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DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI
SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI AI VARH GRADI DELLA GERARCHIA
ECCLESIASTICI,
DELLA CATTOLICA,
CHIESA ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMIMLÀZIONE
VOL. LXXXVI.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLVIL
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STORI CO -ECCLESIASTICA
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UR B URB
UiRBANO II, Papa CLXVI. Ottone, e dottrina, che s. Ugone abbate Io scelse
Odone o Eude da Chàtillon sur Marne a priore. Da questi mandato a Roma ver-
in Francia, castellopoche miglia lungi da so il 1076 Gregorio VII, il quale a-
a s.
Beiti)*, feudo della sua nobilissima fami- vea richiesto al s. abbate alcuni monaci,
glia di tal nome, altri dicendolo nato in che potessero col zelo e talenti loro es-
Reims, altri in Laggey o Sagery signoria sergli d'aiuto a portare il gravissimo pe-
paterna presso tal città. Fu istruito nel- so del suo memorabile pontificato, per le
le scienze da s. Brunone poi fondatore de' sue virtù e valore scientifico, lo stesso s.
certosini, quindi dando ben presto saggio Gregorio VII, che alcuni dissero stato con
di gran progressi nella pietà e nelle let- lui in quel cenobio, gli accordò tutta la
tere, fu per tempo dall'arcivescovo di sua fiducia, lo creòcardinale vescovo d'O
lleims fatto cauonico di quella metropo- stia e Velletri , e scorgendolo dotato d
litana, indi verso il 1070 arcidiacono del mirabile attività e sapere fornito, gli af
la medesima. Annoiato però del mondo, fidò la legazione apostolica di Germania
e delle cure e briglie secolaresche, partì dove in Telemburgo celebrò un concilio
da Reims per Roma, dove secondo alcu- in cui furono condannati i simoniaci, gl'in
ni ottenne la laurea di dottore, vi vestì continenti, e i fazionari d'Enrico IV, ca
Tubilo de'canonici regolari Lateranensi, pò antesignano de'quali era Venciloar
e
tra 'quali visse per alcun tempo nell'esat- civescovo di Magonza, al dire di Carde!
ta osservanza della regola da lui abbrac- la.Ma dubito che questo sia il concilio d
ciata. Tratto quindi da viva brama di Qitedlimburgo (V,) presieduto dal car %
menar vita più austera, si trasferì nel mo- dinaie, ove fece una gran figura, ed ove
nastero della ss. Trinità della Cava
, ed con tutte le formalità scomunicò l'antipa
ivi fecemonaco benedettino, donde po-
si
pa Clemente III, e molti vescovi, tutti par
scia passandoal celebre monastero di Clu- tigiaui dell'imperatore Enrico IV perse
gny, vi perseverò cou tal fuma di tentila cutore della Chiesa. Il Papa dipoi lo de
4 URB U R B
stinò alla legazione di Lombardia all'im- quillo con vedere un ottimo successore,
peratore Enrico IV, il quale lo fece arre- terminasse il suo vivere. Vedasi il Pape-
stare, e soffrire fieri strazi e atroci insul- brochio nel Propylaeo , p. 199.
Nondi-
ti, a fine d'indurloa separarsi dall'ubbi- meno la sede vacante durò 5 mesi e 2.5
dienza di s. Gregorio VII. Ma egli anzi- giorni, perchè i cardinali e i vescovi si tro-
ché arrendersi all' inique pretensioni, si vavano dispersi, ma per le premure del-
mostrò costantemente fermo e impertur- la zelante gran contessa Matilde e di al-
babile, e dappertutto fece rispleudere, co- tri magnati, fu scritto loro per riunirli nel-
preterito, Vittore IH lo depose e scomu- Urbano 1 dopo 2 giorni dalla sua elezio-
1 1
nicò, e venuto poi ilPapa a morte rac- ne, si recò al monastero di Monte Cassi-
comandò a'cardinali, come degnissimo di no, ove da s. Benedetto fu sanato da un
succedergli, il cardinal Chàtillon, come si dolore di fianco che soleva patire; ed ac-
ha da Leone Ostiense, Chronica^ lib. 3, certandosi che ivi si veneravano i cor-
cap. 73, perchè essi gli aveano doman- pi de' ss. Benedetto e Scolastica, ema-
dato d'additare chi potevano degnamen- nò un diploma (in data del 1092, sul-
te surrogare in sua vece. Laonde il Pa- la quale non conviene Corsignani per le
pa rispose, prendendo il cardinale per la ragioui che riporta) con sentenza di sco-
mano : O Itone vescovo d'Ostia; elegge- munica contro chi avesse negato l'esisten-
telo e ordinatelo Pontefice dellaChiesa za in Monte Cassino de'corpi de'sanli fra-
romana e per poterlo fare vi do in tut-
r, tello e sorella. Lodovico Agnello nell'/-
to le mie veci. Da queste parole argomen- sloria degli Antipapi^ 1. 1 , p. 280 e seg.,
ta il p. Della Noce, commentatore del cro- riportando molte notizie di Urbano Indi-
nista Leone, che Vittore HI die a'cardi- ce che s. Benedetto 1' assicurò in visione
nali la facoltà d'eleggere il nuovo Papa, che ivi suo corpo, della quale esi-
era il
non essendo ancora spirato, onde per quel stenza riparla a p. 286. Dichiarò prima-
poco di tempo, che gli restava di vita si te di tutta la Spagna l'arcivescovo di To-
spogliò egli del pontificato, affinchè fatta ledojfacendolo suo legato a latere,\a qua-
la legittima elezione del successore, per- le città dopo 36o anni dacché duramen-
chè temeva un imminente scisma, più. si- te la tenevano in ischiavitù i mori, l'a-
curoche questo non accadesse e più tran- vea liberata il re di Castiglia e Leou Al-
URB URB 5
fonsò VI. A questi, o come altri vogliono, peratore Alessio l Comneno l'assoluzio-
a Sancio Ramiro re d' Aragona e di Na- ne dalla scomunica da cui era allacciato.
vsrni, si dice avere Urbano II pel [/con- ElevatoUrbanoII al pontificato in deplo-
cesso il privilegio apostolico di nominare rabile epoca, pel bene della Chiesa dovet-
alla s. Sede i vescovi di quelle sedi che te intraprendere molti viaggi , ne' quali
avesse eretto nelle città conquistate sui parte in Francia e parte in Italia celebrò
maomettani mori onde allettarlo ad e- , 12 concilii, che descrissi a'Iuoghi loro e
re la s. Sede, il che nella sua ostinazione bellione. Basti il dire,come può riscontrar-
non attese, persistendo nello scisma, ben- si nel Ba ionio all'anno 1089, che m T ,e '
ché per qualche tempo si limitò a intito- sti lagrimevoli tempi a cagione d'Enrico
larsi arcivescovo di Pi avenna. Ma non an- IV, le cose della Chiesa erano tanto mal-
dò guati che la disposizione degli animi concie, che per maggior disgrazia nella
si cambiò: la presa di Mantova fatta da Germania appena conservavano la comu-
Enrico IV rianimò il coraggio degli sci- nione colla Chiesa cattolica i vescovi di
smatici suoi partigiani e insieme segua- Wirzburgo o Wiirtzburg,di Passavia, di
ci dell'antipapa, il venne
quale in seguito Worms e di Costanza. Interpellato il Pa-
richiamato da quegli romani che stessi pa sugli scomunicati e scismatici seguaci
l'avcano cacciato ignominiosamente. Ta- d'Enrico IV, die la risposta che riportai
li commozioni sì frequenti e in sensi con- nel voi. XXXVI, 67. In diverse epo-
p.
trari, si fecero sentire più volte nel pon- che Urbano II dichiarò primate di tutta
tificato d' Urbano II, riè finirono che in la Lucania l'arcivescovo di Salerno; ac-
quello di Pasquale II suo successore, col- cordò all' arcivescovo di Narbona la pri-
la morte dell' autore di que' deplorabili mazia su quello di Tarragona, dopo pe-
disordini. Intanto Urbano II nel 1089 ce- rò quello di Toledo; dalla diocesi di Cam-
lebrò il suoi. "concilio di Roma, e vi con- bray smembrò il vescovato d' Arras; isti-
fermò scomunica fulminata da'suoi pre-
la tuì quello di Gran Va radi no; confermò
decessori, contro l'antipapa Clemente HI, l'unione di Oria all'arci vescovato di Brin-
e lo scismatico imperatore Enrico IV, an- disi grado da lui ristabilito, avendone
,
traggi che indicai nel voi. LI X, p. 286. Nicolò arcivescovo di Mira, di recente ivi
Indi essendogli a cuore l'unione dellaChie- portate, nella quale occasione confermò
sa greca colla latina, si portò in Sicilia l'unione del vescovato di Canosa all' ar-
per raccomandare la pace e la concordia civescovato di Bari. Per le preghiere del
delle due chiese al normanno conte Rug- conte Ruggero e di Boemondo suo fratel-
gero ilGrande^ il quale si recò a incon- lo,duchi di Puglia e di Calabria, consa-
trarlo vicino a Boterà, lo ricevè in Trai- grò in arcivescovo di Bari Elia. Nel set-
na con segui di gran divozione, e poi si tembre 1089 celebrò un numeroso conci-
adoperò in questo aliare con tale impe- lio in Mclfiy in cui vietò il sacerdozio a'
gno, che ottenue dal Papa pel greco icn- figli de' preti che non professassero vita
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religiosa ,
provvide all' eia e continenza migliorate però le cose della Chìes^ egli
condannò le simonie, ed inve-
de'chierici, vi si recò, ma abitando nascostamente in
sti Ruggero il Gibboso, figlio di Roberto casa del potente Giovanni Frangipani, da
Guiscardo, de'ducati di Puglia e di Ca- dove ricuperò la basilica e il patriarchio
labria. Per opporre all'ostinazione e vio- Lateranense e il Castel s. Angelo, da Fer-
lenze d'Enrico IV^all'antipapaClemente rucchio che li teneva per l'antipapa Cle-
III, una forza che lo potesse contenere, e- mente III, pel possesso de' quali luoghi
sortò la benemerita gran contessa Matilde gli sborsò una somma di denaro, sommi-
(V.) marchesana di Toscana^.), e ma- nistratagenerosamente da Goffredo ab-
gnanima eroina della Chiesa, a sposare bate Vindocinense o della ss. Trinità di
in seconde nozze il potentissimo Guelfo li Vandome, il quale si condusse apposita-
o Volfone V duca di Baviera. Nel 1090 mente a Roma per sollevare il Papa, che
con espresso precetto il Papa chiamò a snpeva essere in gravi bisogni. Così ac-
se per assisterlo nel governo della Chie- comodati gli affari di Roma, e rasso-
sa universale l'antico suo maestro s.Bru- dato il potere temporale, alle preghie-
none, e lo trattenne 5 anni con sommo re della gran contessa Matilde, a' 29
vantaggio del governo apostolico, finche giugno si trasferì in Lombardia nell'an-
il santo rinunziato l'offertogli arcivesco- no 1094 per consolare colla sua presen-
vato di Reggio, volle ritirarsi in Calabria za que' popoli, dove la fazione d'Enrico
presso Squillaci. Dalla Campagna di Ro- IV e degli scismatici era molto decaduta,
ma, ove Urbano II dimorava, nel 1091 e passando per Toscana e Lucca Matilde
passò in Benevento(V.),s'\ celebrò un con lo accolse con somma divozione e vi ce-
cilio, e ordinò che niuno fosse eletto ve- lebrò la festa di Natale. Proseguendo il
scovo senz'essere insignito ne'sagri órdi- suo viaggio, secondo Ughelli nel 1095 si
ni, e talvolta con licenza della s. Sede po- portò in Calabria e visitò il monastero di
tersi eleggere Suddiaconi (V.); non che
i Torre, fondato da s. Brunone nella dio-
di nuovo scomunicò l'antipapa e suoi fau- cesi di Squillace (^.). Commosso dalle
tori: nel concilio poi di Clermont dichia- lettere di Simeone patriarca di Gerusa-
ròpotersi talvolta eleggere vescovi Sud- i lemme e dalle parole di Pietro l'Eremita,
diaconi. Quindi trasferendosi nel 1092 reduce dalla Palestina, e testimonio per-
nella provincia de'picentini, pervenne a ciò dell'orrende profanazioni che per par-
Salerno (nel quale articolo per errore ti- te degl' infedeli Saraceni aveano luogo
pografico l'anno èi 191), alloggiando nel intorno al s. di Cristo, Ur-
Sepolcro (J^.)
monastero della ss. Trinila della Cava, bano II risolvette di bandire una crociata,
di cui consagrò la basilica , confermò i eccitando principi e popoli ad armarsi per
suoi privilegi e lo tolse dalla giurisdizio- maomet-
sottrarre dal crudele giogo de'
ne dell'arcivescovo. Ivi riparlai di quel- tani i Uomo-Dio.
luoghi santificati dall'
l'insigne abbazia, e che il Papa accordò Quanto precedette, accompagnò eseguì
all'arcivescovo di Salerno il primato sul- lo strepitoso ememorabileavvenimento;
le metropolitane di Conza e Acerenza. Nel quali ne fu furono le grandi conseguen-
1093 un co-
portatosi in Troj'a vi tenne ze, tornai di proposito a ragionarne aTuR-
pioso concilio, ove sciolse e riprovò ma- i chia, descrivendo l'origine, il progresso e
trimoni vietati. Fino a quell'anno Urba- Io stato attuale dellafamosa questionede'
no II erasi trattenuto fuori di Roma, per- luoghi di Terra Santa(F.)> che produs-
chè lo scisma non gli permetteva la pace se la recente sanguinosa guerra d'oriente,
in quella città, e siccome l'antipapa era- che pure narrai. A. tal fine partì da Ro-
si fortificato nella basilica Vaticana, ce- ma nel 1095, e giunto in Bologna vi fu
lebrò il Natale nelle vicinanze di Roma; dal popolo ricevuto con tutti gli onori e
u R r> URP,
venerazione convenienti al Vicario di Cri- s. Mirtino un gran concilio, per cui nel
sto ; ed in quell'occasione egli divise la cit- logT vi celebrò il celeberrimo concilio
posto nel cardinalato o ispiratogli men- razioni del celebre Pietro P Eremita e ,
tre cantava la messa quantunque non . promulgò la .'sagra guerra della Crocia-
1
ad estendere la religione non meno che dalla B. Vergine e dagli Apostoli. Dispen-
laciviltà per tutto il mondo, con voce sò la croce a' Crocesignati (^.), che vi
meglio ispirata che umana, die un cenno si arruolarono sotto il vessillo della no-
della santa guerra da lui concepita pel stra redenzione,col premio del l'indulgen-
conquisto di Gerusalemme, per la quale za plenaria e altre grazie, ordinando se-
poi l'Europa si sciolse dalla prepotenza condo alcuni a'preti la recita dell' Uffizio
del feudalismo, vide risorgere le scienze, della Madonna. Così un Papa francese si
e preparò un'era novella al generale in- recò tra la sua valorosa e religiosa nazio-
civilimento. 1 popoli si credettero chia- ne per dare il f. "impulso a quella memo-
mati alle Crociate dalla voce stessa del randa impresa, la cui primitiva idea ivi
cielo ad infallibili vittorie, quando
il capo era nata, nella quale il trionfo della re-
supremo della religione promise la remis- ligione cristiana si trasse dietro prodigio-
sione de'peccati e benedisse le armi di chi si cambiamenti ne'costumi e nella politi-
a vetta combattuto in tali sante imprese. ca di tutti gli stati inciviliti. Così fu a-
Jn quell'immensa, imponente e nobilis- perta a'eoraggiosi fedeli un'arena immen-
sima assemblea, il Sommo Pontefice fu sa, ove la cristianità si precipitò con tan-
riconosciuto capo supremo de' Crocesi- to eroico e zelante entusiasmo religioso.
gnati, alla presenza di 200 vescovi, della Seguì con fervore il generale impulso
suddetta imperatrice Adelaide, e degli quel Goffredo di Buglione,che nella guer-
ambasciatori di Filippo I re di Francia e ra dell'investiture ecclesiastiche tra s.Gre-
di Alessio Comneno imperatore d'orien-
I gorio VII ed Enrico I V avea pugnato. In
te. Nell'istesso anno trovandosi Urbano II quel terribile conflitto tra il principio pa-
l'i 1 aprile in Cremona, gli baciò i piedi gano e barbaro , rappresentato dal più
e addestrò il cavallo che cavalcava, Cor- bellicoso degl' imperatori tedeschi, ed il
rado IH re de'romani figlio d'Enrico IV, principio civile civilizzato e cristiano per-
prestandogli il giuramento di fedeltà. Re- sonificato nel più venerabile • più intre
candosi in Francia, che a vea chiamato so- pido de'Papi, il duca di Buglione si la-
pra di se la sua attenzione per la condot- sciò strascinare dal suo ardore per la di
ta del re, il Papa fu seguito da nobile ac- sciplinafeudale.anziclu' dalla giustizi 1 del
compagnamento, per mare giunse in Pro- la eausa. Egli atterrò ool suo braccio nel-
venza, ed in Valenza intimò per P8." di le pianure di Volxheioj il competitore
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d'EnricoIV,e apiì agrimperiali trionfan- lebrò'un concilio con 195 vescovi, avanti
ti la via di Roma. Goffredo n'ebbe in pie* il corpo di s. Nicolò e vestito colla piane-
capitanò con valore e senno i crocesigna- scusse la processione dello Spirito Santo,
ti,ed espugnata Gerusalemme nel 1099 con quella superiorità d' ingegno , della
meritò d'esserne eletto re, facendo dimen- quale il Papa avea dato tante prove. Di-
ticare colle sue virtuose e gloriose azioni, poi ritornò in Roma. In tale viaggio pre-
learmi impugnate contro s.GregorioVII, tendono alcuni che si recasse ancora in
e morì santamente. A'3o novembre partì Salerno, per quanto dissi in quell' arti-
il Papa da Clermont per Limoges, dove colo, e che fosse pure a Benevento. Perciò
convocato altro concilio vi depose il ve- riportai con qualche dettaglio a Sicilia,
scovo. Di là passò a Tours e vi celebrò che Urbano II non solamente andasse in
un concilio; altro ne tenne a Nimes, ove Salerno neh 097. ma comesi pretende da
assolse dalla scomunica Filippo I. Indi alcuni che concedesse a Ruggero il Gran-
andò a Poitiers, donde si trasferì ad Ari- de il famigerato privilegio, tenuto apocri-
gers, accoltovi con solenni onori dal con- fo e contestato, della Monarchia di Si-
Mans, e nuovamen-
te Fulcone; quindi a cilia o tribunale ecclesiastico, una delle
te a Tours, dove donò al detto conte la piaghe della Chiesa di Dio. L'autore del-
Rosa d'oro (V.). Successivamente fu a V Istoria della pretesa Monarchia di Si-
Saintes,a Tolosa, a Maguelona sul fine cilia, a p. 2, la chiama mostruoso inne-
di giugnoi096e vi si trattenne 5 giorni. sto di podestà ecclesiastica e laicale, che
Trasferissi poi in Rebus, dove nel conci- alza in un regno cattolico l'altare contro
lio che celebrò in luglio, riconciliò colla l'altare, esercitando un principe secolare
Chiesa il suddetto Filippo 1. Fu pure a le facoltà di legato apostolico, con coman-
Cliigny e vi consagrò le chiese de'ss. Pie- dare nel trono e presiedere nella Chiesa,
tro,Martino e Nicola, come notai nel voi. arbitro de'popoli e insieme giudice de'mi-
XI, p. 253 , dicendo pure che consagrò nistri del santuario 3
confondendosi per-
la chiesa della B. Vergine del monaste- ciò l'impero col sacerdozio. 11 medesimo
ro di Bordelo. Indi s'avviò per Avigno- autore a p. 6 racconta cornei sostenito-
ne, donde ripartì a' i5 di settembre per ri dello scoglio cui inciampano, finsero e
ritornare in Italia. In Mortara presso Pa- vogliono che Urbano II nel congresso a-
•via (di cui feci parola nel voi. LXVII, p. vulo nel 1097 in Salerno col conte Rug-
293), a' 1 4 settembre celebrò la festa del- gero, questi si lamentasse molto col Pa-
l'Esaltazione della Croce, ossequiato da pa, perchè avea istituito nella Sicilia suo
un gran numero di vescovi e principi. legato apostolico Roberto vescovo diTrai»
Passando per Milano vi canonizzò s. Er- na, con non poco pregiudizio a Ile soffer-
lembaldo, martirizzato da' simoniaci e te fitiche e al zelo mostrato per la s. Se-
concubinari. Qui aggiungerò, che in al- de; quindi restare offeso ove altri che e-
tri tempi canouizzò s. Atliliano vescovo gli difendesse le ragioni di quella nella
diZamora,s. Nicolò Pellegrino di Trani, Sicilia, e le cause della Chiesa e de' loro
morto a' 2 giugno 1094, e s. Mamilia- ministri definisse. Inoltre i sostenitori del
no vescovo. Restituitosi Urbano II nel supposto privilegio, dice l'autore dell' I-
1097 in Roma, vi fu accolto con venera- storia, cori ulteriore stravaganza prete-
zione e molti applausi, e vi celebrò con sero, che Urbano II persuaso di sì forti
magnifica pompa il Natale. Di là passò a ragioni promettesse al conte Ruggero as-
Bari, dove con s. Anselmo arcivescovo sai più di ciò che domandava , e che si
nella Sicilia di qua dal Faro. L'autore del- fatto alcun accordo, modificando le fa-
V Istoria nega V andata d'Urbano li nel coltà del tribunale. Nel 1099 celebrò
1097 e nel 1
099 in Salerno, ove soltan- Urbano II in Roma un importante con-
to era visi recalo nel 1092, quando per cilio, col quale terminò la gloriosa car-
Fattore che conservava al monastero del- riera di sue apostoliche e indefesse fa-
la Cava volle cousagrarne la basilica, e tiche, ricevendo prima di morire la con-
ne produce documenti; provando che
i solante notizia della conquista di Gerusa-
non vi ritornò uè nel 1 097, né nel 1099, lemme. Alcuni lo fanno autore col Burio,
né mai più, come giammai spedì il sedi- Vitae Ponti/., 79, di dire ì'4ve Ma-
p. 1
cente diploma che die origine alla mo-i ria nel principio delle prediche, che al-
narchia ecclesiastica di Sicilia pretesa da' tri attribuiscono aDomenico, od a s. s.
no 111. Prova ancora 1' autore, che la s. 6. Il Piazza nei)' E/nerologio di Roman'
Sede ebbe legali e nunzi apostolici sotto 29 luglio, dice che morì nel palazzo di
il successore d' Urbano li e ne' seguenti Pierleoui vicino a s. Nicola in Carcere, e
pontificati, rigettando la vanità delle con- fu con gran solennità portato il suo cor-
trarie assertive, le falsità, l'i mussi stenta po in s. Pietro ove giace. Tale palazzo era
e l'invenzione de' difensori della prelesa di Pier Leone, già Teatro di Marcello
monarchia. Conclude l'autore, che la ve- (/'•), ov'erasi ritiralo per la sua forte/za.
ra origine della Monarchia di Sicilia si La storia ohe giudica popoli ei re, collocò i
ripete dalle violenze e dagli abusi, falli iu Urbano 11 in luogo deguo ue'fasti ecclesia-
io lihB U R B
siici, non meno che della civiltà derivata apostolico di Lombardia, ove operò molte
dalle crociateli suo nometrovasi in diver- cose in vantaggio dellaChiesa. Continuan-
si Martirologi col titolo di santo e di beato, do in Roma i moti ribelli, Lucio III es-
e lo notò La in berti ni, De Serv. Dei Beat. sendosi trovato costretto a partirne, moiì
lib. i, cap, 4 n -° 2 ^« ^e scrissero la vi-
1 j in Verona a'2 5 novembre r 1 S'T. Il car-
ta Ruinart, pubblicata nel r y?<4> e Gio. dinaleche vi si era recato per assistere co-
Adolfo Hartmann, stampata nel 1727 in gli altri cardinali al concilio ivi intimato
Marpurgo. Vacò la s. Sedei 5 giorni. dal Papa poco prima di sua morte, fu in
URBANO III,Papa CLXXIX. Uber- Verona immediatamente e senza che va-
to o Lamberti Crivelli , venne alla luce casse la romana sede, nello stesso giorno
da illustri genitori in Milano, e dalla qua- 2.5 novembre eletto sommo Pontefice, e
le nobilissima famiglia uscirono il suo ni- venne solennemente coronato il i.° di-
pote Celestino IV Castiglione ed altri 3 cembre. Non si accostò a Roma, perchè
cardinali, uno de'quali fondò in Roma il le perturbazioni della città non vi erano
Collegio Crivelli (F.). Un Pietro Crivel- ancora sedate; e seguitò a ritenere l'arci-
liedificò in Roma un piccolo palazzo, che vescovato diMilano.come attesta l'Ughel-
da cardinale abitò Sisto V, come ripor- li citato,!. 5, p. 16 5. Tutta volta non deb-
tai nel voi. LXV1I p. 88. Uberto pro- ,
bo tacere, che il Papebrochio nel Propy-
fessò la vita religiosa tra' canonici rego- laeo,pM\ 2,p. 3o, n.° 5, dubita che il car-
lari, ciò che alcuni mettono in dubbio. dinal Uberto Crivelli fosse in tempo alcu-
Certo è che per la santità delle sue vir- no arcivescovo di Milano; e protrae d'un
tù, congiunta a straordinaria dottrina, giorno la sua elezione, che dice seguita
venne concordemente eletto dal capitolo a' 26 novembre, volendo che la corona-
di Milano arcidiacono di quella metropo- zione si effettuasse 1*8 dicembre. Nel sa-
litana. Altri scrivono che fu ancora arci- bato di Pentecoste 1 186, Urbano III fece
diacono di Bourges, e vescovo di Vercel- in Verona I' unica sua promozione di 4
li, come vuole Ciacconio, in questo con- cardinali, secondo Novaes, o di 3 al dire di
traddetto dall'Ughelli nell'Italia sacra, Cardella. Pel1. "nominò Folmaro o Vol-
dal Sassi nella Serie degli arcivescovi di maro di 7W>i>er/,consagrandolo arci vesco-
Milano, t. 2 , p. 55g, e dal silenzio del vo di taleciltà. In Verona energicamentesi
can. Bima nella Serie de'vescovìdi Ver- lamentò coll'imperatore Federico I, per-
celli. Indi si pose sotto la disciplina di s. chè egli di prepotenza riteneva que' do-
Tommaso arcivescovo di Cantorbery esu- mimi temporali del Patrimonio della gran
le dalla sua Chiesa per le persecuzioni contessa Matilde (^.), appartenenti alla
d' Enrico II, e gli fu indivisibile compa- Chiesa romana, a cui l'avea donato quel-
gno nel suo glorioso esilio. Dopo di die 1'
eroina; perchè applicava per uso pub-
ritornato in Italia meritò che Alessandro blico beni de' vescovi defunti; e perchè
i
111 neh 171 01 173 lo creasse cardinale usurpa vasi gli spogli de'vescovati vacan-
prete di s. Lorenzo inDamaso. Però l'U- ti, e le rendite d'alcuni monasteri di mo-
ghelli e il Sassi provano, che Lucio III nel nache, da essi cacciandole col mendicato
dicembre 1 182 in Velletri l'esaltò a tale pretesto di riformarle, per la sregolata
dignità, alla quale andò unita quella d'ar- condotta d'alcune abbadesse. Inoltre ilPa-
civescovo di sua patria Milano, dove fab- pa si dichiarava offeso, perchè Federico I
bricò il monastero Bernatense, e Io arric- celebrate le nozze del suo figlio Enrico VI
chì di pingui e doviziose rendite, e volle con Costanza figlia del re di Sicilia, erasi
che l'elezioue del superiore del medesimo fatto coronare nella chiesa di s. Ambro-
appartenesse sempre agl'individui di sua gio di Milano dall'arcivescovo di Vienna,
casa Crivelli. Fu pure dichiarato legato ed avea fatto coronare altresì Enrico VI
URB URB ii
dal patriarca ti' Aquileia e la regina da penne di pavone intrecciate d'oro. Comu-
un vescovo tedesco; il perchè Urbano III nemente si crede che Urbano III abbia e-
sospese dagli uffici loro tutti i vescovi in- levato il Suddiaconato (F.) a ordine sa-
tervenuti a tal funzione. Enrico VI non gro, ma già lo era. Confermò privilegi i
blo, d' Ascalona data pel riscatto del re bre 254), lo dichiarò suo legato nellaTer-
1
un ricco deposito, che il Papebrochio ri- concia ve per eleggere il successore, cioè 8
portò inciso con precisione e descrisse a de'9 cardinali che allora componevano il
j),29. I ferraresi gli fecero grandi onori sagro collegio, mancando il cardinal Van-
funebri, durando l'esequie 7 giorni con ca che dimorava in Ungheria sua patria.
Mugolar magnificenza e gran pompa di Adunque e sebbene non fosse Jacopo de-
lumi, come racconta Pagi all'annoi 187, corato della porpora cardinalizia, né aves-
ii.° 12. Urbano III onorò la s. Sede per la se il prestigio di nobile nascita, ivi fu e-
"varietà delsuo sapere, per la potenza del- lelto Papa a'29 agosto 261, 1 e consagra-
la sua parola, e ben più ancora per la leal- to o benedetto e coronato a'4 settembre
tà sua, per la sua vita irriprensibile e per col nome d'Urbano IV, che prese in me-
la severità cui invigilar soleva la condot- moria del giorno in cui terminò di vive-
ta de'suoi parenti. Egli è questo l'elogio re il predecessore. Poco dopo la sua co-
che Hurter gli fece
il eh. nella Storia ronazione, a' 27 settembre concesse a s.
d'Innocenzo IIL Non vacò la Sede apo- Luigi IX re di Francia, ed al suo figlio
stolica. Filippo III, quell'indulgenza che ricordai
URBANO IV,Papa CLXXXIX, Jaco- nel voi. XXVI, p. 293. Il principio del
po o Giacinto Pantaleone, da Troyes di suo pontificato fu il fine dell'impero de*
Sciampagna in Francia, di oscura origine latini in Co stanti nopolii per avere ripre-
comechè figlio di Pantaleone scarpinello so quella capitale l'imperatore greco Mi-
detto Carpulais, o de Court-Palais, ilo- chele Paleologo, il quale per evitare la
tato dalla natura di singolare ingegno, guerra che il Papa gli preparava, gli pro-
dedicatosi agli studi ecclesiastici, abbrac- pose l'unione della Chiesa greca colla la-
ciò lo stato clericale, e fece progressi nel- tina. Imperocché narrai a Genova, che
le virtù e nel sapere. Pe'suoi meriti fu fat- per l'ostinata inimicizia di quella repub-
to arcidiacono, prima di Laon e poi di Lie- blica co' veneti, e fors'anche per avidità di
gi, indi conosciuti i suoi pregi da Innocen- guadagno, erasi alleata col Paleologo im-
zoIV allorché dimorò in Francia, ammi- peratore di Nicea, e questi co'soccorsi for-
randone i talenti e dovendo con lui trat- midabili de'genovesi ricuperò Costantino-
tare di sovente sul governo della Chiesa, poli, e ne cacciò co'latini il loro impera-
in occasione suo capitolo di Liegi
che il tore Baldovino II , il quale fece un cla-
lodepulòa intervenire al concilio genera- more dappertutto e corse a'piedi d'Urba-
le di Lione I, neh 25 1 lo dichiarò lega- no IV reclamando altamente contro ge- i
to apostolico in Pomerania, Li vonia ePrus- novesi, che prendendo le parti degli sci-
sia; indi nel 1 252 divenne vescovo di Ver- smatici aveano pugnato a danno de'cat-
dun. Alessandro IV verso il declinare del tolici. Il Papa ne fu sdegnato, ed invitò i
J254 lo promosse a patriarca di Geru- genovesi a separarsi dalla lega de'greci sci-
salemme, e con bolla de'7 dicembre (non smatici; ma essi non aveudo ubbiditacene
URB URB i3
tenziò contro di loro V lnterdetiò(Vi)x pe- si mostrò benefico co'santi luoghi di Pa-
na terribile ed estrema, di cui abbiamo lestina, come rilevai nel voi. XXXIII, p.
esempi sino dal VI secolo. Nel tempo del- io3. Narrai a Sicilia le gravi esortazioni
l'interdetto, chiuse e spogliate le chiese, e monitoro fatli dal Papa aManfredi usur-
cessava ogni solennità, tranne una messa patore di quel regno della Chiesa roma-
pel clero; sospesi i sagramenti ad eccezio- na, perchè si giustificasse dall'incorsa sco-
ne de'neonati e de'moribondi, gli spelta- munica e da quanto s'incolpava, e perchè
coli e le pubbliche feste erano vietale.Sen- cessasse le sue invasioni sulla Campagna
za queste regole austere, gl'interdetti non romana e colla Marca d'Ancona e la Ro-
avrebbero prodotto V impressione pro- magna, e siccome non fu ascoltato lo sco-
fonda che nel medio evo facevano; e sen- municò e bandi cotftro di lui la crociata
za l'inflessibili censure ecclesiastiche, di in Francia,donde venne in aiuto de guelfi
no IV per esserne assolti, e lo furono a ove co' cardinali dimorò quasi sino alla
mediazione del Paleologo e del proprio morte. Fu in quella città e per quanto
arcivescovo; per cui la riconciliazione col- ivi e nel voi. IX, p. 44 raccontai, che Ur-
la s. Sede fu in Genova celebrala con u- bano IV istituì la festa solenne del Cor-
niversale esultanza. Indi osservando Ur- pus Domini, facendo comporre la messa
bano IV che il sagro collegio era poco nu- e la sequenza per la medesima. Volen-
meroso, nelle quattro tempora del dicem- do respirare aria più salubre e fesca, in
bre 26 1 slesso, lo accrebbe in Viterbo con
i Monte Fiascone (P.) fece edificare un
7 soggetti degni di tanto onore per iscien- palazzo con torre. Vi fece per un tempo
za e pietà, fra'qnali divennero Papi Cle- piacevole residenza, e pare che vi consa-
mente IV che gli successe, Martino IV, grasse la basilica di s. Flaviano. Quanto
Onorio IV. Nell'islessa città nel maggio altro operò in Monte Fiascone, in quel-
o dicembre 1262, o nel 1263, ne creò al- l'articolo lo notai; dicendo pure che aven-
tri 7 compreso il nipote per sorella Ali- do fatto distruggere il castello di Risenzo,
enerò Pantaleone, che Cardella vuole e- e ricuperate l'isole Mariana e Risemina,
saltalo nell'antecedente promozione. Nel questa chiamò col suo nome Urbana, 11
medesimo 12G2, o nel precedente secon- Fellone, De viaggi de' Pontefici, attribui-
do altri, Urbano IV canonizzò in Viterbo sce la partenza del Papa da Orvieto, per-
s. Riccardo vescovo di Cicester; e nel 263 1 chè gli orvietani volevano ritenere il ca-
i4 • e R B U R B
stello di Bisenzo,
da loro lolloalla s. Se- Quarto. A' 9 settembre 1264 si trai ferì
de, per cui Urbano IV malcontento si re- da OrvieloinTodi qui pervenuto all'im-
:
stituì a Viterbo. Proibì che ninno senza provviso si senti tanto indebolito che non
pontificia licenza, secondo l'antico divie- polea reggersi in piedi, onde progredire
to, fosse sepolto nella basilica Vaticana. il viaggio per Perugia distante 20 migliu.
Approvò l'ordine militare de' Gaudenti Il Pelimi neir Tiistoria di Perugia, dice
(l .), sotto il titolo della B. Maria Vergi- che alcuni credono fosse avvelenato in To-
ne Gloriosa; e beneficò la congregazione di. Di giorno in giorno crescendogli il ma-
monastica di Monte Vergine. Inoltre nel- le, col consiglio de'cardinali e coli' aiuto
l'articolo Sicilia riportai, come incomin- della lettiga si fece condurre a Perugia;
ciò le trattative per reprimere i ghibelli- ma giunto a Deruta, una delle primarie
ni e Manfredi, ed investirne Carlo I d'An- e antiche terre di Perugia e da essa lungi
gìò suocero del conte di Fiandra, poten- 8 miglia, situata su d'un poggio alla me-
te e valoroso (disposizioni che secondo tà della fertile e bella sua pianura (cele-
Corsignani, Reggia Marsieana.i. i, p. bre fin d'allora per le fabbriche di maio-
21 5, prese il Papa nel concilio celebrato liche e stoviglie per vasellame di belle e
in Orvieto), ciò che effettuò il successore; svariale forme,ornate di ben intese dipin-
ed a Stati e Regni tributari alla s. Se- ture e figure a rabeschi, onde giunse ad
de, ricordai il divieto fatto agli Elettori avere 5o fornaci di sua eccellente terra),
dell'impero, d' eleggere in re de* romani di cui feci parola nel voi. LII, p.i34 (e
Corredino pretendente alla Sicilia. Urba- il eh. Giuseppe Bianconi nel t. 20 del-
no IV fu gran protettore degli scenziati, l' Album di Roma ci diede un' accura-
ed a Scuole di Roma, ed ancora nel voi. ta ed erudita descrizione con rami, ripar-
LXXXIV, p. 299, lo celebrai beneme- landone nel t. 22, a p. 354, ,,e descri- '
rito del pubblico insegnamento in Ro- vere alcuni dipinti esistenti nella chiesa
ma e per l'Italia, e che richiamando ila di s. Francesco de'conventuab, già s. Ma-
Parigi 1. Tommaso d'Aquino, in Roma a ria de' mentre nel t. 2 3, a p.
