolazione , la

no a scirocco di quel castello, e lungi un quale ha le parrocchie di s. Nicolò, s. Sil-

tiro di sasso dalla strada conducente ad vestro in Foglia, ele frazioni s.Mai ia Pian

A cqualagna, alle falde del monte Asdrual- del Monte, s.Giacomo di Forcuini,s.Gau-
do, il quale distendendosi stili' indicata la- denzio, s. Paolo. Nel 5i 7 Moriglione ca- 1

titudine si congiunge all'altro monle di pitano spagnuolo di Lorenzo de Medici,


Pielralata pendice della montagna del- si recò a Monte Calvo per assediare Mon-

l' orrido e pittoresco Furio. A tali topo- te Baroccio, come leggo in Amiani.

grafici cenili sulla casa di Bramante, van- Monte Fabbri. Comune dell'arcidio-

no unite le notizie riferite su Bramante cesi d'Urbino, con territorio in colle, con
liei t. 20, p. 2 23 del ricordato Album. mura, ed ha la parroc-
fabbricati cinti di
Dicono esse, che l'autore del 1 .° concetto chia s. Gaudenzio. JNarra il pesarese ar-
del tempio Valicano, unico al mondo, il ciprete Andrea Lazzari presso Colucci, ,

ravvivatole dell'aulica architettura, il Antichità picene , t. 22, p. 188, che a'3


a
protettore di Raffaello 1 /gloria del suolo maggio 1578 duca Francesco M. li
il

urbinate, anche scultore e pittore non vol- subinfeudò al conte Francesco Paciotti
gare, avendo atteso pure alla poesia, nac- d' Urbino il castello di Monte Fabbri e
que intorno la metà del secolo XV in pic- sue piccole attinenze, lungi 8 miglia da
cola casa sulla pendice del monte Asdrual- Urbino. Per avere la possidenza il conte
do in riva al Meta uro, non a più di circa sborsò 6000 scudi, prestò il giuramento
3 miglia da Urbino e prossimo a Fermi- di fedeltà, coll'obbligo di pagare ogni an-
guano. « La povera casa dove Bramante no se e successo! i, la vigilia di Natale, due
ebbe nascimento, fu posta al nuovo ripar- paia di pernici in ricognizione di padro-
timentocensuario nella mappa di Fermi- nanza, 11 castello è piccolo , ma ameno.
gnauo, ed è la casa colonica di un terre- La chiesa parrocchiale è fornita di mar-
nodello il Colle, Cà Melle o Cà Braman- mi, ed il palazzo di residenza se fosse com-
te, segnata col numero di mappa 2204, e pito sarebbe vago. I conti Paciotti, mez-
col civico 369, al dì d'oggi posseduta dal zo miglio lontano, a lato della strada che
r
sig. Enrico Ligi urbinate. Che quello sia conduce in Urbino, cominciarono un som
il luogo nativo di Bramante è fuori di luoso palazzo con logge a due ordini, che
ogni controversia , essendo provalissimo fu poi diroccato da'comunisli nel secolo
per la tradizione e pe'documeuti raccolti decorso, in modo che non vi restò vesti-
1
da valentuomini che vi posero studiosa già. Nel 297 dall Antichità pi**
t. 26, a p.
cura senza essere preoccupati da un mal cene sono le Memorie del conte Franca
inteso amor patrio, tra'quali si distinse il sco Paciotti da Urbino del p. Girolamo
p. Pungileoni". Braruante,a cui ancor vi- VePnaccia delle Scuole Pie, pubblicate
vente furono coniate medaglie con gran- dall'arciprete Andrea. Lazzari e dedi-
ile onore, mancò in Roma a'vivi 5 4,
nel 1
1
cate a Gio. Battista Faleti di Cornac-
com'era vissuto nell'amo! e e ammirazio- chio protomedico generale dello stato
ne comune, così la sua morte fu pianta d'Urbino. Questui. "conte di Monlc Fai) -
cp U il B V RB
bri, per la sua rara e singolare eccellenza della stessa arcidiocesi, colla parrocchia
nell'architettura militare e civile, di mol- di s. Gio. Battista.
to illustrò Urbino sua patria, la cui pe- Tavole/o. Comune della diocesi di Bi-
rizia nella tattica spinse i primi sovrani nimi, con territorio disteso in colle, i cui
d'Europa n gareggiare per averlo al pro- fabbricati patirono incendio nelle politi-
prio servizio. Ebbe a maestro Girolamo che vicende, laonde solo resta una porzio-
Genga urbinate, professore eccellentissi- ne delle mura che lo cingevano: ha la
mo nella pittura e architettura. Oltreché parrocchia di s. Lorenzo. Dopo ih 438
in molte opere servì i duchi d'Urbino e Federico conte d'Urbino saccheggiò il for-
quelli di Savoia, Papa-Giulio III gli com- te castello di Tavoleto, allora del ttiini-

mise il disegno per la fortificazione del nese, nella guerra contro Sigismondo i\la-

Borgo di Roma, e la riedificazione della latesta.L'occupò Cesare Borgia (di qué-


fortezza ch'Ancona, che poi termino il Fon- sto famoso Borgia, comechè statoi. "ar-
tana. Altre fortificazioni alla medesima civescovo di Valenza A\ Spagna, senz'es-
Sii ordinò s. Fio V, avendolo dichiarato sere insignito de' sagri ordini, ei.°duca
ingegnere generale dello stato pontificio, di Falenza di Francia o del Valentinois,
il die confermò Gregorio XIII insieme per cui gii derivò il comune nome di
all'altra commissione. Le Memorie del Valentino, ne' 3 ricordati articoli mol-
Paciotti contengono pure quelle de' suoi tissime notizie riferisco di lui ; ciò avver-
illustri figli e l'albero genealogico di sua to dovendone assai parlare), ed appe-
nobilissima famiglia. Monte Fabbri ha il na morto nell'agosto r5o3 il di lui padre
vanto di aver dato inalali al b. Sante (V.) Alessandro VI, il duca d'Urbiuo Guid'U-
laico de' minori osservanti , la cui causa baldo 1, comechè fra lutti luoghi del du- i

di beatificazione introdotta da Clemente cato la sola rocca del Tavoleto ri tene vasi
XIII a'a5 gennaio) 769, Clemente XIV da quell'ambizioso, vi mandò Giovanni
con decreto de' 8 agosto 1770 ne appro- 1 Roscetto con buon numero di gente e ,

vò il cullo immemorabile. Abbiamo, Vi- breve a rendersi per accordo.


la forzò in
ta e mi raro li delb. Sante da Monte Fab- Di Tavoleto ne sono appodiati Ripam as-
bri dì P. Giunti, Pesaro 1720. Di Mon- salta e Torrieella della slessa diocesi, il
5
te Fabbri n è appodiato Ripe, che ha la l.° colla parrocchia di s. Ercolano, il 2.°

parrocchia di s. Marco. con quella di s. Maria del Soccorso. Nella


Monte Guiduceio. Comune dell'arci- descrizione della Romagna falta neh 871
diocesi d'Urbino, giacente col suo territo- dal cardinal Grimoardi legato Mar-
della
rio ir» colle, con fabbricati chiusi da mu- ca, sono nominati Tavoleto e Ripamas-
ra e buon borgo. Ha la parrocchia di s. sana.
Pancrazio,e le frazioni di s. Andrea mSco- Governo di Fossombrone.
taneto, s. Eracliano di Coldelce, s. Stefa- Fossombrone (V.). Città con residen-
no. Ne sono appodiali Casa Rotonda e za vescovile e sede del governatore. N'è
Fonte Corniate della stessa arcidiocesi; appodiato Bellaguardia della stessa dio-
ilr.°ha la parrocchia di s. Stefano, colle cesi, ed ha la parrocchia di s. Apollinare

frazioni di s. Maria in Calafria e di s. Pan- e la frazione parrocchiale di s. Vincenzo


crazio, ed il 2. la sola di s. Barbara. di Monte Paga miccio.
Petriano. Comune dell' arcidiocesi Isola di Fano. Comune della diocesi
d'Urbino, è collivo il territorio, con fab- di Fossombrone, con territorio io piano e
bricali circondati da mura in parte di- colle, cui fabbricati non hanno grande e*
i

roccate. Ha pav parrocchie s. Maria in stensione. Sono sue parrocchie s. Gio.


Calafria, s. Martino, s. Gio. Battista fra- Ballista e Fiorano, s. Michele Arcangelo
zione. Suo appodiato è Riceve o Riceci frazione. Questa dev'essere l'Isola Guai'
un b U R B 93
trrcsca, ili I* A intani
dà le seguenti
coi ci quello delPIsolaGualteresca, in vece di de-
notizie. Questo castello posseduto da' naro, vi concorse coll'opera de'suoi abi-
Gualtieri da essi prese il nome, e Gual- tanti. Neh5o2 invasa dall'armi di Cesa-
tierodella famiglia Gualleresca neh 192 re Borgia e restituita a'fanesi, neli5o3
pretese di fabbricarvi una torre, per cui essendo morto Alessandro VI, che ne fo-

altamente reclamò diFossombro-


la città mentava l'ambizione, tosto il duca d'Ur-
ne, per la servitù che con essa impone- binoGuid'Cbaldo la ricuperòe fece dar-
1

vasi al suo territorio, che col castello con- le il sacco. Dipendendo il castello dal con-

finava. Fu spedito dal pubblico all'im- siglio di Fano, da cui riceveva ordini e

peratore Enrico VI, che trovatasi nello governo, avendo nel i5g3 supplicalo per
st;ito pontificio e tenevane una parte occu- la iacoltàdi comporre il proprio consiglio

pata, Monaldo vescovo di Fano, molto a col dare alla città la nota di quelli che do-
lui caro, ma con un decreto imperiale la vessero soprintendere agl'interessi della
fabbrica fu sostenuta. Fare che tale fami- comunità, gli fu permesso di fare adu-
glia discenda da Gualtiero conte di Fano, nanze e di stabilire ne'consigli tuttociòche
ovvero questo dalla Gualteresca.Nell'Hgi non recasse pregiudizio al pubblico di Fa-
un Gualtiero si fece capo inFano della fa- nocche pel castello fossedutilità, restan-
zione de! re Berengario I, che pretese di do al consiglio fanese di confermarne il

soggettarsi la città; la sua famiglia era non cancelliere e di governarne la comunità


meno nobile che opulentissima, la quale con alcuni capitoli convenuti. Ha l'appo-
fabbricatasi una torre entro la città e al- diato Caspcssa della stessa diocesi, colla
tra nel suddetto castello, aspirava al do- detta parrocchia di s. Michele Arcangelo.
minio della patria , ovvero primeggiare L'Amiani lochiama castello di Cassaspes-
stii cittadini, ed era spalleggiata da Adal- sa, e narra che nel 1227 per l'ingrandi-
berto figlio del re.Nella tori e di Fano era mento di Fano molti castelli furono quasi
il palazzo de'Guallierijil quale poi diven- abbandonati, inclusivamente a questo, e
ne del pubblico, e indi case de'Simonelli. siccome ne restò pregiudicata gravemen-
Circa il 1260 i fossornbronali saccheggia- te l'abbazia di s. Paterniano cui spetta-
rono il castello dell'Isola Gualleresca, con vano, l'abbate Anastasio ne fece alti re-
tanta rabbia che non la perdonarono agli clami, e dovette la città venire con esso a
ecclesiastici, alle zitelle, a'fanciulli ; inor- concordia. Meli 261 soggiacque alla sud-
gogliti per essere stali lodali da Alessan- detta invasione de' fossombronati. Nel
dro IV, mentre erasi querelato de' fanesi 1 279 ilcon altri, rovinò allatto,
castello,
per essersi dati a Manfredi. Tuttavolta fu- per l'orribile terremoto che desolò laMar-
rono ripresi acremente dal vicario del ret- ca, il ducato di Spoleto e la Ramaglia.
tore della Marca. Neli3g2 Carlo Mala- Isola del Piano. Comune deli' arci-
lesta fece guarnire la foltezza per renderla diocesi d'Urbino,con territorio montuoso,
più difesa. Divenuta del contado diFano, collivoe piano, fra 'cui fabbricati si distin-

l'I itola Gualteresca nel i^i3 fu minacciala gue il palazzo comunale. Ha le parroc-
d'invasione dal conte Guid'Antonio d'Ur- chie di Andrea in .Scolando, s. Cristo-
s.

bino; e neh 457 l'occupò il conte Federi- foro, Mai tino Casalduca, e le frazioni
s.

co, insieme a Casaspessa, ed altri castelli ss. Cosma e Damiano, s. Maria delle Sei-
saccheggiati o incendiati. JN'ella guerra ve, s. Pietra in Tambis. Narra il Laz/aii
contro Mala testa , nuovamente il conte
i pretto Colucci, /antichità picentt t 1.22,
Federico neh 462 occupò l'Isola Gualte- p. 187, che nel i575 il duca Guid'Chal-
resca e diverse altre castella. Quando nel do 11 sul finir de suoi giorni 1(1 bin feudo

i465 fu ristorata la rocca di Caitoccelo, il castello dell'Isola delPiano al conte;


la spesa fu ripartita tra gli altri castelli, e Camillo Castiglioni di Maolova,e dal mio •
,

c)4 DEB ti li B
cessore fu ammesso al giuramento ri i fé" mi tosto ricuperò Monte Felcino. In una
della. Il palazzo del conle^ si dice, sareb- iscrizione presso l'unica porta della ter-
be assai bello se fosse terminato, e pro- ra, si marzo i5i5 passarono
legge: A'5
babilmente sarà ora il cornunale.il feudo i Ricavo dal Lazzari presso Co-
francesi.
col palazzo passò al marchese Baldassare lucci, Antichità picene, t. 7.2, p. 87. Gui- 1

Castiglione suoi discendentijdimoranti in d'Ubaldo II nel 1370 circa subinfeudò a


Mantova. Ha l'appodiato Castel Gagliar- Fabio Landreani milanese il castello di
do della diocesi di Fossombrone sono sue : Monte Felcino, del quale ritornò in pos-
a
parrocchie Maria ss. del Carmine,e s. Mar- sesso Francesco M. II neli5gi, che lo
tino Casalduca frazione. possedè colla Fossombrone fino
città di
Mo?ita Ito. Comune della diocesi diF os- alla morte nel i63i, andandone quindi
soti) brone, ed ha per parrocchie s. Mar- in possesso la camera apostolica, Il castello
tino vescovo, Martino de'Muri, s. Vi-
s. essere posto sopra colline amene e frut-
tale, e le frazioni s. Maria della Valle e tifere ; dominare il fiume Metauro, e la

s. Gervasio. Sono suoi appodiati s. Bia- pianura tra Fossombrone e Fano.


gio, s. Gervasio, Torricella della stessa Monte Montanaro. Comune della dio-
diocesi. III. ha la parrocchia di s. Bia- cesi di Fossombrone, paese antichissimo,
gio, il 2." di s. Gervasio colla frazione !• situato in colle col suo territorio, con fab-
Martino in Muri, il 3.° s. Nicolò. bricati cinti di mura. Ha per parrocchia
Monte Felcino. Comune della diocesi st Marco, e le frazioni di quelledi s. Mar-
di Fossombrone, con territorio in colle tino Casalduca e s. Pietro in Tambis.
e in piano, abbondante di molti e buoni S. Ippolito. Comune della diocesi di
fabbricati cinti di mura. Il sontuoso pa- Fossombrone con territorio in eolle e,

lazzo l'eresse nel secolo XIV (reputo er- piano, cui fabbricati sono chiusi da poche
i

rore tipografico tale numero) il duca Fa- mura, ed ha un piccolo borgo. IN'è par-
bio della Rovere, per ricettarvi il suo fi- rocchia s. Ippolito, oltre la frazione par-
glio spurio conte Ladislao, al dire di Ca- rocchiale di s. Sebastiano. Cimarelli ce-
linciti , che Io chiama antichissimo pae- lebra le sue copiose miniere di bella pie-
se. Sono sueparrocchies. Severo, ss. Pie- tra molto stimata, cioè vie l'escavazione
tro e Paolo appodinto, s. Pietro in Tarn- del marmo rosso e bianco, e di terre ar-
Trovo neH'A«niani,che nel
bis frazione. gillose per stoviglie comuni e di lusso. Ri-
1218 Monte Felcino castello di Fano da ferisce Antiarti che nel 1218 il castello ili

questo erasi sottratto, poco contento del l. malcontento del governo di


Ippolito
suo governo, per unirsi a Fossombrone. Fano, a cui soggiaceva nel confine del suo
Pare che nel 36?. Papa Innocenzo V I, fa-
1 territorio, si unì a quello di Fossombro-
cendo restituire a Fano il vicariatoe il con- ne. Guerreggiando per Eugenio IV il ce-
tado di là dal Metauro, vi comprendesse lebre vescovo Vitelleschi i Malatesta, fatta
Monte Felcino. Nella guerra di Cesare la pace nel 1 432 mentre il prelato dimo-
Borgia duca Valentino, tra'molti privile- rava in s. Ippolito, fu visitato con rico-
gi concessi nel 1 5o2 a'ianesi,conlasi quello noscenza a* 1 5 maggio da Galeotto Rober-
d'aver obbligato il castello di Monte Fel- to Malatesta con bella comitiva di rimi-
cino a presentarsi soggetto a'magistrati nesi. Il prelato gli fece grandissime acco-
onde a'g ottobre il sindaco prestò il giu- glienze, e lo trattenne ivi graziosamente
ramento difedeltà,eda'i 3 spedì le chiavi 3 giorni. Acquistato il castello di s. Ippo-
della porta in segno di soggezione; ma lito dal conte Federico di Monte Feltro,
nell'agosto 1 5o3 morto Alessandro VI e dipoi a lui lo tolse Sigismondo Malatesta
terminando la potenza di suo figlio Ce- signore di Rimini. A questiavendo dichia-
sare, il duca Guid'Ubaldo 1 colle sue ar- rato guerra Pio II, per togliergli il vica-
>

I) Il B U R B c£
riato, i commissarii pontificii s'iinposaes* collegiata di s. Cassiano, e le necessarie
Mirano in nome del conte Federico di s. scuole comunali. Ne sono parrocchie s.

Ippolito nell'ottobre 1 4^9? ed a luì lo re- Cassiano, s. Maria in Glassano,


Lucia, s.

stituirono. Neh5o2 Cesare Borgia duca s. Maria inValcava, s. Michele Arcangelo,

A nlentino nell'invasione de'vicu iati del- s. Nicolò in Mondagono, 9. Srsto di Ca-

la Chiesa, diconsenso del suo padre A- stellina, s. Teodoro, s. Vicino. Vi risiede-


lessandro VI, come amico de'lànesi, re- rono diversi vescovi di Monte Feltro, e vi
stituì loro il castello di s. Ippolito, il cui celebrarono il sinodo. Il vescovo Sornia-
sindaco a't) ottobre si presentò al magi- ni vi celebrò 3 sinodi, neh 582, neh 58
strato inFano e giurò fedeltà; indi a* 1 3 il nella pieve di s. Cassiano e neh 589. ,

castello gli mandò le chiavi di sue porte, Ne fubenemerito il vescovo Duranti di


in segno dì soggezione. Però a' i8 agosto s. Angelo in Vado, e l'abitò due anni
i5o3 morte del Papa cessando co-
colla circa ; e morendovi nel i643 vi lasciò il
me un lampo la possanza del Borgia, fu cuore, ma il corpo volle che si portasse
sollecito il duca Guid'Lbaldo a ripren- I nella patria cattedrale. Un tempo vi ri-

dersi il tolto colle sue milizie, e fra'primi siedè pure il successore Scala di Serra s„

castelli ricuperati vi fu questo di S. Ippo- Abbondio) indi il vescovo Belluzzi per


lito.Suoappodiato è Reforzate o Kenfor- qualche tempo, e come altri predecessori
zate della stessa diocesi Fossombi one di ,
dimorò eziandio in s. Marino sua patria.
che ha per parrocchia s. Pietro. Di que- Vi fu pure il vescovo Mai-torelli, ed il
sto Castello apprendo dall' Amiani, che vescovo Calvi ristorò il palazzo vesco-
fu tra quelli occupati dal suddetto Cesare vile e la chiesa collegiata. 11 p. Ci valli
neh5o2, e dopo la morte d'Alessandro neUnFisita triennale, presso Colucci, An-
VI, subito nel 1 5o3 lo ricuperò al suo do- tichità picene, t. 2.5, p. 99, la chiama ter-1

minio duca Guid'Lbaldo i. Neh5i7


il ra e Macerata Feretrana,nnr4%r\do che
?
Lorenzo de Medici occupò il ducato tol- il convento a suoi «umori conventuali si
1
to a Francesco M. 1 da Leone X j ma fondò nel 366 co'beni lasciati da messer
1

il Gonzaga capitano del ducacoll'esercito Benincasa da Certaldo e da messer An-


obbligò Lorenzo a ritirarsi ne'castelli di cellotto da Macerata Feretrana, e la fa-
SorbolongoeReforzate,da'quali lo costrin- coltà per erigerlo apparisce dal diploma
r
se fuggire, e Reforzate Venne saccheggia- di m«.
o Claro
vescovo di Monte Feltro.
to dal duca. Nel maggio i520 Leone X Fu edificato sotto la parrocchia di s. Mi-
nel restituire a Fano l'antico vicariato di chele Arcangelo vicino alle mura, a dif-
Mondavio, in ricompensa de'molti inco- ferenza del i.° convento ch'era distante
modi sofferti in servigio del principato di dalla terra circa due miglia e denominato
s. Chiesa, vi comprese Henforzatae per ,
di s.Bonavenluradi Frigiola,indi indetto
cui il suo sindaco giurò fedeltà al suo pub- anno trasferito vicino alla città. Del con-
blico a'2 1 ottobre. vento fu benemerito pure ft\ Marino Bra-
Governo di Macerata Feltri*. schi dotto teologo e inquisitore nelle parli
Macerata Feltria. Città ecomuue con delMònleFeltro per molti annijed il p. Bar-
governo e suoi annessi, della diocesi di tolomeo Beccari del medesimo, come ce*
MonteFeltro,con territorio in monte e col- leberrimo predicatore, Gregorio XIV lo
le. Il Castellano lo chiama grosso borgo fece vescovo eli Guardia Alfiera.Tra gl'il-
posto alle falde del monte, e cinto di vec- lustri di Macerata Feltria vanno ricor-
chie mura fra il Conca e il Foglia. La par- dati col Cimarelli e altri, Lorenzo e Ni-
te migliore consiste nel moderno sobbor- colò Astemi, de'quali ih. fu chiaro let-
go apertOjche andò nella pianura crescen- terato, autore di molte e lodevoli poesie
do con molli e buoni fabbricati. Vi è lu spirituali, professore deloqueuza nell'u-
96 URB URB
Divertite d'Urbino, ed ordinò In famosa sima: la possederono anche potenliBran- i

biblioteca di Guid'Ubaldo I. Ebbe anco- caleoni iV Urbania (F .). Lodando ilCiraa-


ra de'vescovi e governatoti di città prin- relliP amenità e feracità del territorio ,
opali dello stato pontificio; ina fiscale di aggiunge essere nel monte Castellino ric-
Roma, or» vicelegato di Perugia, un u- chissime miniere di zolfo, da cui molli
dilore di Bologna, dne medici pontificii e ne trassero lucrosi guadagni, vivendo gli
altri illustri. Di Gio«
tali due archiatri, abitanti agiatamente quanto quelli di al-
vanni Antracino d'Adriano VI, e Fran- tre non mediocri città. Anche il Marini,
cesco Antracino di Gregorio XIII proba- Saggio di ragioni della città di Sanleo,
bilmente figlio del precedente, parlai nel afferma che Macerala Feltria fu fabbri-
voi. XLIV, 129 ei34, narrando pure
p. cata colle macerie di Pitino distrutto da'
quanto avvenne ali.° nella morte del Pa- barbari; e parla di sua pieve di s. Cas-
pa. Narra CimarellicheMaceiata diMon- siano unita al vescovato di Monte Feltro.
te Feltro surse dalle rovine di Peti no o Dice Calindri che Macerata Feltria sorse
Pitinoedificatoda'pelasgi nel Monte Per- dalle rovine della città di Pitino Pisau-
sena, che con uiuil giogo elevasi tra gli alti rense, e che nel territorio esisteva il ca-
A pennini e il Monte di Carpegna, in mez- stello della Facciola tanto rinomato nelle
zo a'fìumi Conca e Isauro, le cui rovine storie. Afferma di pia, che nel medesimo
nella sommità sono in notabile quantità territorio rinvennero 4 lapilli, una delle
si

avanzi di greci e romani lavori cheattesla- quali palesa che fu questa non solo città,
no la sua nobiltà e grandezza, per cui ivi ma anche municipio, e trovasi nel Ci-
sitrovarono grandi e piccole statue di marelli, trasportata nel pubblico palazzo
bronzo, iscrizioni marmoree, medaglie e di Pesaro, ove si legge : Municipi Piti-
frammenti d'anticaglie. Petino servì co- natium Pisaurensium. Altra lapide è de-
me d'antiguardo e propugnacolo della re- dicata a Gordiano Antonino. Nel 1762
gione Senonia contro gli umbri e tosca- vi rinvenne una statua di marmo di
si

ni, chiudendo ad essinegli scoscesi monti fino lavoro, una base con iscrizione a C.
la via. Da'pelasgi ceduta agli umbri, que- Esidio per un bagno, ed altra base offerta
sti la ingrandirono e abbellirono. Nelle agl'imperatori Antonino Pio, Adriano,
guerre co'toscani, tolta agli umbri, dipoi L. Aurelio, P. Nerone, ed a Traiano. Nel
passò in potere de' senoni, finche la con- i8?>4 ua alcuni pastori si trovò una cassa
quistarono i romani, che pregiandone gli di bronzo ferrata, dentro la quale era una
abitanti ricchi pel fertilissimo territorio, corona d'oro gemmata, con altri preziosi
con eccellenti pascoli e produttivo di bia- effetti spettanti a un re, che si credette

de, l'ammisero alla romana cittadinanza appartenere a Berengario 11 duca o mar-


e dichiararono la città municipio. Calati chese d'Ivrea e re d'Italia nel g63, non
i goti in Italia, Pitico fu da essi ai sa e di- che imperatore (di quasi eguali elfetti pre-
strutta, e gli erranti abitanti scampa ti dal- ziosi creduti di Berengario II, e rinvenuti
l'eccidio, riunitisi alle pendici d'un monte nel 1823 presso s. Leo, col Castellano e
vicino al Persena, la riedificarono, e sic- altri ne parlai nel voi. XLV1 , p. 189 ).

come negli edilìzi si servirono delle ma- Inoltre nel territorio vi è il fiume che Pli-

cerie dell'abbattuta l'appellarono Mace- nio nomina Novàno o Vomàno,ch'è al di

rata, la quale poi per distinguerla da Ma- là dell'Apennino, quale dice gonfia vasi in
cerala surta dalle rovine d'Elia Recina, tutti li solstizi e seccavasi nell' inverno.
vi fu aggiunto il nome di Felina o Fe- Parlando di Pitino (F.),Pi linum Pisau-
retrana dalla regione e da'conti Feltre rense, diverso da Pitinum Mergens,àmi
che la signoreggiavano, per infeudazione con Colucci de' due Pitini Pisaurense e
della s. Sede antica signora della mede- Mergente, che furono confusi tra loro, e
URB URB 97
tifando il p. Branditimi te, dichiarai vo- ora chiamasi Monte /*Vfrv, ossia provin-
lerne ragionare in quest' articolo; notai cia Feretrana, la quale con antico voca-
quindi col Coleti continuatore d'Ugbelli, bolo si diceva Monte Feretrano, così de-

r.h'ebbe la sede vescovile, circa/onte* I o- nominato dalla città la quale ora si chia-

tnaniflwnimS) in Ve&tìnis alterimi; l'OI- ma s. Leo. Esisteva ove ora è la chiesa di


stenio dicendo che un Pitino fuiooo passi s. Cassiano martire , la quale si chiama
lungi da Aquila, in loco qui dici tur Tor- Pieve della città di Pitino. Che ivi ri-
re di Pitino, non longe ste.tisse ab Ami- manesse, non solamente ce lo attesta il
terno. Il p. Drandiinarte, Piceno Anno- nome, ma ancora la fama, ed rimasugli i

nario ossia Gallia Senonia illustrata) d'antichi edilìzi. Il luogo della città rima-
distingue 3 Filini: Pitino Pisaurense , ne framezzo a due fiumi, alla sinistra ha il
presso Macerata Fellre; Pitino Mei-gen- fiume A pesi, che viene dal monte di Cai-
te, presso VA qua lagna j Pitino de Ve- pegna,e a destra ha un torrente che viene
stini. Riproducendo la discorsa lapide del da M'aito monte del la Fagiola,il qua \e(Fitt-
municipio di Pitino Pisaurense coll'Oli- micel senza ninfe e senza nome) essendo
vieri, ilqualecrede cheil nome mancante gonfialo dallepioggie scuopre molte volte
dell'imperatore, che concesse ad essa il moneteantiche.I contadini nel coltivare la

giure de' figli, sia Commodo, dichiara terra ritrovano monete, condoni di piom-
i due Pilini Pisaurense e Mergente esi- bo, teste di marmo, vasi d' oro, lucerne
stili mila regione VI, essere però intri- e molte altre anticaglie. Lessi in una qua-
cata la ricerca d' indagare ove propria- drata colonnetta Saturni Patri Sacrimi.
mente furono. Dopo avere anche ripro- Da'rimasugli di questa città fu edificata
dotto la lapide di Pitino Mergente, per Macerata mia patria, ch'eia principal ter-
provarne l'esistenza, posta nel palazzo ra del Monte Feltre". Non può dunque,
pubblico diFossombrone.ove leggesi Mil- ripiglia il p. Brandimarte, dubitarsi che
iticipi Pitino Mergente, dice che le due ivi fu Pilino. Ma fu questo il Mergente
città le credeva state sufficientemente il- o il Pisaurense? Il Cluverio crede che
lustrate dall' Olivieri e dal Colucci, tut- fu il Pisaurense; ma il Fabretti è di sen-
tavia volle recarsi sui luoghi per ricono- timento contrario, nega che Macerata fu
scerne il si'o, ed io riporterò i suoi studi, l'antico Pitino, benché sia distante circa
e servirà per quanto avrei a dire ad Ac- 3 miglia dal fiume Foglia o Pisauro,e
qualagna. Il Cluverio collocò Pitino Pi- dice die il Cluverio cadde in tale errore

saurense nel luogo ove ora sorge Mace- perchè prese un torrente anonimo, presso
rala Fellre, e 1' Olstenio non si discosta cui giace Macerata, pel Pisauro in cui ,

da lui, ma vuole semplicemente che Ma- quello si scarica. L'Olivieri non osa sta-
cerata sorgesse dalle macerie di questa e- bilire il vero sito di Pitino Pisaurense,
stinta città, la qua le rimaneva nelle pros- perchè non riuscì al Fabretti, assai ver-
sime vette del Persena, monle non molto sato nell'antichità, di discoprirlo, e pensa
nllo e alle di cui falde esiste Macerata. che potesse essere presso la terra di Sasso
Del medesimo sentimento non è solamen- Corbaro, e che quello eh' esisteva nelle
teil Cimarelli e il Cellario, ma Lorenzo vicinanze di Macerata fu il Pilino Mer-
Abstemio sunnominato cittadino di Ma- gente. il Colucci seguì l'Olivieri. Dice pe-
cerala Feltre, allaquale fu aggiunto il rò il p. Brandimarte, che presso M uè
nome Feltre per distinguerla da Ma-
di rata fu il Pitino Pisaurense, perchè que-
cerata Picena, die trasse l'origine dalle sto fiume rimane lontano da esso circa
macerie della distrutta Ricina. Così egli 3 miglia, e questa distanza non è consi-
disse, Pitino, di cui parla Tolomeo" fu derabile eouie riflette il barou de l!i-
,

una citta d'Italia in quella regioue, che murd. L'Olivieri pesarese non potè ho-
voi,, lxxxvi. 7
<).s u r b URB
vare il Pitino Pisaurense, perchè nel corso do il Pitino a Macerala nelle pros-
situato
di dettofiume non trovasi alcun rudero. sime vette di Perseua, monte non mollo
Dove dunque sarà stato? Risponde il p. alto, come può credersi, che in un monte
Brandimarte, vicino al fiume Pisauro, ed esistesse il Pitino Mergente ? Egli si di-
era bagnato dal fiume Apesi, che si sca- fende così. » E
da notarsi per altro, che
rica nell'Isauro, come l'attesta Lucano , siccome la città dovea esser posta nel pen-
il quale perciò pone fra'celebii fiumi
lo diodel monte istesso, pareva incertaguisa
d'Italia,forse perchè bagnavaPitino. Que- che andasse a immergersi ne' due conti-
sti autori cercano ambedue i Pitini intor- la circondavano, e che
gui fìumicelli, che
no al fiume Foglia , e non considerano ivi appunto si univano insieme. Riflessio-
che non vi è alcuna ragione di ivi cercar- ne è questa pai imeuti dell' Olivieri, che
li. Copra marittima era assai distante da nel citalo luogo così spiega la ragione di
Cupra montana, tifernati tiberini erano
i tal cognome^'. Tutto questo non appagan-

assai lontani da' tifernati metauiensi, gli do il p. Brandimarte, dichiarò ulterior-


urbinati ortensi erano assai lungi dagli mente, il nome diMergente compete a
urbinati metauiensi. Perchè dunque due i meraviglia a Pitino se si pone in quel
,

Pitini dovean essere vicini , e situati in luogo, ove il fiume Candidano si unisce
poca distanza dal fiume Pisauro ? Se pres- al Borano, in cui si osservano i ruderi.
so Macerata fu il Pitino Pisaurense, ove Reslava in perfetta pianura, era bagnato
sarà stato il PitinoMergente ? Fu in quel da due fiumi. Di più dice il Colucci, che
luogo, ove l'Olivieri, il Colucci e altri col- se C. Iiedio, come ci attesta la lapide di
locano Urbino Metaurense. Nel 1734 fu- Pilino Mergente,ebbe cariche ivi e in Fo-
rono scoperti gli avanzi d'una distrutta ro Sempronio, questo e Pitino Mergente
città vicini a Urbino, in cui il fiume Cau- doveano essere due città '^vicinissime , e
diliano si congiunge al fiume Butano. Il non mai l'una assai distante dall'altra e di
Gentili che osservò,congetturò che po-
gli Se così è, soggiunge il p.
difficile accesso.

tessero essered'Urbino Metaurense, e vi- Brandimarte, Foro Sempronio è assai più


de che questi erano a ponente d'Acqua- vicino ad Acqualagna, presso cui fu Pitino
lagna. Sorsero subito i letterali, e iliero- Mergente, che a Macerala Feltre, ove Co-
110 addosso all'esistente Urbino, e dissero lucci lo vuol porre. Conclude il p. Bran-
che questo fu l'Ortense e non il Metauren- dimarte: Da Plinio e dalle lapidi si ri-

se,come erasi sinalloracreduto.il p.Bran- leva, che vi chiamate Pi-


furono 3 città
dimarte, che altrove dimostra ovverà Ur- tulo, Pitino Pisaurense, Pitino Mergen-
bino Ortense, asserisce che in tale luogo te. Pitulo fu presso il castello diPiticchio,
fu Pitino Mergente, e lo ricava da quello colle cui rovine fu edificalo , così Rocca
ch'essi scrissero, perchè ne osservò il silo. Contrada. Pitino Pisaurense fu 3 miglia
Il Colucci riporta un frammento di lapi- circa distante dal fiume Pisauro presso
de prodotta dal Muratori, mandatagli dal Macerata Feltre. Pitino Mergente fu pres-
cardinal Passionei e questo rimane in, so Acqualagna. E' vero che un altro Piti-
Abballa Canonicorum Urhiniprope A- no rimaneva ne'Vestini, che alcuni cre-
q itala guani , com'egli lo corregge. In esso derono il Mergente, e non restava molto
si legge Pit. Merg. Or essendo ruderi i lungi da Amiterno, le cui rovine e nome
d'una città distrutta, non più d' un mi- restano quasi due miglia distante da Ac-
glio, secondo il Sarli,chi non rileva da ta- quila nell'Abruzzo, e detto Torre di Pi-
le lapide che il nome d'essa città fu di Pi- lino, presso la sorgente del Vomano. Se-
tino Mergente? Egli coll'Olivieri fa deri- condo queste asserzioni il baron de Bi-
vare il nome di Mcrgens da mergo, che mard crede, che il Pitino Mergente fu ne*
significa altuffare, sommergere. Or essen- Vestini, ed il Pitino Pisaurense presso
, ,

URB URB 99
Macerata Feltro. Il Colucci poi sostiene» Viano. Ricavo da Calindri che nella chie
che ambedue i Pi ti ni furono nella VI re- sa matrice vi è un quadro di Raffaello, e
gione tV Italia, perchè ivi li collocò Pli- che il paese originò da'Malatesta, essendo
nio, e perchèle lapidi che parlano di essi prima denominato Fortino, dicendosi pu-
furono trovate non ne'Vestini, ma nelle re Frontino di Massa. Evvi una strada
città di detta regione; e fin qui dice be- sotterranea lunga circa mezzo miglio.
ne, ma poiesprime in modo che fa e-
si Lunario. Comune della diocesi di Mon-
sclamare Brandimarte: » Possibile,
al p. te Feltro, giacente col territorio in colle
che la parola Pitinum si dovesse corrom- e in piano. E' chiamato anche Castel Lu-
pere in Plinio e nella tavola Peutinge- nario, ed ha le parrocchie de'ss. Cosma
riana ? Possibile, che la tradizione voglia e Damiano, di s. Cristoforo di Lupajola,
ingannare popoli dell'Aquila, ed vici-
i i di s. Lorenzo di Pietracavola di s. Ma ,

ni, che dicono, che Pitino fu due miglia lina de'Gessi,e frazione di quella dis. Ma-
dislaute da delta città, e precisamente nel ria di Paganico. 11 p. Civalli nella Visita
luogo, che porta ancora la denominazio- triennale, presso il Colucci, t. 2 5, p. 20 1
ne di Pitino ? Non posso crederlo ; e sic- parlando del convento che vi aveano i
come nell' Italia 4 furono le città chia- suoi minori cenventuali, lo chiama luo-
mate Alba , così 3 furono i Pitini. Uuo go alla foresta sopra l'altezza d'un monte
rimaneva ne'Vestini, e ce lo dice Plinio, detto Illuminalo, forse perchè secondo al
la tavola Peutingeriana e la tradizione : cuni ivi s. Francesco d' Asisi vi illuminò
due rimanevano nella VI regione, e ce un cieco. La chiesa fu consagrala da Beu
lo attesta Plinio e le lapidi". Ragionan- venuto vescovo diMouteFeltro a'26 mag-
do altrove delle cattedre vescovili avute gio 1 325. Vi è opinione che in tal chiesa
dalle città distrutte, vi comprende quelle riposino alcuni beati francescani , il che
di Pitino Pisaurense e di Pitino Adergen- facilmente può credere per
si essere stalo
te. Tanto il Cimarelli, quanto l'Amiani il luogo preso dal medesimo s. France
riferiscono che Macerata Feltre nel i5o6 sco. Lunano fu signoreggiato da' Brau-
fu onorata dalla presenza di Giulio II, caleoni d'Urbania. Ha gli annessi Lu-
nel viaggio intrapreso per ricuperare Bo- pafola e Pietra Cavola della stessa dio
logna, indi per s. Marino recandosi a Ce- cesi, soggetti al comune.
sena. N' è appodiato Certa Ilo della stessa Monte Cerignone. Comune della dio-
diocesi di Monte Feltro, che ha per parrò- cesi di MonteFeltrocon territorio in mon-
chie s. Cristoforo, e s. Sisto di Castelli- te, fra' cui fabbricati alcuni sono buoni,
na frazione. cinti da porzione di mura. Ha le parroc-
Bclfoi ^'.Comune della diocesi di Mon- chie Donalo, s. Maria iu Re-
s. Biagio, s.

te Feltro, con territorio in monte, i cui clauso. Narra Calindri che Strabone no-
fabbricali sparsi sono collegali da un ponte mina questa terra Mons Cigunusj so-
sul Foglia. Sono sue parrocchie s. Lorenzo, novi le vestigia di molti e antichi edifl-
s. Pietro diCampo,s. Pietro di Torriola.Ha zi , avanzi delia sua vetustà, per quanto
la frazione ò\ Campo, e l'annesso Torriola non si sappia con vera precisione l'origi-
soggetti al comune e al detto vescovo. ne. Ma il Monte di Cinguuo o Ginguno,
Frontino. Comune della diocesi di di cui parla Strabone trattando dell'Um-
Monte Feltro, con territorio in monte bria, dal p.Seevolini fu creduto il castello
fra'cui fabbricati è il palazzo Vandina ,
della Cenga (/'.). In quest'articolo ra-
il tutto cinto di mura , benché in parte gionando della nobilissima famiglia Della
diroccate. Ha le parrocchie di s. Croce ,
Genga, quanto al monte ool p. brandi-
de'ss. Pietro e Paolo appodiato, e le fra- marte, nel fune la descrizione, lo dissi ora
zioni di s. Ciò. Battista e di s. Nicolò di nomarsi montagna di Frettiti, per lafen-
,

ioo U R D URB
ditura che lo divide, cagionala dal terre- Lancisi nel 1 ?o5 celebrò il monastero del-
moto denominazione che risale al me-
,
le monache, le quali per 200 anni con-
dio evo, e rimane fra il fiume di Jesi e tinui erano state iti aperta campagna, sen-
l'antica città di SentiiiOytlel quale e della z'allra difesa che di sole siepi, per cui so-
famosa battaglia riparlai a Umbria. Tra no state la meraviglia e l'edificazione di
Monte Cerignoue ricorderò
gl'illustri di tutto il mondo cristiano,e la gloria de'du-
Antonio de'conti Begni vescovo di Monte chi d' Urbino , che sentivano una certa
Feltro. In questo luogo un tempo vi ri- compiacenza d'avere un convento di re-
siedè il commissario feretrano , il quale ligiose, lecui mura (come quella di Spar-
dimorò pure in Penna Billi, in Sa vigna- ta erano formate dal petto de'citladini)
no di Monte Tassi, ed in s. Leo, ove poi fossero costrutte dalle anime e dalle menti
fu stabilmente fìssalo tale giudice d'ap- cotanto pure e sante di quelle verginel-
pello. Di Monte Cerignone è appodiato le. Fin dallo stato veneto molte vi si riti-

Val di Teva della stessa diocesi di Monte ravano. Il castello col suo territorio ven-
Feltro, che ha la parrocchia di s. Nicolò. ne signoreggiato da uno de'3 antichi ra-
Pian di Meleto. Comune della dio- mi in cui si divisero i conti di Monte Fel-
cesi di Monte Feltro, col territorio gia- tro, al riferire di Reposati , derivati da*
cente in monte e in piano, fra' cui fab- signori di Carpegna, formando la linea
bricati è L'aulico palazzo ducale e porzio- de'conti di Pietra Rubbia.
ne di mura. Nesono parrocchie s. Biagio, Sasso Corbaro. Comune della diocesi
S.Lorenzo diPirlo,s. Maria delMonastero, di s. Angelo in Vado (o meglio d'Urba-
s. Maria di Montioni,s. Nicolò di Viano, nia), il cui territorio si distende in monte,
s. Sisto di s. Sisto, e la frazionale di S.Lo- colleepiariOjCon notabili fabbricati chiusi
renzo. L'appodialo Cavo le lo ha per par- di mura. La collegiata è sotto l'invoca-
rocchie s. Andrea apostolo
Michele e s. zione di s. Gio. Battisia, eretta nel 17.57,
di Monte s. Maria è suo annesso Monte
: il cui capitolo si compone dell'arciprete

s. Maria, il quale come Cavoleto è sog- e 8 canonici, al i.° essendo affidata la cu-
getto al comune e della diocesi di Monte ra d'anime di sua parrocchia: l'abitoco-
Feltro. Sono frazioni soggette al comune raledel capitolo in principio fu il rocchet-
diPian di Meleto e della stessa diocesi to e la mozzetta nera,che dal 1 815 si con-
Monastero, s. Sisto e l'iano noQ che P/r- }
vertì in paonazza. Vi è la curia vicariale
lo dell'arcidiocesi d'Urbino. a cui sono soggette le parrocchie del cir-
Pietra Rubbia. Comune della diocesi dario. Oltre nominata, esse sono s. Cro-
la

di Monte Feltro, con territorio in colle ce di Bronzo, s. Maria in Pian d'Alberi,


e monte, situato presso le falde del monte s. Maria in Valle di Loto, s. Michele Ar-

Carpegna. Sono sue parrocchie s. Ardui- cangelo di Mercatale , e le frazionali di


no, s. Silvestro, e le frazionali di s. Cas- s. Cristoforo, s. Maria di Monte Albano,
siano, s. Michele di Monte
Mai ia,s.Gio. s. s. Donalo. Il p. Civalli, Visita trienna-
Ballista. 1 minori conventuali vi hanno le, presso Colucci, l. 25, p. 199, dice
il convento di s. Lazzaro, evie l'ospedale possedervi minori conventuali il conven-
i

omonimo. 11 convento de'cappuccini è ce- tino di cui ignora la fondazione, nel quale
lebre per essere stato eretto neli526,un fu tenuta ueli56o la congregazione cu-
anno dopo che il b. Matteo da Bascio e stodialc, ed esserne slato benefattore il

non Bassi cominciò la fondazione dell'or- capitano Gaspare Fabri pio gentiluo-
dine de'cappuccini, che perciò fu il suo mo, ornando l'altare maggiore con bel-
i.°convenlo: nel i535 vi si adunò uno lissimo quadro. L'origine di Sasso Cor-
de'primi capitoli dell'ordine, ed il vesco- baro da Calindri dichiarasi antichissima,
vo Calvi ne cousagrò la chiesa neh 73 1. benché ne sia incerta l'epoca,e ch'ebbe In-
URC URD 101
stro dal l'essersilungo tempo conservato Nel breve pontifìcio si diceva, che aven-
iu libero municipale reggimento. L'Oli- do il duca fitto a voce tali donazioni, il
vieri prelese che presso Sasso Corba ro
, Papa nell'approvarle dichiarò Filippino
sorgesse Pi tino Pisaurense, ma parlando conte di Sas*o Corbaro e suo territorio,
di sopra di Macerata Feltria,ivi riportai le con P imposizione che per la festa di s.
nozioni per riconoscersi in vece che vici- Pietro fosse tenuto dare un cereo di ce-
no ad essa propriamente ebbe l'esisten- ra bianca di 5 libbre. Nacque poi contro-
a
za. Il Castellano dice Sasso Corbaro bel versia fra l'ultimo duca Francesco M. II
borgo d'antica origine, posto sulla destra e la camera apostolica sopra il feudo, pre-
riva dell'Isauro, e però fuori de'Iimiti del tendendosi dal duca, che dopo la morte
Monte Feltro, e nel proprio territorio ur- del conte Giovanni Tommaso Doria, che
binate. La rocca che vi si osserva entra lo possedeva, per non aver successore,
nella storia dell'arti, per essere stata di- restasse a lui, e la camera apostolica a se
segnata dal celebre architetto Luciano di medesima. Morto il principe Federico u-
Lauraua, autore del gran palazzo d'Ur- nico figlio del duca, questo vecchio per-
bino. Nel comporre la sua corte de' più mise che dalla camera apostolica si pren-
chiari uomini suoi comprovinciali, l'urbi- desse possesso di Sasso Corbaro lui vi-
nate Clemente XI elesse il prelato Gio. vente. Leggo pure Reposati che per- in
Cristoforo Battelli (d' Urbino, dicono le venne in feudo a'Doria di Genova, e do-
Notizie di Romei) forse denominandolo po la morte dell'ultimo conte tornò alla
cosi dalla provincia), onore di questo s. Sede, ed il cardinal legato vi mandò
paese, che fece bibliotecario segreto, un podestà col cancelliere. Aggiunge il

canonico Liberiauo, arcivescovo d' A- Lazzari, Sascorbaro essere una bella ter-
tnasia in partibus e segretario de' bre- ra situata nella pendice d'un monte pia-
vi a'principi, il quale pienamente rispo- cevole; oltre la collegiata, esservi il semi-
r
se alla sua espetlazione, e fu autore d'o- nario avere mg. Battelli raccolto mol-
;

pere. Fu signoreggiato da' Brancaleo- te memorie del luogo e sue vicinanze; la


ni, e incorporato al ducato ne seguì la rocca potersi chiamare vago edilìzio, che
sorte. E distante 4 leghe al nord-ovest invita il forestiere a visitarla, avendola
da Urbino, e una e mezza al sud-est da fabbricata i duchi d'Urbino; il fiume I-
Macerata Feltria. Narra 1' Amiani che sauro dominare il sito: Valle poi del Te-
neh4^7 il conte Federico guerreggian- vere essere un piccolo recinto, in mezzo
do i Malatesta di Rimini, spinse le sue alla cui giurisdizione vi passa
il fiume Te-

milizie nelcontado di Fano e nel vicaria- vere (F.). Sono oppodiati di Sasso Cor-
to di Mondavio, occupò Caspessa, Mon- baro, Piagnano della diocesi di Monte
talo, Renforzate, Sascorbaro e altri ca- Feltro, .9. Donato in Taviglione del-
1

stelli, che in parte saccheggiò e rovinò l' arcidiocesi d'Urbino, Falle Avellana
col fuoco; non andò guari che Sigismon- della diocesi di Rimini : ili.°ha per par-
do Malatesta colle truppe riminesi fece rocchie s. Andrea in Strada, s. Martino,
qualche scorreria negli stati del conte, s. Salvatore, e la frazionale Lorenzo
s.

occupando Sascorbaro e altri luoghi, che di Pillo; il 2. s. Donato, s.Maria di


poi fu costretto restituire non senza sua Monte Albano frazionale, s. Martino di

vergogna. Racconta il Lazzari presso Co- Mandarello, s. Stefano d' Acquaviva il ;

lucci,Antichità picene t. 22, p. 1 84, che ,


3.° la sola parrocchia di s. Giorgio.
Giulio II confermò la donazione di Fran- Governo di Penna Billi.
a
cesco M. I fatta a Filippino Doria del Pcitiut Utili. Città e comune con re-
castello di Sasso Corbaro e Valle di Te- sidenza del vescovo di Monte Feltro, se-
vere, a lui e suoi successori iu infinito, de di governo. 11 Calindri la dice rilutta
102 URB URB
in colle e in aria buona, lungi da Roma confessore, protettore e titolare della dio*
poste 29. Nel citato articolo col Castella- cesi, neh. "agosto in cui ne ricorre la fé
no, e con l'ultima proposizione concisto- sta. Al podestà poi successe il governa-
riale d'allora, ne feci la descrizione: quel- tore. Si parla dell' etimologia di Penna
la del Ileposati si legge a p. 4o6 del 1. 1 Billi nella Civiltà Caltolica,$<iv\e 3.", t. 6,
della Zecca di Gubbio. Egli dice, esse- p. 55: Origini italiche e principalmen-
re posta presso il monte di Carpegna, co- te etnische rivelate da' nomi geografici,
strutta tra due scogli, che s'innalzano in del p. Tarquini gesuita. Con l'ultima ri-
mezzo al piccolo piano, che trovasi nelle cordata proposizione concistoriale dissi

sue vicinanze, dove passa il fiume Marec- pure nell'accennato articolo della catte-
chia; quella parte di fabbriche, che resta drale da'pennesi intitolata a s. Leone con-
sopra uno di questi scogli, chiamasi Pen- fessore ,
già collegiata di s. Bartolomeo,
na, l'altra parte costrutta sull'altro sco- che rifabbricandosi più nobilmente, le ul-
glio è nominala Billi, quindi dalla vici- time due proposizioni concistoriali suc-
nanza dell'una e derivò il suo no-
l'altra cessive alla nominata dicono: Cathedra-
me di Penna e Dilli. Aggiunge, che que- lis Ecclesia sub invocatone s. Leonis

sta ristretta città è di figura irregolare, Levitae ac totius dioecesis patroni et ,

era prima una delle principali terre del- Urbina tensis archiepiscopi sujfraganea
la provincia di Monte Feltro, fu dichia- proxima est perfectioni suarum instau-
rata poi città, allorché il vescovo di Mon- rationum, quo circa sacra adhuc per-
te Feltro da s. Leo per disposizione pon- solvuntur in ecclesia s. Augustini.\v\ pur
tificia trasportò qui per maggior suo co- si dice, che il capitolo tuttora formasi di
modo la residenza vescovile; euna e 1' 3 dignità, lai/ il preposto, le altre due
l'altra di queste due chiese formano due l'arcidiacono e l'arciprete, di 14 canonici
cattedrali, ma una sola diocesi, la quale è comprese le medesime ed il teologo e il

molto vasta e si chiama la diocesi di penitenziere, di 5 mansionari ec. Che ol-


Monte Feltro. Ha unseminarioassai nu- tre la cattedrale non vi è nella città al-
meroso di alunni o giovani, che per la via tra parrocchia, come dissi nel più volte ri-
a
ecclesiastica vi concorrono per tutta la cordato articolo e colla 3. ultima propo-
provincia. Esservi un convento d'agosti- sizione, senza avvedermi di aver ancora
niani (non piti esistenti) e uno di mona- dichiarato, essere parrocchia pure la chie-
che; risiedervi un giudice dottore col ti- sa di s. Cristoforo, già degli agostiniani,
tolo di podestà, inviato con sua patente totalmente disgiunta dalla cattedrale seb-
dal cardinale legato o prelato presidente bene governata da un canonico; e per par-
d'Urbino. 11 Reposati pubblicò tal descri- rocchia, oltre quella della cattedrale, la
zione nel 1773, perciò si deve avvertire, trovo riportata nella recente Statistica
che l'altra cattedrale di Leo non più. e-s. deli 853 e pubblicata nel 1857 dal mi-
sisteva , bensì ogni nuovo vescovo dopo nistero del commercio e lavori pubblici.
aver preso il possesso nella cattedrale di Nella detta chiesa di s. Cristoforo l'im-
Penna Billi, lo prende anche in s. Leo magine prodigiosa di s. Maria delle Gra-
nell'antica cattedrale, la quale chiesa non zie, principale proteggilrice della città e
è neppure parrocchia, ed è soltanto uf- oggetto della tenera divozione de'penne-
ficiatada un cappellano nominatovi dal si, in 4 giorni solamente dell'anno loro
capitolo di Penna Billi. Di più io memo- si discopre. Questa ss. Immagine nel 3.°
ria dell'antica residenza capitolare, non venerdì di marzo 1 489 versò lagrime co-
però stabile 5 canonici della cattedrale
, piose dall'occhio destro, ed a sua in ter*
di Penna Billi vanno annualmente in s. cessionePenna Billi per beu due volle
Leo ad ufficiare nella chiesa di s. Leone andò esente da' nemici nel \5ij e nel
URB URB io3
i Sii, ed in tulle l'età fu generosa di pro- quali il Bembo. Quanto a 'Ma-
cardinal
tezione e di grazie a'pennesi. Nella sop- lalesta ch'ebbero culla in Penna Billi, an-
pressione degli ordini religiosi , operala che per attestato del Cimarelli, il eli. To-
dal governo imperiale francese, cessaro- nini nella sua bella Storia di Rimini, t.
no di esistere i minori conventuali, gli a- 2, p. 3g8 e/foo, circa a quelli che li fan-
gostiniani, i filippini la cuiabitazioneera no derivare da Roma o dalla Germania,
annessa a quella degli agostiniani. Gre- dice essere più. ragionevole questione, se
gorio XVI nella casa de'fllippini v'intro- da Rimini essi passassero alla Penna de'
dusse la congregazione del Sangue pre- Billi nel Monte Feltro, india Verucchio
ziosissimo dì Gesù Cristo. GÌ' illustri e a Sogliano, o se dalla Penna a Veruc-
pennesi sono descritti nel libro intitolato: chio, indi a Rimini ed a Sogliano. Le più
Memorie sulla vita del ven. servo di Dio alte memorie favoriscono coloro, che li

p. Francesco Orazio dalla Penna rac- fanno venuti dalla Penna e diramati poi
colte e illustrale con note daldJ Pao- in questi altri luoghi, e ne ricorda le cro-

lo Matteo Gentili e pubblicate a cura nache e gli scrittori che ciò sostengono.
del capitolo Feretrano ne II' occasione Riproducendo indi l'albero genealogico,
che S. E. R. mg* Martino Caliendi pa- vi figuraMalatesta dalla Penna del 1
197,
trizio Penna Billi dis. Leo, dis. Ma-
di t
morto neh 24B, da cui derivarono i Ma-
rino, di Gualdo Tadino, di Ripatran- latesta da Verucchio e da Sogliano. Di
sone e di s. Arcangelo viene trasferito Penna Billi fu la Magia gente orgogliosa
alla cattedra vescovile del Monte Fel- fiorita a'tempi de'Maslini, ed ebbe Bar-
tro dall'altra di Rìpatransone. Col cb. tolomeo maresciallo di Pandolfo e Ga-

pennese autore ii riferirò. Penna Billi ne* leotto Malatesta nel 1 384,e Roberto nun-
bassi tempi parte diMassa Trabaria,quin- zio apostolico a Venezia, rapito a miglio-
J
di alla provincia di Monte Feltro da suoi ri speranze da immatura morte. Un ra-
conti e ducili di Urbino incorporata, ter- mo circa la metà del secolo XVI si tra-
ra illustre ,
poi città per munificenza di piantò in Sestino di Toscana e vi pro-
Gregorio XIII, ha vanto fra quanti altri spera col cognome Maggio. Altro si pro-
paesi della regione per famiglienon me- pagò chiaro nella libera terra di s. Ma-
no chiare di sangue, che per virtù com- rino per Coriolano accreditato giurista,
mendatissime.Già culla un tempode'Ma- Pier Matteo fu uditore del granduca di
latesla, signori di Rimini (V.) e altre cit- Toscana, e Melchiorre chierico di came-
tà e luoghi, magnanimi e potenti nel reg- ra e presidente dell' armi pontificie. In-
gimento di pace e di guerra per tutta Ita- nestossi a' Staccoli d'Urbino, uno de'più
lia, vedeva a loro legati co'vincoli del san- antichi ornamenti della patria di Raffael-
gue Mastini in gravi affari da Sigismon-
i lo, divenuto oggi in maggior pregio con

do adoperati, come Fraocesco cav. gero- imeneo a nobilissimo rampollo di Ca-


solimitano suo ambasciatore al gran mae- struccio Castracani Della famiglia Va-
stro di Rodi, Gio. Battista architetto che lentini, per dovizia di fortuna e di virtù
per lui nel i453 diresse la ricostruzione fra le più reputate di Penna Billi, si ricor-
e fortificazione di Sinigaglia. Riputatissi- dano i sommi p. Leonardo procuratore
mi i Mastini per lunga serie di uomini il- generale degli agostiniani e Pier Domeni-
,

lustri, divenuti poi conti diPozzale e Mon- co segretario di stalo d'Eleonora regina
tevecchio, neh 57 furono ascritti al pa-
1 di Polonia; la superstite femmina s'impa
triziato romano; Nicolò fu avvocato con- retilo co'conti Garampi
di Ri fai DÌ, nella

cistoriale e deputato alla riforma de 'tri- quale famiglia risplendette il dottissimo


bunali, e Giacomo celebre letterato e poe- cardinal Giuseppe. La stirpe de* Zucchi
ta fu amico de'coutemporanei dotti, fra' Travagli, chiara pel valore con cui Aloisio
io4 URB URB
Travagli duca d'Urbino
a' fianchi del Perugia da Paolo HI, d'ingegno pronto,
gloriosamente combattè a Lepanto nel fu vicario generale di Monte Feltro d'an-
i 57 , fatta anco più chiara da degni fi-
1
ni 26; Michelangelo preposto feretrano,
gli di Escuta pio, da uomini di governo e lasciò opere mss. anche di patrie e pro-
caldi d'amor patrio. Precipuamente va vinciali memorie; Orazio suo fratello e
nominalo Antonio M.* Zucchi Travagli successore nella prepositura, di lui si ha
uditore perpetuo di legazione, il quale fu il mss.Monumenta Feretrana, uno de'
accuratissimo scrittore di Memorie Fé- tanti che danno pregio all' opera inedita
nettane, raccoglitore su quanto riguarda del Zucchi Travagli di 1 2 xoì.jRernin Fé-
il Monte Feltro, quindi estensore dell'e- retranarwn Scriptorcs. Quesl' Orazio
ludi tissime Animadver sioni sull* Apolo- per la provincia fu ambasciatore a d. Tad-
getico e sul Saggio di ragioni dell'arci- deo Barberini, quando in nome delia s.
prete Marini di S. Leo ove dicendo
t
del Sede prese possesso del ducato, e insigni-
suo governo questo articolo ne ripar-
in to d'egual carattere con Sempronio Zo-
lo, per modificare e chiarire alcuni pun- lio di Macerata Feltria, giurò ubbidienza

ti del da me riferito a Monte Feltro ed a a Urbano Vili. Ottavio prepostò fere-


s. Marino., seguendo il Marini, innanzi trano e vicario generale nel 1674; Or-
che conoscessi le Animadversioni. Inol- tensio compilatore del dotto mss. De Te-
tre il Zucchi Travagli riformò il patrio st amentis adfor. cap. Cum esses, et Re-
statuto, i cui mss. si custodiscono nell'ar- lalnmj Antonio in gran conto nella pa-
chivio pennese a profitto di sua patria e tria e fuori Pier Leone arciprete della
,

del Monte Feltro. La memoria de' Pai- cattedrale e più. volte vicario generale,
merini è in perpetua benedizione, molti ambo fratelli del veo. p. Francesco Ora-
de' quali ebbero nome nella repubblica zio cappuccino del primitivo suddetto
letteraria, tra gli agostiniani, e nella cor- convento di Pietra Rubbia che die ar- ,
r
te del duca di Mirandola, di cui fu udi- gomento all'interessanti Memorie del d.
tore Biagio precettore del gran Pico o- Matteo Genlilijil quale meritò il gonfalo-
nor delle lettere e della porpora (Lodo- nieralo patrio, zelantissimo e benemeren-
vico e non Pico però fu cardinale); e ad tissimo prefetto delle missioni delThibet,
incremento di gloria ne'fasli patrii, vi lar- insigne propagatore delia fede.Penna Bil-
gheggiarono innanzi ad altri benemeriti li e il suo plebanato di s. Pietro in Massa,
in benefiche istituzioni a conforto dell'in- gloriasi degli altri seguenti servi di Dio.
digente e del pubblico insegnamento. Al- B. Filippo agostiniano; b. Ippolito Emi-
tri illustri sono celebrati ne'mss. óegUAn- dio detto Gamaraldi; b. Rigo da Mira-
nali Fere tranì dell'encomiato Zucchi, e tojo, fiorito in quel convento più antico
nella Descrizione della Penna dell'arci- del 127, nella cui parrocchiale se ne ve-
1

diacono Giacomo Couticelli. Benemeriti nerano le ceneri; b. Matteo da Bascio, e


della città, della diocesi e della provincia non Bassi, Baschi o Boschi, castello di Sca-
furono i conti Olivieri. Fin dal 1290) Bar- volino e del plebanato dis. Pietro in Mas-
(olino e Oliviero suo figlio erano signori sa, istitutore de' cappuccini e predicato-
del castello di Piega oggi abbattuto nel- re apostolico fervorosissimo, chiaro per
le vicinanze dis. Leo sulla destra del Ma- miracoli e spirito profetico, morto in Ve-
1 cecina; e nel 1717 il conte Antonio fu nezia a'5 agosto 1 522, il cui corpo colà è
dichiarato famigliare del duca di Parma in venerazione nella chiesa de'minori os-
gonfaloniere dis. Chiesa. Antonio I fu luo- servanti riformati di s. Maria della Vigna»
gotenente di Perugia, Spoleto eRomagna, (ma a Venezia vi è la chiesa di s. Fran-

inorto governatore di EUmiui nel 1 564» cesco della Vigna, e non di s. Maria; es -
Antonio li laureato ad onore neh54i a sa appartiene a'minori osservanti, e non
URB ll KB io5
riformali ; ne vi è in venerazione tal cor- num Cathedralis cohoneslatumj titulo

po, se pure non vi sono inosservate le ce- veruni a s. Pio x


Sedes illa episcopa- V
neri), .secondo lo scrittore delle Memorie. lis in civitatem Pinnabillorum translaia,

Adi lui onore nel circondario del suddet- ac vigore sententiae a s. congregatione
to patrio caslello fu eretta una piccola Eni. ac Rev. S. R. E. Cardi nalium s.
cliiesa, presso la casa ove nacque e dimo- concilii Tridentini interprelum latae ini-
iò fanciullo. Suoi primi seguaci furono bì perpetuo conslituta ftu't, etadhucexi-
fr, Matteo da s. Leo fr. Antonio dalla ,
stit. Quo circa eo loci Episcopus residet,
Penna, fr. Pietro da Piagnano, co'quali ubi in suo duorum fere milliarum ambi-
il b. Matteo da Bascio ottenne i! possesso tu lecce nt a domus , et bismille circiter
della chiesa e spedale di s. Lazzaro di continentur incolae ec.Ciò avvenne nel
Pietra Uobbia. Fiorirono pine per san* vescovato di Gio. Francesco Sorniani, il

fila di vila d. Fabiano Mastini benedetti- cpiale in Penna Billi vi celebrò il sinodo
no, anche celebre nelle lettere; il ricorda- i»el 1 58 1 , neh 586 e nel i 590, benché il

to Antonio della Penna de'primi cam-


fr. •vescovo è in libertà di celebrarlo in qua-
pioni della mirabile riforma cappuccina; lunque luogo della diocesi Feretrana. Lo
Girolama Mastini Gaitelli; p. d. France- stesso pastore nel 1591 istituì in Penna
sco Taffoni fondatore della congregazio- Billi il seminario vescovile, che tuttora
ne morto in Penna Billi sua
de'filippiui, fiorisce, preferendolo a Macerata Feltria,
patria nel 1724- Mentre era vescovo fe« os. Agata, a s. Marino, luoghi tulli ne'si-

retrano Benedetto rettore della Massa nodi perciò tenuti proposti per talestabi-
Trabaria, rettore e tesoriere di B.oma- li mento, per essere stati più volte resi-
gna ec, insorsero contro di lui gravi mo- denza de'vescovi feretrani, e dove furono
lestie per parte de' pennesi, onde Inno- da loro tenuti diversi sinodi. Il vescovo
cenzo VII tolse dalia sua giurisdizione il Duranti in Penna Billi vi tenne il sinodo
castello di Penna Billi, e Pallido in custo- nel 1608, nel 161 1, nel 16 «4; abitò pure
dia di Carlo Malatesta signore di Riniini; col suo tribunale e curia a Macerata Fel-
separazione temporanea che tuttavia nel tria, e nell'abbazia della Valle di s. Ana-

1407 confermò Gregorio XII, e ne sta- stasio, ove per lo più. predecessori avea- i

custode Bandino conte di Carpegna.


bili no fatto la loro ordinaria residenza. Col
La sede vescovile del vescovo di Monte vescovo Buoni del 1671 cominciò la giù
Feltro, s. Pio V dispose che fosse stabi- notata consuetudine in vigore, che ogni
lita in Penna Billi, il che effettuò Grego- nuovo vescovo di Monte Feltro, dopo a-
1 io XIII colla bolla Aequum reputarmi,?, ver preso possesso della cattedrale di Pen-
de'25 maggio 1572, Bull. Roni. t. 4iP&r* na Billi, lo prendesse anche in quell'an-
4, p. 92: Publicalio UterarumjSeu potius tica di s. Leo. Avendo Benedetto XI II
decreti Pii Papae F\ super translatione a favore di quest'ultima nel 1729 reinte-
Ecclesia e Cathedralis Feretranae ab Op- grato Leo della cattedra vescovile,quel-
s.

pido s. Leonis ad Oppidum nuncupa- la di Penna Billi tornò al grado di colle-

tum Pinna Bìllorum, et respecliva unio- giata; ma il successore Clemente XII ri-
ne, augmcnlo, ac dotalione ulriusque ca- vocò tosto la disposizione di Benedetto
piluli. Leggesi in proposito nelle proposi- XII la favore di s. Leo, ed il vescovo Cal-
zioni concistoriali 856. del 1849 e del 1 vi Penna
recatosi a Billi vi celebrò il si-
Proposilio Cathedralis Ecclesìae Fere- nodo. Terminai la serie de' vescovi di
tranne. In provincia Pisaurensi et Urbi- Monte Feltro, in tale articolo, con Y al-
1

Rateasi dìtionis ecclesiastìcae ad Roman- lora vivente mg. Martino Caliendi «li

diolae confini a reperitur Mons Fereèra* Sca volino, trafitto da lìipatran»onc giù t

nus cujus caput olmi crat


)
s. Leonis Fa- preposto e ."dignità della cattedrale, per
1
io6 Ulili U Li B
18 anni lodato e prudente vicario gene- borgo situato sulla falda meridionale del-
rale della diocesi di Monte Feltro, con tal l'alta montagna Carpegna, al quale vari
gradimento del capitolo che gli dedicò villaggi sono riuniti. Egli pure qualifica
le discorse Memorie del ven. Francesco vasto e splendido il palazzo della signo-
Orazio, perchè nacque in Penna Billi nel- ria, e tanto è maggiore la sua appariscen-
l'antico palazzo (stata proprietà de' Car- za, quanto più deserto è l'orrore de'cir-
pegna sì gloriosi nella storia ferelrana, costanti dirupi. E due leghe al
distante
fin dal 148 1 in cui il conte Giovanni ven- sud-est da Penna Billi. Descrivendo Ci-
ne sostituito al conte Roberto in castella- marelli il monte del Sasso ed vicini, sog- i

no del forte de'Billi, ed a capitano della giunge che quasi ad esso congiunto, ab-
guarnigione), acquistato nel i483 da Mi- bassandosi tra loro una sola valle, s'innal-
chel Angelo Olivieri antenate del servo za con ismisurata mole il famoso monte
di Dio, e dal prelato comprato 5 lustri di Carpegna , il quale sino dalla venuta
innanzi per essersi estinta l'illustre fami- dell'imperatore Ottone 1 in Italia, dalla
glia Olivieri, in luogodella quale la patria nobilissima casa de'Carpegna,che di tutta
ammira nella sua belli esempi di sociali e la contrada ebbe la signoria, prese di Car-
r
religiose virtù. Morto e compianto mg. pegna il nome, e non solo lo ritiene, ma
Caliendi , il regnante Pio IX nel conci* insieme al vento che da esso verso gli o-
storo di Portici de'5 novembre 1849 8 U rientali soffia, gli ha dato nominanza. la
r
sostituìmg. Crispino Agostinucci d'Ur- Onde in tutto il paese dell'Umbria Seno-
bino, cunonico e poi arcidiacono della me- nia e in parie dell'antico Piceno, il vento
tropolitana , rettore di quella pontificia Coro e Mesauro viene Carpegna noma-
uni versità,esaminatore pro-sinodale, cen- to. Ha questo monte assai castella e gros-
sore de'libri, degno per la dottrina e vir- si villaggi intorno alle sue falde, ove il

tù lodate nella proposizione concistoriale. terreno produce molto frumento e bia-


Dopo breve vescovato passato a miglior de, benché in esso le viti pel freddo non
vita nel principio dimaggio 856 nel suo 1 allignino. E siccome alla cima del mon-
palazzo vescovile, prontamente il mede- te si vedono infinite selve con ogni sorta
simo Papa ne dichiarò successore a' 16 d'uccelli, così tra quelle una gran piami •

r
giugno r odierno mg. fr. Elia Antonio ra si stende con abbondantissimi pascoli
A Iberani de'carmelitani calzati da Fusi- pe'quadrupedi e con sicuri ricetti. La na-
gnano diocesi di Faenza, maestro e dot- tura l'ha fornito di copiose acque, le qua-
tore in s. teologia, già priore, provincia- li in più luoghi da fonti scaturiscono e
le, assistente e procuratore generale del da'cui avanzi hanno principio alcuni fiu-
suo ordine, encomiandolo per dottrina, mi. L'erto monte colle sue cime pare che
gravità, prudenza e probità. Penna Billi tocchi il cielo, e ne'suoi piani sorge il tem-
ha gli appodiati Macciano e So arnie del- pio antico e venerando consagrato alla
ia diocesi di Monte Feltro: ili. "ha la par- Regina del cielo, ed è tenuto in gran ve-
rocchinde'ss. Stefano e Marino, il 2. "quel- nerazione da'fedeli, anche de'luoghi con-
le di s. Stefano, di s. Maria, e di s. Miche- vicini, che lo visitano nella stagione men
le Arcangelo di Cementosa. fredda,massime nelle solenni feste dell'As-
Carpegna. Comune della diocesi di sunzione e della Natività. Ha le parrocchie
Monte Feltro, con territorio montuoso e di s. Gio. Battista, s. Leone,s. Nicolò, s.Pie-
piano dal Calindri chiamato paese di
,
tro,e le frazionali di s. Pietro in Campo, e
belli fabbricali, fra' quali si distingue il s. Pancrazio l'altra porzione della parroc-
borgo e il magnifico palazzo ducale ar- chia essendo nella confinante Toscana. I

chitettato dal Sangallo e dal V ignota, del conventuali hanno un convento o ospi-
vi

coule di Carpegna. Il Castellano Io dice zio. In uu diploma attribuito all'anlipa-


URB URB 107
pi Leone Vili ilei 963 , il luogo dicesi gnori di Rimini (?'.), e di altre inclite
Monte in Carpinei un scu Olympiewn. La Carpegna fu feudo imperiale e
stirpi.

Narra il p.Civalli nella Visita triennale, continuò ad esserlo dopo la riunione del
presso Co lucci, Antichità pieene, t. 25, ducato d'Urbino alla s.Sede, suprema si-
p. 2 1 che nel 4cp il conte Giovanni ili
5, 1 gnora della contrada fino dall'VII seco- I

Carpegna fabbricò un convento a'mino- lo, con mero emistoimpero vi risiedeva :

ri conventuali e gli donò una selva, cioè un vice-conte o governatore. Nel 181 4,
1' edificò in un monte nella Corte detto dopo la cessazione del regno d'Italia, ri-
la Castel lucci a in eappella s. Mariae de vissero i suoi privilegi, ed il governo con

Paterno dioeeesis Fere trarrne in paro- reggimento feudale di dominio assoluto


chiù s. Leoni*) e volle che la chiesa fos- riorganizzato,ma cessò poi colle posteriori
se sotto il Annunziata e di
titolo della ss. transazioni, cioè sotto Pio VII colla ri-
s. Francesco. Oltre di lui, benemerito del- nunzia de'feudi definitivamente. Il conte
l'ordine fu il conte Orazio di Carpegna, il Gaspare di Carpegna, avo del vivente e
quale considerando questo luogo essere rispettabile conte Luigi, fu l'ultimo si-
in grandissimo pericolo per una lama gnore assoluto della contea di Carpegna,
cagiouata dall'acque, che con impeto di- del principato di Scavolino, e delle altre
scendono da'monti,donò un altro sito nel- signorie dipendenti , le cui giurisdizioni
la Castelluccia acciò i religiosi vi potesse- feudali rinunziò a dettoPapa circa il 1 8 18.
ro innalzare un con ventino. 11 p. Ci valli Narrai ne'vol.V,p. 24, LXXVIII,p. 188,
vi trovò fabbricata una comoda chiesa, che in conseguenza dell' aver Leone X
per industria del p. Tommaso del luogo dato nel 1 52Q a'florentini la contea di
che vi spese i3oo scudi. Dirò io, che il Monte Feltro feudo imperiale, compresa
vescovo Calvi la consagrò solennemente la fortezza di s. Leo, nel 1738 il grandu-
a
nella 3.domenica d'ottobre del 1734. ca Francesco II affacciò pretensioni sul-
Nel monte Carpegna talvolta vi dimora- la contea, non meno che sui feudi uni-
rono i vescovi di Monte Feltro , come il ti Carpegna e del princi-
della contea di
vescovo Martorelli del 1703. Inoltre Ci- pato di Scavolino, per morte del conte
marelli riferisce essere il monte a guisa Ulderico nel 1731, ultimo signore de'mc-
di cerchio circondato nelle falde e radici desitni. Che tali feudi ereditati dal mar-
da ferraci terreni, ville e castella, il mag- chese Cavalieri figlio della sorella del de-
giore essendo il Castellacela o Castelluc- funto, tutto fece occupare coll'armi, e sol-
cio, che da'eonti Carpegna suoi assoluti tanto le ritirò nel 174* mediante con-
signori, come di tutta la contrada, era il venzione conclusa daBenedetto XI V.Rac-
più favorito; oltre Scavolino, Basso Gat- contai poi con Reposati nel voi. XLVI,
taia e altri luoghi che si trovano nella p. 190, dicendo dell'origine de'Feitreschi,
Carpegna appartenenti all' antichissima che dessi secondo molti discesero dagli
casa, che per la nobiltà e valore de'suoi antichissimi signori dellaCarpegna, aven-
individui in ogni età prodotti, non meno done comune lo stemma; quali conti di i

valorosi nelle armi e nelle lettere, che Carpegna sovrani di giurisdizioni per pri-
nella porpora, è degnamente enumera- vilegi imperiali, dividendosi le signorie,
ta fra le primarie case d'Italia. Vuole il formarono 3 rami, unode'Carpegna,l'ul-
Castellano che questi antichissimi signori trodi Pietra Robbia, il 3." di Monte Cop-
discendano di Germania e venuti in Ita- piolo, il quale aggiunse a tale dominio
lia cogl'imperiali eserciti, quindi furono s. Leo e la provincia Fcrrlrana, intito-
i più illustri della provincia, e probabil- landosi conte di Monte Feltro nel roo. r

mente progenitori de' Feltresehi signori Nel voi. XLIll p. ^descrivendo s. )/,,
}

di Monte Feltro (F.) de* Malatesta si- % rinOf dissi col Fea, che Ottone I nel ()(>>.
5

io8 URB URB


die a Uldarico conte di Carpegna circa et graecit de ullìmis Ilaliae partibus }
28 castella o tene. Ma ora trovo nella cuin omnibus suis viribus laudabililer
Storia di Hi/nini del eh. Tonini, t. 2, p. exhibuit. Quindi si dice nello stesso ori-
5o2, che il Clementini produsse un di- ginale, eidem Udalrico, et omnibus ejus
ploma d'Ottone I dato io Viterbo a' 1 successorìbus confirmamus Dominiuni
agosto 962 in favore de'conti di Carpe- nobilisOppidis Carpinei, et Castri Pe-
gna, a'quali vengono concessi vari castelli trae Rubaej et concedimus, et inperpe-
del Monte Feltre e della diocesi di R.Ì- tuum donamus sibi , et successorìbus,
miui,e particolarmente quelli di s. Mari- omnia Oppida et Castra sita in Regio-
no, di Verucchio, di Monte Scudolo: di- ne Flaniiniae Senoniae, quae sunti Mons
ploma che pubblicò pure il Fautuzzi CicunuSi Sextinum, Castellara, Castrimi
traendolo dal Clementini, e notando in s. Clementis, Agellum, Corianimi, Mons

fine che, non mancano dubbi sopra la Scutulus, Albaretum, Gessimi, Castrimi
verità di questa carta. Però il lodato Gajani, Monzardinus ,Sassus, Mons Ger-
storico concorre nella sentenza del san- mania, Mons Tassus 3 Mons Copiolus,
marinese cav. Delfico, il quale nelle sue et inter Jluvios Concam , et Marchiani,
Memorie storiche della repubblica dis. Scravallutn, Verrucchium, San Mari-
Marino, apertamente lo dichiarò falso. nus, et dentimi Montis Feretrani, Mons
r
Bensì lo stesso d. Tonini riferisce appa- Madius, Macerata Petracuta , Torà-
,

rire da un codice, nel 232 1 la villa di Sor- lumi, Scaulinum Vetus, Soanna, Pin-
bo essere dipendente da' signori di Car- nae Billorum,et Ma/olum,cimi omnibus
pegna, la quale nel secolo IX pare che districtibus et vassallis, ac omnibus ho-
appartenesse al territorio sanmariuese. noribus eorum 3 tam intra, quam extra,
Tuttavoila quanto al diploma imperiale et cimi universis justitiis et rationibus,
d'Ottone I, dal cav. Delfico tenuto apo- eorum imperio attuieiilibus. Questo di-
1

crifo, opinione seguita dal d. Toni ni, deb- ploma, colle concessioni ivi contenute, fu
bo invece avvertire che l'originale si cu- quindi confermato dagl'imperatori Ot-
stodisce nell'archivio dell'encomiato con- toue II, Ottone III, s. Enrico II e Otto-
te Luigi di Carpegna in Roma. Questo ne IV, come attesta Clementini citato.
il

diploma fu ancora pubblicato da d. Pier Il Marini, Saggio di ragioni della città


Antonio Guerrieri inRimini nel 1667 nel- di Sa/ileo detto già Monte Feretro, a p.
la Genealogia di casa Carpegna, asse- i43, parla della famiglia Carpegna don-
rendo di averlo fedelmente copiato dal- de si diramò la domi-
Feltria, e del suo
l'originale a lui favorito dal conte Mario nio nel paese di Monte Conviene Feltro.
di Carpegna cavaliere di s. Stefano I e col Contarmi, De Episcopati!. Ferelrano,
signore di Scavolino. Di più. si conosce, esser la famiglia Feltresca, da cui poi ven-
che Guid' Ubaldo Mattei consegnò tale nero i duchi d'Urbino, un ramo dell'al-
diploma originale nelle proprie mani del tra di Carpegna. In due cose però non si
ricordato conte Gaspare di Carpegna a accorda, per sostenere il suo argomento,
Scavolino, nella circostanza dell' ultimo una che Carpegni venissero in Italia co-
i

possesso ch'egli prese della signoria, pri- gl'imperatori germani, l'altra che il ra-
ma cioè di eifettuarne la vendita. L'ori- mo de'Feltreschi si denominasse tale dal-
ginale diploma d'Ottone I porta la detta la provincia o regione di Monte Feltre,
data, ed è in favore deWIllustrisComi- a cagione di aver avuto di quella il do-
lis Udalrici de generosa Carpiaeorwn minio. Imperocché per la 1." egli pensa
familia, in gratitudine de'servizi resi al- non vi sia bisogno ne fondata ragione di
la Chiesa romana e al sagro Impero, in far venire o dalla Germania, o dalla Bor-
pwjìigandis atque fugandis Saracmis i gogna, o dalla Puglia, come altri disse-
un d ORI) 109
io, i Carpegni. Questa famiglia, egli la ri- fabbricassero, è cosa onninamente falsa
tiene natia del paese, ricca e riputata iu e insussistente, secondo il medesimo Ma-
quel contorno, rendutasi celebre nell'ar- rini. Dominavano contem- nella regione
mi, e però protetta e rimunerata da'so- poraneamente e senza dipendenza da'
vrani, diventò padrona del luogo, vi fab- Fellreschi due rami di Carpegna e di
i

bricò di mano in mano coti licenza di es- Pi etraR ubbia,ed il 1 .°di essi ,ol tre il castel-

si delle castella, altre ne acquistò col tem- lo di tal nome, comandava a Castellacela,
po per ragione di compra, di parentadi, Armanno, Perticaja, Scaulino, Miratojo,
di eredità,o di nuove concessioni, e fu Gatlaja, Bascio, Soanne, i Billi (e vi ebbe
quindi per gran tempo la più rinomata quel palazzo che vendè agli Olivieri, co-
e la più potente del paese. Tre fratelli di me dissi parlando più sopra di quella cit-

essa, venuti in un giorno alle divisioni fra tà), Monte Gotolo, Roma de'Corbi, Fio-
loro, in questa maniera fecero de' beni e rentino, Torricella, Meleto,Pietra-Gudo-
delle giurisdizioni paterne lo scomparto. la, e altri luoghi non giàuno ristretti in

Che ad uno Carpegna, ad altro


restasse spazio di paese intorno al Monte e delle
toccasse Pietra Rubbia, al 3.° Monte Co- pertinenzedi Carpegna, ma quaelà spar-
piolo. E siccome all'uso di que'tempi si si da un capo all'altro della regione stes-

soleva o dalla patria o dal castello di lo- sa. Di tal verità può accertarsene chiun-

ro dominio i signori denominarsi, coȓ i que scorra ilClementini ne\Raccontoisto-


due fratelli s'intitolarono l'uno da Pietra rico della fondazione di Rimino e del-
Bubea, da Monte Copiolo l'altro, iettan- l'origine e vite de Malatesla;, '
anche per
do al soloi.° il titolo di Carpegna. Al si- riportare antichi istroinenti dell'indipen-
gnore di Monte Copiolo, cui danno più. denza de'Carpegni da'Feltreschi, ed an-
scrittori il nome d'Antonio, succede d'ot- zi dell'eguaglianza fra loro. Dominavano
tenere per benemerenze di valore e di inoltre nella regione, alla Penna i Mala-
saviezza dall'imperatore Federico I, poco testa; a Petrella, a Fagiola e altrove iFa-
dopo la metà del secolo XIIcon titolo
, giolata; a Casteldelci e ad altre castella i

di conte la città di Monleferelro, col qua- Dadei;a Macerata Feltria Gaboardi; ad i

le nome proseguiva ancora per lo più ad Antico, a s. Sisto,» Piagnano Brancaleo- i

esser chiamato Sanleo, poiché Marini so- ni; a Monte Bello, a Monte ltiffi, a Gi-
stiene l'identità d'ambedue e la deriva- nestreto i Bagni; a Piega gli Olivieri; a
zione del cognome assunto dal luogo con- tant' altri luoghi e castella altri signori;
siderato patria da'signori della nobilissi- a a qualche altro castello l'ar-
Padernoed
ma famiglia, ch'ebbe prima per più seco- civescovo Ravenna. Non dipendeva da*
di

li il dominio della città, non della regio- Fellreschi la repubblica di s. Marino, e


ne Feretrana. Antonio lasciato allora il non erano per anco in essere più castella,
cognome di MonteCopiolo, assunse quel- fabbricate dipoi, come Secchiano edifica-
lo di Monleferelro e ad un figlio nato
, to nel secolo XIII poco discosto dal già
poi impose d nome di Monleferelrano o "Vico-Taziense.Così il Marini. Riferirò col
Montefeltrino. Soggiunge, che colla città Reposati, che sebbene i conti di Monte
conseguisse egli ancora que'castelli e luo- Feltre provennero da'eonti di Carpegna)
ghi, che andavano con essa congiunti e si dimostrarono più tardi amici di Sigi-

che formavano il suo contado, assai ri- smondo Malatesta signore di Rimini e ,

stretto dalla fabbrica di altre castella de- nemici del conte Federico d'Urbino nella
nominate da altri, non è a dubitarsene. guerra deli4^8. Inquieto il Feltrioion
Ma che divenisse signore di tutta la re- te d'Urbino, per vendicarsi volle solleva-
gione di Monleferelro, chiamata così dal re i sudditi del Muto di Carpegna. Por-
nome della citlà, prima che le castella si tatosi di nolte al castello di Carpegna lo
no URB CRB
fece scalare, e colla compagnia del cele* rale della s. Sede e dell' impero d'occi-
bre Piccinino s'impadronì pure della Ca- dente. Gl'imperatori successori conferma-
slelluccia, castello lungi forse due tiri di rono a' discendenti tali nobili signorie,
balestra. Avendo in detti luoghi trovato specialmente Ottone I V nel 1 2 1 1 al con-
abbondanza di vettovaglia pe'soldati e pe' te Verneleo. Che però già nel 1 140 l'il-

cavalli, per non aggravare d'alloggiamen- lustre stirpe si era divisa in 3 fratelli: Nol-
ti propri sudditi, con molta soddisfazio-
i fo primogenito ebbe la contea di Carpe-
ne di sue genti vi restò a svernare sino a gna, e proseguì il casato; Giulio ebbe Pie-
tutto il maggio. Ma il Piccinino avendo tra Rubea ; ed Antouio Monte Copiolo.
abbandonato il Feltresco,Sigismondo con In premio del suo valore, Antonio rice-

buon nerbo di forze marciò al ricupero vettein investitura s. Leo e altre castella
della rocca di Sassocorbaro, il cui paese di Monte Feltro, da cui i discendenti pre-
era stato bruciato, e di altri luoghi per- sero il cognome, i quali dominarono Ur-
duti. Indi voltossi verso la contea di Car- bino sotto il titolo di conti e poi di du-
pegna, avendo già per tradimento avuto chi. De'conti di Carpegna, progenitori an-
la Casleliuccia, come poi collo stesso mo- che de'Malatesta, famosissimo sopra gli

do ebbe il castello di Carpegna, senza pe- altri fu Guido, che visse ne'tempidi Dan-
rò prendere la rocca bravamente difesa te,co'primari comandi in guerra, ma mol-
da Scalogna dall'Isola conneslabiledi Fe- to più insigne per liberalità e splendidez-
derico.11 Gamurrini, Istoria genealogi- za, nellaquale non ebbe forse chi l'egua-
ca dalle famiglie nobili Toscane e Um- Tra quelli che sederono nella pre-
gliasse.
bre, a p. 33, dice che dalla gente Azzia tura, è degno d' esser celebrato France-
delle prime elette da Romolo per patri- sco che resse le città di Forlì, di Todi e
zi romani, fecondissima di varie famiglie d'Arezzo nel 3 2, con lode di magnani-
1 1

regie e dominatrici, derivò pure quella di mità e prudenza non ordinaria. Rinaldo
Feltro; indi a p.izfs e 188 parla d'alcu- di Ramberto, anch'egli chiaro nelle cose
ni illustri conti di Carpegna. Il Marchesi, di pace, il quale pei* le ragioni dotali d'Al-
Galleria dell'onore, descrivendo le no- taclara Onesti nobilissima dama raven-
bili famiglie di E imini tratta de' conti nate, nel 307 entrò in possesso della ba-
1
3

di Carpegna massime nel t. 2, p. 354, ronia di Taibo nella diocesi di Sarsina.


qualificandola una delle più grandi, cele- Tra il numeroso stuolo de'guerrieri Cle-
bri e rispettale d'Italia, che fiorì per po- mente e Buouconte valentissimi capitani,
tenza, ricchezze, per personaggi nell' ar- ili. fu unode'capi dell'esercito pontifìcio
mi, nella toga, nel chiericato. Sostiene che nel riacquisto di Camerino. Vari si ap-
la prosapia de'conti di Carpegna, seguen- plicarono a* ministeri di chiesa : Ranieri
do la più comune e più probabile opi- del conte Ugo nel ii5i fu abbate di s.

nione, discenda da Amilcone Carpineo Ilario di Galeata, badia che sino da tem-
che seguì nel 468 Odoacre re degli Eru- pi antichi godette il dominio temporale
li (V.) in Italia, alla distruzione del re- di più luoghi , e tra questi della contea
gno de'goli, ed ebbe da lui Pietra Piossa di Valdoppio, Porcenigo e Castagnolo,
con lutto monte, che dal di lui cogno-
il poi in parte signoreggiali da'Malatesta e
me fu poi chiamalo Carpegna, Carpinea, in parte da'Ferniani di Faenza. Pietro
Che Ottone I nel 967 confermò al valo- ottennela mitra vescovile di Gubbio nel

roso Uldarico, discendente di Amilcone, 1628 (aggiungerò che prima di lui nel
gli antichi domimi e gFinfeudÒ24 terre e 1I2D divenne vescovo di Monte Feltro
castella con autorità sovrana, per le pro- Pietro1 di Carpegna, e sotto di lui la chie-

dezze operate in iscacciare saraceni ed i saFeretrana ottenne grandi privilegi da


i greci per servigio del principato tempo- Onorio II); e dopo di lui ne fu vescovo
U R D U ti B 1 1 (

Ulderico di Carpe» na (/"".), crealo in- no la stessa cosa; indi come Odou-
narra
di cardinale e vescovodi Todi da Urbano cre die ad Armileone Carpegna uno ,

Vili ; il più. celebre Gaspare Carpegna de'primari suoi seguaci e il più amalo, il

(l '.) Clemente X fece cardinale, e poi fu dominio e stato del Monte che dal cogno-
vicario di Roma. Lo stesso Urbano Vili me di lui acquistò il nome di Carpegna,
spedì conte Antonio, fratello del car-
il e insieme con esso altri luoghi adiacenti,
dinal Ulderico, all' elettrice di Baviera in uno al castello di Pietra llubbia. I Car-
con l'onorifico donativo della Rosa do' pegna fabbricarono il castello omonimo,
ro benedetta (V.)je<\ il conte Ambrogio ed Udalrico avendo aiutato Ottone ^se-
di Carpegna mandò a Milano con mis- guito le sue parti e quelle di Papa Agapi-
sione diplomatica per rimettere in gra- to lì, di più accompagnatolo a Roma con
zia del governatore di Leganes, il duca molti valorosi baroni e soldatesche ,
gli

di Parma, col quale si pacificò, come leg- confermò l'imperatore il possesso de'suoi
go in Novaes. Un ramo di questa stir- dominile gli donò con investitura molti
pe possedè il principesco feudo di Scavo- altri luoghi di Monte Feltre e di Roma-
lino, colla cui estinzione passò quella si- gna, con quel diploma che vorrebbesi col
r
gnoria nel lignaggio de'Cavalieri princi- Delfico rigettare dal d. Tonini, facendosi
palissimo tra' romani per antichi e mo- in esso menzione de'combattuti ed espul-
derni fregi, e Iunocenzo XI creò cardi- si greci da Udalrico. Nel voi. LV, p. 17,
nale Gaspare Cavalieri (V.). L'ordine celebrai la pietà generosa della contessa
insigne di s. Stefano I di Toscana conta Girolama Carpegna, che lasciò 25,ooo
tra'suoi cavalieri diversi conti di Carpe- scudi per opere benefiche e di vote. 11 ri-

gna , cerne altri ordini cavallereschi. Il spettabile conte Luigi di Carpegna ca- ,

conte Francesco istituì nell'ordine di s. meriere segreto di spada e cappa sopran-


Stefano I una commenda per i5oo lire numerario del Papa, suole passare la sta-
d'entrata in tanti terreni, la quale restò gione estiva nel suo maestoso palazzo del-
devoluta all'ordine a' 26 ottobre 1 73 1 la contea di Carpegna, ove ha possiden-
colla morte del conte Udalrico che non ze e ministri , facendo la sua ordinaria
lasciò prole maschile. Pietro di Francesco residenza in Roma nel suo Palazzo Car-
conte di Carpegna , signore di Gattaja, pegna [V.) nel rione s. Eustachio (ne ri-

Scavolino e annessi a'9 marzo i566, di- parlai nel voi. LXXXV, p. 43e44)» ce ' c'
poi con universale applauso fu promosso bre un tempo pel suo rinomato museo,
olla dignità di gran contestabile a' 7 a- nel quale articolo dissi pure dell'altro pa-
ptile 078. Alessandro del cav. Pietro de'
1 lazzo, ora Palazzo Collisola (f7 .) ,
già
conti di Carpegna, Gattaja Scavolino e , proprietà de' conti e principi di Scavoli-
annessi, neli588 fu fatto cavaliere di s. no, che die nome alla sussistente via nel
Stefano I; così neli6o4 il conte Mario di rione Trevi, ed ivi inoltre parlai dì altri
Tommaso. Di più il Marchesi ragiona del- illustri conti di Carpegna, ricordando l'o-

le donne Carpegna entrate in


de'conti di pera del sacerdote Guerrieri affettuoso
altre nobilissime case. Di recente nel t. dipendente di essi , ed anche nel voi.
2 3 del VA Lbum di lloma a p. 362, il eh. XLV, p. 188, cioèCarpegna (diletti-
la
prof. Filippo Mercuri illustrando diver- la e la Genealogia, di casa Carpegna
se lezioni sulla DivinaComniedia di Dan- co'suoi illustri e degni di memoria, e del-
a
te, la xvn. è su Pier Tra verta ro e Guido le antichità e cose più notabili della con-
da Carpegna, del canto xvi del Purgalo- tea, non che degli illustri fiorili nel luogo.
rio y cogli storici già ricordati e colle Let- Sono appodiati di Carpegna edell.isli in*
fere dell'Armati ni, anch'egli ritiene che diocesidi Monte FaUvo, Castcllttecii), Pi-
i conti di Monte Feltre e di Carpegna si. 1- lazzo, Corignano e Porre ili Fasi
ii2 URB URB
tutti soggetti al comune di Carpegna. Ora dall'ab.Annibale Albani, di che stipe*
io debbo cominciare a dar contezza del- riormenle feci parola nella quale occa-,

le 4 Lettere stampate, scritte dal già ce- sione il prelato recitò un'elegante orazio-
r
lebrato mg. Lancisi archiatro di Clemen- ne che meritò la stampa. Ebbe a fratello
r
te XI, cioè del suo viaggio da Urbino al- mg. Sebastiano Pompilio , da Clemente
la Carpegna, col cardinal Tenera legato XI trasferito dalla chiesa vescovile di Gub-
e amministratore dell' arcivescovato di bio all'altra di Monte Fiasco ne e Cor-
Urbino, l'ab. Annibale Albani nipote del lieto) e dal conte Tanara. Il cardinal Ta-
Papa , ed il resto della nobile comitiva nara coll'ab. Albani incederono nella let-

che dirò, a tale effetto avendo in princi- tiga della fraternità, accompagnati dal ca-
pio di quest'articolo reso ragione di tali pitano Staccoli e dalla servitù per la lun-
lettere o diario di viaggio e della loro ga strada della Foglia; mg.' Lancisi, con
r
opportunità di tenerne proposito a'Iuo- mg. Mai-torelli vescovo di Monte Feltro,
1
ghi loro, questo essendo il i.° che mi si mg. Giudice vice-legato e altri a caval-
presenta naturalmente. Mg/Lancisi a' 8 i lo, s'incamminarono per la via di s. Do-

giugno 1705 da s. Leo scrisse lai.* lette- nato e di Sasso Corbaro, ma 3 ore di piog-
r
ra delle stampate a mg. Origo dimoran- gia fece temere di proseguire il viaggio;
te in Roma, circa la partenza da Urbi- però fattisi animo colPantica sentenza, na-
no per Macerata Feltria, ed il nobile ac- vigare necesse est, vivere non est neces-
coglimento fallo dal contedi Carpegna .^confidati che in caso di estrema disgra-
(Francesco Maria, che ancora vivea nel zia pronto era il vescovo per la benedi-
1713, ed a cui successe il conte Mario). zione in arliculo mortis ,
giunsero i se-
Essendo precipuo scopo dell' archiatro condi al sospirato Sasso Corbaro, riguar-
Lancisi il dilettare Clemente XI, a cui le dato dalla comitiva porto di salute, ac-
lettere venivano lette, non meno colla colli a suono di campane, credendo gli a-

celebrazionedelle parti da cui traeva ori- bitanti che vi fosse il cardinale. Videro
gine, che con alquante sobrie lepidezze, nell'ingresso la buona e bella rocca, e co-
nonèa meravigliare che, qua! uomo d'in- si allora conservata da far credere non es-
gegno, siano scritte con ispirilo. Comin- servene simile nello stato; luogo che ri-

cia dal benedire il Papa pel prudente con- guardarono con tenei ezza,qual patria del-
r
siglio e paterno pensiero d' avergli sug- l'ab.Battelli(il suddetto e lodato mg. Gio.
gerito nella gita, tra dirupi e fossi, grep- Cristoforo). Fermati in una casa nel piano
pi e catapecchie , di preferire a belli ca- di là dal Foglia per attendere il cardinale,
valliun muletto (pare della pontifìcia scu- questi arrivato ciascuno narrò le sue av-
r
deria),mediante il quale egli solo e mg. venture, perla pessima qualità della stra-
r
Del Giudice (forse mg. Nicolò vicelegato da, poiché l'ab. Annibale era stato estratto
d'Urbino, poi maggiordomo di Clemente dalla lettiga. Ne'viaggi le piccole disgra-
XI e cardinale) non erano caduti, per cui zieservono a fornir materia per ridere.
in più guise lodò il gran muletto, che in- Dopo aver ivi desinato, tutti insieme s'av-
oltre lo difese con calcetti da quelli
che viarono per Macerata Feltria, ripassan-
gli tendevano probabilmente per
insidie, do per ben 7 volte l'Apsa a guazzo, intan-
farlo scavalcare. Determinato col cardi- to mirando il castello di Mondagano ri-
nale l'andare alla Carpegna, furono pre- nomato pel suddetto vino prelibato. Fe-
1
ceduti da mg. Bonaventura (Alessandro stevole fu l'ingresso in Macerata, e il car-
d'Urbino guardaroba ed Elemosiniere dinale scese nella chiesa delle monache,
d'Innocenzo XII e confermato daClemen- di bella e nuova struttura. Proseguendo
te XI, arcivescovo di Nazianzo. Era stalo verso la Carpegna, da lungi osservarono
promotore della laurea presa io Urbino a destra il famoso Monte Coppiolo, perchè
U R D URI) 1 1 3

di là ebbero lai. "origine gli antichi conli lato, a cui giunge per un dolce acclive,
si

ili Monte Peltro poi lineili d'Urbino, an- che circonda il palazzo da ambo lati, e i

cor celebre pel gran numero di legisti ivi posteriormente forma due semicircoli,che
-
nati, onde anco que' villani sono semi- poi si uniscono in un ponte alzato per in
dottori, e quando andavano all' udienza trodurre le carrozze nell'atrio anzi corti-
dell'ultimo duca per muoverlo alle gra- le coperto del medesimo. Non può abba-
zie solevano dirgli V. A. si ricordi clic
: stanza dirsi quanto è mai nobile e insie-
i suoi (intanili hanno avuto la loro ori- me comodo l'ingresso del palazzo. Viso*
gine da Coppiola, Su questi monti, a ca- ho dentro 5 ordini di portici, il maggio-
gione delle nevi e de'gliiacci, che ditlìcul- re de'quali s'apre ne' due portoni, ed iia

tano lo spuntar de'grani, un frumento si per termine di veduta nella parte poste-
getta prima che l'altro si tagli. Poco do- riore un bel giardino con sua peschiera
po il sito d'una certa quercia rinomata tutto murato, a cui fa difesa e nobiltà un
fra tutte le selve di que'contorni, venne cancello di ferro. Nel r.°piano nobile a li-
incontro il gentilissimo conte diCarpegna, vello de'portici vi è a mano destra un ap-
con una squadra dii4 soldati a cavallo; partamento da estale, a man sinistra poi

dopo i convenienti complimenti, tutti in- è collocata la cappella molto grandee di-
sieme continuarono il viaggio^Giunti do- vota, l'armeria (eranvi da 200 armatu-
po le ore 23
gran palazzo del conte, il
al re d'acciaio e di ferro, che ora potrebbe-
battito del tamburo e lo sparo de' mo- ro formare un pregievole museo: l'avo
schetti di circa 200 fanti, e quello del can- dell' odierno conte se ne ed \m
disfece);

none, dimostrarono il piacere che avea il filo di stanze tutto divisibile per la ser-
signore del luogo di così nobile foreste- vitù. Si monta poi al 2. piano per una
ria. La fabbrica del palazzo è ammirabi- scala quanto ampia, altrettanto dolce, la

le perchè giunge nuova all'immaginati- quale dalle cucine sale sino a'solto-tetti.
vi, dopo la difficoltà delle strade che vi Questa poi per opportuna divisione degli
conducono. E parimenti nobile e maesto- appartamenti nel 2. ° piano nobile termi-
si, perchè d'una struttura e d'una gran- na in 4 porte, la maggiore delle quali si
dezza straordinaria, degna perciò di stare apre in una sala grande, ampia e magni-
in qualsivoglia metropoli. E' isolata, ed è fica. Da questa poi si passa in diverse stan-
in un piano un tantino inclinato. Ili la ze ed appartamenti ripartibili: ma prin-
facciata davanti, e quella di dietro co' ri- cipalmente a drittura del ripiano della
che sporgendo in fuori,
salti ne' fianchi, scala vi è-una grande anticamera, in cui
ornano e ingrandiscono l'abitazione. Ha fan capo 4 ****« porte. Insomma vi sono
1 1 finestre per ciascuna di queste faccia- i4 stanze colla sala tutte a volta viva. Vi
le, e neha 7 per le laterali. Gode l'orien- sono finalmente due scalette segrete, che
te libero davanti a vista d'Urbino, il mez- si ergono da fondo alla cima del palazzo,
zodì dalla parte di Sasso Simone, di die- e danno il passo all'appartamento nobi-
tro ha il monte della Garpegna posto a le a'mezzanini di considerabile altezza, le

ponente, sulla falda del quale sta il pa- cui stanze sono eguali nel numero e nel
lazzo de'conti; e dalla parte di monte Boa- la larghezza a quelle di sotto, alla sola
gì ne riceve tramontana. In questo pa-
la riserva della sala , lo spazio della qua-
lazzo si entra per due ingressi nobili, ol- le viene ad essere assorbito da quella di
tre le porte aperte alle stalle e alle cuci- sotto. Questa fabbrica è fitta non solo a
ne, collocate nel pianterreno. Il i.° ingres- con trastar col tempo, ma eziandio co'ler-
so è di fronte per una scala a due gran remoti; tanto sono grossi li muri, paren-
braccia, co'suoi parapetti di peperino la- do fusi e gettati in un colle volte. Il Bar
vorato a balaustri. Il -j.° è nel!' opposto dinal (Raspare di Carpcgn a spese nel pa
VOL. LXXXVI 8
n4 URJ5 URB
lazzo sopra 1 20,000 scudi, senza potergo- di Carpegna, a Scavolino, è di due mi
dere della salubrità dell'aria, e delle tan- glia.

te comodità di questa casa mobigliala co- Monte Coppiolo. Comune della dioce-
sì nobilmente (per essere allora vicario di si diMonte Feltro, con territorio in mon-
Roma), che senza far uscir alcuno di ca- te, situalo nella falda settentrionale del
sa, potè dare ampio ricetto ad un cardi- monte Carpegna, nella cui cima, al dire
nal legato,a un nipote di Papa, a 5 prela- del Cimarelli, nel mezzo della pianura è
ti , a 6 cavalieri , e a tutta la numerosa un Iago profondo e limpido di mediocre
famiglia loro, senza che uno dasse o ri- grandezza , i cui pesci per la freddezza
cevesse soggezione dall' altro. Si fecero dell' acque non hanno perfetto sapore.
cene e pranzi per un esercito > ma un e- Quivi s. Francesco d' Asisi voleva riti-
sercito di cavalieri. 11 pranzo fu doppio, rarsi dal mondo a vivere cogli Angeli; ma
perchè fu di carni e di pesci eccellenti: tut- illuminato da Dio, recatosi nel monte
to era buono , e tutto ben ordinato. Vi d'Alvernia, meritò di riceverti le s*. Stim-

furono dolci , cioccolate, rosoli. Non vi mate. Ha le parrocchie


Michele Ar- di s.

mancò altro che il cardinal Carpegna, zio cangelo, s. Marino s. Vicino, e la fra- ,

del conte, che udisse i brindisi indirizza- zionale di s. Matteo. Nel precedente pa-
ti co'viva alla sua salute. Il conte usò la ragrafo, ragionando de* conti di Carpe-
maggior attenzione e generosità possibi- g7ia,dissi comunementecredersi, che nel-
le. La dimora nel palazzo fu di due not- la divisione de'3 fratelli, da Antonio cui
ti e un giorno, nel quale la nobile comi- toccò la signoria di Monte Coppiolo, de-
tiva visitò la pieve giuspatrouato del con- rivò la celeberrima casa Felina signori
te,e nel pomeriggio salì al monte di Sas- di Monte Feltre e d'Urbino. È suo ap-
so Simone, antichissima fortezza, allora podiato Monte Boagine della stessa dio-
abbandonata dalla casa Medici; vero pro- cesi, colla parrocchia di s. Gio. Ballista.
digio della natura. Il muletto pontificio 11 Lancisi lodandone gli eccellenti pasco-
gloriosamente vi portò e riportò il car- li, crede che probabilmente dalla quan-
dinale. E lo scheletro d'una piazza forti- tità de'buoi, che producono un raro bu-
che per difenderla
ficata dalla natura, e tiro, prendesse il nome, l'antico essendo
un mese basterebbero sassi e 1' acqua i Buagine.
bollente. Colassi» vi è un piano vasto e Scavolino. Comune della diocesi di
bellissimo a uso di prateria, con una ve- Monte Feltro, con territorio in colle, col
duta d'ogni intorno, che va a perdersi nel- palazzo ducale già de'contiCarpegna prin-
lo stato di Firenze, in quello d'Urbino e cipi di Scavolino. Di questo principato
della Romagna, anzi nel mare Adriatico parlai descrivendo il comune di Carpe-
ene'monti di Schiavonia. Scesi dal sasso, gna t
e riferendo alcune notizie delebi-
passarono a veder la razza delle cavalle, lissimi conti di tal nome. Sono sue par-
e le mandre delle pecore e delle capre. rocchie s. s. Lo-
Agostino di Miratojo,
Il principe di Scavolino, insieme al mar- renzo di Bascio, s. Maria della Neve di
chese del Monte e all' abbate de' Cava- Gattaia, s. Mustiola. Sono soggette al co-
lieri, furono a inchinare il cardinale, e ni une le frazioni di Bascio 3 Gattar a, Mi*
invitarlo a Scavolino: esso vi si recò co- ratojo della medesima diocesi. Del b. Mat-
gli altri a' 17 giugno, accompagnati dal teo da Bascio e del b. Rigo da Miratojo
conte di Carpegna ; monsignor Lancisi parlai di sopra a Penna Billi. Poco lun-
cedette famoso muletto al nipote del
il gi da Bascio esiste tuttora la chiesuola o
Papa, e così potè godere del suo po- cappella con abitazioni, di cui feci paro-
sto nella lettiga. La distanza dalla Ca- la a tale paragrafo, ove nacque e crebbe
stellacela, luogo del palazzo del conte il b. Matteo, ed è tultora in venerazio-
U R B URB n5"
ne, poiché il parroco ili Dascio 3 volle il sole. Ila però di fianco verso Penna, la

l'anno vi si reca ad ufficiarla. La i* let- e di fi onte verso il fiume Marecchia una


tera di mg/ Lancisi, scritta da s. Marino delle vedute più amene e pili belle del
a'ic) giugno 1703, racconta il passaggio mondo, perchè è mista di valli, di mon-
dalla Carpegna a Sca volino, il pomposo ti, di terre, di ville e di mare. Entrati
incontro e ricevimento fatto al cardinal nel portone trovarono come una piazza
Tanara e al nipote di Clemente XI, dal d'armi per la quantità grande de' suoi
principe di esso. Lungo la via la nobile spingardi, la guardia de' soldati essendo
comitiva vide Sasso Simonello, Mi rato jo, con pistole alla mano, e il caporale col
Dascio e Gattaia, luoghi del principe di brandistocco, secondo l'aulico uso della
Scavolino.Nel principio del territorio del- casa. Il palazzo più che all'apparenza fa
r
la Penna si trovò il vescovo mg. Ma r to- fabbricato al comodo e alla difesa degli
relli, chedalla sera antecedente erasi por- abitanti in mezzo alle montagne; non vi

tato alla sua residenza di Penna Billi. Ve- sono stanzoni, ma è diviso in mediocri e
stito in abito viatorio e accompagnato da piccole stanze, tutte belle e colle più in-
un gran numero d' ecclesiastici, compli- gegnose comodità, quasi tulle colla sca-
mentò il cardinale e lo servì sino a Sca- letta segreta. Vi sono due piani nobili,
volino. Nell'ingresso di questo territorio scale mollo agiate, e nel 1. "piano vi è il
in bellissima pianura si trovò il principe teatro, e due appartamenti per la fore-
di Scavolino, col marchese del Monte e steria. Nobile, gentile e allenta fu l'ospi-
l' ab. Cavalieri , offrendo al cardinale il talità del prìncipe di Scavolino, ralle-
comodo di due una ben
calessi. Faceva ala grando la comitiva illustre con liceità

disposta e ben montala compagnia di 60 sinfonia. La tavola fu sibaritica, da Lu-


carabinieri a cavallo col cornetta suo* cullo, con ogni specie di vivande e di vi-
nando la tromba. Nel salire jl suo palaz- ni, tra il suono degli strumenti, elosparo

zo furono fatte salve di mortaretti e del de'moschelti e cannone nel bere. Questo
cannone, essendo schierati 200 fanti. Il fu alla tedesca, il mangiare alla francese.

palazzo era fortificato con regola milita- Tutto riuscì splendidissimo. Non mancò
re, e colla medesima sua antichità testi- la poesia a celebrare le ninfe delle selve
moniava la continuata nobiltà della fa- Sca voline, tributando al cardinale e al-
miglia. Ediliziogrande e assai magnifi- l'ab. Albani frutti degli alberi e degli ar-

co, degno d* una delle migliori famiglie menti loro. Infatti entrarono otto fan-
del Monte Feltro. Questo è in luogo e- ciulle vestite uniformi da pastorelle ele-

iniuente ed ha le ripe per ogni lato; è


, ganti, sorreggenti canestra inargentate
bislungo, ed avea due baloardi tondi di con fruita, forme di cacio, marzoline, fio-

fronle co'loro ripiani, parapetti, cannoni ri, ma tutto fìnlo e lavorato con sommo
e sentinelle. In mezzo a'due baloardi era artifìcio di cera e zuccaro, dentro le frut-
collocato il bel portone a guisa di fortez- ta essendo canzoni pastorali scritte sulla

za, col suo ponte levatoio e orologio so- seta. Nelle ore pomeridiane la nobile co-
pra; porta e baloardi che trovaronsi guar- mitiva fece una gita a Penna Dfllijdfl cui

niti di milizie. Eranvi pure due altre tor- ebbero origine Malatesta per udire
i
,

ri formanti gli angoli posteriori del pa- un'improvvisa accademia che il vescovo
lazzo, servendo di difesa, di ornato e di avea disposto. L'ingresso fu decoroso, ed
comodo. Tutti questi vantaggi, derivati il cardinale xenne ricevuto nel duomo
dalla natura e dall'. »rte,sono contrappesa* tutto parato, dal vescovo in abito, con
ti dull'aver l'oriente e la metà del mezzo- tutto il clero e il magistrato. Venerato
giorno coperti dal monte della Garofana, il Iti Sacramento in una cappella, ivi to-
che uell'iuveruo dopo le 20 ore gli ruba sto cominciò l'accademia con discorso dei
n6 URB U R B
Magnani, il quale prese per tema
c.in. : prete e di 9 canonici, oltre i mansionari,
Clemente XI essere il maggiore fra'prin- l canonici e 1'
arciprete usavano la cotta
ctpi e il migliore fra' Papi. .Seguirono va- e Pahnuzia, la quale era comune pure a'
rie composizioni. Dalla cattedrale, la co- mansionari. Però Pio VII col breve Quan-
mitiva passò a veder la chiesa che edifi- tum spie ndoris fa' 7 giugno So3,BulL 1 1

cavasi pe'fìlippini cheandavansi a intro- Rom. coìit. t.12, p. 3o, concesse all'arci-
durre; indi a visitar la chiesa degli agosti- prete ed a'eanonici di usare invece il roc-
niani, e venerate la Madonna
Gra- delle chetto e la mozzetta paonazza; e col bre-
zie, alla quale il capitolo Vaticano avea ve Nuper prò parte, de' 2 agosto i8o3,
destinato la corona d'oro per l'anno ven- Bull, cit.,47> accordò a' mansionari
p.
turo. Passati poi nella sceltissima libre- la mozzetta paonazza da usarsi sopra la
ria del vescovo, ivi la comitiva fu servita cotta. Ha per parrocchia la detta collegia-
di copioso e nobile rinfresco. Ritornati a ta, ed i cappuccini hanno il suburbano
Scavolino si trovò tutto il palazzo illumi- convento Antonio di Padova. Nella
di s.

nato, dove con mille divertimenti di giuo- loro chiesa si venera dipinta in tela una
co e di cena fu passata la sera. A' 18 il prodigiosa immagine dell' Immacolata
cardinale colla comitiva partì da Scavoli- Concezione della 13. Vergine, che a' 12
no per s. Leo, tra le dimostrazioui d' o- febbraio 1797 operò il portento di apri-
nore del principe. re ripetutamente gli occhi; prodigiosoav-
Governo di s. dgetta Feltrici. venimento rinnovatosi nelI'S." del Cor-
S. Agata Feltria. Comune della dio- pus Domini nel giugno 8 io, il che trasse 1

cesi di Monte Feltro con residenza del go- a folla nella chiesa i fedeli di tutta l'anti-
vernatore , monte, ha
col territorio in ca e colta terra, non meno che de'dintor-
buoni fabbricati da mura.
in parte chiusi ni, per la costanza del replicato miraco-
Il Castellano lo chiama borgo posto fra lo, onde vi accorsero pure que'delle più
il Marecchia e il Savio, nel confine di Ro- alte montagne, e con ispirilo di edifican-
magna e della Toscana. La sua posizio- te pietà e compunzione. Rapidamente vi
ne centrale ad una moltitudine di villag- furono fatte oblazioni d'ogni maniera, e
gi giustamente lo costituisce capoluogo si praticarono ubertosi esercizi spirituali
di governo. È disfante 1 leghe al nord- 1 da'zelanti cappuccini, e con fervorose pre-
ovest da Urbino. Reposati a suo tempo diche. Formalmente vi si recarono il ca-
la disse terra con rocca senza presidio, con pitolo, il magistrato municipale, le mol-
convento di rejigiosi e monastero di mo- te parrocchie con edificanti processioni
nache, il cui giudice avea il titolo di ret- movendo da'più alti gioghi dell'Apenui-
tore, avente dipendenti i4 castelli, cioè no. Nel giorno della festa de'ss. Pietro e
Torricella, Sartiano, Libiano, Rocca, U- Paolo, le confraternite dell' illustre luogo
grigno, s. Donato, Majano , Prete, Tra- e delle parrocchie in quel dì concorse con
ghelto,Cailetto,Rivalpaja, Scavolo,Vajol- vera fede,portarono trionfalmentein pro-
dola e Poggio, oltre Sasso Corba ro e il ca- cessione la venerata ss. Immagine per ma-

stello di Valditerra, ambedue luoghi de- no de'sacerdoti, in uno a numeroso cle-


voluti alla camera apostolica per la mor- ro secolare e regolare, fra le alternate ar-
te del conte Doria genovese.il vescovoBel- moniche sinfonie e i religiosi canti, per le

luzzi istituì e dotò una congregazione di contrade della terra. Continuando la ss.

cappellani nella chiesa di s. Agata vergi- Immagine i prodigiosi movimenti degli


ne e martire, che nel 1719 l'urbinate Cle- occhi , ad invito del p. guardiano a' i5
r
mente XI elevò al grado di collegiata, poi luglio vi si portò il vescovo mg. Agosti -

consagrata dal vescovo Terzi. Il suo ca- nucci per fare il processo legale di tante
pitolo si compone della dignità dell'arci- meraviglie. Indi gli amministratori del-
UllB UllB 117
l'offerte, con elegante disegno alla ss. Im- rettorato di s. Agata 17 comuni, ed abi-
magine costruirono una nuovn cappella tare ne'castelli e ville circa 2940 perso-
a perpetua memoria, per ottenere dalla ne. Riporta Calindri, che quivi nel t5*q
medesima la speciale sua proiezione, tan- alloggiò in casa Giannini il Papa Clemen-
to in s. Agata che per tutto il Monte Fel- te VII allorché si portò in Bologna a co-
tro. Soltanto coli' Osservatore Romano ronare Carlo V. Nel p. Gatlico : De ìli-

de'2 gennaio! 85 sene pubblicò la com-


1 ncribus Romanorum Ponlificum, soltan-
movente relazione per prudenziali rilles- to si legge, che proveniente da Sigillo,
si. La terra fu signoreggiata antica meo* Die veneris 1 5 octob. equilatus s'ero ix
te da'Drancaleoni A* Urbani a, quali vica- versus Callium civitatem ducis Urbinì.
ri della s. Sede; e più tardi da'nobili Fre- liltistris enim filius ducis Urbini venit
gosi di Genova, come rilevo in Cimarel- obviam Pontifici cum multis equitibu*,
Ji. Appartenne alla Massa Tiabaria, co- et peditibus per quatuor milliaria et ul^
me narrai nel ricordato articolo, ed al suo tra. Papa intravit sine pompa aliqua, et
Presidato. Leggo nel Bull. Rom. t. 3, in domo Petti hospitalus est ... Die do-
par. 2, p. 5i, il breve di Nicolò IV, Cum ménica 7 octob. sumrno maneetiam
1
cinti

interaluuProvinciaSideì /'agosto 1 288: i pluvia recessit versus Pisaurum ,


quo
Sanctae Agalline Terram, aliaque Ca- Ponlifex venturus erat, et in magno pa-
stra, et loca ad provinciam Alassae Tra- lalio receptus fuit. Die luna 18 octob.,
bariae,non autem ad Romandiolac spe- giunto il Papa a s. Giovanni in Maligna-
dare declarat. I luoghi dichiarali sono: no supra Catholicam, procede per Pumi-
s. Agalline, Silvae Planae, Billis, Ray- ni. Nel ritorno da Bologna, nell'aprile

ncrii de Monte Auriolo, Raynerii de Ca- 1 53o, si dice solo, dopo essere stato a Ce-
staldeto, Hugolini, Pingnani, Macera- sena, Ponti/ex vero iter suum versu Ur-
tae Feltrine, Gattariae, Verguanti, et Tri- binum recta via Romani venturus arri-
vii, I I'iUonii, et Savinae cum omnibus puit. Bensì nel i532 Clemente VII tor-
dislriclibus, curtibus , vii li s, juribus, fi- nando Bologna per abboccarsi con Car-
a
nibus et pertinentiis suis ad suamjuris- lo V, si legge che reduce da Borgo s. Se-
diclionetn spedare. Apprendo dal Laz- polcro a'29 novembre: Ranchettati Pa-
zari, presso Colucci, Antichità picene, t. pa , cardinalis vero, et praclali per alia
22, p. 180, che il duca Francesco M/ I cum pluvia, et nive disper-
loca diversa
a' 16 agosto \Si/\ con suo atto dichiarò si, et Ego vero imam cum Sacri
fugati. -

signore di s. Agata, suo territorio e retto- staGatlajum oppidum in domo Laureti-


rato, con tutte le sue pertinenze rellora- Hi cujusdam oppidani dlius loci liospi-
li,dopo morte del cardinalFedericoFre-
la tnfus sutn. Die sabbaihi ultima nov.Pon-
gosi arcivescovo di Salerno, Aurelio fi- fex equilando per jlumen Miuritulac
ti

glio del già Ottaviano Fregosi nipote del ad Castrimi s. Agathae. Ego vero in Par-
cardinale, dopo la morte del quale spira- Ugalliam in domo cujusdam mei qf/tnis
va rinvestitura. Questa riportò l'appro- (scrive il ceremoniere Biagio Martinelli
vazione di Papa Paolo III, con breve de' di Cesena), ubi edam hospiinlus erat ora-
io agosto |54-I diretto ad Aurelio , che tor CaesarisDominiti mnjus hispanus.
fece marchese. Morto il medesimo, la ca- Nelladomenica seguitò il viaggio ad i\ler~
mera apostolica ne prese il possesso. Ivi cntum Saracenum,et Cesennm. Nel ri-
inoltre si dice: Essere il luogo assai bas- torno a Pioma è riferito, che a' o mar- 1

so circondato da'monti; avere la rocca e zo partito da Bologna, giunse \\ venerdì


l'abitazione del pretore. Nel monte supe- i4 a Pesaro, et ego scctilus ibi hospitti-

riore esistere un monastero di camaldo- tns suiti secundum ordinati curia Unni
lesi, chiamalo Monte d'Oro. Fondure il JJic iabbathì i5 mavtii, Papa Fanum i
8

i 1 U R D URB
uhi pransus est, ci in sero Senogalliam cui fabbricati sono cinti da mura dirocca-
cum curia sua... Die dominicaiG
-pelili le.Qui originò la nobilissima famiglia Ca-
mariti ad Scheggiavi locum clucatus Ur- saldeeia ovvero de'Dadei, per cui può da
bini hospitalus suoi. Se queste nozioni, ciò arguirsi l'epoca lontana dell'erezione
non tutte spettano a s. Agata, apparten- di questo luogo. Sotto l'amministrazione
gono alla provincia che in breve vado de- comunale ha gli annessi Fr aghetto }
Se-
scrivendo, ma colle coudizioni dichiarate nate Ilo e Villa di Fraghetlo della stessa
-ne' voi. LXIX, p. 22 LXXVI, p. 58 e , diocesi. Sono sue parrocchie s. Agata di
altrove. In s. Agata vi dimorarono diver- Fraghetto, s. Biagio di Schigno , s. Da-
si vescovi di Monte Feltro, e vi celebraro- mele di Senatello, s. Martino.
no il sinodo. Il vescovo Sorniani nel 1 568 Talamello. Comune della diocesi di
ivi lo tenne per 1' erezione del seminario, Monte Feltro, con territorio in monte, e
ed altri due li adunò neh 582 e nel 1587. tra'suoi edilìzi vi è una fabbrica di polve-
11 vescovo Marlorelli vi fece un tempo re da caccia, della quale gli abitanti fan-
residenza. Il vescovoDondi dispiacente del- no esteso commercio. Ha le parrocchie di
le contrarietà de'pennesi, per aver Bene- s. Lorenzo martire, di s. Pietro in Cultu,

detto XIII ristabilita la cattedrale di s. eia frazionale di s. Bartolomeo della Ser-


Leo, partì da Penna Fon- Billi,si ritirò in ra. Vi fecero residenza diversi vescovi, e si

te Scalino territorio di s. Agata, e vi mo- hanno alti autentici vescovili fatti in Ta-
li nel 729: insorta questione sulla tumu-
1 lamello per circa 1 12 anni, dal 1
349 a*
lazione del cadavere tra la collegiata di i46o. Vi risiedette certamente il vesco-
s. Agata e il capitolo di Penna Billi, que- vo Peruzzi, come risulta da'mouumenli
sto la vinse, li successore Calvi ristorò la del 1372 al 374? e «e divenne signore
1

chiesa principale e il palazzo vescovile. con altri luoghi: egli s'intitolava Episco-
Sono uniti all'amministrazione municipa- pio Fcretranus sive s. Leonis. Trovasi
le i seguenti appodiati e frazioni, tutti del- che vi dimorava nel i4'3 il vescovo fr.
Monte Feltro, tranne Sapi-
la diocesi di Giovanni da Rimiui il quale a proprie ,

gno che appartiene a quella di Bertino- spese edificò sulle falde del monte Perti-
10. Caj ole lo, colla frazione Palazzo, che cala, presso Talamello, un ampio e soli-
hanno la parrocchia s. Marino. Libbia- do palazzo vescovile. Nel sobborgo ag-
no 3 colla parrocchia di s. Bartolomeo. giunse una chiesuola che decorò di pit-
Monte s. Benedetto, colla parrocchia di ture esprimenti principalmente i fatti del-
s. Silvestro. Peti ella, colla parrocchia di s. l'antico e nuovo Testamento, e ne consa-
Michele Arcangelo. Rocca Pratica, colla grò l'altare. Chiamalo il vescovo di Ta-
frazione Pereto, che hanno le parrocchie lamello ivi. morì nel i444 e ^ u sepolta
,

di s. Donato e di s. Palerniano di Pe- in s. Agostino. Vi abitò ancora il succes-


reto.Rusciano, colle frazioni Poggio, Ri- sore Francesco da Chiaravalle. Talamel-
volpara 3 Scavolo e Valcadola, che han- lo ha l'annesso Mercantino della stessa
no le parrocchie della ss. Annunziata di diocesi, come lo sono gli appodiati: Per-
Scavolo, di s. Vitale di Ili volpara , e la ticara , colla parrocchia di s. Martino;
frazionale di s. Cassiano di Bagno. Sapi- Sarziano, colla parrocchia di s. Biagio;
gnOf colla parrocchia di s. Fiura. S. Do- Scecìuano, signoreggiato un tempo anco
nato, e la frazione Majano, colle parroc- da'Braucaleoui, colla parrocchia della ss.

chie di s. Donato e della ss. Assunta di Annunziala; Tor ricella, colla parrocchia
Majano. Ugrigno, colla parrocchia di s. della ss. Assunta; Vffogliano, colla par-
Cristoforo. rocchia di s. Biagio. Leggo nelle Memo-
Castel Delti. Comune della diocesi di rie ecclesiastiche del Ga rampi, che i ri-

Monte Feltro, con territorio mouluoso, i miuesi con Uberto Malatesla loro pode-
URB , URB 119
&tà tentarono di fabbricare un castello tempo quasi inespugnabile. Altri dicono
nel territorio di Uflìgliano, spettante al che il suo primitivo nome fosse s. Leone,
conte Federico di Monte Feltro, aderen- che in seguito cambiò o alternò con quello
te allora al cardinal Napoleone Orsini le- della regione,e poscia distintamente e co-
gato; onde per le censure, nelle quali e- stantemente si appellòSanleo. Monte Fel-
rano forse incorsi, ne richiesero e otten- tro è il nome del monte e della regione, co-
nero da Clemente V 1* assoluzione, co- mitato vicariato feretrano, e come gli al-
me apparisce dalla bolla de' 17 luglio tri del medesimo, anche furono i sanleesi
i3og. esono chiamati feretrani,sebbene è un no-
Governo di s. Leo, me disliuto quello della città di s. Leo. 1
Sanleo o s. Leo. Città già vescovile e ve«covidiMonte Feltro ne'monumenti an-
comune della diocesi di Monte Feltro, se- tichi della curia vescovile del Monte Fel-
de del governatore, sorge sul ripiano del- tro stesso, sono nominati vescovi provin-
l'alto Monte Feltro, in aria buona, luugi ciali e non urbicari, perchè presero il ti-

da Roma poste 3a 1/2, e da Urbino 7 le- tolo dalla provincia e da alcun luogo par-
ghe al nord-ovest, ne'conGni della pro- ticolare della diocesi, imperocché dimo-
vincia e stato d'Urbino, fra la Toscana, rarono e successivamente risiederono iu
la repubblica di s. Marino e la Roma- diversi luoghi della diocesi, e vi celebra-
gna, i dirupi che la cingono suppliscono rono sinodi; come dimorarono qualche
per mura. Pel sito sfaldato in cui eleva- volta, oltre in s. Leo, in Macerata Fel-

si, fu colla sua fortezza una delle più for- tria, nella repubblica di s. Marino, a s. A-

ti d'Italia, ed uti tempo essa era minutis- gata Feltria, in Talamello, nell'abbazia
sima : un'angusta porta con ponte leva- della Valle Feretranadis. Anastasio, (ìn-
toio n'è l'unico accesso (uel voi. XLV1, die la sede del vescovo si stabilì col semi-
p. 193, col. 2/, narrandone ]' ultime vi- nario nella città di PenoaBilli ove fanno la

cende, perommissione delle parole, degli loro ordinaria dimora.Dopo la traslazione


a
stessi napoletani, cioè nella linea 8. do- della cattedrale da s. Leo a Penna Billi,
po la parola ritirata , manca il senso , e per alcun tempo continuarono diversi ve-
qui ve lo pongo). Certamente neppure scovi a dimorare in altri luoghi della dio-
^anleo trovasi più in quella coudizione cesi, e nel secolo decorso il vescovo Cal-
che la descrisse il p. Civalli nel finire del vi fu pure a Marino, e nella Valle di
s.

secolo XVI, nella sua Visita trienna- s. Anastasio. In quest'ultima abbazia vi


le epoca in cui per la fortezza i duchi
, fece l'ordinaria dimora il vescovo Adima-
la tenevano provveduta e ben fornita, e ri del 14^9, e vi morì uel i4$4> avendola
r
guardata con gelosia. Auzi mg. Laucisi, già unita alla mensa vescovile Pio 11. Il
che attentamente un secolo dopo la visi- vescovo cardinal Filonardi l' abitò nel
tò, in certo modo il suo dire corrisponde 1573 e 1574. Vi risiederono ancora i ve-
a quello del p. Civalli , e lo riferirò per scovi Duranti e Scala che gli successe nel
ultimo. Sono sue parrocchie la ss. Assun- i643; così fecero i vescovi Belluzzi, Mar-
ta, s. Lucia, s. Martino di Pietramura, torelli, Donajuti ec. Ne restaurò la chie-
t. Severino. La chiesa di s. Leone cou- sa abbaziale il vescovo Buoni. Inoltre nel-
fessore, patrono della città e della diocesi, la medesima vescovi vi celebrarono si-
i

iu un tempo la cattedrale del vescovato nodi, come Sorniani nel j 573 e nel 1574.
Feretrano. Monte Feltro, nome antico Di tutto parlai a Monte Feltro e descri-
della provincia e del vescovato ,
per la vendo breve questa provincia e diocesi.
in
delta cattedrale, diversi scrittori lo die I furono lodati da'Papi per la fé
sanleesi
rono pure alla città di s. Leo, anche per deità, pel coraggio e valore col quale si
la rinomanza di sua fortissima rocca un distinsero, massime Martino IV die loro
iato U li B mi B
manifeste piove di benevolenza, per aver vp, insigne predicatore e altrettanto cele-

cacciato dalla cittàle truppe di Guido bre per pietà e austera vita, e per uno ile*

ilaMonte Feltro capoparte ghibellino, ed primi si unì alla riforma che produsse l'e-
acclamala la Chiesa romana suprema si- dificante ordine de' cappuccini, perciò di-
gnora. Il dotto sanleese arcipreteGio. Bat- scepolo del b. Matteo da Bascio: sivenera
tista Marini nell' Apologe ticum Ferelra- il suo corpo nella chiesa di s. France-
unni e nel Saggio delle ragioni della cit- sco di Camerino, ti p. Alessandro daSan-
tà di .>.Leo , non che Pier Antonio Guer- leo minore osservante, ministro provin-
rieri nella Carpegna abbellita edil Mon- t
ciale della Marca. Fi. Guido Santoni
te Feltro illustralo, trattarono degl'illu- da Sanleo de' conventuali insigne dot- ,

stri sanleesi e aldi feretrani fioriti per tore e provinciale della Marca. Due al-
santità di vita, per dignità ecclesiastiche, tri religiosi dello stesso ordine, nome e
per valore, dottrina e magistrature. Ne ri- patria illustrarono questa, uno de'quali
corderò alcuni, mentre di quelli della si- ottenne da Cosimo 111 l'abbellimento del-
gnorile e potente casa Fellria ne ragiono a l' altare di s. Francesco del convento di
Urbino coite loro principali gesta. Antonio Sanleo. Orazio Leontini di Sanleo lette-
da Monte Feltro giureconsulto. Fr. Loren- rato scrisse in versi la vita e «resta di s.
zo da Monte Feltro de'minori, arcivescovo Leone, ma sulle treccie di Pietro Natali,
di Ragusa. Beato Landeno da Monte Fel- e fu più volte gonfaloniere patrio. Loren •

tro terziario francescano. Matteo Cornino zo Laurentim dottore molto celebre, e-


famigliare di Leone X. Vi fiorì la fami- seicilò varie magistrature civili ed eccle-
glia Maifei , trasferita!»! poi in Macerata siastiche. Lelio altro dottore della stessa
Feltria, dopo essere slata in altre delle illustre famiglia esercitò diversi governi

terre principali feretrane, reintegrala del- nello slato e fuori. Michele Toma dotto-
la cittadinanza di s. Leo. Maffeo da Monte re di molta fama e di grande esperienza
Feltro fu capitano degli orvietani neli32i nel maneggio degli affari fu adoperato ,

con somma riputazione. Mario Maffei da'prelati Gessi e Campeggi nel ricupero
vescovo di Foligno, ed amministratore di che fece dello stato la s. Sede. Gio. Bat-

Monte Fiascone e Cor lieto. Gio. Battista tistaMazzariui e Girolamo suo fìglio,quel-
Brizio trovossi in patria a'3 assedii postivi lo dottore e questi capitano, raccolsero e

due volte da Borgia duca Valentino, ed scrisseromolte cose patrie: ili.°fu pure
una da Lorenzo de Medici. Sorpresa s. magistrato e per più. anni governò tutto
a
Leo e la sua rocca neli.° assedio di Bor- il ducato per Francesco M. IL Federico
gia, per tradimento di Lodovico Scarmi- Scripa nato in Pesaro , ma di famiglia
glione, il Brizio con Andrea Mazzariui e sanleese , fu dotto canonico di Vienna
altri la ricuperò al duca Guid'Ubaldo I d'Austria e cappellano aulico di Leopol-
colla strage degli uffizioli valentini. Nel do 1 e suo segretario della cifra : non vol-
2. tempo la ru-
assedio scalata di notte le accettare il vescovato di Pedena. Fe-
pecol concittadino Marzio,si portò aMan- derico Merlucci arciprete nella diocesi
tova ad implorar soccorsi dal duca ivi ri- d' Imola e scenziato. Giulio Volpelli fu
tiratosi,ed ottenuti circa i5 uomini gli giudice primario diTodi, podeslà diLuc-
riuscì introdurli nella piazza e ne impe- ca e vice-duca di Sora. Paolo Nardiui fu
dì la caduta. Fu bisavolo d'Olla vianoVol- ottimo e pio dottore di leggi, luogotenen-
pelli celebre giureconsulto, la cui famiglia te d'Urbino: ne fu degno figlio il dotto
dis.Angelo in Vado divenne sanleese. 11 b. Leonardo Antonio canonico teologo di
Matteo daSanleo di nobile prosapia e forse Loreto. Il Marini riporta purei nomi del-
deSevei ini, prese l'abito de'minori osser- le famiglie illustri che appartennero o fu-

vanti,™ dottissimo nelle scienze speculati- rono aggregate alla nobiltà e cittadina!*-
un K URB 121
m di Monte Feltro e dì S.Leo, (iella quale Monte Feltro la città di s. Leo, fortezza
ultima denominazione dice averne tro- che per due anni avea servito d'asilo al-
vato il princìpio avanti il secolo XI II, par- l'imperatore Berengario I e resistilo al-
ticolarmente parlando della famiglia Oli- l'armi d'Ottone 1. Questa poteva l'anna-
vieri, poi pennese, signora di Piega, castel- lista sassone con qualche ombra di verità

lo in vicinanza di s. Leo sino da dettoseco- chiamare priori bus satis rebellem,et in-
quale con eccidio di 3 della
lo, nel lìnirdel expugnabileni imperatoribus uon per- t

(a miglia venne espugnato da Galasso di chè Ottone I in fine non la espugnasse,


Secchia no de'signoii di Monte Feltro, non ma perchè molto gli costò quell'assedio
che de'molli illustri che vi fiorirono e de' e stento grandissimo ebbe a sottometterla.
(juali parlaija Penna Dilli. Negli articoli Dice inoltre, che assai prima della venuta
Monte Feltro veseovato con residenza del di Lotario II, Monte Feretro chiama vasi
vescovoa Penna Billi, e s. Marino o Sak- Oppidum s. Leonis, Monss. Leonis^ Pe-
marino lepubbhca nello stato pontifìcio tra s. Leonis, e che da questo potè il bar-

sotto la Sede, proce-


protezione della s. baro sassone coniare il suo Lutizan. Leg-
r
dei compendiosamente con diversi de'nou go nella Storia di Ri/nini del d. Toni-
pochi scrittori in essi memorati ,
preci* ni, t. 2, p. 352, convenire anch'egli che

puamente quanto al detto vescovato, col l'impresa di Lutizan non fu che a s. Leo,
sanicele benemerito della patria arcipre- nel recarsi Lotario li a Montefeltro, co-
te Gio. Battista Marini, cioè col Saggio me luogo unico ivi intorno conosciuto in-

di ragioni della città di Sanleo detta espugnabile. In favore della sentenza del
già Monleferelro eoi di' appo sto alla dis- Marini m'indusse eziandio il p. ab. Rea-
sertazione De Epi.seopa.tu Fèretrano gii iascì eugubino, il quale nella Biblio-
del p. Contarmi domenicano, il qualeavea grafìa dello Stalo Pontificio del 1792,
confutato l'altra opera del Marini inti- nel dare la sua dotta opinione in mol-
tolata Àdversum Paulina Danielem
;
,
tissime opere , come possessore di tutta
compluresque alios Pinnenses slpolo- l'imponente raccolta (tuttora e accresciu-
geticum Feretranuin. Dall' apparato di ta esistente in Gubbio), l'ammirai giusto
di sua erudizione lo credei in tutto ve- e savio critico. Egli nel dar contezza del-
ramente critico e imparziale, riportando a l'opera del p. Con tari ni , lodala dalle No-
sostenimento del da lui asserto le testimo- della repubblica letteraria, stam-
velle,

nianze di Michelangelo e Orazio Olivieri pate in Venezia, dichiarò. » Per verità


benemeriti di Penna Dilli loro patria e di se tanto meritasseil Contarmi non vo-
tutta la diocesi Feietrana,preposti succes- gliamo giudicarlo, solo ci contenteremo
sivi della cattedrale, i quali attestano l'i- di aggiungere, che il Marini nel lySS
dentità di Monte Feltro e s. Leo , alla pubblicò contro la citata dissertazione
cittadinanza della quale era ascritta la lo- il Saggio delle ragioni riferito, con il
ro antica e nobile famiglia. In favore del quale non solo sempre più stabilisce quan-
Marini, oltre il Castellano, mi confei ino to ili già avea (issalo, ina a giudiziode'
l'autorità del dotto ed eruditissimo Oli- dotti adequatamele risponde al suo av-
vieri, che a p. cj2 delle Memorie di s. versario , senza che questi o altro suo
Tommaso inFoglia, pubblicate nel 1778, fautore cosa alcuna ripetesse". Dipoi
narrando neh 1 37 l'impresa dell'impe- nelj7()3 lo stesso p. ab. Ranghiasci nel
ratore Lotario 11 di Lutizàn, nome usa- Supplemento itila Bibliografia* p. >.(>,
to dallo scrittore sassone nel descriver- registrando la Storta di Moutc/e/t/o
ne l'espugnazione, dice chea Muraioli d'Antonio M/ /ticchi Tra vagli, notò.- In
nun riuscì conoscerne il luogo, uè egli pre- tutto questo libro poco cognito il Zucchi
tendere d'accerta ilo. Tu Uà via trovar e nel tiene dietro al Marini su quanlo abbia
,

ni URB URB
mo riferito nella nostra Bibliografia al- una storia completa della provincia di
J'articolo di s. Leo n. ri 4e 5, scoprendo- Monte Feltro, stampato in Urbino. In
ne con critica varie coutraddizioni, e con questo articolo essendo naturalmente do-
una certa ragionala cronologia nel tem- vuto rientrare nel riferito argomento con
po stesso, con cui procura illustrare la più larga estensione di ricerche studiose,
storia della Penna sua patria tocca e^ , per la grandissima connessione che ha la
gaudio quella dell'intiera provincia Me- storia d'Urbino e sua provincia o duca-
taurense. Ci annunziò anticipatamente il to col Monte Feltro; per amore del ve-
Lami Novelle letterarie di Firen^
nelle ro qui ingenuamente confesso d'essermi
ze de' 5 e 1 2 giugno 1 76 l'ordine di que-
1 ne' summentovati due articoli, sulla fe-

st'opera, ma si vede il medesimo variato, de del Marini e altri ricordati, con trop-
perchè di 5 capitoli, ne'quali dovea con- pa persuasione abbandonato a loro in ab
tenersi, cangiossi in 7 articoli. I pochi e- cuni punti questionabili o dubbi ; ripor-
semplari ch'esistono in qualche privata tando talvolta quanto da essi appresi, e
biblioteca sono mancanti di frontespizio fots'anche senza avvedermene, con asso-
e d'indice io fine, per cui non può asse- luta affermativa (anche per non tempe-
gnarsi l'anno preciso, né il luogo ove si stare i miei scritti colle noiose ripetizio-
stamparono, e taluno per simile mancan- ni, dice, crede, vuole, opina, pretende, af-
za potrebbe dubitare della soppressione ferma sostiene), per osservarli concordi,
del libro stesso". Inoltre pel Marini con- il che non avrei fatto o almeno sarei stato
tribuirono a determinarmi di seguirlo più cautelalo se prima avessi conosciuta
a
due dotti e illustri eugubini, l'Armanni l'opera del pennese Autouio M. Zucchi
colle sue Lettere, e il Reposati coila sua Travagli, di cui parlai di sopra anche a
Zecca di Gubbio (opera e autore nel cor- Penna Billi, nella succeunata opera stam-
rente 1807 celebrati nel t. i5o del Gior- pata a Venezia e propriamente col titolo;
nale Arcadico xli Roma colla Biogra- Animadver sioni siili' Apologetico e sul
fia del preposto Rinaldo Reposati scrit- Saggio di ragioni per la città di s. Leo
ta dal marchese Francesco Ranghia- dell'arciprete Gio. Battista Marini. Da
sci Brancaleoni), il quale chiama: Ca- esso pertanto sono fra le altre sostenute
po la città di s. Leo di tutta la Fere- 3 questioni cardinali. i.° Che s. Leo non

trana provincia, nel descriverla colle è l'antico paese di Monte Feltro e di esso
altre nel 1773, dicendo pure nel tem- non fu mai capitale. i.° Ches. Leone uon
porale risiedervi, olire il podestà, anche fu vescovo Feretrano ma solo prete, beus\
un altro giudice dottore col titolo di com- protettore della diocesi Feretrana. 3.°Che
missario per governarla; e finalmente e- in s. Leo non ebbero mai residenza sta-
ziandio la lettura del contemporaneo bile ivescovi provinciali del Monte Fel-
giornale di letteratura intitolato Esteti- tro. Io non intendo d'impugnare tali pro-
ca Cristiana, che pubblicandosi per le posizioni discusse dal Zucchi Travagli, al-
cure del prof. Vincenzo Locatelli in Gub- quanto in opposizione al già da me riferito

bio, in quell' articolo ne feci menzione ,


ne'più volte ricodati duearticoli, nel segui-
cioè dello scritto riportato in alcune di- re memorati scrittori; neppure inten-
i

stribuzioni, in cui il eh. Achille Marini do propugnare il da me asserto, ma di


di
che poi seppi pronipote e concittadino alquanto modificarlo, onde tutto quel che
dell' encomiato Gio. Battista , in ordine concerne a'feretrani diritti in questa mia
al dominio temporale de' vescovi di Mou- opera sia restituito allo stato di questio-
te Feltro, alla residenza loro, ed alle cause ne rimasta indecisa fin qui senza pro- ,

di traslazione della cattedrale in Penna nunciar nulla in materia si delicata e di-


Dilli, desumendolo egli dal suo Piano di spulata, massime da'sauleesi e da'penue-
URB URB 12.3

si, gli uni affermando ciò che dagli altri A me pare che difensori d'ambo
i le parti

si nega ; contraili e discordie che proba- non vadino esenti dal soverchio amore
l>il mente sembrano originate dalla tra- delle cose da essi difese e vagheggiate, e
slazione della cattedrale da s. Leo a Cen- propendino ad essere apologisti parziali;
ila Dilli. Queste pretensioni e litigi de' come avviene ordinariamente in coloro
due luoghi sul diritto della cattedra epi- che si propongono di sostenere un argo-

scopale ed altri punti, formano vere an- mento, quali sebbene dichiarino tenersi
i

gustie ad un compilatore di brevi articoli, a severa critica, in fatto talvolta pel fervo-
e per un Dizionario quasi enciclopedico, re senza avvedersene non in tutto la seguo-

pasi però che fatalmente non sono rari. no, predominati dal loro modo di vedere e
Sul i .° punto, oltre il riferito da'nominati d'interpretare, in che hanno seguaci tutti
scrittori, trovo pure che nell'VW secolo quelli che aderiscono alle loro opinioni
Anastasio Bibliotecario tra le città del e dimostrazioni. Marini pre- Siccome col
Monte Feltro vi registrò col nome di cipuamente procedei ne' miei cenni sul
Monte Feltro, Sanleo. Sul 2. ° punto dissi Monte Feltro, dopo la cognizione dell'o-
di Leoue, che la chiesa Feretrana lo
s. pera del competitore, l'imparzialità sto-
venera per confessore; la città e la dio- rica esigeva che anco di questa ne dassi
cesi lovenerano per protettore, e si ritie- un' indicazione sui punti piti rilevanti ;

ne che nefosse anco ili.° vescovo j certo cioè almeno toccare in genere quanto da
e che dimoro e morì in s. Leo. Vero è pe- lui si è sostenuto in senso opposto, sulle
rò che poi col Marini lo dissi 1

vescovo, questioni più vitali, che si panno compen-
non senza notare e insieme avvertire, che diare alle 3 accennate. Il Zucchi Trava-
//?- s. Leone e ne il successore Maurici no, ,° punto
gli circa al 1 col Muratori, an. 962
i Lghelli li riporto noli' Italia sacra. e 963 dislingue
, la diversità che passa
Sul punto narrai ripetutamente an-
3.° tra Monte Feltro regione e s. Leo città,
che diversi altri luoghi della diocesi Fe-
i rigettando l'asserto dal Marini col rife-
retrana, dove vescovi vi celebrarono si-
1 rito dell'autore che va sotto il nome di
nodi e fecero residenza, finché venne de- Luitprando,e con alcuni monumenti dal-
cretalo da s. Pio Ve mandato in effetto da lo slesso Marini prodotti. Analoghe te-

Gregorio XI li che gli successe, il trasfe- stimonianze contro V identità di Monte


rimento della cattedrale e lo stabilimento Feltro, prolisso riuscirebbe il solo ram-
lidia sede a Penna Dilli, e vi sono tutto- mentarle. Il luogo che ne' primi tem-
ra; poiché ivi rimase la residenza vesco- pi portò lo slesso uome di Monte Fel-
vile, tranne quell'epoche da me non ta- tro , ossia il castello primitivo di Mon-
ciute, nella dimora temporanea de'vesco- te Feltro, dice il Zucchi, doversi ricono-
vi in altri luoghi della diocesi, e finalmen- scere nel moderno Castel Nuovo, colla
te anch'essa si stabili a Penna Billi, per sua chiesa e ora parrocchiale di s. Seve-
cui riparlandone di sopra, come colle No- rino, la quale nel 1 577 fu ricostruita alle
tizie di Roma continuai la loro serie del falde dello scoscendimentodel detto mon-
Marini, co-à con esse e colle proposizioni te, sulla cui sommità esiste l'antica col
concistoriali la compii,aggiungendovi i ve- suo monastero. Aggiunge, che l'antico
scovi nominali dopo la pubblicazione del- castello di Monte Feltro o Monte Felete
l'articolo MomTbFei ino. A dunque, torno a fu distrutto verso 1*896, e Castel Nuovo
protestare, che lungi dall'entrare in lun- trovasi perciò ben separato da Sanleo, il

ghe disquisizioni, un limiterò a dare un ge- quale distante meuod'uu miglio dall'an-
nerico cenilo del sostenuto dalZucchiTra- tico Monte Feliciade, collo stabilitisi s.
vagli coulro il primato di Sanleo sulMou- Leone eremita dahualinu per la Lima ,

le Feltro, voluto da' suoi e altri scrittori. di Mia santità ne prete il nome. In Sua-
i^4 UKB CJR B
\eo vi fu il podestà particolare, diverso si dice confessore soltanto
; colf assetto da

dal commissario feretrano giudice d'ap- ».Gregorio VII del io74,che fino a quel-
pello della provincia, il quale come dissi l'epoca niun vescovo fe retrauo era defun-
parlando di Monte Cerignone, ebbe un to in fama di santità; e colla grande lacu-
tempo residenza anche in quel paese, in na che passa dal 36o circa, da s. Leone,
Savignano di Monte Tassi, in s. Leo e di quasi 4-6o anni, alla comparsa dell'al-
in PeunaBillije per tale residenza commis- tro creduto vescovo feretrano Mauricino
sariale, stabilmente dal secolo XVI in poi dell'820circa,in contraddizione dell'altre
s. Leo godè il vantaggio della riunione cronologie de' vescovi di Monte Feltro. 4-
de'parlarnenti provinciali di tutte il co- vendo l'imperatore s. Enrico II nehoi4
mitato Feretrano, ritenuto il titolo e fir- daSanleo trasferito a Voghenza, al cui te-
ma di Commissario Feretrano, mentre scovato successe quello di Ferrara, le ce-
il giudice proprio della città conservò neri di s. Leone, nell' urna restata nella
quello di Podestà di s. Leo. Da questo città di Sanleo vi è scolpito nell'iscrizio-
non potersi attribuire a s. Leo il diritto ne la parola Presbyter, che si volle in-
di capitale ne'tempi anteriori all'indicato, terpretare per Vescovo. In quella poi ove
cui alcuni ascrivono. Quanto al 2.°punto, fu collocato in Voghenza, essendovi stato
parlando il Zucclii del culto di s. Leone, inciso il nome del vescovo Mauricino che
impugna l'induzioni del Marini per so- la fece, il Marini ritenne che fosse il i.°

stenerlo i

vescovo di Monte Feltro, per- vescovo feretrano che si conosca dopo s.

sino nel da lui prodotto sigillo, che per Leone, mentre Mauricino non di Monte
congettura dicesi esprimere s. Leone ve- Feltro ma di Voghenza fu vescovo. Pro-
stito da vescovo. Però non essendolo stalo, priamente il i.° vescovo vero di Monte
non può positivamente comprendere
si Feltre conosciuto, è Agatìio Episcopus
fra que' vescovi quali con s. Gaudenzio
i Monte Ferelris, intervenuto nell'826 al
da Rimila si ritirarono alla Cattolica do- sinodoromano tenuto da Papa Eugenio
a
po il conciliabolo; ne che convenisse con II; tale quindi sembrare essere la i. si-

s. Mercuriale o s. Piufillo a Forlì. Vuole cura notizia del vescovato Feretrano,che


provare quindi che s. Leone non fu mai i sanieesi vogliono assai più antico. Di-
vescovo di Monte Feltro: coll'antichissi- poi il vescovo Duranti, da Voghenza ot-
mo calendario della chiesa di Ferrara, tenne per la sua diocesi Feretrana una
pel trasferimento in Voghenza [V.) di insigne reliquia di Leone. In fine, per
s.

sue sagre ossa, dimostrando venerarsi nel- riguardo al i.° punto, nelle Animadver-
la festa a'i4 febbraio qual prete e con- sioni vuoisi dimostrato , non aver mai
fessore, e non vescovo, anzi nel sinodo di i vescovi di Monte Feltre tenuto stabile
Ferrara neli592 è detto: s. Lei Confes» residenza iu s. Leo, che il Marini vanta
sorisnon Pontificii•; coll'indulgenza nel per 9 secoli, e cosi anche in antecedenza
nel 3 3 concessa da Guido vescovo di
i i ali 173, epoca in cui fu compita la cat-

Ferrara a chi ne visiterà la chiesa in Vo- tedrale Leontina. Credersi il vescovato


ghenza, in cui pure è detto Beati Leo- eretto da Carlo Magno, a cui ne die spe-
nis Confessoris ; coli' antica messa del ciale facoltà Papa Adriano I nel sinodo
santo (approvala non ha guari per tulta romano, per le sue grandi benemerenze
la diocesi Feretrana dalla s. congregazio- verso la Chiesa e
la s. Sede, assoggettan-
ne de'riti come confessore non vesco-
e dolo all'arcivescovo di Piavenna, ciò che
vo)e colie lezioni proprie, comandate ver* pure fece Papa Gregorio V nel 997. Il

so ili65o dal vescovo Scala, e scritte dal- vescovo s'intitolò col nome della regione,
l'eruditissimo leonlino Francesco Pioti- e perciò fu vescovo regionario, non ve-
gli! arciprete di Pian di Meleto, nelle quali scovo urbicario , come quelli di Tera-
V R B
ma, Marsi, Sabina (f'\) e simili, i quali te Feltro e s. Marmo, sul terreno della
dalla regione e non dalla città residen- legalità,ninno finora avendo impugnato
ziale tuttora s'intitolano. E questa qua- il Zucchi Travagli. Sono appodiati di
lifica di vescovo regionario nel Ferelra- Sanleo, Monte, della diocesi di Rimini,
no, confermarsi pienamente dalla varia- colla parrocchia di s. Matteo; Monte Fo-
bilità della residenza in Talamello, in s. tofilo, della diocesi di Monte Feltro, co-
Marino, in Macerata Feltria, in s. Agata me i seguenti, colla parrocchia di s. An-
Feltria, ed in altri luoghi, ne'quali ripo- drea; Pietr acuta, colla parrocchia di s.

sano le ossa d'alcuni vescovi, e per la più Pietro; Tannano, colla parrocchia di s.

parte nell'abbazia della Valle di s. Ana- Biagio; Monte Maggio o Ma/o, colle par-
stasio, da dove in seguito della trastazio- rocchie di s. Agata e tli s. Maria di Pieve
ne decretata nel 1572 da Gregorio XIII, Corona. In quest' ultimo luogo il vesco-
a seconda del disposto da s. Pio V , in vo feretrano Sorniani, essendo morto nel
Penna Billi, ivi fu trasportata la cancel- 1601 nel monastero degli Olivetani di
leria. In Sanleo, per mancanza d'episco- Scolca nella diocesi di Rimini, volle es-
pio, fu preso per tale dal vescovo in en- sere sepolto nella chiesa de'minori osser-
fiteusi il palazzo camerale costruitovi da' vanti di cui era benemerito, nell'aver ge-
fiorentini che tennero il possesso della cit- nerosamente contribuito all'erezione del
tà in tempo di Leone X. Il capitolo fe- convento. Ora devo compiere promes- il

retrano composto del preposto e canoni- so ragguaglio delle Lettere di mg.' Lan-
ci, coslituivasi il più delle volte di par- cisi, del viaggio da Urbino a Monte Fel-

rochi della diocesi, e perciò non residenti tro e alla repubblica di s. Marino, delcar-
e senza canonica in s. Leo. Dopo compi- dinalTanara legato e amministratore del-
to l'edilìzio della cattedrale, nel solo gior- l'arcivescovato diUrbino, coll'ab. Albani
no natalizio del santo titolare cominciò nipote di Clemente XI e poi cardinale ,

il capitolo a riunirsi per funzionarla, co- con nobile comitiva. Reduci daScavoli-
me anche oggi lodevolmente praticasi da no, scrive il Lancisi con lettera de'20 giu-
porzione del capitolo della cattedrale di gno 1705, a' 18 di detto mese s'avvia-
Penna Billi. Nella collegiata di questa, sot- rono per s. Leo. Ne descrive l'inaccessi-
to l'invocazione di s. Bartolomeo, a istan- b iiità, la posizione altissima su cui ele-
za del vescovo si trasferì la cattedrale, sen- vasi, il sitoalpeslre. la porla scavata nella
za segreta oiTìci osila del duca e all'insa- rupe a forza di scalpello, riportando l'i-

puta de'pennesi. Così il Zucchi Travagli scrizione scolpita sul marmo nella fac-
ailerma. Laonde per tutto l'accennato, cia interna Recedile a me, qui opera-
:

che tutto quanto e assai meglio può ri- mini iniqui talem. Parole di avvertenza
scontrarsi in tale storico pennese e sue e- a chi governa la piazza per vegliar sulle
laborate investigazioni, risulla che per le frodi e gl'inganni, che una volta con po-
sue Am'/tuuh'crsioni critiche due , sulle che forze espugnarono questa fortezza. La
opere del leontino arciprete Marini, non chiama capo della provincia di Monte
si può portare assoluta sentenza quanto Feltro, e che perciò anticamente dicevasi
all'identità del MonteFeltrocon la città di Mons Feretri, pel tempio di Giove Fe-
Sanleo,alla sua supremazia sullospirituale retrio, alla cui. falsa adorazione ivi con-
e temporale sopra tutta la provincia e dio- correva tutta la provincia; cambiato poi il

cesi Feretrana, a s.Leone come creduto suo nome per la gloriosa di inora e morte,
i.° vescovo della medesima, che eziandio che s. Leone vi lece, chiamasi volgarmente

sopra altri disputati punti. In tal modo &. Ù60t 9Ó in latino Civitas Leonine
le discorse questioni leontine e pennesi polis. Conservarvisi un tribunale di pub
tornano per (juesl'ai'ticolo,ne'(lue di Man* blica e comune giudicatura per que'con-
,