Consoli ; 1
lico ,
per le fatali conseguenze prodotte venimenti del suo pontificato, in moltis-
dagli errori che vi portarono i focosi e in- simi luoghi mi fecero parlare di lui ,
per
felici discepoli dell'eresiarca Teodoro Be- cui in corsivo gl'indi ce ero, per evitare ri-
za; tutlavolta vi fu bene accolto da' cal- petizioni, ed acciò meglio si possa in es-
vinisti, anzi potè benedire e piantare una si leggere quanto qui accennerò. In assai
Croce sul suolo ove fu già violentemen- verde età si fece monaco cluniaceuse nel
te strappata da' settari di Beza. In Pont priorato di Cheriaco , diocesi di Mende.
de Montvert sono pochi cattolici con me- Quivi si applicò allo studio de'canoni, e
schina chiesa adiacente a imponente tem- poi ne divenne professore insigne inMont-
piocalvinislico. Il prelato pronunziò pa- pellier, Tolosa, Parigi e Avignone. Fu vi-
tetici discorsi, che profondamente com- cario generale de' vescovi di Clermont e
mossero eziandio i numerosi calvinisti, e- d'Uzes; indi venne fatto abbate, prima di
spiunendo più vivi desiderù perchè tutti
i s. Germano d'Auxerre, e poi di s. Vit-
formassero un solo ovile e riconoscesse- tore di Marsiglia , donde il trasse Inno-
ro un solo pastore ). Siccome d' Ome- cenzo VI per inviarlo legato a Giovanna [
ro, così di lui, 7 diversi luoghi dell'Eu- regina di Sicilia, per assisterla nella sun
a
ropa contendono la gloria d'avergli da- 2. vedovanza, ed insieme esercitare il di-
to i natali, e tutti vantano il patroci- ritto che la s. Sede avea su quel regno,
nio d* alcuni scrittori. In fatti, Ruderi* come pure lo destinò nunzio a' Visconti
co Sanchez, /list. Hhpim? par. 4> e. t
18, di Milano. Dopo Clemente V essendosi
lo fa lombardo; WaUinghamo, in l'E- stabilita la residenza pontificia in A
doardo III, lo dice inglese; Yeppes, in ne, in quest'articolo e a quello di Uouv
Clironul. ord. $, JJc/icdicl.,\o crede tolo- narrai le Guglielmo
principali azioni di
sano; Corio neW/fist. Mediai., par. 3, lo precipuamente come Papa. Imperocché)
ì6 URB u n b
morto Innocenzo VI, nel Conclave d'A- fico palazzo per la villeggiatura de'Papij
vignone a'22 settembre 1 362 entrarono e poco dopo istituì la sede arcivescovile
20 cardinali, fra'quali i guasconi sogget- latina di Leopoli. Avendo Papi dopo i lo
ti al re d' Inghilterra duca d' Aquilania stabilimento loro in Avignone ritenuta la
si separarono da'cardinali francesi; non- sede vescovile* ne riscuotevano le rendite
dimeno a'28 con 5 o 9 voti de' 2 sagri
1
1 1 e facevano amministrare da'vescovi loro
elettori, fu creatoPapa il cardinal Ugo vicari. Urbano V nominò effettivo vesco-
Roger il quale con raro esempio fece la
', vo d'Avignone Angelico Grimoardi suo
Rinunzia del Pontificato. Perciò inaspri- fratello, che poi creò cardinale. Nel 1 362
tisi due discordanti partiti, e non volen-
i o nel seguente anno, condannò Bernabò
do tra loro cedere in favore d'alcun col- Visconti signore di Milano , usurpatore
lega, a^S ottobre elessero il nunzio ab- di molte terre della s. Sede ,
privandolo
bate Guglielmo, sebbene assente e non d'ogni grado e onore, promulgando la
decorato della dignità cardinalizia, per o- crociala con indulgenze a chiunque con-
pera del suo intrinseco amico cardinal tro di lui pigliasse Tarmi, cotne si ha da
d'Agrifoglio il seniore, onde poi creò il ni- Villani, lib. 1 i ,cap. 3 1 e 4 1 • La sentenza il
pote cardinale. L'autore delle Fite de" Pa- Papa la pubblicò il 3.° venerdì di marzo,
pi d' Avignone y dice che segui V elezione dopo la quale inginocchiatoci pregò Gesù.
a'27 settembre. Il sagro collegio spedì a Cristo ed i ss. Apostoli di confermarla.
Guglielmo il decreto di sua elevazione, il Neh 364 'l Visconti tornò al dovere, ma
quale lo ricevè segretamente in Firenze, presto rimalmenò lo stato della Chiesa,
o più probabilmente in Marsiglia, poiché onde il Papa mosse l'imperatore Carlo
nell'intendimento di esaltarlo l'aveano IV a frenarlo. Tra le fatiche, che tenne-
chiamato in A vignone, col pretesto di con- ro occupato lo zelo ti' Urbano V nel 363 1
sultarlo sulle loro differenze, occultando- e nel 364? sono P' u degne di memoria
1
taliani irritati dal vedere 5 Papi stabiliti chiarandone capo Giovanni Il redi Fran-
in Francia, ne impedissero l'andata e Io cia, a cui ne die la croce, facendo legato
trattenessero per restituire a Roma la pa- il cardinal Taleyrand di Perigord vesco-
pale dimora. Giunto in Avignone, ne pub- vo d' Albano. Per le sue sollecitudini fu
blicarono l'eleziouea'3 1 ottobre, nel qual impedita la funesta guerra che si temeva
giorno l'intronizzarono col nome d' Ur- tra' veneti, e i genovesi i quali erano sti-
bano V, da lui preso perchè bramava d'i- molati da'candiolijche ribellatisi a Vene-
mitare i Papi così chiamati, i quali tutti zia gl'invitavano ad impadronirsi di Can-
riconosceva per santi. A' 6 novembre il dia. Con eguale impegno si applicò ad
cardinal Alberti vescovo d' Ostia lo con- estinguere la discordia , che cominciava
sagrò, e fu coronato, ricusando d'incede- a nascere fra l'arcivescovo di Salisburgo
re per Avignone in solenne cavalcata, sia e Rodolfo duca di Baviera, nella quale sa-
per avversione al fasto, sia per riguarda- rebbero entrati tutti i principi di Germa -
URB URB 17
si raccoglievano dagli esattori della s. Se- malo in essa per trattare, e venne rice-
de, e quelle de'cardinali, prelati e bene- vuto come fosse d'un re di Fran-
figlio
fiziati che risiedevano fuori delle loro cia: mangiò più Papa escar-
volte col
chiese. Non permettendo Urbano V che dinali, fu assolto da tutte le commesseini-
la libertà ecclesiastica fosse oppressa, esor- quità, e gli furono sborsati 4°j 00 ° scu "
tò benignamente il re con lettere, a resti- dij come riporta Bercastel,iS7or/V/ delCri-
tuire le rendite ecclesiastiche ingiusta- stianesimo. Ad Avignone col p. Fantoni
mente usurpate; e che annullasse l'editto chiamai quel conduttore d'avventurieri,
pubblicato per subastare i beni di chiesa Bertrando Guesclin, e che la sua masna-
uV prelati assenti. Ma avendo il re rispo- da per detta somma dovesse marciare sui
sto che tutto avea fatto col consiglio di mori di Granata. Da questo prese argo-
uomini savi, il Papa lo citò a presentarsi mento Petrarca, di scrivere a Urbano V
alla s. Sede a' i 3 marzo, se dentro due me- quanto si legge nelP epist. \
3 Rer. Semi.
sinon avesse restituito beni usurpati; ed i modo degno di quel grand'uo-
lib. 7, e in
errori dell'eresie dominanti, e stabili in che per gli affari di Sicilia e per sedare le
Avignone le carceri per l'inquisizione. Vi- perturbazioni che fermentavano per le fa-
sitarono il Papa in Avignone il re diFran - zioni de'guelfi e ghibellini, e per le usur-
eia, Pietro I re di Cipro, Valdemaro IV pazioni delle terre ecclesiastiche de'pre-
re di Danimarca, e Carlo IV imperatore potenti signorotti , di rendere sicure le
neh 365, accolti onorevolmente, per de- strade, munire la fortezza di Viterbo ed
terminare la crociata contro gì' infedeli, allestire il Palazzo apostolico Valica-
che poi non ebbe effetto. Ivi alla presenza no. Nel 366 il Papa per conservare su-
1 i
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Scrisse ancora a lotti gli arcivescovi, or- gio. Fermatosi alquanto in Genova, par-
dinando loro di celebrare concilii in cia- tì per Porto Venere e vi dimorò 3 gior-
scuna provincia, ne'quali stabilissero sa ni, indi giunse a Pisa ìli.°giugno, secon-
lutali costituzioni per estirpare vizi e i do Ferlone, nel dì seguente a Piombino,
ridestare le virtù, e che determinassero ed a'4 giugno arrivò a Corneto, ricevu-
i chierici godenti più benefizi a ritener- to dal cardinal Albornoz e da un gran ,
di lui padre, Urbano V gli celebrò solen- romani gli presentarono le chiavi di Ca-
ni funerali a'quali intervenne, e gli con- stel s. Angelo in omaggio di .sudditanza.
cesse indulgenza plenaria. Indefessamen- Quindi si trasferì a Viterbo, ove appro-
te il Papa si ad oprò per pacificare i re di vò l'ordine de' Gè sua ti, ed il benemeri-
Castiglia e d'Aragona; scrisse premurose to cardinal Albornoz si giustificò col Pa-
lettere a tutti i sovrani d'Europa, percliè pa dalle tante accuse d'aver dilapidato
aiutassero con soccorsi Cipro e l'isole di i tesori della Chiesa, semplicemente con
di Rodi, contro le quali si volevano sca- presentargli più carri pieni di chiavi del-
gliai e saraceni d'Egitto, di Soria, di Ba-
i le città e castelli da lui ricuperati alla so-
bilonia, collegati co' turchi. Avendo fab- vranità della s. Sede, colle somme e mi-
bricato in Montpellier un monastero per lizie somministrategli, e col suo incom-
un copioso numero di benedettini , con parabile valoroso animo. Commosso Ur-
chiesa che arricchì di molle entrate, pa- bano V, lo chiamò padre della Chiesa
lamenti sagri, gemme e grandi privilegi, e vindice della libertà ecclesiastica; a nzi
nel principio del 1367 vi si recò a con- morendo ivi il cardinale poco dopo, con-
sagrarvi l'altare maggiore. Indi ritorna- cesse indulgenza a chi per un tratto a-
to in Avignone, pubblicò la sospirata de- vesse sostenuto la lettiga che ne traspor-
liberazione di recarsi colla corte pontifi- tava il cadavere a Toledo suo arcivesco-
cia inMoina, ad istanza del cardinal Al- vato. Ho già celebrato lesue gloriose im-
bornoz; pensiero ch'egli avea sempre avu- prese anche a Roma. A' 16 ottobre fece
to tanto a cuore, che avendo sentito la Urbano V Ingresso solenne in Roma,
l'
morte del suo predecessore, e per nulla dopo 63 anni dacché predecessori avea- i
pensando che dovea rimpiazzarlo, con ef- no fissato il malaugurato loro soggiorno
fusione d'animo avea detto: Che se il Pa- in Francia , ricevuto con indescrivibile
pa futuro ritornasse a Roma sua re- gioia e pompa di onorificenze. Visitata
sidenza naturale 3 egli sarebbe contento la basilica di s. Pietro e intronizzato nel-
di morire nel giorno dopo. Malgrado le la sua cattedra, passò ad abitare il con-
contrarie rappresentanze de'connaziona- tiguo Palazzo apostolico Faticano da
li, di diversi sovrani, de' cortigiani e de' lui restaurato, e poi dimorò pure nel Pa-
cardinali, quasi tutti francesi, dichiarato triarchio Lateranense (recandovisi a' 1
J
vicario Avignone e contado Venaissino, marzoi 368); indi prese cura di riparare
nello spirituale e temporale, il patriarca le deplorabili conseguenze patite dall'al-
di Gerusalemme Cabassole, che poi creò ma città per la lontananza de'Papi, mas-
cardinale, a'20 aprile 1367 partì d''Avi- sime il risarcimento delle chiese. Nella vi-
gnone. Il Fellone, De' viaggi de Pontefi- gilia d'Ognissanti pontificò nella basilica
ci, ritarda la partenza a'3o aprile, e che Vaticana, e sul finir dell'anno commise
andò Ponte di Sorga dove dormì due
al agli arcivescovi di Napoli e di Brindisi
notti. Approdato in Marsiglia consagrò ci' ammonire i vescovi e gli abbati che
l'altare maggiore della sua antica abba- troppo spesso andavano a Napoli e vi si
do ripristinare quella celebre abbazia nel gli stendardi, col premio dell'indulgenze.
suo antico splendore, soppresse la sede ve- Dopo avere Papa conclusa in Viterbo,
il
scovile, edoperò quelle beneficenze in tale come narrai aRo\iA,una lega poderosa per
articolo riferite. Notai a Loreto e Treia, fiaccare l'orgoglio de' Visconti, quésti si
che il cardinal Albornoz poco dopo lo per- trovarono necessitali a pacificarsi con un
suase a visitare \a Santa Casa, per cui fu concordalo, colla condizione del non in-
il i ."Papa die visitò quell'insigne santua- tervenlo, la quale a' nostri giorni rinno-
rio. A Roma ricordai l'eloquente orazio- vatasi nelle vicende politiche menò tan-
ne del Petrarca, colla quale celebrò il ri- to rumore, come trovato della moder-
torno del Papa quanto
alla sua sede, e na diplomazia. Ma le cose che ordinaria-
vi permanenza Urbano
esegui nella sua mente hanno una certa impronta di no-
V per suo lustro, e a bene del cristiane- vità, non sono che un impasto o ritmo-
simo, consolidandola sovranità tempo- vellamento delle cose passale, sotto altre
rale col ricupero delle terre usurpate da' forme. Frattanto l'imperatore d'occiden-
tiranuetti. A Cappelle pontificie poi ri- te Carlo IV, dopo avere con imperiai bol-
levai, che Urbano V, secondo lo stile te- la d' oro confermati tutti i privilegi , le
bellì la rocca, e si mostrò munifico e be- bano V nella festa d'Ognissanti solenne-
nefico colla città, nella quale tornò a sog- mente coronò in s. Pietro. Nella messa
giornarvi ne'segueuti estati e parte del- che celebrò,rimperatorefuuzionò da dia-
l'autunno; tenendo per comodo della cu- cono. Nel tempo che Carlo IV si tratten-
ria romana gli odici e cancellerie nella ne in Roma, fece diverse dimostrazioni
vicina Viterbo, ove pure alquanto dimo- d'ossequio a Urbano V; e quando arrivò
rò.Fu inMonleFiascone,che decise la que- in Roma Papa, montando
il a cavallo per
stione sul corpo di I. Tommaso d'Aquino, andar a s. PietrOj gli tenue la stalla e ad-
e pubblicò quel memorandum per frenare destrò perla briglia il suo cavallo* aven-
l'ollracotanza di Bernabò Visconti fratel- do dall'altra parte Amedeo VI conte di
lo di Galeazzo li, e siccome non erano ba- Savoia. Essendo una delle maggiori cu-
stale le pene ecclesiastiche contro di lui re d'Urbano V, la riunione delle Chiese
sentenziate, di nuovo ricorse all'impera* greca e latina, sino dal 1 365 avea spedi
,
20 URB URB
to legati all'imperatore d'oriente Giovan- contro di loro la crociala. Nell'antichissi-
tore dall'animo benevolo del Papa delle celebrala messa nel santuario, tolte poi
la
verità cattoliche, si portò in Roma nel le sagre Teste le trasferì nella propinqua
dinò che nella messa di s. Gio. Battista e corte papale. Anche colle altre basiliche
a
per P8. si dicesse il Simbolo, il che pri- fu benefico, ed alla Vaticana donò la Ro-
ma non si faceva, e neppure oggi si fa, sa d'oro. Nel 3 70 1 il Papa approvò l'or-
al dire di Novaes; ma conviene tener pre- dine del ss. Salvatore, fondato da s. Bri-
sente l'avvertito all'indicato articolo. Nel gida Sveziaj e si applicò con più fer-
di
lizie di Provenza e vantaggi di loro na-i stemalo il suo governo, egli partì da
zione, come rimarcò Petrarca neW'cpist. Monte Fiascone a'26 agosto 1370, s'im-
1 3, Her. Semi. lib. 3, per meglio appli-
i barcò a Cornelo a' 5 settembre, e ap-
carsi ad estinguerle, fetalmente determi- prodato in Marsiglia, quindi giunse ad
nò di ritornare in Francia. Avvicinatosi Avignone a' 24, accoltovi con grande
l'estate, passò in Viterbo, ove intimò al- giubilo. Ivi allorché trattava di restituire
la corte d'esser pronta a partire nel prin- lapace a'francesi e inglesi, poco dopo il
cipio d'ottobre per Avignone, indi si tra- suo arrivo fu assalito da mortale infer-
sferì a Monte Fiascone. Tutte le preghie- mità, nella quale non volle spogliarsi de-
re e le lagrime de'romani non ebbero piti gli abiti religiosi che usava ancora inte-
forza sul di lui animo, e solo testificò lo- riormente. Crescendo vieppiù la malat-
ro con pubblico alto, ch'egli e la sua cor- tia, dal palazzo apostolico si fece traspor-
te erano ad essi sommamente grati per tare in quello del suo fratello cardinal
la loro cortesia e rispetto, e di non aver Grimoardi,cheavea lasciato in Roma per
altro motivo di separarsi da loro, che i bi- vicario di tutto lo stato (che subito fu in-
sogni della Chiesa universale, prometten- volto in nuove turbolenze), ove dopo a-
do di poi ritornare. Indarno lo supplicò, e ver governato 8 anni, un mese e 22 gior-
forse non senza minacce, il minorila Pie- ni ( 1 7 dice l'autore delle Vite de' Papi A-
tro santo principe d'Aragona, il quale co- vignonesi), morì a' ig dicembre (a' 20
me già con persuadenti ragioni l'avea in- vuole l'autore dell' Appendice alla Cro-
coraggilo a ristabilire in Roma la pontifi- naca di Bernardo di Guido, forse a' 19
cia residenza, caldamente insistè acciò venendoli 20) 1 3yo, in età d'anni Gì (sic-
non più. tornasse in Avignooe, per non da- come alcuni scrittori riferiscono, che avea
se occasione ad un pernicioso scisma, in 60 anni quando fu eletto ,
pare che 68
cui perirebbero migliaia d'innocenti cri- ne avesse in morte),e vestito com'era sem-
stiani. Inutili pure riuscirono gli sforzi e pre di sotto degli abiti monastici. Notai
le ripetute fervorose preghiere di s. Bri- ad Avignone, che sembra essersi pentito
gida, la quale in Monte Fiascone a mez- di non aver aderito alla rivelazione di s.
zo del cardinal Roger che gli successe col Brigida, e che si fosse proposto, se guari-
nome di Gregorio XI, schiettamente gli va , di restituire stabilmente a Roma la
suo sangue, anzi fu tanto moderato co' lo trasferì alla metropolitana di Bari,
parenti, che tranne il cardinal fratello ri- vacata a' 1 f\ aprile; ma per poco tempo
cordato, modello perfetto di tutte le vir- e per altri la governò, non essendovisi
tù e lume del suo secolo (doti che restaro- potuto recare. Imperocché, dopo avere
no offuscate quando poi seguì lo scisma), il Papa stabilmente restituita all'afflit-
non ne promosse alcuno senza merito per- ta Roma la papale residenza, terminan-
sonale, e con tenui benefìzi, fra'quali un do la lagrimevole e lunga epoca in .cui 7
altro fratello come il precedente già ec- Papi dimorarono in Avignone. Ivi essen-
clesiastico prima del pontificato. De'eou- do restato nel 1376 il cardinal Mou-
U U lì ua b 23
dorico Niemo nella sua Storia, lib. 1 , cap, prestarono ubbidienza all'eletto, anzi il
?..Per tutte queste belle 4J0Ù, che sfolgo- Ferloue, De* viaggi de* Pontefici, riferisce
rarono nelle corti e curie di Avignone e che il cardinal Grange fu deputato da' 6
Roma, l'arcivescovo era in estimazione colleghi d'Avignone di recarsi in Roma a
nel sagro collegio e nell'universalità. Ne' rendere a nome loro ubbidienza al nuo-
vul. Ili, p. 200, IV, p. 84, XIII, p. 201, vo Papa),sublimarouo al pontificato l'ar-
LVIII p. 3o3 e altrove raccontai, che
,
civescovo di Rari, chea tale effetto chia-
morto Gregorio XI a'2S marzo 1378 nel marono segretamente in conclave pel ne-
Palazzo apostolico Vaticano (J .), nel '
cessario consenso d'accettazione. Egli ri-
dì seguente il seualore e gli ufficiali del- fiutandosi da principio, accettò con mol-
la città prestarono il giuramento di fedel- ta umiltà e profusione di lagrime la di-
tà a cardinali, supplicandoli in nome del gnità papale. Che 1' elezione procedette
popolo ad eleggere un buon Papa e che canonicamente e liberissima, lo attesta e-
fosse romano o almeno italiauo a vantag- ziandio il contemporaueoGobelinoPerso-
gio dellaChiesa universale,esponendo lut- na canonico di Risfeld, diceudo che ro- i
ti i mali avvenuti alla s. Sede, a Roma e mani bensì a vea no gridato per a vere il Pa-
all'Italia, per avere i predecessori del de- pa romano o italiano, ma con voci sup-
funto abitato in Avignone. Questa pre- plichevoli e colle mani giunte. Dichiara
ghiera fu innovata ne'seguenti giorni, ed
1 pure Gobelino, che l'arcivescovo di Ra-
a*7 aprile entrarono in conclave 16 car- ri prima di dare il suo consenso interro-
dinali, cioè uno spaguuolo,4 italiani ei r gò cardinali di dire se l'elezione sua l'a-
i
francesi, con infausti presagi, che ricordai veano fatta per coscienza, volontariamen-
pure nel voi. LV, p. 291. Quindi vi si te, ovvero per timore; ed essi risposero:
recò un ardilo Banderese, ossia uno de' Che dopo l'elezione di s. Pietro, uon e-
caporioni che governavano Rioni di Ro- i ravi mai stala altra migliore. Per questo
ma 3 e per parte de'romani audacemente movimento e perchè cardinali rimanda-
i
con minacce intimò a'cardinuli, che sol vano alle loro case le propria robe, i ro-
tanto romano si voleva il nuovo Papa, mani che aspiravano ili venerare sulla eaf-
affinchè non più partisse dalla città. Gli tedia apostolica i concittadini cardinali
fu risposto dui cardinal Latgcr vescovo Orsini Tebaldeschi, strepitando roma
E
i \ U R B U R B
no lo volano , un ministro del conclave Fiandra, presso Muratori, Script, rer. I-
per quietarli notificò che l'elezione era talic. t. 3, par. 2, p. 72. Inoltre Urbano
seguila sul Barense. Il popolo che credet- VI con
fu subito riconosciuto da'sovrani,
te fosse il francese Giovanni di Bar came- lettere o per mezzo d'auvbasciatori d'ub-
riere del defunto Papa, e da tutti abbo- bidienza, e molti gli enumerai nel voi. Ili,
minato, s'infiammò di sdegno, e foojen- p. 2o3, uon che da'prelati del cristiane-
lalo dagli aderenti del cardinal Giacomo simo a cui cardinali notificarono la lo-
i
te armalo enlrò nel conclave minaccian- più belle speranze d' un glorioso ponti-
do d'uccidere cardinali, se non elegge-
i ficato; che presto furono smentile pel
vano un romano; prelesero che rinunzias- carattere tenace e rigoroso che spiegò
se il Prignaui e tentarono d'ammazzarlo, nel voler frenare e correggere la licen-
se non si nascondeva. Ma sagri elettori i za de' cardinali. Il nuovo Papa comin-
dichiararono essere pronti a morire, piut- ciò tosto a dar saggio di sue rigide virtù,
tosto ch'eleggere un altro,ratificandocosi che voleva esercitate nella romana corte,
la scelta da loro fatta. Calmarono la furia tutto intento a riformarla; ed osservan-
popolare alcuni personaggi, con rappre- do diversi vizi ne'cardinali, cominciò cou
sentare che finalmente 1' eletto era un i- zelo poco prudente a trattarli con soste-
taliano e godente l'universale estimazio- nutezza ed una certa altura, correggen-
ne, ed a'g aprile il nuovo Papa col nome done! costumi, frenandone il lusso, l'am-
d'Urbano VI e vestilo degli abiti pontifi- bizione e l'avarizia, per la quale ricevea-
cali fu collocato sulla sedia di s. Pietro no pensioni e doni da'priucipi, e ripren-
nella basilica Vaticana da 12 cardinali, dendoli liberamente in ciò che credeva di
con perfetta tranquillità, dal portico della bisogno, come leggesi nella Fitadis. Ca-
basilica aspergendo romani con l'acqua
i terina di Siena, par. 2, cap. io, del suo
santa e solennemente li benedisse. Indi a' confessore Piaimondo di Capua, la quale
ì8 festa di Pasqua, con generale applau- santa 3 anni prima avea predetto, che
so,^ solennemente coronato dalcardinal l'ammonizioni di cui abbisognavano! car-
Orsini, coll'assislenza d'altri 4 cardinali dinali , dovea essere il pretesto per dar
tornati da Zagarolo ov'eransi rifugiati. principio al loro riprovevole scisma. Ur-
colla medesima pace e gran pompa pas- bano VI non risparmiava di correggere
sò nell'istesso giorno a prendere solenne pubblicamente e con veemenza anche i
possesso della basilicaLateranense, descrit- vescovi per non risiedere nelle loro chie-
to dal cardinal Pietro di Piata, con let- se, per cui non pochi di quelli che gli era-
tera de'5 settembre a Luigi II conte di no affezionati l'abbandonarono, e si uni-
URIi a5
rono a'malcontenli cardinali, onde pre- camerlengo che avea seco il Triregno ,
munirsi dalle severissime pene minaccia- scismaticamente osarono a' 9 agosto de-
te. Sanie erano le idee del Papa, ma di- porre dal pontificato Uibano VI, e trasfe-
fettarono sciaguratamente di moderazio- Fondi ,il cui conte Onorato Gae-
ritisi in
uv,m\ erano eccessi vanienteauslere.Trop- tani Papa avea destituito dal governo di
il
che aveano fruito co'Papi dimoranti tra voto, si astenne dal votare, onde il cardi-
loro, ciò che Urbano VI risolutamente nal Giovanni Gros fratello del camerlen-
negò. Laonde pentiti cardinali d'aver e-
i go pel i.° votò dicendo: Che desiderando
lelto un Papa che li ammoniva seriamen- i francesi un Papa francese, e gl'italiani
te, e con asprezza contrariata nelle loro un italiano, egli stimava di non seguire
idee, 12 di essi franeesi,eioè
Qio.Cross t /4- riè gli uni uè gli altri, ma Roberto di Gi-
grifoglio, Grange, Lalger, Roberto di nevra alemanno, e tulti gli altri france-
Ginevra poi antipapa, Montelungo, Male- si ne seguirono l'esempio, e così restò e-
sec, Sortenac, Puy s Flandrin, Noellel, letto. Sebbene Giovanna I regina di Si-
l'ernìiioxoWo spaguuolo de Luna (poi an- cilia,avea dato segni d'allegrezza per l'e-
tipapa Benedetto XII 1), col pretesto di lezione d' Urbano VI, e donato 4°, 000
schivare i calori estivi odi restituirsi alle scudi e altri regali di vasellame con su-
loto chiese, come avea peli.°fatto l'irri- perbi rinfreschi, anzi fornito truppe com-
talo cardinal Grange, sul fine di giugno poste di 25oo lancie pel suo ritorno da
siritirarono in 4 /uigni, metilica 26 Ur- Tivoli a Roma, si dichiarò pegii scismati-
bano VI co'4 italiani passò in Tivoli, ove ci, malcontenta perchè il Papa non vo-
confermò l'elezione dell'imperatore Ven- leva riconoscere per re il suo 4«° marito
ceslao.l malcontenti ingiustamente e con- Ottone di Ijrunswick. Avendo tradito i
tro la verilà de' fatti protestarono con a- soldati bretoni al servigio della s.Sede, ed
perle menzogne della pretesa violenza lo- il Castel Angelo essendo stato occupa-
s.
l'antipapa Clemente VII, gli i I cardinali brevi pontificii , e qualsivoglia atto ap-
francesi e lospagnuolo che 1' aveano in- partenente al governo della Chiesa. La
truso-, insiecne co' principali autori dello Erancia,che prima avea riconosciutoUr-
scisma; ed a'29 dello stesso mese condan- bano Vljdichiarossi per l'antipapa, e col
nò alle medesime pene fautori del pseu- i suo esempio si trascinò dietro altri regni,
do Papa, che da cardinale piti degli altri come di Spagna, Sicilia, Scozia, Sviz-
avea sperimentalo i suoi benefìzi: essi fu- zera Continuarono nelP ubbidienza
ec,
tro vescovo d'Orvieto, Guglielmo vesco- loro legati a' principi e alle nazioni per
*o d'Urbino, Pietro vescovo diMonteFia- confermarle o guadagnarle alla loro ub-
scone, con altri vescovi, il detto conte di bidienza. Così formaronsi le due Ubbi-
Fondi, Antonio conte di Caserta, ed altri dienze, di Roma, per quelli che riconob-
signori. Tra gli anticardinali che il falso bero Urbano VI ed suoi successori, e i
Papa creò in Fondi, ricorderò il 1." che di Avignone, per quelli che seguirono Io
fu il detto Giacomo d'Uri, ch'erasi segna- scisma dell'antipapi Clemente VII, e de'
lato nel difendere l'elezione d'Urbano VI pseuclo di lui successori residenti e so-
contro le folli declamazioni de'suoi nemi- vranamente dominanti in Avignone e
ci, ma guadagnato da' ribelli con lusin- nel contado Venaissino. Gli stati e le
ghe, per ambizione l'abbandonò e si get- nazioni che restarono fedeli a Urba-
tò cogli scismatici, lacerando la faina di no VI, e quelli che erroneamente si
quello che prima avea altamente lodato, abbandonarono all' antipapa, li registrai
con fanatico ardore. Urbano VI non avea ne' voi. II, p. 109 e 200, III, p. 207 e
ou)inesso cure per frastornare il sovra- altrove, a' loro luoghi ragionando delle
stante scisma, e persino riproposto la cele- individuali particolarità e infelici risul-
brazione d'un concilio generale, per prò tati. Da Foudi
e da Anagni l'antipapa
vare la validità di sua elezione, ma tut- mosse quella sanguinosa guerra, che in-
to inutilmente. I ribelli cardinali con fai -
dicai nel voi. Ili, p. 208, occupando Grot-
btì relazioni circolari e contraddittorie alle ta Ferrala, donde suoi facevano scor-
i
lettere prima scritte sulla pacifica elezio- rerie e stragi, e gli Orsini secondavano li
ne, prelesero ingannare i principi e le na- fino alle porte ili Roma. A' 9 febbraio
zioni ch'erasi effettuata per timore, estor- I 379 Urbauo VI creò altri 3 cardinali,
ta tumultuariamente e per violenza, on- per essere sostenuto in sì miserabili cir-r
lamo Àleandro, Navi* Ecclesiam refe anco perchè esso trattava di sposare Ma-
rentis symbolum in velcri gemma aunu- ria ereditiera dell'isola di Sicilia o regno
lari iiiscuìptum ,lìofnatii 626)', onde il Pa* di Triuacria , ricercata dal marchese di
p;i istituì ad onore della ss. Vergine la festa Monferrato parente del suo marito Brun-
della Madonna delle Grazie. ludi l'arcive- swick, al suo proprio nipote Francesco
scovo descrisse anche questo grande sci- Prignani e farlo re. del medesimo, uou
sma avventure diUrba no VI, cogli scon-
e le avesse accolto il fuggente antipapa e l'a-
volgimenti e iliade de'mali che ne deriva- vesse distolto dal soltomettersi non o- ,
rono al cristianesimo, per cui i buoni cat- stante che s. Caterina da Siena le avea
tolici ne piansero lungamente la catastro- scritto coWEpist. 309 e 4°6> ch'ella a-
fe; confutando criticamente tulle le fal- vrebbe perduto regno e vita se persiste-
sità che poi si spacciarono sulla legitti- va nello scisma, come poi avvenne. Laon-
ma elezione d'Urbano VI, ed insieme ri- de il citato Lodovico Agnello crede che
produsse le ragioni delle istanze de' ro- lo scisma ebbe origiue e progresso da due
mani, ricavate do Platina, il quale asse- prineipalissime cause i.° dal contegno a- :
rire che auco il clero di Roma pregò i spio delPapacheirrilòi cardinali, 1 quali
cardinali a creare Papa il italiano a be- sdegnati si ribellarono; 2. dal modo du-
ne della Chiesa romana e del cristiane- ro con cui trattò la solenne ambasceria
simo. Quindi innumerabili furono le scrit- inviatagli da Giovanna I, e composta del
ture jjro et co/Ura che si fecero da' se- principe di Brunswick e di Nicolò Spi-
guaci del vero Papa e dell'antipapa, di nelli cancelliere del regno, i quali fiera-
leologijCanonisli e altri giurisperiti. Grau- mente rappresentarono alla regina che
de è pure il numero degli storici, ma es- Urbano VI avea in cuore di cacciarla dal
sendo tra loro dissenzienti, la memora- regno, ond'essa somministrò a'cardinuli
bile e infelice storia del pontificato d'Ur- insorti soldali guasconi e bretoni acciò li
bano VI è un vero laberinlo, gli uni af- difendessero inAnagnie inFondi,e poi ri-
fermando ciò che altri nega no, perciò rie- conobbe il pseudo Papa da loro eletto, lu-
sce scabroso il dare in breve un comples- tanti) i francesi che occupavano Castel s
so di tante notizie discrepanti. Nello stesso Angelo , furono costretti consegnarlo
1379 spedì l'antipapa eontroUrbauo VI, a' romani. Urbano VI celebrò la vitto-
per imprigionarlo, il nipote Mont joyeco' ria di Marino, con una processione a pie-
suoi bretoni e savoiardi, e La Sale co'suoi di scalzi, e ritornòad abitare il Valica-
guasconi ; ma ne dintorni di Marino fu- no, rendendo solenni grazie a Dio, e at-
rono affrontati da Alberico conte di Bar- tribuendo i vantaggi riportali alle pieci
biano e Galeazzo Pepoh, parliti da llo- di s. Caterina, che lo confortava e meo-
ma colle milizie ponlilieie,uuile alle trup- raggiva nell'abbattimento in cui era acca-
pe imperiali ili Venceslao e italiche di duto. Questa santa lodò il contegno delPa-
Lombardia, tutti animati da s. Caterina pa, scrisse in suo favore alla reginaGiovan-
ih» Siena. A'28 aprile seguì la battaglia, na I, al re di Francia, ed a'cardinaliquelle
nella quale i soldati sciamatici quasi tutu lettele che riprodusse Lodovico Aguciio,o
28 URB UIlB
soleva chiamare i cardinali die l'atea no parlai a Svizzera; alle raccolte poi delle
abbandonato, apostati e demoliti incar- scritture fatte durante lo scisma, die il ti-
nati , confutando conempie loro tutti 1' tolo, Nemus unionis)j ed il Rinaldi al-
menzogne e calunnie; rimproverò ro- i l'anno 1 38o, n.° 2. Allora Giovanna I fin-
va, si collocò sotto il nuovo e magnifico senso a s. Caterina. Furono tutti accolti
suoi seguaci, e bandi a loro danno la guer- ce piombare i soldati sugli ammulinati ,
cattolica, afflisse e desolò tutta la Chiesa Chiesa, e a'2 giugno lo coronò in s. Pietro,
e segnatamente Piuma e l'Italia. Urbano somministrandogli 80,000 scudi d' oro
VI ueli38o cominciò a fare rigorosissi- per la conquista del reame di cui l'investì,
mi processi contro i fautori dell'antipa- con quelle particolarità che riportai a Si-
pa , e segnatamente contro Giovanna I, cilia, descrivendo le deplorabili vicende
che a'21 aprile dichiarò scismatica, ere- tra Urbano VI e Carlo HI, insieme a quella
tica e rea di lesa maestà e la depose e , parte del regno che il re confermò a Fran-
privò del regno che possedeva in feudo cesco Prignani,e che lo zio gli avea dato
dalla s. Sede, assolvendo i suoi sudditi dal con ineroe misto impero, compresi Fon-
giuramento di fedeltà, come narrano Nie- di e Caserta, di cui ne avea spogliati i
mo sotto-segretario pontificio e autore di Gaetani ribelli. Carlo 111 s'impadronì del
gran parte della Storia dello Scisma regno, entrò in Napoli tra le grida Viva
d'occidente (cioè dalla morte di Gregorio Urbano VI e Carlo III, imprigionò il prin-
XI sino all'elezione di Alessandro V, seb- cipe di Brunswick e fece uccidere Gio-
bene e severamente tratti pure del suo vanna I sua parente. Ma appena si vide
successore Giovauni XXI U, che accom- consolidato sul trono, non volle più at-
pagno al Sinodo di Costanza di cui li- tendere il giuramento latto di dismem-
U RD U RB 29
forare il reame in favore del nipote ilei fatto poi morire per la congiura cui prese
Papa , come ingiusto e di pessimo e- parte. Ma nell'archivio della nobile fami-
sempio agli altri nipoti de' Papi ; ciò glia Patrignaui d'Amelia tali dignità e in-
clie fu causa di tante guerre e scandali combenza conferiteal venetoGiovanni, in-
tra Urbano Vie Carlo III, appigliando- vece si una memoria attribuite a
legge in
si l'uno e l'altro al peggior partito. Nel Giovanni Amelia dottissimo
Crisolini d'
dicembre 38 1 il Papa creò altri ig car-
i giureconsulto e uditore di Rota ; e si dice
dinali, compreso Tomacelli che gli suc- ancora, che Urbano VI lo promosse al car-
cesse col nome di Bonifacio IX, alcuni dinalato nel 1 388,e da lui fu poi fatto pe-
de 'quali ricusarono la dignità a cagione rire nell'acque di Genova con altri 5 car-
de'torbidi tempi, secondo Novaes; in ve- dinali per sospetto di averlo tradito. Nel
ce Cardel la ne registra 32, dichiarando Ciacconio trovo nominato un Giovanni
che 6 non accettarono. Nel 382 si eccitò i arcivescovo di Corfù e cardinale di s. Sa-
una fiera sedizione de' romani contro il bina, ma senza cognome, ed il quale eb-
Papae i cardinali : questi furono costretti be il detto incarico e morì per supplizio
a nascondersi, ma Urbano VI vestito pon- orrendo. Però Io stemma che riporta è e-
tificalmente e colla croce in mano, im- guale a quello che la famigliaCrisoIini ha
perturbabile andò nell'atrio del palazzo sul sepolcro gentilizio nella cattedrale
incontro a'sollevali, con volto ni grave e d'Amelia (questa città vanta pure un al-
fiero che loro impose e li sbalordì,dicendo tro cardinale in Antonio vescovo della pa-
adessi maestosamente: Chi cercale? onde tria, di cui feci parola nel voi. LXIX, p.