126 URB URB


torni, oltre In dimora d'un podestà e d'un portare colassù a proprie spese delle pie-
commissario. La fortezza di s. Leo esse- tre e de' marmi per sì maestoso tempio
re stata considerata per una delle pili rag- non poteressere sufficiente la borsa d'un
guardevoli e forti d'Italia; ed allora di vescovo di Monte Feltro, sebbene d'uno
nulla mancare per una lunga difesa (leg- de'primi vescovati della nascente Chiesa
r
go nelle Notizie del cav. Giuseppe Va- romana: asserzione che mg. Lancisi dice
ia dier architetto romano 3 ch'egli a'noslri raccogliersi dalle memorie di Ravenna
giorni in s. Leo distribuì con bello e u- del R-Ossi. Di più narrare il mss. Vatica-
lile ordine il forte). Godere nella più bas- no del Volpelli sanleese, che i Malalesta
sa parte spazio di casamenti per molte già padroni del luogo, hanno da esso tra-
centinaia di soldati, e da mantenervi»! col sportalo in Rimini per la fabbrica della
solo prodotto della coltura del circoscrit- famosa chiesa di s. Francesco diversi inar-
to terreno, essendovi campi e vigne di mi, colonne e bronzi, ne'quali si vedono
molta fertilità; ne mancare fonti peren- l'aquile col fulgore, come autentica te-
ni sorgenti da'macigui, anzi nella più alta stimonianza d'essersi anche il duomo ri-

parte in cui sia collocata la rocca esservi minese costruito co' materiali del gran
3 copiose vene di acqua, le quali tempo fa tempio di Giove Feretrio. Lamenta per-
si raccoglievano per farne girare u«i mo- chè non si ridonava a tale chiesa l'antichis-
lino; perdita deplorata peressere andato simo pregio della sede episcopale, alme-
in disuso il macinare entro la fortezza, ve- no per qualche parte dell'anno. Essergli
nendo trascuratala di lei riparazione, la stato detto potersi erigere nuovi canoni-
quale da principio con pochi soldati po- cali colle prebende delle variecappellanie,
tevasi conseguire, come allora con non senza pregiudizio de'lrasferili alla Penna,
molti potevasi resistere non solo per be- i quali non più seguirebbero il vescovo,
nefizio, ma per credito straordinario del- quando nella festa di s. Leone reca vasi
la piazza, che forse era nel mondo uni- a celebrare nel duomo. Presso di questo
ca a godere d'un simil vantaggio. Nella esistere il palazzo già de'Feltreschi, con
fortezza bassa trovarsi il d'uomo antichis- 32 stanze,il quale per pura beneficenza

simo e sede del vescovato Feretrano, e- di Clemente XI, seguendo le vestigia de'
relto ad onore di s* Leone. Formarsi di predecessori, era stato assegnato al ve-
3 navate, bastito con pietre levigate , e scovo, ed allora era abitato dal castella-
molti marmi interposti sotto e sopra le no, che nell'ingresso de! cardinal Tanara
colonne, con alto presbiterio, a cui ascese gli presentò sopra un bacile le chiavi della
da'due lati per due scale agiatissimefian- fortezza. Alla parte superiore della mede-
cheggiate da balaustri di pietra; esservi sima, chiamata rocca , salirsi quasi car-
anco una parte di chiesa sotterranea sot- pone: essere collocata a oriente ed a cava-
to il presbiterio, ed al suo altare avervi liere della città e nel silo più eminente.
sentito colla comitiva la messa. Questo Avere due bastioni tondi di fronte con
gran tempio fabbricato dal Neri vescovo buona cortina risarcita in ogni parte da
di Monte Feltro, attestarlo l'iscrizione Clemente XI, da cui sperava il ristora-
del 1
1
73 : constructa fidi mirabiliset ar- mento pure dalla parte dell'armeria, ri-
moles Episcopati^ forlissimae
tificiosa dotta in pessimo slato, tranne i cannoni
cwilatis Leonis Moniis Feretri. E per-
s. molto ben montati, tulli cogli stem-
belli e

chè ne'marmi della chiesa vide a'suoi luo- mi de' duchi d' Urbino. I baloardi colla
ghi alcune statue e idoletti de'gentili, cre- collina chiudere un maschio, da cui si
dere anch'egli non improbabile che l'e- passa e si ascende, per porta ben difesa,
difìcio fosse fabbricalo co'cementi del fa- ad un 3.° baloardo parimente rivolto ver-
moso tempio di Giove; mentre per tras- so la città, a fianco del quale colPinter-
URB URB 127
nte7zo d'una cortina era situata l'interior corso dii3 secoli non solo mantenersi in
casa del castellano coperta dal di dietro piedi, ma eziandio in viridi ;il che non potè
con altro baloardo irregolare risponden- avvenire senza condotta egualmente sa-
te alla campagna. Sotto i baloardi essere via, politica e vigorosa nell'opportunità
scavate alcune carceri o piuttosto sepol- de'tempi, a fronte del cadere successiva-
ture, ovvero cantine o grotte, gemendovi mente di tante vaste e floride repubbli-
d'ogni intorno uno d'acqua pe- stillicidio che, che già furono spavento del mondo.
renne. Allacciandosi dalla cortina po- 11 cardinal Tanara, il nipote del Papa, il

steriore, la cui altezza quasi perpendi- diarista Lancisi e la nobile comitiva, par-
colare fa un orrore che piace, si sco- titi da s. Leo a ore 19, per incomode stra-

prono tutti que' monti, che fecero chia- de giunsero per tempo al fiume che pren-
mare il duca d'Urbino, Duca de' Monti, de il nome da s. Marino, e che bagna da
i quali nella provincia di Monte Feltro quel fianco le radici del suo monte. Po-
essendo di vivo sasso avrebbero anche da- co dopo guadato il fiume, riverente si fe-

to luogo al soprannome di Duca della ce incontro al cardinaleil capitan Belluz-


Sassonia. Però sassi che non sono steri- zi capo generale delle milizie della reli-

li, menti e penetrati da copiose vene d'ac- pubblicatoti altri 1 2 gentiluomini, e tutti
qua salubre e da diversi minerali, comu- fecero ad esso e alla comitiva obbligan-
nicano al terreno che a loro sovrasta una tissimi complimenti; il capitano ringra-
abbondante fertilità al mantenimento de* ziando il cardinale e il nipote di Clemen-
suoi popoli, li quali pei ciò servendosi d'a- te XI, dell'onore che facevano alla sua
limenti pieni d'un sottilissimo volatile, casa. Salendo 1'
erta montagna, fornita
godono una robustezza singolare del cor- per ogni lato di campi molto ben colti-
po e dello spirito. Il castellano Bonaven- vati, a suon di tromba si avanzarono due
tura (fratello de'prelati) banchettò gl'il- ambasciatori della repubblica , con 22
lustri ospiti, con perfetta rarità di vivan- cittadini armati; scesi da'loro cavalli, in-
de, e somma confidenza ed amore; trat- chinarono il cardinal legato in nome del
tando pure lautamente lutti i servi e i vet- pubblico e si posero al suo coi leggio, in-

turini, inche mostrò generosità e accor- tanto che la fortezza cominciò lo sparo
gimento, il quale insegna agli ospiti di de'cannoni. Poco meno d'un miglio du
sempre chiuder la bocca alla servitù, per- s. Marino, stavano in ordinanza le mili-

chè o non parli o parli bene. Con salva zie in due ale sino alla porta e composto
reale di 200 fanti solennizzò l'onore ri- di sopra 1000 fanti. Tra le festive dimo-
cevuto. Se la discorsa lettera mg.' Lan- strazioni popolari, giunse la comitiva al .1

cisi la scrisse da s. Marino, di questo fe- casa dei capitan lielluzzi guarnita da una
ce argomento la 4A in data d'Urbino 22 guardia d'onore, e subilo fu servita di
giugno i7o5: Della repubblica di s. Ma- rinfreschi. A disingannare col fatto la
rino, nostra permanenza in essa e ritorno mente non videro mai s. Ma-
di que'che
versoUrbino. Senza ritornare sulle lettere rino, comincia dal dire non esser villa o
Lancisiane, in continuazione e fine,trovo piccolo castello, ma sarebbe maggiorai-
meglio qui darne un'indicazione. Il dotto là della Penna, se vi fosse la sede vesco-
archiatrasi propose di dare una giusta vile, la (piale forse non m domandò da'
idea di quel paese libero, com'era al suo repubblicani per evitare delinquenti im-
tempo, per rettificare l'inesattissimo rife- pegni col vescovo.Trovòla rocca ben mu-
rilocla altri e segnata man te da Malagna- nita,con alcune torri dette Penne di s.
nel. La piccolezza dello slato e delle fòr- Marino, di difficile sorpresa per la (bua
ze di s. Marino, è una delle più valide e aspra salita del monte; dalle (piali P« li-

sue difese, poiché avea saputo nel lungo ne si gode bellissima ed estesa veduta di
128 URR U B B
inonli e di piani, che si perde nel mare A- della mancanza di ladri. Che quanto al po-
tlriaiico.il monte è isolato totalmente con litico e al militare, la repubblica gover-
sublime elevazione, difeso dalla natura e navasi colla giusta idea di non far inai
Essere luogo popolalo e civile,
dall'arte. oltraggio, o dare occasione alcuna di di-
essendovi roaritatemoltedamedelle città sturbo a'suoi vicini, e sopra ciò vivevi
convicine : aver buone case, oltre la Bel- con ogni gelosa severità. Teneva bensì
luzzi, il palazzo de'Maggi posto in piano, sempre ooo e più soldati arrolali sotto
i

con chiesa contigua decorata da celebre il comando del suo capitan generale, ca-
quadro di Guercino. Il palazzo del pub- rica a vita. E perchè la giurisdizione del
blico è molto grande, isolalo e con piaz- popolo di s. Marino è tutta circondata
za pensile, con bel teatrino. Quindi passa dallo stato pontificio, cioè per due lati dal
Lancisi a narrare l'origine di s. Marino, ducato d'Urbino, e pel rimanente dalla
la maniera del governocivile e criminale, Romagna, quindi è chedal medesimo po-
il politico e il militare, l'economico ; in polo si studiava di star sempre bene co'
ultimo della pietà e delle cose attinenti cardinali legati di quelle provincie, ed in
alla disciplina e buona morale del popo- ogni loro cambiamento vi mandava isuoi
lo. Circa l'origine, giunti in Rimini nel ambasciatorijcotne pure essere solito tras-
3.° secolo i due dalmati s. Leone e s. Ma- metterli in Roma
ad ogni nuovo Papa,
rinoni vescovo S.Gaudenzio gl'istmi nella massime per avere ricevuto tante dimo-
nostra religione e gli ordinò, ili. sacer- strazioni di benevolenza da' Papi nella
dote e il 2. diacono. Per fuggir poi la fie- concessione di molte grazie ed esenzio-
ra persecuzione, i due dalmati si ritira- ni dalle gabelle, venivano con tal atto
rono suidue più alpestri monti de' din- d'ossequio a procurare conferma pei* la

torni, cioès. Leone nel Monte Feltrio, e le medesime. Il regolamento della repub-
s. Marino nel Monte Aspro o Titano. Per blica abbondava di buone leggi, e si go-
la pietà e miracoli di s. Marino gli fu do- vernava con maniere molto prudenti ;

nalo il monte, ove si venera profonda- ma scarseggiava di proventi ,


poiché il

mente in uno a'Iuoghi ove il santo dimo- pubblico altro non è che la col lezione de'
rò, da lui scavati collo scalpello, per aver privati. Tuttavolta il pubblico potersi di-
professato la statuaria, e che sono covili o re ricco perchè non avea gabelle, e perchè
tane. Concorrendo popoli vicini a invo- i ogni particolare possedeva qualche cosa,
carne il patrocinio, si formò a poco a po- onde non vi trovò alcun povero poveris-
co la repubblica da quelli che vi si stabi- simo, e quelli cui mancava alcuna cosa
lirono, indi dilatata da'Papi, per averli i per vivere, venivano facilmente soccorsi
sammarinesi assistili contro iMalatesta.La da molte case ricche. Il popolo, egli l'am-
signoria è mista di democrazia e aristo- mirò molto divoto, con clero savio e pio,
crazia. Il principe del paese essere il con- coll'arciprete nella pieve, la quale non e-
siglio generale, compostoda due terzi del- rigevasi in canonica piuttosto per politica
la nobiltà , e dal rimanente di artisti e di quieto vivere. Eranvi i conventuali, i

contadini più comodi. La natura del go- cappuccini, i serviti, confraternite, mo-
verno era attenta per impedir le frodi e nastero di monache, e spedale pubblico.
i delitti., e stavano sempre alle porte del Non vi rinvenne né donne catti ve, né ba-
luogo le guardie, che non permetteva- stardi, seppure fosse vero, secondo alcu-
no ad alcuno I' ingresso senza fargli de- ni, che i proietti recavansi a Rimini. Cer-
1

porre le armi e risapere chi egli fosse, non to è che il vescovo mg. Mai torelli, ch'e-
vi entrava gente oziosa, ch'è la feccia del- ra della compagnia, assicurò Lancisi, vi-
le città, anzi dell'universo. Rare erano le versi iu s. Marino senza scandalo e con

finestre pianterreno colle ferrate, segno molta religione. Coll'eredità del filippi-
URO URB 129
no p. A Scanio Bell uzzi, era stato eretto tini, da'quali la ricuperò il duca France-
un lemmario di cui abbisognava la sua sco M." II nel 1-527. Di essa in seguito do-
r
patria, dove si educavano nelle lettere e vrò riparlare più volte. Racconta mg.
nella pietà molti giovani, e con pubblica Lancisi, che nel declinar del secolo XVI \
scuola altresì per insegnamento degli al- il Majuolo per la sfornatura
castello di
tri fanciulli, lì trattamento poi in casa di quella gran falda di monte sopì a cui
Bell uzzi fu magnifico e stupendo, nel trat- giaceva l'antico , si seppellì dentro di se
tenersi per un giorno e mezzo die vi fe- stesso co' templi, le case, le torri, gli abi-
ce la nobilissima e copiosa foresteria.Nel- tanti. Alcuni attribuirono il terribile di-
la mattina della partenza per Urbino, il sastro alla divina collera, perchè gli a-
cardinale ricevè là visita de'due capitani bitanti mossero un'ingiusta lite al pro-
rappresentami della repubblica. Dopo là prio vescovo sull'elezione del predicato-
scoscesa e rovinosa strada del monte ,
re, da essi usurpata, i quali perciò caccia-
giunti al piano del borgo, trovarono gli rono il religioso predicatore quaresima-
ospitati sotto un grande àlbero imbandi- le destinato dal vescovo. L'attuale Majo-

ta lunga tavola per dar loro un rinfresco, lo fu edificato dipoi, e n'è appodiato An-

profittando soltanto di scelti liquidi, on- tico della stessa diocesi, che ha la parroc-
de il generoso capitano fece porre ne'cà- chia di s. Gio. Battista.
nestri quantità grande di pesce nobile, dà Monte G rimano. Comune della dio-
servire alla mensa stabilita in Auditore. cesi di Monte Feltro, con territorio in

Ora de' prodotti naturali e de'manifat- monte,con diversi buoni fabbricati, qua- i

tm ieri della repubblica di s. Marino, di- li hanno una porzione di mura nel loro
scorse il sullodato Nigrisoli. X<a dice in circondario. Sono sue parrocchie s. A-
qualcbe floridezza nell' industrie agrico- pollinare, s. Donalo, s. Silvestro, e la fra-
le, doviziosa di frutta, di vini squisiti, zionale di s. Martino. Ha per appodiati
precipuamente d'olio d'uliva ; pressoché Monte Liccìano e Monte Tassi }
della stes-
incalcolabili le altre. Esservi cave d'are- sa diocesi, il 1 ,° colla parrocchia di s. Mar-
naria, d' alabastro, di gesso, di marmi, tino, il 2.°colle parrocchie di s. Gio. Bat-
argilla marnosa; acque minerali, saline tista e di s. Maria di Savignano.
e ferruginose dette della Vallee di Cen- Pian di Castello. Comune della dio-
tusi. Le manifatture soddisfare al biso- cesi di Monte Feltro, con territorio in col-
gno, e spedirsene a' luoghi propinqui. le, cui fabbricati sono cinti di mura mal-
i

Majolo o Majuolo. Comune della dio- concie. Fuori di esse è la chiesa matrice e
cesi di Monte Feltro, giacente in monte, parrocchiale di s. Salvatore, ch'è di vaga
i cui fabbricati hanno mura diroccate e moderna struttura, con poche case for-
di circuito. Sono sue parrocchie s. Biagio manti il borghetto, al riferire di Calindri.
e s. Paolo. Il vescovo Perituri n'ebbe il Di più aggiunge, che un tempo eravi il
dominio temporale con altri castelli dopo paese numeroso ne'suoi fabbricati, e con
il 35
i forse a lui ceduto da'signori del-
1 , forti mura all'esterno. A'tempi di Mala-

la Faggiuola , o datogli dal cardinal Al- testa venne atterrato il lutto e lasciato
bornoz: prima era appartenuto al mona- solo fortino, con un mucchio di case
il

stero di s. Donato di Pulpiano, incorpo- d'antica struttura, con torrione vano in-
rato poi alla chiesa di s. Secondo di Gub- feriormente , sostenuto il vano da reali
bio. Avea una rinomata fortezza, che sot- volti e muraglioni d' antichissima data.
to Leone X, per la deposizione del duca Fu poi nuovamente rifiibbriealo in par-
a
Francesco M. I prese a patti il Vitelli
, te, e recinto di mura. Ne sono appudi.i
colle milizie pontificie, dopo alcuni gior- ti Monte Alun'clio e Ripalta della dio- ì

ni d'assedio; dipoi l'occuparono i fioren- cesi di Monte Feltro, il i.° collii parroc-

VOL. LXXXVI.
9
i3o DRB U E B
chia di s. Maria Assunta, il ?..° con quel- Ponte, nella giurisdizione di Piamone; ca-
la di s. Agata. stelloche il Terzi volle stabilire nelle vi-
Sasso Fcllrio. Comune della diocesi cinanze della pieve di Monte s. Pietro, un

di Monte Feltro, giacente in colle, i cui tempo territorio di Castel delle Pupe, poi
fabbricati hanno mura in pai te dirocca- Durante e in ultimo Urbania, forse con-
le. Ila la parrocchia di s. Biagio, e la fra- fondendo il Castrimi Monlis Fetidi coi
zionale della suddetta s. Maria Assunta. Castel Vecchio.
11rinomato Sasso Fcllrio è l'ultimo ter- Borgo Face. Comune della diocesi di
mine della legazione d' Urbino e della s. Angelo Vado, con territorio in mon-
in
provincia di Monte Feltro. Ne bagli ap- te, a'cui fabbricati si aggiungono due ca-

podiati Gesso e Valle dì s. Anastasio sini villerecci. Qui comincia il fiume Me-

della diocesi di Monte Feltro, ili. colla tauro, colla riunione de'due rivi Metro e
parrocchia di s. Andrea, il i.° con quel- Auro. Reposati dice che Borgo Pace fu
la di s. Anastasio. Quest' ultima fu cele- costruito colle rovinedi Lamoleodi Bac-
bre abbazia unita alla mensa vescovile cia, ed appartenne alia Massa Trabaria.
da Pio 11, per cui diversi vescovi vi fe- In seguito ne riparlerò. Ne sono parroc-
cero la loro residenza, e vi celebrarono chie s.Bartolomeo in Castel de'Fabbri,
sinodi diocesani, come narrai di sopra, s. Croce in Sompiano, s. Maria in Dese,
principalmente parlando di Sanleo. s. Maria iNuova, s. Stefano in Felcino. La
Governo a" Urbania. famiglia Ganganelli, che die alla Chiesa
XJrbania (P'.). Cillà con residenza ve- Clemente XIV, al modo che dirò, era o-
scovile e sede del governatore, già capo riunda di Borgo Pace. Ad Urbania, par-
della Massa Trabaria, ed ove dimorava lando di Clemente XIV e di sua famiglia,
il commissario per l'appellazioni. Prima dissi che pare essere il -di lui padre nato
descriverò come costiluivasi la sua giu- in Borgo Pace, con alcune nozioni sul ca-
risdizione governativa, poi parlando del stello. IL Beposati crede che dalle rovine
nuovo governo di s. Angelo in ì ado, del castello di Baccia, fu costrutto nella
diròcome venne stabilita nell' agosto del Massa Trabaria Borgo Pace. Sono suoi
i85j corrente, ciò che debbo fare sulle annessi Castel de' Fabbri, Dese e, Som-
prove di stampa ; e il riordinare qui la piano, della stessa diocesi, le cui parroc-
decretata divisione produrrebbe confu- chie già nominai. Ila per appodiati , e-
sione. Bensì esui medesimi slamponi gualmente della diocesi di s. Angelo in
giunsi in tempo di riportarla per in- \ ado, Figgiano o FigianOfCoWa parroc-
7

tero nell' articolo Urbania. Ha per ap- chia di s. Salvatore. Palazzo de ucci, M
podiato Orsajola e l'annesso Montiego colla parrocchia di s. Floriano. Pacchia-
d' Urbania, colle parrocchie de!la stes- le o Parchialle, co\\a parrocchia della ss.

sa diocesi, s. Nicolò e s. Maria di Mon- Annunziata. Lamoli, colla parrocchia di


liego. Orsajola o Ursajola fu un castello s. Michele, già vicarialo della provincia
che col suo territorio fu un tempo sog- della Massa Trabaria, chiamato dal Ci-
getto alla signoria d'alcuni nobili, com'e- macelli Castello dell' Amole, ricordando
rano altri luoghi circostanti, cioèTronli- gli scrittori che ne ragionano, fra' quali
110, il Piobico e Castel de'Pecorari. Ciò il Pani phi lo che cantò seguenti versi.
i

paté doversi riferire all'epoca in cui esi- Nec Mercatellum Apennini a vertice di-
steva il castello Monlis Fenili, di cui star, - Praebet in Hetruscos Amala ceU
sussiste la denominazione nel territorio sa vita. Lamoli fu già rinomala abbazia
d'Orsajola; il qual castello sul principio nullius dioecesis, che Urbano Vili nubi
del secolo XI 11 fu distrutto a viva forza alla diocesi di s. Angelo iti Vado, al cui
da Ildebrando abbate di s. Cristoforo di governo ora appartiene Borgo Pace in
"

U R D
uno a' suoi appodiati, pel già avver- Jegiata di Mercatello. Nella quale imma-
tilo. gine delle Grazie,con nuovo prodigio, ap-
Mt'rcatcllo.Comune della diocesi d'Ur- parvero con vivido colore nel volto e oc-
bani»« con leni Iorio in 'monte e piano, chi risplendenti quelle fattezze che l'an-
con buoni fabbricati, fra' quali sono ri- tichità di più secoli avea reso appena di
marchevoli quelli che adornano lapiaz scernibili in addietro; e il divin Infante
za grande ed il paese è circondato da
, che la ss. Madre tiene in braccio, fu dal
mura. Il Calindri lo crede sorlo dalle ro- numeroso popolo spettatore veduto cam-
vine dell'antichissimo castello d' Amole, biarsi di colore nel volto, e presa un'a-
cui successe Lamoli. Il Castellano Io di- ria di paradiso inchinarsi più volte ver-
ce borgo distinto sul Melauro, ch'ebbe so il che lo ricopre, e dar quasi
cristallo
accrescimento dalle rovine d'Aiuole, anti- segno gradimento della divozione e te-
di
co castello posto nel sommo giogo degli nerezza del popolo slesso. La delta rela
A pennini, che dà il passo al confìnetosca- zionefu estralla da'processi autentici fat-
no, ed è lontano per una lega e mezza al- ti dalla curia vescovile. In Mercatello vi
l'ovest di s. Angelo in Vado. Era nullius è la curia vicariale a cui souo soggette le
dioecesis quando Urbano Vili l'unì alla parrocchie di Mercatello, le quali oltre
diocesi d'Urbania. Ha la collegiata e par- la nominata sono: s. Andrea in Brusca-
rocchia antichissima de'ss. Pietro e Pao- re, s. Biagio, s. Cecilia, s. Gio. Battista
lo, dichiarata insigne sino da' tempi di in Torre di Palla, s. Leone in Linara, s.
Leone X, con capitolo composto della di- Martino in Val Petrosa, e le frazionali di
gnità dell'arciprete, cui è devoluta la cu- s. Andrea in Corona e di s. Donato de*

ra d'anime, di i o canonici, 6 de'quali so- Palazzi. Vi sono monasteri delle mona- i

no parrochi d'altrettante parrocchie sub- che Clarisse, e delle cappuccine il quale è


urbane, senza 1' obbligo della residenza, piantato sulla casa ove nacque s. Fero
/
e di due mansionari. L'arciprete ed ca- i nicaGiuliani (/ .),che primeggia tra tut-
nonici aveano per insegne corali la cotta ti gl'illustri di cui è patria Mercatello. Il

e Falmuzia; e Pio VII col breve Quan- p. Ci vai li nella Visita triennale, presso
tum splendonsydtìi* aprile i8o3, Bull. Colucci, Antichità pi cene , t. a5, p. 21 3,
Rom. cont. 1. 1 2, p. 5, concesse all'arcipre- riferisce che i suoi minori conventuali vi
te il rocchetto , la sottana, la fascia con ebbero uno de'primi conventi nella fo-
fiocchi e la matite! letta, tutto di seta del resta poco lungi dalla terra, nel silo det-
colore paonazzo; a'eanonici, il rocchetto to il Fossato di s. Martino per la via che
e la mozzetta di seta paonazza, con aso- conduce a Città di Castello; dipoi ne fu
le e bottoni di color cremisi; a'mansiona- edificato altro molto bello neli25i cir-
ri , la cotta colla mozzetta nera. Trovo ca, a mezzo d'elemosine e con bolla d'In-
r
nel Marchetti, Memorie de prodigi avve- nocenzo IV. Mg. Ugolino poi vescovo di
nuti in molte ss. Immagini ,che dalla re- Città di Castello die facoltà al p. guar-
lazione impressa in Urbania ueliygGdal diano del medesimo nel 3 8, 1 1 di (ar con-
Buratti, rilevasi il prodigioso aprimento sagrare la chiesa da qualunque vescovo.
di occhi e volgere di pupille apparso la In essa la tribuna era dipinta, ed avea
§V volta a'24 luglio
1796, e continuato statue di pietra assai belle. L'esterno por
interpola taro eia le a tutto il dii5 agosto, lieo avea colonne di travertino, fatto nel
nell'immagine di Maria Assunta incielo i484 dal cav. Lodovico Stofanio, in lem
dipinta sulla tela che serve a ricoprire , pò Federico duca d'Urbino e d'Otta-
di
altra antichissima ina magia* venerata viano Uba Idi ni conte
di Mereate!lo,come
sotto il titolo della Madonna delle Gra- rilevasi dalle analoghe iscrizioni che
>

zie, che couscrvasi in un aliate della col riporta. Una 4- c m lode del mercatelle-
j32 URB li IiB
Francesco Draconi capi-
se illustre cav. lazzo de'Mucc» e Figiano. Il Torelli, Let-
tano del duca Federico in Fossombrone. tere, presso Colucci, t.i3, p. 176, ra-
il

Loda pure un altro illustre nel p. in. Bo- gionando della nobilissima famiglia Bran-
naventura conventuale, scrittore rarissi- caleoni, riferisce che messerBranca com-
mo del suo tempo, segretario del cardi- prò Mercateilo per 5ooo fiorini d' oro
nal di Sinigaglia e cronista di Giulio II; dal cardinal legato, ovvero l'acquistò do-
e l'altro correligioso p. m. Paolo, oltre po averlo occupato al modo detto a Ur-
il p. m. Paolo seniore fiorito nel conven- bania nel descriverne le principali noti-

to per dottrina e dignità., reggente di Ve- zie; altre riguardanti la loro signoria su
nezia e provinciale della Marca. Nel pio- Mercateilo l'accennai nel voi. XXXI! f,
vincialato del p. m. Paolo da Mercateilo p. 162, e della cessione che loro ne fece
nel convento fu tenuto un capitolo pro- nel 1 364 •' cardinal Albornoz, da'quali
vinciale neli5oo. Racconta inoltre il p. passò a'duchi d'Urbino e agli Ubaldini.
Civalli, che da Guido Rocco gentiluomo L'Amiani narra che nel 1377 Mercatei-
della terra gli furono mostrati gli annali lo si trovava occupato da'conti della Fa-
mss. di Mercateilo, ne' quali si legge la gioia, ed inutilmente i fanesi vi manda-
sua fondazione risalire ali 232 d'ordine rono le loro milizie per sloggiarli. Sono
r
di mg. Giovanni vescovo Confaludense appodiati di Mercateilo e della diocesi
a quel legato della Massa Traba-
tempo d'Urbania: Castel della Prefiche ha per
ria, a cui poi appartenne Mercateilo, e parrocchie s. Gio. Battista, e la fraziona-
fu signoreggiato da Bartolomeo Branca- le de'ss. Pietro e Paolo di Mercateilo stes-
leoni del ramo A'Urbania, al quale Gio- so. Guinza, colla parrocchia dis. Loren-
vanna Alidosisua moglie, come notai in zo. Metola, colle parrocchie di s. Maria
quell'articolo, per essere morto in Merca- de'Graticcioli, s. Pietro, s. Stefano, e le

teilo pose una memoria sepolcrale nel frazionali di s. Martino in Val Petrosa e
coro della chiesa de' conventuali ove fu di s. Andrea in Va Ica sola : la terra fu re-
tumulato, in cui è detto: sibi huiiis op- Margherita
sa celebre da' natali della b.
piai princìpi. Nel ricordato articolo nar- terziaria domenicana nel 1287, morta a*
rai, che Mercateilo colle altre signorie di i5 aprile i32o. Il Lazzari presso il Co-
Bartolomeo passarono pel maritaggio lucci, t. 22, p. 181, la chiama Medola,

dell'unica figlia col duca Federico, nel- e dice chea'4 marzo 533 il duca Fran- 1

a
la casa Fellresca. Reposati nel descrive- cesco M. I investì di questo castello po-
re Mercateilo, lo dice situato in una del- sto nella Massa Trabaria, Pier Antonio
lemolte penisole che forma il fiume Me- Santinelli das. Angelo in Vado, ed in vir-
tauro appiè dell'Apennitìo, piccolo ma di tù di tale investitura M. Bernardino U-
vaga struttura, circondato da mura e fos- baldini commissario di detta provincia lo
se con alquanti baluardi. Avere 4 porte pose in possesso, stipulante Pier Antonio
e sulla riva del fiume vedersi ancora le anco pe'suoi figli, nipoti e successori in
rovine dell'antica rocca. Loda la beila futuro. Dopo tale alto apparve il privi-
piazza, le buone fabbriche de' particola- legio dato a lui dal duca, in cui si dice
ri, la vaga collegiata eretta sin da'tempi aver fatto conte Pier Antonio del castel-
di Papa Alessandro III. Avere il semi- lo pel ricevuto dono di 3ooo scudi d'oro,
nario, T ampio convento de' conventuali riservatasi la licenza i\e\ Papa , senza la
con bel portico architettato da Giorgio quale l' investitura sarebbe nulla. Ag-
da Siena, il podestà e da cui dipendeva- giuntavi di più la dichiarazioue, che se
no i castelli di Lamoli e Borgo Pace; com- mai il castello di Medola col territorio
prendere il suo territorio castelli di Val-
i fossero ingiustamente tolti a' Santinelli,
bana, s. Martino, Castel della Pieve, Pa- spettasse al duca il rinfranco e pagare il
URB di B i33
doppio. Papa Paolo IH approvò questa no sue parrocchie s. Maria , I. Simone
donazione a' i 5 giugno 1 54 Aggiunge- i • degli Acinelli, «. Stefano , s. Lorenzo di
rò con Reposati , eh avendo Pier San-
» Rocca Leonella. Narra il Sansovino, «el-
tinelli giuniore fallo cpmmetlere un omi- I* Origini e fatti delle famìglie illustri
cidio, il duca gli fece confiscare il feudo d'Italia } riportato da Col ucci, Antichi-
dì Metula; e poi il duca Francesco M." I tà piceite, t. 9, p. 3 i i. Divenuto Castel
stesso lo die parimenti in feudo al conte Durante, ora Urbania, signoria demolen-
Alessandro Santiuelli. In seguito creduta ti Brancaleoni
,
questi divennero tanto
illegittima la subinfeudazioue, dopo la granili, che allargato il loro dominio, com-
morte del principe figlio del duca, ne pre- peterono colla famiglia di Monte Feltro
se possesso la camera apostolica; ma re- signora d' Urbino , con diverse guerre.
catosi in Roma il conte Alessandro, colle Possederono pure il Piobito o Piobbico,
a
ragioni della i. investitura ne riebbe il dove si vedono diverse vestigia di castelli,
possesso. Forse di tuie famiglia fu quel e fortezze disfatte e desolate, oltre Rocca
Lodovico Santinelli capitano della cele- di Leonellocol suo contado, Monte Guer-
bre Cristina regina di Svezia, di cui fe- rino, Secchiano , la Garda e altri molli
ci parola nel voi. LXXI,p. 254- Monte- luoghi, de'quali il pili antico fu il Piobico
date, colla parrocchia di s. Gio. Battista. o Publico. Posto questo sul fiume Can-
l'alte Bona o Falbiiona, colla parroc- digliano, che nasce sopra Scalocchio, e
chia di s. Michele Arcangelo, e le parroc- trascorrendo per molte miglia la valle di
chie frazionali di s. Biagio e di s. Cecilia. Candigliano, arriva al castello di Piobico;
Al presente Mercatello co' suoi appodiati parte del quale era situato nella diocesi
appartiene al nuovo governo di s. An- d'Urbino, diviso dal fiume che vi passa
gelo iu Vado, pel notato diCeudo d' Ur- per mezzo, e parie nella diocesi di Cagli.
bania, e per quanto dirò del nuovo go- Sorge in una pianura molto fertile e co-
verno medesimo. moda, ma poca e ristretta rispetto alla
Peglio. Comune dell'arcidiocesi d'Ur- gente che vi abita, essendo assai ben ba-
binOj il cui territorio giace in monte e iu stionato da'monti all'intorno molto alti,

piano, i fabbricati delqualehanno poche nelle cui pendici vi si raccoglieva a utile


mura di circuito, e vi è il piccolo borgo. de' popoli tanta copia di scotauo (pianta
Questa terra della Massa Trabaria è d'o- indigena dell'Alpi),che con l'aiuto de'gua-
rigine molto remota. Sono sue parroc- di suppliva e avanzava anche al sostegno
chie: s. Donino, s. Fortunato, s. Gio. Bat- de'medesimi. Montando poi dal Piobbico
tista del Balsomingo, s. Gio. Battista io al Monte Nerone, vi si vede, lontano un
Petra, s. Mustiola in Colle Lungo; e le miglio, in un'aspra e terribile collina, ve-
parrocchie frazionali del ss. Crocefisso di stigi d'un ricco, grande e bel palazzo in
Battaglia, s. Michele Arcangelo di Mou- forma di fortezza, dove appariscono an-
tenuovo, s. Martino in Selvanera. cora scolpiti in pietra viva diversi grifoni,
Pìobieo o Piobbico. Comune della dio- in segno che i Brancaleoni erano in que'
cesi d'Urbania, con territorio monte e in tempi allèziouati a' perugini. E andando
iu piano, con mediocri fabbricati. Avea più oltre trovasi la Rocca di Leonello, che
un ben inteso forte, che al presente non lia sotto di se un bel contado con nume-
ha alcun uso. Riferisce Cali udri con Pli- roso villaggio, sebbene riposto fra'monli,
nio, che quivi si (issarono i popoli pale- e oltre a ciò Monte Guerrino ed altri
stini o plestioi (ed Brandimarte trat- il p. luoghi fertili e buoni. 11 medesimo Coluc-
ta di Plestia e del lago Plestino a p.i68 ci iiell* Appendice diplomatica, alle me-

t\e\ Piceno A uno natio o GalliaSenonia), morie istoriche di Castel delle Ripe o lia
ed a quelli doversi l'origine del paese. So- della tara di Durante, t.
37, p. 90, ra-
i34 URB URB
gionando dell'origine de'Brancaleoni ohe no a tanto che non si riproducano pro-
lungamente dominarono, osserva che
la ve più certe dell'origine teutonica". Il

l'epoca di loro venula in Italia dalla Ger- Torelli colle sue Lettere illustrò la ge-
mania non si credeanteriore a'tempi teu- nealogia de' Brancaleoni co' monumenti
tonici, e si assegna nell'impero di Fede- <Y Urbania t
nel quale articolo le riportai
rico, d'Enrico, o al più degli Ottoni per colle notizie storiche de' Brancaleoni di
risalire un poco più alto, niente però più Castel delle Ripe e di Castel Durante, cor-
antico del secolo X, sentimento che piac- reggendo il pubblicato erroneo dal San-
que ad alcuni scrittori allegati dal San- soviuo, cominciando dal secolo XI II, ben-
so vino. « Ma chi non vede che queste ori- ché nell'albero genealogico da lui prodot-
gini sono state da) capriccio inventate per da Ramberto o Al-
to cominci lo stipite
secondare il genio di quel secolo, in cui berto del secolo XII, da cui nacquero Ala-
si credeva che niuna famiglia fosse chia- manno d'Alberto ricordato in un alto ,

ra e illustre, se non produceva la propria del 1249, e Oddo di Rainberlo del 1225,
discendenza oltramontana , come se di- qual comune stipite de'Brancaleoni Dtt-
strutto T impero romano in Occidente, rantini e di Piobico, e di altre linee alli-
fosse con esso mancata del tulio la sì ni, ambedue coetanei e fioriti in Castel
specchiata nobiltà «lei nome Ialino! È for- delle Ripe, perchè iu Ramberto o Al-
se questo sentimento sì costante e sì fer- berto pare doversi riconoscere un me-
mo, che non'possa contrapponerglisi au- desimo personaggio identico, anzi il To-
torità di autori egualmente autorevoli e relli trovò un altro suo figlio iu Ranne-

dotti? Eppure il Belmonzio, il Gamuri- ro. Così egli crede veramente aver tro-

uio, il Pucci, il Panvinio, il Crescenzo , e vato P albero de'Brancaleoni comune a


gli slessi scrittori tedeschi Arnaldo Wion que'di Piobbico, e di Castel delle Ripe e
e Àbramo Bzovio, ed altri, tutt'altra di- Durantini, onde nel ricordato articolo ri-

scendenza riconoscono ne' Brancaleoni, serbai per questo il discorrere de' piobi-
che la teutonica, siccome la credono co- cesi ,
però è necessario tener presente
mune con quella de'Pierleoni, de'Fran- quanto in esso ho riferito. Il medesimo
gipani e di altre famiglie derivate dagli Colucci a p. 61 ei22 del 27 *\z\V An-
t.

antichiromani Anicii Brancaleoni. E in tichità picene , ci diede ,°


: Documenti
1

realtà Pierleoni romani anche nel se-


i che riguardano il dominio dell' anti-
colo IX aveano delle relazioni nell' Emi- chissima famiglia 'Brancaleoni della
lia, o sia nelle parli contermini, come fa Rocca e del Piobico, illustrati con note
vedere il nobile maritaggio d' una fem- da Pietro Paolo Torelli. 2. Sulla gè-
mina Pierleoni con un gentiluomo della .nealogia de' Brancaleoni osservazione,
famiglia Tra versali, riferito dal Rossi uel- con l'albero che comincia con Brancaleo-
la sua Storia di Ravenna, e il Clementi- ne I del 107, padre d'Almerico o Albe-
r

ni ha detto nella sua Storia che nel se- rico I deli 160, da cui nacque Brancaleo-
colo XI fiorivano in Rimini i Pierleoni. ne II del 1 183. Questi fu stipite di due
Forse non poteva esser possibile, che al- rami: il i.° si formò d'Alberico II o Alber-
l' occasione del riferito matrimonio uno to o Ramberto sunnominato del 121 3,
della famiglia romana si distaccasse per 1236, I23g, dacui nacquero Annanno,
venire in queste parti, e che un di lui suc- Raniero e Oddo ricordati, formanti la li-
cessore nominato BrancaJeone si ritirasse nea Ripense Durantina: il 2. si formò di
in queste parti montane dove si accreb- Gentiledeli2i3, I232,i235,da cui nac-
be e venne ricco? Ma tutto sia dettò per quero Bellabrauca del 1236 e (274 pa-
un'ipotesi, e iu aria di congettura, la qua- . dre di Brancaleone della Rocca e rimi-
le però avrà diritto di essere ammessa fi- nese;Monlefeltranodeli235e 1274 pa-
3 1

CJR B URB i35


tire ili quelli ili Piobico; Filippo del i 260 riputatosidubbio Francesco, sembra più.
e 1 3oo sterile. I documenti de' Branca- verosimile il postumo Filippo. Il f\.° e
leoni signori di Rocca Leonella e del Pio- una promessa di servitù e vassallaggio,
bico, dichiara Colucci, interessano la sto- fatta in Cagli neh 236 a Bellabranca di
ria patria e contengono pregevoli notizie Gentile colla conferma dell' enfiteusi. Il

della geografia del secolo XIII in queste 5.° è la concessione in enfiteusi fatta nel

contrade; documenti dal Torelli tratti da- 1 2 36 in Cagli dal capitolo a Bellabranca
gli originali dell'archivio segreto del con- e fratelli del Castel della Rocca, essendo
te Antonio Materassi Brancaleoni, ere- spirato l'altro concesso a 3/ generazione.
de degli antichi Brancaleoni, anche in ciò La pensione per l'enfiteusi da pagarsi a
che riguarda la signoria del Piobico. Il s. Maria d' Agosto , consisteva in 2 soldi
i.° documento contiene la divisione se- ravennati anconitani, 20 de'quali for-
guita in Castro Plohici a' 1 5 ottobre 1 2 1 mavano una libbra , ed ogni soldo era
delle possidenze fra Alberico II Branca- composto di 1 2 denari. Forse a causa del-
leoni, da cui derivò la linea Ripense Du- l'accrescimento del feudo nel 1 334- erasi
rantina, e Gentile di lui fratello da cui , aumentata a 3 soldi. Nel secolo decorso
derivai uno signori della Rocca Leonel-
i il conte dovea pagare al capitolo un ca-

la e di Piobico. Il suddetto loro bisavo strato grasso. Il 6.° è un enfiteusi conces-


Brancaleone I nel 1 107 pagava al capi- so nel 1239 n F° rum Pontis
' , specie di
tolo della cattedrale di Cagli una pensio- borgo di Castel delle Ripe, da Bellabran-
ne per la Rocca delta de'Brancaleoni, poi ca e suoi fratelli a Corimbonodi Fmoc-
e oggi Rocca Leonella, secondo il Bric- chieto villa del Piobico. Il 7. ° altra con-
chi,Annali della città di Cagli. Tale cessione d'enfiteusi di Bellabranca e fra-
Rocca da chi la possedeva prese il nome, telli fatta nel 1240 a Corimbono. L' 8.°
laonde fu non solo detta de' Brancaleoni, altra concessione del 12 J19 nella Rocca di
ma successivamente Rocca diDellabran- Bellabranca: in quest'atto si osserva che
ca di Trasmondo, di Guido, finche da
t
dopo Federico II erasi cominciato a sop-
Leonello deli 496 si disse Rocca Leonel- primere negli atti pubblici l'epoca del no-
la, anche per averla essi abitata e perciò me dell'imperatore. Il 9. del 1261 è una
delti sempre della Bocca. Dalle note il- permuta fatta in Città di Castello con
lustrative di Torelli ricaverò soltanto quell' ospedale da Bellabranca e fratelli.
quanto reputo opportuno a questi cenni, 11 io.° è un'altra concessione d'enfiteusi
sebbene le denominazioni de'luoghi e re- fatta in detta città a favore di Bellabran-
lative nozioni non sono senza interesse, ca e Filippo Brancaleoni e loro discenden-
sul (male la vince la natura di mia ope- ti. L' 1
1.° del 1262 contiene la cessione
ra. Il 2. documento è la donazione fatta da Bellabranca e fratelli fatta al capitolo
nel 1232 in Castro Plohici, inter vivos, a di Cagli d'alcuui loro diritti, e specialmen-
favore di Gentile di Brancaleone II, e dT- te padronato della pieve d'Acinello,dis.
il

sabelladi lui consorte, di varie possiden- Benedetto e di s. Lorenzo dellaRocca bene-


ze. Il 3.° è il testamento di Gentile fatto fizi curati; de'quali Brancaleoni ne gode- i

in domo de Rocca nel 1235, nel quale so- vano molti di loro fondazione antichissi-
no nominate l'estese sue possidenze e am- ma, il che prova la loro pietà e sollecitudi-
pie giurisdizioni, ed Guidone, i suoi figli ne perchè fedeli avessero gli aiuti spiri-
i

Ugolino, Bellabranca, Raiuuzio, Dadeo, tuali e potessero esercitarvi il culto. 1 1


2.°è

Montefeltrano, Contuccio, a'qualisi vuo- una rinnovazione di concessione latti da'


le aggiungere Francesco, la cui figlia di- canonici di Cagli nel 1 262 «Iella Rocca, a
cesi nel 1267 sposò Bernardo Ubaldini Bellabranca e altri Brancaleoni, cioè del
colla rilevante dote del cuslello di Carda; la metà spettante al capitolo, l'altra par-
1

i36 13 RB URB
appartenendo a'Brancaleoni e la posse*
te Nelle note di questi , parlando il Torelli
elevano prò indiviso , forse perchè nella di Guncheto o Giunceto, luogo dove na-
sua fondazione fu fabbricata a spese co- sce molto giunco; di s. Andrea del Piau
muni del capitolo della cattedrale e de' di Molino; di Colle de Valcelli e di Mon-
Braucaleoni, i quali la ritenevano con di- te Forno, riferisce: Che dentro tali limiti
ritto feudale. Ovvero eretta soltanto da' si vede una grotta nella sponda del fiume

Braucaleoni, uno di essi ne donò la metà Biscubio, detta la Grotta di s. Ubaldo^


alla canonica e perchè ne avesse la tute- dove secondo la tradizione del luogo si
la. Certo è che nata contesa nel principio vuole che un tempo visse nascosto il san-
del decorso secolo per la morte di Filo- to,quando ricusava il vescovato. Aggiun-
mena Brancaleoni) ultima della linea di ge d'aver Ietto in autore che non rammen-
Bellabranca, sulla successione al feudo, la ta, che s. Ubaldo appartenesse alla nobi-

s.Rota romana dichiarò la natura del le famìglia Ubaldini (di s. Ubaldo scris -

feudo non come vera e propria e allodia- se la vita il vescovo eugubino suo succes-
le, a guisa cioè di que'beui soggetti a ca- sore Tebaldo, nel 1760 pubblicata dal
noni e a pensioni, ma per mezzo di quel più volte lodato Reposati, aumentata e
titolo chedicesi Appodazione. Tre fratelli accresciuta, lavoro che piacque a' dot-
Brancaleoni piobicesi discendenti daM od- ti). Il i5.°è la vendita fatta da Ranie-
feltrano, uno de' primi investiti, contesero ro d'Alberico di Brancaleone del q. Gio-
agli eredi di Filomena la rinuovazione vanni, della contrada delta Ranchi de*
dell'enfiteusi, ma il s. Consesso l'aggiudi- Pecorari. La discendenza d' Alberico e
cò al di lei fratello uterino Pietro Orazio di Raniero fu continuata fino a ser Gio-
Luzj cagliese sebbene estraneo ina più
, vanni Oddonis Brancae y il quale, co-
prossimo erede di Filomeua, e ne fu in- me narrai parlando de' Brancaleoni du-
vestito nel 1704. Da lu» e suoi eredi, in ranliui, mòri sul principio del secolo XV
fine passò ai Rigj di s. Sepolcro. Fino al in Castel Durante, lasciando eredi Ga-
1274 Bellabranca, Monfeltrano e Filip- leotto e Alberico de'Brancaleoni priucipi
po possederono molti beni in comune di quel castello, della schiatta di Monal-
sparsi nella Massa Trabaria, in Urbino, do d'Oddone. Segue l'istromento del pos-
in Pesaro, in Fano, in Fossombrone, in sesso. Ih 6.° contiene il laudo del giudi--
Cagli, in Gubbio, in Città di Castello e ce compromissario, fatto nel 1274 in Co,'
ne'loro terrilorii. II documento 1 3.° è una s £ro/tocc/ìtftj ,fraBellabrancada una parte,
vendita fatta nel 1262 da Giovanni e Gu- e fratelIiFilippo e Monfeltrano dall'altra.
i

glielmo di Monte l'Abate, a'Brancaleoni, Sembra cheBranchina figlia del 1 ,°marita-


d'uu podere nel territorio di Cagli nella Lodovico Belmonle ri-
ta al nobile milite
ValIeAcinelli.il 1 4- de'7 luglio 1 269 con- minese, abbia avuto in dote la metà del
tiene la di visione di Bellabranca e suoi fra- castello de'Pecorari. 1 1 7. è la transazio-
telli, con Averardo di Rainaldo e sua nio- ne eseguita neh 274 a* 3 dicembre in Ca-
A»lieGuastuzia,iu forza d'una elezione d'ar- stro Rocchae, di Bellabranca co'suoi fra-
bitro eletto di reciproco consenso in per- telli, del denaro ch'era pervenuto nelle lo-

sona di Bonaccorso da Orsajola. L'atto ro mani , nel tempo in cui erano vissuti
segui in Castilionis s. Bartholis, situato in comunione. Il 18. è la donazione fatta
incontro a Carda, ora non restandone che nel suddetto luogo e giorno, di Bellabran-
i ruderi, ne'limiti della signoria Branca- ca a' suoi fratelli Filippo e Monfeltrano,
a
leoni , e poi passò in proprietà degli U- a ciascuno per parte de'suoi beni, o
la 3.

baldini, indi parte a 'conti Brozj aretini e per meglio dire de' loro beni fino a quel
parte a'eonti Boni urbinati. Segue l'istro- tempo goduti in comune fra loro, colla
mento di divisione eseguita dall' arbitro. consegna della parte che toccava a ciascun
-

URB URB i3 7
no colla dimissione dell'amministrazione. di Castel Durante ebbero un comune ge-
Da quest'atto apparisce , che Ranuccio nitore in Brancaleone II, come notai in
canonico feretrano eia figlio di Gentile principio coll'albero genealogico formato
di lì ranca leone. Iliq. è una concessione dalTorelli,dopO avere ragionato sulla di-
d'enfiteusi di Filippo ediMonfeltrano, nel scendenza de'Brancaleoni per chiarire o-
ia84 fì>tla nel castello di Monlelaeasa, scurità e dubbi. Meglio è vedere quanto
di cuiappena restano ruderi da essi i , riportai a Urbaniasuì Brancaleoni Ripen-
frequentato dopo la divisione e perciò si e Durantini. Trovo poi nell' infeuda
detti nobili Brancaleoni di Monlelacasa. zioni o subinfeudazioni riferite dal Re-
Il 2o.° contiene la procura fatta nel 1288 posati nel t. 2, p. 25 1, che il duca Fran-
1

da Monfeltrano al fratello Filippo, per la cesco M.' Il a' 24 agosto 1576 ricevè il
lite con Trasmondo della Rocca loro ni- giuramento di fedeltà da' conti Antonio
pote e figlio di Bellabranca, il quale per Brancaleone e fratelli Brancaleoni couti
controversie avea tenuto per lungo tem- del Piobbico posto nella provincia di Mas-
po prigione nella stessa fortezza della Roc- sa Trabaria, per la rata che spettava lo-
ca lo zio Filippo. Il 2 i.° è l'atto del 1 288 ro con certa capitolazione. E de' subin-
di vendila di Ranuccio
Raniero Bran- di feudati riportati dal Lazzari presso Co-
caleoni de'Pecorari. Egli fu padre di Bran- lucci, 22, p. 190, leggo, che il medesi-
t.

ca che abitò in Durante, ed ebbe a figlio mo duca nel i5c)2 subinfeudò il castello
Oddone, da nacque il suddetto sei'
cui di Monte Grino e Rocca Leonella, luoghi
Giovanni, die morto senza successione, del territorio di Cagli, ad' Ettore Pucci
lasciò eredi memorati parenti dinasti di
i d' Urbino per certa giurisdizione acqui-
Durante. Segue I* Osservazione sulla di- stata da Lodovico Paltroui in quella ra-
scendenza de' Brancaleoni e Te ricerche ta per se e suoi. In segno di soggezione
sulla famiglia d'Alberico 11 nata dal fi- dovea pagare ogni anno un paio di pic-
glioRaniero suddetto, la (piale pare de- cioni nell'agosto al duca e suoi successo-
caduta tosto dal nativo splendore, e si ri- ri. Sopra tali luoghi e loro dominio su-

dusse alla ristretta condizione di cittadi- scitossi lite, e poi ne cadde il possesso al

no privato. Certo è che Alberico li nella conte Paolo Luzj da Cagli. Al comune
divisione che fece de'beni paterni col fra- di Piobico sono unite le frazioni di Ca-

tello Gentile, cui toccò il Piobico e la Roc- stiglione e di Rocca Leonella, ambedue
ca, non può dubitarsi che abbia avuto par- comprese nelle già
della diocesi di Cagli,
qualche castello, co-
te delle ricchezze e nominate parrocchie. Del dominio di Roc-
mequello di Preverzo esistente un tempo ca Leonella abbastanza ne dissi; quanto
presso Castel delle Ripe con proprio ter- a quello di Castiglione, rilevo dal citalo
ritorio, e qualche parrocchia soggetta al- Lazzari, che desso con Basciuchero o Bac-
la pieve di Preverzo stesso: distrutto Pie- ciuccaro,ambedue feudi della Massa Tra-
verso, col suo popolo e contado si accreb- baria furono feudi del conte Giulio U-
,

be quello di Castel Durante


mentre il j baldini, morto il quale senza figli nel
figlio Raniero avrà ricevuto dal padre 1 ( > j (), ne andò in possesso la camera apo-
il castello de'Pecorari, o almeno una me- stolica. Inoltre Piobico ha per appodiali
tà, l'altra essendo dote di Bianchina sun- Monte Grino Off redi con la frazione ,

nominata. Si crede probabile, che Albe- Monte Forno,*: Pecorari. Monte Grino
rico Il avesse altri figli co' quali Raniero della diocesi di Cagli, ha per parrocchie
divise l'eredità paterna. Ma il Sansovino. quelle frazionali di s. Donato e di s. An-
nomina Armanuo e Oddo, anch'essi en- sovino, e di sua inleudazione poc'anzi ne
trati a parte dell'asse paterno; in conse- feci parola. Ollredi e Monte Forno della
guenza i Brancaleoni del Piobico e quelli diocesi di s. Angelo iu Vado, hanno le fra-
6

i38 UH B U R B
zìodì delie parrocchie di s. Vincenzo di notai nel paragrafo d'Urbania i motivi
Candigliano, di si Aiisovino,di s.Donnto, pe' quali soltanto sulle bozze di stampa
di s. Lorenzo di Rocca Leonelln, di s. Si- mi è dato aggiungere quanto ho però
meone degli Acinelli. Pecorari della dio- riferito a Urbania articolo, che per dispo-

cesi d'Urbania, ha le parrocchie di s. Do- sizione sovrana de' 10 agosto del corren-
nalo e di s. Silvestro. Oltre quanto ho te 1857, il comune di s. Angelo in Va'
detto della signoria de'Brancaleoni su Pe- do fu inualzato al grado di governo con
corari, 1 eggo nel Lazzari, presso Colucci, governatore proprio residente in detta
t.22, p. 178 , che il duca Federico a' città. Che il suo governo venne forma-

giugno 148 1 donò a Francesco Ubald ini to colle comuni di Mercatello e di Bor-
della Carda, suoi figli e successori maschi go Pace, comprensivamente agli appo-
in linea in infinito il castello ds'Pecorari diati d'amendue, a tale effetto smembra-
nella Massa Trabari», col suo territorio te dal governo diUrbania e che in ;

e con tutte le autorità, colle quali lo pos- compenso governo d'Urbania, gli fu
al

sedeva il duca. Essere il luogo riposto fra assoggettato il comune d* Apecchìo co'
montagne, ed i nobili Ubaldini riedifica- suoi appodiati, smembrato perciò dal go-
rono il palazzo di loro residenza, rovina- verno di Cagli, anche per la sua mag-
to nel terremoto del 78 1 r .

gior vicinanza ad Urbania. Disposizioni
Governo di s. in Vado. angelo tutte da avere il loro effetto il [."gennaio
S. Angelo in Vado( r^.). Città con re- i858.
sidenza vescovile,giàsededel vice-governo Distretto di Gubbio.
del suo nome col vice governatore, forma - Governo di Gubbio.
lo di porzione dell'antico governo d' Ur- Gubbio(V.).C\U.ìì con residenza vesco-
bania, nel quale articolo non poco ripar- vile, sede del governo e del governatore
lai di s. Angelo in Vado, per essere la sua distrettuale, e ne riparlai a Urbania per
diocesi unita a quella d' Urbania aeque le sue celebri maioliche. Ha degli annes-

principaliter, governata da un solo vesco- si e le frazioni di Gniomise o Giotnisci,


vo. Ora è sede del proprio e speciale go- colla parrocchia di s. Michele Arcangelo,

vernatole. Al suo comune sono annesse le Catasto e Carbonessa, della stessa dioce-
finzioni di s. Martino e Sorbelolo della si: il castello <\q G hiorni sci, come lo no-

stessa diocesi, con parrocchie, quella di s. mina Reposati , nel 1208 il comune di
Florido portando anche il nome di Sor- Gubbio per 4oo lire ravennati Io com-
belolo (Vittore II sottrasse dal vescovo*- prò da Monaldo di Suppolo. Se Carbo-
di Siuigaglia la Massa di Sorbetolo, e l'as- nessa è lo stesso che Carbonana di Re-
soggettò a quello di Fossombrone: que- posati,essa era una delle due principali fer-
sta Massa non la trovo nel Riparto , ove riere del contado, con fortilizio, spettante
soltanto si parla di Massa Manente, con a'eonti Porcelli. Ne sono appodiati e del-
piccola parte di Massa Bagni della dioce- la diocesi di Gubbio medesima: Bacca'
si Monte Feltree nella legazione di For-
di resca, colla, parrocchia di s. Anna. Il Laz-

lì).Di più s. Angelo in Vado e nella sua dio- zari presso Colucci, Antichità picene, t.
cesi ha gli appodiati Bacciuccaro o Bac- 22, p. 188, lo chiama castello della Bue-
ciucaj'o, già feudo degli Ubaldini, come caresca, e Io dice subinfeudato neli57G
a
poc'anzi notai, colla purrocchia«di s. Mi- «lai duca Francesco M. II, al capitano
chele Arcangelo; e di Monte Maj'o }
colle Francesco Gabrielli e Bartolomeo suo
parrocchie di s. Gio. Battista in Cassia e .fratello eugubini, in uno alle sue ville; ed

di s.Maria de' Medici e le frazioni di il conte Michele Gabrielli lo possedè per


,

quelle di s. Vincenzo in Candigliano, di qualche tempo. Biscina, colla parrocchia


s. Maria de'Graliccioli, di s. Pietro. Già di s. Gio. Battista. Il Lazzari stesso, a p.
URB URB .
'
i3cj

i -S, narra die Guid'Ubaldo I a'


il tinca golino a mezzo del cardinal Michieli suo
i o maifo t499 8,, binfeudò a Bartolomeo congiunto ricorse al Papa, il quale gliela
Bartolini, suoi figli e successori in infini- accordò. Il ne lagnò a Innocenzo
duca se
to il castello della Biscina, colla rocca, pa- Vili, e questi dichiarò non intendere con
lazzo e possessione , tutto il territorio e ciò pregiudicare all' infeudazione dello
quanto vi avea e possedeva, con piena stato. Nondimeno il duca riconoscendosi
autorità che ne'beni succedessero anche di fatto pregiudicato, pel suo residente o
le femmine, e di quelli disporre per te- agente rappresentò le sue ragioni al Pa-
stamento. La sua situazione è fra le col- pa, e siccome questi ne avea bisogno per
line, e lo il conte Onofrio
possedè ancora le rivoluzioni della Marca, non senza di-
della Porta di Gubbio, e si crede peria- spiacere si quietò. Gravandosi i Bandi del
to di donne. Delle benemerenze col du- duco, questi colle milizie si portò furio-
ca di Bartolini, discorre Reposati nel 1. 1, samente su Petroja e altri loro castelli, e

p.36o, perciò ebbe il detto feudo con tan- li saccheggiò con ispaveuto de' popoli, e
te facoltà. Nota ancora che in antico era distruzione del palazzo e possessioni. Il du-
di casa Gabrielli eugubina fino dal 3oo, i ca ei conti ricorsero quindi a Innocenzo
e nel 1 4o3 Caute lo die in dote alla figlia VI1F, e dopo molte dispute , si convenne
Lodovica, sposata a Ciccolino Michelotti da'conli Bandi la cessione delle giurisdi-
perugino colle giurisdizioni. La famiglia zioni e de'beni al duca, mediante una som-
Barlolioi terminò nel sécoloXVI in 3 fem- ma di denaro .eh' esili sborsò a titolo di
mine maritate ne' di Gub-
conti Branca comprila. S. Cristina e l'annesso Tor-
bio, di Carpegna colla dote della signo- ricella, colla parrocchia di s. Cristina.
ria di Magrano nel territorio eugubino, e Valcobale, con Fratticciola in parte, e

della Porta di Frontone, i quoti riporta- le parrocchie frazionali de'ss. Pietro ePao-
rono in dote fra gli altri beni il feudo di lo, s. Biagio in Carpiano, s. Pietro in Fiat*
Biscina,' con due altri nobili feudi. Casti- ticciola.
glione Aldovrandì , colla parrocchia di Costacciaro. Comune della diocesi di
s. Maria. Trevo nel Lazzari a p. 1 88, che Gubbio, colla parrocchia di s. Marco E-
il castello di Castiglione nel territorio di vangelista e convento de'minori conven-
Gubbio fu subinfeudato nel i5y5 a con- tuali: ne parlai nel voi. XXXIII, p. i()"> ;
ti Beni eugubini, e il conte Francesco lo ma quanto ad Angelo, e non Fauni, Mas-
possetlè per lungo tempo. Coccorano, col- sarelli segretario del concilio di Trento e

la parrocchia dis. Antonio. Col Palom- vescovo di Telesc che non è )


di Costac-
bo , colle parrocchie di s. Angelo di Car- ciaro, ma di s. Severino, lo notai in tali

bonesca, s.Egidio di Col Palombo, s. Ma- articoli. Aggiungerò alcun' altre notizie.
ria di Valdichiascio. Febbino o Felino,' 11 Cimarelli dice che gli eugubini per far

colla parrocchia de'ss. Pietro e Paolo, col- mostra di loro potenza vi edificarono la
l'annesso Colcelli. Petrojo, coll'annesso fortezza sopra una collina, e con tali mu-
Scritto, e la parrocchia di s. Michele Ar- ri da renderla inespugnabile. Ci convie-
cangelo. Riferisce Reposati, t. i, p. 289, ne Caliudri, non però che Gubbio edifi-
essere Petroja del contado di Gubbio e casse Costacciaro, come al suo dire pre-
circa 8 miglia lungi dalla città. Lo posse- tendono gli eugubini. Il Reposati, Della
deva Ugolino Bandi nobile riminese, il cui zecca di Gubbio, riporta le seguenti no-
avo n'era stalo infeudalo a 3." generazio- zioni su Costacciaro. Non molto dopo l'e-
ne dal conte Guid' Antonio d 'Urbino, e dificazione delia Pergola e di Cauli. ino,
perchè l'investitura terminava in lui sup- verso ilr.240 circa e iu tempo del tanto
plicò il duca Gnid'Ubaldo a confermarla vescovo Villano, gli eugubini per (17 j li-

al figlio Federico. Aveudola negata, U- re ravennati leccio l'acquisto ilei castello


i4o 13 RB U11B
àé\* Isola damigli di Manfredo, poi chia- cesi di Nocera, colla parrocchia di s. Be-
malo Costacelayb, ad venduto insie-essi nedetto^ quella frazionale di s. Nicolò. Il
me al castello di Lecciedi Campetello, la Ciuiareili chiama il castello dell'Isola Fos-
3/ parte della torreedel castello di Bran- sara contea molto antica degli Odagi ur-
ca, e con alcuni villaggi, dagli eremiti di binati, fra'quali Giulio Cesare si distinse
s.Croce di Fonte Avellana, il i ,° de'quali, non meno per la vetusta nobiltà de'suoi
cioè Costacciajo, fu poi notabilmente da antenati, che per la scienza speculativa e
essi ingrandito e ridotto a quella forma pratica, special mente in quella degli astri.
the si vede, non cedendo nella struttura Apprendo dal Lazzari, presso Colucci, t.

e vaghezza a qualunque altra buona ter* 22, p.180, che a'21 ottobrei523 il du-
ra delle vicinanze. Nel 1 377 Costacciajo, ca Francesco M." I per privilegio costi-
la Branca, Ghiomisei'e altri luoghi si ri- tuì conte dell'Isola Fossaja nel territorio
bellarono contro Gubbio. Nel 39 1 si le- 1 di Gubbio, Girolamo Odasi dalli bino;in-
vò dalla soggezione del conte Antonio di di l'8 agosto1 539 Guid'Ubaldol I ciò con-

JMonle Feltro, e si die a' Ma la lesta co'quali fermò ad altro Odasi. Dice che il paese
«1 a in guerra. Nel secolo seguente il duca è in sito basso fra aspri monti, in forma
Federico vi eresse una rocca. Nelle sue più di villaggio che di castello.
vicinanze era una delledue principali fer- Scheggia o Se fileggia. Comune della
riere del territorio di Gubbio appartenen- diocesi di Gubbio, con territorio in piauo,
ti a'duchi, poi da Francesco IVI." II ven- colle e monte, essendo il paese circoscrit-
duta a Filippo Galeotti, e da questi ridot- to da forti mura, cou borgo munito di tor-
ta a uso di maglio o officina per tirar ver- essendo nel pubblico pa-
re, altra è antica
ghe di rame per la zecca eugubina, e per lazzo:ha le parrocchie di s. Maria in Cam-
lavorare cou facilità ogni sorta di caldaie, piello e di s. Palerniano, e la matrice è
poiché avea e forse avrà ancora pure ve- degna d'ammirazione. Di Scheggia ragio-
ne di rame. nai nel voi. XXXIII, p. 1 65. L'antica cit-

Pasctlupo. Comune della diocesi di tà vescoviledi Lmcco/z o Luceoli (f^.) pave y

Gubbio,con territorio in monte, cui sem i



che abbia dato origine al paese ,e dicesi che
plici fabbricati sono cinti di mura, ed ha sorgesse ove trovasi Cantiauo, come vuo-
iin piccolo borgo. Ha le parrocchie di s. le Cimarelli, il quale crede pure che deri-
bernardino edis. Palerniano. Dell' ere- vasse dalle rovine dell'antica Iguvio In-
mo omonimo degli eremiti camaldolesi, ginia a cui successe Gubbio. Questi inol-
feci parola nel voi. VI, p. 3o2: il vesco- tre afferma che la terra di iSchieggia die
vodi Gubbio Fabio Maucinforte ne con- i natali a molti uomini illustri tanto nel-
sagrò la Girolamo, questa e
chiesa di s. l'armi, quanto nelle lettere valorosi, fra*
quello posti sugl'altissima cima del Mon- secondi nomiuandoAndreaBartoIiniscen-
te Cucco neh" Apennino. Dice Calindri eiato. NelPiuvasione temporanea di Cesa-
che il paese ebbe origine dopo la distru- re Borgia, Scheggia ueli5o2 patì deplo-
zione del forte castellare e della città di rabile saccheggio ; indi entrò in Cagli che
Tie"0. che si elevava un miglio e mezzo maltrattò con ogni sorta di ostilità.

«listante; la quale distruzione seguì nella Governo di Cagli.


battaglia fra Narsetee Totila presso Sen- Cagli (^.). Cillà cou residenza vesco-
1Ì1WJ e che nel territorio vi è V abbazia vile,il cui vescovato aeq uè principaliter
r
de'ss.Bartolomeo e Emiliano de'Congiun- è unito à quello di Pergola (P .)>esede
toli, la cui chiesa è della figura di s. Pao- del governatore.
lo di Roma, con facciala sorprendente per Acqualagna. Comune dell'arcidioce-
V elevazione e pel lavoro. Appodiato di si d'Urbino, con territorio in piauo, colle

l'usoelupo è [Isola Fossara delia dio- e monte, avente molti fabbricati , e no-
UR B URB i{i
tabile ponte di 3 archi sul fiume Candi- io in Canfiogio. Monte. Cor di no, colle par-
gitano. Sono sue parrocchie s. Giovanni rocchie di s. Lorenzo in Canfìagio, s. Se-
del Pel rìccio, s! Ilario di Monte l'Arcel- vero della Pieve del Colle, e la fraziona-
la, s. Martino del Castellare, Il
Lucia, s. le di s. Barbara. Pietralala 3 colle par-
Castellano borgo posto al con-
lo cliiaraa rocchie di s. Nicolò, s. Vincenzo martire
fluente de'fìueni Borano e Cantiano nel- del Furio, e le frazionali di s. Ilario e di
la strada* corriera, che di lì comincia ad s. Lucia.
ascendere i gioghi del Furio. La batta- Apecchio.Comune della diocesi di Cit-
glia fra Totila e Narsete, si opina che ivi tà di Castello, con territorio
in monte, i
maggiormente infuriasse, avendo avuto cui fabbricatisono in parte cinti di mu-
termine colla prigionia del regolo. E' lun« ra diroccate in molta quantità, e muni-
gi 3 leghe e mezza al nord da Cagli, e 4 te all'esterno di buon borgo. Ha le par-
al sud ovest da Fossombrone. Vuole Ca- rocchie di s. Bartolomeo di Caselbuono,
lindri,che prima si denominasse Acqua- ». Martino, e le frazionali di s. Paternia-
Battaglia, forse per 1' accennata seguita no, s. Stefano dell'Osteria nuova, s.Pao-
nella pianura nel 553. Poco lontano è il lo di Fagnille, s. Donato di Castel Guel-
bel taglio fatto nello scoglio a guisa di fo, ss. Quirico'e Giulitta. Sono suoi ap-
botte, pel cui vano transita là strada cor- podiati: Carda, cori l'annesso Serraval-
riera detta del Furio. Nel paragrafo Ma- le, della diocesi di Cagli , che ha le par-
cerata Feltria parlai di Piiino Pisauren- rocchie di s. A nsovino, s. Cristoforo, s. Lo-
se e di Pi tino Mergente, e che il i.° fu renzo della Colombara, s. Maria di Ser-
presso Macerata Feltria, il i.° presso Ac- ravalle, ss. Quirico e Giulitta di Caselle,
qnalagna e nel suo circondario. Allorché e le frazionali di s. Giovanni di Cassia e
neh5o6 Giulio II si recòa Bologna per s. Paterniano. M'istruisce Lazzari, presso
ricuperarne il dominio, racconta l'Amia- Col ucci, t. 11, p. Ì79, che il duca Fran-
ni, che nel settembre perveunein Gub- cesco M.
a
I con lettera de'2 3 febbraio 5 4 1 r

bio, poi a Cantiano, e in Cagli fermò si die il castello d'Apecchio posto nella Mas-
un giorno; passato dall' Acqualagna al sa Trabaria, a Girolamo e Gentile fra-
Furio, ai6 entrò in Urbino; e per Ma- telli e figlidi Guid' Antonio Ubaldini del-
cerata Feltria e Marino s'incamminò
s. la Carda, in perpetuo, riservato il consen-
a Cesena. 11 \).G ali\co, De Itincribus
Rom. so del Papa, e superiorità a lui. Il castel-
Pontificum, riferisce che il Papa entrò a lo è posto in sito vago e basso, circondato
Gubbio a'22 settembre e pranzò nel sub- da monti, e fu posseduto ancora dal con-
urbano monastero di $. Secondo con 8 te Ottaviano Ubaldini. Quanto a Carda,
cardinali e.i suoi famigliari, facendo Tin- il castello fu signoreggiato da'Brancaleo-
preceduto dalla ss. Eu-
gi esso nella città ni di Piohico, come notai in tal paragra-
caristia, cavalcando cardinali in cappa i fo, e poscia dagli Ubaldini che si dissero
paonazza. A* -23 partì per Cantignano e signori di Carda, famiglia illustre e po-
vi pernottò; a'24 dopo pranzo ne partì e tente, della quale mollo dovrò parlare.
ad Aqualagnam pervenil, a e per noeta- Cariano, cogli annessi Monte Fiore e Mi-
vit. Nel dì seguente andò a Urbino. An- gliara> della diocesi di Città dì Castello,
che altri Papi onorarono Acqualagna di ha le parrocchie frazionali di 1, Giovanni
loro presenza. Ne sono appodiati e del- di Somole e di s. Stefano delt'Oftteril nuo-
l'arcidiocesi d' Urbino: Farne to o Far- va. Leggo nella Fisita triennale del p.
lieta, che ha le parrocchie di s. Lorenzo, Civalli, riportata dal Colucci, Antichità
s. Palerniano, e la frazionale di % Bar- piecnr, t. l5, p. 184, che eonwoto de'
il

bara. Frontino di Nari, colla parrocchia minori conventuali di Monte l'iore, dal-
di s. Barbara, e la frazionale di s. Loren- l'antico suo luogo colle limosine fu tra-
1 42 U R 13 URI)
.sportato vicino alla lena dal p. hi. Fran- Battista, il cui capitolo si compone delle
cesco Fratello, concorrendovi la commu- dignità dell'arciprete e priore, che hanno
ti» e Gio. Antonio Maltempo. Fiorirono la cura dell'anime, e di 8'
canonici, tutti
nella terra il Girolamo Fratello uòmo
p. avendo per insegne corali, nell'inverno il

pio e di molte lettere, prima conventua- rocchetto e la mozzetta paonazza, e nell'e-


le e poi generale de'cappuecini, de'quali state il rocchetto e la colta. Altra parroc-
lasciò una Cronaca Fran- mss.; il p. in. chia è s. Nicolò, e vi è pure la frazionale
cesco Fratello provinciale della Marca ; de'ss. Quirico e Giulitla di Pievarella. I

Ariano Ariani medico e filosofo eccellen- minori conventuali vi hanno il convento


te, a cui nella chiesa de'conventuali fu po- della B. Vergine Mercede, concbie-
della
sto un niagnifico epitaffio. Trovo uel Laz- sa. Di Cantiano ne cenno nel voi.
feci

zari, pressoColucci, t. 22, p. igo,che Mon- XXXUI, p. 1 65, dicendo pure che surse
te Fiore, Fietra Giulia, Monte Vicino, Fa- dalle rovine della città vescovile di Lu-
7
gnille sono castelli della Massa Trabaria, ceoli o Luccoli (Z .), come Scheggia, che
feudi antichi e divisibili, di poca conside- esisteva due miglia più oltre presso il pon-
razione per essere i luoghi aspri fra mon- te Rizzole IViecioli, ove ne restano al-
ti ispidi e alpestri; e furono posseduti, al- cune vestigia, la quale si crede da Caliti-
meno dali58o in poi, da'eonti Ottavia- dri edificata da'pelasgi 1 3 1 1 anni avanti
no, Gio. Francesco Ottavio e Bernardino la nostra era , indi distrutta da Narsete
Ubaldini: il conte Aurelio Gorboli d'Ur- «iella guerra gotica, per tener le parti di

bino vi acquistò una certa rata. Monte Tolda; non che dell'aulico tempio di Gio-
Vicino della diocesi di Città di Castello, ve, di cui disse l'imperatore Onorio: De-
ha le parrocchie di s. Maria delle Celle, lubra Jovis saxoque minantes,- Apen-
t

s. Faolo di Fagnijle, s. Paterniano, e le nicolis c.ultas Pastoiibus Aras. Il Ca-


frazionali di s. Ansovino e di s. Giovanni stellano lo chiama borgo situato nella via
di Vignolle. Pietra Gialla o Pietra Giu- Flaminia in riva al fiume Cantiano, e lo
lia3 cogli annessi Colle Bosso e Colle dice luogo che ne' tempi di mezzo fu di
Stregone, sono sue parrocchie s. Giovan- grande lustro e di operosa industria. E'
ni in Somole, s. Lorenzo in Sessaglia s. , distante per 3 leghe e mezza al sud da
Martino del Piano, s. Stefano del Baccioe- Cagli. Rinomato ed efficace, massime pe'
chéto, s. Stefano dell'Osteria nuova, e le bambini, il balsamo di Cantiano, grande
frazionali di s. Paolo di Fagnille, s. Mar- n'è lo spaccio. Riferisce Cimarelli,chegli
tino, s. Maria delle Celie, s. Maria de' eugubini aumentarono Cantiano in mo-
Graticcioli. Soltanto sulle prove di slam- do, che da castello ordinario di venne ono-
pe mi è dato avvertire, pel notato diso- revole terra, e dimora di molti nobili,
pra ne' paragrafi Urbania e s. Angelo d'industriosi cittadini, molti de'quafi fio-
in Vaclo ) che per disposizione sovrana, rirono nella toga e nell'armi assai eccel-
il comune Apecchio co' suoi appodia-
di lenti, onde resero famosa e illustre questa
ti, ora soggetto al governo di Cagli, dal loro patria. 11 Reposati nel t. 1 Della Zec-
i.° gennaio 1 858 sarà sottoposto -al go- ca di Gubbio ci dà le seguenti notizie su
verno d' Urbania. Cantiano. Circa ili 235 il comune di Gub
Cantiano. Comune con annessi della bio, dopo aver procurato di ridurre a
diocesi di Gubbio, con territorio io mon- perfezione il governo di Pergola e difen-
te, colle e piano, paese vasto con buoni derlo da' cagliesi e da' loro confederati,
fabbricati,munito di mura che si con- nel tempo stesso da un altro lato del suo
giungevano alle due rocche di romana vasto territorio cominciò a fabbricare il

costruzione, avendo pure gli esterni bor- castello poi terra di Cantiano, tra le rive
ghi. Ha la collegiata e parrocchia di s. Gio. del Barano e le appendici del Catria. Del-
U R.B ORI* i43
la qual fondazione si hanno memorie in Patrimonio di s. Pietro, che qualche anno
moltissimi atti giudiziali di strepitosa e prima se l'era fallo suo con usurparlo al
lunga lile, che nel fine del secolo XI 11 en- comune di Gubbio. Non lardò però mol-
trando il XIV
ebbero gli eugubini col ret- to Giovanni a fawsi rivedere sotto le mu-
tore del ducato di Spoleto, la quale lite ra di Canliano nel 35 1, e coli aiuto del
1

il comune
Gubbio con legittimo giu-
di conte Nolfo di Monte Feltro e degli U-
dizio superò neh 3o4, avantiDiotichei io baldini tornò invano ad assediarlo. Allo-
di Lorano governatore di tal ducato per ra Giacomo riparti dal Patrimonio co'
la s. Sede. Imperocché sin dal 17.76 il ret- suoi aderenti e grosso esercito, si recò a
tore pretendeva di togliere al comune i Gubbio e lo strinse d' assedio, onde poi
più ricchi e popolati castelli per diminuir- Giacomo capitolò rinunziandonela signo-
ne la forza e assoggettarlo. In conferma ria; ma non attendendo alle promesse,

dell'edificazione fatta dagli eugubini di Cantiano, la Pergola , Carbonara e altri


Canliano, l' imperatore Federico li nel luoghi ricusarono di sottomettersi alla
1241 con diploma rinnovò al comune il sua tirannia. Intanto Papa Innocenzo VI
privilegiodato da Enrico VI suo padre al da A vignette mandò nello stato pontificio
comisnedi Gobbio, indi con altro del 1 244 il cardinal Albornoz per ricuperare i do-
gli concesse il castello diCanliano e di Col- mimi usurpati alla s. Sede; questo cele-
inalrano colle loro pertinenze e distretti, bre legato nel 355 chiese Cantiano a
1

con piena facoltà di liberamente far uso Giacomo, ed esso negandoglielo si vcmie
dello flesso castello, di sua giurisdizione alla l'orza, e furono fatti prigioni Giaco-
tanto nella curia che negli uomini, come mo e Caute Gabrielli suo figlio e con- ,

negli altri castelli di sua giurisdizioue.Col- dotti con Giovanni di Cantuccio a Monta
O) a treno era un castello postolo un colle Falco. Essi però trovarono il modo di ri-
incontro a Canliano, tra'quali di sotto al cuperare poiché venuti a trat-
la libertà;

piano passa la via Flaminia, per la quale tato col cardinale, Giacomo gli fece dare
affluendovi i vicini abitanti de'luoghi ed il girone di Canliano, e il casserò di Col-

i forestieri, ambedue i castelli crebbero di malrano lo riservò perse. Iridi il cardinal


giorno in giorno di tante abitazioni, che Albornoz nel 3>5j dichiarò M. Brasca si-
i

giunsero a riempire lo spazio che li sepa- gnore di Gubbio e di Canliano, e duca


rava; si vennero in ultimo ad unire insie- di Spoleto. Dichiara Reposati ignorare chi
me, e di due castelli se ne costituì uno as- fosse, e solo sapere che continuò a domi-
sai grosso e popolalo, il quale in seguito nare sino ali 368. Dirò io per semplice
meritò il titolo di terra, con ritenere il so- osservazione, che avendo la suprema di-
lo nome di Caulinno 3 per esser questo sin rezione delle milizie papali l>lasco Fer-
dal principio mollo più ragguardevole di nando,nipote del legato,nel 358 tatto ret- 1

Colmati-ano. Nel i35o prepotentemente nome pare che forse


tore della ÌYIa rea, il suo
il ghibellino Giovanni di Cantuccio Ga- abbia qualche relazione con quello diDra-
brielli di Gubbio s'impossessò della città, sca. Rimosso nel 1 36() dalle signoriebVasca
e tosto marciò sopra Canliano per impa- pe'suoi pessimi portamenti da Urbano V,
dronirsi del castello; l'assediò e intanto poscia Cantiano fu dominato da France-
fecedar fuoco a'borghi. Senza dubbio l'a- sco Gabrielli da Gubbio. Leggo pure nel
vrebbe occupato, se il Bastardo della Per- l'Amiani, che Cantiano essendo possedu-
gola,famoso guerriero, non avesse dalo lo dall'eugubino Francesco Gabrielli, nel
opportuno soccorso a Canliano, onde gli i385 glielo tolse il conte Antonio d'Ur-
convenne desistere dall'impresa, e lasciar bino suo capitalissimo nemico, d quale
libero il paese a Giacomo Gabrielli suo dominava in Gubbio per ; cui si unì a
congiuutOjgovernatore della provincia del Carlo Maialaste da Ri mìni, e colWnter-
i44 URB URB
posizione de'finrentiniedel contedi Car- sonosi trovali diversi idoletti di bronzo
pi potè riaverlo, oltre r 200 ducati per le d'antica forma; ed aggiunge che circa il

spese della sostenuta guerra. Questa pe- i4oo comprato dalla famiglia della
fu
rò Antonio rinnovò nel i3qo, mentre il Porta di Gubbio, come feudo, apparte-
Gabrielli dovendo passare podotà aBo- nendo prima a'Feltreschi signori d'Urbi-
logna, avea affidato la fortezza di Can- no. Ma sembra che ciò avvenisse più tar-
nano al Malatesta. La fortezza fu blocca- di per quanto vado a riferire col Repo-
ta da Antonio, per cui Malatesta si portò sati. Frontone appartenendo al comune
asoccorrerla con 6000 uomini, disfacen- di Cagli, ad esso lo tolse Cantuccio Ga-
do Frontino comandante del conte d'Ur- brielli, la cui patrizia famiglia di Gubbio
bino e imprigionandolo, ccIPaiuto degli era capo della fazione guelfa; e il dominio
eugubini. Riuscì poi a Bonifacio IX nel del castello passò a suo figlio Giovanni,
1392 di pacificare belligeranti, e nel i che poi s'insignorì della patria Gubbio e
1393 Francesco Gabrielli vendè Cantia- la tiranneggiò; indi preso prigione ed esi-

no al conte Antonio, consegnando il cas- liato dal cardinal Albornozin Ancona, fu


•sarò pel compenso d'8ooo fiorini; quan- fatto cavaliere e capitano di Firenze. Nel
to alle possessioni di Cantiano e di Gub- 1376 Frontone era posseduto da'fìgli di
bio, Francesco le cede al conte mediante Giovanni Gabrielli di Cantuccio da Gub-
stima di due uomini onorali. D'allora in bio, nel qual arino seco loro si pacificaro-
poi Cantiano seguì le vicende de' Feltre- no i parenti Cante Gabrielli e Francesco
schi e del ducato d'Urbino. Giulio li ai 3 di Necciolo della stessa famiglia, avendo
marzo 5o6 i vi pernottò e vi ricevè 8 am- perciò nel settembre mandato un loro
basciatóri di Bologna, città che recavasi aderente a Frontone , ove risiedevano.
a ricuperare. Nel ritorno vi pranzò a' 6 Continuando Gabrielli a possedere la
i

marzo 1507. signoria di Frontone, mentre la goileva


Frontone. Comune della diocesi di Ca- Cecciolo di Giovanni Gabrielli, Braccio da
gli, con territòrio ih colle e in monte, il Montone a' 6 marzo i4 19 con » ,ja intel-
cui paese ha buoni fabbricati, fra'quali il ligenza volle occupare Gubbio, ma ne fu
palazzo baronale e la torre dell'orologio, caccialo fuori vituperosamente da'valoro-
il tutto cinto di mura, però molto diroc- si eugubini, onde ne saccheggiò il conta-
cato. Suo annesso è Sorcliio* Ne sono do, però colla morte di molti de'suoi. A
parrocchie Maria Assunta e s. Savino.
s. seconda de' voleri di Cecciolo, mandò
Osserva Cimarelli, che dal monte Sitriae Braccio il suo condottiero Castellano dal-
dal famoso monte Calria riceve il fiume la Rosa per impadronirsi di Serra s.. Ab-
Cesano suoi principi», e più a basso dal
i bondio, ma ne fu respinto al grido di: Vi-
FonteAvellano viene accresci ulo;con per- va il conte Guid'Antonio d'Urbino e do-
petuo corso strepitoso scorre piani Be- i minatore di Gubbio. Braccio sempre au-
lisi e ne'campi deliziosi della Pantana di- dace, nel gennaio i4^o si avvicinò con
scende; indi le mura di Pergola bagnan- buon esercito a Gubbio per espugnarlo,
do, s' incontra col Cinischio, il quale in ponendo a fiamme il borgo della porta
Catria dal Fonte Avernoso pigliando an- Marmorea e lo spedale del Giunta. E per-
ch'esso origine, per un'orrida e profonda chè in questi tentativi di Braccio contro la

valle precipitandosi^ Frontone raecoglie- città, scoprì conte Guid' Antonio, che
il

si, contea assai popolosa, di dove con più Cecciolo era slato uno di quelli che avea-
quieto corso pel piano giunge alla Pergo- no trattalo con quel capilano,lo fece pren-
la e col Cesano si congiunge. Dice il Calin- dere alla Serra Abbondio, con Gabriele
s.

dri, che si deve credere antica l'origine di suo fratello: Cecciolo a'26 giugno fu im-
Frontoue, perchè ne' vari scavi eseguili piccalo sulla porta del ponte Marmoreo,
U R 15 DRB i45
e Gabriele s* accordò e cede il castello di gennaio 1 53o, gli donò il castellodi Fron-
Frontone. Divenutone signore il figlio Fé- tone col titolo di conte, e col mero e mi-
llerioa da Moutefcltro nel 444» P et 01°''" 1
'
sto impero, gladiipotestate, et omnimo-
te del fratello signore d'Urbino,Sigismon- cla jurisdietione iam in criminalibus t
doMalalesta da Rimini, invidioso del suo quam in civilibus^t mixtis, et aliis quo-
ingrandimento e nemico de' Felli escili, gli vismodo et cum omnibus subjcclioni-
,

mosse guerra nel i44^> e g'' tolse il ca- bus, obedientia, et respondentia quaevis
stello di Frontone per trattato cogli ahi- fucrity et sii eie. cum potestale similibus
tanti. [Ma mentre attendeva a combatte- imponendi in Castro praedicto officia-
re la rocca, fu avvisato Federico di tal les } et rectores, acjusdicentes, seu recto-
sorpresa, per cui posteinsiemequellegen- res eie, et quas nos ante praesens Pri-
tidie potè , andò a soccorrerlo. Al suo vilegium in dicto Castro habebamus per
arrivo, veduto da'soldati di Sigismondo, Nos et Filios Nostros , et haeredes do-
questi co'suoi senza aspettarlo si pose in namus, et elargimur libere etc, perse
fuga, e lasciò libero il castello a Federico, e successori anche estranei, come consta
colla morte ancora d'alcuni che soldati, dall'investitura che si conserva in Gub-
nel fuggire furono sopraggiunti. Essendo bio da'suoi nobili discendenti, di cui feci
duca d'Urbino e signore di Frontone, parola nel voi. XIV, p. 2g5 e altrove.
Francesco M. a I della Rovere, da Alfon- Imperocché per tale occasione il conte
so I duca di Ferrara passò a'suoi servigi Gio. Maria della Porta stabili fermarsi
Gio. Maria della Porta nobile modenese nello stato d'Urbino, ed elesse per suo
suo segretario, d' antica, nobile e illustre soggiorno la nobilissima citlà di Gubbio,
famiglia di Novara, la quale già avea da- ove il conte Giulio di lui figlio a'28 mar-
to al sagro collegio cardinali Ardici no
i zo 1587 fu dichiarato cittadino e patri-
«Iella Porta (F.) seniore, e Ardici no del- diploma originale che conser-
zio, e nel
la Porta (V.) giuniore, e ne'primi anni vasi dalla nobil casa si legge: cum omni-
del corrente secolo cessò di vivere il car- bus, et singulis privilegiis, et honoribu!>\
dinal Girolamo della Porta (V.) già te- quibus alii nostri Originales Cwes , et
fioriere, de'conti di Frontone. Alfonso I ce- Patiitiipotiuntur, et inposterumpotiri
de al duca d'Urbino il detto Gio. Maria poter'unt tam hic> quam Florendae etc.
suo valente suddito, come personaggio di Dalla quale espressione si viene in cogni-
gran credito , di rara virtù e di somma ed eugubini cor-
zione, che tra'fìorenlini
destrezza, mentre Francesco M." I ne a^ resse tanta buona armonia, che scambie-
vea bisogno, perchè morto ili. "dicembre volmente gli eugubini godessero la nobil-
1J21 Leone Xche Pavea spogliato del- tà di Firenze, e i fiorentini la nobiltà di
lo stato ,
questo avendo egli ricuperalo, Gubbio.Nel 1 532 tornato inBologna l'im-
bramava dal sagro collegio l'autorizza- peratore Carlo V, per abboccarsi di nuo-
zione di ritenerlo sino all'elezione del nuo- vo con Clemente VII, Francesco M/ I
vo Papa , col quale avrebbe trattato le mandò per suo ambasciatore all'impera-
cose sue. Per questo gravissimo altare il tore conte di Frontone Gio. Maria del-
il

duca d' Urbino inviò Gio. Maria in Ro- la Porla, affinchè cou tale occasione ri-
ma, per la restituzione formale dello sta- cordasseal l'augusto la reintegrazione de-
to medesimo, ed esso talmente si maneg- gli stati nel regno; il quale conte l'accom-
giò co' cardinali, che ottenne pel duca pagnò poi fino a Genova, dove il duca
quanto bramava. Francesco M. a I restò inviò per la stessa cagione Felice Tirati-
tanto contento della condotta di della si suo segretario , acciocché di concerto
Porla suo ministro, che per mostrargli^ rinnovassero gli uffizi con Carlo V, il qua-
benefico, con atto rogato iu Pesaro a' le in finediede loro parola certissima, che
1
7
VOL. LXXXVl. 10
i46 V II B ti R B
subito nulo nellaSpagna l'avrebbe com-
gi gorio XVI, gloria dell'ordine camaldo-*
piaciuto. Dipoi aggiunse Reposati , clie lese, colle lettere
apostoliche, Inter jjiuI-
nel memorato privilegio del duca a Gio. lipliccsyàeij settembre i836,unì al mo-
a
M. della Porta, sottoscritto di sua mano, nastero dell'Avellana l'antica abbazia di
dopo aver fatta menzione d'aver vendu- Sitiia, popolandola de' figli del patriar-
to ad esso il castello di Frontone, con tut- ca s. Romualdo.
ta la sua giurisdizione, posta nel territo- Fenigli. Comune della diocesi di Ca-
rio di Cagli, per certa quantità di denari gli, posto il territorio in monte, i cui fab-
pagati nella terra di Lunago con rogito bricati sono recinti da mura diroccate. Ne
notarile, dà il castello di Fron-
il duca gli sono parrocchie s. Ercolano, e s. Cristo-
tone assolutamente, con patto che non foro in Monte Gherardo. Trovo nel Laz-
possa né da lui, nèda'suoi successori le- zari, presso Colucci, t.22, p. 19H, che il
gittimi ricomprarsi ; e glielo dà per se e castello di Fenigli , dal duca Francesco
a
suoi successori legittimi, anche estranei, M. II fu nel 1623 subinfeudato a Carlo
in infinito. A tempo di Reposati, cioè nel Caracciolo napoletano colla sua giuris-
i
773, possedeva Frontone il conte Ardi- dizione, Seguita nel 63 1 la morte del
1

cino della Porta di Gubbio. 11 Colucci,che duca, la camera apostolica ne prese pos-
nel t.22 dell' A nticlii tà picene pubblicò sesso. Il castello è situato nella cima d'un
nel 179Ì le donazioni e investiture del monte aspro e alpestre.
ducato d'Urbino, raccolte dal Lazzari, a Monte Secco. Comune della diocesi di
p. 180 riporta la narrata concessione, e Fossombrone, con territorio in monte e
forse per errore di sjampa chiama il ca- pochi fabbricati. Ha la parrocchia di s.

Frontone, coll'espressioni precisa-


stello Maria Assunta. Antichissima è l'origine
mente secondo la precedente giunta che del paese, ed il Cimarelli lo dice vicino
ho riprodotto di Reposati. Dice inoltre, al distrutto Tufico^e che fu patria di di-
che il sito è elevato, pure i monti piti alti versi uomini Narra Reposati, che
illustri.

e aspri gli sovrastano; esservi l'abitazione Gubbio divenuta padrona del castello di
pel conte, e che fu posseduto ancora dal Monte Secco ceduto ad essa dagli ere-
,

conte Onofrio della Porta di fé. me. La miti di Fonte Avellana, ne confermarono
giurisdizione feudale fu come le altre ii- il possesso e la giurisdizione, insieme a
nunziata nel pontificato di Pio VII. Urbano IV nel 1263 e
a quello di Pergola,
Governo di Pergola. Clemente IV nel 1266, con brevi che ri-
Pergola {V.). Città con residenza ve- porta. L' Amiani riproduce la bolla di
scovile e sede del governatore. Nell'esten- Leone X de'27 giugno i520, colla quale
sione di sua diocesi comprende il celebra- restituì a Fano il suo vicariato di Monda-
tissimo monastero abbaziale de'camaldo- vio,tolto alduca d'Urbino/m cui era com-
lesi di s. Croce Fonte Avellana, di cui
di preso Montis Sieri; fanesi vi spedirono i

riparlai nel citato articolo, e facendo pa- il governatore, e gli abitanti giurarono fe-

role sul sovrastante Monte Catria, che deltà a*2 r ottobre.


lìorentissimo per santi e dotti personag- Montalfoglio. Comune della diocesi
gi, ebbe notabili possessi di signorie tem- di Pergola, già dell'abbazia nullius di s.

porali, e giurisdizione su diverse chiese di Lorenzo in Campo, giace il territorio in


oltre 20 diocesi d'Italia, di sua storia ra- monte, con mediocri fabbricati, ed ha la

gionandone il 9 degli Annales Carnai-


t. parrocchia di s. Giustina. Neh 474 Sisto
dulenses, vero emporio di preziosi monu- IV rinnovando l'investitura di s. Loren-
menti storici. Prima l'abbazia era nella zo in Campo a'eonti di Monte Vecchio,
diocesi di Gubbio, sempre però imme- vi comprese Monte al Foglio. Riferisce
diatamente dipendente dalla s.Sede. Gre- il Lazzari, presso Colucci, t. 22, p. 186,
URB URB 147
die avendo neh57i s. Pio V legittimato contea di Monte Veccliio, ristorala
lese.,

e infeudalo i I marchese Ippolito della Ro- con isquisita diligenza nel 1596 da Ip-
vere, figlio naturale del cardinal d'Urbi- polito della Rovere; sotto al quale colli:

no o Feltre della Rovere, che possedeva scaturisce limpida fonte di fresca acqua
il marchesato di s. Lorenzo in Campo e e salubre, a cui vicino Pier Maria conte
Monte Foglio o Monte Alfoglio, morto di Monte Vecchio, chiarissimo di meriti
neh 5*2 (o nel 1578, come altri voglio- e di sangue, nel 593 fondò un magnifi-
1

no) il cardinale, e devoluto immediata- co palazzo, e vidue grandi acque-


scoprì
mente il duca Guid' li-
marchesato al dotti di piombo, per cui si congettura che
Laido II, losubinfeudòal detto marchese presso il fonte fosse il più abitato di Sua-
Ippolito, il quale non lasciando prole, la sa; dice pure di allre anticaglie trovate-

camera apostolica andò al possesso del vi, e che nel 1624 in un campo del con-

marchesato. Dalla terra di s. Lorenzo in te Ippolito di Monte Vecchio si scopri-


Campo, salendosi alla collina tutta ame- rono vestigi di bagni, e due statue mar-
na e fruttifera, si arriva al castello di Mon- moree che il conte padrone del luogo pel
te Foglio situato nella sommità. singolare pregio fece trasportare nel suo
Monte Vecchio. Comune della diocesi palazzo di Fano. Del castello di Monte
di Fossombrone, il cui territorio giace in Vecchio, e dell'illustre famiglia di tal co-
monte, cui fabbricati hanno poche mu-
i gnome, molte notizie riferisce 1' Amiani
ra in qualche parte di sua periferia. So- nelle Memorie i storiche, della città- di
no sue parrocchie s. Mar- s. Apollinare e Fano, che in breve riporterò. Nel 1202
tino. I hanno chiesa e con-
cappuccini vi Sinigaglia pretese la giurisdizione sopra
vento. Monte Vecchiofugià sede de suoi Monte Vecchio e altri castelli del pub-
potenti conti. Cimarelli dice che gli a- blico di Fano per le quali e per allre
,

bitanti della distrutta Tufieo, e anche querele, Innocenzo III mandò nella pro-
d' Ostra e Suasa, scampati dall' incen- vincia cardinal Cenci. Nel i345 M«s-
il

dio edificassero terre e castella^ princi- sio o Maggio di Canle di Monte Vecchio,

palmente Rocca Contrada, oggi Arce- che neh 3 19 era stato podestà di Fano,
via, di cui nel voi. XXXVI, p. 272. comandava la truppa di Galeotto Mal.i-
Monte Secco e castello inespugnabile di il lesta signore di Fano, il quale neh 34$
Monte Vecchio, a cui gli onori e no- il lo dichiarò suo compagno stipendiato, ca-
me gli die la casa \ecchi, mentre dall'im- rica di moltoonore in que'tempi,e lo con-
peratore Ottone IV lo ricevè in premio fermò capitano della guardia. Nel i3>2
de' servigi prestatigli , con altre castella essendo imminente la venuta da Avigno-
delle vicinanze, singolarmente S.Lorenzo ne nello stato della Chiesa del cardinal
in Campo, al riferire del Biondo nell'/- Albornoz legato, e formidabile la lega
talia ili us ira la , ove parlando d' Ugo ne de'signorotti collegali coll'arci vescovo di
Monte Vecchio lo chiama padrone di , Milano, contro Malatesta, Galeotto per
i

questa terra Et supra s. Laurcntius


; assicurarFanocon buona guarnigione, fe-
Oppidum Ugone ornatum Domino fa- ce dal detto capitano Maggio, stipendia-
mi liae Monti s Fetidi, qui vita et onori- to con 60 fiorini mensili, ritirare in éNM
bus dignitalem magìs decorati Abbatia- tutti i presidii delle terre. Nel 1 376 l'ano
lem, (juam ab ea decm accipial. Poi il e il suo signore Galeotto, fedeli alla s. Se-
Cimarelli facendo la storia di Corinaldo derei marzo fecero saccheggiare e de-
sua patria, della (piale nel voi. XXXVI, molire alcuni inolmi e case che Pietro di
p. 274, che dalla celebre Suasa trasse i messer Caute da Monte Vecchio avea in
natali, ili cui è avanzo quella torre mi- Mondavio, già podestà di Fano, compa-
rabile che sorge sul vago colle Mirabel- gno e capitano di Galeotto; mentre co-
ii$ URB UR D
mandava compagnie de' fluirsi altro
le la guerra di Pio II contro il Malafesla, e
Mossili ili messer Antonio di Monte Vec- dichiaralo capitano generale il suo nemi-
chio. Poiché dopo la morte di Massio di co conte Federico d'Urbino, questi dopo
Caute erano cominciate le amarezze di avergli dato una 1." sconfitta ne'piani di
Galeotto col fratello Pietro. Però Urba- Marolla nel finir d'agosto 462, sul prin- 1

no VI nella pace generale del 3yg vi fe- i cipio di settembre si portò a campo sotto
ce comprendere Pietro e suoi fratelli, i il castellodi Monte Vecchio, sin allora sta-
il quale poscia nel 1 397 divenne capitano to della fazione de'Malatesta, per forzare
del popolo. Bonifacio IX il 1. "luglio 1
398 i conti Luigi e Roberto di Monte Vecchio
investì di s. Lorenzo in Campo, e de'ca- signori di Miralbello e di Monte Porzio,
stelli delle Fratte, Monta Ifoglio, delle Ri- a prestare il giuramento di fedeltà alla

forzate, di Nidastore e altri già di Fano, i Chiesa, il che fecero liberamente, e di più
conti di Miralbello figli di messer Cante cederono a Federico un del casato loro
di Monte Vecchio, cioè Pietro, Francesco, in ostaggio, il quale fu tosto assicurato in

Nucciolo, e Monaldino che pel 399 era 1 Urbino. Il celebre cardinal Bessarioue
?
destinato podestà di Firenze. Con queste commendatario dell'Avellana a 6 marzo
e altre investiture si quietò la provincia. i465 concesse l'investitura de* terreni e
Carlo Malatesta nel r4^8 die il governo possessioni di Piaggiolino e della Slacci o-
di Fano al conte di Miralbello Guido di la a Roberto de' conti di Monte Vecchio,
Francesco de'conti di Monte Vecchio suo fratello di Luigi, ed a'figli di questi Pier
luogotenente, che per molli anni conti- Gherardo, Gio. Francesco e Prospero.
nuò nella reggenza con utili provvedi-
, Continuando la guerra contro Malate- i

menti; e solo se ne esentò nell'ottobre sta, Roberto a' 23 agosto 1469 riportò
di detto anno per prender possesso del- vittoria sui Feltreschi e le milizie papali:
le giurisdizioni di Monte Porzio di Mon- tra gl'illustri prigionieri vi fu il detlo Pier
davio, e di Castel Vecchio vicino a Cuc- Gherardo. Sisto IV tolto il vicariato di
curano poi diroccato e ridotto a villa ed Mondavio a* Malatesta, lo restituì a Fa-
è appodiato di Monte Porzio, alla sua ca- no, non però il commissariato di s. Lo-
sa da lui aggiunte per concessione d' li- renzo in Campo, e continuando castelli i

mone suo zio abbuiceli s. Lorenzo inCam pò. ubbidire a'conli di Monte Vecchio, Pier
Essendo morto Carlo, suoi fratelli Ma-
i Gherardo, Prospero e Gio. Francesco, ed
latesta Galeotto Roberto , Sigismondo e altri della famiglia, essi ne ottennero dal
Domenico confermarono nella reggenza Papa la rinnovazione dell'investitura a*
il conte Guido, e la loro zia Elisabetta die
4 gennaio i474> co ' nnero e misto impero
il governo e cura di essi a Pietro di Can- ed altri privilegi espressi nella bolla d'in-

te de'conti di Monte Vecchio, pel concet- feudazione, cioè i castelli di s. Lorenzo in


to acquistatosi nelle podesterie e capitan- Campo, Monte Vecchio, Monte al Foglio
ze de'perugini, de'bolognesi e de' fioren- e del forte di Miralbello. Celebrandosi nel
tini, e da Sigismondo. Era
fu amatissimo i475lenozzeinRimini tra Roberto Ma-
di quest'ultimouno de'suoi capitani Piam- latesta e Isabetta figlia di Federico di
berto o Roberto conte di Monte Vecchio, Montefeltro, tra'signori intervenuti vi fu-
quando nel 1461 Pio II intimò a Sigi- rono i conti Roberto e Gio. Francesco di
smondo il pagamento de' censi non pa- Monte Vecchio, ed ili.° fu uno de'giudi-
gati per la vicaria, i cui stati voleva ricu- ci de'tornei. Nel i485 Fano fece conven-

perare alla Chiesa; e quindi Sigismondo zione col conte Pier Gherardo d' amici-
venne dal Papa scomunicato in s. Pietro, zia e corrispondenza , di non ammettere
con Astone Manfredi da Faenza, pera ne'propri dominii fuorusciti,ribelIi ed esi-

vere ricusato tal pagamento. Cominciata liati; e nel 1488 si accomodò col conte
u u b URB i49
sulle gabelle i:l»e esigeva da'fanesi possi- ilgoverno al cardinal Pio legato della
denti ne'suoi feudi. Nell'in vasioue de'vi- medesima, i fanesi ricorsero al Papa per
curiali nel 1J02 eseguila da Cesare Bor- sostenere la loro indipendenza, il quale
gia duca Valentino, nell'espugnazione di benignamente rimise il ricorso al cardi-
Camerino a'2 1 luglio, e prigionia di Gii*. nale. Questi rimasto persuaso dalle ragio-
lio Varani e di due suoi figli, si elfeltuò ni del conte Annibale di Monte Vecchio,
per opera ile' conti di Monte Vecchio, i ambasciatore della città, non ebbe luogo
quali come Fano tenendosi dal partito di l'innovazione di tanta rilevanza.I mona-

Borgia, colle loro milizie distribuite ne' ci diRavenna a vendo possidenze in Mon-
castelli dell'Isola Guai terese* Sorbolou- , te Vecchio, s. Vito, Monte R.0I0, Fratte
go e Renforzate aveano Varani chiu- al e Torre di Mondavio, e degli altri nomi-
sa la strada allo scampo. Compresi poi di nali luoghi anche la signoria, tutto nel
timore di perdere domi ni per la sua i i
1627 cederono a Beuedetto Laudi ve-
smisurata ambizione , entrarono nella scovo di Fossombroue. Morto il conte Ip-
trama dell'insurrezione del ducato d'Ur- polito di Monte Vecchio, del feudo nel
bino che costò la vita
, a diversi capita- 1647 prese possesso la camera apostoli-
ni assassinati in Sinigaglia e altrove. Nel- ca come ultimo nominato della linea
,

la guerra degli anconitani contro i iesini, investila che con altri luoghi con vicini da
aiutarono i primi i fauesi con 100 libbre più secoli l'avea posseduto. Il comune di
di polvere, ed Monte Vecchio
i conti di Fano conservando le sue ragioni sul ca-
con 3oo fanti nel 5 2. Avendo Leone X 1 1 stello, ricorse per ricuperarlo alla sua giu-
nel 15.19 fallo duca di Camerino Gio. M/ risdizione al cardinal Pamphilj nipote
Varani e ronte di Sinigaglia, questi com- d'Innocenzo X, mentre la comunità di
mise la custodia della rocca di Camerino Monte Vecchio era stata autorizzata di
a Giulio conte di Monte Vecchio, a cui a- assoggettarsi al governatore della Marca
vea sposalo Cornelia. Fano per
la figlia o al legato d' Urbino; e prevalendo l'i-
la numerosa fìgliuolanza del conte Ro- stanze degli urbinati, il cardinal Cibo lo-
berto, verso ih56o l'esentò dalle collet- ro legato annoverò il castello al suogo-
te. Nel 1 566 minacciando turchi il lito- i verno. Il conte Ippolito lasciò dopo di se
rale dalla parte di Fano, i cenili Camillo Astone, e Giulio insigne letterato e poe-
e Federico lo soccorsero con grave dispen- ta rinomatissimo, ed in Roma ove dimo-
dio e incomodo, onde per gratitudine i rò riportò sempre l'applauso dell'acca-
magistrali con onorevole patente diehia- demie d'Italia. Inoltre I' Ami ani ricorda
1 aronoCam ilio capitano comandante del- iMonte Vecchi conti Ugo, e Ridolfo ca-
la rocca, e gli a/ìidarono la custodia della nonico Liberiano e cameriere segreto di
città e suo recinto. Vedendo poi i depu- Clemente XI; Lodovico valoroso capita-
tati della guerra che i detti Monte Vec- no che sostenneguerresche imprese, mas-
chio nelle proprie case di Fa no stipe odia- sime e ripetutamente contro turchi con i

va do le milizie di loro giurisdizione sen- segnalate azioni, comandante delle for-


za domandarne rimborso, per gratitudi- tezze di Perugia, Civitavecchia e Ferra-
a
ne fu il conte Camillo annoverato tra'eon- ra; FrancescoM. altro prode capitano che
grado di gonfaloniere, dichia-
siglieri col militò pel Papa contro turchi, e diven- i

ralo benemerito della città e degno di , ne tenente colonnello e nel 709 castella- 1

godere tutte P esenzioni che pe'beni del no di Sinigaglia, fortezza da lui governa-
suo feudo già possedeva, con renderlo in la lìnchè visse: il suo figlio conte Rinaldo
avvenire allatto immune da qualunque con magnifica ambasciata, Fano nel «743
gabella. Nel 1621 Gregorio XV avendo lo mandò con Andrea Gabrielli al novel
unito Fauo alla legnzioue della Marca e lo cardinale Luulc iu Pesaro, ch'era pie
1 5o U B D URB
side nte ti' Urbino. Del conte Rodo 1 fu di rocchie e luoghi. Morto il cardinal Giu-
Monte Vecchio fanese, generale sardo che seppe Albani a'3 dicembre 834, ultimo 1

perì sul campo della gloria nel 85:j in i abbate commendatario, Gregorio XVI ne
Crimea nella clamorosa guerra di Tar- soppresse la giurisdizione spirituale, che
dila contro la Russia, ne feci parola in aggiunse Pergola, mentre
alla diocesi di
quell'articolo. affidò l'amministrazione economica del-
Monte Rolo. Comune della diocesi di l'antica abbaziale a' monaci cisterciensi,
Fossom brune, posto in inorile, il cui pae- coll'annua corrisposta d'alcune migliaia
mura, la cui parrocchia è s.
se è cinto di di scudi di annue pensioni ecclesiastiche,
Felicita.Narra l' Amiani, che già Monte e l'obbligo eziandio di somministrare
Rolo nel 192 apparteneva al territorio
i quella di scudi 3oo al vescovo di Cagli e
di Fano. Essendo fossombroi iati avversi
i Pergola, e di darei5o scudi annui al se-
a'fanesi, nel1261 per vederli seguir le minario di Pergola ,
pel mantenimento
pallidi Manfredi, all'improvviso fecero di 3 chierici appartenenti a'comuui di s.

una scorreria su Monte Rolo e altri ca- Lorenzo in Campo Mo ntalfogho e s. An-
y

stelli che occuparono. Possedendo Sigi- drea di Mondavio, già soggetti alla dio-
smondo Malaiesla il vicariato di Monda- cesi abbaziale medesima. Già Pio VII col
ino, nella guerra che gli mosse Pio II, il breve Exponi Nobis, de' 6 marzo 804, 1 1

conte Federico d'Urbino capitano gene- Bull. Rom.cont. t.12, p.i35, diretto al-
rale della Chiesa l'occupò nel 1462 in lo stesso cardinal Albani Erectio novae :

uno al castello di Monte Rolo, e restò nel do mu s congregationis Oralorii s. Plu-


dominio de'Feltreschi. Leone X nel 52Q 1 lippi Neri in Terra s.Laurentii in Cam-
restituendo a Fano il vicariato di Mon- po nullius dioecesiSj provinciae Urbina-
davio , nella bolla vi si legge compreso tensis. Ha la parrocchia dis. Biagio. Di-
Montis Roli, Il magistrato vi spedì il vi- ce il Cimarelli, che le colonne di marmo
cario I governarlo, il sindaco giurò fedel- co'piedistalli e capitelli di bellezza incre-
tà al pubblico fanese a' 19 ottobre, pro- dibile, che sostengono le volte e gli archi-
mettendo pel comune ogni anno ritmo travi del magnifico tempio dell'opulenta
\ar l'atto informa nelle mani del magi- abbazia di s. Lorenzo in Campo, furono
strato. Di Monte Rolo è appodialo Car- estratti dall'antico palazzo o altro edilizio
tocceio Piccolo, che ha la parrocchia di della celebre e distrulla Suasa; poiché
s. Pietro. narra Caliudri, essere questo uno de'pae-
S. Lorenzo in Campo. Comune della si sortito colie rovine di Suasa, e vi era
diocesi di Pergola, posto il territorio in un sontuoso tempio dedicato ad Adone,
piano e poco in colle, con paese di assai del quale tuttora s'ammirano 4 grosse co-
belli enumerosi fabbricati chiusi da mu- lonne di granito nella detta chiesa abba-
ra, con borgo esteso e piacevole. La terra ziale matrice, ed ancora vi sono alcuni a-
è situata in silo ameno , con un palazzo vanzi de'folli boschi dedicati ad Adone, e
abbazia le assai proprio. Per essere il luo- denominali tultora le Selve Doniche.
go eleva lo domina la bella e spaziosa pia- Circa 2 miglia terra molte
lungi dalla
nura, ed il fiume Cesano scorre un miglio furono l'antichità scoperte ne' vari scavi
distante. Fuori del borgo era la celebre fatti, cioè ruderi d'un vasto circo; d' un

abbazia benedettina nullius dioecesis, e- ippodromo, d'alcune terme, di vie sot-

retta nel 1 289 in tal grado e immediata- terranee, d'acquidotti di lavoro romano,
mente soggetta alla s. Sede, che divenu- di pavimenti di musaico antico, d'avanzi
la commenda, per ultimo ne furono com- di fabbriche sontuose, di stellile di bron-
Uiendalari i cardinali Barberini ed i car- zo e di marmo, d'idolelli di metallo e di
dinali A IbanijCoru ponendosi d'alcune par- terra cotta, di monete, ed un Giove Do-
U RB URB i5i
doneo fu trasportato nel museo d' Urbi- se nella rocca di s. Lorenzo in Campo,
no. S. Lorenzo in Campo fu già uno ile* ch'era passato nel vicariato di Sigismon-
Presìdati dello stato pontifìcio, nel qua- do Malatesta signore d\Riinini(V.), ilqua-
le articolo riportai diverse notizie storiche le vi teneva il suo commissario. Occupa-

sul medesimo governo e commissariato, to quindi dallo Sforza, nel 1439 fu ripre-
tribunale e giudici, non che sul luogo col- so da Sigismondo. Neil' irruzione di Ce-
l'Amiani e altri, co'quali altre ne aggiun- sare Borgia, questi nel i5o2 promise a
gerò. Anticamente la terra di s. Lorenzo Fano di reintegrarlo nell'antica signoria
in Campo era della diocesi e sotto il go- di s. Lorenzo in Campo, ma nel seguen-
verno della città di Fano, nel quale ar- te anno ebbe fine il suo tirannico potere.
ticolo pure ne feci cenno, ed il monaste- Divisa la Marca in 3 presidati, quello di
ro da cui derivò la rinomata e insigne ab* s,Lorenzo in Campo col contado di Fa-
bazia, già esisteva neh 193, in cui Cen- no comprendeva le città vescovili di Fa-
ciò Camerario nel libro de' Censi della no, Jesi, Sinigaglia, Pesaro, Fossombro-
Camera apostolica registrò In Mar-
: ne, Urbino, Cagli, oltre molle terre e ca-
chia, in Episcopattt Fanensis s. Laurea- stella. Indi s. Lorenzo in Campo passò
ta 5o spatulas 3 vel 20 solidos solvit, in potere de'Fellreschi e Rovereschi. E-
Già apparteneva all'ampiocontado e ter- retto Lorenzo in Campo, con Montai-
s.

ritorio di Fano, ma nel 1202 ne pretese foglio, in marchesato da'Rovereschi fu ,

la giurisdizione Sinigaglia; e nel 1 34o af- conferito al cardinal Feltre della Rovere
a
facciò pretensioni sopra certi terreni di s. figlio del duca Francesco M. I, ed il car-
Lorenzo, Lomo signor di Jesi, il quale po- dinale ottenne poi che s. Pio V nel 1571
co prima in un fatto d'armi avendo bat- legittimasse il proprio figlio naturale Ip-
tuto nella contrada Dalmazzino capitano polito della Rovere e gli conferisse P in-
del rettore della Marca, ne avea rovinato vestitura del marchesato. Morto il car-
i campi. Per l'assenza de'Papi in Avigno- dinale nel 1572 vogliono nel 1578)
(altri

ne, agitato lo stato della Chiesa da tur- e devoluto il marchesato al suo fratello
bolenze, e gli Orciani avendo promosse duca Guid'Ubaldo II, questi lo subinfeu-
quelle del contado di Fano, molte terre e dò ad Ippolito per se e figli in forma. Po-
castella,compreso s. Lorenzo, si dierono co dopo la morte dell'ultimo duca Fran-
a
a Giovanni de Riparia rettore della Mar- cesco M. II, avvenuta nel 63 J,fini suoi 1 i

ca, sottraendosi da Fano nel i34&« Co- giorni ilmarcheseGiulio della Rovere, fi <

mincialo il vicariato e prcsidato civile nel glio d'Ippolito, né lasciando prole, la ca-
1 357, n'era giudice e vicario generale nel mera apostolica andò al possessodel mar-
l3yi il nobile Conti* di Parma; e nel chesato, che il Lazzari disse sotto Siniga-
1396 giudice e commissario Cristoforo glia (V). Di s. Lorenzo è appodiato Mi-
de Bari de Sena, e nel precedente vica- r abello o Miralhello, già della giurisdi-
rio del commissarialo Bonifacio de'Sini- zione spirituale dell'abbazia, ed ora della
gardi d' Arezzo. Anche parlando del ca- diocesi di Pergola. Questo Mirabello pa-
stello di Monte Vecchio, dissi che i conti recertamente lo stesso che Miralhello già
di tal nome nel 398 Bonifacio IX
1 gl'in- feudo de conti
f
di Monte Vecchio, come
vestì del feudo di s. Lorenzo in Campo raccontai in quel paragrafo, ed avea il suo
e d'altri luoghi, ciò che poi rinnovò Sisto forte. Il Brandimarte, Piceno Auno-
p.
IV nel i474 COfl maggiore giurisdizione. iKirio, riferisce che la celebre città di Sua
Mentre il conte Francesco Sforza conti- sa sorgeva ove presentemente è luogo \\

nuava le sue occupazioni nella Marca e di Mirabello, e che la chiosa del ss. Cro-
Bell'Umbria, nel febbraio 1 436 Mala-testa cefisso riinane quasi nel menò del terre-
Novello colla sua compagnia s'introdus- no occupato dalla distrutta città. Le mol-
i72 URB C R B
te antichità ivi trovate furono portate in gio e rovine prodotte dal fuoco. Nel 1 T20
Fano da' conti di Monte Vecchio, ed in Leone X. per avere spogliato del dncalo
s. Leo e in s. Angelo in Vado da Ottavia- Francesco M." I, restituì a'fanesi il vica-
no Volpelli. Molle altre poi di Suasa, di riato ili Mondavio, in uno a s. ATtf, come
Senlino, di Ostia e di altre città distrut- si legge nella bolla , il cui sindaco giurò
te, essere nella Pilla Albani di Roma. ubbidienza novembre a' magistrati
l'i 1

$uasa die il nome al fiume Suasano poi di Fano. Parlando di Morde Vecchio, nar-
Cesano, e la crede fondata da'siculi; so- rai che s. Vito, con altri castelli posseduti
stiene che non fu distruttala Alarico re dattilonaci di Ravenna, nel 1627 furono
de'goti, come pretendono diversi scritto- ceduti al vescovo di Fossombrone.
ri ; anzi quel re la costituì madre e ca- Abbondio. Comune del la dio-
Serva, v.

poluogo delle circostanti città, ed in pro- cesi di Cagli,con territorio in colle e in


Vi) produce una lapide esistente nella fac- monte, cui fabbricati erano circondati
i

ciala di detta chiesa, la quale in succiuto dalle mura diroccate, poche essendone ri-
contiene la storia di Suasa, e riporta pu- maste. Sono sue parrocchie, ss. Biagio e
re altre lapidi che la riguardano. Conclu- Abbondio, Maria di Monlevecchietto
e s. .

de, essergli ignoto come perì Suasa, e che Osserva Ci ina rei li che fortissimo castel- il

vari paesi riconoscono l'origine dalle sue lo di Serra s. Abbondio fu edificato a di-
rovine, essendo i più vicini Castel Leone, fesa del passo, che fauno gli Apennini tra
s. Lorenzo in Campo , Nidaslore , Lore- la Marca e l'Umbria, il quale pericoloso
tello, Mondavio e Corinaldo. a Gubbio, questa città nel fabbricarlo vi
S. Filo. Comune della diocesi di Fos- spese 2 o,ooo lire. 11 Reposati, Della zec.'
sombrone, con territorio giacente in col- ca di Gubbio dice che gli eugubini co- ,

]e,avenle mediocri fabbricati, cinti in par- struirono il paese della Serra di s. Ab-
te di mura. Ha la parrocchia di s. Bia- bondio, la cui giurisdizione e possesso con-
gio. Il Cimatelli adduce diverse ragioni fi rotarono, nel 1263 Urbano IV e nel
per riconoscervi nel sito ove sorge il ca- 1 266 Clemente IV co'brevi da lui ripro-
stello, l'antica e abbattuta città di Tnfico, dotti. Dopo 1377 ii si ribellò agli eugubi-
nel quale articolo riportai divergenti opi- ni, pe' lena pi turbolenti che correvano. Nel
nioni. Si può vedere il p. Brandirnarte, 1 4'9'l perugino Braccio di Montone, do-
Piceno Annonario: Tnfìco città vescovi- po aver inutilmente tentato d'impadro-
le ove fu. Af-
Picena, celebre pe' bagni , nirsi diGubbio, si gellòsul contado e man-

ferma Amiani, che nel i 192 già il ca-


I' dò un suo condottiero a Serra s. Abbon-
stello di s. Vito formava parte del conta- dio per impossessarsene, ma con l'aiuto
do di Fano, e sul quale nel 1202 espose diDio e di s. Ubaldo fu scaccialo. Dipoi
pretensioni Siuigaglia. Nel 1227 volendo divenuto si suore del contado il conte Fe-
o
il pubblico di Fano ingrandire la città, fra' derieo d'Urbino, nel castello vi fece eri-
castelli che patirono emigrazioni degli a- gere una rocca.
Fano, per goder-
bilauti, per stabilirsi in Distretto di Pesaro.
ne promesse immunità, fuwi pure s.
le Governo di Pesaro.
Vito. Nel 348 essendo signoreggialo ii
i Pesaro (F.)* Città con residenza vesco-
castello da FranceschinodellaFralla, seb- vile, sede del governo e del governatore
bene da gran tempo apparteneva al co- distrettuale, e ne riparlai in principio pel
mune fanese, 1' acquistò per 3oo fiorini suo porto canale e altro, dal Cimarelii
d'oroGaleottoMalatesta. Nella guerra del chiamata Giardino d'Italia. Ora per cu-
<:onte Federico d' Urbino contro Sigi- ra dell' esimio prof. Giuseppe Ignazio
smondo Malatesta, nel 4^7 occupò an-
1 Montanari, arricchita con iiuporlaulissi*
cora il castello di s. Vito, che pali saechrg- me aggiunte, ed eziandio colla sua de»
Lì fi B UKB i53
scrizione ti' alcune maioliche della rac- dificarono nel 1371 il castello della Cat-
colta pesarese del cav. Mazza, e del ca- tolica, di cui riparlai superiormente e tor-
talogo di tulle le maioliche che possiede nerò a farne parola a Gabice, il che pro-
lo spedale di Pesaro come eiala di detto va la sua antichità notabile. Imperocché
cavaliere, lavoro di Luigi Bertuccio!!, fu l'anteriore suo nome era Galiolao Ga-
pubblicata la Storia dclL' pitture in ma- iola t poi Castro Medio ; e gli arcivesco-
iolica fatte in Pesaro e ne' luoghi cir- vi di Ravenna o altri v' innalzarono la
com'iciniydescritte da Giambattista Pas- rocca detta anche girone.
tai pesarese. Seconda, edizione con ag- Firenzola o Fiorenzola. Comune del-
giunte importantissime, dedicata al no- la diocesi di Pesaro, giacente con territo-
l>il uomo marchese Alessandro Baldas- rio in colle, con sutlicienti fabbricati, cin-

finii Pesaro 1817. ti di mura, tranne che dalla parte di ma-


Candelara. Comune della diocesi di re, col borgo che ha buoni murati. N'è
Pesaro giacente col territorio in colle, for- parrocchia S.Andrea apostolo, e vi è il con-
nito di buoni fabbricati chiusi da mura e vento degninoli osservanti di s. Gio. Bat-
con borgo. Ha la parrocchia di s. Stefano, tista. La prima sua edificazione é invol-
e la frazionale di s. Pietro in Calibano. 1 ta nelle tenebre della remota antichità,
minori conventuali vi hanno chiesa e con- ed una porzione del primiero fabbricato
vento, e ne tratta il p. Civalli nella Visita rovinò nelle rupi che sovrastano il mare.
triennale, presso Colucci, 25, p. 1 78, I. N«d 1
1 97 esisteva la delta pieve,e nel 1 228
dicendo essere stato donalo il luogo dal- il castello si sottopose a Rimini, per l'abu-
la b. Michelina pesarese, stato prima ca- so della libertà che facevano allora lutti
samento di lei. Degli Abati Olivieri pub- i luoghi anche più piccoli, non cessando
blicò, Della patria, della b. Michelina però d' appartenere a'territorii ne' quali
e delb. Cecco. Abbiamo pure di A. M. erano situati.
Konucci, l'ita della b. Michelina da Pc- Gabice. Comune della diocesi di Pe-
*rtro, Roma ! 708. Ricorderanno sempre i saro, posto con territorio in colle e piano,
candelaresi l'edificanti e commoventi mis- il cui paese ha un sufficiente numero di

sioni fattedar loro nel 1840 da! vescovo buoni fabbricati, in parie chiusi da mura
Canali, che meritarono essere celebrate, e con borgo. E sua parrocchia s. Erme-
per la pietà cui vi corrisposero dal sop- , te. Nel paragrafo Castel di Mezzo ho

pli meulo al n.°48 del Diario dì Roma detto che suoi abitanti con que'di Gabi-
i

del 1840, chiuse con solenne processione ce e altri fabbricarono il castello della
partita dalla chiesa matrice posta fuori Cattolica, di cui nel voi. LVII , p. 2g4>
della terra, e coli'iuterveuto delle 4 e«m- notai col dotto can. Nardi l'opinione del-
liaternite del luogo. Fu costume degli ari- l'origine di tal Castello, forse diversa dal-
ti: hi critliaui di porre le loro pievi fuori la più comune, non pel ritiro cioè de've-
de'luoghi murati, acciocché potessero in scovi ortodossi dal conciliabolo di Rimi-
ogni circostanza essere accessibili a'fedeli, w\ ma più probabilmente per quello de*
e presso i vici principali de' pagi. Altret- cali olici disfatti dagli eretici Palarini. E
tanto si osserva a Novilara, Ginestreto ec. col Ratlaglini dissi, che castelli «li Foca-
i

Castel di Mezzo. Comune della ilio- ia, di Messo, <h Granarolo, di Ligabicio
cesi di Pesaro, situato in colle col territo- ossia Gabice, nel sottoporsi a Ri mi ni, s'ob-
rio, avente il paese di vari fabbricati , e bligarono nel 1 271 di fabbricare ima ter-
la parrocchia de'ss. Apollinare eCristofo- ra murata col nome di Cathofica.Ova
ro, di quell'antichità riferita dall'Olivieri m'istruisce il già lodalo d.' Tonini, col «li

nelle Memorie di Gradara. I suoi abi- recente pubblicato t. a della Storiti di


tanti, con que' di Gabice e Gruuarola, e- Riuunit che easeudo arcivescovo di Ra«
i54 DEB ti R B
venna Gerberto, poi Silvestro II, ottenne venna; perciò esibito il loro vassallaggio
daGregorio V nel 998 una bolla di confer- Rimino, ne ottennero la pro-
alla città di

ma a'possedimenti di sua chiesa, fra 'quali tezione e quella sicurezza che cercavano,
Castellimi Ligabilii, Granariolo ec. Di Nel soggettarsi la Cattolicaa Rimini, pro-
più meglio conferma il riferito su! comu- mise ogni anno un pallio nella vigilia di
ne diCattoiica. Narra dunque, che da qual- s. Giuliano, e 5 soldi per ogni forastiere
che secolo essendo opinione, essere deri- che si stanziasse nel castello, venendo pe-
vato il nome della terra di Cattolica, lun- rò dichiarata immune da ogni altra im-
gi 1 3 miglia da Rimini, dall' essersi rico- posizione. La Civiltà Cattolica, serie 3.",
verati in quel luogo i pochi vescovi orlo- t. 66, nel dar contezza de'due tomi
7, p.
r
dossi fuggiti dal concilio di Rimini, la cui pubblicati dal d. Tonini, che giustamen-
ultima parte per cui il
dì conciliabolo, te assai lodò, sull'origine contrastata del-
cardinal Bernardina Spada fece porre la Cattolica ) volle per modo dicongettu-
nella chiesa della Cattolica corrispoudeu- ra accennare un'ipotesi conciliatrice,
do-
te iscrizione, dichiara con un documento po avere notato con un documento reca-
sicuio da lui prodotto, che la terra noti todall'OIivieri trovarsi pel Visconte del-
ebbe origine prima deli27 1, quando gli la Ravenna eretto nel 1278 il
chiesa di
uomini del promontorio di Focara, cioè Castrimi Cattolice quedicebatur Ron-
di Granarolo,GabicceoLigabiccio e Ca- ;
cus Baroncini. » S. Gaudenzio con altri
stel di Mezzo, dipendenti nel temporale vescovi, fuggendo d;i Rimini, non sappia-
dalla chiesa di Ravenna, per sottrarsi alle mo essersi ritirati luoghi diversi da
iti

molestie uV pesaresi ottennero dal comu- quello ov'è chiamata Cattolica,


la terra
ne di Ri mini ajcuni terreni per fabbricar- Dunque non è punto inverosimile che
si una terra da denominarsi Cattolica. fosse appunto il luogo del loro ritiro, non
L'Adimari poi, anziché dal concilio, o- il villaggio, che non esisteva, ma bensì il
pina che le provenisse tal nome dall' es- luogo, ove poteva essere qualcheabitazio-
sersi ritirata colà, tanto dopo, la parte ne, almeno di pescatori; e quanto meno
cattolica riminese battuta in un fatto era ivi di gente, tanto più acconcio era il

d'armi da quella degli eretici palatini. luogo a chi voleva occultarsi f/nansit oc-
Quanto a Focara, dirò che fu antico e co- cultus, dicono gli atti di s. Gaudenzio): la
modo porto al tempo de' romani presso memoria di questo fatto potè far dare a
un monte di questo nome nelle vicinanze quel luogo il nome di Cattolica il qua- ,

di Cattolica; ora non vi è più orma di le dalla tradizione conservato, si volle poi
porlo, ed è luogo adatto disabitato; lo ri- proprio delia loro terra da coloro, i quali
corda Dante nel canto 28 dell' Inferno, ivi la fondarono nel XIII secolo. Ancora
v. 89, e l'Olivieri nelle Memorie di Gra- la frase Castrimi Cattolice in Cattolica,

dara. Questi nell' Illustrazione dello sta- non veggiaoi troppo qual senso si abbia,
tuto di Pesaro, scrisse contro il Clemen- se il luogo ove fu eretto il Castrimi Cat-
tini, che avea attribuito l'edificazione del- tolice non si appellava già da prima in
la Cattolica a'rimiuesi dopo il concilio di tal modo, benché esso, o parte di esso,
Riuiini, che nel 2. "periodo divenne con- fosse stalo ancora chiamato Roncus Ba-
ciliabolo; essere invece stati gli uomini roncini jdenominazione naia, a quanto pa-
de' castelli di Focaia, cioè de' 3 castelli re, da quella d'un possessore". Trovo nel
del Pesarese, Gabicce, Castel di Mezzo e Reposati, e nel Lazzari presso Colucci, che
Granaiola, per ricovero onde mettersi al il castellodi Gabiccie, di poca giurisdizio-
coperto de'risenlimenti di Pesaro, che li ne, situato però in luogo ameno e uber-
considerava come ribelli per la soggezio- da Pesaro 7 miglia, a' i5
toso, distante

ne che prufessavanoall'arcivescovo di Ra- febbraio i53y dal duca GuidTJbaldo li


UHI] DIU i55
fu iL»U> in contea ad Orazio Floridi (Or- parla del pregevole Ninfeo degli antichi
rido dice Reposali, ma sembra fallo di cristiani esistente in Ginestreto, che essen-
stampa) da Fano, con promessa di fedel- do abbandonato, neh 775 il cardinal De
tà. L'investitura fu perpetua perse di- Simone vescovo lo fece trasportare in Pe-
gli discendenti maschi legittimi e natura- saro, e collocare nell'atrio dell'episcopio
li, riservatasi la superiorità, e col giura- da lui ridotto magnifico, e vi pose l'iscri-

mento dì non andare contro la Chiesa. Ri- zione pubblicata da Lazzari.


tornò il castello ni duca, e dopo averlo Gradava. Comune della diocesi di Pe-
tenuto molti anni, il suo figlio Francesco monte e in
saro, giacente col territorio in
j\l." Inseguita lu morte dell' unico figlio piano, con paese di molti e belli fabbrica-
Federico, lo subinfeudò al conte Ottavio li racchiusi da mura, con borgo. Ha le

Mamiani della Rovere; ma essendo que- parrocchie di s. Gio. Battista, s. Michele


sti morto prima del duca, la camera apo- Arcangelo di Fa nano, s. Sofia, s. Stefano,
stolica ne prese il possesso. Il medesimo ] minori conventuali vi hanno il conven-
Degli Abati Olivieri Giordani, nelle ricor* to di s. Francesco con chiesa, così i mino-
date Memoriceli Gradava, riporta alcu- ri cappuccini. Annibale degli Abati Oli-
ne altre notizie su Oabice, la quale già e- vieri Giordani uel 1 775 pubblicò in Pesa-
sisteva neh 126, e il monastero o chiesa ro I' eruditissime, critiche e importanti:
parrocchiale di s. Ermete colla plebe di Memorie di Gradara terra delcontado
s. Cristoforo nel 909, di cui pure non po- di Pesaro. Le diresse marchese Carla al

co ragiona. Anzi la pieve di s. Cristoforo Mosca Darai castellano e signore perpetuo


la dice assai anteriore, e luogo ove nel 743 per la s. Sede apostolica della bella Roc-
f esarca Eutichio incontrò Papa s. Zac- ca di Gradara, conceduta ad esso da Cle-
caria, essendo allora basilica, nel recarsi mente XIV impegnandolo a
in enfiteusi,

a Pavia. Dipoi nel 1 3o3 circa, la pieve di ristorarla in una forma da non temer piti
s. Cristoforo fu unita a quella di s. Apol- quella rovina che forse le sovrastava ; il

linare di Castel di Mezzo, li detto luqgo che eseguì perfettamenle,couservando co-


dell'incontro memorabile fu un Pago pe- sì un pregevole esemplare della fortifica-

sarese detto ad Aauilam, ove era situa- zione de' bassi tempi, munendola d' al-
ta la basilica di s. Cristoforo, e dovrò ri- quanti attrezzi militari, e aggiungendovi
parlarne nel paragrafo di Gradava. ornamenti e comodi per una signorile a-?
Ginestreto. Comune della diocesi di lutazione. Per compiacerlo onde ritor- ,

Pesaro, posto in territorio in monte e pia- nasse in rinomanza il nome di Gradara,


no, con paese di non pochi fabbricali, con ne raccolse le memorie sulla situazione,
mura e bel borgo. Ne sono parrocchie s. origine e notizie sloriche, delle quali pas-
Fabiano della Valle e s. Pietro in Rosis. so a darne breve cenno. Non fu sempre,
11 castello di Ginestreto avea sotto di se, secondo alcuni, nel territorio di Pesaro,
ed era cornea capo di 1 4 castella. Il du- di cui ora forma il confine, arrivando col-
a
ca Francesco M. I avendo nel 1 5(2 pro- la al fiume Tavollo, il quale è
sua corte
messo dare al conte Baldassare Castiglio- distatile io miglia da Pesaro; ma si vuo-
ne un castello nel Pesarese con lettera , le provare contro il Clementiui, che fu ed

gH destinò Ginestreto, ma cambiata opi- è nel medesimo territorio, il quale per lo


nione gli sostituì Novilara. Il Lazzari lo meno giunse sempre al Tavollo, mentre
chiama paese ameno e (ertile, avente nel- il territorio di Rimini non arrivò mai al
le vicinanze deliziosi casini per villeggia- Foglia, non riconoscendosi con erudizio-
ture signorili, primeggiando a suo tempo 111 diplomatiche dall' Olivieri per genui-
quello del maggior Montani cavalier gen- no il decreto in favole di Rimini di Fede-
tile. E nell'Antichità picene, t. /[, p. 1 4^, rigo I, il qtiule secondo tal privilegio con-
i56 URB UKB
fermo Rimini il diritto del territorio a
a la da Pamlolfo figlio di Malafatta ilaVe-
la le re Pisauri usque ad Foleam. Perciò rucchio, che signoreggiava Gradata. Que-
con molte testimonianze vuole dimostra- sto castello dunque esistendo nel 1182,
re, che il territorio di Pesaro per lo meno soggiaceva alla giurisdizione de'magistra-
arrivò al Tavollo, anche ne' tempi ante- li di Pesaro; ma già avendo cominciato
riori non solo a Federico I, ma purea Ot- le famiglie potenti ad usurpare alla città
tone I,acuiClementini attribuì il restrin- le sue giurisdizioni e a insignorirsi delle
gimento del Riminese; e che la proposi- castella del contado, altrettanto avvenne
zione ch'esso giungesse a tempo de'roma- verso tale epoca in Gradara, Castri Cre-
ni sino al Fogliti, è senza autorità. Anzi dane. JN 'erano forse signori, tra ih 204
col riferito dal Rossi e con documento del e il 1224, e vi facevano residenza nella
i356, l'Olivieri fi vedere che anco il ca- loro casa Raniero e Palmirolo fratelli, no-
stello della Cattolica, di cui parlai nel pa- bili e militi, cioè cavalieri armati, figli di
ragrafo Gabice y
si considerava allora par- Pietro o PeciodeGriffo;e Ranuccio figlio
te del territorio di Pesaro, ed essere con di Ridolfo de Griffo loro nipote, e pare
Gabice, Castel di Mezzo e Granarola, ol- che a loro possa attribuirsi il maschio
tre altri castelli, Ecclesiae RavennatisOp- della rocca, e per la signoria acquistata
pida; per cui congetturò che talvolta il con occupazioni ottenesse a GiacotnoGrif-
territorio oltrepassò il fiume Tavollo, e foni, altro nipote, il titolo di Dominus,
giunse sino alla porla della Cattolica, per che di Montecchio di s. Angelo in Lizzo-
cui si scende al borgo, che resta nel piano la era signore neh 23 i.Nel medesimo se-
sottoposto. Che se i detti castelli si sot- colo XIII passò il dominio di Gradara e
toposero a Rimini, jure pacti, non cessa- con titolo giusto, ma sempre a pregiudi-
rono nella qualità territoriale. Circa al- zio della giurisdizione del contado di Pe-
l'origine di Gradare, l'Olivieri trovò do- saro, prima
Bandi daMonlecchio,e poi
ne'
cumenti di sua esistenza neli 82, e pro- i in Malatesta da Verucchio, padre di Pan-
babilmente anche neh i4o. Nel I2i5 il dolfo e del famoso Giovanni Io Scianca-
castello avea la sua fossa che lo circonda- to, nel cui testamento fatto in Rimini nel
va, e neh ig5 anche la fratta o selva al- 1 3 1 1 Ciò si con-
se ne leggono le prove.
l'intorno per impedirla coltura del terre- ferma dalla concessione fatta nel [355
no e il suo abbassamento, come nel 1 232 per un decennio dal cardinal Albornoz a'
i'avea Gabice, e fratta di Gradar* fu poi Malatesta del vicariato di Rimini, Pesaro,
detta la selva del comune sotto la rocca. Fano e Fossombrone, nella quale tra'luo-
Tuttavia reputa più antico il castello di ghi tutti del contado di Pesaro nominati,
Gradala, e pensa che dall'avere da anti- manca solo Gradara, come luogo eccet-
chissimo tempo la pieve, fosse uno de'Pa- tuato siccome acquistato prima; e in fat-
gi dell'antico agro pesarese, e che nel suo ti nel testamento del i 364 di Malatesta
sito fosse il vico, il compito , ossia il sito nipote di quello da Verucchio, ne dispo-
principale e più abitato del Pago, perciò se come suo allodiale e parte di sua pri-
potersi riferirne I' antichità a' tempi de' vata eredità, ed altrettanto si ricava dai
romani, desumendolo pure dalle trovate testamento del 1372 di Pandolfo signor
anticaglie presso Gradata. Del principio di Pesaro, disponendo di Gradara a fa-
del secolo XI trovasi memoria dell'esi- vore delle figlie Isabetta e Paola Bianca,
stenza della chiesa parrocchiale, dentro il e della loro discendenza, o in mancanza
recinto del castello, segno che in esso era- di essa al monastero di benedettine da e-
vi popolazione tale d'abbisognare della rigersi. Da tutto il riferito dell' Olivieri,

parrocchia. Quella di s. Gio. Battista e- si congettura cheda'siguori de Griffo pas-


tjjsleva nel 1290, e neh 297 fu rifabbrica *
sò Gradara sotto il dominio di Guido
i -

u n b
de'Bnndi ciò Monteechio, il figlio delqua- ottobre! 4« 6 v» morì Galeotto figlio del
leBernardo, caduto in disgrazia del Pa- senatore d'anni 8, con estremo dolore di
1

pa quale aderente di Giacomo e Pietro


,
tutta la casa Malatesta, come bellissimo
Colonna, occupasse Malatesta con que* e di grande espettazione. Grada ra nel »4 2 4
principii allora in uso, immediatamente soggiacque a fastidiosa vicenda, d'ordine
a
di lui beni, e di questi privatone Bernar- di Filippo M. Visconti duca di Milano, o
do solennemente da Bonifacio Vili nel per maltalento e avarizia de'suoi condot-
1299, li concesse in feudo perpetuo allo tieri. Vi dimorava Galeazzo figlio di det-

stesso Malatesta da Verucchio, colle giu- to signor di Pesaro, colla celebre Balli-
risdizioni e pertinenze, sotto il censo (ino- sta di Montefeltro sua consorte, quando
rimi solidorum usualis monete. I Mala- Angelo della Pergola, comandante del du-
testa ne vollero legittimare meglio o con- ca, a istigazione di Carlo Malatesta signor
fermare il possesso, col disposto da Gio- di Rimini, secondo alcuni, entrato in Gra-
vanni XXII neh32i pel pagamento del dara per rinfrescare le sue truppe, dopo
censo da mandarsi in Avignone,enel 1 332 essere stato ben ricevuto da Galeazzo, a
con ottenere l'assegnazione de'limiti del- tradimento lo fece prigione, manomise e
lasignoria di Gradata, indipendentemen- saccheggiò il castello , e simili depreda-
te dalla città di Pesaro e dal vicariato, zioni commise ne'vicini castelli con mol-
onde Malatesta neh 363 formò un parti- to danno del contado Pesarese onde il ,

colare statuto per Gradala, che dipoi nel padre Malatesta pe'suoi ambasciatori re-
i5ig confermò Leone X ad istanza de' clamò al duca. A'9 dicembre 1429 morì
gradaresi. A'Malatesta da Verucchio do- Malatesta nella rocca di Gradala, e il suo
versi il principio della bella rocca o di corpo fu trasportato a s. Francesco di Pe-
pianti o comprendendo in essa l'antica saro, e come signore di gusto a lui si at-
torre, acciò servisse di maschio, se real- tribuiscono le pitture delle camere della
mente compimento a suo
esisteva, ed il rocca. In virtù dell'investitura di Bonifa-
figlio neh 3s5, il quale
Pandolfo, morto cio IX, gli successero nelle signorie i fi-

fu padre a Malatesta detto Guasiafami- gli Pandolfo arcivescovo di Patrasso ,

glìa. Già neh 334 della rocca di Grada- Carlo e Galeazzo; ma i pesaresi malcon-
la se ne faceva uso nelle più importanti governo loro, nel «43 li caccia-
tenti del 1

occasioni, e fu detta anche Girone, col rono con furore da Pesaro. Ivi tosto ven-
qual vocabolo si chiamavano ne'tempidi ne a risiedervi Astorgio Agnensi luogo-
mezzo le fortificazioni collocate in luoghi tenente generale o governatore della Mar-
eminenti. Passato il dominio di Gradala ca, a' cui stimoli aveano proceduto i pe-
da Malatesta nel figlio Pandolfo, e da saresi; e le genti della Chiesa si accinsero
questo ne'suoi figli Malatesta Guastafa- all'impresa di togliere agli espulsi fratelli
ìttigiia e non tardò ili. "di far
Galeotto, Malatesta gli stati loro; ed in questa tem-
prillare di Gradata, mandandovi prigioni pesla Gradata ebbe la sua parte nel soste-
Ferrantino suo cugino e Guido di lui fi- nere gli antichi suoi padroni. Tuttavolta
glio nel 1 335, per aver voluto signoreg- 1' arcivescovo Pandolfo rimase in Grada-
giare Rimini; trasportati poi nella rocca ta, e ha un allodi hùdat. Gvadiivitw
si

diFossombrone ivi ambedue misera-, die octàva januar. an. Dm'. 432. Non è 1

mente perirono. Pare dubbio cheneh4i5 sicuro che Gradata venisse assediala, ben
nella rocca vi fosse posta Costanza
moglie sì che circa 27 mesi dopo pel valore di

di Rodolfo Varani, da Andrea Malatesta Carlo Malatesta furono del tutto ristabili-
signor di Cesena, mentre era signore di ti in Pesaro, cioè al 2.4 settembre i43o, i

Gradala Malatesta senatore e padrone fratelli Malatesta, accordandosi col vesco-


di Pesaro. Certo è che nellu rocca a' 12 vo poi patriarca Vitelleschi governalo! <
7

1 58 u B B U R B
della Marca (parlando del castello di s. ta a' 17 ottobre 1446 dal valoroso conte
Ippolito, ove risiedeva il V i lei lesclii, nar- Francesco. Dopo
^1 giorni di fieri
circa
rai clie ivirecòa ringraziarlo Galeot-
si assalti e battaglie dopo notabili per-
, e
to Roberto Ma Ut està pel deposito a lui ,
dite, gradatesi avendo con prodezze di-
i

affidato dell'importante castello di Gra- feso la rocca Francesco per mancanza


,

dara ).Però uno de'palti fu ili depositar la di denari e di polvere per le bombarde,
rocca di Gradara in mano del signore di e pel tempo terribilissimo, si ritirò a' 2 1

Rimini, per restituirsi poi all'ordine del novembre, seguendo tregua, che soltan-
Papa, e si eseguì in quelle di Sigismondo to pubblicata l'i 1 aprile 1 44? >** protrasse
per la prelesa d'alcun credito. Placatosi per lamorte del Papa avvenuta nel prece-
Eugenio IV, perdonò la guerra (atta da' dei! le febbraio, e per la chiama ta di France-
Malatesta, a'26 ottobre 1
435 restituì loro sco dal duca suocero inMilano. ElettoNico-
tutti i ordinando a Sigismondo
vicariati, lò V pacifico, ai aprile dello stesso 1 44?
di riconsegnare Gradare, il quale ambi- concesse I' in vestitura di Pesaro al conte
zioso portalo più a togliere che t restitui- Alessandro Sforza e suoi figli solamente;
re , contro il volere pontificio si ritenne ed a Sigismondo a'?.g agosto i45o confer-
la rocca, e rivolse le sue mire a occupar mò le sue investiture, compresa Grada-
Pesaro e gli altri stati de'Malatesta diPan- nate, la quale il Malatesta cominciò a con-
dolfo. Morti prima Carlo e poi 1' arcive- siderare come un patrimonio da non po-
scovo Pandolfo, e rimasto il solo Galeaz- per cui procurò di
tersi più. togliergli
,

zo (che nella cacciala ritiratosi a Urbino renderne con amene piantagioni più gio^
colla moglie Battista, ivi questa innanzi a condo il soggiorno. Laonde il Biondo nel-
Sigismondo imperatore pronunziò l'ora- la s-ua Italia illustrata, opera da lui scrit-

zione latina, colla quale espose co'più vi- ta in Monte Scudolo di Coriano, legazio-
vi colori l'infortunio),di pococuoi e e men- ne di Forlì, nel tempo in cui Sigismondo
te, e senza figli maschi, cominciò Sigi- godeva Gradara, la chiama: Tnterius est
smondo a togliergli altre castella del Pe- Gradaria Sigismundi Pandulphi lil-
sarese; lo ridusse in tali angustie, che ce- la superbis aedificiis, ainoenisque con-
cie Fossombrone al conte Federico d'Ur- sitionibus,et ampliasi mis vinetis ornala,
bino, e Pesaro ad Alessandro Sforza, dan- L'Olivieri rimproverò a un Biondo l'aver
dogli in isposa Costanza Varani nata da chiamata villa Gradata, che da Monte
Elisabetta unica sua figlia, Mentre Sigi- Scudolo si vede torreggiare con fasto, e
smondo riteneva Gradara, a' i5 maggio qualgiàsegretawo d'Eugenio IV non po-
1 44^ v s «eco Bianca col celebre conte
" > teva ignorare il fiero assedio de' fratelli
Francesco Sforza suo marito a desiuare, Sforza. Meglio in parte ne disse l'Alber-
indi passando nella Marca da lui in grau ti, nella Descrizione d'Italia, designan-
parte dominata. L' operato da Galeazzo dola posta su alto colle con forte e bel pa-
collo Sforza dispiacque al Papa, che li lazzo fallo da Sigismondo, e denominata
scomunicò, e a Sigismondo vennero fal- Gradara come luogo grato d'aria buona
liti i suoi disegni; per cui preso egli al sol- e molto dilettevole da pigliar piacere. Ma
do da Eugenio IV, continuò contro lo Gradara ha una rocca e non un palazzo, uè
Sforza guerra cominciala a Galeazzo,
la fu falla da Sigismondo come scrisse il Cle-
che durata j anni grandi calamità patì il mentini. Sigismondo, pel narrato a Rimi-
Pesarese. conte Alessandro, cogli aiuti
II ci, mancando a'suoi doveri colla s. Sede,
del fratello Francesco, tolse a Sigismon- ne attaccò nel r46o gli stati e fu scomu-
do l'occupate castella del Pesarese, tran- nicalo da Pio 11 nel 1461; indi assalito
ne Gradara che in dette vicende avrà do- dalle milizie papali, avendo perduto Fa-
vuto solfi ire i suoi disastri, indi assedia- no, Sinigaglia, la Pergola e Gradara, a'
5

ftftU BAD 1
9
1 1 o 16 settembre! 463 ricorso alla mi- vestitura di Rimini, Sarsina e altri luo-
sericordia di Pio 11^ appena colla media- ghi, fra' quali Castrimi Gradarne, ter-
zione de'veneziani potè ritenere H tamii e ram Dleldidae cimi corwn dìstrictilms.
il castello Cerasuolo o Cerasolo, olire al- L'annessione di Gradara si credè sbaglio,
cuni siti inespugnabili del Monte Feltro. tuttavia dissimulò Costanzo I per non es-
Gradala, sebbene considerata da Fi ance- ser in molta grazia del Papa, per l'aiuto
sco Sforza, divenuto duca di Milano, qua- che prestava a Nicolò Vitelli. Ma il suo
si inespugnabile,onde consigliava il Pana figlio naturale Giovanni, successore nel-
a non proseguir la guerra, fu nondime- la signoria di Pesaro, volendo troncar la

no dal valoroso conte Federico d'Urbino strada a pretesti ad Alessan-


, ricorse poi
coll'esercito ecclesiastico sottomessa a'26 dro VI, acciocché dichiarasse con bolla,-
ottobre (dice Reposati, che quantunque che Gradara del distretto di Pesaro ap-
la rocca e la terra fossero in islatodi far parteneva unicamente a tal città e a'suoi
valorosa difesa, pur vedendo cbe al va- vicari, e l'oltenneampla il 1 ."marzo i494i
lore del conte Federico non poteva resi- riportata dall'Olivieri, come altri docu-
stersi, dopo 4 giorni gli aprì le porte); e menti. Così dopo 3 secoli restò Pesaro pie-
Pio li la fece restituire dal vescovo di namente reintegrata dell'intero possesso
Sessa commissario apostolico, al suo le- di tutto il suo contado. Non lasciò Giovan-
gittimo signore A lessandroSlòrza, seguen- ni Sforza di mostrare
suo affetto e pre-
il

do Ih consegna nello stesso i463 e forse mura pel bene di Gradara, procurò che
prima de'i 1 novembre, prendendo il no- la chiesa di s.Giovanni fosse abbellita e
me di vicariato di Gradala. Succeduto ristorata nel 1490, restaurò nel 494- a 1 '

nella signoria di Pesaro Costanzo 1 figlio rocca e vi pose iscrizione, liberò i terreni
d' Alessandro, non lasciò di trattenersi dalla qualità enfiteutica , e volle che ivi

qualche volta nella rocca di Gradala, co- nel 1489 si fermasse Maddalena Gonzaga
me da un atto de'2 luglio 1477 appari- 1 sua sposa nel recarsi a Pesaro, e altret-
sce. Nondimeno egli provò una ribellio- tanto fece colla 3." moglie Ginevra Tie-
ne in Gradara, perchè essendo agli stipen- polo nel i5o4,efinalmentedovendosi por-
di! de'fìorentini e invaso Siena contro il tare a Roma lasciò Ginevra incinta nella
volere di Si«lo IV di essa collegato, il Pa- rocca, ove a'^4 febbraio 5iopartorì Co- 1

pa nel i^49 sconiunicò Costanzo I, dichia- stanzo 11, a cui Pesaro mandò 4 amba-
rò confiscali tutti suoi slati, ne Fo rimi- i sciatori per gratularsi. Però poco soprav-
se in grazia che a'sf) agosto 1481. Men- visse Giovanni a questa consolazione, poi-
tre Costanzo I era in disgrazia del Papa, ché sorpreso nel seguente luglio da feb-
a giugno 148
'9 1 alcuni mali uomini ten- bre ardente, fattosi trasportare in Pesa-
tarono occupar la rocca di Gradala, e ro, ne morì a'27. Il fanciullo Costanzo II

d'ucciderne il castellano. Si attribuisce il lo seguì nel sepolcro a'5 agostoi 5i 2, uè


tentativo all'insidie di Roberto Ma la tetta avendo voluto Giulio 11 concedere l' in-
signore di Rimici, diesi servì di Gianni vestitura a Galeazzo Sforza, altro natu-
di Gradata suo condottiero d'armi, il rale diCostanzo I, a' 19 agosto il vescovo
quale potè salvarsi dal processo tatto con- di Monopoli prese possesso di Pesaro per
tro gì' insorti. Ma nuovo disturbo ebbe la Chiesa; e dopo ricevuto da cittadini il

Costanzo I per G rad aiti nel 1482, quan- giuramento di fedeltà a' 29 lo volle e- ,

do Roberto eletto comandante le milizie ziandio da tutti i castelli del contado, e


pontificie contro il duca <liCalabna,e mor- tra questi Gradara; ma colla distinzione,
to dopo la strepitosa vittoria , Sisto IV che laddove gli altri castelli aveano de-
volendolo premiare ue'suoi naturali P.ui- putati per l'atto due tre uomini, quat-
dolfo e Carlo minorenni, cede loro l' in- tro ne deputò Gradara. L'asso ella col re-
9

160 u n n URI5
sto de! contado di Pesaro, per l'investitu- coni , che cedendola al summentovato
ra dota della città da Giulio II, al suo marchese Mosca Baizi, questi e suoi di-
nipote Francesco M." duca d'Urbino, in I scendenti ne fu investito daClementeXI V,
temporalibuspro Nobis, et t'aderti Rom. e ne prese possesso nel 1773. Di queste
Ecclesia P'icario*. Dipoi avendo Leone assegnazioni e infeudazioni di Gradara ra -

X espulso il duca, e dati i suoi stati a Lo- gionò pure l'arciprete Lazzari, ricavando-
renzo de Medici proprio nipote, nel 1 5 1
lo anche dalle discorse Memorie, presso
per di lui morte li riunì alla Chiesa , ma Col ucci, Antichità picene, t. 22, p.i85.
tosto li ricuperò Francesco M." I, e re- Inoltre Colucci nel t.
4, pubblicando a p.
starono in suo potere e de* successori fi- 177 il trattato: Della fondazione e del-
no al 63 in che ritornarono sotto l'im-
1 1 , l' antichità di Pesaro > tenne proposito nel
mediato dominio della s. vSede. Intan- § 48- De' Pagi e Pici dell'antico Pesa-
to allorché Paolo II! parti da Roma nel ro, e prima del Pago che si pub crede-
i543,perabboccarsi con Carlo V a Bus» re sia stato in Gradara. § 49* Conget-
seto, seguito l'atto a'22 giugno, nel ritor- ture per credere che un tal Pico fosse,
nare per Bologna a lioma, Gradara eb- popolato. § 5o. D'un altro Pago Pesa-
be la ventina d'alloggiare il Papa a* 16 rese detto ad Aquilani. Si parla del-
luglio, die vi giunse a 16 ore, come si l'incontro che ivi fece l'esarca di Raven-
prova da un'iscrizione posta nella rocca; na al Papa Zaccaria. § 5 Si prova che 1 .

mentre il Fabbri nella Storia mss. del- un tal luogo era benissimo proporziona-
le chiese di Pesaro, crede che Paolo ili to e che ivi appresso
per quest'incontro,
consagrasse la cappella della rocca e vi fu nominato Pago colla basilica di s.
il

celebrasse messa. A vendo Guid' Ubaldo II Cristoforo .Di Gradara è appodiato Gra-
sposato in seconde nozze Vittoria Farnese narola della diocesi di Pesaro, che ha la
nipote di Paolo IH, e volendo dUtinguere parrocchia di s. Cassiano, e le frazionali
la principessa con assegnarlefjualehe par- di s. Stefano e di s. Gio. Battista. Che il

te di sua giurisdizione, sul principio del castello già esisteva nel 998, e che con-
i55o, già morto lo zio, le die il governo tribuì nel 1271 alla fabbrica di quello
diGradara, ch'ella ritenne fino a' 3 di- 1 della Cattolica, lo notai parlando di Ga-
cembre 1602 in cui mancò di vita. Lo bice.
stesso fece il duca Francesco M.* II alla Monte Baroccio. Comune della dio-
duchessa Livia sua consorte il i.° marzo cesi diPesaro, con territorio in colle e
16 18, e dopo la morte del duca neli63i^ piano,paese situato in luogo ameno e frut-
ne ottenne la conferma da Urbano Vili. tifero, ricco di belli fabbricali, fra' quali
Morta la duchessa nel 64- e rimanen- 1 1 si distingue per molti rapporti la chiesa:
do la rocca senza chi potesse conservarla tutto è cinto di mura, con borgo. Sono
e goderla , fu data in custodia al conte sue parrocchie s. Susanna, s. Vito, e la
Alfonso Santinelli per impedire d'esser frazionaledis.Sebastiano.Vi è il convento
danneggiata da' gradaresi; morto il qua- de' girolamini del b. Pietro da Pisa, e nel
le nel 663, Alessandro VII con chiro-
1 suburbio lungi un miglioe nel monte più
grafo de'7 febbraio i665 la concesse in alto è quello del b. Sante de'minori os-
Lodovico e Ottavia-
enfiteusi a' fratelli servanti. La chiesa è certamente quella
no Ondedei. Avendola dimessa il con- medesima di s. Maria di Scotanelo, con-
Zongo Ondedei, ne furono investiti nel
te sagrata nel 1 35 1 da Pietro vescovo di Fa-
1726 da Benedetto XIII il cardinal A- no, ove santamente morì neli393 e fu
lessandro Albani e il principe d. Orazio sepoltoil b. Sante da Monte Fabbri fran-

suo nipote; in luogo de' quali a* 23 set- cescano, che die nome al convento stesso.
tembre 1 7 59 fu surrogato l'ab. Luigi tton- Dice il Caiindriche Monte Baroccio è una
URD URB 161
ili-Ile più auliche e ragguardevoli terre vesse ricevere, ne sollevare banditi e ri-

della provincia, il cui consiglio municipa- belli a lui o alla s. Chiesa. Tanto riferi-

le allorché era adunato avea il titolo di sce il Lazzari nel t. 22, p. 83 òt\V Alili' 1

senato. In che epoca precisa fu edificato chi tà picene} diCoìuccì. Nella guerra con-
il paese, soggiunge che non si è potuto ri- tro gli ugonotti, peraiutareil re diFran-
levare con sicurezza. Trovo nell'Amiani, cia a debellare que'fanalici e crudeli e-
die neh 202 pesaresi altamente si que-
i retici, fu imposta contribuzione anco al

relavano de'fanesi, per comandare a'ea- Fano, dalle (piali collette il


territorio di
stelli di Monte Baroccio e di IVovilara, cardinale camerlengo esentò il suddetto
che aveano invaso. Neli2o5' malumori i Raniero neh 563 per essere padre di 12
si aumentarono per aver tentato fanesi i figli. Monte Baroccio ha per appodialo

d'occupare anche Pesaro, al qual disegno Monte Giano della diocesi di Fano, che
essendosi opposto il cardinal Cenci, man- ha la parrocchia di s. Gio. Battista. Es-
dato nella regione per legato da Innocen- sendo podestà di Fano Lorenzo Tiepolo
zo IH per sedarvi le turbolenze, obbligò nobile veneto, poi nel 1276 eletto doge
inoltre i fanesi a restituire al contado Pe- di Venezia, fece fabbricare nel 1268 una
sarese i due castelli. Tuttavolta la concor- rocca nel castello di Monte Giano, dove
dia non si ristabilì, perchè non si restitui- i fanesi mantenevano soldati per tener a
rono dalle due parti i cittadini che ritene- freno il contado, che più volte erasi tolto
vansi per rappresaglia. Cimarelli narra all'ubbidienza di Fano, bramoso d'esser
che i fanesi dopo avere conquistato Fos- piuttosto soggetto al rettore della Marca.
sombrone, 1' assoggettarono con Monte Nella guerra deh 462 del «mie Federico
Baroccio e Novilara a s. Patrignano pro- d'Urbino, contro Sigismondo Malatesla,
lettore di Fano, onde ogni anno fare alla dopo aver espugnato Mondavio, occupò
sua chiesa un tributo di cera^Nell' inva- facilmente le castella , insieme a Monte
sione di Cesare Borgia, anche Monte Ba- Giano e sua rocca. L'Amiani, che raccon-
roccio cadde in suo potere, però poco dopo ta il narrato, riporta la memoria d'un o-
la morte d'Alessandro VI, a'4 novembre spedale destinato nel 1 485 all'albergo de'
1 5o3 il conle Galeazzo Sforza lo riconqui- poveri in Castri Montis Jani. Nel 583 il 1

Giovanni signore di Pesaro.


stò al fratello pubblico di Fano ricorse a Giacomo Bon-
Jl duca Guid'Ubaldo II a' 5 settembre compagni governatore generale di s.Chie-
1543 separò il castello e civile terra di sa, ricercandolo di milizie valevoli a cac-
Monte Baroccio, suo territorio e pertinen- ciare i banditi, che in due partite eransi
ze, dalla città e contado di Pesaro, e per suo contado tra'castelli ili
fortificati nel
privilegio lo subinfeudò a Raniero di Montegiano e Ripalta, minacciando d'oc-
Bourbon marchese del Monte s. Maria e cupar le rocche di Carignano e di Ser-
successori in infinito. Di più lo costituì rongai ina la vecchia, e fu esaudito.
marchesato, salva la primogenitura fra' Monte Ciccardo. Comune della dio-
discendenti, eccettuata la vendita del sale cesi di Pesaro, con territorio in monte e
e l'alloggiamento de'soldati in tempo di piano, i cui fabbricati sono circondati di
guerra contro lo stato, riservata eziandio mura diroccate, ed ha buon borgo. Sono
la superiorità e premesso il giuramento sue parrocchie s. -Sebastiano, e le frazio-

di fedeltà. Gli concesse ancora il cogno- nali s. Pietro in Rosis e s. Michele Arcan-
me della Rovere, e di potere inquartale gelo. I religiosi servi di Maria vi hanno

nell'arme la ducale quercia d'oro. Impose chiesa e convento. Il Colucci, Antidata


per obbligo il dare ogni anno duca e
al picene, 1.
1 7, p. 1 2 1 , riprodusse le Memo-
successori , in ricognizione di maggio- rie di H fonte Cicalilo castello ilei con-
ranza, un paio di capponi; e che non do- Lido di Pesai odi d. ì'oininaso Briganti,
VOL. LXXXVI. l 1
1 ,

I&fe URB li RB
Pesaro da' torchi Gavelli 1784. Restrin- vi buon fabbricato con due grandi vie, ol-
gerò in compendio le 37 pagine che le tre altra lunga sulle mura. Avere Punica
contengono, Y autore benché della terra porta il ponte levatoio, con porticina a-
di s. Costanzo dicendosi di famiglia ori- diacenle,con altra porta interiore, e mollo
ginaria del castello di Mons Cicardus già sito coperto sovrastato dalla sala comu-
uno de'più popolali del Pesarese. Le di- nale, sito in antico chiamato Portatale e
vide in 3 §§. Di quale antichità sia il ca- forse destinato agli uomini d'armi che gli
stello e di quale condizione fossero gli a- Sforzeschi tenevano per tutti i castelli. Il
lutanti. Con quali leggi si governasse la castello posto in vantaggiosa situazione,
comunità e qua'diritti godesse. Delle sue perchè niun altro vicino monte lo supera
chiese* e luoghi pii. Comincia ad esami- benché trovasi quasi in piano, rende vasi
nare l'origine de'castelli ingenerale, os- più forte co'torrioni e cammini coperti,
sia Vici e Pagi (V.), e
degli antichi per cui vi si ricovero il Piccinino afflitto
quanto a quello di Monte Cicardo o Si- colla sua poca gente, dopo la rotta av uta
cardo, lo crede cosi detto dalla sua gran- da'Malatestiani e Sforzeschi a Monte Lu-
de abbondanza di fichi ; quelli che vo- ro nel i433, e indi passò a Fossombrone
gliono nobilitarne l'origine congetturano e nella Marca, probabilmente per essere
derivare da Sicardo re di Sicilia,che fug- i castellani del suo partito; altrimenti la
gito dagl' insorti suoi sudditi, quivi rifu- numerosa popolazione che vivea tutta ti-

giatosi fece fabbricare il castello, e per si- nita dentro il castello avrebbe potuto re-
curezza munire di più torrioni. Meno in- spingerlo o imprigionarlo,e appunto dal-
verosimile, dice P autore, che possa pro- la quantità degli abitanti poi nel i44^
venire da Sicardo duca o principe di Be- andò esente da saccheggio. Venuti i tem-
nevento, per tirannia ucciso. Altri prete- pi pacifici, i cittadini cominciarono a fab-
serochiamarsi/)ib«fóT'riVYzr^oda'3mon- bricare ville nel territorio per dilatarsi ,

ti e 3 cardi che formano Parme del comu- tutti però avendo casa dentro il castello,
ne. Tutte queste false opioioni tuttavia come si legge nell'estimo deli5o5, anzi
mostrare P antichità del castello, di cui possedevano anco più lontano. Le ville
è ignoto il principio e il fondatore. For- nel 1573 erano 5 e denominale La Serra,
se congettura più. ragionevole è quella, Caifabro, Monte Begnoli, Valcelli, e Mon -
che un qualche signore potente noma- Benché desse fossero abitale,
t'Aito. la
to Sicardo, delle vicinanze, Io fabbricasse maggior popolazione rimaneva dentro le

e fortificasse ne'tempi in cui i castelli si ri- mura custodite colla vigilanza prescritta
bellavano alle città, e ne divenisse padro- dallo statuto. Gli antichi abitanti nella
ne. Ili.°documento certo di sua esisten- più parte erano agricoltori, e notabilmen-
za è del 1283, nominandosi tra'castelli te si aumentarono quando Pesaro fu de-
soggetti al comune di Pesaro , Castrimi dotta in colonia, ed a'romani diviso e as-
Montis Sicardi j ftoxn\\mexìo pare che segnato il suo agro,restandovi gl'indigeni,
già esistesse nel 1260. Quello del giura- e diviso il territorio tra essi ei coloni, suf-
mento fatto alla s. Sede neh 355, nelle ficientemente ampio e con buoni fondi.
mani del vescovo di Pesaro, delegato del Ebbe poi il castello molti che vissero ci-

cardinal Albornoz, riportai nomi di 23 vilmente, attendendo pure all'armi e alle


i rid i vid ui con *DominusBartholusRector i lettere, per cui vanta molti illustri e vir-

forse capi di famiglia, numero che non tuosi, come Ardovino Gavelli protonota-
trovasi segnato d'altri castelli del Pesa- rio apostolico,cameriere extra mttros di
rese, pare indicare la sua numerosa po- Clemente Vili; lo zio Girolamo Gavelli
polazione, e vuoisi dedurre la periferia guardaroba di Pio IV e Gregorio XIII ;
più grande degli altri, uella quale esser- il p. m. Antonio Ridolfi servita, teologo
-

U li B URB iG3
esimio , confessore del s. palazzo, e nel Daniele profeta, già parrocchia, di cui si

Hìm priore del patrio convento; il p. ha memoria deli 268, ed è situata su mot-
Giulio Cesare Marinelli servifa, che sul to elevato colle lungi un miglio e mezzo
canto fermo pubblicò , Vìa retta della dal castello. La chiesa di s. Maria della

voce corale j Francesco Ondedei erudi Misericordia o della Neve, fondata den-
ditissimo geometra e architetto idrosta- tro il castello neh 339 da una scuola o
tico, che lungamente servi senati di Luc- i fraternità. La chiesa della B. Vergine del-
ca e Toscana, e vi disseccò molte lagu- le Grazie col convento de'servi di Maria,
ne; p. Antonio cappuccino di santa vita; originata neh 5 7 per la pietà di Bernar-
1

diversi illustri minori osservauti,ed altri. dino Fabri di Monte Cicardo, indi con-
Il castello era uno de'migliori del Pesa- sagrala nel 1 533 da Nicolò vescovo d'Ar-

rese, ma verso lai." metà del secolo de- be (in quell'epoca vescovo d'Arbeera Vin-
corso cominciò a diminuire per le ragio- cenzo Negusanti fanese, come narrai col
ni riferite dall' autore. Il castello formò p. Fallati riportando la serie de' vescovi
sempre corpo col nome d' università o di Arbe, a Veglia, alla cui diocesi fu u-
comunità col suo governo economico,
, nita. Ciò si conferma dall' Amiani, il
lasciato da quelli che lo signoreggiarono, quale tra le notizie del Nègusauti, lo lo-
e da Pesaro quando castelli tornarono i da per saggio, letterato ed esperto negli
alla sua soggezione, reggendosi co'gius co- affari, e narra ; Che fu il .°a celebrar la 1

muue e municipale, godendo diritti gene- messa innanzi a' Padri del concilio di
rali e particolari. Il consiglio aristocratico, Trento ; che in Veuezia nella festa della
che disponeva dell'economico, era compo- Natività di s. Gio. Battista deh 537 ebbe
sto da 1 1 de'più probi possidente chiama- il contento di dare gli ordini sagri al pa-
ti massari e priori, oltre il capitano che in- triarca Ignazio Loj'ola fondatore del-
s.