d Amelia ma non
1
non solo si placarono, ma pentiti lo pre- 46, riparlando meglio '
s
garono umilmente di perdono e l'otten- lo dissi insignito di tal dignità per tacerlo,
nero, come riportano Valsinghamo, Sto- oltre il Cardella, anche l'Ughelli e il suo
ria d'Inghilterra e di Riccardo III^ e annotatore Lucenti. Solo rilevo dal Piaz-
Kranzio, Saxoniae. 1. 1 o. Frattanto a ven- za, Gerarchia Cardinalizia^. 52 7, che
do Giovanna I già adottato per figlio Lui- nell'iscrizione che ricordava la consagra-
gi 1 d'Angiò, questi coronalo in Avigno- zione fatta da Pasquale 11 della chiesa di
ne dall'antipapa, animato ad occupa-
e s. Matteo in Roma, era qualificato con-
re il regno di Sicilia e ad imprigionare sagrante e cardinale: ricercai la lapide
Urbano VI, egli preferì l'invasione con nella basilica Lateranense , ove furono
60,000 francesi. Ma Urbano VI animo- trasportati i marmi di quella distrutta
samente ordinò un processo contro di lui chiesa, e mi fu detto essere nella chiesa o
e suoi complici, dichiarandoli scismatici, monastero delle religiose del Sagro Cuo-
apostati, sacrileghi, fautori d'eretici, rei re in s. Ruflìna,ove le mie indagini non
di lesa maestà pontifìcia, e bandì la cro- ebbero alcun risultato). Coli 383 pene-
ciata controsuo esercito. La stessa sen-
il trò in Roma mortale epidemia, per cui il
tenza pronunziò Urbano VI contro Gio- Papa g aprile si ritirò a Tivoli, dove si
a' 1
dispetto de'romani, che per ambasciato- corte come un malfattore. L'irato Pon-
ri e non senza minacce lo pregarono tor- tefice, solennemente li scomunicò, e per
nare aRoma, il che promise di far quanto giudizio divino furono terribilmente pu-
prima, intanto proseguì dopo la festa di s. niti, restando colla mano e il lato destro de'
Michele il suo viaggio per Sessa e Averta, loro corpi inariditi o assiderati. Per 3 gior-
dove pervenne Deprimi d'ottobre. Ivi de- ni il Papa dimorò forzatamente col re nel
scrissi simulato magnifico e ossequio-
il castello, da cui uscito, l'indegnoe volubile
so ricevimento del re, il quale rese l'o- principe nuovamente lo fece custodire e
maggio di palafreniere cavalcando il privare di comunicazione co'napoletani ,
sto di tanti oltraggi, con lagrime dirotte sava, condannò alla decapitazio-
il re lo
gli il perdono. Poscia lo
chiese e ottenne ne con isdegno di Urbano VI però a mo- :
fececon gran pompa entrare in Napoli a' tivo delle pressanti e fervorose istanze de'
dinali della pace, e si concluse col darsi commessi, e promise dare al ni-
vi eccessi
cipato di Cappa, che poco stante fu com- risdizioni convenute, in uno a Nocera de'
mutato in quello diNocera de'Pagani. In- Pagani, e consentì che nell'arciepiscopio
tanto il re manifestando il suo sdegno con fosse da'eittadini liberamente visitato e
Urbano VI, più non permise che allog- onorato. In questo tempo Pietro IV re
giasse nell'arciepiscopio e con pretesto di d'Aragona, per non aver dal Papa conse-
onorarlo lo costrinse ad abitare nella for- guito l'investitura del regno di Sicilia, a
tezza di Castel Nuovo, ove lo tenne prigio- cui aspirava, né l'assoluzione del tributo
ne 5 giorni, finché lo ridussea concedergli per la Sardegna, né altre pretensioni sui
quanto bramava ; dal canto suo facendo diritti pontifìcii, si dichiarò pel partito
condiscendenze a Urbano VI, cioè che a- dell'antipapa e v'uidu9se l'isola di Sicilia
vrebbe dato al nipote il possesso de' due o regno di Trinacria, ed suoi successori i
principati^ al Papa annui 5ooo scudi d'o- furono più ostinati sostenitori dello sci-
i
ro, purché non s'immischiasse nelle cure sma, che compiansi a Spagna. Narra Ri-
del regno. Osserva Rinaldi all'annoi 383, naldi all'annoi 383, n.°io, che tra tante
che per tali violenze fu poi Carlo III ca- lagrimevoii cose occidentali, miserabilis-
stigato dall'ira divina. A'26 ottobre il Pa- simo era lo stato di levante, poiché le ar-
pa si riconciliò col re,e ricoperò la libertà, mi che doveausi rivolgere control mao-
impalmando allora due sue nipoti a'eonti mettani, invece erano impugnate a dan-
di Montiz e di Celano. Dopo di ciò il re no de'cristiani con furore. Essendosi in
gli permise entrare nella sua reggia sotto quel tempo liberato Leone VI d'Arme-
l'ombrello d'oro, e scendendo dal trono nia dalla servitù del sultano d'Egitto, si
gli baciò i piedi, baciandolo il Papa nel portò da Urbano VI a domandare aiuto
volto; indi passò nell'arciepiscopio che abi- onde liberare il suo regno dalla tirannia
tò sino al i.°novembre,ove ricevè nuovi ol- degl'infedeli. IlPapa lo accolse graziosa-
traggi dall'ingrato e perfido re. Racconta mente e raccomandò a'priucipi cristiani
V R B U R R } r
1 384 OrbinoVI celebrò messa pontifi- spose essere soliti i sovrani portarsi a'pie-
cai* nella cattedrale di Napoli alla pre- di de' Papi, non già questi da're. A tale
senza del re e della regina, e in essa be- risposta replicò arditameuteCarlo 111, on-
nedisse eoi consueto solenne rito lo Sten* de insorse guerra aperta tra loro, e il re
c&rrtfo, che do vea inalberarsi contro il pre- non più di nascosto ma apertamente con
tendente Luigi I d'À ngiò, e lo die a Carlo alcuni cardinali tramò iniqua congiura
III dichiarandolo capitano generale di s. contro la santissima persona del capo del-
Chiesa, il quale lo tenne in piedi inalbe- la Chiesa. Veramente Urbano VI coll'a-
rato durante la funzione. Il Papa nuo- sprezza del suo carattere erasi reso odio-
vamente scomunico l'Angioino, bandi so agli stessi suoi cardinali, anche pera-
contro di lui la guerra crociata, conce- verli esposti a molti pericoli, ricusato tor-
dendo piena indulgenza de' peccati a chi nare a Rotila, e di pacificarsi col re per
prendesse armi e la croce. Quindi a'
le la sua condotta sempre equivoca. Per que-
26 maggio il Papa, avendo buone ra- sti motivi che dichiarano i citati Valsin-
gioni di temere, col pretesto de'calori e- ghamoe Niemo, cominciarono i cardinali
stivi, uscì da Napoli e passò a Nocera da' ad abbandonarlo, e molto più. s' irrita-
Pagani, feudo del nipoteFrancesco, pren- rono quando Papa, sdegnato perchè a
il
dendo alloggio nella foltezza. I cardinali loro istigazione l'ardito e ingegnoso Car-
e la corte trovandovi incomodi
e temen- tolino di Piacenza o da Perugia, procu-
do qualche sorpresa de' nemici, abban- ratore della corte papale osò proporre
,
poli, non essendo bastatiti le calde pre- nequestioni per frenare il Pontefice, colla
ghiere che fece loro il Papa a mezzo di deputazione d'un curatore, allorché met-
Teodorico Niemo, acciò tornassero in for- teva in pericolo la Chiesa, ne fece a' i5
tezza. Rinnovando il re ad Urbano VI l'in- gennaio arrestare 6 de'più complici che
vito di restituirsi a Napoli, di malavoglia furono al detto concistoro, insieme al ve-
vi si recò nel novembre, e vi fece una eo- scovo d'Aquila, perchè aveano contro di
soluzione per restringere i privilegi de' lui cospirato, svelandogli ulteriormente
regolari, e per ispiegare la Clementina Dn- i trama il cardinal Or-
particolari della
dum de Sepulchrìs. Però non piaceva più. sini, siccome narra Gobelino famigliare
veramente punire sediziosi e trovandosi i rire avanti di lui;da un'alta torre pub-
trattato con poca riverenza dal versatile blicando la congiura de' cardinali che ,
Carlo 111, intentò di cacciarlo dal regno. scomunicò co'loro fautori. Però narra Lo-
adombrato il re delia per-
Dall'altra parte dovico Agnello, che il trattato della con-
manenza d'Urbano VI iu Nocera, lo pre- giura combinato dal re eoo Battolino e i
32 URB URB
cardinali traditori, consisteva nell'arresta- vivo o morto; mentre in Napoli il re fa-
re il Papa nel castello di Nocera, di fargli ceva tormentare alcuni ecclesiastici, vie-
il processo, e per mezzo di falsi testimo- tando d'osservarsi l'interdetto, e proscri-
ni dichiararlo eretico; indi deporlo sen- vendo Urbano VI. Trovandosi il Papa in
za sentire il parere degli altri cardinali, questa trista situazione e ricorso con o-
e subito bruciarlo vivo. All'incontro ri- razioni al divino aiuto, Raimondo o Rai-
ferisce Niemo, che fu uno de'giudici pro- mondello del Balzo Orsini figlio del con-
cessanti di questo ammutinamento, che te di Nola, che rammentai nel voi. XL1X,
i cardinali erano innocenti, e la confessio-
p. 1 55 e 1
67, radunato un corpo di trup-
ne del vescovo dell'Aquila Giovanni fu pe, marciò insieme a Tommaso Sanseve-
estorta da'tormenti. Ora avendo Papa il •ino conte d'Ariano, che avea le reliquie
alla presenza del clero e del popolo for- dell'esercito del defunto Luigi I d'Angiò,
malmente deposto dalla porpora i 6 ri- per liberare Urbano VI da Nocera e non
belli cardinali, risolvette di crearne de- Lucerà come altri scrissero, rendendo al
gli altri; e come sapeva d'essere partico- Papa ossequiosa ubbidienza. E sebbene
larmente amato da'tedeschi , nominò in icapitani di Raimondo come scismatici
pubblico concistoro cardinali di s. Chiesa fossero determinati tradirlo e consegnarlo
gli arcivescovi di Magonza e di Treveri, col Papa nelle mani di Carlo III, come
i vescovi di Liegi e Breslavia , e Pietro già aveano fitto pure a traùi mento di
Orsini di Rosembergh nobile sacerdote FrancescoPrignani nella rocca di Scafato,
boemo, i quali tulli di comun consenso stoltamente sempre invaghito di regnare,
ricusarono l'offerta dignità, per la con- nondimeno a'6 luglio 1 385 combattero-
dizione de* lagrimevoli tempi, come al- no nemici che assediando la fortezza glie-
i
tresì fecero alcuni napoletani, per timo- ne volevano impedire la liberazione, co-
re di Carlo III, come rileva Niemo. Fe- mandati dal famoso Tartari abbate di
lice Contelori neW'Elench. Card, nomi- Monte Cassino, che il Papa avea depo-
na degli altri , che furono pubblicati in sto e scomunicato; li sconfissero e fuga-
Genova, al quale articolo li ricordai. Ma rono, onde nel di seguente o i'8 luglio
crescendo la tempesta contro del Papa, Urbano VI potèuscireda Nocera circon-
fu egli assediato per5 mesi nel castello di dato da tali milizie, portando seco i 6 car-
Nocera dalle truppe de'congiurati; e co- dinali prigioni. Con molte precauzioni e
me Urbano VI sapeva che il re e la re- percorrendo vie scoscese nelle montagne
gina Margherita aveano con essi corri- di s. Severino, giunto a Benevento abitò
malediceva tutti i suoi nemici. Invece l'ar- t. 3, p. 410 riporta un interessante do-
mata regia, che assediava il castello ove cumento sull'assedio sofferto dal Papa ,
Barletta e Trani suio galere che il car- quali abbandonando allora la corte, pas-
dinal Fieschi per 6o, ovvero 80,000 scu- sarono in Avignone e furono ricevuti dal-
di d'oro avea ottenuto da'condiscendeuli l'antipapa tra'suoi numerosi anticardi na-
genovesi, approdò in Messina e Palermo. li.Fra'cardinali prigioni l'inglese Eston,
Ne' 3 giorni di fermata in Messina fece soltanto reo di non aver fatto palese la
pubblicare processi fatti contro Carlol II,
i congiura, a richiesta di Riccardo IH d'In-
e nuovamente lo privò del regno che sot- ghilterra fu messoin libertà, non solo per-
topose all'interdetto; indi partito alla vol- chè soltanto reo di non aver manifestato
ta di Cometa, questo invece del denaro la congiura, ma ancora per essere gì* in-
die in pegno a'genovesi, rendendosi i cor- glesi validi difensori d'Urbano VI: gli al-
netani ostaggio e stalichi de'genovesi, co- tri furono uccisi nelle carceri di Genova
me esprime Borgia; e salpò per Geno-
si severamente, e fu orrendo e tragico avve-
va, ove giunse a'23 settembre co'cardi- nimento, inutilmente essendosi per loro
nali prigioni, che tosto fece mettere nelle interpostiil doge e il popolo. Temendo
nalato, non trovandolo né nel Cardella, nova con 3 galere, e giunto a Lucca vi
Ulemorie storiche de* Cardinali, né nel si trattenne sino a'2 3 settembre 387, ac- 1
bemeria, che nella Storia ecclesiastica colto. onorevolmente, e vi fece quelle co-
di Genova e della Liguria, ci die l'elen- se descritte in quell'articolo, fra le quali
co de'cardinali genovesi e liguri. Appren- introdusse il rito della benedizione e do-
do poi dal medesimo Lodovico Agnello, no dello Stocco e Berrettone ducale (al
che cardinali ribelli secondo alcuui furo-
i quale articolo rimarcai anteriori esempi),
no 5, altri scrissero 6, altri 7, come ècon- e li donò alla repubblica. In detto anno
t raslato il genere della morte a cui poi superando in Napoli il partito di Luigi
soggiacquero. Siccome allora era arcive- Il d'Angiò, figlio del morto pretendente,
scovo di Corfù il Doria, convien dire che contro Ladislao ch'era successo al padre
il cardinal Amadeo, o il cardinal Crisoli- Carlo III ucciso in Ungheria (misera fi-
ni secondo il ricordato documento, non ne che diversi storici attribuiscono alla
più fosse arcivescovo di tal sede. Nella divina punizione, per le sacrileghe perse-
stessa città di Genova Urbano VI creò cuzioni da lui fatto al Vicario di Cristo),
cardinale Castagnola, che poco visse, e ma come allacciato dalle censure ecclesi t
quegli altri rammentati di sopra. Benché stiche, e contro Urbano VI che riteneva
VOL. LXXXVI.
34 U R 13
il reame ricaduto alla s. Sede, questi ve- nia, e confermò quella d'Heidelberga; e
dendosi senza esercito e privo di denaro, vedendo tribolata 1' isola di Sicilia da'
scrissea tulli vescovi delia sua ubbidien-
i maomettani africani promulgò contro di
za, affinchè esortassero i popoli col pre- loro la crociata, promoveudolacon gran-
mio dell'indulgenze, a prender le armi di indulgenze e perdono de' peccali, die
che prima con frivole ragioni aveano ri- Pontefice maltrattato in diverse parti del
cusato, ingannando con tale ostentazione corpo in guisa che non potè più caval-
i cattolici. Dilatandosi intanto la fede nel- care, e perciò per Narui fu condotto a
la Lituania,; colla conversione di moltis- Tivoli, ove andandogli incontro molli
simi idolatri, onde se ne battezzarono romani, lo pregarono caldamente di ri-
tlel cavallo e gli cadde la mitra dal capo, maggiormente a ciò mosso un pio romi-
il che fu preso per infausto presagio. In- to, come narra Gobelino, il quale uscen-
vitato da Perugia a recarsi nella ci Uà, vi dogli incontro francamente gli disse: Che
giunse a'2 ottobre, accolte» nell'episcopio o volesse o non volesse , sarebbe tornato
con somma venerazione, e tra le cose che a Roma ove morirebbe. Dirigendosi a
,
registrai in quell'articolo, qui dirò ebe vi quella volla con meraviglia fu vedulo
,
ma per la resistenza e valore delle milizie statua. L' iscrizione sepolcrale la riporta
papali fu costretto passare nel patriarca- Lodovico Agnello, il quale aggiunge che
to d' Aquileia. Intanto godeva in Roma Urbano VI scrisse la storia de' vescovi di
ilPapa quella pace che sino allora mai Bari, ed alcuni altri trattati. Dichiara Ri-
avea potuto fruire in tanti viaggi per l'I- naldi, che Cibano VI fu seppellito prima
talia , e in tante disgraziate viceude del nella cappella di s. Andrea della basilica
suo inquieto e affannoso pontificato; ma Vaticana, e dipoi trasferito in un sepolcro
questa pace fu per lui di brevissima du- più onorevole nella basilica stessa. Infet-
rata,perchè essendogli dato un polente ve- ti ne riporta il diseguo Ciaccolilo, / ilue
leno, del quale l'avea già avvisato s. Cate- Pont, et Card. t. 2, p. 633, colla sua sta-
rina di Siena, allineilo se ne guardasse, con tua giacente sull'urna, e questa con bas-
20 giorni di grave male, ne' quali come sirilievi e due stemmi pontificii: tra due
7
36 U RD URB
Angeli Redentore che consegna
si vede il docile e tranquillo fosse stato, e meno ap-
le chiavi al Papa. Nelle basi delle colonne passionato pe'suoi parenti, i quali tutta-
vi è ripetuto il suo simbolo col motto: In u- via non poterono godere dopo la sua
nìtatcDeus est.D\ quesioSepolcro è nota- morte di tutti gli onori e potenza a cui
bile l'avvertenza che feci nel vol.LXXXf, gli aveva esaltati. Poiché il nipote Fran-
p. 48, nel riparlarne. Era egli di piccola cesco Prignani, che disperando della vita
statura, grasso e di color bruno; di natu- dello zio si era trasferito in Ancona, nel-
rale ardente, di alti spiriti e di singolare la cui provincia possedeva alcune castella,
integrità: nelle decretali ebbe stima di e- caduto nelle mani de'suoi avversari, se-
gregio dottore. L'annalistaRinaldi dichia- guaci dell'antipapa Clemente VII, si vi-
ra, che se si eccettua il troppo amore pe' de condotto nelle carceri di Perugia, do-
suoi e smodata rigidezza pegli altri, Ur-
la ve rinunziò in loro favore que'feudi per
bano VI fu nel resto un virtuoso Papa, di ricuperare la libertà. Nel pontificato di
purissimi costumi amatore della giusti- , Bonifacio IX tornò a Roma povero e ab-
zia, odiatore della simonia e del lusso sem- bietto, e trovandosi da tutti disprezzato
pre rovinoso, menante una vita austera si ritirò in Puglia, e dopo 6 anni trasfe-
col digiunare quasi ogni giorno e portan- rendosi in Venezia, per una fiera burra-
do di continuo il cilizio. Se per la condi- sca insorta nella navigazione, colla ma-
zione de' tempi Ui bauo VI si trovò nel- dre , figli e domestici miseramente peri
l'imperiosa necessità di giovarsi de' beni nel 1396, e secolui la posterità d'Urbano
di chiesa, a torto fu malignamente ac- VI, tanto da esso arricchita co'frutti del-
cusato di simonia, calunnia che copiaro- la s. Sede. Fu dunque Urbano VI uno di
no senza critica non pochi scrittori. Nie- que'geniisubalternijche brillando nel2.°
modichiarò.che Urbano VI rifiutava qua- rango, s'eclissano nel 1
.°
In 3 promozioni
lunque offerta, e ch'era nemico e persecu- creò 61 cardinali , compresi quelli che
tore della simonia, zelatore della castità non accettarono la dignità per la turbo-
e della giustizia; ma dava facile orecchio lenza de'terapi.Vacò la romana Chiesa 1
onde potè con sua gran reputazione es- tà Dell'ammetterà 1' asserzione, e se non
sere ammesso nel collegio degli avvocati vi contraddice apertamente lo fa pel ri-
concistoriali, secondo Cardella; ma l'ac- flessoche ancora il concilio di Trento
curato Cartari, Syllabum Advocatorum non compito e non avea definito sul
erasi
s. Consisterti, non lo annovera tra l'il- conferimento degli ordini sagri, e perciò i
lustre ceto. Il Senseria nella Storia ec- Papi non erano tanto renitenti in conce-
clesiastica di Genova }
ne\\a biografia che dere per speciali circostanze siffatte di-
di lui scrisse, enpomiato il bel complesso spense , le quali non
accordano o più. si
di sue egregie qualità, dice ch'ebbe co- almeno rarissimamente, per aver il con-
gnizione di varie scienze, più però di es- cilio determinato nella sess. 23, cap. i3,
se tinto che in esse fondato; ma nelle leg- che duo sacri ordines non eodem die e-
a
gi civili e sagri canoni riuscì eccellente, tiatn rcgularibus confcrantur. La 2. è
anzi versatissimo. Divenuto il cardinal la circostanza del luogo ove fu fatta l'e-
Veralli legato in Francia, egli che n' era piscopaleconsagrazione,chefu la casa del
già uditore e dimorava in sua casa, da lui cardinal Veralli. E qui convien dire, che
fu scelto a suo datario, conoscendolo de- v'intervenisse qualche grave ragione, che
stro,avveduto e a'grandi negozi altissi- muovesse l'animo del Papa a dispensare
mo. Mostrandosi colla sua lodevole con- che non si facesse in chiesa, come avven-
dotta pio, religioso, sobrio, pieno di cor- ne a' tempi di Cardella pel vescovo di Po-
a
tesia e affabilità, fu promosso da Giulio tenza e per causa gravissima. La 3. fi-
all' arcivescovato di Rossano, come ben giovedì santo del 1 553 venne a cadere a'
dice rUghelli; poiché Cardella e Seme- 3o marzo dovea per necessaria conse-
,
ria scrissero averlo rassegnato Io zio a guenza cadere la a." feria di Pasqua a'3
Giambattista. Lo stesso Giambattista ci e non a' 4 aprile. Laonde conclude, che
a
margine deli.
fa sapere, nelle postille in la consagrazioue si effettuò nella 3. feria
volume del testo canonico da lui con a'4 aprile, ovvero fu errore di penua odi
note mss. corredato e riferito da Ciac- stampa. Dal medesimo Giulio III fu desti-
conio, che nel giovedì santo a'3o marzo nalo governatore di Fano,secondoNovaes,
i553 prese tutti gli ordini tanto minori ma da PaoloIVa'i4 giugno 555, narra 1
che maggiori, per mano d'Archinisio ve- 1' Amiani nelle Memorie sloriche di Fa-
scovo di Borgo s. Sepolcro e vicario del no, per pochi mesi; e finito il tempo di
Papa, ed a'4 aprile lunedì o a." feria di questo governo andò alla residenza della
Pasqua, ricevè in casa del cardinal Ve- sua chiesa di Rossano, ove colla bontà
ralli e dalle sue mani 1' episcopale con- della vita, colla molta dottrina e col fre-
sagrazione, coli' assistenza de' vescovi di quente sermoneggiare, fu alla sua gregge
Castro e Accia. Osserva Cardella nelle utilissimo e santo pastore. Indi fu dallo
Memorie storiche de' cardinali, che 3 stesso Paolo IV mandato governatore di
cose dello scritto di Giambattista sono Perugia e dell' CJmbria,e sottoPio IV quie-
a
degne La i. è
di particolare riflessione. tò e compose colla sua prudenza una fie-
minori e
la collazione di tutti gli ordini ra discordia eccitatasi da molti anni a ca-
maggiori iu un sol giorno, cosa che ora gione de'confini, tra gli abitanti di Ter-
come contraria alle leggi canoniche ap- ni e di Spoleti,che riconciliò con reciproca
pena si accorderebbe con grandissima soddisfazione. Intervenne al suddetto con-
38 URB URB
cilio, e vi stette sino alla conclusione : ivi giavasi dal vescovo di Liegi, per istabili-
die tali prove di sapienza e integrità, che re la concordia tra Filippo II e le insor-
in quell'augusta adunanza risplendette so- te provincie unite. Restituitosi a Roma,
pra molti altri, Ond'è fama che Pio IV av- fu nominalo consultore del s. olììzioe del-
visasse i suoi legati di non intraprendere lo stalo ecclesiastico, ed il Caraffa , De
cosa alcuna rilevante, senza prima senti- Gymnasio Romano, p. 5i 1, vi aggiun-
re l'opinionedell'arcivescovo, per cui i pa- ge la carica di segretario de' memoriali,
dri lo deputarono prefetto di alcune con -
ma il Cardella ne dubita. Finalmente do-
gregazioni , nelle quali molte cose egli po tante fatiche sostenute in vantaggio
scrisse con profondo sapere e opportuna- della Sede, commendato da tutti per
s.
mente avverti con felice esito. Si può leg- la prudentissima maniera con cui ope-
gerle nel cardinal Pallavicino, Storia del rava , senza pretendere cose eccessive,
concilio di Trento ,ne't. 3 e 4- Richiama- senza debolmente condiscendere nell'in-
lo dalla sua sede, fu assegnato da Pio IV discrete , Gregorio XIII a' 12 dicem-
per compagno Boncompa-
del cardinal bre i583 lo creò cardinale prete del ti-
gno poi Gregorio XIII legato a latere in tolo di s. Marcello, e passati due anni
J spagna, nella quale occasione gli fu lepi- lo spedì legato di Bologna. Siccome il
tivo della pestilenza sopravvenuta a quel- gini dicatum, ornavi!, dolavi t, in eo-
la città, lo trasferì al governo di Bologna, que sepulchrum sibi cons triti fecit anno
ove nel 1577 co,lie governatore fece bat- mdlxviii.'E questo dunque un altro e-
tere con sua annetta un giulio d'argento sempio di que' Papi, ch'eransi avanti il
e mezza doppia d'oro. Quivi trattenuto- pontificato preparato il Sepolcro, seuza
si un anno, fu spedito in Colonia per in- che poi in esso fossero deposti. Tale e tanto
tervenire nel pontificio nome alle confe- credito godeva nel pontificato di Sisto V,
renze d'un trattato di pace, che maneg- alla cui elezione a vea contribuito (e fu an-
URB URB 39
co io predicazione pel papato), ed al qua- torelli neh' aggiunte al Ciacconio, Vita?.
le fu carissimo e si prevalse de* suoi con- Pont. t.
4> P- 2o5. Ordinò immediata-
sigli in vari e importantissimi negozi e nel mente la riforma della dateria apostoli-
governo della Chiesa, che pubblicamente ca per mezzo de'cardinaii Paleotlo, Fac-
per l'universale estimazione si designava Aldobrandino e la
chinetti, Lancellotli e
per successore, per cui il Papa faceta men- continuazione delle fabbriche di Sisto V,
te lo predisse avendolo invitato a Pran- volendo che di questo, e non già le sue,
zo (/".). Lo annoverò alle congregazioni fossero l'arme che vi si dovessero affigge-
del s. oflìzio, de' vescovi, ed in quella isti- re, disposizione virtuosa e rara. Rimandò
tuita per sollevare dagli aggravilo stato per la medesima strada ond'erano venu-
pontificio. MortoSisto V a'2 yagosto 1 5c)o, ti, alcuni suoi parenti, che alla prima nuo-
celebrati i funerali novendiali,a'7 settem- va di sua esaltazione celeremente erano
bre entrarono in conclave 53 cardinali, accorsi iu Roma, senza loro conferire uf-
che dopo essersi alfaticali per 6 giorni af- fizi, dignità o altri vantaggi. Anzi intimò
fine di mettere il triregno sul capo del subito al suo nipote Mario Millini che a-
cardinal Marc' Antonio Colonna, nell'8. vea fatto governatore (pare di Borgo e
giorno di conclave elessero con placidez- Castellano) di Castel s. Angelo, che nou
za e concordemente Papa a viva voce ad accettasse il titolo di eccellenza, so\\ lodar-
ore 24 (per quanto notai a Cella delCoic- si coman-
a'parenti più prossimi de'Papije
clave), e poi nello scrutinio de' i5 set- dò a tutti gli altri non si
congiunti, che
tembre verso le orei5, il cardinal Casta- prendessero maggior titolo di quello che
gna, comecliè piatissimo a'principi, al sa- avessero prima. Leggo nel Pozzo, Hist.
gro collegio, a Roma e alla Chiesa. Vol- della s. religione Gerosolimitana^ t. r,p.
le chiamarsi Urbano VII, per non dimen- 325, che dessa si rallegrò assai di sua e-
ticarsi giammai dell'urbanità che voleva saltazione,anche per l'intima amicizia che
con tutti usare,come riferì il gesuita p. vi passava col cardinal Verdala gran mae-
Giampietro de Rossi penitenziere di s.Pie- stro, e per trovarsi a Malta ileav. fr. An-
tro nella Relazione della morteci' Urba- tonio Mellini fratello del cardinal Gio.
no VII) Roma i5go. Si fece grandissima Garzia, ed attinente d' Urbano VII per
allegrezza da ognuno, e ciascuno ne spe- Ortensia Jacovacci sua madre. Onde l'or-
rava ottimo reggimento. Per cominciare dine, a cui il cardinal Castagna avea cal-
Urbano VII a dimostrare la proprietà damente raccomandato il parente, deli-
del nome cheavea assunto, appena elet- berò di fargli quelle dimostrazioni conve-
to si fece descrivere tutti i poveri di Ro- nienti a un amato congiunto diPapa. Per-
ma, per esercitare con essi la sua innata tanto apprestare buona casa con
gli fece
liberalità, siccome fece, e della quale su- decente famiglia, ed a suo conto volle che
bito die ancora bastante prova co' cardi- fosse spesato.Concorsero a gara cava- i
nali dipoche rendite. Al cardinal Pellevè lieri a corteggiarlo, e con doni cattivarsi
arcivescovo di Sens, che avea molto spe- ilsuo alletto. Ma mentre si attendeva in
so nel suo viaggio a Roma, die 2000 scu- Malta la galera che dovea condurlo in
di; al cardinal Alano 1000 scudi, e gli con- Roma, pervenne la notizia della morte
donò inoltre gli scudi 33oo che da Sisto Ad un tratto si cambiò la sce-
del Papa.
V avea ricevuto in prestito. Altra grossa na, ed il Mellini ritornò privato cavalie-
somma di denari condonò a' diversi suoi re, abbandonato tosto dalla turba degl'i-
debitori. Avea ancora stabilito di pagare gnobili adulatori; laonde sdegnato e per
tutti i debiti che gravitavano i luoghi pii suo onore volle partire «la Malta. Egli è
dell'intero slato ecclesiastico, col denaro questa un'altra grave e morale ic/.ioiic
della camera apostolica, e lo all'erma Vit- pe'pareuti e per gli addetti de'Papi e al-
4o (JRD U il B
tri principi elettivi! A Fabrizio Veralli, marlo a se in tempo che non avea an-
altro suo nipote, il Papa diede un cano- cora da render conto del suo pontifica-
nicato di s. Pietro, esortandolo a conte- to, nel quale tanti altri aveano smentito
nersi nell'anteriore modestia, e ad eserci- le più felici speranze. Adunque con soli
tare religiosamente 1' uffizio di canonico 1 3 giorni di pontificato, in età di 69 an-
(poi Paolo V lo creò cardinale). Non vol- ni non compiti, passò all'altro mondo a'
le nemmeno impiegare alcuni de'suoi pa- 27 settembre 590, bastando si breve re-
1
renti negli uffizi consueti della corte, affi- gno per farsi ammirare da'presenti e da'
ne di essere più. libero, com'egli diceva, posteri. Concorse a vedere il suo corpo
coronazione, onde conservarne la memo- che alcuni sostengono essere Ma Ileo na-
ria, servì pel successore Gregorio XIV, to in Roma, ove il padre trasportò la sua
mutatosi il nome e l'eflìgie,il che rilevò stirpe, ciò che altri attribuiscono all'avo
pure Cancellieri nella Storia de'posses- pure di nome Antonio. Certo è che dopo
ft, dicendo di quello di Gregorio XIV. l'elevazione di Maffeo, la sua famiglia di-
Lo Scilla, Delle monete pontificie, a p. venne opulente, potente, principesca e ro-
139, 256, 372, parla di quelle sunnomi- mana; fu decorata del toson d' oro e di
nate e delle battute da Urbano VII, cioè altri insigni ordini equestri, del titolo di
la doppia d' oro coniata in Bologna col grande di Spagna, e fuad altre ascritta
di lui stemma, e con quelli della città e cospicue nobiltà, come
Vene- a quella di
del cardinal legalo Peretti 5 oltre la lira zia nel i652, in ricompensa d'una grati
col suo ritratto, e alcune monetine di mi- somma di denaro che Barberini sommi- i
stura pure battute in Bologna. Descrive nistrarono a quella repubblica nella guer-
ancora lemonete coniate a Fano, a Ma- ra che sosteneva contro i turchi. Nel ci-
cerata, non che di quelle di sua sede va- tato articolo dissi col Novaes, che il pri-
cante. La sauta Chiesa vacò 2 mesi e 7 mo cognome de' Bai berilli tu Castellini,
giorni. indi presero quello di Hai belino dui cu-
4-2 UR 13 U ti B
stello che fondarono In Val d'Elsa di To- tornato a Roma nel seguente anno, già
scana; 11 diligentissimo Repelli nel pre- dando saggio d'ameno ed eccellente inge-
gievolissirno, Dizionario geograjico-fisi- gno,versalo assai nella poesia, nelle lettere
co-slorico della Toscana, descrivendo umane, nelle scienze ecclesiastiche, e nel-
Barberino di Val d'Elsa, nulla dice di le lingue latina, greca ed ebraica apprese
tale fondazione. Egli bensì nana, che que- in Roma, da Sisto V in dichiarato abbre-
sto piccolo castello capoluogo di comu- viatola apostolico di parco maggiore, in-
nità, il quale co* suoi annessi conta circa di referendario della segnatura di giusti-
i o,ooo abitanti, ebbe vita dalia distru- zia, e da Gregorio XIV di quella di gra-
zione di Semi fonte, e la prima sua memo- zia. Divenne poi governatore di Fano,
ria certa è del io5/l come luogo e me- nel1^92 destinatovi dal fiorentino Cle-
glio nel 1278. » Esiste ancora dentro le mente Vili nativo di quella citlà po- ;
mura castellane il palazzo de' Barberini, scia lo fece protonotario apostolico par-
da cui sortirono i proavi del Pontefice tecipante, nella quale qualifica regi-
Urbano Vili; sulla porta del quale avvi strò in Ferrara nell'anno 1598 le me-
uno scudo di pietra co' tre Insetti che morie de' due matrimoni celebrati alla
dovrebbero essere piuttosto Tafani che presenza di Clemente Vili di Filippo
dpi, come apparisce meglio da un'altra ìli re di Spagna e I' arciduchessa Mar-
firme più antica esistente nella facciata gherita d'Austria, e dell'arciduca Al-
del piccolo spedale ad uso di pellegrini, berto d' Austria e Isabella Chiara Eu-
edificato nel i365 da Taddeo di Cecco genia infanta di Spagna. Cardella lo
d-x Daiberino; e dal nome di Tafania vuole anche votante dell'una e l'altra se-
che tuttora conserva, nelle vicinanze di gnatura. Avendolo il zio Francesco isti-
Barberino, uno de', poderi dell'illustre tuito erede del ricchissimo suo patrimo-
prosapia, che ne prese il cognome, e quin- nio, potè acquistare un chiericato di ca-
di il suo blasone . . . Si segnalò in diplo- mera, allora venale, ed esercitò con lode
mazia per importanti commissioni affida- altre diverse magistrature. Clemente V l 1 1
tegli dalla repubblica fiorentina, sia in nel 60 lo spedì inFrancia nunzio straor-
1 1
Roma,sia in Lunignana, Giovanni di Maf- dinario, per congratularsi nel suo nome
feo da Barberino, fratello del tritavo di con Enrico IV della nascita del Delfino
colui che forma la più bella gloria eli Bar- poi Luigi XIII, e per presentargli l'ono-
berino, voglio dire del cardinal Maffeo, rifico donoFascic benedette. Re-
delle
che sedè per tanti anni con molta glo- stituitosi a n\\ die commissione di
Pioma,
ria sulla cattedra di s. Pietro sotto no- frenare le acque del lago Trasimeno di
me di Urbano Vili". Maffeo dunque Perugia,che immensi danni recava alle cir-
rimasto in età di 3 anni privo del pa- costanti terre;ed egli ciò eseguì con propor-
dre, imparò i primi rudimenti nella sua zionato emissario, raccogliendole e inal-
patria sotto la savia direzione di sua ma- veandole ad allro scarico, il quale riuscì
dre, quale non molto dopo l'inviò a
la così vantaggioso che gli guadagnò la sti-
Pioma, ove dimorando presso Io zio Fran- ma e l'amore di tutta l'Umbria. Inoltre
cesco Barberini prototiotario apostoli- Clemente Vili e per opera del cardinal
co, nel collegio romano e directo da' ge- Odoardo Farnese suo patrono, neli6o4
suiti si perfezionò negli studi di filosofia. Io fece arcivescovo di Nazareth nel regno
In età di 20 anni prese l' insegne di dot- di Napoli e nunzio ordiuario alla corte di
tore nella giurisprudenza nell'università Parigi , ove sommo vantaggio recò alla
di Pisa (pretende Zani nelle Memorie de' cattolica religione, ed ottenue dal re En-
Gelati di Bologna, che in quell'univer- rico IV che i gesuiti fossero richiamati in
sità intraprese lo studio delle ieggi),donde Francia dall'esilio, che aveano avuto in-
URB U R D 43
giustamente per calunnie de'loro nemici, ebe riportai nel voi. LXIII, p.176. Tra-
ni insieme fosse atterrata una piramide scorsi 1 1 giorni dalla morte di Gregorio
Pubblicata in Parigi incontro al palazzo XV, 19 luglio entrarono in Conclave
a'
1
pubblico io obbrobrio dell' innocente e (di cui fu governatore mg. Alessandro Ce-
benemerita compagnia. Nelle turbolenze sarmi poi cardinale, e confessore il p. Ste-
a*
di sedizioni e di religione, ebe avvenne- fano del Bufalo gesuita) 52 cardinali,
ro in Parigi nel tempo di sua nunziatu- quali poi si aggiunsero 7 altri. Sembrava
ra (e il Cordella con anacronismo preten- a molti, ebe questo concia ve dovesse lira-
de, per 1' esecrando attentato alla vita re assai a lungo, poiché i sagri elettori
d'Enrico lV) fece rispondere la sua pru-
5
erano quasi tutti di sentimenti diversi, pel
denza e valore, non meno ebe l'autorità gran numero di soggetti degni e merite-
della s. Sede. Pertanto in rimunerazio- voli del pontificato.11 cardinal Bandirli,
ne de' servigi alla medesima prestati, as- per essere stato preterito, o perchè avea
sente fu da Paolo V l'i i settembre 1606 assicurato il cardinal Àntonmaria Sauli
creato cardinale dell'ordine de'preti. Ve- decano del sagro collegio di farlo elegge-
nuto in Roma, col cappello cardinalizio re Papa, pel veemente dispiacere in una
ricevè dal Papa per litoloia Chiesa di s, notte i suoi Capelli, biondi incanutirono.
Pietro in Molitorio, ebe poi a'5 febbraio Riferisce per abbaglio Novaes, avere il
16 io gli permutò colla Chiesa di s. O- Cardel la asserito, che poco mancò ad es-
nofrio (della quale riparlai nel voi. XXXI, sere elevato al triregno i! cardi nal/^cYZ/^y
p.io4), divenendo protettore di Scozia e ma deve riportarsi al conclave per
ciò
del suo collegio, del collegio greco, del- l'elezione di Paolo V, come appunto de-
l'ordine basiliano edialtri.Neli6o8 Pao- scrive Cardella, an^i morì nel 1G12 e non
lo V da Nazareth lo trasferì al vescova- neli5i2 come si legge nello stesso Car-
to di Spoleti, nel quale operò tutte quel- della,certamente per errore di stampa. Il
le cose provvide e beneficile narrate in cardinal Giangarzia Militili ebbe a suo fa-
quell' articolo, governandolo per un ve- vore 22 cardinali, alla lesta de'quali eravi
scovo suffraganeo; ridusse a perfezione il il cardinal Borghese nipote diPaolo V,che
seminario, e fece erigere que'di Spello e poi si alzò dal letto per venerare il Barberi-
di Visso. JNel 1616 eresse nella chiesa di ni. Uniti finalmente dallo Spirito Santo in
s. Andrea della Valle di Roma, de Tea- breve tempo i sagri elettori, nella dome-
5
tini, una magnifica cappella gentilizia, e nica de 6 agosto si dichiararono pel car-
divenuto Papa le concesse singolari pri- dinal Barberini di 55 anni, tranne i car-
vilegi. JNelTanno 1617 rinunziò il ve- dinaliScaglia e Bandiui che si mostrarono
scovato di Spoleto liberamente a Pao- costantemente contrari, ed il cardinal An-
lo V, comechè incaricato da lui della drea Peretti per infermità uscito dal con-
legazione di Bologna e della prefettu- clave. Seguì l'elezione per opera princi-
ra della segnatura di giustizia, e perciò palmente del cardinal Maurizio di Savoia
impotente di governare la sua cbiesa da protettore di Francia (per cui il Barberi-
per se, venendo eziandio impiegato in al- ni gli si dichiarò obbligato e ringraziò pu-
tri gravi affari, come quello ch'era dive- re il re Luigi XI 11), e del cardinal Stefa-
nuto pratico e sperimentato nell'ecclesia- no Pigna He Ili. Per essersi smarrita una
stico, nel politico e neir amministrativo. schedula, ad onta ebe nulla pregiudicas-
Alla morte del Papa intervenne al con- se, virtuosamente e nel modo che descris-
clave nel 162 1 per l'elezione di Gregorio si nel voi. XXI, p. •.>.
j. 1, il cardinal Bar-
XV, il quale terminando di vivere l'8 lu- berini volle, ad onta del rischio a cui si e-
glio1623, nella sede vacante di 28 gior- sponeva,che si rinnovasse l'accesso, e con
ni accaddero que' deplorabili disordiui 5o voti restò confermato Pontefice. In
44 URB URB
una relazione rass. di questo conclave, che nel giorno della coronazione iV Urbano
vuoisi scritta dallo stesso Barberini, si di- Vili, Roma 1626. La sagra Monar-
ce ch'ebbe 26 voti nello scrutinio e 29 chiay panegirico di Andrea Boncompa-
nell'accesso, in tutti 55. Due prognostici gno, nella coronazione d'Urbano Vili,
aveano predetta la sua esaltazione, uno Roma 1623. Andrea Bojani, Elogium in
lo registrai a Cella del Conclave, l'altro coronatone Urbani FUI, Romae 682. 1
fatto due anni prima dal p. Giambattista O ratio Ponipae Avenionensis infelici
Spada domenicano con questo anagram- Urbani Vili ad Pontificatimi advenlu,
ma: Maphoeus Barberinus, PhoebusRo- 1623. Altre composizioni si ponno leg-
manae Urbis: Ut Sol regali coelo mi- gere ne' Possessi di Cancellieri. Colle
catigneus ore -SicPLomanae UrbisPhoe-
}
medesime solennità si portò 5o gior-
bus et Orbis eris. Poscia una dell' im- ni dopo in lettiga aperta a' 19 novem-
prese di questo Papa e di sua famiglia fu bre, a prendere con isplendida cavalcata
il Sole. Dipoi in memoria del giorno del- il solenne possesso della basilica Latera-
l'elezione, sagro alla Trasfigurazione del nense, descritta da Cancellieri nella Sto-
Signore, fu coniala una medaglia con l'ef- ria de' possessi. Ne descrisse pure la pom-
figie del capo nudo e piviale ri-
Papa col pa con eloquenza Agostino Mascardi nel-
cama to,col l'epigrafe: FVzcjV mirabilia ma- l'opuscolo, Pompe del Campidoglio, Ro-
gna solus. Nella Numism. Pont, del p. ma 624. Prima del possesso e a' 2 otto-
1
gelo, ed egli avanti a lui genuflesso col gran letterato esso pure, il quale era in-
motto: Temane, Te vespere. Una me- sieme compare del principe. E tanto più
daglia ha altrettanto, e fu coniata per la essi ne gioirono, quando videro essere in
coronazione,indi ripetuta. Il triregno glie- grau favore presso di lui d. Virgiuio Ce-
r
lo impose il cardinal Alessandro d' Este sanni cugino del principe, e mg. Gio-
i.° diacono. Per questa solennità furono vanni Ciampoli fiorentino, ambedue lin-
plisco con alcune indicazioni. Trovo inol- era condotto, onde non molto dopo se
tre belle notizie di Virginio anche nel ne riparti, soltanto accompagnato con
Ratti,Della famìglia Sforza, par. 2/, breve onorificentissimo del Papa, a sug-
p. i63, 239, 298, il quale nel 1785 gello della benevolenza colla quale l'a-
pubblicò eziandio Memorie sulla vita
: vea accolto. E qui dirò ancora, che i Lin-
di mg* ri. Virginio Cesar ini. Mi limiterò cei ottennero allora dall'imperatore Fer-
adire,clie ornato di singoiar ingegno, pro- dinando il privilegio per la stampa
II
fondo scenziato, fu paragonato da un ven. della Storia naturale del Messico j e ciò
cardinal Bellarmino e da Lelio Gnidio- mentre il principe Federico continuò a
cioni, a Giovanni Picco delja Mirando- desiderare, non meno di quello che fa-
la. Pubblicò un volume di poesie italia- cessero tutti suoi compagni accademi-
i
d'una medaglia ; e mentre il Papa lo de- pa e de' Barberini, della quale egli mol-
stinava al cardinalato, di 3o anni morì to abbisognava, anco perchè, come pure
neh 624, lasciando all'amata accademia apprendo dall'Odescalchi, in quell'epoca
la sua privata biblioteca. Il senato e po- avendo l'esempio di Galileo ammaestra-
polo romano in Araceli a sue spese gli to i filosofi, pii che
molti uomini più
celebrò solenni funerali, in cui recitò l'o- scenziati, secondo V Odescalchi, ad ogni
razione funebre, poi stampata, il p. Ales- nuova scoperta si opponevano e non dif-
Sandro Goltifredi gesuita. Più lardi il Pa- fìcilmente la giudicavano contraria al-
pa creò cardinale il fratello Alessandro, l' espressioni della sagra Scrittura e de'
pe' meriti suoi e per quelli del germano ss. Padri ; per cui il principe Federico,
defunto, come si espresse); il i.° poi lo in quanto all'opinione sua sulla fluidità,
dichiarò segretario de' brevi a' principi, ne consultò il cardinal Bellarmino, e
e pare che lo fosse stato anche del pre- n' ebbe approvazione. È vero che poi il
decessore Gregorio XV. 1 Lincei ascrisse- Galilei, nel suo Saggiatore, dedicato
ro alla loro accademia il detto cardinal da'Lincei al Papa (secondo mg/ Marini,
Francesco nipote del Papa, uomo nella anzi si attribuisce a Mario Guidacci di-
repubblica letteraria conosciutissimo, e scepolo di Galileo), si mostrò frizzante,
mecenate anch'esso de'lelterali, de'quali piccante, mordace all' altrui opinioni ;
avea piena la sua corte, e fra gli altri tu Ita volta il dottissimo ex gesuita An-
molti si pregiava di Cassia no dal Pozzo dres non dubitò più tardi d' asserire :
e del celebreLuca Holstenio. Per l'in- Che la dottrina di Galilei merita ogni
nalzamento al triregno del dotto Urba- sorta d'indulgenza in riguardo alle bel-
no Vili e dell' ascrizione del nipote al- lissime cose, che l'ottica e tutta la filoso-
l'accademia de' Lincei, col principe di fìadeve ad esso. In seguito farò parola
questa si rallegrò il gran filosofo pisano del famoso processo di Galilei, che fece
Galileo Galilei e Fabio Colonna, ambo tanto rumore, perchè la di lui prudenza
lincei ; anzi il primo si propose di recarsi non era eguale all'ingegno, e col suo in-
in Roma a baciare il piede al Papa, per temperante e ostinato zelo per la sua cau-
mandare ad effetto molte cose da lui me- sa recò ad essa nocumento. Negl' inizia
ditate per l'incremento delle scienze ; e dell'accademia de'Lincei, non lati iarono
n'ebbe approvazione dal principe Fede- né il principe, né suoi lincei con inde-
i
rico da lui consultato, e donato d'un mi- fesso ardore nessun ramo di letteratura
croscopio da lui condotto all'ultima per- intentalo, inclusi vanu-iite allo studio deb
6
4<3 URB U R B
le antichità. Perciò e per vagheggiar sem- ti da Urbano Vili, nelle serie de' vesco-
pre Federico il potente patrocinio de' vi, nei descrivere le grandi cariche della
Non era però quesl' opera, se non una re i servi di Dio e con Beatificazione, e
parte di quella grandissima ch'egli vole- vietò che se ne pubblicassero le vite sen-
va intitolare Theatrum totius Naturae, za licenza della medesima. Di questo de-
iutorno alla quale alfalicossi egli quasi in creto fu cagione il da me riferito nel voi.
tutto il corso di sua vita, ma fino a noi LXlV,p. 62,pe'falsi onori tributati al fa-
1
non pervenne. Del resto quanto le let- moso fr.PaoloSarpi.E opportuno ricorda-
tere e i suoi cultori fiorissero sino dal re,ehenel vol.XV,p.2 17 e altrove, riportai
principio del pontificalo d'Urbano Vili il migliore provvedimento ditto da Urba-
e per tulio il suo lungo corso, si può ve- no VI IL alle perorazioni che gli avvocati
derlo nel eh. Pienazzi, quale nella pie- il concistoriali facevano ne' concistori, an-
gievolissima Storia dell' Università de- che di cause criminali gravissime, ordi-
gli studi di Roma, col saggio storico nandoci^ invece si perorasse la causa de*
della letteratura romana 3 \\e\ t. 3, cap. Beati e à^ Sèrvi di Dio, per la Beatifi-
e seg., narrando la particolare cura che eb< cazione o Canonizzazione. A p. 2 34 dis-
be quel gran Papa del pubblico studio di si che determinò ancora alcune cose ri-
Roma, il che con quel dotto celebrai an- guardanti i processi de' promovendi in
ch' io nell'omonimo articolo, e quale ne concistoro; ed a Professione di fede no-
fosse al suo tempo lo stato della letteratu- taiquanto ordinò su di essa, e che alcuni
ra ;
quali pubblici maestri insegnassero le vescovi debbono farla insieme al giura-
scienze, quanto desse si coltivassero in Ro- mento. Pubblicò una legge, colla quale
ma con ampi e lieti progressi, perla ponti- obbligò vescovi alla Residenza delle chie-
i
non senza tacere come poi mano mano si della residenza de' vescovi, dalla quale
depravasse generalmente in Roma il buon non escludeva i cardinali, dicendo a que-
gusto nelle belle lettere. 11 Renazzi rile- sti: Che se fino allora potevano scusa-
si
va quanti più principali scenziati e let- re coll'addurre in difesa loro, che il Papa
Urba-
terati fiorissero nel pontificato d' lo sapeva e lo tollerava, egli non lo tolle-
no Vili, quali guiderdoni e incoraggia- rava nèlopermelteva.Aumentòediè altri
menti se n' ebbero, non che progressi i regolamenti aìldCongregazionc dellaVi-
deile scienze, e di quelle naturali e nelle sita apostolica, per le chiese e luoghi pii
matematiche per opera singolarmente di Roma ,'e la principiò egli stesso con
del principe Cesi e dell' accademia de' farla alle basiliche patriarca li. Dichiarò
Lincei. Nelle biografie de'cardinali crea- che niun religioso, fuorché della compa-
U II B ORB 47
gaia Gesù, potesse essere dal suo ordi-
ci i vranità della s. Sede. Quindi estinguen-
a
ne o congregazione caccialo, se non per dosi in Francesco M. li l'investitura del
incoi reggibile. Giunto il i6a5 celebrò ducato Urbino, ne ottenne vivente la
d'
Wlniio santo A fi, colle particolarità die cessione, e mandò a prendere il possesso
descrissi in quell'articolo; a Porte sante di quel ragguardevole stato, riunendolo
poi rimarcai le medaglie che fece conia- immediatamente al dominio temporale
re, e la surrogazione della porla santa di pontificio , ed allora la repubblica di s.
Polacchi : commenta-
llliislrationes et incisa una medaglia, esprimente li orna
rius ad Bulinili Urbani V III prò Sa- galeata con asta nella destra, e la basili-
cri Jubilaei mino i6a5, Veneliis i6i5. ca Vaticana nella sinistra, cinta intorno
Correndo anno santo emanò una bol-
1' da una corona d' olivo, coli' iscrizione :
la sul? Elezione d«? Papi, ed altra sul- Aucta ad Metaurum Ditione. Nell'eser-
le limosiue da farsi dal cristianesimo a' go: Romae. Questa medaglia fu riconia-
santi luoghi di Palestina, in che poi fu ta nell' ultimo anno del pontificato. Per
imitato da molli de' suoi successori, e la morie poi del duca, restando vacante
lo d teli ia iai nel voi. XXXI II, p. i o4- Ca- la cospicua carica di Prefetto di Roma,
nonizzò solennemente s. Elisabetta re- Urbano Vili la conferì al nipote d. Tad-
gina di Portogallo^ avendosi due meda- deo generale di s. Chiesa, e alla sua fa-
glie colia memoria di questa funzione, ed miglia sino a 3." generazione. In quell'ar-
altra ha espressa la santa colle iscrizioni: ticolo notai chi poi lo furono de' Barberi-
S. Elisabeth regina Lnsitnnine : A Deo ni, e la pompa eolla quale il Papa ne inve-
sane tifica ta. Indi il Papa confermò il stì il nipote, che tenne a. pranzo e gli do-
decreto della congregazione del sanlo uf- nò la Rosa d' oro. In questo riprodussi
fìzio, sul culto immemorabile della b. il novero di quelle da lui regalate in di-
Colomba di Rieti dell'ordine de'predica- versi tempi, ed altrettanto feci delio Stoc-
dafide. Inoltre pei Urbano Vili ebbe ori- nuove disposizioni meglio stabilì la Con-
gine la celeberrima poliglotta Stamperia gregazione dell'Immunità ecclesiastica,
di propaganda fide , ed è perciò che di per cui alcuni lo chiamano istitutore di
tutte le opere che in essa s' imprimono, essa, almeno nel modo come al presente
se ne dà una copia gratis alla Bib liotcca trovasi; e ad Immunita' ecclesiastica ri'
Barberini. Ma breve fu la gioia del Pon- parlai di quanto operò per la medesima.
tefice, perchè l'imperatore minacciato a Ne' voi. XXVI, p.122, e XLI1I, p. 194,
morte da'sudditi pei mise gli antichi erro- riportai, che il Papa nel 1 627 concesse a'
ri, ed il figlio bandì poi missionariemol- i francescani osservanti l'uffizio e messa de'
ti riportarono glorioso martirio. In com- loro 23 martiri del Giappone, e fa la pri-
penso di questa perdita tanto sensibile , ma causa di martiri trattata e conclusa
al cuore del Papa, egli ebbe però la glo- dalla congregazione de'riti; e che altret-
ria-pel i.°di ricevere all'ubbidienza i re tanto concesse a'gesuiti, pe'3 martiri lo-
di Congo nella Nigrizia, contrada d'Afri- ro dello stesso Giappone. Avverte No-
ca,non essendosi ciò potuto elTettnaredal- vaes nella Storia d' Urbano Vili, non
J'ambasciatore spedito a PaoloV, al qua - doversi dire con alcuni, che perciò questi
le oratore Urbano Vili nella Chiesa di martiri furono canonizzati,sebbene in due
s. Maria Maggiore e nell'ingresso della libri stampati in Roma
1646, uno de' nel
sagrestia edificò un nobile avello, con e- quali dedicato a Innocenzo e munito X
legante iscrizione. Grandi furono le be- delle competenti approvazionijSi registra-
nemerenze d'Urbano Vili colle missioni no essi col titolo di santi, e si dicono da
pontifìcie e i missionari apostolici, cui vie- Urbano Vili messi nel catalogo de'santi.
tò esercitare la mercatura. Ricevè i de- Ma oltreché nella concessione del Papa
putati di Partemio nuovo patriarca di Co- a' gesuiti si aggiunge, finche non si ter*
stantinopoli, che gli resero ubbidienza co- minano i processi per la loro canoniz-
me a capo della Chiesa universale, e per zazione, segno che questa non era fatta,
trattare l'unione co'greci alla s. Sede; nel- rileva Novaes che il Lamberlini nella sua
la quale occasione il Papa senza interpre- opera De Canoniz. ss.,\a chiama sempre
te parlò in greco cogli ambasciatori, con beatificazione; e tale infatti è quella, in
franchezza ed eloquenza. Spedì ricche sup- cui si concede il culto per qualche luogo
pellettili al patriarca de'maroniti,e ricol- determinato, e non si comanda per tutta
vea fatto a'3o luglio 1.61 6, che nel Marti- naci controversie e successive guerre per
rologio non si mettono nomi di quelli i la Valtellina, che era stata data in deposi-
che veramente non sono canonizzati, né to a Gregorio X V, quindi per lediligenze
aciòbastachesieno dichiarati beati. Tut- d'Urbano Vili si conclusela pace d'Ita-
ti viaLamberti ni riporta diversi esempi lia, onde nel i.° marzo 1627 assicurò in
di beati,che per grazia speciale de' Papi concistoro il sagro collegio, ch'era riuscì*
furono messi nel Martirologio romano ta di sommo
decoro per la s. Sede, ter-
prima che fossero canonizzati. Nel 1627 minandosi felicemente l'affare della Val-
Urbano Vili dichiarò legato di Bologna tellina , poiché al comandante le milizie
Bernardino Spaila, per cura del quale pontificie erano state consegnate le for-
in Bologna si allargò la nuova via Ur- tezze da demolirsi. Ma poco durò la quie-
bana, si ampliò e ornò il palazzo pub- te d'Italia, nuovamente sturbata per la
blico legatizio, che tanto abbella la città. successione del ducato di Mantova e di
Fra le molte cose che in esso si fece, è da Monferrato a motivo della morte del
,
per fare eziandio cosa grata «'bolognesi, era favorito da Francia e dal Papa, il qua •
che viva ricordanza serbavano del pater- le per meglio giovarlo lo dispensò a spo-
no di lui regime, come loro legato. Il sare Maria nipote del defunto. In questo
cardinale ne affidò il lavoro all' imolese tempo venuto in Roma Ferdinando II
Ercole Fichi, chiamò a dipingerla i va* granduca di Tosca na,UrbanoV III lo trat-
lenti artisti Mitelli,, Curti e Colonna ; e tò magnificamente egli donò la Rosa d'o-
vi si espressero ancora gli stemmi genti- ro avendo nella funzione sostenuto la
,
leo. Inoltre prescrisse a 'suoi nunzi di pro- Papa in abiti pontificali assistito dalla ge-
curare le sospensioni d'anni nella Lom- rarchia ecclesiastica, che legge nella ba-
bardia , ciò che non si potè ottenere ad silica Vaticana il decreto di canonizzazio-
onta di lutti i tentativi del Papa. Anche ne, Coll'epigrafe: B. Andrea Inter san-
nel 1628 per la quiete universale pubbli- ctos relato. Poi canonizzò con equipol-
cò altro giubileo ,
portandosi con divota lente canonizzazione s.Norberlo, ordinan-
e numerosa processione a s. Maria in Tras- do che la sua festa fosse inserita nel Bre-
tevere, descritta da Oldoino in Ciacco- viario e Messale romano, con precello di
ino, Vitàe Pont., t. 4
P« 5o2.
Sperando 5
celebrarsi nella Chiesa uni versale con rito
Urbano Vili colle orazioni de' fedeli di semidoppio, elevato poi a doppio da Cle-
poter comporre le differenze de' principi mente X. Dalla Messa latina pubblicata
cristiani , eh' erano in guerra ifl diverse dal famoso Mattia Fiacco Illirico, della
parti d' Europa, a tal fine spedi legalo quale trattano Mabillon e Marlene, come
in Francia e nella Spagna il nipote car- credula contraria a'caltolici e invece essen-
dinal Francesco, il quale colle sue indu- do favorevole, onde i suoi compagni pro-
strie polè finalmente coneluderla tra quel- Mdgdeburgocev-
testanti cenluriatori di
le due corone, per la quale mollo coope- carono sopprimerla, Urbano VII! ricavò
rò Bernardino Mèro patrizio-romano (per l'orazione Ante oculos luos Domine, ed
cui conferì alla sua famiglia la dignità e- al suo articolo e altrove ne ragiouai. A-
redi la ria di Vessillifero di s. romana vendo il Papa molto a cuore il maggior
Chiesa), chi avea prima spedilo a Parigi, decoro de'cardinali, nel i63o loro attribuì
ove il legato donò a nome del Papa la Ro- il titolo di Eminenza e Eminenti's.simo y
sa d'oro alla sorella del re, Enrichella, e lo conferì pure agli Elettori ecclesia-
sposata con pontificia dispensa a Carlo I Colonia,
stici di M
agonza e Tre veri, non
re protestante d'Inghilterra. Nell'agosto che gran maestro di Malta. Nel 63o
al 1
decretò Urbano Vili, che il cardinal ve- Urbano Vili visitò Palestrina che avea
scovo d'Ostia e Vellelri avesse il soffra- acquistato pel suo fratello d. Carlo gene-
ganeo; e che i vescovi da eleggersi, com- rale di s. Chiesa, e si «eco in Cave e in
presi i cardinali, fossero di buona salute. Genazzano, onora lo da' Colonna co'qua-
Ricordai nel voi. XVIII, p. 235, il do- li fu benefico. Fu in tale anno che spedì
nativo fatto alla basilica Vaticana della nella Svizzera il nunzio Scolti, che poi ne
reliquia della ss. Croce, per mostrarsi col- divenne lo storico, nel quale articolo ri-
le altre due reliquie maggiori, conceden- portai quanto riguarda le cose eseguite
do nelle loro oslensioni l'indulgenza ple- dal Papa. In quest'anno le disgrazie che
naria. Nel 1629 il Papa ampliò e abbellì nel precedente afflis>ero l'Italia si aumen-
l'edilizio dell' Università Romana ,e sot- tarono, tuttoché Urbano Vili procurasse
to di lui Borromino fece il disegno della prestarvi rimedio. Olire i disordini e gli
chiesa, la cui forma partecipa della cro- orrori,che sempre accompagnano la guer-
ce greca e triangolare, con qualche allu- ra, si dilatò ancora la rammentata peste,
sione all' Ape stemma de' Barberini ; cu- senza ch'egli trascurasse i trattali di pa-
rò la scelta de'professori,a cui aumentò gli ce che procurava energicamente, la qua-
onorali, ed ordinò che V Elemosiniere del le in fine ottenne e si pubblicò con uni-
Papa d'allora in poi distribuisse l'elemo- versale allegrezza; sebbene le brighe pel
sine a'poverinon più in Camposanto, ma Mantovano e Monferrato insorsero con
nel palazzo Vaticano. A*22 aprile 1629 maggior vigore nel seguente anno, sen-
nella domenica in Albis canonizzò solen- za che il Papa cessasse di procurarne il
nemente s. Andrea Corsini, e fece couia- tei mine. Neh 63 1 per essersi attivate le
UR D URB 5i
ferriere ili Monte Leone, fu incisa una me- li; e per servirla il nipote d. Taddeo, ac-
digita rappresentante molte figure occu- compagnato da gran numero di cavalieri
pale a lavorare nelle medesime, coll'epi- romani. Abbiamo diCelioTalucci, fi pas-
grafe:Ferrifodinis apertìs. In quell'an- saggio di d. Maria d' Austria regina
no raddoppiò la vigilanza e sollecitudine, d' Ungheria per lo stato ecclesiastico
in promuovere i progressi della religio- l'anno 63 1 i . Nel tempo medesimo si sco-
ne. A tal fine servendosi della sua indu- pri in Roma un
barbaro attentato con-
stria estudio di molli uomini pii e dot- tro la sagra persona del Papa, tramato
ti,avendo purgato da molti errori il Bre- da Giacinto Centini, nipote del pio car-
viario Romano lo pubblicò con una bol-
, dinal Centini francescano conventuale
la. Esso già era stato pubblicato da s. Pio d* A scoli, il quale pazzo pel desiderio di ve-
V, e riformato per comando di Clemen- der lo zio sulla cattedra di s. Pietro, in
te Vili, il quale da Urbano Vili fu mi- cui fu vicino nel conclave perUrbanoVIU,
gliorato con restituire gl'inni alle regole si die allo studio delle malie, e formando
della poesia e della latinità di cui man- una statua di cera, disegnava cou essa di
cavano; introdusse ne'salmi e ne' cantici toglier la vita a Urbano Vili; ma scoper-
l'interpunzione dell'edizione volgata, di- to il detestabile disegno, Giacinto fu de-
stinguendo con asterischi o stellette la pau- capitato e i suoi complici furono brucia-
sa di ciascun verso di essi, che nel mezzo tio condannati alla galera perpetua. Ec-
doveasi fine da'canlori; fece confrontare cone in breve l'esecrabile storia. DiegoGu-
l'istorie, i sermoni e l'omelie de'santi co' scolone palermitano, trovandosi inlspa-
mss. antichi. Per tutto questo ordinò, che gna fuggili vo,per molte scelleratezze com-
il breviario si ristampasse in Roma, e nel- messe in Sicilia, e quivi processato dal s.
ove si volesse riprodurre con
l'altre parti ofTìzio per sortilegi, se ne fuggì dalle car-
un esemplare romano, osservandosi le ceri per Lisbona e poi uell'Indie,servendo
condizioni prescritte dalla bolla di Cle- per 7 anni in un galeone per cappellano.
mente VI II. Queste adempis- volle che si Venuto in Italia prese con fedi false l'a-
sero ancora nella ristampa di tultociò che bito agostiniano e il nome di fr. Bernar-
ha origine da'breviari, come sono Diur- i dino di Montalto, e nel 1626 si ritirò in
ni, Messali (nt\ quale articolo dissi che
i un romitorio vicino a Monte Cassianodio-
fu ristampato colle correzioni d'Urbano cesi di Recanati e Loreto, ove prese a-
VI Uffizi minori della 13. Vergine,
II), gli micizia con fr. Domenico Zanconi ferma-
della Settimana santa, e di altri di que- no, allora priore agostiniano di quel con-
sto genere. Per consiglio del p. Valeria- vento e di vita simile alla sua. Si unì con
no Magni, celebre cappuccino milanese, esso per ottenere co'Ioro sortilegi il (Ine
abolì le Gesuites.se, le quali però giam- impuro con una donna di quella terra,
mai fecero parte della veneranda compa- che non voleva soddisfare le sue voglie
gnia di Gesù. Mandò a Napoli la Rosa lascive. Processati in Recanati per ordine
{l'oro a Maria d'Austria sposata a Erne- del vescovo cardinal Roma i due negro-
sto re d'Ungheria e figlio dell'imperato- manti, nefurono cacciati, edivisi passaro-
re Ferdinando li, e nel suo passaggio per no nella diocesi di Macerata. Il suddetta
Io stato pontificio destinò a complimen- Giacinto ebbe occasione d'abboccarsi in
tarla il suo nipote cardinal Antonio qua- Spinetoli, sua villa vicino a Ascoli , col
le legato, che però non uscì di Bologna Zanconi suo confidente, dal qualeavea ri-
ove dimorava come generale delle 717/7/- cevuto un libro di negromanzia, e lo ri-
zie pontifìcie, per essere comparsa la pe- cercò se coll'arte sua poteva assicurarlo,
r
ste. In qualità di nunzio vi spedì mg. che il cardinal Centini suo zio giungesse
r
Serra cou detto donativo, e poi mg. Po* al pontificato. Egli rispose, chegliavrcb-
$i URB DR B
lie fallo vedere nella sua villa fr. Bernar- na. L'innocente cardi naie nell'istesso an-
dino, il quale più pentodi lui in quest'ai', no divenne vescovo di Sabina, ma il tra-
te, l'avrebbe soddisfatto. Venuti all'ap- gico avvenimento del nipote gli accorciò
puntamento nel 1629, fr. Bernardino gli il vivere. Neli632 Urbano Vili appro-
dopo Urbano Vili dovea es-
rispose, che vò la congregazione della Missione, isti -
Cherubino d' Ancona e fr. Pietro Zanco- nedalla munificenza del Cappuccino car-
ni minore osservante e fratello di fr. Do- dinal fr. Antonio Barberini fratello del
menico, unitisi tulli in Ciappoli ne'con fi- Papa, essendo stata fabbricata in Roma
a
ni della Marca, per mezzo d' una statua la i .chiesa sotto l'in vocazione d tal mi- i
cente fr. Bernardino d' anni 5o e mago disegno dell'insegna o croce equest re. iNel
principale alla morte, sebbene ostinata- centro si vede la figura dell'Immacolata,
mente negativo; fr. Domenico d'anni 3g, e nel rovescio l'effigie di Pio IX con in
per l'eseguita denunzia, alla galera in vi- giro le parole : Plus IX restituii Anno
ta; Flaminio Conforti d'anni 58, agente 18 56. Osserverò che Urbano Vili pro-
in Roma del cardinal Cenlini, come con- priamente non egli solo istituì I' ordine
sapevole del delitto, alla galera peno an- della ss. Concezione, ma lo confermò ed
ni; fr. Giorgio Vanassello agostiniano a- eresse la Milizia Cristiana sotto il titolo
scolano d'anni 47, alla galera per 7 anni; della Concezione della B. Vergine e la
fr. Pietro alla galera per 5 anni; fr. Am- regola di s. Francesco, concedendogli e-
brogio Vastascone da Campi o Ciani poli, approvò
senzioni e privilegi, e poscia ne
minore osservante d'anni 4o , a 5 anni anche ad istanza
gli statuti, e tutto ciò
fece diverse concessioni a suo vantaggio, Marte, Giove e Saturno, girano intorno al
ed intimò un giubileo. Tutta tolta il Pial- sole,che la terra ha un altro moto intorno
li e Muratori censurarono il Papa pera- al suo asse, e che la luna fa il suo giro in-
ver mostrato alquanta freddezza per l'im- torno alla terra. Alla quale condanna die
peratore ,
per l'antecedente guerra di motivo Galileo Galilei, celebre letterato
Mantova, mentre pe'guerreggianti prote- fiorentino , comandato di
cui era stato
stanti era in grave pericolo la religione non difendere quella opinione, ciò che a-
cattolica, poichédepredavano sagri tem- i veudo egli promesso e non adempito, in
pli ponevano in ludibrio i
e monasteri, età di 70 anni fu chiamato a Roma, e dal
ministri del santuario e pontifìcii, e me- i s. Odìzio costretto egli stesso a condan-
dìcee: tultavolta anch'esso dovette con- mo desiderio. Nel 161 1 fu a Roma, ben
tendere sulla proprietà de'suoi trovali e ricevuto e onorato dalla pontificia corte
lavori. Ma pel modo col quale volle so di Paolo V; divenne l'amico e il confiden-
stenere il sole immobile nel centro del te de'dotti gesuiti i
pp. ClavioeGrienber-
mondo, e perciò la terra non essere im- ger, annoverato tra le più insigni accade-
mobile né nel centro del mondo, ma ave- mie, e, come dissi in principio, in quella
re un giornaliero movimento di rotazio- pure de'Lincei. Così la virtù sua di più
ne e annuo di traslazione; fu occasione si conobbe da tutta Europa. Nel secolo
che si proibisse l'opera di Copernico (do- XVII sconvolta la religione cattolica nel-
jiec corrigatur), la quale sino allora da' la Scozia, nella Germania, nella Svizzera
tribunali romani non era stata censura- da' Protestanti, facendo deplorabili pro-
ta. La mia pochezza e la brevità m'impe- gressi il Giansenismo, la Chiesa romana
discono di riportare come dalle commen- tutta quanta intenta a prevenirne per- i
date opere furono impugnate le mendaci niciosi effetti, si teneva in guardia con chi
accuse spacciale malignamente coutro Ur- in Italia manteneva relazioni cogli stali
bano Vili, l'Inquisizione e i teologi di Ro- che a novità inchinavano, ed era pure
ma. La monografia de'fatti principali che santamente gelosa che niuno osasse in-
laconicamente riferirò, traendoli dalle terpretare a suo talento la s. Scrittura, a-
lodate opere, ho lusinga che servirà di buso che di tanti mali è origine e causa
sufficiente confutazione sul clamoroso ar- funesta. Precipuamente in Roma veglia-
gomento. Se potessi diffondermi, risul- vano assidue le sagre Congregazioni del-
terebbe che in Roma, come altrove, Gali- l'Indice, e dell' Inquisizione del s. Offi-
leo vi trovò difesa, sostegno e patrocinio. zio contro qualunque attentato di tal
,
Comincieròcon dire Galileo sopra tutti : natura. Frattanto Galileo, uomo che re-
idotti del suo tempo si elevava sublime, seimmortale il suo nome nelle scienze, e-
per cui quanti professavano scienze mate- nergicamente enunciò a voce e in iscrit-
matiche non poterono innanzi a lui pro- to il suo nuovo sistema. Intento sempre
testarsi se uoii umili discepoli, sia per le alle sue speculazioni celesti, dalle mac-
conclusioni sulle speculazioni celesti tutte chie del disco solare, che ih. "vide fra gli
nuove, sia pe'mirabili e fino allora inco- astronomi, dedusse prova per lui eviden-
gniti trovati; laonde avvenne a lui, come te sul moto della terra. Come tale opi-
a tutti coloro che si sollevano sulla sfera nione arridesse a'suoi dotti contempora-
degli altri, d'incorrere egli purè nell'invi- nei, agevolmente deducasi dalle dherse
u 11 lì U R 13 55
loro opinioni. Fnvvi ci» i lecredèstelleag- Io della s. Ga-
Scrittura. In tale decreto
girantesi intorno al disco solare o scorie lileo nou fu nominato, sebbene dannan-
i)<i tanti nella superficie del sole, quasi cor- dosi l'opinione Pitagorica e tutti gli scrit-
po in combustione; altri le giudicavano ti che vi si riferivano, solo implicitamen-
impressioni dell'aria, o anche ottiche il- te i suoi furonvi compresi. Però a Gali-
lusioni prodotte da'cri stalli. Ma quel ge- leo da Paolo V e da'cardinali della s. In-
nio del secolo, prova ne traeva al suo si- quisizione fu proibito, per organo del
stema, dagli altri non compreso e dileg- ven. cardinal Bellarmino, d'insegnare e
giato ancora, sebbene sistema molto in- difendere a voce o in iscritto l'opinione
nanzi ideato daCopernico.ma con alquan- Copernicana; la quale contrariatile al-
co era vi tu scuso opposto relativo a qucl- d'oro e l'altra ir argento, oltre il IUm-
-
&3 U li B U U B
mentovato breve aceompagnalono e di- danno era a temersi , almeno indire! ta-
letto al granduca di Toscana Ferdinan- inenle, per le dottrine religiose. Dimo-
do IL Ma inuliltuente Galileo tentò di iando Galileo in Firenze, vieppiù infiam-
provocare da Urbano Vili la dichiara- mandosi per quanto sosteneva, raccolse
zione richiesta a Paolo V sul sistema Co- in un sol corpo tutte le prove fisiche del
pernicano, che voleva ad ogni modo ria- moto della terra e della costituzione de'
bilitare. La teorica di Pitagora, ripro- cieli , opera memorabile che meditò pel
dotta da'due celebri italiani Pelacane e corso di 16 anni. La svolse in semplici
Novara, poi dal cardinal de Cusa, e quin- Dialoghi quattro sopra i due Massimi
di esposta nel suo sistema da Copernico, sistemi del mondo, Tolemaico e Coper-
non era stala abbracciata dall'universale nicano. In essi introdusse idue personag-
degli scenziali, ma era rimasta affidata al- gi Salviati e Sagredo, stali suoi benefatto-
le solitarie meditazioni di pochi dotti; tal- ri, olire un 3.° interlocutore denominato
clic non ebbe tali difensori ed oppositori Simplicio qua! peripatetico seguace d'A-
che curassero d'abbattere l'opposto siste- ristotile. Sotto questo nome, pretendono
ma. La prudenza e moderazione, già ri- molti , irriverentemente e ingratamente
cordata di Copernico, per carattere na- dileggiò Urbano Vili, ponendo in bocca
zionale freddo, non da Ga-
fu imitala a Simplicio gli argomenti che il Papa a-
lileo, il quale era di natura sanguigno vea recati contro il sistema di Coperni-
e assai forte. Coadiuvalo anche dalle co, ne'discorsi famigliari tenuti con Ga
speculazioni celesti per mezzo degli ot- Ideo; per cui Urbano Vili se ne sdegnò
tici strumenti, parti essi pure del ferace fortemente. Non devo tacere, negarsi da
suo ingegno, egli vide non un puro si- altri cheGalileo coll'interlocutore Simpli-
stema, ma una matematica dimostrazio- cio intendesse di alludere al Papa, perchè
ne tanto certa, che per illuminare le men- tale sospetto lo depose poi lo stesso Ur-
ti de'suoi contemporanei agitò indefesso bano Vili. Galileo per invocare il per-
l'animo suo con invitta eloquenza e in messo di pubblicare la sua opera, nel i63o
iscritto, onde la sua opinione nuova ap- si recò in Roma dal p. Nicola Riccardi
parve nell'universale. Il perchè nel trat- maestro del s. palazzo apostolico, e ne
tare questione Galileana,da ambo le
la riportò l'approvazione, previe le debite e-
parli venne impegnala ostinatamente la mendazioui e di doversi stampare a Ro-
s. Scrittura, Galileo facendosene privato ma. Ma Galileo volendola fare imprime-
interprete col sussidio de'Padri, de'con- re a Firenze domandò al p. maestro al-
eilii, de'teologi, massime co'passi di Gio- tra nuova approvazione. Allora il p. Ric-
suè e di Giobbe. Disgustosa però fu l'im- cardi si ritenue il mss. per avere cono-
pressione che produsse in tutti, anche nel sciuto meglio clie Galileo col non adot-
celo laicale, riprovandosi da tutti che si tare l'impostegli correzioni, avea trasgre-
costituisse privato interprete dellaBibbia. dito l'intimazione fattagli nel 1616 dal
Proposizioni poi relative a Dio ed a'uii- cardinal Bellarmino e la promessa emes-
racoli, riconosciute ereticali, si divulga- sa da Galileo medesimo di eseguirla. Tor-
vano da'discepoli di Galileo in proposito nato Galileo in Firenze, sottomise la sua
di sua difesa, sulle quali se I' Inquisizio- opera a quel p. inquisitore e ne ottenne
ne avesse tenuto silenzio, ne sarebbe se- il permesso di pubblicarla, a condizione
guito gravissimo scandalo, molti abusan- d' osservare le correzioni e forme che
do delle lettere scritte da Galileo. E am- gl'impose. Ma Galileo, senza osservare
messo una volta come vero il principio, l'ingiunzione, nel 1 632 stampò l'opera iti
litodella stampa dell'opera, e mentre non ogni urbanità a Galileo, non commise la
era necessario imprimendosi fuori di Ro- causa all'Inquisizione, ma ad una parti-
ma, per cui il p. maestro se ne dolse a- colare congregazione di teologi e d'altre
cremeute. La romana Inquisizione insof- persone versate in diverse scienze. Gali-
ferente d'essere stuta ormai per ben due leo finalmente dopo 5 mesi dacché avea
volle delusa da Galileo,e disubbidito que- ricevuto l'invito, senza subire veruna pe-
sti alle sue promesse di non recedere dal- na per sì notabile ritardo, dopo 2.5 gior-
te la mobilità della terra e stabilità del io febbraio! 633. Gli fu dato per luogo
sole, Urbano Vili ordinò al p. maestro di ri legno il delizioso palazzo di Villa M*? y
il ritiro di tutti gli esemplari die fosse dici presso l'ambasciatore di Toscana,per
possibile avere. Lo scandalo che temevasi clemenza del tribunale e d'Urbano Vili,
dalla Sede per aver Galileo disubbidi-
s. il quale per altro lo conosceva troppo be-
to alle due sagre congregazioni dels. Of- nemerito alla repubblica de'letterati. Ta-
zio e dell'Indice, pubblicando il suo Dia- le favore non era stato in passato accor-
logo, mossero quindi il Papa ei teologi dato ad un figlio di Ferdinando Gonza-
dell' Inquisizione a chiamarlo da Firen- ga, ad un cardinal /1/oro/H (che per la sua
ze a Roma, dicendosi nell'intimazione di virtù e saggezza,ovenon fosse intervenuta
venire pian piano in lettiga e con ogni l'opposizione del cardinalGhislieri,s. Car-
tino comodo, acciò dichiarasse qual fosse lo Borromeo e gli altri cardinali l'avreb-
la sua mente nella sua dottrina, non dal bero senza meno innalzato al pontifica-
lato filosofico ma dal religioso. Mostrò to nel 566), ne ad un Carranza arcive-
1
cosilas. Sede a tutta la cristianità, ch'essa scovo di Toledo, per tacere d'altri, qua- i
ma, quando si conobbe che la ss. Religio- soggiorno non le camere segrete solile
ne nostra poteva patirne detrimento, pel darsi «'delinquenti, ma le proprie del fi-
timore di suscitare qualche nuovo erro- scale del tribunale, abitando così fra'ini-
re. Nell'opera di Galileo si trattava non nistri del medesimo, aperto e libero d'an-
di materie matemaliche,ma della 9. Scrit- dare sino nel cortile della casa; permet-
tura t della Religione e della Fede, per- tendosi al suo domestico Io servisse, dor-
chè non era slato osservato uellostampar- misse presso di lui e uscisse a piacere; in-
la il modo e l'ordine dato prima dal p. oltre lasciandosi liberamente che l'amba-
Riccardi, poi dal p. inquisitore di Firen- sciatore toscano gli mandasse (piante pie-
ze, e perciò avea errato Galileo. Dispiac- tanze volesse, e con corrispondenza epi-
que inoltre in Roma il sapere che il Dia- stolare quotidiana. Nel i
.°
costituto Ga-
logo si fosse pure stampato nelle lingue lileo confessò , che del precetto fattogli
latina, francese, inglese e tedesca, insieme dal cardinal Bellarmino, non ne avea av-
al discorso in forma di lettera indirizza' vertito il p. maestro del s. palazzo. Nel
to neh G (5 da Galileo alla grauduches- 2.° coslilulo a'3o aprile confessò di noti
-
sa u ii b URB
aver trattato ipoteticamente la questio- si tenne il il di giugno, nel quale si pro-
ne, per la naturale compiacenza che cia- cedette alla sentenza che riassumesi in
scuno ha delle proprie sottigliezze e del questi capi. Fin dal 16 r 3 essere staio de-
mostrarti più arguto del comune degli nunziato il Galilei al s. Offizio, come se-
nomini, perciò la disse ambizione vana e guace della dottrina del sole stabile e mo-
inavvertenza. Il 3.° costituto dovea aver vimento della terra, contro il senso della
luogo nel dì seguente, ma avuto riguar- s. Scrittura; avere in alcune lettere sulle
do all' indisposizioni abituali di Galileo, macchie solari non pure sostenuta come
i! commissario benignamente lo ri-
p. assolutamente vera tale dottrina , ma a-
inandò alla casa dell'ambasciatore tosca- vere anche glossato a seconda del pro-
no, solo col precello di non trattare, se prio sentimento la Scrittura ,
per elu-
non co' famigli di esso, e di esser pronto dere le obbiezioni che se ne traevano con-
poi di tornar al s. Oflìzio alla chiamata. tro quel sistema; contenersi finalmente in
Di più il p. commissario ottenne da'ear- uno scritto di lui (al p. Castelli), varie
dinaìi dell'I nquisizione,che Galileo potes- proposizioni opposte al vero senso ed au-
se uscire a diporto. In casa poi dell'am- Ad ovviare pertanto
torità della Bibbia.