timava consigli, e il capitano generale,


i la Compagnia di Gesù, non che all'apo-
nobili pesaresi,mandati da Pesaro a no- stolo delle Indie s. Francesco Saverio, e
mina del pubblico dal 1 5 19 in poi; pel- ad altri suoi compagni gesuiti, mentre era
le spese si deputava- il sindaco, ed altri nunzio di Venezia Girolamo Verallo
pe* diversi uffizi. I diritti particolari con- poi cardinale ; che divenne decano dei
sistevano di nominar due sindaci per la vescovi,avendo rassegnato la chiesa d'Ar-
chiesa parrocchiale di s. Sebastiano, un be dopo 4° anni, e ritiratosi nel castel-

priore e due sindaci per l'ospedale, e la lo di Sahara vi mori neh 573, il cada-
nomina in detta chiesa del benefizio de' vere venendo trasportalo nella cappella
ss. Antonio e Girolamo. L' autore dice gentilizia di s. Cristoforo della cattedra-
esistere 7* chiese nel territorio. La par- le diFano. L' Amiani non parla della
rocchiale di s. Sebastiano martire patro- consagrazione della chiesa di s. Maria
no del castello, probabilmente preso per delle Grazie di Monte Cicoardo, bensì di
tale in qualche pestilenza , è poco lungi quella de' canonici Lateranensi di Fano,
dalle mura castellane nello stesso sito del- eseguita nel 1 558 dal medesimo Vin-
la vecchia, e la precedente era più lon- cenzo vescovo d'Arbe, sotto l'invocazio-
tana verso s. Angelo. Colle largizioni de' ne de! ss. Salvatore e di s. Paterniano).
r
divoti e di mg. Spada, che avendo pre- La chiesa di s. Francesco d' Asisi già e-
dilezione special e del luogo vi passava l'e- sistente lateralmente alla porta del ca-
state, nel 1732
cominciò a rifabbrica-
si stello, dentro J'aggiunte mura erette nel
re con ottimo gusto e si compi ueli736, i4oo, indi nel 1760 trasportata nel fon-
e nell'altare maggiore è una tavola del do la Serra e fabbricata in buona forma
santo titolare dipinta neh 5o8 da Baito dal capitolo Latcr.iueiise cui è soggetta.
;

lomeo Gentili da Utbiuo. La chiesa di s. La chiesa di s. Giacomo apostolo l'edili-


9

i64 DRB U R B
co nel 1 684 fondo di Monte Coc-
nel suo sul fiume Fogliale cui radici pregiudica
cio, d. Pietro Bardovagni, padronato de' (per cui a tempo dell'Olivieri fabbricava-
Pompei nobili di Pesaro. La cliiesa di s. no gli abitanti nuove case al sito del mer-
Eracliano vescovo di Pesaro e compro- cato ov' è posta la chiesa di s. Quirico),
governo del car-
tettore, edificata sotto il ed i suoi fabbricati sono ricinti da mura
dinal de Simone (vescovo di Pesaro dal cadenti, e poco lungi trovasi il piacevole
1775 al 1779) per trasportarvi il cimile - borgo. Solio sue parrocchie Quirico e
ss.

rio, il quale era incontro alla parrocchia, Giulitta, in cui il vescovo di Pesaro En-
e dotata dallecompagnie che aveano l'ob- rico nel 1206 ne consagiò l'altare; e le
bligo di mantenere il vecchio cimi ter io. frazionali di s. Bernardo di Montecchio(il
La chiesa poi della Natività della B. Ver- cui sottostante castello fu poi diroccato),
gine, situata in fondo alle Caselle, edifi- e di s. Pietro in Rosis. Ma dell' origine
cata da'divoti e precipuamente dalla casa del castello, del suo nome e di altre no-
Angeli, nobili Fazj i la trasferirono presso tizie , comechè quasi ordinaria residenza
il loro casino hella cura della Valle, ter- dell'abbate di s. Tommaso in Foglia, al-
ritorio di Ginestreto. Quanto a'Iuoghi pii, la cui celebre badia apparteneva, poi ne
tli.°e più antico è l'ospedale de' ss. An- parlerò in questo paragrafo nel ragiona-
tonio abbate e Francesco d'Asisi, la cui re di essa.Qui solamente dirò, che nel
origine sembra anteriore al 2. santo, po- 1 3o2 un ospedale presso il fiu-
fu eretlo
sto in poca distanza dal castello. Delle me Foglia, contiguo al castello di Monte
confraternite più antica è quella della
la l'Abate. Ritenuto Monte 1' Abate luogo
Misericordia, che fece fabbricare la chiesa strategico e opportuno alle militari ira-
omonima, e fu eretta nel 1
3gg; q uella del prese, tale fu reputato da'celebri guerrie-
ss. Sagramento neh 562 già trovasi isti- ri Piccinino , Francesco Sforza e Sigi-
tuita,aggregata a quella di s. Pietro diRo- smondo Malatesta. Imperocché nel 4-44 1

ma ; quella del ss. Rosario fu fondata nel per la guerra sostenuta contro Eugenio
1599 «ella chiesa della Misericordia, ie IV e il re d'Aragona Alfonso V, pe'quali
quali due compagnie hanno i propri ora- combatteva il Piccinino; e Sigismondo
toni e monti frumentari per distribuire Malatesta col suocero conte Francesco
il grano senza usura. Monte Ciccardo ha Sforza eh' erasi insignorito della Marca,
per appodiati Monte Gaudio^ e Mon tes. questo dopo avere rispinto il Piccinino
Maria della diocesi di Pesaro, ili.° colla da'dintorni di Fano, coll'esercito occupò
parrocchia di s. Michele Arcangelo, e la Monte l'Abate, ove già erasi accampato
frazionale di s. Agata;il 2. colla parroc- il Piccininoio settembre, e poi fece il
a'

chia di s. Agata. Trovo nell'Amiani, che simile Sigismondo. In questo castello a' 1
nelle guerre deli 444 contro gli aragone- luglio 1 4^3 mori Costanzo I Sforza si-

si di Alfonso V, allealo d'Eugenio IV, gnore di Pesaro, da cui è distante 7 mi-


mentre Sigismondo Malatesta lo era del glia e domina la sua pianura. Narrano
conte Francesco Sforza, siccome colle sue Lazzari presso Colucci, t. 2 2, p. 83, e Re-
1

truppe stava nel quartiere generale diFa- posati, avere Guid'LJbaldo II duca d'Ur-
no, per alleggerire delle proprie la città, bino subinfeudato a' 26 luglio 54o la 1

a dispetto del freddo e dell'alta neve mar- contea di Monte l'Abate e il suo territo-
ciò nel febbraio colte sue genti ad inve- rio al conte Gio. Giacomo Leonardi da
stir Monte Gaudio, che resosi a patti per Pesaro e suoi discendenti, e chiamando-
evitare il sacco, terminò con esso la con- lo nobile gli concesse la quercia d'oro del
quista delle castella del contado Pesarese. proprio stemma, onde inquartai la nel
Monte V Abate. Comune della diocesi suo, coll'annuo obbligo in ricogniziouedi
di Pesaro, con territorio in colle e piano superiorità, a lui e duchi successori, di
URB V R B i65
ilue paia di capponi o starne neh. gen- scritta dal Passeri (indi pubblicala anche
naio. L'Olivieri celebrò il Leonardi pei* dalGolucci, Antidata picene, t. 4, p- ìoi:
la scienza legale, pel valor militare, pel Indizio d'un altro tempio dove esistono
maneggio degù" affari, e per ogni sorte di gli avanzi del monastero di s. Tomma-
letteratura in tutta Italia rinomatissimo. so in Foglia eforse di Silvano) sulla ma-
A suo tempo il castello diMonte l'Aba- gnificenza della fabbrica, che chiama ba-
te era posseduto dal conte Gio. Giacomo silica a 3 navate sosteuute da colonne di
Leonardi della Rovere. Di Monte l'Aba- marmo caristo non tutte eguali, e adorne
te è appodiato Farneto, della stessa dio- di capitelli di vario lavoro. Tale lettera il
cesi di Pesaro, che ha la parrocchia di s. Passeri scrisse a motivo che le suddette
Martina Nel sottostante suo piano e 8 demolizioni dell'apside e chiusura delle
buone miglia distante da Pesaro giace la due navi, onde la chiesa si accorciò e re-
celebre badia di s. Tommaso in Foglia strinse, potessero un giorno farne perde-
nella Valle d'Isauro a mano sinistra, a- re la memoria. Tosto divenne illustre ab-
scendendo verso il monte, presso il fiume XI 1 1;
bazia, e floridissima tra'secoli XII e
Aposellam, fiumiccialtolo detto poi Ab* ma cominciando a patire le conseguenze
scila, che scarica le poche sue acque nel- delle guerre, successivamente andò dete-
l'altro maggior fiumiccialtolo detto in og- riorando nelle rendite e nell'osservanza
gi Apsa, il quale sbocca dopo uel Foglia. monastica, che indusse Nicolò Va soppri-
Sussiste ancora parte di sua vasta chiesa, merla e unirla in perpetuo alla mensa ca-
il cui apside o cappellone fu demolito nel pitolare di Pesaro, cornee meglio dirò al-
decorso secolo, e murate le due navi la- la sua volta. Della primitiva ampiezza del
terali; esistepure qualche maceria del- mouastero n'è prova l'alloggio che pochi
l'antico monastero, ed una gran fossa col- anni dopo vi prese Clemente II, nel ri-
1

la sua cataratta, la quale anticamente cir- torno che faceva da Bamberga (il d. To-
colici,» va lutto il monastero, e tutta anco- niui, Storia di Rimini, t. 2, p.307, nota
ra allagavasi quando si voleva dall'abba- che può credersi avesse il Papa da Rimiui
te far fronte alle scorrerie degli urbina- presa la strada di Monte Fiore, per recar-
ti e de' ribelli della città di Pesaro. Del- si nella parte montana verso Farneto, se
l'abbazia dell' ordine di s. Benedello e si fermò nel mouastero di s. Tommaso)
succedutavi morte di Clemente II, ripar- suo vescovato da- lui ritenuto, almeno do-
lai a Pesaro, ed ora ne darò per la sua po la metà di settembre 1047, e vi morì
rinomanza ulteriore contezza (ommetteu- a'9 ottobre seguente, non senza sospetto
do le altre pregievoli erudizioui, massime di veleno per opera di Benedetto IX depo-
su Pesaro e suoi conti), col dotto cav. An- sto, il quale tornò a invadere
la sede apo-

nibale degli Abati Olivieri Giordani, che stolica. Novaes dice uella terra di s. Pie
Il

al vescovo cardinal de Simone intitolò: Irò (nome che il luogo o allodio prendeva
Memorie della Badia di s. Tommaso iti dall' appartenere per diretto dominio a

Foglia nel contado di Pesaro, ivi 1778 s. Pietro, cioè alla Chiesa romana) appres-
in casa Ga velli. Ne fu fondatore Alberto so Pesaro, e che il suo corpo in virtù del
o Adel berlo vescovo di Pesaro, che nel suo testamento fu trasportato nella sua
998 intervenne al sinodo romano, e pa- cattedrale di Bamberga, e posto nel se-
re nella chiesa, già aulico tempio paga- polcro il cui disegno pubblicò il Papebro-
no che concesse a' monaci da lui chia- chio nel Propylaeo a p. 186, aggiungen-
mati, del qual tempio si trovarono que' do il Ciaccouio, nel coro della medesima.
frammenti di bassirilievi e iscrizioni mar- L' Olivieri narra cheiG giorni prima di
moree, cui disegni si vedouo nell'Oli vie-
i morire, il Papa pel languore che pativa
ri, il quale riprodusse una lettera a lui il suo corpo gravemente infermo, uel ino-
i66 URB URB
nasteio in cui giaceva, unde vix credo me io5»2 , colla quale accordò la mitra ad
evasurum, a'^4 selteru'bre emanò la bol- alcuni del clero di Bamberga, in certi de-
la che riporta a favore dello stesso mona- terminati giorni dell' anno, protestando
stero di s. Tommaso e diretta al suo ab- concedere tal grazia per amore e riveren-
bate Pietro, al quale concesse benigna -
za a Clemente II di pia memoria, et mi-
inerrte il possesso di vari fondi posti in rabilius e Romanis finibus (indicando il

Tcrram s. Pelvi e la terra stessa, devolu- luogo di sua morte) defune tum ej'us cor-
ti alla s. Sede per la pensione da molto pus reducere. Congettura che nella tra-
tempo non pagata da' possessori figli di slazione il Signore operò qualche altro
Ungaro,e per l'ubbidienza. a lui non resa strepitoso miracolo. Alla donazione fatta
nel giungere al monastero, quasi dona- da Clemente lì, seguì la conferma di Ni-
zione causa mortis, prò salute animae colò lì, ipsam tcrram cum Castellis et
rneae,pro remedio animae noslrae. Con- perii nentiis suis Domnus Papa
, cpiam
fermò la donazione di Clemente II nel Cleme/is, qui ibi obiit, oblulitpred. Mo-
1 060 Papa Nicolò II con bolla presso l'O- naslerio prò remedio animae suae } et re-
livieri, indirizzata allo stesso Pietro ab- stauralione Ecelesiae posìtam Cornila* )

bate , nella quale assicura che il prede- tu Pensauriense. Però osserva l'Olivie-
cessore morì nel monastero di s. Tom ma •
ri,che la badia di s. Tommaso non eb-
so, in Comi tatù Pensaurcnsi juxlajlu- be mai né castella, ne giurisdizioni tem-
viumAposclla. Il suo corpo rimase sepol- porali nel contado e nella diocesi di Pe-
to nella chiesa del monastero, addicen- saro; l'ebbe bensì in diretto dominio nel-
done per prova gli abitanti de' dintorni laparte del contado poi d'Urbino, ed ivi
• la tradizione e » le 3 Croci di rilievo, che possedeva gran parte della corte del ca-
unite veggono nella parete destra della
si stello di Colbordolo, parte o quasi tutta di
chiesa ove dicono che fosse collocato il
, quella delle Ripe, e lutto intero il castel-
coi podi lui, finche fu portato a Ravenna, lo delle Genghe. Onde sembra assai pro-
confondendo questa città con Bahiberga, babile che sieno queste quelle castella,
,

jl nome della quale alle orecchie di que' di cui parla Nicolò lì, che a suo tempo e-
paesani non sarà allora giunto meno nuo- rano nel Comitatu Pensauren^i. Posse-
vo di quello riuscir potesse presentemen- deva inoltre Pabbatedis. TommasoinFo-
te". A rendere questa tradizione più li- glia anche nello spirituale le chiese poste
ni versale e più stabile, crede Y Olivieri, nella parte del contado d'Urbino, s. Pie-
moltocontribuisse l'aver Dio operati più tro in Fanano s. Maria in Murzola
, s„ ,

e più miracoli ad intercessione del Papa Martino delle Genghe, s. Marco delle Ri-
defunto, che descrive e specifica, e chiama pe, s. Salvatore di Talacchio. Dal posse-
ripetutamente Clemente II col titolo di dere l'abbazia tale tratto di terreno con
santo, a) sepolcro ove riposava il di lui diretto dominio e con giurisdizione tem-
corpo nella badia di s. Tommaso; e so- porale e spirituale, sempre più verosi-
stiene la sua asserzione col riferito da al- mile si rende, che fosse da prima tutto
tri scrittori; come pure che il corpo non il tratto di paese compreso nel contado
fu subito trasportato, ma qualche anno di Pesaro, e che poi lo stesso abbate per
dopo e probabilmente d'ordine di s. Leo- sostenere le sue giurisdizioni, giudicas-
ne IX intronizzato a' 12 febbraio 1049, e se più vantaggioso per se,o venisse piut-
che nel tempo in cui rimase nella chie- tosto dalla forza obbligalo a incorpora-
sa del monastero seguirono miracoli. i re quel tratto nel contado d'Urbino. Di
Aggiunge, essere seguito il trasporto nel- più nella conferma di Nicolò II si nomi-
la cattedrale di Bamberga , come si ha na Ulani turrem infra ewilatem Pen-
dalla bolla di s. Leone IX de'6 novembre sauricnsem quae nominatur Castellio-
V li e URC 167
ne cimi *m* pertinentiìs intus et foris castello in un istromento deli 238, Car-
usqiie ad Portarli, quae nomina tur Fa- te Montis Abbatis^ev l'investitura da-

nestra. Spiega l'Olivieri per Castellio- ta dall'abbate d. Giovanni a'eoajpratori


ne una specie di fortezza, essendo Pe- di certi beni. Nella descrizione della Mar-
saro tutta circondata di fortini, e dalla ca del 1283 vien posto tra 'castelli che di
parte di porta Fanestra v' erano due di pendevano dal comune di Pesaro, Ca-
quelle fortificazioni, il cassero e la rocca, strala Montis Abbatis Castrum Far- t

e n'esistono vestigi ; e forse fu la torre o neii, ec. Quindi 1' Olivieri assegna l'ori-

cassero donata da Nicolò II, e forse pu- gine del castello di Monte l'Abate dentro
re col dominio della propinqua chiesa di il secolo XII, cui abitanti vedendo il
i

s. Marco. Stabilirono i due Papi, che Foglia oPisauro,pe'continui suoi giri del
l'abbazia pagasse per pensione alla Chie- lo Meandro, rodere il territorio,per porsi
sa romana 1' annuo canone di un soldo in luogo più sicuro e trasportarvi le loro
d'oro. Verso il fine di febbraio 1 1 37 nel abitazioni, probabilmente pregarono l'ab-
monastero alloggiò l'imperatore Lotario bate di s. Tommaso a concedere il monte
li, da dove egli spedì un diploma a fa- di pertinenza del monastero, o l'avrà esso
vore de'canonici Portuensi di Ravenna, esibito per poter aver anch'egli un luogo
che leggesi nell'Olivieri; di che anco il di sicurezza, per ricovrarsi e mettersi più
r
d. Tonini ragiona a p. 35 1, nel t. 2 al coperto dalle violenze de'ribelli del co-
della Storia di Rimini. Dichiara quin- mune di Pesaro, e fors'anche degli urbi-
di 1' Olivieri, cheuon essendo possibile nati, troppo gli uni e gli altri inquietan-
tessere del monastero una cronaca, re- dolo. Pare che il comune pesarese aiutasse
strinse il suo dire alle memorie delle i castellani perchè il nuovo castello fosse
chiese del Pesarese che dipeuderouo dal- munito di buone muraglie, che nel 1778
l'abbazia, alla terie degli 'abbati, e alle erano poco meno che intatte; certamente
cagioni di sua soppressione? Quanto al- nel 1437 gli accordò la temporanea esen-
le chiese, desse sono registrate nella cir- zióne da tutte le gravezze. A renderlo più
colare spedila dall' abbate d. Giovanni considerabile e più popolato contribuì
da Tuderano nel 386, e dall' Olivieri 1 moltissimo l'introduzione de' mercati, iu
riprodotta, il quale assunto al governo s. Quirico, onde il si-
faccia alla chiesa di
della badia, ordinò a tutti rettori e go- i to prese il nome di Mercatale, a 'quali Pe-
vernatori di quelle di comparire in capo saro concesse i privilegi che godevano i

a 1 5 giorni innanzi a lui uel castello di soli suoi mercati. Dopoché il monastero
Monte l'Abate. I primi nominati nella invocò la protezione de'Malatesta, questi
circolare sono i rettori di s. Quirico, di vi fabbricarono la rocca, parte della qua-
s. Martino, di s. Donato di Monte l'Aba- le sussisteva unita al palazzo del coute,
te, parrocchie che già esistevano sul prin- che l'Olivieri dice rovinoso. In essa alle
cipio del secolo XIII, i cui documenti e volte i Malatesta fecero residenza, ed es-
notizie riporta l'Olivieri. Il nome di que- sendo poi col tempo cominciata a rovina-
sto castello di Monte V Abate o Monte re, il consiglio di Pesaro nel D2 1 dispose 1

dell'Abate, e la successiva residenza fat- che si riducesse ad abitazioni pel capitano


ta per lo più in quel castello dall'abbate e pe' signori di Pesaro. Dopo le suddette
di s. Tommaso in Foglia, dimostra ab- 3 chiese di Monte l'Abate, seguono le no-
bastanza che il sito era di ragione della tizie di due di s. Angelo in Lizzala, uel
badia, e che la sua origine deve in gran qual paragrafo ne farò menzione. Indi
parte ascriversi alle premure del suo ab- quella di s. Martino in Fogliano, diversa
bate. Le nominate 3 chiese già esisteva- da s. Martino in Foglia, nel 1 37 3 ricorda
no nel r 2 1 3, ed il luogo figura ridotto a ta nel sinodo del vescovo Leale Malate
3

i68 URB URB


sta, non più esistente, e dall'aggiunto Fo- ni nobili e altri di Monte Fabbri. Nel 232 1

gliano fa credere non fosse dal Foglia mol- trovasi Giovanni abbate di s. Tommaso,
to discosta. La chiesa di s. Martino in Cer- che nel [233 pose sotto la protezione del
zano è mentovata nella bolla d'Innocen- comune Rimini que'castelli che nel con-
di

zo III del 121 3, così quelle di s. Arcan- tadod'Urbino possedeva il suo monastero.
gelo de villa Monticuli o Montecchio di Nel 12 52 il medesimo oaltroGio vanni era
s. Angelo , di s. Marina di Monte Peloso abbate, nel \i rj 1 Monaldo, nel 1
299 Gia-
castello del Pesarese ora distrutto, da cui como di nobile condizione; indi Marco cui
ebbe origine la famiglia Su.perchi celebre diresse un breve Clemente V, il quale nel
per alcuni suoi, oltre altre 6 chiese situa- 1 3 i Monaldo non anco-
3 confermò altro
te nel presentecontado e arcidiocesi d'Ur- ra sacerdote; poscia nel [342 altro Gia-
bino. Del contado di Pesaro anche le como, a cui Clemente VI nel 1 35 i sur-
chiese di s. Maria in Saiano fondata nel rogò Biagio con bolla, e pare il ."non mo- 1

i?-38 , poi delta di s. Valma-


Nicolò di naco del monastero e della nobil fami-
nente; di s. Marco di Pesaro summento- glia Bandi o Bandoni di Montecchio di s.
vata edesistente neli2i3, poi distrutta, Angelo, il quale procurando rimettere in
detta pure s. Maria di s. Marco per l'im- miglior sistema gli affari del monastero,
magine creduta dipinta da s. Luca la , ottenne da detto Papa una bolla diretta
quale si trasportò in s. Maria delle Gra- neh 35 1 stesso al vescovo di Pesaro O-
zie de'serviti neh5oi per la demolizione modio per ricuperare beni improvvida- i

del suo tempio. Indi l'Olivieri riferisce la mente alienati da' suoi predecessori. Nel
serie degli abbati di s. Tommaso in Fo- 1 36 fu abbate Stefano, cui nel 1 366 suc-
1

glia, le cuiprove tralascio cominciando ,


cesse Giovanni da Sassoferrato, che per in-
dal ricordato Pietro che accolse Clemen- fermità non potè intervenire al sinodo di

te I! e ricevè da lui la Terra di s. Pietro, Leale, e rinunziata l'abbazia restò sempli-


ne conservò il corpo finche venne trasfe- ce monaco, risiedendo nel castello di Far-
rito a Bamberga, ed knpegnò il cardinal neto. Nel 1 386 Giovanni da Tuderano, il
s. Pier Damiani in favore del suo mona- quale fece subito un inventario di tutte
stero per ottener la conferma e giunta le chiese discorse della badia, e inlimò a'
d'altre possessioni da Nicolò II. Non si rettori e governatori di presentarsi a lui

conoscono altri sino al 1 1 1 6, neppure chi inMonte 1' Abate. Gli successe nel 1391
accolse neli 137 Lotario II, e quell'abba- Marino o Martino, ma coli. nome figu-
te ch'ebbe lite col vescovo di Pesaro En- ra il suo procuratore nel sinodo tenuto
rico,che quanto al possessorio fu nel 2 [ 1 nel 1-4 1 4
n Pesaro dal vescovo Bartolo-
'

decisa da Innocenzo III colla ricordata meo Casini, e stampato. Nel 1 4 5Giovan-
1

bolla nel vescovato di Pietro, sul diritto ni XXIII elesse Giacomo da Castello,for-
delle decime di due parrocchie di contra- se prete secolare, per la decadenza del mo-
stata giurisdizione,benchè continuasse tra' nastero, in quel tempo chiamato talvol-
successori. Siccome prima ilPapa avea ta di s. Amato, come nella Cronaca del
deputati giudici i vescovi di Fano e di Ur- Berni che registrò nel i443: Nicolò Picci-
bino, così nella serie de'secondi ne ripar- nino andò ad alloggiare in quello diPesaro
lo all'anno 1 2 1 3. Nel 1 2 1 6 certamente era alla badia di s.Amato.Nel i427Si!vestro,e
abbate Roberto, ma s'ignora se sotto di nel 1 434NicoIò Cruschi fiorentino ultimo
lui seguì la consagrazione della chiesa di abbate, perchè nel di lui governo Nicolò

s. Tommaso, di cui si fa memoria in un V nel 1 447> con bolla presso l'Olivieri,


laudo del i225,.e se fosse l'abbate a cui soppresse l'abbazia e l'unì al capitolo del-
Onorio III nel 1223 commise la causa che la cattedraledi Pesaro, continuando l'ab-
verteva tra il capitolo d* Urbino ed alcu- bate ad esercitare la giurisdizione, finché
URB URB 169
lìti» 4 giugno 4^1 formalmente rinunziò
1 tanto a Nicolò V , appoggiato da' validi
la badia, che avrebbe potuto ritenere sua uffici del vescovo di Pesaro Giovanni Be-
vit<i durante, nelle mani tlel Papa. Circa nedetti, si venne alla risoluzione di dimi-
all'occasione die produsse la soppressio- nuire luoghi pii per dare a' più. neces-
i

ne, rileva e deplora l'Olivieri, che se vi fu sari congruo sostentamento. Essendo


il

parte d'Italia soggetta a continue guerre poi affatto decaduta la disciplina mona-
e scorrerie , certamente fu il litorale no- stica nel monastero di s. Tommaso in Fo-
stro. Le città e luoghi procurarono di di- glia, e ch'era inutile lo sperarne la rein-

struggersi a vicenda, i tirannetti e signo- tegrazione, specialmente nelle sostanze


rotti, tempre* intenti ad ampliare i loro dopo il deplorabile bruciamento, senza

dnminiijiu) ponevano pesi insolìì ibili a'po- monaci e da molto tempo col solo abba-
poli, per cui i particolari possidènti ve- te, venne ragionevolmente soppresso ev-

dendo le chiese esenti da' nuovi tributi e into alla mensa capitolare. Tuttavia l'an-
dall'unghie fiscali, s'industriavano di met- tica chiesa di s. Tommaso in Foglia si

tersene al coperto offrendo ad essi i loro conserva in ottimo stato, ufficiata in tut-
beni, riprendendoli poi col titolo d'enfi- te le fes'.e da un cappellano a spese del
a
teusi con annuo lenuissimo canone e qual- capitolo, il quale nella 2. festa di Pente-
che piccola somma finita la 3." generazio- coste manda diversi canonici, fra'quali il

ne per la' nuova investitura argomento , vicario del capitolo incaricato dell'esigen-
che discorsi anco a Rendita ecclesiasti- za de'canoni, a solennizzarvi la memoria
ca. Simile costume segni in Pesaro e in del s. Apostolo. Unite poi alla chiesa e nel
quasi tutto il Pesarese, onde Malatesta luogo delle navi murate sorgono al pre-
Malatesti signor di Pesaro e altri de'suoi, sente alla dritta di chi entra nella chiesa
peldanno che ne risentivano, nel i4 io ot- un'ampia sagrestia, ed alla sinistra diver-
tennero da Giovanni XXI II l'annullazio- secamere ad uso padronale.
ne di tutti questi vincoli e la secolarizza- Novilara. Comune della diocesidi Pe-
zionedi tutt'i beni enfiteutici dipendenti saro, giace inmonte cou paese esteso di
dalle chiese, con bolla che forse credette buoni fabbricati, circuiti dalle mura coti
il temperamento necessario, ma esegui- borgo. Ha la parrocchia di s. Michele Ar-
ta colla maggior barbarie.'Prevedendo il cangelo, .ed i girolamini del b. Pietro da
Malatesta, che alle grida degli ecclesiasti- Pisa vi hanno chiesa e convento. Dice Ca-
ci, omedesimo Papa o alcun successore
il lindri, che la sua origine si vuole avve-
ripristinasse l'abolito come in falli lece , nuta da'tempi de'primi romani, ed allo-
il medesimo Giovanni XXI Ila istanza del ra fu il paese piantato poco lungi dal pre-
vescovo di Pesaro Bartolomeo Casini,l'ef- sente. L'Olivieri narra che nel secoloXI V
fetto di sua concessione sospese durante la comunità di Novilara trasportò le sue
la di lui vita, terminata nel i4'9> cioè abitazioni dall'antico all' odierno paese.
la sospensione per quelle cose dipenden- Il Col ucci, Antichità picene, t. 4j p- 36a,

ti dalla sua mensa ; il Malatesta medesi- trattando de' pagi e vici dell'antico Pe-
mo adunque volle assicurarsi che perpe- saro, un antico pago o vico riconosce
tuo si rendesse V ottenuto beneficio me- a Novilara. Pertanto riferisce, che del-
diante la vandalica distruzione di tutti l' antichissima pieve di Novilara, di cui
gli archivi col fuoco, ed ecco una delle ra- si hanno memorie delle decime eccle-
gioni della rarità in Pesaro dell'antiche siastiche diPesaro del 19.90, si legge
carte. Questo fatale avvenimento dunque in un monumento, che Andrea e Benve-
ridusse le chiese a molta strettezza, mas- nuto erano arciprete e canonico plebi*
sime il capitolo che' dall'investiture ri- 8. Angeli dr 'XnliiL/ritt, e in altro mo-
traeva i suoi redditi. Ricori^ndo esso per- numento dei 1 3o3 dicesi s. Michaclis de
170 U li B
Nubilaria; indizi d'antico pago o vico si •
di Novilara e il fiume Arzilla, restando a
tuato in Novilarn. Molle vestigia d'anti- carico de'fanesi il provvederlo de'neces-
chità trovate ne'contorni Io giustificano sari foraggi. Morto però Alessandro VI
meglio, ma tutte miseramente perirono. padre di Cesare nell'agosto 5o 3, a'4 no- 1

h& iscrizioni non si contano per sepolcra- vembre conte Galeazzo Sforza, fratel-
il

li, poiché costumando gli antichi d'ave- lo di Giovanni signore di Pesaro, giun-
re i sepolcri ne'loro predi*?, benchèdistan- se in Novilara e felicemente Io riacquistò
ti dal luogo di loro residenza, può cre- con Monte Ba coccio. Racconta il Lazza-
dersi che appartengano a famiglie della ri, presso Colucci,
22, p. 181, che il du- t.

città. Ma se a Novilara fosse stato trova- ca d' Urbino Francesco M." I avea pro-
to e non da Pesaro condotto un pezzo d'i- messo al conte Baldassare Castiglioui di
scrizione, che tratto da' marmi pesaresi dargli Ginestreto, ma poi r/28 gennaio
produsse, non potrebbe negarsi chealcu- i5i3 l'investì di Novilara, indi nel i522
na magnifica fabbrica non fosse stata in ne restò privo. In compeuso, da Guid'U-
Novilara anticamente eretta. Gran peso baldo II fu concesso al conte Camillo Ca-
ricevono queste congetture dall'antichis- stiglioni il castello dell'Isola del Piano.
Hino nome di Novilara, il quale certa- Prima però e nel 1 553 il duca avea in-
mente deriva dal nome antico Nubila- vestito di Novilara il capitan Gio. Batti-
re, espresso in un'iscrizione di Piotna, che sta Gotto di Messina. Non lo godè mol-
Colucci illustra con varie testimonianze. to,perchè essendo uomo di singolarissi-
I nubilari,siti eminenti, erano luoghi che mo ingegno, nel i5d6 per commissione
per lo più. si sceglievano per farvi l'aie, del duca adoperandosi intorno all'edifi-
come esposti alla ventilazione, perciò ri- cazione della muraglia di porta del Sale
tiene molto probabile che avesse origine in Pesaro, pigliò tal male di pietra e di
il vico principale di quest'altro pago del renella,che nel i55g con dispiacere del
Pesarese. Attorno ad esso si saranno po- duca venne a morte, non lasciando eredi
ste dell'abitazioni, che di tempo in tem- maschi. Avea per moglie d.FaustinaGual-
po cresciute avranno potuto facilmente tieri, da cui ebbe una sola femmina che ,

formare un altro vico, come sospetta l'O- fu madre poi del cav. Pompeo Mazza. Da
li vieri con ragionevole fondamento. Dal- quel punto Novilara se la ritenne per se
l' Amiani apprendo notizie più antiche di il duca, ridusse il palazzo in bella forra 1,

Novilara, oltre il Cimarelli che pure ne e il principe Federico Ubaldo suo nipote,
parla, narrando al 1202 che pesaresi i condottovi giovinetto dalla duchessa Li-
altamente si querelarono che i fattesi co via sua madre lo fece dipingere, volen-
mandassero nel castello loro di Novilara, dovi ancora fare un belgiardino,con pen-
laonde neli2o5 il cardinal Cenci legato siero per la sua buon'aria d'abitarlo. La
fu necessitato fermarsi molti giorni in Fa- morte tolse ogni disegno. Clemente XIV
no, per stabilir la pace tra'fanesi e pesa- accordò potersi fare ogni anno in Novi-
resi, per l'ostilità colle quali i fanesi tol- lara 3 fiere, a' 16 luglio, ed a'5 ei6 ago-
f
sero a pesaresi Novilara, che il cardinale sto. M'istruisce Ranghiasci
finalmente il

gli obbligò a restituire. E poi dice, che che di Novilara, An-


Nubilaria, scrissero:
nel i443 nella guerra controEugenio IV, nibale Olivieri, Memorie di Novilara ca-
occupò Nobilaria Sigismondo Malatesta. stello nel Pesarese, Pesaro 17 77. Gian-
II Reposati soggiunge, che combattendo nandrea Lazzarini, Novilara Stanze^
pel Papali colite Federico Feltro, ricu- presso lo stesso Olivieri.
però per trattato Nuvolara, cheavea per- Pozzo. Comune della diocesi di Pesa-
duta. Nell'invasione di Cesare Borgia, il ro, con territorio in colle e piano, il cui
suo esercito nel 1499 s' ritirò tra'mouti paese ha uu elisecelo numero di fabbri*
URB URB 171
coli, orca non buone mura, e con bel bor- me De Lizzola; saranno essi naturalmen-
go ila esso lungi un miglio. N 'è parrocchia te slati i discendenti da que'figli di Un-
s. Palerniauo. galo, o da quel Ridolfo figlio di Bernar-
S. Angelo in Lizzala, Comune della do, le investiture de'quali cassò colla sua
diocesi di Pesaro, con collivo e piano ter- bolla Clemente II per le ragioni dette nel
ritorio, fornito di molle e belle fabbriche, luogo ricordato. Forse opera loro fu quel
m parie cinte di mura. Sono sue parroc- fortino, o torre di fabbrica molto stabile
chie, s. Michele Arcangelo, s. Bernardo e molto antica, che fu poi del comune di
di Monlecchio, e la frazionale di s. Se- s. Angelo, e che da questo donata a 'conti
bastiano. Lai.' è anche insigne collegia- Mamiaui, vedesi ora unita al loro palazzo.
ta, eretta neliyi8 da Clemente XI, con In unislromento in cuiMonaldo abbate di
capitolo di 2 canonici e il priore, non pe-
1 s.Tommaso in Foglia nel 1 3 38, essendo al
rò dignità, essendo loro insegne corali il monastero. ricaduti moltissimi beni per
rocchetto e la mozzetta paonazza, e quel- morte senza figli di Oddone de'Bernardi-
la del priore è filettala di pelli d'armel- ni, ne investì Malatesta figlio di Pandol-
lino. L'Olivieri, Memorie della badia di fo che tiranueggiava Pesaro,più volte leg-
s. Tommaso in Foglia, riporta le seguen- gesiperlatoa'medesimi beni heredes Do-
ti Prima di morire in detta badia
notizie. mini Rai ne r ii de Lizzola. Questi e altri
il Papa Clemente II donò al monastero signori de Lizzola s' incontrano sovente
nel 1
047 diverse possessioni, di sopra nar- negli strumenti del 1387. Raniero ebbe a
rate nel paragrafo Monte V'Abate , fra le moglie Gabuarda, che nel suo testamen-
(\ua\i Castrimi Liciole (o meglio l'aggiun- to fece molti legati pii , e la 2." di loro
se Nicolò II che l'autore
nella conferma), quietanze fu fatta nel i35i, in Prilla s.

riconosce nel presente castello s. Angelo, Angeli de Lyciola. Tre figli maschi eb-
sebbene in alcuni monumenti deli 232 e be Raniero da Gabuarda, Ceccolo, Gian-
del 1283 si nominano Castrimi Montis gio, Alberto, e la figlia Fosca nel 1326
Angeli e Castrimi Liczoleo Lizole co-
.v.
}
maritata in Bellecco di Giannozzo della
ine fossero due diversi ca'stelli. Nel luogo casa de'Farneti.DaGiangio nacqueroGeu-
è tradizione, che il castello di s. Angelo fos- tilino e Branca, il qual ultimo per essersi
se una volta situato non dov'è al presen- imbarazzato nella guerra tra' Malatesta
te, ma in un altro monlicello alcun poco e il conte Antonio di Monte Feltro, ricu-
discosto. Ciò supposto, tutto ben combi- sando la pace tra loro fatta nel 1 388 e
nerebbe. La città di Pesaro, gelosa di ribellatosi a'primi, perde vita e beni, on-
ricuperare ciò che di sua giurisdizione de le figlie si ritirarono nel territorio del
aveano occupato potessero occupare in conte.Pare che Branca per un qualche
avvenire, specialmente ne'luoghi da essa tempo avesse avuto il dominio di Lizzo-
più lontani, le famiglie polenti, prese le la. Risalendo quindi a' tempi anteriori,
più vigoróse misure per riuscire nell'in- congettura l'Olivieri. Raniero esser figlio
tento. Parlai della badia di s. Tommaso d' A Iberico nato daManardo,che nel 1 266
in Foglia nel paragrafo di Monte V Aba- vendè i beni e la giurisdizione a Pesaro, e
te, perchè essendo situata nella parroc- ricusandosi di soltomettervisi gli uomini di
chia di Farneto, questo il Riparto terri- Lizzola armata mano, di viva forza ne fu-
toriale lo dice appodiato di quel comu- rono spogliati ; potè inoltre l'università e
ne; ed invece io ne dubito, e credo piut- gliuomini del castello di Monte s. Ange-
tosto che dis. Angelo in Lizzola sia ap- lo per allamamento di terreno, trasleri-
podiato Farneto. Lizzola ne' tempi più re in situazione più sicura la residenza
antichi fu dominata da alcuni signori, la loro, comprando nel 1280 dalla conni
famiglia de'qualiebbc dui castello il uo- uilà di Pesaro il sito del diruto castello
i
7a
URB ll R B
di Lizzola e.trasportarvi ivi le loro abi- vasi chiamata ne' monumenti del secolo
tazioni e la loro comunità. Nel mss. di XIV, e l'abbate di s. Tommaso nel 39 1 [

Diplovatazio manca il nome del Castel- concesse due chiese di s. Angelo e di s.


le

lare comprato dall'università del castel- Andrea unite, postem Curie Villa s. An-
lo di Monte s. Angelo, ina dev'esser ohi- geli de Lizzola. Ne'registri delle pensio-
missione. Non potè essere il castello ven- ni pagate al monastero si leggono pa- i

duto quello di Monte Angelo io cui già s. gamenti fatti da quelli de Villa s. Ali-
abitava la della uni versila, né può suppor- gelùin Liccìola. Ma sul fine di detto se-
si die si trattasse della giurisdizione, e che colo o sul principio del XV incominciò
in un tempo in cui Pesaro pure colla forza questa villa a fortificarsi e divenne il pre-
riuniva al suo comune tutte le giurisdi- sente castello di Angelo, e già in un
s.

zioni del contado, volesse alienarne una e documento deli4o4 è chiamato Castro
crearsi in seno degl' indipendenti. Sicco- s. Angeli Comitatus Pensauri. Non può

me l'università di Monte s. Angelo d'al- dunque dubitarsi, che il Castrimi Lic-


lora in poi non comparisce, se non col no- ciole delle bolle, non sia il presente ca-
me di s. Angelo in Lizzola par neces- ,
stello di s. Angelo, da Nicolò II aggiun-

sario concludere , che il Castellare e le to meglio alle donazioni fatte alla badia
case da quella comprate fosse il silo del di s. Tommaso da Clemente II poiché ,

diruto castello di Lizzola col Castellare, anticamente e a quell'epoca Lizzola era


cioè colla torre , che non fu disti ulta e già castello, e le dette sue due chiese so-
tuttora esiste. Che nel i 355 non esiste- no pure enunciale dalla bolla d'Innocen-
vano più né il Ange-
castello di Monte s. zo III nel 12 i3, edaveano ciascuna il pro-
lo, né quello di Lizzola, apparisce mani- prio rettore, sebbene in alcuni monumen-
festamente dal giuramento prestato da ti solo si nomini quello di s. Angelo, fin-

tutti gli uomini della città e contado diPe- ché alla chiesa omonima fu unita l'altra
saro in mano del suo vescovo Bia.gio Gè- di s. Andrea, la quale in seguito deterio-
iuinelli,a tal fìnedelegatodalcardinal Al- rando fu interamente demolita nello scor-
bornoz; il qual prelato girò tutta la dio- so secolo, e sorgeva poco lungi dalla Ser-
cesi , i castelli e ville, ed a' 3o settembre ra, villa di Vita-Ondedei. Il Calindri rac-
il ricevè dagli uomini di Ginestreto e di conta. S. Angelo di Lizzola fu fabbricato
Monte Sicardo, e nel dì seguente ^otto- \ poco lungi dall'antico Castello di Lizzola,
bre da quelli de Villa s. Angeli in Liz- distrutto in tempo delle guerre tra 'guelfi
zola, e daquelli di. Monte l'Abate, e pas- e ghibellini : la presente terra fu eretta
a
salo il Foglia nello stesso i

ottobre, an- a'4 aprilei584 da Francesco M. II du-
che da de Castro Mentis Vetu-
quelli ca d'Urbino, ed è ivi la villa del già Per-
lanini. Questa descrizione della Marca ticare Riferisce Lazzari, presso Colucci,
par presa da quella del ii83 se pure , l. 22, p.190, che il detto duca neli584
ambedue non derivano da altra più an- eresse in contea il castello di s. Angelo e
tica, poiché se nel 1280 l'università de) lo subinfeudò al conte Giulio Cesare Ma-
castello di Monte Angelo comprò dal-
s. miani. II castello e contea furono posse-
la comunità di Pesaro il diruto castello duti iodi dal pronipote cav. 'Giulio Cesa-
di Lizzola, questo non poteva più esiste- re Mamiani, uomo di mèrito che sosten-
re nel 1283, e neppure l'altro trasferito ne diverse cariche in Inghilterra. Dopo
nel sito acquistato. Gli dunque uomini aver tenuto il castello per molto tempo
che formavano Monte s. An-
il castello di la contessa Mamiani, in quello del Lazza-

gelo, ricovralisi dopo ili 280 ove fu Liz- ri Io possedeva il figlio. Loda il bel palaz-
zola, composero la comunanza che fu det- zo, la rispettabile collegiata e vaga chie-
ta Villa s. Angeli in Lizzola, e cosi tro- sa, che chiama di s. Egidio; iu tutti i lu-
UR B Bìfi.H 173
nedì ili settembre tenersi grosse fiere, con appartenente alla suddetta parrocchia di
concorso eli forostieri. Il paese dominar* s. Bernardo, della stessa diocesi di Pesa-
la pianura e il Foglia, e dalla città di Pe- ro, di cui parlano l'Olivieri citato e l'A-
saro essere distante 7 miglia. Che i conti mtani.
Maini ani conservarono il dominio feuda- Tomba di Pesaro. Comune della dio-
tario sino a'nostri giorni, e dell' esistente cesi diPesaro,il cui territorio giace in colle,

palazzo baronale, lo dissi nel voi. LI I, p. isnoi fabbricati essendo circondali di mu-
181, mentre a p. 1 88 feci ricordo del Ceri' ra, ed ha il piccolo borgo. Ne sono parroc-
no biografico intorno Giovanni Branca chie s. Lorenzo, s. Michele Arcangelo, e le

della terra di s. Angelo in. Lizzola pres- frazionali di Bernardo di Montecchio,s.


s.

so Pesaro del cav. Pompeo Mancini) let- Maria e s. Paterniano. L' Amiani parla
to ad erudita adunanza in occasione di del castello di Tomba in più luoghi. Per
inaugurargli in patria da' suoi conterra- le vicende del 1 232, dice che molti citta-
nei un pubblico monumento di onore, Pe- dini deliberarono di abbandonare la pa-
saro 1841. In esso si dice, che l'avere il tria Fano e ritirarsi in quiete ne'castelli,
Branca dedicato il suo libro, // Manua- fra'quali i Petrucci passarono nel castel-
le di architettura, a Giulio Cesare Ma- lo dellaTomba; sembra che fossero guelfi,
Dilani della Piovere conte di s. Angelo, ed poiché nel 1327 Ubertinello de'Petrucci
il sentire quel suo già palazzo baronale della Tomba fu incaricato da Ferranli-
de'lempi in cui vivea il medesimo archi- no Malatesta a sollevare le terre e i ca-
tetto (vedendosi bella e ragionata distri- stelli del contado di Fano contro la città

buzionedi scale e di appartamenti, e sen- occupala da'ghibellini, compresa la Tom-


za soccorso d'interni cortili, ambienti o- ba, castello del contado oltre ilMetauro.
vunque bene illuminati, lavoro certamen- Dunque apparteneva a Fano; diversa es-

te di mano maestra, e con "ogni studio sendo Tomba di Sinigaglia. Ciò è con-
immaginato ed eseguito), fa credere che fermato con certezza, da quanto l'Amia-
il Branca vi abbia avuta, come suona la ni riporta all'anno 334- Guido da Ca-1

fama, qualche parte e direzione, per ra- rignano podestà di Fano sua patria, ne-
gione di vassallaggio e per aver conse- mico di Ferrantino Malatesta, a'3 marzo
guita la grana del conte. Del resto l'il- interamente lo disfece e fugò presso il ca-
lustre Branca, nell'erudito opuscolo, vie- stello di Cuccurrano. Per vendicarsi poi
ne celebralo dal cav. Mancini per la no- de'Petrucci confederati di Ferrantino, si

biltà del suo iugeguo e le sue virtù, qual propose di rasare il loro castello della
matematico earchitettoeccellente del se- Tomba. Assistito da Malatesta Guasta-
colo XVII , che tra' felici applicatoli del famiglia, a' 12 di detto mese si portò al
vapore, di cui egregiamente ragiona, me- castello della Tomba; ma i fanesi furono
rita ih ."posto, per le sue opere pubblica- da Antoninccio de'Petrucci della Tomba
te che dichiara in uno alle macchine spi- superati, eGuido con Malatesta a gran-
ritali da lui inventate con raro artifì- de stento fuggendo si salvarono. Ciò av-
cio, leggendosi in esso l'iscrizione della la- venne, dicono gli annali: Jpud Castrimi
pide a'20 gennaio 1841 eretta in patria Tomba e Comitatus Fani, multisex co-
da'suoi conterranei e solennemente inau- rina gentes occisis, et niultisetiam capti-
gurata per cura del magistrato municipa- vatis. La passione di Guido per questa
le di s. Angelo di Pesaro, in cui è dello: rotta fu tale, che cadde in una morbosa
Primo ne II 'applicare. all'utile uso delle malinconia, trovandosi incapace per le ,

meccaniche il vapore dell' acqua siero- diminuite forte, di fronteggiare eo'conti


Me forza motrice potentissima. S. Ange- di Monte Feltre suoi nemici e alleati di
lo in Lizzola ha Y aunesso Montccchio, Ferrantino. Risoluto di finire i suoi gior-
1
74 U RB URB
ni in vita privala governo della , cede il desimo che in atto del 06 prodotto dal
1 1

patria, per moltissimi anni con applauso p.Guastuzzi è appellalo Mons LéCucadii
e contento universale da lui retta e dife- in vicinanza del Rubicone. Termina il
1

sa, a Teresino suo figlio; il quale avendo d. Tonini con dichiarare: di non fare
lasciato T amministrazione della guerra contrasto a chi piacesse di preferire la
al zio Giacomo, guari non andò che que- variante, e trovarvi piuttosto questo luo-
sto valorosissimo capitano risarcì con u- go che quello. Nella guerra sostenuta da
sura Io svantaggio da'fanesi riportato sot- Sigismondo Malatesta, col suo suocero
to il castello della Tomba. Imperocché conte Francesco Sforza occupatoti della
a'23 dello stesso mese di marzo, avendo- Marca, contro Eugenio IV e Alfonso V
li condotti in soccorso di Guasta/ami- re d'Aragona e di Napoli, le milizie de'
glia e del fratello Galeotto all'impresa quali comandava il celebre Nicolò Picci-
di Fossombroue , ritenuto allora e pre- nino, narra l'Arnioni neH'aunoi443j che
sidiato dal pontificio marchese della Mar- Sigismondo tenuto nell'ottobre in Rimi-
ca, ebbe con essi gran parte dell' onore ni un gran consiglio col coute Francesco,
nella conquista della città dagli alleati ri- sopra l'operazioni della campagna, partì
portato. Fano fu turbata in novembre con un corpo di truppa scelta per Mon-
1 374 nella giurisdizione dal commissa- datilo, castello i5 miglia da Rimini, per
Mondavio, che con suo decreto pre-
rio di riconoscere le genti del Piccinino che vi
lese dipenare gli uomini della Tomba si trovavano alloggiate, e il conte Fran-

Borghese, castello del contado di Fano, a cesco con due faste armate e 20 barche
certa multa; quindi fu spedilo il fratti d' infanteria tornò a Fano, senzachè il

Giacomo di Benincasa al commissario per Piccinino, che penetrato il suo disegno gli

appellar dalla sua sentenza al legato car- avea subito con marcia forzata tenuto
dinal Stagno, e così impedirgli d'ulterior- dietro, potesse impedir lo sbarco di tal
mente procedere contro la comunità. Di soccorso. Fece alto nonostante, e pigliò
Tomba di Pesaro sono appodiati Monte campo tra l'Arzilla e la città, con animo,
Litro e Monte le Vecchie , della stessa accresciuto che fosse di forze, di nuova-
diocesi di Pesaro.DiMonteLurosono par- mente assediarla; ma la cittadinanza di
rocchie e frazionali di altre, s. Gio. Bat- Fano, unitasi col presidio e colla truppa
tista e s. Maria, e le frazionali s. Matteo del conte Francesco, fece all'alba de'7 ot-
di Roncaglia, s. Paterniano, s. Stefano. tobre una generale sortita sul nemico con
Allorché Pipino re de' franchi costrinse sì buon successo, che dopo lungo com-
Astolfo re de'longobardi a restituire uel battimento e reciproca effusione di san-
755 alla s. Sede V Esarcato e la Penta- gue, lo ruppe e mise in fuga, con gran
poli, fra' luoghi enumerati alcuni codici pericolo uel passaggio dell'Arzilla dello
riportano Monte Lucati, Montem Luca- stesso Piccinino, che si ritirò a Monte Lu-
r
vi) e il d. Tonini nella Storia di Rimi- to con perdita de' suoi migliori soldati e
ni , seguendo l'osservazioni del Marini, uffiziali,fia'quali il valoroso capitano Lu-
prodotte nelle Ragioni della città di s. ca da Castello. Allontanato il nemico e as-
Leo, per Montem Lucari} vuo\e s'abbia a sicurato Fano d' ogni pericolo , tornò lo
leggere Montem Lauri,ossia Monte Litro Sforza a imbarcarsi la sera de'9 per Ri-
nel Pesarese. Non tace, che nelle varian- mini, e approdatovi la mattina seguente,
ti del passo d'Anastasio Bibliotecario, in- sipose subito alla testa d'un corpo d'ar-
vece di Montem Lucati, si trova Mon- mala, che ivi avea fatto radunare, e pas-
tem Lucati) il quale s'incontra apparte- sò ad occupar Monte l'Abate, nello stes-
nente al Cesenate in una concessione di so tempo che il soccorso de'fiorentini col
Gregorio 1 1 fra il 7 1 5 e il 73 1 ; forse il me- marchese di Ferrara mandato in quel,
UR-B CRB Ì7S
punto da'venezianicon8oo cavalli, s'inv quest' articolo pel suo particolare gover-
padroni di s. Giovanni in Malignano per natore prelato finche non fu compresa nel-
stringere da più parti il Piccinino in Mon- la delegazione di Pesaro, ed altro.
te Limo, ed a suo tempo combatterlo, co- Cartocceto. Comune della diocesi di

me seguì V 8 novembre al comparir che Fano, col territori» in colle e piano, il

fece co'suoi fanesi e rimiuesi Sigismondo, cui paese è esleso ne'fabbricati chiusi da
il quale addossatosi tutto il peso di quel- mura, con bel borgo. La collegiata, situa-

la giornata, con indicibile valore, nulla tane! borgo, ha il capitolo composto dal-
curando lo svantaggio del terreno e la su- la dignità dell'arcidiacono a cui è affida-
periorità delle forze del nemico, fu ìli. ta la cura dell'anime, e da 6 canonici, ol-

ad entrar nell'azione, che dalle 6 ore du- 1 tre due altri di recente istituzione con mi-
rò fino alla sera, lasciando indeciso nella nori obblighi corali. N'è parrocchia s. Ma-
compiuta vittoria che riportò , se in lui ria della Misericordia, ed i minori osser-
più spiccasse il coraggio d'infaticabile sol- vanti vi hanno la chiesae il convento det-
dato o la prudenza d'impareggiabile ca- to la Pieve. Si dice dal Calindri fabbri-
pitano , mentre nel tempo stesso che si cata da'romani dopo la disfatta d'Asdru-
trovava dappertutto a dirigere e animar bale, assimigliando il nome del paese al-
le schiere, apriva loro la strada al nemico l'esito ch'ebbe in tal momento l'esercito

colla sua spada, sotto la quale tra' molti di quel capitano cartaginese, in cui pe-
cadde Giovannino da Caravaggio condot- rirono 56,ooode'suoi, oltre 8000 roma-
tiero primario del Piccinino, che couMa- ni; e il campo roma-
in cui trionfarono i

latesta Novello fratello di Sigismondo, e ni fu dagli antichi dettoMavortius ager


col restante de'capitani ecclesiastici rotto o campo di Marte, donde vuoisi derivalo
e fracassato, perduto il nervo della caval- l'attuale vocabolo di Marotlaj morendo
gran parte del bagaglio^ebbe a gran
leria e Asdrubale presso Fermignano, il monte
fortuna di ritirarsi a Monte Ciccardo e poi ne prese il suo nome pel sepolcro fabbri-
a Fossombrone, da dove passò nella Mar- calo magnificamente nella sommità. Di
ca. Perciò Monte Loro divenne famoso Cartocceto l'Amiani neWe Memorie del-
negli annali guerreschi della regione, la la città di Fano dà le seguenti notizie.
cui valle oggi ancora ritiene il nume del Dispersi i cartaginesi sconfitti, vuoisi che
Trebbio della Sconfitta. Della rotta di fabbricassero varie terre e castella, fra le
Monte Luro ne furono conseguenze, il ri- quali Cartocceto e Sahara, discoste una
torno all' ubbidienza di Sigismondo del dall'altra meno d'un miglio, e della prima
vicarialo diFano,ch'erasi dato alla Chie- scrisse il Macci: Carlicctum vero dietum,
sa, e la riconciliazione col fratello Mala- quasi Carlaginensium coetus j estaulem
testa Novello signore di Cesena e Cervia. Carticetum subFano, ab coque leges hit-
Quanto a Monte le Vecchie n'è parroc- betj sed adversusfanenses ,qui'romano-
chia Donato. L'Olivieri nelle Memorie
s. rum coloni sunt, non secus liostilcm re-
della badia di s. Tommaso, riporta i tinent animimi, quam Cartagineuscs,
danni fatti dagli urbinati al castello di quorum coloniaCarticelùm est olim ad- }

Monte le Vecchie, Castri Montis Fé tu- versus romanos. Questa terra o castello è
lli uniche esposti a Papa Giovanni XXII unode'più popolati del contado di Fano,
egli li deplorò con i33o.
boli;» ilei contenente più di 2000 aniine(ora a 36 1
),

Distretto di Fano. tra le quali contami più famiglie e molte


Governo di /''ano. assai civili. Si vede una nuca fori

Fano (F.). Citta con residenza vesco- posta nel sito più eminente, fabbricata ia
vile, sede del governo e del governatore tempo delle fazioni guelfe ghibelline, e.

distrettuale, e ne riparlai in principio di quando molti aspùavano al contado di


i
76 une U RB
Fano. Crederono alcuni che si fabbricas- tauro. Nel i5o3 nella guerra e occupa^
se d'ordine di Leone X, ma anteriori te- zione di Cesare Borgia, Fano seguendo le

stimonianze di sua esistenza nel


3/J8 e i sue parti, la rocca di Cartocceto si difese
1 352 in poi escludono l'asserzione; o al- contro di lui nemici, benché morto Ales-
i

tneno si ha che passando per Fano nel sandro VI che favoriva il figlio ambizio-
i35i il provenzale conte Astorgiodi Du- so; ma a' 10 settembre Guid'Ubaldo I du-
raforte, rettore di Romagna pel Papa, or- ca d'Urbino, per tradimento d'alcuni fuo-
dinòcheda'fondamenti si fabbricasse una rusciti fanesi, occupò la rocca di Cartoc-
rocca nel castello di Cartocceto. Nel 1 3yo ceto, facendovi prigioniere Biccardo uno
per la ribellione d'Urbino, fu munita la de'più valorosi capitani di Fano, che la

rocca, oltre altre del contado; ed altret- difendeva con 25 fanti e io cavalli; però
tanto fu fatto nel r38o nelle guerre d'Ur- fattasi da'fanesi opportunamente un'irru-
bano VI, contro l'antipapa Clemente VII zione nel contado, la ritolsero al duca,
e la regina Giovanna I. Nel 1387 il Papa coll'arresto de' ribelli della terra, i quali
confidò le sue armi a Carlo Malatesta, tosto furono impiccali nella piazza di Fa-
che nel 1 388 sottomise le comunità del no. Nel i5i6 Leone X tolse a Fano la

contado di Fano a ubbidirlo, ripugnando rocca di Cartocceto, e la concesse ad An-


soltanto la terra di Cartocceto, che diffe- tonio da Monte Varco, forse per la guer-
rì la sottomissione all'agosto e limitando- ra che faceva al duca d'Urbino, che avea
la a soli 6 mesi. Dominando Carlo Ma- spogliato de' suoi stali, uon valutando le
latesta Fano, nel 1392 ordinò che si guar- suppliche de'fanesi per rimuoverlo da tal
nisse la rocca; egualmente fu munita nel concessione. Perle successive vicende, ro-
i42 3 contro Braccio da Montone invaso- vinata la rocca, i fanesi che l'aveano ri-
re della Marca. Neh 462 nella guerra di cuperata determinarono nel 1 544 di r '"
Pioli contro Sigismondo Malatesta, Fe- fabbricarla da'fondamenti, ma per le in-

derico conte d'Urbino gli tolse il vicaria- sinuazioni del cardinal Farnese nipote di
to di Fano, iti uno a Cartocceto. Nel 464 1 Paolo III, si continuò la fabbrica delle
per la morte del Papa, grandi furono le mura di Fano. Avendo Paolo III impo-
sollevazioni de'popoli, onde nella rocca fu sto il sussidio triennale a sollievo della
posto il presidio per tenere in ubbidien- camera apostolica, le comunità del con-
za le ville vicine, che tumultuavano con- tado di Fano suscitarono contro la città

tro la Chiesa; indi eletto Paolo II, nel 1


465 le loro pretensioni, gravandosi del ripar-
fu ristorata la rocca dal suo castellanoGio. timento fatto, il che die origine a lunghe
Francesco de Boccacci, e la spesa fu ripar- e dispendiose liti, che non terminarono se
tita in tutti gli altri castelli. Nel «469 a- non con transazione alla fine del secolo
dunatosi parlamento in Cartocceto,i sin
il •
XVI. Pertanto lecomuuità minacciaro-
daci de'castelli acclamarono il dominio e no di togliersi dalla soggezione del con-
il governo de'Malatesti. Nel i4g3 Fano siglio di Fano, per le discordie vieppiù
temendo d'esse re Invasa dal signore di Pe- crescenti pel riparto dell'imposizione che
saro, pose presidio nella rocca. Nel i5oo ricusavano; per cui il Papa commise di

il servo di Dio fr. Giacomo da Napoli, che pacificare le parti al cardinal Capodifer-
per virtù divina operava miracoli ,
per- ro, che dalla legazione di R.omauna pas-
suase le3 divote sorelle Fraccalossi a da- sava a quella della Marca neh 546. Ma
re la loro vigna per edificarvi il convento per le molte opposizioni fatte dal contado,
degli agostiniani e la chiesa della B. Ver- e segnatamente dal comune di Cartocce-
gine del Soccorso, che divenne dispensie- to, che de'castelli millantava d'esser ca-
ra digrazie,contribuendovi la terra diCar- po , e presumeva che ivi il capitano e il
tocceto e tutto il contado di qua dal Me* giudice solamente risiedesse, non fu pos-
URB 177
sibilo ni cai dinaie di definire le questioni- se invocato il patrocinio nella guerra co'
Perciò la causa fu* portata alla s. Ilota ro- veneti. I fanesi neh 583 ricorsero a Gia-
mana. Temendosi nella sede vacante del como Koncompagni governatore genera-
i 5 h) tumulti, s'implorò l'aiuto del du- le di s> Chiesa, per cacciare i banditi del
ca d' Orbino pei* la difesa di Fano , e le contado ior tifica tisi tra' castelli di Ripal-
milizie ducali restarono in Carlocceto si- ta e Monlegiano; indi unitisi a que' del
no all'elezione di Pio IV. Neh 567 Car- ducalo d' Urbino, si fortificarono in Ri -
locceto ricorse al consiglio di Fano, per palla minacciando le circostanti ville. I
la riedificazione della rocca da qualche fanesi allora, dando l'armi al popolo, spe-
anno rovinata, dovendo servire non solo dirono gran gente in soccorso delle mili-
pel presidio de' soldati, ma d'abitazione zie, le quali nel marzo 1 584 incontratesi
de' capitani destinali dal consiglio sles'so co' banditi ad onta della scambievole
,

a risiedervi col titolo di giudici e di ca- strage, il castello non fu abbandonato da'

pitani del contado; ma per impotenza e- banditi, i quali vi restarono fino all'arri-
conunwca non potè essere esaudito. Il ler- vo di Pier Francesco Nobili da Jesi co-
remotode'i3 luglio 1572 terminò di ro- mandante una compagnia, e siccome tra'
vinare la rocca di Carlocceto colla mor- malvagi erano in segreta corrispondenza
te d'alcuni abitatili della terra. Di Cai- alcuni fanesi ,
puniti molli di essi col
toccete è appodiato Ripalta t della stessa pubblico supplizio, fu restituita a Ripal-
diocesi di Fano, la cui parrocchia è ss. Bia- ta e al contado la quiete e la sicurezza.
gio e Cesareo. Narra l'Amiani che la sua Siccome colla Statistica del i853, di so-
rocca fu mimila neh 370, e Carlo Mala- pra dissi il numero degli abitanti di Car-
testa la fece guarnire nel 1892, dovendo toccio, colla medesima riferirò quello di
passare pel territorio una compagnia che Ripalta essere di 482.
marciava contro Perugia. Nella guerra Saltava. Comune della diocesi di Fa-
<lel i423 i fanesi la munirono disu/Iicien- no, col territorio in colle e piano, e con
te presidio, ed in quella contro Sigismon- fabbricati poco numerosi circuiti da mu-
do Malatesta, nel 1 4^2 la ricuperò il con- ra, a cui è propinquo il borgo. Ne sono
te Federico d'Urbino. Nel 1464 Ripalta parrocchie s. Croce, s. Gio. apostolo ed e-

paùil contagio cheavea fa Ito grandi stra- vangelista, s. Lucia. Il p. Civalli nella Vi±
gi nella Marca, e temendosi insurrezio- sita triennale , presso Colucci, t. 25, p.
ni nella sede vacante deh 4^4 fu la roc- 182, descrive il convento de'miuori con-
ca affidala a un capitano; proseguendo a ventuali con chiesa comoda, situali in luo-
infierire il male contagioso, Ripalla che go della foresta preso da s. Francesco, di
più d'ogni altro castello n'era altaccata,fu cui corre fama che ivi facesse miracolo-
bandita dal commercio degli altri luoghi, samente scaturire 3 fontane d'acqua chia-
e nel 1470 ancora vi serpeggiava l'infezio- rissima, lungi dal convento un tiro di ba-
ne. Nel i4o3 temendo Fano l'invasione lestra. L'origiue di Saltala è comune alla
di Giovanni Sforza signore di Pesaro, po- narrata di Carlocceto, e dalla conferma
se presidio anche alla rocca di Ripalta. Ri- che Adriano IV nel 1 i56 fece de' beni
dotta a mal termine la sua torre, e non dell' abbazia di s. Paterniano di Fano,
bastando le forze de* fauesi a risarcirla, sono compresi i casamenti di Saltata,
col consenso del consiglio Alessandro VI poi terra,come nana Aiuiani. Neh (6 \

nel 1496 la die con suo breve a Lodovi- per guerra contro Malatesta, il conte
la

co Gabrielli fanese. Nel i5o8 le milizie Federico d'Urbino gli tolse pure Saltala.
del duca d'Urbino Francesco M." I die- Per la sede vacante deh 4^4 insorti i po-
rono il sacco a Ripalta e fecero prigio- , poli, a Saltata fu dato un capitano col
ni alcuni abitatili, benché Fano DG aVca- titolo di castellano. N'è appod iato Uargni,
VOL. LX\XVI. 12
178 unii U B B
della slessa diocesi di Fano, avente la gherioa, e partì per l'assedio di Fossoin-
parrocchia ili s. Antonio abbate. Nella brone. Dipoi nel 462 tolse Serrongarina 1

guerra di Sigismondo Ma la testa, combat- e contado a Sigismondo Malatesta il


il ,

tuta per Pio II dal conte Federico d'Ur- conte Federico d' Urbino generale di s.
bino, questi pose il campo nel 1462 sot- Chiesa. IV rumori della sede vacante
to il castello di Bargni, che pel sito e pel 1 4^4» a Serrongarina fu dato un castel-
presidio trovò fortissimo e capace di far- lano per governarla. A difesa delle cir-
gli resistenza; l'ebbe nondimeno in 3 gior- costanti ville, anche in questa rocca net
ni d'assedip, rimanendo prigionieri sol- i i493 fu posto un presidio, contro le scor-
dati; ed avendo il conte a caro prezzo as- rerie del signore di Pesaro. Nel 1 5o8 co-
sicurato gli abitatiti delle case e robe dal me Ripalta soggiacque al narralo infor-
saccheggio da lui minacciato, tuttavolta tunio. Neli5io il castello per due terzi
il furore militare in parte diroccò e in- concorse al risarcimento del ponte s. Ci-
cendiò il luogo. priano sul confine di Fossombroue; e la

Serrotigherinn. Comune della dioce- rocca fu guardata dalle milizie ducali du-
si di Fano, col territorio in colle e fabbri- rante la sede vacante per morte di Paolo
cati cinti da mura diroccate.Ha la parroc- IV. Serrongarina ha 1' nppodiato Pozzo-

chia di s. Antonio abbate, e le fraziona- Io, pure della diocesi di Fano, che lia in
li s. Maria, s. Ippolito, s. Gio. apostolo ed parrocchia s. Palerniano, castello che con
evangelista, s. Lucia. Dicesi pure Serron- tutto il contado ricuperò nel 1 462 da'Ma-
garina e Scrrungarina, e riferisce J'A- latesta il conte Federico d' Urbino.
miani, che essendosj insignorito di Fano Governo di Mondo I/o.
esuocontado Galeotto Malatesta, per una Mondolfo. Comune della diocesi diSi-
sollevazione a'12 luglio] 343 fece puni- nigaglia da cui è lontano 5 miglia cir-
,

re colia confìsca de' beni gli uomini del ca, con residenza del governatore, col ter-
castello di Serrongherina, ed i capi de' ritorio in colle e piano, il cui paese ha e-
ribelli del luogo, ch'eresi dato all' ubbi- stesi fabbricati cinti di buone mura aper-
dienza d'Antonio conte d'Urbino, furo- te da 3 porte , con bel borgo. II Castella-
no sentenziati a morte. Indi d'ordine di no chiama MonòoUo^Mondulphutn, gros-
Galeotto nel 347 erettasi la fortezza o
1 so borgo murato, posto alla sinistra del
rocca, ai capitano o castellano il pubbli- Cesano su vaga collina, e da Giovanni del-
co diFano assegnò io fiorini il mese, a- la Rovere signore di Sinigaglia munito
vendo sotto il suo comando Pozzolo e Bar- di valida cittadella, che si scorge tuttora
gni; di più i fanesi vi fecero una cisterna nella sommità, sebbene non è più desti-
per fornir l'acqua al paese in caso d'asse- nata a servire di propugnacolo. Il Guic-
dio. Nelle guerre tra Urbano VI e Gio- ciardini lo disse il castello più forte e mi-
vanna I fautrice dell'antipapa Clemente gliore del Vicariato y poiché così fu detta
V I l,i fanesi nel 1 38o inviarono messerMi- la regione del Cesano e il Meiauro, pros-

chelino della Stacciola famosissimo inge- sima al ducato d' Urbino, e quindi da
gnere, con Giovanni Gamhetelli, a prov- quello dipendente. Insigne è la sua colle-
vedere di munizioni e ristorare le fortez- giata e parrocchia de'ss. Faustino e Gio-
ze di Serrongarina, Ripalta e Cartocce- vila, i cui canonici hanno per insegne co-
to. Irritato Eugenio IV contro i Malate- rali il rocchetto e la mozzetta ; Reposa-
sta perchè ritenevano il vicariato di Fano ti enumerò a suo tempo le dignità del-
e altre terre, neh 433 spedì colle milizie l'arciprete, del preposto, dell'arcidia-
il celebre vescovo Vitelleschi, il quale u- cono, 9 canonici e 6 mansionari. Vi è
nito al conte Guid'Anlonio d'Urbino po- pure la parrocchia frazionale di s. Sil-
se il campo presso il castello di Sert'tin- vestro, il convento degli agostiniani,
U R B URB i
79
quello ih* minori conventuali ed un mo- cui onde allontanarlo Malatesta Guasta-
nastero di monache. Il p. Ci valli nella t i- famiglia gli promise G5,ooo fiorini d'o-
sita t rieri naif, presso Colucci, Antichi' ro, e Galeotto suo fratello ripartì la tas-

tàpirenct t. i5, p. 1 85, loda il conventi- sa a'fanesi e al contado. Ricevutasi da fra


no de'suoi conventuali, come vago, rac- Morreale la somma, incamminatosi pei
colto e situato in sito bellissimo. Eretta la via del Moule verso la Marca, non
la chiesa dalla nobilissima terra per vo- compresa nell'accordo, Mondolfo fu lai."
to a cagione della pestedeli479>dal pub- terra che ne soffrì l'accampamento e ne
blico venne intitolata in onore di s. Se- provò le conseguenze infelici col vicaria
bastiano, indi restaurata da fr. Baldassa- to che ubbidivano al rettore della Marca,
re Salvolini conventuale e fondatore del non più. dominando Galeotto in Mondol-
convento, consagrata neh 585 da Ange- fo. Narrai a Sinìgaglia, che dopo ili 3 56

lo Perusini vescovo di Sartina. Tra gl'il- Mondolfo cominciò a mandare in quella


lustri, nomina gli agostiniani p. in. An- città a'4 maggio il pallio rosso per la fe-

tonio assai dotto, intervenuto al concilio sta di s. Paolino, già avendola ricupera-
di Trento, e il p. in. Sebastiano reggen- ta alla Chiesa il cardinal Albornoz, il qua-
Perugia e teologo in Macerata. Mon-
te iu le costiluì vicari medesima Mala-
della i

dolfopuò vantare diversi altri illustri, ed testa ne'vicariati di Fano, Fossombrone,


ilCimarelli ricordò anche un arci vescovo. Pesaro e Rimini. Neli370 per la ribellio-
Il Reposali la chiama terra non medio- ne d'Urbino al marchese della Marca, fu
cre e popolata dell' antico vicariato di munita anche la rocca di Mondolfo, e al-
Moudavio, e che avea il podestà giudice trettanto nel i 392 01 diuò CarloMalatesta
ordinario di tutte le cause civili, criminali che la signoreggiava. Nel i4«o Mondol-
e miste. 11 Calindri dice che anticamente Pandolfo Malatesta, e con-
fo si ribellò a

denominato Monte O/fo, nell 3^7 car- il tinuando con s. Costanzo e altre terre a
dinal Albornoz ordinò che si distrugges- tumultuare, nel 1 4- ' 4 Pandolfo investì
se, e quindi si chiamasse Villa Jusiitiae, della Stacciola Mauruzj; ma per l' esor-
ma ciò non ebbe tutto l'effetto. Veramen- bitanti gravezze imposte da Pandolfo, nel
te nell'Amiani la trovo nel 1 347 chiama- i4«6 nuovamente insorseMondolfo,ch'e-
ta IìfoiKÌolfOfiìe] narrare che per coman- gliperò con l'aiuto del conte di Montef i

do di Galeotto Malatesta signore di Fa- Irò ridusse al dovere, e nel i4^3 per h
no e di Sinìgaglia (ne' quali articoli ri- gueri'a di Braccio i Malatesti fecero pre-
J
parlai di Mondolfo) la fortezza ivi ven- sidiar la rocca da'fanesi. Nel i44^ l apa
ne eretta, al di cui capitano furono asse- Eugenio IV avendo restituito il vicaria-
gnati 20 fiorini al mese; ma convien dire to di Moudavio a' fanesi, ne fu assai di-
che la terra si fosse a lui sottratta e sot- sgustato il conte Federico d'Urbino, per-
toposta alla Chiesa, mentre soggiunge a- chè comprendeva la ragguardevole terra
verla espugnata neli349 Malatesta On- di Mondolfo, che sempre avea vagheggia-
gaio nipote di Galeotto e comandante di to incorporare ne'suoi stati, perciò adon-
sue armi/ per liberarsi dalle quali i si- ta della tregua continuò a molestare Si-
gnori di Fermo e di Forlì invitarono nel- gismondo Malatesta, il quale fece muni-
la Marca famoso Ir-a Morreale. Questi
il re le fortezze compresa quella di Mondol-
colla sua gran compagnia partitosi a' 3 ,
fo. Investito egli poi del vicariato di Mou-
ottobre 3 53 dalla campagna di Roma,
i davio, nel «453 ordinò a que'di Mondol-
giunto in Fossom brune, con invasione si fo l'erezione d'altro torrione incontro al-
dilatò nel contado di Fano e nell'altre si- la Penna. Volendolo indi Pio II spoglia-
gnorie de' Malatesta, lutto manometten- rede'suoi vicariati,spedì controSigismon-
do o esigendo grosse contribuzioni; per do coll'cscrcito ecclesiastico il eonte Fedi-
• i

i8o l)RD U R B
ricod'Ui bino, che determinando nel t\fì?. i to I. Lorenzo de Medi-
Francesco M."
l'occupazione del vicariato, e per la i;" cicommise a' suoi guasconi 1' assalto di
Mondolfo, sebbene poi preso Mondavio Mondolfo, il quale egli stesso dirigendo,
e lutto il suo vicariato, non volle inva venne pericolosamente ferito nel capo da
derla per- esservi scoperta la peste, così a una palla d'archibugio; ma suoi capita- i

s. Costanzo, dopo aver impedito a Sigi- ni per un cunicolo vi entrarono, e costrin-


smondo di penetrare nel declinar d'ago- sero la piazza alla dedizione. Lorenzo fu
sto in Mondolfo. Sisto IV, dichiarato nel costretto a portarsi in Ancona alla meglio
1 474 Federico duca d'Urbino, infeudò di per curarsi,e pare che dalla ferita ricevuta

Sinigaglia e del vicariato di Mondavio il derivasse la sua morie nell'aprile i5if).


proprio nipote Giovanni dellaRovere, per Intanto Francesco M.' I avendo perduto
sposarlo alla figlia del duca il quale ac-
, il rimanente degli spagnuoli datisi al sol-
compagnò nell' ottobre Giovanni con 4 do della Chiesa, e considerando non po-
compagnie di fanti nelle signorie, e fece tersi sostenere, si ritirò in Mantova. Leo-

prestare a lui il giuramento, specialmen- ne Xdopo la morte del nipote , riunito


teMondolfo. Questa terra «/deputati del- il ducato d'Urbino alla s. Sede, neh 52 o

l'altre e de' fanesi inutilmente impediro- restituì a Fano il vicariato di Mondavio


no l'infeudazione, volendo essere sogget- e compreso Mondolfo, che T 1 1 novem-

ti immediatamente allaChiesa, a costo di bre mandò il sindaco a fare a'magistrati il

difendersi colParmi e di perdere la vila, giuramento di fedeltà , con promessa ci

per cui il Papa avea procurato col mez- rinnovarlo ogni anno. Morto Leone X, il

zo dell'altro nipote cardinal Giuliano del- duca ricuperò il ducato, porlossi nel vica-
la Rovere, poi Giulio II, d'assicurare ifa- riato a fortificar le rocche di Mondavio
nesi ch'essi non vi sarebbero compresi. e di Mondolfo , al quale fece rifabbricar
Nell'invasione di Cesare Borgia, Fano ne le mura; e per l'impresa di Camerino
segui le parti, ed a'3o agosto i5ò3 gli fe- ne! 1 533 ne presidiò la rocca. Finche ve- i

ce sapere, dopola morte d'Alessandro VI neziani ebbero a sostenere l'ostinata guer-


che lo sosteneva, che la città era in peri- ra contro il turco in "Candii , sempre il

colo e la fortissima terra di Mondolfo es- golfo dell'Adriatico fu infestato dalle na-
sendo in potere del presidente ducale po- vi turchesche, facenti frequenti sbarchi
teva per qualche tempo resistere. Leone nella spiaggia pontificia, per avere i Pa-
X spogliato Francesco M. a 1 duca cf Ur- pi aiutato la repubblica di Venezia, per-
bino de'suoi stati, ne investì il proprio ni- ciò con dispendio delle città marittime
pote Lorenzo de Medici. Il duca affidò la obbligate a guardarla con milizie. A' 26
difesa d'Urbino a Benedetto de Gira Idi da maggio 1672 presso al Cesano nel territo-
Mondolfo e a due altri, ritirandosi in Pe- rio di Mondolfo, comechè situato in pro-
saro. Recatosi Lorenzo colle milizie pa- spettiva a*l mare, sbarcati i turchi saccheg-
pali ad occupare suoi domimi, la rocca
i giarono la campagna pel tratto d'un mi-
di Pesaro dopo resistenza fu resa nel 1 5 7 1 glio:due case restarono spogliate e incen-
da Tranquillo Giraldi daMondolfo a Ren diate da que'barbari, 8 persone rimasero
zo di Ceri, il quale lo fece impiccare per schiave, 3 furono feriti e una femmina
i

aver sparlato di con violazione della


lui, uccisa. Le milizie non furono in tempo di
promessa della vita salva. Lorenzo de Me- prendere que'corsari, quali accortisi de'
i

dici assediò la rocca di Mondolfo , difesa mondolfesi che a schiere correvano ad as-
pel duca da 200 fanti spagnuoli da lui salirli, ebbero tuttavia l'agio di fuggir

assoldati, perchè dopo l'assedio di Fano, colla preda, avendo seco 4 foste e 3 al-
la guerra erasi scaricata contro di Mon- tri legni sottili, i quali passarono lo stesso
dolfo, per aver pubblicamente acclama- giorno l'altura di Fano. Allora fu che le
U I l) UIIB i8t
\ille di Maiolta, delle Carni noie e di Fe- listi. Registrò P Amiani nelle Me/norie y
riauo presero la cura di guardar la spiag- o meglio interessantissimi e pregievoli an-
gia, e l'altre milizie furono distribuite nel- nali , le seguenti notizie di s. Goslanzo>
le rocche di Fano e di Carignano, e nella com'egli chiama questa terra già sogget-
torre del ponte Metauro. Lascio I Amia- ta a Fano. Ne'tempi turbolenti e di sci-
ni, colquale principalmente ho procedu- sma ribellò nel 1 j (t al commissario
si 1

to, per dire col Ranghiascf die il can. di Mondavio, in uno a Mondolfo e altri
Bernardino Guazzugli procurò la stampa castelli , sottraendosi dalla signoria di
del libro che nominerò, in cui sono i pre- Pandolfo Malatesla, il quale recatosi to-
gi della sua famiglia di Pergola in una sto a Fano prontamente li ridusse a do-
nota, e in altra lunga vi è il ristretto sto- vere. Per la gravezza dell'imposizioni, la

rico di Mondello: Notìzie riguardanti il ragguardevole terra tornò a tumultuare


culto di s. Irene màrtire, le di cui reli- nel 1 4 1 4> per cui il Malatesta investì Mau-
quie si venerano nella chiesa annessa al ruzj del forte di Stacciola. Continuando
casino di villa de' Guazzugli Marinifuo- l'eccessive imposizioni di Pandolfo,il con-
ri della terra di Mondolfo, di Bernar- tado si ribellò, massime l'importanti ter-
dino Guazzugli Marini, Osimo 1783. re di s. Costanzo e Mondolfo nel 14'S,
S. Costanzo. Comune della diocesi di senza che Malatesta signor di Pesaro po-
Fano, in territorio coltivo, con paese for- tesse reprimere l'insurrezione; ma torna-
nito di numerosi e belli fabbricati cinti eli to di Lombardia Pandolfo, con 000 fan- 1

mura, con maestoso borgo, e la collegia- ti e 2000 cavalli, cogli aiuti del conte di
ta di s. Costanzo, al dire di Calindri, che Monlefeltre ridusse le dette terree il con-
dev'essere la parrocchia de'ss. Cristoforo tado all'ubbidienza. Per l'importanza del
e Costanzo , come leggo nella Statistica sito, i fanesi temendo l'invasione de' mi-
tleliS53. Il Reposati nel 177*3 ecco come lanesi, nel dicembre 4^9 ordinò la ri-
1

descrisse il luoso. Piccola e bella terra parazione delle diroccale mura e fortifi-
o
posta in collina, e perciò di buon'aria e cazioni con gravissima straordinaria spe-
di dilettevole veduta, in territorio fecon- sa del Castri Sanclo Constantio. Quin-
do di viti, frulli, ulivi e altro necessario di si munì di grossissime e forti mura-
al sostentamento. Multila di lotti mura glie, le quali, unitamente ad altra ma-
castellane a scarpa , fu già del vicariato gnifica torre , conservavansi in ottimo
di Mondavio. Ha un pozzo di singolare slato nel 1731. Neh 4^2 nate differenze
struttura e di straordinaria profondità,co- Ira Fano , il castello della Ceregia , e s.
struitoda 'duchi d'Urbino, affinchè in un Costanzo pe'couiìni, il governatore della
assedio non mancasse d'acqua. La colle- Marca composi-
Vitelleschi ne rimise la

giata è la parrocchia, ove olire il parro- zione ad Egidio vicario di Lorenzo in s.

co enumerò 8 canonici usanti P almuzia, Campo. Neli434,la terra, benché annes-


e 4 mansionari, esservi il monastero del- sa al vicariato di Mondavio, riconobbe
le cauonichesse di s. Agostino, il palazzo l'antica superiorità di Fano in alcune e-
magistrale di buona struttura, ove risie- mergenze. Nella guerra del i4^7 Sigi-
deva il giudice podestà. Fuori delle mu- smondo Malatesla nominò suo luogote-
ra castellane bello è il borgo, che per la nente in Fauo Bartolomeo Palazzi da
vaghezza delle fabbriche e le delizie de' Brescia, ed in compenso delle molte con-
giardini rende più* nobile la terra, ed ove siderabili somme di denaro che gluloxca,
era un convento d'agostiniani con chiesa ceduta a lui da più anni la terra con ,

di buona architettura. Essere la terra e il ismembrarla dal vicariato, Bartolomeo


borgo popolali di numerose, civili, colte ne domandò alias. Scile l'investitura pei

e ricche famiglie, come pure di buoni ai - su c diàccudculi masclii uali da Lodo\ Ica
1

libi URI) URB


d' Ugolino Pilj, e in loro difetto per Ci- Io demolito, colle sue macerie fu rifatto
golino e sua discendenza mascolina in per- quello della Ceregia da detto monastero.
petuo ; e con l'appoggio di Sigismondo ne Poi all'annoi 178 si dice, che Alessandro
riportò da Eugenio IV bolla favorevole. IH confetmòi privilegi e beni di s. Pater-
Però nel i44° volendo Sigismondo riu- niano, fra 'quali il castello del Monte Ab*
nire a'suoi stali s. Costanzo, la cambiò col- Inizia, il quale comunemente credesi elio
la terra di Barelli e colla villa di s. Se- fosse ov'è quello della Ceregia fabbrica-
bastiano infeudo. Nel 1462 guerreggian- to da' monaci della medesima. All' anno
do Federico conte d'Urbino per Pio II, !2i5osi narra, che il territorio del castel-
contro Sigismondo, gli tolse il vicariato lo di s. Felicita apparteneva al castello
di Mondavio, insieme a s. Costanzo, che di Querciafissa, che trovo pur dello Quer-
peiò non volle assediare e occupare per ciaspessa , diroccalo e poco discosto dal
esservi la peste. Continuando questa ter- confine fanese, ov'era una piccola chiesa
ra ad esser soggetta al comune di Fano, di s. Paterniano spettante al monastero
volendo togliere l'abuso introdotto di tra- de'cassinesi che quell'abbazia possedeva*
sferire le cause civili inalili tribunali fuo- no: per le passate incursioni degli eserci-
ri di Fano, ne volendo i suoi abitanti es- ti dell'imperatore Federico lì, che più
ser convenuti avanti il governatore gene- volte alloggiarono nel monastero, fu tal-
rale della Marca, e molto meno in Mon- mente da que'barbari dauueggiato che ,

davio capodel vicariato, la città neli472 convenne all'abbate Bono rifabbricarlo


fu graziata da Sisto IV7 con un breve, col insieme alla chiesa del santo, dov' erano
quale ordinò agli abitanti di s. Costanzo, 3 altari, non restando veramente in chia-
che le loro cause si giudicassero da' tri- ro, se in questa o in altra piccola chiesa
bunali di Fano o nella curia del suo vica- del borgo riposasse il corpo di s, Paternia-
rio nella terra stessa. Nel i52o restituen- no glorioso protettore Fano. Neh 279 di
do Leone X a Fano il vicariato di Mon- per l'orribile terremoto che desolò anche
davio, comprese Sancii Constantii, il
vi la Marca rovinarono castelli di s. Eleu- i

cui sindaco a' 5 ottobre giurò nelle ma-


1 terio, di Caspessa e di s. Felicita apparte-
ni de'magistrati fedeltà e. promise rinno- tenenti all'abbazia di s, Paterniano, eoa
var latto ogni anno. Neli552 il vesco- molti altri del contado, de' quali non esi-

vo di Fano cardinal Bertano aggiustò le stono vestigia. La perdita però di s. Fe-


discordie antiche tra Fano es. Costanzo, licita mosse l'abbate del monastero Ri-
per le gravezze imposte sui beni che pos- naldo a rifabbricare in quel territorio uà
sedevate ne'rispettivi territorii da'fane- castello nel Monte della Ceregia, il qua-
si e da quelli della terra. Di s. Costanzo le gli die il nome, perchè con tal popo-

ne sono appodiali, Cerasa e Stacciola. lazione coltivati tutti i terreni a quel Mon-
Cerasa ha la parrocchia di s. Lorenzo te adiacenti si rendessero, ed a' 9 aprile
martire, e la frazionale di s. Giovanni e- 1279 lle '"vestì a tale elfetto Giovanni
vangelista, della diocesi di Fano o meglio da s. Andrea castello poi del presidato di
di Sinigaglia , non essendolo specificato s. Lorenzo in Campo, col patto che tanto
nelRiparlo territoriale. Non credo di er- a nome proprio che di tutta la popolazio-
rare se opino che Cerasa sia il castello di ne, concorresse alla fabbrica del castello.
Ceregia, come lo chiama Amiani, e per- Nel castello della Ceregia, appartenente
ciò con lui ne riproduco le notizie. Allor- al monastero di s. Paterniano, nel 1 346
ché Adriano IV nel 1 56 coufermò be- i fu fabbricata dall'abbate Bernardo Mar-
ili della badia di s. Paterniano di Fano, itozzi la chiesa parrocchiale di s, Loren-
si nomina la cappella di s. Lorenzo nel zo (nome comume all' odierna e alla già
castello della Querciafissa, il qual castel- cappella di Querciafissa , e perciò credo
un b URB i83
identico il «ome ili Cenila a quello eli novembre ,
promettendogli soggezione,
Ceregia, mentre tutti sanuo che del frul- servì d'impulso al consiglio di sollecitare
lo ri-rasa è sinonimo eiriegia, frutto del- da Paolo II la restituzione del vicariato
l'albero Ciliegio, Cerasuni), con grati fe- di Monda vio. Nel restituirlo Leone nel X
sta di quel popolo per vedersi così assi- 1 520, si legge nella bolla compreso Ce-
curata nel luogo la residenza del parro- rasa', Quanto alla Stacciola, della dioce-

co loro pastore. L' iscrizione marmorea si di Sinigaglia, n'è parrocchia s. Gio. E


scolpila in memoria, si legge nell'Amiani, vangelista. Il Lazzari presso Colucci , t.

Questa chiesa dopo aver per 4 secoli re- 22, p. 189, dice che la contea della Stac-
sistito all'ingiurie del tempo, minaccian- ciola è piccola, ma in bel sito e fruttifero,

do rovina nella i. metà del secolo [lassa- col palazzo ove abitano conti Mauruzj i

to con piti robusta simmetria fu da'


, di Tolentino (nel quale articolo con qual-
fondamenti riedificata da d. Paolo Mar- che diffusione ragionai dell'antica e no-
tinozzi, rampollo della famiglia deli ,° e- bilissima famiglia e de' suoi molti illu-
difica tore, abbate de'canonici del ss, Sal- stri, tuttora fiorendo, essendo conte della
vatore di s. Paterniano colla direzione , Stacciola il cav, Giuseppe, di cui feci ono-
del cav. Francesco Bonamici architetto di revole menzione nel principio di quest'ar-
Rumai, Neli38o l'abbate di s. Paternia- ticolo), ed a suo tempo lo era il conte O-
no d. Giacomo Martinozzi, secondando razio Mauruzj, che qualifica degnissimo
le premure del comune di Fano, per la nostro signore, cavaliere generoso nou
guerra tra Urbano VI e gli scismatici, po- meno che cortese. Narra inoltre che nel
a
tè in buono stato di difesa il castello Ce- 15y8 duca d'Urbino Francesco M. II
il

regia, frontiera del contado verso la Mar- subinfeudò a'eonti Mauruzj di Tolentino
ca; e perchè alla riparazione deii'antiche la parte che avea levala al conte Anto-
mura e costruzione delle nuove, non a- nio cognominato della Stacciola t dal si-

vca P abbate e la badia forze bastanti, to ov'è posta, poiché una supposta disub-
mosse gli uomini del comune a concor- bidienza nel conte Antonio era stata mo-
rervi colla gratuita opera loro , reinte- tivo della devotuzioue. Altrettanto quasi
grandoli di que'privilegi tolti dal prede- Zecca di Gubbio, \,i t
riferisce Reposati,
cessore abbate Uguccione, per aver occul- p.252. Notai uell' articolo citato, che nel
tato l'istromento stipolato neh 279 d'in- 14 2 Pandolfo Malatesta de' signori di
»

vestitura tra l'abbate Rinaldo e Giovan- Rimini, avea donato al celebre e valoro-
ni di s, Andrea. Nel 1 432 insorte questio- so Nicola Mauruzj di Tolentino la Stac-
ni di confini tra il comune diFano,equel- ciola. Di questa e de' Mauruzj P Amiani
li di's. Costanzo e Ceregia, s. Constan- contiene le seguenti brevi nozioni gene-
tio, et de Cere sia (altro argomento per riche. Continuando
la guerra d'Urbano

me prova, che l'attuale Cerasa è Ce-


di VI contro gli scismatici, il comune di Fa-
regia confinanti), il governatore Vitelle- no stipendiò messer Michelino della Stac-
tchijcome pur dissi di sopra, ne rimise ciola famosissimo ingegnere a ristorare le
ilcomponimento al vicario di s. Lorenzo fortezze del contado, stipendiato con 1 00
in Campo. Nel i44° Malatesta Novello ducati d'oro all'anno. L'estorsioni de'
fratello di Sigismondo, da questi sul fine ministri di Pandolfo Malatesta signore di
di marzo fumandato con alcune compa- Fano e altre città, esacerbarono i fanesi
gnie di lauti alla Ceregia, e quindi in Or- e gli abitanti del contado. Quietò i fanesi
nano per cacciar dal vicariato lìaldaccio il di Pandol
podestà Marsilio, d'ordiuc
capitano del conte Francesco Sforza. Il fo, evolendo questi che simili provvedi-
castello della Ceregia nel 1 4^4 co 'l c capi menti seguissero nelle ragguardevoli ter-
tolazioui fatte al consiglio di Fano a'2 1 re di l. Costanzo e di Momloltò, tuuiul-
rg4 U 1\ B U R B
tuouli ptàclel!'*llre t iie!i4i.4órca inve- Tomba di Sinigaglia e Ripe. Finita la li-

stilici forte della Stacciola colle sue adia- nea di questi signori, tali feudi furono
cenze Nicolò de Mauruzj da Tolentino devoluti alla camera ducale, indi il duca

suo principale ministro, ed anche capita- Francesco M.' 11 nel 1^76 li subinfeu-
no comandante delle milizie; come lo fu- dò ad Alfonso Piceolomini d'Aragona.
rono di altri Malatesla, Giovanni e Cri- Morto ancor questi, nel 1624 lo stesso
stoforo Mauruzj come di Sigismondo.
, duca ne subinfeudò Giulio della Rovere
Cristoforo lo fu pure del conte Francesco genovese; ma nel 1 63 per morte del 1

Sforza, che per un momento gli commos- duca tornarono all' immediato dominio
se la patria Tolentino, che tuttavia perle della s. Scile. 1 riferiti castelli, dice Laz-
buone maniere della contessa Bianca Vis- zari, sono in sito aperto, senza abitazio-
conti restò al conte suo marito; così Gio- ne però di residenza baronale. In Monte
vanni ne comandò truppe e divenne le Rado vi risiedeva un dottore per giudi-
suo genero, finché non si die agli arago- ce col nome di commissario, col suo can-
nesi alleati d'Eugenio IV. Gio. France- celliere e barigello.

sco fu uno de'eapilani IV contro di Sisto Ripe. Comune della diocesi di Siniga-
i fiorentini, e del nipote Girolamo Riario, glia, col territorio giacente in colle e pia-

nell'impresa di Romagna, Io fu Antonio no, con paese fornito di molli e buoni


de'conti della Stacciola nel 1480, il qua- fabbricati, fra' quali la chiesa matrice, il

le servendo il Papa di lui zio si rese as- tutto poi chiuso da mura con piacevole
sai benemerito di Fano il cui pubblico , borgo. Ne sono parrocchie s. Pellegrino
gli dichiarò perpetua riconoscente me- e s. Michele Arcangelo. Il luogo vanta
moria. l'origine dall'anno 5oo circa. Soggetto
già al comune di Sinigaglia, si governa-
DISTRETTO DI SlNIGAGLlA.
va da un suo gentiluomo col titolo di
Governo di Sinigaglia.
capitano ; il comune Jo donò alla duches-
Sinigaglia (l7.). Città con residenza sa Eleonora Gonzaga vedova di France-
vescovile, sede del governo e del gover- sco M. l, e poi lo goderono in feudo que'
'

natore distrettuale, e ne riparlai in prin- signori che lo furono pure di Monte Ra-
cipio pel suo porto canale e altro. do. Di Ripe n' è appodiato Porcozzone^
Monte Rado. Comune della diocesi a cui appartiene la parrocchia fraziona-
di Sinigaglia, col territorio in colle e con le di s. Pellegrino. Fu feudo con titolo
belli fabbricati, avente la parrocchia di di contea del vescovo di Sinigaglia' il

s. Giacomo Maggiore apostolo. I gesuiti quale ne investi o die in enfiteusi a'no-


vi ebbero un collegio, con magnifico pa- minati in quell' articolo ; e Sigismondo
lazzo con sua chiesuola di s. Maria As- Malatesta nel 1 4 49 fece investire del ca-
sunta, il quale colle loro possidenze e ai- stello Gian Rinaldo figlio del capitan
Ire de' luoghi pii, a' nostri giorni 1' ac- Mostarda, maggior suo confidente.
quistò l'onorevole banchiere Antonio Ce- Tomba di Sinigaglia.. Comune della
lasi. Un tempo era soggetto al comune diocesi di Sinigaglia, col territorio in col-
di Sinigaglia e si governava da'suoi gen- le, il cui paese ha fabbricati circondati
tiluomini col titolo di capitani. comu- 11 di mura, con piccolo borgo, essendone
ne lo donò alla duchessa Eleonora Gon- parrocchia la graziosa chiesa di s. Mau-
a
zaga vedova di Francesco M. 1 duca di ra abbate. Spettava al comune di Sini-

Urbino nel 1 53q, Riferisce La9zavi } pres- gaglia, il quale la faceva governare da
soCo\i\cc\ , A litichila picene
t
L 22, p. 87, 1 un gentiluomo grado di capitano. Nel col
che nel i563 il duca Guid' Ubaldo 11 563 I' infeudò Guid' Ubaldo 11 a' Lan-
1

snbinfeudò a' Landreaui Monte Rado, dreaui, in uno a Monte Rado } nel quale
UUB URB i85
paragrafò parlo dell'altre subinfeudazio- terra e luoghi annessi, cioè Monte Mag-
iii, quali fu compreso pure Ripe.
inaile giore s. Giorgio, Piaggic, Cerasa e Pog-
>

Governo di Mondavi**. gio. Il Vicariato vecchio di Mondavio,


Mondavio. Città e comune ilella dio- oltre gli accennati luoghi, comprendeva
cesi ili Fano, col territorio disteso in col- Barelli, Orciano, Fratte, s. Andrea, s.
le e piano, con estesi e belli fabbricati Lorenzo in Campo, Monte Seeco, e ca-
cinti di mura molto forti, avente un for- annessi, MontcAlfoglio t ed una vol-
stelli

tino a porta s. Francesco. Occupa pro- ta comprendeva eziandio la Pergola,


priamente la città mia lìoreijle collina, Mondo Ifo e s. Costanzo. La collegiata in-
per lo più in piano, e due sono le piazze signe, eretta da Benedelto XIV nel «
74'»
principali, quella detta del Comune e la o nel f f\i1co,ne v nole Amiani, avea due
piazza Lunga. Il ducale palazzo, die di- dignità principali e 6 canonici,! quali ve-
cesi la Rocca, sovrasta alle minori abita- stivano la cappa magna, al diredello stes-
zioni, ed ivi risiedeva il tribunale supre- so Keposati. Avverte Calindri , che que-
mo istituito da Sisto IV, die ammini- sta collegiata, la cui 1/ dignità vestiva l'a-
strava a'ciicostanli paesi la giustizia. Ce- bito prelatizio, fu soppressa nel tempo del
lebre e vasto fu il l icariato di Monda- regno Italico. Anche il Castellano, che
vio, il quale componeva la 3." provincia pubblicò dopo di lui Lo Stato Pontifìcio,
dello stato d' Urbino, il cui principale afferma altrettanto , ed essere la chiesa
luogo e la capitale era appunto Monda- matrice, come in aulico, cioè la chiesa par-
lo, Mondaviunif che il Castellano dice rocchiale di s. Pietro, ed ha pure la par-
piccola città di salde mura, cui la tradi- rocchia frazionale di s. Pietro di Corinal-
zione istorica e il consenso degli scritto- 1I0. Però dirò io, che Leone XII emanò il

ri accordarono tal titolo per 1' illustre breve Dani in dirigenda Petri,óe' 4 g'm- 1

fama che ha sempre goduto? tenendo in gnoiHaS, Bull. Rom.cont. 1.1.7, p. 372:
soggezione le 24 castella che compone- Conunutatio teslamenlariae disposttio-
vano il vicarialo, e poste tutte fra il Ce- nisho. me. Thomae Fattori terrae Mnn-
sano e il Métauro. Dice 1' Amiani nelle davii dioecesis Fanrnsis, eterogatio ho-
Memorie di Fano,cht chiama vasi antica- norum hacreditarìorum in pios usus.
mente Ravignana una piccola provincia Pertanto il Papa istituì nella chiesa arci-
di là dalMetauro, che faceva gran parte pretale di s. Pietro 4 cappellanie sempli-
del contado di Fauo, il quale compren- ci, da nominarsi i cappellani dal vescovo
deva alcune castella di qua ancora da tal di Fano nutut/i amovibilibus, per assiste-
iìuine, posteriormente denominata f'i- re l'arciprete nella cura dell'anime e nel-
((iridio, avente a capo Monda vio. Que- I' nunziatura della chiesa, pel canto del-
sta da Keposati è detta lena colla e con- l'ore canoniche nelle feste collegialmente,
tenente famiglie illustri, dalle quali fio- d'applicare 1 00 messe prò quolibet'xw suf-
rirono parecchi individui che onorarono fragio ili Tommaso Fattori ogni anno, ol-
la nobile patria. A. suo tempo la rocca tre due antichi cappellani che già assiste-
i

non avea più presidio, ma solo serviva a vano l'arciprete: firmo attieni reniaucnte.
residenza del commissario e del bargel- uso rocchetti , ci maiilcllclhic nigruc,
lo, oltre l'esservi le carceri. Aggiunge che quo dicilur Ardiiprcsl>) ter ad instar
una forma di parlamento
conservava si prolonotariortim apostolicorum in prue-
nel / icarialo nuovo di Maniluvio, com- scus f'milur, tumipidtiior novità, quatti
posto della terra medesima che gli dà il duosveteres Cappellano^ prae<lìcloi ad
nome, nella (piale eravi il detto giudice hoc ut ipsi in cc/csias/icis cacremoniis
t

dottore col titolo di commissario, che a- pei (tgcndis uni /orme corpus coiislituaut
vea la soprintendenza e governava la tolta, ci mozzetto, uigra condccorct. Se-
i86 URB URB
guono le altre pie istituzioni, consistenti p. Brandimarte; conclude, comunque
nel mantenere due mondaviesi nel semi- sia, egli è certo che la sua origine è an-
nano di Fano idonei al chiericato, in due tichissima, ed essere città per tradizione
annue dotazioni di scudi 25 l'uua per due perchè Sisto IV la dichiarò capo del vica-
povere e oneste mondaviese ,
pel culto riato. Di sua anticipiti scrisse Sebastia-
ilei la chiesa e per un anniversario pel be- no Macci nella Storia della guerra dì A-
nefattore, e per annue limosine a'poveri sdrubale, dicendo che Mondavio, fìlons
J
e infermi d'ambo i sessi del luogo. Vi è Aviuniy riconosce la sua origine da ro-
monastero delle benedettine, il conven-
il mani quando inviarono varie colonie in
f
to de cappuccini, ed il convento dello Spi- diversi paesi, alcuni de'quali occuparono
rito Santo de'ininori conventuali. Di que- il silo e fabbricarono uua terra col nome
sto tratta il p, Ci valli nella Vìsita trien di Mondavio, luogo veramente delizioso,
naie, presso Colueci,t, i5, p. 167. 11 con- eminente, grande e d'aria molto salubre,
vento fu preso dallo stesso s. Francesco, L'A miani, che ciò riporta, e col quale pro-
avanti si Mondavio,
fabbricasse la terra di di Mondavio e suo vi-
cederò nelle notizie
come vuole Vittoria Sera/ita dì mg/Ilo* cariato, narra pure l'opinione d' alcuni,
tlulfi, nel monte Silneso ed Ermo, Ne ri- ches. Francesco ivi predicando, gli accora
porta le parole Cimarelli: Locus Mon~ renti abbandonate le patrie involte nelle
davi/ càptus a B, Francisco antequam discordie civili, allettati dalla fertilità del
M ondavium Oppidum construeretur in paese, vi fabbricarono di nuovo la terra
fllonte.Silneso etHermo; e soggiunge che di Mondavio colle macerie di Suasa di-
Mondaviofu fabbricato dopo la sua mor- strutta ne'primi secoli di nostra era, e di-
te, avvenuta nel 226. La chiesa è orna- 1 venne poi la 1," della diocesi di Fano e
ta di molti stucchi e assai grande, e la por- fu sempre capo del vicariato, con rocca
ta corrisponde nella piazza. Vi trovò un assai forte fabbricata negli ultimi anni del
bellissimo reliquiario, eritenersi che sot- ducato d'Urbino, essendo molte famiglie
to l'altare maggiore riposi il corpo del b. degli abitanti congiunte in parentela con
Amico terziario conventuale. Nomina al- molle altre nobili di varie città, Se pre-
cuni illustri religiosi ivi fioriti, e che nel stasi fede al mondaviese Seta, ivi fu tro-
1 5g3 vi fu celebrato un capitolo provin- vata una lapide coll'iscrizione; Mons A*
ciale. Inoltre il p. Cavalli loda la terra co- viuni parva Civilas in Piceno. Nel voi,
me assai nobile, e che in essa erano fio« LXVI, 235, narrai, che stabilitasi la
p,
riti e fiorivano uomini nell'armi e nelle residenza papale da Clemente V in Fran-
lettere mollo degni. Dice che il conven- cia e poi in Avignone (V,), fatali ne fu*
to de'cappuccini è in bellissimo sito, con rono le conseguenze, imperocché fra le
quadro notabile di Federico Baroccio, e altre i prepotenti signorotti de' luoghi e
che nelle sono molte senteuze , fra
celle città dello stato pontificio ne occuparono
le quali i versi che riporta. Osserva il Ca- i dominile Landolfo Malatesta de'siguo-
stellano, che l, Francesco d'Asisi santifi- ri di Ri mini (F.) si acquistò la signoria
cò questo luogo colla sua p'redicazione, di Fano , di Pesaro , di Sinigaglia col
prima ancora che l'attuale murato recin- titolo di podestà o pretore. Indi cacciato
to vi si costruisse; anzi dal convento ivi da tali città da' Ghibellini (F.) Landol- t

fondato per le cure del santo desunse il fo con esercito poderoso di Guelfi (F.) t
suo principio Mondavio, o secondo altri fra' quali figurava Vannolo signore di
scrittori il risorgimento. Infatti leggo nel Mondavio, ma in realtà nemici della Chie-
Calindri, credersi che le rovine di Sua- sa, di fòrza occupò le dette città, dapper-
sa avessero parte alla fabbricazione di tutto commettendo inaudite crudeltà e
Mondavio, e Io dissi io pure di sopra col distruzioni. Clemente V dal nipote Oot
-

UUB li UB 187
rettore della Marca fece ricuperare alla tatosi iu Mondavio, sollevò le comunità
Chiesa i feudi occupali da'fantori eli Pan- de'caslelli, e le indusse con frode a ricor-
dolfo. Il contado ampio di Fano e poi Vi- rere in Avignone Setìe contro fu-
alla s. i

carialo di Mondarlo , che descrive I' A- nesi, rappresentando d'esser tiranneggia-


iniatii all'annoi 327, era diviso in due pal- te da'loro governanti , e perciò si prov-
li. Quella d'olire Mela uro comprendeva vedesse onde non le rilogliessero dal ret-
s. Lorenzo in Campo, Monte Selcino, s. tore della Marca. Perciò lìeuedettu XI 1
Bartolo, s. Costanzo,Monte Campanaio, adirato contro i fattesi, scrisse al rettore

la Ceregia, Monle Maggiore, la Tomba, confermando il dismembramentodel con-


Monte Bello, le Piaggie o Lubacarie , s. tado dalla loro giurisdizione, e della sua
Giorgio, il Poggio, Orciano, Mondavio, applicazione alla provincia della Marca,
la Torre, Collalto, Campiòlo , Reforzate, In questo modo Pandolfo stabili le sue
Carchi, Sorbolongo, V Isola Gualteresca, speranze un giorno l'acquisto per
di farne
s. Andrea di Bruguetta, Fra Ile, Monte se. Nel i348 Mondavio e altre terre del
Vecchio, M ontalfoglio , g. Vko , Monte contado ch'eransi date al rettore della
Rolo, Rupoli e altri castelli poi diroccati. Marca, insorsero contro capitani che vi i

L' alita parte di qua dal Metauro coiti* risiedevano per Galeotto zio di Pandolfo
prendeva Cartoccelo , Saltata, Montale, e li cacciarono, ma tosto Galeotto le do-
Serrongarina la nuova, e la vecchia del- mò colle armi; e poi nelilò>2 per allon-
ta ancor Bt isighella, Bargui, Monte Gia- tanare il famoso fra Morreale còlia sua
no, Pozzolo, Piipalta, la Pieve di s. Biagio, gran cotti paguia di ventura, gli pagò
s. Cesareo, Magliano, Beiti ano, Carigua- 6 >,ooo fiorini d'oro, che ripartì mediati-
no e Rocconsabuccio, castelli de'quali al- le tassa d' imposizione a Fano, Cartoc-
cuni si ridussero poi a ville. Ilcoutadode- celo, Saltata, Moulegiauo, Ripalta, Ser-
scritto in detto anno si sollevò, e caccia- rongarina, Bargni, Pozzolo, s. Costanzo,
ti i capitani di Fano y
al quale era slato Ceregia, MonteMaggiore,Sorbolougo,Ca-
sempre soggetto (fino dal 25o,e 1 registrai vallara. Mondavio. e le altre terre e ca-
in quell'articolo), protestò di voler esser stelli, che dicevansi del vicariato, non es-
soggetto al pontifìcio rettore della Marca. sendo slate tassale, pare che al rettore
Giacomo da Ca tignano per la patria Fa- della Marca continuassero ad essere sog-
no piombò colle milizie sui castelli e li gette. IntantoInnocenzo Vida Avignone
saccheggiò. Non solq il rettore accorse iu spedì ne'dominii della Chiesa il celebre le-
aiolo de'caslelli, ma questi ricorselo a Pa- galo cardinal.Albornoz, per vendicare col
pa Giovanni XXII, il quale privò Fano suo esercito l'usurpazione de' medesimi.
deldominio e ragioni sui medesimi, com- Occupali molti luoghi, sottomesso il con-
mettendo la causa al Silvestri vescovo di tado di qua dal. Metauro, vinti Galeotto
Firenze ed a Falcone vice-rettore della e Malatesta Guas tafamiglia, dipoi il car-
Marca, presso quali i giustificatisi i fatte- dinale l'iuvesù per 1 o anni del vicarialo
si, furono reintegrali nel i 3*8 della giu- di Riuniti, Pesaro, Fano e Fossombrone,
risdizione sul contado e dell'elezione del co'loro contadi e distretti, e se mancasse-
podestà ,
gravati soltanto di certo paga- ro dovessero succedere i figli di Guasta*
mento a'castelli pe'danni del sacco, veueu- famiglia, Pandolfo e Malatesta \'(higa»
do la città assolta dall'interdetto infht 10. Nel 36 il -cardio* Albornoz, ripo-
1 1 I

Iole ; tra'guelfì e ghibelliui segui una p.t- sandosi iuAncona dalle fatiche della guer-
08 generale. Nel 1 338 i fancsi si determi- ra, pel buon regolamento dello stato, pro-
narono colla forza ricuperare il contado curò primieramente terminare le dille
di là dal Metauro, ma Pandolfo giuuiore teii/.e che fattesi aveauocol vicarialo ili
i

figlio di Malatesta Guasta/amigli^ por- Mondavio, onde il Papa nel 1 36a a làlau-
188 URB URI)
za di Galeotto, determinò di restituire
si dalla giurisdizione del presidente. Alcuni
a Fano il vicariato e tutto il contadodi là presidenti del Presidato di s. Lorenzo
dal Metauro; ma pare che in fatto non l'e- in Campo e commissari del vicariato di
seguisse. Nel 367 segui in Moudavio un
i Mondavio in quell'articolo li registrai. Nel
parlamento del vicariato, ove risiedeva il i3g2 Carlo Malatesta fece guarnire la
commissario giudice; e nel 1 370 per la ri- fortezza di Mondavio, pe' movimenti di
bellione d' Urbino, fu munita a rocca di i truppe straniere di veulura, infestando
Monda vio,con altre terre del contado. Nel Boldriuo da Panicale il vicariato di Mon-
137 1 nel parlamento inutilmente fune- i davio e altri luoghi. Nel 1396 per la col-

si fecero valere le loro ragioni sul conta- letta imposta agli stati de' Malatesta, on-
do, onde essendo ricorsi al cardinal Sta- de soccorrere Bonifacio IX a ricuperare
gno legato della Marca in Pisa, ne otten- Viterbo, il riparto si esegui nel parlamen-
nero buone promesse. Venuto però il car- to di Mondavio. Per la guerra di Brac-
dinale in Fano, de' castelli e terre del vi- cio da Muntone, ne'l i/J.2 3 fu munita la
cavìalo, e del presidato di Lorenzo in s. fortezza di Mondavio e altre del contado.
Campo nulla fu concluso, a vendo dato an- Per l'edificazione del torrione di s. Orso-
cheascolto a'reclami de'popoIi,e promes- lina in Fano e riattamento della via per
so loro T immediata soggezione a* rettori al ponte Metauro, impostasi una colletta
della Marca, e il trasporto dell' appella- generale, e reclamando il contado, Pan-
zioni dalla curia di Fermo a quella di 3Ia- dolfo Malatesta neh 4^5 rimise la diffe-

cerata. Nel 1 374 al contagio e alla care- renza ad Anastasio Petroni da Cesena vi-

stia di cereali, si aggiunse pel contado l'in- cario di Mondavio, e al podestà di Fano.
vasione d'alcuni luoghi per opera de' con- Morto Pandolfo, il suo naturale Galeot-
ti di Montefeltroje Fano fu turbata nel- to Roberto nel 4-28 si portò in Roma da
1

la giurisdizione dal commissario di Mon- Martino V, da cui fu legittimato e investi-


da vio, che con suo decreto volle penare di to fino alla 7." generazione degli stati Ma-
multa gli uomini della. Tomba Borghese, latestiani, mediante però la restituzione
castello del contado. Questo fatto pare che alla s. Sede del vicariato di Moudavio, di
dasse impulso a Galeotto signore di Fa- Sinigaglia, Pergola, e altri importanti luo-
no, d' imporre tasse per la ricupera del ghi ricordali nel voi. LXV1, p. ?.38. Ma
contado e vicariato di Mondavio ; certo non essendo restituito il vicariatole Si-
è che questa terra co'suoi distretti con- nigaglia, ne altre terre della Marca, ne pa-
tinuò ad esser soggetta al marchese o le- galo il .tributo alla camera apostolica, ir-
gato della Marca. Nel 376 fanesi d'or-
1 i ritato Eugenio IV contro Malatesta, nel i

dine di Galeotto, si portarono in Monda* i432 colle milizie papali gl'invio contro
vio a saccheggiare* e demolire i molini e il celebre vescovo Vitellesclii governato-
le case di Pietro di Monte Vecchio, per re della Marca, che dopo guerra si ri-
cui il vicario di Mondavio, eh' era pure conciliò co'Malatesta, e Sigismondo ebbe
presidente di s. Lorenzo in Campo , vi il presidato di s. Lorenzo in Campo e il

convocò un parlamento, intimando al co- vicariato di Mondavio. Il conte France-


mune di Fano di mandarvi un sindaco. sco Sforza occupando la Marca, nel 1439
La città però, che in passato avea bensì Sigismondo riacqnistòs. Lorenzo in Cam-
Mondavio col vicariato avuto soggetto, po e il vicariato di Moudavio che al con-
ma né prima né poi mai riconosciuta l'au- te eransi sottomessi. Nella guerra tra Eu-

torità del presidente, non attendendo l'in- genio IV e il conte Francesco, questi se-
giunzione, introdusse lite avanti il cardi- gui Sigismondo, divenuto suo genero. Es-
nal Noellet legalo della Marca, che in suo sendo egli pure in guerra con Guid'A tito-
favore decise e dichiarandola immune lilo conte d'Urbino, questi neh4{o occu-
URB li R B 189
pò il vicariato, ma tosto si pacificarono e tò di concordia col conte Federico, colla
restituirono le conquiste reciprocamente. restituzione de'castelli occupati, e per ga-
Continuando Eugenio IV la guerra,si con- ranzia di consegnar al Papa il contado, il

federò con Alfonso V re d'Aragona e di vicariato di Fano e Sinigaglia j e come


Napoli, essendo legato del suo esercito il dissi in quell'articolo, in forza del laudo
cardinal Mezza rota, le cui truppe nel 1 44^ di Francesco Sforza, divenuto duca di Mi-
occuparono il vicariato, la Pergola e le lano, con venne a Sigismondo aderirvi, per
terre convicine the ubbidivano al conte cui i commissari pontificii nel settembre
Francesco; ma dopo la sconfitta del Pic- i45>9, con dispetto di Sigismondo, pre-
cinino a Monte Luro, le tei re del vicaria- sero possesso anco del vicariato di Monda-
to sp ontaneamente tornarono all' ubbi- vio e del contado di Fano. Dipoi Sigi-
dienza del vincitore Sigismondo. Questi smondo per sua rovina, rompendo ogni
poi ritiratosi dallo scomunicato suocero, accoido, prosonluosamente mosse guerra
si sottomise a Eugenio IV, passò a'suoi a Pio llj e con prelesti inviò nel 1460
servigi, fu investito di Sinigaglia e del vi- Candido Contempi da Perugia con alcu-
cariato di Mondavio, e nell'aprile i446ot- ne milizie alla conquista del vicariato,
tenne dal Papa, che nuovamente il vica- che senza le rocclie felicemente ricuperò;
liato diMondavio fòsse incoi porato al con- quindi la regione provò tutti i disastri
tado di Fano, con somma allegiezza de' d'un'accanita guerra, combattuta pel Pa-
fanesi e rancore di Federico conte d'Ur- pa anche dal conte Federico; e temendo
bino; per cui Sigismondo nel maggio col- le sue milizie, Sigismondo spedì sotto la

la scelta soldatesca pontificia fece ben mu- iocca di Mondavio alcune compagnie di
nire le fortezze del contado e del vicaria- fanti, e si fortificò dappertutto. A' 2 lu-
to diMondavio. Avea Sigismondo promes- glio 1461 Lodovico Malvezzi bolognese
so a voce al suo emulo conte Federico, pose il campo ecclesiastico sotto Monda-
offeso d'Alfonso V che con minacce pre- vio, ma non volendo cimentarsi con Si-
tendeva il il vicariato di Mon-
contado e gismondo, fu da esso inseguito e disfatto,
pegno con Sinigaglia
davio, di darglieli in il che però produsse la totale rovina del
per 3o,ooo ducati o maggior somma che Malatesta.Pio 11 dopo averlo scomunica-
gliavanzava il re. Nondimeno la rottura to, citò la sua casa a pagaie i censi che
tra Sigismondo e Federico divenuta più dovea; e Sigi>mondo vedendo la formida-
aperta, questi gl'intimo guerra nel f 4^7» bile tempesta che gli sovrastava ,
pensò
essendosi unito ad Allonso V; e spinte le piti alla difesa, che a cimentarsi col Pa-
milizie nel contado e nel vicariato di Mon- pa^ fra gli altri provvedimenti inviò suo

davio, ne occupò le castella e parte sac- figlio Robei to nel vicariato per difender-
cheggiò o rovinò col fuoco; però le roc- lo dalle scorrerie che ogni giorno vi fa-
che bravamente difese per Sigismondo si cevano i Tel treschi. Pio 11 per spogliare
sostennero benché circondate da' felli e- Sigismondo de' vicariati, dichiarò legato
schi, e riceverono da lui viveri e munizio- dell'esercito il cardinal Fortiguerra ve-
ni. Dopo la gioia provata da Sigismondo scovo di Teano, e capitan generale ileon-
per la morte del re, che voleva espugna- te Federico, il quale non tralasciò spese

re Fano, nel «458 ebbe il conlento di ve- e cure per distruggere l'odiato nemico,
dere passare dal dominio di Federico al sperando pe'suoi servigi d' aver in com-
suo il vicariato di Mondavio col conta- penso da Pio II 'non solo il vicariato di
do di Fano, ptr non aver il nemico forze Mondavio ollt -logli, ina a lire In re,» ^Iel-
1

l>;istevoli per continuar 1' assedio delle la eFano. Molte terre della Marca, ch'e-
rocche. Portatosi Sigismondo al congres- rano stale tolte al Papa, acclamarono la
so aduualo in Mantova da Pio 1 1^ si trai- Chiese, Consultando capitani di Fede- i
URB
lieo sull'impresa del vicariato, dove for- battere se contumace nella resistenza.
tissimo per arte sembra va la tetra diMon- Nell'aprile aperta di nuovo la campagna
davio, capo di molte terre e castella, mu- dalle truppe pontificie, con imponenteap-
nita d'una rocca non mediocre, gagliar- parato, vedutisi castelli in mezzo ad es-
i

da per abbondanza di vettovaglie, e pre- se, non indugiarono a ritornare soggelli

sidiata con non poche milizie comandate alla s. Sale, affollandosi a comparire co'
da Roberto, valoroso e dotalo di maggior loro mandati in forma pubblica deputa- i

senno e prudenza del padre prevalse il ; ti delle loro comunità nel Monte Giove,

sentimento del conte nel determinare l'e- dove il cardinal Fortiguerra erasi posto a
spugnazione di Moudavio prima dell' al- quartiere, per giurare nelle mani sue la
tre soggette a Sigismondo. A fronte del- fedeltà e l'ubbidienza al Papa, seguili in
le vie disastrose e la gran copia di neve appresso da'si odaci delle comuni del vi-

caduta, presentatosi Federico nel i462 cori atodi Moudavio, i quali tutti ammes-
sotto di Monda vio, per 1' energico com- si negli alloggiamenti del legato, si sog-
battimento ridotto agli estremi, con 12 gettarono ancor essi in nome de'loro pub-
giorni d'assedio l'ebbe soggetta colla con- blici alla romana Chiesa. Per capitolazio-
dizione di sborsarsi a lui dagli abitanti ne de' 25 settembre si rese anche Fano,
3ooo ducati per evitare il minacciatosac- stretta d'assedio e minacciata di sacco, ri-
co. Colla resa di Monda vio, ricuperò pron- portata dall'accurato Amiani, insieme a
tamente il rimanente del
conte tutto il quella della rocca a salvezza di Roberto
vicarialoedel contado di Fano, tutti sol- Malatesta e de' personaggi con lui in essa
leciti di domandare accordo senz'aspetta- rifugiati, da'saggi conosciutosi illusorio il

re l'armi feltresche, trauue Mondolfo e promesso soccorso de' veneti, solo fatto
s. Costanzo come infette di peste. Pio li sperare per prolungar la guerra e trarne
animò il conte a proseguir le conquiste partilo vantaggioso, di che poi ebbe mol-
in nome della Chièsa, e Sigismondo sen- to a querelarsi Pio II co! senato. Così Fa-
za avvilirsi, ne'due primi mesi deli46*3 no fu restituita all'antico paterno e giusto
fece ricuperare dal Bontempi i castelli dominio della s. Sede, epoca memorabi-
del contado per la poca gente lasciatavi le per essere stati i fanesi liberali dal do-
da Federico, e coll'esempio loro il vica- minio de'Malatesti, anzi daf loro tiranni-
rialo ancora cacciò feltreschi. Avrebbe-
i il (piale e non senza
co giogo, sotto ri-

ro gli ecclesiastici nella primavera ten- pugnanza aveano dovuto soggiacere, co-
tato l'impresa di Rimini (/'•), ma richia- me osserva il savio patrio storico, per cui
mati dalle rivolte de' castelli fanesi, e sco- grandi furono le dimostrazioni del pub-
pertasi in quella città la peste, chede'ri- blico giubilo. Stabilitasi in Fano la nuo-
minesi n' uccise due delle tre parti (e fu va forma di governo con magistrali pub-
creduto evidente castigo di Dio, per non blici, che Malatesta non aveano permes-
i

avere cittadini impedito il riprovevole


i so, si mandarono ambasciatori d' ubbi-
strascinamento della statua di Pio 11 fal- dienza al Papa, per là conferma delle ca-
lo per le vie della città con obbrobrio e pitolazioni e la domanda di diverse cose,
ignominia del Papa), non vollero lasciar fra le quali di restituire alla città il vica-
impunita la temerità del contado e del vi- riato di Monda vio e tutti gli altri castel-
carialo, perchè in vista d'un esercito così li, nella (òrma colla quale aveano appar-
poderoso della.Chiesa, eransi tuttavia au- tenuto alsuo pubblicOjSecondo la conven-
dacemente ribellati alla medesima loro zione stipulata col cardinal Fortiguerra;
suprema s'ignora; e mentre il cardmalFor- l'elezione del proprio podestà e di quello
tiguerra era deputato a trattare accordi di Sinigaglia per averla a loro spese re-
qualora si fosse sottomesso, e farlo corn- staurala i fanesi, dopo la rovina di Man-
u r n URB 191
frctlij ni una innovazione pe'beni che i fa- rocche i dierono all'ubbidien-
capitani, si

ncsi possedevano nel vicarialo di Monda- za del conte Federico. d'Urbino, il quale
vio sopra le collette. In tutto non furono poi lo cede a Roberto, nella speranza d'ac-
i funesi esauditi, poiché Pio II avea inve- quistare parte del contado di Rimini ver-
stilo il nipote Antonio Piccolomini (/ '.) so il Montefeltro, e fu acclamato signore
del vicariato di Mondavio e della ciltà di da'sindaci nel parlamento di Cartocceto.
Sinigaglia. Quanto a Sigismondo, spoglia- Quanto al vicariato di Mondavio in tale
lo di tutto, appena gli fu conservato vita circostanza i castelli giurarono fedeltà a
durante lìimiui in vicariato. A' 3o ago- Roberto. Tratta va si la pace tra lui e Pao-

sto 464 divenuto Papa Paolo 11, avendo


1
lo II, quando morì nel 1471, e gli
questi
confermato benignamente a Fano tutti i successe Sislo IV
Rovere favorevole
della
privilegi, e accettato il regalo d' un boc- a'fanesi, cui confermò l'esenzione dalle
cale e bacile d' argento, per la sua pro- collette, eslesa al contado e vicariato di
pensione a'fanesi, questi lo supplicarono Mondavio. Sisto IV si pacificò con Ro-
per la restituzione del vicarialo di Mon- berto, e l'infeudò di Rimini. Intanto Gia-
davio, secondo le convenzioni fatte col como Piccolomini conte di Monte Mar-
cardinal Forti gii erra, e del governo di Si- ciano, come fratello d'Antonio, preten-
nigaglia da cui era stalo cacciatoi! Pic- dendo il vicariato di Mondavio e Siniga-
colomini pe'suoi portamenti. All'esaudi- glia, questa tentò d'occupare, il Papa di-
mento si opposero le raccomandazioni di sposto di restituire il vicariato a'fanesi, li

Ferdinando I re di Napoli zio della mo- mosse a punir l'audacia di Piccolomini,


glie di Piccolomini, e le premure delle co- che peròsi sottomise. A' 12 ottobre 474 1

munità del vicariato di Mondavio, le qua- Sisto IV infeudò di Sinigaglia, e del vi-
li di malavoglia si sottomettevano al ret- carialo di Mondavio dipendente dal le-
tore della Marca, in caso che quelle a'fa- gato della Marca, il nipote Giovanni del-
nesi non avessero dovuto soggettarsi. Mor- la Rovere, fratello del cardinale poi Giu-
to nel 1468 Sigismondo, Paolo li prese lio II } e gli ottenne per
sposa una figlia
il Roberto a 'suoi stipendi, e volen-
figlio di Federico che creò duca d'Urbino, per
do per suo mezzo ricuperare Rimini al- cui i fanesi desisterono di riacquistare la
la Chiesa e toglierlo alla vedova Isotta, gli giurisdizione del vicariato, assicurali dal
promise Sinigaglia col contado di Mon- Papa che Fano rimarrebbe sotto il lega-
davio, e dargli in isposa una sua nipote. to della Mare*, anzi gli confermò il pri-
Roberto invece lo deluse, ed aspirò alla vilegio di batter moneta. I deputati di
signoria di Rimini, a cui la matrigna I- Fano, di [Mondavio, di Sinigaglia e d'altri
sotta l'avea chiamato a parte col s# uo fi- luoghi aveano procurato d'impedire l'in-
gliò Malatesta. Paolo II gli mosse guer- feudazione di Giovanni, il quale ricevè il

ra, ma restando Roberto vittorioso a'3 r giuramento da Sinigaglia e dalle terre


agosto «469, per le principesche alleanze del vicariato di Mondavio, incorporato
contratte, inoltre ricuperò tulio il vica- fin d'allora alla signoria della ciltà , co-
rialo di Ri mini, e quelli di Mondavio edi me after ma il Siena nella Storia, di Sini-
Fano, indi facendo uccidere il fratello Ma- gaglia a p. 1 55. Anche il Cimarelli nc!-
latesta barbaramente. Nella guerra, ca- i l' Istoria dillo stato d'I 'chino, dice che
stelli del contado di Fano col pretesto Sisto IV onorò di molti privilegi Mondi
d* esterni intimoriti per la venuta delle vio , massime della residenza del tribu-
truppe confederate a Roberto del re di , nale .supremo di tutto il suo vicarialo,
Napoli e del conte d'Urbino perchè vo- onde di questa provincia fu chiamata me-
leva sposarlo a sua figlia ,
per togliersi tropoli e madre. Neh 4^8 insorsero que-
dalla soggezione de/funesi, cacciali dalle stioni sui confini del vicariato di Monda-
!
9
** URB URB
vio co' principi vicini, e le comuni di Fa- fitte in servizio della Chiesa. Fano vi

no e di diversi castelli, per cui Innocenzo spedì tosto i suoi vicari per governarlo,
Vili spetìj a Fano Dall'Arco vescovo di e ricevè il giuramento di fedeltà da' sin-
Sutri e commissario apostolico, il qunle daci di Mondavio e dell' altre comuni.
mediante concordia quietò le parti. Nel Per la morte «li Leone X nel dicembre
i5o2 Cesare Borgia avendo occupato la 1 52 1 , iti breve Francesco M/ I ricuperò i

regione, fanesi poterono da lui essere


i suoi dominii, nel cui possesso lo confer-
trattali da amici, e fece loro sperare di re- mò Adriano VI, eportossi nel vicariato a
stituirgli il vicarialo di Mondavio, nel- fortificai' le rocche di Mondavio e Moti-
l'iosignorirsi di Sinigaglia. Questa e il vi- clolfo. Neh 534 nuovamente le presidiò.
carialo di Mondavio furono confermali Nel 1 588 Mondavio in nome del vicaria-
da óiulio li al nipote Francesco M. a I lo -fecepremurose istanze al magistrato
duca d'Urbino. Ma il successore Leone X di Fano, per la fabbrica d'un nuoto pon-
lo spogliò di tutti i suoi stati e ne investì te sul Meta uro, per facilitare il commer-
nel i5i6 il proprio nipote Lorenzo de cio. Nel i63i colla morte di Francesco
Medici, inclusivamente al vicariato, e ne M." Il si estinse la casa Feltro della Rove-
munì le fortezze e le rocche : il contado re, ed Urbano Vili riunì il ducato all'im-
di Fano seguì le parti di Lorenzo, e la mediato dominio della santa Sede; fa- i

città mandò per tulio capitani. Però nel nesi promossero le antiche pretensioni
vicariato non fu fatta alcuna disposizione, sul vicariato di Mondavio, ma inutil-
perchè palesemente Mondavio con tutlo mente, e seguì destini del ducato d' Ui -
i

ilcommissariato acclamava per suo si- bino.


gnore Francesco M." 1, per segreta intel- Barchi. Comune della diocesi di Fa-
ligenza degli urbinati, i quali ne favori* no, con territorio in colle, con conve-
vano le parti. NonuVnieno Lorenzo pene- nienti fabbricati e cinti di mura. Vi era
trò nel vicariato e vi si trattenne per te- prima la collegiata, istituita da Pio VI
nere in soggezione comunità mentre
le , sotto gli auspicii del nipote cardinal Bra-
faceva battere fortemente s. Leo e altre schi, la quale fu soppressa sotlo il regno
rocche del Monte Feltro. Pietro Gonzaga Italico. Ha la parrocchia della ss. Risur-
co'lombardi a difesa del Boverescosi a- rezione, oltre lafrazionale di s. Mauri-
vanzò nello stato, ne altro mancavagli di zio. Questa terra fece parte del vicaria-
conquistare che il vicariato, dove posto- to di Mondavio, e vanta diversi illustri,
vi il grosso dell' esercito e cinta Monda- ricordando Cimarelli a suo tempo d'a-
vio in 3 parti, obbligò Lorenzo a ritirar- ver dato due vescovi. Nel 348 ribella- 1

si e fuggire, perdendo lutto il territorio tesi a # Fano le terre del suo contado, fra
soggetto al vicariato di Mondavio, dopo le quali quella di Barchi, cacciando il Ca-
selleria grande strage de'suoi ed esservi ri- pitano che vi risiedeva per Galeotto Ma-
masto gravemente ferito.Tutta via le terre la testa, si die con altre al rettore della
del vicariato ricuperarono i suoi capitani, Marca ; ma Galeotto in breve ricuperol-
rifugiandosi il duca d'Urbino a Mantova. la col resto del contado. Bartolomeo de'
bell'aprile 1 5 9 morto Lorenzo, il Papa
1
Palazzi bresciano era stato investito del
riunì il ducato alla s. Sede, tranne Sini- feudo di s. Costanzo^ come dissi iti tal

gaglia di cui investì Varani, s. Leo e il paragrafo, da Eugenio IV per benignità


Monte Feltro che die a' fiorentini pegli di Sigismondo Malatesta ; ma questi vo-
aiuti dali a Lorenzo nella guerra, e il vica- lendo riunire a' suoi dominii s. Costanzo,
riato di Mondavio fu restituito finalmen- nel i44° die in vece a Bartolomeo la

te a'fanesi con bolla de'27 giugno 1 5io terra di Barchi colla villa s. Sebastiano.
presso l'Am'iani, in compenso delle spese Nella guerra poi di Pio II contro Sigi-
1

U R fi U R B i
93
smondo, nel 1462 Federico conte d'Ur- dotto a villa, fu unito a* io giugno 1 52 r

bino ad esso la tolse e occupò. Nel i5i 7 al castello di Sorbolongo.


Lorenzo de Medici recandosi nel vica- Fratte o Fratta. Comune della dio*
riato di Monda vio, per avergli Io zio Leo- cesi di Fossombrone, col territorio in
a
ne X dato gli stati di Francesco M. I colle e in piano, con paese di molti fab-
duca d'Urbino, per questi avanzandosi bricati e alcuni più. convenienti, benché
coll'esercito lombardo il Gonzaga, dopo posti a lato di vie alquanto anguste. Vi
aver sofferta grande strage de' suoi sol- sono le mura, con borgo spazioso, e gli
dati in Barelli e altre terre, ferito si ri- abitanti fanno vasi di creta resistenti al-
tirò in Ancona. Nel i52 restituendo l'azione e riverbero di qualunque fuo
Leone X il vicarialo a Fano, nella bolla co. Nella chiesa matrice si venera una

è compreso Bnrchne, il cui sindaco a* 18 statua della B. Vergine, detta di Casta-


ottobre giurò obbedienza a' magistrati gneto perchè prima veneravasi in una
fanesi. Divenuto Orciano feudi
Barelli e selva di castagni, ove stette fino al 1029.
del cardinal Feltro della Rovere, dopo la Ne sono parrocchie s. Maria in Castagne-
a
sua morte il duca "Francesco M. II pre- to, s. Giorgio, e le frazionali di s. Marco
se possesso d'ambedue; indi nel 1579 vo- evangelista e della ss. Annunziata. Cima -

lendo ricompensare servigi a lui prestati


i relli la dice glossa terra, onorata da'du-
dal conte Pietro Bonarelli d* Ancona co- chi d'Urbino colla residenza d'un giudi-
mandante delle milizie, e pe' molti suoi ce e sua corte. Non lungi da Fratte si

meriti; l'infeudò di Barelli e Orciano, formò l'ospizio di s. Vittoria de' minori


come m' istruisce Lazzari presso Colucci, conventuali. Il p. Civalli nella Vìsita
t. 22, i8g. Però l'Amiani attribuisce
p. triennale, presso Colucci, t. 23, p. 179,
l'infeudazione al duca Guid' Ubaldo II, lo chiama con ventino di s. Vittoria delle
in data 7 ottobre i-56i, epoca in cui vi- Fratte, assai bello e molto comodo, la cui
a
vea il detto cardinale, e vi aggiunge pu- chiesa fu consagrata la 2. domenica di
re il feudo di Rupoli, come benemerito maggio 1287, essendo sede vacante, dal
comandante delle ducali milizie. Aggiun- vescovo di Fano Borromeo, che l'Ughelli
ge Lazzari, che dopo alcun tempo com- nomina Bonomo, e da Sigismondo ve-
messi dal conte Pietro de* mancamenti, scovo di Nocera. Ivi nel 1 5o8 si tenne una
Francesco M. a II gli levò il possesso de' congregazione custodiate, e vi fiorì il p.
lei uìi e li ritenne sino alla morte, nel 1 63 m. Autonio dalla Fratta, che die in luce
prendendone possesso la camera aposto- alcune operette spirituali. Il Calindri dice
lica. Loda la terra di Barrili quale luo- antichissima la fondazione di Fratte, co-
go ameno e fertile, ben cinto di mura- me dimostra la sua vetustà, che già esi-
glie colla torre del comune in mezzo, steva nell'800, e non essergli riuscito di
essendo la terra fabbricata a guisa di bar- conoscerne la precisa origine. Coll'Arnia-
ca, per cui probabilmente gliene derivò ni ne riferirò altre notizie, come del vica-
il nome. Di Barelli è appodiato la Pil- riato di Mondavio e qual castello di Fano.
la del Monte Fossom-
della diocesi di Nel 1 2 1 8 tale città venne fortificati con-
brone, che ha per parrocchie s. Seba- tro ogni insulto che avessero tentato i fos-
stiano e la frazionale di s. Maurizio. Nel- sombronati, a' quali eransi uniti diversi
la bolla colla quale Leone X restituì a* castelli e Fratta. Nel 1 34& insorse con al-
fanesi il vicariato di nomi- Monda vie, è tri castelli contro i fanesi, cacciando il ca-
nato pure questo castello Villa* Moti' pitano di Galeotto Mnlatesta, il quale
tht ed il sindaco giurò fedeltà a' magi- però tosto li restituì all'obbedienza, I per
strali di Fano a'20 ottobre. Questo co- 3oo fiorini d'orocomprò s. Vito da Tran
muue di Villa di Monte, da castello ri- cesellino dulia Fratta. Mei 1
354 questa
VOL. LXXIVI. i3
i
94 UliB URK
nuovamente si sottrasse dalla soggezione ra di Pio II contro Sigismondo Maiale*
di Galeotto, ma poi fu da esso ricuperata, sta, il castello di Monlebello fu occupato

ponendovi compagnie di fanti come fron- da Federico conte d' Urbiuo nel 462. 1

tiera del territorio fanese, massime nel Neil' invasione di Cesare Borgia del du-

1376. Mentre Pandolfo Malalesla nel cato d'Urbino, fanesi parteggiarono per
i

i38y trovavasi a Bologna, grandi tumulti lui, benché stimolati da'vicini ad unirsi

si fecero nelle sue terre in confine del vi- a loro, fatti cauti della sua potenza e fie-

cariato di Mondavio, suscitate da'Pelruc- rezza ; dopo l'ammutinamento


e Cesare
ci; però il Carlo accorse con tut-
fratello de'suoi principali uftìziali, che temevano
ti i fanesi che potè radunare verso il ca- perdere i loro stati, si rifugiò in Fano.Tra'
stello della Fratta, ma colto alle spalle molli privilegi ch'egli concesse a' fanesi,
da un' imboscata di Ubertinello Petruc- obbligò il castello di Monlebello a pre-

ci, presso il castello furono sconfitti i sentarsi soggetto a' magistrali, avanti a'
fanesi, e Carlo si salvò colla fuga : dipoi quali il suo sindaco prestò il giuramento

Pandolfo pigliò aspra vendetta de* Pe- di fedeltà a'g ottobre i5o2, ed a'i3 ri-
trucci, sempre nemici de' Malatesta, si- mise a'medesimi le chiavi delle porte del
gnori di Tomba, Montale e Monte Mag- castello per segno di soggezione. Morto
giore. Bonifacio IX nel i3g8 investi del a'18 agostoi5o3 Alessandro VI, fautore
feudo delle Fratte e di altre signorie i della grandezza di Cesare, come un lam-
conti di Mirabello e Monte Vecchio. Nel po spaiì il suo principato. II duca Gui-
1 4^7 *1 conte Federico d' Urbino rotta d'Ubaldo 1, subito colle milizie ricuperò
guerra a Sigismondo Malatesta, spinse le lo stalo, e Lra'primi castelli s'impadronì
milizie nel vicariato di Mondavio, ed oc- di Monlebello. Narra Lazzari, riportalo
cupò la Fratta e altri castelli, che in parte dal Colucci, nel t. 22, p. i85, che il ca-
abbandonò a fuoco e sacco. Pieintegrau- stello diMonte Bello, piccolo, ma situato
do Leone X
neh 52 o fanesi del vicaria- i in luogo ameno sopra colline fruttifere,
to di Mondavio, nella bolla si nomina e- con chiesa di nuovo maestosamente fab-
ziandio Fractarum, e il suo sindaco giu- bricata, e con bel palazzo a suo tempo
rò fedeltà al pubblico di Fano a' 4 no- posseduto da'eouti Daoielli di Fossom-
vembre, promettendo rinnovare l'atto o- brone, a' 18 febbraio i5^5 il duca Gui-
gni anno. d'Ubaldo II, mentre sul medesimo pen-
Monte Bello. Comune della diocesi di deva la lite e le pretensioni delle figlie dei
Fano, col territorio giacente in colle, for- conte Antonio Stati, già signore feudata-
nito di molti fabbricati alquanto in de- rio di Monte Bello, allora essendone il

cadenza, tranne un fortissimo e vasto pa- duca in possesso Ironcò ogni dissensione,
lazzo eretto da' duchi d'Urbino, ove non e generosamente restituì il feudo al conte
sono travi che al tetto; è cinto di mura Antonio e suoi figli maschi. GÌ' impose
buone, ed ha il borgo. Sua parrocchia è l'obbligo di dare scudi 1000 di grossi 20
s. Gio. Battista. Sul monte Cesana e nella per scudo, d'esser fedele, e presentare uu
parte selvosa verso il declinare del secolo paio di capponi ogni anno al duca, per
XIV furono fabbricati da'girolamini del ricognizione di superiorità. Il feudo non

b. Pietroda Pisa, la chiesina della ss. Tri- molto dopo ritornò al duca, e dopo la
nità con un romitorio o piccolo conven- morte di Francesco M." II nel 63 1 ne 1

to. Dipoi rifabbricati e ampliati l'ima e prese possesso la camera apostolica. Con-
l'altro, la chiesa si ammira grandiosa e viene tener presente il paragrafo Orcia-
ornata. Osserva Calindri che la sua ori- no, ove col Reposati dico, che Antonio fu
gine è comune con Mondavio, Bareni e decapitato per aver congiurato contro il
Orciano, perciò molto antica. Nella guer- duca, insieme al proprio cognato conte
URB URB i
9j
d'Orciano. In Monte Bello fu rilegata La- fiato, però sempre invano, ed è distante
vinia figlia di Guid'Ubaldo II, maritata per 3 leghe al nord-ovest da Mondavio.
a d. Alfonso d'Avalos d'Aquino marche- Ricavo dall'Amiani, che nel 777 il mo-
se del Vasto, ed ivi se ne conservava il nastero di s. Martino di Fano possedeva

suo ritratto. Monte Cello ha per appo- pure la 4«* parte del castello di Monte
diato Rupolì della diocesi di Fano, la cui Maggiore. Al medesimo o abbazia di s.
parrocchia è s. Lorenzo. Nella guerra di Paterniano confermando nel 1 156 i be-
Sigismondo Malatesta e Francesco Sfor- ni Adriano IV, si trova compresa la cap-
za suo suocero, contro Eugenio IV, il pella di s. Pietro in Monte Maggiore, ol-
a
conte d' Urbino Guió" Antonio colle sue tre la 4- parte del suo castello. Guerreg-
compagnie, nel i44° adunate all'im- giando Federico conte d'Urbino, per Pio
provviso nel castello delle Fratte, perla lì, Sigismondo Malatesta, nel 1462 col vi-

mala custodia delle guardie in Rupoli, di cariato di «Mondavio occupò pure Monte
nottetempo vi s'introdusse, lo saccheggiò Maggiore. Nella bolla colla quale Leone
e distrusse; e quindi si aprì la strada per X nel i52o restituì tal vicariato a' fa-
sorprendere e occupare tutto il vicariato nesi, si legge compreso Mentis Majoris,
di Mondavio. Però prontamente ne volò il cui sindaco aa3 ottobre giurò fedeltà
alla difesa Sigismondo. Allorquando nel al pubblico di Fano.
1 520 Leone X restituì a Fano il detto vi- Monte Porzio o Porio. Comune del-
cariato, nella bolla si vede compreso Ra- la diocesi di Sinig aglia, che ha la par-
pitine, ed il suo sindaco giurò fedeltà al rocchia di s. Michele Arcangelo. Appar-
magistrato fanese. Guid'Ubaldo II inve- teneva la signoria all'abbate di s. Loren-
stì de' feudi di Rupoli, Barelli e Orcia- zo in Campo, ed essendone abbate Ugo
110 l'anconitano Pietro Bonarelli, poi tol- de'conti di Monte Vecchio, nel 1428 lo
tigli pel narrato nel ricordato paragrafo concesse colla giurisdizione al nipote con
Orciano. te di Mirabello Guido, luogotenente in
Monte Maggiore. Comune della dio- Fano di Carlo Malatesta, e vi si recò a
cesi di Fano, col territorio in colle e in prenderne possesso. Ribellatosi a Pio li
piano, con paese di molti e regolari fab- Sigismondo Malatesta, il Papa dichiarò
bricati, cinti di mura cadenti, con borgo capitano generale di s. Chiesa il conte Fe-
conveniente, al riferire di Cali udii. N'è derico d'Urbino, il quale nel 1462 forzò
parrocchia s. Maria, oltre la frazionale di » conti di Monte Vecchio, signori di Mi-
s. Lucia. 11 Castellano dice, che Monte rabello e Monte Porzio, a giurare fedeltà
Maggiore si chiamò prima Monte Mavr alla Chiesa. Monte Porzio seguì le vicen-
o Monte Muaro y ed essere cospicuo bor- de de'conti di Monte Vecchio. Apparten-
go,il quale per 1' ubarla de' colli circo- ne al vicariato di Mondavio, onde trova-

stanti e per la regolarità di sua costru- si nominato nella bolla di restituzione a'
zione, merita distinzione fra le terre del fanesi emanata da Leone X nel i520,
vicariato di Mondavio. Aggiunge, la città Montis Podiìytsà il sindaco giurò fedeltà
che vide sempre a malincuore la premi- a'magislrati di Faiio. Di Monte Porzio è
nenza di Mondavio sugli altri paesi to- appodiato Castel Vecchio , della diocesi
pograficamente confinanti col suo terri- di Sinigaglia, ed ha per parrocchia s.An-
torio, cospirò più volte nel secolo XV tonio di Padova. L'Amiani parla di due
onde le migliori terre ne fossero distac- Castel Vecchio, uno vicino a Cucurrano
cate, e trovò corrispondenza negli abi- (castello diruto che lasciò il nome alla
tanti di Monte Maggiore, i quali fecero città fabbricala colle Mie macerie sulla
ripetutamente il tentativo di sottrarsi al- via Flaminia, presso il ponte omonimo,
la giurisdizione della metropoli del vica- a 3 leghe da Fano: nel i33 j Ferranti-
196 URB URB
no Malatesta nemico di Guido da Cari- la chiesa collegiata uflìziata decorosamen-
gnano, podestà della pallia Fano, venne te da sufficiente numero di canonici e
con lui ad aperta guerra ; posto campo mansionari, erelfa con breve di Clemen-
presso Cuccuranó a' 3 marzo Guido lo te XIII ; più un convento di religiosi e il
battè e pose in vergognosa fuga, indi fece monastero di monache (benedettine ed
demolire il castello, perchè essendo sulla esistenti). Ne loda la buona situazione,
via Flaminia serviva d'asilo a'nemici) o l'aria salubre, il fertile territorio, la cin-
Cuccuranó, posto sopra una collina, dal- ta delle forti mura castellane aperte da
le cui vestigia e monete di rame e d'ar- 3 porte. A suo tempo vi risiedeva il giu-
gento trovate, anche di Cucchi ano/i cre- dice podestà, per gli affari politici ed e-
de che fosse di molto riguardo e gran- conomici, giudicando le cause civili e cri-
dezza. L'altro Castel Vecchio apparten- minali. Anche Ci marcii i nel 1 64 3, oltre
ne a s. Lorenzo in Campo, il cui abbate il rile vere i grossi mercati che si faceva-
sunnominato lo die ai nipote de'conti di no con numerosissimo concorso di mer-
Monte Vecchio, alla qual famiglia restò canti, altamente encomia la nobile acca-
in feudo. Questo è V appodiato Castel demia di belle lettere, nella quale i vir-
Vecchio. tuosi cittadini continuamente si esercita-
Orciano. Comune della diocesi di Fa- vano con gran lode de' loro acuti ed ele-
no, il cui territorio si estende in colle e vati ingegni. Egli è per questo che Or-
piano, con paese fornito di pregievoli fab- ciano vanta moltissimi uomini illustri, e
bricati, circondati di mura. Dice Calin- u'è originario il dotto e chiaro letterato
dri, sono già due secoli che ivi esiste una cav. Salvatore Betti segretario perpetuo
accademia letteraria, la quale si rese ce- e professore d'istoria, mitologia e costu-
lebre pe'dolti ascritti ad essa. Questa e- mi, dell'insigne e pontifìcia accademia
rudita erezione prova, che qualche seco- romana delle belle arti denominata di
lo prima già era un paese popolato, e s. Luca, non che il 3.° tra gli accademi-
tuttora vi è molto commercio. 11 Castel- ci ordinari della pontifìcia accademia
lano lo chiama ricco e illustre borgo mu- romana d' archeologia, per cui talvol-
rato, al quale, più che gli edilìzi, ha dato ta ha presieduta, e lo celebrai altro-
I'

immortale celebrità la sua letteraria ac- ve. Coll'Amiani riferirò le seguenti no-
cademia, la quale costantemente vi tiene tizie. Il Macci, nella Storia della guer-

le sue tornale, e nel cui albo riputarono ra d'dsdrubale, descrisse la terra d'Or-
a somma gloria i più celebri ingegni ita- ciano, non meno grande che facoltosa e
liani d'esservi annoverati. Il Perticali ne piena di ricchezze, asserendo che venne
accrebbe lo splendore, ravvivando colle fabbricata da'cartaginesi dispersi dopo la

sue caldissime declamazioni la nobil ga- vittoria de'romani, come altre terre e ca-
ra degli odierni distinti individui che la stelli vicini a Fano, col testimonio d'un
compongono. I campagnoli profittano osso assai grande, il quale fu giudicato
della quantità immensa d'agarico per fab- essere stato un dente di elefante, che per
bricar 1' esca, di cui fanno iranico nelle molti anni restò appeso sopra la chiesa
città confinanti. Vi si tengono in giovedì maggiore d'Orciauo. Nel 777 il mona-
i settimanali pingui mercati, a cui accor- stero di s. Martino o abbazia dis. Pater-
rono le persone dei luoghi dell'antico vi- niano di Fano possedeva con giurisdi-
cariato di Monda vio, nord trovasi
al cui zione la metà, della terra d' Orciano ; e
e da esso separato per una grande e drit- nella bolla colla quale neh i56 Adriano
ta via che non giunge ad una lega. Ne IV confermò i beni della badia, si trova
sono parrocchie s. Maria, s. Cristoforo, anche nominata la pievedi s. Maria d'Or-
s. Silvestro. Il Reposali afferma che avea ciauo, e la metà del castello d' Orciano
UR B li R B i
97
col suo distretto. Nel i3£8 nel contado nettato dal duca, fu ritenuto il conte di
di l'ano gli 01 ciauesi si fecero capi della Monte Bello, e il conte d'Orciano si sal-
ribellione di tutte le tene e castella che vò colla fuga. Pertanto fu in assenza con-
si dierono al rettore della Marca per la dannato, ed all'altro furono date le dife-
s. Sede. Ma ne pagò la terra ben tosto le se; ed in ultimo, così richiedendo la giu-

pene, perchè fu saccheggiata da'soldati di stizia, gli fu tagliata la testa, e gli altri

Galeotto Malatesta, il quale fermatovisi complici furono condannati alla forca. Il

molli giorni, vi eresse da'fondamenti una Lazzari però, presso il Colucci, t. 32, p.

torre, e vi fabbricò una porta che fu det- 1 89, racconta con alcune diversità il nar-
ta di Sotto, dove gli orcianesi scolpirono rato. Dice che Francesco M." Il, dopo la
in pietra Tarma de' Malatesta. Inoltre morte del cardinal Feltro della Rovere,
Galeotto ricuperò lutto il contado. Pio II prese possesso delle tene d'Orciano e di
mossa guerra a Sigismondo Malatesta, e Barelli, e dopo qualche tempo le diede in
dichiarato capitano generale Federico feudo al conte Bouarelli. Commessi da
coule d'Urbino, questi nel 1462 con im- lui alcuni mancamenti, gliene fu tolto il

padrouirsi di Mondavio e Orciano, l'al- possesso, che duca riteune, enei i63i
il

tre terre del vicariato tosto furono ricu- alla sua morte pervenne alla camera a-

perate. A vendo Leone X spogliato uYstioi postolica. Lazzari qualifica Orciano luo-
stati Francesco M." I, per impedirne il go ameno e fruttifero, riferisce altre no-
possesso al nipote Lorenzo de Medici, a tizie già riportate, ed attribuisce al con-
cui il Papa duca si avanzò
aveali dati, pel te l'edificazione della torre.
coll'esercito lombardo il Gonzaga, il qua- Piagge. Comune della diocesi di Fa-
le costrinse Lorenzo a ritirarsi nel 1 5i 7, no, col territorio giacente in piano e col-
dopo a ver sofferta grande strage di soldati le, riferendo Calindri,cheil paese ha me-
in Orciano e altre terre. Indi essendo mor- diocri fabbricati, chiese con buoni dipin-
to Lorenzo, il Papa nel i52o restituì a* ti, cinta di forti mura, e orizzonte assai lo-
1
fanesi il vicariato di Mondavio, nella bol- dato. Nella 3.' festa di Pentecoste vi è u-
la venendo nominato dopo Mondavio, na molto commercio. Nel campa-
fiera di
Orzarti, il cui sindaco a' 18 ottobre fece nile maggiore vi è una lapide del tempo
ilgiuramento di fedeltà al pubblico di de'Rovereschi, che onora la terra. Non
Fano. Il duca Guid'Ubaldo II a'7 otto- manca d'illustri fioriti tra gli abitanti, e
bre i56o investì de'feudi di Orciano, Bar- per ultimo l'ottimo fr. Luigi Canestrai-i
chi e Rupoli il comandante di sue mili- de'minimi,morto vescovo di Montalto,già
zie conte Pietro Bouarelli anconitano, per amministratore di Ripatransone. Aggiun-
ricompensarlo de'servigi a lui prestati, e ge Calindrij che poco lungi fu l'antichis-
pe'molti suoi meriti. Il Reposati chiama sima città di Lubacaria, atterrata da Ala-
Orciano contea, e narra che il conte Pie- rico re de' goti nella battaglia ivi data,
tro ad onta de' ricevuti feudi con molte per cui le genti campate da quell'eccidio
ricchezze, morto nel 1^74 il duca e suc- fabbricarono la terra, perciò conta molti
a
cedutogli il figlio Francesco M. II, cospi- secoli d'esistenza. N' è parrocchia s. Lu-
rò contro di esso col cognato Antonio Sta- cia, chiesa principale, in cui si osservano
ti conte di Monte Bello, e con alcuni te- nella volta d'una cappella taluni freschi
menti d'esser puniti di ciò che ne'tempi pregevoli, ma
alquanto deteriorati. Nella
passali aveano fatto. Aveano pertanto de- così delta Chiesa Nuova, è una Cena de-
stinato d'invitare il nuovo duca alle cac- gli Apostoli che si reputa Tizianesca. Il

cie ue'luoghi da loro posseduti, e quivi Castellano chiama Piagge, Pladiaet p\Qv
contro di lui eseguire la loro empia e cru- colo borgo cinto di saldissime mura, e no-
dele determinazione. Ma essendosi ciò pe- to per la celebrità dell' origine. Esisteva
198 URB URB
nel luogo che oggi dicesi Ccrbara 1' an- ni delle Piagge obbligati per le brighe fa-
tica Lubavaria, da'cui scavi si rinvengo- andare a ragione sotto l'oflìcio di
nesi di
no le testimonianze. Le vedove e i figli Monte Maggiore, scrissero lettera a Giu-
degli uccisi scampati dal micidiale com- lio Cesare Varano/perchè impetrasse lo-

battimento d'Alarico, nell'amena situa- ro dal cardinal Roverella legato dellaMar-


zione di Piagge costruirono l'odierno pae- ca la cessazione di questa novità, dichia-
1

se, a cui mg. Canestrai-i ottenne da Leo- rando di voler stare unanimi con Mon-
ne XII il titolo di Terra « che secondo davio. Quando Lorenzo de Medici si recò
gli ordini dello slato pontificio è il più nel ducato conferitogli dal zio Leone X,
a
nobile dopo le città, ed equivale al titolo dopo averne spogliato Francesco M. I,
di Borgo, modernamente più usitato in difendendo questi nel 1 S 7 il Gonzaga, 1

geografia". Vi fu eretta, verso il 1826, tolse a Lorenzo le Piagge e s. Giorgio in


una ben fornita farmacia, di cui manca- una notte, indi altri castelli, e lo costrin-
vano luoghi circostanti! Alcuni privati
i se alla fuga. Appartenendo Piagge al vi-
avendticostruitoil teatro d'Apollo, vi s'in- cariato di Mondavio, nel restituir questo
trodussero esercitazioni filodrammatiche, il Papa a Fano, nella bolla del i520 si
alle quali affluiscono i vicini, quelli spe- legge Pladiarum, e che il sindaco a' 14
cialmente dt Monte Maggiore, che ne so- ottobre giurò fedeltà a' magistrati fa-
no mancanti. E distante una lega e mez- nesi.
za al nord da Mondavio. Di Lubacarie Sorbolungo o Sorbolongo. Comune
ecco quanto trovo in Amiani. Nel 777 il della diocesi di Fossombrone, col territo-
monastero di s. Martino della badia di rio in colle, i cui fabbricati sono circon-
s. Palerniano di Fano,avendo giurisdizio- dati da mura pressoché diroccate. Ne so-
ne in più castella e terre del territorio no parrocchie Michele Arcangelo e s.
s.

fanese, già godeva quella delle Piagge, Maurizio. Nel 1424 aspirava a occuparne
detto Lubaearia nell'antiche pergamene; il castello e il vicariato di Mondavio il

e nella bolla colla quale nel 1 1 56 Adria- conte Guid'Antonio d' Urbino, per cui
no IV confermò i beni della badia, si tro- Paudolfo Malatesta si pòse sulle difese.
va nominato il castello di Lubacarie col Nel 45>7 l'occupò con altri castelli il con-
1

contado. Nel 1227 intenti i fanesi all'in- te Federico d'Urbino, nel guerreggiare
grandimento della loro città, pe'privilegi Sigismondo Malatesta; questi avendolo
concessi, fra quelli che vi si stabilirono col- ripreso, lo perde nel 1 462, quando il con-
la totale demolizione de' loro castelli , vi te qual capitano generale di Pio mar-
II,

furono gli abitanti di Lubacarie. Dirocca- ciò a spogliarlo de'suoi stati. Nel 5o2 Ce-
1

to il castello, in seguito colle sue macerie sare Borgia neir invadere il ducato, oc-
fu rifabbricato quello delle Piagge, per cupò ancora Sorbolongo; ma appena si
cui si legge neli3o3, che già la nomina seppe la morte del padre Alessandro VI,
del rettore della chiesa di s. Lorenzo spet- avvenuta a' 18 agosto i5o3, il duca Gui-
tava all'abbate di Paterniano; e in due
s. d'Ubaldo I, inviate le sue truppe nel con-
strumenti rogati in epoca anteriore a det- tado, presero pure Sorbolongo e lo sac-
to anno sono descritte tutte le famiglie cheggiarono. Depostosi daLeoneX il du-
a
del nuovo castello, che domandarono al- ca Francesco M. I, die il suo stato al ni-

l'abbate Pietro l'investitura delle loro ca- pote Lorenzo de Medici, il quale uell'iin-
se «/terreni all' intorno del medesimo ;
possessarsene fu aggredito da'lombardi di
e nello stesso 1 3o3 Bartolomeo giudice Gonzaga neh 517, e obbligato a ritirar-
del comune terminò alcune liti che ver- si a Sorbolongo e poi a fuggire. Nel re-
tevano tra 1' abbate di s. Paterniano e i stituire Leone X nel ifoo il vicariato di
lubacariesi. A'22 giugno xfyk gli uomi- Mondavio a'fanesi, Sorbolongo vi fu com-
u a iì U R B 199
preso, e il proprio sindaco giurò fedeltà da vio, comprese Podii, i! cui sindaco si

«il pubblico di Fono , e vera aleute gli si presentò in Fano a giurar fedeltà a'4 no-
mostrò fedelissimo, massime nelle con- vembre.
giunture deli55o, protestandodi mante- S. Andrea. Comune della diocesi di
nersi fedele al consiglio. Nel luglio con- Pergola, già dell'abbazia nullius di s. Lo-
\ocati gli abitanti a pai lamento, giuraro- renzo in Campo, col territorio posto in
no di non mai disunirsi da Fano, invian- colle, con paese di sufficienti fabbricati, i

do a'magistrati la loro unanime determi- cui abitanti hanno molti casini di delizia.
nazione, per la quale il consiglio.decretò, Ne sono parrocchie la ss. Assunta , e la
die oltre il pagamento di 60 ducati, gli frazionale di s. Giorgio. Nel 1 192 il ca-
fossero concesse quelle prerogative e pri- stello di s. Andrea già apparteneva al-
vilegi espressi in altro consiglio. l'ampia giurisdizione di Fauo, facendo poi
*.V. Giorgio. Comune della diocesi di parte del Prcsidato dis. Lorenzo in Cani •

Fano, col territorio disteso in colle e pia- pò. Allorché l'abbate di s. Paterniano vi-

no, con non molti fabbricati, non intera- de diroccati alcuni castelli dell' abbazia,
mente circondati dalle mura. Ha le par- volle fabbricare quello di Cerasa e ne in
rocchie di s. Gio. Evangelista, e la fra- vestì nel 1279 Giovanni del castello di s.

zionale di Lorenzo martire. Adriano


s. Andrea. Neli447 essendo Fossombroue
IV nel 1 156 confermò beni alla badia i diviso dalla guerra civile, una parte de-
di s. Paterniano di Fano, fra quali quel- siderava Sigismondo Malatesta , V altra
li di s. Giorgio. Allorché Pio II fece oc- voleva rimaner soggetta al conte Fede-
cupare nel 1462 da Federico conte d'Ur- rico d'Urbino ; molti però di quest'ulti-
bino gli stati di Sigismondo Malatesta, s. ma fecero un' 'irruzione iti s. Andrea in
Giorgio fu preso da quel capitano ponti- Brugneta e in altri castelli, saccheggian-
ficio. Avendo Leone X datoal.nipotc Lo- doli e rovinandoli dalle fondamenta, tal-

renzo de Medici il ducato d' Urbino, il chédi Tori icella, s. Gervasio, Oellaguar-
Gonzaga, che pel deposto duca lo com- d.i e s. Diagio appena rimangono le ve-
batteva, in una notte deli 5 17 gli tolse i stigia. Nella guerra di Pio li contro Sigi-
castelli di s. Giorgio e delle Piagge, con smondo Malatesta, il capitano di s. Chie-
tutto il vicariato di Monda vio. A questo sa Federico conte d'Urbino, nel settem-
appartenendo, nel restituirloLeone X nel bre 1462 s'impossessò di diversi castelli.
t5io a' fanesi, nella bolla nominò pure Quello di s. Andrea, posto poco lungi dal
s. Gcorgii, il sindaco del quale compar- vicariato di Mondavio, contro del quale
ve in Fano ili.°novembre a giurare fe- una banda di fel treschi erasi avvicinata,
deltà. Di s. Giorgio è appodiato Poggio capitolò la resa prima di cimentarsi col
della diocesi di Fano, che ha la parrocchia nemico, per non aver gente da difender-
di s. Apollinare con convento e chiesa
, si,essendo impedito il passo Mie milizie
de' minori osservanti. Nel 777 il mona- diSigismondo per soccorrere il vicariato.
stero di s. Martino della badia di s. Pa- Nel restituir questo Leone X nel 1020 a'
terniano già possedeva 3 parti del castel- fanesi, nella bulla si legge ancora v. An>
lo di Poggio; confermandone i beni nel dreae, il sindaco del quale a'4 novembre
1 1 56 Adriano IV, si legge nella bolla giurò fedeltà al pubblico di Fano.
posseder l'abbazia con ragione di feudo 3 Torre. Comune della diocesi di Fos-
parti del castello col distretto. Nel 1462 sombrone, col territorio esteso io monte,
nella guerra di Pio II, contro Sigismon- i cui mediocri fabbricati sono muniti di
do Malatesta, per s. Chiesa l'occupò Fe- mura , ed ha piccolo borgo, lì, sua par-
derico conte d'Urbi no.Nel 5ao restituen-
1 rocchia Marco Evangelista.
s.