basciatore si recò il commissario per più aldanno che risentivane la fede veni- ,
sollecitare il termine della causa , conti- vano condannate siffatte dottrine. Esser-
nuando ad usargli tutti piaceri possibili. i si però voluto procedere con benignità,
Chiamato Galileo ih.° maggio al s. Of- averlo quindi ammonitoli cardinal Bel
fizio pel 3.° costituto, gli furono assegna- la r mi no, e promesso il Galileo d'ubbidi-
ti 8 giorni per le sue difese. In queste e- re ol divieto di trattare e insegnare quel-
gli fece prova di giustificar la pubblica le sue dottrine, Ma poiché non avea ces-
'/ione del suo libro, con averlo presenta- sato di divulgarle, sebbene perniciose al-
lo alla revisione del p. inquisitore, e di la cattolica verità, essersi emanato de-
averlo inoltre stampato per ismentire la creto dell'//*.'//re che proibiva che i libri
voce sparsa da'malevoli ch'egli avesse do- ne lrattassero;eppure dopo questa dupli-
vuto abiurate la sua teorica. Ma tale di- ce proibizione essere uscito alla luce il
fesa non potevagli valere, poiché se a- /}/7z/o«ode'due Massi mi sistemi del mon-
>-ea presentalo lo scritto, non si era at- do. Convinto perciò il Galilei d'aver più
tenuto aedi ordini ricevuti sulP emenda- volle disubbidito a quel precetto, e reso-
zioni da farsi; econtro quella vocede'con- si sospetto d'eresia, veniva obbligato d'a-
trari bastava la rammentata protesta ri- biurare quella dottrina, cioè l'errore teo-
lasciatagli nel i6i 6 dal cardinal Bellar- logico e non il filosofico (solo erroneo in
mino, nella quale leggo, che Galileo non filosofia perchè su falsi prinoipti d'erme-
uvea mai abiurato alcuna sua opinio- neutica volevasi che la scienza sagra sot-
ne o dottrina, ne manco ha ricevuto pe- tostasse all'umana), proibito il Dialogo,
s. Scrittura j e pero non si possa difen- legazione oconfineal giardino della sum-
dere, iiò tenere. Il 4'° e ultimo costituto inentovata amena Villa Medici. Per uno-
U 11 B U 11 D 59
vo i'tvoie d' Urbano Vili, dopo pochi e laboriosi suoi studi, giunto all'età di 77
fiorili Galileo parli alla voi la di Siena, anni circa, con filosofica cristiana costan-
ed essendo allora Firenze in fé Ita di pe- za, nel 164.2 lese l'anima al suo Creatore;
ste, gli fu assegnalo con generosa pietà il suo corpo fu trasportato in Firenze,do-
l'abitazione del più caro signore e stima- ve poi gli venne eretto un mausoleo, e la
to amico che avesse in Siena, cioè l'arci- sua posterità naturale si esliuse presto,
r
vescovo mg. Piccolomini,della quale gen- non avendo avuto moglie. Dopo tulio il
do e dopo in quella d'Areelri, eia lui pri- colle stampe riboccanti di false asserzio-
ma per propria elezione abitate il più ni, e senza che gli autori di esse avessero
del tempo come situate in buon'aria e letto l'originale processo. Mentre i bene-
assai comode alla vicina città di Firenze, meriti scrittori lodali, riconoscendo inGa-
e perciò facilmente frequentate dalle vi- lileo P uomo più granile del suo secolo,
site de'sqoi amici e domestici che gli fu- nonne oscurarono la fama, e solo scrisse-
rono sempre di particola? sollievo e con: ro la Storia a testimonio del vero e a di-
soluzione. Fu permesso visitarlo anco a fesa della ss. Religione nostra e ili Urba-
qualche straniero, purché non provenien- no Vili. Il mss. del processo originale di
te da città eretiche. Galileo si confessò Galileo fu portato a Parigi d'ordine diNa-
trasgressore del precelto e depone l'er- poleone I, cioè cogli archivi delle s. con-
rore da esso tenuto sulla privala inter- gregazioni di Pvoma. Nel i8i4Pio VI f,
pretazione della s. Scrittura; al volgersi come in più luoghi raccontai, commise a
r
della lena intorno al sole, come verità, n»g. Marino Marini la ricupera da Pari-
troppo evidente al suo intelletto, non po- gi degli archivi della s. Sede. II prelato
teva rinunciare, ma sì al partito di soste con iudefesso zelo ne ottenne l' intento,
nerla colla s. Scrittura. Fu questo l'erro- ma per quanto operasse energicamente
re ch'egli confessò finalmente a' giudici, per ricuperare il processo di Galileo, non
e che non cessò di deplorare anche negli gli riuscì. Prima gli fu promesso, poi si
ultimi di sua vita, per sapere le tante tra- disse forse bruciato in un incendio, indi
duzioni falle del suo dialogo. 11 p. mae- non reperibile, comechè allogato negli ar-
stro del sagro palazzo e 1' inquisitore di chivi generali del regno e in luogo igno-
Firenze furono destituiti (ma quanto ai to. Era serbato a Gregorio XVI il riven-
Maestro del s. Palazzo sarà stato rein- dicare da Parigi alle romane lettere que-
tegrato, perchè esercitò il cospicuo uffizio sto prezioso mss. Quindi venuto in pote-
fitto al 1639 anno di sua morte, come dis- re del Papa Pio IX, prima della sua la-
si al suo articolo col Catalani , De magi* grimevole partenza da Roma pei'Gaeta, lo
slro s. P/rfalii), e privato ilei segretaria- affidò in deposito a mg.' Marini come ,
1
to de'brevi mg. Ciampoli,che avea con- quello che tanto e per tanto tempo erasi
tribuito a' discorsi condizionali permessi iuulilmeule adoperalo per la ricupera. Il
sulla pubblicazioue del Dialogo. Galileo medesimo Papa recatosi poi I' S maggio
divcuulo interamente cicco negl'indefessi i85o Defili arcuivi Vaticani della s. oc-
60 U K B DEB
de, od essi ne fece dono. Pervenuto cosi volevano sopprimere, e si oppose-
già, la
r
il processo in mano
mg. Marini, si ac-
di ro che fosse introdotta in Milano e nel
cinse a ritraine lutto die cospirasse a met- regno di Napoli, allora domimi della sua
tere nel suo vero lume la verità d'un fat- monarchia.
lo, che le varie passioni nell'esporlo avea- Col breve Sanala Matei\ de'20 mar-
no travisato per modo a più non lasciar- zo 1 633, Bull, cit., t. 6, par. 1 , p. 3 6, 1
lo riconoscere quale dovea essere in se Urbano Vili ordinò che uelle chiese de-
stesso, rendendo conto d'ogni pagina di dicate in Ispagna a s. Benedetto patriar-
esso fedelmente. La Francia die per tan- ca de' monaci d' occidente, e in quel-
to tempo possedette il mss. lo conservò le dell' ordine benedettino, si osservas-
integralmente, e nulla ci trovò del narra- se di precetto la sua festa. Frattanto
lo malizioso da altri che ne sfigurarono
, la pace d' Italia non poteva essere du-
la storia a detrimento della s. Sede e d'Ur- revole in mezzo alle gelosie de' due ri-
bano Vili, non che del veramente ss. vali, il cardinal Richelieu arbitro della
Tribunale deli 'Inquisizione romana. corte di Francia , e il conte Olivares pa-
Questa demagogi del 849 tentarono. di
i i drone di quella di Spagna. Avendo ih.°
rendere odiosa, per aver trovalo nella sua in cima a'suoi pensieri l'abbassamento di
casa dell'ossa umane, delie quali anch'io casa d' Austria, sostenne la guerra con-
ne spiegai la naturale derivazione nel voi. tro l'imperatore, la mosse alla Spagna, e
LUI, p. 83, e ne riparlai con mg/ Ma- «pedi un esercito in Italia, dov'erasi gua-
LX.VIII, p.i 10, perchè nella
rini nel voi. dagnalo duchi di Savoia e di Parma,
i
sua particolare amorevolezza per me, co- onde in essa si riaccese nuovamente la
me di sue altre opere, ini fece dono del- guerra. In queste scabrose circostanze, il
le Memorie di cui ho ragionalo. Chi a Pa- Papa raddoppiò le cure che convenivano
rigi lesse il processo dichiarò: Non trovar- al padre comune della repubblica cristia-
visi che Galileo tosse sottoposto a veru- na. Tentò egli ogni mezzo e fece uso di
na prova corporale afflittiva; che era in sua autorità per indurre alla pace i prin-
regola , e che stampandosi non farebbe cipi cristiani, al qual fine «riandò a Pari-
disonore a' giudici. Conviene confessare gi per nunzio straordinario Giulio Maz-
che nel costituto de' 2 giugno a Galileo
1 zarini, poi celeberrimo cardinale e da lui
so alla romana Inquisizione quella giusti- legato diBologna per esortarlo a deporre
zia che le si doveva, la quale per tanto le armi, con minacce se non ubbidiva. Si
gamandola coli' inquisizione di Spagna pa, onde questi si astenne da ogni impe-
(/ .), la quale giammai fu favorita da'Pa- gno per l'avvenire. Correndo il 63^, 1
pi, che anzi uè iicuitaiouo l' autorità re- iùuuto iu Roma il fratello del redi Po-
U B B URB 6r
lonia,in suo onore il cardinal A ntonio Bar- quale gli ottenne di concludere la pace nel
berini nipote del Papa, fece rappresen- seguente anno. Dopo essere in ciò riusci-
tate in musica il il ramina di s. Alessio. to felicemente, il Papa riprendendo con
Per altra circostanza il porporato avea da- più vigore il trattato di pacificazione tra
to un Torneo in Piazza IVavona. Bol- le potenze cattoliche, conseguì che fosse
livano in quel tempo discordie fra la cor- per essa deputata la città di Colonia per
te di Roma e la repubblica di Venezia, luogo del congress.o, a cui spedì il legalo
f
pe confini del Ferrarese e per altre bri- i636 istituì il Se*
cardinal Ginnetti. Nel
ghe: si frapposero ministri di Francia e
i minarlo Vaticano. Neh 367 ebbe luogo
maneggiarono l'affare per venirne all'ac- quella questione sulla confessione, di cui
comodamento. H Papa intanto disgusta- feci parola nel voi. XVI, p. 92, quindi or-
lo de' veneziani, nel 1 635 fece togliere dal- dinò il Papa, che tutti i sacerdoti appro-
la sala regia del Vaticano l'elogio che la vati a udirla, con diligenza studiassero e
loro repubblica erasi acquistato per la presso di loro ritenessero la bolla in Coto-
pacificazione fatta in Venezia di Papa A- na Domini. In tale anno istituì la Con-
lessandrolll con Federico I imperatore. gr esazione de 'confi'ni',della quale riparlai
In detto anno mandò in Germania il con- a Sovranità de'romani Pontefici e della
te Antonio di Curpegna, fratello del car- s. Sede, e nel voi. LXIM, p. 270; ed uti-
dinal Ulderico, col dono della Rosa d'oro lissime prescrizioni decretò per altre Con-
per l'arciduches>a sposa dell' elettore di gregazioni cardinalizie in diversi tem-
Baviera. Di più eresse il Luogo di Monte pi, come si può riscontrare a'Ioro artico-
Comunità, emanò provvidenze suiLuoghi Avea il
li. Papa da cardinale acquistato
di Monte nel quale articolo descrissi il
,
un casino e alcune vigne in Castel Gan-
Monte Benb voglio da lui approvato, isti- dolfo e dipoi la villa Visconti, laonde pia-
tuì l'arcivescovato armeno di Leopolì, e cendogli il delizioso e salubre luogo, lo
delle altre sedi episcopali da lui erette, ne celebrò con versi poetici.; e divenuto Pa-
tratto parlando di loro,il duca di Parma pa, per stabilire a'suoi successori la pon-
impegnato nel favorire francesi, e fida- i tifìcia P il leggio tura, nello stesso castello
cogli spagnuoli, che da più parti l'assali- de ombrose. Questo palazzo l'abitò poco,
rono e l'avrebbero ridotto al maggior pe- perchèsoleva recarsi in quello di sua villa,
ricolo, se Urbano Vili non fosse stato sol- che tuttora possiede la sua discendenza,
lecito a spedire al campo spaglinolo il ve- bensì fu ih. Papa che datò le sue bolle
scovo d'Imola Millini,il quale destramen- ex Arce Gandulphi, e fece coniare la me-
te duca di Modena,
indusse Francesco I daglia col prospetto del palazzo pontifi-
che comandava l'esercito di Spagna, a far cio, e l'iscrizione: Sub Urbano reees.su
tregua e quindi la pace. Ricevendo poco construcio. Neldetto 1637 avendo sta-
dopo il Parmigiano un soccorso dal duca bilito a'22 aprile di andare secondo il so-
diCrequy, il duca Odoardo inveiti di nuo- lito in detta sua villa, assalito nella pre-
vo ilCremonese e ilLodigiano,ma ben pre- cedente notte da febbre, restò per alcuni
sto si trovò in grande angustia, né avreb- giorni in letto; riavutosi alquanto, vi si
62 URB URI)
Roma a'6 giugno , ma non essendo ve- farelli, gli ordinò di esibire alle parti bel-
duto die soltanto dal fratello, da'nipoti, ligeranti la mediazione della
s. Sei\e pro- }
eda 5de'suoi più intimi famigliari, tanto ponendovi plausibili mezzi per la pace.
più si teneva sicura la prossima sua mor- 11 nunzio secondandole pontificie premu-
te, in un tempo che poteva produrle fu- re, nulla trascurò affine d'ottenere la bra-
neste conseguenze alla quiete di Roma. mata concordia, ne si solarti per I' esito
À'6 luglio vi giunse il cardinal Carlo Me- infelice che ne provò per oltre due anni,
dici, accompagnalo uomini di lan-da-4-0 che anzi più diligenze adoperò nel cer-
de spezzate e corazze, che segui vano la sua care il rimedio a tanto sconvolgimento
carrozza, oltre i palafrenieri soliti che la della cristiana repubblica; nel quale non
precedevano. Entrò in gelosia i! conte- potendo concordare le parti che guerreg-
stabile Colonna, temendo che questo ap- giavano, ne tentò almeno la tregua e in
parato fosse per fargli qualche affronto , questo vi riuscì, Fu dunque conclusa a*
giacche non avea voluto trattare col
egli 1 4 ottobre i63g la sospensione d* armi,
titolo di Altezza i di lui nipoti granduca e il Papa in questo riposo non rallentò
di Toscana Ferdinando 11 e suo fratello punto negoziati per l'accomodamento ,
i
Giancarlo, per cui se n'era offeso il car- che anzi raddoppiò le sue diligenze al me-
dinale, il quale nella rissa seguita nel 1 634 desimo fine, benché inutilmente si affa-
tra d. Callo Colonna duca di Marsi figlio ticò in propone per ogni modo la desi-
contestabile, e d. Gregorio Gaetani, che derata concordia. Miglior esito certamen-
vi restòmorto,si era interessato con gran- te si meritava il paterno zelo d'Urbano
dissime offerte a favore de'Gaetani con- Vili, che mai non cessava di procuri ire
tro la casa Colonna. Adunque il conte- all'Europa, e particolarmente all'Itali;
stabile si faceva accompagnare da più gem la sua quiete e tranquillità. In detto an-
te armata del solilo, sicché due partiti i no la società di Gesù celebrò il [^cen-
cominciavano a portare la notte armi da tenario delia sua mirabile e benefica isti"
goziati di pace cominciati in Colonia col una persona era partita per Napoli ad ,
nunzio Rossetti; e nel Piemonte si riac- offrire al viceré di far morire il Papa
cese la guerra tra'francesi e spagnuoli. quando gli dasse 3ooo scudi. Era questi
Oltre a ciò per la morte del duca di Sa- Tommaso Orsolini sacerdote di Recanati,
voia Vittorio Amedeo I, crebbero talmen- già segretario delcoule d'Aglé ambascia-
te le discordie che furono cagione di fe- tore di Savoia. Scrisse il governatore a
1
ra andato a Napoli per manifestale al vi- perciò proposero al duca Odoardo Far-
cere un sospello Ira (tato de'principi col- nese di farne la comprita, ovvero di a-
legati col Papa a invadere quel regno, e verlo per dote di sua figlia con d. Tad-
ad evitar questo offri vasi fr. Domenico deo Barberini (egli in vece sposò d. An-
di far morire il Papa se avesse detta som- na Colonna, che fondò il monastero delle
ma, che avrebbe data al suo sagrisla, già Carmelitane scalze di Regina coeli: lo
inabile per succedergli nella carica. (se- Sposalizio lo celebrò al modo descritto
condo il Novaes), ed allora avvelenare in tale articolo, dal Papa nella cappella,
l'ostia che Urbano Vili dovea consagra- da lui edificata nel palazzo apostolico di
re. Se poi non gli riuscisse, avrebbe fatto Castel Gandolfo, che descrissi nel voi. IX,
clie il Carca resto speziale pontifìcio e suo p. i58, passandosi poi a Marino). A nin-
parente, nel medicare al Papa il fonticolo, na di queste proposizioni acconsentì il du-
gli ponesse il veleno. In vigore della sua ca, onde si aumentarono le vicendevoli
confessione l'Orsolini fu degradato e im« amarezze. Non calcolando bene il duca
piccalo l'j i agosto 164°- Intanto fr. Do- le sue forze, spedì truppe per fortificare
menico fuggì apostata da Bagnorea, e sa- e difendere Castro. Fu questo passo dèi
putosi che da Venezia poi lavasi nella feudatario preso in Roma per una ribel-
Schiavo*) ia, fu preso in Trieste e condotto lione, e perciòfu intimato al duca un mo-
in Ravenna, già condannalo in contuma- nitorio di pene spirituali e temporali e
cia, e per ordine del Papa fu processato altre citazioni, se nel termine di 3o giorni
dal cardinal Franciotti legato, e nel lu- non avesse demolite le fortificazioni. lu-
glio i 64i pagòanch'egli la pena della per- di fece il Papa marciare la Milizia pon-
versa sua intenzione, ponendosi il proces- tifìcia con buona artiglieria, né valse la.
so nell'archivio di Castel s. Angelo. Du- mediazione del senato veneto, del viceré
rava ancora nella Chiesa la tranquillità di Napoli, de' ministri di Francia e (!••!
eccitate, allorché rinnovate in questo tem- Papa dalla guerra se non ubbidiva
,
il
po da Cornelio Giansenio col suo libro duca. Spirato il detto termine e la con-
Augustimis indussero Uibano Vili a
, cessa proroga, le milizie papali presero
condannarlo con bolla, ma di questo gra- la rocca di Monlallo, e Castro nell'otto*
vissimo e deplorabile argomento, con dif- brei64-i i quindi Urbano Vili aumentò
fusione trattai a Giansenismo. Il lungo con gravi dispendi l'esercito e fortifico i
pontificato d'Urbano Vili avea fallo ac- confini del Ferrarese e del Bolognese, per
cumulare immense ricchezze a'suoi nipo- savie precauzioni controia repubblica ili
ti, e quanto egli più invecchiava, tanto Venezia e il duca di Modena. In Roma
più cresceva la possente aulorilà del ni- UrbanoVIII fortificò solidamente e guar-
pote cardinal Francesco, che con impe- nì dinuove artiglierie Castel s. An- il
ro disponeva a suo talento dello spiritua- gelo , avendovi già aggiunto il bastione
le etemporale della Ghiera romana. Frat- sopra Tevere, e riaperto un arco dal
il
s.Pancrazio (della quale riparlai a Stra- che concedeva le sue commende a' pro-
de di Roma), e ordinò la costruzione di pri parenti, e che per essi istituì nel gran
Porla Porlese,che terminò il successore, priorato di Roma il baliaggio di s. Seba-
circondando cosi di altre mura la Città stiano.
Leonina. Una medaglia ricorda il pro- Continuando nel i64^ la discordia
spetto delle mura di Roma, i baluardi e fra 'Barberini e il duca di Parma, contro
zione del Papa. Inoltre fortificò il Palaz- ni, fece marciare le milizie sul Parmigia-
zo apostolico Quirinale, circondando di no; lo dichiarò reo di fellonia, lo privò
forte muraglia il giardino, ed al destro de'feudi e sottopose tutti i suoi stati all'in-
lato della porla principale fabbricò il ba- terdetto. Avendo il duca inviato un eser-
luardo con artiglierie, e denominato tor- citoad Acquapendente, ed un naviglio a
rione. In tale articolo dissi quanto fece Montalto di Castro, che la burrasca di-
per l'abbellimento di quella pontifìcia re- sperse in mare, in Roma si trepidò e vi
sidenza, riducendo l'antico convento de' fu seria apprensione d'una scorreria, per-
Cappuccini di s. Felice per l'abitazione chè gli alleati erano entrati ne'confini del-
della famiglia pontifìcia; avendo trasfe- lo stato pontificioessendo il duca soste- ;
rito que'religiosi, di cui fu beneficentis- nuto dalla repubblica veneta, dal gran-
simo, al convento e chiesa che loro fab- duca di Toscana e dal duca di Modena,
bricò il suo fratello cappuccino cardinal per cui pubblicò un manifesto di sue ra-
Antonio, e l'antica loro chiesa donò alla gioni che vieppiù inasprì la corte di Ro-
nazione di Lucca. Notizie relative a que- ma, onde la guerra divenne più funesta
ta guerra le riportai non solo ne'citali ar- e fatale alle due parti, prolungandosi sino
ticoli, ma in quelli che ne risentirono le all'aprile i644> e perciò essendosi esau-
conseguenze, ed a Milizia pontificia ce- sto il Tesoro pontificio. Considerando
lebrai l'artiglieria pontifìcia, e l'armeria Urbano Vili il gran numero deUeFeste,
Vaticana da Urbano Vili ingrandita ed per le quali si lamentavano gli artisti e
assai aumentata con ogni specie d' ar- gli agricoltori che non potevano in esse
mi, dicendo pure della riedificazione del procacciarsiil sostentamento, nel 164^ le
notabile forte che per lui ebbe il no- ridusse aminor numero. Nel medesimo
me di Forte Urbano, tra Modena e I3o- anno emanò una bolla sugli utensili sa-
iogna, ed in memoria fu coniala una gri, che cardinali defunti doveano alla
i
medaglia colla pianta del forte, e con sagrestia pontificia con quelle eccezioni
,
s. Urbano vescovo sopra di esso, e il mot- che rilevai ragionando di ciò nel vol.LX,
to : Securitas publica. Siccome esecu- p. 192. Passando poi per lo stato eccle-
ghtlterra pativano il martirio in odio della e col bronzo che ricuopriva le travi del
lede, de'quali la maggior parte erano be- portico del Pantheon (oltre il farci fon-
nedettini inglesi, e però dal loro procu- dere più d'Bo pezzi d'artiglierie pel Ca-
ratore generale se ne faceva istanza. Nello stel s. Angelo, e siccome ad onta dell'ir-
stesso 1643 il Papa destinò legato a In- ruzioni de' barbari quel bronzo restava
tere il cardinal Rossetti a' congressi di illeso, così i satirici dissero: Ciò che non
Miinster e Osnahruck,ma senza successo. aveano fatto i barbari, lo fecero Barbe-
i
In mezzo alle zelanti cure del suo apo- rini. Nondimeno a quella chiesa eresse i
fizio d'avvocato de'poveri nelle cause ci- la dai libri della rev. fabbrica di s. Pie-
vili, quanto fece per eliminare il loro ec-
e tro, avere Urbano Vili fatto venir da Ve-
cessivo numero. Estinse l'ordine de'cava- nezia il rame occorrente per questo gran
beri di s. Giovgio di Cavintia in Au- lavoro di metallo: io Roma poi se ne pre-
stria. Soppresse il titolo cardinalizio di s. sero tre quantità, una delle quali di lib-
Carlo a' Catinai*!, in luogo del quale so- bre 83y4 e mezza, formata dal metallo
stituì quello di s. Biagio dell'Anello, ed tolto dalPantheon venne poi resa alla ,
altro ne accrebbe colla chiesa di s. Carlo camera apostolica non essendo occorse più
al Corso. Stabilì il Prolonotavio aposto- di 3 5i libbre del rame veneto, che es-
1
resse con architetture del Bernini il cam- Basilica con seccata. £ per non dire ili
panile, poi per gelosie artistiche barba- altre chiese, avendolo rimarcato nel de-
ramente demolito, e dal medesimo fece scriverle, mi limitelo a dire, che restau-
adornare con marmi le 4 nicchie infe- rò nobilmente la Chiesa di s. lìibitmat
riori e superiori de' 4 piloni che scoten- vi fece trasportare il corpo della santa e
no l'immensa cupola, con maestosa rin- di alti* sante; munificenza che ricorda la
voi.. LTCXXVI.
GG V R B U R B
medaglia colla facciata esterna della chie- l'accademia di s. Luca, notai il magni-
sa, e l'epigrafe Aedc s. Bibianac resti-
: fico restauro ordinato da Urbano Vili.
tuta et orfi. Romae. Della Traslazione Ad Agostiniane convertite, dissi che le
ci Ruteni, elie descrissi nel voi. XXI II, l'acquistoe riduzione del luogo. Ripristinò
p. 1 36, perchè avendola poi donata a* il collegio illirico di Loreto, che avea isti-
gionare nel voi. LXXXIV, p. \ 12. In- per tal città a' suoi cappuccini fabbricò
vece die a' ruteni V abitazione presso la un ospizio. Ristabilì pure
Ful- i collegi di
chiesa de' ss. Sergio e Bacco, la quale poi da, di Piemia e di Praga, fondali an-
ebbero per celebrarvi il loro rito. Dichia- ch'essi da Gregorio XIII. Civitavecchia
rai nell'articolo Ruteni, quanto altro fece fu da lui restaurala, assicurando il por-
per loro il Papa, e come ne fu beneme- to con rinnovare molo, olire altre be-
il
rito il fratello cardinal Antonio. Ornò di neficenze, e tornai a farne cenno ne'vol.
marmi, pitture e oro il batlislerio Late- LlY,p.ic)2, LVIII, p. i3o, ove dichiarai
ranense o Chiesa di s. Giovanni in Fon- che all'Allumiere fece costruire la chiesa
te, il cui spaccalo si vede nella medaglia e convento di s. Maria di Cibona. Rin-
coniata, colla leggenda: Ornato Const. novò la fortezza di Rimila, che dal suo
lavacro et instaurato. Restaurò la chiesa nome prese quello di Urbana, e rifece
di s. Urbano I Papa alla Cacarella, già an- quelle d' Ancona e A' Orvieto. Sulla Piaz-
tico Tempio di Bacco. Rinnovò la Chie- za di Termini ampliò pubblici granai, i
sa dì s. Caio Papa, e 1' unì al contiguo onde per memoria fu baltula la medaglia
monastero delle Carmelitane dette le , col prospetto de'granai, ed il motto: U-
Bai berine perchè da lui fondato, mentre berioriAnnonaecomuiodo. Urbano Vili
il nipote cardinal Francesco edificò la lo- eziandio fu benemerito delle Strade di
ro unita chiesa della ss. Incarnazione del Roma, portando il nome di Urbana quel-
Verbo divino. In memoria della riedifi- la già chiamata Vico Patrizio, da lui ria-
tuta. Inoltre restaurò la Chiesa de ss. cata. A Piazza di Spagna poi feci la de-
Cosma e Damiano, e col nipote d. Tad- scrizione della fontana che vi eresse. Nel-
mandò a Marsiglia una magnifica ur- Pio V fece la cappella, che descrissi nel
na, per collocarvi le ceneri di s. Ma- voi. IX, p. 1 58; nobilitò la volta del gran
ria Maddalena. Nel voi. LXIII, p. 5o, corridore della Cleopatra, e quegli altri
descrivendo la chiesa di s. Martina del- abbellimenti che descrissi, e che l'acqua
U II B URB 67
saluberrima sotto di lui rinvenuta, prese apostolica, e de'tribuli che furono impo-
col fonte ohe vi (ormò il suo cognome ili sti, affermando lo stesso Novaes che molti
Barberina, e più volgarmente delle Api iettarono, ed i maligni dissero con ripro-
per quelle 3 formanti il suo stemma. Nel- vevole frizzo satirico: Urbano Vili della
la cappella segreta de' Papi fece quanto barba bella, in ogni giubileo una gabel-
dissi nel voi. IX,p. i 53,aumeutògli orna- la. Neil' aprile dunque fu segnata la con-
menti pontificii, e fece di nuovo un ma- cordia in Venezia dal cardinal Donghi
gnifico e prezioso Triregfio.Vev l'armeria plenipotenziario del Papa, dal cardinal A-
compita da lui nel medesimo palazzo e lessandro Bichi comprotettore di Fran-
già ricordata, si coniò la medaglia col suo cia pel re Luigi XIV (succeduto al pa-
prospetto e il motto: Paris Iucolu/nilati, dre Luigi Xlll), da Giovanui Nani per la
e Romae. Per tante e altre
nel!' esergo, repubblica veueta, dal Gondi per Ferdi-
belle memorie e monumenti, co' quali nando II granduca di Toscana, e dal mar-
grandemente aumentò le magnificenze chese Tassoni per Francesco I duca diMo-
sersi menomamente profittato delle cir- te con ramo d'olivo nella destra e palma
costanze: la crescente grandezza de'Far- nella sinistra, avendo lateralmente le fi-
nesi non solo avea destato invidia ne'Bar- gure della Prudenza collo specchio e il
berini, ma magnati di Ro
ancora in altri serpente, e la Fortezza galea ta con asta
ma, e la loro unione conFrancia avea pure e scudo; l'iscrizione dice: Prude/iter pas-
destato il risentimento diSpagnaedialtri sus fortitcr cgit. Quando poi Urbano
principi, che provocarono il Papa a raf- Vili dopo tanti fastidi e gravi cure co-
frenare la ribellione del suo feudatario. minciava a godere i frulli di questa pace,
Intanto Luigi XIII re di Francia, per di- ecco la morie che lo chiamò all' altro
sporre il Papa e gli alleati amici de'Far- inondo.
nesi alla pace, spedì a Ruma Lyorme per Circa la metà di luglio cadde seriamen-
intavolare le Urbano
trattative, alle quali te infermo, e conoscendo che il male era
Vili ili buon grado diede ascolto. Giun senza rimedio, dopo essersi confessato dal
lo l'annoi 644 I" finalmente conclusa la vescovo di Città della Pieve suo confes-
pace tra Cibano Vili, e il duca di Par- sore, domandò con fervore i sagramenli,
ina Odoardo, dopo una guerra crudele e li ricevè con tanta pietà, che mosse al
con notabile pregiudizio de' Barberini, pianto i circostanti. Avendo egli dunque
die secondo JNovaes si tirarono addosso governato la Chiesa universale 20 an-
l'universale risentimento, pe'gravi dan- ni, 10 mesi e 22 giorni, ossia 21 anni
ni a'quali fu esposto lo stato ecclesiasti- meno 38 giorni, in età ili 77 anni rese Io
co e i sudditi pontificii, per le cousidera- spirito a Dio a* 29 luglio 1644 circa le
bili somme clic gravitarono sulla camera ore 11. Leggo in Lodovico Anastasio,
GH U R B URB
Storia degli Antipapi, 2,p. 264, che t. Urbdnàc (titolo che prese dallo slemma
raccontasi eli avere un famigliare di Pa- e dal nome d'Urbano Vili), che pubbli-
pa Urbano Vili, mentre questi era vi- cò in Roma nel 1 633, fi fece l'enume-
cino a morire, detto con voce sommes- razione di tutti i moltissimi dotti che fio-
sa,non videbis dies Pelri, vale a dire che rirono in Roma dal i63oal i632, evi
uou poteva oltrepassare i5 anni vissu- i aggiunse il catalogo dell' opere da loro
ti nel Pontificato da s. Pietro ; ma il Pa- pubblicale, libro raro, che fu ristampa-
pa avendo udito acutissimo l'intese, on- to in Amburgo nel 171 1. Urbano Vili
de tosto disse Non est de fide. Fu se-
: amatore muse, fu buon poeta, e sti-
delle
polto nella basilica Vaticana presso la mò tanto Gabriele Chiabrera insigne poe-
cattedra di s. Pietro, in magnifico monu- ta, che rilevai nel voi. LV, p. 76, che lo
mento, uno de'più grandiosi di quell'au- ammise nella sua bussola ad ascoltare la
gusto tempio, e che descrissi nel voi. XII, predica del predicatore apostolico, ove
p. 299, altra opera del singolare ingegno soltanto hanno luogo i prelati maggior-
inventivo del Bernini. Il Cancellieri eru- domo e maestro di camera. Dice il Re-
ditamente ne parla nel Mercato 06, a p. 1 nazzi, che Urbano Vili in gioventù si
riportando i componimenti poetici che si sollevò sopra la volgare turba de'poeti ;
fecero sul medesimo mausoleo, anche ar- e che di sue poesie italiane e Ialine fu-
Svolazzando sul monu-
guti e satirici. rono fatte parecchie edizioni; ma in que-
mento 3 Api in più parti, con allusione ste seconde si die egli a scorgere più fe-
allo stemma de' Barberini, un bell'umo- lice che nelle prime. Io conosco le seguen-
ticana, tra le numerose e dotte sue ope- Pontefice.Il p. Menestrier nel suo libro,
li sono descritte nella Serie de conii di me- berini comprarono molli altri beni, e fra
duglie pontificie, p. 5i e seg. Di molte questi nel i644 lo stato di Monte Libret-
ne parlai di sopra, di altre rte'loro luoghi; ti in Sabina per 1,600,000 scudi dagli
altre sono le seguenti, oltre due battu- Orsini di Santo Gemini. Allorquando nel
te per l'annua lavanda de* piedi nel giove- j645 i Barberini, per varie accuse a loro
dì santo. Una allude forse alle sue virtù, date ad Innocenzo X Pamphilj, furono
coineclic avente i simboli della Giustizia, costretti a riparare iu Francia, d. Anna
col mollo: Pax in vir tute tua. Altra pare segni marito I Parigi, e colà lo perdet-
il
relativa alle peripezie del suo pontificato, te neh(>47. QuéU« accuse neli652sva-
eascudovi scolpiti gli Apostoli nella nave uiruuu, e d. Anna tornata in lumia fon-
.