do Leone X a'fanesi il vicarialo di Mon- Uibiuo, Urhinum, città nobilissima e


?oo URB URB
una delle più belje che per sicurezza de- dell'artiglierie, delle quali erasi già l'uso
gli abitanti furono fabbricate ne' monti, cominciato a rendere quasi comune ne-
prima dell' Umbria o Gallia Senonia, poi gli assedi. Nondimeno furouo trovate im-

del Piceno Annonario; illustre metropo- perfette quelle forme, come piccole e in-
li della provincia ecclesiastica del suo no- capaci, considerate le maniere dell'espu-
me, già ducale capitale del possente du- gnare adoperate ne'tempi posteriori, uè'
cato d'Urbino, situata in aria perfettissi- quali l'arte degli assedi e delle difese fu
ma di clima freddo, abbondantissima d'o- tanto perfezionata. Ma secondo i metodi
gni cosa necessaria al vivere umano, dell'espugnazioui de'tempi del Comman-
maestosamente si eleva sopra due cime diuo, le difficoltà del sito vinte dal suo
di gran monte, o come il Baldi e altri af- ingegno, la bontà relativa dell' urbiuati
fermano, Urbino è fabbricato sopra due fortificazioni, sembra giusta la gloria che
monti. Circondata da cupe valli, cbe le alcuni attribuiscono ad Urbino, d' avere
servono di difesa, scorrono alle sue falde cioè i più recenti architetti appreso la
lateralmente famoso e veloce Metauro
il maniera del fortificare da' baluardi di
delle belle sponde, e il rinomato Foglia questa Sontuoso è il palazzo duca-
città.
che ruba e dona a suo beli' agio. E di- le per la sua vastità e magnificenza nou
stante 9 leghe al sud-est da Pesaro, e 62 solo, ma auche per le pregiatissime scul-
al nordest da Roma o poste 2 5 e mezza, ture che vi sono raccolte. Il Cimarelli lo
come calcolarono Castellano e Calindri. chiama gran mole, ottava meraviglia del
Viene custodita all'intorno da mura che mondo (quali e quante sono le considera-
formano tipo dell'architettura militare te meraviglie del mondo, l'accennai nel
de'suoi tempi. La sua cittadella, che i Fel- voi. LXVIIl,p. 127), che con infinita spe-
treschi assai ben munirono, fu demolita sa fu edificalo dopo la metà del secolo
dopo l'occupazioue di Cesare Borgia per XV dal duca d'Urbino Federico Fellrio
misure di saggia antiveggenza. Rifabbri- per rejideuza ducale (nel Lazzari, Anti-
cata da Guid'Ubaldo II, la fece dirocca- chità picene, t.
9, p. 173, trovo la data
re Francesco M." II. Però nel declinare del cominciamento del palazzo 3o set? ,

dello scorso secolo fu ristorata, ma tro- teinhrei456 festa di s. Girolamo), e per


vasi ora compresa nel convento de' car- consagrare all'eternità della fama il suo
melitani scalzi. Gli urbinati furono de* graud'animo e le sue generose azioni, a-
primi a cingere di baluardi la città, e vendo in sì meravigliosa struttura avvi-
l'inventore e il disegnatore ne fu nella sua lita la natura non meno che confusa l'ar-

patria Urbino, senza dubbio, Bartolomeo te, onde ogni altra struttura d'Europa gli

Centogatti dopo metà del secolo XV,


la cede, come disse l'Ortelio. Prima del Ci-
anteriore© contemporaneo di Sanmiehe- mai elli, scrisse del palazzo e della splen-
li e di Marchi lumi primieri dell'arte; e dida corted'Urbino nel Cortigiana, W'^m
fu insegnatoti di fortificazione al concit- celebrato conte Baldassare Castiglioni,che
tadino Gio. Battista Commandino. Non fiorì uella corte di Guid' Ubaldo I e di
a
fu però il Centogatti quegli che quivi mi- Francesco M. I, figlio l'uno, nipote l'al-

se in opera le sue invenzioni de'baluardi, tro di Federico. Un bell'ingegno quindi


a
ina reggendo il ducato Francesco M. I, ricavò da tale libro un estratto e dicendo:
il Commandino verso il ) 5o8 atterrate » Alle pendici dell'Apennino verso il ma-
le vecchie mura, cambiò affatto forma di re Adriatico è posta la città d' Urbino,
fortificazione e fece le nuove , valendosi la quale benché tra monti, pur di tanto

de' ritrovati e de' disegni del Centogatti, avuto ha il cielo favorevole che intorno
ma in gran parte migliorandoli, onde le il paese è fertilissimo e pien di frutti, di-
mura fossero accouce a resistere all' urto modoché, oltre la salubrità dell' aere, si
URB URB 201
trova abbondantissima d'ogni cosa che fa ed altri". Degno illustratore del grandio-
mestieri per l'uroan vivere. 11 palagio re- so e famigerato palazzo fu il celebre e
sidenziale de'duchi era, secondo l'opinio- dottissimo urbinate Bernardino Baldi,
ne di molti, il più bello che in tutta l'I- che invitato al servigio cfi Ferrante 11
ta lia li ritrovasse, e d'ogni opportuna co- Gonzaga principe di Molletta e duca di
sa fornito, che non palagio ma una città Guastalla,pel suo favoreepe'propri meriti
in forma di palagio esser parea; e/ion so* fu eletto 1 ."abbate ordinai io diGuastalla,
intuente di quello che ordinariamente si la qual dignità e altre rinunziò per atten-
usa, come vasi d' argento, appartamenti dere agli studi. Ritiratosi inUrbino,Fran-
di camere , ricchissimi drappi d' oro , di cesco M. a II lo spedi nel 161 2 ambascia-
seta e d' altre cose simili, ma per orna- tore in Venezia , morendo in patria nel

mento vi furono aggiunte statue antiche 1617. Già egli, essendo abbate di Gua-
di bronzo e di marmo ,
pitture singola- stalla, avea sia dal i58y al cardinal d'A-

rissime, istromenli musicali di più sorte, ragona (dev'esserelnnico A valos napoleta-


ed inoltre un infinito numero di rarissimi no) dedicata la sua opera, poi ristampata
ed eccellentissimi libri greci , latini ed e- più volte, ed in Roma nella stamperia del-
braici, tutti ornati d'oro e d'argento". Il l'università romana nel 1724 dal cardinal
p. Civalli, che visitò il palazzo nel finire Annibale Albani, secondando l'intenzioni
del secoloXVI, parlando della Custodia del defunto zio Clemente XI, ad onore
d'Urbino de' suoi minori convenluali,nel- della comune patria e dedicata a Giaco-
la Visita triennale, dice che in Urbino mo III re d* Inghilterra (F.) per aver }

sono cose di molta meraviglia. » Vi è il più mesi e ripetutamente colla regina


palazzo stupendo,o per dir meglio una cit- moglie abitato il già palazzo ducale, poi
tà iu forma di palazzo, edificato dal duca ed ora apostolico, residenza de' legali e
Federico, uomo lettera tissimo, come di- delegati apostolici: Memorie concernen-
mostra e testifica la bella libreria d' Ur- ti la città di Urbino dedicate ec. Esse
bino, tutti manoscritti, cosa meraviglio- contengono: ."Encomio della Patria fi
1

sa, nella quale sono molti autori per an- Francesco Maria II duca d'Urbino di
cora uon posti in luce. In questo palaz- Bernardino Baldi (si hanno pure stam-
zo sono io appartamenti e 384 v acui o pate a parte precedentemente in Urbino
stanze che dir vogliamo; dicono che co- neh 706 da Angelo Antonio Monticelli).
stasse in que'tempi 100,000 fiorini d'o- 2. Descrizione del palazzo ducale di
ro (o 200,000 ducati secondo Gio. Gal- Urbino di Bernardino Baldi. 3.° Di
lo Galli, Notizie diverse di Casa Fel- Francesco Bianchini, Spiegazione del-
tria, somme assai considerabili per que' le sculture contenute nelle 72 tavole di
tempi). E tale e tanta la sua grandezza, marmo e bassirilievi del palazzo aV Ur-
che in un istesso tempo v' alloggiò Papa bino fatta già in idioma latino, ed ora
Leone X coni 3 cardinali (tult'altio: Leo- dal medesimo trasferita in lingua italia-
ne X non fu mai ne in Urbino, ne nel suo na. 4-° Del medesimo. Le notizie e prò -
stato; piuttosto deve ritenersi che Giulio ve della Corografia del ducato d' Urbi-
li fu quello che onorò Urbino con buou no. Di questa magnifica edizione, di cui
numero di cardinali e alloggiò nel palaz- abbiamo il soloi.°tomo e che in 4 dovea
zo, e al modo
che dirò a suo luogo). Qui darci la storia d' Urbino, disse il p. Rnn-
dentro, oltre gli apparati regi, vidi ritrat- ghiasci. » Se la repubblica letteraria fos-

ti bellissimi di s. Tommaso, di Scoto, del se stata arricchiti degli altri 3 volumi,


duca Federico, di Francesco M." I, di Gui- non vi è dubbio, che nel suo punto di ve*
d'Ubaldo II, del cardinal iV Urbino o Fel- dota avrebbe ricevuta la storia di quota
tro della Rovere, di Sisto IV* di Giulio li, città, che può gareggiare colle pinne d'I-
101 U lì lì U Li B
lalia e nelP antichità e nella celebrità de' dobanditodalla patria, fu sì umanamen-
suoi cittadini, ma simile mancanza lascia te raccolto neli4g4 da' duchi d'Urbino,
nel suo buio tuttavia le glorie d'Urbino". e per questa cagione le delle stanze si

Poiché, soggiunge col Ti ra boschi, V En- chiamano del Magnifico. La detta como-
comio della Patria del Baldi è tu» di- dità delle fabbriche antiche» fu cagione
scorso accademico, non istoria. Per l'am- che lutto il palazzo nuovo fosse edifica-
piezza dell'argomento, la descrizione del to nel sito in cui trovasi; nondimeno quel-
palazzo ducale del Baldi, non è possibile la scomodità.che a taluno di poco giu-
compendiarla con cenni, senza notabil- dizio sarebbe stata di molto impedimen-
mente pregiudicarne l' importanza. Per- to, all' architetto giudizioso apportò co-
tanto mi limiterò col Baldi a dir del sito modità mirabile ,
poiché essendo dalla
ove sorge, del palazzo in generale e del parte di levante e di tramontana il sito
suo architetto, non senza aggiungervi al- quasi piano, gli die campo di far l'entra-
cuna posteriore nozione. Urbino è edifi- ta del palazzo in luogo piano, ed il cor-
cato su due monti, uno guarda tramon- tile ampio e con ogni sorta di magnificen-
tana, l'altro mezzogiorno. Il i .°è coperto za, oltre una piazza assai grande innanzi
ili case solamente fino alla sommità, la l'entrata, la quale reca al palazzo non po-
quale è assai erta e malagevole. Il 2.° è co ornamento. L' ertezza poi del sito, o
incassato tutto e tutto compreso dal giro per dir meglio l'essere sfaldato da parte
delle mura della città. In quella parte di di ponente il lato del monte, fece sì ch'e-
questo, che dalla sommila declina dol- gli per pareggiare il r.° piano guadagnas-
cemente dal mezzogiorno verso tramon- se luogo capacissimo da fabbricarvi can-
tana, è fabbricato il palazzo, che per la tine, stalle, bagni , e altre comodità per
sua lunghezza si distende da mezzogior- alloggiamenti della famiglia; ed ha que-
no verso tramontana, e per larghezza da sto sito qualche conformità con quello
ponente a levante. Dalla parte di levante del palazzo maggiore, che riguarda il Cir-
il sito è agevole e quasi piano, ma da co Massimo, dove appare manifestamen-
quella di ponenteassai erto e difficile. Ta- te, que' grandi archi e que' pilastri così
le è il dove il palazzo è
sito del luogo , spessi e doppii non esser alzati per altro,
fabbricato; nondimeno, o scomodo o co- che per pareggiare l'area di quel grande
modo ch'egli sia, non bisogna darne lo- edifizio. Parte dunque del piano del pa-
de né biasimo'agli architetti, ne al prin- lazzo, cioè quella verso levante, è forma-
cipe, volendosi eglino servire dell'abita- ta sul sodo della schiena del monte; e
zioni degli antichi signori; le quali giudi- parte di lui, cioè'quella che riguarda po-
cavano atte ad accomodarsi colla fabbri- nente, è sopra il vano degliche edifizi,

ca nuova. Quanto poi spetta alla fabbrica sono chiusi fondo e il


fra la bassezza del
antica, della quale si valsero nell'edifica- piano dell' area del palazzo. Questo pa-
re il nuovo palazzo, non si sa chi fosse lazzo è proporzionalissimo nelle corri-
architetto, né quale degli antichi signori spondenti parti j gli appartamenti sono
la facesse fabbricare. Appare nondimeno proporzionati alla grandezza di tutto l'e-
essere opera di molto magnifica persona, difìcio, le stanze corrispondenti alla gran-
posto mente all'ampiezza e proporzione dezza degli appartamenti e delle stanze
delle stanze, ed agli ornamenti loro. Vi è medesime, camere proporzionatissime
le

poi un'altra parte del palazzo pur anlida, alle sale, e fra loro e nelle camere P al-
e nobilmente fabbricata, la quale è quel- tezze alle lunghezze e larghezze. In quan-
la ch'é più. vicina alla chiesa metropoli- to alla materia, egli è fabbricato tutto di
tana: iti questa abitò Giuliano de Medici mattoni e calce perfettissima, i quali es-
il Magnifico (fratello di Leone X), quau- sendo nelle parti di fuori arrotati e p««
URB URB 203
liti, fanno parere la muraglia quasi tut- del suo tempo, né avendo in Urbino pa-
ta d'un pezzo e bellissima a vedere. \*e lazzo corrispondente alla grandezza sua,
muraglie sono ricinte di cornici di pietra, determinò di fabbricarsene uno, che fos-

e così le porte , le finestre ed i camini, se proporzionato non meno a lui che alla

onde l'opera ne vìen resa perfetta. Le log- grandezza di que'principi, che a lui fos-

camere tutte sono di volte


•gè, le sale, le sero per succedere nello stato. E siccome
di mattoni e doppie, e fatte con artifizio eia prudentissimoe perciò magnifico, fe-

così mirabile che non si» vede in una fab- ce risoluzione di farlo tale, quale allo sta-
brica così grande neppure una chiave di to suo fosse in tutto e per tutto cojti venien-

legno o di ferro, dappertutto e anche nel- te. Il perché fatto pratica con molti prin-
la sala grande, sebbene lunga circa ioo cipi, per avere architetti atti a soddisfarlo,
piedi e larga quasi ^5 , coperta di volta fra'molii altri gliene fu mandato uno dal
doppia fatta a lunetta. Da tuttociò rile- redi Napoli (probabilmente Alfonso f e
vasi quanto fosse intendente l'architetto, V come re d'Aragona, poiché l'edilìzio fu

e magnifico il principe ,
ponendo preci- cominciato nel i447 secon J°" Clemen-
puamente l'intendimento all'eternità del- tini, citalo da Reposati), chiamato Lucia-

la fabbrica. Gli appartamenti quasi tutti no e nato in Laurana di Schiavonia. Que-


hanno le loro sale, anticamere e altre co- sti, per quanto si dice, fu quel medesimo
modità e parti decoro e
che servono al che fabbricò il palazzo di Poggio Reale di
all'uso di chi v'alloggia. Di poche pittu- Napoli (fatto edificare da Alfonso I d' A-
re e stucchi è ornato il palazzo, posto men- ragona, ma il napoletano Milizia, Le vi-

te alla grandezza sua, il che forse è nato te de'pili celebri architetti, ne fa archi-
dal non aver duca Federico avuto
il tetto Giuliano da Majano fiorentino, au-
1' occhio ad altro, che alla perpetuità e
tore del Palazzo apostolico di s. Mar-
bellezza essenziale, ovvero si-propose far- co, e della Chiesa dis. Marconi Roma).
lo poi per non attendere col principale A questo dunque, essendosi compiaciuto
l'accessorio. Delle statue parimenti poche di lui, die il priucipe grande autorità, con
sene vedono, forse perchè la grande ope- patente conservala da' suoi discendenti.
ra di tutto Pedifizio non comportava che Luciano era pure buon disegnatore e pit-
attendendosi a lei, s'avesse né tempo, ne tore. Alcuni dicono, ch'egli non fu solo a
comodità di applicarsi a tali cose d' im- condurre al fine questa grandissima fab-
portanza minore. Nel fatto de'lumi ezian- brica ; ma che appresso al principe furo-
dio è stato accortissimo l'archi tetto, poiché no altri architetti ancora, come di Baccio
non è stanza la qua-
in edilìzio così vasto Pintelli fiorentino, poiché nella sua sepol-
le non abbia comodissima luce, il che e tura in s. Domenico d' Urbino si legge
nato dal buon compartimento de'cortilie nell'iscrizione che fu architetto del palaz-
degli appartamenti. Con grandissimo giu- zo. Il Baldi che lesse la patente di Lucia-
dizio sono ancora disposte le scale per no, ammette che Pintelli o fosse architet-
tutto il palazzo, polendosi senza necessità to inferiore sotto Luciano, ovvero che in
delle principali discendere e ascendereper morte gli succedesse, se morì prima di
molte altre assai comode. Vi sono fughe lui, nel fin* progredire la fabbrica comin-
di porte, e rincontri bellissimi e vedute di ciata (i! Pintelli in Roma innalzò diverse
finestre molto vaghe, dalle quali si guar- fabbriche per Sisto IV, e pel cardinal Do-
da, per la comodità del sito, la campagna menico della Rovere un bel palazzo in
e le monlagnette non molto lontane. Borgo Vecchio, come ricavo da Vasari).
Quanto all'architetto,narra inoltre ill>. li- Molti dicono ancora, che Leon Ballista
di, che trovandosi il dueaFederieo pel suo Alberti, famosissimo ed eccellente nell'ar-
molto valore priucipalissimo fra'principi chitettura, essendo bandito da Firenze,
2o4 URB URB
si trattenne in Urbino in tempo che fab- ti ibuiscono quest'edilìzio a Baccio Pintel-
brica vasi il palazzo, e che vi disse il pa- li, ed alcuni anche a Leon Battista Albera-

rer suo. Giorgio Vasari si sforza di dar- li. Sia chi si voglia l'autore, il palazzo è
ne la lode a Francesco di Giorgio sanese, un'opera di gran mat-
solidità, e tutta di

ed altri ne attribuiscono il disegno al di toni. La ha del grande, ma non


facciata
lui maestro Pippo di ser Brune.Ilesco , il già del gentile, ne l'euritmia è ben ossei-*
quale però è più antico del duca Fede- vaia ne'portoni e nelle finestre. Il cortile
rico. Dirò io, che il Milizia, nell'opera ci- principale èun rettangolo porticato con
tata, attribuisce anch' esso il palazzo a colonne isolate di travertino tutte d' un
Francesco diGiorgio »> della famigliaMar- pezzo, d'ordine composito con base attica.
tini, abile scultore, dilettante di pittura, Sui capitelli girano archi tondi , indi un
intelligente ingegnere e giudizioso archi* cornicione, sul quale s'alza un altro ordi-
tetto, morto nel 1470 (qui sbaglia Mili- ne di pilastri corintii, tra'quali sono fine-
zia perchè vi vea nel 1480). Si vuole che stre ben intese corrispondenti agli archi
la buona architettura sia molto debitrice di sotto. Vi è in cima uu altro gran cor-
;i questo architetto. In Urbino pel duca nicione , a dentro del quale a piombo del
Federico Feltre fece il famoso palazzo, ri- muro un appartamentino, e sopra in
vi è
partito con somma considerazione sì per ritirata un altro. La scala è comoda e spa-
la comodità, come per la bellezza. Fin al- ziosa. La principale sala è lunga io pal- 1

lora non si erano fatte scale più bizzarre mi, larga 43, alta 5o, coperta di volte a
e nel tempo stesso più piacevoli e cosi lunette. Tutte le camere sono proporzio-
ben intese come quelle che Francesco nate ed a volta ".Siccome tutti conosco-
Giorgio praticò in tal palazzo. Il Bianchi- no Milizia per un acre e severo censore, il
ni, che di questo palazzo fa la più tediosa palazzo d'Urbino e il suo architetto pon-
descrizione (qui l'erudito storico, e insie- ilo andar contenti delle lodi edelle discre-

me architetto teorico e pratico, è inesat- te sue osservazioni. Francesco di Giorgio


to,non ricordando il Baldi che propria- die a Pio II i disegni pel palazzo e vesco-
mente il descrisse mentre il veronese
, vato di sua patria; ne voglio tacere, e ser-
r
mg. Bianchini illustrò le sculture de'bas- vì certamente anche il duca Federico, co-
basamento esteriore
sorilievi collocali nel me questi dichiara in una lettera alla re-
del palazzo, ed esprimenti macchine d'ac- pubblica di Siena sua patria, qualifican-
qua, navigli di diverse specie, macchine dolo mio dilettissimo architetto. La let-

militari offensive per gittar dardi e sassi tera scritta in Castel Durante a'26 luglio
ce, macchine murali, e molti altri stru- 1 480, si riporta da Reposati, il quale pu-
menti e arnesi di guerra spettanti all'ar- re lo riconosce per architetto del palazzo,
te militare antica e moderna, non che i e dice inoltre che fu l'inventore delle mi-
simboli del duca Federico, Tali figure ne militari , che per la 1 ."volta mise in e-
guerresche le più sono tratte da' libri di secuzioue nel regno di Napoli. Nel pon-
Roberto Volturio, e lavorate da un bi- tificato d'Urbauo VIII devoluto Io stato
ga vo di Federico Barocci. I marmi poi d' Urbino alla s. Sede, il palazzo ducale
scolpiti con assai finitezza sui disegni del divenne apostolico, residenza de'cardina-
cav. Francesco Bonamici, rappresentano li legati, e de'prelati presidenti e delegati
le dette macchine d'idraulica e di statica, apostolici. Federico che sommo capitano,
e questi sono oltre 72 tavole), vuole
le fu pure letterato e scenzialo, amatore e
che il principal architetto ne fosse stato un premiatore de'dolti e degli eruditi, della
certo Luciano nato in Lauriana luogo cui conversazione godeva, nel palazzo for-
della Schiavonia, manti. ito dal re di Na- mò una scelta biblioteca, massime di pre-
poli a Federico duca d'Urbino. Alivi a,b ziosi mss, e codici, che fu tenuta pei una
1

U RB URB 20*>

delle prò ricche del suo tempo. Nel fon- se e varie legature de'libri, eseguite con
darla cercò da circa 4° scrittori per fa- mirabile artifizio, che furono non solo rac-
re copiare rari codici d'opere classiche de colti in diverse parti coti molto dispendio
a
poeti e oratori latini e greci, de' filosofi, e cura da Federico e da Francesco M. I,

de'Padri,de'giureconsulli. Fece eseguire ma con altrettanto incomodo si traspor-


la Bibbia latina in due volumi istoriati coti tarono altrove nelle guerre per metterli
miniature eccellenti, riccamente coperti in sicuro dal fuoco e dalle depredazioni;

di broccati d'oro e con fornimenti d' ar- finché cessate le guerre, Francesco M." i

gento. Egualmente fece copiare i codici li fece riportare nel palazzo. Morto nel
e le opere de'rommentatori e degli scrit- 1 63 1 in Castel Durante, poi Urbania,
tori di astrologia, aritmetica, architettu- Francesco M. II ultimo duca, riportan-
ra, arte militare, musica, scultura, medi- do iti quell'articolo il testamento, narrai
cina ec; non meno delle opere moderne che avendo in tal città stabilita la biblio-

e de'contemporanei, come di Dante, Pe- teca de'libri stampati, alla medesima e a'

trarca, Boccaccio, Collen uccio , Leonar- chierici regolari minorila lasciò, coll'ob-

do d' Arezzo, frate Ambrogio, Manetti, bligo di riportare a quella d'Urbino que'
Guerini,Panormita,Filelfo,Perotto, Cam- mss. e disegni che vi si trovavano, doven-
pano, Maffeo Vegio, Pio 1 , Pontano,Bar- do Urbino l'intera biblioteca
restare in
tolomeo Facio , Pietro Paolo Vergerio, de'mss. e de'disegni, disponendo di fondi
Francesco Barbaro, Leonardo Giustinia- per lo stipendio del custode, deputato bi-
ni, Giovanni Torelli, Valla e altri. Si di- bliotecario perpetuo. Ma informato dipoi
ce che per questa libreria Federico spe- Alessandro VII, che la celebre biblioteca
se più di 3o,ooo ducati, o 4o,ooo come urbinate divisa nelle due librerie d'Ur-
vuole Gallo Galli, con tutti libri bellis- biuo e di Urbania, cioè la 1/ composta
a
simi ed elegantissimi, tutti quanti scritti formata la a. di vo-
di mss. e di disegni,
a penna,supei bamente miniati,non islam- lumi a stampa,erauo mal custodite e mol-
pati, benché l'arte della stampa inventa- ti mss. e libri, contro i divieti dell'illustre

ta al suo tempo fece rapidi progressi. In testatore , arbitrariamente s' involavano


una parola, formò un'imponente colle- da'particolari, e perciò restavano inosser-
zione di libri mss. sagri e profani. Espu- vate le rigorose ingiunzioni del benefico
guata da lui Volterra, del saccheggio non duca per la loro gelosa integrità; a con-
volle per se, qual monumento innocente servare sì utili e splendidi monumenti di
del suo trionfo, che un'antichissima Bib- coltura, il Papa dispose, che ambedue si
bia ebraica co' commenti in caldeo, per trasportassero in Roma, con quelle par-
farne insigne ornamento di sua libreria. ticolarità e compensi riferiti in detto ar-
Questa aumentata per le cure di Guid' U- ticolo, cioè l'urbaniese nel 1667 e l'urbi-
baldo I, sotto di lui però soggiacque a nate nel 1 668. L'urbaniese la collocò nel-
grave sventura, quando l'ambizioso Cesa- V Università Romana (P.) e ci formò la

re Borgia invase Urbino, donde la traspor- Biblioteca Alessandrina (V); l'urbi-


tò nella rocca di Foiiì.Sebbene poco dopo, nate la pose nella Biblioteca Vaticana
la ricuperò Giulio II eia restituì nel palaz- (V.)y previo il compenso di scudi 10,000
zo ducale, in parte tornò diminuita. Ta-
vi al Comune d'Urbino per sopperire a'de-
le disastro successivamente fu copiosa- bili di cui era gravato, avendo il consi-
a
mente riparato da' duchi Francesco M. glio municipale acconsentito con 3 delle
I, Guid' Ubaldo II, e singolarmente da 4 parti di voti, quando il cardinale lega-
Francesco M." Il, con l'aggiunta di libri to manifestò le pontificie intenzioni. A-
stampati e di pregievolissimi disegni. Av- lessandro VII pertanto ricevuta come in
verte Cimarelli, nel descrivere le presto* oblazione la biblioteca d'Urbino, le asse-
,

206 u a B URB
guò Leila Vaticana un luogo particolare, nella deserta e negletta ampiezza di quel-
e per conservarne speciale memoria vi le* stanze, quasi perdevasi la memoria de*
pose marmorea iscrizione che ripro-
la duchi Feltri e Rovereschije l'animo scon-
dusse anche Nibbyequi ripelo. Alexan- fortato non osava più ripeter* a se slesso
der F II P. M. - Antiqua omnis generis » qui fu quella schiera di eletti, che alla
omniumq. linguarum- TJrbinalis Biblio- città nostra meritò il nome d'Itala Ate-
thecae Manuscripta volumina- Repenso ne". Ma a tanta ingiuria d'uomini e di
cedentibus beneficio - Ad tutiorem cu- tempi non fu giammai indifferente il mu-
stodiam atque perpeluitatem - Valica- nicipio, e per quanto era in lui non lasciò
nae adiunxit An. sai. mdclviìi. Il ca- occasione di sollecitare i ripari. Fu quin-
talogo di questa libreria indica 1704 oiss. di nel 1847 cne piacque al cardinal Fie-
latini ei65 greci. Il presidente d'Urbino sebi legato, per quell'amore ch'ei nutre
e poi cardinal legato Stoppani, nel pa- per la conservazione declassici monumen-
lazzo formò un museo d'iscrizioni, di cui ti, ordinarne i lavori di restauro; i quali
riparlerò dicendo del suo governo, qui però rimasero subito interrotti per le vi-
soltanto rammento due libri che lo ri- cende d'allora, finché sentendosi vieppiù
guardano. Museo a" antiche Iscrizioni il vivissimo desiderio, che il ripianto d'un
raccolto nel palazzo apostolico d'Urbi- passato irrevocabile si temperasse con
no dal cardinal Gio. Francesco Stop- qualche onorevole ammenda al neglet-
pani legato Vanno 1756. Estratto dal to culto di tante glorie monumentati, il

Giornale de' letterati di Roma del ij56- pubblico voto ebbe la sorte d'esser com-
57. Lettere sopra il Museo del palazzo preso. Trovò nell'energico zelo dell'attua-
r
apostolico di Urbino 3 Ri mi ni 1706. Ne le amatissimo mg. Badia delegato apo-
fu autore il suddetto cav. Francesco Buo- statico pronta corrispondenza d'operoso
nacuici riminese, come riferisce il p. ab. amore e patrocinio per l'arti, e di nobile
Ranghiasci. Nel n.°i4-5 del Giornale di sentimento perla dignità della residenza
Roma del 18 53, ed a p. 388 del t. 2 1 del- governativa. Ripresi i ristami e lavori da
Album dì Roma si legge. Squallide
1

l e de- lui, e condotti alacremente a termine nel


serte erano da gran tempo le stanze del giugno 853 con addobbi veramente son-
1

più bell'appartamento dell'antica corteo tuosi, il magistrato municipale si fece in-


palazzo ducale,che edificate dal duca Fe- terprete della generale gratitudine;e poi-
r
derico Feltrio, al dire di mg. Baldi co- ché vide nello stesso mese ricorrere il

stituirono l'alloggiamento realissimo del faustissimo anniversario dell'incoronazio-


principe. Nella storia delle patrie tradi- ne del sommo Pontefice Pio IX, suppli-
zioni conservavano tali nobili stanze la cò il prelodato preside, che per omaggio
celebrità di detto secolo XV, quando cioè d'ossequio volesse impetrare dal Santo
Guid' Ubaldo I,con vera cortesia di so- Padre d'intitolare a lui il l'istauralo ap-
vrano sapientissimo, vi raccoglieva il mi- partamento. Tali preghiere benignamen-
glior fiore degl'itali ingegni, e quando o- te esaudite, si procede a'21 di detto me-
spite onoratissimo vi riceveva colle più. se alla solenne inaugurazione. Pertanto
splendide accoglienze gran Pontefice
il mg/delegato dopo aver assistito nella me-
Giulio li. Appartamento che da'primian- tropolitana alle funzioni ecclesiastiche
r
nidelsecoloXVIIinpoideuominavasipiù coll'intervento dell'arcivescovo mg. An-
volgarmente del re d' Inghilterra,^ \a geloni, del capitolo, del clero, dell'autori-
memorala dimora fallavi dal cattolico tà civili e militari, de'doltori e professo-
Giacomo HI. Era esso e il palazzo negli ri dell'università degli studi, e del colle-
ultimi anni in parte disabitato, servi va in gio convitto de'nobili, si recò col suo cor-
parte ad uso di private famiglie; talché leggio nelle stanze da inaugurarsi al Pa*
U B B U R P» 207
pa, e quivi per atto rogato dal segretario Baldi. Queste sinistre opinioni sugli ope-
connina le,fn dato all'appai lamento il no- rati restauri, per decoro e giustificazione
me di Pontificio Piano. Furono dettale del municipio, ed a piena lode del prela-
e distribuite per l'occasione due epigrafi to delegato, mossero il gonfaloniere conte
italiane, l'una dedicata da'consultori go- Zeiferino Nardini a pubblicare nel i.°Iuo-
vernativi e l'altra dal municipio, e nella go del succitato Album , parte di quanto
sera, mentre la città illumina vasi a Tota già riportai e la seguente diehiarazioue
e il concerto civico rallegra va delle sue ar- sul giudizio pronunziato dal Calerbi sen-
monie lo spazioso alno del palazzo apo- za essere bene informato, poiché il palaz-
stolico, gremito di numerosa moltitudine, zo anziché volgere in ruina, si era rinno-
le inaugurale stanze a uri va usi a solenne vato e risorgeva. « Per restituire quelle
ricevimento. Eletta società, servita di co- stanze all'antica splendidezza, avrebbe
piosi lautissimi rinfreschi, rese animatis- abbisognalo una spesa enorme: ma ciò
simo e brillantissimo quel conversare; che non potea comportarsi dall'economia del-

protrattosi fiuo a notte inoltrata si sciol- la provincia, principale sovventrice de'


se IVa le più vive espressioni di giubilo. Nel mezzi; uè d'altronde lo sfarzo d'uua son-
citato Album a p. 309 e 343 Giuseppe tuosità regale sarebbesi giammai consen-
Cla! cibi pubblicò un beli' articolo necro- tito dalla singoiar modestia dell'egregio
logico sulla vita e le opere del concittadi- prelato; il quale avendo in animo di sta-

no e illustre urbinate Vincenzo Otlaviani, bilir quivi la propria residenza, intese sol-
nato Ferelraua
in villaggio della diocesi tanto a formarsela ne'limiti d'una conve-
non molto Urbino, professore
lungi da nienza decorosa. E tale è riuscito di fat-

successivamente nelle università di Mace- to quell'appartamento: perocché egliap-


rata, Camerino e Urbino, e in questa pa- parati e le dorature de'fregi, e i dipinti, e
tria d'anatomia , fisiologia, patologia e le suppellettili di moderna foggia vi for-
ii' igiene, e gratuitamente d'agricoltura mano un'armonia piacevole, che nulla
per migliorare quella del paese, e insieme detrae alla maestà del luogo. Né gli or-
insegno le nozioni sulla pastorizia sì ne- namenti marmorei , su cui avea fallo le
montuoso d'Urbino.
cessarie al territorio prove la mano vandalica dell'igno-
tristi

Ver totlociò benemerito e a pp la udito, a o.- ranza, rimasero in abbandono. Furono


ebe benefico per aver disposto parie di diligentemente raccolti e restaurati ed :

sua eredità a favore dell'orfanotrofio ma- ora stanno regolarmente disposti nel sa-
si bile d'Urbino, per premi a'giovani die lone, dove la riconoscenza del municipio
in pubblico concorso dassero il miglior ha ordinato d'inscrivere un titolo d'ono-
sperimento nelle filosofiche e fisiche di- re al preside munificeutissimo. Al quale
scipline , lasciando un predio suburbano in vero tutti gli urbinati sanno assai gra-
per esercilarvisi i migliori metodi d'agri- do dell'ottime premure; e gliene sapran-
coltura.Siccome pe' vasti suoi lumi e cal- no sempre, e più ancora, se sia possibile,
do amor patrio fu ammesso nel consiglio allorché vedranno compiuto un altro suo
municipale, e premuroso per la conserva- pensiero, non meno notabile e generoso:
zione del palazzo ducale,, meraviglia del- intendo dire il restauro di quel grandiose»
l'arti, così l'erudito suo biografo perinci- appartamento che fu stanza a Giuliano de
denza Indisse oggi ridotto dalia sua pri- Medici Magnifico, (piando nel jg4 e-
il 1

sca maestà alla golia eleganza della mo- sulava da Firenze; restauro già incomin-
da attuale, e per esser state coperte le pa- ciato, fra il comune plauso, coltogliele
reti con carte di Francia, onde ormai per la residenza del tribunale, e ripristinarvi
conoscere un resto dello splendido edili una sala, la più bella forse di tutto il pa-
zio, doversi cercare nell' aureo libro del lazzo". Finalmente si apprende d.illostes-
1

208 URB URB


so Albumi t. 2 3, p. 1 5j, che la sera de*2 accademico dementino. Esiste tuttofai
giugno i85G nell'aule del palazzo aposto- in Urbino 1' umile casa tolta a pigione
lico d'Urbino, ricorrendo l'anniversario dall'avo dell'italo Apelle, Raffaello San-
della coronazione del Papa, fu splendi dissi* zio, ov' egli poi nacque, lieto avveni-
ma festa, pel fiorito e numeroso convegno mento che ivi si ricorda da questa scul-
tenutovi dall' amantissimo e amatissimo pita memoria, postavi dal celebre mate-
r
preside rog. Badia. Imperocché fra dolci matico Muzio Oddi. Nunquam moriiu-
ed elette armonie, alternate dal canto del rus exìguis hisce in aedibus eximius il-
poeta, venne inaugurato il busto del su- le pictor Raphael natus est octavo idus
premo Gerarca Pio IX, opera dell'urbina- aprili* MCDXXCiu. Venerare igitur ho-
te Gio. Battista Pericoli professore di scul- spes nomea, et gentium loci. Ne mire-
tura in Urbino. In tale occasione fu pub- re;- Ludit in humanis divina potentia re-
blicata dalla riconoscenza del conte Pom- bus, - Et saepe in parvis claudere ma-
peo Gherardi fanese l'elegante iscrizione gna solet. Parlando di Colbordolo dissi
r
riportata Unii? Album in lode di mg. Ba- dell'origine di sua famiglia, e del trasferi-
dia, per aver principescamente restaura- mento in Urbino, e tornerò a parlarnece-
ta la decantata corte, ove principi gene- iebrando gì' illustri urbinati e il di lui
rosi governarono, ove le scienze, le lette- padre Giovanni. La casa ove Raffaello
re e l'arti ricoverate fiorirono; e per l'in- nacque e abitò in Urbino è nella contrada
augurazione solenne da lui fatta del bu- del Monte al civico numero 276, e tut-
sto marmoreo di Pio IX, dono del muni- tora vi si ammira un dipinto a fresco di

cipio urbinate, nelle sale che si appellati sua mano. E odierna proprietà del nobi-
Piane. Dirimpetto al palazzo apostolico è le Pier Giuseppe Albini. L'encomiato
una bella arena per giuoco di pallone, ul- prof. Ottaviani, tutto amore per quanto
timamente molto ampliata a spese comu- ricordava l'antico splendore d'Urbino, a
nali. Fra'belli palazzi che decorano la cit- proprie spese acquistò e restaurò la casa
tà, ricorderò quello della principesca ca- ove nacque e crebbe la famosa poetessa
sa Albani; e l'altro di recente costruito Laura Battiferri; e curò, quantunque in-
daldefuntocardinal Giuseppe Albani nel- fruttuosamente, che altrettanto si adope-
]a piazza di Piano di Mercato, con bella rasse nella casa ove vide la luce il porten-
e soda architettura, e con ampio portico to dell'arti Raffaello, e dove Giovanni pa-
cinto al di fuori da colonne di pietra. Mol- dre di lui sempre abitò. Nel t. 20, p. 223
ti oggetti d'arte sono sparsi ne' palazzi e dell'Album si riporta l'iucisionedi tal ca-
nelle chiese, e specialmente ottimi dipinti sa con corrispondente articolo, intitolato
di Federico Barocci , e della sua scuola Raffaello, e altro Bramante, co'quali a'
urbinate , non che lavori egregi del pla- 20 agosto 1 853 nella solenne apertura del
sticatore Federico Brandani. 11 marche- teatro Sanzio, alcuni artisti urbinati, par-
se Ricci, Memorie storiche dell'arti e de' tecipando alla pubblica gioia, benedissero
gli artisti della Marca d' Ancona ricor- , alla memoria di Raffaello e di Braman-
da il mss. dei 1775 posseduto dal defun- te. Ivi si dice: Il principe delittori, quel-
to dotto conventuale p. Luigi Pungileo- l'uomo portentoso che tanto luogo occu-
ni (chebenemerito d'Urbino, mi piace ri- pa nella storia dell'arti, non avea in Ur-
cordare che il eh. prof. D. Vaccolini ne bino sua patria un monumento che ren-
pubblicò il giusto elogio nel t. 1 1, p. 53 desse onoranza alla sua memoria, che gli
MV Album): Distinto ragguaglio delle testificasse la gratitudine de'posteri. Nel
pitture che si trovano in Urbino sì in pub' IV secolo dacché quel glorioso percorse
blico che in privato , descritte da Miche- il suo stadio, finalmente fu concesso di
langelo Dolci professore dì pittura ed soddisfare a tale obbligo, e così fu ripara-
[J I D U R lì 209
la una colpa e vergogna, non tubinole, pitture la sala maggiore del palazzo du-
ma della fortuna. Megli anni precedenti cale. Dell'estimazione e amore della cor-
In eretto nella metropolitana un monu- te urbinate verso Raffaello, ne fa fede an-
mento a Raffaello eolla sua statua, Unitis- co la lettera colla quale la duchessa lo
simo lavoro dell' illustre scultore cav. commendò al Soderini gonfaloniere diFi-
Carlo Finelli, che vi si recò a collocarla, renze, donde lo chiamò a Roma, palestra
e degno clono dell' egregio conte Curzio e regina delle 3 arti sorelle, il Roveresco
Corboli nobile urbinate. Noterò ehe (ino Giulio 11 a proposizione del suo amore-
dal 1842 dal prelato prof. Pericoli erasi vole e concittadino, come vogliono gli ur-

non solo immaginato un monumenlo al binati, il celebre architetto bramante, che


Sanzio, ma pure da lui modellata anche Urbania [V.) contrasta il vanto d'aver-
la statuo, esprimendolo tolto pensieroso come Fermignano, al mo-
lo prodotto,
e iu alto di mettere insieme il concetto di do detto in quei articolo e paragrafo. 11

uno de'suoi capolavori, la Creazione del mondo ebbe ognor crescente cagione di
mondo ossia la divisione della luce dal- ammirare in lui la prodigiosa fecondità
le tenebre. Ne fece la descrizione il eli. di sua nobilissima mente, l'armonia del-
conte Severino Servanti Collio di Sanse- l'immaginativa colla ragione, il profon-
verino, e si legge nel n.° 8 del foglio del- dissimo conoscimento del cuore umano; e
la Farfalla di Bologna del 844- Quin- 1 vincendo progressivamente se stesso la ,

di surse in Urbino un leatro, quale l'il- purezza del disegno, la vita,


1' annunzio

lustre ci Uà poteva dare, ed a quel gran- de' pensieri e degli alleitela grazia, il bello,
de e al suo nome venne dedicalo; del il sublime, sicché ognuno faceva concet-
quale segno di civiltà si resero pubbliche to essere gli svariati pregi de'sommi tut-
lodi e grazie a quanti ne presero cura, e ti in lui solo meravigliosamente raccolti.
segnatamente al nobile Ubaldo de Prae- Raffaello ebbe la più numerosa scuola fra
tis, il quale non risparmiò assiduesolleci* tutti i pittori , ed i suoi allievi riuscirono
onde presto
ludi ni e particolari dispendi tutti valenti, de'quali più amico che mae-
vederne compimento. Segue un elo-
il stro, ben 5o gli facevano seguito nell'an-
quente, erudito e sensato cenno biogra- dare al faticano (V.) per lui reso più.
fico di quel privilegiato della natura, ri- celeberrimo e splendido, nelle magnifiche
levandosi gli altissimi pregi da cui andò corti di Giulio li e di Leone X, dal quale
copiosamenteornato, e il complesso di so- ultimo fu eletto architetto di s. Pietro per
ciali virtù eia soavità dell'indole, che gli proseguire l'immensa fabbrica comincia-
guadagnarono l'universale alletto , rive- ta dal ravvivatole dell'antica archilettu-
renza e ammirazione. Si deplora che , raBramante, ed nncovbCommissarìo del-
Uallaello ripalriato da Perugia e dal suo l'antichità romane, ossia sopri nteuden-
maestro Vannucci dello il Perugino, le medesime. Senten-
te e conservatore delle
dillicili congiunture in cui trovossi Gui- do generosamente, qual genio eminente,
d' Ubaldo J, per la cessata usurpazione del venerazione per l'antica grandezza Ialina,
Borgia, benché munifico e protettore de' e non potendo indifferentemente vedere
felici ingegni, "l'impedirono di adoperare la deplorabile dimenticanza colla quale si

Rollaci lo in molti lavori; altrimenti Ur- calpestavano i ruma-


monumenti de'secoli
bino non sarebbe pressoché al lutto pri- ti*!, scrisse quella famosa lettera Leone
va de'dipiuli di quel sommo. Non è cre- X, che creduta dettalo di BaldassareCa
dibile la volgare tradizione, che preten- stiglioni, fu t'OOltri giorni rivendicata al
de essersi ciò impedito pe' mali traiti del alassimo de' pittori con nuove dimostra-
duca verso (juel divino artista, altrimen zioni, dal eh. commend. P. li. Visconti
ti egli avrebbe decorata di sue preziose alinole solerte e indefesso commissario
vol. lxxxvi. 4
9.U) u r i> URB
delle romane antichità. In Rema, teatro la di quelle abitate da Raffaello in via
veramente della sua gloria, per la grazia Coronari, n.° ia4> «ella cui facciata il
e munificenza di Giulio li e Leone X, per Maratta a chiaro-scuro ne dipinse l'effi-
gli stimoli dell' onore, per la graudezza gie ; e nel vicolo del Melangolo, n.° 35,
de'subbielti che tolse a rappresentare , e da lui architettata e lungo tempo come
più d'ogni altro per quel suo elevatissi- il suo eliso abitata, e in cui si accese di
mo ingegno, portò la pittura a quel som -
quella gran fiamma che lo consunse),

mo che il mondo attonito ammira. E tal uel giorno stesso in cui nacque (di-
segno ei toccò, studiando i lavori e le fab- ce Vasari), nel venerdì santo a' 6 aprile

briche de'greci, duce Bramante, e con- \5io ì


in età di 37 anni, brevissima se-

sultando sempre la bella natura,camhian- condo 1' ordinario corso della vita, lunga
do sino a 3 volle il suo stile e dirizzan- per la sua celebrità e stupende opere che
dolo di continuo verso del più perfetto. lasciò; imperocché la vera esistenza niù
Non pago di tutto questo ma emulo in , che dal numero degli anni si misura dal-
ciò anche degli artefici greci, volle cono * le opere. Ebbe esequie degne di lui e
1

scere architettura e scultura, saper dilet- della patria degli artisti. L'ultima e mas-
tele latine, di geometria, di notomia , di sima creazione del suo genio, la leggiadra
r
storia, coltivar poesia, illustrare Vitruvio, e divinissima Trasfigurazione (^ .), ed
godere dell'amicizia e familiarità di Bem- ove trionfa il volto di Cristo refulgente
bo, Castiglione, Giovio, Navagero, Ario- (dipinta in Roma sulla piazza ili s. Apol-
sto, e giovarsi per la sua professione del lonia ne| palazzo n.° 3, in Trastevere,
vasto loro sapere e del finissimo loro gu- secondo il citato cav. Belli), per tutto
sto.Giunto alla virilità deiringegno e nel elogio fu posta a capo del suo feretro
colmo della gloria, mentre slava per spo- (i puristi del tempo nostro esaltano da
sare la nipote del cardinal Divizj da Bib- vantaggio della Disputa del Sa-
la gloria
biena suo amorevole, il che ricordai anco gramento, dipinta nelle stanze del Pa-
nel voi. LXX1II, p. 1 79, più dolorosa e lazzo apostolico Vaticano, che la glo-
lagrimata rese la sua morte avvenuta in ria del Taborj ma il giudizio di 3 seco-
Ptoma (nella casa o palazzo del cardinale li, cioè de' sommi artisti del XVI , del
medesimo, poi degli Spinola genovesi, co- XVII , del XV111 e di molti del nostro
me riferisce Cancellièri a p. 84 del suo XIX, sembra di peso massimo alla bilan-

Mercato. Leggo inoltre nel Fontana, II cia in favore della tavola della Trasfigu-
Tempio Faticano 3 p. 177, che quando razione, sull'affresco della Teologia). Veu-
Alessandro VII decorò la piazza Vatica- ne tumulato nel Tempio del Pantheon
na de'due bracci di portici colonnati, fu (F.),da lui eletto per suo riposo, come
necessario demolire gran numero di case, il più insigne de'monumenti rimasti alla
fra le quali furono due di molta conside- città eterna, cioè nella Chiesa di s. fila-
razione, cioè quella molto nobile della fa- ria ad MartyreSy e con quel famoso di-
miglia Cibo, e l'altra di Raffaele Sauzj stico che riportai in quell'articolo, ed ove
da Urbino, benché molti vertino in dub- poi Carlo Maratta pose il suo busto mar-

bio, che non istasse nel sito del colonna- moreo, indi trasportato nella Protomote-
to presente, da lui egregiamente archi- ca Capitolina, che può dirsi in certo qua!
tettata e dipinta, quale risiedeva in quel- modo derivata da lui ,
pel da me riferito
l'angolo che fa ingresso al portico, dov'è nel voi. LXXXV,p. 208. V
Accademia
ora Rusticucc'i,in mezzo la piazza circon- (V.) o artistica corporazione de'virtuosi
data da'portici e di molla spaziosità. Il al Pantheon vanta l'origiue dal tempo ia
cav. Belli, Delle case abitale in Roma che le spoglie mortali del divin urbinate
da uomini illustri) a p. 1 3 e 1 3j, uar- ivi furono deposte, istituto che vuoisi ini-
U II D URB 211
macinato dallo stesso Raffaello; e per cu- scorso che contiene la storia delle pit-
ra del quale, al modo narrato in detto ture di maiolica d'Urbino. Delle figu-
articolo, furono lolle dall'oblio e colloca- line e maioliche dipinte di Urbino dovrò
te in cassa antica e marmorea sommini- riparlare dicendo de* suol illustri pittori.

strata da Gregorio XYI,di che tomaia ra- Ora solo rammento, che tra le altre edi-
gionare nel citato voi., p. 73.II giornodel
i zioni del Passeri, merita anche qui men-
ritrovamento degl'illustri avanzi mortali, zione la 4.* recente impressa in Pesaro con
fu giorno in Roma di pubblica commo- aggiunte, essendone la prima: Le notizie
zione, seguito da onorifiche e solenni di- delle maioliche d' Urbino, del p. Pungi-
mostrazioni. Sono pieni i libri e le storie leoni.E per finirla con RalFaello,che senza
de' casi principali della sua vita , di sue tornare sull' argomento nel registrare il
opere, di sue- virtù , degli onori largiti- copioso novero degl' illustri urbinati, qui
gli, ednon mancai celebrare e descri-
io il discorso mi portò a dir parole di lui, ec-

vere in breve le une e le altre. Negli ul- co quanto del medesimo disse ilch. Ca-
timi anni si pubblicò da Quatremère de stellano, nell' articolo Urbino, chiaman-
Quincy, Istoria della vita e delle ope- dola gloriosa e fortunata culla di prodi.
re dì Raffaello Sanzio , colle aggiunte « Che direm poi della supremazia che ad
del Longhena) Milano 1820. Ne\Y Effe- Urbino donò nell'arti belle il divino Raf-
meridi letterarie di Roma del 1 82 1 , t. 4> faele Sanzio, al nome di cui non v'ha
p. 21 5, si riporta Del vero ritratto di
: cuore italiano, che non palpiti di tenera
Raffaello Sanzio , Ragionamento del- gioia, tal gloria vedendo assicurata alla
l' ab. Melchior Missirini pro-segreta- nazione, che né mano invida furar pos-
rio deltinsigne accademia di Luca. .?. sa, uè luughezza tempo
offuscare, uè
di

E' in fronte quello che si ammira nella scemar varietà di vicende. La Francia
Scuola di Atene, da lui dipinta in Vatica- stessa, sebbene usa ad amplificar le glo-

no. Nel t.
g, p. 82
Effeme- delle stesse rie native, che sono in vero moltissime,
ridi, dà ragguaglio delle Notizie in-
si e a deprimere l'altrui, s'inchina all' altis-
torno Raffaello Sanzio ed alcune di lui %
sima fama dell'urbinate, ed uuo de' più.
opere, intorno Bramante Lazzeri ec. E illustri suoi dotti (Quatremère) preso da

paragone relativamente de' meriti di sublime entusiasmo s'appaga d'impiega-


Giulio II e Leone X sul loro secolo, del- re suoi talenti, le sue vigilie, per render
i

l' avy. d. Carlo Fea commissario del- pubblica all'uno ed all'altro emisfero di
l'antichità) Roma 1822. L'encomiato p» questo sommo l'apoteosi". Meraviglioso è
Pungiieoni da Correggio, essendo religio- poi il contenuto \\e\Ragionam e nto sui di-
so conventuale in Urbino e professore di pinti di Raffaello Sanzio da Urbino, in
teologia nell'università, con amore rac- cui toccò a preferenza di altre sue opere
colse le notizie. sui pittori urbinati, e spe- il sommo del bello e del sublime , di mon-
cialmente sull' inarrivabile Raffaello, e signor Stefano Rossi, letto agli accade-
ne pubblicò la vita come pure , I' elogio mici Tiberini il 24 aprile j8;>4, Roma
di suo padre Giovanni , la vita di Ria- i8^4- Finisce col dire. » Possano i cul-
mante, le notizie del plasticatore Bran* tori dell'arti belle vincere 1a natura mer-
dani, quelle delle pitture in maiolica fat- fiamma della religione e della fede, e
cè la
te in Urbino, delle quali per la loro ce- vedremo rinascere le meraviglie pari a
lebrità parlai ancora dicendo di quelle quelle ove il genio di Raffaello toccò a
d'Urbania, Gubbio e Pesaro. Di Gio. preferenza di altre sue opere il sommo
Ranista Passeri ntìì' Istoria de*fossili del del beilo e l'apice del sublime". Ma si rias-

Pesarese ed altri luoghi vicini, stampa- suma il discorso interrotto degli edilìzi
ta a Bologna nel 177 5, u ». 3i 1 è il l)i- principali d'Urbiuo.M'Utruisee il già loda-
1

a 1 U R B URB
toPompeo Gherardi, co\VAlbum,t. 2 3, p. RiferisceR.eposati che il duca Federico in-

368, che la sera de* 4 dicembre 856 si


1 1 cominciò il duomo d'Urbino, proseguito
inaugurarono nella città d'Urbino nuovi poscia daGuid' Ubaldo I suo fìglio.Per l'or-
leggiadrissimi Portici che a spese del mu- ribile terremoto che desolò nel 1781 Urbi-
nicipio si fabbricarono. Essi dalla piazza no,Parcidiocesi e provincia,con gravissimi
diPian di Mercato si distendono per lun- danni delle chiese e degli edilizi civili, la
go tratto, e presto si congiungeranno al cupola maestosa della metropolitana re-
nuovo e vago teatro, già dall' immortai stò assai lesa e inabile a ricevere restauro,
concittadino appellato Sanzio. Con par- per cui cadde 8 anni dopo a' 12 gennaio

ticolari elargizioni si volle festeggiata ta- 1789. Nel disastro tutto pressoché crol-
le apertura, alla quale concorse ogni or- lò,onde fu necessario quasi riedificare di
dine di cittadini, lietissimi di quell'opera nuovo il tempio e rifabbricare la cupola.
apportatrice di decoro , di pubblico co- L'arcivescovo Berioli animoso intraprese
modo e d'utilità vera alla patria. Sulla l'opera e la condusse felicemente a compi-
fronte della loggia legge vasi: Portico Co- mento, consagrandola solennemente 18
munale, nomeche pare provvisorio, per- settembre 180 1. Nella Lettera del Lazza-
chè forse si appellerà Sanzio, ed in fon- ri all'Olivieri, riportata dal Colucci, An-
do vi si leggeva una bella iscrizione dello tichità picene, t. 2 1, p. 70, è detto. La fa-

scolopo p. Cadetti professore d'eloquen- mosa cupola era stata eretta nel 1 6o4 con
za, io cui si esprime il desiderio che dal- pregevole disegno dell' urbinate Muzio
l'illustre concittadino iniziatore (forse il Oddi, ed abbellita da pitture rappresen-
cardinal Giuseppe Albani) fossero detti tanti il discacciamento dal Paradiso degli
Albani. angeli ribelli, non che esprimenti vari
La metropolitana è diversa dall'antica tratti della storia sagra, e le 4 parti del
cattedrale. Questa era nella suburbaua mondo, prime da Carlo Maratta,
cioè le

chiesa di s. Sergio martire, primaria se- le seconde da Francesco Trevisani. Nella

de degli antichi vescovi d'Urbino, donde caduta mole eransi impiegate 100,000
nei lòtti il vescovo Teodorico la trasferì libbre di ferro e 80,000 di piombo, oltre
nella città, in una chiesa da lui edificata, il rame che aggrappava i mattoni. Il su-
eh' egli, consagrò sotto l'invocazione^del- perbo altare maggiore de'solterranei del-
l'Assunzione incielo della B. Vergine e di l'oratorio dellaGrotla col prezioso deposi-
s. buon ordine il capi-
Sergio, e vi pose in to di s. Crescentino si sprofondò. I finissi-

tolo. Ma pochi anni dopo l'urbinate b. mi marmi, i bronzi dorati, i 4 Angeli la-
Mainardo vescovo la ricostruì e solenne- terali dell'infranto aliare, il presbiterio
mente consagrò. 11 Garampi nelle Memo- maestoso, tutti doni di Clemente Xf e ar-
rie della b. Chiara da 7fr/?z//jo, narrando chitetture del rinomato Alessandro Spec-
che ne' primi anni del secolo XIV la ser- chi, restarono infranti in minutissimi pez-
va di Dio si portolo Urbino ad assistere zi. Fra le mine andarono pure i quadri
il fratello infermo, dice che nel vescovato dell'Assunta del Barocci e di s. Agnese
era certa torre molto quieta e atta all'ora- del Vitali; rovinato il pulpito di pietra,
zione e contemplazione, venera ndovisi una disegnato da Girolamo Genga, con me-
immagine dellaMadonna. Della torre noti daglia di basso rilievo dorato impressa
rimanerne vestigio, per la rovina fatta dal Brandani, e rappresentante la Cena di

degli antichi edilizi, nella fabbrica del pa- Cana Galilea. Rovinalo anche l'organo
lazzo ducale, e ristorazione della cattedra- co'suoi ornati di Genga e le pitture a chia-
le e casa vescovile. La fabbrica della pre- ro oscuro di Barocci. In una parola l'in-

sente cattedrale o metropolitana s'inco- tero duomo divenne un mucchio di ma-


minciò nel 1 47 « e fu ultimata nel 1 507. cerie, una massa di sassi. Per buona ven-
URB URB ai3
tura non
ebbe a deplorare alcuna vit-
si dalle varie iscrizioniche ne ricordano i
tima umana, tranne un operaio nella po- benefizi. Le cappelle ornale e nobili sono
steriore caduta d' un masso del voltone custodite ila numeroso e illusile sodali-
della nave maggiore. li danno si valutò zio. Mirabile per squisito lavoro è il mar-
60,000 scudi. Trovo nelle Notizie del moreo semi-colossale Redentore morto.
ciw. Giuseppe ì'aladier architetto ro- Il sotterraneo è grandioso e degno del
mano, che in Urbino ampliò la chiesa tempio, nel quale inoltre si venerano al-
metropolitana riedificandola quasi del tre insigni reliquie, e il corpo del b. Mai-
tutto, aggiungendovi pronao o portico il nardo vescovo della città. In essa chiesa
esterno, ed erigendo la nuova elegante sotterranea esiste il celebre sodalizio detto
cupola, leggendosi nell' ultima proposi- della Grotta. Vi è l'unico baltisterio del-
zione concistoriale: Metropolitana Ec- la città, colla cura d'anime affidala al ca-
clesia optimae recentisq uè structurae, pitolo, che l'esercita per un vicario cu-
Asswnptionis B. semperque Vìrginis rato, da esso elettoe dall'arcivescovo ap-
jMariae, ac s. Crescentini ejusdem rivi- provalo. Il capitolo si compone della 1.*
lalis patroni ùlulo condecoratur. In Cit- dignità del preposto, delle dignità dell'ar-
tà di Castello portò la fede s. Crescen- cidiacono, dell'arciprete e del decano, di
ziano, poi detto s. Crescentiuo, cavaliere 16 canonici, comprese le prebende del
romano, ed ivi gli fu troncato il capo, teologo e del penitenziere, lutti pontift.-
che si conserva nella cattedrale Tifernate. calibus ulentibus, del collegio istituito da
Un vescovo nel 1068 fece dono agli ur- Clemente XI di 7 beneficiali, di altret-
binati del resto del corpo, i quali aven- tanti mansionari, di 4 cappellani detti del
dolo preso a principale protettore, si ve- duca, oltre del corista e di altri preti e
nera sotto T altare maggiore. Abbiamo chierici addetti alla divina ufiiziatura. Ri-
d'Alessandro Cerimi, Vita di s. Crescen- nomata è poi la cappella urbinate de'can-
tiano martire prolettore di Città di Ca- tori. Dice il Novaes nella Storia di Cle-
stello^ cV iJrbino ove con il nome di s. mente XI, che questo Papa arricchì le

Crescenti/io è chiamato,con alcune noti- prebende canonicali, e gli accordò un'


zie delle suddette città, Foligno 1709. J. A. annua pensione perpetua sui frutti del-
Manasanguio, Encomium Divi Crescen- l'abbazia di Chiaravalle, che allora avea
tini Urbinatium Patroni, Urinai 63 Il 1 r . in commenda il principe Carlo di Lore-
tempio è grande, di elegante architettu- na eletto vescovo d'Osnabruck, al quale
ra, diviso in 3 maestose navate. Hai 5 al- espresse il suo gradimento con breve apo-
tari, edmassimo isolato: l'antico e già
il stolico nel 1705, pel pronto consenso pre-
memorato fu dono di Clemente XI, con 6 stato all'imposta pensionerei secolo XI e
grandiosi candellieri d'argento esua Cro- sotto il Mainardo, già sussisteva nella
b.
ce, che furono involati nella rivoluzione chiesa urbinate la vita comune o canonica
francese. L'altare è nobilissimo per fini nel clero, anzi fu restaurala e nel primie-
e preziosi marmi, con urna in cui sono ro fervore ricondotta. Il capitolo si com-
collocate le venerande ossa di s. Crescen- poneva di 12 canonici, e pel i.° l'arcipre-
tiuo. Fra la Serie de' comi di medaglie te, ed attendeva secondo l'antica discipli-
pontificie esistenti nella zecca di Roma, na alle sagresalmodie non solo di giorno,
vi è quello della medaglia per celebrare ma pure di notte,e colle porte della chie-
tale altare, con l'epigrafe : iti honorem sa chiuse, per evitare ogni scandalo; e ciò
s. Crescentini Marhris, l'alta coniare a tempo della b. Chiarata quale oliarne il

da Clemente XI. Questo Papa avendovi permessodi l'arsi un uscelto presso la piaz-
ricevuto le acque battesimali, fu assai mu- zatale entrare nella cattedrale ad ISSÌSte<
nifico colla tnetropolitaua, come rilevasi ri alle notturne ulliziuture, cui assisteva
2l4 IHB URB
con grandissima effusione di lagrime nel colla bolla Aposlolicac dìgnitatis fasti-
meditare le parole e la dottrina di Dio, co- giwn, dell'i 1 agosto 1724, presso WRila-
me riporta la leggenda presso il dotto car- zrb/zf (dal cui minuto dettaglio vado ri-
dinal Gai-ampi ricordato. Riservandomi cavando il più. intrinseco), con amplissi-
riparlare 'del capitolo nelle notizie de' ve- mo indulto accordò l* uso de' pontificali
scovi e arcivescovi, qui dirò degli speciali alle dignità e canonici della metropolita-
privilegi chegode di sagre vesti e d'insegne na d'Urbino, onore che ad essi mancava,
corali, con l'uso de'pontificali, precipua- cioè l'uso della mitra, la cui figura per-
mentecol libro rammentatone! vol.XLV, mise decorasse loro stemmi e insegne
i

p. 280, ragionando della concessione del- gentilizie, non che della dalmatica, lutti»
le Mitre, cioè colla Relazione dedicata cella, croce pettorale, anello con una sola
al summentovato Sebastiano Pompilio gemma, guanti, sandali colle relative scar-
Bonaventuri patrizio urbinate e vesco- pe, faldistorio e bugia. Tuttociò da po-
vo di Monte Fiascone e Cometa per %
tersi usare nella celebrazione degli uffizi

essere stato canonico della metropolita- divini nelle feste di precetto e di divozio-
na, pe'suoi meriti e pel lustro di sua an- ne,ne'vesperi e messe,comprese quelle de'
tica famiglia già signora del castello di defunti. HPapa inoltre d i chiaro eh « ^di-
Montelce, rilevandosi in esso gì' illustri gnità e canonici i prò tempore continuas-
che vi fiorirono. In questo libro si ripete sero ad usare le dette insegne del rocchet-
la costante tradizione, che Urbino nel to e mozzetta paonazza. L' arcivescovo
pontificato di s. Pietro abbracciò la re- filarelli nella metropolitana benedisse so-
ligione cattolica, nella quale gli urbinati lennemente mitre a' 18 ottobre dello
le

sempre perseverarono^ fiorirono non me- stesso? 724, prima de'vesperi dell'anni-
no nello studio delle lettere, nella gloria versario della dedicazione e consagrazio-
dell'armi, che nella professione dell'arti ne della metropolitana, e con l'orazione
piti illustri, le quali riuscirono alla patria propria del Pontificale l'impose a ciascu-
e all'Italia d'utile, di splendore e di de- na dignità ed a ciascuno de'eanonici. Gra-
coro. L'urbinate e già lodato cardinal An- to il capitolo a tante beneficenze, si ob-
nibale Albani, oltre l'intraprendere la bligò a celebrare annua messa solenne
pubblicazione delle piti celebri memorie per la conservazione di Benedetto XI II
della patria, a questa ottenne concessioni a'26 maggio, Il generoso cardinal Alba-
1

e grazie pel suo vantaggio materiale e for- ni, che col presidente mg. Salviati assi-

male. A vea Clemente XI, gloria d'Urbi- un coretto alla funzione, non
stè in sola-
no, accordalo al capitolo della metropo- mente volle supplire al pagamento della
litana di Benevento l'insegne pontificali spedizione dell'indulto, ma regalòa tutte
dalla mitra a'sandali, come gli abbati mi- le dignità e canonici le mitre di damasco;
ad istanza del suo arcivescovo car-
trali, di piti una mitra di lastra d' oro e altra
dinal Orsini. Divenuto questi Benedetto di lastra d'argento per uso dell'arcivesco-
XIII, il cardinal Albani implorò e con- vo; un intero paramento di damasco ver-
seguì da lui altrettanto pel capitolo della de gallonato d'oro; i sandali e i guanti
metropolitana d'Urbino, senza pregiudi- d' ogni colore ; I' anello, la croce petto-
care la concessione fatta a istanza dell'ar- rale, il faldistorio, il canone, ed i tappeti
civescovo Santorio da Urbano Vili nel per le funzioni; edalla sagrestia un no-
1626, del rocchetto e mozzetta paonaz- bile piviale di lastra d'argento usato nel
za, usando per l'innanzi sulla colta l'al- dì seguente da lui medesimo. Cosi non
rnuzia; mentre beneficiati usavano la cot-
i solo il cardinale intercede senza dispen-
ta colla mozzetta nera, così mansionari i dio al capitolo l'uso de'pontificali, tua sen-
e cappellani. Pertanto, Benedetto XIII za incomodo gli fornì il modo d'eseguirli
,

URB *i5
decorosa mente. Inoltre Benedetto XIII dìs uti libere, et licite possiti tf ec. I be-
donò al capitolo la Rosa d'oro benedetta, neficiati secondo le stagioni hanno per in -

Jaquale depredata nella rivoluzione fran- segne corali la mozzetta nera e la cappa
cese, venne rinnovata e fatta benedire da magna con fodera di pelli cinerine ; il vi-

Pio VII. Insorte gravi questioni tra l'ar- cario, il corista, i mansionari, i cappella-
civescovo Guglielmi e il capitolo, per gli ni indossano la rnozzetta nera. Aderente
abusi introdotti sull'uso dell'insegne pon- alla metropolitana è l'arcivescovile pa-
tificali, il prelato ricorse alla 9. congre- lazzo, optimi aedifìciii et indiani repa-
gazione de' riti, la quale col decreto de' rationem expostulat dice la ricordata t

29 gennaio 752, chei si riporta ne' Decre- proposizione. Questa magnifica e deco-
ta autlientica, n.°4o75,ordinò e prescris- rosa fabbrica fu costruita nella parte si-

se. Che dovesse cessale alle dignità


ci
e ca- nistra della metropolitana, colle rendite
Donici l'uso del faldistorio, del canone della mensa arcivescovile della sede va*
e della bugia ne'pontificali e nelle messe cantei 703-09, e con quanto sommini-
private; la triplice benedizione in ciascu- strò il benefico Clemente XI. Il p. Civallt
na funzione; l'uso della mitra in capo nel- descrive la chiesa dell'arcivescovato, vi-
la processione del Corpus Domini, nelle cina al palazzo ducale (nel cui prospetto
messe pe'defunti, nelle vestizioni e pro- delle Memorie si vede la facciata esterna
fessioni di monache; l'uso de'pontificali e la come la trovò a suo tempo.
cupola),
senza il permesso dell'arcivescovo nelle Lo dice tempio magnifico, tutto a volta
chiese delle monache, ec. Dopo la morte con 3 navi. Nell'altare maggiore esservi
del Guglielmi, nell'arcivescovato del suc- una Croce grande col Crocefisso, i cui
cessore Monti , il capitolo da Clemente candellieri di bronzo erano fatti a rami
XIII fu reintegrato de' suoi privilegi di di quercia. Il bel pulpito di pietra viva
mitra, canone e bugia, comeetneglio può bianca, avea due analoghe seulenze che
vedersi nel breve che il Papa rimise al- riporta. Fra le molte cappelle, qualifica
l'arcivescovo per l'esecuzione, Alias fe- bellissima quella del ss. Sacramento, fat-
a
lici* reeordationis Benedictus XIII, de' ta dal duca Francesco M. II, con pittu-
j5 agosto 1766, Bull. Rom. cont. t. 3, re mirabili di Federico Barocci e d' Ales-
p. 208: CapiUdo, et canonici* metropo- sandro Vitali. Il tabernacolo essere com-
li tarme Urbini indulgct, quod itti pos- posto di varie pietre di molto valore. Lo-
sint Palmatoria, seti Bugia, nec noiiMi- da pure l'organo fatto nell'arcivescovato
tra in missis solenmibus defunctorum. di Tiranni. L'orologio posto sulla porta
Nel 1807 ad istanza dell'arcivescovo Be- interna della chiesa, avere la mostra an-
1 ioli,PioVN concesse al capitolo i privilegi co nel prospetto esterno; inoltre ripro-
dell'uso quotidiano della cappa magna , dusse diversi epitaffi esistenti nella me-
della sottana di seta paonazza, del faldi- desima. Dipoi il Cimarellicliiamò super-
storio e del fiocco paonazzo al cappello bo questo tempio , e assai commendato
con 3 diverse disposizioni de'i 7 febbraio, dagli architetti italiani,fabbricato di gros-
ii\ giugno e 26 novembre, licitato Bull. se mura e di pilastri fortissimi, con gran
Rom.coiit. nel t. i3, p. 169 riporta sol- tribuna somigliante a quella di Loreto.
tanto il breve Kvponi Nobis t
de' 26 giu- La città possiede altre belle chiese, j del-
gno: Coiieessio vestì» oblongac violacei le quali parrocchiali, senza il s. foute co-
colorii prodignitatìbu*! ci canonici» ec- me dissi esistente col l'ai tra cura nella me-
clesia e metropolitanae Urbinantensis; tropolitana ; cioè s. Paolo apostolo, noti
ove leggo ancora ; Nec non faldistorio eh issi ma e priorale ; s. Bartolomeo apo-
(non Ui/nen praesente archiepùcopo^aut stolo; s. Lucia in s. Spinto, poiché l'an-
episcopo) in missis cum canta celebra// tica parrocchia era nella chiesa detta delle
,

ii6 URB q r b
monache in s. Lucia, ultimamente Ira- richiamarono nello stabilimento i bene-
sportata in s. Spirito;*) S.Sergio martire an- meriti scolopi. Non essendo stati allora
tica cattedrale,»! presente unita al semina- esauditi, col mezzo del cardinal Giusep-
rio, la quale tra le altre prerogative, ed an- pe Albani ottennero i gesuiti, i quali a-
cocome più degna tra le parrocchiali go- prirono il collegio nell'aprile 8 1 1 5, e in*
deva quella che ne'possessi de'vescovi per di a un anno vi stabilirono il convitto de'
lai." visitata, nello smontare dal cavallo nobili. Il gesuita eloquenlissimo p. Carlo
bardalo, questo donava a tal chiesa. Al- Grossi vi celebrò un'accademia sopra i

tre chiese appartengono in città agli 8 letterati d'Urbino, di cui il medesimo pub-
conventi e monasteri di religiosi, a'6 mo- stampe un dotto Comentario.
blicò colle
nasteri di monache, alle diverse confra- Per l'apertura del collegio e convitto de*
ternite, agli oratorii e luoghi pii. La chie- gesuiti d'Urbino, il celebre gesuita Mor-

sa di s. Agostino appartiene a' canonici cellicompose un'iscrizione monumentale,


regolari dei ss. Salvatore Lateranensi. che trovasi nel suo Paregron stampato a
La chiesa di s. Domenico, ove il capitolo Padova. Per decreto poi del p. Fortis pre-
della metropolitana passò ad tifliziarvi ,
posilo generale della compagnia di Gesù,
quando la vicina metropolitana ricevè gli con approvazione di Leone XII, il colle-
ultimi restauri, è dell'ordine de'predica- gio convitto d'Urbino fu chiuso insieme
tori. Altre chiese sono de'seguenti altri a'collegi di Terni e di Viterbo (forse ab-
regolari, che prima della generale sop- bisognando i professori in altri più gran-
pressione del governo francese erano in di stabilimenti), onde i gesuiti spontanea-
maggior numero. girolamini esistenti 1 mente si ritirarono al fine dell'anno sco-
nel nuovo convento di s. Girolamodi Spi- lastico 1826. Quindi gli urbinati ricor-
neto. 1 carmelitani scalzi della ss. Annun- sero di nuovo agli scolopi, e li ottennero.
ziata, il cui convento comprende l'antica Neil' Osservatore Romano del 1 85 1 si leg-

cittadella. Questo forte esiste nella loro vi- ge a p. 914 il saggio dato dagli scolopi
gna, il quale fu tanto ammiralo anche dal del profitto degli studi al termine di quel-
Vinci, il quale ne delineò la pianta, co- l'anno scolastico, e che per rendere più
me riferisce il Rio che scrisse su quel , solenne la distribuzione de'pt emi alla stu-
grande artista. Oggi quantunque deca- diosa gioventù del convitto e dellescuole,
duto dalla sua antica bellezza,attesta non- loscolopop. Benetti professore d'eloquen-
dimeno il buon gusto del suo valente ar- za con dotta ed elegante orazione dimostrò
chitetto. I chierici regolari delle scuole la necessità d' unire in perfetto accordo
pie, a cui è affidata la pubblica istruzione lo studio delle lettere con quello delle
e la direzione del collegio convitto de'no- scienze. Dopo la recita de' componimenti
bili. La fabbrica del collegio la fece edi- di valenti giovani, generale fu l'acclama-
ficare Clemente XI, assegnandole la chie- zione della colta udienza, e tutti gli ani-
sa di s. Agata, ecompiete BenedeltoXIIl, mi convennero in un sentimento. » Che
ed è degna di speciale osservazione per la ilmetodo di educazione e d'istruzione nel
sua ampiezza e magnificenza. Gli scolopi convitto medesimo è impareggiabile e ;

furono richiamali ad abitarla nel 182 7, e che al sommo impegno di quelli che in-
vi riaprirono il convitto, cioè uno pe'no- segnano,corrispotule assai bene la premu-
,J
bili e uno pe' cittadini, ambo numerosi ra di quelli che sono istruiti. Tale fu l'e-
d' alunni, e diretti con tal sapienza che logioche in questa circostanza riportò il
danno non minori di quelli che se
frutti collegio d'Urbino; ma elogio più eloquen-
n'ebbero fino al 1808, in che fu chiuso. te è questo: che di giorno in giorno vi si

Conviene sapere, che gli urbinati dopo vede crescere il numero degli alunni, con-
il l'ipt'islioameiito degli ordini religiosi seguenza della particolare reputazione di
,

U 11 B Li R B 217
cui gode l'illustre stabilimento non solo re, e largo 46, con un ordine a ma no de-
nelle vicine, ma anche nelle lontane pro- sila di cappelle per lo più dipinte, che si
vincie tirilo stalo. Quindi si narrano gli stendono per lunghezza della chiesa, e si

estremi odici ili pietà resi nella chiesa chiamano le cappelle de'signori, con 3 se-
di s. Agata alla venerata memoria del polcri di pietra, óue elevati e uno in ter-

celebratissimo Giovanni Ingioiami, p. ra. Bello assai è il campanile di gusto go-


sommamente benemerito del collegio stes- tico, del quale è -pure il resto della chiesa,
so e di tutto il suo ordine delle scuole pie. col coro di noce tutto intarsiato, doppio
Un'elegante iscrizione del p. Cismati de- e capace di 1 00 frati, e fu fallo nel 1
fòq.
gnissimo rettore del convitlo, annunzia- Nella chiesa riposa il corpo del p. Piloti-
va al pubblico la funebre solennità. I con- gotto terziario de'conventuali, ammiran-
sultori di legazione, la magistratura, gli dovi il due bellissimi quadri del
p. Cavalli
alunni del collegio, e molli fra 'più rag- Barocci, massime quello dell'altare mag-
guardevoli della città, assisterono alla so- giore, l'altro rappresentando la ss. Con-
a
lenne messa di requiem, che veniva ac- cezione. Si ha di Antonio M. Bonucci
compagnata da scelta musica della cap- Fila del b. Peligiiotto da Urbino col-
pella urbinate. Terminali gli uffizi divi* l' aggiunta di altri novi beati, tutti a-

ni, il p. Serpieri professore di matemati- lun/ii dell'ordine di s. Francesco, Ro-


ci» nid collegio, e di fìsica nella pontificia ma 1709. li p. Grossi riferisce che i qua-
università, recitò la funebre orazione, lo- dri del Barocci sono la tavola de'ss. Si-
dai issiina per aver egregiamente ricor- mone e Giuda, e il Perdono
di s. France-
dati i più distinti meriti di quell'uomo sco, in cui l'autore compiaceva assai, on-
si

grande, il nome del quale è consegnato de T incise in acqua forte. Pel suo con-
immortalità ne' fasti della religione
all' tinuo mal essere, v'impiegò 7 anni e poi
e delle scienze. I minori conventuali col vi pose il suo nome. JNell 'uscir dalla chie-

convento delle Stimmate, hanno la va-


s. sa per la porta deli' organo, dopo uu
,

sta chiesa di s. Francesco, luogo rinomato grande adito a volta, il p. Ci vali trovò i

per l'insegnamento della filosofìa e teo- una cappella della B. Vergine, e a dritta
logia che si faceva nel convento prima del* un aliare con pittura esprimente un ss.
l'istituzione dell'università non che per ; Crocefisso, il (piale si dice che al tempo
l'antica accademia che ivi eb-
letteraria depravagli d'Urbino evidentemente la-
be sede, donde derivò quella degli Assor* gnino, onde gli urbinati ne aveano gran-
di/i, la quale poi fu ivi ristabilita. Il p. Ci- dissima divozione. La cappella poi della
valli a p. i
g4 ne ragiona come li vide a suo Madonna fu nel 1 5i 1 fabbricata con mol-
tempo, dicendoli situati nel Pian del Mer- li conci di pietra, e statue di stucco nelle
calo, luogo più d'ogni altro praticato del- nicchie. L'immagine della Madonna co-
la città. Da chi fosse preso e fondalo non minciò a far miracoli neh 5 io*. Nel con-
si trova memoria, sebbene è comune o- vento fiorirono religiosi molto onorati,
pinione che sia stato uno de'primi con- nominando i principali ; vi furono cele-

venti fondati a tempo di s. Francesco. Si brali molti capitoli, il generale nel i/\.j5
trova nondimeno per pubblico islrumen- in cui fu eletto il p. Sansone , e 3 pro-
lo, che di parte di esso nel 1 286 ne fu rin- vinciali neh483,i5o6 ei5a4i nell'ulti-
novala la fabbrica dal vescovo d' allora, mo coli' intervento del p. Sassolino ge-
come cosa enfileutiea del vescovato. Il cir- nerala. Nel convento i religiosi \i custo-
cuito è di 5oo passi. La vasta chiesa ha discono la copiosa pubblica biblioteca
innanzi un portico molto bello con 8 co- della città. Clemente XI co'hbri della Mia
lonne di pietra. L'interno èlungo 00 pie- 1 domestica libreria, e ani altri lasciati alla
di lìnoa'primi scalini dell'aliare maggio- citta con disposizioni testamentarie, da
qi8 URB URB
ing/ Alessandro Fedeli vescovo di Jesi« sentiva per lui venerazione e amore',spè*
r
urbinate, e dal sullodato mg. Lancisi suo dì a prenderlo per accoglierlo nel pro-
archiatro di arie medica per amore verso prio palazzo. Ma il beato avendo prefe-
la patria del Papa, fondò con grande spe- rito d'essere trasportalo nel proprio con-
sa la sontuosa biblioteca pubblica indetto vento, morì nel 497» e il duca gli
ivi 1

convento, per comodo de' religiosi e degli die onorata sepoltura nella chiesa delle
urbinati, principalmente od uso dell' u- monache di s. Chiara, alle quali il conia
n'i versi là. Indi col breve Cimi nos rivi* Servanzi Collio ha dedicato il suo ritrat-
iatem nostrani Urbinaten, de'\2 luglio to, da lui fatto disegnare e incidere per
3720, Bull. Rom. 1. r,par. &<f. i65: 1 metterlo in fronte alla vita del suo con-
Prohibetitr, neextrahanUir libri ex pu- cittadino che sta scrivendo, tratto da
blica Bibliotheca IJrbìnatensì, etfacili- quello esistente nel monte di pietà d'Ur-
ta s itidem relinendi librosdamnatos in- bino, del cui pio luogo il beato può dir-
dulgetur. In seguito secondo le vicende si fondatore, laonde è uno de' più anti -

de'lempi ebbe la biblioteca deterioramene chi. Nel suburbano della città vi sono le
to e accrescimento, Le monache hanno chiese ei conventi de'minori osservanti
in Urbino i ricordati 6 monasteri, cioè 4 e de' minori cappuccini, de' quali ecco
le romitane di s. Agostino, 1 le Clarisse, quanto riferisce il p. Ci valli. In sito non
oltre le maestre pie, del quale istituto, meno di voto che ameno, vaga cosa è il

come rilevai in quell'articolo, furono be- edere convento e la chiesa


il degli os-
nemeriti propagatori 3 urbinati, .Clemen- servanti sotto l'invocazione di s. Bernar-
te XI* e i due fratelli prelati Bonaventu- dino, dove riposa Gaspa*
il corpo del b.
ra sunnominati. Della chiesa di s. Chia- re d'Urbino dell' ordine minoritico. II
ra rimarcò p. Ci valli due cose degne
il convento essere a volta, con tutte l'orli»
di memoria una quadro alto un pie-
; il cine necessarie, fabbricato col tempio dui
de e mezzo esprimente la B. Vergine col duca Federico. Nella chiesa vedersi mol-
div'm Figlio in seno, opera del gran Raf- te casse elevate in alto, coperte di broc-
faello che le monache custodivano con cato, ove riposano molti di casa Feltria,
gran diligenza ; l'altro il sepolcro di Fran- ed a mano dritta vi è quella dello stes-
cesco M." I in terra fatto di pietra di pa- so Federico con epitaffio in versi che ri-

ragone e marmi con iscrizione che fini, produsse. Quanto alla chiesa de'cappuc-
riporta postavi dalla moglie Eleonora. cini, loda il quadro del Barocci espri-
Dice il Reposati, che in detta chiesa fu mente Francesco stigmatizzato, opera
s.

con singoiar mestizia seppellito pomposa- delle più belle da lui fatte, e nella quale
mente il duca, e lodato con orazione di il valentissimo pittore assai compiaceva-

Lorenzo Contarmi ; e dove il nipote Fran- si. Altri ktoglii pii sono? il seminario fio-
a
cesco M. II dopo molti anni fece fabbri- rente per alunni, stabilito da Gregorio
care un bellissimo sepolcro di marmo e XIII, ma cominciato neli5g3. L'ospe-
vi rinchiuse le di lui ossa, benché a suo dale, che il Gimarelli dice fondato pe*
tempo non più. si vedeva, essendo stato pellegrini, infermi, pupilli ed esposti, e
rimosso per l' impedimento che dava al- dispensava doti all'oneste zitelle per ma*
la chiesa, siccome eretto nel mezzo del ritaggio o monacazione. Abbiamo la De-
pavimento. Narra il dotto monsignor scrizione di Gesù Crocefisso, pittura di
Gentili, De Eccl, Scptempedana, men- Lorenzo da Sanseverino del secolo XV
tre Domenico da Leonessa nativo da
il b. nello spedale d' Urbino 3 del conte Seve-
Sanse veri no visitava la provincia qual rino Servanzi Colilo, Macerata i852.
ministro del suo ordine, infermò nelle Lo descrive dipinto in tavola di gran-
vicinanze d'Urbino. Guid'Ubaldo I, che dezza straordinaria, di stupendo lavoro
U RB 219
massime neiranatomia,commovente per ed ora è protettore d' Urbino Y Em.°
l'aspra carneficina cui è espresso, e con cardinal Pietro Marini.
volto sereno e spirante soave amore.Den- Fiorisce l'università degli studi, della
tro ovati laterali sono dipinti la B. Ver- quale è cancelliere 1' arcivescovo prò
ginee s. mezze figure bel-
Giovanni in tempore, e rettore il rev. d, Pietro Al-
lissime. E qui noterò, che Lorenzo, in- berimi ; d'antica celebrità pe'suoi privi*
sieme al suo fratello Giacomo, altri di- legi, e pe'professoi i dottissimi che v'in-
pinti lasciò in Urbino nella chiesa di s. segnarono. Il Colucci, antichità picene t
Gio. Battista de' Fraticelli (ove riposa il t. 26, p. 1 pubblicò : Dello studio pub-
corpo del b. F. Pietro spagnuolo terzia- blico ed università d' Urbino , discorso
1

rio francescano, fiorito neli4i7 e mor- dell arciprete d. Andrea Lazzari, di-
to in Urbino), la quale fu tutta quanta retto a' rettori del medesimo. Lo pren-
coperta di pitture compite nel J 4 1
6, derò per guida ne'cenni che mi propone
d'ordine del conte Guid'Anlonio, il qua- go dare, con aggiungervi quanto altro
le chiamò idue fratelli in Urbino tratto troverò necessario, sull' origine, incre-

dalla loro rinomanza per le pitture ese- mento e condizione sino a'nostri giorni,
guite in patria nella chiesa sotterranea L* eruditissimo urbinate Lazzari comin-
di s. Lorenzo, come leggo nella Relazio- cia col dichiarare, che quando il cardi-

ne di essa del conte Serva ozi Colilo, che nal Dot ia legato, dal palazzo apostolico
riferisce pure gli scrittori che parlarono trasferì le scuole nel collegio direttoda-
delle pitture in s. Gio. Battista esistenti. gli scolopi, Angelo Antonio Manfre-
il p.
Tale signoi e operoso ed erudito, ne sta fa- di ex provinciale de' minori conventua-
cendo la descrizione, ed ha fatto pure di- li e lettore pubblico di teologia nell' y\-

segnare e incidere uno de'quadri espri- niversilà d'Urbino, d'ordine del cardi-
menti Je gesta del santo Precursore, per nale compendiò un'istoria sulla medesi-
metterlo in fronte al suo libro, in cui so- ma, della quale egli si giovò. Passa quin-
no moltissime figure. Anche il eh. e doti- di a distinguere lo studio pubblico, co-
lo marchese Ricci, Memorie storiche mune a tutti i luoghi inciviliti e di buon
dell'arti e degli artisti della Al arca goveruo, dallo studio pubblico che rico-
d'ancona, parla delle opere de' fratelli nosce la sua origine da una istituzione
sanseverinati della chiesa di s. Gio. Bat- privilegiata e autorevole, proprio soltau-
tista, per abbellire Urbino da Guid'An* todelle città cospicue che abbiano como-
tonio loro allocate, quasi presago che do d'avanzar nelle professioni i loro con-
servir dovessero di modello a quegli ar- cittadini, ed ancora chiunque desidera
tisti, per cui in appresso onoratissima di- di far progressi nelle belle arti e nelle
venne questa capitale. Vi sono inoltre il scienze piti difficili, Riuscendo stucche-
monte di pietà, il monte frumentario, vole il richiamare all'esame i secoli anti-
due conservatorii per donzelle, l'orfano- chi per ritrovare la moltitudine degli uo-
trofio maschile di recente fondazione, al mini eccellenti, che ancor prima dell'i-
quale nel 1.852 il virtuoso urbinate car- stituzione di quest'università fiorirono in
dinal Castracane, che in vita I' avea in Urbino, può bastare la conoscenza della
singolar guisa largamente sovvenuto e scuola de'Galeota, nobilissima famiglia,
protetto, gli lasciò la sua eredità. Per per conoscere gli allievi famosi che per
gratitudine il municipio celebrò nella (piasi i 00 anni uscirono dalla loro dire-
metropolitana al benefico cardinale so- zione. Nel finire però del secolo XV, in
lenni funerali, ne' quali recitò 1' elogio cui Papa Alessandro VI
separo e rese
funebre il cari. d. Curzio Alippi. Egli era indipendente nella giudicatura lo slato
slato protettore di sua cospicua patria, d'Urbino e suo distretto, dalla giuriseli-
220 URB URB
zinne del governo della Marca d'Ancona, studio d'Urbino. Questo studio, benché
il duca Guid'Ubaldo 1 principe vigilan- ristretto nella sua prima istituzione con
tissimo e tulio inlento al buon governo iscai se cattedre, si acquistò uon pertanto
de'suoi sudditi, volendo stabilire un tribu- in breve tempo buona opinione nel pub-
nale civile di cui per tal separazione man- blico. Se ne invaghirono duchi Rovere- i

cava questa sua capitale, per accrescer- schi, pel profitto che da esso ne ritraeva
le gloria e prestarsi etticaceniente colla la studiosa gioventù, e lo presero a pro-
sua autorità al sollievo de' suoi popoli, teggere pel vantaggiochenederivavaallo
saggiamente neli5o6 istituì un collegio stato. Uno de'primi che con nome illustre
di i 3 sapienti percliè potessero trattare usci da questa scuola, fuGiulio Feltro della
a
e decidere con formale giudizio nella 2. Rovere, figlio di Francesco M.* I, il quale
a
e 3. istanza, tranne le cause beneficiali ,
nel 1
547 da Paolo III fu creato cardinale.
tulle e. ciascuna causa ecclesiastica non II fratelloGuid'UbaldoII sollecito al van-

meno, che profana o mista del proprio taggio dello studio e premuroso di pre-
stato. Allora fu che Urbino prendendo miare giovani studenti collo sgravio di
i

un altro aspetto, alzò il trono maestoso molte spese, neh 564 ottenne da Pio VI
non solo di Minerva, rna ancora d'Aslrea, la facoltà pel collegio de'dottori di con-
a cui prestando omaggio gli esteri popoli, mediante la bol-
ferire la laurea dottorale,
partirono col premio meritalo di loro fa- la Sedes Apostolica, presso Y Appendice
tiche. Eretto pertanto e stabilito il col- (ov' è pure la bolla analoga, Ex solita
legio de'dottori neh 5o6, detto anche U- Apostolicac Scdis, del 563); onde sen- j

uiversità e Rota, indi a istanza del duca za la necessità di portarsi altrove per tale
e del vescovo cardinale Gabriel li, nel 1 507 elfetto, potessero gli studenti comodamen •

Giulio 11 l'approvò e confermò co' privi- te dottorarsi nella propria città, benché
legi enunciati nella bolla emanata a' 18 non avessero frequentate altre scuole. Fis-
febbraio, Ad sacrarli B.Petri Cathedra 3 sato così nel principio del secojo XVI il

presso 1' Appendice Diplomatica ripro- pubblico studio d'Urbino colla unione
dotta. eziandio da Colucci (e dall'Ughel- delle nominate 3 cattedre, cioè dell'isti-

li, Italia sacra, t. 2, p* 796). Per questo tuzioni nel collegio de'dottori, e della fi-
nuovo collegio, il duca riflettendo che losofia e teologia nel convento di s. Fran-
assai più utile e profittevole sarebbe riu- cesco de'conventuali, continuarono i lei-

scito ad Urbino tal cumulo di privilegi toriad insegnare ne'loro luoghi, non so-
col pubblico comodo delle scienze, è da lamente per tutto il tempo che il ducato
credersi che sin d'allora o poco dopo isti- restò indominio de'Rovere, ma dopo an-
tuisse e introducesse in una camera del cora la s. Sede sino alla
devoluzione alla
collegio la cattedra di gius civile e quindi legazione del cardinal Cibo, nel 1646 da
fosse unita all'altre due di filosofia e teo- Innocenzo X destinato al governo della
logia , che due secoli innanzi esistevano provincia (conviene ricordare il breve del
nel convento de'minori conventuali di s. predecessoreUrbano Vili, Cum sicut prò
Francesco, a beneficio non solo de' reli- parle,(\e\\'8 luglio 1 636, Bull, Rorn. t. 6,
giosi i vi stai)ziati,che di que'secolari i qua- par. 2, p. 65 : Facultaf.es Collegii do-
li desiderosi di profittare nelle dette scien- ctorum cwitatìs Urbini super cognitionc
ze volonterosi ne frequentavano lescuole. causarum. E pure nell' Appendice Di-
Inoltre prima dell' università eranvi in plomatica al n.° 5, ma forse per fallo ti-
Urbino maestri ben salariati e di som- pografico non bene ricordato. Il Cimarelli
mo grido. Queste 3 cattedre considerate poi, che nel i643 sotto Urbano Vili pub-
poi come un sol corpo, in seguito del nuo- blicò V Istorie dello Stato d'Urbino, di-
vo collegio dierono principio al pubblico ce a p. 1 27. » Grande autorità il suo ar-
URB ti U B 221
civescovo esercita, perchè non solo d'Ur- vamente erette dal cardinal Cibo, Inno-
bino e della sua diocesi giudica le cause cenzo X per incoraggile la gioventù ad
nelle prime istanze, che al suo tribunale apprendere le scienze e vieppiù impegna-
s'aspettano, ma di 8 altre città che nella re i lettori nel!' insegnarle, applicò a fa-

sua provincia gli stanno sottoposte ; le vore del pubblico studio le rendite del
quali ivi si terminano, purché non siano monastero de'celestini e del convento de'
di misto foro, che queste nelle terze istan- servili, ambedue pel poco numero tle're-

ze si devolgono al collegio, di cui l'auto- ligiosi da lui soppressi. Indi il successore


rità è assai grande, avendo egli potere non Alessandro VII a dette rendite aggiunse
solo di vedere seconde e terze istanze,
le l'annuo provento del Pallacordo o Sferi-
le cause laicali e miste, ma insieme crear sterio,che prima spettava a'cardinali le-
dottori e cavalieri ; e ninno di questo gaticeli. °lo cede il cardinale Delci,onde
stato che altrove sia di laurea dottorale irettoli per grato animo ne perpetuaro-

decorato, può di questa godere i privi- no la memoria con lapide marmorea ri-
legi, da pesaresi e eugubini io fuori, se portata dal Lazzari, checollocarono sulla
da questo collegio con rigoroso esame non porta del corridore che conduceva al pub-
siano approvati"). Da sì amplissimo por- blico teatro de'Pascolini, ove risiedeva la
porato gli urbinati si proposero ottene- cattedra dalla quale si davano le lezioni.

requanto vagheggiavano pel maggior in- A bene sistemato studio, sufficiente-


così

cremento del pubblico studio,onde il gon- mente provveduto di rendite pel congruo
faloniere e i priori gli domandaronoper mantenimento de' professori, altro non
facilitare gli studi a' concittadini, di ag- mancava perchè venisse eguagliato agli
giungere alle lezioni di filosofia e teolo- altri studi generali dello stato pontificio,

gia che si leggevano nello studio pubbli- col nome e privilegi di pubblica univer-

co di s. Francesco, e dell'istituzioni nel- sità. A tal effetto gli urbinati si rivolse-


le stanze del collegio, alcun'altre più ne- ro nel 1 668 a Roma all'efficace mediazio-
cessarie nella materia legale e nelle ma- ne de'due ragguardevoli concittadini d.
tematiche, e fino al i 638 si applicò dal Orazio Albani (già senatore di Roma) e
pubblico ,
per stipendio de' lettori l'an- suo figlio (meglio nipote, in fatti si com-
nua rendila di scudi 192, cavata da' sa - prova dal contesto di Lazzari, riportando
larii de' castelli. 11 cardinal Cibo pron- un brano delle Costituzioni del ducato
tamente lodò la risoluzione de'rappre- d'Urbino del Campelli però il Novaes lo :

sentanti il comune, per dare miglior for- dice figlio del senatore Orazio) Gio.Fran-
ma al pubblico studio, e poi per secon- cesco, allora canonicodi s. Lorenzo in Da-
darne le richieste , nel 1648 aggiunse maso e poi Clemente XI ,i quali ivi essendo
nuove cattedre nella materia legale e in pubblica estimazione, godevano la be-
matematica. Per maggior decoro e van- nevolenza di Clemente IX. A questi umi-
taggio della città dopo aver assegnale , liarono le patrie istanze, cui la morte del
alle nuove cattedre alcune rendite, l'unì Papa ne impedì l'esito. Però poco dopo
tutte insieme e collocò nel palazzo apo- si ottenne dal successore Clemente X, il

stolico, ove fossero tenuti i lettori por- quale appagò comuni voti, col breve
i

tarsi in avvenire a insegnare le loro fa- Aeternae<Sapientiae 3 Az' 7 maggio 1 671, 1

coltà destinate da' rettori dello studio. presso 1' Appendice n.° 6 (e nel Bull.
Trasferite nel 1648 in alcune stanze del Rom. t. 7 a p. 00 Erectio l nivcrsitatis
1 :

palazzo apostolico le cattedre del gius Studii generali s in Chilate Urbini). In


civile dalle camere del collegio de'dotlori, tal diploma, oltre l'encomiarsi i mediatori,
e dal convento de'convenluali quelle di >i dichiara econdecora lo studio d'Ur-
si

filosofìa e teologia, insieme all'altre nuo- bino del titolo di pubblica Università e
,

12-ì V R D URB
studio generale, simile in tutto a quella di 1773 da Clemente XIV, il quale morì nel
Ferrara con ',
que'privilegi d'esenzioni e 1774, e il vescovo nel 1783. Clemente XI
d' indipendenza concessi ad essa da Cle- assegnò al collegio de'dottori,a cui era sta-

mente Vili. Inoltre Clemente X applicò to aggiunto il pubblico studio, un luogo


all'università i beni posseduti da'soppres- perpetuo nella/tota ò\3Iacerata eà un al- ì

sigesuati, affidandone l'amministrazione tro iieììaRota d'xPeriigiafive a vea edifica-


«'gonfalonieri della città e a'rettori dello to un collegio per l'educazione della gio-
studio, i quali pel buongoverno della me- ventù urbinate , come racconta Novaes
desima, derogando alle precedenti costi- nella sua Storia. Die dunque al collegio
tuzioni colle quali si regolava l'antico stu- de'dottori la facoltà di nominare 3 chie-
dio, compilarono nuove disposizioni , le rici celibi, forniti delle richieste qualità,
principali delle quali si ponno leggere nel per scegliersi a uditore di Rota di Mace-
Lazzari. Solo dirò , che in queste costi- rata^ altrettanti per l'uditorato della Pio-
tuzioni si prescrive il potersi aumenta- ta di Perugia ,d tri Ito confermato da Inno-
re o diminuire le cattedre, eleggersi a let- cenzo XIII, che pubblicò la bolla del pre-
tori idonei paesani o forastieri, colla pre- decessore di conferma a'privilcgi dell'uni-
lazione a questi, determinandosi gli ob- versità.Tutto e meglio si può rilevare nelle
blighi de'lettori, la durala dell'insegna- seguenti costituzioni. Perla Rota diMace-
mento, e l'incompatibilità di esserlo il ret- rata,il breve Ubi primurn, de' 8 agosto 1

tore. Si stabilì che le cattedre fossero una 170^, Appendice n.° 8,e l'altro nel n.°i o.
di ciascuna delle seguenti discipline, cioè Siccome fu pubblicato da InnoceiizoXIII,
teologia, fìsica, metafìsica, logica, teolo- conviene trovarlo nel Bull. Rotn. nel t. 2,
gia morale, medicina, matematica, con- par. 2, p. iZ\ >
Aequum arbitrammo de'
troversie. Nel 1694 il cardinal Astalli le- ^novembre 1721 Confimi atur assigna- '.

gato, e nel 1706 il cardinal Tanara le- tio loci a Clenu XI facta in Rota Ma-

gato confermarono ed estesero! privile- cerateti* uni ex civibus civitatis Urbini.


gi dell' università, con quelle concessio- Per la Rota di Perugia, il breve Cimi si-
ni riportate nel n.° 1 3 dell' Appendice. cut dilecti filù de'3o gennaio 1706,
',
Ap-
Mancando l'università di pubblica biblio- pendice n.° 9, e. Bull* Rorn. 1. 1 o, par. 1

teca, l'urbinate Clemente XI nel conven- p. 1 5j: Statui tur, ut inter Auditores Ro-
to de' conventuali , al modo narralo, la tae Perusinae sii scraper locus prò uno
costruì con magnificenza a proprie spese cive cwitatis Urbini. La bolla poi Inter
e fornì di libri, ricordando benignamente multiplices, de' 9 marzo 1721, pubblica-
1

che i suoi antenati aveano frequentato ta con nuova conferma da InnocenzoXIII,


l'università, e lui stesso era vi slato edu- e il breve Ratione con»ruit ) de'9 maggio
calo, istruito nella tenera età, e compiti 172 1, si trovano neh' Appendice n.° 1,
gli sludi in Roma vi si recò a laurearsi e nel Bull. Rom. 171 e 8. 1. 1 1 ,par. 2, p. 1

col grado dottorale. Qui dice il Lazzari, Confirmantur privilegia et indulta a Ro-
che la biblioteca fu accresciuta di qual- manis Pontificibus Università tis Studii
che opera necessaria e ragguardevole nel generali s et Collegio Doctorwn Urbini
t

pontificato di Clemente XI V.'Nella nota concessa, cum nonnullis illorum decla-


poi o sua odel Colucci, inesattamente si rationibus. Già in Urbino nel 1707 da
riferisce, che nella morte di mg/ Pastro- AngeloAutonioMonlicelli stampatore ca-
vich vescovo di Viterbo, il p. Manfredi ot- merale erasi pubblicato : Conferma ed e-
tenne da Clemente XIV scudi 3oo dalla stcnsione de privilegi dell' Università
sua eredità per impiegarsi in libri per la dello studio d* Urbino. Mancando a com-
r
biblioteca. Ma mg. Pastrovich conven- pimento dell'università la cattedra di lin-
tuale sinigagliese , fu eletto vescovo nel gua greca, il cardinal Annibale Albani
8

U R D URB 223
(che co! d atello cardi nal Alessandro era- di molti professori, ed ammessa a gode-
no stati laureati io questa università) ni- re di una sovvenzione annuale della pro-
pote di Clemente XI, nel j5o l'eresse, e i vincia. E ben corredata di biblioteca, di
con generosa munificenza assegnò un fon- gabinetti, e d'un orto botanico, che non
do di scudi 3ooo pel mantenimento del è de'comuni ; pochi anni dopo fu traspor-
professore. Il Lazzari celebra l'uni versila tata l'università in un palazzo compialo
per esser stata sempre fornita di valorosi appositamente per darle più comodo. In
maestri, e dalla cui scuola uscirono sog- Urbino tuttora fiorisce l'antica e illustre
getti degni d'eterna gloria, comeClenieu- accademia letteraria detta degli Assordili*
te Xl(st udiò iiiRotna sotto i gesuili,e pre- Anche di questa il Colucci,nel t. 26 a p.7 3
se la laurea di giurisprudenza in patria ,
pubblicò: Dell'antica accademia degli
dopo averla studiala inRoma sotto la di- Assorditi d* Urbino 3 discorso dell'arci-
sciplina di Gaspare Carpegna e di Gio. prete d. Andrea Zrtzzrtr/.Egli confessa di
Ballista de Luca poi celebri cardinali ), essersi profittato della Dissertazione èri*
Clemente XIV comprovinciale (che di 1 iico-istorica mss.did. Gio. Gianni, ed io
anni fu ricevuto da'conventuali d'Urbino profitterò del lungo Discorso per darne
e poi vi tornò)} i cardinali Feltro della Ro- un' indicazione. L'accademia d' Urbino
vere,Uldericoe Gaspare di Carpegna, An- detta degli Assorditi fiori ne'tempi della
nibale e Alessandro Albani, Riviera, Ve- duchessa Elisabetta Gonzaga moglie di
terani, Bussi de Pretis, oltre vescovi e i Guid'Ubaldo I, ma non è questo il fonte
prelati che nomina. Tra'più celebri scrit- dell'origine dell'odierna. Diversi scritto-
tori ricorda Commandino, Corboli, Fe- ri sostennero che fu la 1/ fondata in Ita-
derico Bonaventura Micalori, Baldi,Ghi- lia, dicendosene istitutore il duca Fede-
ni, Perfetti, Staccoli, Sempronj, Santuc- rico, per impulso di Federico Gallo il se-

ci, due Alessandri, Veterani; Catelani, niore suo segretario di stato. Anche Laz-
Palhoni, ed altri molti che all' univer- zari per congetture ingegnosamente vol-
sità accrebbero gloria e reputazione; al- le industriarsi di provarla come ima* del-
le quali prerogative contribuirono i gon- le più celebri e la più antica tra l'italia-

falonieri e i rettori, che con vigilante zelo ne, e crede d' averlo mostrato con evi-
la governarono, godendo i privilegi di denza. Racconta l'ingegno e la dottrina
queHe Bologna e Ferrara. Neil' eser-
di del duca Federico, la formazione della
cizio delle letture vi sono ammessi rego- i sua biblioteca, l'amor suo pe'dotti e gli

lai i d'ogni ordine, particolarmente aven- eruditi di cui amava la compagnia, la sua
dovi fiorito i domenicani, i girolamiui,gli corle essendo il convegno de' virtuosi, e
scolopi, i francescani; e Clemente XIV dalla quale uscirono i celebri cardinali
a' i 5 luglio 769,00! breve//*/e/' cOinmis-
i Divizj di Bibbiena (autore della famosa
a
saCy nel n.°i2 dell''Appendice, in perpe- Calandra, commedia la 1 . volta recitata
tuo concesse a'minori conventuali la cat- in Roma e poi in Urbino, come rilevai
tedra di teologia. Allorché Leone XII nel riparlandone nel voi. LXXIII, p. 179,0
1824, colla bolla Quod divina Sapidi- al dire del p. Grossi in Urbino), Frego*},
tia, riordinò nello stato pontificio il pub- Bembo, Sadoleto, e i Papi Leone X e
blico insegnamento, tra \e Università (/'.) Clemente VII, nella corte d'Urbino trat-
non avendovi compreso questa d'Urbino,, tati con ogni cortesia, in tempo che la
restò soppressa ; ma poi con decreto della loro famiglia Medici fu esiliata da Pi*
s. congregazione degli sludi de' 2 feb- 1 renze, però innanzi al loro pontificalo.
braio 826, approvato dal Papa, fu ripri-
1 Alla tavola del duca Federico sempre si

stinata pienamente. Perciò si legge nel leggeva e si ragionava di Iettai v • di scien-

Castellano, che venne quindi provveduta ze; e quando era in Urbino, una volta la
224 URB li RB
settimana recavasi nel convento di S.Fran- ti d'Italia primi letterati ad accrescere
i

cesco per qualche studio. Quindi Lazza- lo splendore della nobilissima corte, e ad
ri, dalle letture e ragionamenti eruditi eccitar maggiormente nel cuore degli ur-
della tavola, e dall'esercizio virtuoso set- binati lo spirito di emulazione. Ne della
timanalein s. Francesco, ne deduce un'a- vedova duchessa Elisabetta, che 20 anni
nalogia all'accademia e alle sue leggi, e sopravvisse al consorte, restò memoria
ci vede gl'inizi dell' accademia degli as- che seguitasse ad onorare di sua presen-
sorditi; ricordando quegli scrittori che za la virtuosa adunanza, sebbene la sua
fecero menzione dell'accademia degli e- inclinazione alle lettere e la protezione a
ruditi e belli spiriti in detto convento. chi le coltivava possa persuadere della
Ritenuta da lui nata e stabilita 1' acca- di lei costante compiacenza verso l'acca-
demia sottogli auspicii di Federico, viep- demia. Dal 1 5i6 in eui Leone X privò
a
più fiorì in tempo
Guid'Ubal- del figlio de' suoi stati Francesco M. I, per 7 an-
do I, del quale diversi attenuano ch'ebbe ni rimasero bandite l'adunanze accade-
nella sua corte un'accademia e n'esistano miche. Quietate le cose pubbliche, si pre-
gli alti. Il Castiglioni celebrò come la du- sero spedienti per rinvigorirle con leggi
chessa moghe Elisabetta Gonzaga si com- scritte, mentre continuava la società let-
piaceva virtuosamente di quelle genia- teraria a chiamarsi congregazione, non
li spiritose veglie, onde alcuni vi attri- potendosene precisare l'epoca per la per-
buì il principio degli accademici assor- dita del libro delle sessioni. Lazzari, con-
dili. La serenissima donna seppe unire tro Quadrio, che sostiene fondatore
il

al genio la letteratura, al familiare discor- dell'accademia il conte Federico Galli


so i sali più arguti, al tratto gentile l'e- d'Urbino, morto luogotenente di Fran-
a
rudizione più mirabile, perciò celebrata cesco M. II (il conte Paolino Mastai-
dal Bembo testimonio di vista e di udi- Ferretti di Sinigaglia, Notizie dell'acca-
to. Da tutto questo Lazzari ritiene tras- demie, d'Europa, citando il Quadrio, di-

ferita la virtuosa adunanza dal clauslro chiara Federico fiorito verso ili 56o, uno
de'conventuali alla residenza ducale, de- de' primi fondatori e primo presidente
nominata peròcongregazioueesenza par- dell'accademia degli Assorditi d' Urbi-
ticolare impresa. Nell'invasione e depre- no), riconosce in esso il grado di ."pre- 1

dazione della ricca guardaroba e della li- sidente, non però il vanto di fondatore,
breria, fatta da Cesare Borgia, ammutoli- correggendo il Quadrio che con anacro-
rono le muse ei letterari esercizi; finche nismo lo fa contemporaneo del duca Fe-
circa i5 mesi dopo, caduta la potenza di derico. Se esistesse il dello libro polreb-
quel tiranno, si ripresero i consueti eser- besi conoscere il vero tempo in cui la
cizi letterari. Nel i5o8 subentrata nella congregazione prese il nome d'Accade'
signoria delia casa di Monte Feltro quel- mia, è fin da quando gli accademici as-
la della Rovere, nella persona di Fran- sunsero quello di Assorditi, scegliendo
cesco M." I, sebbene questi non ebbe mol- per impresala nave d'Ulisse colle Sirene,
ta erudizione di lettere, per essersi da e il motto Canitis Sardi. Ne spiega il
giovinetto con tutto il fervore applicato significato con dire, che gli accademici,
alla milizia, in che grandemente si di- i quali entrano a solcare il vasto mare
stinse,nondimeno non cessò mai di pro- delle scienze e dell' erudizione, devono
teggere la virtuosa adunanza ma pare ; avvertire di tener ben chiuse le orecchie
con minor efficacia di Guid' Ubaldo 1, alle lusinghe de' vani smoderati piaceri
suo padre d'adozione, edell' avo simile, (come Ulisse ingiunse" a' suoi compagni
anche per non più concorrere alla corte per non udir quelle delle Sirene, e lo
d'Urbino, come pel passatoia tutte par- rilevai nel voi. LXV1I, p. 2 34), e llcl *
URB URB li 1

l'ozio, se con lodevole desiderio anelano morabile non ebbe luogo sino al 1623,
ll'acqiiislo della virtù. Sembra ragio- in cui casualmente s' incontrarono nel

nevole il da Lazzari, che l'adu-


riferito convento di s. Francesco a'4 ottobre, nel
nante o congregazione o accademia pree- giorno di sua festa, diversi dotti, uno de'
sistesse al Galli, perchè egli ne fu fattoi, quali, il can. Antonio Galli, ricordò la

presidente dopolo stabilimento delle nuo- certa tradizione d'ivi essere anticamen-
ve leggi, dalle quali apparisce insorto un te fiorita un'accademia^ e che di non po-
qualche scisma co'letterati forastieri, che ca lode sarebbe il rinnovai la. La propo-
si vollero esclusi; ovvero eransi allonta- sizione essendo stata ben accolla dagli al

nati da Urbino per le calamitose vicen- tri, in cui era lo storico Cimarelli allora
de cui soggiacque anche sotto Francesco priore de' domenicani, si volle eleggere

M." I, e perciò con nuovi regolamenti si un capo perchè la governasse, e ricusan-


trovò necessario di surrogare nuovi ac- dosi il Galli scelto (nella cui casa si ten-
cademici e tutti urbinati. Già eransi pre- nero diverse adunanze), gli fu sostituito
giati di appartenervi l'Ariosto, il Bembo, Vittorio Venturelli, il quale volle in aiu-
il Divisi o Bibbieua, Muzio, Bernardo
il to Giulio Veterani. Non trovandosi le

Cappello, l'Atanagi, l'Aretino, il Bona- antiche leggi, il Veterani ne compose del-


relli, il Guerini, Annibal Caro, il Bruni, le nuove, che a'i i di detto mese nel con-
il Merini, lo Strozzi, Bernardo Tasso e vento di s. Francesco approvate da'con-

suo tìglio Torquato, il quale però mi pa- gregati,quesli acclamarono perpetuo pro-
re doversi, come altri de' nominati, at- tettore dell'accademia s. Francesco d'A-
tribuire a tempo posteriore ;
giacche i sisi. Indi a'4 novembre riunitasi l'acca-

forastieri tornarono ad aggregare, per


si demia nella libreria ducale, riprese l'an-

cui numerosi furono quelli che quindi tica insegua e nome; e dopo altre adu-

accorsero in Urbino, ove trovando no nanze tenute in essa, passarono gli acca-
bile ospizio e donativi, Atene gloriosa ne demici a riunirsi in casa Veterani, e po-
divenne la corte, e sarebbe il suo splen- scia nuovamente nella biblioteca. In se-

dore aumentato, se una forte sollevazio- guito si adunò ancora nella sala del pa-

ne prodotta da nuova gabella imposta lazzo pubblico, nella platea dell'antico


nel i5jiy non avesse interrotto gli eser- teatro, nell'anticamera de' cardinali le-
cizi accademici. Guid'Ubaldo II pare che gati che l'onorarono di loro presenza. Ma
per sospetti o precauzione vietasse 1' a- Veterani vedendo l'incremento progres-
dunanze accademiche, comechè compo- sivo dell'accademia, offrì la sala maggio-
ste da' più. vivaci e spiritosi ingegni della re del suo palazzo, nel 1 63y ornandola
città, giacche proibì pure, sino a nuova acconciamente, coll'impresa accademica
disposizione, la riunione de'eonfiati del- e sotto un' iscrizione monumentale pel
le congregazioni pie laicali, e la pratica ristabilimento di essa. Ivi I' accademia
de'religiosi uflizi ne'loro oratorii. 11 figlio continuò la sua residenza, ma per P e-
a
Francesco M. li, quanto amante degli stinzioue della famiglia di Giulio trovan-
studi, massime filosofici, altrettanto fu docene priva, l'inesauribile amorevolez-
irresoluto e dubbioso nelle cose sue, non za patria diClemente XI, eh' eravi sla-
permettendo la pubblicazione delle vite to ascritto, le assegnò nel 1709 in per-

del gran Federico e di Guid' Ubaldo I petuo due stanze più nobili dell'appar-
scritte dal Baldi. Il permettere però a tamento detto il Magnìfico, per averi»»
questi di recitar nell'accademia a dotta abitato Giuliano de Medici, nel pala/zo
adunanza alla sua presenza 1' Encomio apostolico e con ingresso pertìoolere.Lei
delta Patria, è tuttavia un indizio che il zari racconta le successive adunuuze.l'ac
duca la favorisse. Altro monumento me Gedeone pubbliche e solenni per M
r
VOt« I.XXXVI. 1 >
126 U B D
Ioli avvenimenti patri'», i discorsi e com- secolari e regolari, rispettabili per dot-

ponimenti recitati dagli accademici, so- trina ed erudizione, colla discussione e


pra temi di storia sagra e profana, e di recita di mensili tesi e dissertazioni, si

mitologia.Prima di stabilirsi l'accade- proposero di promuovere lo studio e l'e-


mia nell'ultima residenza, essendo nuo- sercizio delle più necessarie cognizioni e
vamente decaduta, ne fu uno de' primi verità della storia ecclesiastica. Ne fu di-
r
restauratoli il d. Gio. Battista Pucci, e chiarato principe perpetuo l'arcivescovo
simantenne con decoro sino ni 70 1, a' i prò tempore, e si stabilirono 12 modera-
28 febbraio del quale per l' incessanti tori, incaricati a scegliere due accademi-
cure del p. Vernaccia si fondò una Co- ci per destinare 24 tesi d'istoria ecclesia-

lonia Metaurica, aggregata alla celebre stica per le dissertazioni d'ogni mese pel
Accademia d Arcadia di Roma, con as- i.° biennio. Termina Lazzari con ripor-
segnare il proprio nome pastorale arca- tare : il catalogo degli accademici Assor-
dico ai fondatori. Nel 729 ascrisse al suo
1 diti d'Urbino che sottoscrissero le prime
corpo i più ragguardevoli e insigni lette- leggi ;
quello de' restauratori dell'accade-
rati d'Italia, conservando il suo splendo- mia del i623; quello degli aggregati alla
re sinoali75o. Ricaduta da esso per mor- Colonia Metaurica nel 1701 col nome
te d'illustri accademici, nel 1774 alcuni arcadico; e il catalogo copioso degli ac-
coltivatori di poesia istituirono l'adu- cademici illustri per dignità e dottrina,
nanza de' Misti, i quali si unirono a' su- secondo l'ordine de'tempi in cui tra gli
a
perstiti Assordili, onde nel gennaio 1775 Assorditi furono ascritti dopo la 2. re-
a
si potè celebrare con pompa pubblica ac- staurazione nel 1623 e dopo la 3. nel
cademia nelle suddette stanze del Ma- 1729, ed è veramente splendido e ono-
gnifico, con orazione sulle Glorie della rifico.Per le lagrimevoli vicende politi-
città d'Urbino, seguita da altre di vario che, che desolarono anche lo stato pon-
argomento e riferite dal Lazzari. Indi tifìcio nel finir del secolo passalo e ne'

questi passa a ragionare d'altre antiche primi anni del corrente, l'accademia de-
accademie fiorite in Urbino, de'loro sco- gli Assorditi si estinse. Reintegrato l'or-

pi ed emblemi, come quella (Se Pasco- dine pubblico, fu ripristinala verso il

lini, forse contemporanea nell'origine al- 1817, avvivandosi in essa quel sagro fuo-
l'altra degli Assorditi, esistente a'tempi co d'onor nazionale, il quale se talvolta
di Lazzari, la quale avea il suo teatro nel giammai non può
sopisce, estinguersi,
palazzo apostolico, rappresentandovi tra- massime in una nobile cititi di svegliati
gedie e commedie d'autori urbinati, con ingegni, di vivace fautasia, contribuen-
intermezzi di balli, presiedendo alla scel- dovi il clima ordinariamente temperato

ta di compagnie comiche e di musica pel e sempre salubre, per attestato eziandio


pubblico teatro nella stagione dicarne- del Cimarelli che per 14 anni v' insegnò
vale.L'accademia dell'umane lettere det- teologia scolastica. Dice un egregio scrit-
ta de' Nascenti, nata col collegio degli tore. « E' sia stato o privilegio di cielo, o
scolopi nel 1699, con suo principe e so- felice natura de' tempi, o benefico im-
prannomi agli accademici, egualmente pulso di que'magnanimi principi, che con
mentre scriveva Lazzari
esistente quali ; i incredibile amore vi promossero e gio-
talvolta unironsi agli Assorditi per far varono ogni più utile disciplina, certo è
plauso colle loro composizioni al merito che Urbino in questo fu di tanto privile-
d'alcun illustre personaggio. Net 1789 giata, da non temere con le altre città
sotto gli tu spici i di Pio VI e dell'arcive- italiche il paragone". Arduo per me è
scovo Berioli, fu istituita 1' Accademia quindi il celebrare le glorie di que' fa-

Ecclesiastica, i cui ascritti ecclesiastici mosi che levarono a sì alto onore la no-
URD li a iì 22'

lidissima Urbino e la fecero tra l'italiche vare che non solo Bramante sia durar-

tutte ragguardevolissima con sempiterna tino, ma ancora della famiglia Severuc-


rinomanza, co'boati e pacifici studi delle ci ; così di nuovo contro l'anonimo so
lettere e delle arti, coli' ardue e formi- si enitore, il Lazzari volle smentirne le

dabili imprese della guerra, e colla sali- pretensioni, con riprodurre l'albero della
tila della vita. Poche città della peniso- famiglia Bramanti di Fermignano origi
la ponilo quanto Urbino ricordare virtù nata da Pascuceio di Antonio della villa

di principi munifici e grandi, sapienza di Monte Asdruvaldo del i43o, colla giù
di uomini per lettere cospicui, valore di stificazione dell'albero slesso, e le con-
artefici nella loro professione sommi e di- futazioni alla vita dell'a rchi lei lobi antan
vini, ecclesiastici secolari e regolari vir- te, scritta nel 17 12 dall'anonimo tuba
tuosi e dotti elevati alle più grandi di- niese, in forma di annotazioni. Pure del
gnità. Nel t. 26 dell' Antichità picene si Lazzari hanno stampate nel 1800 in
si

contengono moltissime notizie sugl'illu- Urbino, Memorie di alcuni più celebri


striui binati. A p. 3 vi è il Discorso
1 1 pittori d'Urbino. Dell'encomiato p. Car
storico accademico degli uomini illustri lo Grossi celebre gesuita, che modesta -
d'I rb ino del d* d. Andrea arcipr. Laz- meute nascose il suo uoute, abbiamo i)
zari urbinate, con eruditissime noie, av- Commentario degli uomini illustri di
vertendosi che ne' t. 5, io, 1 1, 1 2, i3, Urbino } ivi per Vincenzo Guerrini stam-
i4 ec. delle stesse Antidata, vi sono va patole camerale 8 9. Ne fece il compen
1 i

rie memorie anche del medesi-


di altri, dio il Giornale Arcadico, t. 6, p. 249 e
mo. A p. 1 3y si riporta il Dizionario 36 1, rilevando però co'suoi distinti pie
storico degli uomini illustri d' Urbino. E gì, troppe lodi, laonde crede l'autore del
dal Colucci raccolti precipuamente dalle ristretto, che meglio sarebbero conveuu
'memorie a lui inviate dal Ha zzar i, no- li al libro i titoli, o di Encomio della
tando di non avervi compreso in questa Patria, come fece il Baldi, ovvero Elo
serie i professori illustri delle belle arti, gi degli uomini illustri di Urbino. Non
e gl'illustri meccanici o artefici, de'quali dimeno come il più recente e forse più
avendo Urbino abbondato tem- in ogni completo, io stimo preferirlo al Lazzari,
po, stimò lodevole produrli altrove con anco per esser in parte più breve, e sic
separata collezione. Inoltre nel t. 26 so- come dovrò limitarmi a restringere il
no le Memorie del conte Paeiotti iV Ur- contenuto in minime proporzioni, certa
lino, di cui quale conte di Monte Fal- mente eviterò tale difetto, se realmente
lii \u quel paragrafo ne parlai le Memo- ; esiste,secondo il censore anonimo del
rie di h\ dorico Commandi no cV Urbino; T Arcadico. Di questa mia risoluzione
e \e Memorie di Raffaello Fablrctti.Nd ho motivo di compiacermi, per aver let-
t. 3i venne pubblicalo il Dizionario sto- to nella dispensa de'3i maggio i85G,
rico degV illustri professori delle Ielle della sullodala Enciclopedia contempo
arti, e de' valenti meccanici d' Urbino di ranca di iVZ«o l'auuunzio del conlePoiu-
}

d. Andrea arciprete Lazzari. Nell'arti- peo Gherardi editore, che in Urbino s'in-
colo Bramante Asdruvaldiuo il Lazzari traprendeva la 2. 'edizione del bellissimo
ricorda la prolissa disamina sulla di lui Commentario, con qualche aggiunta op
patria, di cui feci cenno nel § Fermigua- porluna- In tale annunzio si encomia l'o-

ìk> } perchè Q questo patte l'attribuì. Ma pera per esservi congiunto alla chiara e
siccome nel t.'>/j delle A litichila picene, veridica esposizione de' fatti, il bel fiore
riportandosi la Cronaca di Castel delle di nostra lingua, e quella onesta brevità
Ripe e di Durante, ora / 'rhania, per cui ehe riesce piacevole. » Qui principi ge-

in tale articolo ne ragionai, si vuole pro- nerosi e sapienti, qui condottieri ujuguu
228 U E B URB
nimi e forti, qui spettabili ministri del bino ; l'altro sotto quelle di Guid'Ubal-
a
tempio e della reggia ;
qui profondi sevi- do II e Francesco M. li. Fermato il suo
ziati, letterati solenni e artisti immorta- domicilio in Urbino, vi sostenne quegli
li; qui monumenti di quella grandezza onorevoli carichi propri del senno e va-
che trionfa de' secoli, e ricorda alle ge- lore de' primari cittadini, come feconda
nerazioni che si succedono l'ingegno e il d'uomini celebratissimi in arme e in to-
valore degli avi, perchè nipoti vi si mo-i ga, rifulgendo tra tutti il magnanimo Pa-
dellino". Ora aggiungo sulle prove di pa Clemente XI (che il Desportes prete-
stampabile poi nella slessa Enciclopedia, se nato in Pesaro, della quale però era la

t. 6, p. 142, si dice effettuala la pubblica- madre sua, mentre esiste ancora in Ur-
zione del Commentario, con tenendo l'ul- bino la camera ove vide la luce, deco-
timo fascicolo 1' appendice delle Recenti rata di questa iscrizione : Clemens XI
notabilità, lavoro originale dell'edilore, Pont. Max. hoc in cubiculo natus est die
non che una Breve guida artistica di 2.3 fui.i63g), pel quale l'eccelsa casa
Urbino _,divisa per classi di belle arti, con pose stanzain Roma, col proprio Palaz-

richiami di cronologia e di altre indicazio- zo Albani e Villa Albani (V.), questa


ni necessarie. Adunque nel riferire i nomi vero stupendo e ricco museo, quello ri-

degli illustri contenuti nel Commenta^ nomalo per racchiudere la celebre Bi-
/7o,seguiròla disposizione storica piaciuta blioteca Albani(F.)> e gli amplissimi car-
all'egregio autore; ma om metterò la se- dinali che celebrai in tanti luoghi, Anni-
rie de' couti e de' duchi d' Urbino, per bale, Alessandro, Gio. Fraucesco e Giu-
doverne ragionare ne'cenni storici d'Ur- seppe, quali due ultimi però nati in Ro-
i

binoesuostato; e quanto ancora riguar- ma. Gli Albani quindi in Roma, Urbi-
da la famiglia Albani) principi di Soria- no e altrove imitarono grandi esempi i

no, per averne già parlato in quegli ar- de' Gonzaga, de' Medici e degli Esten-
ticoli, e negli altri in essi citati e ne'molti si, massime nella protezione de' buoni

relativi. Certamente che mancala ad Ur- studi.


bino la celebre e antica prosapia de'du- Cominciando dagli uomini illustri nel-

chi di Monte Feltro e della Rovere, si- le scienze /uì quelle sagre fiorirono: Bar-
gnori e padri de' popoli di cui vado di- tolomeo Carusi romitano di s. Agostino,
scorrendo, parve che la provvidenza vo- dotto professore nell' università di Bolo-
lesse in questa città medesima da una fa- gna e Parigi, che dedicando a Clemente
miglia urbinate far sorgere personaggi VI il suo Mclleloquium s. Augustini, gli

chiarissimi per senno e autorità, che quel- meritò il patrio vescovato, e l'invito di fa-

le due adequassero nella generosa pro- re lo stesso lavoro sull' opere di s. Am-
tezione e nell' alletto veramente paterno brogio, e compito che ebbe l' intitolò 1'

verso di Urbino. La famiglia Albani in allo stesso Papa. Cardinal Fraucesco U-


Michele Lazj rifugiatasi in Italia faW Al- guccione o Aguzzoni Brandi profondo
bania, donde trae il nome e l'orìgine, giurecousultOj benemerito nunzio aposto-
altri facendola discendere da' re di Por- lico d'Urbano V contro lo scisma d'Avi-
togallo e un ramostabilito anche in Ber- gnone. Gaspare Viviani vicario apostoli-
gamo, quando Maometto II invase quel- co di Candiae vescovo di Setia nella stes-

la regione e ne scacciò i legittimi domi- sa isola, da dove Gregorio XIII lo chia-

natori, ebbe fin da' secoli XV e XVI i mò per stabilire le regole del collegio gre-
prodi guerrieri Giorgio e Altobello, che co che avea fondato in Roma, e ne curò
militarono l'uno sotto l' insegne di Ro- la sistemazione con prospero successo, in-
berto Malatesta signore di Rimini, e di di preposto alla stamperia di lingue o-
Federico e Guid'Ubaldo I duchi d' Ur- rieutali e trasferito alla sede d'Auagni.
URB U R B 229
Cesate Becilli già medico ilei cardinal Ba- bieskipomposamente nella sua cappella
ronio, entrò nella sua congregazione del- di Monte Frascone, e ne battezzò poi in

l'oratorio ,
concordanza de*
scrisse sulla Roma il real primogenito. Giacomo Mi-
Vangeli, e gli atti di Papa
s. Caio che de- calori canonico della metropolitana e pro-
dicò a Urbano Vili, continuò con un to- fessore dell'università, scenziato scrittore,
mo gli Annali ecclesiastici y preparò e a- sostenne con onore una contesa lettera-
gevolò la via a quelli di Rinaldi. B.alFaele ria col Puleano. Altri illustri nella filo,

Beni filippino, autore d'opere di legge, di sofia. Alessandro Giorgi valente matema-
fisiologia e teologia. Gio. Mario Alessan- tico. Gio. Battista Teofili eccellente nel-
dri vescovo d'Oppido, poi di Mileto, indi le matematiche e nella medicina. Felice
dis. Marco, dolto in ambo le leggi e scrit- Paciotli, fratello del celebre Francesco,
tore. Raffaele Aquilini, dedicò a s. Pio V per Emanuele Filiberto duca di Savoia
un libro polemico contro gli ebrei. Gui- restaurò lo studio di Mondovì, scrisse

d'Ubaldo Vincenzi, presidente dell' uni- mollo sulle matematiche. Vincenzo Vin-
versità di Pavia e confessore di s. Carlo cenzi si segnalò in dette facoltà, e si dice
Borromeo. Lodovico Vincenzi. Pier Be- inventore dell'archibugio a vento e della
u edettoGiovannini cappuccino. PietroTo- fontana portatile. Illustri nella medicina.
relli. Prospero Urbani conventuale scrit- Furono professori dell'università di Pa-
tore di dogmatica e di politica. Carlo Sil- dova, Girolamo da Urbino, e Severuccio
vestro Palma vescovo di Fossombrone. Corboli,il quale lasciò un dottissimo trat-
Girolamo Staccoli vescovo della patria. talo di materia medica , ambedue chia-
Anlaldo Antaldi vescovo di Siuigaglia. mati a quel magistero per la perizia del-
Ignazio R.analdiarcNescovo patrio. Nelle la scienza e la celebrità del nome. Ago-
scienze profane, principiando dallato- stino Santucci medico, insegnò filosofia
sofia. Federico Coinmandino profondis- nell'università diPerugia. Alessandro Ve-
simo matematico e nel secolo XVI re- terani nel secolo XV
medico riputas-
fu
stauratore delle matematiche, anche pe- simo iti Francia. Sebastiano Veterani
rito in altre scienze, come nella medicina, l'ebbe a medico Paolo II. Girolamo Bar-
di tenace memoria nella quale riteneva tolini coltivò tutta quanta la filosofia e la

le cose imparate, autore di dottissime o- medicina. Gio. Matteo Virgilj fratello del
pere edile e inedite, maestro di France- celebre Polidoro, d' acuto ingegno, pro-
1
sco RI. Torquato Tasso e di Ber-
II, di medicina nelle università di Pa-
fessore di
nardino Baldi ec. Federico Bonaventura dova e di Ferrara. Jacopo Battiferri e
di vigoroso ingegno, profondo nelle scien- Matteo suo figlio distinti medici; e que-
ze naturali e di pubblica economia , in st'ultimo professore pubblico in Ferrara
cui pubblicò e lasciò parecchie opere; ri- dottissimo, fu padre d'Antonio, da cui
corderò quelle sui Venti, del Parto d'S nacque la celebratissima rimatrice Lau-
mesi, sulla Ragion di stato,s\i\\aPraden- ra Battiferri, onore del sesso, della pa-
za politica: fu ambasciatore a vari prin- tria e delle lettere italiane. Pier Matteo
cipi ed a Gregorio XIII. Tra'suoi discen- Pini, prediletto discepolo dell' altissimo
denti si segnalarono, Pietro per virtù e ingegno d'Eustachio (di Sanseverino me-
dottrina che gli meritarono la mitra di dico di Guid'Ubaldo II co'gradi di gen-
Cesena; e d'altro ramo i suinraentovati tiluomoearchiatro, ma poi il fratello car-
fratelli Alessandro e Sebastiano Pompi- dinale Feltrio della Rovere lo volle suo
lio,il i ."arcivescovo di Nazianzo ed elemo- medico mentre dimorava in Roma) , il
siniere pontificio, il 2.° vescovo di Gub- quale gli commise di pubblicare alcuna
bio, indi di Monte Fiascoue e Corneto, delle proprie opere, e di delineare le la
a
sposò Giacomo III a M. Clementina So- moie tavole anatomiche, oltre la forma-
23o URB li R B
zioue di altre 46 bellissime di tutte le par- se V uffizio di segretario di stalo. Il le-
li del corpo umano: restate presso il Pi- gnante Pontefice, per la singolare stima
dì,per impotenza di pubblicarle, dipoi si verso di lui, nel tempo riferito nell' in-

ritrovarono in Urbino presso un discen- dicato articolo, lo ritenne per pro-segre-


Jente,eCIementeXI le fece pubblicai e per tario di stato, lo promosse quindi a sosti-
r
mg. Lancisi. Illustri nella giurispruden- tuto della segreteria di stato per la sezio-
za. In Urbino in ogni secolo si studiarono ne 1.", ed a segretario della cifra, affidan-
alacremente si le leggi civili che le cano- dogli eziandio gravi commissioni. Biagio
niche, e copiosissimo fu il numero de'giu- Micalori, fratello di Giacomo, come lui

reconsulti eccellenti, onde molti urbinati coltivò con lode la poesia: distinto giu-
vennero scelti in podestà e governatori di risperito, fu uditore del granduca di To-
provincie, luogotenenti e consiglieri di scana, e lasciò gli eruditi trattati, De Fra*
principi, uditori delle Rote di Genova,Fi- tribiiSy de Positionibus, de Caeco, Sar-
renze, Bologna, Ferrara, Lucca, ed altri do et Muto, pubblicati colle stampe. L'al-
ambasciatori in negoziazioni difficili a'po- tro fratello Curzio , se la morte non gli

lentati d'Europa. Aurelio Corboli uscì troncava la vita nel fior degli anni, forse
da una famiglia aulica e cospicua per no- l'avrebbe superato nella scienza legale, e
biltà/in cui fiorirono assai uomini per pru- fu compianto col poema Curtius, dal du-
denza e per sapere ragguardevoli, qua- i ranlino Macci. Buoni giureconsulti furo-
li col loro consiglio giovarono la patria no Bartolomeo da Urbinodel secolo XV,
e servirono al principe con lode di som- professore di Padova; Vincenzo Fusche
ma integrità e accortezza. Fin dal secolo ri vescovo di Monte Fiascone e nunzio in

XIV v'ebbe Giovanni peritissimo nelle Ispagna; Pietro Cartolari vescovo di Mon-
leggi e per destrezza negli affari politici, te Feltro, anche poeta, caro a' Papi ed a
a
perciò carissimo a Guid'Antonio Feltrio. Francesco M. II come suo intimo consi-
Il figlio Gio. Paolo, per la sua rinoman- gliere; Orazio Avicenna pare scrittore ,

za fu chiamato a interpretare le leggi nel- delle combattute Memorie di Cingoli^


r università di Bologna e ne fu rettore. Pietro Benedetti stampò un'opera sulla
La gloria d'ambedue nel seguente seco- Dignità delle leggij Federico Giunchi,
lo venne sorpassata dal detto Aurelio ni- scelto con Federico Pucci a formare lo
pote,celebre per acutezza d'ingegnò e pro- statuto patrio pubblicato in Pesaro e de-
fondità di dottrina, probità di vita e san- dicato a Guid'ÌJbaldo II (Sia tuta Civi-
tità dicostumi; abbate di s. Gaudenzio tatisUrbini ,Pisauri 1 55$); Antonio Cor-
di Rimini, morì in patria nel 5g8, dopo 1 nei, fratello di Tito il grecista, compose
a
aver dedicata a Francesco M. 11 l'opera un libro sul Giuramento promissorio^
sull' Enfiteusi , monumento perenne del Gio. Battista Viviani stampò Ratìonales
suoindefesso studio nella giurisprudenza, juris pontificii, e il fratello Mario le I/i-

ristampata più volte come uno de' più: stituzioni civili j Gio. Francesco M." de
belli ecompleti trattati in siffatta mate- Pretis, autore dell' applaudito Repelilio
ria. Noterò che illustre prelato di tal fa- in capitulo Filius de Tcslamenlisj del-
miglia, epochi anni addietro defunto im- la stessa, famiglia fu il cardinal Gio. Bat-
1
maturamente, fu mg. Giovanni Corboli tista Bussi de Pretis. Giureconsulto e-
Bussi, amato da Gregorio XVI siccome loquente fu Gio. Carlo Riviera, promoto-
dotalo di felice ingegno, dottrina e inte- re nella laurea che prese in questa uni-
merati costumi, lo fece canonico Vatica- versità Gio. Francesco Albani, poi Cle-
no , e segretario della s. congregazione mente XI; di tale prosapia fiorì il cardi-
concistoriale e del sagro collegio, e perciò nal Domenico Riviera, di cui il p. Gros-
nella sede vacati te per morte del Papa fu n« si scrisse la biografia tra gì' illustri nel
U RB tiR B 23.
le belle lettere, ed io nel suo articolo. Ber- se l' iscrizioni di Roma antica, e di esse
nardino Baldi, qui lo pose il Grossi col- fu peritissimo compositore, sulla colon-
locandolo tra que'che illustrarono le scien- na Traiana, sul lago di Fucino. Il senato
ze e que'che coltivarono le lettere, aven- romano l'ascrisse al patriziato colla sua

do egli diritto d'appartenere pressoché a famigliatine quello che avendo illustra-

tutte le severe discipline e alte lettere a- to Roma colle virtù e l'ingegno, già per se
nieue. Incomparabile ingegno, di cui già stesso era romano. La morte lo colse men-
feci parola, non fu pago di coltivare una tre era occupato in immenso lavoro sul-
scienza sola, quasi tutte volle abbracciar- la Campagna romaua. Ne scrisse in lati-
le, e con universale dottrina trattare d'o- no egregiamente la vita il cardinal Rivie-
gni cosa,riuscendo eccellente in tutte quel- ra. Trasportò in Urbino l' iscrizioni e i

le facoltà nobilissime da lui coltivate. In monumenti da lui trovati o acquistati, i

erudizione fu paragonato a Vairone , e quali cou altri ivi raccolti, furono colloca-
tanto scrisse quanto appena crederebbe- ti come in nobile museo nelle logge del
si che si potesse leggere da alcuno. Il ca- palazzo apostolico, per la ricordata splen-
talogo di sue opere ascendono al numero didezza del cardinal Stoppani, a pubbli-
di 90 e ponno formare una biblioteca, co decoro; insieme a quelli dal cardinale
monumento di gloria imperitura. Buon fatti cercare ne'paesi con vicini, e posti iu
poeta, scrisse di storia, di matematica, di bell'ordine, con maestria elegante e ma-
geografìa, di canonica, di teologia, d' in- gnificenza d'ornato. Più di 600 sono l'i-

terpretazione biblica, d'antiquaria, d'ar- scrizioni greche e latine, gentilesche e cri-


chitettura; poiché la uatura lo privilegiò stiane, molte le are votive, i bassirilievi,

d'un ingegno versatile, che sembrò nato l' limette sepolcrali, i busti e le teste an-
per quanto trattava. Fu poliglotta e il- tiche. Appresso a questi sono le 72 tavo-
lustrò molti antichi greci e latini, ebraici le e gli altri marmi scolpiti, de'quali ten-

e caldei; seppe anco l'etrusco, l'arabo, il ni proposito ragionando del palazzo apo
persiano, loschiavone, il tedesco, l'unga- Trovo nel Ranghiasci, che si ha
stolico.

io, lo spagnuolo, il francese, il provenza- diRaphael Fabrettus, Inscriptionwn an-


le e il siciliano antichi. Per amore allo tiquarum, quae in aedibus paterni* as-
studio, non sentiva il peso della fatica, servanlur explicatìo t et additanumluniy
poco dormendo senza discapito della sa- Romaei699 con figure. Avverte Io stes-

lute (in lutto questo solo permette il be- so p. ab. Ranghiascijche gli eredi di mg.'
nefico Dio che lo somigli,con manifesto Fabretti douarono alla città d' Urbino
privilegio),oude formò le meraviglie d'un questa bella raccolta, che il cardinal Stop-
ultramontano che studiava i.j ore per pani fece collocare nel palazzo pubblico,
giorno. Alla portentosa vastità d'ingegno così eternando le glorie del Fabretti, uuo
e di dottrina accoppiò purissimi costumi, de'più bei genii del suo secolo, e le memo-
disinteresse, lealtà, amor patrio, religio- rie che contengono (il cardinale avendo
ne, per cui potè dirsi veramente sapien- acquistato in Roma il Palazzo Stoppani ,

te. Illustri nelle beile lettere. RaffaelloFa- forse perché dicesi eretto co' disegni di
Lretti fu sommo nell'antiquaria, e in Ro- Rallaello, vi collocò i frammenti do' Fa
ma soprintendente agli "scavi delle cata- sii di V. Fiacco, come mirrai in tale ar-
combe, canonico Vaticano, segretario de' ticolo, il che mostra l'amore del porpo
memoriali e prefetto dell'archivio aposto rato per l'antichità e le belle arti). Au-

lieo. Investigò ogni monumento di Roma tenore di età .«1 baldi e al Fabretti fu
antica, del Lazio e di diversi popoli cir- Polidoro Virgilj da Urbino, ed il p. Gros-
costanti con dotte peregrinazioni. Scrisse si lo riportò dopo que'due grandi urbi

principalmente sugli acquedotti e raccol- nati, ritenendolo inferiore al sommo lo


23* URB U R B
ro sapere. Fiorito ne' secoli XV e XVI, ducale dell'accennate epoche; Paolo An-
con incessante studio coltivò il suo eleva- tonio Ambrosi professore d'eloquenza in
to ingegno, e scrisse De Ppoverbiis % De Bologna; Bartolomeo Fazj, e Silvestro
Invento ribus rerum (il quale libro brut- Girelli scrittori. Grecisti. Nella famiglia

tato cle'loro errori da'seguaci della pre- Galeota per più di ioo anni fiorirono
lesa riforma, venne proibito, se non fos- professori di lettere greche e latine, come
se alla sua genuina lezione restituito). A- Girolamo, Agostino, Francesco, Nicolò,
lessandro VI l'inviò in Inghilterra suc- e singolarmente il nato da questi Anto-
collettore apostolico del cardinal Castel- nio che insegnò con bella riputazione in
lense, ed il re Enrico VII gli commise di più primarie città e in patria, e lasciò scrit-

scrivere la Storia del regno, di cui pro- ti pregevoli. Della famiglia Cornei, An-
priamente mancava che pubblicò nel , drea meritò l'amicizia di Pico della Mi-
i534 e dedicò a Enrico Vili. Dalle ca- randola, e Tito non fu fortunato nell' al-
lunnie lo difese il p. Grossi; le sue ossa lievo Federico Ubaldo ultimo Roveresco.
riposano nella metropolitana. Il dotto Livio Guidalotti,di famiglia che produs-
Gentile Becci ha la gloria d'essere stato se altri illustri. Silvestro Girelli, Gio. Fran-
precettore di Lorenzo I il Magnifico det- cesco Passio nei, Gio. Antonio Turaneo.
to il Padre delle Lettere e delle Muse, Poesia. T va' pi'uin italiani rimatori è Lo*
perchè fra'Medici primeggiò nella cultu- do vico Vernaccia, che contrastò la gloria
ra e protezione di esse, non che del suo a quelli che dierono origine alla volgar
figlioPietro, fratello di Leone X, e di Giu- poesia, secondo alcuni inventore del so-
liano germano di essi, vescovo beneme- netto; come
tra'primari poeti urbinati è
rito d'Arezzo e più volte ambasciatole tenuto Agostino Staccoli, di ragguarde-
de'fiorentini pel suo politico accorgimen- vole famiglia da cui uscirono illustri pre-
to. Pier Girolamo Vernaccia delie scuole Iati,valenti coltivatori di lettere, uomini
pie, del cui preposito generale e concilla- d'armi e di toga. Agostino fu pure nel
diuo Camillo Scasellati imitò la dottri- 1483 ambasciatore di Guid'Ubaldo I a
na e le virtù, professore dell'università Roma, ove il padre Serafino avvocato
e superiore del collegio de' nobili bene- concistoriale era stato avvocato di Qui-
merito. Con applicazione costante e som- d'Antonio Feltrio, ed Innocenzo Vili lo
ma industria raccolse le notizie per la nominò suo segretario e abbreviatore: il

patria storia, e in particolare di que'cele- codice di sue poesie il p. Vernaccia Io donò


bri ivi nati che ne aumentarono la rino- a Clemente XI. Innanzi di lui era fiorito
manza, cioè per la storia delle lettere e Angelo Galli di singoiar ingegno, erudi-
dell'arti d'Urbino, ove fomentò l'ardore zione e sapienza ci vile, ambasciatore a più
pe'buoni studi. Altri illustri nella lette- principi. Antonio Galli superò il prece-
ratura furono: il già lodato VittorioVen- dente zio nella celebrità, peritissimo nel-
turelli, scrittore in più argomenti; Mar- l'eloquenza e nella filosofia, accorto am-
c' Antonio Virgilj Battiferri virtuoso ar- basciatore,degno educatore di Francesco
cidiacono della metropolitana, di grande M.* II, compose drammatiche pastorali
ingegno, poeta e illustratore de'patrii fa- prima che Tasso scrivesse VAminta.Tca-
sti;Pierantonio Paltroni ambasciatore sfuse l'amore della poesia ne'figli Fede-
del duca Federico, ed in eloquenza fiorì rico di bei talenti, e Vittoria ch'ebbe ve-
di sua famiglia un Federico; Pierantonio na focile di verseggiare e coltivò le lette-

Peroli segretario di Federico e di Gui- re. Marco Montano insigne letterato del
d'Ubaldo I; come lo fu Urbano Urbani secolo XVI, segretario di s. Carlo Borro-
compendiatole della storia de'sigoori di meo, eccellente poeta di sua età, e ben-
Urbino; Federico Veterani bibliotecarip ché laico si esercitò nell' eloquenza del
URB URB 233
pulpito,venendo stampati suoi sermoni, i Roma studiato sulle opere di Raffaello e
acceso com'era dell'altrui salvezza. Cor- per alcun tempo tenuto per guida, cre-
nelio Lanci nel declinar del secolo XVI si dette scostarsene forse piU per idea di
studiò d'arricchire il teatro con lodate novità, che per intima persuasione; im-
commedie. Laura Battiferri poetessa in- perocché osserva marchese Ric-
il eh.
signe, di cui già dissi alcune parole, mo- ci, che niuno mai valente quan-
riuscì sì

seconde nozze di Bartolomeo Ani-


glie in to coloro che a Raffaello si tennero sem-
manuali celebre scultore e valente archi- pre strettamente, avendosi in esso il pro-
tetto fiorentino, fu erudita in ogni ragio- totipo del bello. Volle esso pertanto pren-
ne di lettere, seppe di filosofia , ma più dere a imitare la maniera di Coreggio, e

d'ogni facoltà amò e coltivò la soave arte \i riuscì in particolar modo nella dolcez-
de' versi che veramente santificò, richia- za dell'aria delle femmine e de'fanciulli,
mandola alla sua celeste origine; poiché Dell'accordare i colori e nella naturale au-
per lo più cantar gli piacque i medesi- giustalezza delle pieghe, dove forse anche
mi argomenti cantati sul Giordano da' lo superò. Ma trattandosi che Coreggio
veggenti d'Israele. Voltò in rima italia- fu uno di que'pittori ch'ebbe dalla natu-
na i lamenti di Geremia,! salmi peniten- ra prerogative sì singolari, difficilmente
ziali in vari metri, l'innodel ringraziamen- sipotevano queste attendere da altri per
to e della gloria; ed ogni sua poesia spar- quanto si fosse indefesso lo studio, che
se di dolci concetti, di soavità, d'affetto e s'adoprasse per acquistarle; così Federi-
di vivissima pietà che 1* informava nelle co non potè mai raggiungerlo, né pel lar-
rare sue virtù, e col marito donò il pro- go del suo disegno, né pel chiaroscuro, né
prio al collegio de'gesuiti di Firenze. Nel per la verità delle sue tinte. Con tutto-
secolo XV già Battista di Monte Feltro, ciò però la sua nuova maniera iutrapre-
educata e vissuta in Urbino, leggeva in sa piacque assai, e gran nu mero di disce-
pubblico filosofia, improvvisava Ialine o- poli egli riunì tanto nel ducato d'Urbino,
razioni, e temprava la lira ad itali suoni. quanto nella Marca d'Ancona. Nel colo-
Poetesse insigni urbinate furono poi Eli- rito, dice col Lanzi il Grossi, fu il Baroc-
sabetta Cini, Isabella Genga, Minerva ci de'primi a ristorare il buono stile che
Bartoli. Altri coltivatori della poesia so- dalla scuola romana erasi alquanto per
no stati : Domenico da Urbino amico e le pubbliche sciagure sviato, e ceduto a-
imitatore dello stile del Burchiello, Pier vea il luogo al pessimo de'vizi, l'amma-

Paolo Fiori, Francesco Girondani, Ful- nierato. L'invidia di finti amici maligna-
vio e Nicola Genga, Federico Lanti, e più mente l'avvelenò in Roma, onde restò
d'ogni altro Federico Picciuoli scrisse ri- sempre infermiccio. Avendo coll'aria na-
me d'ogni metro; non che Lodovico An- tiva riacquistato vigore,benchè per lo spa-
taldi, Antonio Adriani, Gio. Battista Fa- zio di 5o anni non potè lavorare che
zio, Clemente e Vincenzo Bartoli, Fran- un'ora la mattina e un'altra nel pome-
a
cesco M.
e Pietro Carlo Bianchini, Au- riggio, la sua franchezza e assiduità com-
relio ePompilio Corboli , Gio. Ballista pensò brevità del tempo, per cui pro-
la

Ceci, Lodovico Staccoli , Antonio Galli dusse gran numero di quadri così ben

Gallo, Gio. Benedetto Fabretti fratello concepiti e lavorati, che fu e sarà sempre
del celebre antiquario, Virgilio Ricci no- cagione d'altissima meraviglia. Oltre le
li, Gio. Leoni Sempronj in varie specie moltissime sue opere che sono in Urbi-
di poesia, Stefano Fabretti gesuita. Belle no, te ne ammirano in Pesaro, Sinigagli.i,
urti. Di Raffaello Sanzio, qui bastili no- Fermo, Perugia, Ravenna, Roma, Geno-
me ili quel divo ingegno, come di già ce- va ec. La ss. Annunziata che dipinse per
lebrato. Federico Barocci dopu aver in l'aliare della cappella, clic Francesco M,"
1 ,

234 uri; U B B
Il edificò nel santuario di Loreto verso il binalo, dell'Italia e di tutti i cultori delle
i 585, la reputò sopra tutte quante l'opere belle arti in qualunque città del mondo
ch'egli formò.Fuarchiteltodella cappella fioriscono, scrisse pure e stampò in Urbi-
Lattanzio Ventura, e dipinse a freschi la no nel 1822 pel Guerrini: Elogio storico
volta Federico Zuccari. Il suo capolavo- di Giovanni Santi pittore e poeta pa- ,

ro vuoisi dal Canterini , s. Michelina e- dre del gran Raffaello d'Urbino. Se ne


statica sul monte Calvario. Sarà sempre legge l'estratto di F. De Romanis nel 1. 1 1

tenuto in grandissima, onoranza per di- p. 29 dell' Effemeridi letterarie di Ro-


ligenza di disegno, per arte nella prospet- ma del 1823, di cui riprodurrò qualche
tiva, pe' volti parlanti e perla consonan- brano, oltre il riferito con altri a Colbor-

za de'Mtoi colori. Altro pregio di Baroc- doloj giammai parlandosi abbastanza di


ci è quello d'aver consagrato il pennello un Ralìaello, e perciò non meno interes-
alla religione, talché parve proprio fatto santi riescono le diverse principali me-
per quella , destando i suoi dipinti dol- morie del di lui felicissimo padre. Col-
cissimo sentimento religioso. Si dilettò bordolo, già piccolo e forte ora sfasciato
di poesia, che fu sempre cara a' pittori, castello nel contado d' Urbino, ebbe nel

per la somiglianza che Irti loro hanno le secolo XIV ima famiglia di cortissimo
due onde dissero bene gli antichi:
arti, patrimonio piuttosto di coltivatori di
essere la pittura una mula poesia, e la terra, il che si conosca è
cui i.° agnato
poesia una parlante pittura. Invitato nel- Sante nel principio di quel secolo, il qua-
le corti da vari principi, preferì il tran- le verso ili 34o ebbe a figlio Pietro, chia-
quillo patrio soggiorno, all'altro invidia- mato Pietro di Sante. Ebbe questi due
to e incerto. Infermo di corpo, ebbe vivo figli, uno de' quali fu dal paterno dimi-

l'ingegno e pronto ranimo,morendo d'84 nutivo detto Pieruzzolo di Sante, e nel


anni nel 1612. Altri illustri nella pittura. i4^o da Colbordolo si recò in Urbino a
Dopo i due gran lumi della pittura e fare il pizzicagnolo. Uno de'suoi figli eb-
splendori della patria, Raffaello e Baroc- be il nome del bisavo Sante , che mari-
ci, e il i.° di gran lunga più eccellente talo a Elisabetta di Lomo, die al mondo
dell'altro, non pochi urbinati seguendo la Giovanni Santi, cioè di Sante,
tra gli altri

maniera dell'uno o dell'altro salirono a il quale dalla moglie Magia Ciarla eb-
qualche fama. Nella famiglia di Piaffael- be 4 figli. Uno di essi, nato a'28 marzo
lo prima di lui fiorirono già valentuomi- i483,fuil meraviglioso Raffaello. Aitre
ni e 5 pittori; Giovanni padre del gran genealogie il critico p. Pungileoni riget-
Sanzio fu pittore di buon ingegno e atto ta. S'ignora in quale anno Giovanni na-
a indirizzare i figli per la buona via; lo- scesse in Colbordolo, bensì si conosce che
data e tenuta in grandissimo pregio è la morta Magia nel 1 49 5
sposò Bernardina
sua tavola che si conserva nella chiesa di di Piero di Parte orefice, ed egli fu tu-
s. Francesco, esprimente in alto il Padre mulato in Urbino ili. "agosto i494- Ap-
Eterno e in mezzo la B. Vergine in tro- plicatosi alla pittura per genio, mosse l'a-
no col divin Figlio, avente a'iati il s. Pre- vo Pieruzzolo a cambiar la stazione di
cursore e s. Francesco s. Sebastiano e , Colbordolo con Urbino. Quivi lavora-
forse s. Bonaventura.Pare che in Urbino vano pittori e altri artisti, e le sue pitture
sia stato maestro a Giovanni fr. Bartolo- mostrano che tolse ad esemplari le sto-

meo Coradin'1 domenicano detto fr. Car- rie di s. Gìo. Battista eseguite da' cele-
nevale, buon maestro e le cui opere stu- brati fratelliJacopo e Lorenzo da San-
diò Raffaello, e prima di lui Bramante, Urbino ebbe tali pitture, poi
se veri no; ed

morto avanti che nascesse Raffjello. Il p. miseramente perite, che poterono servi-
Pungileoni benemerito d'Urbino deIl'Ur- ;
re anco a Raffaello* ne'primi passi nell'ai-
U R B U R B «35
le. N p. Pungilconi ricorda quegli artisti tanto amabile. Animalo da'suoi esempi,
clic servirono di guida ed esempio a Gio- e confortato da particolare amorevolez-
vanni, e alcuni primi lavori da lui ese- za, in brevissimo tempo avanzò moltissi-
guiti, col novero degli altri successiva- mo, e migliorò suo stile nella grazia e dol-
mente operati Grada-
e de'sussistenti in cezza del colorito, nell'esattezza e seve-
la, Fano e altrove, inclusi vamente a Ur- rità delle proporzioni. Perciò Raffaello lo
bino. ove ritornò circa il i4&9> Il Lanzi scelse a dipinger con lui le Sibille nella
giudico suo capolavoro la tavola di s. Se- chiesa della Pace, e riuscirono una del-
bastiano nella cappella omonima d'Urbi- le migliori opere fra le tante bellissime.
no; il p. Pungi leoni gli preferisce i freschi L'opere del Viti quindi si confusero con
della chiesa di Cagli, ed ivi altro suo ca- quelle di Raffaello. Preso dall'amor pa-
polavoro è giudicato dal medesimo sto- trio e da quello della madre, ad onta del
rico la cappella di s. Domenico, ove e- dispiacere mostrato da Raffaello, tornò in
gli seco condusse Raffaello in pratica di Urbino, ne cede alle sue calde istanze per-
pittura. Giovanni amando Raffaello, an- chè si riconducesse a Roma. In Urbino e
co come bellissimo e buonissimo, progno- altrove fece opere lodatissime; ornatod 'al*
sticando che dovea divenire celebre, ri- tre virtù visse onoratamente e carissimo
petutamente ne' suoi dipinti lo ritrattò. a' principi, lo mi pregio possedere una
L'uso del tempo che stringeva l'opere de* singolare sua tavola ili perfetto disegno,
pittori a soli quadri d'altare, non gli per- di dolce colorito, leggiadra nelle figure,
mise alcun dipinto di storia , ma fu dili- diligente nell'esecuzione. Dissi singolare,
genlissimo Dell'incarnare i volti e mirava perchè rappresenta due quadri. Nella par-
condurre il nudo a perfezione. Egli di- te superiore, con bel paese è la B. Vergi-

vise lo studio della pittura colla poesia, fu ne quanto mai si può dir bella , col s.

letterato e capace d'erudire il graziosis- Bambino sulle ginocchia in piedi, e da un


simo figlio. Ripiglio la narrazione col lato il s. Precursore giovinetto. Nella par-
Grossi. In questa medesima età lavorava te inferiore con figure più piccole viene
in Urbino Bartolomeo di maestro Gen- espresso il Presepio, la B. Vergine divo-
tile. Dalle quali notizie si che sino
trae, lamenle genuflessa adora il s. Bambino,
dal risorgere dell' arti la pittura avea o- e s. Giuseppe la guarda con ammirazio-
norata sede Urbino e non indegni col-
i ti ne e compiacenza. Meriterebbe un' inci-
tivatori. Timoteo Viti, scolaro e amico di sione; è un vero gioiello. Vili ebhe a fra-
Raffaello, con lui adoperò il pennello in tello Pietro sacerdote, pittore anch'esso,
alcuna delle mirabili opere che sono in il quale tenlò seguirne lo stile, creduto
Roma, e siccome era amato da Raffaello, dal Lanzi quel prete d'Urbino parente ed
vuoisi che questi ritoccasse talvolta i suoi erede di Raffaello. Ciò ammesso, lo sa-
lavori.Già per diversi anni era stato uno rebbe stato anche Timoteo. Pregiati e ce-
de'più fidi scolari del Francia, e avendo lebri furono già presso gli antichi i va-
superato nel valore il più de'suoi compa- sellami di Samo,e famosi ancora per an-
gni, nel dipinger vago e grazioso apri , tichità e per lavoro mirabili quelli di To-
scuola in Urbino, riconoscendosi nelle lo- scana (/ .), ossia degli etruschi, inclu-
date sue opere una maniera quasi simi- ii va mente a' vasi della famosa cit-
fittili

le alPerugino, la quale Raffaello stesso tà di P'cj'o (f ). L'arti lìgulinaria e


dove-poi abbandonai e,per tener dietro al- i lavori nel secolo XVI eseguiti da ec-
le più perfette del Vinci e di Buonarro- cellentissimi artefici nel ducato d" Ur-
ti. Risaputosi da Raffaello l' ingegno del bino, già ricordali superiormente, po-
Viti, lo chiamò in Roma e accolse con tevano certamente venire a confronto
quella naturale cortesia che lo rendeva con quc'degli antichi , dovendosi deplo
a36 URB U R B
rare che mancata l'arte eli foggiarli, sia- questi vasi, cosa non ancora per la sto-

si nella regione al tutto perduta sì rara ria fatta certa. Quelle pitture e que'vasi
manifattura. In essasi procacciò nome di furono riputalissimi, e Guid' Ubaldo II
nobilissimo artefice Orazio Fontana ur- che con sovrana generosità avea suscitalo
binate, e fu uno de'più. celebri che reca- e protetto l'arte, si confidò di fare un
rono lustro alla patria. Sia peri' inven- presente degno della maestà d' un gran
zione della manifattura o l'eccellenza del- principe, donando credenze di queste no-
l'artificio ond'erano lavorati i vasi fittili, bilissime porcellane.Quindi ne inviò una
devesi riputar sommo il Fontana nell'ar- all'imperatore Carlo V, altra al suo figlio
te sua. Già l'encomiai, dicendo col eli. Raf- Filippo II re di Spagna,altra al cardinal
faeli^ delle Maioliche lavorate di Castel Farnese nipote di Paolo III; e moltissimi
Durante o sia Urbania, nell'articolo di vasi con religiosa munificenza furono dal

tal città; ma col lodato scrittore dissi che duca donati al santuario di Loreto. On-
Guido padre di Orazio Fontana nativo de si sparse per varie contrade d'Euro-
in Castel Durante, alla morte del genito- pa la fama di questi lavori. Non tacejl p.
re passo a domiciliarsi in Urbino, onde Grossi, che Orazio esercitò l'arte in Ca-
iì Orazio chiamossi da Urbino} e che
figlio stel Durante, e con lui Flaminio suo fra-
Urbino già avea le sue vaserie però il ,
tello, chiamato poi dal granduca France-

perfezionamento delle maioliche lo ricevè sco I a Firenze, ove introdusse la buona


da'Fonlana artisti duranlini , e che Du- maniera di dipingere le maioliche. E fìu-

lante ne'suoi vasi, a imitazione d'Urbino, chèdurò si pregevole manifattura nel du-
risola gentilissima creta del letto del Me- cato d'Urbino, sempre vi operarono que*
tauro. Il p. Grossi riferisce che Orazio della famiglia Fontana, alla cui industria
fu ili.° e vero inventore d'ornare con pit- devesi l'eccellenza di tali lavori, non me-
ture questi vasi di creta, le maioliche e le no che alla grandezza e generosità de'
porcellane; e soggiunge, se ciò veramen- Rovereschi signori d'Urbino. Mori Ora-
te fosse, altissima gloria tornerebbe di lui, zio in freschissima età , signoreggiando
dell'Italia e d'Urbino.Nella finezza poi del- Guid'Ubaldo II, tra l'universale ramma-
la creta, nella lucentezza delle vernici, nel- rico. Di sua scuola par che fosse RafFael-

la bellezza e artifizio delle forme , nella lo Ciarla, assai valente in quest'arte, che
•vivacità e armonia de'colori, e più anco- talduca inviò nella Spagua con una cre-
ra nella vaghezza delle pitture e storie denza di vasi da lui dipinti co'disegni di
rappresentatevi « non sapremmo segli an- Taddeo Zuccari; non che Giulio da Ur-
tichi, sieno greci, sieuo etruschi, ci abbia- bino, peritissimo nel dipingere e lavora-
no superato". Imperocché ad apprestare re le porcellane, onde fu caro oltremodo
idisegni al Fontana per silFalli vasellami, a'duchi di Ferrara, pe'quali fece molte o-
concorsero de' primari artefici che aves- pere. Contemporaneo de' Fontana è da
sero grido in Italia, Gio. Battista Franco credersi che fosse R.ovigo da Urbino, il

(veneziano imitatore di Buonarroti, di quale forse ebbe ingeguo a tentare opere


scuola fiorentina , abbandonò poi la pit- grandiose nella pittura; ma preferì di gio-
tura, si dedicò al diseguo e all'incisione, var la patria col dipingere studiosamen-
edicesi nell'intaglio discepolo di Marc' An- te le porcellane, che allora tanto lustro e
tonio),Taddeo e Federico Zuccari (di s. guadagno recavano a Urbino. I Fontana
Angelo in Vado) e altri di questa fatta; ed e gli altri operai celebrati per arte singo-
è fama eziandio, che quel vasellaio si gio- lare dalla comune maniera di dipingere
vasse a decoro dell' arte sua d' alcune i vasi, usarono ne'loro dipinti di que'di-
stampe di Raffaello. Il che fece pensare segni,che volgarmente clùa mauser affaci*
a taluno, che il Sanzj stesso dipingesse laschi, e pouuo dirsi in qualche modo
V R T5 ORI) 23 7
imitatori dello stile di quel maestro. Pit- colorito e nella composizione immagino-
tore urbinate fa pure fr. Bernardo Ca- so. Alessandro Vitali, «ino de'diletti disce-
talani cappuccino, non però scolare del poli di Barocci, oltreché fa egregio pitto-
Sanzj, bensì* mostrò il grandissimo studio re, copiò i suoi quadri in modo da sem-
da lui fatto sulle sue opere, e dipinse in brare del maestro, come ammirasi nella
Cagli nella chiesa del suo ordine. Come a ss.Annunziata di s. Maria della Torre,
Federico Commandino andò debitrice tratta da quella rammentata di Loreto,
Urbino di quella fiorente scuola di ma- perla cui testa Barocci si servì d'una leg-
tematica e fors'anco di quella d'architet- giadrissima donna de' Compagnoni diMa-
tura militare che ivi si tenne con tanto cerata. Portato l'originaledaLoreloa Pa-
onore e decoro patrio; per simile dalla rigi, fu de' restituiti, venne collocato ma
lunghissima vita e dolce indole di Fede- nella pinacoteca Vaticana. Anche Urbi-
rico Barocci ella riconosce quel gran no- no nell'invasione francese perde non po-
vero di pittori che ivi e fuori fecero fede chi preziosi dipinti. Antonio Cimatori det-
dell'ingegno e del valore urbinate. Per la to Pisacci, Francesco Baldelli nipote e
lunga dimora del Barocci in Urbino e per imitatore del maestro, Antonio Antonia-
l'alletto patrio, gli fu agevole di allevare no assai diligente; Barocceschi pure è da
molti giovani nel vero e sano gusto del- credere che fossero Giovanni e Francesco
l'arte, ond'è riguardato il caposcuola de' da Urbino, ebe in Ispagna lavorarono nel
pittori in questa parte d'Italia. Tra' suoi famoso Escuriale, distinguendosi il i.° t
scolarisi distinsero seguenti , che più
i oltre altri. Architettura ch'ile. Gio. Bat-
tenuero di sua maniera. Va riferito pel tista Commaudino, RalfaelloSaiv/j, e Bra-
i.? Antonio Viviani detto il Sordo per mante, sono que'3 grandi e perfetti in-
,

aver perduto l'udito nel dipingere in Ca- gegni, de' quali sopra tanti altri va più
gli una cappella sotterranea e umida del- superba Urbino per aver loro dato i na-
la chiesa di s. Giovanni, ovvero pel suo tali e i primi conforti e presidii nella pa-
continuo dipingere a fresco sui muri. Di- lestra degli studi, ne'quali fu comune l'in-

venne presto così diligente e capace imi- tendimento di perfezionarsi collo stu-
tatore dello stile del maestro, che questi dio degli antichi, nelle diverse facoltà che
spessissimo di lui si valse a disegnar le sue Quanto a Bra-
illustrarono e nobilitarono.
opere, riguardandolo per uno de' più cari mante, la Urbino da
gloria è disputata a
e valorosi suoi discepoli. Nel dipingere a Urbaniaeóa Fermignano, pel riferito in
fresco fu franco e risoluto compositore, tali luoghi, e basti il detto in essi su quel
vivace e armonico coloritore, come fece sommo ingegno percui rinacque la perfet-
vedere nella chiesa de'fìlippini di Fano, ta architettura; avendo inoltre ne'rispet-
con opera vasta e grandiosa. In Roma da tivi articoli celebrato e descritto le mera»
maestro e capo dipinse nella libreria Va- vigliose sue opere, inclusivamente alla
ticana, nel palazzo Lateranense e nel san- Chiesa di s. Pietro in faticano, che pu-
tuario della Scala Santa; ma ivi imitò lo re divisò peli. di collocarvi sopra la gi-
stile del cav. d'Arpino, considerato come gantesca cupola colle dimensioni di quel-
il Marino della pittura. Suo fratello Lo- la del Pantheon, secondo Milizia, il qua-
dovico fu uno de' migliori allievi di Ba- le vuole privare dital vanto il Buonarro-
rocci, e in alcune opere si accostò alla ma- ti, emulo dell'altro, a cui però rese omag-

niera de'veneti. Della scuola di Barocci, gio d'ammirazione, dicendolo architetto


discepoli o imitatori, ch'ebbero nome nel- valente quanto ogni altro dopo t^li anti-
la pittura, furono pure seguenti urbina-
i chi.Avendolo Giulio 11 condotto seco al-
ti. Filippo Belimi, tentò d'essere esempla- l'espugnazione di Mirandola^ lem bmahe
re d'uno stile risoluto e vivace, forte nel anco nell'architettura militare tosse peri-
238 C fì B U 11 B
lOj e coltivò la poesia. Che il Papa gli Ripalriato Bartolomeo ricco degli sludi
conferì un uiììzio del piombo, lo dissi nel sull'aulico, Guid'Ubaldo I! ripetutameli
voi. LXVI, p. q5. Nello stesso secolo, te l'impiegò con felice successo, anche nel-
osserva il Grossi, Urbino die all'Italia 4 Verona, che gli guada-
le fortificazioni di

rinomatissimi artefici, che resero famosa gnarono rinomanza, la quale s'aumentò


la patria: Bramante e Raffaello, Vili e Gi- dopoquelle del Borgo di Roma solto Giu-
rolamo Genga. Girolamo col suo bell'in- lio 111, e di Malta, e vi figurò qual altro
gegno datosi alla pittura, fu anche caro Archimede, ma vi lasciò la vita di 4o au-
discepolo di Raffaello. Dopo aver egre- ni. 11 duca ne fu inconsolabile e prese cu-

giamente dipinto in Orvieto, massime in ra de' figli. Altri architetti civili che le-
Firenze e Siena, chiamato in Urbino da varono grido in Italia e meritevoli di lo-

Guid' Ubaldo 1 , dipinse per lui scene e di, furono gli urbinati Gio. Battista Cia-
apparati teatrali loda ti ss imi per l'elegan- nci ,
perito pure nella pittura e fornito
za dell'architettura e la vaghezza della d'altre virtù; Lodovico Carducci, anche
prospettiva. Fu allora che sentendosi in- nella militare; Lattanzio Venturi più ce-
clinato per l'architettura, *>i recò in Ro- lebre, eziandio intagliatore in pietre e in-
ma per contemplare l'antiche fabbriche, ventore d'elegantissimi lavori, ed il suo
e ivi purdipinse. Richiamato in patria da figlio Ventura ne seguì le vestigia. Ar-
a
Francesco M. I ne seguì le vicende, in- cìiìlcUura miUlare. Nata l'arte, cresciu-
di nell'architettura si avvicinò a Braman- ta e perfezionata in Italia, da questa in

te, e gli acquistarono più nome le sueo- non essendo ol-


altre nazioni fu diffusa,
perazioni. Impiegalo in diverse fabbriche tramontana come pretese alcuno,nè man-
dal duca, precipuamente apparve il suo carono vendicatori all'Italia, assicurando
valore nel bellissimo e stupendo palazzo il primato dell'invenzione delle moderne

eretto in Pesaro, con grandiosità ed ele- fortificazioni al bolognese Francesco de'


ganza. Fu anch'e plasticatore ornatissimo, Marchi. E Urbino anche nell'architettu-
intelligente di musica, ragionatore e be- ra militare porge a' suoi figli esempi lu-
amatore de'discepoli, fra'
nefico cittadino, minosi d'ingegni sublimi, che perciò a
cmali primeggiarono Paciotti, Gasinoti, moltissime citlà italiane va innanzi, ed a
Lanci e Benedetto FoMteeorgnale,tutti ar- hi una è seconda, per aver somministra-
chitetti militari rinomatissimi. Slimato to all'Italia e all'Europa eccellenti archi-
da'suoi signori, fu largamente rimunera- tetti. Alcuni de'suoi innalzarono fortezze
to, e donato della montagna di Monte- marittime e terrestri io Francia prima ,

delce e della franchigia delle gabelle, fa- che ivi sorgesse il famoso Vauban,il qua-

vori largiti poi pure a' suoi discendenti. le studiò le opere di Marchi e di Castrio-

Lasciò erede di sue sostanze, onori, virtù ti. Dopo 1' antico Gentile Veterani inge-
e valore nell'architettura il figlio Barto- gnere di Federico, massime nell'assedio
lomeo. Questi dopo aver studiato sotto di Volterra, di quel Marte italiano, Bar-
Vasari e l'Ammannati, il padre gì' inse- tolomeo Centogatti , di cui in principio
gnò la prospettiva, scienza che contiene feci parola, nel dir come gli urbinati fu-
la ragione universale del disegno, sì ne- rono de' primi a cingere di baluardi la
cessaria al pittore e all'architetto, che il città, anco valente pittore e scultore, in

gran Vinci timone della


la disse briglia e segnò l'arte delle fortificazioni a Gio. Bat-
pittura. A perfezionarlo, il padre volle tista Commaudiuo, da cui nacque il ce-
che si addottrinasse meglio colie belle fab- lebrato matematico Federico , riedifica-

briche antiche di Pioma, e apprendervi le tore delle mura e fortificazioni d'Urbi-


sane regole dell'architettura, onde ivi re- no. Francesco Paciotti ammirato inge-
stò 4 anni a diligentemente esaminarle. gno in tutta Europa, ricercato a gara da'
,

ino ti R B 23l)

potentati, per la sua signoria di Monte se Ippolito della Piovere, col quale il du-
Fabbri, in quel paragrafo ne feci cenno, ca era in qualche rottura. Senza esami-
in cui dovei limitare l'ampio argomento nare l' incolpazione, il duca Io fece rac-
che olfre 1' eccellenza sua nel fortificare, chiudere in tetra e disagiala prigione. Pi i-

le lodi e 1' onorificenze di cui venne ri- vo di tutto, dopo 4 anni d'orrido carce-
colmato per le laute sue opere ; facondo re passalo iu altro, merita leggersi il Gros-
e immaginoso poeta, la sua vita fu un si, per ammirare come seppe ingegnosa-
continuo pellegrinare in erigere in più mente supplirvi nello scrivere varie ope-
stati rinomate fortezze e in migliorare , rette di matematiche, e per ingrandire e
T antiche di lutto rendendone ragione
, abbellire Urbino, negli altri4 anni che
anche il Grossi, non meno che di sua fa- in esso giacque e d'onde fu rilegato nel
miglia archimedea, poiché alcuni de'suoi 1609 a Milano. Quivi ebbe una cattedra
tigli si dierono alla professione paterna. di matematica e potè stampare due di
Francesco ebbe a fratelli il ricordato ma- dette opere; passò poi a Lucca per alcu-
tematico Felice, e dazio, il (piale fu del ne fortificazioni. Ricuperata la grazia del
pari valoroso soldato e sapiente archi- duca, questi poco dopo mori, e l'Oddi ri-

tetto sì civile che militare ,


«Iella cui o- patriando ebbe la cattedra di sua scien-
pera si servirono pure s. Pio V e Grego- za., divenne gonfaloniere, pubblicò altre
rio XIII. De'5 figli di Francesco, di 3 è opere, e per incomparabile amor patrio
rimasta onorata memoria ne'palrii fasti, venne altamente encomiato. Fratello di
Carlo esercitato nelle matematiche e nel- Muzio fu Matteo Oddi che le matema-
le due architetture, Federico perito in tiche e le due architetture professò , e
quella militare, e Guid' Ubaldo che di più molto operò per Lucca, lasciando due o-
si avvicinò ne'pregi al patire, e forse l'a- pere sull'architettura militare stampale
vrebbe emulato, se la morie nel fior de- da Muzio. Altri architetti militari fiori-

gli anni non l'avesse rapito all'assedio di rono urbinati, in Baldassare Lanci , Si-
Calais, qual architetto generale in Fian- meone Genga, Pietro Vagnarelli , Raf-
dra del re di Spagna. Jacopo Fusti Ca- Maggeri, Ciro da
faello Spaccioli, Silvio
sti ioti fu valentissimo architetto milita- Urbino, Antonio Alberti, Benedetto da
re, fortificò Borgo s. Pietro per Paolo
il Fonte Corniate, Carlo Bonaventura, Si-
IH qual ingegnere generale di s. Chiesa, gismondo Albani, Ambrogio Ronca. Pai-
e mosti ola vera maniera come dovea es- merino Eglizello, Giulio Spinelli, Orazio
ser con sicurezza fortificato Castel s. An- Santucci , Oliviero Olivieri , Tommaso
gelo; ma la sua gloria risplendette iu Mazzocca. Plastica. Fu così in antico
Francia, e siMaggi l' o-
ha di lui e del chiamata dall'artefice Pasitele l'arte di
pera d'architettura militare: Della for- far figure di gesso, creta, argilla e simi-
tificazione (hllecillày che ricordai altro- li, madre della Scultura e dell'intaglio,
ve. Il MaiTei vendicò al Casti ioti due mo- che tra' greci e gli etruschi fu in gran-
di di fortificare inventati da lui e posti in dissimo onore, come degli ultimi ne fau-
opera, che gli oltramontani aveano attri- no fede i moltissimi vasi e altri lavori che
buito a'francesi oagli spaglinoli. Muzio cisono restati; e giustamente gli antichi
Oddi delle matematiche, in cui era versa- l'anteposero alle figure d'argento e oro,
tissimo, si valse a giovamento dell'archi- come ne sono imitali dagl'intelligenti mo-
lettura militare, in cui fu peritissimo. Ad derni, e senza essere tale anch'io ne di-
onta di sue virtù, le brighe e Ì raggiri vido l'opinione. Nella plastica anche Ur-
tY alcuni invidiosi cortigiani lo posero in bino ebbe, dopo Clemente da Urbino nel
gravi sospetti a Francesco INI.' II nel i(><> i secoloXV, nell'encomi. itol'Y-dci ico Brail -

d'ùilelligenza col di lui suocero mai che- dani un valorosissimo artista, stimato in-
q4o u r b URB
signe plasticatole da' ducili di Savoia e eccellente Ambrogio, e più ancora Simo-
da altri principi, morendo verso \\i5j5. ne, la cui scuola in Urbino ottenne cele
Nelle opere che lasciò apparisce dota lo di brità e molti scolari: fra questi si distin-
a Ito ingegno,per la regola ri là del disegno, sero Fabio Liera, Panezio Panezj, e più
la scienza di prospettiva, lo studio del- ancora Lorenzo Vagnarelli, del quale fu
l'architettura, la vaghezza di disposizio- nipote e degno scolaro Pompilio Bruni.
ne, l'espressione d'affetti, la cognizione Nel fabbricare orologi di bello e perfet-
del costume. Tanto ammirasi, al riferi- to lavoro, fu celebre l' industria de' fra-
a
re di Grossi, ne'bassorilievi che si conser- telli Gio. Battista, e Gio. M. Barocci, il

vano nella nobilissima famiglia Corbuli, quale fu grande e celebre artefice, aven-
come nel vaghissimo presepio che am- do destato altissima meraviglia l'oro-
mirasi nell'oratorio di s. Giuseppe, la cui logio fatto pers. Pio V. Introdotta in Ita-

interessante descrizione ci donò quel bio- lia nel secolo XV l'arte della Stampa t

grafo, rilevandone il complesso de'pregi Urbino nello stesso secolo non fu deli'ul-
artistici. In Piobbico lasciò il plasticato- lime a profittarne, e vi fu esercitala nel
re altri lavori nel palazzo de'Brancaleo- i484-, coli' impressione del nuovo Epi-
ni, periti essendo quelli ch'erano in quel- stolario latino di Mario Filelfo ; inferio-
la chiesa, ed altri a Cagli, Fossombrone e re in questoUrbino alla vicina Cagli, ove
Sinigaglia. Se ne ammirano inoltre in fin dal 1476 fu stampata l'opera Gram-
Urbino nel palazzo apostolico, poiché sep- maticale di Servio Onorati. Maestro Ar-
pe dare alla creta o stucco la solidità e rigo da Colonia stampava in Urbino nel
durezza del marmo. Nella patria tenne il i493. Da quel tempo la tipografia urbi-
Brandani scuola di plastica, e fra'suoi di- nate andò acquistando splendore e nome
scepoli si segnalarono Marcello Sparzio, fra l'altre d'Italia; e dopo il principio del
che assai lavorò in Genova, e Fabio Vi- secolo XV III, per la diligenza e industria
viani che operò in tal città e in Pavia. degli artefici urbinati, e le singolari cure
Illustri urbinati in altre arti liberali e del cardinal Tanara legato, si videro poi
meccaniche, nelle quali esercitarono l'in- magnifiche edizioni, fra le quali primeg-
gegno e acquistarono rinomanza. Nell'o- giano la Gerusalemme di Tasso del 735, 1

pere e lavori d' intaglio, fu grandissimo e le Commedie di Terenzio del 736 col- 1

Filippo o Pippo Santacroce , da pasto- la traduzione del Fot tiguerri, ornate con
rello divenuto insigne artista per gene- eleganti fregi e intagli in cui sono effigia-
rosità del conte Doria; la descrizione de' ti i principali fatti di quelle due classiche
suoi lavori e per le materie in cui gli ese- opere, e nella con figure prese dall'in-
1
."

gui, riempie di stupore, per le minime venzioni del Tempesta. Grande e muni-
proporzioni in cui meravigliosamente o- fico protettore dell'arte fu il cardinal A-

però con raro artifizio. Stabilitosi in Ge- lessandro Albani ,


provvedendo genero-
nova, i suoi 5 figli chiamati Pippi, si die- samente al decoro della patria tipogra-
rooo parimeuti alla scultura in legno, e fia: per opera sua vi uscì nei 1727 il bel-

vi fecero bellissimi lavori; aperta in quel- lissimo Mcnologio greco-iatino con inta-
la città fiorentissima scuola, ne uscirono gli tolti dagli antichi dittici e da'musaici;
ottimi intagliatori. Nel miniare ebbe mol- e poscia altre ricchissime edizioni d' ec-
to nome Domenico Tocchi, continuando clesiastica liturgia. Fra queste a' nostri
ad esercitarvisi dopo assunto l'abito d'e- giorni vinse lo splendore dell'antiche edi-
il Pontificale Romano in 4
remita camaldolese. Diversi della fami- zioni glandi
glia Barocci si esercitarono in lavori fi- volumi, impresso neli8i8con rami per
nissimi, e in nuovi strumenti di matema- opera di Vincenzo Guerrini. Noterò col
tica e meravigliosi orologi ; fu ne' primi Castellano, che la tipografia di cui col p.
u a b URB 1^1
Grossi lio ragionato, appartiene alla com- me preziosa eredità. Ne'figli si trasfuse
pagnia o meglio cappella del ss. Sagra- anche l' ingegno paterno, lodando il p.
nienlo, notabile per comodità del luogo
la Grossi, Vincenzo architetto e pittore al-
ov'é posta, ed è copiosamente fornita di l'encausto, senza presidio alcuno di ma-
caratteri anche greci; e che vi s'incomin- gistero, Angelo e Cresceulino valentissi-
ciò a stampare nel detto secolo XV. Vi mi nel lavoro de'compassi e altri strumen-
è la fabbrica di guanti di pelle. L'opifi- ti, encomiatissime venendo in Milano le
cio e fabbrica per ultimo degli spilli me- lime di Crescentino. Nel t. 3, p. 47 ' del-
tallici che si lavorano in Urbino cono- , la Raccolta delle leggi, ricavo dall'edit-
sciuta anche fuori e pregiata per quella to de'28 giugno 1814 del tesoriere Er-
sodezza tanto cara agli antichi, agli arti- colani, che Clemente XIII con chirogra-
stigloriosa e utile agli uomini, fa lede he i fo concesse al priucipe d. Orazio Albani,
ilsuoloe l'ingegno d'Italia sono bene ac- per se e suoi figli e discendenti, durante
conci pressoché ad ogni generazione di la di lui 3/ generazione, l'investitura per
belle manifatture, ove queste sieno da' contratto enliteutico della privativa fab-
potenti avvivate e protette. La fabbrica bricazione delle spille ad uso di Francia,
d'Urbino onora del pari la principesca fa- introdotta fin sotto il pontificato d'Inno-
miglia Albani che la favorì, e la memo- cenzo X11I, e con ordine del suo succes-
ria dell' industriosissimo artefice Dome- sore Benedetto XIII stabilita in Urbino;
nico Antonio Nini, ritrovatole d'una mac- a garantirne la sussistenza e il progresso,
china oltremodo ingegnosa per siffatti la- in adempimento de'rispeltivi obblighi as-
vori. Imperocché mentre neh' altre fab- sunti uell'istromento stipolatoa'22 gen-
briche d'Italia e ollremonte a tagliare il naio 1762, fu pubblicalo un editto con
filo d'ottone, o come dicono di canutìglia, cui venne proibito a tutte e singole per-
per foggiare il capo degli spilli, devesi a- sone di ritenere, vendere e far uso delle
doprare gran numero di persone che ta- spille foragli ere di qualsivoglia qualità e
glino ad uuo ad uno que'capi, in Urbi- specie nou lavorate e non provenienti
no pel contrario colla macchina del Nini, dalla fabbrica d'Urbino. Ad onta di tal
senz' alcuno studio e fatica, grandissimo proibizione, le vicende de'tem pi che scon-
numero in brevissimo tempo se ne prepa •
volsero V ordine pubblico nel finire del
ra, e con esatta eguaglianza in tutte le te- secolo passalo , influirono ancora per
ste. Secondo calcoli approssimativi, in un qualche tempo a far cessare la lavorazio-
solgiorno e da una sola persona si ta- ne intrapresa in Urbino con tanto suc-
gliano un milione 382,4.00 teste di spilli cesso felice, e col maggior sollievo di tan-
d'una grossezza media, le quali rispondo- te miserabili famiglie, che impiegate nel-
no a circa 80 libbre di (dodi canutiglia. la fabbrica delle spille, vi ritraevano la
Meraviglioso trovato, che mentre rispar- loro sussistenza. Indi si dice, che ripristi-

mia tanta opera e sì gran tempo, giova nato governo pontificio nel 1800, do-
il

assaissimo a fare che il lavoro si compia po esser caduto il repubblicano regime,


con regolarità e precisione. Acquistò tan- il principe d. Carlo Albani, e di lui fra- i

to nome il Nini per siffatta invenzione, telli come compresi nella suddetta inve-

che verso la metà del secolo passato fu stitura, avonzaronoa Pio VII lelorosup-
da Urbino chiamato in lspagna, onde re- pliche, idilliche, anco in sollievo della po-
golasse alcune fabbriche in quel regno, e polazione , volesse degnarsi autorizzare
ne rendesse gli ordigni e le macchine più l'osservanza della pontificia concessione
semplici e più ingegnose. Ma il mirabile e del successivo contralto, colla rinnova
artifizio della macchina urbinate fu dal zione d' un edilto coufermatorio, e ten-
savio Nini lasciato in segreto a' figli, co- dente purea inibire l'introduzione e spai:

VOL. LXXXVI. iG
4

24? U i\ B U RB
ciò delie spille estere con tanto discapito la cristianità contro i turchi e gli eretici,

permessa ne' memorati sconvolti tempi, come nel memorabile assedio della Ro-
e il Papa commise al tesoriere Lante la chelle asilo degli ugouotti nel 1628. Ber-
rinnovazione dell'editto de'26 settembre nardino Uba Idi ni conte della Carda fu
1772 diretto a garantire la privativa in- assai celebrato per virtù militare, dal pa-
troduzione dell'arte o fabbrica delle spil- dre Ottaviano educato all'armi. Bernar-
le, del tenore die si riporta; tutto quan- dino fu agli stipendii de'fìorentini, e ven-
to in favore alla fabbrica generale d'Ur- ne in campo anco a difesa de' signori di
bino, proibendosi affatto l'introduzione, Camerino edi Fermo, come del suo prin-
l'uso e vendita di spille forestiere di qual- cipe e suocero Guid' Antonio Feltrio;
sivoglia qualità e grossezza bianche e , neli4i8 presso Cagli die provedi valo-
gialle d' ottone, nere, di ferro, col capo re contro il famoso Nicolò Piccinino, che
smaltato, ad una testa o a due teste, col- parteggiava per Braccio; e neli4*9 do-
la penale della perdita delle spille e del- po aspro conflitto co'Bracceschi prese A-
la multa di scudi 5o d'oro. Si soggiun- sisi. Dipoi combattè per Alfonso V re

ge, che a fronte di queste provvide misu- d'Aragona contro Lodovico d'Angiò che
re dirette a garantire la privativa fabbri- gli disputava il regno di Napoli; e famo-
cazione d' Urbino e prosperarla nel mi- sa nel 1
427 fu la giornata di Maclò in fa-
glior modo, per le nuove succedute vi- vore de'fìorentini e col Carmagnola, con-
cende dell'occupazione francese dello sta- tro il duca di Milano, in cui die saggio
to pontifìcio, venne ad annientarsi in mo- di coraggio e di senno militare, e 1' im-
do, che la lavorazione restò del tutto so- presa di Lucca accrebbe la sua riputazio-
spesa per essersi dall'estero impunemen- ne. Verso ih43i abbandonò i fiorenti-
te introdotta una quantità di spille, che ni, e passò agli stipendii de' sanesi e poi
resero inutile ogni industria degli attuali del duca di Milano, tacciato per fierezza
enfiteuti perla prosecuzione del loro con- nelle vittorie, morendo in Cremona nel
tratto. Ripristinato però nello stesso 1 8 1 1437. Il suo figlio Ottaviano se nella fa-
il governo pontificio, gli enfiteuti nuova- ina di condottiero di eserciti fu vinto dal
mente pregarono Pio VII a difendere i padre, in quella d'accorto politico non fu
loro diritti, per cui il Papa ordinò al te- certamente superato. Federico Veterani
soriere la pubblicazione dell'editto in di- rinomato guerriero per ingegno e peri-
scorso proibitivo delle spille straniere, ed zia nell'arte della guerra, a cui congiun-
a favore degli enfiteuti e della fabbrica se la prudenza e la bontà di costumi: il

urbinate, soltanto accordandosi agli spac- suo padre Giulio coltivò i severi studi, e
ciatori 3 mesi di tempo per far transita- come narrai nella propria casa accolse le
re le spille forestiere in esteri domimi. Muse e protesse l'accademia degli Assor-
Ripiglio il p. Grossi, per finire il cenno diti; altro figlio fuSi mone perito nelle ma-
sul Commentario cogl' illustri urbinati tematiche apprese da'gesuiti in Lovanio.
nell'arte militare } c\oè di que' valorosi che Federico guerreggiò in Ungheria contro
in essacercarono gloria, fregiandosi Ur- i turchi, e poi in Candia, onde Clemen-
bino anche del vanto nell' armi in ogni te IX lo fece conte di Monte Calvi. Tor-

tempo, suonando gloriosi nomi de'Fel- i nato alla corte di Vienna, sotto il Mon-
treschi dominatori e di Francesco M. 1 tecuccoli combattè contro i francesi, e do-
per militari imprese, come dirò parlando po molte prodezze ne restò prigioniero,
di loro. Encomia il p. Grossi, oltre i va- ricusando l'offertogli comando d'un reg-
lorosi signori d'Urbino, i soldati urbina- gimento di cavalleria. Ricuperata la li-

ti quali prudenti, circospetti, animosi, fe- bertà, col grado di tenente colonnello tor-
deli, prodi, anche in tutte le guerre dcl- nò a misurarsi co' francesi e si coprì di
URB URB 243
gloria aSa verna. Di nuovo passò in Un- Benedetto e Scolastica di Norcia, nella
gheria nella guerra co'turchi, vincendo il via di Torre Argentina, per la somma di
ribelle Tekeli e lo stesso gran visir, on- scudii2,5oo, con istromento de' 3o set
de fu Fatto soprintendente generale del- temine 706, presso il detto uffizio. Mg/
1

r
l'anni in Tra nsil vania, e per altre valo- Bussi lasciò suo erede certo mg. Petti, e
rose imprese si meritò il grado di mare- volle che questi nominasse a suo succes-
sciallo campo e il governo
generale di , sore un soggetto fornito di tutti i requi-
dell'Ungheria. Ma nel i6q5 avendo a siti voluti dalla bolla d'Alessandro VII,
fronte il sultano, per mancanza di soc- per essere prelato della curia romana
corsi, perì sul campo della gloria. Era Così in seguito ogni prelato che gode la

pure stato insignito de' titoli d'Altezza e prelatura Bussi ha la Domina del succes-
di conte dell'impero. Di sua famiglia, ol- sore, e se non volesse fare uso di questo
tre i già nominati, Gentile fu prode capi- diritto, la nomina per quella sola volta è
tano e sapiente ingegnere; Federico sto- devoluta agli uditori di Rota. 11 prelato
rico, poeta e custode della biblioteca du- prò tempore, deve assumere lo stemma e
cale ne'tempi più gloriosi d'Urbino; Le- il cognome del testatore fondatore della

lio vescovo di Fondi; Bartolomeo came- prelatura , e non ha altro obbligo che
riere segreto di Clemente VII; Jacopo e quello della residenza in Roma. 1 patri-
Sebastiano rinomatissimi in medicina; zi urbinati devono essere preferiti ad o-

Matteo e Simone versati nella giurispru- gni altro nella nomina, quando abbiano
denza. A questi aggiungerò Benedetto i requisiti. A questi requisiti il testatore
Veterani, creato cardinale da Clemente aggiunge quello dell'età, che dev'essere
XIII. A' nostri giorni fu ornamento del da' i5 a 3o anni. Ora si è pubblicato :

sagro collegio il cardinal Castruccio Gae- Raccolta di sonetti in onore de' grandi
tano Castracaue degli Antelminelli d'Ur- urbinati e loro cenni biografici, lavoro
bino, vescovo suburbicario di Galestrina del conte Pompeo Gherardi} Urbino per
e penitenziere maggiore , dotto canoni- Giuseppe Rondini 1857.
sta, virtuoso ,
pio e probo. Per I' antica Urbino ebbe la sua zecca, ed il Repo-
amorevolezza con cui mi onorò, mi duo- sati che fece la bella storia Della zecca,

le r animo che morto dopo molti anni di Gubbio, dice ignorare se Feltresehi i

dacché pubblicai la lettera C, non potei ottenessero la facoltà di battere moneti


scriverne la biografia, e tributargli un o- nel proprio stalo, oppure se si servirono
maggio d'ammirazione e di riconoscen- del gius, che ottenuto u'avea nel i326
za, il che piacendo a Dio eseguirò in altro la città di Gubbio, dal cardinal Gio. Gae-
tempo. Urbino si onora di due prelati vi- tano Orsini legato dello stato pontificio
venti , il proprio venerando pastore, e per Giovanni XXII residente in Avigno-
monsignor fr. Antouio Ligi-Bussi dell'or- ne, e leprime monete che coniò furono
dine de'minori conventuali, arcivescovo ipiccoli, così dette perchè così erano
d'Iconio e zelante Vicegerente di Roma. denominate quelle di Cortona e di Pe-
Siccome l'illustre prelato gode la prela- rugia, e forse ancora per essere le più
morte del
tura Bussi, restata vacante per piccole monete in commercio nella re-
r
suilodato mg. Corboli Bussi, della me- gione : ognuno di questi piccoli equiva-
r
desima darò un cenno. Mg. Gio. Giu- leva al denaro, ir>. formavano il soldo, e
seppe Bussi istituì questa prelatura, col 240 la lira nominale. Verso il 1 3<) j.dal-
suo testamento de\>4 ottobre 1707, esi- la zecca d'Urbino uscirono i piccoli, mo-
Pompon}. Il
stente nelP u(lìzio notarile neta di bassa lega, eoi nome il' Antonio
medesimo prelato avea comprato il pa- Feltrio conte d'Urbino, di grani 16 ro-
lazzetto Ganti, incontro la chiesa de' ss. mani. Da una parte si vede nel campo un
3

244 URB li R B
monogramma di carattere semi-gotico, pò la devoluzione dello stato alla s. Sede,
nel quale al rovescio si legge Antonius i fu trasportala nellaVaticana". Privo dun-
ed in giro in simile carattere 4jj+ De Urbi' que il Pieposati degli opportuni aiuti, si

no. Dall'altra si osserva una mezza figu- scusò se non convalidava la spiegazione
ra col nimbo in capo, vestita alla mili- delle monete urbinati co'necessari docu-
tare, che sostiene colla destra un'asta col- menti. Parlando de'piccoli di Gubbio po-
la bandiera, e nel margine, S. Crescenti- steriori ali5o3, rileva che aveano nella
no principal protettore
)
della città e tito- sommità del margine una piccola Aqui-
lare della chiesa principale, e ne riporta la, solilo stemma d' Urbino. Quanto al

il disegno, facendo altrettanto colle mo- ristabilimento della zecca d'Urbino, l'as-
nete di cui vado a ragionare. Da tale epo- segna poco prima del i5o2 e per ren- ,

ca sino al governo del duca Guid'Ubal- derla più pregevole si vollero coniar mo-
do I, Reposati non trovò che si aprisse più nete de' 3 metalli, cioè in oro, argento e
inUrbino la zecca, poiché non si hanno rame. Di quelle d'oro per l'addietro non
monete che lo dimostrino. Però Guid'U- erano state coniate neppure nella zecca
baldo I volle che si riaprisse la zecca, sì eugubina da'predecessori di Guid'Ubal-
per non lasciar priva la città principale do I, perciò fu il i

a battere m onete d'o-
del suo stato, e in cui risiedeva, d' un ro e venne imitato da 'successori. Si tro-
pregio così vantaggioso e decoroso, sì an- vano due monete coniate prima del no-
che per provvedere commercio della
il vembre i5o2 senza alcun segno delle di-
necessaria moneta per l'addietro non per gnità conferite a detto duca da Giulio 11,
anche fatta battere da' suoi antenati. vale a dire di capitano generale nel ri-
Per dare opportuna contezza delle mo- ferito mese, e di gonfaloniere di s. Chiesa
nete della zecca d'Urbino, dichiara Repo -
nel maggio seguente. Qui trovo anacro-
sati aver fatto tutte le diligenze possibi- nismo: Giulio II fu creato Papa ili.° no-
li per averne ogni più esatta notizia, ma vembre i5o3, perciò devesi posticipare
indarno e dopo aver consultato gli scritto- d'un anno tali dignità. Lai. "moneta, an-
ri delle zecche italiane, tranne l'avere ri- cora inedita, è piccola d'argento alquan-
prodotto l'impronto di poche monete in es- to consunta, del peso di 7 grani, e forse
sa coniale. Il Cai li slesso diligenteed esper- fu il soldo. L'Aquila con l'ali aperte e co-
to sul gius delle zecche italiane, si protesta rona sul capo, occupa tutto il campo del
d'essere all'oscuro sulla zecca d'Urbino, diritto, e all'intorno le lettere G. B. Dux
e invitò gli urbinali a darne maggiori lu- Urbini, prime due lettere significando
le

mi. I pochi storici della città non fanno Guidus Ubaldus. Nel rovescio è Gesù
menzione ne di zecca, né di mouete. Per Cristo risorto, colla destra alzata in atto
tutto questo Reposati avendo scritto al di benedire, sostenendo colla sinistra una
magistrato d'Urbino, a persuasione del bandiera, che ha nella sommità la Cro-

pesarese Olivieri, a voler fare ricerca ne- ce,e nelmargine pare il moWo'.A.Qu, Tri.
gli antichi libri de' documenti apparte- Pro. Vr. Me., cheReposati interpreta: A
nenti alla patria zecca e monete, serven- quo triumphus provenit(o profili ocit) Ur-
dosi della mediazione del più erudito cav. bis meae. Onde convien credere, che sia
Sempronj, n'ebbe in risposta dal gon- stata battuta da Guid'Ubaldo 1 già libe-
faloniere e priori.» I nostri archivi sono rato dalle vessaziotti del duca Valentino
privi delle notiziedelle quali siamo ricer- Cesare Borgia, il che volle riconoscere da
cati rapporto alla zecca ducale, che per una particolare benedizione del Signore.
tradizione sappiamo esser qui stata. Tut- Osserverò, che siccome a' 18 agosto i5o
te le memorie più preziose e rilevanti e- oollamortedi Alessandro VI crollò la po-
sistevaoo nella biblioteca ducale, che do- tenza del prepotente suo figlio Valenti-
U R D URB 24 >

no, onde tosto il duca andò ricuperando le nel peso, nella bontà e nel valore. Se-
i suoi dominii, come in più luoghi nar- guita Reposati a riprodurre e illustrare
rai di sopra, prima ancora dell'esaltazio- l'altre monete d'argento e di rame conia-
ne di Giulio II, così opino, che la mone- te da Guid' Ubaldo correggendo Mu-
I,

ta fu battuta nell'epoca trascorsa tra det- ratori e Bellini, dopo che gli fu conferita
to giorno al declinar di novembre in cui la dignità di gonfaloniere di s. Chiesa,
il duca ebbe il generalato di s. Chiesa, e perciò gli stemmi tripartiti sovrastali dal-
perciò dopo la2. a mela inoltrata del 1 5o3. la corona ducale sono formati dalle ripe-
La 2.' moneta di rame, con qualche por- tute Aquile d' Urbino e dalle ripetute 3
zione d'argento, fu il quattrino. Da una Sbarre de'Feltrio, nel mezzo sotto il Tri-
parte vedesi uno Struzzo, die tiene in boc- regno oil Padiglione della romana Chie-
ca un chiodo, forse con allusione alla for- sa sono le Chiavi pontificie incrociate.
,

tezza del suo animo a noti lasciarsi vin- Le iscrizioni da una parte e intorno al ri-
cere dall'avversità; ed attorno le lettere: tratto o agli slemmi sono: Guido Vb. Ur-
G\>. Fb. Dux Urb. Dall' altra parte è inili Dux; ed anche: Guida? Ubaldo»

uno scudo coll'arme della famiglia Mon- Urbini Dux Manti* Feretri ac Duran-
te Fellria, cioè 3 sbarre o fascie a traver- tis Comes: Fides Spes Caritas: De Foro
so, creduta dal Bellini (De Monetis Ur- Sempronio. In due monete d'argeuto in-
bini, nell'opera De Mone tis Italiae^ nel- vece dell' effigie del duca è quella di s.
a
la i . dissertazione fra quelle d'Urbino al Crescentino; cioè in una viene espresso
n.°4), per lo stemma della città d'Urbino. colla figura ti* un soldato a cavallo, che
Nel margine si legge l'epigrafe CivitasUr- con asta nella sinistra uccide un drago,
bini. Ne riporta i disegni. La ."moneta,
i coll'epigrafe abbreviata: SancteCr'escen-
che fece imprimere dopo ottenuta l'ono- tine Ora prò nobisjneW altra è rappre-
rifica carica di capitano generale di s. sentato ritto in piedi col nimbo in capo,
Chiesa, sembra certo che fu d'oro, per- vestito da militare t colla bandiera nella
chè porta tal titolo senz' alcun segno di destra in atto di trafiggere coll'estremi-
gonfaloniere. 11 ritratto del duca rivolto tà e drago, e nel margine
calpestare il

a destra, si scorge coll'iscrizione in giro: l'iscrizione abbreviata:Sancte Cresccn-


Guidua Vb. Ur. Dux. Nel rovescio se- tine Ora prò nobis. Avverte Reposali, che
guita l'iscrizione all'intorno d'un' Aquila in Fossombrone il duca non tenne aperta
coronata, che sostiene lo scudo col detto la zecca , ma in due monete volle farvi
J
stemma de Monte Feltrio: S. lì. E. Gap. incidere il riferito motto, per dimostrar-
Gen. Sub lui. IL Pont. Max., c\oè Già' si benemerito di quella città a lui cara e
dus UbaldusDux Sanctaeliomanae Kc- fedele; imperocché
duchi d'Urbino eb- i

clesiae Capitaneus Generali? sub Julio bero zecche soltanto in Urbino, in Gub-
Il Pontifici- Maximo. Questa rarissima bio prima ducale e poi pontifìcia, in Pe-
moneta d'oro, che pel i.° pubblicò Repo- saro, in Si nigaglia. Noterò, che tra le zec-
sati, pesa grani 7 1 e perciò equivalente che dello stato pontificio in cui nel 797 1

al ducato papale e al secchino venetomo- si battè moneta di rame erosa d'ordine di

derno, riportati dal Fioravanti, Antiqui Pio VI, rono quelle di Fano, Gubbio
vi fu
Pioni. Pontifienili Dettarti. In tal modo e Pergola. Reposali descrive ancora le
Il

il duca si uniformò nel battere mone- monete coniale in Urbino al tempo del
ta, a quelle migliori ch'erano in commer- linci Francesco M.* I successore di Gui-
cio, poiché ducati papali aveano corso
i d'Ubaldo I e ili. ° de'Roveresehi, ripor-
nello stato d'Urbino, ed erano allora la tandone 1 ->. tipi, prima che trasportasse
moneta più pregevole d'Italia; onde il du- la zecca in Pesaro. Nella!." che un du-
ca volle che a quella fosse la sua cgua- cato d'oro, simile in tutto agli altri bai
246 U R li URB
tuli nelle migliori zecche d'Italia, sivede 3.° e perciò non corrisponde all'ordine
il duca con elmo in
ritratto del capo e cronologico della descrizione). lli.° cam-
petloarmato a uso de' guerrieri, e nel po della 5." moneta dà a vedere colla Pio-
margine il suo nome e Urbi. Dux. Nel vere lo stemma della famiglia ducale, in-
a
campo opposto è l'Aquila coronata, inse- torno è il nome di Francesco M. Dux
gna d'Urbino, la quale sostiene uno scu- Urbini. Nell'altro apparisce la visita di
do colla Rovere arme del duca, ed all'in- Maria Vergine a s. Elisabetta, col mot-
torno segue la leggenda con abbreviato* to Exultavit preso dal cantico della B.
re:Franeiscus Maria DuxS, lì. E. Ca- Vergine. Questo grosso fu battuto per al-
pitanens generali,? sub Julio II Pont. ludere al nome della duchessa Elisabetta
Max., dignità che ricevette dallo zio nel tanto benemerita del ducato, e in tempo
i 5oc), nel quale anno o poco dopo fu co- che lo leggeva nell'assenza del duca ma-
a a
niata la moneta. La 2, è pure un duca- rito. Comparisce nella 6. moneta, egual-
to d'oro, ma di conio diverso, e si crede mente di buon argento, un'Aquila posa-
a
battuto prima del i 5 f 6. La 3. ch'è d'ar- ta sopra alcuni sarmenti cogli occhi ri-
a
gento, pubblicata per lai. volta, è ilgros- volti al sole, ed intorno vi è il nome di
80 simile a quello battuto in Gubbio, ma detto duca. Il rovescio rappresenta il Sal-
di maggior peso, cioè di grani 4o. Nel di- vatore e s. Tommaso genuflesso in atto
ritto è l'arme del duca, formata da scu- di toccargli il costato. La j* d' argento
do tripartito in palo: nel f,° paramento mischiato con porzione di rame, reputa-
è l'insegna di Monte Feltro e di Urbino; lo il soldo. Da una parte sotto una coro-
nel 2.° gli ornamenti o meglio insegne del- na sono le iniziali F. M. e nel margine
la s. Sede, o per I' uftìzio di gonfaloniere Dux Urbini. Dall'altra è l'Aquila spie-
dis. Chiesa goduto da Guid'UbaldoI suo gata, divisa della città, e all'intorno è re^
a a
padre adottivo, o per insegna di genera- plicato il nome di Francesco M. 1. L'8.
a
le di ». Chiesa, o piuttosto per dimostra- e la g. sono di rame con qualche porzio-
re, che il ducato d' Urbino è un vicaria- ne d' argento , e si spendevano per un
to della Chiesa romana (precisamente, e quattrino. Da un lato vi è lo Struzzo col
perciò eguali insegne assunsero gli Este chiodo in bocca,dall'altro l'arme de'Mon-
duchi di Ferrara, ma esse non le vedo nel te Feltrio, con iscrizioni diverse, dopo il

disegno della moneta, bensì nella 4- a );


3." nome del duca in una essendovi Dux Ur-
nel 3.° pai timeuto il i.° punto della Ro- bini, nell' altra Dux Civitas Urbini. Si
vere, e il 2.° partito di 4 punti d'Unghe- osserva neh. "campo della io/ l'albero
ria, Napoli, Gerusalemme e Aragona, la della Piovere circondato dalle parole di
a
i. "volta usati nell'arme, e forse per dono Francesco M. , e nell'opposto è lo stemma
fattogli dal re di Napoli (o perla parente- de'Feltreschiein giro Civitas Urbini. Lo
a
la contralta da Cristoforo della Rovere stesso si vede nell'i r. ch'è di conio dif-
cogli Aragona, per la quale si portò nel- ferente, ma cogli stemmi riferiti. Esse so-
la sua casa il ducato di Soia e altre si- no parimenti di due quattrini di rame
gnorie); nella sommità del margine si os- con piccola porzione d' argento. La 12/
serva l'armetta di Monte Feltro, e all'in- di rame schietto, nel diritto è l'Aquila co-
torno si legge; Franciscus Maria Urbi- ronata colia leggenda F, M. Dux Urbi-
ni Dux. Nel rovescio si vede s. Crescen- ni. Il rovescio contiene una volpe o lu-
a
tino, col già riferito molto. La 4- è sU po, allusioni al duca di sagacilà e vigilati
mile alla suddetta , a riserva dell' arme za, e all'intorno il valore Tercium Qua-
che si vede inquartata senza l'insegna di treni.Di più narra Reposati, che sotto
a
s.Chiesa (già rimarcai che la disposizio- Francesco M. I vi sono 4 monete di Lo-
ne dell'incisione pone questa nel numero renzo de Medici nel tempo che signoreg-
UH 15 U Vi B 247
giò il ducato, conferitogli dallo zio Leo- grossi l'uno, 10,000 scudi di monete di
ut; Y, col nome della città d'Urbino qual grossi 1 o l'una, e o,ooo scudi di monete
1

capitale del suo stato, e coniate non nel- da 20 grossi l'una. Adunque 4 so le di -'

la Mia zecca, come si credè, ma in quella monete uscirono in tal occasione dalla
di Pesaro, ove Francesco M," I avea tra- zecca d' Urbino. Il tipo del grosso ebbe
sferito la zecca, ed in fatti porta l'armet- da una parte l'arme del duca e la solita
ta ili Pesaro, oltre lo stemma Mediceo. iscrizione intorno Urbini Dux et C.j e
Dalla zecca di Pesaro uscirono più abbon- dall'altre dentro la coroua di rami di
dantemente che dall'altre le monete de' querelale lettere g-rowo.Quelloda due
1

duchi d'Urbino. Lo reuzo per mosti are la grossi, la cui moneta fu detta giulio , di-
sua signoria fece coniar monete anche in versa da'paoli di maggior valore, poiché
Gubbio, tutte descritte da Reposati, Mor- occorrevano 12 giulii peno paoli, meutre
to Lorenzo nel 1319, Leone X riunì il per io passalo erano stali sinonimo; il co*
ducato d'Urbino alla s. Sede e lo ritenne nio fu eguale e solo nel rovescio si pose-
lì 11 che visse. In tal tempo suppoue lo Scil- ro le lettere arme d' alcuni
2 grossi, e V
la, che fosse battuta in Urbino una mo- fu attorniata dalla collana del Toson d'o-
netina di mistura come un quattrino, in ro di cui il duca era fregiato. Le monete
cui da una parte si legge intorno all' ar- da io grossi o mezzi scudi, rappresenta-
nie pontificia, Leo Papa X, e dall'altra no nel 1 .°Gampo il busto del duca col suo
s. Petrus colla figura dell'apostolo, coll'i- nome, e nell' opposto lo stemma ducale
nisiatì D. V. da lui interpretate per Du- colla collana,e nel margine le parole Ur-
calus Urbini. ala essendo tal moueta si- bini Dux VI et C. Non riuscì gradito il

inileall'allra pur di mistura di Giulio II, conio di delta nuova moneta, forse per
che Scilla parimenti attribuisce alla zec- non esservi l'indicazione della bontà del-
ca d'Urbino, senza avvertire che questo l' argento o per altro motivo. Perciò fu
Papa non ebbe immediato dominio so- variato il conio di tal moneta, fu deno-
pra Urbino, così Reposati le suppone bat- minata fiorino , ed in essa nel diritto fu
tute iu altra zecca e forse a Viterbo, ben- posto lo slemma del duca colla leggen-
ché i suoi storicinon ne fanno parola. Pa- da: Frane. Maria II Urb. Dux VI et
re che il moderno eh. Cmn^U, Le monete C. Nel rovescio una cartella , in cui è
ile' Papi descritte 3 nhb\& seguitolo Scilla, scritto Grossi X, e sotto l'iniziali di le-
poiché a p. 437 le attribuisce ambedue a ghe dieci e con tal conio si proseguì a
,

Urbino due Papi nominati. Neli6o5


e ai coniarla in avvenire. Interamente simile
terminata la locazione della zecca di Pe- è l'altra moneta da 20 grossi detta scu-
saro, data per un anno all' ebreo levan- do, non variando che nell'indicazione del
a
tino Baccani, il duca Francesco M. li iu valore,leggendosiiu questa Grossi XX, e
rotatoria del battesimo dell'unico suo fi- l'iniziali della lega L. X. Inoltre in Ur-
glio Federico, nato in quell' anno, riaprì bino si coniarono anche i paoli coll'arme
la zecca d'Urbino, chiudendo la pesarese, ducale, e nell'esergo la figura di I. Fran-
e facendovi battere piastre ducali da li- cesco d'Asisi, e sotto le lettere /7x., cioè
no scudo, messe piastre, giulii e grossetti Urbi/ii. Terminata la battuta delle de-
piccoli con patti stabiliti col zecchiero
, scritte monete iu Urbino, si chiuse la sua
Francesco Tinto e compagni. Questi fu- zecca e non più si riaprì, secondo Repo*
rono obbligali a far battere in Urbino sati. I medesimi zecchieri proseguirono
dentro un anno, da cominciarsi dal prin- però a battere altre monete ma in Pe- ,

cipio di settembre, scudi 60,000 di mo- saro. Trovo iu Cinagli indicato che in Ilo-
nete di grossi da 20 per scudo, cioè3o,ooo ma Clemente XI fece coniare scudi e
di grossi, 10,000 scudi di monete da due mezzi scudi col nome di Urbino. Leggo
4

248 U II B U R B
meglio nello Breve notizia delle
Scilla , si riporta: Lo stato generale delle colti-
monete pontificief che Turbinale Clemen- vazioni comprese nella provincia d'Urbi-
te XI negli anni i.° e 4-° del pontificato no e Pesaro, e quello del bestiame addet-
fece battere in Roma la mezza piastra, to all'agricoltura. Dice il Castellano, che
in onore di s. Crescenti nus Mar tyr. Ur- nell'agro urbinate con molta industria si

bini Patrona^ com' è la leggenda, e in coltivano vili, gelsi e olivi, e s'ingrassano


onore di tal santo fece erigere un altare bestiebovine e suine pei commercio. Mol-
nella chiesa di s. Teodoro di Roma (con lo e buon zolfo si trae dalla cava Albani,
quadro di Giuseppe Ghezzi, comechè dal e nel monte della Cesana all'est di Ur-
Papa grandemente restaurata). Nel 705 i bino trovansi cave di pietra bianca, e di
fece battere la mezza piastra col prospet- altra rossastra atta a'Iavori che stiano al
to della città d'Urbino, sua amata e be- coperto dell'intemperie, come scalini, ar-
neficala patria, colle parole: Civita* Ur- chitravi e bassirilievi,d'apparenza bellissi-
hini. .Nello stesso anno fece battere il le- ma, onde ridonda il palazzo ducale. Il Ci-
sione col disegnodel palazzoducaled'Ur- marellijib. 2, e. 6: Della città d' Urbino
bino. Di altro non disse lo Scilla perchè metropoli del suo stato, dichiara che il
pubblicò l'opera nel 1 7 1 5. Rimarca Ca- suo territorio, benché montuoso, è fecon-
stellano, che fra le urbinati rarità sono i dissimo d'ogni bene, e racchiude minie-
grandi ricettacoli d'acqua incavali nel se- re ricchissime, cioè d'argento ne' fiumi
no slesso della montagna, ove l'acque fil- Qualagnesi, di puro zolfo nel distretto di
tranti non consentono che mai vi sia pe- Cagna, di cui si fa copioso traffico, di can-
nuria di si necessario elemento. Ed an- dida pietra nel monte Cesana, che al mar-
ch' esso conviene che la purezza del cli- mo somiglia, e di pietra ove il Pet relata
ma mantenere svegliali som-
influisce a i aprì il console Flaminio a'passeggieri del-
mi ingegni che vi allignano, onde ne ha la strada romana, donde trasse anche il

in ogni tempo abbondato. Inoltre il Ca- selce per lastricarla. Il Colucci, Antichi-
stellano riferisce, avere Urbino facile e tà picene, t. 5, p. 79, pubblicò: D'alcu-
1

agiata comunicazione con Pesaro per la ne miniere poste nelle vicinanze d' Ur-
strada provinciale che si stende dalia cit- bino, discorso dell* ab, d. Andrea Laz-
tà alle Fabbrecce sulla via corriera; l'ha zari urbinate. Premessi nomi degli scrit- i

con Fossombrone per la nuova strada co- tori antichi che testimoniarono essere le
struita da un consorzio di comuni, ed ora campagne d'Urbino fertili e amene, e da-
mantenuta dalla provincia, per insinuai re la terra ubertosi i suoi fruiti; indi col
villaggio di Cai mazzo, e l'ebbe molli an- Baldi celebra il territorio, che sebbene
ni addietro collo stalo Toscano mercè la sassoso e scosceso, essendo coperto di ler-
via costruita sull'Apennino fino a s. Giu- reno, è vestito d'erbe e d'alberi d' ogni
stino per al Borgo s. Sepolcro. Per que- sorta, produce frutti saporosi, abbondan-
sta strada nel 1817 si stamparono diver- ti vini e biade, eccellenti pascoli (i quali
si fogli prò e contro, dagli urbinati, mar* producono il tanto decantato formaggio
chegiani e umbri. Meglio le strade rota- d'Urbino detto caciottelle), perfette car-
bili nazionali che percorrono le due pro- ni; e che Urbino e il suo territorio para-

vincie d' Urbino e Pesaro, cioè due ra- i gonalo a'monli è collina paragonato a' ,

mi della Flaminia delti di Loreto e del piani è monte. Quindi dice abbondare di
Furio, e l'altro ramo della delegazione di miniere il territorio d' Urbino di vari ,

Perugia , non meno delle strade provin- marmi, come del bianco e nero nel mon-
ciali e comunali consorziali, sono descrit- te del Piobico alto ad ogni lavoro anche
te nella Relazione dell' Estimo Rustica, fino, ed è resistente all'intemperie, e del
che ricordai in principio. Inoltre iti essa bianco abbellirono la corte Federico e
URB ti RB Ma
Guid'CJbaldolI con lavori delicati; con ta- ino nero, col quale si ranno tanti lavori;
le marmo e con quelli d'altre cave poco a Tavolelo e presso Ripa Massana si tro-
distanti dalla città, si fabbricarono chie- vano sparsi, dentro al tufo molle, alcuni
se, palazzi e case. La grandiosa facciala massi d'un breccione similissimo a quel-
della metropolitana, cominciala dall' ar- lo del lidoAscolano, portati però ivi da
civescovo Monti e compita dal successore qualche impetuosa corrente, contengono
Rerioli, fu formata colla pietra del Furio. conchiglie e vi si formano macine da mu-
La pielra Cesana serve alla costruzione lino. Miniera d'oro si vuole che antica-
di ca<e; vi sono cave di pietre che resi- mente si vicino monte di
scoprisse nel
stono al fuoco, ed altre che producono Pietralata, del monte Asdruvaldo; minie-
pietre circolali per uso di macine. La ca- ra d'argento presso il monte Nerone; mi-
va terribile d' A tersara, posta in profondo niere di piombo, di metallo, di ferro, di
fosso, 4 miglia e mezza distante dalla cit- acciaio, di zolfo, di salina in diversissimi
tà, somministra pietre per ogni lavoro da siti; ma poco utile recarono le due prime
scalpellino, di diverse forme e grossezze. miniere, per la difficoltà di scegliere l'a-
Di esse vuoisi che fossero edificate le mu- rene minutissime d'oro e d'argento che
ra antiche d'Urbino fatte demolire da contengono. Lontana Urbino 18 miglia
Leone X, per mantenerla nella soggezio- dall'Adriatico, doppiamente se ne com-
ne de' Medici; le moderne avendole co- piacque il Baldi perla vicinanza, e insie-
a
struite Francesco M. I, tutte di mpttoni me per la sufficiente lontananza dalla cor-
e calce, disposte di maniera, che il mon- ruzione de'coslumi a cui sono esposte le

te serve loro per Io più di terrapieno, e città marittime; che se l'uso della navi-
le profonde valli per fosse d'ogni intor- gazione è necessario alle ciltà di scarso e
no, dichiarando Lazzari, col Baldi , ar- infruttuoso territorio, Urbino non abbi-
chitetto delle medesimeGio.BatlislaCom- sognarne abbondando di tulle le cose,
mandino, il quale in ciò devesi grande- senza essere esposta alle marine incursio-
mente ammirare; poiché lo dice de'pri- ni, ed è contenta d'ammirare dall' alto
nii e forse ili.°, che Irovò la forma de' il mare e goderlo qual piano zaffiro. Il
baluardi usali nelle fortificazioni moder- Baldi, dalle nevi, dalle tramontane, dal-
ne, eadattò gli orecchioni in modo che co- l'aspro e rigido inverno a cui soggiace Ur-
prissero e difendessero cannoniere de'
le bino, ne trae e rimarca le buone conse-
fianchi, e che le cannoniere difendessero guenze che produce. Ora passo cronolo-
le facete de* baluardi e le cortine. Vicino gicamente a descrivere cenni storici de' i

a Fossombrone vi è una copiosa vena di principali avvenimenti delia storia civile


gesso, con vene bianchissime e cerulee ed ecclesiastica d'Urbino, interessantissi-
raggruppate. E questa una pietra dura ma per tutta quanta la ragguardevole
che riceve bel pulimento, onde se ne for- provincia d'Urbino e Pesaro, che può es-
marono al tari, balaustra te e tavoli ni. Nel- ser considerata come divisa in due, parte
le Cesane di detta città è un rosso distri- superiore e parte inferiore, come già dis-
buito a strati piani, perciò facilmente po- si a'suoi luoghi. A'ricordati autori, ed a
nevi in opera. Simile a questo solto il mon- quelli co'quali procederò, debbo aggiun-
te di s. Leo evvi un marmo di color cine- gere che altresì trattarono d' Urbino e
rino, con macchie bianche e piccole mac- dell'Urbinato: Blavio, Thcatrum Civita*
chiette nere, con teoente chiocciole mini- tuoi ; Jodoco, Nova Italicae descriptioj
ne; resiste al peso, ed è buono a (orinai e Lazzaro Mocenigo, Relazione tF Urbino,
colonne, non ricevendo però pulimento. nelTesoro politico, pur. '2 p. 237; San- t

Dice pure, che nel monte Ardizio, pres- sovino, Dotiti ci IL) ti' l r/>ino,nv.\ Ristret-
to Pesaro, vi è la cava di bellissimo mar- to delle /)iìt famose città iV Italia ; Mar-
2 5o U R B UR B
chesi, Della d'Urbino, nella Gal-
città mata perchè colle etimologie e
da'lattni;

loria dell'onore, par. 2, p. 606. Leggo ragioni che produce, la crede deviazione
nel t. 3, p.168 del Saggiatore Romano, óeU'Orebìm in idioma ebraico, che gre- i

che Denistooo di Denistoon scozzese si ci dissero Urbii. Alcuni confusero Urbi-


occupava da vari anni a comporre una no con Urbania (P.), già Castel Duran-
storia del ducalo d'Urbino, pochi essen- te e prima Castel delle Ripe. Plinio distin-

do paesi che abbiano tanta celebrità ne-


i se gli abitatori d' ambedue, chiamando
gli annali della politica e della letteratura, TJrbinates Metaurenses i cittadini del
ed aggiungerò anche dell'arte, quanto
io luogo cui successeCastel del leRipe,e£7rZu-
d'Urbino e il suo stato, pe'
Ja piccola città natcsHortenses questi d'Urbino. Nel cita-
suoi conti e duchi Feltrio, duchi Piove- i to articolo già feci cenno delie discrepanti
re, le sue principesse, la sua corte che opinioni e qui con viene che meglio ne par-
rappresentò il fiore e il meglio dell' ele- li. Primieramente d\vb:Della origine del'
a
ganza e civiltà italiana dopo la 2. metà la città d'Urbino, dissertazione episto-
del secolo XV e nel secolo XVI, ed ognu- lare di d.Andrea Lazzari a diversi suoi
no commosso dalla memoria di Raffael-
è amici concittadini, con alcune osserva-
3
lo,!] ramante, Barocci, nomi de'quali so- i zioni dell editore. Questi è Col ucci che la
no congiunti a quello d' Urbino. Avere pubblicò nell' Antichità picene, t, 3, p,
il Denistoon visitato molti archivi , spe- 243, traendola i\a Nuovi Opuscoli del p,
cialmente il Valicano, e que'd' Urbino e Calogerà, t. /\.i, il quale nella 1/ Raccol-
di Pesaro, non perdonando a viaggi e di- ta inserendo nel t. 49 V Elogio di Lue' An-
spendi perchè la sua storia riesca com- tonio Gentili d' Annibale degli Abati O-
piuta e accurata in ogni parte, col sug- livieri, si legge in esso d'avere il Gentili
gello autorevole de'documeuti. di Torricella insegnato ove fu 1' Urbino
Dell'origine d'Urbino, dichiarò il p. Metaurense, Dice perciò, che due furono
Grossi, è vano voler penetrare nell'oscu- anticamente in questa proviucia le città
rità de'secoli aulichi per scoprirne vera- che Urbino portarono il nome, e che
di
cemente l'origine o ingolfarsi nelle fanta- distinguevansi 1' una col cognome d' Or-
stiche investigazioni degli eruditi per rin- tense, l'altra di Metaurense. Non mette
tracciarne 1' etimologia. Ad esso basta il in dubbio che la vicina ragguardevolis-
dire con più. verità e sicurezza che tra le sima città d'Urbino uon fosse V Urbino
ne hanno
città italiche è delle antiche, e Ortense, e che sulle sponde del Metau-
fatta onorata ricordanzaM.Terenzio Var- ro non dovesse cercarsi il Metaurense,
rone,M, Tullio, Valerio Massimo, G. Pli- Ma varie circa il sito essere V opinioni,
nio, Cornelio Tacito, Pomponio Mela; e che il Cluverio volle riconoscere in quel-
dipoi Solino, Stefano da Bisanzio, e Pro- lo ove sorge Urbauia. L'Ortelio confu-

copio da Cesarea: contro le quali autori- se non solo due Ut-bini , ma con essi
i

tà è nulla il silenzio di Tolomeo e di Stra- Suasa ancora. L'OlsteniOjiielle note a Clu-


bone. Il Baldi nell' Encomio della Pa- verio, variò di poco, collocandolo un po-
tria, volle trarne l'origine da' più. rimoli co più in su, nella Massa Trabaria, ove son
tempi, e prima ancora di Suasa, che Tolo- gli avanzi di Castel delle Ripe sotto le

meo notò ne'confìni degli umbri ede'seno- sponde del Gtndidiano. Del qual parere
ni, anzidicendo esser più verosimile che furono 1' Anonimo milanese o p. Berret-
quella fosse ad Urbino soggetta, che per ta, che si accordò coll'Olstenio (seguiti da
lo contrario. Quanto alla derivazione del Ardui ni eCimarelli), e col Cluverio la sen-
nome, pretende il Baldi trovarla nelle 3 tì Cellario. Nondimeno, dice l'Olivieri,
lingue Ialina, greca, ebraica; co'vocaboli tutti errarono, perchè a Guglielmo Du-
TJrbo o Urvo da cui derivò Urbi/io, uo- rante deve il suo nascimento Urbania, già
U R B URB a5i
Castel Durante, il quale non tla Urbino bricò che per significare il secon-
la città

iVcttuirciise, ma dal distrutto Castel del- do augurio e la seconda città da lui co-
lo Ripe [novenne, gli autentici documen- struita, chiamolla i7r/»m«m.SiccomeBe!-

ti ilei quale I' Olivieri riportò nelle note loveso soltanto occupò 1' Insubria, oggi
ne' Marmont Pisaurensia, non conve- Lombardia, e non pervenne nell'Umbria,
nendo che sulle rovine d' Urbino Metau- ove poi penetrati boi, lingonesi e altri
i i

ì-cnsc si fosse piantato il Castel delle Ri- galli ne cacciarono gli abitanti, nega che

pe. Riconobbe per impostura una lapide Urbino fu fabbricata da'galli, eilColuc-
ili T. Accio, sulla di cui fede il duranlino ci conferma altrettanto, rilevando che so-

Macci fondava l'antichità del Castello Ri- lamente! galli senoni occuparono la re-
pense (e per tale la riconobbero il Rastel gione 200 anni dopo Belloveso, ne fonda»
li e Gozze). Restava tuttavia incerto in rono città per a vere usalo di abitare vico*
qua] parte del M etauro fosse stato l'an- tini , ma le già edificate abitarono. Ne
tico Urbino Metanrense collocato, quan- mancò chi credette Urbino essere surlo
do nel 1734 il cagliese Mattias nel fare 100 anni dopo la fondazione di Roma; e
certi lavori a un suo podere posto sul fiu- Gabinio Leto pretese che Urbino fu mu-
me Candidiano, anticamente deltoMelau- data io3 anni dopo Roma, da un umbro
10, presso dove al Durano si congiunge, chiamato Mela uro SuassodaSuasa,eche
scoprì gli avanzi d'un' antica città, iscri- dal suo nome fu detto Metauro il fiume
zioni e anticaglie, die esaminate dal Gen- che scorre alla deslra d'Urbino e dal co-
tilinon dubitò d'asserire che ivi fosse sta- gnome si nominò un luogo vicino. Que-
to V Urbino Me.taure.nsc, e quindi l'Oli- sta opinione non dispiacque a molti eru-
vieri ricevutane comunicazione la pub- diti, e Lazzari opinò inoltre per congeU
blicò ne'suoi Marmorei, Non mancando tura che Metauro Suasso non edificò Ur»
indi chi si oppose come il alla scoperta, bino, ma l'accrebbe e ampliò, forse ro-
p. Ronacla scolopo ne' Carmina ex an- vinato da'terremoti o incendi, ovvero da
titjuis lapielibus dissertalionibus acno- straniere genti o da' galli invasori del-
lis illustrata, Romae
[750, Esso si la- l'Umbria per loro detta Seuonia. Il nar-
gnò che vi sieno alcuni che pongano in rato però da Gabinio Leto , dichiarò fa-
dubbio l'antichità d'Urbino, di cui ninno vola Colucci. Asserì s. Bernardino da Sie-
nvea mai dubitato; V Olivieri li confutò na, che due legioni romane vinte da'ne-
in difesa del Gentili, affermando co! Fa- rnici presso Ravenna vergognandosi di ,

lcetti che fu ascritta alla tribù Stellatimi, ripatriare, fermatesi nel luogo ove Urbi-
però essere stato V Ortense, Mentre dun- no è situato, e quivi a poco a poco fab-
que si voleva riconoscerne I' antichità, si bricate abitazioni, denomi naronoUrbi no,
cambiava a Urbino il nome di Meta.u- perchè Urbis bina legio l'edificò. Volen-
1 cnse. Ma si ritorni col Lazzari all'origi- do il Baldi e il durantiuo Micci più an-
ne d'Urbino, e poi con lui riparlerò de' tica la sua origine, Lazzari rigettò il pa-
due Urbini. Non vie memoria alcuna del rere del santo, anche per aver Giulio Ce-
tempo e da chi fu fabbricato Urbino, ed sare 64 anni avanti la nostra era , colla
errò quello che con ingegnosa disserta- leggeGiulia concessa la cittadinanza a tut-
zinne fece i galli edificatori d'Urbino, sot- ti gì' italiani restati fedeli nella guerra
to la condotta di Relloveso, il quale do- Marsicana, e specialmente a'toscani, um-
po aver vinto toscani fondò Mccliola-i bri e galli; nel (piai tempo Urbino fu ag-
num dove propizi consultò gli augurii. In- gregato alla XXII tribù Stellatine, pi r da-
di seguitando le conquiste e vinti gli um- re il voto ne'roinani comizi, la quale com-
bri, giunto in questo luogo e consultati prendeva gran parie di toscani e umbri,
per una seconda volta gli augurii, vi fab- e perciò Urbino dovea sussistere liti da
,

ili D RB U R B
qualche centinaio d'anni. Che fiorisse ne* del nome Urbo o Ur-
dalla parola latina
tempi della repubblica romana, lo com- vot da cui si vuole fatto Urbinum quasi
provano le iscrizioni esistenti nell'atrio Urb s Bina, avverte che Plinio nella sto-
della corte e che riporta. In esse si dice ria naturale non intese di nominare né
che Urbino fu municipio de' romani; la Urbino e negli urbinati, ma altri e lon-
cui sorte seguì sino allo scioglimento del- tani popoli, e di non doversi appropriare
l'impero, e I' Ughelli nell' Italia sacra ad Urbino la moneta Urino e Urina no-
decanta Urbino d'antichissima fondazio- minata da Plinio, e da Lazzari appropria-
ne. Il Colucci impugna l'opinione del san- ta se Urbino
ad Urbino. Sulla questione,
to, e quanto alle lapidi dice che non è debba chiamarsi Ortense o Metaurense
argomento sufficiente per provare che la Lazzari ripetendo il già da me riferito col
città esistesse a' tempi di Giulio Cesare, Gentili e l'Olivieri, dice che avendo que-
perchè il privilegio fu comunicato anche sti aderito per V Ortense, incontrò delle
dopo alle città d'Italia in vigore della leg- dicerie, ond' egli per seguire il ritenuto
ge Giulia, sebbene non intenda dubitare da'suoi concittadini, dichiara Urbino es-
esser Urbino più antico di Giulio Cesare. sere il vero Metaurense. E ciò pure per
Vi furono pure di quelli che pretesero aver Plinio posto nella VI regione d'Ita-
Urbino fondalo da'greci, come Ancona, lia il popolo Urbinates Metaurenses, se-

Numana e tant' altre città, e perciò da' guito da altri; ed in alcuni concilii anti-
pelasgi, o tessali o siculi; e Aliprando Si- chi, il vescovo d'Urbino più volte si sot-
racusnno lo conferma, nel che gli
riferire toscrisse: Ecclesiae Melaurensis Epi-
urbinati con gran pompa adoravano Ve- scopio. Trovarsi in una lapide in s. Gre-
sta, principale deità de'greci, sotto il no- gorio di Roma mentovati gli urbinati col
me di Urbia o Orobia, nome poi porta- nome di Metanrensiumj ed in una iscri-
to da alcune donne anco a'tempidel Bal- zione del Grutero leggersi, Curatori Reip.
di; indi mutata qualche lettera fosse det- Vrvìnatwni Metavrensivm. Colucci non
ta UrobinOj e poscia con tal nome dicen- seppe comprendere perchè fu male ac-
dosi il luogo ov'era il tempio della dea, colla la scoperta dell' Urbino Metauren*
per accorciamento si disse in seguito Ur- se, e doversi riconoscere per tale il più vi-
bino. A Lazzari sembra questa un' opi- cino al Metauro, non recando alcun pre-
nione probabile e verosimile. Colucci con- giudizio a Urbino, mentre Cluverio il

ferma altrettanto, così che originasse da' trattando de'dueUrbini antepone I* Or-
siculi condotti da Siculo figlio d'Italo, tense col Metaurense, per la ragione che
non però da' condotti da Evandro o da I* Ortense, più cospicuo e ragguardevole
Oenotrio o da Ausonio; circa al nome dell'altro, si trova nominato spessissimo
greco Oro.s e Bios, conviene che fosse la- senz'alcuna giunta, e il Metaurense sem-
tinizzato in Urbinum. Con diverse testi- pre colla giunta. Ritorna Lazzari con più
monianze, crede Lazzari potersi (issare fondamento ad asserire, che Urbino fu an-
il principio d' Urbino 1 35 anni avanti
1 tichissimo municipio de' romani, gover-
l'era corrente, e 38 innanzi la fondazio-
1 nandosi colle proprie leggi; privilegio che
ne di Roma; e Colucci non solo vi aderi- vuole goduto da antichissimo tempo e ,

sce, ma per le ragioni che adduce la ritie- secondo il Macci fin dopo la presa di Ro-
ne un secolo e mezzo più antica. Produ- ma fitta da'galli, e probabilmente nel 3.°
cendo Lazzari altre congetture sull'origi- consolato di Q. Fabio Massimo, il quale
ne d'Urbino e suo nome col Baldi; sog- ricevè in amicizia ed a patti di buona guer-
giunge Colucci, d'ammettere il culto pre- ra i popoli dell'Umbria, dopo aver vinti
stato a Vesta dagli antichi urbinati, e ri- i marti e i peligni. Il Baldi assai più lar
gettate le opinioni intorno l'etimologia di lo riconobbe municipio. Ma Lazzari
URB URB 253
insiste pel tempo remoto, non solo per le di d. Andrea Lazzari, con qualche os-
delle iscrizioni, eziandio per l'altra che servazione dell' autore di quest' opera,
riproduce e posta sulla porla Valbona,ivi cioè di Colucci. Pel già riferito e per
collocala quando fecero l'ingresso in Ur- quanto pure dovrò con altri dire, mi li-
bino Federico e Claudia nel 1621. Che mito a dichiarare che il Lazzari divide il
gl'imperatori romani la riguardarono con suo discorso in 8 §§. Dice nel i.° le ra-
amore e slima e più volte l'elessero a
,
gioni che lo indussero a quest'apologia, ad

luogo per assicurare le loro truppe, e per onta d'essersi proposto abbandonarne la
stanza ove custodire e difendere gran- i controversia, per la baldanza d'alcuni in
di personaggi e capi principali. Di fatti
i iscredilare la patria sua ed occultarne i

le genti di Flavio Vespasiano si tennero pregi, volendo perciò dimostrare Urbi-


in Urbino, mentre la milizia di Vitellio no non essere ['Ortense, come falsamen-
cercava d' opprimerle; e Fabio Valente, teda contrari si crede ma fu sempre il,

capo de'Vitelliani ,
preso da quelli della Metaurense e riconosciuto da' più. anti-
fazione Flaviana, fu quivi per sicurezza chi scrittori. 2. Ammette l'esistenza de'

condotto e non molto dopo decapitato, la due Urbini co'soprannomi d* Ortense e


cui lesta indi mostrata a' Vilelliani che Metaurense onde non confonderli tra lo-
difendevano l'Apennino, perduta la spe- ro, giusta il costume, come prova il Passe-
ranza de'soccorsi di Germania, si perde- ri dicendo de' due Vercelli, presso il Ca-
rmi o d'animo e cederonoalla parte mi- logeri, Nuova raccolta, 1. 12, avendolo
gliore, dandosi per vinti nelle pianure di già chiarito Plinio con diversi esempi, co-
Warni. Anche i goti invasori d'Italia, con- me nella provincia due Pitini già discor-
i

siderarono Urbino sito a^sai forte, e uni- Pisaurense e Mergente, oltre quello de'
si

tamente cogli altri luoghi lo restauraro- Vestini. 3.° Varie opinioni sul sito d' Ur-
no e munirono per sicurezza dell'usur- bino Metaurense : è una ripetutone del
pato impero. Osserva Colucci, che il ter- già detto col Gentili e l'Olivieri, quest'ul-
ritorio d'Urbino venne certamente in po- timo rettificando l'antei iormente asserto.
tere de'romani appena ne furono caccia- 4-° Come siasi creduto recentemente in al-

ti galli senoni
i per opera di M. Curio,
tro sito: altra ripetizione d'argomento e-
Dentato, il quale lo fece mettere tutto a saurito, cioè sugli scavi di Maltias, e nel
sacco da'suoi soldati, per vendicare tanti credersi dal Gentili che l'Urbino Metau»
torli fatti a' romani da'galli. Questi non rense poneuleò' Acqua lagna lun-
esistè a

più vi tornarono, e tutto il paese restò a go il fiume Candidiano, ed invece in quel


disposizione de'romani, che vi condusse- paragrafo notai col p. Brandimarle do-
ro da prima la colonia in Sinigaglia e poi versi riconoscere Pitino Mergentc. Sca-
in Pesaro. Acquistate da'romani le terre gioni per non credere, che le scoperte si

appartenenti a Urbino, come compreso riferiscano all'Urbino Metaurens e trat-

nella Gallia Senonia , fu diviso quest'a- te da antiche lapidi: di queste pure già

gro in vigore della legge di C. Flaminio: fecimenzione. 6.° Si traggono altre ra-
De Agro Piceno et Gallico vi ri tini divi- gioni dagli scrittori, egualmente discorse.
dendo, e in tal divisione dev'esserci slato 7. ° Altre ragioni sullo stesso argomento,
compreso anche Urbino , al quale sarà anch'esse dette nel parlare del Gentili e
statu poi couceduta la condizione di mu- de'vescovi Metaurtnsis. 8.° Si cerca qual
nicipio, che rilevasi dalle lapidi. Nel t. g, sia il fiume Metauro, e col Baldi e altri

p. 1
09 ùeW Antichità picene è la Disser- dice. In quella parte dell' Apeunino, vi-

tazione de* due Urbini Metaurense e Or- cino alla quale sugli altri s'innalza il mon-
tense, si stabilisce per Metaurense il pre- te di Carpegoa, nascono da due fonti non
sente Urbino t s'ignora il sito de IValtrot molto lontani fra loro due tlumi, l'uno è
274 URB URI]
ilMetauro, che scendendo alla destra ma- non grande sfoggio, sia per attraver-
fece
no d' Urbino, bagnando Urbania e Fos- sar la maggior parie della regione, sia per
sombrone, va a scaricarsi nell' Adriatico essere rinomatissimo pegli avvenimenti
non lungi da Fano. L'altro V Isauro o accaduti nelle sue vicinanze, e finalmente
Pisa uro, oggi detto Foglia con voce cor- pe'grandiosi ponti che vi fecero costruire
rotta, che presa la strada verso la sinistra, o la romani imperatori. 4-°
repubblica o i

radendo le mura di Pesaro, da 8 miglia Se gli antichi vescovi d' Urbino si sotto-
lungi dulia foce del Metauro, sbocca uel- scrivevano della chiesa Metaurense. ciò
lo stesso golfo. Tra questi due fiumi e non fa, che Urbino presente fosse il Me-
nel mezzo quasi fra loro, in guisa d'isola, taurense, dovendosi riferire il titolo più
su alto e rilevato colle fu edificato Urbi- verosimilmente alla regione su cui esten-
no. Adunque perchè cercare l'UrbinoMe- devano la loro vescovile autorità. 5.° Si
taurense fra le macerie , se vive con lu- cerca dove esistessero idueUrbini, de'qua-
stro maestà e decoro de' suoi abitanti?
, li Plinio il Vecehio descrivendo i popoli

Quanto agli avanzi sul fiume Candidiano dell'Umbria nella VI regione d' Italia,
col p.Uonada e col p. Sarti nega che vi sor- Hist. nat. lib. 3; cap. 3, disse degli Ur-
1

gesse l'Urbino Metaurense, ed a stento vi binati: Urhinates cogiiomìne Melaurcn-


riconosce altra città o al più l'antica Ale- ses, et alii TIortenses, posti in una stessa
ria. Ma già dissi ove questa sorse. Seguo- regione.Essere certo che uno di essi è l'Ur-
no osservazioni del Colucci in 9§§- Col
le bino esistente che dà il nome a tutta la

i.° prova, che il presente Urbino sia stato regione, di cui è capitale e metropoli; es-
WMetaurcnseoY Ortense, non toglie pun- sere incerto se esso sia l'Ortense o il Me-
to di pregio alla città, tanto più che Dul- taurense, e dove fosse situato 1' altro s' i-

ia si conosce di essi, tranne l'assertiva di gnora; bensì voler provare che ambedue
Plinio che due popoli, e poche
nomina i erano nella provincia medesima, perchè
iscrizioni in cui sono nominate le città ov- si costumò colle città esistenti in una
veroi cittadini. Perciò doversi credere due stessa provincia per distinzione di ap-
città antiche della medesima condizione porvi i nomi presi dalla natura del sito,

sotto i prima ancora che ve-


romani e da' fiumi, dal mare, e ne riporta esempi.
nissero in loro potere, solamente fra lo- E quanto agli Urbini, uno lo prese dal
ro in ciò differenti, che una di esse, forse fiume Metauro, e l'altro d'alcun altro
per la forte natura del sito in cui è po- fonte che presentemente ignora vasi e per-
sta, eh' è 1'
Urbino presente, seppe resi- ciò difficile precisare il sito dove fosse. G.°
stere al furore de' barbari e alla voraci- D' uno di questi Urbini è incertissimo il
tà del tempo, e l'altraebbe a cadere co- sito, com'è sicuro che uno fu dove tutto-
me tant'altre rinomate, e sulle sue gran- ra esiste, perciò rigetta l'opinioni di Clu*
dezze conduce l'aratro. 2.
il bifolco vi verio e Gentili, finché non si scoprissero
Forse l'Urbino Ortense ebbe maggior no- monumenti indicanti il sito ove sorgeva-
me del Metaurense? Sebbene di questo no. 7. Ragioni per cui l'Urbino presen-
esistano lapidi, e niuna di quello, nulla te non sembra che fosse il Metaurense,
può dirsi. Tuttavia poi diceche l'Urbino per non esistere sulle sponde del Melati-
Ortense fosse qualche cosa di più del lo, né prossimo ad esse, ina sopra ele-
Metaurense perchè questo viene ricor-
,
vata collina pòsta tra' fiumi Metauro e
dato sempre col soprannome. 3.° Se il ti- Foglia, quindi non esservi ragione di de-
tolo di Metaurensis alla provincia così nominarlo col nome d'uno di essi esclu-
detta può esser derivatodal fiume istesso dendo l'altro. 8.° Il non trovarsi in Ur-
e non dalla città. Piuttosto la ripete dal bino alcuna lapide col nome d' Urbino
fiume che dalla città, che di tale aggiunto Metaurense è un'altra ragione per du-
13 R B URB 25 >

b ilare che Benché riporti due


fosse tale, Ultamente. Quindi il p.Brandimarte, con-
iscrizioni col nome d'Urbino Metaurense, siderando indecisa la questione e che tutti
una esistita in Roma a s. Lucia nel Mon- i suddetti scrittori cercarono i due Urbi-
te Celio (o in Sctlhonio ? ), l'altra esisti- ni intornoMetauro, senza considerare
al

ta nella volta «.Iella cattedrale d'Urbino. che non eravi propriamente ragione per-
Ma di questa n'è incerta l'esistenza, altri- chè entrambi dovessero esistere intorno
menti sarebbe decisa la queslioue. 9. Ciò a tal fiume. Di più che non rivolsero lo- i

che debba concludersi dal fin qui detto è ro sguardi all'Umbria cismontana, senza
chi non avendosi alcun indizio nell'Urbi-
1
,
considerare che le città omonime per lo

no presente per decidere se fosse o il Me- più sono collocate in diverse provincie, e

taurenseo ['Ortense, doversi restare nel- per non confonderle si dava loro un ag-
l'incertezza senza contendere per un so- giunto, e s'erano situate nella slessa pro-
prannome più che per un aldo; e trovan- vincia, non rimaneva una appresso l'al-

dosi nelle lapidi ricordalo Urbino sen- tra, ma in molta distanza fra loro, come
z'altra aggiunta, doversi intendere d'Ur- i Ti terna ti Tiberini, o Città di Castello^
bino Ortense, perché il Metaurense in erano molto distanti da'Tifernati Melati-
esse trovasi col soprannome e si disse piut- misi, o s. Angelo in Vado. Indi soggiun-
tosto Urvinum che Urbinum t th'eva
:
di- se, si deciderà subito la lite, se si dimostre-
re lo stesso per la grande alììnità tra le rà che un Uibiuo rimaneva nell'Umbria
lettere V e B e il promiscuo uso che ne cismontana, ch'era porzione della VI re-
fecero "li antichi. Terminò Colucci col gione d'Italia, nell'acci ngersi a farlo, con-
desiderare, che alcun diligente e beneme- fessò avere ricevuto le notizie dal cav.
ne facesse
rito illustratore d'antichità se Frondini d'Asisi, il quale le somministrò
investigatore sul vero e proprio sito, du- al p. ab. Di Costanzo, che le pubblicò nel-
bitando della riuscita in rinvenirlo. Tali la Disamina degli scrittori risguardan-
voti fatti nel 1790 ebbero col pubblicalo ti s. Rufino (vescovo e martire d' Asisi,
nel 1797 dal p. ab. Di Costanzo, e meglio ivi stampala 797, in cui a p. 5o
fin dal 1 1

nel 1825 dal p. Brandi marte, colla Gal- e seg. dichiarò Urbino Metaurense. è
:

lici Senonicty esaurimento. Nel cap. 1 1 e- l'Urbino odierno. Urbino Ortense non è
gli Urbino Metaurense ed Or-
tratta : l'Urbino odierno, uè Urbauia o CastelDu-
tenie, e Tiferno Metaurense. Ricordata ranle. Ragioni per collocarlo in vicinan-
la disputa sopra sito ove furono due il i za di Colle Manciù tra Asisi e Gettona).
Ui bini, e se l'esibente fu V Ortense o Me* Lungi 7 miglia da Asisi e dietro a picco-
taurense, e detta la lite ancora sub judi- li colli, vi è un'amena vallata non lungi
ce; rammentò pure il sin qui discorso sul- dal castello di Collcmaggio Colle Man-
le diverse opinioni, ma ricordando YElo- do (nella delegazione di Perugia, comune
gio di Gentili dell'Olivieri, seguendo il del governo di Spello), fabbricato dalle
Colucci equivocò nel dirlo contenuto nel rovine d' un paese vicino distrutto. Ivi

t.
44 l 'el Calogeri», mentre è il
4q come furono trovati musaici, acquedotti, statue
di sopra scrissi, e dal (piale ricavai le ri- colossali, iscrizioni e altre anticaglie. La
portate notizie; lo citò poi, ma fa contrad- costante tradizione accerta elicivi fu una
dizione. Dichiarò pure, che il Colucci nel- città chiamata Urbino, e questa non so-
l'osservazioni sul Lazzari, col promuove- lamente rimane in Colle Manciù, ma in
re dubbi atterrò tulle le sue ragioni , e Asisi e in beltona. Ciò viene confermato
concluse che l'Ui bino presente è \' Orten- dal nome che porta di / alle <T Urbino
se,t che s'ignora il silo dell'UrbinoA/r/fm- porzione del territoriodi Colle Manciù. E
rense. Veramente pel riferito non mi pare diviso quatto iti 4 parti chiamate / itili
che Colucci abbia sentenziato tanto asso- con un aggiunto per distinguerle, ed una
2^6 U RB U PcB
di esse porta ancora il nooie di Falle la tradizione, il nome della contrada, e i

d'Urbino. Questa tradizione è conferma- documenti antichi ci dicono, che presso


ta da documenti antichi. In quello del Colle Mancio vi fu una città chiamata Ur-
1018 pubblicato dal p. ab. Di Costanzo bino, chi potrà dubitarne? E qual altro
nell'indice delle pievi e dipendenze del ve- popolo o città potrassi supporre in tal
scovato d' A sisi si annovera Plebei» s. Ma- luogo, quando la tradizione delle circon-
ritte de Orbinum. Lo confermano altri vicine città avvalorata da'documenti d'8
posteriori strumenti e segnatamente due secoli sono, ciò ci dice? Siccome da que-
del 4o3 ei4o5, dove si nomina plebs et
1 sto resta lontano il Me tauro, così la ra-
Ecclesia s. Mariae de Monte Urbini ex- gione vuole , che si creda e«>ser questo
tra Colle Mancium dioecesis Asisien. l'Urbino Ortense. Per distinguerlo dal-
Lo attesta la vecchia cronaca mss. com- l'altro, a questo fu dato un nome gene-

pilata nel secolo XI 11, ehe si conserva nel rico, comune e proprio di tutti i paesi,
s. convento d'Asisi, in cui si narra la de- cioè Ortense. Imperocché Ilortus non
solazione prodotta dalle guerre de' goti, solamente significa quel luogo, dove si
per cui non essendo seminale le terre de- coltivano gli erbaggi, ma secondo Festo
rivò una desolantissima carestia, e che i hortus apud antiquos omnis villa dice-
popoli Arbinensi e altri furono ridotti in baiar ,quodibi,qui arma capere possenL
servitù penuriando i cibi; e iu altro luo- orirerunt". Rimanendo 1' Urbino Or-
go Arbinense vero oppiduni ex ter mi-
, tense presso d' Asisi, non può dubitarsi,
natimi emarcuit, et deinceps non resur- dice lo stesso p. Brandi marie, che l'esi-

rexit. In una memoria della segreteria stente Urbino sia Metaurense, perchè
il

comunale d'Asisi, del principio del seco- rimane vicino al Me tauro, da cui prese
lo XVII, tra' luoghi già ad essa soggetti il distintivo, ed ove questo fiume sgor-
cosi si parla di Colle Mancio. Collis Man- ghi , ed ove si scarichi , lo dissi già col

ti jam Orviensis Civitas% Umbriaeem- Baldi. Indi riporta la discorsa lapide pro-
pontini, cintati Assisii postea obediens. dotta da Muratorino cui leggesi Vrvinat.
L'JFgidi che nel i654 avea stampalo le Afa*. (nelle lapidi riguardantiTifernoMe-
"vite di 4 eroi, parlando di s. Puifìno d'Ar- taurense si legge Mataurensis , per cui
ce, ecco comesi espresse. « Col di Man- Muratori giudicò che si dovesse scrivere
do, terra dell'Umbria fabbricata presso le Malauruin e nonMc4aurum,tt*n rigettato
mine della già famosa città di Orviano, da Colucci con varie testimonianze, perciò
che da tempo immemorabile in qua gia- riconoscersi errore de'copisti), asserendo
ce del tutto estinta 7 miglia lungi d'A- ch'esisteva nella metropolitana, e della
sisi". Ne'ricordati documenti si chiama quale dubitò Colucci , e se siano vere le
tal paese distrutto Urbinum, Orbinum, schede Farnesiane e Cappottane donde fu
Arbinum, Orviensis Civitas, città cTOr- traila. Soggiunge il p. Brandimarte altre
i'iano. Ognun vede che la parola è la sles- cose che già narrai a favore d'Urbino, e
sa, e che la maggio-
differenza derivò dal racconta la 538 da
presa di esso fatta nel
re o minore studio che fecero coloro che accennando
Belisario, togliendola a'goli,
la scrissero, come succede di tanti paesi le successive sue vicende. Conclude il p.

e contrade, le quali con piccola varietà Brandimarte che V Urbino Metaurense


sono pronunziate non solo da'forastieri, fu nelle vicinanze d'Asisi, e che il Me-
ma anche da'paesani che mutano le let- taurense è V esistente Urbino. Nel t. 4>
tere e storpiano le parole, e perciò anco p. i3i dell'Antichità picene, \\
Colucci
presentemente il luogo ove fu questo Ur- pubblicò: Su di varie memorie istoriche
bino, da chi è chiamato Urbino, da chi e antichità e sulla decadenza ài Urbi-
Ornano e da chi Ornino. » Se dunque no, discorso di d. Andrea Lazzari. Ur-
u un URB »5 7
bino fu antichissimo municipio de'roma- in cui si legge che T. Flavio al quatnor-
ni, e dichiarato per la legge Giulia ne' virato unì la quinquennalità, ed era pre-
tempi della Guerra Marsicana, come di fetto de'fabbri. Non è inverosimile che vi

sopra dissi collo stesso Lazzari, non con- fossero pure i collegi de* centonarii e de'
venendo come altri vogliono che lo fosse dendrofori. Riferisce Baldi, che intorno
a
anteriormente nella 2. guerra cartagine- a questi tempi fosse la città abbellita di
se, onore negato a molte altre città anche case e di templi, di cui sono testimonio i

convicine. E perchè dallo stato di confe- frammenti delle colonne, delle cornici e
derazione col popolo romano , decadde delle basi di marmo sparse per la città,

quasi il Piceno tutto nel 484 di Roma, moltissimi marmi essendosi distrutti nel-
col soccombere forse per eccesso di am- la nuova fabbrica del duomo. E nesrli

bizione e di fasto ad asprissima guerra, e scavi pe'fondamenti di sua magnifica fac-


ridursi col sangue di molti in pieno ser- ciata si trovarono molte pietre antiche.
vaggio, immune Urbino da sì deplorabile Un'iscrizione di bellissimo piedistallo è
disgrazia, si vide ancor libera dalla con- che ricorda avere
nel cortile del palazzo,
dizione di prefettura; condizione inferio- ilmunicipio condotta una bella fonte
re, che privava i cittadini della libertà e chiamala Ninfeo, con elogio a Caio Vesi-
del dominio delle terre e delle rendite dieno ch'ebbe l'ispezione di tal benefìzio*
che si devolvevano a vantaggio de' vinci- Vuoisi che sia la fonte del Leone, per la
tori, i quali imponevano leggi a'soggioga- copia dell'acqua e la magnificenza del-

ti. Molte dopo scon-


altre città picene, o l' acquedotto scavato entro le profonde
fìtte dal console P. Sempronio, o molto viscere del monte. Forse il Ninfeo negli
prima, ridotte a prefetture, le campagne antichissimi temprerà vicino alle mura e
picene divennero agro pubblico del po- alla porta de'pesaresi, probabilmente per
polo romano. Colucci stabilisce per epo- pubblico lavatoio, onde il borgo fu dal
ca della resa de' piceni a Sempronio il volgo chiamato Lavagine; contrada che
434, dopolesue vittorie. Urbino nel suo conserva la denominazione. Da un lato
governo politico ebbe magistrati come lei del Ninfeo antico eranvi due lapidi ripor-
più cospicue città, cioè decurioni, qua- i i tate da Lazzari con altre; fra le quali
tuorviri da'quali a modo di repubblica era una che attesta essere stata in Urbino la

governata; e nel governo de'consoli e de- dignità pontificia, cioè persone che avea-
gl'imperatori di poco si mulo, restandole no giurisdizione su quelle consagrate al
inviolate le leggi municipali. Ogni volta culto degli Dei, regolando l'anno e di-
che in pubblico luogo doveasi porre un'i- spensando da certe ceremonie. Vissero gli
scrizione sagra o profana, doveasi ottene- urbinati pacificamente, mentre fu paci-
re la concessione del luogo da'decurioni. fico e potente l'impero di Roma, e furo-
Col permesso loro trovasi innalzata una no sempre divoti e soggetti agi' impera-
iscrizione ad Annia Firmilla, che cogli tori, e rilevasi ancora da un marmo e-
antichi marmi urbinatensi prima come retto dal magistrato e popolo urbinate in
altre stava avanti la metropolitana, indi onore di Gallo e di Vibio Volnsiano im-
portata nel cortile del palazzo, e con al- peratori. Dal già narrato che in Urbino
tre riferita da Lazzari. Un'iscrizione de* si ritirarono le genti di Vespasiano, si de-

quatuorviri eretta a Q. Stazio, fa me- duce la fortezza del sito. Anche goti in- i

moria di sua edilità, e della tribù Stel- vasori d'Italia, considerando Urbino per
lati na di Roma, a cui erano aggregati gli forte, e conoscendo difficile l'espugn.1/10
urbinati. Ne mancarono in Urbino i col- ne, si dieronoa restaurarlo e moni ilo ptf
legi de' fabbri, né i giudici della ragio- loro difesa, aumentando la sua ftM I

ne, facendone testimonianza un marmo, le fòrti valli da cui è circondato. Ne'tcm


VOL. LXXXVI. '7
a$8 URD UR B
pi antichi lo era di più, quando la città numenli antichi e tutto il bello dell'an-
chiusa dentro minor circuito, faceva di se tichità. Per la discorsa dissertazione del
corona alla sommità del monte. Potendo Lazzari, il Colucci gl'indirizzo una Let-
però esser assalita verso ilMonte Feltro tera, che si legge a p. 157, con analoghe
e la Romagna, pel vicino monte che por- riflessioni, su diversi punti in cui egli non
ge vantaggio e comodo agli assalitori, vi credeva aderire. Ripugna a Colucci il so-
fu fabbricato un castello nella cima, le stenersi che Urbino non fu mai né pre-
cui vestigia sono presso la chiesa della fettura, ne colonia, poiché tutte le prò-
ss. Trinità. L'antichissimo giro della cit- vincie conquistate da'romani colle armi,
tà, di cui gran parte si conserva, fu fab- divenendo loro pieno dominio, alle città
bricato di mattoni e pietre della Cesana, il senato spediva un prefetto per gover-

e con de'gran pezzi quadrati di tufo spu- narle e così prendevano il nome di pre-
gnoso, in parte somigliante al travertino fetture, tranne alcune città che patteggia-
tivolese. Ne'luoghi più necessari alla di rono confederazione e alleanza. E sicco-
fesa avea comode torri per ribattere gli me la regione era posseduta da' galli se-
assalti, e per la naturale fortezza del sito noni, questi sconfitti e fugati verso il 570
con poca gente poteva combattere ne- i di Roma-, di tutto il paese s' impadroni-
mici. Per tutto questo, per l'abbondan- rono romani. La guerra Marsicana es-
i

za dell'acque e delle vettovaglie, goti ne i sendo avvenuta nel 663, domanda Co-
amarono il soggiorno ; e Lazzari è di pa- lucci cosa mai fu Urbino in quell' inter-
rere che fin d'allora in Urbino si battesse vallo di tempo se non si ammettesse la
moneta da' goti e con caratteri romani. sua condizione di prefettura o di colo-
Urbino nelle guerre cartaginesi non ave- nia ? Egli con buone ragioni si persuade
va sofferto, ma la decadenza di Pioma che Urbino fu successivamente prefettu-
nelle guerre civili, la condizione muni- ra, colonia e municipio. Fu prefettura ap-
cipale che trasse i cittadini a stabilirsi in pena l'Agro della Gallia Senonia venne
Roma, e le invasioni barbariche, come in potere de' romani, e tale condizione
od altre ne produssero la decadenza. Vi non toccò solo a Urbino, ma a tutte le
contribuirono gli stessi goti per l'ambi- città comprese fra l'Esio e il Pmbicone,
zione de'loro capi, per cupidigia di domi- ch'etano appunto le possidenze de'galli.
nio e di comando, soffrendone Urbino Quando poi fu data esecuzione alla legge
nel formale e nel politico, sebbene andò di C.Flaminio, sulla divisione dell'Agro
immune dal conquasso materiale a cui Piceno e Gallico, allora è di parere che
soggiacquero tante città. Era allora Ur- divenisse colonia o almeno che le fosse
bino quasi due volte più piccola dell'at- costituito il territorio nel riparto di que'
tuale, formandosi di quell'antico recinto terreni ;
poiché credono alcuni non es-
che si vede, cioè dalla chiesa di s. Fran- sersi in quella divisione parlato giammai
cesco a quella di s. Paolo per lunghezza, di costituire colonie, come fra gli altri

e dalle case de' Sandreoli sino alle ulti- mostrò di credere l'Olivieri. Sentimento
me parti delle stanze arcivescovili per però cui Colucci non aderisce in tutto,
larghezza. Alle primitive rozze abitazio- ammettendo solamente che non si saran-
ni erano successi palazzi, templi e altri no fatte formali deduzioni, accompagna-
edilìzi magnifici, il cui complesso la ren- te da tutte quelle grandi circostanze so-
deva maestosa. Però a misura che Urbi- lite praticarsi nelle deduzioni coloniche;
no andavasi rimodernando, da'goti e da- ma se assegnazioni e riparti si fecero, cre-
gli altri che vennero in seguito ad abitar- de che si saranno fìssati i termini al ter-

lo, guastando il vecchio per edificare il ritorio di ciascuna città. Di questo avve-
nuovo, si perderono più pregevoli mo-i nimento è difficile stabilirne l'anno, ma
U R D u ri b 259
sembra non prima del S16 di Roma, nò i nemici di avvicinarsi. tempi di Beli I

dopo il 56c). Non prima, perchè la legge sario, le scorrerie de' Longobardi, par- i

Flaminia fu proposta solo nel 526; non tili de' Guelfi e Ghibellini (l\) furono y

dopo, perchè nel giro di quell'epoca tro- assai fatali a Urbino. Vuole Baldi che la
vatisi altre deduzioni espressamente se- città ne'primi tempi si reggesse a modo
gnai* Alle città poi sollevate in tal mo- di repubblica , come insegnano alcuni
do alla condizione di colonie, è molto ve- marini antichi, ne'quali si fa menzione
rosimile che non si concedesse il diritto della repubblica degli urbinati. Sotto il

del voto ne' romani comizi ; diritto che governo de'consoli e degl'imperatori ap-
siccome erasi accordalo a certe città più parisce che si mutasse di poco restando
benaffette alla repubblica, cosi cominciò inviolate le leggi municipali, per cui nelle
a sollevare de' sospetti, de' torbidi, del- ricordate iscrizioni si fa menzione de'ma-

l'invidia fra tutte l'altre città italiche che gislrati che ne governarono la repubbli-
non l'aveano, e ne fu conseguenza la fa- ca. S'ignora se i goti e longobardi la ti-
mosa guerra Italica. Con vari mezzi si ranneggiassero in modo che ne fosse di-
procurò in quel grave emergente di ripa- strutto l'antico governo. Sotto i Papi pa-
rare a' pericoli della repubblica, e l'ulti rimenti godè l'uso delle leggi patrie, fin-
mospediente fu quello della legge Giulia, ché quell'aspetto di repubblica mutossi
per cui tutte le città italiche indistinta- in monarchia o perfetto governo d' un
mente furono ammesse al diritto di vota- solo, quando venne in potere de'Fellre-
re ne' comizi romani. Allora fu, dice Co- schi. Avendo i goti occupalo anche Urbi-
lucci, che Urbino fu ascritta alla tribù no, s.Leo ed altri luoghi forti, il re Viti-
3
Stellatina,e fors'anche innalzata a muni- ge nella i. pose un presidio di 2000 ca-
cipio ; ma che tranne il diritto
ritiene, valli, nella guerra in cui Giusliuiano 1 si

del voto, altro onore non ottenne, per es propose ricupeiarel'Italia per mezzo di
sere ancora indeciso se la condizione di Belisario. Considerando questi 1' impo-
piti onorevole di quella di
colonia fosse tenza d'Urbino, persuase Narsete a vo-
municipio o viceversa, per le ragioni da lerla con lui espugnare, ma questi poi
Colucci espresse nella dissertazione preli- si ritirò a Rimini, geloso della gloria
minare, e per la principale d'avere alcu- di quel celebre capitano, che però riu-
ne città aspiralo al grado di colonie (pian- scì a impadronirsene. Vinta in seguito
do erano municipi), e alti e colonie al gra- del tutto la potenza gotica dal valoro-
do municipale. Dell'onorevolissima con- so Narsete, colla caduta di re Teja nel
dizione di colonia, le più grandi città se 553, in qualità di capitano generale res-
ne pregiarono. Termina con dire alcune se l'Italia, finché decaduto dalla grazia
emulsioni sulle lapidi prodotte da Laz- imperiale, fu spedito in Italia l'esarcaFla-
zari, Questi continuando ad illustrare con vio Longino, che fissò sua residenza in
varie dissertazioni alcuni punti più inte- Piaveuna, mentre longobardi chiamati i

ressanti della storia d'Urbino, il Colucci da Narsele ne occuparono la penisola.


insci 1 nel5, p. 169 quella intitolata:
t. Anche Urbino avrebbe dovuto restaredel
Del cambiamento che dal potere
toltile lutto soggiogato, ma ad onta dementativi
di Belisario^ dal furore de*guelfi e ghi- de'longobardi rimase in podestà dell'im-
bellini risai ù la città a" Urlino, discor- peratore greco, non senza patire gravi
so. La ci à piìi volte andò soggetta a
1 1 danni. Congettura Lattari i beni e i mali
considerabili rovine, quantunque a pa- che ad Urbino derivarono da'longnlur-
ragone dell'altre sia siala inespugnabile, di, e quanto dovè patire nelle laute le
o per natura di situazione, per le cure roci irruzioni bai banche, quandogià era
degl'imperatóri, o per timore ch'ebbero divenuta dominio di s. Chiesa. Nou mi-
260 URB URB
noie discapito soffrì dalle tremende fa- palme, tosto se le videro appassire in ma-
zioni de' guelfi e ghibellini, fazioni che no, imperocché sopraggiunti da M. Cu-
già esistevano in Italia neh roo, secon- rio restarono totalmente debellati, ed ap-
do il Sigonio, onde i nobili fabbricaro- pena i superstiti ebbero scampo nelle vi-
no a propria difesa torri e altri forti- cine terre de'galli boi.Fu questa la ca -
lizi; ma per attestato di diversi storici gione dell'intera rovina di tutte le nazio-
Urbino parteggiò per gl'imperatori, nel- ni gallo-cisalpine, mentre indignati i boi
le loro gravi vertenze co'Papi, prevalen- di veder ripartiti fra le romane milizie gli
dovi la fazione ghibellina, di cui furono aviti loro campi della Senonia, ed aizza-
capoparte gli aulichi Feltreschi, e gran- ti da'Ioro ospiti a vendetta, s'impegnaro-
dissimi danni ne risentì Urbino e gli ur- no in una guerra nella quale tutti prese-
binati per le funeste conseguenze delle ro parte, e dovettero tutti piegare innan-
terribili guerre intestine. Premesse que- zi alla romana fortuna e valore. Cosi
ste nozioni preliminari, vado a registra- 1' Umbria Senonia pervenne in potere
rci principali avvenimenti d'Urbino, che di Roma, ed in quell'articolo riportai al-
tanto influirononellecondizioni della re- tre critiche notizie. Memorando per la
gione, e perciò dirò anco di quelli più romana repubblica è il giorno in che pres-
importanti che la riguardano; essendo so le foci del Metauro perì l'esercito car-
indispensabile per Y ordine cronologico, taginese, ed Asdrubale suocapitano efra-
nel principio brevemente ripetere alcune tello del famoso Annibale vi cadde, seco
cose già dette per migliore intelligenza, portando fra l'ombre notabile parte del-
ma coti giunte e schiarimenti, dovendo- la gloria e possanza di Cartagine emula
si tenere presente il riferito anche per di Roma. Non mancò chi opinò essersi
le differenti opinioni in diversi punti sto- cresciuto il popolo d'Urbino per gli avan-
rici. zi dell'esercito vinto, altri di esso avendo
E comune opinione degli eruditi, che dato origine o aumento a diversi castelli
Urbino sia stata abitata prima da'sictili e terre di cui ragionai, parlando del gran -
e da'liburni, i quali poi furono cacciati de avvenimento, la cui storia descrisse il
dagli umbri, e questi da'toscani, e i to- durantino Macci, De Bello Asdrubalis.
scani da' galli senoni. Narra Castellano, Fu certamente municipio romano, aggre-
che a' senoni toccò in parte il tratto d'I- gato alla rustica tribù Stellatina, gover-
talia Cisalpina fra 1' Esi e il Rubicone, nossi a modo di repubblica con edili, ceti -
quando Belloveso co' suoi galli sconfisse sori, quinquennali, consoli, quatuorviri,
e respinse gli etruschi, che di Toscana giusdicenti, senato, decurioni, pontefice,
aveano sin colà estesa la loro dominazio- sacerdoti, e collegi ad uso di Roma. Di-
ne. Erano i senoni i più audaci fra'galli venne municipio nel 664,al dire di Baldi,
e insieme più valorosi.
i I galli,còndolti da per la promulgata legge Giulia, così di-
Brenno, s'impadronirono di Roma, libe- venendo cittadini romaui anche gli umbri
rata da F. Camillo. Lunghe furono quin- e discendenti de'galli. Fedele Urbino a'
i

di le ire che arsero tra' romani e galli, i dominatori del mondo sì nella repubbli-
molteplici le guerre combattute. Final- ca e sì nella monarchia, tra gli sconvol-
mente la battaglia di Sentirlo (^.), vin- gimenti dell'impero; in uno di questi e

ta da'romani nel 474 di Roma (dice Ca- nell'anno 69 di nostra era, la fazione Fla-
stellano, ma in quell'articolo con Colucci viana Vespasiano tenne forte contro i
di

dissi nel4^8, e altrettanto col Beilenghi Vitelliani, il cui capo Fabio Valente fu
in quelloche vado a ricordare), declinò la preso e decapitato in Urbino, onde pre-
possanza de'senoni, quali sebbene i o an- i valse all' impero Vespasiano senz' altri

ni dopo cogliessero in Arezzo l'ultime contrasti, Trasferita la sede dell' impero


U R B URB 261
in Costantinopoli, V impero fu diviso in mandò ad offrir loro un vantaggioso ac-
orientale o greco, e in occidentaleco'pro- cordo. Ma i goti rigettarono la proposi-
prì imperatori. Per la debolezza de' se- zioue, e non permisero a'deputati d'en-
condi illuvioni di barbari inondarono trare nella città. Confidavano del buon
l'occidente, massime igoli che dominaro- istato della piazza, vantaggiosamente si-

no anche Urbino. Sopraffatti dagli eruli, tuata e ben fornita di munizioni. Belisa-
a questi soggiacque con Urbino la regio- rio comandò tosto che fosse costruita una,
ne. 11 loro capo Odoacre, spogliato del- galleria per andare a scavare a piedi del
l'impero d'occidente Romolo Auguslolo, muro, e si facesse avanzare verso di esso
nel 4y6 si dichiarò re d'Italia; ma disce- nel sito dove il terreno era più basso a
so poi in questa Teodorico re degli ostro- più comodo per gli approcci. I partigia-
goti, nel 49^ pose fiue alla signoria de- ni di Narsete si ridevano di questi appa-
gli eruli, reintegrò e ampliò la gotica. recchi, dicevano che Belisario intrapren-
Giustiniano 1 imperatore d'oriente repu- deva l'impossibile, che non conveniva a
tando appartenergli lo sciolto impero Narsete perder tempo in un inutile asse-
d'occidente, per ricuperare l'Italia vi spe- dio, e che egli doveva impiegare piutto-
di il valoroso Belisario, che die principio sto le sue truppe nella conquista dell'E-
alla guerra gotica e tosto occupò Roma. milia. Narsete diede orecchio a questi con-
Recatosi a Fermo, da dar-
fu raggiunto sigli, ed avendo levato il campo di not-
sele proveniente da Costantinopoli con te tempo, se ne tornò a Rimini in dili-
un corpo di 5ooo uomini. Essendo Ur- genza seguilo da'suoi partigiani e da' lo-
biuo soggetta a'goti, nel 538 o 53oy Be- ro soldati. Allo spuntar del giorno Mor-
lisario spedì Perano ad assediare Orvieto rhas e la guarnigione, vedendo che la me-
eoo un distaccamento, ed egli marciò ver- la dell'armata romana si era ritirata, in-
so Urbino, giudicandola per natura e per sultarono il resto con motteggi pungenti.
arte piazza importante. Igoti vi teneva- Nondimeno Belisario era risoluto di con-
no forte guarnigione, considerandola per tinuare 1' assedio, e 1* accidente lo favorì
uno de'loro propugnacoli, comandata da più ch'egli non isperava. Era in Urbino
Morrhas uflìziale di riputazione. Narsete, una sola fontana, che somministrava ac-
Giovanni nipote di Vitaliano, e gli altri qua a lutta la città, si disseccò in 3 gior-
capitati! greci seguirono Belisario , ma determinarono d'ar-
ni,sicchè gli abitanti
giunti avanti la città si separarono da lui, rendersi. 11 generale romano non essen-
recandosi a lumini una giornata distan- do informato di questa risoluzione si a-
te, già presa da Giovanni per essere cit- i vanzava per dare uu assalto, quando vi-
tadini di voli all' impero, per cui Vitige de che gli assediati invece d' apparec-
re de'goti era corso a Ravenna per difen- chiarsi alla difesa gli stendevano le brac-
derla, pouendo presidii in varie città, co- cia, e chiedevano di venire ad un accor-
me nelle rocche di Monte Feltro e Cese- do. Egli vi acconsentì con allegrezza. I
na. Belisario pose il suo campo all'orien- goti ebbero salva la vita, e si obbligaro-
te della piazza, mentre essi erano andati no a servire nelle truppe romane. Narse»
all'occidente. Hi bino fabbricata sopra una te non intese senza dispiacere la felice
collina circolare, mollo elevata, la quale riuscita d' un* impresa, di cui non avea
benché non fosse dirupata e scoscesa, non voluto dividere la gloria. Per acquistar-
era tuttavia facile a salirvi, a cagione del- ne dal canto suo spedì Giovanni ad at-
l'asprezza del suo peudio , tranne dalla taccar Cesena. Questi fu vivamente ri-
parte di settentrione, Belisario sperando buttato in un assalto, dove perdette mol-
che gl'inimici dopo la fuga del loro re Vi- ti soldati, e fra gli altri uftìziali Fanoteo
tige uou avrebbero aspettalo un assalto, comandante degli eruli. Disanimato da
262 U 11 B URB
questo cattivo successo marciò verso Imo- lo col Metauro confonde le acque, fu u-
la, che sorpresele! abbandonando i bar- indiata la baldanza di Totila re de'goti, e
bari le piazze senz' ardire di venir seco così ebbe fine colla sua morte il gotico

allemani, s'impadronì d'una parte del- regno. Veramente per poco lo sostenne
l'Emilia. Il Baldi narra che Belisario per Teja che successe nel 552, ed ucciso
gli

divenir padrone d'Urbino, ordinò asol- in battaglia con Narsete nel 553 presso
dati, che fatte alcune grate di vimini e Nocera de' Pagani, allora terminò del tut-
composte a guisa di testuggini, si acco- to il dominio de'goti. Quando e dove suc-
stassero alla porta innanzi a cui si disten- cesse la gran battaglia vinta da Narsete
deva un piano, la quale non può essere su Totila, perchè si vuole dal Bellenghi
se non quella ov' entrasi al presente per avvenuta in Bastia frazione di Fabriano,
salire la contrada detta di Valbona, con- e allora del territorio di Sentino, ne ripar-
trada magnifica , spaziosa e frequentata lai uè' voi. LXI, p. 241 e 242,LXXXIII,
più dell'altre. Ma Belisario di certo non p. 91. Al governo d'Italia venne prepo-
avrebbe ottenuto il suo intento se non sto Narsete, e godè pace, finche l' ingra-
succedeva il portentoso disseccamento ta corte greca avendolo deposto, gli so-
della fonte. 11 suo vaso tuttora si conser- stituì Flavio Longino, che stabilì la sua
va, ed è come dice Procopio , De Bello residenza in Ravenna , fu il 1
.° Esarca
Gothico, verso l'oriente e in que' tempi della provincia e formò un nuovo siste-

nel mezzo della città dal lato rivolto a ma di governo, che altri attribuiscono a
quella parte. Ella era sulle mura non lon- Narsete. Allanuova forma di governo
tana da una parte denominata Maggia o andò unita una nuova divisione territo-
Pusterla. Dalla descrizione di Procopio riale delle provincie, da cui ebbe princi-
apparisce che Urbino, secondo Lazzari, pio V Esarcato di Ravenna ( F.),che com-
nello spazio di 1 200 anni sia divenuta di prese le città dell'Emilia soggette imme-
4 maggiore.poiehè fuori del giro an-
volle diatamente all'esarca; la Penta poli ma-
tico sono borghi del Monte, di s. Lucia,
i riltima , composta delle città litorali di
parte di Valbona, parte diLavagine, di Rimini, Fano, Pesaro, Sinigaglia, An-
s. Bartolomeo poi s. Bartolo, e la mag- cona e poi anche Umana; indi la Pen-
gior parte di quello di Paolo o s. Po- s. tapoli mediterranea ^ delta anche nuova,
lo. Belisario espugnò Ravenna., prese Vi- laquale comprese Jesi, Gubbio, Cagli,
tige e lo condusse a Costantinopoli quan- Fossombrone, Urbino, Monte Feltro e
do vi fu richiamato, lasciando tutta l'E- poi pure Osimo , come narrai in tutti i

milia in potere de* greci, lldebaldo suc- ricordati articoli; non senza notare, che
cesse nel regno de' goti , ma in breve fu le due Pentapoli portarono anche il no-
ucciso, ed egual fine ebbe Erarico. Pe- me complessivo di Decapoli. Indispetti-
lò Totila innalzato al regno ristorò la to Narsete del modo cui era stato tratta-
fortuna de'goti con 3 vittorie, ricuperan- to, invitò Alboino r e ile' Longobardi (F.)
do pure Urbino e Monte Feltro. Giusti- a impossessarsi dell'Italia; ed egli partito
niano I rimandò in Italia Belisario, che dall'Ungheria o Pannonia con immenso
fece restaurare e munire Fano e Pesaro. esercito, cominciò le conquiste nel 568;
Richiamato a Costantinopoli, l'Italia tor- indi nel 571 dalla Toscana portatisi i

nò in balia de'goti, meno Ravenna, An- longobardi nella regione Metaurense, in-

cona e pochi altri luoghi. Allora Giusti- cendiarono Pietra Pertusa sul Metauro
niano I spedì di nuovo iu Italia Narsete. di sotto a Urbino, e s'impadronirono di
Continuando la guerra gotica, combattu- tutto il paese, ad eccezione dell'Esarca-
ta da Narsete, dice il Castellano, che fra' to coll'adiacente Pentapoli, di Roma e
gorghi delCantiano/il quale presso alFur- suo ducalo. Non pare che allora i longo-
. j

UR B U B B a63
bardi prendessero Urbino, benché poi è eressero in signorie private, e Roma (f.)
certissimo che Io dominarono, continuan- col suo ampio ducato spontaneamente ac-
do ad appartenere oli* impero greco, e clamò sovrano temporale s. Gregorio II
perciò dipendente dall'esarca di Raven- e la Chiesa romaua, e così ebbe origine la
na. Sempre greci in guerra co' longo-
i Sovranità de Papié della s. Sede (VI).
bardi, meno rari intervalli, Urbino non Luitprando re de'longobardi, profittando
sarà andato esente colla regione dalle dell'opportunità, s'impadronì di Raven-
conseguenze, e da non pochi travagli, e na, delle città dell'Emilia e della Penta-
forse cadde M potere de'longobardi sot- poli. I greci scossi dalla generale confla-
to il reguo del conquistatore Grimoaldo, grazione, ricorsi all'aiuto de' veneziani,
ch'ebbe principio nel 662 e fine nel 67 1 ricuperaronoRavennaelecittàdellaPen-
Intanto popoli dell'Esarcato, della Pen-
i lapoli; indi si pacificarono co'longobardi
lapoli e del ducato Romano solo ne' Pa- a patto d'aiutarli alla ricupera di Roma
pi trovarono protezione, difesa e paterni e suo ducato. Intanto cominciò Luitpran-
aiuti, per cui apertamente iusorsero a lo- do a danneggiare i possedimenti e i Pa-
ro difesa quando i greci li vollero oppri- trimoni della s. Sede per
t
cui s. Grego-
mere; come opprimevano delti popoli i rio III ricorse a Carlo Martello che do-
col loro duro governo, trascurandoli, ab- minava la Francia, il quale indusse Luit-
bandonandoli e talvolta lasciandoli in ba- prando ad evacuar lo stato romano, ri-
lia de'longobardi; e questi avidi sempre tenendosi 4 città. Queste ottenne s. Zac-
di estendere il loro regno, commetteva- caria nel 742, recandosi dal re a Terni
no frequenti depredazioni ed eccidii. A- e siccome molli scrittori affermano che
vendo l'imperatore Leone III {'/satirico porzione dell'Esarcato, la Pentapoli e il

mossa aspra guerra al culto delle ss. Im- Piceno nel 729 scosso il giogo greco e
magini alto alzò la voce in difesa il Pa-
ì
quello de'longobardi eretici, si posero sot-
pa s. Gregorio II, per cui i greci gli tese- to la proiezione e difesa della s, Sede,
ro insidie e audacemente osarono atten- anche nel dominio temporale, cosi aven-
tare alla sua vita. Saputosi tutto questo do Luitprando manomesso parte della
da'soldali dell'Esarcato, della Pentapoli, provincia di Ravenna e assediata la città,

della Maica e da quelli del ducato Ro- s. Zaccaria nel 743 si recò dal re, per a-
mano, tutti presero l'energica difesa del morede'popoli dell'Esarcato e della Pen-
loro padre comune, protestando di voler tapoli da lui vessati , non che ad istanza
morire per la fede, rigettando con orro- dell'esarca Eutichio, per interporre la sua
re le mene greche di ribellarsi al Papa, pacifica mediazione. Già superiormente
compresi i pentapolitani. Di più ricusa- uotai, che l'esarca si al Pa-
recò incontro
rono di comunicare coll'esarca, cacciaro- pa alla basilica di s. Cristoforo nel luogo
no! suoi governatori, ed altri elessero che detto Aquila, 5o miglia lungi da Raven-
l'onore delle ss. Immagini propugnava- na, e poco distante da Gradara e dal Ta-
no. In seguilo llmperalore imperversan- vollo nel Pesarese. Da Ravenna, per Imo-
do nell'eresia, rigettando l'amorevoli re- la e Bologna giunse il Papa a Pavia reg-
plicateammonizioni del Papa, anche pel gia di Luitprando, scongiurandone la cle-
buon governo de' popoli da lui vessati, menza, perchè cessasse dall'ostilità e ren-
massime della Pentapoli e dell'Esarcato, desse quelle terre all'impero. Luitpran-
nel 726 circa s. Gregorio li scomunicò do non senza dillìcoltà l'esaudì, restituen-
V iniquo Leone III come eretico e perse- do territori! usurpati solo ritenendosi
i ,

a
cutore della Chiesa, assolvendo gl'italiani in pegno la 3. parte del territorio di Ce-
dal giuramento di fedeltà. Ribellatasi l'I- sena, sino al ritorno de'suui ambascialo-
talia all'empio imperatore, molte città si ri da Costantinopoli. Narrai in più tuo-
264 URB URB
ghi, che s. Zaccaria nel percorrere le ter- Sede. In questi estremi, il Papa tornò a
re della Pentapoli e del Ravennate fu fé implorare il soccorso di Pipino; egli rica-
sleggiato e acclamato da'popoli loro pa- lò iu Italia nel 754, e assediando Astolfo
dre e difensore, ed egli le confermò nella in Pavia, 1' obbligò definitivamenle alla
protezione della s. Sede. Divenuto re de' restituzione delle terre alla s. Sede, e per
longobardi Raehis, non fu dissimile da' ammenda vi aggiunse la città di Co-
suoi predecessori nel molestare questa maechio. Indi nel 755 Pipino reiutegiò
provincia per dilatare il suo regno, rom- il Papa, con solenne diploma di dona-
pendo pace con s. Zaccaria nel 74^>
la zione e restituzione dell' Esarcato e del-
e s'impadronì di Pesaro. Nel 749 sotto- la Pentapoli alla santa Sede, e deputò

mise Fano, e proseguendo la marcia pel Fulrado abbate di s. Dionigi con altri,
Piceno, agevolmente conquistando Fos- acciò da'deputati d' Astolfo prendessero
sombrone, Cagli, Urbino, pe' monti si in consegua e possesso le città e luoghi di
portò all'assedio di Perugia nel 749. Vi dette regioni, le quali avanti l'invasione
accorse s. Zaccaria e gli parlò con tanta longobarda si erano spontaneamente sot-
efficacia, che il re ritirato l'esercito volle toposte alla Chiesa romana, mentre in
farsi monaco , ed al fratello Astolfo ri- tante calamità e nell'abbandono de'gre-
nunziò la corona. In quest'occasione i po- ci, dalla sola protezione, paterne e inces-
poli grati alle sollecitudini del
Papa, a santi curede'Papi aveauo trovato salute
mezzo de' loro deputati si confermarono e conforto. Le città e luoghi restituiti in
nella sua ubbidienza, e giurarono fedel- Sovranità alla s. Sede, in quell'articolo
tà alla Chiesa romana. Tanto pur fecero li registrai, qui solo ricorderò olire Ra*
que'dell'Esarcato, della Pentapoli, del Pi- venna, Urbino, Monte Feltro, Pesaro,
ceno,deirUmbria.Ma non tardarono nuo- Fano, Sinigaglia, Fossombrone, Cagli,
ve molestie alla s. Sede. Astolfo re de' Gubbio, Luceoli ec. Tutte le chiavi del-
longobardi non volendo osservare la tre- le nominate e dell'altre città e terre, iu

gua contralta dal predecessore co' greci, uno al diploma di Pipiuo, furouo depo-
piombò su Ravenna, la prese, pose in fu- sti da Fulrado sulla tomba di s. Pietro,

ga l'esarca, ed occupò la Pentapoli; termi- in signum veri et perpetui dominii , co*


nando in tal modo gli esarchi, l'Esarcato quali fu amplificato il principato tempo-
e quella porzione di dominio greco. Aspi- rale del Romano Pontefice. Il Marango-
rando poi anche alla signoria di Roma e ni, Memorie di
Civita Nova, vi aggiun-
suo ducato, ne devastò il territorio. Papa ge il ducato
Spoleto e il Piceno (^.)»
di

Stefano //detto III, riuscite inutili le occupati da'longobardi e di ragione deU


pratiche di pacificazione, anco in favore la Chiesa. Vedasi l'Amiani, Memorie di

dell' Esarcato e della Pentapoli, vessate Fano, 1.


1 , p. 88. Il Bald i, Encomio del-
da'dominatori longobardi, nel 753 si por- la Patria, diceche la Chiesa romana do-
tò in Francia per invocare il poderosoaiu- po la partenza da Roma di Costantino l

to del re Pipino. Questi tosto lo promise, era grandemente cresciuta in poteuza, e


e recatosi ad assediare Astolfo in Pavia, che Pipiuo avendo tolto Urbino ad A?
lo costrinse a non molestar più il Papa slolfo, che l'avea usurpata, la donò a det-
e Roma, e a restituire alla s. Sede l'E- ta Chiesa, come quello che in certo mo-
sarcato e la Pentapoli, alla cui suprema do 1' avea fatta sua avendola al nemico
prolezione appartenevano. Tornato iu ritolta. Il Reposali, Della zecca di Gub-
Francia Pipino, Astolfo nulla fece, anzi bio, t.i, p. 20, dicendo che quantunque
rinnovate le molestie, con aperta perfì- anco in tempo di Desiderio, Gubbio rico-
dia assediò Roma, ne devastò i dintorni, nosceva per suo principe temporale il Pa-
invadendo di nuovo i patrimoni della s. na, nondimeno col diploma di Pipino %\
URD U RB 265
conosce come Gubbio e le altre surrife- do, dissi ripugnare il Delfico che nel di-
rite città sieno passate sotto il dominio ploma fosse compreso s. Marino, perchè
ilclln s. Seda, governandosi però Gubbio ilTitano non aveane preso ancora il no-
sempre da se medesima, come se fosse me; ma che il Fea asserisce essere prova-
tuta libera, pagando solo il tributo e al- to che s. Marino col territorio fu sempre
tre regalie al Papa le quali pure sole-
, sotlo il dominio della s. Sede. Tultavolla
vano le altre città libere d'altre regioni pa- Astolfo si riteune Ferrara, Bologna, Imo-
gare agl'imperatori. Anche in tempo di la, Faenza, Osimo e Ancona, le quali in

Carlo Maguo e nel 777, per conto delle addietro formavano parte delle ricordate
città dell'una e dell'altra Penlapoli, co- provincie. Laonde Stefano li detto III
minciando da Rimiuisino a Gubbio, tut- non cessò di domandarne la restituzione,
ti questi popoli erano ubbidienti al do- cioè la reintegrazione alle provincie pas-
minio del Sommo Pontefice, come narra sate indominio temporale della Chiesa
l'annalista Muratori a dello anno. Il Laz- romana. Ciò fu promesso da Desiderio, il
zari, De Ile donazioni, concessioni e in- quale nel 756 ricorrendo al Papa per
vestiture del ducalo d'Urbino, presso il succedere nel regno al defunto Àstolfo,co-
t. 22, 68 ùt\V Antichità picene j mas-
p. 1 me ottenne, erasi obbligato di fare in tut-
simamente per la contea di Monte Feltro, to la volontà di lui. Ma morendo il Papa
contenente la città e fortezza di s. Leo nel 707, esuccedendogli il fratello Pao-
s.

con 3o castelli, compresa nella donazio- lo I, questi eccitando il re a mantenere


ne fatta alla s. Sede da Pipino re de' il promesso, benché egli avea ottenuto il

franchi uel 755, donazione confermata suo intento, con ingratitudine non l'adem-
dal figlio Carlo Maguo e da altri impe- pì , onde il Papa ne fece forti lagnanze
r
ratori. E il d. Tonini, Storia di Rimini, con Pipino. Anzi volendo Desiderio ri-
t. 2, p. 206 e seg., quale non solo e-
il prendersi ceduto dal predecessore, po-
il

gregiamente il diploma di Pipino lo qua- se a ferro e fuoco seminati e le sostan- i

lifica restituzione e ne adduce le ragioni, ze degli abitanti della Pentapoli, espu-


ma eruditamente illustra4Iuoghi delle vi- gnòPesaro.diè il guasto a Sinigaglia( /*.),
cinanze di Rimini contenuti nel diploma, portò la desolazione a Urbino, Monte Fel-
che secondo la lezione d'alcuni codici so- tro e Gubbio , e introdusse pratiche co'
no il Castello di Conca, sul quale rife- greci per occupare Ravenna. Comparsa la

risce belle notizie, Aceraggio, Monte Lw flotta imperiale nell'Adriatico, si recò in


cari e Serra Castello di s. Mariano, o tal città s.Paolo I per trattare con Desi-
come altri scrivono di s. Marino. Quan- derio, il quale però continuò a mostrar-
to a Serra di s. Marino accetta la sen- , si ostile. Ma Pipino, per le querele del Pa-
tenza del Marini, Saggio di ragioni di pa, di cui divenne compare, si adoprò e-
Sanleo, p. 2 38, cioè che invece dell'odier- nergicameute perchè Desiderio non sola-
na repubblica di s. Marino, il cui mon- mente restituisse le città occupate, ma
te si appellò Titano anco nel secolo se- pagasse ancora un'ammenda de' danni
guente, s'abbia a riconoscervi un luogo fatti; per cui Desiderio nel 759 si recò
poco da esso distatile, che oggi si appel- in Roma, e nelun accordo760 concluse
la Serra del Sasso, il quale in antico eb- con Pipino contro qualunque sforzo de'
be nome di Serra di Marino per la
s. greci su Ravenna e sopra le terre della
prossimità del monastero omonimo, nei Pentapoli , di che eravi fondato timore.
modo che dicesi pur Valle di s. Marino Perciò la Pentapoli e luoghi circostanti,
quella die non appartiene alla repub- liberali dal giogo de'greci eretici e di-lon-
blica per altra ragione che di vieinauza. gobardi, restarono sotto l'immediato do-
Nel vol,XLHI,p. 72 e 73, di ciò parlane minio della s. Sede, insieme ad Urbino. I
266 li K 15 U liB
Papi fin da Stefano III ne affidarono il go- Durante l'assedio di Pavia, Carlo Ma-
verno e l'amministrazione agli arcivesco- gno era passalo in Roma a celebrare la
vi di Ravenna , la quale era divenuta il Pasqua col Papa , e ne aumentò la So-
centro della nuova dominazione. Infatti vraiìilà, confermandogli anteriori domi-
l'arci vescovo Sergio, al riferire d'Agnel- mi inelusivamenteall'Esarcatoe allaPen-
lo, Liber Pontificali*, cap. 4, ebbe il co- tapoli, di tutto ponendo l'autentico docu-
mando finché visse, oltre Ravenna (le- mento sull' altare della confessione di s.
nendosi presente quanto ivi notai su Ser- Pietro, e giurò di mantenere. Se ne leg-
gio), come un esarca, su tutto l'Esarcato ge il catalogo nel Sigonio, iti Le Cointe e
e sulla Pentacoli fino alla Pergola e alla nel de Marca. Leone arcivescovo di Ra-
Toscana. Nel 772 divenuto Papa Adria- venna, che pel Papa governava la provin-
no I, allorché gli ambasciatori di Deside- cia, tentò presso Carlo Magno d'ottener-
rio si recarono ad ossequiarlo, acremen- la perla sua chiesa meno doviziosa del-
r
te si lagnò del re per atei* favorito l'in- la Romana. Riferisce il d. Tonini che ,

trusione di Michele nella sede di Raven- per un tempo Carlo Magno parve indif-
na , e per non aver ancora soddisfatto a ferente se la godesse più una chiesa che
tutte le sue promesse colla Chiesa. In tal Quindi l'arcivescovo la fece da pa-
l'altra.

modo cominciarono mali umori tra il Pa- drone su tutto l'Esarcato. Non così però
pa e il re; mentre era pure insorta rottu- sulla Pentapoli popoli della quale da
, i

ra tra Desiderio e Carlo Magno re de* Ritmai a Gubbio, e perciò compreso Ur-
franchi, figlio e successore di Pipino. Per bino, preferirono d'ubbidire alla s. Sede,
la morte d' Aliarla Sape rista (V.) mini- %
come sotto Stefano HI; e ciò non ostante,
stro del Papa alla corte di Desiderio, ed che Teofilatto mandato dall'arcivescovo,
a questi venduto partigiano, il re si acce- spacciasse aver Cario concesse tali città al-

se di maggior dispetto, anche per non vo- la sede Ravennate, per cui il Papa trailo
lere Adriano I ungere rei fanciulli di Car- poi da ribelle l'arcivescovo, ed il re tolse
lomanno, quali eransi rifugiali presso di
i di speranza il prelato, dichiarandosi espli-
lui quando io zio Carlo Magno tolse loro citamente in fa vote della s. Sede; sebbene
il regno paterno. Ad ottenerne l'intento, nelle città dell'Esarcato non mancò una
Desiderio assediò Ravenna, occupò varie fazione a promuovervi sconvolgimenti e
città, s'impossessò della Pentapoli,e prin- nella corte del re a seminarvi discordie
cipalmente d'Urbino, Monte Feltro, Fa- contro governo pontificale. VenutoCar-
il

no, Sinigaglia e Gubbio, oltre il resto del lo in sospetto che veneti s' intendessero
i

Piceno e dell'Umbria, ed ostilmente mar- co'greci, acciò questi potessero ricupera-


ciò su Roma, come riferisce Sigonio, De re l'Esarcato e la Pentapoli e tutta l'an-
regno Ttaliae, lib. 3, all'anno 772. Giun- tica dominazione, ne avvisò il Papa af-
to in Terni o in Vilerbo,domaudò di vo- finchè ordinasse l'espulsione de' veneti che
ler parlare ad Adriano I, il quale invece trafficavano in queste provincie, e Adria-
j»i fortificò in Roma e raccolse quanti sol- no l nel 785 ne commise V esecuzione a
dati polè, lino dalla Pentapoli, e gl'inti- Grazioso arcivescovo di Piavenna, aven-
mo la scomunica se si fosse avanzato. De- do già fatto stai e a dovere l'ambiziosoLeo-
siderio retrocedette, senza però restituire ne. Nell'800 Carlo Magno tornato per la
l'occupalo, ed intanlo Papa ricorse al-
il 3/ volta in Roma, da s. Leone III fu pro-
l' armi di Carlo Magno, il quale calato clamato ecoronato imperatore d'occiden-
in Italia, assediò nel 773 il re in Pavia, te. Bene e giustamente scrisse di recente

che espugnato e fatto prigione, die fine su questo argomento l'encomiato Tonini,
al regno longobardico, il quale con giu- dicendo." Così,caucellata ogni traccia del-
bilo della nazione occupò Carlo Magno. la sovranità degli Augusti d' Oriente su
U KB U1\B 267
Roma e sulle provincie d'Italia (meno il vesse sopra; anzi ingiunse loro Y ufficio

lineato di Napoli), per opera del Pontefi- di difendere la Chiesa di s. Pietro ad e-


ce Romano l'impero d' Occideule si rin- sempio Carlo Martello suo avolo e di
di

novò. Lo die non fu senza appoggio di Pipino suo padre". Il BakU ed il Grossi
buone ragioni; che l' imperiai seggio di affermano, che Carlo Magno confermò
Ruma passalo a Costantinopoli si teneva alla s. Sede la donazione d' Urbino, già
in ultimo da imperatori eretici e persecu- fatta dal suo genitore; aggiungendoli
tori della Chiesa, e allora da una femmi- Grossi, che di Urbino prima di tali dona-
na superba e crudele lorda del sangue ,
zioni, la s. Se^ìe n'era stata proteggitrice.
persia del proprio figlio. Onde il romano » Onde da 10 secoli può dirsi suddita al
potè bene aver per vacante l'impero, e paterno impero de' Romani Pontefici, e
se libero; specialmente da che ebbe a ri- Roma cristiana in più emergenze è stata
scattarsi più volle dal servaggio longo- debitrice di sua salvezza anco a questa
bardico noti con ahii mezzi che colla di- città, eomechè piccola verso molle altre
gnità pontificale, e con quello delle pro- d'Italia". Quest'ultima proposizione del
prie mani. Senza poi dire che il diritto di Grossi è troppa vaga, ne si conosce nel-
conferir lo scettro de'Cesari poteva spet- la storia che Uibiuo sia accorsa alle dife-
tare a tanto miglior ragione al Pontefi- se di Roma, se pure non voglia iuten-
ce e al Senato di Roma , che non agli tendersi che gli urbinati fecero parte del-
eunuchi della corte di Costantinopoli ... le milizie pentapolitane, quando avran-
La corona imperiale posta sul capo a Car- no combattuto pe'Papi, e non propria-
lo Magno dal Pontefice e dal senato di mente per Piotila, ed in altre posteriori
Roma non importava conferimento di al- circo>tanze. La nobilissima mia patria a-
cuna dominazione particoIare(grave pun- v t'ebbe potuto dirsi per sempre grata e li-
a
to che spiegai in diversi articoli relativi), berala da Francesco M. I, se questi non
ma soltanto preminenza di grado sopra avesse tenuto quel contegno, col quale
tutti i principi d'occidente; la quale, quan- forse la lasciò saccheggiai e comodamente
to a Roma e alle provincie donale ( o re- da'piu feroci nemici nel 1527 1 Ma di que-
stituite) alla Chiesa, si risolveva nell' au- sto, meglio a suo luogo.
gusto ufficio di protezione armata a prò MorloCarloMagno nell'8 1 4, gli successe
del Pontefice assoluto sovrano, e di tutela il Lodovico I il Pio, il quale con so-
figlio
sì degli stati come de'vassalli ecclesiastici : lenne diploma confermò alia s. Sede suoi i

sebbene sia a confessare che nell'esercizio temporali dominii, le precedenti restitu-


di si/latta protezione non tutti gì' Impe- zioni e donazioni, ed altre vaste signorie
ratori si siano tenuti poi in confini sì stret- v'aggiuuse m Sovrani tà^eì quale articolo
ti, anche per le turbolenti vicende de' l'enumerai compresi nominatamente l'E-
tempi e nelle loro differenze co'Papi. Dal sarcato, la Pentapoli, Pesaro, Fano, Si-
che nacque l'opinione contraria del Mu- nigaglia, Fossombronecol Val- territorio
ratori (mal prevenuto sulla Sovranità vense, Monte Feltro, Urbino, Cagli, Lu-
temporale de'Papi) e di altri, quali ten- i centi, Gubbio. Diploma che seuou trovò
nero Carlo ed successori per 1' unzione
i fede in Muratori e in Pagi, fu poi difeso
imperiale aver conseguito l'alto dominio e provato da Fontaniui,Orsi,Cenni, Bor-
anco su Roma. Ma
l'opportuna luce su gia, Marini e altri critici, gravi e impar-
questa buia questione fu traila già dal te- ziali scrittori. Sulla forma di governo nel*
stamento dello stesso imperatore Carlo la nuova dizione pontificia, ecco quanto
Magno, il quale dividendo tra'figli le nu- egregiamente ne dice il il.' Tonini. Un
merose provincie, a niuuo assegnò gli governatore, che riteneva l'antico nome
Stati Ecclesiastici pur diritti che vi u- di duea amministrava co'suoi giudici or-
J
aG8 URB URB
dinari delti dativi la giustizia nel distret- vantaggiosa la pace alla regione. Varie
to che dal Papa gli veniva assegnato, e volte la pace fu turbata dall'improvvise
colle sue genti d'armi vi curava la pub- incursioni de Saraceni, lungo il litorale
blica tranquillità. Avea pure l'esazione dell'Adriatico, di Pesaro, Fano, Siniga-
dell'imposte e delle multe, e per questo 862 onorò di sua presenza
glia ec. Neil'

pagava alla camera apostolica annua pen- la regione Papa s. Nicolò I, quando re-

sióne. Talvolta in un distretto due erano cossi a Ravenna per riparare disordini i

i duchi, probabilmente con attribuzioni operali dal deposto e prepotente arcive-


diverse nel governo. A provvedere poi al scovo Giovanni, il quale si faceva lecito
buon reggimento di costoro mandava il commettere molte violenze persino sui
Papa ogni anno ispettori ogiudici straor- popoli della Pentapoli. Non molti anni
dinari, appellati Missi) i quali riceveva- dopo si recò a Ravenna nell'874 anche
no le doglianze de'popoli e le riferivano Giovanni Vili, e vi tornò nell'877 e nel-
«'ministri della corte papale, affinchè il l'88o s
traversando questa regione, il che
Papa correggesse quanto e quali trovasse ripetè nell'882. Per le fazioni di Roma
meritevoli ài correzione. Ma se fosse av- nell'898 Giovanni IX passò a Ravenna,
venuto che la voce sovrana di lui non a- e confermò in imperatore e re d' Ita-
vi

vesse conseguito l'effetto, allora egli man- lia Lamberto, il quale riconobbe nel Pa-

dava chiedendoall'imperatore l'aiuto del pa la signoria e il dominio temporale di


braccio suo,con autorità delegata. E l'im- Roma, dell'Esarcato e della Pentapoli.
peratore spediva suoi Messi a far i le giu- Discesi dall'Ungheria i fidissimi ungati,
stizie, ed a rivedere il governo fatto nelle nel go3 riempirono l'Italia di calamità.
città da'si ngoli duchi posti da'Papi; non Ad romani, del Pi-
istanza de'deputati
altrimenti di quanto operarono i re d'I- ceno e di Romagna, si mosse a combat-
talia negli stati de'duchi di Toscana e di terli l'imperatore Berengario I, che poi

.Spoleto ,
quando dipendevano da loro. tassò ogni città a rimborsarlo delle spese
Tanto i Mistiquanto gl'impe-
pontificii, fatte. Però
nel 91 tornati gli ungari iu
r

riali e regi, alzavano Tribunale e con


i Italiacon formidabile esercito , le città
Placito (V.) rendevano giustizia. Non po- del Piceno unite a quelle di Romagna si
che volte Missi imperiali e regi abusa-
i posero in arme con tanto valore,chegli ob-
rono del loro potere delegato da'Papi, i bligarono a passare in Toscana. Intanto i

quali ne fecero i debiti richiami, perchè trambusti delle fazioni diRoma,delleguer-


vi si riparasse. Stefano IV detto V nel por- re e delle vicende politiche d'Italia nell'in-
tarsi in Francia, passò nell'816 per que- felice secolo X, agitarono ancora questa
sta regione,recandosi a Ravcnna }
ne\ qua- regione. Narra Amiani, che dopo il 93o,
avendo notato Papi che la o-
le articolo i continuando gli sconvolgimenti d'Italia,
norarono di loro presenza, si ponno ve- tornarono gli ungari a desolarla, e per-
dere altresì quelli che transitarono per corsero pure a devastare e depredare la
questa provincia; e fermandosi nelle sue Romagna e il Piceno; mentre i saraceni
città, in queste lo narrai, se mi fu dato molestavano le città del litorale Adria-
di conoscerlo. Nell'84o seguì un patto tico, i quali affrontati da Ugo re d'Ita-
tra'veneti e le città del regno d'Italia, fra lia, esso fece strage de'barbari. Agognan-
le quali quelledell'antico Esarcato e della do Ugo ad impadronirsi di Roma, nou
Pentapoli, cioè del litorale sino a Fer- essendogli riuscito, per vendetta de' ro-
mo; nel qual alto o convenzione fu vie- mani nel 939 s'impossessò dell'Esarcato,
talo il traffico infame di venderei cristia- e le città medesimo annoverò al suo
del
ni agl'infedeli. La vicinanza di Venezia regno, già avendo preso sotto la sua pro-
contribuiva a rendere col commercio più tezione il Monte Felro. Morto Ugo nel
,

URB ti R B 269
q47 in Provenza, eli pure signo-
cui ero lie il figlio Ottone II, si portò quindi nil
re, dipoi ottenne il regno Italico Beren- assediare la rocca di s. Leo, assedio che

gario Ile si associò il figlio Adalberto, i secondo alcuni durò un anno, o due aldi-
quali usurparono alla s. Sede molti suoi re d'atri. Durante l'assedio, per la con-

domimi, in uno a questa regione. Mal- dotta di Giovanni XII, che malgrado il
con lenti gli ecclesiastici ed i baroni ita- giuramento erasi unito ad Adalbertocon*
liani de'primi saggi del loro governo tro l'imperatore, a questi rappresentaro-
chiamato da Papa Agapito II, venne to- no le loro doglianze i romani, con altre
sto nella penisola Ottone 1 re di Germa- accuse. Ottone I scrisse al Papa lagnan-
nia nel g5 1, e gli umiliò; però dovendo dosi del suo contegno; ma Giovanni XII
ritornare nel suo paese, essi ripresero il che avea cercato Ottone I per abbassare
potere. In tal modo continuarono, che ti- la prepotenza di Berengario 11 e non per

ranneggiando la Chiesa e l'Italia, per li- averlo censore, altamente si adontò e la


berarle dal giogo loro Papa Giovanni XII, ruppe apertamente con lui, prendendo
l'arcivescovo di Milano e altri principi ita- a motivo, che passando per Ravenna e
liani invitarono Ottone I. Il tedesco pron- stando nel Monte Feltro avesse tolto parte
r
tamente vi aderì, occupò la Lombardia de'dotuinii pontificii. Dice
il d. Tonini, ad
e fu coronato re «l'Italia in Milano colla Ottone I era facile la risposta, che a far
corona di ferro. Berengario II corse a libere appunto le terre della Chiesa, co-
chiudersi nella piccola ma forte rocca di me avea promesso, conveniva snidar l'u-
s. Leo nel Monte Feltro, che per l'altez- surpatore Berengario II dal Monte Fel-

za e forma del sasso sulqualeè posta era tro. Ma frattanto Adalberto recatosi a
allora inespugnabile, e solo potevasi pren- Roma, venne accolto dal Papa con mol-
dere per fame. Adalberto e gli altri della te distinzioni. Indignalo di ciò Ottone I,
famiglia si posero in sicuro in altre for- e lasciata parte de'suoi al blocco di s. Leo,
tezze. Ottone I recatosi direttamente a corse coll'altra a Roma nel g63 (e non
Roma , previo giuramento di restituire come dice Novaes nel 968), ricevuto as-
alla Chiesa romana il tolto da'due tiran- sai bene da'romani. Giovanni XII e A-
ni, fu coronato imperatore da Giovanni dalberto già erano fuggiti. Ottone I oscu-
XII a'2 oa'i3 febbraio 962. Con diplo- rò la sua gloria per la quale si meritò il
ma solenne Ottone I confermò alla s. Se- titolo di Grande con }
Ro- raccogliere in
de il principato temporale, restituendo- ma un dopo essere stato
conciliabolo, e ivi

gli l'usurpato, e nominatamente Exar- accusato Giovanni XII di enormi delitti,


chatum et Pentapolim , videlicet Ari-
, sacrilegamente venne deposto a'6 novem-
mìnimi) Pìsaurum , Fammi Senogal- , bre, e scismaticamente fu intruso e con-
lìam Forum Sempronio, Montem Fel-
y sagrato a' 6 dicembre 1' antipapa laico

tri,Urbinurn, et territorium Balnense, Leone Vili, poi cacciato dagli stessi ro-
Calles Luciotis t etEugubium cimi omni-
t
mani passati appena due mesi. Scopertasi
bus finibus, et territorio ad easdem ci- dall'imperatore una congiura, dopo aver-
vitates pertinenlibus. Partito da Roma la repressa, si restituì al Monte Feltro a

Ottone I, tornò a Pavia già da lui espu- stringere con più vigore l'ormai avvilito
gnata , indi assediò la fortezza del lago Berengario II; il quale finalmente non
d'Orta nella diocesi Novara, nellaqua» di potendo più sostenersi, cede la piazza a
le erasi chiusa Villa moglie di Berenga- discrezione e si mise colla moglie nelle
rio II col regio tesoro. Essa presto si ar- mani del vincitore, che lo rilegò a Bai»,
rese, ottenendo d'uscirne libera, e così berga. Rientrato Giovanni XII in Koma,
potè andare dal marito in s. Leo. Otto- nel conciliochecelebròa'aC) l'ebbi aio 96 \,
ne J fatto eleggere in Pavia a re d' Ita- condannò Ottone I e il suo antipapa , e
270 C R B U R B
inori nelmaggio, onde a'^4 giugnoLeo- cipali ; e col parteggiare pe' Papi o per
ne Vili coll'appoggio imperiale di nuo- gl'imperatori, dierono origine alle san-
vo usurpò il pontificalo, dopo avere Ot- guinose fazioni guelfe e ghibelline,che per
tone I tradotto in Germania il legittimo più. secoli lacerarono la penisola , e non
Benedetto V. Nel 973 successe nell'im- ultimo teatro fu questa regione. In alcu-
pero a Ottone I il figlio Ottone II, il quale ne città e luoghi i prepotenti, i signorotti,
confermò l'antico patto co' veneziani, ed i conti locali si elevarono in dominatori;
i pesaresi, fanesi, sinigagliesi, ec. ch'era- in altri all'opposto gran parte del potere
no compresi nella giurisdizione dell' im- passò nelle mani del popolo con pubblico
pero, cioè perla narrata protezione o av- reggimento libero. Nehoi4 Benedetto
vocazia che l'imperatore esercitava per la Vili coronò in Roma imperatore s. En-
Chiesa romana in tali luoghi. Nel g83 rico II, il quale poi confermò alla s. Sede
morendo Ottone II, lasciò l'i ni pero al suo tutti i domimi con diploma, fra*
diritti e

figlio fanciullo Ottone III, scemando così quali in esso sono specificati Pensaurum,
la soggezione che a questi paesi poteva i- Fammi, Senogalliam, Forum Sempro-
spirare il re d'Italia, per cui i particolari nio, Montem Feltri, Urhinum, et terri-

governatori e i popoli pensarono profit- lorium Balnense, Callem, Luccolos, et


tarne; però abusandone a danno della Eitgubium ec. Nella metà del secolo la
Chiesa romana e d'altre particolari, Gio- regione venerò due Papi da vicino, Cle-
vanni XV detto XVI co* vescovi esortaro- mente II che nel 1047 mori nel mona-
no Ottone III a pensare all'Italia. Vi calò stero di s. Tommaso presso Gradara y
e
egli nel 996, Ravenna seppe la mor-
e in s. Leone IX che neho53 consagrò in Ri-
te del Papa,e mandato a Roma il suo pa- mini l'arcivescovo di Ravenna e il vesco-
reli te cardi naIBrunone figlio d'Ottone du- vo Aniciense. Rimarca Lazzari, che do-
ca di Carintia(Novaes dicedi Franconia), po il furore de' longobardi e la tirannia
daVomani fuelettoPapa col nome di Gre- de* Berengari, Urbino e la regione pati-
gorio V. Nel seguente anno Crescenzio rono oppressione, travagli e disturbi per
che avea travagliato il predecessore, co- lo scismatico Enrico IV, contro il quale
strinse ancor lui a fuggire. Portatosi in lottò l'imperturbabile, magnanimo e glo-
Pavia, Ottone III con forte esercito per rioso s. Gregorio VII. Per Enrico IV la

Ravenna lo ricondusse in Roma nel 998, fazione ghibellina di parte imperiale di-
facendo decapitar Crescenzio e i suoi fau- venne vieppiù infesta alla guelfa divota
tori. Surse famoso negl'inizi
il secolo. XI, al Papa. In questo tempo la celebre gran
del risorgimento della civiltà, non meno contessa Matilde, nel diploma di dona-
che di sciagure e di scandali per la deplo- zione alla s. Sede, rinnovato neh io3, vi

rabile e diuturna rottura fra il Sacerdo- comprese anche la contea di Monte Fel-
zio e l'Impero, la quale se giunse a toglie- tro. Ne'primordi del secolo XII la regio-
re lagrimevoli abusi nella Chiesa di Dio, ne appartenne alla Marca d'Ancona, ove
sia x\z\V Elezione de' Papi, sìa nella Simo- l'imperatore teneva un marchese, il qua-
Jiia, sia nel Celibato de'chierici, sia nel- le come i Missi vi si recava con autorità
1' Investiture ecclesiastiche pretese da- delegata di quando in quando a fare le

gl'imperatori e altri principi laici, tutto- qualche tributo.Ver-


giustizie e riscuotere
ciò avvenne tra il corso d'avvenimenti so la metà del secolo aspra guerra sosten-
miseri e desolanti pe'popoli. All'incomin- ne Fano, collegata co'veneti, contro Pe-
ciar di tal secolo si accesero nuove scin- saro e Sinigaglia unite. Nella venuta del-
tille di libertà per riordinare i comuni, l'imperatore Federico I, sostenitore dello
che gl'italiani non usarono se non per re- scisma contro Papa Alessandro III, diver-
ciprocamente distruggersi colle gare mu- se città, come Fano, Pesaro e altre, si
U R B URB 271
dieronoa lui o furono occupate, e viep- e del ducalo di Ravenna. Morendo però
più si accesero le fazioni uVguelfi e ghi- Enrico VI neh 197, ordinò di restituire
bellini.Neil 177 l'imperatore si pacificò alla Chiesa la Marca d'Ancona e la Ro-

col Papa , il quale concluse una. tregua magna, per cui Innocenzo III appena di-
fra Federico le la famosa lega delle città venuto Papa neh 198 si propose ricupe-
lombarde e altre. Però non cessarono le rare le due provlncie. La maggior parte
private inimicizie tra famiglie e tra mu- delle città erano bramose di riconoscere
nicipi. Nel 1 1 8 1 i riminesi,per ragione de' piuttosto nel Papa, loro antico signore,
confini, non volendo tollerare che i cese- quell'alto dominio, ch'erano tenute per
llati si tenessero il castello di Bulgaria e prepotenza d'armi a riconoscere nell'im-
Io avessero rinforzato, avuto buon aiuto peratore,quando salve fossero le loro fran-

di genti dal conte di Pesaro e Urbino, e chigie municipali. Rassodata la libertà de*

da' polenti Bernardini signori del Pesa- comuni, la loro forma di reggimento fu
rese, fecero capo dell'impresa Montefel- l'affidare l'amministrazione governativa
trano conte dì Monte Feltre, al cui pa- a un podestà straniero, che conduceva i

dre Antonio conte di Monte Coppiolo, suoi giudici e la sua corte, e coadiuvato
uno de'3 rami in cui si divise l'antichis- da altri magistrati della città reggeva per
sima stirpe de'eonti di Carpegna, avea 6 uno
mesi, o per più anni ancora se
Federico 1 dato la contea di Monte Fel- riconfermato dal consiglio generale, li
tro. Assalito 1' espugnarono e
il castello Compagnoni nella Reggia Picena fii os- y

presero, in Garntone che lo custo-


uno a servare all'anno i2o3, che umbri, come
diva e alle sue genti. Di ciò non contenti, annessi a'piceni, si chiamarono talvolta
procederono sino al ponte del Pisciatello; gli urbinati, i sinigagliesi, i fanesi , i pe-
ma i cesellati sapula la presa della rocca, saresi, i fossombronesi, non meno che al-

tratte in furia le loro schiere corsero a tre popolazioni. Ed eccoci a parlare della
ricuperarla. Piombali sui nemici all'im- celebre casa di Monte Feltro, che signo-
provviso, la mischia cominciò calda e fe- reggiò lungamente Urbino, prima col ti-

roce, ma l'esito fu contrario a'riminesi , tolo eli conli, poi con quello di duchi, e
de'quali si dice che 74 cavalieri con al- per essi acquistò potenza e rinomanza. II
quanti pedoni restarono prigionieri de' suo governo,e quello de'della Rovere che
cesenali, e gli altri furono inseguiti fino per linea femmina li successero, formò l'e-

a Savignano. La detta tregua di Vene- poca più luminosa e più bella di questa
zia fruttò ferma e solenne pace tra l'io*» che pel animerò de' ricordati
illustre città,
peiatore e i suoi aderenti da una parte, valentuomini nelle scienze, nelle lettere,
e le città collegate della Lombardia, Mar- nell'arti d'ogni maniera, e per la libera-
ca e Romagna dall'altra, la quale fu ra- lità e grandezza d'animo de' suoi signori
tificata nella città di Costanza a*2 5 giu- emulò lo splendore e la gloria di qual cit-
gno 1 1 83. Per questa le nominate città tà è piùfamosa tra l'antiche e moderne.
furono liete d'aver assicurato le loro fran- Fu allora che grandi italiani Ariosto,
i

chigie, ed erette legalmente le repubbli- Bembo, Divizi di Bibbiena, Muzio, Are-


che ; salvo agl'imperatori l'alto dominio, tino, Castiglione, Caro, due Tassi, Gua-
i

il diritto dell'appellazioni, e qualche lie- imi, Marini e tanti altri qua concorsero,
ve tributo. Nel 1 1 84 '1 ansito Lueio ILI per come ad asilo delle muse e delle lette-
la regione, recandoti a Verona per ab- re, e fecero riguardare i Feltri e i della
boccarsi con Federico I. I diritti da que- Rovere come primi mecenati d' Ita-
i

sti riservali sulle città* dal di lui figlio lia. In que'tempi felici, coni' ebbe Libi-

Enrico VI furono nel llo5 investiti a no un Sontuoso palazzo ducale, uni rie
Marcoaldo per tutta la Marca d'Ancona chissima libreria, una splendili. pùnco- 1
,

272 URB li R R
teca, zecca, accademia, cosi estese la so- dono, che provengano dalla famiglia an-
vranità sopra le terre e città convicine, tichissima de'signori della Carpegna, ciò
di cui riportai superiormente le princi- ritraendosi non solo dalla similitudine
pali notizie, Castel Durante, di cui du- i dello stemma gentilizio, ma altre* dalla
chi s' intitolavano conti, poi Urbania, s. genealogia de'Feltri fatta in vita del conte
Angelo in Vado, Monte Feltro, Pergola, Guid' Antonio Feltrio ne' primi del se-
Mondavio, Mondolfo, s. Costanzo, Gub- colo XV, e da altri documenti, per cui
Fossombrone, Sinigaglia e Pe-
bio, Cagli, a quest'ultima credenza aderisce Repo-
saro. Le gesta de'Feltreschi eRovereschi sati. Divisi gli aviti dominiitra'3 fratelli
si compenetrano colla storia della regio- de' conti di Carpegna, quello cui toccò
ne, d'Urbino e del suo ducato. Procede- Monte CoppìolOy avendo aggiunto a que-
rò principalmente co' seguenti scrittori. sta contea la città di Leo, capo della s.