7o U R B URB
ciò monastero delle carmelitane rifor-
il pronunziò negativamente, ed il suo decre-
glia col nome di d. Olimpia. Questa ma- scrisse. Nell'anno seguente Roma essen-
litataal duca di Girifalco Caracciolo, il do slata unita all'impero francese, la que-
quale inumanamente maltrattandola con stione fu portata al tribunale d'appello,
tenerla chiusa, venutone in cognizione il il quale nel 18 io dichiarò che d. Corne-
genitore si recò a prenderla, e condotta in lia Barberini era decaduta dal maggiora-
Roma, ivi essa si ritirò nel monasterodel- sco e dal diritto di nominare il successore.
le Teresiane dello leBarberine,e nel me- Da questa sentenza il principe d. Carlo
desimo morì. Si raccontò poi, che quel Barberini ricorse al tribunale di cassazio-
duca per semplici sospetti facesse rinchiu- ne di Parigi, ma Napoleone I informato
dere la consorte nel sotterraneo d'un ca- della questione, desiderò anch'esso cl»e
stello nella Calabria Ulteriore, e l'avesse le parti venissero a concordia, ed allora
così tenuta per vari anni , annunziando si concluse con alto de' 2 o 8 luglio 8 1 1 1
fama e
sta principessa, accresciuta dalla poli di Boio, Cicoli, Lucoli e Tornimpar-
dalla malignità, somministrarono mate- te, oltre il Palazzo Sciarra Colonna in
ria a romanzi, ed a produzioni teatrali in Roma. D. Carlo secondogenito ritenne
prosa col titolo di Sepolta viva, ed in ilPalazzo Barberini di Roma, la villa e
musica col dramma la Camilla.J}. Cor- ibeni di Castel Gandolfo e Albano il ,
ziosi, per cui ne sorse il dubbio se fosse Vittorino, Castel s. Pietro, Corcollo, Col-
decaduta dal diritto di nominare il suc- tallo, Castel Vecchio, e la tenuta di Pa-
cessore.Procurò per altro di assicurarsi lazzo Morgano, oltre il baliaggio di s. Se-
su questo punto e per tale effetto nel
, bastiano. 1 nominati luoghi dello slato
1767 chiese a Clemente XIII che depu- pontifìcio, non però le tenute, li descris-
tasse un cardinale, il quale dichiarasse se si ne' distretti in cui esistono, con altre
poteva dirsi decaduta da tale diritto. Il notizie della famiglia di cui vado discor-
Papa deputò il cardinal Negroni, il quale rendo. Pel riferito, conviene teucre pie -
URB U R B 71
senti gli articoli Barberini e Colonna, e bili pontificie e nel baliaggio di s. Seba-
si ponuo anche vedere le Memorie Co- stiano al MoutePalatiuo, vedovo di d. Giu-
loiuiesicompilate da A. Coppia Roma liana Falconieri, con due figlie d. Anna e
i855.Ma quanto all'asserto dal eav. Cop- d. Luisa; d. Enrico che per convenzione
pi intorno al sepolcro di Martino V Co- di famiglia ebbe il maggiorato) e diven-
lonna, sono a vedersi le mie ricerche ne' ne principe di Paleslrina, sposato a'2 ot-
vol.LXIV, p.io5, LXXV, p. 47, 6 7 e tobre 1 853 a il. Teresa de' principi Orsi-
228. Adunque i due figli di d. Cornelia ni, senza successione e prole finora; d. Fi-
Barberini e di d. Giulio Cesare Colonna lippo cavaliere gerosolimitano, morto poi
di Sciarra ducabognano formaro-
di Cai in Parigi. Vivente il principe d. France-
no due linee di Barberini Colonna di sco ordiuò la restaurazione, felicemente
Sciarra. D. Maffeo primogenito di d. Ur- compiuta dal principe d. Eurico , del fa-
bano principe di Carbognano, si sposò in moso musaico ili Palestrina, grandioso e
3.° nozze nel 848 con d. Carolina d'An-
1 nobilissimo, opera splendidissima e quale
drea di Napoli de' marchesi di Pescopa- si domandava dal più famigerato avan-
gnano e morì a'a3 dicembre 1849: è suo zo del più. celebre e più magnifico tem-
figlio postumo d. Maifeo Barberini Co- pio innalzato alla Fortuna. Quanti ama-
lonna diSciarranatoili.°settembrei85o. no la conservazione e il lustro declassici
N'è zio e fratello del defunto, d. Prospe- monumenti goderono del generoso peti-
ro principe di Roviano senza prole. D. siero,eapplaudironoquelliche l'eseguiro-
Carlo Barberini Colonna di Sciarra prin- no. Al cav. Giovanni Azzurri professore
8 19, lascian-
cipe di Palesili 11 a morì nel 1 d'architettura pratica dell'insigne e pon-
do tra gli altri figli d. Francesco principe tificia accademia di s. Luca, ed ora* vice-
deste esequie celebrale per sua disposizio- stre, per custodirne la superficie, un foglio
ne nella chiesa parrocchiale di s. Bernar- dilavagna e una fodera di peperino, fer-
do, in questa ebbero luogo quelle soleu- mandole con gesso da presa; e intelaiato
nissime che accennai nel voi. LXX.IV, ciascun pezzo per assicurarne il perime-
p. 89, e sono pure descritte colla sua im- tro , furono tutti collocali ne' carri e da
portante Necrologia a p. 191 del Gior- Palestrina trasportati in Roma, per ese-
nale di Roma del 854, avendo pronun-
1 guirsi il restauro sotto la direzione di
zialo l'eloquente orazioue funebre d. San- Gherardo Volponi e Ralfaele Castellini,
te Pieralisi bibliotecario della Barberinia- anziani e valenti professori musaicistidel
na,mentre il maestro Salvatore Meluzzi celebre studio della rev. fabbrica di s. Pie-
compose una commovente nuova musica tro. Piacque di farne il risarcimento sul
funerale concertala a sole voci, emulando Giauicolo e in un palazzetlo de'Barberi-
le sagre melodie del grande Palestrina. ni vicino alla porta ili s. Spirito, per co-
tante di simil pregio e colore, ruotando notaudo che tuttora si dubita del priu-
finalmente il tutto, portandolo al piano e cipal soggetto del quadro. Imperocché
Juslrandolo,aflinchè coll'esatla somiglian- si disse contenere le vicissitudini della
za delle tinte, colla perfetta imitazione Fortuna, e certamente l'Egitto fecondalo
artistica si rinnovasse quant'era possibile dal Nilo nel suo complesso. Ma quanto al-
questo capolavoro, ridonandogli l'armo- l' idea dell'autore sul primario soggetto
nia, la vivacità de' colori e lutto 1' eifetto del quadro espresso sotto il padiglione di-
impressovi dall'autore. Nel i 855 ricon- nauzi al sontuoso tempio, le discrepanti
dotte le musaico a Palestrina e
parli del spiegazioni su chi rappresenti il maesto-
riunitele in una maniera che non resta ve- so personaggio, contengono varie senten-
stigio di taglio e tornato ad accrescere
, ze.Poiché si pretende esprimere Alessan-
la magnificenza del palazzo baronale, non dro Magno, Siila dittatore, 1' imperatore
già dentro le nicchie dov'era, perchè u- Adriano, l' incontro di Menelao con Ele-
niide e oscure, ma in una sala del piano na, l'imperatore Augusto. Si promise iu
superiore dalla quale ricevea una gran lu- detto articolo la pubblicazione d'alcune
ce e maggior sicurezza dall' ingiurie del osservazioni iu argomento,con l'aiuto d'u-
tempo. Con saggio consiglio provvide na relazione inedita esistente nelta 13ar-
V encomiato e distinto architetto al mi- berimana, per eccitare dotti a nuove ri- i
glior punto di' vista, obbligando lo spet- cerche. Intanto il diseguo del musaico, in-
tatore a collocarsi a quel lato della sala sieme a quello d'un progetto del celebre
dove la luce diretta e troppo viva venen- commeud. Canina defunto si pubblicò ,
dogli di fianco non 1' offende, e modesta nel t. 23 deli' Album di Roma a p. 5j e
gli viene all'occhio la riflessa da tutto il 89, con altro eruditissimo artistico arti-
quadro dolcemente inclinato sul pavi- colo, e perciò anco più interessante del
mento. Nella parte superiore del musai- precedente, del eh. e intelligente Quirino
co, là dove questo è più. stretto e finisce Leoni, e intitolato : // famoso Musaico
in una curva, aggiunse ancora due stem- Prenestino restaurato sotto la direzio-
mi dell' eccellentissima casa, contornali ne del prof, architetto cav. Giova/uri Az-
d' una fascia d'antica maniera romana. zurri. Celebra la principesca famiglia
E' quest' ornamento inventato per com- Barberini, ed Urbano Vili che qualificò
piere dall'uno e dall'altro lato la regola- illustre giureconsulto, d' animo vasto e
rità del quadro, e fu eseguito dagli egre- magnifico, e da cui i suoi parenti furono
gi musaicisti con tanto studio che l'oc- portati al colmo della grandezza e a tal
chio vi si ferma per ammirarne il pregio grado di potenza, che i monarchi slessi ne
e la corrispondenza tra il nuovo e l'anti- ricercarono l'alleanza e la parentela (co-
co lavoro. A memoria della restaurazio- me Francesco 1 duca di Modena, che spo-
ne e del trasloca mento si legge nella pa- sò d. Lucrezia figlia di d. Taddeo). Fra
rete a fronte l'epigrafe dettata dal dotto le magnificenze de'quali novera il palaz-
gesuita p. Giuseppe Marchi (col quale eb- zo principesco diPalestiiua, edificalo pro-
bi l'onore e la compiacenza d'ammirar- babilmente sulle rovine e forse cogli sles-
lo per gentilissimo invito del cav. Azzur- si materiali dei tempio delia Fortuna. Nel-
ri), riferita nel u.° 28» del Giornale di lo scavare un fondamento trovossi il mu-
Roma deli 855, cioè nell'eruditissimo ar- saico, di cui dice la forma quasi d'emici-
IlMusaico di Palestrina, egregia-
ticolo: clo e le misure chiamandolo raro per
,
mente scritto dal lodato bibliotecario Pie- grandezza e bellezza, inestimabile tesoro
U II B URB 73
dell'arte mitica, ammirato da Maratta non tempio della Fortuna, e rappresen-
il
tona, pure era quasi perduto per gl'intel- genio per le belle arti che informò l'ani-
ligenti e amatori del bello e dell' aulico mo grande d' Urbano Vili, si trasfonde
classico; laonde encomiò il principe d. ne'suoi illustri discendenti; i quali così o-
Francesco che ne volle arrestare danni, i perando acquistano ulteriori titoli alla
con affidarlo al cav. Azzurri, nome caro riconoscenza dell'arti belle e de'suoi cul-
all'arti, che da per se solo vale un elogio, tori, e sempre viva e gloriosa mantengo-
acciò stabilmente ne fosse assicurata la no la memoria d'Urbano Vili. Vacò la
conservazione. Quindi rileva come per s. Sede un mese e i5 giorni.
ottener lo scopo desiderato, debbesi il URBANO, Cardi naie. Dei titolo pre-
priocjpal vanto al cav. Azzurri, artista a sbiterale di s. Anastasia , trovasi sotto-
niun secondo, poiché a suo consiglio e in- scritto in un privilegio accordato al pa-
citamento il detto principe s' indusse a triarca di Grado da Benedetto IX nel si-
quell' opera, e la sua trepidazione per le nodo del o44- 1
gravi difficoltà che ne presentava, fu vin- URBANO, Cardinale. Nella bolla spe-
ta dalla fiducia e stima che riponeva nel- dita in Bologna da Innocenzo 11 neln33
la bravura e lealtà del suo architetto. In- confermativa de' privilegi al monastero
di narra i congegni co'quali esso procede de'ss. Facondo e Primitivo nella Spagna,
alla difficilissima operazione, con talento peli." si trova sottoscritto col titolo di pre-
earte per impedirne il discioglimento; «io- te di Clemente, e non fu conosciuto dal
s.
ine vegliò sul risarcimento degli abilissi- Rondinini nella storia di quella basilica.
mi e già lodati
musai cisti, che vi corri- URBINO (Urbinatm). Città con re-
sposero egregiamente; come fu stupenda- sidenza arcivescovile, celebre e antichis-
mente collocato per goderlo, con ogni sima, già metropoli del ducato d'Urbino
previdenza preservati ice. Anche l'egregio e principal sede de'suoi potenti conti edu-
Leoni riporta le varie opiuioui intorno Ora con
chi e della loro magnifica corte.
ulla rappresentazione del musaico, descri- Pesaro (/.) ècapoluogodella legazione o
vendolo parte a parte, che bello epregie- Provincie o delegazioni apostoliche d'Ur-
vole sarebbe il riprodurre, se lo spazio bino e Pesaro nella legazione delle Mar-
angusto di queste colonne me lo permet- che, governate da un prelato delegato a-
tessero. Solo dirò , che convenendo egli postolico; cioè Urbino lo è della provin-
figurarsi il corso del benefico Nilo nella cia e delegazione omonima o parte terre-
stagione delle grandi inondazioni, o l'al- stre o montana o superiore, che compren-
to e basso Egitto, (pianto alla parte che de l'antico ducato d' Urbino; Pesaro di
rappresenta il tempio e l'ampia tenda, quella del suo nome e della parte inferio-
vero scoglio degl'interpreti, inclina a rite- re e marittima, come vicina al mare A-
nere più ragionevole la spiegazione di driatico. In Urbino mg/ delegato vi ri-
Barlhelemy, cioè che il musaico ornava il siede col segretario generale B( I Mniattra
pavimento deiSerapeo diPalestrina (tem- da maggio a tutto ottobre inclusive, nel
pio di Sciapi il gran dio degli egizi) , e 1' altro dimorando 111 Pcsuro. Ciascuna
7 4 u a b U lì D
delle due città capoluoghi, ha oltre il pro- Dipoi compresero Urbino, Gubbio,
vi si
prio archivio, 4 consultori del delegato, Cagli, Fossotnbrone •Monte Fellro(F.) >
ilquale ne sceglie uno a presiedere al go- ec, il quale nel registro di Cencio Came-
verno d'una delle delegazioni nella seme- rario del secolo XI è collocato in pro- 1
strale sua assenza; ha un presidente del vìncia. Marchine. Imperocché estinta l<i
tribunale di i. istanza, duegiudici, il pro- dominazione de'longobardi due Piceni i
ed avea anche la sua Piota per decidere cipato temporale de' Papi, e ne fecero una
in ultima istanza: i dottori e giudici della legazione formante parte integrante del
Rota d'Urbino vestivano 1' a-
collegiale medesimo. Il Repos«li,che nel 1773 pub-
bito la In re. La regione fece anticamente blicò la sua opera, nel t. 1, p. 3o,5 fi la
parte dell' Umbria(F.), chiamata Seno- descrizione dello slato d' Urbino, che nel
nia e Gallia Senonia da'galli conquista- Cimarelli si legge a p. 1 78, cioè delle città,
me: la sua parte marittima si disse Pen- tre mi gran numero di belli e spaziosi vil-
tacoli (F.) } la sua parte montana si disse laggi (il Cimarelli nel i643 stampato, e-
Provincia de' Castelli. La Penlapoli ma- numerò e nominò 7 città vescovili, 5oo
rittima e tei restie spesso cambiò limite e fra terre e castella murate, senza villaggi i
nome. La Penlapoli marittima o Piceno aperti che disse in gran numero). Le cit-
poli terrestre o rnontaua o mediterranea brone, Cagli, s. Leo, Penna Billi, Ur-
ebbe Ravenna a metropoli facendone , latila, s. Angelo in Fado, Pergola. Si
parte Pesaro, Fano, Sinigaglia (F.) ec. deve aggiungere la città vescovile di Fa-
-
U II B URB 7j
i quale peiò non fece porte ilei do- a scaricarsi a Sinigaglia, ed ivi similmen-
culo, bensì delia provincia il' Urbino dopo tecon un buon molo piantato sopra Tac-
che questa ritornò al iliretlo dominio pa- que salse costituisce quel porto; il Cliia-
paie, essendo prima per la s. Sede gover- scio, che comincia nelle vicinanze di Gub-
nata da no prelato governatore (incl)è fu bio, edopo lungo tragitto si unisce col fiu-
compresa nella Delegazione ( ^.) aposto- me Tevere appresso Torsciano, luogo del
lici di Pesaro, come poi dirò. L'Amiani territorio di Perugia. Le provineiechein
riporta la serie de'preLti governatori ili se contiene questo stato sono il .Monte
Fano, dopo clie la città dal dominio de' Feltro , la Massa Trabaria , il vicariato
Malatesla passò all'immediata soggezione di Monda via e la Vaccareceia. Le fortez-
della s. Sade, cioè dal 1 463 al i
744 ' n~ ze che difendevano questo slato in tem-
elusive, i successori potendosi leggere nel- po che lo reggevano i duchi, compresa
le Notizie di Roiìkì. Dalla parte di mez- quella d' Urbino, erano molte, assai ben
zodì è contornalo da'monti Apenniui, a presidiate e munite di tutto il bisognevole,
settentrione è bagnato dal mare Adria- onde più volte fecero fronte e tennero ad-
tico, ove ha due porti, quello di Pesaro dietro i nemici, i quali cogli assedi, i bloc-
comodo e vago, e quello di Sinigaglia ri- chi e gli assalti tentavano impadronirse-
nomatissimo per l'annua gran fiera. I fiu- ne ; ridotte a poche, si restrinsero a quel-
mi principali sono 7, cioè ia Marecchia, le di Pesaro, Sinigaglia, e s. Leo che at-
che comincia poco sopra Penna di Dilli, tesa la sua situazione poco me- si rese già
e va a finire nel porto di Rimini ; la Con- no che inespugnabile, importanza dimi-
ca, che ha il suo principio verso Afonie nuita dall'odierna arte militare. Passa poi
Coppiolo e Monte Cerignoue, e termina Reposati a fare la descrizione delle città,
in quella parte dell'Adriatico, ov'era po- terre e castella dello stato d'Urbino, la
sta l'antica Conca, città già sommersa quale terrò presente nella mia. Le comu-
dall'acque, e sorgeva tra Rimini e la Cat- nità delle 3 proviucie ciascuna avea il suo
tolica; Isauro o foglia^ che trae ori-
l' deputato, i quali formavano in ogni pro-
gine sopra Sestino nella Toscana, e scor- vincia il consiglio o parlamento , corri
rendo per lungo tratto di strada, sbocca hpoudenti agli odierni consigli provin-
vicino alle mura di Pesaro, e forma con da Gregorio XVI. I par-
ciali, ristabiliti
e Borgo Pace, bagna Mercalello, s. An- gni provincia avea il suo commissario
gelo in Vado, Urbania, giunge a Calmaz- giudice ordinario dell' appellazioni, dal-
za villaggio discosto 3 miglia dal Furio, le sentenze de' giudici podestà che avea-
ivi si fiume Canliano, passa vi-
unisce al no principali luoghi, da'quali dipende-
i
drialico vicino a Fano nel sito detto la Ma- bino o cardinali legati soprintendevano
i
76 U RB U R fi
iea un prelato vice-legato, che lo suppli- partecipazione e insegne. Fra gli ultimi
va in assenza o impotenza, ed in mancan- esempi ricorderò i seguenti. Benedetto
r
za d' ambedue di diritto sbrigavano gli XIV nel 1743 inviò al presidente mg.
r
«(lari i 3 uditori. Gli emolumenti del car- Laute l' ablegato mg. Relmonte ; e nel
dinale ascendevano a circa scudi 3ooo. 1753 a mg/Stoppani presidente,! ablega-
1
r r
fpese il palazzo apostolico di Pesaro, ove al presidente mg. Merlini, il nipote mg.
semestralmente facevano residenza le- il Merlini ablegato; e nel 1766 al presiden-
r
gato o il presidente; per l'altro d'Urbi- te mg. Colonna Brancinforte, per l'able-
r
l)ino, già ducale, eranvi assegni fatti da gato mg. Sersale gli rimise la berretta.
r
Clemente XI, con mobili e letti, per uso Clemente XI nel 773alpresidente m» 1
r
de'cardinali, prelati, loro famiglie, i 3 u- Acquaviva, pel nipote mg. Aequaviva.
1
ditori, l'avvocato fiscale, i segretari d'u- Dopo denominati il fanese mg. Marco-
1
dienza, il cancelliere generale; i quali tutti lini nel 17 78 e il modenese mg. Livizza-
in Pesaro godevano la sola abitazione. Il n i uel 1783, che furono gli ultimi nell'e-
cardinale era servilo dalla guardia sviz- sercizio del presidentato ad esser promos-
zera, composta d'un capitano, d'un ser- si aila porpora, si trovarouo in Roma nel
gente e di 25 soldati, facente parte della giorno di loro esaltazione, ed ivi Pio VI
guardia del palazzo apostolico, ed aveano impose loro la berretta cardinalizia. Do-
mensili scudi 96. Reposati parla anche po la 1. 'invasione francese esuccessiva re-
degli onorari degli uditori d'annui scudi pubblica del 1
798, questo slato fece parte
4oo, e degli altri nominati ufììziali. Nel della Romana col nome di dipartimento
\ol. LIl, |). 199, ricordai un libro pubbli- delMetaui'OjtrannePesaro e s.Leo incorpo-
cato dall'Olivieri in Na'poìi nel 1771, sul rati alla repubblica Cisalpina. Indi ripri-
titolo di Provìncia Metaurense dato al- stinalo nel 1 800 il governo pontificio, Pio
la Legazione delta volgarmente d' Urbi' VII colla disposizione pubblicata dal Dia-
no. Con esso pretese togliere il primato a rio di Roma de 5 luglio, divise lo slato
Urbino, e di considerarla non più capitale restituitogli in 7 delega/ioni apostoliche,
dell'altre 7 città che da lei dipendono. Di- una delle quali dichiarò 1' antico ducato
ce il Lazzari, Antichità .picene, t.
9, p. e legazione d'Urbino con tutte le sue d'i-
sidenza d'un vice- prefetto, con proprio 7, p. 545: Intorno ad un viaggio scienti-
tribunale di i .'istanza. A'c) giugno i8i5 fico a' ' Manicomi i delle principali nazio-
il congresso di Vienna ordinò la restilu- ni d'Europa, rapporto di Giuseppe Gi-
zionede'dominii pontificii a Pio VII, que- rolami medico direttore dell'ospizio di
sti tornò a dichiarare la provincia dele- s. Benedetto in Pesaro. Nel marzo 1842
le pruvincie dello stato papale, e dichia- sione dell' Estimo Rustico delle due pro-
rò che destinandosi al governo di alcuna vincie d' Urbino e Pesaro. Quantoal rife-
delle delegazioni apostoliche di 1. 'classe rito stato della legazione d'Urbino e Pe-
un cardinale, la delegazione assumeva il saro, esso durò fino alla ribellione* comin-
titolo di legazione, il che facendo con Ur- ciata in Roma da'faziosi demagoghi nel
bino e Pesaro, e come descrissi nel pre- novembre 1848, e promulgata la repub-
detto articolo, la provincia tornò ad es- blica Romana a '9 febbraio 1849, "e fece
sere legazione apostolica. Le disposizio- parte anche la provincia, finche nel de-
ni riguardanti la sistemazione della pro- clinar di maggio per l'occupazione degli
vincia e legazione d'Urbino e Pesaro, e- austriaci cessò quella deplorabile anar-
manale con notificazione de* 4 agosto chia. Restaurato il pontificio governo del
i832 dal cardinal Bernetli segretario di Papa Pio IX, dissi in quell'articolo, che a'
Stato, si leggono nel t. 6, p. 4^8, della 22 novembre i85o, in conseguenza della
Raccolta delle' leggi e disposizioni di nuova divisione territoriale, la delega-
pubblica amministrazione. Tra V altre zione d'Urbinoe Pesaro fu dichiarata far
cose si dispose, che tanto l'università de- parte della legazione delle Marche; di-
gli studi esistente in Urbino, quanto l'o- cendo ancora ivi e nel voi. LV, p. 25o,
spedale de' mentecatti esistente in Pesa- della contemporanea legge pubblicala
ro''sono dichiarati stabilimenti dell'inte- sui comuni dellostalo papale. A'ig mag-
ra provincia, e come tali ambedue do- gio 1857, come si legge nel n.° 1 16 del
vranno avere un sussidilo annuo a cari- G ionia le di Roma, dal conte Degenfekl
co della medesima. L qui merita che io Sconburg tenente maresciallo e coman-
faccia onorevole ricordo, come l'egregio dantein Ancona l'8."coi pò d'armata im-
consiglio della provinci» d'Urbino e Pe- peria le a ustriaco,d'in tei ligenza colle auto-
saro per proposta della commissione del- rità pontifìcie si dichiarò: Che la presente
l'ospizio di s. Benedetto, ossia il manico- condizione de'dominii papali essendo tale
r
mio di Pesaro dal eh. d. Girolami go- da potersi dar termine alle disposi/ioni
vernato, a questi die l'incarico di visitare contenute nelle notificazioni emanate in
i manicomi! delle principali nazioni d'Eu- Bologna a' r 5 giugno 1849 e m Ancona >l
ropa, affi oe di trasportarne pregi nel ri- i dì 8 dello stesso mese e anno, non che in
covero Pesarese. Visitò egli I* Italia, la altre successive, lo stato di attedio esteso
Francia, l'Inghilterra e l'Alemagria con a'iuoghi in cui fu ripristinalo il governo
grande diligenza , e reduce dal viaggio pontificio daIKoi mi austriache e limitato
78 U R B URB
poi coll'accordo de'2 o settembre 1 85(5 (in bio, di Urbania, nel quale ultimo artico-
conseguenza del quale 0*26, 27 e 28 del lo ragionai anche dell' eugubine. Van-
seguente ottobre le truppe pontifìcie si taggiosa è la pesca marittima e la sala-
collocarono in guarnigione nelle varie cit- gione d'alcuni pesci ; grande la dovizia
tà di Romagna, dalle quali simultanea- degli erbaggi e de' frutti ; squisiti e ge-
mente si ritirarono le truppe imperiali, nerosi sono i vini ;
grande la ricchezza
laonde queste non restarono a occupare del legname; copiosissima la raccolta del
cbelc città di Bologna ed Ancona, secon- frumento. La feracità del terreno e l'ab-
do il riferito dal n.° 256 del Giornale di bondanza delle biade, la celebrò pure il
del divino Alighieri, Tanto che , i tuoni meridionale del monte di Fossato, e pev
assai suonanpih bassi, e celebre per l'ab- Cagli e Fossombrone giunge a Fano, ove
bazia di s. Croce in Fonte Avellana. 11 all'altra si unisce dalle Marche per a Bo-
monte Acuto, il Nerone,*! Cucco, la Car- logna. Nel ducato d'Urbino si compren-
pegna, il Furio sovrastano alla serie di mi- devano le contee di Monte Feltro e di
nori vette, delle quali però è maestoso il Gubbio, la Massa Trabaria, la signoria
complessivo aspetto. Le interposte pianu- di Pesaro, la prefettura di Sinigaglia e il
no in tempo de'Fel treschi, continuò ne' del distretto 58,278. Gli abitanti di Pe-
Rovereschi , e tranne alcuna rara circo- saro sonoi9,432, e con que'del distretto
stanza,durò finche non si estinse il lignag- 3 8,57 2. Gli abitanti di Fa no sono ic),474>
gio de'Rovere, non meno de'Feltri sem- e con que'del distretto 33,72 1. Gli abi-
pre protettori del paese libero di s. Ma- tanti di Sinigaglià sono 23,288, e con
nno; e ciò mediante pure trattati, essen- que'del distretto 4v>7°- Dipoi descrive-
do tali duchi primi consiglieri della re- rò i luoghi componenti la provincia, le cui
pubblica , anzi vi esercitarono discreta- notizie politiche nella più parte riferirò
mente qualche giurisdizione. Prima che ragiona ndode'signorid'UrbinoFel treschi
ti estinguesse la dinastia lloveresca, l'ot- e Rovereschi, per unità d'argomento; e mi
a
timo Francesco M. II procurò nel i6o3 gioverò, quanto alea distribuzione di essi
che Clemente Vili con allo solenne rin- luoghi per distretti e delle diocesi cuiap-
novasse la protezione diretta della s. Se- partengono,delnoniinato/?fy*3rto7em7o-
de mjì sanmarinesi e la loro repubblica, ri ale deli 833, pubblicato nel 18 36 nel t.
il che confermò Urbano Vili quando lo 6,p. 1 43 della Raccolta delle leggij e del-
sialo d'Urbino si devolse al dominio pa- la delta Statistica del 853;quanto a'cen-
1
XVI, stipendiando due cappellani amovi- rigine, Crescia 1 643 Rinaldo Reposali,
bili per l'amministrazione de'sagramenti Della zecca di Gubbio e delle gesta de'
e la cura dell'anime. Il Riparto Territo- conti e duchi d'Urbino, Bologna 1772.
riale pubblicato dal governo nel 836, i Giuseppe Colucci, Antichità picene, e del-
nella provincia d' Urbino e Pesaro enu- l' oneri che contengono, le quali nomine-
merò 5 governi distrettuali, cioè d'Urbi- rò nel giovarmene. Pietro AI.* Amiani,
no, di Gubbio, di Pesaro, di Fano, di Si- Memorie i storiche della città di Fano ,
blici, a p.i i 2, i io, 296, e nelle succes- riprendere l'abito di sua veneranda com-
sive tavole, si tiene proposito di quella pagnia, (piale bibliotecario della lìibliolc-
d'Urbino e Pesaro, si enumerano 204 co- ca . ///><7///,pubblicù diverse CON inadite e-
muni 257,751, de'
e appodiati, abitanti sistenti nella medesima, tulle pretioted tut-
quali maschi 132,969, femmine 124,782. te interessanti, il perchè ine ne giovai al-
Gli abitanti d'Urbino ascendono 3,5i^, 1 l'opportunità in diversi articoli, ed aitici-
8o UR B UR B
tanto intendo fare in questo,nd onore del- ifff.fi, 3^8, fra' quali Gio. Maria Cre-
p.
sci m beni, Fila di mg. Gio. Maria Lan-
1
dire le provincie del medesimo, cioè Mon- intatta per tanti secoli la repubblica di
te Feltro, Massa Trabaria, il Vicaria*
la s. Marino; ora ponendogli sotto gli occhi,
todi Mondavio, e la Vaccareccia (indica- e quasi disegnando i magnifici palagi di
ta ma non dichiarala da tteposati); po- Carpegna e di Scavolino, e quindi le ine-
scia coll'unione di Fané e' suo contado a spugnabili rocche di Sasso Simone e di
Pesaro si formò una delegazione, altra es- San Leo, gli farà scorgere la sua non ordi-
sendo quella d'Urbino, ma unite, in se- naria perizia sì nella civile, si nella milita-
guito le stesse sempre unite con titolo
e re architettura... Egli dunque, nel salire
di legazione, ed ora nuovamente di dele- le vette di que' colli beali, esclamerà so-
gazione, facente parte della legazione del- praffatto da viva gioia: Che aria e que-
le Marche, comegià dissi più sopra. In una sta tanto pura e sottile! che terra tan-
parola fondere in un articolo un com- to fertile fra sassi, e tanto ben coltiva-*
plesso di provincie. Tornando al dotloCic- tal E poco appresso: Basterebbe miete-
coni, egli pubblicò in Roma nel i84-i: Let- re tre palmi di questo
terreno, per far-
x
tere inedite clini g. Giammaria Lanci- ne poi colf erbe polverizzate una teria-
si archiatro pontificio, nelle quali de- ca. Gli uomini poi ci vivono lungamen-
scrive un suo viaggio da Urbino a Moti' te, con uno spirito pronto e sopraffino*
rino tratte
, da un manoscritto della Bi- li di Mónte Boaggine potran fornirvi di ot-
blioteca Albani. Le dedicò all' Illm.° e time carni e di eccellente buliro; e le col-
r
Rm.° mg. Antonio Antonucci vescovo di line di Mondavano apprestarvi un vino
Monte Feltro (ora vescovo d' Ancona ed sì raro, ch'era una volta riserbato a co-
Umana), dichiarando nella dedicatoria, ronar le tazze de'duchi d'Urbino. Ma ciò
che non vi è cosa , che più si brami da che dovrà più riuscirvi gradito, è il sape-
un nuovo vescovo destinato ad una chie- re, che fra que'monti non si annidano i
sa, quanto l'aver contezza de'luoglii e de' vizi delle grandi città. Quegli operosi con-
popoli eh' egli dee governare. Volendo tadini sono poveri, è vero , ma contenti
festeggiarne 1' esaltamento suo con pub- di ciò che ritraggono da un indefesso la-
blico segno e la sua riverenza, trovò op- voro, non si mettono ignominiosamenle
portunissimo l'offerta dell'erudite lette- a far gli accattoni, né pretenderanno da
re inedite del Lancisi (di Borgo s. Sepol- voi, che gli abbiate a pascere oziosi. Ove
cro, e di cui scrissero molti la vita e gli elo- abbondano gl'infingardi e gli scioperati,
gi, registrati da Cancellieri, óìorm de'pos- la più ricca mensa u" un vescovo è seni-
U R B URB 8 r
gravi incomodi nel corpo, non ancora era sì la prefazione; invitando il lettore ad
soggiaciuto alle diverse malattie, che Tar- esser più cortese nel concedere, che rigi-
chiato) con vigilante perizia curò in mo- do nell'osservare l'involontarie negligen-
do, che nondimeno potè giungere a cir- ze. Essendo le discorse Lettere in rino-
ca 72 anni, con più di 20 anni di glorio- manza, reputai conveniente premettere
so e spinoso pontificato, ch'ebbe tramon- un cenno di ragguaglio, dovendone a'pro-
to placido a' 19 marzo 72 1 1 ; anzi ad Ur- pri luoghi usai ne. E poiché ho parlato di
bino vi si era precedentemente recato nel viaggi, di questi interessa il ricordare, che
1703 pure col nipote Annibale, che nel- la provincia fu onorata molte volte dalla
la patria Urbino volle prendere la laurea veneranda presenza de'sommi Pontefici,
degli studi fatti nel seminario romano ed in tempi meno lontani da Giulioll, Cle-
sotto i gesuiti, come si ha dalle lettere ine- mente VII, Paolo III, Clemente Vili, Pio
dite esistenti neWaBibliotecaLancisiana, VI, Pio VII , e di recente dal regnante
fondata dallo stesso Lancisi, di cui ri- augusto comprovinciale Papa Pio IX di
parlai in più luoghi, e nelfa quale tra le Sinigaglia nel suo trionfale viaggio a Bo-
sue lettere inedite vi sono eziandio quel- logna, di che col Giornale di Roma va-
le del viaggio del r 705, ch'è l'argomen- do a dire alquante parole, cioè co'n. 1 1 8
to delle stampale), visitò i colli del Mon- al 1 15 inclusive, massime per quanto ri-
dicendo cose morali e sentenziose. E co- gl'impiegati e gli operai, tutti confortati
sì distese le 4 lettere pubblicate dal Cic- da benigne parole (lei Santo Padre, inco-
coni, ed alcun* altre, che tutte diresse a raggiandoli a progredire sollecitamente.
r
mg. Curzio Origo segretario de'raemo- A'26 maggio 8 5t, reduce d'Ancona
1 nl.i
rialidel Papa e poi cardinale. In sostanza Jesi, giunse alla sua patria Sinigaglia (il
Lancisi scrisse una specie di diario del cui magistrato con notilìca/ione riporta-
viaggio, per darne notizi;» al Pape, col ta a p.482, nelTannonziurc ai g l'immi-
mezzo di detto prelato, comechè amore- nente arrivo del sommo Gerarca e ado-
vole di sua cospicua patria, de* /suoi com- rato monarca, del generosissimo beni lit-
provinciali e delle Feretrane pitti. Ili- tore e glorioso concittadino. <• perciò gior-
tornato poi a Roma egli stesso le raccol- no il più bello e il più lieto di loro vita; ri-
VOL. LXXXVI.