Rinaldo Reposati eugubino, Della zecca Feretrana provincia, come la chiama Re-
di Gubbio e delle gesta de'conti e duchi posati, perciò si denominò conte di Monte
d'Urbino^ Rolognai 772. Andrea Lazza- Feltro. Il Lazzari nel discorso de' conti
ri urbinate, l'interessante ed erudito Di- Feltreschi, accennatele principali epoche
scorso de'conti Feltreschid' Urbino col' che aggravaronoUrbino e ne resero misera
V aggiunta di vari commentari della la condizione, dice che tal sua decadenza a

de signo-
vita e delle gesta di essi: Vite grado a grado si sollevò per l'antichissi-
ri diMonte)cifro che sono stati duchi ma e nobilissima famiglia di Montefel-
d'Urbino, raccolte e arricchite d'anno- tro, quando cominciò a fissarvi lo sguar-
tazioni) ed altre dell'editore Colucci, il do, con proteggerla e favorirla. Ripetute
quale con avvertire che Lazzari scrisse l'opinioni di sua origine, anch'egli con-
colla scorta di Reposati, nel 1 794 pubbli- viene che derivasse da'conti di Carpegna
cò l'uno e l'altro nel t. 1 1 dell' Antichità e di tale sentenza fu pure il Sansovino:
picene. Grossi, Commentario degli uo- Origine e fatti dellefamiglie illustrid'L
mini illustri d'Urbino : Serie de' conti e ta//tf, Venezia 1 582. Quindi con l'Armnn-

de' duchi d' Urbino. ni, riferendo la sua genealogia de' conti
Tra tutte le opinioni degli eruditi in- d'Urbino, intende provare che conti di i

torno l'origine della famiglia Feltria,Fe- Monte Feltro trassero certamente I' ori-
retrana o di Montefeltro, quella che la gine da quelli di Monte Coppiolo, uno de'
vuole discesa da'conti di Carpegna de' 3 rami illustri in che si divise la stirpe
y

quali parlai in tal paragrafo, già oriundi de'conti di Carpegna. In sostanza il di-
di Germania e antichissimi signori d'Ita- scorso di Lazzari è un breve e generico
lia, sembra la più ricevuta. Tanto affer- riepilogo de'conti di Monte Feltro, de'
ma il Grossi. Riferisce Reposati, che la no- quali dovendone in breve descrivere le ge-
bilissima famiglia Feltria o di Montefel- sta, non sarebbe che ripetizione, se ne vo-

tro si vuole d'alcuni oriunda d'Italia; al- lessi dare altra contezza, né però manche-

tri la fanno originare dalla casa di Bor- rò di tenerlo presente. Noterò prima che
gogna, argomentandolo dalla similitudi- Reposati comincia la serie de'conti con
ne dell'arme, e venuti cogl'imperatori io Monfeltrino deli 190, e con lui procedei
da essi per loro vicari lasciati;
Italia e quivi parlando de' conti di Monte Feltro in
altri la dicono venuta di Germania con quest'articolo; la principiano, Lazzari con
altre famiglie nobili, come si ha per an- Antonio I del 1 1 54; Grossi con Boncon-
tica tradizione,e che aderissero alla parte te figlio diMontefeltrino; e V Arte di ve-
imperiale, e di tal opinione è il Caropelli rificare le date con Montefeltrino cele-
nella prefazione alle Costituzioni dello bre capitano sul finire del secolo XI f.
al Lazzari, egli di-
1

Stato d 'Urbino j molti finalmente cie- Aduuque,. tornaudo


URB URD 273
chiara, chetla Antonio I di Monte Fel- l'imperatore co' soliti arbitrii, co' quali
tro (conte ili fllotitt Coppiolo e fratello gl'imperatori conferivano titoli e signorie
del conte di Carpegna e del conte di con tutta facilità; e dice che Monfeltrino
Pietra Rubbia), gli scrittori più esatti e soltanto ebbe la contea di Monte Feltro.
veridici riconoscono V aumento e il lu- Ordinariamente gl'inizi delle signorie e
stro dell'intera casa Felli ia. Egli andò fre- delle dinastie sono soggetti a discrepanti
giato delle più belle e rare virtù, valoro- opinioni degli scrittori, spesso tra loro iu
so Bell'avoli, intrepido ne' pericoli. Sceso contraddizione, ed alquanto Oscuri. Fio-
in Italia l'imperatore Federico I neh 54, i rito nel i 189 Monfeltrino per le sue vir-
ed essendosi inaspriti i furori delle lazio- tù e prerogative, fu capitano delle genti
ui guelfa e ghibellina, e questa gl'impera- imperiali e amato dall'imperatore Enrico
tori assai favoreggiando con privilegi, feu- VI, figlio di Federico 1, e signoreggiò pu-
di e concessioni, per tenerla salda nel lo- re Monte Majoio. De'molti suoi figli, sol-

ro partilo, massime la gente d'arme e i si- tanto onorata menzione di Boncon-


si fa

gnorotti, per sostenere le loro pretensioni te e di Taddeo. Questi due fratelli si por-
e prepotenze; anche Federico I fece al- tarono con valore nelle guerre contro
trettanto pure con Antonio, il quale si Tancredi re di Sicilia e in favore d'Enri-
rese a lui caro. Recandosi Federico I nel co VI. Il Castellano dice che Bonconte e
i i55 a Roma per ricevervi la corona im- Taddeo, l'uno ghibellino e l'altro guelfo,
periale da Papa Adriano IV, fece parte del si posero colle loro castella sotto la po-
corteggio Antonio. Nata grave e sangui- tente protezione della repubblica rimi-
nosa contesa tra'romani e soldati tede- i nese,che li onorò della cittadinanza. Tad-
schi, Antonio colla sua autorità e bel fare deo ebbe due figli, Corrado e Malatesta.
contribuì a sedare il conflitto con soddi- Bonconte primogenito, nell'espugnazione
sfazione delle parli, per cui ebbe dall'im- di Napoli mostrò tanta prodezza, che ot-
peratore la conferma di conte del Monte tenne da Enrico VI grazie e favori e que- ;

Feltro e de'suoi privilegi, lo dichiarò vi- sti morto neli 197, prese servizio col fra-
cario imperiale della città d'Urbino, e da tello Filippo di Svevia ,che una parte
questo tempo pare che i Fel treschi co- degli elettori elevò all' impero meutre ,

minciassero a dominare Urbino. Altri Ottone V di Sassonia rico-


l'altra elesse I

vogliono che l'imperatore dasse ad An- nosciuto da Papa Innocenzo III. Nel 208 1

tonio col titolo di conte la città di s. Leo, ucciso Filippo a tradimento, Papa nel il

detta anche Monte Feltro, nome che seguente coronò Ottone IV, ma non tar-
assunse Antonio e i discendenti. Gli suc- dò a scomunicarlo perchè l'ingratissirno
cesse Monfeltrino o Montefeltrino I Fel- principe usurpò molte terre della 9. Se-
li io, che più scrittori dicono primo sti- de. Avendo Enrico VI lasciato l'unico
pite della famiglia Feltresca,eprimo pos- suo figlio Federico Ilohenstaullen re di
sessore d' Urbino e di Montefeltro col ti- Sicilia,poi imperatore Federico II, ne se-

tolo di 11 Grossi lo chiama Mon-


conte. guì le parti Bonconte, il quale gli ricupe-
tefeltrino o Monti filtrano il Vecchio, rò la Puglia e uno alla
la Calabria , in

Nota Colucci, che Lazzari non disse chi foltissima Capua, invase da Ottone IV,
lo fecei." conte, e se di Montefeltro e Ur- ad onta che il Papa fosse tutore di Fe-
biuo insieme. Egli pensa, che il di lui fi- derico e del suo regno. Laonde questo
glio Bonconte propriamente fu il .° con- i principe, eletto imperatore neh 2 1 2, per
te d'Urbino coll'approvazione della s. Se- le benemerenze ili Montefeltrino 1 e del
de legittimamente investito, per cui alcu- figlio Bonconte, donò e concesse a quitti
ni ommeltono come illegittima l'investi- la città d'Urbino con titolo di coutea, con-
tura di Monfeltrino, come ricevuta dal- fermandolocontcdi Montefeltro. Oppor-
vol. lxxxvi. 18
ut
74 u n n URB
1 imamente avverte Colucci, che siffatte il comune e i conti di Monti-feltro, piglia»"
illegiltimee arbitrarie donazioni fai te da- se l'armi a suo favore e gli dasse aiuto, a-
gl'imperatori in que'tempi, a varie per- vendo egli già soccorso i riminesi nella
sone loro benemerite e benaffette, devo- guerra co'cesenali per conto di Sani' Ar-
no riguardarti nulle e usurpazioni, se ap- cangelo. In questa si pallili precipuamen-
partenenti i dominii a' Papi, qualora non te, che la città di Rimini fosse obbligata
fossero da loro legittimamente conferma- aiutare Bonconte, se gli urbinati l'aves-
le: ed eguailmente
liiivuii/ la signoria esercitala
in oigi sero molestato nelle sue giurisdizioni. Per-
da tali investiti , doversi tenere usurpa- ciò Bimini acconsentì alla domanda, pre-
zione. Però Onorio HI avendo neli2i6 vio di tentare uffizi cogli urbinati di per-
approvata la concessione, Monfeltrino 1 suasione all'ubbidienza, in sequela di pro-
vien chiamato ,° conte. Ma il Grossi, che
i messa da loro fatta di non voler molesta-
comincia la serie de'conli d'Urbino, co- re gli amici de'riminesi, tanto più pel giu-
me dissi, con Bonconte, aggiunge che ot- sto titolo di Bonconte, che la donazione
tenuta la signoria d'Urbino, trovò negli imperiale essendoapprovata dal Papa su-
urbinati amanti di libertà qualche resi- premo signore, non potevasi ripudiare.
stenza, la quale poscia deposero quando Ma tali tentativi riuscirono infruttuosi,
lo videro confederato co' riminesi e co' poiché invaghiti gli urbinati del loro li-

Malatesta per soggettarli colle armi jeche bero governo, e insuperbiti de' prosperi
tenne Urbino dal 2 34 fino al 1241. An-
i successi, non vollero dare orecchio a trat-
che Lazzari racconta con particolarità che tati di pace. Poste Piimini le sue genti al-
Bonconte partecipata agli urbinati la con- l'ordine e avendole spinte verso Urbino,
cessione fattagli dall'imperatore con esor- dove incamminato Bon-
colle sue erasi
tarli a riceverlo per signore, ricusarono conte ed insieme con lui Carnevale di
,

di eseguirlo, avendo allora più riguardo Pavia conte e rettore di Romagna per
alla libertà che godevano chea'di lui me- l'imperatore con numerose milizie; allo-
riti. Di più il medesimo Lazzari, parlando ra Urbino vedendo sì grosso esercito, pi e-
delle donazioni e concessioni del ducalo, gòCarnevale a non permettere che si guer-
riferisce che Federico 11 nel 1 2 1 3, in tem- reggiasse una città tanto divota dell'im-
po d'Innocenzo IH, nella rinunzia e resti- peratore, offrendosi di rimettere in lui o-
tuzione di quanto gl'imperatori aveano gui pretensione, e combinare accordi co'
tolto alla Chiesa delle terre della contes monfeltrani. Carnevale convocò le parti
sa Matilde, vi comprese Monte Feltro, il in Rimini, e coli' intervento del vescovo
che fu confermato nel 1220 da' principi l'esortò alla pace, la quale seguì nel gen-
dell'impero, ed eseguito da Federico 11 naio 1234 colie seguenti condizioni ri-
neh 220 con Onorio HI quando lo coro- feriteda Giovanni Galli nelle Notìzie, del-
nò imperatore; ed il Papa confermò l'in- l'origine e discendenza de' signori, con-
vestitura fatta al conte. Indi Bonconte col ti e ducili d' Urbino , scritte nella metà del
fratello Taddeo tentò la forza, ma non gli XVI secolo. Che gli urbinati si pacificas-
riuscì poiché gli urbinati, d'animo gene-
; sero con Bonconte e col fratello Taddeo
roso e guerrieri, non solo valorosamente di Moutefeltro , e intanto consegnassero
si difesero, ma uscendo fuori della città tutto il contado, conforme al comando
armati sì a piedi che a cavallo, entrarono dell'imperatore; bensì accordato alla cit-

a danneggiare la giurisdizione di Boncon- tà 3 mesi di tempo per ricorrere alla cor-


te, per cui fu necessario a Bonconte di ri- te imperiale, e non avocandosi da essa la
correre al comune di Puntini, perchè in concessione, fosse data a Boiìconte e fra-
seguito delle capitolazioni stipulate nel tello la libera giurisdizione della città an-
i2i8 ; ÌQ corrispondenza di volontà tra cora, nella quale in detto tempo dovesse
une URB 275
risiedere uno in loro nome senza ammi- compagni. Bonconte raccolte alla meglio
nistrare la giustizia. Clie i cine fratelli do- le reliquie di sue genti disperse, con esse
vessero rimettere ogni ingiuria agli ur- ritornò in Urbino, dove mori nel 1241,
binati, senza pretendere rifazione de'dan- lasciando due figli, Monfeltriuo li o Mon-
ìii ricevuti nella loro giurisdizione e da' feltrano il Giovane o Novello, e Cavalca
suoi abitanti. Che gli obblighi fatti pegli oCavalcacoute da cui nacque Galasso fa-
urbinati rimanessero in vigore, e da os- moso capitano, che vuoisi quello il quale
servarsi da'riminesi, i quali dovessero ri- nel 1282 favoreggiando la fazione ghibel-
metter loro ogni pena incorsa. Cosi la lina, guerreggiasse col Castel delle Ripe
guerra intrapresa con tanti apparecchi contro de'Brancaleoni iu que' luoghi vi-
contro Urbino terminò colla pace. Ne'3 cari di s. Chiesa. Da Gala;>so derivarono
mesi stabiliti, attese Bonconte al governo poi Bonconte e Guido Buono, terminali'
di essa con ogni studio, premiando buo- i do con essi la linea di Cavalca. Osserva
ni e castigando i rei, ed a consolidarsi nel il Castellano, che per aver Bonconte par-

possesso della città, la quale restò in tut- teggiato per Federico 11 persecutore del-
to soddisfatta di tanto savio signore. Pri- la Chiesa, da Innocenzo IV e da'suoi pre-
ma di questo tempo Bonconte con Tad- decessori scomunicato , il Papa lo colpì

deo aiutarono i riminesi, uniti a'pesaresi, d'anatema, e questo fu il seguale di Uni*


fanesi e ravennati, nel grande appaiato ghis>ima divisione fra la s. Sede e i Fel-
di forze che fecero i cesellali uniti co'ber- treschi, fatti capiparte del ghibellinismo
tinoresi, forlivesi ei signori di Bologna; nella Marca, nella regione Feretraua, nel-
e benché questi fossero maggiori nelle la Romagna e in Toscana. Alleo figlio di
forze, furono da' riminesi in diversi pic- Bonconte fu Ugo o Ugolioo nel 1239 ve-
coli fatti d'arme fugati, ad onta che ce- i scovo di Monte Feltro, secondo TUghelli
sellali condussero in mezzo al loro esercì* e il Marini, e tale lo chiamò Papa Inno-
to il famoso carroccio per mostrare i lo- cenzo IV in una lettera che gli scrisse nel
ro sforzi. Lo descrissi in vari luoghi , e i25o appena conobbe d'aver abbando-
Lazzari dice ch'era un carro trionfale li- nato la sua costante aderenza h Federico
rato da bovi, su'quali sedevano iu cam- II, e di essersi sottoposto alla s.Sede, on-

po giudici e
i la signoria, in mezzo a'qua- de si portò in Perugia a venerare il Pa-
li nella sommità d'un'antenna sventola- pa. Questo vescovo Feretrano indusse la
va il principale stendardo. Questa guer- repubblica di s. Marino a seguire le par
ra in poco tempo ebbe fine colla pace prò* ti ghibelline per sostenere Federico 11, per
mossa dal vescovo di Rimini, ed esortati cui Innocenzo IV7 nel 1247 l'avea scomu-
i belligeranti ad abbracciarla da Boncon- nicalo, ed iu Perugia l'assolse nel i25r.
,

te venne conclusa nel 1216 con molte


, Montefeltrinoll conle 2. d Urbino,come
condizioni, e fra le altre che podestà ed i registrò Reposati e con esso Grossi, e 3."
i conti di Monte Feltro e aliti principali come vuole Lazzari, seguì ad imitazione
facessero pace generate. Non la godè lini -
de'suoi antenati la parte imperiale. Egli
gatneute Bonconte, perchè il suo vivere era stato inviato con molti onori e prero-
fu una continua milizia. Nel 1236 nata gative da Fdippo di Svevia in Sicilia per
guerra tra'faenlini e ravennati, colle sue sostenervi contro Ottone IV le sue pie-
genti e quelle de'riminesi e forlivesi mar- tensioni e quelle della cognata Costanza e
ciò in aiuto de' ravennati, e data batta- Federico suo nipote, i (piali pel d,\ lui o-
glia al nemico fu co'medesimi scondito, perato piemiarono, e forse allora fu
lo

restando tagliata a pezzi la fanteria e «[na- fatto cavaliere e condottiero d'uomini


si tutta la cavalleria , dolendosi i raven- d'arme. A suo tempo lo zio Taddeo, ben-
nati di loro poca fori ima e perdila de' ché capoparte della fazione guelfu, aveu*
276 u a B UUB
do usurpato diversi beni ecclesiastici, In- ambasciata che fece al maresciallo di Car*
nocenzo 1 V nel 1 243 deputò ii b. Riccar- lo I, acquistò gran nome e ardire la sua
do vescovo di Fossombione e Manzine parte. Passato in Roma Corradino ove ,

vescovo di Cesena alla loro ricupera. 11 era senatore il figlio del redi Castiglia En-
Lazzari riporta che Papa Innocenzo IV rico suo fautore, fu Guido eletto vica-
avea concesso al vescovo di Monte Feltro rio del senatore, e da Corradino venne
i beni del suddetto Taddeo edi altri com- fatto contedi Chieti. Continuando Cor-
plici di Federico II , che molestavano la radino il suo viaggio e penetrato nel re-
Chiesa romana; e scrisse a'vescovi di Ce- gno, fu vinto da Carlo I e poi decapita,
sena e Fossombione, che li dichiarassero to. Adirata di ciò la fazione ghibellina, si

privali de'feudi che tenevano della s.Chie- vide a mal partito, e Guido che in Ro-
sa e della città di Monte Feltro. Nel gran ma fungeva il vicariato del senatore,
fatto d'armi seguito nellaMarca nel 12 47, prontamente si ritirò inUrbino. Narra l'A-
tra il vescovo d' Arezzo Marcellino capo miani,che ueli2 72 da Gregorio Xfu di-
de'guelfì, e il conte Roberto Castiglione visa la rettoria della Marca in più giudi-

vicario imperiale per lo scomunicato Fe- ci della provincia , che incombevano chi
derico II, l'esercito pontificio venne infe- al governo politico, chi all'economico, chi
licemente disfatto sotto Osirao, Marcel- allo spirituale della medesima, cui allora
lino fu imprigionato, e sul campo resta- erano ancora soggette Urbino, Cagli, Fos-
rono morti 4ooo guelfi, anconitani, ca- sombrone e altre città dell'Umbria. Co-
merinesi, recanatesi, e fors' anche urbi- sìFulcone dal Poggio era rettore gene-
nati che mostravansi devoti alla Chiesa, rale nelle cause temporali,Bernardino ar-
secondo Lazzari. Se tali furono , però i cidiacono di Narbona e cappellano del Pa-
conti d'Urbino erano ghibellini ardenti. pa era vicario generale nelle cause spiri-
Montefeltrino II morì nel fiore dell'età Guglielmo da s. Lorenzo,pure cap-
tuali, e

nel 1255, lasciando 4 figli» Guido I, Or- pellano pontifìcio, era vicario generale co-
lando, Tadiolo e Feltrano. Nella conven- me Bernardino, edi più estendeva privati-
zione tra gli urbinati e gli eugubini del vamente la sua giurisdizione nella Massa
i25i, è chiamato podestà d'Urbino ben- Trabaria e in Urbino. Nel 1274 cacciati
ché ne fosse conte. Guido I di Monte Fel- da Bologna i ghibelliniper timore che
tro, 3.° conte d'Urbino, secondo il Gros- non prevalessero di troppo nella Roma-
si, fu uno de'più valorosi e prudenti reg- gna, ridotti in Faenza chiamarono per lo-
gitori d'eserciti, destro particolarmente e ro capitano Guido : altri lo dissero pre-
svegliato negli stratagemmi. Aquestedo- fetto di tutta la Flaminia, altri capitano
ti accoppiò intrepidezza e vigore d' ani- de' soldati feltieschi. Assediati ivi da'bo-
mo, onde seppe sostenere l'avversità del- lognesi e fiorentini guelfi, a' i3 giugno
la fortuna in mezzo alle militari sue im- 1275 Guido aiutato da'ghibellirii roma-
prese. Il Muratori lo chiamò Dux beilo- gnoli uniti a' detti bolognesi e ad altri

rum. Aderendo come suoi maggiori a- i ghibellini fiorentini con alla le»la Gugliel-
gl'imperiali , fu eletto capitano generale mo de Pazzi, li affrontò sul ponte di s.

de'ghibellini in tutta la Romagna. Corra- Procolo, e presentata loro la battaglia e


dino nipote di Federico Impartito di Ger- da'medesimi accettala, la cavalleria bo-
mania, venne nel 1 268 in Italia per ricu- lognese guelfa si die tosto alla fuga, ma
perare il regno di Sicilia, di cui Papi ne i la fanteria valorosamente si mantenne.
aveano investito Carlo 1 d'Angiò capo- Vedendo ciò Guido, fece trasportare nel
parte guelfo, e giunto a Pisa a lui si unì campo le grosse balestre, e cou quelle
gran numero di ghibellini lombardi e ro- saettando i fanti guelfi bolognesi, li rup-
magnoli insieme a Guido, il quale in una pe e conquise, colla morte e prigionia di
URR URB 277
molli. Nel 1 27G essendosi rimessi i guelfi i prontamente si sottomisero, cac-
sanleesi
con esercito sufliciente, contro di loro ar- ciando coli' armi le milizie di Guido. In
mando Guido, come generale non solo detto anno il Papa rimosse dalla Roma-
di Faenza e Forlì, ma di tutte le città di gna Bertoldo Orsini che n'era conte, e
Romagna li ruppe la
di parte ghibellina, gli sostituì per conte e rettore Giovanni
morte di 3ooo di loro, ol-
2." volta colla d'Appia francese. Nelle Memorie intorno
tre sommersi nel fiume Savio, e prose-
i i governi di Ravenna, la destinazione di

guendo la vittoria passò nel territorio di Giovanni è registrata nel 280 il Bonoli, 1 :

Bologna, e tagliando e rovinando ogni ne\V Istorie della città di Forlì 3 \o chia-
cosa bruciò Castel s. Pietro. Di là si tras- ma Guido, altro Appia ebbe nome Gio-
ferì a Cervia contro i bolognesi, che nel vanni, e lo notai in quel!' articolo, più
1253 Paveauo liberata da' veneziani, fe- esatto e circostanziato del racconto che
ce Guido assediare il castello di Riversa- vado a fare col Lazzari. 11 Baldi lasciò un
no, in aiuto del quale passò il guelfo Ma- opuscolo ms. intitolato d' armi : Fatto
latesta da Rimmi col popolo cesenate; ma in Forlì tra Guido di Monte Feltro, e
clu'fel treschi fu rotto e con fatica si salvò Giovanni d Appio francese seguito nel
a Cesena. La rocca fu presa, e fatti pri- 1278. Questi entrò in Romagna con po-
gioni chi la custodiva, furono condotti a deroso esercito d'italiani e francesi, ed a-
Forlì. Intanto l' imperatore Rodolfo I iutato da'perugini, bolognesi, fiorentini^
tTHiibibui-g nel 1
279, con diploma sotto- da' Malatesta di Rimini e da' Polenlani
scritto dagli elettori dell'impero, riconob- di Ravenna, ebbe nel suo primo ingresso
be I' autorità pontificia sulla Marchia a tradimento Faenza, per opera di Tri-
Anconitana, Urbino, Afonie Feretro, baldello Manfredi, cfce Daute pose nel-
Pentapoli, Massa Trabaria cimi adia- l'Inferno tra'traditori. Dipoi si spinse al-
cenlibus terris suis, ec. Neil' anno pre- l'assedio di Forlì, dove si trovava Guido
cedente Papa Nicolò IH avea nominato di Monte Feltro, il quale dopo aver so-
GifFredo Gaetani d'Anagni, con diploma stenuto l'assedio d' alcuni mesi pensò di
presso il Compagnoni, rettore della Mar- sbrigarsene con uno stratagemma,col con •

ca Anconitana, della Massa Trabaria, del- venire d* cedere a Giovanni d'Appia la


la città e distretto d'Urbino nello spiri- città per trattato. Neli.°maggio 1281 o
tuale e nel temporale. Nel 1280 Guido 1282 innanzi giorno si presentò Giovan-
sorprese e soggiogò Sinigaglia, colla stra- iliad una porta con parte dell'esercito,
ge di i5oo persone. Per tanti felici suc- e mentre gli fu aperta Guido uscì per al-
cessi de'ghibellmi, spaventali i bolognesi tra colla sua gente ordinatamente, e an-
guelfi e altri di Bologna, ricorsero per a- dò ad assalire l'altra parte dell' esercito
iuto a Carlo I d'Angiò, il quale spedì lo- che Giovanni avea lascialo in un campo
ro un pretore con una quantità di cava- sotto Quercia. Dopo averlo sconfitto, vo-
lieri per sostenere la parte guelfa. Ma il lò dentro la città, e per gran ventura Gio-
conte Guido per le descritte vittorie, es- vanni potè salvarsi in Faenza, o meglio
sendosi impadronito di tutta la Roma- ivi perì ; cioè Guido d'Appia, poiché fu
gna e di molte terre ribellale alla Chie- poi vendicatodal vero Giovanni d'Appia.
sa, il Papa Martino IV considerandolo Vi rimase morto anche Taudeo Nove! Lì
per furioso ribelle ghibellino, nel 1281 di Monte Feltro, cugino di Guido, il
ingiunse al capitolo ferelrano di coope- quale per una lite che avea seco lui per
rare a ridurre gli uomini del Monte Fel- certa eredità, militava per la Chiesa. Per
tro e suo stato all'obbedienza della s. Se- tale rolla e strage s' inasprì Martino IV
de, alla quote apparteneva la contea dopo e subito spedi un esercito e lo mandò a
la devoluzione di Taddeo; onde nel 1282 Giovanni, acciò ad ogni costo s' impa-
,

278 URB URB


dronisse <ìi fiorii, vale a dire vi mandò vedendosi a fronte due vicine città, eles-
con esso il vero Giovanni, poiché Guido sero per loro capitano Guido, e nel 1
289
era morto nell'eccidio sanguinoso di For- gl'inviarono un ambasciatore coll'oifeita
lì. Ma vedendo Guido di Monte Feltro non solo del governo delle armi, ma giu-
l'imponente esercito papale, ch'erasi im- risdizione e signoria sulla loro città. Ce-
padronito a forza d'oro di Cervia, comin- de Guido a tali insinuazioni, e rotti i pat-
ciò a trattare un accordo, il quale seguì ti col Papa si portò a Pisa, dove riuscì
poi nel maggio f>.<S3 con queste condi- con sommo suo onore a preservare se
zioni. Che Forlì si arrendesse alla Chie- stesso e la città dalla rovina che gli so-
sa, che si mandasse fuori Guido di Mon- prastava, finché stanche le parli di guer-
te Feltro, e che si disfacesse ogni fortez- reggiare si pacificarono nel 1*293. Inoltre
za della città. Uscito Guido colle sue gen- Guido guerreggiò contro i guelfi lucche-
tili ritirò nel castello di Meldola, da do- si e genovesi. Al dire d'Innocenzi ne'suoi
ve faceva grati dannoa quelli della Chie- Annali, in tali vicende perde Guido Ur-
sa, per cui Giovanni andò con lutto l'e- bino, la quale tornò all'obbedienza della
sercito ad assediarlo; ma dopo 5 mesi Chiesa, sebbene altri vogliono che ciò
d'inutili sforzi per espugnarlo, danneg- era seguito sotto Martino IV. Leggo pe-
giato in più modi, approssimandosi l'in- rò nel Garampi. La città d' Uibino era
verno sciolse l'assedio e si ritirò a'quar- in questi tempi signoreggiata da'conti di
tieri. Guido parimenti si ritirò nel suo Montefeltro, seguaci delle parti ghibelli-
«tato, dove venendo da'suoi congiunti e- ne che peiò, discaccialo nel t2Cj5 da
;

sorlato a riconciliarsi colla Chiesa, dato Rimini Parcitade, capo di questa fazione,
loro ascolto, nel i 286 tornò alla sua ob- fece ricorso al conte d'Urbino, dal quale
bedienza, ed Onorio IV nel riceverla lo avea anche ricevuto soccorsi di gente per
confinò in Asti nel Piemonte e ritenne iti difesa del suo partito. Ma già stanco Gui-
ostaggio due suoi figli. In questo tempo do per l'età e fatiche della guerra, studiò
le castella di Monte Feltro vennero al- di rappacificarsi colla s. Sede e di torna-
l'obbedienza del Papa, e per lutto furo- re all'obbedienza del Papa, che facilmen-
no demolite le fortezze e le mura. Rife- te lo perdonò, e pare di s. Celestino V,
risce Giteci negli zinnali dì Cagli mss., Questi coll'intesa di Carlo II re di Sici-
una lettera fulminante di Martino IV al lia lo spedì con 5oo
guardia cavalli alla
podestà e comune di Cagli contro gli ur- anche rettore
di Napoli, e poi lo destinò
binati, dove li chiama ostinati ribelli del- e conte di Bologna eBertinoro, la quale
la s. Sede, e che reliquia* infidelium par* ultima città con Forlimpopoli e Cesena
tinnì earumrlcm receptant pub lice, et eis erano tornate alla signoria della Chiesa
Javendo,exagerantgravius culpas suas. fin dal 1286, Verso il 1294 Malateslino
Sì ha poi dall'annalista forlivese, che nel di Malatesta di Rimini come altri di sua
settembre 1288; Comes Coiiradus fi- famiglia guelfa nemico de' Felti eschi
lili* olirti corniti* Dadei de Montefeltro colla sua milizia e colla gente di Cesena,
accepit civitatein Urbinì , et oinnes ami- unitamente ad alti i della Massa, pose inu-
co* domini Malateè fa de ip.sa terra e- tilmente l'assedio a Urbino, perchè non
jecity et ilio* qui crani de parte gibel- fu fedelmente corrisposto da'segreli cor-
linorum reduxil in ipsam terram. On- rispondenti che avea nella città. Di ciò
de questa città fu poi per lo più un sicu- sdegnato Guido, assalì Pesaro e lo prese.

ro ricovero de'ghibellini. Mentre Guido J Malatesta dubitarono che seguisse al-

dimorava in Piemoute,nacque guerra fra' trettanto in Cesena, e però fecero to>to


pisani di parte ghibellina, ed i fiorentini smantellare la fortezza del castello e della
e sanesi di parte guelfa. Laonde i pisani, rocca, perchè in qualunque evento non
o

URB UR B 279
#i fo««c potuto mantenere lungamente, ma amicizia, e mandò losto a ringraziar
il Papa Bonifacio Vili nel 29$ fece re- i Guido colf aiuto che gli conduceva. Ap-
sti Guido tulli beni che posse-
(nire a i pena il Malatesta vide il Parcitade senza
deva nella Romagna, ritenendo Castel- difesa, sollevò una notte i guelfi e li spin-
lano che esso fu ili.°ad impossessarsi di se contro la di lui casa, dove inaspetta-
Urbino, di cui gliene die l'investitura il tamente assalito, molti della sua gente
detto Papa per ammirarne l'ingegno. Ma furono messi a fil di spada, e molti fatti
quanto a signoreggiare Urbino, Feltri i prigionieri. Al Parcitade riuscì per for-
non cominciarono in tempo di tal Papa, tuna di fuggire per Importa del giardi-
come lasciò scritto anche il Volterrano, no e si salvò a s. Marino, dove trovò Gui-
e che prima la Chiesa lo faceva gover- do, già di tutto informato, e al vederlo
nare da' vicari, di che veramente vi è 10 salutò ironicamente,alludendo alla per-
qualche esempio,che riprodussi. Giovan- dita che avea fatta di Rimini. Grande ini-
ni Villani quasi raccontò altrettanto ne- micizia passava fra'Feltreschi e i Mala-
gli Annali fiorentini, dicendo delle di- testa, e la quale non
si estinse che con

verse valorose imprese degli urbinati, sin- loro, trannepoche eccezioni. Ma sebbene
golarmente in castigare i tiranni e tutti iMalatesta allora molto piò potenti, mas-
quelli che iugi ustamente oppressero la sime dopo l'acquisto di Rimini, non la-
loro libertà, E che non potendosi più sciavano i Monte Feltro d' infe-
conti di
gli urbinati difendere dalle molestie de' starli in movendo loro guer-
ogni parte,
nemici, in tempo di Bonifacio Vili si po- ra or P uno or l'altro de' Monte Falli
sero sotto la protezione di Guido, il qua- per una parte e chi per l'altra,
stessi, chi

le col titolo di conte signoreggiò la città, e Guido per ultimo nel 1296 si affrontò
cioè tornò a dominarla. Notò Cimarelli, con Malatesta a Monte Luro, ma colla
ch'essendo Guido d'intelletto prudente e peggio. Giunto Guido ad età più vecchia,
valoroso nell'armi, in grande slima solle- e pensando seriamente a' casi suoi, tro-
vò la città e rispettali per tutta Italia rese vandosi pieno di rimorsi, dolente e ram-
gli urbinati, che dall'esempio istruiti dei maricato per la vita da lui menata e l'o-

signore loro, divennero anch' essi nelle perato contro la Chiesa, e volendo far pe-
gueire gloriosi, per cui cantò il Panfili: nitenza de'snoi trascorsi, coli' assenso di
Jìxlulit illustri* Feretro, de sanguine Bonifacio Vili rinunziò in Ancona la si-

Guido,- Armiger Italia pretella multa gnoria, e deliberato di rendersi france-


gercns. Tornando al Lazzari, riferisce che scano in quel convento ne prese l'abito
Guido, grato a Bonifacio VIII, andò a a'i 7 novembre 12 96, e poi si recò in A si-
ringraziarne il suo legato Guglielmo Du- si. Ivi pure visse nell'ordine con molta e-
rante che slava in Rimini. Ivi alloggiò semplarità,e a'29 settembre 1298 morì.
nella casa del potente Parcitade de Par- 11 p. Wadingo qualifica poetica invenzio-
citadi gran ghibellino, ed anch'esso giu- ne di Dante, il consiglio da lui dato a Bo-
rato nemico de'Malatesta. Guadagnò al- nifacio Vili, e per cui Io collocò nel suo
lora il Parcitade l'animo di Guido, e di Inferno con ira ghibellina. Il Jacobilli,
Galasso suo cugino che colà pur trova- nelle file,de santi e beati de IT Umbria,
tasi, assicurandosi d'esser da loro aiutato i corpi de* (piali riposano nel la provin-

contro i Malatesta. Di falli tornato Gui- cia, ne fece meuzione e dicendolo mor-
do in Urbino, adunò 3oo cavalli e 5oo to santamente e che il suo corpo sepol-
;

fanti, e con questa gente armala s'avviò to nella chiesa del convento di |, Fran
verso Rimiui per aiutare il Parcitade. cesco, il figlio Federico lo trasferì in quel
Questi per altro si lasciò ingannare dalle la di s.Donato, poi s. Bernardino, fuori
promesse di Mulalesla, che 1* assicurò di d* Urbino, ove fu edificalo il conv«nto
280 U R B U R B
de'minori osservanti. Marini nel Sag-
11 me Lodovico poteva farlo vicario, men-
gio di ragioni, riferisce che Costanza trenon cominciò che nel 1 3 4- proce- 1
'*

moglie di Guido, anch'essa si fece religio- dere da imperatore? Inoltre Lazzari nel
sa nel monastero di s. Chiara d'Urbino, Discorso, con Gianleone Sempronio, af-
dove senza far professione sopravvisse e- ferma che Lodovico V il Bavaro filili.*
semplarmente 8 anni. Guido I ebbe a fi- che donò Urbino alla casa Feltresca, e lo
gli Federico I, e Bonconte valoroso ca- conferma nel contèsto. Lodovico V,che
pitano, che perì nella battaglia combat- per farsi partigiani, come gli altri, prodi-
tendo pe'ghibellini aretini, contro fio- i gò diplomi e dispensò signorie, forse di-
rentini e senesi vivente il padre, il cui cor- chiarò vicario Federico 1 ,0 Nolfo, non
po non fu trovato, secondo Dante, altri mai Galasso perchè era morto. Soltanto
concedendogli la sepoltura. Lazzari, se- apprendo da Colucei, Treja illustrata)
guendo Galli, dà in successore a Guido I, p. r 18, che fra' ribellati alla Chiesa pel

il cugino Galasso di Cavalca, che nacque fanatismo della ghibellina fazione, per
da Bonconte conte d'Urbino. Fu d'ani- seguire il partito di Lodovico V, si tro-
mo grande e guerriero, anch' esso acer- vano pure gli urbinati, i quali neh 333
rimo ghibellino. Mossa guerra a Castel con altri popoli ottennero l'assoluzione e
delle Ripe, vivente il cugino, lo adequò giurarono diversi patti. Federico Idilli-
al suolo, a cui successe Castel Durante, •que, dello dal Grossi 4-" conte d'Urbino
poi chiamato Urbania. Era stato podestà e da Lazzari 6.°, non fu inferiore a Gui-
di Cesena, a favore della quale militò in do suo padre nel vaiore militare, eredi-
I

tutte le guerre che Romagna.


si fecero in tando da lui feudi e l'aderenza alla fa-
i

Nel i 2q6 con Manghiuardo Pagano ca- zione ghibellina. La 1


.'
sua impresa fu nel
pitano della lega, colle milizie faentine, I 3oo vivendo lo zio Galasso, insieme con
forlivesi, imolesi e cesellate, assalì il di- Ubertino de'Malatesti, e Ugoue della Fa-
stretto di Bologna commettendo sangui- gioia allora podestà di Gubbio, da dove
nose stragi e terribili saccheggi a Castel cacciarono i guelfi; ma gli eugubini ri-

s.Pietro, Liano, Vedriano, Frassineto, corsero a Bonifacio Vili, e questi ordinò


Gallicara e Medicina. Per formare leggi al cardinal Napoleone Orsini governato-
sulle città della Flaminia, e per la pace re di Spoleto d' assediar Gubbio, il che
297 fu chiamato in Raven-
generale, nel i eseguì, ed a'23 giugno se ne impadroni-
na da Massimo da Piperno conte di Ro- rono guelfi cacciandone Federico. Pa-
i

magna, dopo la conclusione della quale, pa Benedetto XI vedendo inasprire le


carico d'anni e sorpreso in- Urbino da ma- guerre civili tra' guelfi e ghibellini, ne
lattia, ivi morì neli3oo. Lazzari che ciò tentò senza successo la pacificazione. Nel
riporta, seguendo Galli e Reposali, cadde i3o5 eletto a successore Clemente V,
poi in anacronismo seguendo Filippo da questi stabilì la residenza in Avignone
Bergamo. Poiché dice, che Calassi; fu fat- (/'.), per cui l'Italia vieppiù fu lacerata
to vicario d'Urbino da Lodovico V il Ba- dalie-fazioni, e i domiuii pontifìcii nella
varo, e dopo qualche tempo ottenne an- più parte usurpati da'siguorolti e liran-
che da' Papi d'essere confermalo nel vi- netti, soggiacquero a lunghe turbolenze.
carialo. Per morte dell'imperatore En- II Papa nel 1006 nominò legato il car-
rico VII, neli3i4 Lodovico V il Ba va- dinal Orsini, aftinché si adoperasse per
ro cominciò le sue pretensioni all'impe- una pace generale ; ma essendo stato cac-
ro, e fu scomunicato e dichiaralo usur- cialo daBologna e da Firenze, come trop-
patoreda Giovanni XXII, Benedetto XII po parziale pe' ghibellini, si recò in Arez-
e Clemente VI, in tempo del quale morì zo a radunar gente, facendo il simile i

il Bavaro. Se Galasso uiorì nel 3oo, co- 1 fiorentini e altri. Federico ancora nel suo
U R fi 281
stato formò un esercito e co' ghibellini Ire e comesi leggeanclienel Compagno-
forlivesi s'avviò per Arezzo in soccorso ni a p. 187 e seg., il Papa malcontento
ilei cai cimale; ed assalilo per via da'guel- del cattivo procedere di Federico, fau-
fi cesenati e riminesi, onde impedirglie- tore di eretici, e degli urbinati di parte
lo, li distrusse e seguì cammino, unen-
il ghibellina, ingiunse all' arcivescovo di
dosi al cardinale, col quale restò sino al Ravenna di bandir la crociata contro di
di lui ritorno in Francia. Nota Compa- il lui e suoi aderenti, dichiarandolo ne-
gnoni, che nel i 3 i 3 Raimondo d'Aspello, mico della Chiesa e meritevole di casti-
nipote di Clemente V, rettore generale go. Allora Federico corse in Urbino per
della Marca, era giudice generale e per gli adunar gente e prepararsi alla difesa, ed
appelli residente in Moni' Olmo, Mar- unitosi colle milizie ghibelline di Guido
chine Aiiconitauae, Massa-e Trabarìac, Tarlati vescovo d' Arezzo e del famoso
ci Terrarum s. /4gatae ì chntatisoiie al- Castruccio signor di Lucca e fulmine di
ane comitatus Urbini per S.lì. E. gene- guierra,
"3si propose
or ui marciare in soccor-

rali* rector. Indi nel 3 6 dice che Gio- i 1 so de' ghibellini di Recanati. Mancando
vanni XXII dichiarò rettore generale del- di buona somma di denaro, volle costrin-
la Marca nello spirituale e temporale A- gere Urbino a somministrarla con for-
melio, non meno delle terre di s. Agata, tissime gravezze. Però la città allegando
contado d'Urbino e sue per-
delia città e noti solo l'impotenza, ma ancora di non
tinenze. Arse più che mai l'odio delle fa- essere a ciò obbligata per aiuto d'altri,
zioni, e grandi inimicizie erano nella venne apertamente a rottura col conte,
Marca fra i guelfi anconitani ed i ghibel- prese le anni e si rivoltò contro di lui. Nel
lini jesini e osimani , di cui era capita- bollore del furore popolare, trovato Fe-
no Federico; il quale presentò battaglia derico che col figlio podestà d' Urbino
a'guelfì nel contado di Jesi e li sconfisse uscivano dalla fortezza della torre, in cui
pienamente, ed asce«ero a 5ooo morti i eransi rifugiati, ad onta che domandas-
e i prigioni, e fu rotta sanguinosa ed e- sero perdono e misericordia, e si ponesse-
clatante. A favore del suo partito, mar- ro in mano del popolo, questo inferocito
ciò indi su Spoleto, vi entrò di notte tem- barbaramente li trucidò facendoli in pez-
po e ne espulse che aveano cac-
i guelfi zi a'22 o 26 aprile 322, e quali scomu- 1

ciato i ghibellini. Spoleto venne assedia- nicati restarono privi del sepolcro, e trat-
to da'perugini guelfi, e Federico per li- tati come i cavalli morti furono posti sot-
beracene mosse a ribellare Asisi ; e su- to il letamaio. Questo tragico avvenimen-
bilo i perugini, tolto l'assedio, corsero a to successe nel cassero vecchio alla por-
ricuperar quella ci Ila. Per la rotta rice- la del Monte, dove poi fu I' orto e il pa-
vuta dagli anconitani, bollendo la guerra lazzo de' Viti. Dice Reposati: In Federico
nella Marca, Federico co' ghibellini vi si verificò, che chi offende la Chiesa e ne
manteneva le sue forze, con quelle di O- disprezza le non va lungamen-
censure,
simo, Jesi e Recanati. Essendo per la te impunito. La storia ne dà molti sa-
Chiesa marchese della Marca Amelio lutari esempi ! Altre nozioni o varianti
(Leopoldi nella Strie* Recto rum Anco- di Reposati tralascio di riportarle, perchè
nitanae Marchiata lo registra Rector nel ragionevolmente suppongo, che il poste-
i 3
7), a questo in una zuffa presso Re-
i si giovò dì sua compi-
riore Lazzari, die
ca nuli venendogli uccisi il cugino e il ni- lazione, potè avere più lumi. Il Castella-
pote, fece istanza a Giovanni XXII per no taccia i guelfi d'aver promosso la po-
aver soccorsi di milizie. Questi gru venien- polare sedi/ione. F I hic ili verificare
te si lagnò di Urbino, di Federico, di Gui- le dille, dicendolo uno de'piìi ardenti gin
do e di Speranza di Munte Feltro ; inol- belimi , aggiunge che 1 suoi portamenti
28-2 URB URB
contro i guelfi lo determinavano a porre di tutti fu riconosciuto per Nolfo I con-
i! fuoco a Urbino, ed il popolo perciò ir- te e signore d'Urbino, e ricevè subito il
ritato lo massacrò. Fu Federico I anco giuramento di fedeltà. Trovandosi Nolfo
signore di Pisa con Guido suo padre, e in possesso dello stato paterno, richiamò
ne fu posta memoria marmorea nel pul i fratelli rifugiatisi qua e là, e insieme a
pilo del duomo, e la loro arme fu scolpi Nolfo governarono la città e lo stato con
Ih in due luoghi. Gli altri figli dell'infe- tanta giustizia e si guada- impegno , che
lice Federico si salvarono in Gubbio e in gnarono la benevolenza di tutto il popo-
s. Marino il popolo avendo trattenuto
, lo. Erede Nolfo del valore paterno e del

Nolfo e gli altri nella sicura Piocca di Lio- favore di lui alla parte imperiale , eh' è
nello, fortezza posta alle pendici del mon- quantodirediLodovico VilBavarOjScon-
te Nerone vicino al Piobico, Di questi fi^ fìsse poco dopo guelfi urbinati fuoru-
i

gli superstiti se ne contano 8 Galasso : sciti condotti da Malatesta signore di Ri-

(questi non è nominato daReposali, il qua- to ini, e indi parteggiò sempre pe'ghibel -

le fra gli 8 ricorda Buonconle e France lini, Riporta il Baldassini nelle Memoria
sco. M Arte di verificare le date prelen -
storiche di Jesi, all'anno i3s8, che Ur-
de che a Federico ! successe il figlio Ga bino unito con Osimo, Fermo e Fabria-
leazzo per volere di Lodovico V, che gli no tentò la distruzione delle città guelfe.
affidò il governo d'Urbino, col titolo di Lai. "campagna di Nolfo fu quando pe- i

Vicario dell' Impero), Nolfo, Feltrino, rugini assalirono nel j336 Borgo s. Se-
Guido detto Tigna o Novello, Speranza polcro, alla quale impresa accorsero pu-
(da Reposati invece detto cugino di Fé re Ferrantino Malatesta e Nerio della
eterico), Enrico, Ugolino, e Nicolò natu- Fagiola altri loro confederali, i quali in
rale. Tornarono in poco tempo nelle ma- pochi giorni se ne impadronirono, e col-
ni de'm'mistri pontificii Recanali e Fano, la medesima facilità tolsero a'Tarlati Cit-
ed Osimonel maggio, Anche Urbino tor- tà di Castello. Nel medesimo tempo Nol-
nò all'ubbidienza del Papa, quale or- il fo die aiuto a Ferrantino nell'impresa di
dinò al rettore Amelio d'usare ogni di- molli luoghi nel territorio di Rimini. Al
ligenza nel custodii la e governarla in no- conte Federico era stata tolta la città di s.

me di s. Chiesa. Nel i323 la città d'Ur- Leo da Guido della Portella, e la casa
bino mal soffrendo gli aggravi e collette Fellria non avea mai potuto ricuperarla,
ad essa imposteda'ministri pontificii, nel - Solo nel 1 338 il di lui naturale Nicolò nel-
l'aprile il popolo incostante,che crede nel- la notte de' 2 gennaio
1 la sorprese in uno
le cose nuove trovare un maggior bene, al vescovato, ed a'27 ottenne la resa del»
annoiatosi del governo del rettore, si levò la rocca da Neri figlio di Guido; indi Ni-
a rumore. Cacciato Amelio dalla città, colò consegnò lutto al fratello Nolfo. [fi-

corse alla casa di Nolfo (ultimo figlio di lanto la fama del sapere e del valore del
Federico, lo dice Reposati, salvato dal- conte Nolfo propagò talmente per tut-
si

l'eccidio per la sua tenera età o pe'suoi ta Italia, neh 34i s'indussero
che i pisani
buoni costumi dopo esser stato per al-
, a chiamarlo ed eleggerlo loro capitano
cun tempo nascostocome un privato), che generale, mossi ancora dal buon governo,
poco prima avea riguardato come capi- che aveaoo fra di loro tenuto Guido e Fé»
tale nemico insieme a tutta la casa Fel- derico, avo e padre di Nolfo, Lo manda-
tria, e forse meglio conservato come pe- rono ad assediar Lucca, la quale si met-
gno di risentimento, con fanatiche grida teva all'incanto da Mastino della Scala
cominciò ad esclamaveMontefeltrOfMon- tra' fiorentini e pisani , per darla a chi
i

Irfeltro, Trattolo fuori, lo condussero al sborsava più quantità di denaro. Andato


palazzo del comune, e du'priori a nome sopra Lucca l'esercito com andato da Noi-
(JRB U R B *83
lo, i fiorentini vi vollero mandare il pro- conti d'Urbino. Frattanto Papa Innocen-
prio capitanalo da Masseo da Ponte Cor- zoVI residente in Avignone, per repri-
rado bresciano, oda Mai alesta da Rimi- mere l'oltracolanza de' feudatari, vicari
li!, facendo sapere a'pisani che non pro- e signorotti dello stato della s. Sede , e
cedessero all'assedio di Lucca, per essere toglier loro le lene usurpate nell'assen-
convenuta nella pace fatta fra di loro. I za de'Papi, nel t 353 inviò nel medesimo
pisani risposero con pretesti e continua- il celebratissimo cardinal Albornoz lega-
rono Tassedio.Allora fiorentini intrapre- i to con ogni facoltà, alla testa d'un eser-
sero un efficace diversivo, guastando e cito, il quale represse l'alterigia di tutti e
bruciando il contado di Pisa, sino a due ricuperò il tolto alla Chiesa. Il cardinale
miglia distanti dalia città. Nondimeno i lasciò tranquilli gli abitanti di s. Marino,
pisani continuarono l'assedio, ed i fioren colla condizione che non ammettessero
lini si recarono ad aggredirli. Nolfo de'3 nelle fortezze i Fellreschi, finche la Chie-
corpi dell'esercito ne formò uno composto sa non si fosse accertata della fedeltà de'
?

di 3ooo cavalli e d 8ooo fanti. 1 fioren- signori d' Urbino e di Rimini, ed a loio
tini capitanali d'Alano Valei j, e da Gui- istanza gli confermò privilegi. Il conto
i

do da Montefellro fratello di Nolfo e al- Nolfo e altrrFeltreschi, spogliati d'Urbi-


lora a lui contrario, discesi al piano pre- no, di Monte Feltro e degli altri durai*
sentarono battaglia a' pisani, e questi li nii, per capitolazione quindi de' 26 giu-
sfidarono a campale battaglia, che accet- gno 355 1 il cardinal Albornoz li ricevet-
tata si fissò a' li oltobre. Fu lungamente te ingrazia, ricuperarono il perduto, con-
e valorosamente pugnata dalle due parli, fermò loro domìnio d'Urbino e dell'al-
il

riuscì aspra pe'morti, feriti e prigionieri, tre signorie promettendo essi fedeltà e
,

terminando collo scompiglio de'fiorenti- ubbidienza alla s. Chiesa. A'Malatesta


iii, il cui esercito ridotto in fuga fu ver- concesse in vicarialo Riinini, Pesaro, Fa-
gognosameute sconfitto. Nel i 3^2 fio- i no e Fossombrone co' loro contadi, to-
rentini tornarono su Lucca, condotti da gliendogli però Sinigaglia che rimise nel
IMalatesta di Rimini; ma JNolfo coll'eser- governo della Chiesa. Obbligò Giovanni
cito pisano rese vani i di lui tentativi, anzi Gabrielli a consegnargli Gubbio, dichia-
a mezzo de'Tarlati fece ribellare Arezzo randone signore M. Brasca e di Canna-
a Firenze. lIchecoslrinseMalatestaa scio- no, non che duca diSpoleto.Tolse a'Mon-
gliere l'assedio, e partii e dal territorio di tefeltro il titolo di governatori e conser-
Lucca. Vedendosi i lucchesi abbandonati vatori di Cagli, Spogliò i Braucaleoni di
da esercito così poderoso, dierouo la cil- Castel Durante e di altri luoghi che pos-
là a'pisani l'i i luglio. Nello stesso i34^, sedevano, e gl'imprigionò. Inoltre il car-
leggo nel Compagnoni , Urbino col suo dinal Albornoz divise la curia generale
distretto soggetto al rettore della Marca della Marca e Piceno, e neh 357 istituì
fr. Giovanni Riparia priore de'geroso-
di invece 3 Presìdalit e nella provincia
i

1 1 m i tani diRouia, Pisaurum Massae Tra- }


d'Urbino destinò quello di s. Lorenzo iu
b arine Terra rum s, Agathaet Comi tu-
> Campo con tribunale e giudici. La glo-
tus quoque ci civitatis quondam Urbi' ria e il credito acquistati da Nolfo per a-
ui lucidi' p. S. R. E. generalis.Neì i
347 zioni segnalale erano divenuti così gran-
Nolfo e i fratelli riceverono splendidamen- di,che nel 1 337 fu condotto per capita-
te in Urbino Lodovico re d'Ungheria, I no da Giovanni Visconti arcivescovo e
ilquale recavasi a Napoli per vendicarla signore di Milano, per cui la parte ghi-
morte di Andrea suo fratello, di cui la fa- bellina, imita iu vasta e potente lega,
ma accusava la moglie làmosa Giovanna guerreggiò valorosamente nel territorio
1 : Lazzari dice che il re creò cavalieri i di Perugia. Nel medesimo tempo i Gu-
j

2p>4 u n b U R 1]

briellidi Gii'ubio a veuno caccialo Giovan- nel levare che fece Bernabò l'assedio di
ni di Cantuccio, il quale aiutato da Nol- quella città per soccorso datogli dal car-
fo in pochi giorni ripalriò. Ma i Gabriel- dinal legato, abbandonando il Visconti se
li in compagnia de'Ciecardelli per ven- ne venne al sei vizio della Chiesa, e ri-

dicarsi conilo Nolfo da Marsciano pode- cevendolo il legalo al suo soldo gli fece
stà di Cagli e parente del conteNolfo, dan- pagare i5,ooo fiorini, co'quali Anichino
do tale città a'Malatesti, da essi per po- crebbe la sua compagnia di tedeschi e
co si tenne, essendosene insignoriti i Ga- altra gente, e fu mandato dal cardinale
brielli e i Ciccardelli; indi il cardinal Al- a 'danni di Federico II e altri di Monte-
bornoz li fece cacciare e bandire. Ebbe feltro; finché riuscì al legato nel 1 366 di
il conte Nolfo lunga e pericolosa guerra, danneggiare tutta la casa Feltresca sen-
con reciproci danni, co'Brancaleoui di Ca- za poter Federico II darci riparo. Egli
stel Durantei35g terminata colla
nel , lasciò 4 figli, cioè Guido, Nolfo, Galasso
pace mediante il matrimonio d'una nipote e Antonio, ignorandosi quando e ove mo-
di Nolfo conGenlile figlio di Branca Bran- risse. II Grossi lo registrò 6.° conte, ma
caleoni. Fu allora che il cardinal Albor- di solo titolo, perchè indarno tentò col-
noz cominciatosi ad insospellHede'Fellre- la lega d' altri signori ricuperare la si-

schi, e nemico de'Brancaleoni, tolse loro gnoria d'Urbino. Ne fu egli sempre re-
Castel Durante con tutti gli altri luoghi spinto, e tutta la famiglia Feltria perse-
da essi dominati, cioè s. Angelo in Vado, guitata, dispersa e cacciata dagli stati pa-
MercateilOjSasso Corbaro,Lunano,Mon- terni. MaccontaCompagnoni,che nel 1 3j 1

telocco ec. che pretendevano ritenere, ed Urbino sostenne che la curia generale
imprigionali li mandò ne'confini di Bo- della Marca dovesse ridursi in Macerata,
logna e a Verona. Non contento di ciò il e si sottoscrisse nella relativa supplica al
cardinale, crescendo in lui i sospetti con- cardinal Stagno legato della Marca e vi-
tro i Feltreschi, marciò contro Nolfo, il cario generale, Bartolomeo Guidone Gi-
quale conoscendo di non poter resistere raldi irnolese notato e cancelliere ,
per
alle forze della Chiesa e dell'energico le- mandato Conimunis civitatis Urbinì prò
galo, cedette Urbino con quanto avea, e S. R. E. de mandato expresso Domi-
se ne andò sbandito non si sa dove, e per- noruni Vicari Priorum, Consilij etc. ,

seguitato da sì cattiva fortuna è verosi- Antonio I conte 7. d'Urbino secondo


mile che finisse di vivere. Ebbe Nolfo I il p. Grossi, e 8.° di Lazzari, dello No-
per moglie la figlia de'conli Gabrielli da vello e figlio di Federico II, da Reposati
Gubbio, da cui n' ebbe Federico II No- viene riconosciuto peri .°signore di Gub-
vello. Il cardinal Albornoz in Urbino fe- bio, e si vuole che fosse dichiarato vica-
ce innalzare una rocca più furie dell'ab- rio d' Urbino, ma forse al più lo fu di
battuta da Belisario, e la chiamò Casse- solo nome. Soltanto neh 352 trovasi che
io, nome che fu pure dato al monte e Nolfo I suo avo, Arrigo e Feltrano suoi
ad una parte della scoscesa. Federico II, prozìi n'erano governatori e conservato-
Lazzari non lo pone nella serie de'conti ri, e con tali titoli reggevano e governa-
d' Urbino, perchè lo fu di puro nome. vano la detta città. Per poco però si go-
Procurò nel 1 365 con altri suoi congiun- dè questa signoria da' Feltreschi, perchè
ti di rientrare ne'luoghi di loro giurisdi- venuto nel 354 il cardinal Albornoz, tol-
1

zione; ma il cardinal Albornoz ad impe- se a' conti di Monte Feltro il dominio


dirlo , spinse Anichino con un capitano delle ciltà d'Urbino, di Cagli e di tutto
tedesco che seco conduceva 800 barbu- il territorio di Monte Peltro ,
rimetten-
te e 3oo ungheri,e trovandosi al servi- dolo all'ubbidienza del P«*p>« Giosi com-
zio di Bernabò Visconti contro Bologna, prova dalla composizione che nello stesso
U R B U R B a85
nnno fecero al legato le due città, che tra tolo; ma in tal anno rientrò in Urbi no co-
ambedue pagarono 4ooo fiorini d' oro, me signore, e con maggior autorità nel
ottenendo cosi la remissione delle pene dominio diCagli. Tutto questo fuommes-
incorse per le precedenti disubbidienze. so da Lazzari, mentre procedette con Re-
Ad Urbino toccò pagare 25oo fiorini e posati. 2. Nel riportare come ciò succes-

i5oo a Cagli. Lazzari per mostrare che se, non solo Lazzari tralasciò di narrare
Antonio nel 137?. possedeva in pace Ur- Pinti inseco,ma inquanto riferì, ripetè gli
bino, ed avea dominio in Cagli, ripor- errori di Reposati poi corretti nel V Erra-
ta una lettera sua al comune di Cagli. ta corrige, non avvertiti da Lazzari, per
Ma sarà sbaglio di collocazione di nota o cui il detto da lui fa confusione. Vi sup-
di cifra numerica, altrimenti sarebbe in plirò io. Nel 1 375 nati dissapori tra Gre-
contraddizione con quanto poi narra e gorio XI e i fiorentini, si venne alle osti-

con esso vado a riferire, notando ancora lità, e per le brighe de'fiorentini in bre-
come prese abbaglio. A corroborare la ve si sottrassero dalP ubbidienza della
sovranità della s. Sede sulla contea di Chiesa gran parte di sue città. In questo
Monte ampie
Feltro, potrei riportare P mentre Antonio avendo stretta alleanza
testimonianze raccolte da Lazzari anche co'fìorentini e con Bernabò Visconti si-
nella sua lettera sulle Donazioni, e qui gnore di Milano, comprendendovi Ur-
solo dirò che Gregorio XI neli37 ordi- 1 bino e Cagli (le quali per le angariede'
nò, che si dasse a Ugolino e Galasso per taglioni e pesi cui eranoaggravate, di ma-
6 mesi in vicariato il Monte Feltro. An- lavoglia si vedevano sotto i ministri pon-
tonio 1 privo dello stato, di cui era stato tificii^ desideravano perciò mutar signo-
spogliato l'avo dal cardinal Albornoz, e re), riacquistò in breve tutti gli stati, on-
trovando ne'popoli di vota e ardente fidu- d'era stala spogliata la sua famiglia. Per-
cia verso la casa Feltria sua antica signo- tanto giunto con /400 cavalli fiorentini
ra, nel 1
876 cominciò a tener pratica per in Uibino, vi fu riconosciuto signore. La
essere introdotto in Urbino dove gli fu , risoluzione degli ui binati mosse tutto il

dato l'ingresso da'ciltadihi, riconoscendo- resto dello stato a tornare alla sua ub-
lo per loro signore, colla speranza di sen- bidienza, meno Cagli, orni' ebbe assai a
tire gli effetti di quella virtù che di lui fare nell'impresa di questa città, per cu-
palesavano le pubbliche voci. Antonio non stodirsi da' Gabrielli, da'Sicardi e altri
defraudò il concetto degli urbinati, por- nobili cittadini di fazione guelfa, nemici
tandosi in tal modo e in pace e in guerra, acerrimi de'Feltreschi. Ma non potendo
che gli sempre più con-
urbinati restarono questi resistere al poter della lega e alla
tenti d'esser sotto il dominio de' signori forza de'ciltadini parziali di quella, do-
Ftl treschi. Congettura Lazzari, che An- po molli combattimenti, furono necessi-
tonio comandò in Urbino come vicario e tati a lanciar la città, riducendosi alia for-
ministro della s.Sede,c non come proprie- te/za del Cassero che per la Chiesa riten-
tario. Terne che abbia sbagliato Reposati nero per qualche tempo, sperando soc-
in asserire che sino al 366 Antonio tenne1 corsi dal legalo. Questi non riusciti ha
Cagli col puro titolo di ministro, e che in st evoli , i Gabrielli trattarono accordi con
tale anno rientrò in Urbino come signo- Antonio, e fu stabilito: Che ad esso si das-
re. Riscontrato Heposali trovo. i.° Che se se la città, il Cassero, ed i castelli di Ca-
nel 1372 Antonio comandava in Cagli e stiglione de'Sicardi e di Ventano degli
in Urbino, ciò faceva come vicario e mi- Acquativi* Che il conte Nolfo, fratello
nistro dellas. Sede e non come assoluto cP A nlonio, sposasse la figlia del conte Can-
padrone delle medesime, e fino al 1376 ti Gabrielli con 5ooo fiorini di dote. In
ritenne Cagli con questo puro e mero ti tal modo si pacificarono; e Antonio co-
9.86 URC U R B
gli altri Urbino, Ca-
Feltri ricuperarono e con Rinaldo Orsini, quali poco se l'in-
i

gli e il rimanente dello stato loro, del qua- tendevano colla Chiesa. Venne Antonio a
le erano stali privi 17 anni. E bene che nuova rottura co'Ma la testa, nemici ere-
io qui ricordi, che nel 1 377 finalmente ditari di sua famiglia, per aver loro Pan-
Gregorio XI da Avignone restituì a Ro- dolfo e Carlo tolto Ripalta e altri castelli.
ma la residenza pontificia. Fra le conse- S'intromise Bonifacio IX e pubblicò cer-
guenze funeste del i.° strano trasporto, ta pace, alla quale non volendo adattarsi
certamente il principale fu il grande Sci- le parti, invano mandò a Urbino e Ritm-
sma (V.) d'occidente, avvenuto nel 1 378 ili il gran maestro di Rodi. Dipoi il Papa
dopo l'elezione d' Urbano VI, contro di tornò a inviare un cardinale per tale ef-

cui insorse l'antipapa Clemeule VII, il fetto, onde neli393 in Monte Vecchio si
quale stabilendosi in Avignone divise , i conclusela pace fra Antonio e Malatesla, i

fedeli uelle due Ubbidienze (^.)di Roma mediante il matrimonio di Battista figlia
e Avignone, con deplorabili fazioni, guer- del primo con Galeotto o Galeazzo Mala-
re e turbamenti. Ardendo gran guerra testa. Il legato confermò Antonio nel do-
fra' Gabrielli patrizi di Gubbio e con- i minio d* Urbino, col titolo di vicario di
cittadini, quella città era desolata da e* s. Chiesa. Il Marini nel Saggio di ragio-

strema carestia , laonde gli abitanti e il ni, a p. i5i, chiama Battista Feltria col
comune di Gubbio ricorsero ad Antonio nome di beata Girolamo daMontefeltro,
per soccorso e favore, offerendosi di ri- la quale restata vedova di Galeazzo si-

conoscerlo e di riceverlo per signore. An- gnore di Pesato e Fossombrone prese ,

tonio accettò di buona voglia l'offerta, tal nome nel farsi Clarissa nel monastero

con molla gente si recò al soccorso di di s. Lucia di Foligno, e mori con fama
Gubbio, e vi fu ricevuto con grandissimo di santità. L'unica loro figlia Lisabetta,
onore a'3o marzo 1 384,liberandoia città maritata al signore di Camerino, fu ma-
da quanto l'angustiava e precipuamente dre di Costanza Varani i." moglie d'Ales-
dalla fame, e sospendendo la guerra sino sandro Sforza signore di Pesaro. La b.
al i385. In questo Francesco Gabrielli Girolama, insigne nella pietà quanto ce-
fatto forza ad Antonio pel castello di Can- lebre nelle lettere, fu celebrata dagli scrit-
tiano, venne con un esercito di fiorenti- tori ricordati dal Marini e massime dal-
ni comandalo da Giovanni degli Obi» da che rammentai al-
l'Olivieri colle Notizie
Lucca sopra Gubbio, dove non potendo trove. Già Bonifacio IX nel 38g avea 1

far breccia per la fede e bravura degli concesso in feudo molte terre e castella
eugubini , uè mantenersi per la carestia, delcontado di Monte Feltro a'conti Bran-
coudusse d'Urbi-
l'esercito nel territorio caleoni. Elettoduca di Milauo Gio. Ga-
no verso Colbordolo e Talacchio. Però leazzo Visconti, fu ammesso al sontuo-
interpostosi il conte di Carpi, trattò l'ac- sissimo banchetto della coronazione An-
cordo Firenze e Antonio, colla cessio-
fra tonio, e favorito con altri onori; anzi a
ne a questi di Cantianodopo una guerra dimostrare la stima pienissima del duca
di 7 anni, ed in segno di buona amicizia verso il conte, lasciò nel suo testamento
reciproca, con alcuni discreti patti a fa- i suoi figli nelle cose gravi dello stato sot-
vore de' Gabrielli. Dipoi Francesco fu to la cura e consiglio di 17 uomini auto-
fatto senatore di Roma e Giovanni suo , revoli e prudenti, fra 'quali Antonio, che
figlio diveune cavaliere e capitano di Fi- si trovò poi alle sue esequie; ma vedendo
renze, dicesi colla cooperazione d' Anto- le cose incamminarsi male per la sover-
nio per tenerli lontani, facendo ombra al chia potenza di Francesco Barbavaro o
suo stato. E perchè i fìorenlini dubitava- Barbarano, si ritirò in Urbino per atten-
no d'Urbano V I, fecero lega con Antonio dere a governare i suoi popoli, coniesem-
u n B L RB 287
pie aven coartinola equità e giu-
fatto, e di altre terre e castella della
gli, Asisi

stizia. Sopraffatto da vario infermità, mo- medesima. 11 Lazzari nel Diseorso dice
li io Urbino li 8 aprile i4o3 o a' 29 apri- che fu" Bonifacio IX che 1' investì del vi-
a
le»4<>4 (in quest'anno e a' 19 maggio se- cariato di tutte le terre sue fino a 3. ge-
gna la gloriosa morte d'Antonio I' Arte nerazione, e gli costò 12,000 fiorini d'o-

di verificale le date), e fu sepolto nella rOjOnde ricorse a un imprestito di 0,000. 1

chiesa de'conventuali. suo deposi- Ora il Vociferandosi indiche però le due rocche
to è nella cappella Albani. Lodato qual d'Asisi volevansi dare a' perugini, il po-
valoroso e assennato capitano, principe polo di Gubbio ardente e guerriero uel

clemente, generoso e accorto , lasciò lo servizio del principe, l'ebbe tanto a ma-
«lato afflitto e dolente, die tosto si con- le, che il cardinale corse gran rischio e
solò nel figlio Guid'Antotiio erede pure partì. Ma il conte ottenne le due rocche
di sue virtù. Antonio I non solo fu ili." pure, e il detto titolò di vicario genera-
signore di Gubbio, ma il l. "conte che bat- le. Tanta era là fama di sua prudenza e
tè monete in Urbino, come narrai a suo potere, che Ladislao vagheggiò di trarlo
luogo Reposati descrive eruditamente
: al suo partito e torlo a quello de'suoi ne-
tutte le monete battute da'E^eltreschieRo- mici, per cui gel 1409-0 nel i4 ,r l' n ~
Teresclii nelle loro zecche. Alcune rime rialzò a contestabile del regno di Napoli,

trovate a' nostri giorni col suo nome, e dignità che probabilmenteaccettò. Impe-
pubblicate in 11 imi ni nel 1819, sono un rocché, in Avignone succeduto all' anti-
monumento amore al-
del suo ingegno e papato Benedetto XI 11, lo scisma si pro-
uon meno di sua pietà e reli-
le lettere, lungava e inaspriva. I cardinali dell'ub-
gione. Antonio 1, oltre la ricordata figlia, bidienza romana , nel famoso Sinodo di
ebbe Anna che non volle marito e visse
, Pisa lo deposero nel1409 insieme al le-
in casa illustre e virtuosa. Si pretende che gittimo Papa Gregorio XI eleggendo in- 1 ,

lasciasse inoltre il bastardo Gabriele Ma- vece Alessandro V. Laonde lo scisma


ria, che nel i4° 2 essendo signore di Pisa vieppiù lacerò la Chiesa, perchè i fedeli

la vendè a 'fiorenti ni per 100,000 ducali tro vaiolisi divisi in 3 credenze. Anzi mor-
d'oro, e passò a Genova ove gli fu taglia- to nel i4'o Alessandro V, subito gli fu
ta la testa da Bacciardo, che s'impadronì sostituito Giovanni XXII avverso a La- I

di sue robe. Guid'Anlonio cominciò a go- dislao, il (piale seguiva l'ubbidienza di


vernar lo stato con molla prudenza e giu- Gregorio XII come Guid'Anlonio. Que-
stizia. Vivente il padre ebbe a moglieBen- sti danneggiò seguaci di Giovanni XXIII
i

earda o Ring àrda figlia di Galeotto Ma- e facendo scorrerie sii qualche parte del
latesta, dalla quale noti ebbe figli, don- suo stato, depredando e occupando qual-
na rara, eccellente e chiamata dalla cro- che terra, per cui lo scomunicò in uno a'
naca durantina, Ma ter virtutis et ho ne- suoi sudditi che aveano con esso danneg-
staiti. L'ingrato e ambizioso Ladislao re giato i domimi ecclesiastici; ma poi nel
di Sicilia di qua dal Faro molestava Pa- i i4*3 Io fece assolvere con tulli gli alili,
pi , e il conte nelle parti del ducato di da Franceschino priore della canoni- a ili
Spoleto e nel Perugino sosteneva quelle Gubbio. Apprendo da Compagnoni, che
della Chiesa, e si portò con tanto valore nella battaglia seguita alle Capanne tra
e fede,che il cardinal Marramauro legato il famoso Braccio da Montone co' perugi-
coll'iulelligeuzadelPapa nel 1/J08 gli con- ni, e Carlo Malalesta signore di filmini,
cesse Alili, dandogliene il possesso men- essendo questi restato prigioniero, onde
tre Irovavasi in Gubbio; così egli fu con- liberarlo e restituire le terre tolte anco a'
te 6 vicario generale di s. Romana Chie- collegati, a' si formò mi
18 febbraioi4i7
sa di Monte Feltro, Urbiuo, Gubbio, Ca- gran compromesso per sentenziare con
288 URB V R B
arbitraggio, ed in questo vi entro pure venuto, e specialmente della perdita d'A-
Guid' Antonio; il quote recatosi a trovar sisi, tentò ogni mezzo per ricuperarlo. Mos-

Braccio alla Rocca, ottenne la liberazio- se contro Braccio il celebre Sforza da Co-
ne ili oo.ooo duca-
Carlo colla taglia di i tignola e Tartaglia, ritirati a Viterbo do-
ti. Si fece in Rimini la raccolta della ma?- po la rotta di Braccio; e questi lasciata
o
gior somma che fu possibile e fu manda- poca gente in Asisi , andò a incontrarli.
la a Braccio, col quale il conte entrò in Allora Guid'Antònio, che avea al suo ser-
sicurtà pe'mancanti 12,000 ducali. Cai lo vizioil valoroso Bernal tlino Ubalo" ini del-

liberato, recossi in Gubbio a ringraziare laCarda, e la gente del conte di Carrara,


il conte. Prima di questo tempo e nel 4 4 1 • s'impadronì d'Asisi, ma non delle rocche.
erasi adunato il Sinodo di Costanza per Sentì Braccio questa perdita al vivo, on-
dare pace alla Chiesa. In esso e mentre de subito retrocedè, ecoll'iutelligenza de'
Gregorio XII faceva residenza in Rimini, presidii lasciati nelle rocche entrato in A-
virtuosamente rinunziò il pontificato, a sisi, venne alle mani co'Feltreschi che al-

mezzo del suo procuratore Carlo Mala- la fine furono costretti a partire. Intanto
testa,Giovanni XXIII fu deposto, Bene- trovandosi in Firenze Martino V, andò a
detto XIII scomunicatole di cornun con- inchinarlo Guid' Antonio, e visi porlo pu-
senso l'ii novembrei4i7 fu eletto Pa- re a rendergli ubbidienza Braccio. Sapen-
pa Martino V Colonna romano, ch'estin- do il Papa i gravi dissapori che tra loro
se il furioso e lagrimevole scisma. Subito passavano, li pacificò; e Martino V donò
Guid* Antonio gii mandò 3 ambasciatori a Guid'Antònio la Rosa d'oro benedetta
d'ubbidienza, Andrea Poltroni urbinate, (f.-). Colmo di onori , ricevuti pure da'
ildomenicano Gabrielli e Luca Beni eu- fiorentini, il conte si restituì a Urbino, e
gubini. Trovandosi nel 4 1 B il Papà in 1 poco dopo ricuperò Frontone, occupato
Ma ulova, il conte si recò a ossequiarlo con da Gabriele Gabrielli, previo accordo e
principesca pompa, accollo benignamen- severa punizione in Gubbio d'alcuni con-
te e con onore, di più creato duca di Spo- tumaci. Non molto dopo, il popolo di Ca-
leto. Tutto questo racconto non si accor- stel Durante vedendosi aggravatoda Mo-

da con quello fatto da Lazzari nella let- naldo e Almerico Brancaleoni, inviò una
tera delle Donazioni ove dice che nel
,
ambasciata a Guid'Antònio per sottomet-
1 4 7 il
' Monte Feltro appartenendo alla tersi al suo dominio, ed egli lo ricevè con

camera apostolica fu dato a'Malatesta in alcune condizioni; altri vogliono che pi-
vicariato coll'annuo censo di 6000 fiorini. Durante per la Chiesa, e
gliasse Castel
Tornalo il conte lietissimo in Urbino, fu Martino V come
poi ne fu investito da ,

molestato per non aver Carlo Malatesta apparisce da monumenti e documenti.


pagati i 12,000 ducati a Braccio. Que- Infatti nota Colucci, che noti il popolo si

stipertanto riguardando Guid' Antonio sottrasse da' Brancaleoni , ma fu il Papa


qual sicurtà, marciò sopra Asisi e lo pre- che li privò del dominio, per non aver
se a'6 marzo 1 4 9»nè 1 di ciò contento, col- pagato il censo, e con bolla ne die il go-

l'esercito si volse verso Gubbio, d'intel- verno a Guid'Antònio. Morta la moglie


ligenza di Ceccolo di Giovanni Gabrielli Bengarda o Ringarda senza prole, il con-
allora signore di Frontone , ma non gli te sposò Caterina Colonna figlia del prin-
riuscì d'espugnarlo, e solamente ne sac- cipe Lorenzo, a mediazione di Giordano
cheggiò il contado; indi trasferitosi a Spo- fratello di Martino V e zio come il Papa
leto se n'impadronì facilmente, per aver di Caterina, colla dote di 0200 fiorini d'o-
gli esuli perugini abbandonato il passo lo- ro ! Il Papa di buongrado ci prestò il suo
ro affidala dalle genti del conte in guar- assenso, conoscendo merito del conte. il

dia. Dispiaceulissimo il con te di tutto l'av- Recatosi in Roma Guid'Antònio con nu-
URB U R B a%
Ritroso e bellissimo equipaggio, se- ivi gnamento il suo figlio naturale Federico
guirono sontuosamente gli sponsali a'^3 in Venezia presso la signoria di quella
gennaio 1 4^4» e ^ n' ^4 marzo condusse repubblica , come Ostaggio per accordo
la sposa in Urbino, ricevuta con tutte le convenuto con Eugenio IV , nella pace
possibili dimostrazioni. Resto sorpreso co- fatta, col quale il contea vea avuto de'dis-
me il Grossi registrò lo sposalizio seguito sapori e delle vertenze , e vi dimorò o
nel i433. I Brancaleoui intanto inconso- mesi. Dopo due anni ebbe nuove mole-
perduto Castel Durante, si trat-
labili pel stieda Sigismondo Ma le tetta, che fin dal-
tenevano inSassoCorbaro, Limano eMon- lamorte di Ringarda avea cominciato a
telocco loro feudi, e in vendetta di conti- disturbarlo, onde s'incrudelirono I' anti-
nuo infestavano le possidenze del conte, il che inimicizie tra le due case. Il conte pe-
quale irritato dalle loro molestie, armate rò marciò coll'esercito a'3 1 agosto \/{3%
le sue genti, uscì in campo, e li spogliò ili contro Pergola, la sorprese e sottopose al-
detti luoghi. Trovandosi i fiorentini in la sua giurisdizione come parte delle per-
guerra co'lucchesi, e vedendo il loro par- tinenze di Gubbio, ocome dice il Lazzari
tito ingrossare, a'3 settembre i43o die- la restituì alla s. Sede. Nel 1 438 fece la do-

ronoil bastone di capitan generale a Gui- lorosa perdita della Colonna sposa e si-
d'Antonio; ma pe'dissapori dell'esercito gnora tanto accetta non meno a Ini, che
fiorentino, avuta in un attacco la peggio, alla corte e a tutto lo stato; ed inoltre eb-

salvatosi a stento, rinunziò il comando, be l'altro rammarico d'essere spogliato


anche per non contrarre pericoloso conta- di Casteldelce, Sanalello e Fatinola da

gio che colà dominava. Nicolò Fortebrae- Sigismondo Mala lesta, che non lo lascia-

cio,volendo impadronirsi per sorpresa di va per un momento quieto. Ma tale ac-

Città di Castello, il conte lo prevenne col quisto non fu durevole, perchè il giovane
farla occupare da Bernardino Uba Idi ni Federico naturale del conte, sebbene di
della Carda, e Nicolò si ridusse a Monto- 16 anni, si mosse da Milano, presso al
ne suo luogo: facendosi poi scambievol- cui duca stava al soldo, si unì con Calduc-
mente lunga guerra, F01 tebraccio per in- cio d'Anghiari, e adunata molta gente
telligenza e trattato acquistò la città to- per un grosso corpo d'armata mai ciò al-
gliendola a Guid' Antonio nel 1 433. In la ricupera delle terre usurpate, e quin-
questo, venuto in Italia l'imperatore Si- di entrato nelle giurisdizioni de'Malate-
gismondo, a' 3i maggio fu coronato da sta prese loro i castelli di Tavoleto, Fos-
Eugenio IV. Nel ritorno in Germania sa, Rupolo e Monte Bello, ruppe l'eser-
passò nell'agosto per Gubbio e per Ur- cito di Sigismondo, e fece prigione Scoc-
bino, nella qual città fu dal conte splen- chino uno de' primi condottieri; e più
didamente accolto, e l'imperatore a gra- oltre si sarebbe avanzato a danno de'Ma-
tificare tanta divozione e solenni dimo- latesta, se nel luogo detto Campi non a-
strazioni, creò in Urbino cavalieri Gui- resse riportato una grave Ne pro-
ferita.

d'Antonio e il suo figlio Odd'Antonio di fittarono i Malatesta per procurarsi I >

qanni e nato dalla Colonna. Soddisfattis- pace , colia mediazione del celebre capi-
simo Sigismondo de'ricevuti regali e trat- tano Nicolò Piccinino, che la concluse
tamenti proseguì il suo viaggio. Fra tanti con vantaggioe molta gloria di Guid' An-
onori e piaceri, oltre l'amarezza della per- tonio. Carico il conte d'anni, non meno
dita di Città di Castello, il conte vide di celebrità e di onore, avendo ampliato
Fortebraccio occupare vari castelli di il suo stato. e imi tempo signoreggiato poi Q
Gubbio, non essendo riuscito occupar tal Forlì 6 Forlim popoli, ed avuta giurisdi-
città e danneggiarne il contado. Nello
, zione su s. Sepolcro, dopo essersi in tan-
stesso anno mandò con nobile accompa- ti fatti acquistata bella riputazione, ino-
VOL. T.XXXVI. 9
9<)o U R B URB
iì in Urbino a'20 febbraio i44*i come Cesarmi, il duca essendone stalo postulato-
dice il Derni e V Arte di verificare le da- re eavendo fatto le spese della causa. Ke
te, o nel «443 com'è scolpito snl suo se* parla anche il Marini nel Saggio di ra-
polcro, compianto amaramentedalla cit- gioni. L'altra figlia ignorala da Reposa-
tà e da tutti popoli da Ini governati.
i li, secondo Zucchi Travagli, Lazzari e il

Volle che i! cadavere si vestisse d' abito Grossi, fu Aura Laura maritata al ce-
religioso, come si vede nel ritratto mar- lebre Bernardino Ubaldini conte della
moreo del monumento sepolcrale eretto Carda. Odd'Antonio,nato dalla Colonna,
nel suburbano s. Donato, colla iscrizione fu dotato di tale avvenenza e di tanto
in versi riportata da Lazzari. Fin dal spirito, che quanti lo trattavano ne re-
i4^9 avea faito testamento; lasciando stavano sorpresi e attoniti, e militò solto
erede universale de'suoi slati Odd'Anto- il padre nelle guerre fraEugeniolV, Fran-
nio suo figlio legittimo, e in caso che que- cesco Sforza occupatole e poi marchese
sto morisse senza figli, ammetteva alla della Marca, ed Alfonso V re d'Aragona
successione Federico figlio naturale le- e di Napoli. Avea atteso agli studi e li pro-
gittimato. Una particola del testamento seguiva con impegno sottoil fanese Dati
disponeva, che se avesse avuto un altro celebre oratore, ed in essi e nell'arti ca-
figlio, a questo lasciava Gubbio , Asisi o valleresche fece tanto profitto che servi
ilcompenso promessogli da Martino V, d'ammirazione, poi disgraziatamente fa-
la metà delle possessioni d'Urbino e di cendone abuso. Nel 444 sl recò in Siena 1

Monte Feltro. Lasciò anche due figlie, a rendere ubbidienza a Eugenio IV (sa-
Violante nel i44 2 maritata a Malalesla rà meglio ritenere nel 1 4 4 3 - perchè a'
Novello, che altri chiamano Domenico, 1 1 di settembre di quest'anno Papa era
il

signore di Cesena e fratello di Sigismon- tornato in Roma), al quale sebbene non


do, colla dote d'una parte del Monte Fel- fosse slato molto ben accelto il padre di
tro e la città di s. Leo, colTapprovazione lui (forse per la parentela co'Colonnesi

d' Eugenio IV che gliene die Y investi- tanto infesti a quell'ottimo Papa), non o-
tnra.L'altra, di cui s'ignora il nome, per- stanfe per te belle maniere ilei conte, l'ac-
chè poco conosciuta dagli scultori, fu al- colse a<sai cortesemente, e lo decorò del-
logata con Guidacelo signore di- Faenza, la sublime dignità ducale, che ninno de'
il quale col fratello Astone lasciati fan- suoi maggiori aveano conseguita, e la cui
ciulli dal padre eransi allevati nella cor- inaugurazione descrisse nel seguente mo-
te di Guid'Antonio, qual tutore e cura- do Piccolomini poi Pio li. Odd' Antonio
tole deputalo dal genitore loro reggen- , vestito e ricoperto d'un manto d'oro, a-
done anco lo stato finché essi furono atti perto dalla spalla destra sino a lena, si

al governo. Trovo però eh' ebbe due al- portò all'abitazione del Papa nel conven-
ile figlie, la beala Serafino (i^.),g!h Sve- to di s. Agostino, indi discese con lui nel-

\a moglie d'Alessandro Sforza signore di la chiesa ad ascollar la messa, sorreggen-


Pl•sarò, poi monaca e badessa di s. Chia- dogli 1' estremità del manto pontificale.
ra in quel monastero del Corpus Domi- Postosi Eugenio IV nella sua sedia, il

ni, ove si conserva incorrotto il corpo, e conte si pose a sedere a'suoi piedi siili.

di cui scrisse la vitaanche il gesuita An- gradino del trono, e poco dopo recatosi
lonmaria Bonucci e stampata in Roma dal Papa, stando inginocchioni, fu dal
neh 724. La beatificò Benedetto XIV nel medesimo creato cavaliere di s. Pietro
i
7 55, concedendo l'uffizio e messa con ri- con cingergli la spada. Questa snudata dal
to doppio aPesaro e semidoppioalla dioce- conte, 3 volte la vibrò in aria e poi ripo-
si, in tutto l'ordine francescano, e in tutti se nel fodero. Indi il Papa lo percosse col-
gli oratorii e chiese de' feudi degli Sforza la stessa spada 3 volte sulle spalle, e gli
v

U R lì ORO 291
fece mettere gli speroni d* oro. Nuova- se alla testa de'sollevati il sedizioso nobi-
mente il conte genuflesso avauti al Papa, le urbinate e medico Serafino Serafini, il

gli prestò ri giura meato, promettendo uh qual col pretesto vero o falso d'essergli sta-
bidien/a e riverenza alla s. Chiesa e sì I ta violata la moglie, con violenza entrò
Papa, e di servirlo dovunque egli voglia; nel palazzo ducale. Incontratosi col duca,
promettendo ancora di difendere le sue Serafino gli disse non esser lui il prima-
ragioni, giurisdizioni e terre, e per l'ono- rio oggetto di sua vendetta, e dirigendo-
re che riceveva del titolo di Duca, di do- si impetuosamente alla stanza di Manfre-
ver ilare ogni anno a'Papi nel giorno di do, questo venne ucciso sotto il letto ov'e-
s. Pietro una chinea bianca e bardata de- rasi nel rumore nascosto; indi vennero
centemente. Ciò fatto, il Papa gli pose la trucidatiTommaso,e anche il duca o ina
benetta ducale intesta e lo scettro in ma- vedutamente nel tumulto o con determi-
J
no, ed il nuovo duca con essi baciò il pie- nalo scopo, a 22 luglio 1 444 di c rca ' 18
de al Papa, e tra due diaconi cardinali anni nel principio del suo governo. I tre
accompagnalo si recò allo stallo e siede cadaveri dalla rabbia popolare barbara-
tra essi. Finalmente deposta la berretta mente legati alla coda d'un cavallo, fu-
ducale, tornò a'piedi del Papa e gli offrì rono strascinali per la città e ridotti in
una quantità d'oro; e finita la messa, miseri brani. Tutta la città fu piena di
partiil duca dalla chiesa accompagnalo spavento e di tenore per sì crudele spet-
da'delti cardinali. Restituitosi a Urbino, tacolo. Scrisse Giovanni Galli che tal mor-
dice dossi, es^a fu dichiarata città prin- te violenta era stala predetta al padre,
cipale del dominio Feltresco e primaria onde menò religiosa vita per placar lo
ordinaria residenza ducale. Indi prese i sdegno divino acciò non si verificasse l'in
titoli di Dux Urbini,ac Rlontis Feretri felice fine. Altri scrissero,* che Guid'Au
et Dtirantis Comes ec, e concluse gli Ionio perciò infermatosi d' afflizione , ne
sponsali con Isabella d' Este sorella del morì. iXon mancò chi asserì, esser venuto
marchese di Ferrara, che volle prima ve- Federico fratello naturale in Urbino, per
dere, e poi mandò per verbade
a sposare ammonirlo a disfarsi de'due infami con-
futuro, col mezzo d'Antonio di Moute siglieri, e che il duca indispettito ponesse

Feltro suo stretto parente, e del marche- mano alla spada contro di lui. Alla fero
se Tonelli ; matrimonio che non venne eia de'congiurati e al mal animo del po-
consumato, per esser caduto vittima de' polo successe ben presto, sebbene indarno,
suoi errori e degli altrui scelleiati consi- lutto e desiderio dello sventurato giovane
gli e macchinazioni dopo essere stalo la
, principe.Quindi il Colucci pubblicò il
delizia de'sudditi. Quanto era l'amicizia Sentimento di Gio. Gallo Galli tifer-
simulata che Sigismondo Malatesta gli nale circa la morte dì Odd' Antonio, in
mostrava, altrettanta era l'aite che se- sostanza è il già riferito, colla notizia del-
gretamente usava per renderlo perverso la prava intenzione di Sigismondo, di oc-
ne' costumi e odioso al suo popolo. Per cupare colle sue mene lo stato del duca,
riuscire nell'abbomiuevoledisegno si ser restato destituito da ogni difensore e sen-
vi di due indegui soggetti, cioè di Man za erede. Deplora l'infelice fine del prin-
fredoPiodi Carpi protouotario e di Tom- cipe, ed il tardo pentimento del popolo;
maso di ser Guidiecino da Ritmai, qua- i discorre delle congiure contro i principi,
li ponendo in non cale le leggi tutte divi- e prova di non esser lecito d* uccìdere
ne e umane, insinuarono al giovanissimo nemmeno i tiranni, riportando diversi e-
duca più nefandi e disonesti vizi. Indi-
i sempi. Segue il Sentimento del Lazzari
gnalo il popolo della condotta del duca, circa la morte di Odd* Antonio E duca
aizzato dal partito de'u: alcun tenti, li pò- d'Urbino. Ragioua sul deplorabile avve-
t

93 URB U R 15

uimento, e sebbene racconti Io strascina- Giuseppe Cataheni uditore di Genova,


mento feroce de'cada veri,non tace il riferi- colla quale accompagna il precedente e-

to daReposati,cbesostiene al corpo del du- same, scritto nel 7 48 e le seguenti no-


1

ca non essere stata falla alcuna ingiuria, tizie. 3.° Scrittura in cui si prova con la

perchè cittadini commiserando


i il suo tra- autorità di vari storici, che Federico
gico fine, loseppellirono in s. Donato fio- due ad! Urbino era di Casa. U baldi ni.
ri d'Urbino. Ma soggiunge, poteva aver 4-° Aggiunta alle notizie i storiche circa

luogo la sepoltura , anche dopo I* atroce la nascita di Federico duca a" Urbino.
misfatto; indi riporta quanto scrissero sui 5.° Sentimento e parere del Zucchi cir-

vizi ed empietà di Odd' Antonio, il Pic- ca la nascita del detto Federico. Que-
colomini poi Pio II, ed il Fulgosi , Oddo ste stampe, in 5o pagine, contengono e-

Antonius Montis Feretri* comes, alque ruditissime e molteplici notizie,! docu-


Urbinatium princeps , puerum^qucm in menti e l'esame sulla nascita del gran
cubili ministerio habebat resinato lin- , Federico Feltrio. Se d'Omero si contra-
theo, atque sulphure perfugo involatimi stò la patria, di quel celeberrimo princi-
vivimi in candclae morte combusti eo t
pe si contrastarono natali, e creduto an- i

quod bora, quam ei praefixerat, ipsum che qual figlio supposto o adottivo di
non excitasset ... qui postea fuit iute- Guid'Antonio. Lazzari nell' inviai lutto

remptus a conjuratis die 11 j'ulii 1 444* al Catabeni, di preferenza e ragionevol-


Conclude Lazzari con dire: Ecco l'opera- mente loda lo scritto del dotto e critico
zioni che faceva un signore sì degno e sì Zucchi Travagli, il quale riporta quasi
dotto qual era Odd' Antonio. Non è dun- tutte le molte e varie opinioni pro.etcoh*
que da stupirsi, se il suo fine fu misera- tra sul delicato e grave punto, eziandio
bile,come lo è appunto quello degli empi I degli scrittori contemporanei. Lazzari
Dopo la narrata lagrimevole catastro • dichiara, aver prima anch'esso ritenuto,
fé, il popolo chiamò alla signoria d' Ur- che Federico fosse nato di Bernardino U-
bino Federico, che si rese immortale per baldini e di madonna Àura o Laura ( fi-
le molte sue magnanime azioni, ed in par- glia naturale di Guid' Antonio, secondo

te già celebrai.il conte Federico di Monte Galli, Armarmi, Zucchi e altri: gli scrittori
Feltro fu figlio naturale di Guid'Anto- furono favorevoli agli Ubaldini, inganna-
nio, e di femmina libera di casa Ubaldi- ti dalle varie sentenze, massime quelli fa-

01 della Carda. Nacque in Gubbio a'


7 vorevoli e parziali per nazionalità o pa-
giugno i^iiy e fu portato in Urbino ai tria, come i toscani e gli eugubini; e quel-
27 novembre i4 2 4> ove trattennesi per li ligi a' Malatesta, onde giovare alle ra-
qualche tempo. Con privilegio o breve gioni di Violante Monlefeltro, maritata
di Martino V (spedito nel gennaio i4^6 aDomenico Malatesta Novello, conside-
e riportato nell' Antichità picene, t. 21, ratadopo la morte di Odd' Antonio, co-
p. 116) fu legittimato, abilitandolo a tut- me l'unica prole legittima di Guid'An-
ti glionori e dignità, che si rendesse ca- tonio, il perchè successero terribili e lun-

pace conseguire, senza pregiudizio di que' ghe guerre tra' Malatesta e Federico ),e
che potessero succedere ab intestato. Il conseguentemente fosse soltanto nipote
Colucci nell' Antichità picene pubblicò di Guid'Antonio, e non figlio. Ma Lazza*
nel t. 2 , p. 97
e seg. i.° Della nascita
1 l'i, dopo aver letto vari istruraenli pub-
di Federico duca, a" Urbino e conte di blici e brevi apostolici di Martino V,
i

Monte Feltro e Castel Durante, Esame Nicolò V


e Pio 1 (il quale però nelle sue
1

r
dell' eruditissimo d. Anton 3J." Zucchi opere avea opinatodiversamenle, anzi di-
Travagli da Pennabilli luogotenente in cono il contrario i brevi di Sisto 1 V e A-
Urbino, 2, Lettera d'Andrea Lazzari a lessandro VI, cioè favoriscono la senten-
URB DRB 293
za della derivazione Ubaldini), compro- nozze si effettuarono nel 14^7. Volendo
v an ti essere stato Federico figlio iiaturale Guid'Antonio che fosse educato dall'en-
del conte Guid'Aulouio, si persuase e di cotniata suocera, vi restò Federico sino
questo, e che Aura non madre tua sorella all' 1 anno, in che il padre lo mandò
i.°

fu a Federico, nato quando Guid'Anlo- in ostaggio a Venezia nel i433, come già
uio era fuori di speranza d'aver prole dissi, ed ove alla presenza della cospicua

ila Ringarda Malatesta, e ardentemente signoria in sì verde età die a conoscere


bramoso di perpetuare la sua stirpe nel- la sua erudizione, acutezza d'ingegno e
l'ampie sue siguorie. Guid' Antonio per facondia. Dopo circa 1 5 mesi, per sospet-
nascondere a Ringarda il nato figlio, pio ti di peste e con licenza del Papa, si tra-
Labilmente lo die ad Aura ad allevare e sferì in Mantova pressoi parenti Gonza-
custodire, ciò che fomenlò la credenza di ga, gentilmente accolto e assai onorato,
esser Federico figlio di Ubaldiuo suo ma- ed ivi sotlo Vittorino da Feltro scienzia-
nto. Maritatosi il conte alla Colouua, lo to di bella riputazione, egregiameute
mandò in cura della celebre Giovanna profittò nell'umanelettere. L'imperatore
A I iviosi d'alto sennodolala, madre di Gen- Sigismondo recandosi in quella corte lo
tile Braucaleoui erede delle paterne ter- creò cavaliere con brillante ceremouia,
re e promessa sposa al fanciullo, per edu- come avea in Urbino praticato col padre
carlo virtuosa mente, poiché pare che la e col fratello Odd' Antonio. Ripatriato
nuova sposa non vedesse di buou occhio dopo due anni, senza tralasciar Io studio
il figliastro, benché tosto divenne madre delle lettere, si esercitò negli esercizi mi-
f
di Odd Antonio, e ne fosse gelosa. Si vuo- litari e cavallereschi, e pe* saggi che da-
le pertanto Federico nato da Guid' An- va del suo perspicace talento fu ammes-
tonio e da una concubina d'alta nascita, so dal genitore nel consiglio di stato con
forse d'una sorella di Bernardino Ubal- mirabile successo. Pervenuto al i5.° an-
dini, ed ceco spiegato perchè Federico no, a' dicembre i4^7 edettuò iu Gub-
2
fu detto anche suo nipote, e fratello del bio il matrimonio con Gentile, e prese
di lui figlio Ottaviano, il quale tanto be- possesso del di lei stato e delle terre che
neficato da Federico, ebbe in tutela il fi- gli die il padre. Passato un anno si recò

glio Guid'Ubaldo I, e colle arti magiche, a' servigi del duca di Milano, e sotto

in cui era assai destro, dicesi che lo ren- Nicolò Piccinino ebbe un comando di
desse impotente a generare, per quindi genti d'arme, colle quali presto si distin-
impossessarsi de'suoi slati. Stringe il Zuc- se nella guerra contro veneti, termina- i

chi Travagli il suo sentimento e parere, ta la quale fu richiamato nella casa pa-
dopo aver tutto esaminato accuratamen- terna. Dice il Lazzari, che il i.° saggio
te : che vacillante e intrigala è la prelesa del suo valore fu a Roano nel territorio
figliazione Ubaldina di Federico, ed esse- di Brescia, dove sconfisse Gatlamelata
re incontrastabile che Federico nacque celebre capitano de' veneti, che si sfor-
di Guid'Aulouio Feltrio conte d'Urbino. zava liberale quel luogo assediato da Pic-
Giuulo Federico all'eia d'8 anni, suo pa- cinino. Ebbe quindi a difender Imola per
dre lo fidanzò a Gentile Braucaleoui, di Guidaccio signor di Faeuza suo cognato,
Bartolomeo superstite di sua linea di Ca- e il padre dall'aggressioni memorata di
stel Durante, ora Urbdnia, ove ne ragio- Sigismondo Malatesta, guerra protratta
nai, colla dote di s. Angelo in Vado, Mer- per 12 anni, meno l'intervallo d' alcuua
calello e altri 20 castelli circa; e perchè tregua, e che finì colla distruzione della
la sposa era parente in 4-° giado de'Fel- potenza de'Malatesta emuli antichi di ca-
tri, occorse la dispensa pontificia d' Efll- sa Feltria e coll'ampliazione del proprio
gouio IV, e per la tenera età degli sposi le dominio. Neh 44° essendo di nuovo agli
2
9i UR B U R B
slipendii di Guidacelo, avendo 1' animo affrontarlo nel Pesarese a Monteluro, ma
torbido e irrequieto di Sigismondo rot- da esso e da Sigismondo re»tò sconfino
ta altra guerra al padre, questi lo richia- alla fine di novembre i443- Essendo so-

mò per combattere il perpetuo nemico, praggiunto Federico, impedì che l'eser-


ed a fronte di scarsi mezzi, amato per cito fosse tagliatoa pezzi edel tutto sban-
iti sue dolci maniere da' iooo soldati a dato, e potesse rifugiarsi a Pesaro, che al-
lui affidali, potè impadronirsi dell'insor- lora con Fossombsone si possedeva da
to castello di s. Croce, e pel suo valore Galeazzo Malatesta, parente di Sigismon-
scampò dall'impresa Monle-
tentata di do mapoco amico, per cui fu da lui aggre-
locco, riportando poi de'vanlaggi sui ma- dito nelle sue terre. Federico le difese e so-
latestiani. Questi avviliti, egli passò l'in- stenne 18 mesi la guerra di Pesaro, sen-
verno in una villa sotto s. Marino, luo- za ricevere danni, quantunque il nemi-
go adatto Rimi ni e il suo con-
a o (Fende re co fosse gagliardo di forze. Ricuperò per
tado. Nelle notabili imprese e scorrerie trattato Novillara, scorse il paese di Ri-
che fece in tal tempo, arditamente s'im- mini e di Fano con buon bottino, onde
possessò di s. Leo e sua rocca creduta restandone svergognato wSigismondo lo
inespugnabile, e colla sua militare indu- sfidò a duello, che accettato, non ebbe
stria e viriti costrinse Sigismondo alla però coraggio di tentarlo, anzi per riti-
pace, ricercata per lui dal conte France- rarsicon onore si pacificò con Galeazzo
sco Sforza, il quale perciò mandò a Uv- suo congiunto, che da Forli tornò uel
bino il fratello Alessandro. Ristabilita la suo slato. Mentre Federico trattenevasi
pace, nel i44 J il conte Federico con 800 in Pesaro, per assicurarla da ogni artifi-
cavalli si uni a Nicolò Piccinino, per com- cio di Sigismondo, ebbe l'infausto avvi-
battere pel duca di Milano, allora colle- so da Urbino della violenta morte del
gato d'Eugenio IV, verso Toscanella duca Odd' Antonio suo fratello, ucciso
Francesco Sforza. Nel i44 2 ^ Piccinino da' congiurati nel suo palazzo a' 11 lu-
recatosi a Napoli per abboccarsi con Al- glio i444- Gli urbinati, seguito il caso
fonso 1 per lo slesso a (Fa re, Federico lo alroce, rimasero dubbiosi se sottomet-
seguì, e per la fama che godeva e la no- tersi allaChiesa o al conte Federico. Ma
biltà del suo sangue, venne dal re molto per l'amore che aveano generalmente a
accarezzato e preso al suo soldo. Tutta- casaFeltria, e l'affezione grandissima che
via tornò a quello del Papa presso il Pic- portavano a Federico, di comun consen-
cinino, seguiti dal re nella Marca, allea- so lo chiamarono. Giunto alla porla, pri-
to del Papa contro Sforza, e vi si recò- ma d'entrare nella città, lo fecero solen-

pure il fratello Qdd'Antonio, succeduto nemente giurare di generale perdono al


al defunto comune padre. Sassoferralo, commesso enorme debito, come poi in
Rocca Contrada e il vicarialo di Mon- effetto osservò, e gli dierono il possesso di
davio successivamente furono teatro di Urbino con istraordinarie dimostrazioni
combattimenti, e con tanto valore che d'onore e di amore. L'altre città e terre
Eugenio IV per gratitudineeresse in con- dello stato Feltresco, in numero circa di
tea s. Angelo in Vado e altre terre avu- 200, con mirabile concordia subito gli
te in dote, mediante privilegio e investi- spedirono ambasciatori con offrirgli le
tura nel i443. Il duca di Milano conlen- chiavi delle loro porte, riconoscendolo
to d'aver abbassalo l'orgoglio dello Sfor- giubilanti per signore, massime Gubbio
za suo genero e figlio adottivo, si ri- che gli avea dato i natali, onde poi vi edi-
tirò dalla lega e indusse il re a imitar- ficòun magnifico palazzo e lo abitò di
lo, mentre lo Sforza ricevè aiuti dai ve- quando in quando. Trovandosi Federico
neti e fiorentini, onde il Piccinino volle inaspeltatameute nuovo nel ragguarde-
URB URB 29 7

\o!r stalo, col debito ili molte migliaia ilsuo stendardo a Federico enuovameu
ili Boriiti lasciato dal fratello, per le so- te lo dichiarò suo capitano generale; ma

verchie e strabocchevoli spese fatte in dopo diversi combattimenti, volgendo si-

poco tempo, per no» aggravare con mio nistramente la fortuna di Francesco, ri-

vi ilazi sudditi e poter vivere con qual-


i petutamente fu consigliato Federico ad
che splcudoie dovuto al suo decoro, nel abbandonarlo per non perdere lo stato,
j44^ col permesso d'Eugenio IV andò già in buona parte invaso, ed egli per
agli stipeudu di Francesco Sforza, ch'era -
ouore vi si ricusò costantemente con i*
si pacificalo col Papa e signoreggiava la stupore di tulli. Accorsi i veneti e i fio-

Marca; lo destinò capitano generale con rentini alleati di Francesco a sua difesa,
4oo lancie e altrettanti fanti, dopo aver il duca di Milano ridotto a mal partito,
amorosamente visitato i suoi popoli. lira si trovò costrelto richiamare genero e il

morloINicolòPiceinino ri vale diSigismon- si sciolse la lega, ritirandosi Francesco

do, che essendo genero di Sforza prese dalla Marca. Sigismondo e Federico fe-
ardire, e invidioso dell' ingrandimento cero tregua 1' 1 1 marzo i447> cue ^ a tn d '
'

di Federico, gli mosse guerra e tolse Fron- lignitàdi Malalesla poco dopo ruppe, in-
tone; ma mentre si accingeva ad espu- vadendo Fossombroue per segreti accor
gnar la rocca, al eompat ir di Federico si di di ribellione, onde poi fu punita col

die alla fuga e lasciò libero il castello. sacco quando Federico ne fugò il nemi-
Intanto Galeazzo Mala tetta signore di co, salvo t' onore delle donne e senza far
Fossombroue, temendo che
J'esaro e Si- prigionieri. I fiorentini lo elessero a ge-
gismondo gli usurpasse lo stato e gli to- nerale per difenderli contro Alfonso V,
gliesse la vita, grato a Federico che loa- onde mentre Federico erasi allontanato
vea difeso, si recò in Urbino a offrirglie- dal suo stalo, Sigismondo rompendo la
ne la vendila per ritirarsi a Firenze.Fe- nuova tregua gli occupò alcuni castelli
derico considerando saggiamenleehe non del contado di Fossombrone, mentre sta-
avea denaro sufficiente, e temendo di de va agli stipendi! di detto re, a cui die ad
star gelosia a Francesco Sforza e suoi intendere che tal guerra lo giovava, con
alleati, indusse Galeazzo a ceder Pesaro indurre Federico ad abbandonare i fio-

ad Alessandro fratello di quello per a- rentini, che in vece il generoso principe


gevolare il mali imonio colla Varani sua continuò a difendere. Di più Sigismon-
cugina e nipote a Galeazzo, collo sborso do deluse il re con prendere servizio coi
di 20,000 fiorini d'oro; ed egli acquistò fiorentini, i quali s'impegnarono di pa-
Fossombroue per i3,ooo fiorini d'oro, cificarlo con Federico. Trovandosi insie-

a' 6 marzo 44^ stipulandosi gì' istru-


1 i due capitani, Sigismondo svelò a Fede-
menti. Quanto fosse l'immenso giubilo rico l'ingratitudine di Alessandro Sforza,
d'Alessandro per l'operato di Federico, ch'erasiunitoa lui per spogliarlo dello sta-
non può in breve descriversi. Cosi l'ac- to; perciò gli offrì la reslituzioue dell'occu-
corto Federico si guadagnò I' amore e pale lene, se l'avesse aiutato alla conqui-
1'unione delle case Sforzesca e Varano, sta di Pesaro, rinnovando l'aulica pace.

e tolse a Sigismondo la speranza d'esten- Intanto avendo Eugenio IV neh 4 U> sco-
dere il suo dominio a quelle due nobili municalo Federico, con sentenza di pri-

da lungo tempo aspirava. Si-


città a cui vazione dello stato, come feudo di s. Chie-
gismondo ne restò tanto indispettito, che sa, per non essersi voluto disunire da
immantinente slimolò Eugenio IV, Al- Francesco Sforza, il successore Nicolò V,
fonso V e il duca di Milano a muover amante i4Ì7 b>
della pace, a'20 luglio
guerra a Francesco Sforza, venendo egli assolse dalle censure, lo confermò nelle
dichiarato capitano. Francesco consegnò ragioni dell'antico suo stato, e cou breve
e

296 U B B DI 8
de' 22 -settembre gli concesse di nuovo 14^7 chiamò il conte. Partì da a se
Ur-
l'iiivestilura, se vi fosse stato bisogno, bino con bella e nobile comitiva, fu ri-
ilei possesso d'Urbino, di Gubbio, Fos- cevuto con onorevoli dimostrazioni: nd i i

sombrone, Cagli e altri luoghi. Tornato altre gli fecero i signori di Mantova e di
Federico nel 1 449 ne suo slat0 seppe ' >
Ferrara visitando le loro corti. Queslo

in Gubbio che Sigismondo senza effettuai* ultimo l'indusse ad abboccarsi con Sigi-
là restituzione convenuta de' castelli e smondo, ma 1' alterco giunse tant' oltre
seuza avvisarlo, per gli aiuti per l'impre- che convenne separarli. Poscia il conte
sa di Pesaro avea posto campo avanti il passò a Napoli per voler ad ogni costo
quella città. Tuttavia poco dopo doman- frenare l'orgoglio di Sigismondo, e ad
dò lo stabilito soccorso, ma Federico ac- onta delle brighe di questi per impedir-
corgendosi della frode, a Pesaro mandò lo, il re si determinò di concedergli in
due squadre di cui l'avea richiesto la aiuto le sue genti comandate da Giaco-
città, onde Sigismondo si ritirò a Rimi- ino Piccinino, a cui il conte promise le

ui. Alessandro dichiarò a Federico il suo conquiste che avrebbe fatte sopra il Mi -

pentimento per essere entrato nelle tra- latesta. Tornato a Urbino trovò morta
ine di Sigismondo, ed il fratello divenu- la moglie Gentile, ch'era stata sterile per
to duca di Milano, con onorate condizio- l'eccessiva pinguedine. Nel novembre co -
ni e buono stipendio lo chiamò al suo uiiuoiò Federico la guerra, ed iu breve
servizio per un anno o per due se gli pia- occupò Renforzale, l'Isola Gualteresca,
cesse. In occasione dell'esaltazione diFrau- Caspessa, la Valle di s. Anastasio e altri
cesco al ducalo, nelle brillanti feste e gio- luoghi; la negligenza del Piccinino im -

stre che si fecero, Federico volendo mo- pedi altri progressi. Essendosi i conti d i

strare la sua destrezza, giostrando con un Carpegua dimostrati amici di Sigismou -


nobile d'Urbino o di Ri mini, nel correre do e suoi nemici, il conte fece scalare il
questi incontro a lui, involontariamente castello di Carpegua e s'impadronì della
rimase il conte privo dell'occhio destro Castellucoia, restando iu que'luoghi sino
e di quella parte di naso che confina col- almaggio 4^8. Seguirono quindi le con-
1

le ciglia, per esser penetralo uno slecco Moute Ver-


quiste delle Fratte,dis. Vilo,
di lancia nella visiera. Indi fu fitto capi- de, Sasso Corbaro e di altre castella, in
tano generale d' Alfonso V contro i fio- tulle circa 3o. Morto Alfonso V e il Pa-
rentini nel 1 45 1
, nella cui guerra si di- pa Calisto HI, il Picciuiuo abbandonò il

stinse con gloriose imprese, dipendendo conte, restato esposto solo alle forze di
da lui Ferdinando duca di Calabria figlio Sigismondo e de' suoi collegati, il quale
del re, che gareggiò col padre nello sti- riconquistò alcuni luoghi nella Carpegua.
marne la probità e la perizia militare, Il nuoyo Papa Pio II volendo guerreg-
ricevè oltre lo stipendio e altri donativi, giarei turchi convocò il congresso di Man -

36, 000 ducati d'oro iu tenue guiderdo- tovanel i4^9> e giunto iu Perugia, il con-
ne de' suoi grandi ineriti. Alla pace ge- te si recò a ossequiarlo : e Pio li ricevè
nerale segui nel 1^.53 la lega de' prin- solto la sua particolare protezione, di s.

cipi italiani per frenare le conquiste dei Pietro e della s. Sade, Federico con tutte
turchi diveuuli padroni di Costantinopo- le città, terre e castella che teneva iu
li, ed il re volle che iu Napoli Federico feudo da s. Chiesa. D' ordine di Ferdi-
fosse presente a tutti i consulti degli am- nando I re di Napoli riunitosi il Piccini-
basciatori. Tornato il conte nel «454 ae> no al conte, tornarono a combattere Si-
*moi stati, rollasi la tregua da Sigismon- gismondo, obbligandolo a restituire più
do, ricominciò la guerra; ma essendosi in- di i5 fra terre e castella, e l'avrebbero
1

terposto Francesco duca di Milano, nei ridotto agli estremi, se il Picciuiuo non
URB U R B 297
fosse slato corrotto. Trovandosi Sigi - far argine a tanta piena di g ente, ed in i-

smollilo a mal partitosi recò a Mantova specie a reprimere Sigismondo, contro il

a implorare l'interposizionedi Pio II, ma quale egli era irritalissimo perla rotta da-
invece venne obbligalo di restituire al ta nel precedente anno alle sue genti, e
conte la Pergola e allre terre a lui tolte^ guarnisse le frontiere pontificie. Dispiac-
e così ottenne dura pace. Nel 1460 Fe- que non poco a Federico doversi parti-
derico elfeltuò il '2.° suo matrimonio con re dall'Abruzzo, perdendo così la piena
Ballista Sforza figlia d'Alessandro signo- vittoria che stava per conseguire e con
re di Pesaro, passando quindi a' 18 feb- essa assicurare in testa al re la corona e
braio a Siena con bellissima comitiva a torre d' impacci il Papa suo collegalo;
venerare Pio 11, che lo fece incontrare nondimeno con iscaltrezza indusse ii du-
dalla sua famiglia e da' cardinali, rice- ca di Soia a tregua. Mentre Federico si

vendolo con grande onore. Minacciato avvicinava a Sigismondo, questi espugnò


Ferdinando 1 di perdere il regno per le Sinigaglia; ma a' 26 agosto 1462 fra tal

pretensioni di Giovanni d' A ngiò duca di ci Uà e s. Costanzo' seguì furiosa balla-


Lorena, ne presero le difese Pio 11 e il glia, e sebbene Sigismondo si mostrò co-
duca di Milano, eleggendo a loro capita- raggioso e spe» tissimo capitano, sopraf-
no Federico fatto generale di s. Chiesa, fatto dal valore e dall'accortezza di Fede-
con Alessandro Sforza, per opporli al Pic- rico, restò vinto con segualalissima vit-
cinino ch'erasinlalo all'Angioino, per o- toria, facendo il conte d' Urbino circa
perade'ribelli baroni del regno, col qua- 1 000 prigionieri con 5oo cavalli, e fra gli
lecombatterono nel regno, e poi in Sabi- altri Pico della Mirandola, oltre la mag-
na oveavea portato la guerra per disto- gior parte de'carriaggi. Questo felice suc-
gliere il Papa dalla lega col re. Perle pro- cesso portò la salvezza dello stalo ponti-
dezze incessanti operate da Federico, che fìcio e del redi Napoli. Indi Federico av-
nel 1461 prese nel regno di Napoli e nel- vicinatosi al suo stato, e fatto venire arti-
l'Abruzzo molte terre a nome del Papa, glierie, guastatori e altre cose opportune,
inelusivainente a Ponte Corvo rilenulo prese Monte Vecchio e Mondavio, onde
da Pio li, questi il i.° ottobre gli iuviò tutte le terre del vicariato e del contado

ouorifico breve, e con islraordiuarie acco- di Fauo, ov'erasi ridotto Sigismondo, con
glienze lo ricevè in Roma. Indi nel 1462 accordi si dierono a lui. Composte così
il conte andò a sconfiggere l'esercito del le cose della Marca, il contesi rivolse ver-
duca di Soia e del conte di Fondi, che so Romagna, mise campo a Montiamo,
passato Garigliano procedeva a danno
il luogo forte e importante, e fece dare il
della Chiesa, onde distorlo dall'impresa guasto e depredare il contado di Rimini.
cominciala contro di loro. Mentre Fede- Per la resa di Mondai no, in pochi giorni
rico con tanto valore procurava ridurre vennero a patti i luoghi vicini e Monte
al dovere nemici di Ferdinando e di
i I Fiore luogo ragguardevole perla fortez-
Pio li, un impensato accidente atira ver- za, e fra' prigioni sicomprese Giovanni
sò la via a' suoi felici successi. Il Piccini- Malatesta figlio di Sigismondo. Il cardi-
no volle congiungersi con Sigismondo nal Forliguerri vescovo di Teano e lega-
Alalalesta, Luciani, Pino signore di For- to dell'esercito pontificio voleva ritener-
lì e il conte della Mirandola, i quali mi- lo, ma il conte, sempre cortese anco coi
sero insieme una buona ai unita; lutti que- nemici, lo rimise in libertà e l'accompa-
sti condottieri, colla numerosa compa- gni» sino a luogo sicuro. Marciato su Ve-
gnia di Sigismondo si unirono intorno al rncehio, d'onde ebbe origine l.i casa dei
Metauro. l'io 11 avendo timore per la Malatesta, vedendo che ninna cosa pò»
Marca, ordinò a Federico che andasse a leva r-'sistere a Federico, si accordò con
29» D 11B U U B
Jui ; quanto due rocche, quella teuu
alle quale ricevè in grazia i óne fratelli col-
t.'i dal popolo fu pigliata dopo lunga re- le seguenti condizioni, d' aver vigore
sistenza, e l'altra posta su alto sasso, ben durante la loro vita, e stipulate il 1 ^no-
presidiai.! e munita, l'ottenne con isti a vembre 463. Che Sigismondo cedesse
1

tageinina. Passala la Mai ecchia, bombar- tutto Munte Feltro, possedesse liimmi
il

dò e prese s. Arcangelo a patti, e così s. con 3 miglia di territorio, e Cerasolo. Che


Giovanni in Galilea, Longano, Sa vigna- a Malatesla restasse Cesena. Che dopo la
no e lutto il resto del contado di Ritmiti; loro morie tutio tornasse alla Chiesa. Il

indi tenendo bloccala lai città, formò i Papa per gratitudine a Federico gli donò
quartieri d' inverno a Veruccbio. Nel 3<*> terre o 4o, e la città di s. Leo, già dei
j 463 Federico a'y gioguo colle sole ti up Malatesla, col consenso di tulli i cardina-
pefellrescbeassediòFauo, e tosto per ma- li ; ed inoltre gli donò 10 terre del con-
re sopraggiunse il cardinal Fortiguerri tado tli Rimini, formanti il vicariato del-
colle genti della Chieda, onde a'20 la cit- l'Auditorio.Deeiso Pio li di partire d'An-
tà fu slretta d' ogni parte. La difendeva cona alla lesta della cruciala contro i tur-
Roberto figlio di Sigismondo, che per 4 chi, chiamò a sé in tal città Federico per
mesi valorosamente sostenne gli assalti, consultarlo in tanta impresa, e per la
deciso dinon cedere; però fatteti i ve- conservazione dello stalo ecclesiastico, la

dendo imminente l'entrata del conte e il di cui cura a lui voleva lasciare. Ma
saccodi loro patria, con lui segrelaiuenle Pioli spirò in Ancona a' 4 agosto 1 4^4» 1

convennero d'aprirgli le porle, per cui ed ivi cardinali confermarono a Federi-


i

a' 25 settembre vi feee il suo ingresso; co la condotta di capitano generale di s.

indi per accordo ebbe la fortezza, ceduta Chiesa, e lo rimandarono in Urbino, or-
da Roberto, che colla madre e le sorelle dinandogli di vegliare alla quiete de' do»
Federico trattò gentilmente e accompa- intuii pontificii. Eletto Paolo i I, dipoi ne t

gnò alle navi. Cina Fano ritornò sollo lo luglio i465 lo fece luogotenente gene-
immediato dominio della s. Sede, e non rale, e il conte si recò a Roma per visi-
entrò fra' luoghi donati a Federico, co- tai lo, rieevendograndi onori. Nel seguen-
mesi leggenel voi. LXVI, p. 242, ove per te agosto Ferdinando I l'elesse capitano
essersi sturbata la stampa o per l'om- generale. Volendo Paolo II frenare l'au-
missioned'alcune parole, sembra data al daci.! e l'aggressioni di Diofebo e Fran-
conte; mentre nel contesto apparisce go- cesco, figli del conte Everso II dell' An-
vernata dal Papa. Allacciatosi Federico guillaia (de' quali riparlai nel volume
a Mondolfo, prontamente gli furono pre- LX.XVIl,p. 290), ne ordinò la punizio-
sentate le chiavi; e Sirngaglia s'accordò ne a Federico; il quale colle genti d'ar-
con lui a* 5 ottobre, del quale acquisto ine e colle pontificie, in i5 giorni tolse
ne fece grande allegrezza Pio 11. Grada- loro 9 terre e le rocche, che consegnò ai
la e la sua forte rocca, dopo 4 giorni a- ministri pontificii con tutte te robe, e fat-
prirono le porte. A Sigismondo quindi to prigione Francesco co' figli li mandò a
non era rimasto che Rimiti!, il vicino ca- Roma, ove poi si recò il conte per licen-
stellodi Cerasolo, ealcuni luoghi inespu- ziarsi dal Papa, trattalo con particolari
gnabili nel Monle Feltro; mentre il fra dimostrazioni d'amore. Paolo 11 avendo
1ello Maialerà Novello avea venduto saputo che l'infermiccio Malatesta, con-
Cervia a' veneziani, ed era stato spoglia- tro lo stabilito da Pio II, voleva lasciar
to dal conte in parte del contado di Ce- Cesena al nipote Roberto, commise se-
sena. Fu allora che due fratelli rientra-
i gretamenleal conte d'impadrouirseneper
ti in se stessi, procurarono pacificarsi a la Chiesa appena morto, consegnandogli

mezzo de' veneziani presso il Papa, il i brevi opportuni. Morto nel novembre
URB UR 13 2(j(j

Malalesla, subilo s'impadronì della roc- celebre Colleoni, e poi si propose di por-

ca e liello slato Roberto; ma Federico tarla in Lombardia con migliori auspici*!.


intimò a' ceseuali l'osservanza de'giura- Ma dopo aver liberata Pisa dall' assedio
inenti fatti, e li minacciò se disubbidien- del generale veneto, presso laRiccardiua
ti. Tulio il bello sialo e Berlioorofu re- l'impedì Federico cou memorabile gior-
stituito alla Chiesa, esulo dato a Rober- nata, in cui .{0,000 combattenti e nobi-
to Meldola e alcuni castelli verso la mon- lissimi capitani pugnarono valorosamen-
tagna. Nel marzo 1 466 cessò di vivere te, nelle (ile venete essendo il suocero di
Francesco Sforza duca di Milano, men- Federico, Alessandro Sforza, il cui figlio
tre il primogenito Galeazzo trovava*' in Costanzo cadde prigione e fu restituito
Francia in aiuto del re: la vedova Cian- sulla parola di uon più combattere. Sic-
ca Visconti per la conservazione dello come l'azione cominciòsul finir del gior-
stato pregò Federico a recarsi a Milano, no 251ugIio, continuò nella notte al chia-
ove portatosi colla sua autorità e ordina- ror delle faci portate dagli scudieri che
ria saviezza impedì qualunque novità a servi vano loro signori, com'era costume
i

datino de' Sforzeschi. Galeazzo per ri- di fare ne' tornei. Ferdinando 1 avuto il
compensare in parie le tante obbligazio- conte a maestro di guerra, gli mandò il

ni che gli professava, giunto in Milano figlio Alfonso duca di Calabria con mili-
formalmente gli consegnò il bastone di zie, perchè solto di lui imparasse la di-

suo capitano generale, col dono di su- sciplina militare, e perciò in tutto do-
perbo stendardo, nel duomodopo la mes- vesse dipendere da lui. Indi Paolo 11

sa solenne. Terminala la funzione il duca pacificò i belligeranti. Il conte era stato


accompagnò cou isplendida comitiva il a Milano nel 1467-68, e in quesl' ulti-
conte al suo alloggio, e lo presentò d'un mo anno vi tornò, impiegato da Galeaz-
nobile corsiere e d'un elmetto fornito a zo in varie imprese, e dopo quella di
meraviglia, con baude e sopravvesti ric- Rrescello, il duca gli donò uu bellissimo
chissime. Al suo ritorno, lutto lo stato palazzo in Milano. In Urbino gli fu co-
fece molte allegrezze, e per mezzo d'am- niata una gran medaglia monumentale,
basciatori si congratulò de' tanti onori riportata e descritta da Reposati, con ver-
licevuli, come capitano generale del Pa- si che lo paragonano a Scipione ed a Ce-

pa, del re di Napoli e del duca di Milano. sare, e lo celebrano virtuoso sì in guerra
Temendosi guerra per parte de' venezia- che in pace. In detto anno morì in Rimi-
ni, che favorivano i Pitti e altri fuorusci- ni il suo acerrimo rivale Sigismondo, e
ti di Firenze, fecero lega coll'assenso del ad onla che Paolo 11 voleva ricuperare
Papa, il re di Napoli, il duca di Milano, i la città, il figlio Roberto proietto dalla

fiorentini, e destinarono capitano gene- lega e da Federico, qual capitano di es-


rale il conte. Dispiacque a' veneti d'aver sa, ruppe l'esercito ecclesiastico, ma pie-

a fronteun duce di tanto grido e valo- no di riverenza alla s. Sede, subito rila-
re,onde gì' insinuarono, che avendolo sciò prigionieri; e Roberto si pacificò
i

sempre amato e stimato, non essendo an- col Papa con ampliazione di dominio.
cora stipulati i capitoli di sua condotta, Federico riceveva dalla lega 36, 000 du-
volesse andare al servizio della repub- cali l'anno in tempo di pace, e il doppio
blica. Federico dichiaratosi ad essa grato, in quello di guerra; e la lega erasi obbli-
rispose, che sebbene ciò gli fosse lecilo, gala difendere e sostenere lo stalo di Ro-
non tutte le cose lecite essere oneste, nò berto, Nel 1 4-7 * il cardinal della /un «re-

onorevoli. Portatosi Galeazzo al campo, di &4V<UM$ amicissimo del conte, fu elet-


per consiglio del conte, gli affidò le sue to Papa col nome di Sisto IV, onde l'Y
genti. Cominciò la guerra in Romagna il dorico si recò in Roma per visitarlo e reo-
3oo URB U R B
tifigli omaggio, seguilo da splendido cor- pure coniala la medaglia descritta e ri-
teggio e ricevuto col massimo onore, e portata da Reposati, come di tutte le al-
Je salvedell'.artiglierie nel passare iunau- tre che dirò di lui e successori, non che
zi Castel s. Angelo. In Roma fu concluso delle monete. Il re e il Papa lo presero a'
il matrimonio di Roberto Malatesta, per loro stipeudii, qual generale di loro lega ;

lesue qualità amato daFederieo,e la di lui e dopo i regi donativi di generosi cavalli,
figlia M." Elisabetta Feltria, e perciò eb- di nobili vasellami d'argento e oro, Fer-
bero line le guerre tra le due case. Ri- dinando I lo lasciò partire per Roma. Si-
bellala Volterra a' fiorentini, questi nel sto IV io fece ricevere magnificamente,
1472 ne affidarono il ricupero al conte, e a'23 di marzo (o in quel giorno indi-
v nell'espugnazione salvò le donne e mo- i cato nel voi. L, p.
207) 474 1° dichiarò 1

Fer ricono-
nasteri dal furore de' soldati. duca d'Urbino e Gonfaloniere di s. Chie-
r
scenza fiorentini Y onorarono in Firen-
i sa (f .) consegnandogliene lo Stendar-
ze e donarono di belle bandiere coli' io- do. Il Papa dopo la sua messa gli die con
tegna della città, d'un ricchissimo elmo solenne ceremonia il manto e la berret-
fornito d'argento, di vari vasellami d'ar- ta ducale. Al palazzo de'ss. Apostoli, o v'e-
&ento,di panni d'oro,d'un nobile palazzo ra alloggiato (probabilmeute l'edificato
e d'un'amena possessione. Di più diero- dal cardinal Rovere nipote del Papa e
110 agli urbinati il perpetuo privilegio di poi Giulio II, sulle rovine d' un antico
poter estrarle mercanzie da Firenze con palazzo de'Colonna,a'quali poi lo conces-
minori gabelle dell'ordinarie. In mezzo se in enfiteusi), fu accompagnato con so-
B tanta appena giunto in Gubbio
felicità, lennissiina cavalcala de' cardinali, degli
provò l'immenso dolore di veder morire ambasciatori e della corte ; ed ivi il duca
o' 16 luglio 1 4-7 2 l'amata moglie Battista fece un bellissimo e sontuosissimo con-
di 27 anni. Perdita che afflisse pure tutti vito. Nota Reposati che Federico fu il 2.
i sudditi, per essere colta nelle scienze, e- duca d'Urbino, titolo che prima non a-
Joqueute nell'idioma latino, di spiriti vi- vea usato, quantunque nel conferirne la
rili, prudentissima, affabile, generosa, ca- dignità Eugenio IV al fratello Odd' An-
ritatevole e piissima. li suo corpo porta- tonio, l'estese pure a'discendeuti. In tale
to in Uibitio, fu ouorato da tal solennissi- occasione al nuovo duca e gonfaloniere
tno funerale mai visto, coli' assistenza di furono battute due medaglie, ima delle
4 vescov^altrettanti abbati mitrati ed al- quali di grande diametro. Quindi il Pa-
tri prelati, oltre 3oo ecclesiastici, non pa l'inviò a Città di Castello tiranneggia-
compresi gli urbinati, di 5o cavalieri e ta da Nicolò Vitelli, che non era riuscito
degli ambasciatori di tutti i principi d'I- caeciareal cardinal dellaRovere con buon
talia. I vestili a bruno superarono 2000. i esercito, come soccorso da'milanesi e-da'
11 vescovo di Teramo Campano ne pro- fiorentini. Ma appena arrivò il duca, Ni-
nunziò l'orazione funebre, poi stampata colò si die co'fìgli a lui con quanto pos-
in Cagli nel 1476. Chiamato Federico sedeva, pregandolo d'interporsi a suo fa-
nel i474 a Napoli, dal re fu festeggia- vore col Papa. 11 duca dopo aver presi-
to per più giorni, gli donò 1' ordine del- diata la città in nome della s. Sede, con-
X Ar nielli no, militare del regno, ornan- dusse i Vitelli in Roma, ed ottenne da
dolo di manti di scarlatto con baveri d'ar- Sisto IV perdono per l'usurpazione di
njellinoe di ricche caleue d'oro. Indi creò quel dominio, e ricchezze bastevoli per
e armò cavaliere il suo figlio uaturale vivere altrove ovunque loro piacesse. II

Antonio, ponendogli al colio una catena Papa considerando i meriti del duca, lo
d'oro egregiamente lavorata, e lodando- volle accortamente cougiungere alla sua
ne il molto valore ; e pare che gli fosse famiglia Rovere, di cui riparlai nella sua
un e ORI] 3oc
biografia, per aumentarne 1' onore e la l'interdetto e di ridurre la città nel pri-
grandem ;
procurò che seguisse matri- stino stato di repubblica, e liberarla dall.i
monio trt Giovanni della Rovere suo ni- violenta signoria de' Medici, contro de*
pote duca di iSWrtf'7 .),noto tini proprio quali inlese far guerra. Dichiarò Fede-
fratello Raffaello, e Giovanna figlia di Fe- rico generale delle milizie della Chiesa,
derico nel >47^> seguendo la solenne ce- con I' aiuto del duca di Calabria. I fio-

remonia dello sposalizio nella chiesa de' rentini ebbero potenti alleati, e i due e-
ss. Apostoli di Roma, ed il Volaterrano sercitisi batterono con varia fortuna. Il

descrive le feste celebrate con pubblica duca prese Poggibonzi, Certaldo, Colle e
gioia nell'alma città. Anche savonesi i fe- altre terre, e ridusse in pessimo stato le
steggiarono quest'avvenimento, e man- cose de'fiorentini. Intanto i turchi asse-
darono ambasciatori a Giovanni per gra- diarono e s'impadronirono d'Otranto e
lulazioni, in corrispondenza a'suoi invia- de' luoghi vicini, commettendo sangui-
ti nel partecipare il suo matrimonio. Si- nose barbarie. Ferdinando I richiamò il

sto IV concesse allo stesso nipote in vi- figlio e Federico, per ricuperare la città

carialo Sinigaglia (^.), colla bella terra e cacciare sì furioso nemico. Spaventalo
e distretto di Mondavio, col l'annuo cen- Sisto IV, fece fermare il duca d'Urbino
so di 1000 fiorini d'oro di camera, per a difesa della Marca, si pacificò co'fìoren-
se, figli e nipoti maschi. A questo essen- tini, coll'obbligo d'armare 5 1 galei e con-

dosi opposti i cardinali, cederono poi alle tro gì' infedeli, i quali per la morte di
preghiere del cardinal della Rovere, fra- Maometto li partirono. Questo potentis-
tello di Giovanni, che inoltre lo zio creò simo sultano soleva chiamare Federico
Prefetto di Roma(F.); e di poi Alessan- il gran cristiano. Quando Ussum-Cas-
dro VI confermò lutto al figlio France- san re di Persia inviò ambasciatori a'po-
a
sco M. della Rovere. Essendo giovine lo d'Europa,ordinò loro di visitarlo,
tentati
sposo, Sisto IV volle che si allevasse in come fecero, mosso dalla fama univer-
casa del duca suocero, ed egli governas- sale di sue gloriose imprese. Insorta guer-
se lo stato finche giungesse a età più ma- ra tra i veneziani e il duca di Ferrara,

tura. Il Papa in. diversi tempi onorò Fe- il re di Napoli suo alleato mandò Fede-
derico co'd istinti doni della Rosa d' oro rico a soccorrerlo nel 1482, che ferrnossi
benedetta, e dello Storco e Berrettone alla Stellata in luogo paludoso. Spiegata-
ducale benedetti (l J,come riporta Re- si una pestilenza, ne restarono vittime
posati e il Muzio. Nel i47^ Odoardo IV 20,000 persone, e contratta da Federi-
re d'Inghilterra, per la fama pervenuta- co si fece portare a Ferrara, ove carico
gli del valore e virtù del duca Federico, di gloria, virtuosamente e cristianamen-
gli mandò l'insigne ordine equestre del- te com' era vissuto, ne morì d' anni 60
la Giarrettiera t t ne ricevè la collana con (dice Reposati, e 68 il Grossi) a' io set-
grandissima pompa. Un bel medaglione tembre. Il suo corpo, trasferito in Urbi-

ricorda l'onorificenza. Verso 147 2 il ' no, h\ sepolto nella chiesa suburbana di
duca d'ordine del Papa andò a espugna s. Bemai dino, da lui fabbricata col con-

re Montone, posseduto da Carlo figlio d vento, con l'iscrizione riferito da Colucci,


Braccio Fortebraccio, onde assicurarePe nel t. 2 r, p. 72, e da Reposati nel t.i, pi

rugia da quello minacciata. Preso il ca 284, nella quale è scolpito che visse 65
stello, demolì il palazzo edificato dal ce anni; cifra che Reposati chiama errata
lebre Braccio. Per la famosa congiura de' per esser nato nel 422. Fu il duca Federi-
1

Pazzi contro Medici 3 quali erano unili


i \ co di statura comune e ben composto di
a Girolamo Riario nipote di SìitQ //' sua persona, robusto e paziente nel linleni
(/.), questi determinò contro Firenze perie e nelle privazioni. D'aspetto mae-
3<>2 U R n U II B
«toso, allegro e affabile, sobrio e mode- Pielracolora, in Monte Cerignone, a Pie-
slissio)0 nel parlare. In lui capitano splen- tra Robbia, a Tavolato, a s. Ippolito, a
derono nell'arie militare quelle doti di Pergola; e risarcì quella di Sasso Corba-
valore, di perizia, d'autorità e di fortu- ro. Cominciò il duomo d'Urbino, prose-
na, che Tullio celebrò in Pompeo. Le guito dui figlio. Lasciò Federico 3 figli ma-
sue battaglie furono vittorie, i suoi viag- femmine. Antonio naturale, che
schi e 5
gi trionfi. In tanta fortuna, temperò sem- raccomandò a! re di Napoli e al duca diCa-
pre colla magnanimità il fasto e l'inso- labi ia, il quale poi spo*ò la celebre Emi-
lenza della vittoria, ed usòde'boltini con lia Pia, bella di corpo e d'ingegno, ama-
grandissimo esempio dimoderazione a ta compagna della duchessa Elisabetta.
raffrenare l'avidità de'soldati. Volterra- Ruonconte, anch'esso naturale, giovane
no lo riguardò come un altro Filippo di spiritosissimo e colto nelle lingue greca e
Macedonia (i! quale pure restò privo di latina, legittimato da Nicolò V e morto
un occhio, come ancora il valoroso Ser- dii4 anni. Gentile, egualmente naturale,
torio Corzino e Annibale cartaginese, a' maritata inGeuova ad Agostino Fregoso.e
quali può aggiungersi Etnico il re di da essa nacque Ottaviano poi doge, e Fe-
Francia che ne moiì, tutti per accidenti derico arcivescovo di Salerno, vescovo di
di guerra, e l'ultimo in una giostra). Fu Gubbio e cardinale. Di Battista Sforza
principe giusto, prudente, d' alti sensi, sua moglie lasciò 4 femmine, e un ma-
ordente della vera gloria e pieno di gene- schio che fu il successore Guid'Ubaldo I.
roso amor patrio. Di sua religione e pie- Le femmine furono Costanza, maritala
tà fanno fede le chiese e monasteri da lui ad Antonello da s. Severino principe di
edificati. La sua magnificenza principe- Salerno. Elisabetta maritata a Roberto
sca risplende ne' suoi edifici grandiosi, Malatesta signore di Rimini, col quale
come il palazzo ducale (l'Ainiani narra i visse 12 anni senz'aver figli, poi restata
tumulti del 1^5 degli urbinati per le vedova si fece monaca di s. Chiara d'Ur-
gravezze pubbliche imposte nell'edifica- bino, monastero da lei fabbricato : vivea
zione del palazzo, per cui alcuni fuoru- ne! I3i4> perchè in tale anno Leone X
sciti ne cagionarono anco in Fano; ma il scrisse a* consoli di Ri mini, acciò le fa-

Galli dice il contrario, affermando che cessero conseguire i beni che le spetta-
la fabbrica costò 200,000 ducati, senza vano. Dal Galli rilevo la causa di sua mo-
aver mai per ciò gravato i sudditi), ed ol- nacazione. Egli scrive, che Elisabetta an-
ire nobilissimi ornamenti vi formò la
i dando a diporto da Ri/m'/ii a Cotigliano
famosa biblioteca. Cultore de'buoni slu- suo castello, ebbe nel viaggio iu un me-
di, fu munifico protettore delle lettere e desimo tempo la nuova della morte del
de'letlerati, onde i grandi ingegni ita- padre e del marito. In fatti morirono
liani gareggiarono in encomiarlo e in of- ambedue in un medesimo giorno, come
frirgli l'opere loro. A lui deve Urbino il può vedersi nel ricordato articolo. Gio-
coltivamento della lingua greca. iN'obili vanna moglie di Giovanni della Rovere,
a
palazzi fabbricò a Carda, a s. Agata, a madre di Francesco M. I. A gli esina mo-
Pergola, a Mercatello, a Sasso Coi baro, a glie di Fabrizio Colonna conte d'Albe e
Gubbio, poi terminati dal figlio. A Ca- Taglia cozzo. Rimarca Reposati, che Fe-
stelDurante ridusse a perfezione il pa- de» ico propriamente pel primo arricchì
lazzo già cominciato, e lo stesso fece in il commercio de' suoi sudditi di monete
Fossombrone, in Cagli, in s. Angelo in d' argento, mentre da' suoi antecessori
Vado; in Serra s. Abbondio, in Costaccia- non si coniò che monete piccole. Ifiou-
ro e in Cantiano, lutti e 3 luoghi hi cui merabili scrittori ne celebrarono l'illustri

eresse rocche. Altre di queste costruì iu gesta, ricorderò solo : Vita e fatti, di Fé-
D E B U R B 3o3
Jerito di Monte Feltro duca (V Urbi* mondino Comandini urbinate e Lodovico
no, istoria tfi Bernardino Da Idi, corre- Odasio padovano (il quale nelle solennis-
dai// di osservazioni dell' avv. France- sime esequie del padre recitò 1' elogio fu-
sco Zuccaiili (premessa la vita del Baldi nebre), e vi corrispose meravigliosamen-
scritta dal Zucc<\vd\) dedica ta al cardi-
}
te. Diroanni per fatai disavventura re-
nal Giuseppe Albani, Homo 1824. E stò privo anche del padre, in tutela del
qui noterò tanto per Federico che pe'stic- da lui destinalo Ottavio Ubaldiui della
ressori, contenere il t. 22 dell' Antichità Carda; e 7 giorni dopo, giusta il costume,
picene: i.° Fifa del conte Federico da Guid'Ubaldo cavalcò solennemente per
Monte Feltro duca II d'Urbino scritta Urbino e prese possesso del suo stato, ri-
in compendio dal Lazzari. i.° Vita di revendo il giuramento di fedeltà da tutti

Citili Ubaldo I da Monte Feltro duca gli ambasciatori dell'altre città e terre del

ILI dì Urbino scritta in compendio dal ducato, con giubilo e applauso univer-
c
lazzari. 3. De 'signori de Ila Rovere du- sale di tutti ipopoli. Sisto IV essendosi
chi ti Urbino, dissertazione di lazzari. ritirato dalla lega co'veneti, e rinnovata
4-° Fita di Francesco M* Ideila Rove- quella col re di Napoli nel i483, il duca ne
re duca IV iV Urbino. 5.° Vita di Cui- provò gran piacere, per le relazioni avute
d'Ubaldo II deUa Rovere duca Fd'Ur dal padre col re,il quale sebbene d' an- 1 1

bino .6 °
De' disturbi accaduti in Urbino ni gli die la condotta di 2 io uomini d'ar-

dal i5j7, al 573 sotto il governo del


1 mi. Il nuovol'apa Innocenzo Vili, già ben
duca Guid' Ubaldo 1 l.j.° Breve di Gre- affetto col duca Federico, lo fu pure col fi-
gorio XI IT spedito alla città d'Urbino glio, che nel 1484 gl'invio ambasciatori a
nel tempo della ribellione descritta. 8.° rendergli ubbidienza come suo vassallo, e
A
l'ita di Francesco M. II della Rovere richiedergli l'investitura dello stato giù
duca VI e ultimo d' Urbino. c).° Raggua- fatta a' suoi maggiori, e spirata per la
glio di tutti i gentiluomini ed altri che morte del padre, la quale promessa da
servirono nella corte di Francesco M.' II. Sisto IV ia morte gl'impedì d'eseguire. In-
io." Gentiluomini primari addetti alla tanto Innocenzo Vili riconoscendo prin-
corte di Francesco /l/.Y/.Non solamente cipalmente il pontificato dal cardinal Giu-
il Lazzai i riporta l'iscrizioni sepolcrali de' liano della Rovere, diihiarò il fratello

duchi d'Urbino, ma parlando della sta- Giovanni signore di Sinigaglia generale


tini di Federico collocata nel p;i|.izzo du- dis. Chiesa. Nel r 485 nata discordia tra il

cale e scolpitada Girolamo Campagna Papa e il venne ad aperta


re di Napoli, si

veronese, considerando l'iscrizione po- guerra, onde Innocenzo VIII avendo pre-
stavi, egli ne riepilogò l'eroiche gesta con so al soldo Guid'Ubaldo, questi tenero
altra che leggesi a p. 20. giovinetto si trovi) prima generale che sol-
Guid'Ubaldo I nacque in Gubbio nel italo, e tra lo strepito dell'armi cresciuto
1472, nascila solennissimamente festeg- divenne peritissimo nell'arte militare. Raf-
giata, perchè Battista dopo 4 femmine fu frenò alcune città della Marca che mac-
l'unico maschio che partorì, non che con chinavano novità, come Fano mossa ila
pubblici ingraziamene a Dio. Al nome
1 Castracane Castracani nel 486, Città di 1

dì Guido iti aggiunto quello d' Ubaldo, Castello, edOsmio sollevata da Boccoli*
poiché a intercessione liti santo era stato no Gu/zoni, che esortò a cederla alla s. So-
concepito; bui testato dal vescovo Antonio de, e poi contribuì colle sue anni a termi-
Saveri nella cattedrale , il gran cardinal narne la tirannia. Dipoi negò a Ugolino
Bessarioue lo cresimò, e di 5 mesi perde Bandi l'investitura ilei Castello di l'elmi 1.

la virtuosa madre. Il padre lo fece istrui- E qui avvertirò quanto all'infeodazioni


re da scelli uomini, principalmente da Co- o snbinfcudazioni de'duehi d'Ui bino, di
3o4 URB URB
non farne parola, per averne già ragio- quale ragionai inque'luoghi rammentati
nalo ne'luoglii stessi. Ucciso Riario signo- di sopra. Intanto calò in Italia con un eser-

re di Foilì, accorse a difenderne la vedo- cito Carlo Vili redi Francia per occupare
va Giovanni II Benti voglio signore di Bo- il regno di Napoli, come erede degli An-
logna; ma Innocenzo Vili temendo che gioini, onde il Papa si collegò con Alfonso
s'impadronisse della città, invitòil duca Il re di Napoli, il quale mandò il suo fi-

a impedirlo, e non essendovi stato biso- glio duca di Calabria in Romagna, a cui
gno, s'interpose col Papa per accomodar Alessandro VI fece unire il duca d'Urbino,
le vertenze tra gli eugubini e i sassofer- sospendendo il compimento della guerra
ratesi pe'confini.Giunto all'età dii6 an- contro gli una vittoria
Orsini, e riportò
ni, amato teneramente da' suoi sudditi, Formatasi dal Pipa una lega
sui fanesi.
gli fecero molte istanze perchè prendes- contro Carlo Vili ch'erasi impossessalo
se moglie, e nel
1489 l'elietluò con Eli- del regno di Napoli, onde il re l'avea ri-
sabetta Gonzaga figlia di Federico mar- nunziato al figlio Ferdinando II, i vene-
chese di Mantova, tra sontuose feste; tut- ziani che ne facevano parte diedero la

te le comunità dello slato per giubilo in- condotta di 700 cavalli al duca. Ma l'og-

viarono ambascerie e doni alla sposa. Ma getto dell a lega non si conseguì, cioè d'im-
mentre si sperava d'assicurare la succes- pedire a Carlo Vili il ritorno in Fran-
sione,tosto si conobbe l'impotenza del du- cia, aprendosi il passo al Taro coll'arm»,
ca, per la già ricordala malia fattagli, ri- ove si trovò Antonio fratello naturale d<j l

ferita pure dal Baldi e non creduta da duca con un grosso squadrone. Neh 49^
Reposati. Invece la sorella del duca, Gio- Guid'Ubaldo dichiarato da 'fiorenti ni ge-
vanna moglie di della Rovere signore di nerale contro i pisani, assediò e prese Pori-
Sinigaglia, a*25 marzo 1 490 ivi partorì tesacco,scorseil paese e ricuperò vari luo-
un figlio cui fu imposto il nome di Fran- ghi, e dopo occupato borgo di s. Mar- il

cesco già portato dal pro-zio vSisto IV, e di co di Pisa si ritirò a Gubbio a svernare.

Maria come nato nel 1P1 dell'Annunziata. Alessandro V I essendo contrario a'fioren-
Vedendosi Guid'Ubaldo senza speranza tini, perchè il duca li lasciasse lo dichia-

d'aver prole, rivolse il pensiero a tal ni- rò luogotenente generale di s. Chiesa nel
pote e poi l'adottò per figlio , onde per 1496, con onoratissime condizioni e la
tal nascita furono celebrate feste iti Si- condotta di 3oo uomini d'armi. Indi gli
nigaglia e Urbino. La prepotenza de'Ba- fu ordinato marciare in Abruzzo in aiuto
glioni non voleva ammettere in Perugia di Ferdinando II, a cui recò non poco pro-
la Oddi
contraria fazione degli quali , i fitto nell'insurrezione de'sudditi con mol-
ricorsi al Papa e non vedendone l'effetto te prodezze: dopo l'assedio d'Aversa, nel
tentarono inutilmente di rientrarvi co' quale furono costretti i francesi a capito-
soccorsi del duca. Nel Pa- 1492 morto il lare, si ritirò. Allora il Papa volendo di-
pa, gli successe lo spagnuolo Alessandro struggere la potenza degli Orsini per ar-
VI Borgia di Valenza, e il duca spedì i ricchirne i suoi figli, anche per aver ade-

suoi ambasciatori per la dovuta ubbidien- rito a'francesi, dal duca fece assalire ne*
za come vassallo e per congratularsi di sua passi dell'Abruzzo Gio. Giordano Orsini e
esaltazione, e con gradimento gli scrisse il celebre Bartolomeo d'Ai viano che aven-
il Papa di volersi servire dell'opera sua. no militato pe'frnncesi, ma non gli riuscì

In fatti volendo ricuperare da Virginio di farli prigioni ovvero fuggirono. Indigli


Orsini l'Anguillaia, Cerveteri e altri ca- comandò di recarsi con altri capitani e
stelli vicini a Roma, si valse de'feltreschi le milizie papali ad invadere le terre de-

e delle milizie dellaChiesa,comandate dal gli Orsini, dopo occupatene diverse ter-

duca e dal proprio fìglioCesareBorgia, del re , assediato e combattuto fieramente


e

URB URB 3oj


Bracciano. Sopraggiunti con un esercito riscatto, e servirono agli Orsini in buo-
di perugini, totlini e altri, Carlo Orsini e na parte per pagare 70,000 ducati d'o-
Vitelloni) Vitelli signore di Città di Ca- ro al Papa per le spese della guerra. A
stello, i capitani pontificii, lasciando Brac- tale taglia contribuirono le comuni e il

ciano, marciarono contro a'24 o 26


gli clero di tulio il ducato, Bartolomeo Bar-
gennaioi497 poco lungi da Soriano eda tolini agente ducale in Roma, e il duca
Cassano; ed attaccaronocon tant'impeto con alienare molte gioie, argenti e pos-
la battagliatile da principio le genti pon- sessioni. Tuttavolta liberato, sano e sal-
tifìcie respinsero il nemico. Ma volendo vo tornò ad Urbino, a consolare la mo-
poi aspettare che l'artiglierie passassero glie e i sudditi ; però pel modo cui fu trat-
avanti, diedero tempo al nemico di ria- tato, prognosticò lo spoglio dello stato suo
versi, per cui con tanto sforzo tornò alla che meditava il Papa, per darlo a'suoi fi-
battaglia che vinse dopo aver ferocemente gli, che in tutti modi voleva ingrandi- i

combattuto per più ore. Fu sparso da am- re. Volle nuovamente tentare coli' armi
bo molto sangue, e vi rimasero
le parti di rimettere gli Oddi in Perugia, ma que-
prigioni Guid'Ubaldo, Gonzaga conte di sta ricorrendo ad Alessandro VI, fu im-
Nngolara e molti altri di gran condizione; posto al duca di cessar dall'impresa me-
Francesco Borgia duca di Gandia e figlio diante compenso, e la reintegrazione a-
del Papa restò ferito nel volto, molti altri gli Oddi e aderenti di loro possessioni. Con
morti, e presi più di 5oo uomini, tutti licenza del Papa accettò d'esser governa-
i carriaggi e tutta l'artiglieria. Il legato tore dell'armi venete, per aiutar i pisa-
cardinal Lunati e Fabrizio Colonna colla ni contro fiorentini nel 1498, coll'annuo
i

fuga si salvarono in Ronciglione. Gui- stipendio di 20,000 ducati d'oro, e la con-


d'Ubaldo dopo aver fillodi tutto per dotta di 200 uomini d' armi e 100 ca-
trattenere i soldati dalla fuga, e quasi so- valleggieri. Cominciò l' impresa di To-
lo resistilo a tanti che lo volevano nel- scana con successo, ma pel patito nel ri-
le mani, cadendogli finalmente addosso gido inverno, il duca s'infermò di gotta,
il suo cavallo, e venendo soccorso dal ro- licenziandosi da'veneziani per recarsi in
mano Battista Tosi, che combatteva pegli Urbino a cu rare.Questo male, cominciato
Orsini, il quale come un amico lo liberò nel suo 26. anno, lo tormentò poi tanto
dal cavallo, oude si rese a lui che con ri- che lo rese storpio della persona, e ina-
guardo lo condusse nella rocca di Soria- bile col tempo agli esercizi militari. Si di-
no e lo consegnò a' vincitori, quali pu- i ce che per la gonfiezza della gotta non po-
re lo trattarono amichevolmente e con tendo leggersi sul cavallo o in piedi, era
dimostrazioni l'onorarono. Tale sconfitta obbligato farsi portare insedia all'arma-
rallentò1' ardore
guerriero del Papa, e ta. Frattanto seguì la famosa lega fra A-
lodeterminò a far la pace cogli Orsini. lessandro VI, Luigi XII re di Francia,
Giunta la nuova di sua prigionia alla du- la repubblica di Venezia, in virtù della
chessa e a'suoi sudditi, generale fu la co- quale si divisero ira loro una buona parte

sternazione, e toslo Elisabetta inviò am- d'Italia, coll'annuenza di Ferdinando V


basciatori al Papa per raccomandargli lo re di Spagna , onde spartirsi con quello
stalo e marito. Però Alessandro VI non
il
di Francia il regno di Napoli. Al re di
corrispose co* fa Iti alle buone parole e alla Francia si lasciò lo stato di Milano, a* ve-
riconoscenza al duca sacnficalosi per lui; neti Cremona con tutti i luoghi di qua
imperocché negli accordi cogli Orsini pel dall'Adda,ed all'ambizioso Cesare Borgia
rilascio di luttiprigioni senza taglia, ne
i figlio del Papa, dal re dichiarato dura ilei

eccettuò Guid' Ubaldo, onde convenne Valentiuois,e da' veneti ammesso alla loro
alla duchessa mandare 4°,ooo ducati pel nobiltà, si dava lo sialo della Romagna ,

VOL. LXXXVI. 20
3o6 U R B UR B
delia Marca e dell'Umbria. In tale occa- d'Ubaldo, coll'obbligo di servirlo con 'u)

sione.forse per premunirsi contro del Bor- lancie nel regno di Napoli , che pronta-
gia, con gente e denaro, il duca vendè a mente mandò. A questo piacere nel du-
Girolamo Bentivogliodi Gubbio il feudo ca, seguì il dolore per la morte del cogna-
delle Carpini e Rocca d'Aria, con mero to sigriore di Sinigaglia, cui successe il fi-
a
e misto impero; acquistato poi da' Cari; glio Francesco M. ,al quale poi lo zio per
talmaggi, per matrimonio passò ne'couti interposizione del re di Francia ottenne
della Porla. I. veneziani per detto accor- dal Papa la paterna dignità di Prefetto
do licenziarono alcuni condottieri, con- di Roma j e siccome l'amava lo volle in
tro de'quali Cesare Borgia voleva muo- corte presso di se. In Urbino n'24 aprile

ver Tarmi, ma continuarono la condotta i5oa, Alessandro VI fece decorare della


a
e lo stipendio al duca d'Urbino, anzi re- prefettura Francesco M. , solennemente
candosi a diporto in Venezia gli usaro- nella cattedrale dal vescovo inter missa-
no molte finezze e lo aggregarono al pa- rum solemnia, coli* assistenza de' vescovi
triziato, ricevendolo sotto la protezione di Cagli e Fossombrone, alla presenza del
della repubblica. Giunto il re di Francia duca, della corte, del magistrato e della
in Italia, secondo il convenuto, consegnò nobiltà. Giovanni della Rovere fu di gran
a Cesare 3oo lancie a proprie spese , e valore nell'armi, guidò gli eserciti veneti,

4ooo svizzeri al soldo del Papa. Con que- e sostenne le maggiori cariche nelle corti
ste genti e colle milizie pontificie negli di Roma e di Francia. Per la grazia che
ultimi del 1499, Cesare cominciò le sue godeva di quel re, perde quella del suo-
imprese di spogliamento precedute da ,
cero Federico I,che lo fece spogliare de-
quanto uarraianehecoll'Amiani, nel voi. gli stati nel regno dal gran capitano Con-
LXVI, p. 244 » e negli articoli che an- salvo. Lasciò la Francia per ricuperarli,
drò ricordando.il cardinal Vera spaglino- ed ebbe ad ausiliare e collega il celebre
lo legato della Marca, fu creato soprin- Andrea Doria, sebbene non coll'armi, ma
tendente generale della guerra come at- mediante convenzioni ricuperò il suo, so-
testa Amiani. Dopo monilorii, fu inlimato lo ritenendosi Federico 1 alcune fortezze
«'feudatari de'vicariati temporali di di- per precauzione. Richiamato da Luigi
mettersi da'lorostati, e minacciate le cen- XII in Francia, lo decorò delle cariche
sure ecclesiasticheconlro chi vi si oppones- conferitegli dall'antecessore Carlo VIII e
se. Quindi successivamente s'impadronì, a dell'ordine equestre di s. Michele. Premi
forza oa à* Imola, ài Forlimpopoli, del suo valore furono Alino e Belmonte.
fì&%l\ t
di Cesena, di Forlì, di Pesaro, di Fa- Morendo lasciò il figlio Francesco M/ nel-
110, di Rimini, di Faenzafio allora in con- la tutela della signoria di Venezia, del fra-
cistoro il Papa lo dichiarò duca di Roma- tellocardinal Giuliano, e di Andrea Do-
gna e gliene die l'investitura. Volendo ria.Già Alessandro VI inviando a Fer-
occupare Bologna, il re di Francia glielo rara per moglie del duca la sua figlia Lu-
vietò,nondimeno esigette dal Bentivoglio crezia Borgia, aveva con breve eletto,
più cose e il passo di Toscana onde oc- prima di detto tempo la duchessa Eli-
,

cupar Firenze, il che pure dal re gli fu sabetta ad accompagnarla. 11 duca quin-

proibito; laonde passò a impadronirsi di di provò gran dispendio per provvederla


Piombino^ poi alla guerra di Napoli,dap- d'abiti, di gioie e di onorevole servitù ,

pertutlo acquistandosi fama di dissoluto, per corrispondere compartito onore;


al

libidinoso e crudele, mentre vagheggia- non che per alloggiare Lucrezia con ogni
va quella di prode guerriero. Divenuto munificenza nel suo stato. Fu incontrata
Luigi XII potente in Italia , tutti ricor- da' ducali coniugi con fiorita nobiltà di
revano al suo patrocinio, come fece Gui- dame e cavalieri fuori d' Urbino, e con-
CRB U R B 3o 7
ciotta a' 17 gennaio i5o2 nella città, eclivi pa e Cesare, e commettendogli di compli-
servita nella corte con ogni splendidezza. mentare a Spoleto il Borgia, e dichiarar-
Si fermò in Urbino ili 8,e nel dì seguen- gli altrettanto. Lotti fu ricevuto da Ce-
te Lucrezia per Pesaro proseguì il viag- sare con distinzione , e incaricato di rin-
gio per la Romagna , accompagnandola graziare il duca, confessando di non aver
con nobil treno Guid'Ubaldo fino a Ri- altro fratello che lui in Italia, e lo pre-
mini, ove le lasciò per compagna Elisa- gava mandar subilo iiooo fanti richie-
betta e tornò nel suo stato. Erano già or- sti da Vitellozzo. Mentre il duca, dopo a-

dite le macchine, con cui Cesare Borgia ver provveduto all'anteriori domande, si
disegnava rapire con frode alla casa Fel- disponeva a somministrarli, in virtù del
tresca il florido stato d'Urbino, goduto le breve pontificio, non più bisognarono,
gittimamente e con somma pace per più per aver Vitellozzo preso e demolita la
secoli. Ecco come Reposati narra questo cittadella d'Arezzo. A mantenersi bene-
vituperevole inganno, forse insidiosamen- volo Cesare, rimandò a lui Lotti col do-
te tramato^nentrecoiraccompagnamen -
no d'uno de'più belli cavalli, ornalo di so-
lo di Lucrezia si dimostra va fidanza e di- pravveste di ricchissimo broccato. Cesare
stinzione. Il i.° disgusto tra il duca e il si avanzò con 10,000 uomini, e giunto a
Iìorgia credesi derivato dall' aver il du- Costacciaro ne mandò celeremente avanti
ca negalo senza commissione del Papa e 2000, quali furono rice vuli in Cagli con
i

per non cader in disgrazia de' francesi, i ogni cortesia; mentre egli inoltrandosi
1000 fanti domandati a nome del Borgia per la Scheggia i soldati la saccheggiaro-
da Vitellozzo contro i fiorentini per aver no. Pervenuto alle Foci di Cagli, fu in-
ucciso Paolo Vitelli suo fratello già capi- contralo dal Lotti per fargli l'ambasciata
tano de'medesirai. Non riuscendo a Cesa- e presentarlo del clono , ma neppure lo

re questo disegno per perdere il duca , si volle ascoltare,continuando la marcia con-


pose a tramarne altro di già concertato tro un principe che avea disarmato. Giun-
col padre in Roma, e fu di sparger voce se in Cagli a* 20 giugno i5o2 ricevuto ,

di voler andare all'acquisto del ducato coll'esercito con ogni onore dal commis-
di Camerino posseduto da'Varani. Par- sario conte Domenico della Genga. Cesa-
tito da Roma con l'esercito, spedì genti re subito fece porre le guardie alle porte
a quella parte e col resto incamminossi della città e in altri luoghi opportuni, indi
per l'Umbria. Lo spaglinolo vescovo Flo- manifestò la sua frode e tradimento fa-
ris commissario generale pontificio in
, cendo gridar da'suoi: alenza Valenza, V
quest'impresa, da Perugia inviò a Gui- viva il Valentino^ il qualesalito a cavallo
d'Ubaldo un breve d'Alessandro VI, che corse la città e se ne impadronì senza o-
Io richiedeva a fare di buona voglia l'a- stacolo, fra lo stupore de'cittadini cheuou
iuto e favore che il prelato gli domandas- aveano formato alcun sospetto. Tro vii-
se per Cesare ne'correnti bisogni,ed il du- vasi Guid'Ubaldo nella stessa sera a ce-
ca rispose essere prontissimo alle richie- na nel convento degli osservanti, quando
ste. Ónde due i spaglinoli latori del breve, fu avvisato che tra l'!snlaGualleresea,Sor-
d'ordine del Floris gli dissero occorrere bolongo e Renforzate erano 1000 fanti di
alcuni pezzi d'artiglieria, di far accomo- quelli da Cesare assoldati in Romagna ,
dare le strade di Gubbio, di Cagli, della sotto pretesto della guerra di Camerino,
Sena e di Sa ss< (ferrato, e di provvedere e che in quel di Fano di suo ordine un
con vettovaglie! 5oo fanti. Il tutto fu pro- uomo per casa guidati dal conte di "Mon-
messo, inviando cogli spaglinoli al prelato, teVecchio trovatami a 'conimi; doven-
Dolce Lotti suo vicario generale per assi- do Fano somministrare anco le vettova-
curarlo di sua prontezza nel servire il Pa- glie per l'esercito, le bombarde, le spili-
3o8 URB URB
garde, gli archibugi e le munizioni che si rentino, da dove passò a Savona dallo zio
conservavano nella rocca. Turbato il du- cardinal della Rovere, il quale lo mandò
ca esclamò: temo d'essere tradito; e subi- poi alla corte di Francia. Guid' Ubaldo
to tornò in Urbino. Appena giunto ricevè continuando a fuggire, corse pericolo sot-
l'avviso dal comune di s. Marino, che re- il to Monte s. Giusto per gli agguati messi

sto de' fanti di Romagna eransi inoltrati per prenderlo, inseguito da' quali, que-
a Vet ucchio e s. Arcangelo, perciò essere sti fermarono un servo restalo indietro,
in gran timore. In quel mentre il commis- che portando delle gioie e denari, con
sario di Cagli con lettera gli die parte ispogliarlo, ebbe tempo da porsi in salvo
dell'occupazione della città, e che Cesare a Castel Nuovo, vicino a Meldola, allora
scopertosi nemico, s' affrettava per tro- de' veneti, che però lo consigliarono a par-
varsi avanti Urbino, e perciò si
il sole in tirne, e non senza particolare divino aiu-

guardasse. Immerso il duca in mille pen- to, fra continui pericoli, arrivò a Raven-

sieri, indignato di tanti inganni, senza na cortesemente ricevuto da' rettori ve-
mezzi di difesa, circondato da insidie, con- neti, che la tenevano dal 44 f Dice l'A- i •

sullo il magistrato, i consiglieri e i prima- miani, che Borgia premurosissimo d a-


ri nobili, cosa fare nell'imminente peri- ver nelle mani il duca vivo o morto, pub-
colo. Fu risoluto che ponesse iti salvo la blicò in tutto il ducalo la taglia con gros-
sua persona a Mantova o in Venezia ; il so premio. Il Borgia allo spuntar del so-
duca vi accudì, ammonendo tutti a cede- le de' 2 giugno fece il suo ingresso in
i

re olla fatale necessità, e conservare a lui Urbino sopra superbissimo cavallo, se-
a
e al nipote Francesco M. amore e fedeltà. guito con bell'ordine da tutto l'esercito,
Indi raccolto denari, gioie e carte, col ni- incontrato da' magistrati e da' cittadini
pote e 3 intimi cortigiani segretamente a nobili e popolani ; smontò al palazzo do -

4 ore di notte partì pel MonteFeltro (dis- ordinò a'soldati di non molestare
cale, e
si altrove, vestiti da contadini). Gli urbi- alcuno. Tuttavolta più audaci depre- i

nati nella costernazione, cinscuno attese darono guardaroba ducale e manomi-


la

alla propria salvezza o con partire per Pe- sero la celebre biblioteca, onde Cesare
saro,© introducendo le loro donne ne'mo- mandò soldati a Fermignano, e die nuo-
i

naturi. Cesare dopo aver fatto riposare va forma di governo a Urbino. Senza dif-
alquanto gli stanchi soldati, nella stessa ficoltà s'impadronì pure di tutto il du-
notte coll'esercito marciò per Urbino, sen- cato, e in breve anche delle fortezze di
tendo con piacere dalle spie, la confusio- Majuolo e s. Leo, e quest'ultima per tra-
ne della città,di non trovarvi opposizione dimento del commissario Scarrueglione.
come temeva, e che il duca col nipote es- Dell'acquisto del ducalo Cesai e ne die
sendosi incamminati per s. Leo, sperava avviso a'magistrati di Fano, ringrazian-
potersene impadronite, dappertutto a- doli per gli aiuti prestati ; e nel ricevere
vendo sparso le sue genti. In fatti, sebbe- da'fanesi le congratulazioni perla vitto-
ne il duca incedesse per luoghi alpestri, ria ottenuta contro i Feltreschi, a loro
trovandosi nel Monte Feltro 1' urbinate istanza gli restituì i castelli di Monte Bel-
Dionigi Agatoni de Maschi, saputi gli av- lo, Monte Felcino e s. Ippolito. Osserva
venimenti, fece vestire da pastori e da cac- V Arte di verificare le date, che allora
ciatori alcuni fidalissimi, per andare in il ducato d'Urbino comprendeva 4 belle

traccia del duca e deviarlo dal recarsi a s. città e 3oo castella, di cui senza difficol-

Leo circondato di nemici, e trovatolo uno tà di venne Borgia signore. In Urbino sep-
di essi, per luoghi occulti lo condusse da pe la resa diCamerino,ed essendosi Giulio
Dionigi aMonteCopiolo,donde si ritirò a s. Varano co'fìgli salvalo in Matelica, al cui
Agata. Allora inviò il nipote nello stato fìo- conte Ranuccio di lui genero scrisse Cesa-
a

u a d UR B 3or>

re in vitaiulolo piacevolmente a venire co' contado e l'artiglierie, gran


abbattuta in

Varani in Urbino, ed essi delusi vi si re- parte la rocca, l'assalirono e presero do-
carono, ma mandati nella rocca di Per- po 3 ore di combattimento, colla prigio-
gola con perfìdia furono strangolati. Parti nia del castellano e de'soldali, 3 de'quali
Cesare da Urbino per Città di Castello, furono impiccali. Seguirono tale esem-
onde obbligare Vitellozzo a tralasciare di pio gli altri luoghi del ducato, si sottras-
molestare fiorentini, perchè
i il re di Fran- sero dal dominio del Borgia e ritornaro-
cia, giunto in Asti, si mostrava perciò sde- no sotto la signoria Feltresca, rimanen-
gnalissimoconlui, minacciandolo di tor- do solamente in potere di Cesare alcune
gli la Romagna, il perchè dovette il Pa- fortezze ben munite d'artiglierie, in uno
pa placarlo. Guid' Ubaldo da Ravenna a quella di Cagli. In Imola Cesare conob-
andò Mantova, dov'era la moglie pas-
a be la ribellione, e per reprimerla desti-
satavi da Ferrara per rivedere parenti. i nò il feroce Michelotto suo capitano, il

Arrivato il re di Francia a Milano, visi quale furiosamente saccheggiò Pergola,


recò col cognato Gonzaga per la ricupe- e Fossombrone, ove moke donne co'fì-

ra del ducato, ma sopraggiunlo il Bor- gli al collo si gettarono nel fiume per sot-
gia, prevalse nel re la ragione di stato. trarsi alla brutalità de'soldati. Intimoriti

Insidiandone la vita il suo avversario, ri- per la vicinanza Cagli e Urbino, solleci-

parli per Mantova, da dove colla moglie tarono principi della lega ad aiutarli, ed
i

e famiglia portatosi in Venezia, fu nobil- essi invitarono Guid'Ubaldo alla ricupe-

mente mantenuto a spese pubbliche in ra dello stato. Cesare intesa la mossa de'
palazzo decoroso. Per la rovina e violen- collegati, comandò a Ugo di Moncada ed
ta morte di tanti principi, cominciarono a Michelotto di ritirarsi a Rimini; essi
a temere anche quelli che parteggiava- però incontrati pressoFossombroneeCal-
no pel Borgia, ed erano suoi capitani ; mazzo, Paolo e Francesco duca di Gra-
Ammulinatisi, nella Magione fecero lega vina, ambo della famiglia Orsini, a' i5
per la difesa comune, includendovi Gui- ottobre restarono rotti e Ugo prigione, il

d'Ubaldo. Invitali i fanesi all'unione, si che incoraggi tutti popoli del ducato ad
i

ricusarono temendo la possanza del Bor- esterminare i nemici; onde durantini e i

gia. A tale notizia i popoli del ducalo i santangiolesi andarono alla ricupera di
concepirono speranze per sottrarsi dalla Tavoleto, e gli urbinati coli' artiglierie
tirannia ili Cesare ; e l'8 ottobre per la alla liberazione di Fossombrone,con Gio.
sagacità del prete Giacomo e prontezza Paolo Buglioni e ducadiGravina; men-
il

dell'urbinate Lodovico Paltroni, fu ricu- tre i collegati in Urbino fecero la rasse-


perata la rocca di s. Leo al grido Feltro : gna delle truppe, ascendendo isoli fora-
FeltrOf Duca Dura. Allora il castellano stieri a 10,000 tutti benissimo in ordi-

d'Urbino volle ritirare nella rocca l'ar- ne. L'arrivo poi in s. Leo di Guid'Ubal-
tiglierie tolte per l'impresa di Camerino, do sparse ovuuque la gioia, e rese tutti
ed opponendosi il popolo, Tommaso Fe- più arditi ; nel di seguente in mezzo alle

lici cittadino di gran coraggio, sguaina- pubbliche acclamazioni, ritornò in Ur-


ta la spada gridò : Sia meco e viva chi bino, ricevuto alla porta della cattedrale
ama i Padroni, e si ammazzi chi s l
at- dal vescovo vestito pontificalmente e dal
tiene a' nemici. Soggiunse un Martino clero, ed ivi ringraziò Dio. Seguì la ri-
antico servo del duca Feltro Feltro, : cupera della rocca di Gubbio e quella

cui facendosi eco dagli altri, il popolo im- di Pei gola, di Fossombrone e suo borgo,
pedì il trasporto dell'artiglierie nella roc- e molli castelli, dando il guasto a quelli
ca, e gli urbinati restarono padroni della diCesare ne'conladi di Pesaro, Fano e
città. Mei di seguente colta milizie del Kimiui ; e il duca ottenne a patti la cit-
-

3 io URB U R B
tadella di Fossombrone, la cui guarni- pagnato da più di 2000 uomini a piedi

gione fu poi uccisa e spogliala delle ric- e a cavallo, nella più parie castellani, e
che prede da Li «erotto da Fermo. Dispe- con Vitelli vescovo di Città di Castello
rato il Borgia per la perdita del ducalo nella stessa sera giunse in tal città, dove
d'Urbino, ricorse agi' inganni per discio- fu magnificamente alloggialo nell'episco-
gliere la lega de' defezionati, e col mezzo pio, e visitato da'pi incipali cittadini. In
di Paolo Orsini ed il concorso del Papa Urbino rimase pel Borgia Paolo Orsini,
vi riuscì, con rammarico di Guid'Ubal- Vitellozzoe Antonio del Monte protono-
do, il quale secondando i sudditi si pose lario poi cardinale, al quale fu commesso
in difesa. Vedendo Cesare difficile la ri- il governo del ducalo, con facoltà di con-
cupera del ducato, si appigliò alla frode, ceder ampia amnistia a tulli i suddili del
offrendo al duca pace con alcune condi- duca. In Cagli mandò commissario Ga-
zioni oneste, alla quale l'Orsini con lu- '.colluda Rimini, e riprese il possesso del-
singhe lo persuase. A tal effetto Guid'U- la città in nome di Cesare, e passalo in
baldo mandò al campo di Cesare il ve- Gubbio fece altrettanto. Così il Borgia,
scovo di Cagli Gaspare Golfi, e si conclu- disciolta che fu la lega degli ammutinati,
se. La restituzione di Elisabetta sorella riacquistò il ducato d'Urbino; ma i col-
del duca vedovae di Roberto Mala lesta, legali per mancanza di costanza si fab-
che il Borgia avea tratta fuori dal mona- bricarono la propria rovina, per l'aspra
stero d'Ut bino e condotta seco. Che Gui- vendetta che ne prese il sanguinario Bor-
d'Ubaldo cedesse tutto il ducato, e solo gia. Egli per levarsi affatto d'intorno tali

ritenesse le foltezze di S.Leo, di Majuo- principi, che con l'unione aveano messo
lo e di s. Agata, e la protezione della re- in pericolo la sua fortuna, coli' esercito

pubblica di s. Marino. Che i popoli dello partìda Imola e passò in Cesena, ordi-
stalo d'Urbino/m grazia dell'Orsini, fot- nando al protonotario Antonio che gli
. sero interamente perdonati, nel ritorna* mandasse ^o statichi d' Urbino e delio
re sotto il dominio del Borgia. Ninno cre- stato, per meglio assicurarsi della fede
deva alle promesse del Borgia, ma l'ar- della città, il che ottenuto nel fine di di-

due circostanze de* tempi consigliava di cembre si diresse all'impresa di Siiiiga-


ritenerle veraci. Non credendosi più si- glia, allora tenuta pel figlio dalla pie-
curo il duca, e per non conservare pro- fettessa Giovanna di Montefeltro/luvitan-
pugnacoli pe'nemici, prima d'abbando- dovi Liverotto e Vitellozzo, oltre Paolo
nare il ducalo, persuase i capitani, i ma- Orsini e Francesco duca di Gravina, già
gistrali e la nobiltà di demolire tutte defezionali e della lega. Giovanna fuggì,
quante le rocche ad eccezione delle no- Sinigaglia fu presa, e il Borgia fece morire
minate, l'esperienza avendogli dimostra- Liverotto oOliverolloeVitellozzo, e due i

lo non esser state bastevole a conservar- Orsini imprigionati fece poi uccidere in
gli lo stato, e le vere rocche essere i cuo- Città della Pieve, dopo essere stato a Cit-
ri de'popoli. In breve tempo dunque tut- tà di Castello, da dove era partilo per si-

te lerocche furono distrutte, benché a curezza Guid' Ubaldo per Pitigliano e


vesseio costato tanti dispendii a'princi- Mantova, passando in Venezia nel prin-
pi Feltreschi, e I' artiglierie furono por- cipio del 5o3. In Perugia essendone fug-
1

tale a s. Leo con diverse robe preziose. gito il Buglioni della lega, vi rimise gli

Cesare ne restò sdegnalo, e insieme am- Oddi. Per rendersi più sicuro d'Urbino
mirò la sagacilà del duca, che nella dura volle altri >4 ostaggi de' principali, re-
necessità iti cui era, si fosse appigliato a concio frodolentemente. Indi non
il solito
sì prudente consiglio. Guid Ubaldo
8 ! 1' volendo più ritardare l'acquisto delie for-
dicembre i5o2 partì da Urbino accom- tezze che uvea lasciato al duca, nel mag-
URB URB 3n
•io Cesare commise al Remires d* espu- mostra/ioni, e nel brevissimo pontificato
gnar quella di Ma j nolo, indi si recò a di 26 giorni di Pio III ricuperò al nipo-
Ino altrettanto a s. Leo, ma le milizie te la rocca di Sinigaglia. 1 fanesi ch'era-
pel valore d' Ottaviano Fr egoso resta- no stati amici del Borgia, temendo di lo-
rono distrutte in buona parte, onde molti ro sorte, si raccomandarono al duca e
luoghi di Monte Feltro si ribellarono. n'ebbero benevole assicurazioni; però vol-
Remi rei procuratesi altre forze , ostina- le degli aiuti per ricuperare III mini a'Ma-
tamente tentò più volte d'i ai padroni rse- latesla, in uno alla rocca di Veruccliio ;
ne, finché per le gravi perdile abbando- onde que'di Romagna, benché affeziona-
nato da tutti se ne tornò a Urbino fa- , ti al Borgia, vedendo la di lui fortuna an-

cendo rilasciare le madri, le mogli, le so- dare sempre più. declinando, comincia-
relle de'difensori che barbaramente avea rono a pensare diversamente, e alcuni ri-
fatto imprigionare ,
per cui mancò poco corsero al duca a porgere rimedio a' loro
che non si sollevasse. A' 18 ago-
la città mali, specialmente i cesenati e i riminesi,
sto i5o3 colla morte d'Alessandro VI, i primi amando porsi uel dominio vene-
terminò 1'
orgogliosa possanza di Cesare to e i secondi di sottrarsi da quello de'
Borgia, avvenimento che il governatore Malatesla. III. novembre i5o3 il cardi-
1
d' Urbino uascose agli abitanti, dicendo nal della Rovere, zio di Francesco M.' si

il Papa solo malato gravemente, e perciò gnore di Sinigaglia, divenne il gran Papa
nuovo giuramento di fedeltà esigè da lo- Giulio II3 con inesprimibile contentezza
ro, e per renderli docili restituì loro le ar- del duca e di tutti i sudditi ducali, cogna-
mi. Saputasi poi certa la morte, il popo- to di sua sorella e acerrimo nemico del-
lo cominciò a tumultuare, e unitasi la no- l'ambiziosissimo Borgia; perciò immense
biltà, a un tratto la città si sottrasse dal- furouole pubbliche allegrezze e i rendi-
la tirannia del Borgia, e nello stesso gior- menti di grazie a Dio, dopo una serie di
no il simile avvenne per tutto il ducalo, calamità. Il Papa subito l'invitò a recar-
con l'uccisione di tutti suoi ministri, uf- i si in Roma, facendolo incontrare a'2 1 no-
fìziali e aderenti. In Urbino il governato- vembre solennemente a Ponte Molle da'
re si salvò colla fuga, ma il luogotenen- suoi ministri, quali gli presentarono una
i

te fuammazzato e la sua roba presa dal bellissima mula guarnita di velluto pao-
popolo. Rapidamente lo stalo d' Urbino nazzo con frangie d'oro, ed un ricchissi-
ritornò all'antica divozione de' Feltri, ed mo saio di broccato; indi accompagnalo
a'28 agosto il duca rientrò in Urbino con dalla famiglia pontificia e dal capitauo
allegrezze indicibili, dopo aver traversata della guardia al palazzo Melliui prepa-
la strada da s. Leo alla città come in rato pel suo alloggio, tra le salve dell'ar-
trionfo, regalato da tulle le comunità, ri tiglierie. 11 Papa restò dispiacente che
cevendo in Urbino affettuosi omaggi da non l'avessero condotto al Valicano, ove
lutti.Tenendosi ancora la rocca di Tavo- lo voleva ospitare , mentre stava aspet-
leto dalle genti di Borgia loslo la fece , tandolo co'eardinali, per cui la stessa se-

arrendere. La repubblica di Venezia pre- ra bramò che cenasse con lui, trattando
seli duca sotto la sua protezione e al pro- locon segni di straordinario alleilo e sti-
prio stipendio con 20,000 ducati annui, ma. Tosto gli dichiarò Giulio II,non per
con che si munì contro quella di Fran- mettere che Romagna fosse in potere de'
cia accordata a Borgia pel ricupero de' veneziani, l'invitò a lasciarne il servizio
suoi slati, e contro di lui si epilogò con al- ed assumere il generalato di 1. Chiesa
tri principi. Rimunerò il duca chi 1' avea Laonde il dina dispose prontamente tu- »

favorito e servito Dell' avversa fortuna, ia duchessa Bl ita beltà partine de Vene
con privilegi , feudi e altre generose di- zia, e si recasse in Urbino a governarlo
3ia URB U R B
stato in sua assenza, come seguì nel fine Non confermò il ducato d'Ur-
solo poi
dinovembre. Gli accorti veneti penetran- bino a Guid'Ubaldo 1, ma perchè man-
do l'intenzioni del Papa sulle cose di Ro- cante di prole e incapace d' averne, l'in-
magna, ne affrettarono l'acquisto e in dusse ad adottare per figlio e successore
parte conseguirono col l'armi o co'tratta- il comune nipote Francesco M.\ al qua-
ti d'alcune lene e castelli, e di Rimini per le col consenso del sagro collegio fu con-
cessione de'Malatesla. Avea Giulio li or- fermata la successione del ducato; dopo
dinalo al duca d'informarlo minutamen- avere con autorità pontificia annullato i

te dell'offese edanni ricevuti dal Borgia, divieti formati da' cardinali in conclave,

il che saputosi da questi somméssamente contro l'alienazioni e infeudazioni delle


corse a placarlo; e benché il duca acre- terre della Chiesa quando a questa si de-
mente lo riprese dell'ingiurie e tradimen- volvevano, come narra Rinaldi negli An-
ti fattigli, il Borgia per l'implorato per- nali ecclesiastici -a detto anno. Quindi a'
dono e baciandogli le mani, ne partì con- i5settembre l'arcivescovo di Raglisi nel-
solato. Da questo tratto magnanimo di la messa pontificata nella cattedrale he-

Guid' Ubaldo, e in cui superò se stesso, nedì il bastone del generalato e due sten-
sperò il Papa di ricuperare le fortezze che dardi, e li consegnò al duca genuflesso,
quello ancor teneva, e in fatti per la me- seguendo più dimostrazioni di giubilo. A/
diazione del duca nella maggior parte le 17 018 poi di dello mese seguì la fun-
riebbe, a questi pure restituendo quanto zione dell'adozione. Adunati in Urbino
avea da Urbino. Nel principio di
tolto gli ambasciatori delle ciltà e luoghi del
marzo i5o4 giunse in Roma Francesco ducato, si trasferirono alla cattedrale, do-
a
M. nipotedi Giulio li e del duca, dovun- ve il detto nunzio pontificò la messn col-

que onorato dacché parli da Francia. Po- la maggior solenni là, alla presenza del du-
co dopo tornando il duca nel suo stato, ca e della duchessa, della prefettessa Gio-
a
insignito delia dignità di gonfaloniere di vanna e del figlio Francesco M. , de' ve-
s. Chiesa, e d' una condotta di 4°° uo ' scovi del ducato e di altri personaggi.
mini d'arme con onorevolissima provvi- Terminata la messa, il nunzio si assise in
sione , e I' incarico di riprendere dalle luogo eminente presso l'altare, a vendo al-
genti di Borgia la rocca di Forlì, il Papa la sinistra Guid' Ubaldo e alla destra il

volle che lo seguisse il nipote. Indi si con- prefetto Francesco M/, dichiarò con bre-
dusse a Forlì coll'esercito, e l'ottenne dal ve ed elegante 01 azione la volontà del du-
Remires mediante] 5, ooo scudi sborsati ca di eleggere per suo figlio il nipote ex
dal Borgia, trovandovi gran quaulità de' sororc, sì per consolazione propria , co-
suoi più ricchi arredi e la maggior par- me per lasciare a'popoli dopo la sua mor-
te della biblioteca ducale; ricuperando te un principe bontà e valore
di quella
pure al Papa la ciltà. In tal modo e in in tanti incontri dimostrati, e che in que-
breve tempo Borgia perde tutte le sue st'adozione viconcorreva l'assenso del Pa-
usurpazioni. Tornato il duca a Urbino, pa e del sagro collegio. Fece poi leggere
premiò con ricompense la fedeltà de'suoi le lettere apostoliche e il suo mandato di
sudditi, e rimise allamaggior parte del- procura, e impose agii ambasciatori del-
le comuni i debiti verso la sua camera; la le comunità, che prestassero il giuramen-
duchessa facendo larghissime limosine a' to di fedeltà a Fraucesco M/ della Piove-
poveri e luoghi pii. Istruito Papa del-
il re col porre le mani sul messale ch'egli
l'operalo dal duca in Romagna, gl'invio teneva avanti di se. Cominciò a prestar-
per uunzio apostolico l'arcivescovo di Ra- lo T ambasciatore d' Urbino, e indi per
gusa per consegnargli l'insegne ilei con- ordine di precedenza quelli di Gubbio,
kiito generalato di s. Chiesa nel i5o4- Cagli, Fossombrone, s. Leo, Castel Diu
U II B UttB 3i3
laute, e susseguenlemente quelli dell'al- la condotta di 100 uomini d'arme, en-
tre tene e costelli del ducalo, di ciie fu trando in Perugia con solenne pompa.
rogala pubblica scrittura dal cancelliere Intanto d'ordine del duca e per commis-
della comunità d'Urbino. E così terminò sione del Papa si formò un esercito di
la funzione con giubilo di tutti gli astati* 4ooo uomini scelti dalle terre del suo sta-
li, e con universale allegrezza di tutti i to, sotto il comando delFregoso. Da Pe-

sudditi del duca. Nel i 5o5 Giulio 11 s'im- rugia per Fratta, il Papa arrivò in Gub-

parentò co'Colonna e gli Orsini, e procu- bio a'22, dopo aver pranzato con 8 car-
rò die il nipote Francesco M." sposasse dinali e i famigliari nel suburbano mona-
Eleonora Gonzaga figlia di Francesco stero di Secondo, preceduto dal ss. Sa-
s.

marchese di Mantova, e nipote della du- gramenlo da 'cardinali iu cappa paonaz-


e
a
chessa Elisabetta. Il Papa (isso sempre nel za. Presentò le chiavi Francesco M. ,ed
pensiero di togliere a'veneti i luoghi oc- ossequiato venne alla porta dal duca. I

cupati in Romagna, mandò al duca tlue primari della città col magistrato reg-
nobilissimi cavalli e una magnifica letti- gevano l'aste del baldacchino, sotto il

ga, invitandolo a tornare in Roma. Ivi quale incedeva il Papa. Visitala la catte-
giunto Guid'Ubaldu, ratificò a richiesta drale, benedì il popolo, e il cardinal Co-
«le!Papa l'adozione fatta del nipote; ed lonna pubblicò l'indulgenza' di 10 anni.
Enrico VII re d'Inghilterra inviò al du- Passalo nel palazzo ducale, nel cortile il
ca l'ordine della giarrettiera, e gli fu po- cardinal Ferrerio Episcopi Eugubini (o
sto ri ciato dagli ambasciatori regi d'ub- amministratore) preteseti tatis in copia,
bidienza Papa, onde poi mandò suo
al videlicet viudos^caslratos, capones ì ct
ambasciatore a Londra, per ringraziare alia hujusmodi cum bladis, ec. Dopo a-
il re, il letterato Baldassare Castiglione vervi pernottato e pranzato, a'2 3 prose-
Nel medesimo anno il Papa creò cardi- guì per Cautiano, ove pure riposò. A'24
nale Sigismondo fratello della duchessa dormì Acqualagna, ed a'a*5 giunse iu
iu
d'Urbino. Giulio 11 volendo ricuperare Urbino, secondo il p. Gallico. Il Reposa-
Perugia e Bologna occupala da'Baglioiii ti scrive, che da Gubbio, a' 23 alloggiò

e da' Benli voglio , collegatosi col re di io Cagli, ove giunse il marchese di Man-
Francia, di persona partì per l'impresa tova cognato dei duca con 200 cavalli
a'26 agosto i5o6, con 24 cardinali e tut- per baciare i piedi al Papa, e servirlo e-
ta la corte,accompagnato ì\<ì 4oo uomi- gli ancora nella stessa occorrenza sicco-

ni d'arine condotti da Guid'Ubaldo e da me dichiaralo luogolenenle dell' impre-


a
Francesco M. preceduto dalla ss, En-
,
sa. Nella mattina seguente partì per Ur-
cai'islia. Ne descrisse il viaggio il cardi- bino, e al tardi, dopo essersi il rimanen-
nal Adriano Castelleuse,ed il p. Gallico te del giorno trattenuto nel convento di
ne pubblicò il diario di Paride de Gras- s. Bernardino, fece l'entrata solenne nel*
fcis, poi vescovo di Pesaro, De Itineribus la città con 22 cardinali, e numero gran-
Ront. Pont. Siccome la repubblica fio- de Leggo nel Laz-
di vescovi e di prelati.
rentina aiutò il Papa con 100 uomini zari, coll'aulorità d'una cronichetta ilei
d'aime, inviò il suo famoso segretario Vaticano, che Giulio 11 entrò in Urbino
Machiavelli a Roma, il quale accolli- giovedì 24 settembre cou 22 cardinali,
pagOÒ Giulio 11 in quella spedi/ione. vari prelati, e buon numero di soldatesca,
Giunto iu Perugia, Gio. Paolo Baglio- e vi si trattenne 4 giorni. Altra croni-
li! Don reputandosi bastevole a resi- chetta d'Urbino lo dice arrivato venerili
stergli, dopo aspri rimproveri, otten- 25 selleuibreù ore y/S. Entrò per la por-
ne perdono dal Papa, per interposizione ta E vagine, la cui strada sino al vesco-
del duca, e lo prese poi al suo scrvi/.io cui- vato era tutta concila di panni, precedu-
3.4 UKB U Pi B
lo dalla processione eli tulli i religiosi dul- là,con altro pel ss. Sagra mento. Nel p.
ia città, e tanta fu la foresteria, che dif- Gallico si legge il novero de'donidel du-
fìcilmente si trovava alioggio,secondo un ca assai più copioso e dettagliato del ri-
codice inss. che ne fa distinta relazione. ferito da Reposati. Altri donativi fece il

Da esso ricavasi, che in compagnia del cardinal Gabrielli vescovo d'Urbino. lici-
Pupa vi erano 6 cardinali, molti vesco-
i tato codice mss. riferisce che Giulio li

vi, quantità di prelati e d'uffiziali di .Ro- partì da Urbino il giorno di


Michele s.

ma, oltre i 5o corazze, oo 1 svizzeri e altri Arcangelo a'29 settembre, e andò ad al-
soldati, 11 Papa con molli cardinali al- loggiare a Macerata di Monte Feltro, e
loggiò in corte, e gli altri andarono alle di lì portossi cou tutti cardinali a vederi

case del vescovato e de'partieolari, dove s. Leo. Diceilp. Gallico, che il Papa pas-
per 3 giorni vennero trattati e serviti con sò inMarzata, rna deve dire Macerata,
ogni possibile magnificenza. 11 Papa ri- ed a'3o settembre in Peanis s. Marini,
cevè diversi doui da Giovanni Sforza si- e fu ospitato nel borgo. Dipoi, avendo il

gnore di Pesaro (in commestibili del va- Papa conservato la proprietà de' beni a'

lore di 200 ducati), dalle comunità d'Ur- Beoti voglio, r 1 1 novembre fece il suo
bino, Gubbio, Cagli, Fossombrone, Mon- trionfale ingresso in Bologna, seguito da
te Feltro e d' altri luoghi di tutto il du- Guid'Ubaldo, il quale nella metà di feb-

cato. Anche il duca, oltre altre dimo- braio 1^07 partì da Bologna, per prepa-
strazioni d'aflèlto/li riverenza eossequio, rare in Urbino di bel nuovo convenevole
fece presentare a Giulio II un ricco do alloggio al Papa, il quale al (ine di dello
nativo di vettovaglie, cioèioo sacchi di mese uscì di Bologna, lasciandovi legato
farina, molti d'orzo e di spelta Specie di il cardinal Alidosi vescovo di Pavia, e a'
grano), e gran quantità d'animali grossi 3 marzo giunse in Urbino, dove si trat-
e minuti, con copiosissimo numero di pol- tenne un sol giorno, e la sera seguente al -

lami. Ma il Papa accettato ch'ebbe tut- loggiò in Cagli, col proseguir poi il viag-
to, mandò i i oo sacchi di farina allo spe- gio per la via Flaminia. Leg^o nel p. Gal-
dale di s. Maria della Misericordia. Do- lico, che Giulio II reduce da Monte Fio-
po 3 giorni Giulio li prosegui il cammi- re pervenne con semplice treno a Urbi-
no, rinfrescatosi a Macerata Feltria. Il p. no, quamquam dux Urinili slratas ci-
Gallico narra,quanto a Urbino, che dopo vitati s super tegi fusserit, ac aliquos se-

aver pranzato nel suddetto convento, nel- mi archus frondibus , e floribus viri-
la chiesa assunse il camice o rocchetto dantibus censirai, et erigi iti honorem
lungo e la stola, e preceduto dalla ss. Eu- J usseri t. Altera die Ma ter Praefecti
caristia entrò in città solennemente a ca- praeseiitavit Papae munus satis Lau-
vallo, co' cardinali in cappe rosse. Alla dabile prò tnedietate eorum quae dux
}
a
porta Francesco M. presentò le chiavi, pracsentaverat prius Papae' venienti.
e il duca l'ossequiò profondamente. G-Ulu- Nella mattina de' 5 partì per Cagli, e vi
lo alla cattedrale, il Papa fu incensalo e entrò in lettiga portata da due cavalli,
ricevè l'aspersorio. Dopo orato, benedì il incontrato da 100 giovani eagliesi dello
popolose incardinai Colonna pubblicò l'in- stesso colore vestiti, i quali ebbero lite

dulgenza di io anni. Osserva il diarista co famigliari e alabardieri pontificii, sen-


maestro delle cere moni e. Si ego audhns- za conseguenze dispiacevoli. Nel dì se-
seni prius, spero, quoti indili'gè ntiam guente andò a pranzo in Canliano ese-
concessìsset plenariam in Urbe, quae guitoli viaggio per Sigillo. Tornato Ca-
csi caput Ducatus, et insigni* alioquin. stiglioneda Londra, portò al duca lette-
Indi il Papa ascese in sedia gestatoria sot- re amorevolissime del re E urico VII e
to baldacchino preparalo dalla coiuuui- ricchissimi doni. Quesla felicità cominciò
5

u n b U 1\ B 3 1

presto B sturbarsi, pel male eli gotta che ti gridi pubblici, Vìva Rovere e Feltro,
neramente l'assalì, rimanendo attratto su nobile cavallo fece il giro per tutta la
ne'membri, tutto soffrendo eon mirabi- città. Nella cominciarono nella
sera si

le fortezza d'animo. La stravagante sta- sala l'esequie da' due cleri e da infinito
gione del i5o8 inasprì il male, onde nel numero d'altre persoue; indi coll'accom-
febbraio condurre in lettiga a Fos-
si feee pagnamento del nuovo duca fu portato
sombrone, come luogo più temperato e il cadavere in s. Chiara, dalla qual chie-
caldo dello stato. In principio migliorò, sa nella seguente mattina fu trasferito
ma a' 3 aprile ricevuti dal vescovo i ss. in quella di s. Bernardino, e collocato in
Sagramenli,con gran tranquillità rese lo un'arca coperta di grandioso e ricco broc-
spirilo al Creatore, di 3 8 anni, in presen- cato, e posto in luogo allo incontro a quel-
za della consorte Elisabetta, del nipote la contenenti le spoglie mortali di Fede-
Francesco M/e della cognata Emilia Pia, rico suo padre. Per celebrare poi il solen-
dopo aver loro dati amorevoli ricordi nissimo funerale, il duca per renderlo più
per la reciproca pace e il buon governo sontuoso destinò il i maggio, invitando-
de' sudditi che sommamente amava. Con vi con circolale, in cui si sotloscrisse/^/^r
G uid' Ubaldo 1 si estinse la chiarissima e Urbini, Almae Urbis Praefeclus, le
antichissima casa de'couti di Monte Fel- comunità per destinarvi quel maggior
tro,con rammarico e l'universale com- numero di cittadini e piùqualifieati che
pianto di tulli sudditi. Con lui si spense
i fosse possibile, vestiti come conveniva pel-
la gente Fellria che lauto lustro a vea da- lai pompa, faeoltizzando alcuno a pre-
to all'Italia e ad Urbino. 11 cadavere tra dargli il giuramento a nome delle me-
fragranti profumi ù\ portato in un ca- desime. Tutti gli ambasciatori e primari
taletto da' primari di Fossombrone sino cittadini si recarono quindi a condolersi
a' confini d'Urbino, dove gentiluomini i colla duehessa, e ad assistere al magni-
più nobili di questa città vestiti a lutto lo fico funerale nella cattedrale, vestiti d'a-
presero sulle spalle e portarono in Urbi- biti lugubri, come lo era il duca, i suoi ti-

no. Fu incontrato da Francesco M/ fuo- tolali e cortigiani. V'intervennero pure


ri di essa, ed ove perciò eiasi recato nel i vescovi di s. Leo, Fossosnbrone, Fano,
medesimo giorno, e facendolo prendere Pesaro e Osimo, ed il feretrano per es-
da' più nobili della corte volle che si e- sere piìi anziano cantò la messa. Com-
sponesse nella sala maggiore del palazzo piute le sagre ceremonie, Odusio mae-
ducale in allo e supeibo catafalco, ac- stro del defuntopronunziò dotto e bello
compagnandolo con tulio il clero seco- elogio funebre, poi stampato dal cardi-
lare e regolare, e co' confrati de'soclali- nal Bembo. INel dì seguente in còlte si

zi.Nel dì seguente Francesco M." fu ad fece la funzione solenne del giuramento


assistere alla messa solenne nella catte- di fedeltà a Francesco M." I, da' magi-
drale, col gonfaloniere e priori della città, strali e ambasciatori de' luoghi del du-
dopo la quale a voce alta venne Ietto il cato; dopo tal pubblico omaggio, il du-
testamenlo del defunto, in cui lasciava ca cortesissimamente ringraziò tutti, e
suo erede e successore nel ducato il det- si esibì pronto a corrispondere con un
to nipote. Il magistrato allora presentò a relto e amorevole governo, per cui ven-
Francesco Maria 1 le chiavi delle porte ne applaudito e acclamalo cogli auguri)
d'Urlano con molta riverenza; ed esso di lunga e felice vita, ludi il duca atleta
vestitosi chi manto ducale di raso bianco alle domande degli ambasciatoli delle
foderato di broccato d'oro e avendo in comunità, a cui fece molte grazie, onde
capo la berretta ducale, asuon di trombe tosto si acquistò gli aitimi e la battevo
e di tamburi, seguito dulia corte, eira lie lenza de' popoli, verso de' (piali si dunu-
6

3 1 UKB U lì B
siròsempreollimo principe è degno suc- suo splendido palazzo come l'asilo delle
cessore del defunto. Consigliato dalla da- Urbino come
lettere, ì'Atened'Italia. Al-
nnosa Elisabetta a riformare la fami- do Manuzio celebrò la dottrina e la vir-

gliadomestica a cagione del troppo nu- iti del principe, il favore e patrocinio del-
mero, se dovesse aggiungersi alla pro- le lettere e suoi cultori. La magnificen-
pria, rispose Francesco If.'j Che se e- za, la gentilezza e urbanità di sua corte
i agli slato accresciuto uno stato, poteva fornirono argomenti a Baldassare Casti-
anco aumentare il numero de' servi, e glione, onde ritrarre nel suo elegantissi-
massime di quelli, che per debito di gra- mo libro del Cortigiano la vera imma-
titudine e per propria amorevolezza do- gine di questo, e dipingere quegli alti e
vea connumerare fra le cose più care gentili spirili che formavano il più bel-
dell'eredità del duca defunto, il quale con l'ornamento della corte d'Urbino. Sosten-
tanta liberalità gli avea lasciato abbon- ne Guid'Ubaldo con fortezza d'animo 1

dantemente il modo per nudrire que' e con longanimità le molte traversie pub-
che per lungo tempo gli erano stati fede- bliche e private che sempre travagliaro-
lissimi e amorevolissimi servi; e più spe- no la sua
da molti encomiala e dal
vita ,

cialmente que' eh' eransi meritata la sua Baldi descritta. La degna moglie duches-
j>lima, la sua fiducia, il suo affetto, certo sa Elisabetta Gonzaga, di rara avvenen-
il 'attendersi egli altrettanto da loro, per za e castità, di squisitissimo ingegno, di
la felice sperienza falla di essi. In Gui- ringoiar prudenza, d'animo principesco,
d'Ubaldo 1, dice il p. Grossi, non si sa qual fu 1' ornamento e accrebbe la celebrità
virtù più lodare, per le tante che l'or- della corte urbinate; in cui risplendè e-
narono in modo singolare. Nella destrez- r.iaiidio la già encomiata virtuosa, bella e
za del corpo, nel maneggio dell' armi, dotta Emilia Pia. Di Elisabetta ne fu va-
nella condotta degli eserciti fu sì grande, gheggiatore ideale il Castiglione, nella
che i principi e le signorie d'Italia gareg- quale egli contemplava un modello inar-
giarono per affidargli la direzione di lo- rivabile di leggiadria edi virtù, di squi-

ro armate. Scenziato e vei salo in ogni ge- sitezza e soavità di conversare. Meglio è
nere d'erudizione, e in ogni maniera d'ar- leggere il Cortegiano ,
per ammirare il

ti convenienti a un principe, nella dottri- complesso delle belle e distinte doti che
na de'sovrani del suo tempo non ebbe pa- fregiarono Elisabetta , le quali davano
ri. Chiamò alla sua corte gl'ingegni iti brillante risalto alla ducale reggia, ch'eb-
ogni facoltà più eccellenti che fiorivano be l'aria cavalleresca delle più celebri cor-
in Italia, come Bembo, Divizj, Castiglio- ti del medio evo; anche pe'tornei, giostre,
ne, Federico e Ottaviano Fregoso, Giù- feste, giuochi e altri esercizi che vi si fa-
liauode Medici il Magnifico, Cesa re Gon- cevano, tra il canto de' musici , le melo-
zaga e aliti illusili di quella feconda e- die de' suonatori, i versi de' poeti. Elisa-
poca. Alla corte di questo duca furono betta sopravvisse 20 anni al consorte, do-
pure, Piero della Francesca da Borgo s. po avere in assenza del figlio adottivo
a
Sepolcro , celebre nella pittura e nelle Francesco M. I, governato con prudenza
matematiche a cui indefèssamente appli- lo slato d'Urbino, ed essere stala d'ogni
cava, e gli commise molti quadri di figu- opera virtuosa indefessa promuovitrice,
re piccole, che riuscirono bellissimi; e cooperando ancora all'incremento del
Pierantonio Collioda Sauseverino biblio- moule di pietà di Fabriano, come affer-
tecario della paterna libreria, già luogo- ma il sullodato march. Ricci , Memorie-

tenente in Gubbio, e ne godè 1* intima storiche dell'arti e degli artisti, t. 2, p.


lami Marita. Tutti gli scrittori riguarda- 18 e 37. Repenti, che riporta altrettan-
vano in lui il Mecenate più generoso , il to, aggiunge, che alla duchessa si deve
B it n u R r, 3.7
1' origine de' monti ili pietà dello stato accresciuto il dominio e la giurisdizioni;

d'Urbino, non però in tutti i paesi poi do- potè stabilire la sua casa in tale stato,
minati d« 'duchi , rome quello di Pesaro che fu poi sempre annoverata per lunga
fóndalo fin dal 1467 circa. serie d'anni tra le 4 principali di quella
Francesco M.l duca d'Urbino 4.°della celebre città. Simone detto il Grosso, nel-

Rovere (/ .),pronipotediAY.v/o //e nipo- la divisione che fece co'suoi fratelli della
te di Giulio il, ne'quali articoli ragionai Rovere, lasciando il Piemonte, si trasfe-
della grandezza alla quale que' Papi esalta- rì in Savona, o meglio in Albizola o Al-

rono la propria famiglia e quella de'/i'tf- bisola poco distante e suo territorio , ed
rio(t .),ad essi parenti, e di loro origine e ivi co'suoi si stabili. Da quel ramo, dopo
discendenza, colle diverse opinioni degli il corso di più generazioni, discese Leo-
storici. Si tenga presente la già ricorda- nardo, dal quale e da Lucbina Mugnone
ta dissertazione dell'ab. Lazzari:De' si- o Muglione sua consorte nacque Fran-
gnori della Rovere ducili tV Urbino. Ri- cesco poi Sisto IV. Da suo fratello Raf-
getta esso le testimonianze degli scrittori faele della Rovere e dalla moglie Teo-
die la dividono in (\ue rami, l'uno nobile dora Mauerola greca nacquero, Bartolo-
e dovizioso, quello di Torino, signori di meo francescano e poi vescovo di Ferra-
molte terre e castelli, massime Vico Nuo- ra e patriarca d'Antiochia, Giuliano poi
vo, Cinciano e Rivalba; l'altro povero e Giulio 11, Lucbina maritata a Franciotli

abbietto, quello di Savona, ove invece di- di Lucca (la cui figlia Lucrezia Gora
ce fondò la sua si gnoria, e ne uscirono Si- della Rovere sposò Marc' Antonio Co- 1

sto IV, Giulio 11 e gli altri illustri cardi- lonna, onde Giulio 11 concesse allo spo-
nali, prelati, ducili e signori che riporta, so in enfiteusi il suo palazzo a 'ss. Apostoli,
colle signorie cbe possederono e le nobilis- ed in feudo Frascati: Lucrezia fu madre
sime parentele cbe contrassero. Dice Re- di 4 figlie, e fabbricò nella chiesa della ss.

posati, che dal Piemonte si vuole chea- Trinità di Monte Pincio la cappella deb
\es«e origine la nobilissima famiglia del- rAssunta,celebreperle pitture di Daniele
la Rovere, e derivasse da Edmondo oEr- daVoltei ra), Giovanni prefetto di Roma.
mondo fiorito nel 700 dell'era corrente, Reposati ricavò tali notizie dalSansovino,
il quale stabilitosi a Torino, il duca Ran- Origini delle famiglie illustri d'Italia,
gimberlo o Ragimperto con altri 3 no- ove parla de'signori della Rovere, segui-
bili e valorosi signori gli affidò il gover- to da altri scrittori. Ma il vescovo di Gal-
no de' suoi slati, quando si portò a Pa- lese Garimberto, narrando di que'cbe da
via con grosso esercito dopo la morte di bassa fortuna pervennero alle somme di-
Cuniberto re de'longobardi, per aspira- gnità, dicecheSisto IV nato in Albizola,
re al trono, contro Luitperloe il suo tu- favorito e amato da'della Rovere di To-
tore Aspraodo. Si vuole, the a Ei inondo rino, divenuto Papa riconobbe Custofo-
fu data a difendere quella pai le della cit- ro della Rovere eli Torino, e lo fece ca-
tà di Torino che riguarda I' Alpi, e per- stellano e cardinale; ed io aggiungerò che
ciò nella sua bandiera facesse colorire la morendo dopo un anno, nello slesso creò
figura d' una Quercia d' oro, per distin- cardinale il di lui fi afelio, come narrai
guerla da quelle de'3 colleghi, e quindi nelle loro biografie,i cardinali vantali* 1

venisse denominato signore della Move- doi Rovei eschi. Vuole inoltre Garimber-
re, cognome e stemma che usarono di- to,che Sisto IV sia nato da Isotta figlia di
i

scendenti. Nel 701 vinto Luilperto da Giovannino da Castiglione genovese e da


Rangimperto, questo divenuto re de'lon- Giuliano da Lltn luogo dàlia riviera di
gobardi, dichiarò il solo Ei mondo vice- Genova alle radici dell' A pennino; che do-
rè di Torino e paesi circonvicini, dove po la morte del padre da fauciullo si ri-
8 7

3 1 li r n li R B
covro in casa de'Rovere signori eli Vico- spera fortuna presto perde la sposa nel
nuovo torinesi, e vi attese agli studi, in- 1
4 né andò guari che la raggiunse
t*
9

di francescano e coll'acutezza dell'inge- nella tomba, senza lasciar prole. Si pon-


r
gno e la molteplice dottrina pervenne al ilo vedere M. Chasot, Genealogie.? de
:

generalato dell'ordine suo,al cardinato,al Maisons Souveraines : Com-


toutes les
papato, avendo da'della Rovere suoi be- Ducs d' Urbirij t. 2, p. 465. Dna
ics, et
nefattori e parenti preso cognome e stem- d'Urbin issus de la Maison de la Ro-
ma; indi arricchì e nobilitò i nipoti, con vere, p.477- Marchesi, La Galleria del-
signorie e dignità ecclesiastiche, uno de' l' t. 1. Già parlai, come Francesco
onore,
quali Leonardo fece Prefetto di Roma, M. a nacque da Giovanna Feltriti e da
nel quale articolo narrai, che tranne al- Giovanni della Rovere signore di Si/ri-
cuna interruzione , tal cospicua dignità gaglia e di IWondavio, duca di Sora e
passò all'altro nipote Giovanni ea'duchi Arce ec, il quale figlio di Raffaele fra-
d'Urbino, cioè rimase nella famiglia dal tello di Sisto IV, questi nel nipote Gio-
1 4-7 J ali63i inclusive, descrivendo l'a- vanni trasferì le grandezze del defunto
a
bito che indossavano e diverse loro no- Leonardo altro nipote. Francesco M. eb-
tizie. Il p. Grossi non volle occuparsi in be a maestri il celebre Odasio, che lo era
ricerche sulla famiglia
o della Rovere e sui stato di Guid'Ubaldo I,e Antonio Cristia-
r
principii del suo ingrandimento ,
proba- ni daSassoferrato dottissimi. Mg. Gentili,
bilmente perchè molti scrittori la dicono De Eccl. Septempedana, t. 3, p. i 85, vi

oscura, il che fa più onore e gloria a chi aggiunge Tarquinio Gentili de'signori di
colle virtù e l'ingegno seppe elevarsi, e Rovellone da Sanseverino, che qual pag-
sostenersicon lustro edecoro, quanto de- i gio de' duchi d'Urbino avea dato saggio
ìivatida antichissime e nobilissime fami- d'ottima condotta e di sapere; poi castel-
glie. 11 prete Agostino M." Monti, Com- lano della rocca di Sinigaglia, dove si fe-
pendio di memorie liistoriche della città ce ammirare per prudenza e destrezza.
di Savona, ragionando de' suoi illustri, Pare che sia stato suo aio, come lo fu

m'istruisce a p. 35 1, che Leonardo Ara- Pietro Tiranni nobile di Cagli. Al rife-


gonio duca di Sora. (come lo dissi in ta- rire di Gio. Battista Leoni, scrittore del
le articolo), trasse i natali da Bartolomeo duca, questi non ebbe molta erudizione
fratello di Sisto IV, e presago di sua fu- di lettere, per essersi da giovinetto con
tura grandezza, divenuto lo zio cardinale, tutto il fervore applicato alla milizia, nel-
rifiutò nozze private, dicendo che solo re- la qual professione si distinse da suo pa-
a
gia sposa a ciò poteva obbligarlo. La pro- ri. Rileva Grossi, che Francesco M. I, na-
mozione dello zio al papato autenticò il to con ingegno vivace e con animo gran-
di lui detto, poiché creato prefetto di Ro- de, profittò assai degli esempi di Guid'U-
ma si unì in matrimonio con Giovanna baldo I, e più ancora nella scuola dell'av-
d'Aragona figlia naturale di Ferdinando versità e depravagli, da cui fu tribolata
I re di Napoli , colla dote del ducato di la vita di quel principe egregio. L'indole
Sora, di A ree poi ducato, del marchesato sua generosa, l'educazione domestica, la

d'A rpino, del la baronia di Rocca Gugliel- fortuna de'tempi lo portarono al mestie-
ma, della signoria dell'Isola, col regio co- re dell'armi, nel quale riuscì eccellente.
gnome d' dragona. Inoltre conseguì la Non fu per altro degenere da'suoi avi nel
dignità di contestabile del regno di Napo- favorire le lettere e nel proteggere i dotti.

li , incontrò col cugino conte Girolamo Scampate le insidie del Borgia, dichia-
Riario gli oratori di Ferdinando V re di rato figlio adottivo dallo zio, quando l'al-

Castiglia e d'Aiagona, e molto si segnalò tro zio Giulio II lo condusse seco per l'im-
in alcuni fatti d'armi. Ma fra tanta pro- presa di Perugia e Bologna volle che gli
URB URB 3, 9
si comunicassero- tutti gli affari, scorgen- le legato speciale dell' esercito l'impresa,
do in lui pronta e meravigliosa capacità si mostrò negligente e poco concorde col
nelle cose di guerra e in qualunque alito duca, di cui progressi forse vedeva di
i

maneggio, e nelle scara m uccie di Bolo-, mal occhio. II duca assediando il forte
glia die saggio di coraggioso ardire e di Russi, energicamente l'eceitò a recarsi al
bellicoso ingegno. Divenuto duca, Giulio campo, ed a non più tardare gli urgenti
11 l'inveiti degli stati del padre adottivo, provvedimenti e le munizioni di cui era
per se, figli e nipoti fino alla 3/ gene- bisognoso l'esercito, per espugnai Io; men-
razione, coll'annuo censo e canone di fio- tre già l'imperatore e il re di Francia al-

rinii3oo d'oro di camera; e così l'anti- leali operavano contro i veneti nella Pu-
ca contea di Monte Feltro con altri slati glia e in Lombardia ; fece il cardinale
passò dalla casa Feltria a quella della Ro- molte promesse, ma non fatti. Riparò il

vere, J ti il i concesse ancora a Francesco duca cogli artifizi, e con questi potè disfa-
BI.* II, per gè e discendenti, il castello di re Giovanni greco, succeduto al Manno-
s. Lorenzo Campo. Volendo Giulio II
in ne, fare anch'esso prigione, e far cedere
ricuperare alla s. Sede la Romagna, formò Russi, contribuendovi la notizia della vit-
la lega di Cambra^ contro veneziani che i toria riportala da'francesi a Ghiarradad-
in buona parte l'occupavano, nel 5og lo i <la, la quale sconcertò la repubblica ve-
dichiarò capitano generale di s. Chiesa per neta. Incamminatosi il duca coll'esercito
la guerra, che in tanti luoghi descrissi, a Ravenna per assediarla, intento saga- i

ed egli passò a Bologna per fare la ras- ci veneziani vedendo la necessità di ce-
segna dell'esercito che vi si adunava, ivi dere, inviarono a Cotignola dal cardinal
nel giorno di s. Francesco ricevè con pom- Alidosi, il segretario della repubblica Ca-
pa dal cardinal Alidosi legato di Bologna roldo per venire a composizione e con-
e Romagna l'insegne ilei generalato nella segnare dominii di Romagna, a tal ef-
i

chiesa di s. Petronio. Tornato il duca ad fetto domandando sospensione d'armi e


Urbino per disporre le cose del suo stato, di spedire all'ambasciatore veneto in Ro-
a consiglio della duches-saElisabella passò ma, affinché ordinasse l'evacuazione. Il
in Mantova a celebrare privatamente il cardinale stranamente pretese, che sen-
convenuto matrimonio conEleonoraGon- z'altro si dovesseroa lui consegnare i luo-
zaga, e tosto d'ordine del Papa assunse ghi occupati, tolse al Caroldo le scrittu-

il comando dell'esercito e di sue soldate- re e l'istruzioni, e lo fece porre in ceppi,


sche. Giulio Il intimò con monitorii terri- pretendendo che ordinasse la consegna.
bili a'veneli di restituire Rimini, Faen- Commosso il duca da tal biasimevole pro-
za, Ravenna e Cervia co'loro contadi, i cedere, che offendeva il gius delle genti
quali non avendo ubbidito, cominciò la e frastornava il riacquisto di Ravenna, or-
guerra, la pubblicazione degl'interdetti e dinò la liberazione di Caroldo e la resti-
dellescomuniche contro la repubblica. tuzione delle scritture. 11 cardinale per
Brighella per la .*, dopo sanguinosa bat-
i vendicarsi, prima promosse che il soprag-
taglia, lo presa e abbandonata al sacco, giunto corpo di 4ooo svizzeri espugnas-
giungendo a tempo il duca per preserva- se Ravenna, con dolore del duca che post
re luoghi pii e le donne, e Manfrotie su-
i in opero tutl.i la saggezza per rimuove-

premo capitano veneto restò prigione. Le re l'esercito dalla concepita speranza ilei

milizie pontificie indi occuparono tolta botliuo,e ridusse gli svizzeri all'ubbidien-
Grano roto e l'altre terre del con-
la valle, za ; poi occultamente per togliere al du-
tado di Faenza, essendo composto d'8ooo ca la gloria della ricupera di Ravenna .

fanti ei (ino eavalli valorosi; ina il cai (li- Scrìsse a'reltori veneti della medesima e-
nai Alidori, che doveu accompagnare «pia sorlandoli a venir con lui ad accordi ve
32o URD UR B
dendo imminente la rovina della citili ,
liano, il Papa di sua inno-
che persuase
perchè duca non polendo frenare l'e-
il cenza e glielo presentò qual amico e af-
sercito avea risoluto d'assaltarla e met- fezionatissimo alla s. Sede e a'della Ro-
terla a sacco, e ciò mentre il duca trat- vere, per cui fu accollo benignamente e
tava col Caroldo con ragionevoli modi e onorato daGiulio II. Questi essendosi pro-
riguardi alla repubblica che stimava. I posto di cacciar i francesi rimasti in Ita-
rettori cederonoal legato e al duca la roc- lia, si collegò colla Svizzera, anche per
ca e la città , ed ambedue vi entrarono punire il duca di Ferrara (V.) Alfonso
sotto baldacchino, impedendo il duca che I partigiano de'medesimi, non che co've-
le genti del cardinale e gli svizzeri s'ab- neziani e col re di Spagna, dichiarando
bandonassero a depredare veneti e gli i capitano generale di sue milizie il nipote,
abitanti. Col contegno del duca appena il quale nel maggio 1 5i o tornò colla mo-
si presentò a Cervia Tot tenne, ed entrò glie a Urbino per maturar l'impresa. A
col cardinale sotto baldacchino in Rimi- tal fine raccolse e ordinò 800-0 uomini
ni, dopo aver con cortesi modi superato d'arme, 700 cavalli e 6000 fanti. Con
con esso altri dissapori. Così la guerra questo esercito unitamente al cardinal A-
cominciata n'i5 aprile 509 terminò l'ul-
i lidosi a'3o luglio die principio all'ostili-
timo di maggio, e tornando il duca ad tà contro il duca di Ferrara, con pren-
Urbino, come spoglie ebbe l'artiglierie di dere JYlassaLombarda, Bagnacavallo,Cen-
Rutti, ricolmo di lodi per la prudenza e to, la Pieve, Cotignola, Lugo, la cui roc-
valore usato di 19 anni. Il Papa ad onta ca difendendosi con valida resistenza, il

delle contrarie rimostranze de' collegati, duca mandò ad assalir la Bastia, per ef-
cessalo il motivo del suo risentimentoco' fettuarne I' espugnazione in tal guisa :

veneti, si pacificò con essi e gli assolse pa- s'impadronirono di quanto in Romagna
ternamente.Tornato il duca inUrbino, fe- possedeva Alfonso I sino al Po. France-
ce venir da MantovaEleonora Gonzaga e sco M." I si fermò in Ravenna per riordi-
con essa si recò a celebrar solennemente lo nar le genti e proseguir l'impresa. Frat-
sposalizio, ricevendo dalla corte e da'per- tanto il 0,000 svizzeri co'4oo cavalli ca-

sonaggi della gran città moltissimi onori, latiinLombardia,furono tanto travagliati


non meno come nipote del Papa che per da'francesi, che tornarono alle loro case.
T'operato nella guerra di Romagna, ce- Divenendo perciò dubbiosa la guerra di
lebrato qua] prode capitano. Tra le altre Ferrara, Giulio lì deliberò di passare in
pompe romane colle quali si solennizza- Bologna, per far cosa grata al nipote, giac-
rono le feste sponsalizie, ricorderò la cor- ché il cardinal Alidosi procedendo con
sa dell'anello in piazza Navona, e la ma- incerta e ambigua fede, dipendendo prin-
scherata appi-esentante
1 la vittoria di Ro- cipalmente daini l'esito della guerra, spe-
magna, che fu giocondissimo spettacolo, rò il duca colla presenza del Papa mi-
essendosi figurataRoma trionfante su ma- gliore esito. Profittando il cardinale, che
gnifico corro cogli analoghi simulacri. Pas- Modena era senza presidio,con intelligen-
sando intima amicizia tra'Medici e Fel- i za de'potenti Rangoni, trattò d'impadro-
tri,Giuliano il Magnifico nella cacciata nirsene, il che eseguì Francesco M. \3 e

da Firenze di sua famiglia era stato ma- vi deputòalla custoiliaMarc'Antonio I Co-


gnificamente ospitato in Urbino da Gui- lonna. Indi voleva occupare Reggio ove
d'Ubaldo I. Dipoi caduto in sospetto di potevansi fortificare i nemici, e per assi-
Giulio 11, che brigasse in Bologna pe' curare Modena e Bologna; ma il legato
a
Beoti voglio, ordinò a Francesco M. 1 di volle che marciassesu Ferrara per l'in-
si

farlo arrestare e condurlo in Roma. Ma telligenze che vi avea, caduta la quale tut-
il duca suggerì tal savio contegno a Giu- to il rimanente nera conseguenza. Il Pa-
,

URI) URB 3ai


pn era partito da Roma ili.° settembre nel campo francese, ed avendo pochi aiu-
i5io, accompagnato da molti cardinali, ti dalla lega. Avuta notizia che i france-
e perAncona giunse a Si rigaglia ove dor- si volevano sorprendere Bologna, riavu-
mì: a'i3 arrivò a Fano, incontrato dagli tosi alquanto dal male, l'intrepido Giulio

ambasciatori della città di Fossombrone. II indusse prender l'armi, sco-


la città a

Venne ospitato nel palazzo pubblico, ri- municò Alfonso Chaumont condot-
I e
cevuto dal cardinal Alidosi e da'eommis- tiero dell'esercito francese con questo, il
sari dell' esercito, co* quali trattò della quale si allontanò da Bologna. Risoluto il
guerra, raccomandando a'deputati della Papa a far la guerra offensiva, il nipote
Marca la diligente spedizione de'soccorsi prese e saccheggiò Sassuolo e Concordia
di gente e di vettovaglie. 1 fanesi dona- di Modena , e passò ad espugnar la Mi-
rono a Giulio II 4° «ubbie d'orzo, 4 di randola difesa da Alessandro Trivulzi.
grano ridotto in pane, 4° misure di vi- Vedendo Giulio II che si procedeva len-
no , 200 paia di polli e 4° di colombi tamente, malgrado la sua età , deliberò
molta selvaggina, 4 vitelli, 4 castrati, 5o i accelerar l'impresa colla sua presenza, con
libbre di confetture, 140 libbre di cera ,
istupore di tutti. A nulla valsero le sup-
1000 di paglia e 800 di legna, le quali pliche de'cardinali e i biasimi di altri, per
cose ricevè con ispeciale gradimento. A' distorlo dall'ardua e pericolosa risoluzio-
16 partì per Pesaro e per la Romagna ,
Bologna a'2 gennaio i5i
ne. Partì da 1

entrando in Bologna a' 22, e poi nel accompagnato da 3 cardinali e giunto ,

concistoro dell' 1 dicembre creò lega-


1 nel campo alloggiò nella casetta d'un vil-

to contro il duca di Ferrara il cardinal lano, sottoposta a'colpi dell'artiglierie ne-


Vigerio. Tutto narrando il p. Gattico miche; e non perdonando a verun' arte
e 1' Amiani. Mentre l'esercito si avvi- e fatica per ottenerla vittoria. Finalmen-
cinava a Ferrara, francesi, come il du- i te i mirandolani, perduta la speranza de'
ca avea preveduto, minacciavano Mo- soccorsi, e avendo l'artiglieria fatto gran
dena, onde gli convenne accorrervi, cre- breccia , temendo di non poter resistere
scendo sospetti contro il cardinal Ali-
i ad un altro assalto, mandarono amba-
dosi che favorisse segretamente francesi, i sciatori al Papa per la resa, salve le per-
onde tutti temevano qualche insidia. Fu sone e le robe. Il Papa l'accordò, purché
per questo , che rimosso dalla legazione Trivulzi e altri capitani restassero suoi
dell'esercito, gli fu sostituito il Vigerio; prigioni, e un compenso in
la terra dasse
nonostante per l'amore che avea per lui denaro a'soldati per sottrarsi dal promes-
il Papa, ebbe in aimministrazione la chie- so sacco. Giulio II ad ore 2 de'20 gen- 1

sa di Bologna allora vacata, e gli fu con- naio entrò trionfante nella Mirandola,
servata la legazione di Bologna e Roma- facendo la corte e curia papale di ciò
gna. I francesi offrirono la battaglia al feste in Bologna , ove ritornò e poco si

duca, il quale inferiore di forze, disse do- trattenne, recandosi perLugo a Ravenna
ler solo difender Modena. Afflitto il Pa- a' 18 febbraio. Notai nel voi. LII, p. 181,
pa per la vicinanza de'franeesi e l'auda- che in Pesaro si conservava la sella di
cia d'Alfonso 1 che resisteva a' veneziani Giulio II e la corazza indossata nella
intorno al Po,e infestava la Romagna, non guerra di Mirandola; e nel voi. XLV, p.
che pel conciliabolo francesedacuiera mi- 1 17, che nell'armeria del Vaticano vi è
nacciato, pel quale fiorentini offrirono i lai «natura usata da Giulio II. IH più nel
Pisa (T .); per tante angustie cadile gra- voi. XX XIX dissi che nella cappella del-
vemente infermo non potendosi inoltre
, la s. Casa trovasi la p;illa di cannone bui
fidare del suo soggiorno pegli affeziona- ciata contro Giulio 11. Il duca coli' eser-
ti che aveano i Bentivoglio, i quali erano cito si rivolse verso Ferrai?, che minai:
voi. lxxxvi. ai
3ia URC une
ciò ti'uBonilenoeFinalc; e pel terrore con- motivo, nel modo che narrai in quell'ar-
cepito da Alfonso I, egli sollecitò i fran- ticolo,talmente s'inasprì d'indignazione
cesi a soccorrerlo. Chaumont stette in for- e vendetta, che andato in cerca del car-
se pegli alloggiamenti inespugnabili del dinale e trovatolo presso la chiesa di s.

duca d'Urbino, benché bramava ricupe- Vitale l'uccise, e con un solo de'suoi tor-
rare la riputazione pel ritiro da Bologna nò a Urbino. Il Papa inconsolabile par-
e per avejr lasciato Mirandola senza aiuto. tì da Ravenna, e per Rimini pervenne a
Per consiglio diGio.GiacomoTrivulzi tor- Pesaro e Fano, ne'quali luoghi pernottò,
nò sotto Bologna, almeno per sloggiare il così in Sinigaglia; indi per mare recossi
duca, e senza battaglia liberare Ferrara ; in Ancona, ed a'27 giugno rientrò in Ro-
mentre il Papa a istanza del re di Spa- ma. Ivi citò il nipote, perchè dasse conto
gna reintegrò i Pico delia Mirandola cac- della morte del cardinal legato. Egli com-
ciali da altri, e consegnò Modena all'am- parve, e avuta la casa per carcere con ,

basciatore imperiale come giurisdizione sicurtà di 100,000 scudi, attese a difen-


dell'impero. Assicurato il duca che fran- i dersi dal fisco, dal quale con ogni sorta di
cesidisegnavano sorprendere Bologna, rigore e di severità si procede contro di
che per le segrete insinuazioni de' Benti- lui avanti 4 cardinali deputati giudici del-
voglio cominciò a tumultuare, ad essa si la causa.Finalmente avendo il duca pro-
avvicinò coll'esercito. Allora si adoprò il vato con molte scritture autentiche , e
cardinal Alidosi ad uscir della città per valevolissimi testimoni, tra l'altre molte
unirsi al duca, e di farvi entrare Ramaz- accuse che si davano al cardinale, i ma-
zottoconiooo fanti; ma non riuscendo- neggi, i trattati e 1' intelligenze segrete
gli e vedendo il mal animo de'bolognesi, tenute co' francesi contro la s. Sede e la
senza parteciparlo al duca si ritirò verso persona del Papa; e specialmente l'aver
Imola, antica signoria di sua casa, che a- consiglialo e fomentato l'iniquo scismati-
spirava ricuperare a mezzo de' francesi, co concilio Pisano, fu con solenne sen-
rifugiandosi a Castel del Rio ov'era nato, tenza assoluto per giustizia con approva-
o per timore o per fellonia. I bolognesi zione di tutto il sagro collegio, e restitui-
partigiani de'Bentivoglio,prima dell'alba to e reintegrato con ispecial bolla degli
de'22 maggio con gran tripudio ammi- slati, dignità e titoli da' quali era stalo
sero in città Annibale ed Ettore o Erme- sospeso, anzi si pretendeva decaduto per
te Bentivoglio. Sia ccusa il cardinal Alido- l'omicidio. Questo castigo durò 5 mesi,
si d'aver fatto capitani de' partigiani de' dopo i quali fu rimesso come prima nel-
Bentivoglio, i quali formarono le compa- la grazia e amore del Papa zio, che gli

gnie co'loro seguaci, ad alcuni d'essi con- donò 12,000 scudi per tornare nel suo
segnò le chiavi delle porte della citlà e slato. Tanto narra Reposali col Murato-
così fu facile l'ingresso a'francesi, capita- ri. Per cui avendo riferito altrove col No-

nati da Gastone di Foixduca di Nemours. vaes, che malato a morte Giulio II nel-
Il cardinal Alidosi
portò quindi celere-
si l'agosto 1 5 1 2, perdonò il delitto al nipote,
mente a Ravenna dal Papa, e attribuì a devesi intendere, mentre pendeva la cau-
Francesco M/ 1 tutta la colpa di sì gran sa. Divenuto il cardinal de Medici, poi
perdita, quando vi era ben fondato so- Leone X, legato di Ravenna e di Bolo-
spetto, che tra esso legalo di Bologna e gna, seguì la famosa battaglia di Ba veli-
Romagna, e i francesi passassero segrete na l'i 1 aprile idi 2, vinta da'ti ancesi che
intelligenze, e da lui fosse proceduto o- occuparono la città, dopo gravissime per-
gni disastro. Giunto in Ravenna anche dite e la morte di Gastone. Frattanto un
il duca a'24 maggio, né potendo ottener gran tracollo aveano patito francesi in i

udienza dallo zio sdegnalo, e intesone il Lombardia, per cui il duca esortò lo zio
R B URB 323
b prevalersi dell' occasione , e con gente si recarono a prenderne possesso; ma Ga-
d'armi s'avviò per Ravenna, lusingando leazzo Sforza zio del defunto pretenden-
si ohe al suo comparire ne fossero eaceiati done il dominio , si ricoverò nella rocca
i francesi ; e così avvenne, ricuperando per difendersi. Comparso però il duca col-
ancora con molta moderazione il resto di l'esercito, Galeazzo si persuase a eedere
Romagna. Pe'quali successi, i bolognesi col compenso di 20,000 ducati pe' beni
stanchi del nuovo dominio de' Benlivo- allodiali, sborsali dal duca, che ne rimase
glio,con pubblico decreto li cacciarono, pacificamente in possesso e vi ordinò il go-
ed essi per sempre si ritirarono in Ferra- verno pontificio. E siccome oltre tal som-
ra. I bolognesi tornarono all'ubbidienza ma, egli ne avanzava dalla camera apo-
della Chiesa, e ne diedero il possesso al stolica altre maggiori pe'suoi slipendii e
duca, che col l'esercito vittorioso marcia- spese fatte negli ultimi conquisti, ed es-
va sulla città e a' 3 giugno vi fece il suo
i sendo l'erario papale esausto, Giulio IT

ingresso col cardinal Gonzaga successo col consenso del sagro collegio, investì
nelle legazioni del cardinal Medici.Fer- Francesco M. a l di Pesaro e suo territo-
mo sempre il Papa nel proponimento di rio, non ascoltando l'istanze fatte da'
cacciar d'Italia francesi, comandò al du-
i pesaresi a favore di Galeazzo. La signo-
ca, dopo aver presidiata Bologna, andas- ria fu conferita in vicariatocon bolla de'
se a unirsi co' veneti e gli svizzeri, che già 16 febbraio i5i3 da Giulio II, il quale
in numero di 20,000 aveauo costretto i voleva dare al nipote anche la città di Sie-
francesi a ritirarsi in somma confusione na poc'anzi da lui segretamente comprata
verso Milano. Perciò il duca ebbe la glo- dall'imperatore per 3o,ooo ducati d'oro,
ria di far l'acquisto di Parma e Piacenza, ma non potè effettuarlo essendo morto
d'antiche ragioni della Chiesa, e così di a'21 di detto mese. Inoltre Giulio II a
Reggio, Alfonso I essendosi alquanto pa- vea dato al duca il palazzo del cardinal
cificato col Papa. Agli svizzeri poi riuscì S intorio in Roma, il quale dipoi grande-
di costringere i francesi a ripassar l'Alpi, mente ampliato da'Pamphilj è il Palaz-
e così Giulio II liberò da loro l' Italia, e zo Parnphilj Boria sul Corso (^.)- Pe'
il duca non ebbe più luogo di combat- Rovereschi il ducato d'Urbino venne au-
terli. Siccome il Papa voleva che si ve- mentato del vicariato di Mondavio e del-
desse la causa d'Alfonso I secondo giusti- le signorie di Sìuigaglia e di Pesaro, ar-
zia, intanto fece dalduca d'Urbino oc- ticoli che vanno tenuti presenti per le no-
cupare Cento, la Pieve e le terre di Ro- tizie de'duchi della Rovere,non meno che
magna spettanti al duca di Ferrara, co- diversi paragrafi de' luoghi descritti in
me pure Carpi, Brescello, s. Felice e Fi- quest'articolo, per cui sarò d' ora in poi
nale. Di più il Papa gli commise di sor- ancor più compendioso. Dopo 17 giorni
prendere Ferrara , il che dispiacque al di sede vacante re>lò eletto Papa il car-
nipote, per non poter guerreggiare i fio- dinal de Medici col nome di Leone X, e
rentini, a favore de' Medici, che Giulio il duca d'Urbino, con qne'di Ferrara e
il,amorevole di essi, volle ristabilire nel di Camerino ne addestiò il cavallo che
governo di Firenze, pel particolare affet cavalcava al solennissimo possesso, oltre
lo che avea verso quella casa, e vi riu- il nipote del Papa Lorenzo de Medici.
scìpienamente. Quanto a Ferrara, l'in- Narra il Cancellieri nella Storia de'pos»
temperie impedirono al duca di avvici- sessi, che fra* 5 gran vessilli quello del
narsi. Morto a'/) agosto 1 ^12 Costanzo II duca d'Urbino quale Capitanco l
signore di Pesaro senza prole, e ricaduto siac , collo stemma del Papa, lo portò
Io stato alla s. ScdCj il duca d'Urbino col Francisco di San Severino dal mettasi
cardinal Gonzaga lecito della Marca vi mo a ciò deputato. Il duca cavalcò dopo
3?4 URB URB
j principi assistenti al soglio, seguito da' tenta di governarsi Firenze ad arbitrio
suddiaconi apostolici: l'accompagnavano de' Medici) e Lorenzo allevato
il figlio

molli signori e cavalieri. Era vestito d'a- nella medesima, sempre opposto a si era
bito nero di velluto e raso, come i suoi sì strana deliberazione. Perciò il duca si
staffieri, per dimostrare il dolore per la sottomise , anzi ottenne la condotta di
morte del zio Giulio II. Riferisce Repo- 1 000 fanti in tempo di guerra. Nell'ab-
sati, che l'esaltazione di Leone X riuscì boccarsi Giuliano col duca, questi facen-
sommamente cara al duca, perciò in tut- do cadere il discorso su quanto si voci-
to lo stato suo fece pubbliche allegrezze ferava, francamente Giuliano gli confer-
come fosse stato un parente. Intervenne mò ch'egli non avrebbe mai comportato
alla coronazione e possesso come Pre- che i favori ricevuti da lui e zio con sì
fetto di Roma , con 24 gentiluomini a nera ingratitudine fossero ricambiati. Giu-
cavallo e 24 staffieri, vestito insieme con liano ammalatosi in Firenze, morì poi a'

tutta questa famiglia di drappo nero, per 17 marzoi5i6. Nel tempo dell'infermi-
onorare in uno la solennità, e conserva- tà Leone X, senza nulla partecipare al
re il duolo per la morte dello zio. 11 Pa- duca, con bolla deli. marzo lo privò del
pa lo accarezzò, e con brevi confermò i ducato e degli altri stati; terribile riso-

suoi stati, dignità e prerogative. Nel par- luzione preceduta da altre disposizioni
tire da Roma, il Papa e suoi parenti con i pregiudizievoli. Poiché sostituì al gene-
amorevoli trattamenti l'assicurarono del- ralato i I suo nipote Lorenzo de Medici, e
la loro antica amicizia; laonde tornò a Ur- negò le paglie de' 1000 fanti a lui desti-
bino con gran speranza che il pontifica- nati, econ imperioso cornandogli ordinò
to di Leone X gli fosse propizio come di unirsi con esso. Insistendo il duca sul-
quello dello zio. Ma nel 1 5 4
1 il Pap a P ei '
la paghe, ebbe ordine di non muoversi,

la libertà d'Italiavolendosi opporre a' ed allora ricusando quelle genti di par-


francesi che s'incamminavano a ripren- tire senza di lui, si sbandarono. Interpre-

dere il ducalo di Milano, dichiarò capi- tatosi tultociò per disubbidienza, si rin-
tano generale delle milizie pontificie Giu- facciò al duca l' aver mandato nel mag-
liano de Medici il Magnifico suo fratello, gior fervore della guerra tra Giulio li e
con sommo pregiudizio del duca d'Urbi- la Francia, il Castiglione al soldo del re,
no, al quale intimò che dovesse colle sue quasiché parteggiasse per lui , e special-
genti andar a servire in quella guerra co- mente morte del cardinal Alidosi, al-
la

me feudatario della Chiesa. Si esibì il la cui assoluzione avea convenuto Leone

duca di andarvi volentieri, ma col grado X come uno de'cardinali giudici ; nondi-
antico dal Papa confermato ed inutil- , meno questi apertamente cominciò a di-
mente riuscì la domanda. Imperocché i chiararsi di volerlo privare dello stato.
cardinali parenti e amici del duca lo av- S' interpose il re di Francia ,
pacificatosi

visarono dell' impegno preso dal Papa, con Leone X, senz'effetto, perché il Pa-
che per assicurare nella sua casa il domi- pa fece appello alle convenzioni della le-
nio di Firenze, avea deliberato dare ad ga, che gli vietava il prendere la prote-
essa il principato d'Utbino,col quale e col- zione de'feudatari, e dover prestare aiu-
l'unione di altri stati in Toscaua, impor- to contro di loro se richiesto. Adunque
re a'fiorentini. £ che il fratello Giuliano trattatocome preleso reo di ribellione,
il Magnifico , memore dell' ospitalità e ne'primi del i5i6 si erano cominciati i
-

benefizi ricevuti dalla corte d'Urbino, col- monitori contro ! il duca ,


perché si pre-
lamoglie Alfonsina Orsini (ambiziosissi- sentasse nella curia romana. Inutilmente
ma che continuamente pressava il Papa si portò in Roma a perorare la veneranda

cognato per lo slato d'Urbino, uon con- duchessa Elisabetta, benemerentissima


URB URB 325
a
della casa Medici , offrendo il primoge- ca Francesco M. I. Questi trovando che
nito del duca per sposo d'una nipote del 2000 svizzeri ,
partiti da 'francesi dopo
Papa con qualunque dote. Il Papa fu ir- 1' acquisto di Brescia, siponevano a sua
removibile, sempre ripetendo che il du- disposizione, volle tentare di soccorrere la
ca dovea recarsi in Roma secondo l' in- piazza, quando nel settembre i 5i 6 sep-
timazione fiscale. Spirato il monitorio, pe che non senza tradimento s. Leo avea
LeoneX fulminò terribile scomunica con- ceduto. Non per questo atterrito, e dopo
tro il duca, lo privò degli stati ,scirlse i l'accordo di Verona licenziandosi solda- i

sudditi dal giuramento di fedeltà; e ad ti, gli assoldò ocon denari o con promes-
istigazione de' ministri pontifìcii, quelli se per tentare il riacquisto del ducalo,
del re diSpagna s'impadronirono del du- perciò prendendo denaro in prestito e
cato di Soia e di quanto il duca possede- vendendo quasi tutte le gioie della mo-
va nel regno di Napoli. Fu inoltre il du- glie. 1 ministri imperiali, francesi e vene-
ca privato di tutti i titoli, dignità ed e- ziani, invece d'impedirlo, assai disgustali
molumenti, con orribile maledizione e- della condotta del Papa, animarono i sol-
stensiva a chi l'avesse protetto o vi aves- dati e i capitani spagnuoli e francesi a
se commercio. Mosse poi Leone X l'ar- seguirlo a' i5 gennaioi5i7. Erano que-
mi sue e quelle de' fiorentini per cacciare sti 5ooo spagnuoli, a'qualisi aggiunsero
il duca dallo stato, il quale in questa gran circa 8oo cavalli leggieri comandati dal
perturbazione vedendo implaca-
di cose, Gonzaga signore di Bozzolo e da altri va-

bile Papa, ed principi a cui ricorse per


il i lorosi condottieri. Partirono con poche
pacifica protezione appena secolui con- artiglierie e munizioni a'i
7 gennaio, con
dolersi freddamente, cedendo per allora grave pena di Leone X, conoscitore della
alla violenza de'nemici , travestito e col prodezza degli spagnuoli, dell'implacabi-
più. pregevole che potè raccogliere, parti le odio decapitarli e dell'inclinazione de'
per Mantova colla moglie, il figlio e la popoli del ducato pel Rovere. Rinforzò
duchessa Elisabetta, con universale dolo- col nipote legenti di Romagna per impe-
re de'popoli. Per le rigorose censure ec- dirne il passaggio, ma il piccolo esercito
clesiastiche da cui era allacciato, il duca penetrò per altra via, saccheggiò Grana-
finse di pailiie per Germania, e di not- iolo, mentre Lorenzo si condusse a Ce-
te ritornò e si chiuse in Goito spettatore sena per affrontarlo, quando già era pas-
a
di sue calamità, furtivamente recandosi sato.Entrato Francesco M. nello slato
a trovare la famiglia. Supplicando il Pa- d'Urbino,fu ricevuto con grandi allegrez-
pa d'esser assolto dalle censure, persa- ze dagli alìeziona t'issimi popoli, indignali
Iute dell'anima sua, gli fu duramente ne- de'modi cui era stato trattato, esubito'ot-
gato; ed egli cristianamente propose di si tenne la cessione d'Urbino da Giacomo
non cessare dal rinnovarne le preghiere Rossetto, per essersi il popolo sollevato,
e di ottenere misericordia dal Vicario di restando prigione il vescovo Vitelli,che in
Cristo.Renzo da Ceri occupò tutte le for- nome di Lorenzo governava tostato. In-

tezze; e finalmente il Papa creò prefetto di il duca rivolse l'animo ad impadronir-


di Homo, duca d'Urbino e signore di Pe- si di qualche luogo marittimo, ma pegli a-
saro e Sinigaglia, di Castiglione e s. Lo- iuti domandati dal Papa a' re di Fran-
renzo in Campo il nipote Lorenzo de Me- cia, Spagna e altre potenze , s' aumentò
dici, con bolla deli .°setlembrei 5i6, per Lorenzo, eziandio pc*
d'assai l'esercito di
se , figli e nipoti legittimi e naturali in nuovi assoldati tedeschi e spagnuoli. A
perpetuo. Il suo esercito, unito a quello Pesaro si presentarono a Lorenzo il ca-
de'fiorenlini, occupò tutto lo stato d'Ur- pila no spagnuolo Suarcz e il segretario
bino, tranne s. Leo che si difendeva pel du- del duca Orazio da Fermo , muniti di
326 U R B UR B
salvacondotto, ed esposero in suo nome : e in drappi, e 100 some di grano in pane
Che a cessare la distruzione de' popoli e cotto. Passato nella Marca, Fabriano e
liberare da contese il ducato divenuto altre terre si composero con lui con de-
teatro di varie guerre e scorrerie, in pre- nari che ascesero a 7000 ducali, e quelle
giudizio di chi ne dovesse rimanere si- che noi fecero furono saccheggiate in li-
gnore ,
potevansi decidere le differenze no a Jesi. Con 8000 ducali si liberò An-
fra loro due con combattimento di duel- cona da egual trattamento, e dopo com-
lo,o con determinato numero di persone battimento pure Fermo dovè comporsi
con ciascuno di loro. Rispose Lorenzo, per 1600 ducati. Intanto il re di Spagna,
che accettava la proposta, purché Fran- a richiesta del Papa, fece intimare agli
a
cesco M. lasciasse quanto gli avea occu- spagnuoli di lasciare il duca sotto pena di
Renzo da Ceri, fe-
pato; indi stimolato da ribellione; e l'uditore della camera in no-
ce ambedue carcerare. Dopo due giorni me del Papa promise 3 paghe a'5 capi-
liberò Io spegnitoio e mandò prigione a tani forastieri, se abbandonavano il du-
Roma Orazio. Volendo Lorenzo ricupe- ca. Si venne inoltre ad accordi col duca,
rare Mondolfo, munito dal duca, nel giu- al quale se partiva e deponeva l'armi, si

gno» 5i 7 loslrinsec!'assedio,venendo più. dava l'assoluzione dalle censure estensi-


volte ributtato da'difensori spagnuoli; al- va a tutti suoi, perdono generale a'sud-
i

uno di essi determinò con


lora Piobles, , diti compromessi, alle duchesse il godi-
due compagni d'uccidere Lorenzo, e con mento de'loro beni, e di poter il duca por-
un moschetto prese egli di mira il suo ca- tarsi seco i suoi mobili, armi, artiglierie e
po; ma nell'esplosione del colpo, essen- la libreria di Federico. Volendo Fran-
a
dosi alquanto mosso Lorenzo, locolpì tra cesco M. riservarsi a migliori occasioni,
il collo e le spalle, e fu la ferita riputata accettò e parti perMantova,benchè quan-
co>ì pericolosa che subito fu trasportato to al promesso alle duchesse e al perdono
in Ancona con poca speranza eh' egli po- generale a'sudditi non fu osservato. Così
tesse sopravvivere. Pel ducato si continua- terminò la guerra d'8 mesi, costata quasi
rono alcune fazioncelle con molta gloria un milione di scudi, nella maggior parte
delle genti del duca. E Leone X sostituì pagati da'fiorentini. Durante la guerra si

al nipote ferito, il proprio cugino cardi- coniarono due medaglie, riportate da Re-
nal de Medici, poi Clemente VII , come posati: del Papa con allusione alle vane
legato deputato al comando dell'armala, speranze e sforzi del duca; di questo col-
poi legato di Romagna e governatore per- la leggenda Dux Metaureimum t
e colla
petuo di Fano, mimicissimo di Francesco figura della Fama , insegnando che per
a
M. Aumentate le genti del duca con una rendersi immortale faceva d'uopo d' im-
squadra di guasconi, crebbero le sue dif- prese degne di fama, come avea fatto ri-
per mantenerle; essendo ormai il
ficoltà cuperando il ducato. Ma poi Reposati nel-
paese esausto di vettovaglie, s'incammi- 1' Errata corrige, rigettando l'asserzio-
nò per Perugia e quindi passare in To- ne del Lucchio, soggiunge che la meda-
scana, dove coll'intelligenza de'Petrucci glia del duca fu battuta o negli ultimi an-
di Siena e di molti altri mal soddisfatti ni di sua vita, o meglio dopo la sua mor-
de' Medici , sperava vendicarsi da' tanti te. Mentre Lorenzo era in Firenze cadde
torti e oifese ricevute. Lasciato perciò in infermo e morì a'28 aprile i5[0„ aven-
Urbino il conte Filippino Doria con for- dolo preceduto nella tomba Maddalena,
ze atte a difender la città, ed anco sor- lasciando soltantola figlia Caterina , poi

prendere i nemici ridotti a pochi; asse- regina di Francia, erede di sue ragioni.
diala Perugia, a'24 maggio si accordò col Terminata con lui la legittima discenden-
comune per 10,000 ducati d'oro, in rate za di Cosimo de Medici, ossia del i.° de'
URB URB 1*7
due rami della medesima, l'afflitto Leo- i) Adriano VI mentre trovavasi
fu eletto

ne X riunì alla s. Scile il (.lucalo il' Un nella Spagna, intanto governando il sa-
bino, Pesaro e Sinigaglia , e ilal cugino gro collegio sino alla sua venuta, per mez-
cardinal Medici governatore di Fano
ile zo de' capi d' ordine che mutaronsi per
lece demolir le mora d'Urbino e de'luo- turno ogni mese. A questi il duca iuviò
ghi principali del ducalo, eccettuato Gub- Gio. Maria della Porta, ed a mediazione
bio. A questa città per l'emulazione che de'cardiuali Grimauie Pompeo Colonna,
uvea con Urbino, tanto inclinata pel du- il i.°per antica amicizia(era pureammini-
ca, il Papa rivolse isuoi favori, costituen- stratore della chiesa d'Urbino) e il 2.°per
dola capo del ducalo, e per più indebo- emulazione de Medici, con
col cardinal

lir questo, die a'5 luglio 1020 per com- bolla coucistoriale sottoscritta da tutti i
penso a'fiorentiui la fortezza dis. Leo con cardinali, de' 8 febbraio o 27 aprile, ot-
1

tutta la contea del Monte Feltro e Majo- tenne l'investitura e la ritenzione del du-
lo , in pagamento de' denari spesi nella cato sino all'arrivo del Papa, e la prote-
guerra, per l'occupazione degli stati Ro- zione e difesa de'cardiuali da qualunque
verescbi, tassali a 4 00 >
°o scudi. Dive- atlacco; a condizione di dare il figlio in

nuto nel i52i capitano generale della ostaggio allo zio marchese di Mantova,
Chiesa Federico marchese di Mantova, di non prendere stipendii estranei, di non
il cognato Francesco M." per levare al Pa- molestare i domini» della s. Sede ed a que-
pa ogni sospetto , ottenne da' veneti di sta esser ubbidiente, e di ricevere l' in-

passar colla famiglia in Verona, ricusan- vestitura del ducato dal Papa. Il Monte
do di servire i francesi contro il Papa, e Feltro ancora, meno le fortezze di s. Leo

Carlo V imperatore, per la buona dispo- e di Majolo, come già notai con Lazza-
sizione che questi avea per lui. ri, tutto era tornato all'ubbidienza del
Suonata l'ultima ora anco perLeoneX, duca; ma al diredi Reposati, vi marciaro-
che morì di 46 anni a'2 dicembre i5ii, no contro i fiorentini e occuparono molti
il duca si recò a Ferrara, ove radunato castelli. Il duca ricorse a'cardinali, quali i

un corpo dii5oo fanti, tosto cogli aiuti ordinarono a tutte le città e terre della
de'Malatestaed'Orazio Buglioni s'iugros Chiesa di prender l'armi a favor suo; ma
so il suo corpo di sudditi e di amici che presto i fiorentini lo ricercarono di pace.
lo sospiravano, prese Gradare, fu ricevu- In questo sembra doversi preferire a Laz-
to in Pesaro, invitato da Urbino con io zari il racconto di Reposati. Adriano VI
cittadini; e ricuperò Sinigaglia, Castiglio- entrato in Roma
a'2g agosto 1 522, trovò
ne e s. Lorenzo in Campo che Leone X , che Sigismondo figlio di Pandolfo Mala-
avea dato neh52o in perpetuo, coll'an- testa, antico signore di Ri mi ni , avea oc-

nuo censo di 1000 fiorini, a Gio. Maria cupato quella città, ed cardinali non a- i

Varani; non che il vicariato diMoudavio, veauo potuto ricuperarla; laonde il Papa
che Leone X dopo la morte del nipote a- affidò l'alfare al duca, ch'eragli stato ef-
vea restituito a Fano. Il cardinal de Me- ficacemente raccomandato ila Carlo V,
dici nella sua politica fece in modo che i oltre le favorevoli relazioni di molti car
fiorentini si pacificassero col duca alla dinali, e gli mandò i5oo fanti spaglino-
fine del 1 52 1 , restituendogli la contea di li. Ma il duca senz'armi o violenza alcu-
Monte Feltro, soltanto ritenendosi la cit- na, colle sole persuasioni, restituì Rimiui
tà e foltezza di s. Leo, e Majolo, secondo e la rocca all'ubbidienza della Chiesa. In
ilLazzari. A'4 gennaio 522 il duca espu- 1 di nel 1 52 3 si condusse a Roma con 200
gnò Perugia e vi ristabilì Buglioni, e si i cavalli per presentarsi al Papa, pretto ti
Gubbio pei* attendere all'acco-
ridusse a quale e nella maggior parte della corte
modamento delle cose sue in Roma. A' moltissimo gli giovò la memoria glorio-
328 URB UUB
sa di Giulio II ed ottenne la fot-
suo zio, de stendardo rosso coli' insegna dorata
male assoluzione dalle censure fulminate della repubblica,eil bastone omazza d'ar-
da Leone X, e di uuovo con bolla de*23 gento, segui della suprema autorità sul-
marzo (523, sottoscritta da tutti i cardi- l'armi venete. Allora il duca commise al
nali, rivocate le bolle del predecessore, fu Giovio che formasse la sua impresa, che
iuvestilo del ducato d'Urbino, coìta clau- poi usò sempre. Questa venne simbolica-
sola senza pregiudizio delle ragioni, per mente espressa in una pianta di palma
non danneggiare all'applicazione ch'era colla metà della cima piegata da un gra-
stata fatta a'fiorentini del Monte Feltro e ve peso di marmo col motto Inclinala
di Majolo. La nuova investitura fu a 3." Resurgo, e ciò per dimostrare che la sua
generazione, col consueto annuo censo, e virtù non avea potuto rimanere oppres-
l'obbligo di prendere il sale dalia came- sa dalla violenza della fortuna avversa,
ra apostolica esclusi vamente. Alloggiò nel benché per alcun tempo fosse abbassata
palazzo di s. Marco col cardinal dima- da Leone X. Ammalatasi in Urbino ia du-
ni, e nella partenza il Papa gli commise chessa Elisabetta, il duca colla moglieEleo-
visitar bene Ancona e di fargliene rela- nora corsero da Verona per visitarla: ella
zione. Questo Papa separò dalla lega co' mori a'2,oa'3 febbraio 1 526, compian-
francesi i veneziani, i quali fece all'oppo- ta da tutti, e il duca le celebrò solenni

sto collegare contro di essi con Carlo V Donna sommamente amata dal
funerali.
e il duca di Milano. Poco visse Adriano marito, per sua debolezza morì vergine,
VJ, e a' 1 8 novembre 1 523 gli successeli senza che ne dasse seguo alcuno in vita.
cardinal de Medici col nome di Clemen- Si ha una sua medaglia grande, il cui tipo
te VII, il quale dimenticata la preceden- può vedersi in Reposati. Narrai a'iuoghi
te inimicizia col duca, lo ricevè in favo- loro, che Clemente VII da cardinale le-
re, forse quando collegossi co' veneziaui gato del cugino Leone X, pochi giorni in-
contro Francesco I re di Francia, come nanzi la sua morte, unito agl'imperiali,
vado a dire. Il duca essendo patrizio di sconfisse i francesi ed entrò trionfante iti

Venezia, il senato con unanime consen- Milano. Che francesi tornati nel i523
i

so l'elesse governatore generale dell' ar- al assediar quella gran città, la conqui-
mi della repubblica, per la ben conosciu- starono; ma nel i524 vinti dall' esercito
ta sua profonda perizia militare, senno e imperiale di Carlo V , iudi la perderono,
valore, nella guerra che insieme a Carlo restando nel 1525 presso Pavia prigione
V sosteneva contro i francesi, per cui to- Francesco I. Temeudo principi d' Italia
i

sto passò al campo a pugnare, insieme a che il formidabile imperatore non si

famosi capitani, fra'quali il duca Carlo di contentasse del ducato di Milano, per
Borbone, che disgustato di Francesco I, frenarne in essa la potenza fecero nuo-
emulo e
serviva l'imperatore, di quello va e mal consigliata lega in Cognac,
acerrimo competitore. Eminentemente nell'anno 026, nella quale entrarono
distintosi in più fazioni successive, i vene- Clemente VII, i veneziaui, i re di Fran-
ti lo crearono capitano generale, e nel re- cia e d'Inghilterra, gli svizzeri, lascian-

carsi a Venezia, 5 miglia distante lo fe- do luogo ad entrarvi al duca di Mila-


cero incontrare da 5o senatori , lo rice- no Sforza, e pare anco a' fiorentini. Per
verono nel bucintoro, trattarono come un questa guerra fu chiamato a Venezia il
doge e festeggiarono con pubblici spetta- duca e tenuta con lui consulta su Ida far-
coli. La ceremouia della tradizione dell'in- si. Appena pubblicata la lega in maggio,

segne del generalato seguì per mano del pe'ptimi veneziani col duca uscirono in
i

doge colla massima pompa nella basilica campo, unendosi colle milizie pontifìcie
di $. Marco, ove gli fu consegnato uà gvao,- per soccorrere Jo Sforza assedialo da»
URB URB 32 9
gl'imperiali nel castello di Milano, men- federali, ma quello del duca non P ebbe
tre Lodi veniva liberato dagli altri vene- il Papa dal luogotenente Francesco Guic-
ti capitanali da Dagl'ioni. Le milizie papa- ciardini presidente di Romagna ,
questi
li, gente nuova in buona patte, ne'com- incolpandone il segretario di negligenza.
balti meuti cogP imperiali presso Milano Il Guicciardini maggiormente dimostrò
fecero confusione e piegarono in disordi- la sua avversione contro il duca, nell'7/i-
ne, riparandovi prontamente il duca. Al- s Loria d'Italia, sia con oscurarne la glo-
lora i capitani ecclesiastici ridotti all' al- ria, sia con qualche calunnia, come rile-
loggiamento del duca per consultarlo, e- va Reposati. Dopo una fazioneco'tedeschi
glipropose la ritirata di notte verso Ma- a Busseto, duca colpito acerbamente
il

lignano, e cou qualche ripugnanza ne dalla gotta siMaggiore. In-


ritiro a Casal
prese il comando, camminando egli sem- tantoconviene che ricordi, che offeso Car-
pre nell'ultimo retroguardo per ogni bi- lo V della lega in cui era entrato Cle-
sogno; per cui senza danno potè effettuar- mente VII, nello stesso precedente 1 526
si, se non che fatta dal duca la rassegna, gli dichiarò guerra, ed in Roma la co-
trovò fuggili 4ooo soldati. Giunti al cam- minciarono i Colonna, al modo che rac-
po i5ooo svizzeri assoldali dalPapa,il du- contai iu quell'articolo; essendosi propo-
ca col general della Chiesa Guido Rango- sto il cardinal Pompeo Colonna, con sa-
Mi mossero coll'esercito per tentare di soc- crilega cospirazione, l'uccisione del Papa,
correre il castello di Alila no; ma lo Sforza e se farsi eleggere successore 1 I venezia-
non potendo più reggere, a'24 luglio ca- ni occuparono Ravenna epoi Cervia, for-
pitolò col Borbone con libertà di ritirarsi se per impedire che se ne impadronisse-
a Lodi, e quindi entrò nella lega. Intanto ro i nemici , e la ritennero per 3 anni,
il duca d'Urbino si ammalò gravemente, sotto lo specioso titolo di custodirle per
e il provveditore Pesaro, dispiacente di la Chiesa. Per la ritirata delle armi pon-
sua assoluta soprintendenza ,
partì per tificie sotto Milano, tutti i disegni della
l'impresa di Cremona, couducendosi se- legasi disciolsero. Riavutosi il duca dal suo
co gl'italiani che servivano la repubblica, male, e trovandosi verso Modena per im-
tranne quelli del duca egli oltramontani. pedir le vettovaglie a'nemici, con sorpre-
Ma se non accorreva il duca, già risana- sa di tutti siseppe che il Papa avea con-
to, l'impresa non riusciva. Battuta Cre- clusa a'i5 marzo 527 sospensione d'ar-
1

mona, l'obbligò alla resa, e intanto si por- mi per 8 mesi, col viceré di Napoli a no-
tò a visitar la moglie al Castel Giufrè, Tor- me di Carlo V, dalla qual tregua deri-
nato a Cremona, la trovò tumultuante vò la rovina del Papa e l' esterminio di
per l'avarizia d'alcuni soldati, e subito ne Roma, con incautamente disarmarsi. Il

represse 1' insolenza, consolando la città fiero duca di Borbone non volendo ra-
con opportune provvisioni. Grati i citta- tificare tale accordo, Francesco M.* or-
J
dini lodonarono d una tazza d' oro co- dinò diverse provvisioni, qualora voles-
perta di 20 libbre con ornati di mera- , se penetrare in Romagna o assalir la To-
viglioso lavoro. Nel fondo era una Vit- scana, per esser pronto a inseguirlo, e
toria in bassorilievo con corona d' allo- mandò per sicurezza a Venezia la mo-
ro e le parole : Aeternitati Italici No* glie e il figlio. Mentre il Borbone col-
mini*. Nel coperchio era scolpito: Fran- I ammulinato esercito imperiale, mi-
cisco Marine Urbini Duci Crcnwnenscs nacciata Firenze, si diresse verso Siena,
liberata Servataque Patria. Nel l'eb- il duca giunto a Barberino ricevè dagli
bra'101527 capitani della lega tennero
i ambasciatori fiorentini l'olferta della re-
discorso sul modo di continuar la guerra, stii uzionu delle forte7ze di Majolo e di
per maudare i pareri di ciascuuo a'eon» s, Leo, perché più volentieri aiulusse la
33o II B U UB
repubblica. Rispose il duca esser in cam- e non collettizia. Che il Papa si ritirasse a
mino a quest'effetto, oltre l'obbligo della Orvieto o in Civita Castellana, e lasciasse

lega ,
per servire come duca d' Urbino, in Roma Renzo da Ceri e Orazio Baglio-
ringraziandoli infinitamente di tale offer- ni. Perciò procurasse il Papa di mettere
ta. Appena entrato in Firenze , ricevuto in sicuro coil'esercito suo tutta la corte e
alla porta da 3 cardinali e da Ippolito e i principali della città, e nel rimanente
Alessandro de Medici, alcuni congiurali della guerra riposasse nelle forze del-
s'impadionirono del palazzo de'Siguori e la lega. Piacque il consiglio, ma non
attendevano a sollevare il popolo contro fu accettato, per essere il Pontefice ti-

il governo de Medici. Per cui lutti sba- mido, irresoluto e tardo a risolversi.
lorditi mancarono di consiglio in quel pe- Proseguendosi il cammino del Borbone
ricolo. Il duca oliti l'opera sua per repri- su Roma (V.) con tutto I' esercito im-
mere subito il tentativo, per manifesta- periale, a persuasione del duca di Fer-
re al mondo quai fosse veramente l'ani- rara e de' Colonnesi (esso era composto
mo suo verso i I V la Med ICI, quasi interamente di quella schiuma d'in-
ad onta de'patiti travagli; e tosto energi- fami che riprovai anche in tale articolo),
camente assai lì congiurati, con accordi
i i il Papa sbigottito del repentino assalto si

li ridusse all'ubbidienza, sventando l'in- ritirò tutto spaventato in Castel s. An-


surrezione. Fu perciò poco dopo per pub- gelo con alquanti cardinali, prelati e cor-
blica deliberazione decretata dalla repub- tigiani. Roma indifesa, i romani indiffe-
blica la restituzione di s. Leo e di Majo- renti come malcontenti delgoverno del
lo, insieme jus pignori», ad essa con-
al Pana, non potè fare resistenza, e soggiac-
cesso da Leone X;
e il duca a istanza de' que ad incancellabile sventura. Meglio di
fiorentini deputò Orazio Florido a rice- Renzo da Ceri si porlo altro Orsini né ,

verne il possesso. E qui giova ripetere mancarono alcuni prodi difensori, anche
l'osservazione eli Lazzari, per le preten- fra gli artisti, fra' quali due orafi ponti-
sioni nel secolo passato affacciate dal gran- ficii, il celebre Benvenuto Celli ni, e Ber-

duca di Toscana, e toccale nel paragra- nardino Passeri di Giulio II, Leone X e
fo Carpegna.n Per conseguenza non poti- Clemente VII, che tomaia lodare nel voi.
no igranduebi di Toscana surrogarsi,co- LXXXIV, p. 176 e 186. A'6 maggio, in-
me successi a' diritti della repubblica di fausto e lagrimevole per l'alma Pioma,
Firenze, ne pretenderci ragione alcuna, questa fu espugnata dal Borbone, ma nel-
ostando la detta restituzione libera e spon- lo stesso punto cadde ucciso; sottentrò
vi

tanea. JNèponno pretendere rimborso dal- a lui il luterano Filiberto d' Orange, an-
la camera apostolica, pèrche la spesa fu ch'esso poi punito da Dio, il quale col cru-
loro fatta a contemplazione del concitta- dele Borbone, ben a ragione furono qua-
dino Leone X per particolari suoi fini; e lificati dal eh. Betti sullodato, nell' Illu-
però la camera stessa non dev' esser te- stre Italia, mostri peggiori del goto A-
nuta dell'evizione: e cosi cessa ogni pre- larico. Roma inondata da 4o,ooo barba-
tensione che si possa avere nella contea ri (secondo Panvinio e altri, Reposati di-
di Monte Feltro". Saputosi da Clemente ce 20,000), subì per sua terribile sven-
VII il tumulto di Firenze, e l'operato dal tura tremendo e prolungato saccomanno,
duca, gl'invio un cameriere segreto a rin- soggiacque a infinite calamità, per l'inau-
grazi arlo,prcgandolo insieme a consigliar- dite scelleraggini che empiamente vi com-
lo nella difesa, se Borbone si dispones-
il misero; spaventevole catastrofe che mi
se ad assalire Roma. Il duca alla presenza muove a sdegno tutte le volle che debbo
de' capitani rispose: Di provvedere Viter- riparlare di sì strepitoso e vituperevole
bo e Monte Fiascone di gente da guerra avvenimento; e pel sofferto da'letterali e
- 1•

URB URB 33
da'profes<ori cieli* Università romana, in cora lo biasimarono di non aver voluto
queir articolo pure lo lagrima*!. Tranne liberare Roma e il Papa, per vendicarsi
i Colonnesi, gl'imperiali ninno rispetta- del tanto sofferto da'Medici , e di tirare
rono, neppure i cardinali di loro fazione, in lungo la guerra; e lo feci io pure nel
anch'essi imprigionati,straziati esaccheg- voi. L1X,
20, e fors'anco altrove, col
p.
giati. Trafugati i sepolcri per spogliai li, fiorentino Patrizio De Rossi Memorie, ,

non ne andarono esenti quelli di Sisto IV storielle de*principali avvenimenti poli-


e Giulio II, ed in più iniqui modi furono tici d'Italia seguiti durante il pontifica-

riddati e profanali isagri templi. Alcuni to di Clemente Vii, Roma 1807. II Guic-
attribuiscono a tali soldati vandalici l'an- ciardini luogotenente ecclesiastico, nemi-
neri minto delle pitture della Cappella co scoperto del duca, di tali e altre reità

Sistina, eseguite dal sommo Buonarro- lo accusò al senato veneto, il quale pose
ti da altri celebri artisti. Certamente le
e a guardia della duchessa e del figlio due
famose stanze ilei Faticano , di recente barche con alquanti uomini, quali tene- i

compiute da Raffaello, furono asilo di es- vano come assediata la loro abitazione e
si, quali senza ribrezzo vi commisero o-
i li seguivano per la città. Questa severi-

gni bruttura, ed a cattivo stato le ridus- tà disapprovata da altri fu rimossa, on-


sero. Le restituì nello slato attuale il Ma de quando perciò il duca arrivò colle po-
ratta d'ordine d'I unocenzoXH,e meglio e ste a Venezia, già era stata restituita a'
precipuamente per quellodiClementeXI. suoi la libertà; si giustificò col senato, e
1 duca di Ferrara di tali trambusti ne pro-
1 fu rimandato all'esercito colle provvisio-
fittò per riprendersi Modena e Finale. Il ni di cui penuriava. Penetrata la peste in
Rangoni, lasciata Perugia, s'indirizzò ver- Roma una numerosa banda
, degli spa-
so Roma, alle cui mura giunto a' 1 4 mag- glinoli ne usci e si propose l'acquisto (Iel-

gio, non ebbe coraggio colle sue forze tan- la Marca, il che fu impedito dal duca tra
to inferiori d' assalire quel furioso e po- Todi e Terni, non senza loro danno, e si
tente esercito, benché sbandato ed avi rivolsero altrove. Morto in Camerino a'
damente tutto preoccupato a depredare. 19 agosto il duca Gio. Maria Varani,
Il marchese di Saluzzo s'inviò verso Or- Sciarra Colonna d'accordo con Ridolfo
vieto; e il duca d' Urbino per la volta di naturale del defunto, entrò in Camerino
Todi vi arrivò a' 6, dove tornato Rango- 1 e lo saccheggiò: sopraggiunto Ercole Va-

ni si tenne consiglio di guerra per ten- rani abitante in Ferrara, prelese che se-
tare di liberare il Papa; ma il duca, seb- condo il testamento del duca la sua fi-

bene ne mostrò grande desiderio, pose in glia sposasse il proprio primogenito Mat-
considerazione non poche difficoltà. Fat- tia per conservale l'illustre casato. Ma la

tasi la rassegna dell'esercito si trovò a- vedova duchessa Caterina Cibo nipote di


scendere a 12,000, molti essendo fuggiti Clemente VII, si ritirò nella rocca colla
sì pel terrore della perdita di Roma, co- sua unica figlia Giulia, e ricorse al duca
me per mancanza di paghe e di viveri ; d'Urbino per essere aiulata, con offerta
sicché fu concluso esser troppo disugua- di al suo figlio Guid'Ubaldo la fi-
dare
li le forze della lega colle nemiche, per- glia inmatrimonio. Il duca inviò subilo
ciò doversi procurare presso i principi gente d'armi, che liberarono la duchessa
collegati, e massime dal re di Francia, d'ogni molestia. Temendo il Papa mag-
20,000 fanti, 3ooo guastatori (o secon- giori violenze per l'assedio di Castel s.

do De Rossi 5,ooo svizzeri, 0,000 fan-


1 1 Angelo, a' () giugno crasi accordai.
ti italiani, oltre i guastatori) 1: /jo petti suoi nemici, costituendosi loro prigione
d'artiglieria. Per questo contegno del du- con 3 cardinali ch'erano seco. Vedendo
1

ca d' Urbino, il Guicciardini e altri uu- li poi Imitato con ingiurioso disprezzo, e
332 URB U R B
dubitando fortemente di loro prave in pubblica fama assegna agi' italiani il r.°
tenzioni, travestito fuggì di notte a Or luogo sopra tutte l'altre nazioni d'Europa
vieto 1*8 dicembre,accompagnato da Lui come conquistatori di essa,la dimostrò an-
gi Gonzaga dello Rodomonte, cugino d cora dopo l'unione dell'armi pontificie e
Federico marchese di Mantova e coglia venete Dell'accostarsi a Milano, da lui ri-
to del duca d'Urbino, il quale fu poi av pugnato. Inoltre osserva De Rossi, che
velenato per volere barbaro di Luigi. Iv ilduca nella ricupera del ducato d' Ur-
si portò il duca d'Urbino cogli altri uf bino avea veduto che il merito maggio-
iìziali dell'esercito della lega per congra re fu degl' italiani, poiché gli spagnuoli
tnlarsi e per persuaderlo ad entrar nella vi ebbero la minor
una sua parte. Forse è
lega stabilita da'cardinali, ancora col re esagerazione l'affermare cheduca valu- il

d'Inghilterra, il duca di Ferrara, il mar- tava più un soldato spagnuolo , che io


chese di Mantova ed i fiorentini, contro italiani ! La perplessità del duca fece per-
Carlo V. Trovarono il Papa sempre am- dere l'occasione di prendere Milano ; la
biguo e irresoluto, secondo il suo carat- ritirata a Malignano recò stupore non
tere incostante, e per quanto dicessero, meno agli ecclesiastici che agl'imperiali;
noi poterono indurre a prendere un par- e più confusi restarono il Papa e vene- i

tito. Quanto al riferito dal citato De Ros- ziani, quando seppero la presa di Milano
sisul duca d' Urbino, in breve e generi- fatta dagl'imperiali sotto gli occhi di lo-
camente appena l'accennerò. Capitano ro eserciti, anzi il Papa dolentissimo per
generale delle sole armi venete, non es- vedere prolungarsi la guerra e lui espo-
sendovi Ira 'collegati persona di maggio- sto anche a'nemici domestici, Colonne- i

re autorità cuisipotesseappoggiareil go- si. Tuttavolta il duca desiderò il coman-


verno e la direzione dell'impresa, il Pa- do assoluto dell'armi della lega, altrimen-
pa tratto dal suo cattivo destino, e sebbe- ti sarebbe solo limitato a comandar le
si

ne più volte ne fu sconsigliato, acconsen- genti de'veneti. Per l'ordinario il parere


tì che anco delle sue armi fosse diretto- del duca era contrario a quello degli altri
re. Il duca avendo alto concetto della capitani, quindi sospetti d' interna mali-
bravura de' tedeschi e spagnuoli, e diffi- gnità e di cattiva disposizione verso il

dando della milizia italiana, s'intimorì tal- Papa. Il duca si propose soccorrere l'as-
mente, che fin da quando fu deputato al sedio di Genova, e non lo soccorse. Ad
soccorso del castello di Milano , le sue onta delle sollecitudini de' fiorentini al
mosse ne dimostrarono la trepidazione. duca per soccorrere Roma; a froule del-
11 Papa avea 6ooo lancie rette da Ran- le lettere pressanti e commoventi scritte
goni e 8ooo fanti italiani comandati dal al duca dal Papa, da'cardinali e da tanti
celebre Giovanni de Medici, che se fosse altri personaggi assediati nel Castel s. An-
vissuto quel fulmine di guerra avrebbe gelo, egli restò inflessibile e lasciò pren-
fallo vedere quanto s'ingannava il duca dere quel propugnacolo ancora. Alcuni
nel pensare sì bassamente degl'italiani; e scrittori pretesero attribuire la lentezza
forse né fìotna,nè la Toscana avrebbero artificiosa del duca a somma prudenza,
patito quelle sciagure sopravvenute do- anziché a vendicarsi dall'ingiurie ricevute
1
po la sua morte. Pel narrato nel i.° de da Leone X, da Lorenzo de Medici e dal-
rammentati articoli, Giovanni fu detto lo stesso Clemente VII nella privazione
di Ile Bande nere per le gramaglie prese del suo ducato d'Urbino.DichiaraDeRos-
«la'suoi soldati per sua morte, e fu capo- si, sulle discrepanti opinioni e accuse con-

stipite da cui uscìCosimoi e glialtri gran- tro il duca d'Urbino, che lasciò Roma, il

duelli di Toscana. La poca stima che il du- Papa e cardinali in mano di furiosissi-
i

ca faceva della milizia italiana, mentre la mi e miscredenti nemici. I casi descritti


URD URB 333
iti queste Memorie sono veri giudici dei- no il duca a Venezia e lo mandarono a
In vetilà! Dopo aver il Papa accordato difendere Lombardia, con-
le frontiere di
al ènea Orvieto per la rifilata, convenu- tro 4,000 tedeschi condotti dal duca di
i 1

tosi almeno a Ca-


tra'capilaui d'accostarsi Bruuswich. Giustificatosi il duca colla si-
stel s. Angelo per la liberazione del Pa- gnoria dall' imputazioni di Guicciardini,

pa e de' cardinali, per stornarla il duca laduchessa Eleonora e il figlio Guid' U-


prese posizione sul Monte Mario, come baldo poterono tornare in Urbino. Coa
luogo più alto viciuo a Roma, ed a cava- pochi soldati, 4ooo fanti e poca cavalle-
liere alle fortificazioni de'uemici, secondo ria, in quella bisogna, il duca lodevolmen-
pure il volere del Papa e dopo il 20 mag- te difese lutto lo stato della repubblica,
gio, ossia 1 4 giorni dacché l'antica capi- assediò e s'impadronì di Pavia desiderata
tale del mondo e la metropoli del cristia- da'collegati, con grande suo onore. Cor-
nesimo gemeva in una colluvie di orro- rendo 1529, Clemente VII amando la
il

ri e dominata da' più Cimatici e ardenti pace, volle farla con Carlo V, e si stabili
Luterani Secondo De Rossi, fu a Monte 1'
abboccamento di Bologna. A tale ef-
Mario, che il duca domandò il suddetto fetto il Papa pallida Roma a'7 oltobre

grande rinforzo, per liberare il Papa da preceduto dalla ss. Eucaristia, rilevandosi
prigione, onde fu rampognalo dal pre- dal p. Gattico, che 5 giunse a Cagli, a' 1

sente luogotenente Guicciardini, sull'im- incontrato per da Guid' Ubaldo eoa


la via

possibilità d'ottenerlo in isti ingenti circo- molti cavalieri e fanti, ed accompagnato


stanze, quale chiaritosi dell'intenzioni
il onorevolmente per piti di 4 miglia. 11 Pa-
del duca, lo partecipò al Papa, acciò prov- pa vi entrò senza pompa, e fu ospitato in
vedesse per altre vie alla sua liberazione. domo Petri Pauli. A' 16 preceduto dal-
E Clemente VIIsi confermò nell'antica la Croce e senz'alita solennità si portò a

credenza duca gli fosse fiero ne-


, che il Fossombrone, e prese alloggio nell'episco-
mico, e per mezzo del fedele Stefano Co- pio. A' 7 domenica s'incamminò per Pe-
1

lonna di Palestrina, ch'era a'suoi stipen- saro, onoratamente ricevuto dal vicario
di, gli volle togliere le genti della Chiesa, del vescovo, dal clero, da' priori e dagli
ma il duca duramente si ricusò conse- altri officiali, cavalcando innanzi a lui il

gnarle, siccome formanti un sol corpo col- sagrista col Papa sce-
ss. Sagramento. Il

le collegate. A'disordini desolanti di Ro- se dalla lettiga al palazzo magno. A' 18


ma, all'onore e alla vita in pericolo del pervenne a s. Giovanui in Malignano, ed
Papa, per risarcirsi dall'antiche offese, il a' 24 entrò in Bologna. Continuando la

duca si mostrò inesorabile,- mentre era in guerra d'Italia contro gl'imperiali, nien-
suo potere il ricoprirsi di gloria immor- ti e si meditava l'assedio di Milano da'
tai». De Rossi rende giustizia a Giuliano collegati, nel!* inverno il duca subodorò
il Magnijieo che mentre visse tenne a
%
che Clemente VII nel trattar l'accordo
freno con efficaci preghiere il fratello Leo- con Carlo V a' 5 novembre giunto in
,

ne X, acciò non dasse molestia a France- Bologna , non solo lo richiedeva a far
sco Modella Rovere, riconoscendolo sem- l'impresa di Firenze, con parie delle gen-
pre amico e benefattore. Gli appena in- ti ch'erano nel regno di INapoli, già quasi
dicati sono i sommi capi d'accusa dello tutto tornato all'ubbidienza dell'impera-
storico De Rossi, contro il duca d' Urbi- tore; ma disegnava ancora colle medesime
no. Ripiglio Reposati, mia principale gui- forze occupare lo stato d'Urbino per dar-
da, avvertendo di notarlo alquanto pane- lo ad Àscanio Colonna, figlio di Fabrizio
girista de'duchi d'Urbino, come gli altri e d'Agnesina Feltria primogenita del du-
storici comprovinciali affettuosi verso ilo- ca Federico, affinchè colla propria esclu-
io .signori. JNeIi528 i veneti richiatnaro- sione, per essere sempre al Papa sospet-
334 U II B U U B
to, si provvedesse di vicino piti confiden- senna nel loro matrimonio. Ma non ta-
te alla sua casa de Medici. Di Ascanio mi cerò l'alFermalodaLazzari, che restata sen-
piace darne alcune opportune notizie, in- za successione la casa di Valois, in cui fu
nanzi di proseguire il racconto di questa maritataCalerina, essendosi dubitato sul-
nuova tempesta. Leggo nel eh. cav. Cop- l'investitura di Leone X se dovea esten-
pi,Memorie Colonntsi, p. 28 i, che Cle- dersi sulle femmine e sulle loro deposi-
mente VII non riconoscendo la restaura- Paolo V fu di-
zioni, nel pontificato di
zione nel ducato d'Urbino di Francesco scusso dubbio , e ne risultò negativa.
il
a
M. I, con bolla de'20 giugno i5a 5 con- Questa fu una questione superflua, per-
ferì tal ducato ad Ascanio ,
gran conte- chè erano chiamati alla successione di- i

a
stabile del regno di Napoli (fino a 3. ge- scendenti reeta Zz/iea.ConosciutedaFran-
a
nerazione), nel caso che si provasse esse- cesco M. 1 l'intenzioni di Clemente VII,
a
re decaduto Francesco M. I, ch'era stato e considerando chele cose di Lombardia
adottato da Guid'Ubaldo I fratello d' A- potevano riposare, con licenza della re-
gnesina (Lazzari dice colla clausola: Qua- pubblica passò nel ducato d'Urbino per
le nus ducalua Urbiui vacarci, et ad Se- provvedere e difendersi da cosiffatti ma-
dem apostolicam devolutus esset), e con- neggi. Co'denari e altre provvisioni avu-
ferma la sua asserzione con citare il do- te da'veneziani e colle sue proprie, ripa-
cumento Colonna.
esistente nell'archivio rò sufficientemente tulle le frontiere e t

Indi soggiunge, che essendo allora Fran- luoghi più necessari alla difesa, e ciò fat-
cesco 3YL* I comandante generale delle to se ne tornò in Lombardia. Poco dopo
truppe della repubblica di Venezia , la fu colpito da così, violenta infermità, che
quale nel 1 526 si collegò col Papa ,la Fran- fece disperare di sua vita in Brescia, do-
cia e i fiorentini, contro Carlo V; quindi ve la signoria mandò bravi medici, e con
la questione della decadenza fu sopita, e decreto pubblico ricorse a Dio cou suc-
la nomina eventuale d'Ascanio al duca- cesso. Risanato passò a Vicenza per for-
to d'Urbino rimase vana. Dice pure, che. tificarla, e in Venezia per combinarne il
Ascanio neh 526 combattè contro il Pa- modo. Frattanto in Bologna si pubblicò
pa, e neh 527 assunse il titolo di protet- la pace e confederazione generale d'Ita-
tore e governatore di Velletri a nome di lia (è documento dal Giorda-
riportato il

Carlo V; neh 528 in un combattimento ni, ed è Documenti dell'opera


il xxx de'
contro i francesi cadde prigione in Napo- di cui sono vicino a parlare, anzi hanno
li, e poco dopo liberato fu fatto governa- relazione al duca altri documenti, come
tore degli Abruzzi. Dipoi combattè con- il il lxii, con specifica inclusione
xlvi e
tro Paolo III, e morì nel i555. Di più delduca d'Urbino e suo stato; il quale
aggiungo coli' Arie di verificar le date come prefetto di Roma vi fu chiamato
(opera classica che però non sempre cor- con pontificio breve, per intervenire al-

risponde al titolo, oltre molte inesattez- la coronazione dell'imperatore, per trat-

ze storiche e di nomi), che Clemente VII tare affari di stato, e per soddisfare al de-
riguardò sempre Caterina de Medici co- siderio di Carlo V che lo voleva elegge-
me duchessa d'Urbino, e come tale la no- re suo capitano generale in Italia. Ond'e-
minava ne' pubblici alti , e con tal titolo gli vi giunse a'22 febbraio i53o colla du-
fu appellata nel contratto di matrimonio chessa moglie, con bel numero di genti-
neh 533; diritto che non fu compreso nel- luomini e di suoi capitani vecchi, che per
la rinunzia clie fece degli altri^ e lo cede la celebrità de' nomiloro destò ammira-
con testamento a Cristina sua nipote, fi- zione, distinto con favori dal Papa e da
glia di Carlo III duca di Lorena,che lo tra- Carlo V in pubblico e in privato, il che
smise a Ferdinando I manduca di To- confermò la fama e grandezza del nome
-

un b UR B 335
suo. Quanto avvenne in Bologna al du- sacco a Roma e commise tante scellera-
ca, lo riferirò anche colla Cronaca del- tezze; che perciò, figlio ubbidiente della
la venuta e dimora in Bologna di Cle- Chiesa, sottoponeva se e i suoi eserciti a'
ninite VII e Carlo V %
pubblicala con piedi del Papa, a suo arbitrioessendo l'or-
molte erudizioni dal eh. G. Giordani. Fu dinargli quando dovesse trar fuori o ri-

incontrato dal maggiordomo e da altri porre Io stocco o spada da lui ricevuta)


nobili gentiluomini dell' imperatore, del imperiale nel fodero, una dell'insegne
l'apa e de'cardinali, con grandissimo o- dell'impero (non però anche nella coro-
nore; e fu provveduto di comodo allog- nazione colla Corona ferrea, come vuo-
giamento nel palazzo del senatore Rossi. leReposati, perchè in quel giorno il du-
Accorse molta gente a vederne l'onora ca giunse in Bologna), e lo portò pure
lissima e splendida entrata. Avea a fian- nell'altra magnifìcenlissima cavalcata do-

co la moglie Eleonora, grandemente sti- po la coronazione. Dopo il convito, Car-


mata per un complesso singolare di vir- lo V si fece dare lo stocco per creare al-
tù, congiungendo all'ingegno, al sapere, cuni Cavalieri» e mentre il duca d' Ur-
grazia e bellezza: ella avea sostenuto le bino glielo porgeva si distaccò il pomo del
sventure con eroica costanza, e volle es- manico, e questo cadendo in terra si sciol-

ser sempre indivisibile compagna del sero le gioie che l'ornavano, ed a questo
marito dopo l'espulsione dal ducato. In- caso furono date diverse spiegazioni in
tollerante colle donne che non aveano onore dell'imperatore. A' 17 marzo ebbe
buon nome, l'escludeva dal suo palazzo luogo un' allegra festa serale nel palazzo
e dalle sue terre. Colle sue estere cogni- Pepoli, in cui alloggiava la duchessa di Sa-
zioni eccitava emulazioni tra' bellissimi voia, cognata di Carlo V, il quale all'im-
ingegni, che formavano l'abituale di lei provviso v'intervenne solo per proprio
società nella magnifica corte d'Urbino. interesse, volendo trattenersi a parlicolar
I! duca si recò a inchinare l'imperatore colloquio col duca d'Urbino; ed appunto
e il Papa, e ricevè buone accoglienze. In- per questo, a insinuazione dell'imperato-
tervenne nella splendidissima cavalcata re , la cognata die la magnifica festa a
per la coronazione dell' I/nperatore (V.), contemplazione de'serenissimi duca e du-
figurando tra' primi 4 principi gran di- chessa d' Urbino. Infatti Carlo V , chia-
gnitari e feudatari dell' impero, il mar- mato in privato luogo il duca, cominciò
chese di Monferrato, il duca di Baviera, a parlare con domestici ragionamenti, poi
egli stesso, e il duca di Savoia, seguiti da passando a materie militari; in fine re-
Carlo V.j> Lo slrenuissimo e magnificen- stringendosi , con accorti modi e molta
tissimo ducad' Urbino cavalcava per 3.°, connuenza,
>(ìd a ricercare 11Idi
ciuea :!i pia-
se gii
come Prefetto di Roma vestiva " come cesse fermarsi al suo servigio, avendo in-
lo descrissi in quell'articolo, notando pu- tenzione di lasciarlo in Italia capitano ge-
re che sorresse la stalla a Clemente VII, nerale. Né bastandogli quest'ufficio, fallo
quando Carlo V ne guidò il cavallone che da se a bocca con molta efficacia, l' im-
nel convito dell'imperatore, sedè poco di- peratore adoperò mediazione della du-
la

sgiunto da lui con /[ cardinali e i delti chessa di Savoia colla duchessa d'Urbino,
principi, e pare che fosse crealo cavalic- affine di esortare il marito a cedere alle
re.Nellagran funzione delia Coronazione sue brame, per stimarne il valore. Il du-
in s. Petronio, il duca d'Urbino sostenne ca d'Urbino rispose e fece rispondere
lo Stocco o Spada (ue'qnali articoli ri- sempre, che non essendo assolutamente
portai, che Carlo V genuflesso a'piedi del in arbitrio suo tale risoluzione, era ne-
Papa pubblicamente dichiarò) che senza cessario che l'imperatore, compiacendo
sua saputa l'esercito di boritone die il si degnarlo di così fatto onore, si conteu-
336 URB URB
tasse da se medesimo di richiederlo alla mente è accennato: Ponti/ex vero iter
repubblica di Venezia. E però Carlo V suum versus Urbinum recto, via Roma-
fattane fare istanza a Veneziadal suoam- nani venturus arripuit 9 de quo ulterìus
basciatore, e tenutone anco ragionamen- non loquar , quia curii eo amplius non
to cogli ambasciatori veneti, ch'erano in fui... Die 1 1 aprilis ad Urbem applicar t
Bologna, ebbe finalmente risposta da quel te. Nuovamente Clemente VII attraver-
senato Che la medesima cagioue che
: sò la provincia nell'andare nel 532 a Bo- 1

muoveva S. M. a desiderale il duca d'Ur- logna e nel ritorno, come notai nel para-
bino appresso di se, necessitava loro an- grafo di s. Agata Feltria. La duchessa
cora, essendone già in possesso, di fare Eleonora avendo ampliato il regio palaz-
ogni opera di conservarlo; massimamen- zo, detto l'Imperiale di Pesaro, nella ca-
te che avendo ormai per molti anni, con mera de' semibusti vi fece dipingere nel
notabile reputazione e comodo della re- soffitto I* incoronazione di Carlo V ,
per
pubblica, esperimentata in diverse occa- ricordare che duca marito v'interven-
il

sioni la singolarità della fede e del valo- ne onorevolmente e tenne in mano lo


re di quel principe, non potevano senza stocco o spada dell' imperatore; pittura
pregiudizio delle cose loro acconsentire che poi restò quasi affatto rovinata. Il
di privarsene. E che sebbene conosceva- duca tornò in Urbino a riposarsi, e per
no, che non cedendo a S. M. toglievano contentare i sudditi che lo bramavano ar-
a un onore così principale , che gli si
lui dentemente. Neh 532 lo richiamò la re-

proponeva, nondimeno speravano auco- pubblica di Venezia, per fare la rassegna


ra, ch'Ella accetterebbe per ri verenle sod- generale delle genti d'arme; onde lascia-
disfazione di questa loro renitenza 1' of- to il governo al primogenito Guid'Ubal-
ferta che si faceva all' incontro a S. M. do, colla duchessa passò in Lombardia,
delle forze tutte della repubblica sotto il dove con meravigliosa magnificenza fece
governo dello stesso duca. Ma non per- la rassegna, in cui fra 1' altre la compa-
ciò cessarono o si diminuirono i favori di gnia di sua condotta e quella del figlio
Carlo V verso del duca, anzi ebbero nuo- comparvero del tutto superiori all'altre;
vi segni di continuazione e di accrescimen- indi rese a' veneti altri rilevanti servigi.
to di confidenza; poiché tra molti discor- Nello slesso anno Carlo V recandosi a
si, ebbe poi seco l'imperatore lo ri-
eh' , Bologna, per riabboccarsi con Clemente
chiese a nominargli persona , che fosse VII, la repubblica lo fece ricevere dal
stata capace a sostenere il peso di suo ca- duca nel Vicentino, ed incontratolo l'im-
pitano generale in Italia; ed egli nominò peratore gì' impedì che scendesse da ca-
Antonio di Leyva, nel quale l'imperato- vallo, e poi lo trattenne seco con somma
re collocò finalmente cosi fatto carico al benignità; e l'invitò a Mantova per rive-
suo partire Germania. In
d'Italia per la derlo, e duca tanto più volentieri vi
il

questo viaggio il duca inandòOrazio Flo- andò per ricordargli la promessa restitu-
rido a servirlo sino a Trento, col motivo zione di Sora e altri beni del regno. Eb-
che esso e Tiepolo ambasciatore veneto, be nuove promesse, e fu benignamente
che ne avea ricevuto commissione dalla richiesto d'una nuova armatura da lui io-
repubblica ,
gli ricordassero il negozio ventata, con offrirgli una delle sue. Il du-
della restituzione al duca del ducato di ca subito gliela presentò e si contentò del
Sora; nel quale articolo, qui dirò, notai Giun-
solo disegno d'una dell'imperatore.
la seguita restituzione più tardi, e la ven- to a Bologna, duca mandò a ossequiar-
il

dita fattane nel 1 58o dal nipote. Il p.Gat- lo il conte Gio. Maria della Porta per
tico nel riferire il diario del ritorno di rammentargli la reintegrazione di delti
Clemente VII a Roma, in esso semplice- domimi, ed anche il Tiranni suo segte-
U B B U R B 33 7
tario, che ne riportarono nuove assicu- che lasciasseroCamerino,menlre Clemen-
razioni. Nell'aprile 533 liberato da lun- i te VII avea confermato il ducato al suo
ga oppressione della podagra, ritornò nel- padre e successori, e con bolla sottoscrit-
lo stato suo , e amorosamente sollevò i ta pure dall'odierno Papa, allora cardi-

popoli dalla carestia. Indi amando con- nale che Giulia dovesse legittimamente
,

cludere il matrimonio del fi-


già trattato succedere nello stato paterno. Ma Paolo
glio con Giulia Varani erede e signora HI bramava anch' egli fare uno stalo al
del ducato di Camerino, ne domandò l'as- suo figlio Pier Luigi Farnese (P.), laon-
senso a Clemente VII. Questi mostrò in de dichiarò intanto il ducato di Came-
apparenza contentarsi, ma non guardan- rino decaduto alla s. Sede, quindi ven-
do di buon occhio il duca, e forse ancora ue alle scomuniche. Nella lite mossa in
dispiacente di veder aggiunto al ducato Roma, il Papa apertamente mostrò isuoi
d'Urbino il nuovo stato, andò prolungan- rigori conlroCateriria e Giulia, e poi usò
do il consenso, per aver la giovine io an- pure la forza inviando a Fabriano il Sa-
ni , finché il Papa mori a' i5 settembre velli con molta gente per impedir le vet-
1 534* Asserisce Lazzari, che Clemente tovaglie a Camerino ,
proibendo altret-
VII con breve confermò 1' investitura a tanto a Foligno, Sanse verino e dintorni
a
Francesco M. I di Adriano VI, e di più tutti. Procurò Francesco M/ I con ogni
gli die liceuza di poter prendere il sale fo- sommissione di mostrare al Papa le sue
rastiere. Durante la breve sede vacante, ragioni, e per placarlo v'interpose gli am-
Guid'Ubaldo audò in Camerino, effettuò basciato! i veneto e imperiale, ma invece
e consumò il matrimonio, quantunque la divenne più aspro e inflessibile. Dopo a-
sposa avesse toccato appena l'anno 12 di ver il duca protestalo, che sarebbe co-
sua età. Guid'Ubaldo fortificò subito Ca- stretto a soccorrere il figlio, per non la-
merino, acciò il pretendente Mattia Vara- sciarlo perire, raccolta grossa quantità di
ni non tornasse a turbarlo, come avea grani, con gente armata l'introdusse in
fatto l'anno precedente imprigionando la Camerino, dichiarando con atto pubbli-
duchessa Caterina liberala dal popolo. co, che figlio ubbidiente della Chiesa, con
Per gli sponsali furono battute in Cameri- ciò non intendeva procedere contro di es-
no varie monete d'oro e d'argento, col- sa. Ma il Papa continuando suoi moni- i

l'arme di casa Rovere inquartata colla torii, cominciò a querelarsi acerbamente

Varane, in una delle quali si legge: Jul. in pubblico contro il duca , accusandolo
Var. de Rver. Came.rt. Dux. In altra : dipoca fede e sincerità verso la s. Sei\e e t

Guiclobaldus et Julia Ducei. Tumul- per aver messo gente in Perugia; ordi-
tuando Perugia e Rimini, il duca colle nandogli che tosto la levasse, e il duca ub-
sue forze impedì che le occupassero Da- i bidendo, i Dagl'ioni subito l'occuparono.
gl'ioni e Malatesta; e sebbene richiesto di
i Temendosi una guerra scoperta, molti ca-
ciò da'ratuUtri ecclesiasticijdipoi gli fu at- pitani accorsero al duca; di nuovo gli am-
tribuito 11 delitto. A' 1 3 ottobre 1 534 fn Pa- basciatori fecero energici ulìizi al Papa a
pa Paolo III Farnese, il quale mandò to- favore del duca rammentando ,
di lui i

sto espressa proibizione alla duchessa Ca- servigi e laguerra che tanto travagliò
terina sugli sponsali già seguili della figlia, Leone X; quello di Venezia aggiunse, che
e perciò cominciò a procedere contro la essendo stato con universale consenso con
madre con monitorii quale disubbidiente, 5o,ooo scudi di stipendio confermato il

pel divieto ricevutone dal sagro collegio duca dalla repubblica, questa per T ob«
in sede vacante, lettera che giunse dopo bligo della condotta dovea somministrai
la copula; e nello stesso tempo procede gli Ogni aiuto. Por la (piai cosa Paolo MI

contro Guid'Ubaldo e contro Giulia per- deliba»'» alla fine ili sospendere ranni,
VOL. LXXXVI. aa
338 U R B UR B
continuandola lite giudiziale. Nel 1 535 to Rodomonte summentovato, un signo-
recandosi Carlo V a Napoli, il duca vi si re sì benemerito dell'Italia e specialmen-
recò a ringraziarlo della restituzione de- te dell'inclita repubblica di Venezia, che
gli stati nel regno, benché non intera; e avendo deliberalo erigergli una statua
procurò di fare nell'imperatore un com- equestre di bronzo, ne fu frastornata dal-
promesso intorno alla controversia di Ca- la guerra, e Reposati ne vide il modello.
a
merino; mail nunzio pontifìcio non volle Francesco M. I fu piccolo di corpo , con
onde si restrinse ad ottene-
acconsentirvi, volto grato e virile, con occhi vivacissimi-,
re nuove premure che Carlo V fece al Pa- d' integerrimi costumi, di soda pietà, di
pa, e per mare tornò a Pesaro nel 1 536. cuore veramente italiano, fu altresì som-
Rottasi la guerra tra'veneziani e i turchi, mamente affabile e di dolcissima conver-
questi si proposero attaccare Corfù, con non disgiunta da nobile gravità,
sazione,
terrore indicibile della signoria. Il duca temperando colla prudenza la natura col-
accorso a Venezia la confortò, si offrì a lerica. Amò tutti i belli ingegni, special-
difender l'isola con 5,ooo de'suoi, e pro- mente i militari, e fu inventore di molte
pose per atterrire i turchi, la lega col Pa- sorte d'armi offensive e difensive. Noneb-
pa e l'imperatore. Questa conclusa, i tur- be molta erudizione, perchè da giovinet-
chi abbandonarono l'impresa, e la signo- to con tutto il fervore si applicò alla mi-
ria per grata memoria degli onorati scm*- lizia, e fatto adulto la necessità di ado-
vigi e meriti delduca colla repubblica, gli pnir l'armi in tutta la vita, non gli avea
donò un palazzo in Venezia nella contra- permesso applicarsi agli studi che richie-
da di s. Fosca. Neil 538 fu solennemente dono tempo e tranquillità di mente. Non-
pubblicata la lega contro turchi, e con i dimeno ebbe cognizione delle .storie anti-
guerra offensiva in Turchia stessa se- , che, in che si esercitò in adunanza di lette-
condo il consiglio del duca, il quale fu di- rati, soldati e altri di diverse professioni.
chiarato capitano generale, a richiesta de* Abbiamo di lui : Discorsi tnilitari.Feua-
veneti , non ostante i dispareri del Papa ra 1 583. Odiò la bestemmia e i violatori
per Camerino. Fece bellissimi provvedi- dell'onore delle donne, amò la giustizia

menti, ed estese le sue mire su Alessan- e la religione,e perciò governò sempre con
dria e il Cairo, e visitò l'Istria, la Dalma- somma felicità e quiete i suoi stati, i sud-
zia, il Friuli e la slessa Venezia, intorno diti amandolo in modo singolare, massi-
alla quale assicurò il senato della mera» megli urbinati, la cui città fece circonda-
vigliosa fortezza del sito in cui Dio I' a- re dimura e ne curò il lustro. Peritissimo
vea costituita, e su tutto die sagacissimi e maestro nell* arte della guerra, dotato
avvertimenti e preservativi. Giubilante e d'invitta franchezza e magnanimità, fu
contento di poter militare contro nemici i superiore alle avversità che travagliaro-
del nome cristiano, per la gloria di Dio e no alcuni periodi del suo vivere , valoro-
della sua Chiesa, mentre il mondo era in sissimo e prode capitano. Baldassare Ca-
grande espilazione in Venezia fu sor- , stiglione lo disse modello de' principi. II

preso da gravissima infermità, che da lui suo corpo con generale mestizia condot-
giudicala mortale, si fece condurre a Pe- to a Urbino, fu sepolto con pompa fune-
saro. Ivi ricevuti esemplarmente i ss. Sa- bre nella chiesa di s. Chiara , dove il ni-
8
gramenti, il i

ottobre o a' 20 del 1 538 pote Francesco M. II gli eresse un bel-
passò a miglior vita di 48 anni, con tan- lissimo monumento di marmo, e vi rac-
to maggior dolore e afflizione universale, chiuse i suoi avanzi mortali, poi rimosso
in quanto che si conobbe e veri fico essere peri' impedimento che dava alla chiesa,
slato estinto col veleno per malignità di restando nel mezzo del pavimento I' ele-
alcuni, e ad istanza di Luigi Gonzaga det- gante iscrizione fatta ivi porre dalla sua
U RB URB 33cj

dilettissima consorte Eleonora, riportata frontiere del ducato e la più esposta al

nel t. 22, p. 76 de\Y Antichità picene. I*- primo impeto de'nemici, senza però tra-
sciò Francesco M." I 5 figli, cioè Guid' U- lasciar uffizi per placare il Papa, o alme-

baldo II che gli successe. Giulio Feltro no disporlo a qualche convenevole accor-
della Rovere, che con Carde! la lo dissi do, riconoscendosi privo d'esperienza mi-
nella biografia «iato in Urbinoe nel i535, litare. Gli accordi dunque furono: che il

e qui col Reposati lo dichiaro nato in duca lasciasse al Papa lo stato di Cameri-
Mantova e nel 1 533, dal padre fatto du- no feudo della Chiesa, mediante compen-
ca di Sora, crealo cardinale da Paolo 111 so di scudi 32,ooo qual dote di Giulia
di ia anni conCardella lothssi morto a
; Varani. Cosi terminarono le lunghe con-
Fossombrone, Reposati invece afferma tese, e dello stato di Camerino ne fu in-
che morì in Urbinoa'3 settembre, lascian- vestito Ottavio Farnese, il quale poi lo

do due figli naturali, cioè Ippolito signo- permutò camera apostolica il padre
colla

re di s. Lorenzo in Cani pò, di Monte Leo- Pier Luigi per Parma e Piacenza (V.).
ne e di Montalfoglio, legittimato da s. Pio Trovo nel p. Gattico, che Paolo III nel
Y; e Giuliano priore di Corinaldo. Ippo- 1.539 dopo ''8 settembre partì per Vif
lita maritata a d. Antonio d'Aragona fi- terbo, onde passare a Loreto e Cameri-
glio del duca di Montalto. Giulia sposata no. Die dominico 2 octobris Paulus III
1

ad Alfonso II duca di Ferrara. Elisabet- ex Laureto, quo iverat ex devotione, et


ta moglie d'Alberto Cibo marchese di Ducatu Camerini reversus et dream ,

Massa e Carrara. horam 11 intravit in Roma. Nel i543


Guid'Lbaldo II duca d'Urbino, dopo morì la duchessa Eleonora madre de! du-
aver peregrinato col padre nella sua te- ca, il quale neh 547 restò vedovo di Giu-
ner;» età, fece i suoi studi nell'università lia Varani, da cui era nata Virginia bel-
di Padova, donde ritornò istruito e colto lissima, che poi sposò il conte Federico
negli stati paterni a'quali successe. Paolo P>orromeo di Milano nipote di Pio IV
III, intesa la morte di Francesco M." I, e fratello di s. Carlo, e restata vedova si

stimando di non aver più. ostacolo con- maritò con Orsini duca di Gravina, mo-
siderabile per l'acquisto di Camerino, co- rendo prima del padre. Dice il Siena, nel-
minciò di nuovo a molestare Guid'Ubal- la Storia, di Sinigaglia, che Pio IV a-

do II tanto con minacce,quanto con pre- vea promesso al duca d'investire il nipo-
parativi di guerra. Già nel precedente an- te del ducato di Camerino, a contempla-

no il Papa avea contro cambio d'altri be- zione del matrimonio con Virginia, ma
ni indotto Ercole Varani di cui parlai , non l'elfettuò. Virginia morendo di parto,
più sopra, a cedere le sue ragioni su Ca- lasciò tutto al 2. marito , ossia un valo-
merino ad Ottavio Farnese, figlio di Pier re di 1 5o,ooo ducati. Mancando Guid'U-
Luigi e marito di Margherita d'Austria baldo II di figli maschi, per conservar la

naturale di Carlo V, suo nipote, e non sua nobilissima casa sposò neh 548 Vit-
tardò afarle valere, inviando Stefano Co- toria Farnese figlia di Pier Luigi duca
lonna o Alessandro Vitelli colle milizie dì Parma e Piacenza, e nipote di Paolo
papali contro quella città. Sebbene fosse III, il quale fece questo matrimonio. Il

bene assai presidiata e munita pure il ,


Papa con bolla concistoriale de'27 apri
duca conoscendo di non potervisi soste- le, sottoscritta ria tutti i cardinali, confer-
nere, e temendo inoltre di perdere anche mò l'investitura e riconcessione fatta da
ilducato d'Urbino, venne neh 53() a con- Adriano VI, e di più lo investi del dora-
cordia col Papa ; dopo aver (atto mostra to d'Urbino, di Gubbio, Cagli, FomoiU-
di prepararsi alla guerra, precipuamente brone, Pesaro, Sruigaglta, del Monte Fel-
ponendo in istato di ditesa Cagli, una delle tro, del vicariato di Mondavio e dì s. Lo-
e

34o URB U R R
renzo in Campo, con annuo censo di du- nerale di s. Chiesa, per la guerra che pre-
cati 2 19, dice Reposati, per se e pel suo paravasi da Carlo V contro Sinm^ onde
primogenito in perpetuo: ma Lazzari di- difendere con numeroso esercito i confi-
chiara che il censo, che a Reposati avea ni dello stalo papale e Roma, ove si recò
fatto dubbio se la cifra mancasse d'un ze- il duca a ringraziare Papa con nobi- il

ro, fu di 2190 ducali annui. Indi con suo lissima comitiva, poiché egli sempre ten-
breve, Paolo 111 dichiarò a che ragione ne fioritissima corle piena di ragguarde-
m dovesse pagare il censo annuo, che il voli personaggi tantodediti all'armi, qunn
«Jucci dice maggiore dell'asserto da Pie- to alle lettere. Indi ii Papa con 2000 sol-
posati, cioè di 2 igoducati,eii Siena ancor dati ( ventimila scrive Grossi; ma sem-
di più, vale a dire 2240. Essendo il du- brami errore, perchè dice Novaes, che
ca governatore di tutte l'armi venete, per con 8000 uomini furono guarniti con- i

cui un tempo dimoiò in Verona, riferi- mandò alla guardia di Rologna.


fini) lo

sce T Adriani che nel 1 552 domandò li- Neil 555 vescovo di Gubbio divenne
il

cenza alla signoria, non avendo potuto ot- Marcello II, e dopo 22 giorni di pontifi-
tenere il titolo di generale, né migliori cato gli successe Paolo IV, mentre dimo-
condizioni, ne la difesa del proprio sta- rava in Roma il duca, il quale fu ricevu-
to; per cui si dubitò che si dasse al sol- to dal defunto, benché in fermo, con amo-
do del re di Francia Enrico li, il quale revolezza,e se fosse vissuto l'avrebbe con-
per mezzo de'Farnesi suoi cognati conti- fermalo nel generalato. Nella sede vacan-
nuamente lo ricercò, con promesse di as- te cardinali lo deputarono alla difesa del
i

sicurarlo delle ragioni che avea sopra il conclave con 2000 fanti, ed esercitò l'uf-
ducato d'Urbino sua moglie regina Cate- fizio con vigilanza e prudenza. Col nuovo
rina de Medici, e di difenderle contro Papa continuò ad essere capitano gene-
chiunque. In Pesaro, ove il duca per Io rale, i cui nipoti Carafa l'invitarono ad
più risiedeva, nel 1
549 ' a duchessa par- armare nel suo stato 4ooo fanti e quanti
torì Francesco M.' 11, con loro sommo più cavalli potesse. Ma
duca temendo
il

piacere ed estrema contentezza delucidi- la severità del Papa e le mire ambiziose


ti, onde tutte le comuni pe'loro amba- de'nipoti, e di conseguenza la rottura di
sciatori fecero ricchi donativi. Fu battez- qualche principe, si dimise dalla carica,
zato dal cardinal Duranti, deputalo da il Papa lo dichiarò prefello di Roma, di-
Paolo HI, e tenuto al s. fonte dalla re- gnità vacata per la morte del cognato O-
pubblica di Venezia. Nello stesso anno il razio . Intanto insorta guerra tra Paolo
duca fu consolato in veder fregiato della IV e Filippo II re di Spagna, e anche cui
s. porpora il fratello Giulio, poi detto il suo padre Carlo V, che descrissi nel voi.
Cardinale d'Urbino^ lodato per dottri- LXV, p. 234, d Papa ordinò al duca di
na, grandezza d'animo e magnificenza e , portarsi con alcune migliaia di fanti a'
tutto lo slato fece nuove allegrezze. I du- confini della provincia di Campagna che ,

cali coniugi però furono toslo rattristati a' divenne il principale teatro di furiosi

io novembre per la morte di Paolo III ,


combattimenti, i Colonnesi e gli Sforza
di cui godevano la buona grazia. Ne qui unendosi aglispagnuoli.il duca spedì Au-
si fermarono le amarezze, pe' disturbi relio Fregoso coni5oo fanti, i quali fu-
ch'ebbero dal nuovo Papa Giulio III, i rono posti nel rione di Trastevere, ovve-
Farnesi cognati del duca, per cui da Ro- ro 2000 oltre 5o celate dal Papa richie-

ma si ritirò in Urbino il cardinal Ranuc- sti e prontamente mandali. In difesa del


cio Farnese, ov'ebbe amorevole tratta- Papa si collegò il re di Francia, altri aiuti
mento dal cognato. Nel principio deli 553 richiedendo Paolo IV a' veneli ed a di-
Giulio 111 dichiarò Guid'Ubaldo II ge- versi potentati. Cosimo 1 duca di Tosca-
1

URB li R B 34
uà, di fazione spagnuula, consigliò il re a ma pompa e coll'interveuto d'alcuni car-
trarre* in ogni modo ai suo partito il du- dinali, molti prelati e molti signori di
ca d'Ui bino, il quale era bramoso di nuo- rango. Il Siena riporta la Relazione falla
va condotta d'anni, non volendo piùser- da Mocenigoal doge di Venezia,eda que-
\ ire i veneziani pel negalo maggior gra- sti'mandato ambasciatore ad assistere alle
do e come principe d' un paese in cui
; nozze, sullo stalo e corte d'Urbino. Aven-
erano copi osa mente buoni soldati pre- , done parlato a Sinigaglia, qui dirò sola-
cipuamente in Gubbio. Dovendo passa- mente che da essa si ricava, oltre un tratto
re francesi pel ducato d'Urbino, il du-
i storico sui duchi e sul ducato: Possedere il

ca abbellì e fortificò Sinigaglia, e riedi- duca parte nell'Umbria e parte nella Mar-
ficò la fortezza, come piazza importante ca 7 città e più di 3oo castelli; le città
sull'Adriatico; Pesaro già essendo stata essere Urbino, Gubbio, Cagli e Fossom-
ridotta a fortezza ragguardevole dal pa- brone, e comporre propriamente il duca-
dre. Pertanto domandò alle comuni ca- to d'Urbino; s. Leo capo del Monte Fel-
valli, muli, guastatori e soldati. Neil 558 tro, Sinigaglia e Pesaro. Essere lo stalo
riuscì a Cosimo 1 di porre il duca al sol- abbondante di tulle
fertilissimo, florido,
do di dopo averlo consigliato
Filippo II, le buona parte situato sul-
cose necessarie,
a ricusar l'offertogli dalla Francia onde ; 1' Adriatico, molto opportuno e comodo

lo stato della Chiesa venne tutto cinto per l'importazioni edesportazioni.il duca
dall'armi del ree de'collegati. Al duca la qual feudatario della s. Sede pagare l'an-

condotta di capitano generale di Spagna nuo censo di scudi 2240. Le sue entrate
in Italia fu utile e onorevole, per avere consisterein possessioni, gabelleealtre ren-
il ducato, che i
re assunta la difesa del dile, ascendenti a 100,000 scudi (3oo, 000
veneti non vollero mai accordare, con scrive Reposati); se voleva aggravare i

annui 35,ooo scudi pel mantenimento di suoi popoli poteva trarne molto maggior
diverbi capitani, diioo celate etoo uo- somma, ma seguendo il costume de'suoi
mini d'arme, oltre scudi 12,000 di stipen- maggiori, preferiva la conservazione e a-
dio duca, e concesso pure tale servigio
al rnore de'popoli. Essere la duchessa Vit-

anco in tempo di pace col supremo co- toriamolto savia, prudente, generosa, e
mando ; condotta continuata in Guid'U- molto amata dal duca; la duchessa Lu-
baldo 11 finché visse, e poi accordata al crezia essere di bellissimo aspetto, pie-
a
lìdio Francesco M. II. Perciò il duca fu na di grazia, ma con 12 anni più del
crealo da Carlo V cavaliere del Toson principe primogenito suo marito , a cui
d'oro. Leggo nel p. Helyot, Storia degli portò per dote i5o,ooo ducati. Guid'U-
ordini militari, che Filippo 11 conferì al baldo li, magnifico e splendido, in oc-
duca la decorazione tosonista, esso però casione di dette nozze si trovò esausto di

non volle ricevere gli statuti scritti in lin- denaro, per cui a suggestione de' mini-
gua francese, a motivo di sua avversione stri poco discreti , aggravò i sudditi di
per la Francia. Nel seguente i55(j in Pe- nuove e insolite imposizioni, quindi in-
saro si stamparono : Statata Civita tis sorsero perturbazioni ; onde sollevatisi gli

Urbini. Pio IV nel 562 accordò al du-


1 eugubini, e molto più gli urbinati, si a-
ca le traile de' cereali. Nel (565 il duca lienarono dall'ubbidienza sua nel 1072,
mandò alla corte di Spagna il figlio Fran- per avere in quell'anno il duca aggiunto
M/, avendo mostrato
cesco desiderio di altre imposte sui commestibili e sul vino
viaggiare e conoscere le corti. Nel 1
")(>8 con pontificia licenza e assenso ottennio
lo richiamò a Pesaro, e indi neh^yo ivi dal vescovo di Cagli Paolo Mario della
gli fece sposare Lucrezia d'Esto sorella Rovere suo ambasciatore d'ubbidien/a 11

d'Alfonso 11 duca di Ferrara , con som- Gregorio XIII. Accrebbe inolile il duca
,

342 U R 13 URB
j dazi e le gabelle dovuti alla sua came- le comandò agli urbinati d'ubbidire, di
ra ducale, le quali cose vieppiù altera- deporre le armi e andassero dal duca a
rono l'animo de'suoi sudditi, di manie- chiedergli perdono.Lettosi il breve da M,
ra che tutte le comunità ricorsero al du- Felice Guiducci gonfaloniere, tosto si

ca per lo sgravio, non potendo compor- sparse il contenuto per tutta lacittà,e lut-

tarle, massime quelle de' paesi poveri e ti gli urbinati ubbidienti a'cenui sovrani
sterili. La comune d' Urbino arringata deposero le armi. Si sperava che il Papa
nel consiglio generale da Nicolò Zibelli, e avesse spedito anche al duca altro breve,
dicendo che poveri non potevano più
i insinuandogli pace e dimenticanza del
vi vere per le gravezze,concluse doversi ri- passato. Ma in vece si videro marciarci

correre al duca. Imperocché, avendogli suoi fanti, e disporsi in vari punti, nella
urbinati penetrato che duca faceva se- il valle di Gaifa,a Fermignano, a Via-Pia-
gretamente gente per presidiare Urbi- na, a Colbordolo, a s. Donato. Si temè il
no, allora fu che ribellatasi totalmente la saccheggio, onde tutti nascosero le cose
città, prese l'armi e serrate le porte mise più preziose ne'monasteri, massime di s.
dentro 1000 e più uomini, fortificandosi Chiara. Narra Pieposali. A placarne l'ira,
di bastioni, munizioni e vettovaglie. Fu gli urbinati spedirono al duca 12 amba-

richiamato il vice-duca conte di Monte sciatori nobili,pregandolo di clemente


Bello, inviato sin dal i

gennaio i5y3, perdono e di rimetterli nella sua grazia.
mentre n'era luogotenente messer Nicolò Ma appena giunti io Pesaro furono rite-
Tenaglia da Fosso mbrone, per sospen- nuti e disarmati, e solo dopo i5 giorni
dere 3 dazi in tutto lo stato. Dipoi Ur- vennero dal duca ammessi all'udienza gi-
bino non confidando nel duca, inviò am- nocchioni a due a due la quale fu soste-,

basciatori al Papa per ottenere la remo- nuta, aspra e silenziosa, alla presenza de-
zione degli aggravi, con espressa dichia- gli ambasciatori delle comuni recatisi a

razione di rigettarli.
duca che risiedeva 11 ringraziarlo per l'abolite gravezze. Indi
in Pesaro, talmente alterò, che gli ur- si gli ambasciatori urbinati furono condotti
binati temendo qualche severo castigo nella rocca di Pesaro, ove dopo circa 4
sempre più determinarono fortificarsi e mesi a 9 di essi fu troncalo il capo. Aven-
del lutto sottrarsi dalla sua ubbidienza, do Ettore Serafini, uno di loro, fomenta-
di ricorrere ad altri principi per aiuto ,
la più degli altri l'insurrezione, o per la
come al granduca, promovendo ie al- memoria dell'uccisione d'Odd'Antonio ,
tre comunità a seguirne l'esempio. Que- commessa dal suo antenate, fece atterra-
sto non fu imitato dall'altre comuni, le re la casa che la famiglia avea in Urbino.
quali mandati nuovamente loro amba- i Di più confìsco i beni a diversi urbinati,
sciatori al duca per fare altre convenienti ed altri puuì coli'esilio. Ne mai placossi il

rimostranze, ottennero la sospensione del- risentimento del duca verso gli urbinati
le imposte del 1572 e di 4-anni anteceden- finché non mandarono a lui 90 cittadi-
ti. Indi nel gennaio 573 il duca liberò af-
1 domandargli per(iono,con dimostra-
ni a
fatto i sudditi degli aggravi dianzi impo- zioni di sommissione e ubbidienza, ed al-
sti, restando però inflessibile cogli urbi- lora il duca condonò alla città ogni tra-
natiperla loro ribellione. Gregorio XIII scorso, e la rimise finalmente nella sua
ordinò agli ambasciatori d'ubbidire, ed grazia. Di che furono fatte allegrezze per
appena essi Spatriarono, il Papa indirizzò tutto Io stato, e rese pubbliche grazie a
alla città il breve, Audivimus Oratorcs, Dio. Il Castellano biasima Guid'Ubaido
ilcy febbraio 5y 3: Dileclis Filiis, Prio-
1 1J, lo taccia di dissolutezza, degenere da-
ribus et Populo Ch'itati* Urbini. Con
} gli aviti esempi, e che l'autorità di Gre-
esso il Papa nuovamente ed espressamen- gorio Xlll sedò la sedizione e ricompose
,

URB URI] 343


gli animi. Mentre i miserila gentiluomini capo, ed i cadaveri furono dal vescovo
urbinati erano prigioni nella rocca pesa- di Pesaro fatti onorevolmente seppellire
rese, il duca volendo por freno agli urbi- nella chiesa suburbana di s. Decenzio. I
nati, e levar loro l'occasione di scuotere in nomi di quegl'infelici si ponuo leggere
avvenire il giogo dell'ubbidienza, deter- nella Storia mss. del Gocci. Placato il
minò di fabbricare in Urbino una fortez- duci, gli urbinati gli offrirono in do-
za a spese della città. E nel 1074 volle au- no 5o,ooo scudi, ma egli ne accettò so-
mentare le fortificazioni di Pesaro, onde lo 20,000; ed a' 1 4 ghigno i5y4 ritor-
la città gli fece coniar quella medaglia il nò in Urbino, tra gli applausi e gli osse-
cui tipo riprodusse Pie posa ti. Tanto per qui, e vi si trattenne 12 giorni. Quindi il
queste fortificazioni, come per la fortez- duca ristabilì la posta d'Urbino, il colle-
za d'Urbino le comuni somministrarono gio de'dollori, la libertà al consiglio, e re-
iguastatori^ per le prime Cagli die a'ri- stituì 8000 scudi di quelli che avea preso,
chiesti i5oo ne mandò 800. Ma meglio promettendo amore e propensione alla
conviene tenere presente il riferito dal città ; ed ordinò, che la tortezza fatta fab-
Lazzari, su quanto precede, accompagnò bricare a spese de'citladini, non si dovesse
eseguì il luttuoso avvenimento, nella sua più abitare. Nello stesso i5y4 trovandosi
relazione, De 'disturbi accaduti in Urbi- in Ferrara Enrico di Valois re di Polo-
no, e già ricordata più sopra. Primiera- nia, che portavasi in Fraucia a regnare
mente egli alferma, che uou 1 2 ina 5o fu- col nome d'Enrico III, si recò il duca a
rono gli ambasciatori urbinati, che cogli ossequiarlo; ma pel caldo patito nel viag-
alti più umili di sommissione furono am- gio, tornato a Pesaro suo prediletto sog-
messi nella torbida udienza dopo 3 giorni. giorno, fu sorpreso da febbri, le quali in-
Indi che furono ditarmati e trattenuti per asprendosi lo ridussero a morte a'28 set-
altri 20 giorni guardati a vista. Dopo fu- tembre d'anni 61 e si dice, non senza
,

rono licenziati tranne 6, cioè: Severo rammarico della severità usata cogli ur-
Pallroni, cav. Veterani, cav. Gentile Be- binati, e restò ouorevolmente sepolto in
ni , Felice Corboli, Vincenzo Vincenzi Pesaro nella chiesa del Corpus Domini.
Gio. Battista Bianconi, tutti legati e con- Magnifico in tutto, amò la musica, le let-

dotti afflittissimi nella rocca di Pesaro. tere e i letterati che onorò


Ben- in corte.
Urbino dovette ulteriormente addolorar- ché non ebbe occasioni di mostrare in
si in vedere quindi arrestare e condurre guerra il suo valore, fu tenuto capitano
in Pesaro Vincenzo Ridolfi, uno de'4 am- istruito e di senno, onde molti ricorsero
basciatori spediti alPapa, Annibale Giun- a lui nelle questioni de'duelli e de' tor-
chi, Ettore Serafini. Compresi di spaven- nei, favorendo gli eccellenti militari. Di
to gli urbinati, moltissimi per timore fug- Vittoria lasciò, óltre il figlio successore,
girono, ed altri 5 furono imprigionati. Ciò Isabella maritata a Bernardino Sanse-
saputo dal duca, con uu bando richia- verino principe di Bisignano, e Lavinia
mò gli uscili,altrimenti sarebbero dichia- sposata ad Alfonso Felice d'Avalos d'A-
Furono specificatamente ci-
rati ribelli. quino marchese del Vasto. Qui voglio fa-
tati a comparire in Pesaro circa 3o urbi- re menzione della Lettera ili Ci. in dir-
binati, e dopo un mese rilasciali. Il duca lo Galli tifartu* te scritta ncli 5G(i aGui'
proibì qualunque adunanza in Urbino, d'Ubaldo J I Felino della Rovere dura.
ancorché di sodalizio, gli tolse le giurisdi- V d- l rbiuo, sopra varie notizie de conti
J
zioni sul contado,e gli affici municipali che e de ducki di essa città, preceduta da
attribuì al suo luogotenente. Dopo <masi un altra dell'arciprete Lazzari all' 0*
4 mesi di carcere de'suddelli ambascia- lieieri. Si legge nel t. 21, p. 70 ùeW An-
tori, il i.° di luglio ebbero 9 mozzato il tichità picene. Veramente in essa crudi-
344 U li 13 U II B
tissimamente si ragiona del duca Fede- prese parte, perciò donato da d. Giovan-
rico, di sue gesta e splendida corte. Del- ni di 9.4 schiavi turchi, venendo assistito
l' eccellenza e nobiltà del ducato d' Ur- da' molti cqpilani e colonnelli prodi eu-
bino, che comprende illustri città e se- gubini, al servizio della lega composta da
di vescovili. Sì discorre ancora di Fran- da s. Pio V , Filippo 11 e la repubblica
a
cesco M. 1, che viene encomiato per di Venezia in numero di 5o, oltre con- i

T uccisione del cardinal Alidosio , anzi dotti seco dal principe d'Urbino. Indi vi-
pretendendo lo scrittore che doveasi pre- sitò il santuario di Loreto, e s. Pio V ne-
miare, considerando il cardinale qual gli estremi di sua vita, trovandosi in Pio-
traditore e d'accordo co'francesi che ce- ma nella sede vacante e successiva ele-
lebravano un conciliabolo per eleggere zione di Gregorio XI II che lo trattò be-
un antipapa e deporre Giulio li. Si ri- nignamente. Nell'ultima malattia del pa-
leva finalmente, che la repubblica di s. dre irovavasi a Castel Durante, ove per
Marino si conservò sempre libera in mez- le cacce soleva dimorare, e in Pesaro per
zo ad agguerriti signori, per grazia e fa- nuotare, ed ivi subito si recò ad assister-
vore de'duchi d'Urbino che la protesse- lo , e dopo morto gli celebrò solennissi-
a
ro. Francesco M. 11 successe al padre nel roe esequie coli' assistenza di molti am-
ducato d'Urbino, e fu l'ultimo rampollo basciatori, nelle quali con lunga e orna-
legittimo che sopravvisse, delle due ce- ta orazione ne lodò le virtù GiacomoMan-
lebratissime famiglie di Monte Feltro e zoni. Quanto alla precedenza degli am-
della Piovere, lasciando di se la propria basciatori fu dato il r. "luogo alle comuni
vita descritta incompendio sino alla vec- d'Urbino, di Gubbio, di Cagli edelMon-
chiezza, compita dal suo amato gentiluo- tefeltro dal lato destro, nell'altro pe'pri-
mo Antonio Donato nobile veneto, per cui mi presero luogo ambasciatori di Pe- gli

di questo abbiamo nel t. 29 della Nuo- Fossombrone, della


saro, di Sinigaglia,di
va Raccolta del p. Calogerà Memorie : Pergola e del vicariato di Mondavio. Vi
concernenti la vita di Francesco M?
a
furono 5 vescovi. Francesco M. II par-
IJ coir aggiunta di tuttodì) che accad-
Ì
tecipò il doloroso avvenimento a tutte le
de nella devoluzione de' diluì s lati alla comunità dello slato, e invitò loro amba- i

s. Sede raccolte da F. S. Passeri- Cac- sciatori a Urbino, oveandava a trasferirsi,


}

cia. Fu educato come conveniva all'alta per ricevere il giuramento di fedeltà.


sua nascita, ed ebbe ad aio Muzio Giu- Giunto in Urbino pel possesso, onorato
stinopolilano, poi Antonio Galli urbina- dallo zio Ottavio Farnese duca di Parma
te e Girolamo Simonetta cagliese, olire e Piacenza, in abito ducale si recò nell'ar-
i maestri Battoli urbinate e Corrado man- ci vescovato ,
poi a suo tempo vestito di
tovano illustre letterato, Commandino, bianco, com'era costume, sopra un ca-
Benedetti, Paciotli, Mazzoni e Guarino- vallo leardo e incedendo sotto baldacchi-
ne nelle matematiche, nella filosofia e in no cavalcò per la città, e poi nella mag-
altre discipline.Condotto a Venezia dal gior sala della corte ricevè il giuramento
padre,fu decorato della Calza indi si re- ì
dal magistrato e dagli altri ordini. Si re-
cò nelle corti di Ferrara, Mantova, Par- cò poi a Pesaro, ed ivi e in Siuigaglia fe-
ma, Madrid, ricevendo dappertutto ono- ce la pubblica comparsa di sovrano, si-

rificenze e istruzioni principesche e ca- mile a quella d'Urbino. Attese quindi al

valleresche. Dopo aver sposato Lucrezia governo dellostato, che poi visitò nell'au-
d'Esle, per istruzione si portò nell'arma- tunno i5y5> e primieramente fece spia-
ta navale contro il turco presso d. Gio- nare la fortezza eretta dal padre e levò
vanni d'Austria, per cui nella strepitosa le superstiti sue imposizioni; perciò gli fu
battaglia di Lepanto valorosamente ne d'uopo moderare le spese e restringerle al-
CJRB un 1 345
le necessarie , restando per allora deluso dò un corpo di fanteria sotto la condot-
nelle speranze colle quali L'atea lusinga- ta del suddetto cugino Ippolito della Ro-
to il re di Spagna per prenderlo a' suoi vere marchese s. Lorenzo in Campo,
di

stipendili ed anco impiegarlo nelle guer- nella guerra del Piemonte contro fran- 1

re ili Fiandra. Pertanto si dedicò tutto cesi, che molestavano il duca di Savoia

con amore e cortesia verso sudditi, to- i parente del re; neli5g5 somministrò al-
gliendo ad essi ogni occasione di dispiace- tri soldati per le guerre fiamminghe, cir-

re. Alcuni antichi cospiratori, come Bo- ca 3ooo fanti. Il duca attendeva indefes-
narelli conte d' Orcianoe Stati conte di samente buon governo dello stato, pel
al

Monte Bello, temendo d'esser puniti, at- mantenimento della pace e la retta aratro*
tentarono alla vita del duca; ili. fuggì, nistrazione della giustizia, risiedendo nel-
il 2. fu decapitato, i complici impiccali. l'estate in Urbino, I' inverno a Pesaro, a
La duchessa Lucrezia volle tornare a Fer- Castel Durante negli altri tempi, visitan-
rala, ove poi si fermò, e il duca non aven- do pure le altre terre ogni anno, e se im-
do speranza di prole per lasua età avan- potente inviava un uditore, cioè nel giro
zata, poco curò d'averla lontana. Reca- d'un triennio compivasi la visita: nel i.°

tosi in Firenze fu festeggiato dal grandu- anno avea luogo la visita di Gubbio, Ca-
ca, e tornato nel suo stato nel seguente gli, Fossombrone, Pergola; nel 2. di Si-

carnevale fece eseguire una giostra alla nigaglia, del vicarialo di Mondavio e luo-
lizza, specie di Torneo. Finalmente il re ghi circostanti; nel 3.° quella del Monte
di Spagna Filippo II lo prese al suo servi- Feltro. Intanto devoluto lo stato di Fer-
rio collo stipendio annuo di 12,000 du- rara alla s. Sede la duchessa Lucrezia
,

citi d' oro, e d' una compagnia di gente rjuale paciera molto contribuì alla com-
d'arme nel regno di Napoli, pigliandone posizione delle differenze colcardinal Pie-
ancora la prolezione in ogni suo aliare, e tro Aldobrandini poi arcivescovo di Ra-
indi a non molto commiseal duca di Par- venna (V.), e Cesare d'Este duca di Mo-
ma di decorarlo col Tosou d'oro. Altra dena, e del suo operato parlai ne'Iuoghi
onorificenza la ricevè da Gregorio XI 11, ricordati nel voi. LII,p. 201. Poco dopo
col titolo onorifico di Serenissimo t
per venuta a morte duchessa nel 1598 l'i 1
la

distinguerlo dagli altri duchi, e probabil- febbraio, di preferenza a' parenti lasciò
niente in riflesso d'avere il predecessore suo erede il cardinale, ed esecutore testa-
dichiarato granduca il Duca di Toscana. mentario di molte opere pie il duca ma-

Francesco Maliche teneva il vecchio duca rito. Clemente Vili Aldobrandini zio del
di l'arma inluogodi padre, per abbreviar- cardinale, nello stessoiagS volle recarsi
gli il cammino nel settembre i 585 si recò a prendere possesso del ducato di Ferra-
a Bologna con grande e nobile compagnia ra, parù da Llotlia a' 2 aprile preceduto 1

della corte e dello stato, e in quel duomo dal Sagramenlo, e passando per lo sta-
ss.

ricevè l'insegne del cospicuo ordine: ce- to d'Urbino vi fu ricevuto dal duca in Si-
lebrò la messa solenne l'arcivescovo car- nigaglia e poi in Pesaro con ogni rivereu*
dinal Paleotto, il (piale alloggiò due du- i za e ossequio. In Pesaro il Papa si fermò
chi nel suo palazzo, venendo onorati anco un giorno intero, visitando nelle sue stan-
dal cardinal Salviatieda tutta la nobili». ze la duchessa Vittoria madre del duca,
Nell'essere ricevuto sotto la prolezione con usare ad essa e al figlio ogni cortesia,
del re di Spagna, il duca si obbligò del- ricordando loro ch'egli nato hiFano.quau-
la somministrazione di cerio numero di do n'era governatore pontificio (come di-
gente al suo servizio, perciò qui dirò che ce Novacs,o podestà come scrive Amiani,
nel 1587 die alcune compagnie, per com- e lo fu pure il figlio Pietro) il padre MIO

battere i ribelli di Fiandra; nel 1 Sy^ man- Silvestro, ed era stalo pure anco a'servigi
3^6 URB URB
di Guid* Ubaldo li nelle maggiori sue oc- catesi da tutti le istanze,iu Castel Duran-
correnze, quale uditole. Poi si parli molto te sposò a'26 aprile i5g9 Livia sua pa-
soddisfatto detrattameli ti e de' doni ri- rente, come figlia del cugino Ippolito del-
cevuti, a 'quali però il Papa corrispose con la Piovere marchese di s. Lorenzo in Cam-
altri doni. Nel ritorno, partito da Ferra- po. Nel 1601 il duca visitò lo stato, e in

ra a'29 novembre, Clemente Vili nel di- Gubbio ilprincipal protettore della fami-
cembre fece lo stesso cammino , e quasi glia della Rovere s. Ubaldo. Neli6o2 la
nel medesimo modo e assai lietamente fu duchessa madre s'ammalò in Pesaro, ed
trattato. Quanto a Fano, racconta V A- assistita dal figlio morì d' 82 anni a' i5

miani, che Clemente Vili vi giunse a' 2 dicembre, assai com pianta qual santa e ot-
maggio,servito da molta prelatura e dal- tima principessa, restandone inconsolabi-
la primaria nobiltà dello stato papale, ol- le il duca, che le celebrò solennissime e-
tre i cardinali che seco conduceva. Dagli sequie, con orazioue fuuebredi Gio. Bat-
ambasciatori fanesi era stalo incontrato a tista Leoni. Fu sepolta incontro al ma-
Loreto» per invitarlo ad albergare nel pa- rito nella chiesa del Corpus Domini. Do-
lazzo pubblico. Tra'personaggi che gli fa- po 5 anni di matrimonio la duchessa Li-
cevano corte eravi il duca d' Urbino , il via concepì , ed in Pesaro partorì un fi-

quale con bella comitiva del suo stato e- glio neli6o5 il giorno di s. Ubaldo, con
rasi portalo a Sinigngìia per baciargli il allegrezza indescrivibile di tutti i sudditi.
piede. Fuori di porta Marina segui l' in- Battezzato in Pesaro privatamente col no-
contro del magistrato e de'consiglieri, e me di Federico Ubaldo, la solenne funzio-
di 24 giovani nobili vestiti di drappo a ne si Urbino, e ne fu compare il re
fece in
spese del comune; precedendo il clero re- di Spagna rappresentato dal marchese di
golare e secolare,Papa andò alla catte-
il Pescara, il quale ricevè dal duca d' ordi-
drale accompagnato da folto popolo, che ne del re il Tosou d'oro gli urbinati ce- :

con voci tV allegrezza rendeva giuliva la lebrarono l'avvenimento con bellissime


comparsa del Sommo Pontefice. Indi pas- feste e decorosi spettacoli. Tornato il du-
sando sotto superbi archi trionfali innal- ca a Pesaro, vedendosi avanzato in età,
zati per le strade tutte parale di drappi nel 1607 provvide al figlio con istituire
e di verdure, portossi Papa il nel palazzo un consiglio di stato per governarlo, fin-
del magistrato, dove ammise i consiglieri ché fosse in grado di assumerne esso il
al bacio del piede. In questa occasione governa mento, e si ritirò aCastel Durante,
non tralasciarono i magistrati di palesar- poi Vrbania (V.\ colla moglie, il figlio e
gli l'antica inclinazione della città, cinèdi poca famiglia, lasciando il rimanente del-
porre mano alla fabbrica del porto, e il la corte in Urbino residenza del consiglio.