8?. URB u a b
cordò che con larghe concessioni richia- nificenza e patria benevolenza, esaminai fi"
mava a novella esistenza la già scaduta do tutto quanto il locale; indi assistette a
celebre fiera, e tulle quante le munificen- diversi esperimenti fisici (a p. 557 del
2e elargite a Sùiìgagìia, che celebrai in Giornale di Roma si legge la descrizio-
quell'articolo,aggiungendo la partecipa- ne della macchina eleltrica di nuova co-
zione che magnanimità di Pio IX a sue
la struzione e con migliori risultati dell'an-
private spese avea ordinato un ampio a- tiche, donata ora dal Papa al collegio me-
silo pe'poveri invalidi o cronici d'ambo i desimo) e gradì una composizione letta da
sessi e per le fanciulle derelitte, con a la- un collegiale, e infine ammise benigna-
to altro edifizio per uso di lavorio,onde mente al bacio del piede i gesuiti, i colle-
abbiano pane molle famiglie mancanti giali e quanti ivi erano presenti, a tutti
didi archi di trionfo, e mille altri segni di colto sulla piazza del Governo, il Papa si
dizione Eucaristica, passò al contiguo e- Maria della Pace fuori di portaFano. Rien-
piscopio, donde da una loggia nobilmen- tra lo in citta e restituitosi alla propria a-
te ornata benedisse il popolo festeggiatile bitazione a mezzo gli evviva e il general
che gremiva la piazza e le strade. Ammi- entusiasmo, deguossi ricevere in udienza
se quindi in udienza i vescovi predetti, il varie deputazioni accorse anche da'pae-
clero, le autorità e la magistratura comu- si circostanti, e non poche persone della
nale. Recatosi alla propria abitazione, fu città. Sinigaglia fu veduta nella più gran
ricevuto da'suoi più cari congiunti , con festa; tutte le vie percorse dal Papa colla
reciproca consolazione e commozione. Al- maggior eleganza e interamente parate e
la sera una vaga, ricca e generale illumi- abbellite di grandi festoni, di drappi ros-
nazione si ammirò in tutta la giubilante si e bianchi sostenuti da spesse colonne de-
città. La mattina de'27 si recò nel duo- corate di sovrapposti vasi. Innanzi alla
mo a celebrare la messa, nella quale co- piazza, ove deve far prospetto la nuova
municò il magistrato municipale, i semi- fabbrica destinata al suddetto ricovero
naristi e molte altre persone. Passò dipoi de'poveri, una colonna sormontata dalla
al collegio de'gesuili eretto dalla sua mu- statua del Pontefice Pio IX; il prospetto
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della stessa fabbrica innalzato in tela del piede non solo le religiose del luogo,
nelle naturali sue proporzioni; sull'arena ma quelle ancora d'altri monasteri. E in-
improvvisato un giardino con ricco padi- fine recossi al palazzo comunale, e là nel-
glione nel mezzo; lungo portici e il por- i la gran sala riccamente parata ricevè al
to canale altri abbellimenti. Tultoanuun- bacio del piede le signore della città e
ciava l'impegno e entusiasmo della cit-
l* molle altre distinte persone. Restituitosi
tà nell'onorare e rendere omaggio al Pon- il Papa alla sua residenza fra indescrivi-
tefice sovrano, a cui ha avuto la gloria di bili acclamazioni dell'immensa popolazio-
dalena, per suffragar l'anime de'suoi ge- gaglia : questa stazione fa il servizio re-
nitori; ivi comunicò tutti gl'individui di golare di giorno); non che la costruzione
sua nobile famiglia, e gli orfanelli* Indi in del nuovo uffizio sanitario, secondo il pro-
carrozza si condusse al porlo canale di Si- getto umiliato dalla magistratura e ri-
Rigaglia, ove il ceto de' mercanti avea messo al ministero dell'interno, che già
improvvisato sull'arena il suddetto giar- avea dato corso a quest'affare per la rela-
dino con gran padiglione. Degnossi non tiva aulorizzazione.Notai nel voi. LXX V,
solo gradire quel gentile peusierOj ma an- p. 1 47 ei5r, che il Papa avea mandato
che d'accettare de' rinfreschi e di tratte- a Sinigaglia la macchina effossoria, qua!
nersi co'comuiercianti d'affari,aggiungen- dono alla provincia d'Urbino ePesaro, per
do nuovi stimoli a sempre più estendere lo spurgo del fondo de'fiumi e de' porli.
l'industria e il commercio del paesejmen- Indi il Papa nella sera uscì nuovamente
tre da'eoncerti della città si eseguivano in carrozza, percorrendo le varie contra-
vari pezzi di musica. Lungo il canale gli de, ove splendeva una sorprendente illu-
equipaggi de'molli legni pavesati a festa, minazione fatta a disegno. Il Corso, il por-
fecero Mugli alberi svariali giuochi. Il Pa- to e la via che mette al duomo non pre-
pa si compiacque di montare sul grosso sentavano che una vivissima luce, tanta
brigantino il Brenno, fabbricato in Sini- era la copia de'lumi in bell'ordine espo-
gaglia, ed esaminatolo in ogni sua parte, sti. Dall'episcopio poi assistette, in mezzo
incoraggiò con benigne parole il costrut- al più vivo entusiasmo e acclamazio- alle
tore. Poscia annuendo alle preghiere del ni, ad un brillante fuoco d'artificio pre-
magistrato comunale e delle persone ad- parato sulla piazza del duomo, e all'in-
dette alla marina, trasferitosi sul molo, si nalzamento di 12 globi areoslatici di di-
degnò d' accordare il restauro del porlo versi colori. Nella sua residenza si benignò
sulla base della relazione e del pai ere che ricevere anche gli antichi suoi coloni, i
slacco da' suoi amati parenti. Durante il quale vi avea eretto un bell'arco trionfi-
suo patrio soggiorno, oltre il dono alla le. Degnò in ambo i luoghi soffermarsi,
cattedrale d'un busto d'argento con mi- per appagare desiderii di quelle accorse
i
stagnola della marina pontificia. Si com- molta o"entech'erasi colà riunita. Circa le
piacque pure di decorare colla gran cro- j 1 antimeridiane giunse a Fano, accolto
ce del suo ordine Piano (al riferito in tale nel modo il più brillante e colla mag-
articolo aggiungerò, che il Papa con de- gior divozione dal popolo, ch'era stipalo
creto degli ii novembre i856 stabilì dovunque: le vie «iella città erano addob-
a
nell'ordine 3 gradi, cioè di 1 . classe de' bate e decorate anche di quadri di varia
grandi croci, come nella disposizione e- specie. Sceso di carrozza al duomo para-
inanata in Gaeta ; di Su" classe ossia de' to e illuminato, vi fu ricevuto all'ingresso
a r
commendatori ; e di 3. classe de'cavalieri da mg. Filippo Vespasiani vescovo dio-
delle piccole croci equestri) il proprio fra- cesano(di cui nel voi. LX.XXI,p. 38), u-
tello conte Giuseppe Mastai gonfaloniere nitameule al clero ed al vescovo di Fos-
della città, e colla croce di commendatore sombrone dal delegato della provincia
,
r
dello slesso ordine gli altri due fratelli mg. Badiae dalla magislratura. Dopo di
conte Gabriele e conte Gaetano, non che avervi ricevuto la benedizione col ss. Sa-
il nipote conte Luigi; come ancora nomi- gramento, salì all' episcopio, donde poi
nò cameriere segreto soprannumerario uscì a piedi fra un'immensa moltitudine
di spada e cappa il conte palatino Arsili. plaudente, e si condusse in piazza, ov'era
Arrivato il Papa alle Torrette v'incontrò stato preparato un magnifico padiglione
la magistratura di Scapezzano, che vi a- con trono,edi là benedisse l'accalcata mol-
vea fatto disporre festoni di verdura a se- titudine. Passò quindi al monastero di s.
gno di giubilo; ed a Ma rotta (il gran fat- Arcangelo, ove ammise al bacio del piede
to d'armi tra Asdrubale capitano carta- quelle religiose e molte altre riunitevi da'
ginese, ed iromani Salinatoree
consoli vari monasteri della città, dirigendo loro
Claudio, che riportarono vittoria, mol- un discorso, che commosse al pianto chi
tissimi scrittori dicono che successe tra ebbe la sorte d'udirlo. Ritornato all'epi-
il Metauro e il Cesano, o tra il Metauro scopio ricevè in udienza i suddetti prela-
e l'antica Sena metropoli della Gallia Se- ti, e al bacio del piede il clero, la magi-
nonia. lUuogo poi fu detto Mavortius A- stratura civica, e molte altre distinte per-
ger, nel piano d' Assiano, chiamato poi sone e deputazioni accorse anche da'lno-
Malarotta,pev la patita da' cartaginesi, ghi vicini, porgendo benigno ascolto a va-
che ora con termine corrotto si dice Ma- rie lorodomandeeadottando taluni prov-
rotta. Ma la derivazione del vocabolo non vedimenti. Verso le 6 pomeridiane del-
da tal battaglia i critici la fanno deriva- lo stesso 29 maggio il Papa partì da Fa-
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iti), dopo aver conferita la croce equestri pa recossi a piedi al monastero della Pu-
ili s. Gregorio al gonfaloniere conte Fi- rificazione, ove ammise alla sua presenza
lippo Bracci, e con un'ora di viaggio ar- e consolò colla sua benedizione tutte le
lusive, fra le (piali una rappresentatile lo la poca forza militare, che faceva ala al
stesso som ino Fon teli ce, iscrizioni e altri suo passaggio ,
perchè la popolazione
contrassegni d' esultanza. Smontato al quantunque all'oliala, come in altri luo-
duomo vi fu ricevuto dal pesarese cardi- ghi, tenevasi a rispettosa distanza e di-
nal Ciacchi, il quale non ostante gì' inco- votamente in ginocchio. Nel ritorno nuo-
modi di sua salute, da cui è travagliato, vamenle traversò il Corso a piedi, segui-
re-cossi espressa mente dalla sua vicina to solo dalle pochissime guardie nobili,
campagna a Pesaro per poi gergli i suoi o- che seco avea. Rientrato allasua residen-
massi.
vo Ed ehhero mire i
l'onore di rice- za continuò a ricevere e ad ammettere
verlo l'arcivescovo d'Urbino* ed i vescovi all'udienza diverse altre deputazioni, e di-
di Cesena, ri'Urbaniae s. Angelo in Vado, stinte persone anche eslere,non che pub- i
e (li Moni e Feltro, non che il vescovo dioce- blici funzionari che benedisse e consolò co'
sano mg. 'ClementeFares e mg." Badia de- soliti suoi modi amorevoli. Nella sera fu
legato della provincia co'suoi consultori, superba ed elegantissima l'illuminazione
la magistratura e varie autorità del luo- di tutta la città; magnifica soprattutto
go, 'trovandosi nel tempio esposto d ss. quella della facciata nuova di s. Domeni-
JSagramenlo, vi ricevette la benedizione; co,che guarda alla piazza grande.E quan-
indi passò al grandioso palazzo apostoli- do il Papa si affacciò alla gran loggia per
co magnificamente preparalo, e subitoac- veder la moltitudine,che stava stipata sul-
cordò l'udienza a'nonunali prelati, al cle- la piazza e sulle vie adiacenti, essa prorup-
ro, al magistrato, a varie deputazioni, co- pe in grandi acclamazioni. L'arcidueaMas-
me pure a distinte persone della città. similiano d'Austria governatore generale
mattina de'3o maggio, il Papa do-
JNella del regno lombardo-veneto, e nel nome
po aver celebrata e poi ascoltata la mes- dell'imperatore d'Austria suo fratello, se-
sa, si condusse all'episcopio, ove il capi- condando i di lui impulsi e i moti sponta-
tolo , il clero e molti signori furono am- nei dell'animo suo,parlì daMdano per Pe-
messi al bacio del piede. Passò quindi al saro onde ossequiare il comune padre de'
monastero di s. Ilaria Maddalena , ove fedeli, mentre visitava i popoli delle sue
consolò colla sua presenza quelle religio- proviucie e si avvicinava a' confini lom-
se , due altri luoghi
e alla visita di pii. bardo-veneti; ed insieme ricevere le sue
Nelle ore pomeridiane benignamente ac- benedizioni prima di trasferirsi a Brussel-
colse in particolare udienza la deputazio- les a sposare la principessa Carlotta figlia
ne della repubblica di s. Marino, e mol- uno de'
del re del Belgio, inaugurando così
tissime delia provincia. Altre di queste de- più solennimomenti di sua vita. Ciunse a
putazioni avi-ano domandato tale onore Pesaro dopo le orei i della sera di detto
per ringraziare il Papa delle beneficenze giorno, accompagnato dal conte Ferjf Zi
elargite, fra cui quella d'Urbania, la qua- chy suo maggiordomo. Fu incontrato e
le ottenne una somma cospicua occorreu» ricevuto eoi suo seguito nel palazzo apo-
te all'acquisto d'alcune case necessarie per stolico da mg.' Borromeo maggiordomo,
l'ampliamone del suo spedale. ludi il Pa« da mg.' Pacca ma estro di camera }
\\\\
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principe Massimo soprintendente gene* sitare la chiesa di Francesco, e dopo
s.
r
raledelle poste pontificie, da mg. Badia; avere orato dinanzi l'altare in cui riposa
r
e venne poi complimentalo ancheda mg. il corpo della b. Michelina pesarese, rice-
Berardi sostituto della segreteria di sta- vè al bacio del piede quella religiosa co-
to. Prese alloggio in un appartamento munità, consolandola colla sua benedizio-
dello stesso palazzo, e nella mattina se- ne. Ritornalo al palazzo apostolico, dopo
guente il Papa
compiacque ricevere
si essersi occupato d'affari religiosi e comu-
l'arciduca Massimiliano immediatamen- n'itati vi, passòal salone che guarda la piaz-
ca trattenuto a lungo e nel modo più in- ringraziamento a'eantauti e gli accolse al
timo col Papa, questi gli consegnò l'in- bacio del piede. Tornato nel suo apparta-
segne della gran croce dell' ordine Pia- mento ricevè a particolare udienza di-
no, e onorò il conte Zicby della gran cro- versi signori e signore della città e altri
ce dell'ordine di s. Gregorio Magno. Ri- luoghi. Nella mattina del i.°giugnoil Pa-
correndo in tal giorno la solennità della pa verso le ore o i si condusse al porto pe-
Pentecoste, il Papa tenne cappella nella sarese, per benedirvi i lavori che presto
cattedrale, per assistere alla quale, oltre il andavano a intraprendersi per sua sovra-
cardinalCia,cclii,si recarono appositamen- na munificenza, e mediante un ponte di
te in Pesaro gli encomiati cardinali De legno gettato espressamente sul fiume
Angelis, Lucciardi e Brunelli. tempio Il Foglia recarsi al luogo ove dovea esser
per sì fausta circostanza venne addobba- gettata la i." pielra della nuova concessa
to a disegno il più elegante e con gran costruzione. Per tale ceremonia tutto era
maguifitenza. In particolare tribuna vi stalo disposto con gran decoro mediante
assistette anche l'arciduca Massimiliano, lesollecitudini di mg. 'delegato della pro-
in uno al conte e contessa Mastai, ed al vincia e della magistratura della città, on-
conte Luigi. Alla cattedrale il Papa do- de nulla mancasse di pompa alla solen-
nò un calice d'argento dorato, ornato con nità. Il Santo Padre compì la benedizio-
gemme e bassorilievi. Poscia il Papa ten- ne del luogo e della i." pietra tra l'esul-
ue a mensa l'arciduca Massimiliano co'4 tanza e l'acclamazioni della moltitudine,
prefati cardinali, indiilprincipealle4po- indi fece il formale suo gettito. Intanto
meridiane partì per Bologna, altamente lungo il porto e il canale, i marinari a pub-
soddisfatto della speciale e amorevole ac- blica dimostrazione d' allegrezza festosi
coglienza ricevuta dal Papa, e delle parti- salirono sugli alberi e sulle corde de'legni
colari attenzioni che la corte pontificia re- pavesali. Dopo di che il Papa passò all'o-
cossi a dovere di mostrare all'augusta di spizio de' pazzi, ov' ebbe l' onore di rice-
lui persona. Iuoltre l'imperiale governo verlo il sullodato prof. Cuoiami e la de-
austriaco incaricò il cav. Riccardo di Aus- putazione direttrice. Ivi si compiacque vi-
sez suo console gerente il cousolato ge- sitare nelle varie sue parti quel rispelta-
nerale in Ancona, di recarsi espressamen- bile stabilimento, il quale più che un ri-
te aPesaro per umiliare a Sua Santità i covero d'alienati presenta l'aspetto d'uria
ringraziamenti per la beuignitàe riguar- i casa di lavoro,avendo ogni infelice ivi rac-
di mostrati alla guarnigione austriaca colto una tranquilla occupazione cioè ,
d'Ancona. Dopo le ore6 pomeridiane del- quella a cui si mostra maggiormente di-
lo stesso giorno, il Papa si condusse a vi- sposto.E dopo d'aver ri volto parole distia.
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sovrana soddisfazione e di speciale enco- ragiono, che io dia un cenno di quanto
mio a tutti quelli che presiedono e assi- va a farsi al porto canale di Pesaro. Ri-
stono il benemerito istituto, sì commen- ferirono il Giornale di Roma de'24 feb-
devole per la proprietà e pel modo con braio 18^7, e la Civiltà Cattolica, serie
a
cui dementi sono trattati ritornò alla
i ,
3. , t. 6, p. 1 08. Che nell'agosto esettem-
persone della città e della provincia. Di devastarono il porto canale già molto di-
più il Papa conferì la decorazione di ca- fettoso di Pesaro, sì che questa ci Ita rima-
valiere dell'ordine di Gregorio Magno
s. se quasi del tutto priva d'uu aiuto sì ne-
al gonfaloniere di Pesaro Giovanni Maz- cessario al suo commercio. Laonde il Pa-
zetti , e quella di s. Silvestio Papa agli pa, oltre aver dati alla città sussidii par-
unzioni municipali Paolo Giorgi e Raffae- ticolari, ordinò tosto che si provvedesse al
le Billy; concesse pure quella di s. Grego- disastro e si facessero gli studi necessari
rio Magno a'consiglieri provinciali d'Ur- ad un nuovo porto. Ed esseudo stati ri-
bino e Pesaro conte Autouio Giacomini, come non adatti, parecchi disegni
fiutati,
na colonna rostrata, che ricordi a'poste- quale prontamente presentò un suo dise-
j i il beneficio concesso a'pesaresi col mi^- gno di nuova e vantaggiosa sistemazione
glioramento del porto. A'2 giugno e do- del Porto Canale, che sommamente piac-
po 7 giorni di permanenza nella provin- que così al municipio come alla pesarese
cia d' Urbino e Pesaro da questa città , camera di commercio, e fu trovato ido-
partì il Papa Pio IX ad ore 4 pomeridia- neo compiutamente a tanto bisogno; co-
ne, e alle 5 i/a entrò nel territorio delle me quello che restituirà a Pesaro un porto
Romague per recarsi a Rimini, ricevendo canale veramente utile al commercio e
lungo la via dimostrazioni di giubilo e se- a'bisogni delle di verse navigazioni che av-
gni di divozione, dappertutto festoni e ar« vengono in quell'acque dell'Adriatico, e
chi di trionfo, preparati dalle popolazioni di facile scarico all' acque del fiume Fo-
di Selicata, di Cattolica e di Riccione, che glia, che negli ultimi tempi avea ripetu-
unite a quelle di tolte le circostanti cam- tamente allagato la citlà. Inviato perciò
r
pagne chiedevano riverenti la benedizio- al ministro de' lavori pubblici mg. Mi-
r
ne e prorompevano in acclamazioni ap- lesi col mezzo di mg. Badia delegato a-
pena ricevuta. Alla Cattolica (della qua- postolico della provincia, fu esso sottopo-
le riportai nel voi. LV1I, p. 294, edaltre sto immantinente al voto del consiglio
parole dirò nel paragrafo Gabicc) fu tan- d'arte, dal quale non tardò ad essere di-
ta la folla, che il Santo Padre per conso- chiarato corrispondente in tutto a'più sa-
larla scese di carrozza. Varie statue eran- vi e ricevuti principii della scienza, e per-
r
si regolarmente collocate nella via su pie- cip preferibile agli altri. Sicché ing. Ali-
gran padiglione con ricco trono, beuedisse fondi necessari al grande lavoro. La quul
la divota moltitudine, tra la più viva gioia. cosa esseudo riuscita parimente favore-
Imporla alla provincia nobilissima di cui volissima , il progetto venne umiliato al
&8 U R B URB
Papa, ch'erosi già degnalo mostrarsi fiu coll'argomenlo in discorso e per la sua in-
ila principio desideroso d'appagare voti i trinseca importanza, ed annunziando di
di Pesaro, con dare gli ordini opportuni, essersi già messo mano all'opera, termina
quando la città ne fece ossequiosa istanza col dire. » Speriamo che la felice riuscita
per la deputazione composta del marche- dell' impresa sia per coronare voti di i
vantaggi per lo sviluppo maggiore die an- memorande alluvioni, rovinato e distrut-
drà a prendere il suo commercio, dal qua- to il ponte sul torrente il mini- Arzilla,
Je ritrae la principale sua sussistenza, e stero de' lavori pubblicipremiò Donato
ne deriverà grande utile anche alla pro- Burroni con medaglia d'argento avente
vincia. Fu quindi pubblicato l'interessan- l'epigrafe Benemerenti, per la prontezza
te opuscolo: Sul Porto-Canale di Pesa' e intelligenza lodevole con cui intraprese
ro, all' Illustrissimo sig. Paolo Gior- e portò a termine l'urgentissima ricostru-
gi ff.
di gonfaloniere, Lettera del corti- zione del ponte. Nel 1. 1 34 del Giornale
mend.AlessandroCialdi,Roina 856. In 1 Arcadico di-Roma, annunzia p. 366, si
ejs*ovi sono pure le lettere di elogio, dello la Relazione storico-critica intorno al-
slesso Giorgi e di Luigi Severini vice-pre- l' aria della città e territorio di Pesa-
sidente della camera di commercio, arti e ro, ivi 1 854- Se ne loda autore il eh. mar-
manifatture cotnmend. Cial-
in Pesaro al chesePietro Pelrucci, per aver in tutto cor-
di, colie figure di due medaglie espressa- risposto alla pubblica espellanone, e qual
mente coniate con epigrafi Bencmeren- vero bel regalo fatto non solamente a Pe-
ii-Ob Meritatili onore del medesimo nel saro, ma sì alla provincia cui bagna il Me-
i 856, sì dal municipio e sì dalla camera lauro, anzi alle scienze fisiche, nelle qua-
di commercio di Pesaro; olire la tavola li è valente l'autore medesimo.
dellaPiantaldrografica del vecekio Por- , Distretto d'Urbino.
to Canale, di Pesaro, colla proposta del Gaifa, Primieilio, Sclueti. Appodiati
nuovo. Tutto fu riprodotto nel voi. 5, p. della città d'Urbino, nella sua arcidioce-
riti perciò delle scienze, delle lettere, del- monte, di s. Stefano. Schieti ha la sola
l'industria ec. La Civiltà Cattolica, ne' parrocchia di s. Gio. Battista.
citali serie 3/ e t. 6, p. 707, nel dare rag- auditore. Comune della diocesi di Ri-
guaglio dell'altro libro del Cialdi, Sul mo- mini, con territorio in monte e con fab-
toondoso del mare, pel quale dissi paro- bricati cinti da buone mura. Ha la par-
la d'ammirazione nel voi. LXXX1V, n. rocchia di s. Spirito. Questo castello pic-
1
d'Ui bino, con territorio in colle e piano, binelli, ebbe da lei un maschio a cui die
con fabbricati chiusi da mura, e con bor- il nome di Sante, e due femmine Jacopa
cene t t. 22, p. 289, si parla della chie- Bartolomeo, e due figlieMargherita e San-
sa di s. Maria Muraiola, già de' religiosi ta. Alcuni documenti provano aver Pe-
gesuati. Eli il Lazzari nella serie de' ve- ruzzolo avoto qualche fortuna, figuran-
scovi d'Urbino dice che col materiale del- do come acquirente neh 438 d'una casa
la chiesa di s. Salvatore di Talacchio, ad in piazza del Castello, e possidente d'alcu-
essa vicino, si edificarono la chiesa e con- ni altri beni stabili. Ma egli soffrì perdite
vento de'girolamini. L' Amiani riferisce gravi quando nel i 44^ Sigismondo Mala-
che nel 387 Giovanni Aguto capitano
1 testa, portando la guerra nel paese del con-
d'armi, nell'invadere il territoriodi Rimi- te Federico Feltrio d'Urbino, depredò e
ni, passò per Urbino e il castello di Col- devastò Colhordolo col ferro e col fuoco.
hordolo e Talacchio. Il Castellano lo chia- Peruzzolo dopo aver veduto distrutta o-
ma borgo distante due leghe da Urbino, gni sua sostanza, sebbene gli restò illesa
meritevole di ricordo per esservi dimo- la casa, prevedendo altre calamità, si de-
ratigli antenati del divino Ralfaello San- cise nel 14^0 d'abbandonare Colhordolo,
zio^ Peruzzolo suo avo vi possedeva una ed insieme alla moglie, a'fìgli e al nipote
casa che vendè nel 4^4» P er migliorar la ( Giovanni, passò in Urbino a stabilirsi, la
sua condizione passando nella vicina cit- <piale come capitale e residenza del prin-
tà d'Urbino, ove aprì un'officina salsa- cipe offriva più. sicurezza e maggior faci-
mentane. Nel t. 20 dell' Album di /?o- lità di guadagni. Prese a pigione per i3
ma,a 323 e seg., si riporta la tradu-
p. ducati l'anno una casa situata sul Merca-
zione di F, Kuhlen dal tedesco di D. Pas- to, appartenente alla confraternita di s.
savant sulla Famiglia Santi. Sì dice Col- Maria della Misericordia, ed esiste anco-
hordolo luogo natio di Giovanni Santi pa- ra. iNel i4^7 «oorì Peruzzolo, e 8 anni do-
dre di Ralfaello, cinto di fortificazioni ro- po lo segni nel sepolcro in età molto a-
vinate. Situato sulla vetta d'un monte, vanzata la sua vedova Gentilina, lascian-
porge di se graziosa veduta fra le codine do in lutto il figlio Sante, la nuora e ni- i
cano nell'Adriatico. Verso prima metà la unione d'un suo cugino, un fondo di Pie-
del secolo XV ivi abitava un certo Sante tro Antonio Poltroni, segretario e consi-
dal cui nome i suoi discendenti presero gliere del duca d'Urbino, per 240 duca-
quello di famiglia del Sante o Santi. Più ti. Oltre di ciò, a'3o aprile 1461 acqui-
tardi al tempo di Giorgio Vasari, secondo stò ancora altri beni stabili, ed un buon
l'oso della lingua e del costume , si tra- prato con acqua corrente. Due anni do-
mutò il nome latino SanctlUS in quello po comprò due case tutte unite nella con-
di Sanzio, che sebbene contro la vera e« trada del Monte che dalMercato condu-
limologia è generalmente adottato. Del ce alla cima »ld roile rlnamato la Fortez-
vecchio Sauté si conosce ch'ebbe a figlio za, quali case sussistono e formano la più
QO U II B URB
vistosa fàbbrica di quella via. In essa nac- mani, la quale narrai nel voi. LXVI, p,
que Raffaello. In questa nuova casa era 222, e altrove, nelle pianure della sud-
cresciuto Giovanni Sant'yeti in nuove con- detta Marotta, stazione postale, che forse
dizioni e rapporti, che elevarono la sua prese il nome dalla mala rotta sofferta
mente e dierono a'suoi studi nobili ispi- da'eartaginesi. Del sommo architettoBra-
razioni. L'aria pura e l'elevata e bella si- mante di Castel Durante, ora Urbani a,
tuazione d'Urbi no, vici no alla più alta ere? nel qual articolo, con l'opuscolo del Ros-
sta dell' A pennino, sono per se stesse rav- si, Della patria di Bramante, lo dissi di
vivanti e ispiranti. Giovanni apprese l'ar- detto luogo, n'è contrastata la patria na-
te della pittura, in die fu mediocre, ma tia da Urbino , come dirò ragionando
di buon ingegno seppe dare a'figli l'indi- de' suoi illustri Fermignano e da
, e da
rizzo della buona via da lui non seguita Asdruvaldo,per cui alcuni lochiamanoÀ-
in gioventù, e die i primi insegnamenti a sdruvaldmo, luoghi e patrie che rigetta
Raffaello nato nel Urbino. Di lui
1 483 in l'urbaniese Rossi. Fra quelli che fauno
e di sua casa riparlerò dicendo degli uomi- Bramante di Fermignano, è il p. Civalli
ni illustri d'.Ui bino, col p. Grossi e col p. nella Visita triennale', presso Colucci,
Pungileoni principe Imente.CoIbordolo ha. Il p. Memorie intor-
Pungileoni, nelle
per appodiati Coldazzo, Serra di Gerì' no alla Donato e
vita e alle opere di
ga e Talacchio dell'ai cidiocesi d'Urbi- Donnino Bramante j^oma 836, seguen- i
,°
no. 11 1 ha le parrocchie di s. Lorenzo, e do in parte il Vernaccia scrittore delle
di s. Gio. pallista frazione; il 2.° quelle Memorie storiche di Bramante f nelle
di s. Eracliano di Coldelce, s. Gio. Batti- quali lo vuole della villa di monte Asdro-
sta; s. Marco di Ripe ed altra di s. Gio. valdo e di Fermignano, dice che il padre
Battista frazioni; il 3-° la sola di s. Miche- delgrande architetto Angelo era figlio di
le Arcangelo. Renzo del castello di Farneta, che sposò
Fermiglia no. Comune delParcidiocesi Vittoria di monte Àsdrualdo erede del
d'Urbino, con territorio in colle e in pia- piccolo asse paterno. Il Colucci nel t.12.
no, con molti fabbricati cinti di mura, i i\?\Y Antichità picene, del Lazzari ripor-
cui abitai» ti fanno mollo commercio di se- tò ben luii"a-e ragionata disamina sulla,
ta, ed hanno opificii di cartiere per car- vera patria di Bramaute,il quale arcipre-
toni e carte straccie. Vi è chi credeche ivi te vuole con documenti autorevoli com-
un tempo una città, il che non è im-
fosse provare essere di Fermignano. Agostino
probabile, tosto che vadasi a rintraccia- Nini nel t. 1 4 dell'.Jlbum di Roma, a p.
re le primiere vestigia, come opina Ca- 245, pubblicò un articolo in argomento,
lindri. Ha le parrocchie di s. Angelo in narrando che a Bramante fu data per pa-
Ajuola, s. Barbara del seminario, s. Gio, tria anche Milano e s. Marino, oltre Ur-
glie es. Pietro apostolo di Monte Polo, l'articolo, p. Pungileoni dichiara cheDo-
il
tiro di sasso dalla strada conducente ad vestro in Foglia, ele frazioni s.Mai ia Pian
A cqualagna, alle falde del monte Asdrual- del Monte, s.Giacomo di Forcuini,s.Gau-
do, il quale distendendosi stili' indicata la- denzio, s. Paolo. Nel 5i 7 Moriglione ca- 1
l' orrido e pittoresco Furio. A tali topo- te Baroccio, come leggo in Amiani.
grafici cenili sulla casa di Bramante, van- Monte Fabbri. Comune dell'arcidio-
no unite le notizie riferite su Bramante cesi d'Urbino, con territorio in colle, con
liei t. 20, p. 2 23 del ricordato Album. mura, ed ha la parroc-
fabbricati cinti di
Dicono esse, che l'autore del 1 .° concetto chia s. Gaudenzio. JNarra il pesarese ar-
del tempio Valicano, unico al mondo, il ciprete Andrea Lazzari presso Colucci, ,
urbinate, anche scultore e pittore non vol- subinfeudò al conte Francesco Paciotti
gare, avendo atteso pure alla poesia, nac- d' Urbino il castello di Monte Fabbri e
que intorno la metà del secolo XV in pic- sue piccole attinenze, lungi 8 miglia da
cola casa sulla pendice del monte Asdrual- Urbino. Per avere la possidenza il conte
do in riva al Meta uro, non a più di circa sborsò 6000 scudi, prestò il giuramento
3 miglia da Urbino e prossimo a Fermi- di fedeltà, coll'obbligo di pagare ogni an-
guano. « La povera casa dove Bramante no se e successo! i, la vigilia di Natale, due
ebbe nascimento, fu posta al nuovo ripar- paia di pernici in ricognizione di padro-
timentocensuario nella mappa di Fermi- nanza, 11 castello è piccolo , ma ameno.
gnauo, ed è la casa colonica di un terre- La chiesa parrocchiale è fornita di mar-
nodello il Colle, Cà Melle o Cà Braman- mi, ed il palazzo di residenza se fosse com-
te, segnata col numero di mappa 2204, e pito sarebbe vago. I conti Paciotti, mez-
col civico 369, al dì d'oggi posseduta dal zo miglio lontano, a lato della strada che
r
sig. Enrico Ligi urbinate. Che quello sia conduce in Urbino, cominciarono un som
il luogo nativo di Bramante è fuori di luoso palazzo con logge a due ordini, che
ogni controversia , essendo provalissimo fu poi diroccato da'comunisli nel secolo
per la tradizione e pe'documeuti raccolti decorso, in modo che non vi restò vesti-
1
da valentuomini che vi posero studiosa già. Nel 297 dall Antichità pi**
t. 26, a p.
cura senza essere preoccupati da un mal cene sono le Memorie del conte Franca
inteso amor patrio, tra'quali si distinse il sco Paciotti da Urbino del p. Girolamo
p. Pungileoni". Braruante,a cui ancor vi- VePnaccia delle Scuole Pie, pubblicate
vente furono coniate medaglie con gran- dall'arciprete Andrea. Lazzari e dedi-
ile onore, mancò in Roma a'vivi 5 4,
nel 1
1
cate a Gio. Battista Faleti di Cornac-
com'era vissuto nell'amo! e e ammirazio- chio protomedico generale dello stato
ne comune, così la sua morte fu pianta d'Urbino. Questui. "conte di Monlc Fai) -
cp U il B V RB
bri, per la sua rara e singolare eccellenza della stessa arcidiocesi, colla parrocchia
nell'architettura militare e civile, di mol- di s. Gio. Battista.
to illustrò Urbino sua patria, la cui pe- Tavole/o. Comune della diocesi di Bi-
rizia nella tattica spinse i primi sovrani nimi, con territorio disteso in colle, i cui
d'Europa n gareggiare per averlo al pro- fabbricati patirono incendio nelle politi-
prio servizio. Ebbe a maestro Girolamo che vicende, laonde solo resta una porzio-
Genga urbinate, professore eccellentissi- ne delle mura che lo cingevano: ha la
mo nella pittura e architettura. Oltreché parrocchia di s. Lorenzo. Dopo ih 438
in molte opere servì i duchi d'Urbino e Federico conte d'Urbino saccheggiò il for-
quelli di Savoia, Papa-Giulio III gli com- te castello di Tavoleto, allora del ttiini-
mise il disegno per la fortificazione del nese, nella guerra contro Sigismondo i\la-
di beatificazione introdotta da Clemente cato la sola rocca del Tavoleto ri tene vasi
XIII a'a5 gennaio) 769, Clemente XIV da quell'ambizioso, vi mandò Giovanni
con decreto de' 8 agosto 1770 ne appro- 1 Roscetto con buon numero di gente e ,
vasi al suo territorio, che col castello con- le il sacco. Dipendendo il castello dal con-
finava. Fu spedito dal pubblico all'im- siglio di Fano, da cui riceveva ordini e
peratore Enrico VI, che trovatasi nello governo, avendo nel i5g3 supplicalo per
st;ito pontificio e tenevane una parte occu- la iacoltàdi comporre il proprio consiglio
pata, Monaldo vescovo di Fano, molto a col dare alla città la nota di quelli che do-
lui caro, ma con un decreto imperiale la vessero soprintendere agl'interessi della
fabbrica fu sostenuta. Fare che tale fami- comunità, gli fu permesso di fare adu-
glia discenda da Gualtiero conte di Fano, nanze e di stabilire ne'consigli tuttociòche
ovvero questo dalla Gualteresca.Nell'Hgi non recasse pregiudizio al pubblico di Fa-
un Gualtiero si fece capo inFano della fa- nocche pel castello fossedutilità, restan-
zione de! re Berengario I, che pretese di do al consiglio fanese di confermarne il
l'I itola Gualteresca nel i^i3 fu minacciala gue il palazzo comunale. Ha le parroc-
d'invasione dal conte Guid'Antonio d'Ur- chie di Andrea in .Scolando, s. Cristo-
s.
bino; e neh 457 l'occupò il conte Federi- foro, Mai tino Casalduca, e le frazioni
s.
co, insieme a Casaspessa, ed altri castelli ss. Cosma e Damiano, s. Maria delle Sei-
saccheggiati o incendiati. JN'ella guerra ve, s. Pietra in Tambis. Narra il Laz/aii
contro Mala testa , nuovamente il conte
i pretto Colucci, /antichità picentt t 1.22,
Federico neh 462 occupò l'Isola Gualte- p. 187, che nel i575 il duca Guid'Chal-
resca e diverse altre castella. Quando nel do 11 sul finir de suoi giorni 1(1 bin feudo
c)4 DEB ti li B
cessore fu ammesso al giuramento ri i fé" mi tosto ricuperò Monte Felcino. In una
della. Il palazzo del conle^ si dice, sareb- iscrizione presso l'unica porta della ter-
be assai bello se fosse terminato, e pro- ra, si marzo i5i5 passarono
legge: A'5
babilmente sarà ora il cornunale.il feudo i Ricavo dal Lazzari presso Co-
francesi.
col palazzo passò al marchese Baldassare lucci, Antichità picene, t. 7.2, p. 87. Gui- 1
lazzo l'eresse nel secolo XIV (reputo er- piano, cui fabbricati sono chiusi da poche
i
rore tipografico tale numero) il duca Fa- mura, ed ha un piccolo borgo. IN'è par-
bio della Rovere, per ricettarvi il suo fi- rocchia s. Ippolito, oltre la frazione par-
glio spurio conte Ladislao, al dire di Ca- rocchiale di s. Sebastiano. Cimarelli ce-
linciti , che Io chiama antichissimo pae- lebra le sue copiose miniere di bella pie-
se. Sono sueparrocchies. Severo, ss. Pie- tra molto stimata, cioè vie l'escavazione
tro e Paolo appodinto, s. Pietro in Tarn- del marmo rosso e bianco, e di terre ar-
Trovo neH'A«niani,che nel
bis frazione. gillose per stoviglie comuni e di lusso. Ri-
1218 Monte Felcino castello di Fano da ferisce Antiarti che nel 1218 il castello ili
I) Il B U R B c£
riato, i commissarii pontificii s'iinposaes* collegiata di s. Cassiano, e le necessarie
Mirano in nome del conte Federico di s. scuole comunali. Ne sono parrocchie s.