Papa prontamente vi condiscese, e desti- Narrai in tale articolo quanto fece il duca
nò per architetto Giovanni Fontana. Par- nel rimanente di sua vita, la sua morte, il
tilo poi Clemente Vili per restituirsi iti testamento, i funerali, l'elogio; laonde so-
Roma, due ambasciatori fanesi l'incontra- lo mi rimane accennare alcuna delle prin-
rono in Ilimini e lo servirono sino a Fauo cipali notizie. Preventivamente concluse
ove giunse in dicembre. Non si trattenne il matrimonio per Federico Ubaldo, con

punto in Fano, per la premura che avea Claudia sorella di Ferdinando li (non III
d'essere in Roma il dì 20, e realmente vi come dice il Grossi) granduca di Tosca-
giunse. Intanto la duchessa madre, pn- i na, e la dote di 3oo,ooo scudi d'oro. Qui
renti, gli amici , i sudditi stimolarono il finisce il compendio mss. della vita di
duca moglie per procurare
a riprender Francesco M.' II e disteso da lui medesi-
d'aver successione, ed egli giunto all'eia mo. Tra il marzo e l'aprile 1621 si ef-
di 5o anni n'era alquanto ritroso, ilepli- fettuò il matrimonio. 11 principe d'Urbi-
UR D URB 34 7
ho Federico Ubaldo si mostrava avvenen- lo di cose. Mentre alcuni macchinavano
te e di fortissima complessione, e dava d'ucciderei comici e i servi malvagie d'a-

speranza per l'acutezza dell'ingegno e la doprare mezzi potenti e risoluti; il mise-


meravigliosa memoria, di fare onore al- ro principe continuando a guidar i coc-
la squisita e singolare educazione del pa- chi ove portava i comici, ogui giorno a
dre; il qualealcuni taceiaronodideboleca- comparire sui palchi scenici, tutte le not-

ratiera, che prfgiudicò*! figlio. Pervenu- ti a passarle in disordini , finalmente a'

to questi agli anni del discernimento, a- 29 giugno 1623, fu trovato morto nel
vendo il duca sino dal Gì 3 soppresso i il proprio letto, di poco più di 18 anni d'e-

consiglio di stato, fu ammesso nelle cose tà, e in tal guisa obbrobriosa e deplora-
del governo, ma circondato da q uè' che bile terminò con lui V antica e nobilissi-
silusingavano d'avanzarsi nella muta- ma casa. 11 vescovo di Pesaro Malatesta
zionedel capo, perchè il duca aveva più Baglioni soprintendente della casa duca-
dì r5 anni,cd amava ritirarsi a'suoi diletti le, ne scrisse la morte al padre , ed egli

studi. Altri dissero per abbonire il figlio, si trattenne nelle stanze, nel fargli perve-
che cominciava a far scorgere spiriti fe- nire il fatale annunzio. Il duca non ver-
roci e inquieti, ti risolvè il duca di la- sò una lagrima , die gli ordini per la se-
sciargli libera l'amministrazione di tutte poltura nell'oratorio della Grotta d'Ur-
le cose (unica macchia, rileva Reposati, bino,con iscrizione riferita da Lazzari (in-

che deformò il bel carattere e le virtù di sieme ad un elogio lapidario scolpito su


a
Francesco M. li), e di riservarsi la 3." pietra di paragone e collocato nella chie-
parte delle rendite, che in tutte asceude- sa di s. Chiara); restò intrepido , senza
vano a scudi 3oo,ooo, seco ritenendo po- dare a conoscere 1' acerbità dell' animo
chissimi servi.Non manca chi accusa Fe- suo o perturbazione. Questa costanza e
derico Ubaldo d'aver osalo nel 162 3 di indifferenza fu spiegata dal riconoscere
macchiarsi di fellonia proclamandosi du- nel figlio il suo nemico, un incorreggibile,
ca, come il Castellano. Pertanto ad uu un degenere da'eostumi paterni. L'infe-
tratto, nel ducalo la cosa pubblica mutò lice principe lasciò la figlia Vittoria d'un
faccia , e si passò dalla prudenza d' un anno e circa 6 mesi (perciò non postu-
vecchio virtuoso e pio, all'empito d'un ma, come pretendono I' Arte di verifi-
giovine dissoluto; da una plausibile ma- care le date, e il Castellano), e molli de-
turità , ad una biasimevole violenza; da bili. Nel t. 25 del Calogerà, Nuova Rac-

un'eia Ita regola in fine, ad un intollera- colta s si Memorie concernen-


leggono le

bile disordine: sicché i sudditi in pochi ti Ubal-


la vita del principe Federico-
giorni tutto videro cambialo. Il principe do unico figlio di Francesco Maria II
«l'Urbino pose ogni diligenza, acciò il ge- della. Rovere VI ed ultimo duca d'Ur-
nitore non sapesse ciò che si faceva, e con- bino, raccolte dalVavv. Francesco Sa-
tinuò quasi iìutì anni beli' assoluto arbi- verio Passeri Ciacca nobile di Pesaro. I

trio dì tutto il governo. Si abbandonò ad princìpi vicini saputa la morte del prin-
( gni eccesso, si die in preda ad ogni stra- cipe ereditario si misero in arine, e il du-
vizzo e sregolatezza , alla volubilità del ca s'infermò. Ritiratosi ne' suoi apparta*
rigore e delia licenza, Prese a' suoi sti- menti col conte Francesco Mantieni suo
pendi! una compagnia di comici, e vi ven- favorito beneficato, e col vescovo ili Pe-
do con loroaperta mente comparve un al- saro Malatesta Bagltoni, insieme a Giu-
tro istrione e ministro de'divertimenli del lio Giordani suo servo ila 4>0 anni, che
basso volgo, che gli applaudiva. I buoni dotato di profonda erudizione era di
erano sbalorditi, ninno ardiva parlare, e guida ad operaie rettamente, in pochi
tutti piangevano così infelice cambiamen- giorni concluse Io legueuti risoluzioni.
US U R B V B I
Spedì a Roma al sagro collegio, essendo per condolersi in nome dell' imperatore
sede «aconte per morie di Gregorio XV Ferdinando II , ed offrirgli per l'erede
(il quale avea tenuto alcune congrega- l'investitura delMonte Feltro antico feu-
zioni co' cardinali sulle cose d' Urbino), do imperiale, del qua'.e, soggiunse l'ani -

Ja pai leeipazioue della morte del figlio, basciatore, all' imperatore toccava il di-
offrendo la sua divozione. Partecipò l'av- sporre. Il duca rispose, ringraziare l'im-
venuto a'sudditi, invitandoli ad eleggere peratore del benigno uffizio, ma quanto
otto cittadini idonei per affidar loro il go- al Monte Feltro, lo riconosceva da'Som-
verno dello stato, essendo impotente di mi Pontefici, in uno agli altri domimi, e
portarne il peso. Mandò a consolare la nulla .bramare; per cui l'ambasciatore
vedova Claudia, e ad offrirle ogni servi- partì mal soddisfatto. Lo stato frattanto
gio e onore. E richiamati i ministri e la veniva governato da otto cittadini eletti

corte, riassunse intanto il potere, trat- dalle città del medesimo. Urbano Vili
1

tando con pochi, de'quali formò un con- inviò al duca mg. Pavoni, invitandolo a
sìglio o congregazione per gli affari. Pri- consegnargli la fortezza di s. Leo, come
mamente volle provvedere alla bambina quella a cui i fiorentini potevano aspira-
Vittoria, e fra Vii versi pareri , non valu- re e così terminerebbe ogni differenza,
,

tandosi chi saviamente propose doversi conoscendo bene le mire del granduca
consultare il futuro Papa, prevalse quello spalleggiate dall'imperatore zio. Gli par-
del Mamiani, di consegnarla al granduca tecipò pure aver il Papa mandato mili-
di Toscana zio, per farla nudrire e edu- zie a Città di Castello e a Rimini, uon po-
care in sua casa, per sposarla a suo tempo, tendo tollerare lo smembramento dello
il duca dichiarandola sua erede; e cosi stato che si devolveva alla s. Sede , nep-
impedire la devoluzione dello stato al- pure palmo, per l'estinzione del ra-
d\\i\
Ja s. Sede, benché il duca uon era di ta- mo mascolino soltanto investito. Il duca
Je sentimento. Tutto rapidamente fu e- si mostrò contrario tenacemente a' desi-

Mentre in Castel Durante trova-


seguito. deri! del Papa, perchè ponevano in diffi-
1

vasimg. Pietro Pavoni, già maestro di denza la sua fedeltà, e metteva in dubbio
camera di Paolo V e Gregorio XV, in- quello ch'era giusto, ma tutto avrebbe
vialo del sagro collegio per consolare il al non lontano fine de' suoi giorni. Sup-
duca, a'6 agosto fu eletto Papa Urbano plicare il Papa ad aspettarlo, e tutto allo-
Vili Barberini. Subito li cominciarono ra ricupererebbe senz'alcun impedimen-
tra lui e il duca varie negoziazioni, pro- to; e per assicurarlo che la fortezza non

lungate nella conclusione per due anni, potesse esseresorp reta* andava a inviarvi
pel passo falso d'a ver consegnata la bam- 100 moschettieri per meglio custodirla
bina alla casa Medici (dal Mamiani e sua con ogni vigilanza. Allora mg.' Pavoni
moglie, perciò bene ricompensati), che domandò duca una dichiarazione in i-
al

pretendeva a parte dello stato d'Urbino, scritto, il Papa, che quan-


con assicurare
e l'avea destinata sposa al granduca; e to possedeva lo riconosceva dalla s. Sede,
senza interpellarne il Papa supremo si- uè farebbe alto alcuno in suo pregiudizio-
gnore del feudo come si dovea ed erasi , liduca si alterò e si negò farla; ma poi ve-
praticato sempre, il cardinal Farnese no- ramente di voto e fedele alla s. Sedn con- }

tificò la disposizione dopo la sua conclu- segnò la dichiarazione al prelato, median-


sione ,
per cui Urbano Vili giustamente te lettera a Urbano Vili de'4 novembre
ne fece doglianze, mentre era agente del 1623, protestando che il ducato d'Urbi-
duca in Roma Angelo Mamiani fratello no, il Monte Feltro, Pesaro, Sinignglia, il

del suddetto conte. Intanto si presentò al vicarialo di Mondavio e altri stati, dopo
duca in Castel Durante il conte Gambata la sua morte doveano tornare alla s. Sede,
U R B URB 34 9
e di non poterne disporre a favore d'al- sudditi. Con tali vincoli assicurato il ri-

cuno. Tulle ledillicoltà dell'ottimo duca, torno dello slato d' Urbino alla Chiesa
interamente ossequioso olia s. Sede, con- romana, si licenziarono le soldatesche po-
tro questa erano fotneulote da quelli che Può vedersi
ste a'confìni. breve Con- il

qli stn > j! no a fianco, rome noti) Lauapfi siderauUs Ducalum Urbini, del i.° lu-
Non di ciò contento Urbano VI 11, 5 gior- glio,Bull, citato, p. 233, e due altri si-
ni dopo spedì al duca il cardinal Genuini, miliche seguono. Siccome nel ducalo si
perchè beesse piti espressa e più ampia penuriava di notati, Urbano VI II col bre-
dichiarazione; laonde il duca ubbidì e le- ve U t penuriae JYotarìorum^W e) ago-
ce una specie d'abdicazione e rinunzia del sto,Bull, citato, p. ^4 , autorizzò il com-
i

suo stato feudale. Continuandosi in Ro- missario apostolico Virili a crearne degli
ma negoziati, per morie del Ma mia ni,
i
idonei. Divenulo il duca più malinconico
il duca sostituì per suo residente I' ur- e noioso a tutti, mal 'soffrendo vedersi ri-
binate Orazio Albani virtuoso e saggio, dotto in servitù, non più ammise dipoi alla
che rimase pi esso il Pontefice fino al com- sua presenza le consulte o congregazioni,
pimento dell'aitare; agì a favore della s. anzi ormai non più curando le cose mon-
Sede, come dovea , e così aprì la via alla dane, sembrava contemplare il cielo e

futura grandezza di sua famiglia. Il gran- pensare alla morte, al qualimesi fece pre-

duca Ferdinando 11 volle le .scritture ri- parare la sepoltura nella chiesa de'chie-
guardanti l'eredità della pupilla Vittoria, rici regolari minori di Caslel Durante, a*
e servirono per argomento di discussione quali poi lasciò la libreria, che Alessandro
co'minislri pontificii, rjual fosse la porzio- VII trasferì nell' Universi là Romana, con
ne de' beni allodiali per distinguerla da' rendite pe'perpetui suffragi per l'anima
feudali onde assicurare tra le parti la
,
sua. Nuova mente dubitando Urbano Vili
conservazione della pace e della buona sulle pretensioni del granduca di Tosca-
amicizia. Recossi dal duca a Castel Du- na come Medici e sposo futuro di Vitto-
r
rante mg. Virili, poi cardinale, maggior- ria unica erede delle due case di Monte

domo del cardinal Francesco Barberini Feltro e della Rovere, così bramò da Fer-
soprintendente generale dello slato eccle- dinando 11 dichiarazione simile a quella
siastico e nipote del Papa co' ministri di del duca, e l'ottenne a' 16 novembre di
questo, il prelato autorizzato da Urbano detto anno, confessando che ne pe'suoi an-
Vili col breve Cjtin «fr'fecftfJ, de'ac) giu- tenati e né pel matrimonio con Vittoria,
gno 1624* Bull. Rom. t. 5, par. 5, p. 233. non avea alcun diritto o pretensione su-
a
1 nominati al duca presentarono una for- gli siali di Francesco M. 11, siccome spet-
ma di giuramento da prestarsi al Papa tanti interamente alla s. Sede. Essendo il
da'go ver Datori delle piazze e da'capiiani principe nell'età di 14 anni, l'ava Cristina
delle milizie ,che sebbene fu approvata di Lorena e la madre M." Maddalena
dal duca, gli dispiacque nondimeno sì vi- d'Austria, reggenti, lutrici e curatrici del
vamente, che si ammalò di cordoglio e se granduca, nello stesso giorno approvaro-
ne dolse. Colla slessa l'orma giurarono in no la sua dichiarazione, col consenso de'
mano di mg.' Virili i capitani delle cerni- consiglieri stabiliti dal defunto Cosimo II

di, i governatori e lenenti di s. Leo, di Pe- di lui padre. Di tutto ne fu rogato in Ro-
saro e di Sinigaglia, come i 3 luoghi liu- ma solenne sii omento nel Vaticano a'3o
ti dello slato, giurando di consegnare al aprile 1624, dal cardinal Barberini pel Pa-

Papa alla morte


duca le piazze e le del pa e dal cav. Andrea Cioli segretario di
milizie; anzi giurò il duca di non mutarli, stalo del granduca; eccettuandosi dagli
se prima non avessero fatto il giuramen- stati Feltreschi e Rovereschi il solo oa
to sostituiti, e questi dover essere suoi
i stello di Poggio di Remi e suo territorio,
-

35o U R a U R B
non compreso nell'investitura, situato tra camera apostoli-
trovasse, l'acquistasse la
Rimini e s. Marino, come parte de' beni ca ovvero si trasportasse senza pedag-
,

allodiali, dipoi passato nella camera apo- gio. I cannoni e le armi potersi acquista-
stolica ed esistente nella legazione di For- re dalla camera apostolica a giusto prez-
lì, per la vendita ad essa fattane con tutti zo. Circa gli eufiteusi, che il duca asseri-
gli altri allodiali dal granduca Francesco va avere per concessione di chiese parti-
li indi imperatore, nel i 765 per 5oo,ooo colari, come padrone diretto de'loro be-
scudi, come notai nel voi. XXV, p. 199. ni , convenne non dovervi aver alcun
si

Poggio di Berni era in antico feudo di ca- interesse la camera apostolica, purché
sa Nardini, che per delitto fu confiscato non provi che essi siano stati concessi
dalla camera apostolica, la quale lo ven- dalla medesima camera, e perciò dover-
dèa Giovannidella Rovere signore di Si- si trattare colle chiese padrone. Dovere

nigaglia,padre di Francesco M." I. DaGio- appartenere all'erede crediti delle som- i

vanni lo comprò Domenico Doria, da cui me di frutti di censi comprati dal duca o
V acquistarono Guid' Ubaldo 1 ed Elisa- suoi antecessori, e quelli di condanne o
betta Gonzaga sua moglie. Per eredità di confische, non che padronati non annes-
i

questa, la sua porzione passò ad Alessan- si al feudo. Reposati nel


t. 2 p. 4^7 e ,

dro Gonzaga marchese di Mantova, dal seg. riporta. La lettera del duca al Papa
quale la comprò Eleonora Gonzaga in no- de'4 novembre 162 3. La lettera di Fer-
a
medel marito Francesco M. I, e così per dinandoll al Papa de' 6 novembre 162 3. 1

intero tornò nella casa della Piovere. In- Le lettere delle reggenti di Toscana al
oltre venne stabilito nel suddetto stro- Papa dello stesso giorno. L' istromento
mento che seguita la morte del duca
, della devoluzione del ducato d'Urbino al-
Francesco M." li e preso dalla s. Sede il la Sede de'3o aprile 624. Era già mor-
s. 1

libero possesso di tutte le città , luoghi e to il conte Mamiani,gran favorito del du-
fortezze dello stato, la camera apostolica ca, ed era tornato di Fiandra il fratello
pagherebbe alla sua nipote ed eredeVitto- Ottavio e gli successe nel favore; ma ogni
ria 1 00,000 scudi, in compenso delle spe- giorno morivano altri servi e pareva mu-
se, miglioramenti e aggiunte fatte alle cit- tata la corte , né mai cessava la fortuna
tà ea'porlidi Pesaro e Sinigaglia, e an- d' inquietare il duca, divenuto maggior-
cora pe'crediti di qualsivoglia somma con- mente infermo per una contusione , con
tro la comunità di Pesaro, e per le ren- le membra. Così
debolezza di quasi tutte
dite e dazi nel 1616 comprati dal duca ridotto, restato con una sola ombra di
per 1 264 scudi dal comune di Mondolfo, principato e infastidito, risolvette di pre-
le quali rendite e dazi rimanessero liberi gare Urbano Villa mandargli un gover-
alla camera apostolica. Che dovessero ap- natore ecclesiastico ,
per assumere il go-
partenere all'erede del duca tutto l'oro, verno dello stato, eliminando qualunque
l'argento, il denaro, le gemme, gli appa- futuro intoppo nel ritornare alla s. Sede^
rati, libri, le statue non collocale ne'luo-
i e così più tranquillo prepararsi alla mor-
gbi pubblici o incastrale ne'muri, le scrit- te, e di anticipata soddisfazione de'popo-

ture tranne Y appartenenti alla s. Sede o li icui animi erano già rivolti a Roma. Se

che toccassero il giusdel duca to,i beni feu- ne confidò col Donato, il quale fu di pa-
dali e giurisdizionali, l'armi, le munizio- rere contrario (sui timore di risentire
ni e i cannoni che non avessero l'arme del- pregiudizio ne'suoi propri interessi, come
la s. Sede o de'Papi, e finalmente tutte osserva Lazzari), non dover morire sud-
le cose mobili collocate ne'beni feudali e dito chi era nato signore, e certamente a
non appartenenti al fendo, ed i trasporti lienar l'animo de' sudditi. Nondimeno il

seguissero esenti da Gabelle. Il sale che si duca restò fermo nel suo proponimento,
URB ti R B 35i
e inviò ni Papa lo slesso Donato (accom- se surrogarne altro, colle medesime fa-
pagnato da'conti della Massella ediCar- coltà e prerogative, pronto a rinnovar la
pegna) perchè col residente Albani trat- patente. L'Araiani dice che alla cessione
tassero il negozio, invocando il di lui per- del duca destramente contribuì l'arcive-
dono per aver mandato l'erede in casa scovo di Camerino Santorio, e che non
Medici senza preventiva partecipazione. ostante il Papa notabilmente aumentò le

Questa risoluzione recò sorpresa a tutti, sue milizie a Bologna, per imporre al
mentre non avea voluto consegnare la for- granduca di Toscana. Pertanto Urbano
tezza di s. Leo, e lo stesso Papa se ne mo- Vili col breve Cum dilectus, de' 27 di-
strò meravigliato, non pretendendo inge- cembre 624, Bull, citato, p. 292, depu-
1

rirsi delgoverno vivente il duca, anche governatore generale dello stato


tò per
come gradi lo a 'suoi popoli, e temendo che d'Urbino, con istruzione di prender pos-
poi se ne pentisse, esigere la risoluzione sesso del ducato nella morte del duca,
1

più matura ponderazione.Fu rimesso lui- mg. Berlinghiero Gessi bolognese, ve-
tavolta l'affare al cardinal Magalotti, il scovo di Rimini, vecchio ed esemplai e pre-
a
quale fece molte savie difficoltà, che di- lato, ilquale presentatosi a Francesco M.
spiacquero al duca , impaziente d' ogni II il 1 .°gennaio 625,fu ricevuto con gran-
1

indugio; onde con nuove insistenze, Ur- di accoglienze, gli assegnò per abitazione
bano Vili trovò in fine prudente l'esau- i suoi propri palazzi ben addobbali, e per
dirlo. A tale effetto il duca spedì al go- stipendio scudi 2000 l'anno,pagando pu-
vernatore ecclesiastico una patente, fir- re gli altri ufliziali e ministri. Il comune

mata colla stampiglia del suo nome e mu- d'Urbino, fatti i debiti ossequi al prelato,
nita del suo sigillo in Castel Dorante a' gli presentò vari donativi, fra' quali un
20 dicembrei624. In essa dichiarò, che quadro Mad-
del Barocci esprimente la

in riguardo alle sue preghiere e molestie dalena che bacia piedi al iSalvatorc. Non i

che pativa, avendogli il Papa Urbano si alterò sistema governativo, meno il


il

\ concesso un governatore per lo stato,


111 licenziamento del consiglio degli otto, ri-

egli compartiva al prelato piena autorità manendo in vigore ogni consuetudine e


esclusiva da ogni appellazione a lui, e di la suprema autorità del duca, il quale ri-

amministrar la giustizia civile e crimi- mase così soddisfatto di sua destrezza e


nale, ed in far grazie, eziandio sui feu- capacità, che lo lasciò governare sebbene
datari, tranne i casi che a lui sembras- a'
19 gennaio 1626 fosse creato cardinale,
nuovamente di-
sero doversi dal prelato mentre si trovava in Pesaro. E qui ri-
scutere, ovvero da doversi decidere da e- corderò che nelle biografie riportai col-
gli medesimo per troncare ogni lite. In- le loro notizie, quelle de'cardinali presi-
oltre l'autorizzò a rimuovere e deputare di, o che stati tali poi furono decorali del-
i governatori, i podestà e ogni altro uilì- la porpora. Il suo governatorato durò
ziale, similmente a quelli delle milizie e dueanni continui colla piena soddisfazio-
delle fortezze, eccettuato il caso s'egli vo- ne del Papa e del duca. Fin qui il lupo
con alcuni, e da tutti ricevere
lesse iiulo sati. Già Urbano Vili col breve Creili-
ilgiuramento di fedeltà alla s. Sade e al tltm liuniilitaLi nostrae , de' a6 luglio
Papa, salva però la fedeltà dovuta a lui l6a5, Bull, 3|8, avea auto-
citato , p.
vita durante. Che appena il governatore rizzato anche il preside di Romagna a
si presentasse da lui colla patente, gli a- prendere possesso del ducato d' li Inno
vrebbe comunicato i contrassegni pe'ca- nella morte del duca. Indi eoi breve Sin-
pitani d'uso, e delegalo in governatore di gntares i de'* 8 ottobre 1 (>>.(>, Bull, Rotti.
tutto lo stato dui.inle In sua vita ,
però t. (>, par. r, p.iQj Urbano Vili 61 cu) liuto
dichiarandosi contento se al Pupa piaces- il proprio fratello cardinal Antonio lì.tr-
3*2 URB URB
berilli , a prendere possesso del ducato suoi legati. Tuttavia notò Colucci, che il

d'Urbino, per quando succedesse la de- riferito feriva l'autore satirico delle Me-
voluzione. E poi gli diresse il breve Spe- morie is loriche concernenti la devolu-

ctata } de'3 luglio 1627, Bull, citato, p. zione dello slato d' Urbino alla Sede, a-
r
61, colle facoltà di ricuperare le scrittu- postolica ) dedicate a mg. Domenico Ri-
re spettanti alla s. Sede, e di acquistare viera patrizio urbinate, stampate (in Fi-
le artiglierie e armi occorrenti. Nel t. 22 renze o alla macchia) colla data d'Amster-
dell' Antichità picene, il Colucci a p. 192 dam nel i723,il quale ingiustamente con-
pubblicò: De*pubblici vantaggi recati al' siderò il Gessi nemico dello stato d' Ur-
la città ci' Urbino da' vari suoi legati o bino. Questo libro riprovevole e infama-
presidenti, lei ter a dell 'arciprete d. An- torio, fu volgarmente dalla malignità
drea Lazzari al marchese Gio. Batti- chiamato la Gesseide. Lo biasimarono
sta Antaldi. Dopo aver dichiarato che ancora l'Olivieri nelle Ragioni del tito-
tutti i presidi dell'urbinalense provincia lo di provincia Metaurense, ed il Laz-
l'aveano governata con somma integrità zari nella prefazione al pubblicato nel t.

e rettitudine, e che dal loro governo non 22 dell' Antichità picene a p. 1 1 3 : La de'
mediocre vantaggio ne avea risentito in voluzione alla s. Sede apostolica degli
ogni tempo tutto l'intero stato; non me- stati di Francesco Maria IIdella Rove-
no d'aver mostrato per Urbino distinta re VI e ultimo
duca d'Urbino, descrit-
affezione e amore singolare, pe' ineriti ta da Antonio Donati nobile veneziano
della medesima e per la bontà degli ur- ed arricchita d' annotazioni dall' ab. d.
binati. Quindi dice, che il cardinal Ges- Andrea arciprete Lazzari urbinale.VO-
si si può considerare il i.° benefattore li vieri dunque chiama le Memorie islo-

della capitale Urbino. A nome del Papa riche, satira continua, piena di derisioni
prese egli possesso di tutto lo stato, per e d'infedeltà, di cui si crede autore San-
soggettarlo immediatamente alla s. Sede; toij riguardato dal duca come persona
placò consommaamorevolezza il popolo, sospetta, scritte con passione ardente. L'e-
iu qualche modo per tale inaspettata mu- semplare che posseggo di tale libro in 8.°
tazione sollevato. E benché conoscesse piccolo di p. 379,contiene la testimonian-
che il duca, il quale stabilmente erasi ri- za che fu pagato scudi cinque! Il Reposa-
tiralo in Castel Durante, era stato indot- ti dice che al cardinale successe mg/ So-

to a fare inter vivos la donazione o me- lone de' conti Campello di Spoleto che ,

glio la restituzione, più. che dalla sua vo- governò sino alla morte del duca. Poi
lontà illuminata, per la passione non isfo- nell'Errata corrige avverte, che vera-
1
gata improvvisa morte dell' unico
dell' mente successe mg. Campeggi poi cardi-
suo indegno figlio, riducendosi a princi- nale, e si trovò alla devoluzione. Solone
pe privato nella condizione; pure con bei non né di quel tempo , ma
fu prelato ,

modi lo dispose, e loconsolò con promet- semplice uditore d'uno de' cardinali lega-
tergli da parte del Papa che per l'av- , ti, e stampò in Roma nel 1709: Aduota-
venire non si sarebbero posti nuovi ag- tiones adConstilutiones Ducatus Urbini.
gravi al suo popolo , e con accordargli Avverto, che il bologneseCampeggidi no-
tutte le rendite e grazie che richiedeva. me Lorenzo non fu cardinale quello che :

Vieppiù si tranquillò il duca appassiona- lo fu di sua famiglia era morto nel r 539- Il

to, quando il Gessi gli sborsò 100,000 governatore Campeggi era vescovo di Ce-
scudi per l'artiglierie, armi e munizioni sena e poi fu trasferito a Sinigaglia. Ur-
delle fortezze. Furono questi, dice 1' ur- bano Vili gli diresse il breve Creditum
binate Lazzari, i primi benefìzi che co- humilitatii de' 1
4 agosto 1627, Bull, ci-
minciò a risentire Urbino da uno de' tato^. 78, ingiungendogli d'impedireche
l/RB U R B 353
ritta morte del duca i popoli si armassero. chi Io serviva, ne a' Rovere di Genova
Indi a'27 settembre colla bolla Sedes A- della famiglia di Sisto IV e Giulio II. Co-
jjostolica, citato Bull., p. <S?,, rinnovò i me le insegne, il cognome e altro della
divieti de'predecessori sull'alienazioni del- famiglia della Rovere (V.)) passassero
le terre e fortezze de'dominii della s. Se- nella nobilissima de' Laute,' \o riportai
de. Inoltre col breve Creditimi humilì- nel citato articolo e tornerò a ricordare
tali } de'2 ottobre 1628, Bull, citato, p. poi.Abbiamo di G. Brunetti, Lettere
ijc),commise a Nicolò Guidobagno mar- scrittea nome di Francesco M* II di
chese di Monte Bello e luogotenente in Montefeltro della Rovere duca sesto
Romagna del proprio fratello d. Carlo d' Urbino, con altre lettere scritte al
Barberini generale di s. Chiesa, di occu- medesimo duca, Napoli 16^2. Nel t. 26,
pare il ducato colle milizie alla mortedel p. 293 dell' Antichità picene, si ripor-
duca. Col breve Considerantes Duratimi ta: L'elenco degli urbinati ambascia-
r

1 rbini, de'4 gennaio 1 63 r, Bull, citato, tori, mandati dal 5o6 fino alla devolu-1

p. 25 2 , ordinò a tutti di consegnare al zione dello stato d' Urbino nel 1 63 1 , al


detto vescovo di Sinigaglia documenti i Papa, a'duchi% ad altri principi.
al medesimo spettanti sotto pena di sco- Urbano Vili avvisato del pericolodi
a
munica. Finalmente, ammalatosi più gra- vita di Francesco M. II, fece accostare
vemente il duca, volendo superare l'infer- a' confini dello stato d' Urbino il pro-
mità con rigorosa dieta, anzi ricusando prio nipote d. Taddeo Barberini capi-
il necessario alimento_, si ridusse a tanta tano generale di s. Chiesa colle milizie
debolezza, che non essendogli poi giovato di essa, ed intesa duca a' la morte del
i rimedi, morì per volontaria inedia e con 3o aprile entrò nello stato a
prenderne
quasi piacevole sonno, per semplice man- possesso in nome della s. Sede; ed il Pa-
canza di calore naturale in Castel Duran- pa dichiarò lo stato d'Urbino parte in-
te d'83 anni a'28 aprile 1 63 t. Già notai tegrante de' domimi della s. Sede. En-
che ad Urbani.* dissi il resto che lo riguar- trato in Gubbio, il magistrato nell'incon-
da, il testamento, i funerali, l'elogio. Bel- trarlo gli presentò le chiavi delle porte
lo è pur quello che gli rende Reposati, della città e delle prigioni, e I' accom-
chiamandolo vero esemplare de'principi pagnò alla casa del conte Beni, ove pre-
in tutto, degno d' eterna memoria. Ma se alloggio, ed ivi fu fatto il rogito del-
colla storia non asconde, che la collera, l'atto possessorio, ricevendo da' princi-
l'affetto alle cose proprie, il lasciar senza pali rappresentanti dell'altre città e ter-
freno il figlio (benché avesse scritto un re tutte cjel ducato l'ubbidienza e I' of-
trattato per la sua educazione), l'abban- #
ferta delle chiavi de' loro luoghi. Indi
dono in mano di favoriti, il prestar fede poi-tossial palazzo ducale di Gubbio,
alle prime relazioni e altri nondifetti prendendone possesso formale. Nel dì
un principe
piccoli in , adombrarono le seguente si recò alla cattedrale, e dopo
andò fornito. L'iscrizio-
belle doti di cui aver esercitato gli atti di pietà e di re-
ne sepolcrale si compone dell'orazione co- una nobile sedia,
ligione, s'assise sopra
mune che recitasi per un defunto Incli- : collocata in luogo eminente, ove ricevè
na Domine... ut animarli famuli tuiFran- il giuramento di fedeltà alla s. Sede e ad

risei Mariae II Urbini Ducis VI nuam Urbano VIII da'magistrali di Gubbio


de hoe saeculo, ec;, oltre I' epoca di sua con fot mola. D.Taddeo partito da Gub-
morte. L'eredità di Vittoria si fece ascen- bio passò in Urbino e per tutto rima- il

dere a due milioni di scudi d'oro, secon- nente dello stato, accolto ed onorato con
do Reposati, il quale inoltre osserva che contrassegni di divozione e di ossequio.
il defunto non die argomento d'affetto a Così la s. Sede riacquistò pacificamente
YOL. LXXXVI. *3
o

354 DRB V RB
quest'ampio e florido stato, posto nelle bano Vili emanò il breve Quoniam in
viscere d'Italia, ed in sito mirabile e im- regimine Urbinaten.) de* 21 gennaio,
portante ed il Papa dichiarò d. Taddeo
, Bull, citato, p. 2 32, per le opportune fa-
Roma,dignità vacata per mor-
prefetto di coltà, abilitandolo a creare 1 5 conti pa-
tedelduca.UrbanoVIII nello stesso anno, latini e cavalieri dello speron d'oro. Nel
dichiaratolo statod'UrbinoIegazioneapo- i635 Urbi-
fu dichiarato presidente d'
r
stolica, inviò inUrbino per legato il ni- no mg. Gaspare Mattei romano, indi il
pote cardinal Antonio Barberini, con Papa elevò al grado di ciltà e di vesco-
solenne pompa, che die sistema e ordi- vati Castel Durante, cui cambiò il nome

ne al governo nel modo di quello delle col proprio e lo disse Urbania, e s. An-
legazioni di Bologna e Ferrara; fece mol- gelo in Uado.ha pestilenza che nel 63 1

te grazie e grandissime limosine. Il Pa- avea afflitto la provincia, tornò a deso-


pa gli diresse il breve Quoniam in regi- larla nel 1637. Il prelato Mattei gover-
mine Urbinaten. Eugubin. Pisauren., nando lodevolmente e con rettitudine,
dell'ii giugno i63i, Bull, cit., p. 278: nel precedente anno contribuì a riordi-
Facultas immutandi m&dum ,ct statimi nare il palazzo pubblico, e vi fece for-
offìciorum, magìstratumque civitatis* mare 1' archivio municipale, e tutto ri-
Urbini,ejusque districtus. Di più l'au- corda la lapide marmorea riportata dal
torizzò a creare i5 conti palatini e ca- Lazzari, colle altre di cui farò memoria.
valieri dello speron d'oro, secondo i pri- Neli 641 la provincia fu guarnita di mi-
vilegi inerenti a'iegati. Il palazzo ducale lizie per la guerra contro il feudatario

d'Urbino fu dichiarato apostolico e re- duca di Parma e Piacenza, collegato co'


sidenza del legato. Nel citato t. 22 del- veneziani, col duca di Modena e col gran-
V Antichità picene si trovano a p. i34e duca di Toscana, ripassando per la me-
seg.: Il breve de' io dicembre 1624 d'Ur- desima d. Taddeo Barberini, ed ispezio-
bano Vili al duca. La patente del du- nando le fortezze. Le ciltà marittime
ca al governatore ecclesiastico, colle no- principalmente furono munite per timo-
tizie del possesso preso dello stato dalla re de' veneti, i quali tenevano nel mare
s. Sede. L'Appendice de'documenti con- numerosa flotta. Continuando la guerra
tiene : I brevi d'Urbano Vili all'arcive- e perciò la generale agitazione, l'impo-
scovo d'Urbino. Santorio, al duca Fran- sizioni, il foraggiare le truppe di passag-
a
cesco M. II e alla duchessa Livia. Le gio, nel i643 il Papa creò cardinale il

lettere del medesimo duca, del grandu- Mattei e dichiarò prò legato, assistilo dal
r
ca Ferdinando li e delle reggenti di To- vice-hegatomg. Calfarelli,particolarmen-
scana a Urbano Vili. L' istramento di te nel vegliare alla difesa del litorale. Si-
devoluzione. La raccolta delle donazio- nigaglia dovè sostenere un piccolo attac-
ni, concessioni e investiture fatte in vari co de'veneti e 1' aggressione de' corsari.
J
tempi del ducato d'Urbino a conti e a' Nel i644 divenne legatoli cardinal Giu-
duchi del medesimo. E la raccolta delle lio Gabrielli romano, colla speciale so-
infeudazioni delle terre e castelli della printendenza sulla spiaggia marittima,
legazione d'Urbino, subinfeudali da'du- tenuta in soggezione da' veneti, finche
chi a diversi signori, e de'devoluti a'me- nell'aprile si pubblicò la sospirata pace
desimi, e dopo la loro morte alla s. Se- con pubbliche allegrezze efeste.Neh646
de ; della quale raccolta ancora mi gio- Innocenzo X Pamphilj, di famiglia ori-
vai descrivendo i luoghi della regione in ginaria di Gubbio, a cui restituì la zec-
principio di quest'articolo. Nel i633 fu ca, nominò legato d' Urbino il cardinal
nominato legato il cardinal Francesco Alderano Cibo, il quale ricaduto alla
Barberini fratello del precedente, ed Ur- camera apostolica il feudo di Monte Vec-
URB URB 355
cliio,ad istanza deg li urbinati l'annove- mente X, che perciò rimase quasi sem-
rò nella giurisdizione loro, mentre essen- pre in Roma ; ed a cui successe nel 677 1

do appartenuto a Fano, questo lo recla- il cardinal Carlo Barberini, il qu'ale ne-


mavi» pel suo contado. Nel 1648 col nuo- glianni di penuria avendo sollevato il
vo legato cardinal Vincenzo Costaguti, popolo coll'abbondaute provvista di gra-
la provincia patì la geuerale carestia, e no e per altre beneficenze il pubblico nel
le conseguenze della guerra riaccesa col proprio palazzo gli fece scolpire una lun-
duca di Parma e Piacenza, a cui il Pa- ga iscrizione di lode. Successivamente fu-
pa fece spianate Castro. Neh 65 1 fu le- rono legati, nel 1684 il cardinal Fabri-
gato il cardinal Cristoforo Vìdinan, e nel zio Spada, nel 1688 il cardinal Opizio
i()54 il cardinal Carlo Pio di Savoia. Pallavicini, nel qual anno orribile ter-
Gli successe nel 1 655 il cardinal Luigi remoto addolorò la provincia, neh 690
Omodei tra'sospetti della peste, il quale il cardinal Giacomo Cautelali, nello stes-
si recò a Fano ad incontrare la celebre so 1690 cardinal Gio. Battista Rubini,
il

regina Cristina di Svezia che si portava nel 1698(0 meglio nel 1 696, nel qual anno
a Roma, accompagnandola a Sinigaglia si sta caparono inPesaro: Decretalo/isti-
e pel resto dello stato con magnifici trat- iulioncs, Edicta, et Banniincnta Lega-
tamenti. Neh 656 anche la provincia fu tionis Urbini)\\ cardinal Fulvio Astalli,
flagellata dalla terribile peste con molle nel1697 il cardinal Lorenzo Altieri, nel
vittime, e il cardinale ebbe la cura della 1698 mg/ Marcello d'Aste presidente,
congregazione di sanità nella legazione, poi ueh 699 cardinale e legato (nella cui
ed auche su Fano. Nel i65y ripassò la assenza governò il vice-legato Pier Lui^i
regina Cristina, servita dal cardinal O- Carafa 3 \>o'\ cardinale), nel 1703 il car-
inodei sino a Fano. Neh 658 gli succes- dinal Sebastiano Antonio Tanarapev 12
se il cardinal Scipione Delti, che passò anni, beneficentis^imo legato e per alcu-
buona parte del suo quinquennio in Ur- ni auche amministratore dell'arcivesco-
bino, di cui fu talmente benefico che il vato; una lapide in suo onore venendo
municipio lo volle a protettore, e nel pa- collocata sopra la porta della pubblica
lazzo pubblico pose una lapide monu- stamperia. Egli fu nominatodal gran con-
mentale, altra avendone innalzata ret- i cittadino Clemente XI, il quale oltre i

tori dello studio. Divenuto neh 662 le- sullodati benefizi elargiti alla patria, ag-
gato il cardinal Antonio Bichi, Urbino giungete con Novaes,che col suo proprio
con Pesaro e Gubbio rinnovarono l'an- denaro la liberò de' suoi debiti, ne re-
tica brama di cambiar la posta, obbli- stauròle muta, e l'assegnò per soggior
gandosi al dispendioso mantenimento no a Giacomo 111 re d'Inghilterra, con
della strada, che se più. breve dovea riu- abitazione nel sontuoso palazzo aposto-
scire più disastiosa e incomoda, special- lico. Clemente XI nel 1716 die a Urbi-
mente nelT inverno. I fanesi e fossom- i no e sua legazione per legato il cardinal
bronati fecero di tutto per frastornarne Gio. Antonio Davi a; e nel 1717 per pre
r
il disegno, ma mollo vi volle a persua- sidente mg. Alamanno Salvia ti, creato
dere il cardinale favorevole agli urbina- cardinale neli73o da Benedetto XIU,e
ti. Nel 1667 fu legato il cardinal Cesare dichiarato legatovi rimase sino ah 732.
Raspolli, e nel 1670 il cardinal Carlo Questo preside fu benemerentissimo di
Cerri, sotto il quale nel 1672 spavento- Urbino, avendogli procuralo buoni e spa-
se memorie lasciò il terremoto, simile al ziosi passeggi, rese comode alcune stra-
quale forse la provincia uouavea mai pa de impraticabili, appianò in qualche par-
tito. Neh 673 divenne legato il cardinal te quelle della città, fortificò li mura,
Paluzzo Palazzi Altieri nipote di Cle- accomodò i torrioni. Simili benefizi prò-
356 URB URB
varono i una la-
pesaresi, perpetuali con Io celebrai benemerito degli studi e del-
pide collocala sulla porta che conduce al le belle arti, di Urbino e di altri luoghi
porto. Anche gli urbinati n'eressero una della legazione. La maestosa porta Val-
sopra l'arco fuori di porta s. Lucia. Nel bona fu per lui ridotta in quell' antico
r
ijZi mg, Federico Mar-
fu presidente splendore, che avea quando nel 1 62 1 gli
cello Laute romano, arcivescovo di Pe- sposi Federico-Ubaldo e Claudia Medici,
tra, la cui nobile famiglia ereditò, come pervenuti da Firenze, fecero per la me-
dissi, il cognome, l'insegne e le superstiti desima pubblico ingresso. La strada del-
fortune di quella della Rovere ,perclièMar- la piazza grande fu ornata con pietre, e

c' Antonio Laute sposò Lucrezia eletta Ro- neli.°cortile e portico del palazzo apo-
vere, sorella di Livia moglie di France- stolico riunì i copiosi monumenti diretti
a
sco M. II, e Giuliano della Rovere pro- a comprovare d'Urbino, per
l'antichità
zio di Lucrezia, in favore de' suoi tìgli cui sulla facciata del palazzo municipa-
e de' Lante fondò una pi imogenilura. Fe- le venne eretta apide a suo onore. Altra
I

derico Marcello per le sue prerogative e fu posta nel prospetto della galleria del
ottimo governamento meritò da' pesa- palazzo apostolico per celebrare il mu-
resiuna statua nel palazzo pubblico; nel seo pieno d'iscrizioni ivi da lui raccolte

1743 Benedetto XIV lo creò cardinale. e distribuite per classi, precipuamente


r
Avvenne nel suo presidentato, che la fa- colla collezione dimg. Fabretti. Nel me-
miglia de' conti Bonarelli possedeva da desimo palazzo il cardinal Sloppani in-
più di 3oo anni il villaggio di Torre, for- nalzò un'iscrizione marmorea a Bene-
se quello del governo di Mondavio, di detto XIV, a cui attribuì il suo operato.
r
cui alcuni abitanti eransi dati al contrab- Nel 1756 fu presidente mg. Lodovico
bando e grandemente infestavano la pro- Merlali arcivescovo d'Alene, lodato per
vincia. A ripararvi, Clemente XII ordi- affabilità e giustizia imparziale: nell'ul-
r
nò che mg. Ignazio Crivelli vi accedes- timo cortile della corte edificò il quar-
se con buon numero di soldati ; il pre- tiere per la guardia svizzera, e vi fu po-
lato circondò il villaggio, fece impiccare sta memoria in marmo. Creato cardina-
r
due de' piò facinorosi, dandosi gli altri le, nel 1760 gli successe mg. Antonio
alla fuga. Disarmati gli abitanti, fu re- Colonna Branciforte, presidente, e car-
stituita la quiete al paese e luoghi cir- dinale nel 1766. ludi nel 1767 fu presi-
r
costanti. Il Papa ritenne ildominio del dente mg. Pasquale Acquaviva d'Ara-
villaggio, a'eonti Bonarelli dando in com- gona, creato cardinale nel 1773. Pio VI
r
penso de'terreni nell'Agro Romano. Inol- nel 1775 nominò presidente mg. Mar-
tre nel governo del Lante e nel 1742 la c'Antonio Marcolinidi Fano, arcivescovo
provincia fu imbarazzata dal passaggio di Tessalonica, già Uditore generale del-
delle truppe spaglinole e napoletane per la camera (Z7.). Egli amava Urbino, e
laToscana, e principalmente ne soffri- spesso io tempo di estate vi si trattene-
rono Pesaro, Sinigaglia e altri luoghi, ol- va, per godervi l'aria salubre. A tal fine
tre Fano; dispendii e aggravii protratti ridusse in buon ordine appartamento 1'

al 174^' Nel precedente anno divenne superiore della sua residenza, rese como-
legato il cardinal Giacomo Oddi. Il so- de le strade, e fece quel taglio vicino a s.
stituito cardinal Carlo Marini di Geno- Eufemia , che prese il nome di Strada
va, prima Urbino volle ri-
di recarsi in Nuova. Creato cardinale a' 23 giugno
vedere la morì a' 16 gennaio
patria, e ivi 1777, fu fatto pro-presidente della lega-
r
1 747. In questo fu eletto presidente mg. zione, che continuò a governare in parte
Gio. Francesco Stopparlij crealo cardi- del 1 778. In tale anno gli successe il pre-
r
nale nel i;53, vi rimase per legato. Già sidente mg. Carlo£*V/sztfw', nel febbraio
URD URB 35 7
I 78J creato cardinale. Nel suo presiden- Leo, altrimenti avrebbe occupato tutta la
tato il terremoto desolò la provincia nel legazione d'Urbino, onde mg.' Saluzzo fu
1781, specialmente in Urbino molti e- i costretto annuire ; e sebbene Pio VI ri-

difizi sagri e profani, onde poi cadde la conobbe la repubblica , la fortezza non
cupola della metropolitana che rovinò il fu restituita. Di più il detto generale nel-
tempio 1789. Crede il marchese Ric-
nel lo stesse mese proclamando da per tutto
ci che il terremoto avvenisse colla caduta la repubblica Cisalpina, la cui sede era a
della cupola, onde andarono perdute le Milano, costrinse il prelato (che più tar-
pitture di Maratta che l'avea popolata di di fu fatto cardinale) a partire da Pesa-
figure, delle quali appena si poterono sal- ro a'2i,ed a'23 venne occupala Sioiga-
vare de'frammenti per collocarli nel pa- glia, e quindi Urbino e il resto della pro-
lazzo Albani; ma veramente successe uel vincia, tutta democratizzata. Occupata nel
1781. Clemente XI avea commesso le 1798 anche Roma da'francesi, vi fu pro-
pitture al Maratta, oltre la tela colla Na- clamata la repubblica e divisa in 8 dipar-
tività, per lo stesso duomo, da collocar- timenti, uno de'quali si dichiarò il Me-
si rimpetto al quadro che vi eseguì Carlo tauro, che comprese questa provincia,
Ciguani. Nel 786 legato il cardinal Giu-
1 tranne Pesaro e s. Leo che si lasciarono
r
seppe Doria Pamphilj, e vice-legato mg. alla repubblica Cisalpina. A'20 febbraio
Federico Cavriani mantovano. Nel 1794 detronizzato Pio VI, fu condotto prigio-
presidente mg/ FerdinandoM." Sai uzzo. ne in Francia, ove morì gloriosamente.
Con questi termina 1' elenco de' presidi Nel declinare di settembre 1799 gli au-
d'Urbino il Lazzari, ed io lo compirò col- striaci e napoletani cacciarono france-
i i

le N.olìzie di Roma. Il Sai uzzo era arci- si dallo stato papale, e la repubblica ro-
vescovo di Cartagine, ebbe la compiacen- mana restò abolita, mentre era sede va-
za di veder condotta a One la strada del cante. Nel marzo 1800 eletto Papa Pio
Furio, ma si trovò all'infausta epoca del- VII, cessò governo provvisorio, e gli fu
il

l' invasione francese. Rivoluzionala la ad eccezione delle lega-


restituito lo stato,
Francia, proclamata la repubblica, ar- zioni di Bologna, Ferrara e Ravenua. Isti-
mate francesi calarono in Italia, ed oc- tuite le delegazioni apostoliche, una fu
cuparono più stati. Di prepotenza esige- quella d' Urbino e sue dipendenze , che
rono da Pio VI gravissimi sagrifizi, e la formossi con l'antica provincia. Il Papa
cessione delle legazioni d' Avignone, Bo- vi mandò a governarla per delegato
apo-
r
logna, Ferrara, Ravenna. Indi con diver- stolico mg. Giovanni Cacciapiatti, co-
si pretesti invasero pure altre provincie, me pure ripristinò il prelato governato-
Urbino e Pesaro, ed Ancona, anche per re di Fano. Per l'inammissibili esigenze
la disfatta sofferta dalle milizie pontifìcie che l'imperatore e re d'Italia Napoleone
presso/^e/2Z<7(^.).Negli articoli relativi a I volevada PioVII, nel i.°novembre 1807

questo e alla Sovranità della s, Sede (/".) il generale francese si dichiarò governa-

già nariaijohe pel fatale trattato di Tolen- tore generale della provincia d' Urbino:
1

tino, segnato da Napoleone a" 1 9 febbraio mg. Cacciapiatti ne partì, fu fatto udito-
1797, i doveano evacuare gli al-
francesi re della camera , e dipoi cardinale. Na-
tri Fano e Ancona,
luoghi invasi, tranne poleone I a'3 maggio 1808 riunì la pro-
sino alla pace del continente, e il ducato vincia col nome di dipartimento del Me-
d'Urbino appena soddisfatto l'imposizio- ta uro al regno d' Italia, dividendolo iu

ni della rata d'aprile, ludi col pretesto che due vice-prefetture d'Urbino una, di Pe»
Pio VI uon riconosceva la repubblica sarò l'altra, e poi lo fu anche Gubbio, co-
dicembre 1797 il general
francese, a' 3 me e meglio narrai in principio dell'ar-
Dumbrowalvi domandò la cessione di s. ticolo , dichiarandone governatore gè-
358 U R B URB
nerale il generale Lemaroìs. In seguito conte Francesco Cassi gonfaloniere, mar-
Napoleone I fece occupare il resto del- chese Pietro Petrucci conte Domenico ,

lo stato e Roma, da dove nel luglio 1


809 Paoli, conte Giuseppe Mamiani, ed avv.°
fu portato via in prigione Pio VII. Nel Paolo Barilari.- Nello stesso giorno si ri-

1814 stando Napoleone I per perde- voltarono Fano e Sinigaglia, città princi-

re il Irono, restituì la libertà al Papa, Era allora iti Pesaro


pali della provincia.
e ordinò che fosse messo in possesso de' Giuseppe Sercognani di Faenza, già te-
suoi slati , a tenore del trattato di To- nente colonnello nell'esercito italico. Eb-
lentino, cioè da Pesaro a Pioma inclusi- be parte nella rivoluzione, ed il comitato
ve. Però Murat re di Napoli occupò que- gli conferì subito il grado di colonnello,
sta provincia e leMarche, col pretesto di ed il comando di tutte le guardie nazio-
custodirle pel Papa, il che non effettuò nali e delle truppe di linea di quella cit-

quando Pio VII nel maggio ifciT$ ritornò tà e della provincia". Seguita il cav. Cop-
trionfante in Roma. Gli austriaci nel mag- pi a raccontare, la sollevazione de'faziosi
1

gio 8 5 vinsero e disfecero Murat, ed in


1 1 d Ancona, sulla quale marciando Serco-
conseguenza dell' ordinato a' 9 giugno gnani co'sollevati, associandosi Pier Da-
dal congresso di Vienna, indi a' i5 lu- miano Armandi, anch'esso già colonnello
glio Pio VII riebbe le Marche, la pro- d'artiglieria nel regno Italico, ed ottenu-
vincia d' Urbino e le 3 legazioni. Il Pa- ta la fortezza d'Ancona da quelli che non
pa ripristinate le delegazioni apostoli- seppero difenderla, nominati a Umana nel
che, chiamò questa d' Urbino e Pesaro, riparlare meglio d'Ancona, ambedue fu-
e leggo nelle Notizie di Roma, che co- rono da'eapi ribelli uorninati generali. Che
r
minciarono a pubblicarsi neli8i8, mg. il Sercognani mentre marciava su Anco-
Luigi Pandoljì di Cartoceto delegato a- na, avea spedilo il capitano Stelluti con
postolico d'Urbino e Pesaro, dipoi segre- piccolo distaccamento verso il forte di s.

tario di consulta e cardinale. Nel 18 19 Leo, ed aliai/ intimazione lo cedette bo-


trovo vacante la carica, ma de v'essere sla- nariamente a' 12 febbraio il maggior Ba-

ta provveduta nell' istesso anno poiché ,


vari che comandava. Ricuperarono in
lo
r
nel 1 820 si legge tng. Lodovico Gazzoli, tal guisa la libertà 28 rei di stato eh' e-
il quale dopo altre cariche fu creato car- rano ivi prigioni. Un distaccamento del
dinale^! è il 1. "dell'ordine de'diaconi. Nel Sercognani baslò a rivoltare subito le
r
1 823 mg. Benedetto Cappelletti, poi go- Marche, e l'insurrezione si comunicò al-
vernatore di Roma e cardinale. Nel 1829 l' Umbria; però Rieti oppose con gloria
r 1

mg. Angelo Olivieri. Neh 83o mg. Do- imperitura, resistenza all'attacco di Ser-
menico Catta ni, poi morto assessore del s. cognani. Il Papa dopo aver ammonito
Oflìzio. Nel 83 scoppiata la rivoluzione
1 1 gl'insorti con paterne esortazioni inutil-
a Bologna a '4 febbraio, ignorandosi ch'e- mente, con energia si accinse a combat-
ra stato elettoGregorioXVi, riferisce l'an- terli; e richiesta di soccorsi l'Austria, i te-
nalista cav. Coppi.» Dalle legazioni la ri- deschi a'6 marzo occupata Ferrara vi ri-

voluzione si comunicò alle Marche. In stabilirono il governo pontificio, ed a' 21


Pesaro nel giorno 9 di febbraio i faziosi entrarono in Bologna, equindi occuparo-
costrinsero il delegato Cattaui a pubbli- no Forlì e Ravenna, non che Ancona a*
care unavviso col quale annunzia va;-
;
Che 29. Di conseguenza la provincia d'Urbi-
cedendo alle circostanze, al desiderio una- no e Pesaro è le altre tornarono all'ub-
nime della popolazione della provincia bidienza del governo papale. Gregorio
d'Urbino e Pesaro, e ad impedire gravi XVI ristabilì la legazione d'Urbino e Pe-
disordini, restavano affidate le redini del saro, e col breve Provincia Urbinatensis
governo ad un comitato , composto del et PisaurensiSf de' 2 1 giugno 1 83 1 ,
Bull.
un b U R B 3%
7\&rn. cont. Deputado lega-
Li 9, p. i%: i collegi e i professori dell'università de-
ti a lettere in persuadili E.iaì Cardìna- gli studi, i capi delle corporazioni religio-
tis Josvphi Albani in provinciis Urbina- se, la nobiltà, i convittori del collegio de-
tcnsi et Pisaurensi.W cardinal Albani ma- gli scolopi, si recarono al palazzo aposto-
li inPesaro a'3 dicembre 1 834 e 01 ^ lico donde il cardinale legato processio-
V ,

cadavere fu trasferito in Urbino nella sua nalmeute, sotto al baldacchino, le cui a-


cappella gentilizia di s. Pietro, nel chio- ste erano sostenute dal magistrato, si re-

stro de'minoi -i conventuali. GregorioXVl cò alla metropolitana, e quivi prese col-


successivamente gli die a successori: nel le consuete ceremonie il possesso della le-

i 835 il cardinal TommasoRiario-Sfoi za, gazione. Nell'ingresso della chiesa baciò


e nel 1 843 il cardinal Gabriele della Gen la Croce, e dopo avere orato, si assise sul
ga Sermattei. Nel n.° 52 del Diario di trono. Fu Cimati mi-
tosto letta dal p.
Roma di detto anno, si descrive il posses- nistro degli scolopi una faconda ed elegan-
so solenne preso dal cardinal Della Geu- te orazione latina, e fu pubblicata un'a-
ga della legazione nella metropolitana naloga iscrizione. Quindi il cardinale as-
d'Urbino ili. "giugno, secondo il costume sunti gli abiti pontificali, intuonò il Te
de' predecessori. Allorché il cardinale si Deurn, proseguito dalla musica della cap-
mosse da Pesaro a'27 maggio verso Ur- pella, e dipoi comparti all'affollato popo-
bino, una deputazione l'incontrò al ponte lo la trina benedizione col ss. Sagramen-
sulla Foglia, confine della parte montana to. Terminata la funzione, tornò proces-
della legazioue; ed a 7 miglia lungi da sionalmente, come n'era partito, alla sua
Urbino lo attesero il magistrato munici- residenza , dove ricambiò con maniere
pale, ledeputazionidel capitolo e del cle- degne del suo bell'animo ringraziamen- i

ro secolare e regolare, due consiglieri go- ti e le congratulazioai che gli furono da

vernativi, il colouuellodella truppa ausi- ogni ordine esternate. Anche in quella se-
liare di riserva e l'assessore legale della ra vi Jesi illuminata l'intera città. Quindi
provincia montana; accolti colla più cor- nella sera de' 4 luglio nella sala del col-
tese gentilezza dal cardinale, il quale fece elegantemente ornata
legio degli scolopi,
salire nella propria carrozza il gonfulonie e vagamente illuminata, il cardiuale lega-
re. Neil' avvicinarsi alla città cominciò il to onorò di sua presenza un trattenimen-
suono delle campa uè e lo sparo de'morta- to accademico datogli dal municipio in ,

ri. La strada urbana che percorse, fra l'e- cui prese parte il flore de' cittadini, al-
sultanza della popolazione, avea le fine- ternandosi colla musica le poesie, essendo
stre tutte addobbate; giunto nella piazza consagrato il letterario subbietto alla me-
maggiore del palazzo apostolico, la ban- moria del glorioso Leone XII zio dell'am-
da civica cominciò a suonare festivi con- plissimo porporato,ed il p. Checcucci pro-
centi. Asceso nel suo nobile appartamen- fessore d' eloquenza , specialmente col
to, il cardinale ricevette nuovi omaggi, e proemiale discorso, ritrasse ineritati en-
la visita di mg/ arcivescovo. Nella sera la comi. Il regnante Pio fXt della sua nata-
città fu tutta illuminata e rallegrata da leprovincia nel declinare del 1846 nomi-
scelte armonie. Ricorrendo poi neli.°di nò legato l'anconitano cardinal Gabriele
luglio la festa del protettore s. Crescenti- Ferretti il quale giunto a Pesaro a' t3
,

nò, nel mattino ne annunziarono la so* gennaio 1847, si trasferì a Urbino a's3
tenuità suono delle campane e gli spa-
il dello stesso mese a prendere il solenne
6 pomeridiane il capi-
ri del forte. Alle possesso della legazione eh' ebbe luogo ,

tolo metropolitano col clero secolare la , nel dì seguente nella metropolitana, col-
congregazione governativa, l'autorità ci- la maggior pompa per essere il cardina-
vili e militari, il magistrato municipale, le congiunto co' vincoli della pareutela al
3Go URB URB
Pontefice. Oltre la banda civica, aumen- la promulgò, differenti essendo le opi-
tarono la generale letizia le bande di nioni, e probabilmente apostoli d'Urbi-
Fossombrone, d'Urbania e di s. Angelo no furono quelli che predicarono la fede
in Vado. Il n.° 1 6 del supplimento deìDia- nel Piceno e i\o\VUinbria(F.). L'autore
rio di Roma del i84y pubblicò di A. Ra- della Relazione della benedizione e im-
gazzi: Relazione dellefeste fatte in Ur- posizione delle mitre fatta al capitolo,
bino nella circostanza della venuta e del dice che Urbino vanta per costante tra-
r
possesso dell'Eni. principe il sig. car- dizione d' avere sino da' primi tempi e
dinale Gabriele Ferretti legato aposto- sotto il pontificato di s. Pietro abbrac-
lico di Urbino e Pesaro. Indi nel luglio ciata la cattolica religione, e quindi pro-
dello stesso 1847 ^ P a P a dichiarò legato curò sempre di render pii i suoi cittadi-
il cardinal Adriano Fieschi. Quindi av- ni. L'urbinate arciprete d. Andrea Laz-
venute le vicende deplorabili cronologi- zari nel t. 3, p. 273 dell' Antichità pice-
camente accennate Dell' articolo Pio IX, ne, ci diede: Dissertazione dell'origine
dopo la vergognosa insurrezione de'fazio- della religione cristiana in Urbino.
si accumulatisi in Pioma nel novembre , Principia con riferire ragioni per ripe-
1848, Urbino e Pesaro colle loro provin- terla da'ss. Pietro e Paolo principi degli
cie seguirono la sorte comune, ossia del- Apostoli, essendo la più comune quella,
l'anarchia che invase il resto dello slato che se s. Pietro, recatosi a Roma, prese
pontifìcio, e della repubblica romana pro- a cuore la conversione delle provincie
mulgata a'9 febbraio 849. 1 A ricuperare ancor più remote, molto più è da cre-
lo stato pontificio e reprimere i felloni, il dere, che da lui si avessero in vista que-
Papa Pio IX da Gaeta, ov'erasi ritirato, sti luoghi, che sono vicini a quella me-

invocò e ottenne l'aiuto delle potenze j tropoli del cristianesimo. Zelantissimo fu


onde gli austriaci occupata Ferrara a' 6 s. Pietro e i primi suoi successori che la
maggio, entrati in Bologna a 16, to- religione si propagasse in ogni angolo
sto anche la legazione d' Urbino e Pe- d' Italia, e nel secolo II già era diffusa
saro nel declinar di maggio fu da' me- nelle parti più remote ; perciò non po-
desimi guarnita, ripristinandovi il gover- terono essere trascurate le regioni del Pi-
r
no pontificio mg. Gaetano Bedini di Si- ceno e dell' Umbria. Non è quindi im-
nigaglia commissario straordinario per le probabile, che s. Pietro stesso la predi-
4 legazioni. Indi in Ancona 27 dello a* casse ne' suoi frequenti viaggi del Pice-
stesso maggio prese le redini della pub- no, dell'Umbria e della Toscana, e forse
r
blica amministrazione mg. Domenico nell'anno 61 dell'era corrente, epoca che
SavelIi,ora cardinale, commissario straor- da molti si tiene non fosse in Roma. An-
dinario delle provincie d'Urbino e Pesa- che s. Paolo sparse il lume della fede in
ro, e delle Marche. Poscia, come dissi \x\ varie parti d'Italia. Tuttavia non essen-
principio, in conseguenza della nuova di- do certo che s. Pietro predicasse o facesse
visione delle provincie, a' 11 novembre promulgare l'evangelo in Urbino, voglio-
i85o la delegazione d'Urbino e Pesaro no alcuni che s. Emidio vescovo d'Asco-
fu dichiarata far partedella legazione del- li nel Piceno, spargesse, 1' evangelica se-
le Marcile, e indi eletto delegato aposto- menza non solo in quasi tutto il Piceno,
lico mg/ Giuseppe Milesi-Pironi-Ferret- ma ancora in qualche parte dell'Umbria
r
ti. cui successe nel 18^2 l'attuale mg. circa la metà del secolo III, tempo non
Pasquale Badia. tanto improbabile, in cui in Urbino se
La religione cristiana fu introdotta in non ad abbondare, almeno cominciasse
Urbino ne'primi tempi della Chiesa, pe- a fiorire la fede; ina per l'iucertezza de-
^iò non si conosce chi certamente peli. gli alti di s. Emidio non si può stabilire
1 -

UR B URB 36
che da lui derivasse la conversione dai sa urbinate per la sua festa a'^4 gennaio.
paganesimo degli urbinati, le cui lezioni Egli è vero che in esse non vieue nomi-
si restringono a riferire prodigi e i le con- naèo Urbiuo, ma s. Fe-
essendo vero che
versioni da lui fatte in Roma e nel viag- liciano passò l'Apennino, girò l'Umbria
gio recandosi ad Ascoli quando vi fu in- e il Piceno dappertutto, non può rite-
viato da s. Più ragionevol-
Marcello I. nersi d'escludere la sua venuta in Urbi-
mente può Urbino ripetere il lume delta uo, o si costituisca la medesima nel cor-
dottrina di Gesù Cristo da s. Feliciano po dell'Umbria, come si pretende, ovve-
vescovo di Foligno, ed il Jacobilli descri- ro del Piceno, come si vuole in parte. Per
vendo le gloriose gesta de'sauli dell'Um- queste e per altre ragioni che adduce, il

bria, afferma avers. Feliciauo fatto gran- patrio storico conclude. «Dunque e sulla
di vantaggi colla sua predicazione in que- fede del ms. Asisiale, riconosciuto per
ste proviucie. limatilo egli il Piceno colla buono, e sull'assertiva degli scrittori, e
feconda parola di Dio, e non coutenlo di sulla verosimiglianza delle congetture ap-
questo estese il suo apostolico ministero poggiati concluder possiamola prima dis-
a prò dell' Umbria ; ond' è che passato seminazione del vangelo nella città no-
l'Apenuino si die a coltivare per mezzo stra allo stesso s. Feliciano doversi attri-
de' suoi evangelici sudori ancora le città buire, e probabilmente sulla metà del se-
di questa provincia, fra le quali merita* colo HI, cioè sotto l'impero de' due Fi-
mente si può nominare Urbino. Questo lippi (dal 2 44 al 249) "• Indi passa a ra-
feliceavvenimento coriisponde a quasi gionare sul punto che s. Feliciano non
la metà del secolo III e sotto l'impero di converti tutta la città; e come vivessero
Filippo, il quale si vuole il i. "imperatore que'che avevano abbracciata la s. fede. I
cristiano occulto, o almeno assai favore- cristiani quantunque in grandissimo nu-
vole a' cristiani. Crede dunque Lazzari, mero prima dell'impero di Filippo, a ca-
che questa sia la vera epoca nella quale gione delle persecuzioni non professava-
Urbino, detestala l' idolatria, abbracciò no pubblicamente la fede, bensì uon l.i
la vera e cattolica fede ; dappoiché, se le negavano se scoperti; così il loro culto
lezioni antiche mss. della cattedrale d'A- non era pubblico, non essendosi potuta
sisimeritano la comune credenza, aper- ancora fabbricar chiese in faccia al po-
tamente dicono che consagrato in Roma tentissimo e fanatico gentilesimo. Perciò
da s. Vittore I, questi lo privilegiò del s. Feliciano Dell'introdurre pel i.°in Ur-
pallio con facoltà sulle provincie circo- bino la cognizione del vero Dio colla sua
stanti a Foligno, d' eriger chiese e con- non potè tutti convertire, e
predicazione,
sagrare chierici e vescovi, infervorando- i non tulli rendere costanti,
convertiti
lo alla conversione dell'anime dal genti- per timore de' tormenti e della morte ;
lesimo. » Si trasferì poi nella provincia ma col progresso del tempo si aumenta-
della Marca, evangelizzando come un al- rono e fiorirono. Fors'auche pure in Ur-
tro apostolo, ed operando inlìniti mira- bino sarà già stalo alcun cristiano. Certa
coli. Fra le altre città che illustrò nella è, che dopo la conversione di Costanti-
fede, fu Urbino". Quindi Lazzari difen- no I, nel donar la pace alla Chiesa, o
de il documento contro
quelli che gli Dell'accordare libero esercizio di religio-
diedero eccezione, con erudite ricerche ne a'eristiani, uscito il cristianesimo da'
e testimonianze, che per ogni d'ove per suoi nascondigli, per ogni parte inalberò.
l'Umbria e Piceno viaggiando, fabbricas- la Croce il suo glorioso vessillo, medito*
se chiese, propagane la fede, lincilo patì le V abbattimento dell'idolatria. 11 Co
il martirio d'ordine di Decio imperato- lucei osserva sulla dissertazione discor-
re, come si legge nelle lezioni della Qiie- di, per (manto egli procurò di provoi'o
36* U II B U RB
nella dissertazione preliminare a\Y Anti- per rivelazione Se dunque nel Pi-
div'una.

chità picene, di non ammettere lai. "ori- ceno Annonario penetrò così presto la
gine della fede cristiana in Urbino per fede di Cristo, ne viene per conseguen-
mezzo di s. Feliciano; ma concedendo il za che vi dovettero esser vescovi, che
gran progresso che per la sua predicazio- istruissero e coltivassero i cristiani. L'U-
ne vi avrà fatto, è di ferma opinione, eli e ghelli neir Italia sacra, t. 2, p. 779 :

i primi lumi o origine della medesima Urbini Melropolis, et Urbinates Ejii-


vi penetrarono o per la predicazione di scopi et Archiepiscopi, dice non potersi
s. Pietro, o di qualche altro suo discepo- stabilire quando Urbino ricevè la reli-

lo da Ini spedito siccome nel Piceno, così gione cristiana, e che nobilitata a'tempi
ancora per l'Umbria, per le ragioni dif- di Costantino I della sede vescovile, i ve-
fusamente esposte in detta dissertazione. scovi liberamente vi poterono diffonde-
Soggiunge Colucci Urbino intanto si
: re l'evangelo, e pel i.° registra Evander
può vantare d' un antichissimo suo ve- Episcopus Urbinas Romano concilio iti'
scovo del principio del secolo IV, qual terfuit anno 3i3. L'annotatore Nicola
fu Evandro intervenuto al concilio ro- Coleti però avverte, che fu detto anche
mano celebrato nel 3 1 3 sotto Papa s. Mei- Ursino o Ursentino città di Lucania, co*
f biade nel palazzo Laleranense a lui do- qualinomi si accomodò Urbino.Leggo nel
nato da Costantino 1. E quantunque pres- Baudrand, Lexicon Geograpliicum, che
so Oliato Milevitano si trovi scritto, E- si dissero Ursentini i popoli di Lucania,
vandrus ab Ursinus, afferma Colucci, dall' oppidum Conhirsiovel Ursimarso.
tutti gli eruditi convengono essere l'ulti- Contursi è un borgo del regno di Napoli
ma parola errata collo scambio del b in del Principato Citeriore.Non si conosce
st e per Urbino doversi prendere il no- vescovato col nome di Ursentino. L'arci-
me della cattedra di quel i.° vescovo. Lo prete d. Andrea Lazzari urbinate ci die-
dice monumento onorevoleedi gran pre- de ancora nel t. 25 dell' Antichità picene
che il Piceno Suburbicario non
gio, e tale a p. 2o5: Serie de* vescovi ed arcive-
ne vanta altro simile per alcun antico scovi d' Urbino distesa, ampliata e cor-
vescovo delle sue molle città. Ma il p. retta. Anche di questo suo lavoro mi
Brandimarte nel Piceno Annonario s ol- gioverò, però insieme all' Ughelli ed al
treché a questo e non al Suburbicario Coleti. Protesta lo storico patrio, che
fa appartenere Urbino, in uno alla Pen- disperse l'antiche notizie, benché il ca-
lapoli di cui fece parte, dice che la fede pitolo metropolitano conservi parte del
cristiana vuoisi penetrata nel Piceno An- già importantissimo suo archivio, salva-
nonario secondo alcuni per s. Apollina- to dalla barbara strage degli archivi
re discepolo di s. Pietro, oltre V averla fatta da Cesare Borgia con riprovevo-
jiredicala nell'Emilia ; essere dubbio il li depredazioni, avanzo che nondimeno
vanto che se ne dà a s. Feliciano, per conserva pregiatissime ni e in orie,con que-
dirsi che portò la luce evangelica nella stecompilò il catalogo de'vescovi d'Ur-
Penta poli, nome che la provincia ebbe bino, ma non esservi sicurezza deli." che
assai dopo la di lui morte ed avere ben- ; che ne resse la chiesa. Dice inoltre che il
sìdimostralo nel suo Plinio illustralo progetto dell' Ughelli di comporre VI-
nella descrizione del Piceno 3 che ivi la lalia sacra a forza di relazioni altrui im-
fede vi penetrò assai presto, pel suo i.° pegnò un urbinate a mandargli una se-
apostolo il Navigante, che trovatosi pre- rie di vescovi più esatta che fosse possi-
sente alla lapidazione di s. Stefano, rac- bile,ed è quella che stampò, mancante
colse quel sasso che lo colpi nel gomito, però di diversi vescovi. Quindi crede che
e portò iu Aucoua,ealla quale lo lasciò il catalogo più compito de' vescovi ear-
URB URB 3(33

ci vescovi d'Urbino sia quello pubblicato mini come sua e quale visitatore; chiesa
dal Coleti con nuova edizione dell' Ita- retta allora da Castorio, il quale provocò

lia sacra nel i 7 17, avendovi aggiunti i il pontificio provvedimento, per la sua
nomi d'alcuni ignoti all'Ughelli, e di al- insufficienza e perle discordie insorte tra
tri dalle sottoscrizioni de' concilii da lui lui. eil clero, ed anche coli' abbate del

scoperti. Che se ne le storie, uè conci- i monastero de'ss. Andrea e Tommaso,per


lii, ne le memorie danno agli urbinati cui fu anche ammonito da s. Gregorio I.
ulteriori ragguagli, converrà seguire l'o- Questo rimprovero e le dette vertenze lo
pinione di coloro che pretendono Evan- feceroammalare di grave dolore di capo,
dro essere stato il i.° vescovo e il più an- e quindi portatosi in Roma, nella sua as-
tico della chiesa urbinate. Dopo questa senza d Papa deputò Leonzio in visitatore

dichiarazione, il Lazzari comincia la se- della chiesa di Rimini, cogli storici del
rie de' vescovi con Evandro, rilevando quale in tale articolo dissi che nel 599
coll'Ughelli, che prima d'essere la chie- Ma ora che ho
altro visitatore fu Leone.
sa urbinate eretta in vescovato, fu sem- imparato venir Leonzi-o chiamato anche
pre immediatamente sottoposta al Pon- Leone, probabilmente fu il medesimo. A
tefice Promano. Evandro dunque fu al questi il Papa commise nella sua visita di
concilio di s. Melchiade in Roma nel 3 1 3, Unniiii, di fare la divisione de'pro venti,
congetturando Lazzari che fosse vescovo che o per l'oblazioni de'
fedeli, o pe'pos-

mollo prima di tal Papa ; e che l'errore sessiche aveano già cominciato le chiesa
del Bàronio nel trascriverlo ab Ursino a godere, provenivano a quella chiesa;
ne'suoi Annali, può esser fallo e altera- cioè che de' redditi della chiesa di Rimi-
zione de'copisti, in vece di scrivere Ur- ni, secondo la disciplina in uso, facesse 4
bino. Ma nella stessa Italia sacra, au- porzioni, una pel clero, altra pe* poveri, e
mentata e corretta dal Coleti, trovo nel delle due altre parti suddivise in 3 por-
t. 3, p. 493 Adjaccnses Episcopi, regi-
: zioni, queste si scompartissero una per
strato peri. "vescovo d'Ajaccio in Corsica, la chiesa, altra pel sostentamento di Ca-
Evander Episcopus ab Ursino: idem storio, altra per Leonzio stesso. Di tutto-
r
est etAdjacensis, cuj'us meminit Optat., ciò egregiamente tratta il d. Tonini, Sto-
lib. 1 et Greg. ftlagnus epist. 74, lib. 9. ria di Rimini, t. 2, p. 1 75 e seg., tra'do-
Questo fa assai dubitare che Evandro cumenti riportando le lettere di s. Gre-
realmente sia il i.°vescovoche si conosca, gorio I a Castorio vescovo di llimini, a
laonde con sicurezza piuttosto Leonzio Leonzio vescovo d'Urbino e visitatore di
deve ritenersi pel r.°vescovo di Urbino di Ritnini, ed aLuminoso abbate di detto
memorie certe, ad onta che Lazzari fac- monastero, della cui antichissima chiesa
cia le meraviglie della lacuna che passa sussiste ancora un oratorio. Scrisse S.Gre-
tra esso e il creduto Evandro. I cataloghi gorio i anche agli abitanti e clero di Ri-
della chiesa urbinate registrano sino al- mini, per aver travagliato Castorio e poi
l'erezione della sede in arcivescovato 4o auche Leonzio ; e nuovamente a questo
vescovi, 43 ed anche 44» riconoscendo con rimproveri, dopo aver esaminato le
Leonzio per 2. vescovo colla riserva, nisi querele del clero riminese nel 591, e sem-
jorsan proptc.r Cìiristianorum infesta bra con eifetto, poiché nel seguente 596
nomina iti latcbri Pracdcccssores ali- continuando nella qualità ili visitatore, il
quot (Urbinnm) Imbuisset. Leonzio tro- Papa Io facol lizzò a dedicare la basilica

vasi ancor chiamato Leone, visse a'tem- di s. Stellino martire, che perita per in-
pi di s. Gregorio I, e con particolare di- cendio, era stata rifabbricala. Riferisce il

stinzione fu da lui riguardato. Lo desti* Lazzari, che Leonzio si trovò alla morte
nò nel 5cj3 a riguardare la chiesa di Ri» di s. Florido vescovo di Città di Castello,
,

36+ URB URB


morto neI66o, citando le proprie Riccr> te il ragionato superiormente sopra i due
che di s. Crescentino martire protettore Urbi ni Ortense e Mctaurense. Segue il
della città cV Urbino, Venezia 1 787. Non vescovo Marino, Mariano o Mauriaoo,
potendomi persuadere che Leonzio vives- canonico della chiesa urbinate, ma é in-
se aucora nel660, volli consultare le certo se fu immediato successore d'Esi-
Memorie ecclesiastiche e civili di Città larato : intervenne al sinodo romano di
dì Castello, del già suo dotto vescovo Eugenio II dell'826. In quello di s. Leo-
Muzi, e trovo che la beala morte di s. Flo- ne IV dell'853 vi fu il vescovo Costan-
rido accadde nel novembre circa del 599 tino. Benché Lazzari fece menzione del-
600, e perciò forse fallo numerico di l' Italia sacra pubblicata dal Coleti,con-

stampa col convertirsi il primo zero in vien dire che non la conobbe, od orumi-
un 6, L'Ughelli dice che il vescovo Esi- se idue seguenti vescovi aggiunti dal Co-
larato nel 680 intervenne al sinodo ro- leti. Pietro che intervenne nell' 861 al
inauo di s.Agalone^e si sottoscrisse: Exhi- concilio di Laterauo celebrato da s. Ni-
laralits Episcopus Metaurensis. Invece colò I,e si sottoscrisse Petrus Urbianusj
Lazzari, riferita l'opinione che lo crede e Giovanni, Urbinas Episcopus, che fu
ciltadiuo urbinate, vuole che assistesse al al concilio adunato in Ravenna uell'877
6.° concilio generale di Costantinopoli. da Papa Giovanni Vili, sottoscriven-
Siccome alcuni credono che sinodi ro- i do la lettera sinodale del concilio a fa-
mani del 679 e 680 sieno uno e meglio vore di Adalgario, Aeduensi Episco-
nel 679 celebrato, iti tal modo avrà po- po. II vescovo Alberto appose la sua
tuto intervenire ad ambedue. Ma quello sottoscrizione al diploma di donazione
che più importa si è, che Lazzari ci die che fece nell' 887 il vescovo di Fermo
la forinola di sottoscrizione prodotta dal Teodosio a favore del monastero di s.Cro-
Compagnoni Reggia picena, colla
nella ce in quella diocesi. trovasi una gran
Qui
qualesoltoscrisselecostituzioui di Papa 3. laguna sino al 102 benché crede Laz-
1,

Agatone Exhilaralus Episcopus s. Ec-


: zari che la sede urbinate non mancò di
clcsiae Metaurensis provincìae Istriae pastore, poiché nel 1014 in R.avenua fu
in liane, ec. Imperocché tali sottoscrizio- congregato un sinodo numerosissimo
ni mossero in seguito de' litigi con pre- composto de' vescovi dell'Emilia e della
tendere che la provincia d'Urbino si do- Penìa poli, oltre altri di diverse chiese,
vesse sempre chiamare Metaureusé e non persuadendosene anche per la vicinanza
d'Urbino. L'Olivieri fu quello che s'in- che passa fra Urbino e Ravenna. Un ano-
gegnò maggiormeute, e prima d'ogni al- nimo rinvenne Lazzari nel detto sinodo
tro, a sostenere una tal ridicolezza, come di Ravenna, al modo suo di vedere, con-
la qualifica Lazzari, con pubblicare nel fermandosene perché nel diploma iu cui
1 77 1 : Ragioni del titolo di provincia s. Enrico II nel medesimo anno riconob-

Mctaurense dato alla legazione detta be beni patrimoniali della s. Sede, no-
i

volgarmente cV Urbino. Vi fu però chi minò Pentapolim 3 videlicet Ariniinum }


brevemente, ma a dovere rispose Giu- : Fannia, Senogalliam, Aexium,Huma-
stificazioni del titolo di ducato o Lega- nam, Urbinum ec. Teotforico vivea nel
zione d'Urbino, ivi 1783 per Giuseppe 1021, e con esso incomincia il catalogo
a
M. Derisoni, S'intitolavano i pastori di de' vescovi d' Urbino, esistente nell' ar-
jJrbiuo, vescovi della s. Chiesa 3Ietau- chivio del capitolo altre memorie non
;

rense, ma era lo stesso che dire Urbina* si hanno di lui, dice Lazzari. E egli que-

(ense essendo detti


t
gli urbinati, con te- sto altro argomento che non conobbe non
stimonianza di Plinio e di tante antiche solo l'edizione di Coleti, ma neppure l'U-
lapidi, Metaiirciisi, V'ha tenuto preseti* ghelli (ad oula che si propose fare ricci; •
URB
die per aumentar la àerie de' vescovi da- vita comune del vescovo col suo clero e
ta dall'Ughelli) ;
giacche questi scrisse: quando cessò, e conseguentemente quan-
TkeoHoricus h Me, qmvelerem Eccle-
i
do si facesse la /divisione delle rendite;
f

siam Catlwdralem consecravit \oii. quando terminasse I' amoiinistrazione


Ed aggiunge Coleti Vivebat adhuc an- : dell'economo comune della chiesa, e co-
no 1037 quointcrfuìt concilio romano me si facesse tra il vescovo e il capitolo la
in causa Andrea Perusini Episc. La divisione della proprietà de'predi,cioè del
detta cattedrale era la chiesa di s. Maria gius e delle giurisdizioni ; e quando aves-
Assillila e vi pose il capitolo, come no- se (ine la vita comune del capitolo, ed i

tai a suo luogo nel riferire, che Teodo- canonici lasciata la loro canonica, e tutto
rico dalla primitiva cattedrale suborna- quanto gli si era accordato per vivere in
li a di s. Sergio martire, si trasferì nel- comunità, cominciassero ad amministrare
l'altra posta dentro la città. Teuzoo Teli- le proprie separate prebende. Adunque
lo fioriva in dottrina e santità di vita nel secolo XI sussisteva nella chiesa ur-
nel io5o, e d'un suo miracolo parla s. binate la vita comune e canonica nel cle-
Pier Damiani neWEpist. 17. Gli succes- ro, anzi fu restaurata nel primiero splen-
se il beato Mainardo cittadino ui binate dore. Fra' 12 canonici il 1." luogo Cavea
d'onesti e civili natali, il cui culto imme- l'arciprete ;
poteva esservi la prepositu-
morabile riconobbe la s. Secìe con l'uffi- ra, ma non come oggi T. "'dignità del ca-
zio a '9 maggio giorno di sua festa e an- pitolo, poiché a que' tempi era uffizio

niversario della morte, avendone pro- corrispondente a quello ch'esercita il vi-


mosso la causa nel 1785 l'arcivescovo cario del capitolo o piuttosto il camer-
Monti, e gli fece celebrare solenne e ma- lengo. Tale nel 1 060 era in Pesaro, a cui
gnifica festa a'5 giugno. In tale occasio- Nicolò li indirizzò una sua bolla. Il Ga-

ne dalla stamperia della ven. compagnia rampi già sino dal 1 755 nelle Memorie
del ss. Sagramcnto presso Giuseppe M/ ecclesiastiche > nella Dissert. 9.*: Sopra

Derisoni fu pubblicata l'azione sagra in- t pregressi e decadenza della vita clan-
titolata : La traslazione del corpo di s. strale de* chierici o canonici, nel § 28
Crescentino fatta dal b. Mainardo cit- delle sue costituzioni della chiesa d'Ur-
tadino e vescovo d Urbi no , ivi 1785. bino ne avea pubblicato un estratto, ca-
Lazzari incaricato dall'arcivescovo Mon- vato dall'originale esistente nell'archivio
ti a cercarne le notizie, egli dice, non de'canonici nel 1749. Ma con tutte le
poche ne riunì, fra le quali un decreto proteste del Lazzari parlando d'Ughelli
prolisso che riporta, fatto dal beato nel e Coleti, nulla dice del da loro impor-
1068, anno memorabile per la trasla- tante riferito. Il b. Mainardo interven-
zione del corpo miracoloso di s. Crescen- ne nel concilio romano di Nicolò II nel
tino martire. Con questo a' 12 canonici, 1 o5q, e ad esso indirizzò s. Pier Damia-
che formavano allora il capitolo della ni V Epist. 5o. Egli è ricordalo nella bol-
cattedrale, permise la vita comune, pre- la d'AlessandroII del 1062 concessa a

scrisse la regola canonicale, e concesse e Fossombrone. Per sua opera il vescovo


confermò tutte quelle possessioni spet- di Città di Castello, donatogli il corpo
tanti alla sua giurisdizione, che in parte di s. Crescentino, fu trasferito nella cat-
ad témptii erano state accordate dall'an- tedrale nel 1068, tempio da lui ricostrui-
tecessore Teodorico, ed altre ne aggiun- to esolennemente consagrato nel 106 \

se in perpetuo, però senza pregiudizio (non però sottos. Gregorio "VII traslato,

de've^covi successori. Osserva Lazzari, perchè questo Papa fu eletto nel 073)} 1

che sarebbe opportuno il ricci caie, quan- quindi nel i4<)<) I'11 collocato in più de-
do cominciasse nella chiesa urbinate la cente luogo sotto l'altare maggiore, con
366 U R B URB
marmorea iscrizione riprodotta da U- urbinate, per esser troppo estesa l'aulo-
ghelli. Il vescovo Pietro viveva nel 1088. rità de'mouaci di s. Tommaso sul terri-
Dopo di lui trovasi registrato Giso o Gi- torio d'Urbino, possedendo ancora le giu-
sone deli 162, che nel 1 179 intervenne risdizioni spirituali delle chiese di s. Pie-
al concilio di Laterano Neil 192 ti-
III. tro in Fanano, Maria in Murzola
di s.

gone Brandi nobile urbinate, che nel sotto Colbordolo, di s. Martino delle
1 197 intervenne alla consagrazione del- Genghe, di «. Maria delle Ripe, di s. Sal-
la chiesa di s. Croce di Fonte Avellana. vatore di Talacchio. Nel 12 14 da cano-
Dopo la sua morte Innocenzo III elesse nico di Rimini divenne vescovo d'Urbino
il successore, e se ne fa menzione nelle Raniero, e non nel 1200 come scrisse con
sue decretali nel cap. Cum remisissentt elogio il Clementini, che inoltre lo dice
senza specificare il nome. Dice il Lazza- consagrato da Innocenzo III. Nella sua e-
ri eh 'è verosimile si chiamasse France- lezione insorse litigio, onde il capitolo ur-
sco, trovandosi in un antico ms. indicato binate compromise l'elezione del nuovo
colla iniziale F., ed era di gran mente e vescovo in due canonici, i quali concor-
sapere. Oltre la causa a lui affidata ver- demente volevano eleggere un loro col-
tente fra l'economo del monastero di s. lega. Si divisero i parliti, ed Innocenzo
Martino del Monte e i viterbesi, come si 111 troncò ogni disputa col non confer-
legge nel cap. Cum causa de empi, et marlo, per cui il capitolo si rivolse a Ra-
vendita fu deputato dal detto Papa nella niero. Prima che fosse consagrato gli fu
controversia che passava fra il vescovo dal Papa concesso l'esame d' una causa
di Pesaro e l'abbate di s. Tommaso in fra l'arcivescovo di Ravenoa e canonici i

Foglia. Erano gravi tra loro le dissen- di Porto, ed egli sentenziò nella catte-
sioni, e la lite avea molti capi, riferiti dal- drale di Rimini a favore de'canonici. Es-
l'Olivieri nelle Memorie della badia di sendo nominato nel 1224, nel registro
s. Tommaso in Foglia nel contado di d'Onorio IH, pare che governasse o an- j

Pesaro. IlPapa nel 2 3 delegò ve- r 1 i ni, secondo Lazzari. Ma rUghelli riferi-

scovi di Fano e d'Urbino per troncarla, sce che Onorio III nel 1220 elesse Oddo-
ed avrebbe difalti avuto presto il suo fi- ne o Ottone suo suddiacono, e riporta la
ne, se dalla loro sentenza data non si bolla Dilecto filioy et Capitalo Juslino-
fossero appellati egualmente il vescovo e politanOy data nello stesso anno a' 8 mar- 1

l'abbate, quando sul finir di detto anno zo, colla quale deputò l'eletto Oddone ad
fu costretto Innocenzo Illa porvi mano eseguire una sua commissione. Perciò il

e decidere in qualche modo la preten- Lazzari errò anche nella data di sua e-
sione, con emanare la bolla Cum oliai lezione, che attribuisce al capitolo, dicen-
causa, presso le Memorie , Appendice dolo nel 1225 e consagrato da Onorio
n. 8. Tale appellazione fece sospettare in- III. In Pesaro essendo vacato un cano-
giusta la decisione de'due vescovi depu- nicato della cattedrale, da una parte del
tati giudici, perchè quello d'Urbino si capitolo fu eletto Alberto, ad onta ezian-
credeva che soffrisse di malavoglia, che dio dell' opposizione del vescovo Bar-
il monastero di s. Tommaso si estendes- tolomeo, che lo scomunicò. Il canonico
se tanto colla giurisdizione spirituale e si portò in Roma Papa che
a licori ere al
temporale nel contado e diocesi d'Urbi- deputò giudici, i quali abusando di loro
no. Poiché la badia possedeva parte de' rappresentanza posero il canonico in pos-
castelli diColboidolo e delle Ripe, e l'in- sesso; ma Bartolomeo tornò a scomuni-
tero castello delle Genghe, i quali l'ab- carlo, insieme all'arcidiacono e a due ca-
bate pose sotto la protezione del comu- nonici, appellando al Papa. Allora que-
ne di Rimioi. Lazzari difende il vescovo sti commise la causa a Oddone, ed al pre-
U R B CRB 3G 7
pcsfo e capitolo d' Urbino. Peto Oddo- sto gli successe Egidio arcidiacono di Spo-
ne vedendo l'ostinazione degl'interdetti, leto a' 3 ottobre. Tali date dell' Ughelli

tolse per 4 MMM le rendite ad Albert», e non sono esatte. Lazzari dice, che Ono-
rimise in mani del Papa la eausa. Essen- rio IV nel nominò vescovo, men-
1 286 Io

do vescovo Oddone e nel 1240, da Anto- tre il predecessore Martino IV erasi ri-
nio Tarducci da Primicilio fu eretta la servata la chiesa d'Urbino, forse per la
fraternità e spedale di s. Maria della Mi- ribellione degli urbinati da lui scomuni-
sericordia di Pian di Mercato. Pietro vi- cali, al modo riferito da Lazzari. Dunque
vea neli25o, prima come vuole Laz- era già vacante a'29 marzo 1285 incoi
zari, e dicesi che d'ordine d' Alessandro quel Papa morì. Nota Colucci, che nel
IV consagrasse la chiesa di s. Maria de- 1296 s. Celestino V (avea rinunziato il
gli Angeli dell'Ai verina, nella domenica Papato a' 3 dicembre 1294, e morì a' 19
1

fra VSS dell'Assunta. Nel vescovato di maggio 1296 semplice religioso) coman-
Pietro, narra Garampi, le monache di s. dò a Ricciardo da Ferentino, che sotto-
Damiano presso il castello di Begno ver- ponesse alla chiesa romana pesaresi egli i

so 1^58, per le continue guerre civili


il urbinati. Morì Egidio neh 309, e nello
furono necessitate d'implorare un trasfe- stesso capitolo elesse fr. Corrado ere-
il

rimento. Alessandro IV commise al ve- mitano agostiniano dottissimo, che si pre-


scovo di Fossombrone che intanto le col- fende urbinate e (brs'anche de'signori di
locasse nel monastero di s. Silvestro d'I- Monte Feltro, e Clemente V lo confer-
stleto diocesi d' Urbino trasportando , i mò. L'Ughelli 329, ma lo fa vivo fino al 1

monaci in altri monasteri dell'ordine be- Lazzari dice, si vuole che morisse nel 32 1 1

nedettino. Tutto fu eseguilo non senza appassionato nel veder la sua chiesa in-
molte violenze dell'abbate e del comune terdetta. Dunque, soggiunge,o fu sede va-
d'Urbino, quali furono perciò sottopo-
i cante fino ad Alessandro, o governò un
sti all'ecclesiastiche censure, la cui pub- altro vescovo che s'ignora, eome opina
blicazionee osservanza il Papa commise l'erudito arcidiacono Battiferri urbinate,
con bolla all'abbate di s. Anastasio. Gui- che studiò per formare il catalogo de' ve-
do 1^59, al cui tempo Lazzari
eletto nel scovi. Dell'interdetto fulminato a Urbino
racconta altra scomunica fulminata con- nel 1 da Giovanni XXII, parla anche
32 1

tro Uibino ribelle alla Chiesa, con mo- il Rossi,Historiarwn Ravennatum a ta-
nitorio d'interdizione emanato nel 1266 le a imo, insieme a Federico, Guidone eSpc-

dal cardinal Paltónièri legato della Marca, ranza conti di Monte Feltro e d'Urbino,
nel pontificato di Clemente IV. Il vescovo pestilentes et venenata radice natos^cvis-
Guido si pretende della nobilissima fami- se il Papa. Forse dalle conseguenze della
glia de' Brancaleoni di Castel delle Ripe, terribile censura e per le loro oppressioni,
s. Chiesa di Castel Durante, o
poi vicari di tumultuando gli urbinati, nel 1 322 mon-
meglio dell'altro ramo de'signori della tati in furore li trucidarono. Nel 1 329 A-
Rocca e di Piobico ; ma il Lazzari vi ripu lessandro de' conti Guidi fu eletto dal ca-
gua ed esclude d'aver Guido appartenu- pitolo ( osserva Lazzari , ohe fin da tale
to a'Brancaleoni. L' Ughelli lo dice ret- anno erasi rinnovato in Italia il costume
tore generale della Marca Anconitana di eleggersi il vescovo dal clero o capi-
sotto Gregorio X : in fatti lo trovo ripor- tolo, nonostante il pontificio divieto, per
tato Minj^ntMa Serie* ree torum Mar- cui rigettata l'elezione d'Alessandro, volle
thiae di Leopardi, ed il Compagnoni lo egli stesso conferirgli il vescovato. Nota
chiama vicario nello spirituale : le memo pure, che verso quatto tempo finì la vi-

rie dell'archivio capitolare e l'Ughelli lo ta canonica o comune del clero quali in


registrano morto l'8 ottobre 1 28 k In qua- tutto il mondo, eh' era riuscita di tanta
3GB URB URB
edificazione n'fcdcli, e perciò i Pnpi eri i lino digestuntt Lugduni i555: Molle-
vescovi furono zelantemente solleciti di loquium Ambrosianum, Lugduni 657), 1

ristorarla e di sostenerla.Però non man- che ne loda la singolare dottrina e tena-


cano esempi che durò ancora in qualche ce memoria, ma ritarda al 1 349 ' a 8na
chiesa. In Pesaro era cessata qualche se- elezione. Amministrò la patria chiesa fi-
colo prima; in Urbino terminò neli32g. no al 35o circa. In tale anno era vesco-
1

Durante la vita comune del capitolo col vo Francesco Brancaleoni, già abbate dì
•vescovo, morto questo, i canonici coll'ap- s. Cristoforo di Castel Durante e vescovo

provazione del Papa eleggevano succes- di Jesi, dottissimo in legge e legato di


sore il più degno e atto a convivere con Romagna, virtuoso ed encomiato pastore.
loro, finché i Papi si riservarono nomina- Ritrovò le smarrite reliquiedi s. Crescen-
re i vescovi, e allora cessò la vita comu- tino, dellequali s'ignorava l'esistenza, per
ne), però, al dire del Battiferri, Giovanni cui il fervore del popolo verso il protetto-
XXÌI ne cassò l'elezione, probabilmente re erasi illanguidito. Ispirato da Dio e
per fare eseguire il da lui decretato, che dopo divote preghiere gli riuscì di rinve-
il solo Papa destinasse i sagri pastori. Pa- nire il s. Corpo a' 8 dicembre 1 3Go on- 1 ;

re certo che poi con nuova elezione pon- de riconosciutolo solennemente, con ma-
tifìcia Alessandro governò la chiesa ur- gnificenza Io collocò ove si venera, e così
binate, e moiì neli34-2. Nel novembre vinta l'incertezza del popolo sull'esisten-
Clemente VI non volendo riconoscere l'e- za del sagro tesoro , tostò si ravvivò la

lezione fatta da'pae9ani in arcivescovo del particolare divozione verso il medesimo.


loro concittadino fr. Marco Uoncioni de' Lazzari confuta l'Ughelli per aver asse-
conti di Ripafratta, pio e dottissimo teo- rito , chedi Francesco non
la memoria
logo domenicano, non che valente com- oltrepassò 36o, mentre è certo che nel
il 1

mentatore della s. Scrittura, in vece lo di- luglio i365 solennemente consagrò la


chiarò vescovo d'Urbino mentre stava in maestosa chiesa de'domenicani d'Urbino^
Avignone presso la curia papale. Tardò dopo aver 3 anni prima consegnato areli-
a recarsi alla sua sede, finche avviatosi giosiil terreno per fabbricarla con annuo

per essa nel 1 347, nel viaggio miseramen- canone,tutto comprovando colla lapide e-
te si annegò in un fiume. E curiosa la sistente nella sagrestia e da lui riprodotta.
franchezza colla quale Lazzari, dopo a- ) domenicani recatisi in Urbino fin dal
verne lodato il merito e detto che gover- principio della loro fondazione ufh'ziaro-
nò neh 337, soggiunge! di più non ci sa no la chiesa dell'Umiltà, detta perciò per
dire neppure l'Ughelli ! Mentre da me
il più d'un secolo la Madonna di s. Dome-
riferito è un estratto del di più che nel- nico, abbandonandola dopo l'edificazio-
l'Ughellisi legge; il quale inoltre si dif- ne dell'ampia chiesa esistente. Nel con-
fonde alquanto sul lustro di sua famiglia vento fin d' allora eravi lo studio delle
signora di R.adicofini, che edificò Ripa- scienze scolastiche, e ha da molte tra- si

fratta nel luogo donatole da Ottone III. dizioni che dipoi fr; Michele vi fu lettore
]Nel dicembre 1 347 Clemente VI elesse Ghislieri, indi glorioso s. Pio V; e che
fr. Bartolomeo Simeone Carusio urbina- contemporaneamente era reggente del
te, romitano di s. Agostino d'esemplare convento di s. Francesco fr. Felice Pe-
v santa vita che gli procacciò il titolo di retti, in seguito immortale Sisto V e som-
Beato. Fu eruditissimo e autore di molte mo vanto del Piceno. Francesco ritenne
opere pregevoli, alcune delle quali furo- in commenda l'abbazia, e di patria fu (iti-

no poi stampate e registrate dal p. Ci- rantino e non urbinate come alcuno pre-
valli (conosco : Melleloquiuni s. Angu- tese, non essendo certo che i Brancaleoni
stiai veritatis a Bartholomaeo de Ur- fossero asci itti alla nobiltà d'Urbino, ben-
r r n U \\ B 3%
sìuna Brancalconi entrò nella casa Bo- cortile del palazzo ducale, il che saia av-
naventura Nel i3y5 e forse dopo qual- venuto per quanto benignamente fece per
che anno ili sede vacante ne fu succes- , Guid' Antonio conte d'Urbino, a cui die
sorefr. Guglielmo de'minoi i, che nel set- per moglie la nipote Caterina Colonna ;
tembre 3^8 insorto a suo tempo contro
i e quindi o Federico figlio di Goid' An-
Urbano VI il grande scisma narrato a tonio e edificatore del palazzo, o altro du
suo luogo e sostenuto dall'antipapa Cle- ca, per memoria pose nella corte lo stem
mente VII, infelicemente ne seguì le parti ma Martino V. In certo modo dallo
di

e fu fatto patriarca di Costantinopoli in stesso Lazzarisi apprende che Oddone o

partibus, dandogli inoltre Clemente VII Ottone non fu Martino V, poiché restan-
tu amministrazione la chiesa di Zara a' do nel suo opinamento rileva. » Uno sba-
i\ gennaio 1379; perciò si vuole che il glio certo qui hanno preso alcuni nello
pseudo-papa v'intruse altro francescano seri vere e credere, che nel 62 i fosse Irò
1

chiamato fr. Francesco, il quale da Ur- vaio nella sagrestia del nostro duomo, so-
bano VI espulso dalla città, più tardi lor pra l'armario degli appaiamenti, il coi pò
nato all'ubbidienza di Bonifacio IX, fu da d'Ottone, e ebe da lì fosse riposto nel se-
questi legittimamente posto nella sede polcro degli arcivescovi". Non fu sbaglio,
in binate, il che reputo assai dubbio, al- inauna realtà. Sotto il vescovo Oddone da
meno non mai prima del seguente. Cer- Colonna, e nel pontificato d'Ui bauo V si I

to é che Guglielmo fu scomunicato e formarono degli Statuti nei 388 tra il ve- 1

deposto da Urbano VI (V.). Né voglio scovo Oddone e la comune d'Urbino, e tra


tacere, che leggo nelPUghelli t. 6, p. 749, questa e il capitolo della cattedrale, dipoi
che Guglielmo Carbone (^.), poi car- pubblicati nel libro già ricordato : Sta*
dinale e vescovo di Chieti (chiesa a cui tuta Chntalis Urbinì, Pisauri 1 55g. Inol-
essendo stata unita quella di Pasto, in tre in tempo del vescovo Oddone, il Pa-
tale articolo ne riparlo), fu vicario in pa Bonifacio IX colla bolla Elsi cun-
Urbino di fr. Francesco, il quale lo di- ctos, presso I' Ughelli, 1*8 marzo i4oi
venne poi del medesimo nel vescovato di smembrò dalla diocesi urbinate l'antica
Chieti, ed anco del di lui fratello cardi- e celebre abbazia di s. Cristoforo di Castel
nal Francesco Carbone (V.) nell'abba- Durante, e l'eresse in nullius dioecesis,
zia di s. Giovanni in Veliere e di s. Libe- e più tardi servì a formare buona parte
ratore di Maiella. Pretendono Ughelli e della diocesi d'Urbania, il che con qual-
Lazzari, che nel i38oUibano VI fece ve- che dillusione narrai inquell'articolo. Do-
scovo d'Urbino Oddone Colonna, poiMar- po la morte d'Oddone,Gregorio XI I gli die
lino V, e lo dice anche il Novaes nella in successore Matteo Ghiri di Palazzo del
Storia di Martino A chiamandolo ar-
, Piano, luogo circa 7 miglia lungi da Urbi-
civescovo, mentre allora questa chiesa e- iiOjd'umile condizione, ma dotto e pru-
rasem plice sede vescovile. Sebbene questa dente, già stalo priore di s. Paolo e par-
sarebbe una gloria per Urbino, uoudime* roco primario d'Urbino, per cui Giaco-
no gli eruditi e critici urbinati vi ripugna- conio Pernii neli65l priore di s. Paolo,
no. Il vescovo fatto da Urbano VI fu Od- iti questa chiesa pose in suo onore una
done da Colonna villaggio esistente, onde lapide, come a suo predecessore, che può
il suo nome e la patria, signoria de'Colon- tessersi
DO nel Lazzari. In essa si lodano le

nesi, per somigliare al nome e cognome virtù, e si dice promossoalla chiesa d'Ut*
di Martino V con questo venne confu- bino e ad altre dignità da Gregorio X.1I
so. Lazzari si conferma che Martino V e Giovanni XXIII, a Martino /* ditio-
fu il pastore d'Urbino, per la sua arme nis ex tensione assccuto, morto nel i.\i.i.
scolpita in pietra e affìssa al muro del i.° Poiché narra l'Ughelli, che intruso di
voi,, i.xxxvr. »4
4

37o U R B V R B
Gregorio XII, in grazia della pubblica invece s. Bernardino da Siena (dipoi
quiete, Giovanni XXlll (eletto contro Giovanni nel 1 4^4 fu vescovo d'Odino,
quel legittimo Papa: la parola intruso al* ed il Garampi lo crede della famiglia
Inderà all' ubbidienza d* Urbino a Gio- Prefetti de Vico prefetti di Roma), che
vanni XXIII, durando ancora Io scisma) ri pugnante, gli surrogò l'8 febbraio 436 1

a'i3 agostoi4i2 lo trasferì alla sede di Antonio de' conti Aitami da s. Vito nel
Forlì, ma restò iu Urbino. Eletto Marti- Friuli, arcidiacono della chiesa patriar-
no V, il vescovo Matteo calorosamente lo cale d' Aquileia, uditore di rota, non
supplicò a restituire alla sua chiesa la ba- conosciuto da Lazzari. Il Papa l'inviò
dia clurantina di s. Cristoforo, e altri ca- nello stesso anno suo nunzio al concilio
stelli già di giurisdizione della medesi- di Basilea, ove con dignità sostenne le

ma; e il Papa die a esaminar l'affare al- ragioni della santa Sede, indi al re di Sco-
l'abbate di Angelo di Gaifa. Riporta
s. zia, ed in Germania nel 438 per l'ele- 1

inoltre l'Ughelli,die Giovanni XXIII in zione del nuovo imperatore, siccome


seguito della traslazione di Matteo alla dotto teologo, eruditissimo, e pento nel
chiesa forlivese, dichiarò vescovo d'Ur- gius civile e canonico/di singolare inge-
bino Giorgio abbate di s. Pietro di Gub- gno e capacità per trattare con pruden-
bio. Convien dire che cessò nel i4*°\ za gli affari. Inoltre neh 444 Eugenio IV
poiché in tal anno Matteo nuovamente lo mandò nunzio in Francia, ove patì
sedeva nella cattedra urbinate. A questa gravi molestie per le guerre j e Nicolò V
Martino V neh 4^3 vi trasferì da Città 10deputò a riconoscere miracoli da Dio i

Nuova, ed era stato pure vescovo di Po- operali ad intercessione di s. Bernardi-


la, fr. Tommaso Tomassini di Venezia, no da Siena, che fu canonizzato ; e poi
domenicano e insigne teologo, prudente mandò nella Spagna, proponendosi al ri-
e virtuoso, che il Papa avea conosciuto torno di premiarlo col cardinalato, ma
nel concilio di Costanza, e quindi nel morì in Barcellona ne\i^.5o. A' 23 di-
1 2 4 1° traslatò a Tran, ove meglio ne cembre questa chiesa fu data in ammi-
parlai. Solo qui aggiungerò, che in onore nistrazione al celebre cardinale Latino
della ss. Eucaristia compose eroici car- Orsini (J7 che la ritenne due anni. 11
.),

mi, ed in Venezia da* fondamenti re- Lazzari nientemeno fa vescovo l'Orsini


staurò la chiesa del Corpus Domini; e di neh 44 h dopo aver detto che lo era nel
lui si hanno pure diversi sermoni. Nello i45i,e poi lo fa morto neh 447: P ,e *
stesso anno gli sostituì fr. Giacomo Ari- tendendo correggere quelli che l'asseri-
goni de Balordi, domenicano, rimoven- scono vescovo d'Urbino nel 4 5 .De'pre- 1 1

dolo dalla sede di Trieste, nel quale ar- decessori, il Lazzari fa tale una confusio-
ticolo dissi altre sue notizie, essendo sta- ne, ch'è meglio non parlarne. La storia
to a'sinodi di Pisa e di Costanza, ove avea dice morto il cardinale neh 477 Per sua 1

perorato nelle controversie con somma rinunzia, neh 4^2 l'i j settembre Nicolò
eloquenza. Morì nel 1 435 in Urbino e fu V vi trasferì da Boiano, e non Bologna
sepolto nella chiesa de' suoi religiosi. Il come scrive Lazzari, Andrea da Veroli,
capitolo pretese di rinnovare l'antica di- già vescovo di Conversano morto nel ,

sciplina con eleggere vescovo il proprio 1462 secondo Lazzari. In vece Pio II nel
preposto Giovanni della nobilissima fa- i463 lo trasferì a Muro, e Paolo II nel
miglia Prefetti da Urbino, poi estinta,con 1464 a Camerino. Neh 4-63 dunque Pio
atto riferito dall'Ughelli. Eugenio IV ri- 11 sui rogò al precedente. Girolamo Stac-

gettò l'elezione, ancorché per ottenerne coli nobile d'Urbino: Lazzari si diffonde
il beneplacito Giovanni si fosse recalo in parlar degl'illustri di tal famiglia, ma
a Firenze dal Papa, il quale designò quanto a Girolamo solo dice che fu ve-
URB URfi 37 e

scovo 5 nnni. Perciò nel i 468 lo divenne cuore umano, come seri ve Lazzari, ma su
Gio. Dattisla Melimi (VX il quale nel 3 monti posa l'ugliell'iano in figura e non
i \"\ die principio alla nuova magnifica con parole. Nel suo vescovato la discorsa
cattedrale, e nel i4?6 fu creato cani ina le e contrastata collegiata di s. Sergio, do-
di Si&lO IV della Rovere. Dice Lazzari po circa 9 mesi, Innocenzo Vili, che l'a-

che il cardinale amando l'urbinate Pai vea eretta, la soppresse per l'orgoglio del
troni vescovo di Bitonto, e poi di Sutri e suo capitolo, contro quello della cattedra-
Nepi, gli commise in Urbino la consacra le e dello stesso pastore. Nello stesso 491 1

zione della chiesa di s. Girolamo de'reli- (non però a* 1 5 aprile, come vuole Ughel-
giosi del b. Pietro da Pisa, la quale era li, perchè dalla lapide dieci die del pre-
situata ov'è ora l'entrata del magnifico decessore leggo obiit xvi aprila : altro
nuovo convento, la chiesa nuova venen- errore numerico , suo o della stampa è
do poi nel [780 consagrata dall' arcive- quello della morte di Racanelli i486, e
scovo Monti. Di più il Paltroni consagrò dell'elezione di Controlli i484), Innocen-
la chiesa de'girolamiui di Talacchio. Si zo Vili lo fece succedere da Gio. Pietro
vuole che tal prelato facesse dipoi erige- Arrivabene nobile mantovano, erudito e
re una collegiata in ih Sergio con 6 cano- chiaro letterato, oratore di Guid'Ubaldo
con bolla d'In-
nici e la dignità del priore, I presso la s. Sede , segretario apostolico
nocenzo Vili del 487, cioè nel vescovato
1 domestico di 3 Papi e nunzio pontificio
di Controni. Altri negano la sua esisten- a Ferdinando I re di Napoli. Nella cat-
za, e che piuttosto in essa ufficiasse il ca- tedrale fondò la nobile cappella de' vss.

pitolo e clero, mentre fabbricavasi la cat- Martino di Tourse Tommaso di Cantoi-


tedrale, essendo l'antica di s. Maria del- bery, come ne assicura l'iscrizione ripor-
la Rocca rovinata e cadente, situata nel- tata da Ughelli insieme alla sepolcrale ,

l'antico palazzo ducale, ove poi si formò (ov'è detto morto nel 5>o4, mentre in 1

il Palacordo o Sferisterio. Morto il cardi- quella simile pubblicatada Lazzari si leg-


nale nel «478, gli successe nel settembre ge i5o3), perchè innanzi ad essa fabbri-
fr. Lazzaro Racanelli nobileeugubino do- cò la sua tomba, ivi dicendosi propagato-
menicano, al cui tempo Sisto IV nel 148 1 re del divin culto e vigilantissimo vesco-
emanò la bolla per ì' erezione dell' arci- vo. Nella medesima cappella solennemen-
diaconato e di due altri canonicati , in te ripose le reliquie o corpo del predeces-
detto anno il vescovo confermando le co- sore b. Mainardo nel 1 499> restaurò l'e-

stituzioni del capitolo* Nel i486 Filippo piscopio, ecurò la pietà e moralità del cle-
de Controni primicerio di Lucca sua pa- ro, Non voglio occultare un dubbio di
tria, dottore in ambo le leggi, fu il pasto- Lazzari. Egli crede probabile, che dal
re che Innocenzo Vili dicagli urbinati, 1 49 ! al i493 e prima d'Arriva bene, fos-
dal Lazzari encomiato per somma cordia- se vescovo urbinate un Marco, perchè il
lità, dottrina e singoiar pietà; ma se a tut- Zaccaria nel suo Excursus ìtalicus, di-
to questo fo eco, non posso farlo ad un ce aver in Pesaro letto in un codice del-
soloanno di vescovato eh' egli a lui dà*, l'Olivieri il sinodo di detto vescovo, e lo
mentre morì in Roma a' 16 aprile 49 1 E manifestò pure nella Lettera al cardi-
d'anni 53 e fu tumulato avanti la cappel- nal Quii-ini pubblicata dal Calogerà a ,

la di s. Tommaso d' Aquino di s. Maria p< o della Raccolta d'opuscoli scienti -


1 1

sopra Minerva, tutte cose vere eraflerma /Set, ma nel riscontrarla vi trovai la sem-
te da Ughelli col riprodotto epitaffio, in plice indicazione.Anche Lazzari lo lesse.
cui celebrasi la suamassima integrità. La- Giulio neli5o4 fece vescovo Gabriele
11

sciamo da parte lo stemma, altrimenti do- Gabrielli (f.) fanese, e nel ^o la oreè 1
">

vrei osservare che la torre non sopra un cardinale, accogliendo il Papa in Urbino,
37a URB U B B
come duca Guid' Ubaldo T;
già dissi, col Paolo III gli surrogò il cardinal fr. Dio»
il quale nel i5o4 donò al magistrato d'Ur- nisio iMurerw (F.) t
il quale non si recò
bino l'ufficio dei danno dato, al gonfalo- alla sede , e terminando di vivere
17 a'
niere Francesco Battiferri assegnò il i.° settembre i542, fu scolpita sul sepolcro
luogo nel seggio, il 2. al podestà; e nel in s. Marcello l'iscrizione pubblicata da

1007 fece dono alla ven. cappella del ss. Uglielli, in cuisi legge: Card. Urbinaten-

Sagramento della cattedrale d'alcuni fon- si Episcopo. A'6 novembre lo stesso Pa-
di per due cappellani, onde celebrare al pa conferì il vescovato al cardinal d. Gre-
suo altare quotidianamente, e di più con gorio Cortese (V.), che nel 1 543 da Ur-
islromeuto , la gualchiera e cartiera di bino si recò ad ossequiare Paolo IH re-
Fermignano, coli' obbligo di mantenere duce da Busseto, in Gradata a' 16 luglio.
la cappella de'musici nel duomo. Reduce A' 21 settembre 1 548 morto in Roma,
dalla legazione di Perugia, morì in Ro- Paolo IH fece vescovo della patria il car-
ma a'6 novembre 5 1 1 1 e fu sepolto in s. dinal Giulio Feltrio della Rovere (V.),
Prassede con lapide riportata da Uglielli. fratello del regnante duca Guid' Ubaldo
Nel dì seguenleGmliol l gli die in successo- II, dignità che rinunziò con regresso ne l

re fr. Antonio Trombetta padovano con- i55i, a Felice Tiranni da Cagli. Sicco-
venluaie,insigne teologo e scrittore di vari me il amava teneramente la
cardinale
opuscoli, professore di metafisica nella pa- patria e compiaceva soggiornarvi, co-
si

tria università. Intervenue al concilio ge- sì le procurò tutti quegli onori che po-
nerale Lateraueuse Vcome vescovo d'Ur- tevano renderla più illustre e più. cele-

bino e come arcivescovo d' Atene, al cui bre. Pertanto supplicò Pio IV, il cui ni-
titolo fu traslato nel 4 morendo in 1 -5 1 » pote avea sposato la figlia del fratello,
Padova neli5i8, e tumulato in s. Anto- perchè si degnasse innalzare il vescovato
nio con epitaffio riferito da Uglielli. Laz- in arcivescovato e la cattedrale io metro-
zari sospetta che due Antonii un dopo politana, e fu esaudito come vado a di-
l'altro fossero vescovi, ma non è provato. re. Non contento di questo eterno bene-
Leone X. a'2 maggioi5i4 dichiarò am- fìzio, il cardinale colle sue proprie rendi-
ministratore perpetuo d'Urbino il cardi- te fondò nel capitolo le dignità dell'ar-
nal Domenico G rimani (V.) patriarca ciprete e del decano.
d'Aqnileia (della quale meglio a Udine) Mentre Felice Tiranni da' 18 novem -

a
e amico vero del duca Francesco M. I. bre 1 55 1 era vescovo d'Urbino e Mag-
Lazzari pretende ritardare ali 5 9 il reg- 1
giordomo [V.) di Pio IV, questo Papa
gimento del cardinale. Poco innanzi al- mediante il consenso e l'adesione di tutti
la sua morte rinunziò l'amministrazione, ivescovi del dominio del duca d'Urbino ,

onde a'27 luglio 523 gli successe il coa-


1 ad eccezione dell' eugubino, colla bolla
diutore Giacomo Narducci di Cividale, Super universas orbis Ecclesia? , de' 4
perciò non ebbe luogo la sede vacante giugno i563,elevò ad arcivescovato la se-
supposta da Lazzari, forse per essersi da' de vescovile d'Urbino, ed a metropolita-
fondamenti fabbricata la cattedrale che a' na la sua cattedrale, e nella medesima
1 g ottobre 534 solennemente consagrò.
t eresse le due dignità dell' arcipretura e
]Nel cornicione vi fu posta l'iscrizione che del decanato, istituite dal cardinal Fel-
riporta, uella quale si legge, che incomin- trio della Rovere. La bolla è riportata
ciata sotto gli auspicii diFederico, fu com- dall' Ughelli nel t. 2 , p. 800; dal Bull.
pita sotto quelli di Francesco M." I, fu Rom. 4> par. 2, p. 157; e à&W Appen-
I.

dedicata da Jacob us Narduccius Foro dice diplomatica di Lazzari, n.°i, men-


Julienni. Perciò non di Forlì come scris- tre nel o.° 2 di essasi legge il privilegio
se Lazzari. Morto nel 1 5/\.o, a' 1 2 febbraio del pallio concesso all' arcivescovo e il ,
ti KB U R B 373
r
conferimento fattone a mg. Tiranni a'4 dere recare pregiudizio alle sue preroga-
agosto i563 e con esso prese possesso
,
tive. Il vescovo di Gubbio AlessandroSpe-
delia nuova dignità metropolitana. Inol- relli , riguardandosi come prodecessori i

tre Pio IV dichiarò suffraganei della me- immediatamente soltoposto alla s. Sei\e,
t ropolitana e dell'arcivescovo, le chiese ve- non solamente istituì in Gubbio la catte-
scovili ed i vescovi di Cagli, d'ìSijiigaglia, dra di diritto civile, forse per impedire
di Pesaro , Fossonibrone, di Morde
di che i suoi chierici si recassero a studiar-
Feltro, di Gubbio, tulli del dominio del lo in Urbino; ma nel 660 mosse
1 lite con-
duca d' Urbino. Tutti losono tuttora, tro la metropolitana d'Urbino, alla con-
tranne Gubbio. Anzi si devono aggiun- gregazione cardinalizia de' vescovi e re-
gere i vescovati di Urbani a e di s. An» golari sulla pendente controversia, la qua-
gelo in J^ado , eretti da Urbano Vili e le non avendorisoluto cosa alcuna, lo Spe-
dichiarati suffragane! della metropolita-* relli ed i successori vescovi eugubini viep-
na, unendoli aeque principaliter con un più si crederono interamente liberi dalla

solo vescovo; ed il vescovato di Pergola giurisdizione dell'arcivescovo urbinate.


erelto da Pio VII, ed unito a quello di Ca- Nel pontificato di Clemente XI d'Urbino,
gli a eque pr iticipaitfer 3 parimenti gover- volendosi definire la controversia ,
poi-
nati con uu solo vescovo. Prima di proce- ché gli arcivescovi d' Urbino sostenendo
dere colle notizie degli arcivescovi, stimo le proprie ragioni volevano esercitare la
qui di riferire come Gubbio fu sottratto giurisdizione metropoli lica sulla chiesa
dalla giurisdizione metropolitica d'Urbi- di Gubbio, ad onta che vescovi della me- i

no, e dichiarato immediatamente sogget- desima non credevano affitto ubbidirli,


to alias. Sede, come lo è ancora. Allorché nel concistoro dell'i 1 aprile 1707 venne
Pio IV assegnò alla metropolitana d'Ur- stabilito, che nel provvedersi la chiesa eu-

bino i suffraga nei, era vescovo di Gubbio gubina del suo pastore, il Papa dichiaras-
Mariano Sa velli fratello del cardinal Gia- se nelle lettere apostoliche, di non inten-
como Savelli, che ad esso avea rinunzia- dere pregiudicare diritti della metropo-
i

to tale vescovato. Mariano non volle mai litana urbinate, sulla lite pendente e in-
riconoscere sopra di se e sopra la sua decisa. Finalmente I* arcivescovo Tom-
chiesa la giurisdizione metropolitica del- maso Marelli nel 1723 recandosi in Ro-
l'arcivescovo d'Urbino, e tenacemente so- ma al concilio di Luterano convocalo da
stenendo l'esenzione, ricusò sempre d'as- Benedetto XIII, energicamente siadoprò
sogget larvisi,* die principio alla lunghis- col Papa a terminare la disputa, con con-
sima lite e controversia tra la sua chie- fermare la bolla di Pio IV, e di ordinare
sa e quella d'Urbino. Egli credette pre- al vescovo di Gubbio di riconoscere hi
giudicali i suoi diritti, che pretendeva fon- sua dipendenza dal metropolitano d'Ur-
dali, perchè il vescovato è compreso nel bino qual suo suffraganeo. Tutto fece Be-
raggio delle ioo miglia distanti di Roma, nedetto XIII colla bolla Circumspecta
laonde secondo gli antichi diritti i vesco- Romani Pontificis, de' 2 3 maggio 172$,
vi del medesimo non sogliono dipendere Bull. Rom. r, par. 2, p. 4 7> facendo
1. 1 1

che soltanto dalla Se(\t apostolica; per cui in essa la storia della controversia, dichia-

emise formale protesta. Nondimeno in- rando la chiesa e il vescovo di Gubbio in


tervenne al sinodo provinciale che in Ur- perpetuo soggetti alla chiesa e all'arcive-
bino celebrò nel i 568 il i.° arcivescovo scovo d'Uibino, ed imponendo sulla que-
Tiranni, ma qual vescovo viciniore, che stione, con autorità apostolica silenzio ,

secondo l'aulica disciplina può intervenir- perpetuo. Era allora vescovo di Gubbio
vi ,
previa però legale dichiara/ione che Fabio Mancinforte, il quale ripugnando
fece nel sinodo medesimo, di uou intcu* di veder la sua chiesa privata del diritto
374 CRB URB
ti a 'suoi predecessori vigorosamente dife- ss. Concezione, con iscrizione marmo-
so, rinunziò il vescovato e si ritirò in An- rea riportata dall' Ughelli e dal Lazza-
a
cona. II successore fi\ Sostegno M. Ca- ri. In forza del regresso il cardinal Fel-
valli , vide che all' opera pubblicata dal trio della Rovere rioccupò la sede colla
Fontanini a favore della chiesa di Gub- dignità arcivescovile, e la ritenue sino al-

bio (F.) } fu risposto con quella d'Anto- l'agosto, facendone rinunzia un mese pri-
nelli in difesa della metropolitana d' Ur- ma di sua morte, ad Antonio Giannol li
bino. Ma Gub-
dipoi essendo vescovo di di Montagnana diocesi di Padova, vesco-
bio Mario A ncaiani,avendoPioVIl smem- vo di Forlì, amalo da'duchi d'Urbino. Il
bralo dalla sua diocesi Pergola, eretta in cardinale donò alla metropolitana la cro-
vescovato e fatta suffraganea della me- ce e 6 candellieri d' argento per le pro-
tropoli d'Urbino, efficacemente si adoprq cessioni, assegnò 5oo scudi per l'arcive-
col Papa, in compenso della perdila fat- scovato, e 220 per l'arcipretura e deca-
ta dalla sua chiesa, di sottrarla nuova- nato.Morì in Urbino a'3 scttembrei 578,
mente in perpetuo dalla suflraganeità di secondo Lazzari e la lapide sepolcrale, e
Urbino e di restituirla all'onore d'essere fu deposto in s. Chiara con epitaffio ri-
immediatamente soggetta alla s. Sede, e prodotto anche da Ughelli. Le sue pre-
venne pienamente contentato colla bolla ziose suppellettili furono divise tra le me-
Ecclesias illas de* 12 dicembre 18 18,
, tropolitane d'Urbino e di Pia venna, di cui
Bull. Rom. coni. 1. 1
5, p. 1 4o: Exemplio pure fu arcivescovo, ed il santuario di
Ecclesiae cathedralis Eugubina? a sub- Loreto, del quale era stato governatore.
jeclione metropoli tanae Urbinatensis, 11 Giannotti assunto l'arcivescovato, ne*
ejusque subje dio immediata Sedi Apo^ 12 e più anni che risiedè in Urbino recò
siolicae. Ed eccomi a fare ritorno al i.° e vantaggi alla città e alla metropolitana.
benemerito arcivescovo Tiranui, che in- A questa rifece il pavimento col sepolcro
nalzata la sua chiesa al grado arcivesco- pegli arcivescovi, cominciò la fabbrica del
vile, lascialo il maggiordomato, ad essa seminario, per cui è uno de' più antichi,
fece ritorno. Con ottime leggi provvide contribuendovi del proprio s. Carlo Bor-
all' osservanza delle feste ed a quelle so- romeo, e si vuole che gli donasse la chie-
lenni della ss. Annunziata e del Corpus sa suburbana di s. Barbara col terreno.
Domini, al cullo di s. Crescentino e di al- Anche il vescovo di Pesaro pretendendo
tri santi, alla morale e a'buoni costumi, a- l'esenzione dal metropolitano, ripugnan-
gli ebrei perchè abitassero nel luogo loro dogli la qualità di suffragando, il vicario e
assegnato. Ne'37 anni del suo vescovato il fiscale disprezzarono alcune citazioni
e arcivescovato, fu sempre intento a be- del tribunale arcivescovile, in causa d'ap-
neficare il gregge affidatogli. A sue spe- pellazione, onde furono scomunicati dal-
se fece fare dal Genga il bel pulpito e l'arci vescovo. Appellandosi alla congrega-
y organo cou pitture di Barocci, restau- zione de' vescovi e regolari ,
questa loro
rò il palazzo arcivescovile, celebrò il me- ingiunse d'umiliarsi e chiedere perdono
moratosinodo provinciale, che conferma- all' arcivescovo. La buona armonia col
lo da Pio IV fu stampato, secondo Laz- duca gravemente si alterò, onde l'arci-
zari, in Urbino nel 1569 (conosco l'edi- vescovo pieno d'amarezza partì da Urbi-
zione di Pisauri 1570, Synodus Ur- no, e audò vice legato in Avignone e poi
Innif ab Archiep, Tyranni), e riformò in Bologna ove morì nel 1597 e fu sepol-
Je costituzioni capitolari divise in i/\ to in s. Petronio. Nella sua assenza nel
capitoli con erudita prefazione. Morì governo dell' arcitliocesi gli fu sostituito
il i.° febbraio i5y8 e fu sepolto nel- per vicario apostolico il protouotario Pao-
la metropolitana, nella cappella della lo Pagani di Monte Piubbiauo, il quale die
URB U RB 375
rompimento alla fabbrica del seminario, tà e arcidiocesi d'Urbino nel 1 569, e con-
e nel giorno ili s. Cecilia del 15q3 vi fe- fermato da s. Pio V colla bolla Decet,
cero ili. ingresso i chierici. Approvò le dopo lunga discussione, tutti i pai amenti,
riforme alle costituzioni del capitolo, ed colla croce pettorale preziosa e altro re-
istituì I' orazioni dette della Settimana stò alla sagrestia metropolitana, ed il ri-

per tutto l'anno, e le divisea settimana manente nella più parte ebbero gli eredi.
in ciascuna chiesa con I' esposizione del A' 7 maggio 62 1 ,0 nel declinar del 620
1 1 1

ss. Sugl'amento e benedizione al popolo; al dire di Lazzari, vi fu traslato da Fos-


orazioni dipoi riordinate dagli arcivesco- sombrone Ottavio Accoramboni romano
vi àlarelli e Berioli. Nel detto 1^97 al da Gubbio
di famiglia originaria padre ,

Giannotti successe l'arcivescovo di Colos- de'poveri, piacevole, cortese e docile, per-


si Giuseppe Ferreri ili Savona, amato da ciò amato da tutti. A suo tempo l'ultimo
Francesco M." Il, coadiutore del prede- de'Rovereschi Federico Ubaldo morì, pel-

cessore e successore nel vicariato al Pa- le cui conseguenze già narrate, trovando-
gani. Insorti disturbi e diffidenze, chia- si con 95 anni e decano de' vescovi , ot-
mato a Roma da Clemente VI 11, non più tenne da Urbano Vili di rinunziare nel
tornò a Urbino, e col patrocinio d'Enri- 1623 e di ritirarsi in Uoma,ove morì, e t\i

co IV re di Francia tenne in freno suoi i sepolto in s, Gregorio. Erasi destinata la

nemici, e fu mandato vice-legato in Avi- tomba in Fossombrone,coiriscrizione ri-

gnone, ove morì circa nel 16 10. In que- ferita da Ughelli ed errata nella sua età.
sto a") maggio gli successe Benedetto Ala A'20 novembre da Cosenza passò in que-
cremonese, governatore di Roma,che in- sta sede Paolo Emilio Santorio di Caser-
contrò la grazia del duca in modo da pre- ta, nipote del cardinal Giulio Santorio,
siedere all'udienza e governo di tutto lo eoon dell'altro cardinal Fazio come vuo-
stato, senza trascurare I' episcopale suo le Lazzari , o almeno lontano pronipote,
ministero. Istituì la congregazione della iu tempo del quale lo stato d' Urbino fu
B. Vergine , volgarmente detta de' Tor- devoluto afla s. Sede, ad onta che la re-
colacei, di laici e sacerdoti fra'quali fio- pubblica di Venezia il granduca di To- ,

ri d.Giovanni Bartolini zelantissimo e scana e altri principi si adoprassero per-


imo de' fondatoti della congregazione per chè l'ereditasse la superstite Vittoria, in-
gì' infermi. Accuratamente visitò tutta capace di succedere per le bolle pontifi-
1' a rei diocesi, facendone diligente descri- cie d'investitura; ma per l'attenta ener-
zione; ed ogni anno tenne qualche sessio- gia e saggie precauzioni della vasta men-
ne sinodale. Ben accetto e amato da tut- ted'Urbano Vili, la s. Sede riebbe il suo
ti, compassionevole co' [io veri, protettore dominio senza dissensioni e guerre, al mo-
de'dotti, fra'quali viveva 1' arcidiacono e do che raccontai. Il Santorio fu eloquen-
patrio storico Marc' Antonio Virgilio Bat- te, erudito e lodato letterato,avendoserit-
tiferrijche nel sinodo de'2 giugno 1616 re- to le Fite delle XII Vergini, che dedicò
citò l'erudita orazione preliminare. Al- a Clemente Vili, le I ite de ss. Pietro e
la metropolitana fece i due pili marmo* Paolo, che indirizzò a Paolo V, e la Sto-
rei per l'acqua santa, e donò molti pa- ria contemporanea dal 1 570 al 1609. Pro-
ramenti per uso quotidiano. La sua mor- curò a' canonici invece dell' almuzia la
te U^helli la registra nel 16?. 1 in Urbi- ruozzetta paonazza col rocchetto , il ohe
no , e Lazzari nella domenica in Albis fu accordato sotto il successore da Urba-
1(120, narrando la controversia quindi no Vili; all'orfana pericolanti aprì un o-
nata co'succollettori pegli Spogli; ma at- spizio iu Urbino, facilitò la monacazione
teso 1' istromento di composizione fatta di diverse vergini, couverlì alcuni ebrei,
colla s. Sede su tutte le chiese della cit- limosiuiero e zelatore del culto ili vino
376 u & o U II B
Celebrò il sinodo a'7 settembre 162 7 con zia le , il cardinale scelse 6 canonici e 4
orazione del Battiferri; ma con assiduità sacerdoti per esercitar l'uffìzio di peniten-
facendo la visita dell'arcidiocesi in dìebits zieri, provvedimento contiuualo sino al
xaiiicidaribus, fu collo dalla febbre che 1
654) poiché nel precedente era stato isti-
lo portò al sepolcro a'3o luglio 1 635, tu- tuito un canonicato coil'unione del bene-
mulalo nella metropoli Una con epitaffio fìzio di Zenone presso Urbania. Final-
s.

presso Ughelli. La suppellettile sagra ri- mente il dopo aver più. volte vi-
cardinale
mase alla sagrestia. Passati 5 mesi, Ur- sitato l'arcidiocesi, neli639 andò in Ro-

bano Vili deputò vicario apostolico Vin- ma e la rinunziò. A'2 t luglio prese pos-
cenzo Gallo osimano protonotario, il cui sesso^ mezzo del preposto Girolamo Al-
governo di 6 mesi riuscì di comune sod- bani, il nuovo arcivescovo Francesco de'
disfazione e di sua gloria. A'9 giugno 1 637 marchesi Vitelli da Città di Castello, già
da Glieli Urbano Vili vi trasferì il car- a rei vescovo di Tessa Ionica e nunzio di Ve-
dinal Antonio Santacroce (/^.), che recò nezia, preside di Perugia eamministralo-
vantaggi alla citlà, e istituì nella metro- 1 e di Terni, non che governatore di Ro-
politana la congregazione della dottrina ma; perciò pratico, attivo, virtuoso, dot-
cristiana, unita a quella di s. Pietro, e con to e prudente. Essendo del tutto rovina-
indulgenze d'Urbano Vili. Nel suo go- to il palazzo arcivescovile, come prede- i

verno tale Papa rese sudraganei d'Urbi- cessori Accoramboni e Santacroce, abitò
no i nuovi vescovati d' Urbania e s. An- parte del palazzo ducale. Fece stampare
gelo in Vado; ed ebbe principio la con- i decreti e il metodo da osservarsi nella
gregazione de'filippini, che uffìziando nel- sagra visita. Morì in Urbino nel febbraio
la piccola chiesa del ss. Crocefisso, il car- 1646 e fu sepolto nella cattedrale, secon-
dinale approvolla a'12 luglio 1637. In- do Ughelli; ma Lazzari narra la lite in-
di a'26 aprile 1 63g con rito e pompa so- sorta per volerlo i parenti in patria, di-
lenne espose per 3 giorni nella metropo- sumalo il cadavere d notte. Degnamente i

litana alla pubblica venerazióne i corpi gli successe a'24 giugno Àscanio Maffei
de'ss. Felice e Giusto martiri, trovati in nobile romano, prudentissimo e virtuoso,
Roma nel celebre cimiterio di Calisto e e pel i.° cominciò a risarcire, aumentare
ricevuta per grazia speciale. Colle debite e ornare il palazzo arcivescovile; restau-
ricognizioni e formalità i ss. Corpi colle rò pure diversi templi della città, aumen-
loro urne furono collocati, quello di s. Fe- tò le rendite delia mensa , e il culto del
lice presso l'altare di s. Girolamo, l'altro patrono s. Crescentino e di altri santi, ed
di s. Giusto presso quello di s. Carlo. Nel istituì e sovvenne la congregazione de' sa-

fervore dell'accorrenti popolazioni vicine, cerdoti de'ss. Apostoli pe'poveri infermi.


si fecero dimostrazioni emblematiche, e Nel 1649 ce ' emo •! sinodo e lo pubblicò
due elogi in istile lapidario pubblicati da colle stampe, morendo compianto per pie-
Lazzari. Lodò ss. Martiri con faconda
i tà e vigilanza pastorale 3*28 ottobre 65g. 1

orazione panegirica il gesuita p. Antonio Con lui l'Ughelli termina la serie degli ar-
Donali che avea predicato il quaresimale. civescovi, e il continuatore Coleti ripor-
Ne'detli giorni il cardinale tenue il sino- ta le due iscrizioni poste in suo onore da
do diocesano e con saggi decreti ed erudi- della congregazione nella chiesa di s. Ser-
te costituzioni riformò la disciplina eccle- gio, e dal successore nel cortile dell' ar-
siastica. In contrassegno del suo amore ciepiscopio. A*2o dicembre 1660 (e non
per questa chiesa , il cardinale eresse la 1669 come per fallo tipografico si legge
prebenda teologale, coll'obbligo della le- \\z\\ Italia sacra)) fu arcivescovo Giaco-
zione ue'dìfestivi, a forma del prescritto mo de Angelis(y.) y g\A referendario del-
dal Xrideuliuo. Invece di quella peniten- le due seguature, e governatore di varie
URB URB 3 77

città dello stato pontificio; ma la bolla di* domestico e assistente al soglio pontificio,

iella da Alessandro VII al capitolo d'ub- in tempo floridissimo della città. Cessò
bidienza porta data de' 9 novembre
la di vivere a'26 gennaio 1701 e fu sepol-
1 660 e la leggo in Lazzari, dunque è an- to avanti l'altare di s. Carlo nella metro-
terioie la sua elezione all'epoca assegna- politana, con epitallìo pubblicato anco da
la da Coleti, e si comprova dal possesso Coleti. Papa con lettera del cardinal
11
r
per lui preso da mg. Monte Latino fer- Carpegna de' 9 maggio 7o3,presso Laz-
1 1

rarese vice legato, e dall'arrivo dell'arci- zari, dichiarò amministratore della chie-
vescovo in Urbino a'3 1 ottobre. Pochi sa urbinate il cardinal Sebastiano Anto-
mesi si li attenne nella città, attesoché la nio Tanara (^.), ottimo legato d'Urbi-
sottigliezza dell'aria pregiudicavaalla sua no. Trovandosi a Pesaro, si recava ap-
salute, onde si portò in Roma : i biografi positamente a Urbino ad esercitarvi le
dicono che per la sua severità incontrò funzioni arcivescovili ; grande fu la sua
molli disgusti, essendo zelantissimo della vigilanza , lo zelo, la pietà e l'indefessa

disciplina ecclesiastica; rinunziata la chie- applicazione del suo pastorale ministero.


sa. fu falto vicegerente e più tardi cardi- Avea intimata o anche cominciata la vi-
nale. A' 16 marzo 1667 Alessandro VII per T arcidiocesi, quando per cagio-
sita

gli sostituì fr. Calisto Puccinelli nobile nevole salute fu impedito di proseguirla,
lucchese, generale de'servi di Maria, teo- e terminò la sua amministrazione a* 6
logo egregio e già professore in Pisa, ce- maggio 1709 allorché Clemente XI no-
lebre predicatole e consultore d'alcune minò arcivescovo il cardinal Francesco
congregazioni cardinalizie. Visse pruden- Antonio Sancitale (Z7.). Lazzari dice che
te e da religioso, senza far pompa di sua fu preconizzato nel concistoro de' 22 a-
dignità e virlù, distribuendo quasi tut- prile, e dal preposto Antaldi fece pren-
to il suo a'poveri, morì a' 1 3 aprile 675. 1 dere possesso a*2 1 maggio, a'i5 ottobre
Nel settembre Clemente X fece cessare facendo il suo ingresso fra gli applausi e
la sede vacaute con Gio. Battista Candiot- l'allegrezze del popolo, e diverse compo-
ti patrizio di Vado, che prese
s. Angelo in sizioni poetiche. Già rilevai di sopra, che
possesso a'21 per l'arciprete Antaldi. Di colle rendite della sede vacante dopo la
felice sperienza qual già vice-nunzio in morte di Candiotti, quelle del tempo del-
Francia, fornito d'integrità di costumi e l'amministrazione, e le somme donate dal
di santità di vita, resse con lode di vigi- Papa, fu edificato il decorosoe magnifico
lante pastore la chiesa urbinate siuoa'27 arciepiscopio a sinistra della metropoli-
ottobre 1684, ultimo del suo vivere. Nel tana. Il cardinale Sanvitaie, vigilantissi-
seguente o settembre ne occupò la se-
a' 1 mo e prudente pastorelli somma probità,
de Anton Francesco Roberti patrizio di visitò l'arcidiocesi, celebrò il sinodo dioce-
Recanati, graditissimo ne fu il governo, sano pubblicato colle stampe, Synodus
come giusto, piissimo, benefico co'pove- Urbini a Card. Sancitali anno 1 y 1 3,
ri e prudente; con sua approvazione nel Urbini; e morendo tra il compianto uni-
1690 fu eretta la compagnia del ss. Cro- versale,^ deposto nel sepolcroche nel coro
cefisso della Misericordia, nell'altare del s'era preparato vi venie, con semplice mo-
ss. Crocefisso nella chiesa di s. Francesco. rale iscrizione, scolpi la su marmo di para-
Si trovò all'esaltazione di Clemente XI, gone e riportata anche da Coleti: Hicossa
ornamento del Piceno e gloria dell' Um- aridit cxjìccLant auilircvcrhum Dei. Do-
bria (con queste parole Lazzari allude al- po due anni di sede vacante, Clemente XI
l'opinioni di chi pretende esser Urbino u- conferì la amata e benefica-
chiesa di sua
na parte del Piceno, e di chi lo vuole ap- dicembre 7 16, al preposto
ta patria l'8 1

partenere all'Umbria), che lo fece prelato dc'filippiuid'Urbiuop.ToiumasoM.'Ma-


378 CJ R B UUB
velli torinese, che godeva grido di uomo detta iscrizione già il Calogerà avea pub-
grande, non senza sorpresa degli urbina- blicato uel t.12, p. 439 la dotta: Conje-.

ti che si aspettavano un altro cardinale; ctura in postrenuun versimi epitaphii s.


lodandolo il Coleti per prudenza, pietà e Flavii Clementis consulis et martyris,
virtù pastorali, terminando con lui le sue auctore Petro Pollidori. Su questo leg-
aggiunte a\\' Italia sacra. Narra Lazza- go nello stesso Calogerà, t. 34, p. 229,
ri, che arricchì di preziose suppellettili la del p. Zaccaria: Epistola de conjectura
metropolitana, vi convocò un ciotto sino- P. Pollidori in postre/mwi versum Epi-
do poi stampato, fece la visita pastorale taphii s. Flavii Clementis. L'arcivesco-
che servì di norma a'successori, e fu te- vo Marelli nel 1739 fu trasferito da Cle-
stimonio delle munificenze elargite alla mente XII alla sede d' Imola , e benché
sua chiesa da Clemente XI e Benedetto lontano dalla sua 1/ sposa, per impulso
XIII. Inoltre a suo tempo, come appren- d'un suo confidente urbinate che lo ra™-
o
do da Novaes nella Storia di Clemente guagliava di tutto, le lasciò annuo asse-
XII, questo Papa con decreto de' 2 gen- r gno per 4 sacerdoti, incaricali d' assiste-
naio 1730 (è sbagliata la data, perchè il re nella metropolitana, a guisa di peni-

Pupa restò eletto a' 12 luglio 1730, tenzieri, in ore stabilite del mattino pera-
come leggo nello slesso Novaes) con- scoitare le confessioni de' fedeli. Di
che
cesse 1'
ullìzio della festa e della trasla- dal capitolo fu posta lapide di memoria,
zione del corpo di s, Tito Flavio Cle- plesso l'altare della ss. Annunziata , ri-
mente martire romano pel cardinal An- prodotta da Lazzari. Clemente XII avea
nibale Albani titolare della chiesa di destinato successore al Marelli il genera-
s. Clemente, e pel capitolo e clero del- le de'cappuccini p. Bonaventura Barbe-
la metropolitana d'Urbino, dove fu rini, ma non volendo accettare (predica-
trasferita una reliquia insigne del santo, tore apostolico che nel successivo concla-
come attesta Lamberti ni, De Canonizz. ve ebbe alcuni voti pel pontificato, onde
ss. lib. 4> par. 2 cap. 5, n.° 3. Imperoc-
, l'eletto Benedetto XIV volle che fosse ar-

ché è da sapersi, che il cardinale nel 1725 civescovo di Ferrara), rilevo dalle No-
portatosi in delta sua chiesa per prende- di Roma che a'22 giugno 1739 pro-
tizie

re parte delle ossa di s. Ignazio martire, mulgò arcivescovo d'Urbino Antonio Gu-
che ritenevasi esistere sotto l'altare mag- glielmi di Jesi canonico della patria cat-
giore, trovò una cassa di piombo con den- tedrale. Riuscì rigido e diligente pastore,
tro alcune ossa e ceneri condensate con circospetto in tutte lesueoperazioni,chia-
sangue, un'ampolla di vetro rotta, due mato il padre de poveri perchè a loro
Croci una di legno e l'altra di bronzo, es- sollievo impiegava le rendite della men-
sendo inciso sul coperchio marmoreo: Ti- sa e le patrimoniali di sua illustre casa.
lusFlavius Clemens Martyrhicfeliciter Nel 1 753 adunò dottissimo sinodo, a tem-
est tumulatus. Questa iscrizione fu eru- po di Lazzari ancora osservato, le cui e-
ditamente illustrata dal gesuita p, Odoar- rudizioni e saggi decreti corrispondono al-

do de Vitry condottissima dissertazione l'incomparabile sinodo del vescovo di Fo-


che trovo riportata nel Calogerà Rac- , ligno Baltistelli. Ottenne da Benedetto
colta d'opuscoli^. 33, p. n5i; Titi Fla- XIV di poter passare nella patria i 3 me-
va Clementis viri consularis et marly- si più rigidi dell'inverno. Già parlai delle
ris, tumulus illustratus. Segue a p. 343 gravi opposizioni da lui fatte al capitolo
del gesuita p. Francesco Antonio Zacca- sull'uso dell'insegne pontificali accorda-
ria: Paralipomina accedi4 cjusdem au- te da Benedetto XIII ,
per cui molle ne
thoris Epistola in qua Vitrius defendi- fece diminuire, per altro in buona parte
tur et vindicatur. Stili' ultimo veiso di ricuperate dal capitolo dopo la sua uior-
L RP DRB 3 79

te.Questa avvenne essendo quasi nona- ci e lo scioglimento degli ordini religio-


genario a'5 febbraio 766 in Jesi, aven- i si. Nelle DicJuarazionie ritrattazioni de-
dogli somministrato il s. Viatico il ve- gl'indirizzi umiliale a Pio FU, nel t. 2,
scovo Baldassini, acconi[)agnato dal ca- p. 1 74, si legge il lodevole rifiuto del ca-
pitolo jesino, e il suo fratello p. d. Mar- pitolo d'Urbino de' 6 febbraio 1 8 1 1 r , fat-

cello Baldassini baruabit;i pronunziò l'o- to con atto capitolare generale, all'invi-
raziane funebre nell'esequie, poi stampa- to del prefetto del Metauro sull' adesio-
ta, tumulalo nella sua cappella gentilizia ne alle massime esternate dal capitolo
di s. Gio. Ballista. Dalla chiesa d'Ana- metropolitano di Parigi nella dichiara-
gni a' 4 aprile fu in questa travialo Do- zione fatta a Napoleone I; rifiuto dovu-
menico Monti di Sinigaglia, con soddisfa- to per T ubbidienza più volte giurala a

zione degli urbinati; infatti si mostrò be- Pio VII, e perciò non esser lecito aderi-

nevolo col capitolo, zelante e virtuoso pa- re all' opinioni d'altre chiese discordanti
store, e pianse, nella comune desolazione in qualche articolo, benché di pura disci-

pel terremoto deli 781. Fu munifico col plina, dalla romana madre e maestra di
palazzo arcivescovile, colla metropolita- tutte. Atto che a tenore dell'invito fatto
r
na, co diocesani, al modo celebrato dalle dal prefetto, il preposto Lierae l'arcipre-
3 iscrizioni pubblicate da Lazzari, e dal te Staccoli subito portarono all' arcive-
can. Alessandro Siera nell'elogio fune- scovo Berioli, conte senatore del regno I-

bre, essendomorto T8 settembre 1787. talico. Morto tale pastore, Pio VII a'23
A' 17 dicembre Pio VI gli surrogo Spi- agosto 18 19 gli die in successore Ignazio
ridione Berioli cavaliere di Malta e pre- Ranaldi patrizio di Macerata, già vescovo

posto della cattedrale di Citta di Castello di Ripatransone e filippino diRooiajquin-


sua patria, pio e dotto pastore, come di- di gli diresse il breve Expositus No bis t

chiara Lazzari nel finire la sua serie, che de'22 gennaio 1822, Bull. Rom. cont. t,

compirò colie Notizie di Roma e altre me- i5, p. 47° Confirmatio resolutionis
?

morie Nel Giornale Ecclesiastico di Ro-


. captae a s. congrega tione ad referendum
ma nel n.° 6 del 796 si dà contezza e si
1 deputata super modo consulendi dimis-
rilevano pregi del Synodus Dioccesa-
i sioni aeris alieni quo gravalur ecclesia
na>quam sub fausti s simis auspiciis SS, archiepiscopalis Urbini, sull'estinzione
J).N Pii FI Pont. M. Spiridio Berioli de'debiti contratti per le spese occorse nel-
arcìiiepiscopus XJrbinas ìiabuit IV. ili, la riedificazione della metropolitana ro-
Pr. Non. Sejjtembr. anno 1
793, Urbi- vinata dal suddetto terremoto. Ripristi-
num apud Joannem Guerrini. Di sopra nò la disciplina ecclesiastica, migliorò il

parrai, che in conseguenza dell' orribile seminario e i luoghi pii, fu il i.° cancellie-

terremoto, dipoi nel gennaio 1789 cvoU re della ristabilita università. Leone XII
landò la maestosa cupola del duomo ro- avendone una stima particolare, e ammi-
vinò tutta la fabbrica, onde prontamen- rando lo zelo apostolico col quale gover-
te convenne al coraggioso e munifico uà» nava l'arcidiocesi, lo spedì nel 1826 le-
store intraprenderne quasi ìa riediiicazio- gato apostolico nel regno dell'isola di Sar-
ne, pouendo solennemente la 1 .pietra ne' degna, per provvedere alla disciplina de'
fondamenti a'a€ luglio 1 789; e che indi regolari. Ma I' egregio prelato morì a' 3
nel 1801 potè avere la consolazione di gennaio 1827 di una polmonea, nel colle-
consagrarlo. Onesta fu di breve durata, gio de'gesuiti di Sassari d' anni 55. Indi
poiché alla deplorabile invasione france- il n.° 12 ilei Diario di Roma del 1827
se e repubblica del i 798,successenel 1808 pubblicò il seguente elogio. L'arcivescovo
la 1* invasione imperiate francese, il ge- Kanaldi fu convittore nel seminario di
nerale depredamento de'beni ecclesiasli- Monte Fiascone, iu tempo che n'era ve-
38o URB URB
scovo il celebre cardinal Garampi,che tan- 10 chiamò a riceverne il premio incielo".
to lo fece fiorire, e vi apprese le lettere e 11 cadavere dell'ottimo pastore trasferito
le scienze, ed il profitto lo die a conosce- nella sua metropolitana, dopo solenni e-
re con pubblica disputa filosofica che de- sequie, ebbe tomba avanti l'altare della

dicò al suo zio il cardinal Guglielmo Pai- B. Vergine della Misericordia, come in vi-

lotta. Quanto progresso facesse nella pie- ta avea bramato, e gli fu posta onorifica
tà lo mostrò allorché appena giunto in lapide. Notai nel voi. XXI V, p. 288, che il

Roma, deliberando di farsi ecclesiastico, Papa l'avea designato pel cardinalato, co-
entrò di 21 anni nella congregazione de* me si disse. Leone XII a 11 maggio 1827
filippini. Si rese alla medesima utilissimo elesse a successore d.Gio.CrisostomoDou-
per la facilità di sermoneggiare, per l'as- diui nobile di Cento, abbate e parroco de'
siduità d'ascoltare le confessioni, e final- canonici regolari Lateranensi di s. Pater-
mente per la destrezza e lo zelo con cui niano di Fano, lettore in s. teologia, pio,
sostenne i vari e diversi impieghi che gli grave, dotto, prudente, probo e pieno di
vennero successivamente affidati per lo esperienza, come leggesi nella proposizio-
spazio di 26 anni quanti ve ne dimorò. ne concistoriale. A' io novembre i832,
Per cui fu elevato allechiese di Ripalran* dopo lunga e penosa malattia cessò di vi-
sone e d'Urbino, ed alla legazione di Sar- vere santamente d'anni 67, col più vivo
degna. « Dell'apostolato di questo perso- dolore non meno della sua chiesa ruetro-
naggio profittarono non solo i romani, politana,che della sua congregazione, sic-
che con istraordinaria frequenza concor- come riferisce il n.°g4 del Diario di /io-
revano ad ascoltarlo sermoneggiare nella ma del i832, il quale ci dà il seguente
chiesa Nuova da semplice sacerdote del- cenno biografico. Da giovinetto entrò in
l'oratorio di s. Filippo, e le sue due dio- detta congregazione nella canonica di Bo-
cesi successivamente, nelle quali può dir- logna sua arcidiocesi, allora illustrata da'
si A gosti no: Nulliim
ciò che sta seri tto di s. dottissimi Trombetti, Mingarelli Sac- ,

fuiemfecitpr dedicarteli Dei verbum ni- ì


chetti, e Marini-Guazzugli. bene isti-
ivi

si gravi morbo oppressili j ma eziandio i tuito, passò in Roma a compiere il corso


veneziani, quando nelle passate vicende teologico sotto la direzione del dotto p. ab.
ritirossi in quella congregazione dell'ora- Garofalo. Si rese utile alla sua congrega-
torio,e varie altre città e diocesi dellaMar- zione in diversi onorifici impieghi e spe«
ca,ove diede esercizi, fece sermoni, ec. Al- cialmente nella suddetta canonica di Fa-
Sardegna era riservalo il com-
l'isola di no. Per le sue luminose virtù promosso
pimento del suo predicare, e ciò con tan- alla sede d' Urbino , modestamente per
to applauso che nella sua breve dimora lungo tempo la ricusò; e non s'indusse
veniva detto 1' Apostolo di Roma. Egii ad accettarla, se non dopo essere stato as-
colla sua pietà, colla sua modestia ed af- sicurato che la popolazione urbinate non
fabilità si rese a tulli piacevole. Alieno era stata infetta dal veleno delle sette ri-
non meno dall'ambizione, che scrupolo- voluzionarie. Resse questa metropolitana
so osservatore del suo istituto, ricusò più con sommo zelo e carità, e visitolla tutta
volte la vescovile dignità, e non l'accettò intera personalmente, fino a non curare
in fine, se non dopo il comando del supre- i pericoli de'luoghi più aspri e inaccessi-
mo Gerarca. Fu accetto a'popoli che go- bili dell'arcidiocesi.La dolce ingenuità del
vernò, fu caro a'suoi confratelli, da'quali suo carattere, la rettitudine di sua anima
non seppe separarsi senza pianto e dolore, e la delicatezza squisita di sue maniere
e fu lodalo in Sardegna. Ma quando era gli conciliarono sempre l'attaccamento e
sui punto di vedere i fruiti del suo apo- la venerazione di tulti i suoi diocesani,
stolico ministero in quell'isola, V Altissimo uouche l'amicizia e l'ammirazione di chi
URB URB 38i
l'avvicinò. E miche per Ini altro ben de- le, giudice del tribunale ecclesiastico cri-
gno elogio, che Pio VII 1' onorò di sua minale, membro del collegio legale della
confidenza particolare, lo stimò altamen- stessa università, pro-vicario generale di
1

te e lo distinse con lettere di specialissi- mg. Tanara e nella sede vacante vicario
ma benevolenza. Gregorio XVI nel con- capitolare; inoltre lodandolo il Papa nel-
cistoro de' 17 dicembre i832 promulgò la proposizione concistoriale per pruden-
r
arcivescovo ci* Urbino mg. Gio. Nicola za, dottrina, probità di costumi, pienissi-
de'marchesi Tanara bolognese, dicendo mo d'esperienza, e perciò degno dell'ar-

colla proposizione concistoriale,chera sta- civescovato. L'illustre prelato intervenne


to vescovo di Faenza (nella importante nel 1 85o al Sinodo (V.) delle provi ncie
Serie de* vescovi di Faenza, del dotto della Marca e d'Urbino tenuto in Loreto,
can. Andrea Strocchi, a p. 253, si leg- e neli854 in Roma alla definizione dog-
gono bellissime notizie biografiche del- malica dell'Immacolata Concezione del-
l'illustre prelato, come arcidiacono del- laB.Vergine,che celebrai nel vol.LXXHI,
la patria, protonotario apostolico, pre- p. /\.i. Ogni nuovo arcivescovo è lassato
lato delegato di Fermo e di Ascoli, e prin- ne'libri della camera apostolica in fiorini

cipalmente quanto operò lodevolmente 3oo, ascendendo le rendile della mensa


quale vescovo Faenza) e arcivescovo di
di a 2400 scudi cunctis dedite tis oneribus.
Leucosia in partilus, in cuj'us regimine L' arcidiocesi si protende per 3o miglia
optimi pastori s specimen praebuit pon- e più luoghi contiene, divisa in 12 vica-
tifiealia exereenda, sacramentimi con- riati con circa 1 00 parrocchie.
firmationiò' admitiistrando ì et in caete- URBS. Voce latina da Urbo , corri-
ris adsuum muiuis speclantibus tam lau- spondente all'italiano circoscrivere col-
dabiliter se gessit ut dignus habeatur, l'aratro l'area d*una Città (r.),come fa-

ec. Avendo rinunziato l'arcivescovato, il cevano gii antichi, e praticò Romolo nel
Papa lo fece canonico Vaticano, ed a'^4 tracciale il circuito e solco delle Mura
novembre i845 patriarca d'Antiochia in di Roma, ponendo all' aratro il vomere
partibus. Abbiamo di esso: Omelie edi- di bronzo, the alzava ove voleva stabili-

.strnzioiii pastorali ,Urbinoi847 tipogra- re una Porta, lasciandovi un intervallo.


fia Rondini. Ne diedero ragguaglio con Cosi Lrbs chiamarono i latini tutte le

lodi Giornale Romano del 848 nel n.°


il 1 città che a somiglianza di Roma, deno-
j4 e gli Annali delle scienze religiose
,
minata essa pure Urbs quasi per eccel-
del prof. Arrighi, t. 5, p. 47* due M>ri 1 1 lenza, erano stale circoscritte coli' ara-
che le contengono sono una raccolta del- tro. Vairone dice che chiamavasi Urbus
l' omelie e istruzioni da lui pronunziate quella curvatura d'aratro che solevasi a-
nel suo pastorale uffizio di vescovo e spe- doperare nel fondare una citlà. Questa
cialmente come arcivescovo, alcune delle parola non è forse che una modificazio-
quali già stampate. Abbiamo pure : G. ne di Otbis, che vale circuito, e con tal

11. Orlini, Delle opere di misericordia, vocabolo si chiama in italiano il mondo,


traduzione libera di mg.' Tanara, Ro- AJundus, Orbis, Orbi* Terra rum y paro-
ma 1847. Gregorio XVI nel concistoro la che comunemente abbraccia tutto il
de' 16 aprile 1846 preconizzò I' attua- globo terrestre e quanto in esso si con-
r
le arcivescovo mg. Alessandro Angelo- tiene. Mondo interini edicesi al globo ter-
ni nobile d' Ih lumia, dottore in s. teolo- restre, come mondo superiore chiamasi
gia e in ambo le leggi, felicemente aven- il (deste. Si dà anche il nome di mondo
do compiuto il corso de'suoi studi nell'u • all'unione de'due globi, il cielo e la terra
niversità d'Urbino, arcidiacono di minta insieme, Universo. Quando Romolo fon-
metropolitano, esaminatore pro-sinoda- ilo Roma, prima di fare la detta traccia,
382 UR B URB
con certi riti eceremonie religiose equi- scrivere, ognuno si scopre il capo e pie-
valenti al gettito della i.* Pietra ne' fon- ga le ginocchia, per ricevere la Benedi-

damenti degli edifizi, scavò una fossa cir- zione dal supremo Gerarca della Chie-
colare presso il posteriore Comizio (ove sa Cattolica, inclusivamente a' più pos-
tennero le loro assemblee le Tribù, nel senti Imperatori, Re e altri Principi. \

quale articolo lo descrissi e parlai di sua decreti pontifìcii, se riguardano Roma e


ubicazione), ed ivi furono per suo coman- il mondo cattolico, si dicono Urbis et
do posle le primizie di tutte le cose, che Orbis, Il Tartarotti, Lettera intor-
come buone per legge, o come necessa- no alla differenza delle voci nella lin-
rie per natura o per piacere si usavano; gua italiana, dice che Urbs denota
e inoltre ciascuno vi gettò una piccola il recinto delle mura e gli edifizi, e Ci-
parte di terra del suolo natale da cui ve- vita? significa il popolo unito insieme
niva, forse per indicare la concordia ne- per via di leggi e osservanze; onde Urbs
cessaria a quelle diverse genti che insie- si riferisce al materiale della città , e Ci-

me doveano abitare la nuova città. Tale vitas al formale, cioè all'animo de'citta-
fossa fu chiamata Mundus. La voce la- dini. Il eh. avv. De Minicis, Cenni stori-
tina Urbs vale Città, e quando trovasi ci e numismatici di Fermo, nel ragiona-
sdla indica la primaria citta del popolo re di due monete coll'iscrizione Civitatis
di cui trattasi o la sua capitale. Special- Firmi, osserva che le monete fermane
mente gli storici romani usavano assai hanno costantemente Frb. Fir., e quin-
spesso Urbs antonoraasticamente per Ro- di dichiara, che la parola Urbi non dif-
ma; così dicevano #Z> Urbe condita per ferisce in sostanza dal Civitas, nondime-
dire dalla fondazione di Roma pel com- no è da considerare che l' Urbs fu sempre
puto degli anni. Morcelli disse latinamen- più onorevole del Chntas, esprimendo il
te la città, Civitas, Manici pium Oppi- , caput gentis. Con tale opinione egli raf-
dum, Urbs 2 e la Città Leonina (F.) di ferma la sua congettura sull'antichità del-
Roma, Urbs Adiecta. Costantinopoli le due monete che in tutte le altre di
,

(F.), ora capitale della Turchia (F.)> Fermo, incominciatosi a porre f aggiun •
dopoché Costantino l vi trasferì la sede ta Urbs non si lasciò mai più. Fu u-
dell' Imperoromano, fu detta Urbs /?e- sata la voce Urbs anche per nome di
già e Nova Roma. Ma l'antica Roma pel T'erra ( F.). Nec sane denominatio et ve-
Faticano (F.) e per la s. Sede Aposto- ra essenda Terrae eam expoliat prae-
lica (F.) restò metropoli dell'Orbe Cri- rogativa, et qualitate loci nobili*, clini

stiano, e con pacifico dominio per Reli- edam plura Oppida destituta Civitatis
gione celeste, più vasto del conquistato praerogativa sunt nobilia, generosam •

da'romani colla forza e prepotenza ter- quefaciant nobilitatati. Tanto si legge


rena. Quindi la sua chiesa principale di nella RoL Romana in Terracinen. Ca-
Laterano, ed ove Te-
si venerano le ss. thedralitatis i3 junii 1702, § 20, Co-
ste de' principi degli Apostoli, venne rani Molines. Città ragguardevoli furo-
chiamala Ecclcsiarum Urbis et Orbis
: no dette Terre, e Lazio Marcelli disse :

Mater et Caput, cattedrale del Sommo Urbs est, quae Muro cingitur. Sui vo-
Pontefice, il quale in omnem Genteni caboli Urbs, Terra ,Oppidum ,può veder-
Primato habui. Egli dal Faticano, col- si Corsignani, /te£g/<2 Marsicaiu^pav.ì,
le consuete preci, alza le braccia al cielo, p. 52i e seg. 11 Sarzana, Della capitale
massime nella solennità giocondissima de'Tuscaniensi, ne M'illustrare le parole
della Pasqua di Risurrezione, per be- del breve d'Innocenzo III: Evidenlerco-
nedire Urbi et Orbi. In quell' alto so- gnovimus, quod Coelestiniis ITI praede-
vraumano, che invano si tenterebbe de- cessor noster FiterbienseOppidum hono-
URB URB 383
valile Civita ti s nomine insignivit, quin- di città Urbanus,\e mura urbane,la/j/^/^
di dichiara, che tanto suona in lutino Urbana, la Milizia urbana ec.j vicino e
Oppidum quanto Dice
in italiano Cittàé Suburbanus. Suburbano si
sotto la città,
inoltre che Vairone, seguito da N. Bel- dice il luogo prossimo alla città da Sub
gici- neWHistoire des grands Chemins de e Urbs, da sotto in senso di presso e di
f empire Romain, accerta che Urbs ed città. E un aggiunto presso romani di i

Oppidum hanno uno stesso significato, e luogo, di casa o casino di campagna in vi-
svelando l'etimologia dell'uno e dell'altro cinanza delle non che di Villa ed
città, }

vocabolo insegna: Oppidum ab Ope di* isenatori romani che non potevano stare
ctutn^piod m uni tur opis eausa. Ovvero per lungo tempo assenti da Roma n'eb-
come parlaFesto, cpiod opem praebetjvcl Ijero delle magnifiche, e si dispero Ville
quod ibi homines opes suas conferanU dì Roma (U.), come
suburbane alla me-
Quindi Vairone ci fa intendere la manie- desima. Suburbicarie si dicono le sedi
ri che si teneva dagli etruschi nel getta- de' Vescovati vicino a Roma, e antica-
re le fondamenta delle città, cioè di sol- mente le Provincie appartenenti al suo
care col mezzo d'un toro e d'una vacca vicarialo. Si può vedere Carlo Sigonio,
il terreno in figura rotonda per averne De antiquo jure Provinciarum, Vene-
la circonferenza (anche Romolo praticò tiis 568. Inoltre si dissero Annonarie,
1

altrettanto e si servì degli etruschi per le Urbicarie e Suburbicarie quelle provin-


ceremonie), concludendo: Quate Oppi- cie che doveano pagare un tributo di fru-
ria, (ptae prius erant eireumdaia ara- mento al fisco dell' knpero romano per
tro ab Orbe, et Urbo, Urbe.*. Altrettanto la vettovaglia de'*oldati, come il Piceno
afferma il p. Faure nelle Memorie apo- che fu diviso in suburbicario perchè a
logetiche. Ne'sagri libri sono molti esem- Roma più prossimo, ed in annonario
pi che Oppidum è sinonimo di Civitas, probabilmente per dover contribuire vet-
come ne'treni di Geremia: cum defice- tovaglie a'soldati, o come altri vogliono
ret parvuliiS) et lactens in plateis Oppi' all' 'Annona di Roma, ed il Nicolai ne fa
di, e presso i Settanta è scritto in plateis l'enumerazione nel t. 3, p. 5j delle /l/e-
Civitatis. Isaia parlando di Gerusalem- morie sull* Annona di Roma.
me, lachiama Civita* Justi, Urbs fide- URBS SALVIA o URB1SAGLIA. Jft
lis. Da Urbs derivò la voce Urbanus y Tolentino e il voi. XL, p. 7.67.
delle persone e cose attinenti alle città,

FINE DEL VOLUME ÒTTANTF.SIMOSESTO.


286066
1 V/
BX 841 .M67 1840

You might also like