dersi il tolto colle sue milizie, e fra'primi siedè pure il successore Scala di Serra s„
avanzi di greci e romani lavori cheattesla- quali palesa che fu questa non solo città,
no la sua nobiltà e grandezza, per cui ivi ma anche municipio, e trovasi nel Ci-
sitrovarono grandi e piccole statue di marelli, trasportata nel pubblico palazzo
bronzo, iscrizioni marmoree, medaglie e di Pesaro, ove si legge : Municipi Piti-
frammenti d'anticaglie. Petino servì co- natium Pisaurensium. Altra lapide è de-
me d'antiguardo e propugnacolo della re- dicata a Gordiano Antonino. Nel 1762
gione Senonia contro gli umbri e tosca- vi rinvenne una statua di marmo di
si
ni, chiudendo ad essinegli scoscesi monti fino lavoro, una base con iscrizione a C.
la via. Da'pelasgi ceduta agli umbri, que- Esidio per un bagno, ed altra base offerta
sti la ingrandirono e abbellirono. Nelle agl'imperatori Antonino Pio, Adriano,
guerre co'toscani, tolta agli umbri, dipoi L. Aurelio, P. Nerone, ed a Traiano. Nel
passò in potere de' senoni, finche la con- i8?>4 ua alcuni pastori si trovò una cassa
quistarono i romani, che pregiandone gli di bronzo ferrata, dentro la quale era una
abitanti ricchi pel fertilissimo territorio, corona d'oro gemmata, con altri preziosi
con eccellenti pascoli e produttivo di bia- effetti spettanti a un re, che si credette
come negli edilìzi si servirono delle ma- Inoltre nel territorio vi è il fiume che Pli-
rata, la quale poi per distinguerla da Ma- là dell'Apennino, quale dice gonfia vasi in
cerala surta dalle rovine d'Elia Recina, tutti li solstizi e seccavasi nell' inverno.
vi fu aggiunto il nome di Felina o Fe- Parlando di Pitino (F.),Pi linum Pisau-
retrana dalla regione e da'conti Feltre rense, diverso da Pitinum Mergens,àmi
che la signoreggiavano, per infeudazione con Colucci de' due Pitini Pisaurense e
della s. Sede antica signora della mede- Mergente, che furono confusi tra loro, e
URB URB 97
tifando il p. Branditimi te, dichiarai vo- ora chiamasi Monte /*Vfrv, ossia provin-
lerne ragionare in quest' articolo; notai cia Feretrana, la quale con antico voca-
quindi col Coleti continuatore d'Ugbelli, bolo si diceva Monte Feretrano, così de-
r.h'ebbe la sede vescovile, circa/onte* I o- nominato dalla città la quale ora si chia-
nario ossia Gallia Senonia illustrata) d'antichi edilìzi. Il luogo della città rima-
distingue 3 Filini: Pitino Pisaurense , ne framezzo a due fiumi, alla sinistra ha il
presso Macerata Fellre; Pitino Mei-gen- fiume A pesi, che viene dal monte di Cai-
te, presso VA qua lagna j Pitino de Ve- pegna,e a destra ha un torrente che viene
stini. Riproducendo la discorsa lapide del da M'aito monte del la Fagiola,il qua \e(Fitt-
municipio di Pitino Pisaurense coll'Oli- micel senza ninfe e senza nome) essendo
vieri, ilqualecrede cheil nome mancante gonfialo dallepioggie scuopre molte volte
dell'imperatore, che concesse ad essa il moneteantiche.I contadini nel coltivare la
giure de' figli, sia Commodo, dichiara terra ritrovano monete, condoni di piom-
i due Pilini Pisaurense e Mergente esi- bo, teste di marmo, vasi d' oro, lucerne
stili mila regione VI, essere però intri- e molte altre anticaglie. Lessi in una qua-
cata la ricerca d' indagare ove propria- drata colonnetta Saturni Patri Sacrimi.
mente furono. Dopo avere anche ripro- Da'rimasugli di questa città fu edificata
dotto la lapide di Pitino Mergente, per Macerata mia patria, ch'eia principal ter-
provarne l'esistenza, posta nel palazzo ra del Monte Feltre". Non può dunque,
pubblico diFossombrone.ove leggesi Mil- ripiglia il p. Brandimarte, dubitarsi che
iticipi Pitino Mergente, dice che le due ivi fu Pilino. Ma fu questo il Mergente
città le credeva state sufficientemente il- o il Pisaurense? Il Cluverio crede che
lustrate dall' Olivieri e dal Colucci, tut- fu il Pisaurense; ma il Fabretti è di sen-
tavia volle recarsi sui luoghi per ricono- timento contrario, nega che Macerata fu
scerne il si'o, ed io riporterò i suoi studi, l'antico Pitino, benché sia distante circa
e servirà per quanto avrei a dire ad Ac- 3 miglia dal fiume Foglia o Pisauro,e
qualagna. Il Cluverio collocò Pitino Pi- dice die il Cluverio cadde in tale errore
saurense nel luogo ove ora sorge Mace- perchè prese un torrente anonimo, presso
rala Fellre, e 1' Olstenio non si discosta cui giace Macerata, pel Pisauro in cui ,
da lui, ma vuole semplicemente che Ma- quello si scarica. L'Olivieri non osa sta-
cerata sorgesse dalle macerie di questa e- bilire il vero sito di Pitino Pisaurense,
stinta città, la qua le rimaneva nelle pros- perchè non riuscì al Fabretti, assai ver-
sime vette del Persena, monle non molto sato nell'antichità, di discoprirlo, e pensa
nllo e alle di cui falde esiste Macerata. che potesse essere presso la terra di Sasso
Del medesimo sentimento non è solamen- Corbaro, e che quello eh' esisteva nelle
teil Cimarelli e il Cellario, ma Lorenzo vicinanze di Macerata fu il Pilino Mer-
Abstemio sunnominato cittadino di Ma- gente. il Colucci seguì l'Olivieri. Dice pe-
cerala Feltre, allaquale fu aggiunto il rò il p. Brandimarte, che presso M uè
nome Feltre per distinguerla da Ma-
di rata fu il Pitino Pisaurense, perchè que-
cerata Picena, die trasse l'origine dalle sto fiume rimane lontano da esso circa
macerie della distrutta Ricina. Così egli 3 miglia, e questa distanza non è consi-
disse, Pitino, di cui parla Tolomeo" fu derabile eouie riflette il barou de l!i-
,
una citta d'Italia in quella regioue, che murd. L'Olivieri pesarese non potè ho-
voi,, lxxxvi. 7
<).s u r b URB
vare il Pitino Pisaurense, perchè nel corso do il Pitino a Macerala nelle pros-
situato
di dettofiume non trovasi alcun rudero. sime vette di Perseua, monte non mollo
Dove dunque sarà stato? Risponde il p. alto, come può credersi, che in un monte
Brandimarte, vicino al fiume Pisauro, ed esistesse il Pitino Mergente ? Egli si di-
era bagnato dal fiume Apesi, che si sca- fende così. » E
da notarsi per altro, che
rica nell'Isauro, come l'attesta Lucano , siccome la città dovea esser posta nel pen-
il quale perciò pone fra'celebii fiumi
lo diodel monte istesso, pareva incertaguisa
d'Italia,forse perchè bagnavaPitino. Que- che andasse a immergersi ne' due conti-
sti autori cercano ambedue i Pitini intor- la circondavano, e che
gui fìumicelli, che
no al fiume Foglia , e non considerano ivi appunto si univano insieme. Riflessio-
che non vi è alcuna ragione di ivi cercar- ne è questa pai imeuti dell' Olivieri, che
li. Copra marittima era assai distante da nel citalo luogo così spiega la ragione di
Cupra montana, tifernati tiberini erano
i tal cognome^'. Tutto questo non appagan-
Pitini dovean essere vicini , e situati in luogo, ove il fiume Candidano si unisce
poca distanza dal fiume Pisauro ? Se pres- al Borano, in cui si osservano i ruderi.
so Macerata fu il Pitino Pisaurense, ove Reslava in perfetta pianura, era bagnato
sarà stato il PitinoMergente ? Fu in quel da due fiumi. Di più dice il Colucci, che
luogo, ove l'Olivieri, il Colucci e altri col- se C. Iiedio, come ci attesta la lapide di
locano Urbino Metaurense. Nel 1734 fu- Pilino Mergente,ebbe cariche ivi e in Fo-
rono scoperti gli avanzi d'una distrutta ro Sempronio, questo e Pitino Mergente
città vicini a Urbino, in cui il fiume Cau- doveano essere due città '^vicinissime , e
diliano si congiunge al fiume Butano. Il non mai l'una assai distante dall'altra e di
Gentili che osservò,congetturò che po-
gli Se così è, soggiunge il p.
difficile accesso.
URB URB 99
Macerata Feltro. Il Colucci poi sostiene» Viano. Ricavo da Calindri che nella chie
che ambedue i Pi ti ni furono nella VI re- sa matrice vi è un quadro di Raffaello, e
gione tV Italia, perchè ivi li collocò Pli- che il paese originò da'Malatesta, essendo
nio, e perchèle lapidi che parlano di essi prima denominato Fortino, dicendosi pu-
furono trovate non ne'Vestini, ma nelle re Frontino di Massa. Evvi una strada
città di detta regione; e fin qui dice be- sotterranea lunga circa mezzo miglio.
ne, ma poiesprime in modo che fa e-
si Lunario. Comune della diocesi di Mon-
sclamare Brandimarte: » Possibile,
al p. te Feltro, giacente col territorio in colle
che la parola Pitinum si dovesse corrom- e in piano. E' chiamato anche Castel Lu-
pere in Plinio e nella tavola Peutinge- nario, ed ha le parrocchie de'ss. Cosma
riana ? Possibile, che la tradizione voglia e Damiano, di s. Cristoforo di Lupajola,
ingannare popoli dell'Aquila, ed vici-
i i di s. Lorenzo di Pietracavola di s. Ma ,
ni, che dicono, che Pitino fu due miglia lina de'Gessi,e frazione di quella dis. Ma-
dislaute da delta città, e precisamente nel ria di Paganico. 11 p. Civalli nella Visita
luogo, che porta ancora la denominazio- triennale, presso il Colucci, t. 2 5, p. 20 1
ne di Pitino ? Non posso crederlo ; e sic- parlando del convento che vi aveano i
come nell' Italia 4 furono le città chia- suoi minori cenventuali, lo chiama luo-
mate Alba , così 3 furono i Pitini. Uuo go alla foresta sopra l'altezza d'un monte
rimaneva ne'Vestini, e ce lo dice Plinio, detto Illuminalo, forse perchè secondo al
la tavola Peutingeriana e la tradizione : cuni ivi s. Francesco d' Asisi vi illuminò
due rimanevano nella VI regione, e ce un cieco. La chiesa fu consagrala da Beu
lo attesta Plinio e le lapidi". Ragionan- venuto vescovo diMouteFeltro a'26 mag-
do altrove delle cattedre vescovili avute gio 1 325. Vi è opinione che in tal chiesa
dalle città distrutte, vi comprende quelle riposino alcuni beati francescani , il che
di Pitino Pisaurense e di Pitino Adergen- facilmente può credere per
si essere stalo
te. Tanto il Cimarelli, quanto l'Amiani il luogo preso dal medesimo s. France
riferiscono che Macerata Feltre nel i5o6 sco. Lunano fu signoreggiato da' Brau-
fu onorata dalla presenza di Giulio II, caleoni d'Urbania. Ha gli annessi Lu-
nel viaggio intrapreso per ricuperare Bo- pafola e Pietra Cavola della stessa dio
logna, indi per s. Marino recandosi a Ce- cesi, soggetti al comune.
sena. N' è appodiato Certa Ilo della stessa Monte Cerignone. Comune della dio-
diocesi di Monte Feltro, che ha per parrò- cesi di MonteFeltrocon territorio in mon-
chie s. Cristoforo, e s. Sisto di Castelli- te, fra' cui fabbricati alcuni sono buoni,
na frazione. cinti da porzione di mura. Ha le parroc-
Bclfoi ^'.Comune della diocesi di Mon- chie Donalo, s. Maria iu Re-
s. Biagio, s.
te Feltro, con territorio in monte, i cui clauso. Narra Calindri che Strabone no-
fabbricali sparsi sono collegali da un ponte mina questa terra Mons Cigunusj so-
sul Foglia. Sono sue parrocchie s. Lorenzo, novi le vestigia di molti e antichi edifl-
s. Pietro diCampo,s. Pietro di Torriola.Ha zi , avanzi delia sua vetustà, per quanto
la frazione ò\ Campo, e l'annesso Torriola non si sappia con vera precisione l'origi-
soggetti al comune e al detto vescovo. ne. Ma il Monte di Cinguuo o Ginguno,
Frontino. Comune della diocesi di di cui parla Strabone trattando dell'Um-
Monte Feltro, con territorio in monte bria, dal p.Seevolini fu creduto il castello
fra'cui fabbricati è il palazzo Vandina ,
della Cenga (/'.). In quest'articolo ra-
il tutto cinto di mura , benché in parte gionando della nobilissima famiglia Della
diroccate. Ha le parrocchie di s. Croce ,
Genga, quanto al monte ool p. brandi-
de'ss. Pietro e Paolo appodiato, e le fra- marte, nel fune la descrizione, lo dissi ora
zioni di s. Ciò. Battista e di s. Nicolò di nomarsi montagna di Frettiti, per lafen-
,
ioo U R D URB
ditura che lo divide, cagionala dal terre- Lancisi nel 1 ?o5 celebrò il monastero del-
moto denominazione che risale al me-
,
le monache, le quali per 200 anni con-
dio evo, e rimane fra il fiume di Jesi e tinui erano state iti aperta campagna, sen-
l'antica città di SentiiiOytlel quale e della z'allra difesa che di sole siepi, per cui so-
famosa battaglia riparlai a Umbria. Tra no state la meraviglia e l'edificazione di
Monte Cerignoue ricorderò
gl'illustri di tutto il mondo cristiano,e la gloria de'du-
Antonio de'conti Begni vescovo di Monte chi d' Urbino , che sentivano una certa
Feltro. In questo luogo un tempo vi ri- compiacenza d'avere un convento di re-
siedè il commissario feretrano , il quale ligiose, lecui mura (come quella di Spar-
dimorò pure in Penna Billi, in Sa vigna- ta erano formate dal petto de'citladini)
no di Monte Tassi, ed in s. Leo, ove poi fossero costrutte dalle anime e dalle menti
fu stabilmente fìssalo tale giudice d'ap- cotanto pure e sante di quelle verginel-
pello. Di Monte Cerignone è appodiato le. Fin dallo stato veneto molte vi si riti-
Val di Teva della stessa diocesi di Monte ravano. Il castello col suo territorio ven-
Feltro, che ha la parrocchia di s. Nicolò. ne signoreggiato da uno de'3 antichi ra-
Pian di Meleto. Comune della dio- mi in cui si divisero i conti di Monte Fel-
cesi di Monte Feltro, col territorio gia- tro, al riferire di Reposati , derivati da*
cente in monte e in piano, fra' cui fab- signori di Carpegna, formando la linea
bricati è L'aulico palazzo ducale e porzio- de'conti di Pietra Rubbia.
ne di mura. Nesono parrocchie s. Biagio, Sasso Corbaro. Comune della diocesi
S.Lorenzo diPirlo,s. Maria delMonastero, di s. Angelo in Vado (o meglio d'Urba-
s. Maria di Montioni,s. Nicolò di Viano, nia), il cui territorio si distende in monte,
s. Sisto di s. Sisto, e la frazionale di S.Lo- colleepiariOjCon notabili fabbricati chiusi
renzo. L'appodialo Cavo le lo ha per par- di mura. La collegiata è sotto l'invoca-
rocchie s. Andrea apostolo
Michele e s. zione di s. Gio. Battisia, eretta nel 17.57,
di Monte s. Maria è suo annesso Monte
: il cui capitolo si compone dell'arciprete
s. Maria, il quale come Cavoleto è sog- e 8 canonici, al i.° essendo affidata la cu-
getto al comune e della diocesi di Monte ra d'anime di sua parrocchia: l'abitoco-
Feltro. Sono frazioni soggette al comune raledel capitolo in principio fu il rocchet-
diPian di Meleto e della stessa diocesi to e la mozzetta nera,che dal 1 815 si con-
Monastero, s. Sisto e l'iano noQ che P/r- }
vertì in paonazza. Vi è la curia vicariale
lo dell'arcidiocesi d'Urbino. a cui sono soggette le parrocchie del cir-
Pietra Rubbia. Comune della diocesi dario. Oltre nominata, esse sono s. Cro-
la
omonimo. 11 convento de'cappuccini è ce- tino di cui ignora la fondazione, nel quale
lebre per essere stato eretto neli526,un fu tenuta ueli56o la congregazione cu-
anno dopo che il b. Matteo da Bascio e stodialc, ed esserne slato benefattore il
non Bassi cominciò la fondazione dell'or- capitano Gaspare Fabri pio gentiluo-
dine de'cappuccini, che perciò fu il suo mo, ornando l'altare maggiore con bel-
i.°convenlo: nel i535 vi si adunò uno lissimo quadro. L'origine di Sasso Cor-
de'primi capitoli dell'ordine, ed il vesco- baro da Calindri dichiarasi antichissima,
vo Calvi ne cousagrò la chiesa neh 73 1. benché ne sia incerta l'epoca,e ch'ebbe In-
URC URD 101
stro dal l'essersilungo tempo conservato Nel breve pontifìcio si diceva, che aven-
iu libero municipale reggimento. L'Oli- do il duca fitto a voce tali donazioni, il
vieri prelese che presso Sasso Corba ro
, Papa nell'approvarle dichiarò Filippino
sorgesse Pi tino Pisaurense, ma parlando conte di Sas*o Corbaro e suo territorio,
di sopra di Macerata Feltria,ivi riportai le con P imposizione che per la festa di s.
nozioni per riconoscersi in vece che vici- Pietro fosse tenuto dare un cereo di ce-
no ad essa propriamente ebbe l'esisten- ra bianca di 5 libbre. Nacque poi contro-
a
za. Il Castellano dice Sasso Corbaro bel versia fra l'ultimo duca Francesco M. II
borgo d'antica origine, posto sulla destra e la camera apostolica sopra il feudo, pre-
riva dell'Isauro, e però fuori de'Iimiti del tendendosi dal duca, che dopo la morte
Monte Feltro, e nel proprio territorio ur- del conte Giovanni Tommaso Doria, che
binate. La rocca che vi si osserva entra lo possedeva, per non aver successore,
nella storia dell'arti, per essere stata di- restasse a lui, e la camera apostolica a se
segnata dal celebre architetto Luciano di medesima. Morto il principe Federico u-
Lauraua, autore del gran palazzo d'Ur- nico figlio del duca, questo vecchio per-
bino. Nel comporre la sua corte de' più mise che dalla camera apostolica si pren-
chiari uomini suoi comprovinciali, l'urbi- desse possesso di Sasso Corbaro lui vi-
nate Clemente XI elesse il prelato Gio. vente. Leggo pure Reposati che per- in
Cristoforo Battelli (d' Urbino, dicono le venne in feudo a'Doria di Genova, e do-
Notizie di Romei) forse denominandolo po la morte dell'ultimo conte tornò alla
cosi dalla provincia), onore di questo s. Sede, ed il cardinal legato vi mandò
paese, che fece bibliotecario segreto, un podestà col cancelliere. Aggiunge il
canonico Liberiauo, arcivescovo d' A- Lazzari, Sascorbaro essere una bella ter-
tnasia in partibus e segretario de' bre- ra situata nella pendice d'un monte pia-
vi a'principi, il quale pienamente rispo- cevole; oltre la collegiata, esservi il semi-
r
se alla sua espetlazione, e fu autore d'o- nario avere mg. Battelli raccolto mol-
;
milizie nelcontado di Fano e nel vicaria- vere (F.). Sono oppodiati di Sasso Cor-
to di Mondavio, occupò Caspessa, Mon- baro, Piagnano della diocesi di Monte
talo, Renforzate, Sascorbaro e altri ca- Feltro, .9. Donato in Taviglione del-
1
stelli, che in parte saccheggiò e rovinò l' arcidiocesi d'Urbino, Falle Avellana
col fuoco; non andò guari che Sigismon- della diocesi di Rimini : ili.°ha per par-
do Malatesta colle truppe riminesi fece rocchie s. Andrea in Strada, s. Martino,
qualche scorreria negli stati del conte, s. Salvatore, e la frazionale Lorenzo
s.
sue vicinanze, dove passa il fiume Marec- pure nell'accennato articolo della catte-
chia; quella parte di fabbriche, che resta drale da'pennesi intitolata a s. Leone con-
sopra uno di questi scogli, chiamasi Pen- fessore ,
già collegiata di s. Bartolomeo,
na, l'altra parte costrutta sull'altro sco- che rifabbricandosi più nobilmente, le ul-
glio è nominala Billi, quindi dalla vici- time due proposizioni concistoriali suc-
nanza dell'una e derivò il suo no-
l'altra cessive alla nominata dicono: Cathedra-
me di Penna e Dilli. Aggiunge, che que- lis Ecclesia sub invocatone s. Leonis
era prima una delle principali terre del- Urbina tensis archiepiscopi sujfraganea
la provincia di Monte Feltro, fu dichia- proxima est perfectioni suarum instau-
rata poi città, allorché il vescovo di Mon- rationum, quo circa sacra adhuc per-
te Feltro da s. Leo per disposizione pon- solvuntur in ecclesia s. Augustini.\v\ pur
tificia trasportò qui per maggior suo co- si dice, che il capitolo tuttora formasi di
modo la residenza vescovile; euna e 1' 3 dignità, lai/ il preposto, le altre due
l'altra di queste due chiese formano due l'arcidiacono e l'arciprete, di 14 canonici
cattedrali, ma una sola diocesi, la quale è comprese le medesime ed il teologo e il
p. Francesco Orazio dalla Penna rac- fanno venuti dalla Penna e diramati poi
colte e illustrale con note daldJ Pao- in questi altri luoghi, e ne ricorda le cro-
lo Matteo Gentili e pubblicate a cura nache e gli scrittori che ciò sostengono.
del capitolo Feretrano ne II' occasione Riproducendo indi l'albero genealogico,
che S. E. R. mg* Martino Caliendi pa- vi figuraMalatesta dalla Penna del 1
197,
trizio Penna Billi dis. Leo, dis. Ma-
di t
morto neh 24B, da cui derivarono i Ma-
rino, di Gualdo Tadino, di Ripatran- latesta da Verucchio e da Sogliano. Di
sone e di s. Arcangelo viene trasferito Penna Billi fu la Magia gente orgogliosa
alla cattedra vescovile del Monte Fel- fiorita a'tempi de'Maslini, ed ebbe Bar-
tro dall'altra di Rìpatransone. Col cb. tolomeo maresciallo di Pandolfo e Ga-
pennese autore ii riferirò. Penna Billi ne* leotto Malatesta nel 1 384,e Roberto nun-
bassi tempi parte diMassa Trabaria,quin- zio apostolico a Venezia, rapito a miglio-
J
di alla provincia di Monte Feltro da suoi ri speranze da immatura morte. Un ra-
conti e ducili di Urbino incorporata, ter- mo circa la metà del secolo XVI si tra-
ra illustre ,
poi città per munificenza di piantò in Sestino di Toscana e vi pro-
Gregorio XIII, ha vanto fra quanti altri spera col cognome Maggio. Altro si pro-
paesi della regione per famiglienon me- pagò chiaro nella libera terra di s. Ma-
no chiare di sangue, che per virtù com- rino per Coriolano accreditato giurista,
mendatissime.Già culla un tempode'Ma- Pier Matteo fu uditore del granduca di
latesla, signori di Rimini (V.) e altre cit- Toscana, e Melchiorre chierico di came-
tà e luoghi, magnanimi e potenti nel reg- ra e presidente dell' armi pontificie. In-
gimento di pace e di guerra per tutta Ita- nestossi a' Staccoli d'Urbino, uno de'più
lia, vedeva a loro legati co'vincoli del san- antichi ornamenti della patria di Raffael-
gue Mastini in gravi affari da Sigismon-
i lo, divenuto oggi in maggior pregio con
lustri, divenuti poi conti diPozzale e Mon- co segretario di stalo d'Eleonora regina
tevecchio, neh 57 furono ascritti al pa-
1 di Polonia; la superstite femmina s'impa
triziato romano; Nicolò fu avvocato con- retilo co'conti Garampi
di Ri fai DÌ, nella
del Monte Feltro. La memoria de' Pai- cattedrale e più. volte vicario generale,
merini è in perpetua benedizione, molti ambo fratelli del veo. p. Francesco Ora-
de' quali ebbero nome nella repubblica zio cappuccino del primitivo suddetto
letteraria, tra gli agostiniani, e nella cor- convento di Pietra Rubbia che die ar- ,
r
te del duca di Mirandola, di cui fu udi- gomento all'interessanti Memorie del d.
tore Biagio precettore del gran Pico o- Matteo Genlilijil quale meritò il gonfalo-
nor delle lettere e della porpora (Lodo- nieralo patrio, zelantissimo e benemeren-
vico e non Pico però fu cardinale); e ad tissimo prefetto delle missioni delThibet,
incremento di gloria ne'fasli patrii, vi lar- insigne propagatore delia fede.Penna Bil-
gheggiarono innanzi ad altri benemeriti li e il suo plebanato di s. Pietro in Massa,
in benefiche istituzioni a conforto dell'in- gloriasi degli altri seguenti servi di Dio.
digente e del pubblico insegnamento. Al- B. Filippo agostiniano; b. Ippolito Emi-
tri illustri sono celebrati ne'mss. óegUAn- dio detto Gamaraldi; b. Rigo da Mira-
nali Fere tranì dell'encomiato Zucchi, e tojo, fiorito in quel convento più antico
nella Descrizione della Penna dell'arci- del 127, nella cui parrocchiale se ne ve-
1
inorto governatore di EUmiui nel 1 564» cesco della Vigna, e non di s. Maria; es -
Antonio li laureato ad onore neh54i a sa appartiene a'minori osservanti, e non
URB ll KB io5
riformali ; ne vi è in venerazione tal cor- num Cathedralis cohoneslatumj titulo
Adi lui onore nel circondario del suddet- ac vigore sententiae a s. congregatione
to patrio caslello fu eretta una piccola Eni. ac Rev. S. R. E. Cardi nalium s.
cliiesa, presso la casa ove nacque e dimo- concilii Tridentini interprelum latae ini-
iò fanciullo. Suoi primi seguaci furono bì perpetuo conslituta ftu't, etadhucexi-
fr, Matteo da s. Leo fr. Antonio dalla ,
stit. Quo circa eo loci Episcopus residet,
Penna, fr. Pietro da Piagnano, co'quali ubi in suo duorum fere milliarum ambi-
il b. Matteo da Bascio ottenne i! possesso tu lecce nt a domus , et bismille circiter
della chiesa e spedale di s. Lazzaro di continentur incolae ec.Ciò avvenne nel
Pietra Uobbia. Fiorirono pine per san* vescovato di Gio. Francesco Sorniani, il
fila di vila d. Fabiano Mastini benedetti- cpiale in Penna Billi vi celebrò il sinodo
no, anche celebre nelle lettere; il ricorda- i»el 1 58 1 , neh 586 e nel i 590, benché il
retrano Benedetto rettore della Massa nodi perciò tenuti proposti per talestabi-
Trabaria, rettore e tesoriere di B.oma- li mento, per essere stati più volte resi-
gna ec, insorsero contro di lui gravi mo- denza de'vescovi feretrani, e dove furono
lestie per parte de' pennesi, onde Inno- da loro tenuti diversi sinodi. Il vescovo
cenzo VII tolse dalia sua giurisdizione il Duranti in Penna Billi vi tenne il sinodo
castello di Penna Billi, e Pallido in custo- nel 1608, nel 161 1, nel 16 «4; abitò pure
dia di Carlo Malatesta signore di Riniini; col suo tribunale e curia a Macerata Fel-
separazione temporanea che tuttavia nel tria, e nell'abbazia della Valle di s. Ana-
1407 confermò Gregorio XII, e ne sta- stasio, ove per lo più. predecessori avea- i
tum Pinna Bìllorum, et respecliva unio- giata; ma il successore Clemente XII ri-
ne, augmcnlo, ac dotalione ulriusque ca- vocò tosto la disposizione di Benedetto
piluli. Leggesi in proposito nelle proposi- XII la favore di s. Leo, ed il vescovo Cal-
zioni concistoriali 856. del 1849 e del 1 vi Penna
recatosi a Billi vi celebrò il si-
Proposilio Cathedralis Ecclesìae Fere- nodo. Terminai la serie de' vescovi di
tranne. In provincia Pisaurensi et Urbi- Monte Feltro, in tale articolo, con Y al-
1
Rateasi dìtionis ecclesiastìcae ad Roman- lora vivente mg. Martino Caliendi «li
diolae confini a reperitur Mons Fereèra* Sca volino, trafitto da lìipatran»onc giù t
no del forte de'Billi, ed a capitano della giunge che quasi ad esso congiunto, ab-
guarnigione), acquistato nel i483 da Mi- bassandosi tra loro una sola valle, s'innal-
chel Angelo Olivieri antenate del servo za con ismisurata mole il famoso monte
di Dio, e dal prelato comprato 5 lustri di Carpegna , il quale sino dalla venuta
innanzi per essersi estinta l'illustre fami- dell'imperatore Ottone 1 in Italia, dalla
glia Olivieri, in luogodella quale la patria nobilissima casa de'Carpegna,che di tutta
ammira nella sua belli esempi di sociali e la contrada ebbe la signoria, prese di Car-
r
religiose virtù. Morto e compianto mg. pegna il nome, e non solo lo ritiene, ma
Caliendi , il regnante Pio IX nel conci* insieme al vento che da esso verso gli o-
storo di Portici de'5 novembre 1849 8 U rientali soffia, gli ha dato nominanza. la
r
sostituìmg. Crispino Agostinucci d'Ur- Onde in tutto il paese dell'Umbria Seno-
bino, cunonico e poi arcidiacono della me- nia e in parie dell'antico Piceno, il vento
tropolitana , rettore di quella pontificia Coro e Mesauro viene Carpegna noma-
uni versità,esaminatore pro-sinodale, cen- to. Ha questo monte assai castella e gros-
sore de'libri, degno per la dottrina e vir- si villaggi intorno alle sue falde, ove il
r
giugno r odierno mg. fr. Elia Antonio ra si stende con abbondantissimi pascoli
A Iberani de'carmelitani calzati da Fusi- pe'quadrupedi e con sicuri ricetti. La na-
gnano diocesi di Faenza, maestro e dot- tura l'ha fornito di copiose acque, le qua-
tore in s. teologia, già priore, provincia- li in più luoghi da fonti scaturiscono e
le, assistente e procuratore generale del da'cui avanzi hanno principio alcuni fiu-
suo ordine, encomiandolo per dottrina, mi. L'erto monte colle sue cime pare che
gravità, prudenza e probità. Penna Billi tocchi il cielo, e ne'suoi piani sorge il tem-
ha gli appodiati Macciano e So arnie del- pio antico e venerando consagrato alla
ia diocesi di Monte Feltro: ili. "ha la par- Regina del cielo, ed è tenuto in gran ve-
rocchinde'ss. Stefano e Marino, il 2. "quel- nerazione da'fedeli, anche de'luoghi con-
le di s. Stefano, di s. Maria, e di s. Miche- vicini, che lo visitano nella stagione men
le Arcangelo di Cementosa. fredda,massime nelle solenni feste dell'As-
Carpegna. Comune della diocesi di sunzione e della Natività. Ha le parrocchie
Monte Feltro, con territorio montuoso e di s. Gio. Battista, s. Leone,s. Nicolò, s.Pie-
piano dal Calindri chiamato paese di
,
tro,e le frazionali di s. Pietro in Campo, e
belli fabbricali, fra' quali si distingue il s. Pancrazio l'altra porzione della parroc-
borgo e il magnifico palazzo ducale ar- chia essendo nella confinante Toscana. I
chitettato dal Sangallo e dal V ignota, del conventuali hanno un convento o ospi-
vi
Narra il p.Civalli nella Visita triennale, continuò ad esserlo dopo la riunione del
presso Co lucci, Antichità pieene, t. 25, ducato d'Urbino alla s.Sede, suprema si-
p. 2 1 che nel 4cp il conte Giovanni ili
5, 1 gnora della contrada fino dall'VII seco- I
ri conventuali e gli donò una selva, cioè un vice-conte o governatore. Nel 181 4,
1' edificò in un monte nella Corte detto dopo la cessazione del regno d'Italia, ri-
la Castel lucci a in eappella s. Mariae de vissero i suoi privilegi, ed il governo con
valorosi nelle armi e nelle lettere, che Carpegna sovrani di giurisdizioni per pri-
nella porpora, è degnamente enumera- vilegi imperiali, dividendosi le signorie,
ta fra le primarie case d'Italia. Vuole il formarono 3 rami, unode'Carpegna,l'ul-
Castellano che questi antichissimi signori trodi Pietra Robbia, il 3." di Monte Cop-
discendano di Germania e venuti in Ita- piolo, il quale aggiunse a tale dominio
lia cogl'imperiali eserciti, quindi furono s. Leo e la provincia Fcrrlrana, intito-
i più illustri della provincia, e probabil- landosi conte di Monte Feltro nel roo. r
mente progenitori de' Feltresehi signori Nel voi. XLIll p. ^descrivendo s. )/,,
}
di Monte Feltro (F.) de* Malatesta si- % rinOf dissi col Fea, che Ottone I nel ()(>>.
5
fine che, non mancano dubbi sopra la Scutulus, Albaretum, Gessimi, Castrimi
verità di questa carta. Però il lodato Gajani, Monzardinus ,Sassus, Mons Ger-
storico concorre nella sentenza del san- mania, Mons Tassus 3 Mons Copiolus,
marinese cav. Delfico, il quale nelle sue et inter Jluvios Concam , et Marchiani,
Memorie storiche della repubblica dis. Scravallutn, Verrucchium, San Mari-
Marino, apertamente lo dichiarò falso. nus, et dentimi Montis Feretrani, Mons
r
Bensì lo stesso d. Tonini riferisce appa- Madius, Macerata Petracuta , Torà-
,
rire da un codice, nel 232 1 la villa di Sor- lumi, Scaulinum Vetus, Soanna, Pin-
bo essere dipendente da' signori di Car- nae Billorum,et Ma/olum,cimi omnibus
pegna, la quale nel secolo IX pare che districtibus et vassallis, ac omnibus ho-
appartenesse al territorio sanmariuese. noribus eorum 3 tam intra, quam extra,
Tuttavoila quanto al diploma imperiale et cimi universis justitiis et rationibus,
d'Ottone I, dal cav. Delfico tenuto apo- eorum imperio attuieiilibus. Questo di-
1
crifo, opinione seguita dal d. Toni ni, deb- ploma, colle concessioni ivi contenute, fu
bo invece avvertire che l'originale si cu- quindi confermato dagl'imperatori Ot-
stodisce nell'archivio dell'encomiato con- toue II, Ottone III, s. Enrico II e Otto-
te Luigi di Carpegna in Roma. Questo ne IV, come attesta Clementini citato.
il
possesso ch'egli prese della signoria, pri- gl'imperatori germani, l'altra che il ra-
ma cioè di eifettuarne la vendita. L'ori- mo de'Feltreschi si denominasse tale dal-
ginale diploma d'Ottone I porta la detta la provincia o regione di Monte Feltre,
data, ed è in favore deWIllustrisComi- a cagione di aver avuto di quella il do-
lis Udalrici de generosa Carpiaeorwn minio. Imperocché per la 1." egli pensa
familia, in gratitudine de'servizi resi al- non vi sia bisogno ne fondata ragione di
la Chiesa romana e al sagro Impero, in far venire o dalla Germania, o dalla Bor-
pwjìigandis atque fugandis Saracmis i gogna, o dalla Puglia, come altri disse-
un d ORI) 109
io, i Carpegni. Questa famiglia, egli la ri- fabbricassero, è cosa onninamente falsa
tiene natia del paese, ricca e riputata iu e insussistente, secondo il medesimo Ma-
quel contorno, rendutasi celebre nell'ar- rini. Dominavano contem- nella regione
mi, e però protetta e rimunerata da'so- poraneamente e senza dipendenza da'
vrani, diventò padrona del luogo, vi fab- Fellreschi due rami di Carpegna e di
i
bricò di mano in mano coti licenza di es- Pi etraR ubbia,ed il 1 .°di essi ,ol tre il castel-
si delle castella, altre ne acquistò col tem- lo di tal nome, comandava a Castellacela,
po per ragione di compra, di parentadi, Armanno, Perticaja, Scaulino, Miratojo,
di eredità,o di nuove concessioni, e fu Gatlaja, Bascio, Soanne, i Billi (e vi ebbe
quindi per gran tempo la più rinomata quel palazzo che vendè agli Olivieri, co-
e la più potente del paese. Tre fratelli di me dissi parlando più sopra di quella cit-
essa, venuti in un giorno alle divisioni fra tà), Monte Gotolo, Roma de'Corbi, Fio-
loro, in questa maniera fecero de' beni e rentino, Torricella, Meleto,Pietra-Gudo-
delle giurisdizioni paterne lo scomparto. la, e altri luoghi non giàuno ristretti in
soleva o dalla patria o dal castello di lo- sa. Di tal verità può accertarsene chiun-
esser chiamato Sanleo, poiché Marini so- ni; a Monte Bello, a Monte ltiffi, a Gi-
stiene l'identità d'ambedue e la deriva- nestreto i Bagni; a Piega gli Olivieri; a
zione del cognome assunto dal luogo con- tant' altri luoghi e castella altri signori;
siderato patria da'signori della nobilissi- a a qualche altro castello l'ar-
Padernoed
ma famiglia, ch'ebbe prima per più seco- civescovo Ravenna. Non dipendeva da*
di
che formavano il suo contado, assai ri- smondo Malatesta signore di Rimini e ,
stretto dalla fabbrica di altre castella de- nemici del conte Federico d'Urbino nella
nominate da altri, non è a dubitarsene. guerra deli4^8. Inquieto il Feltrioion
Ma che divenisse signore di tutta la re- te d'Urbino, per vendicarsi volle solleva-
gione di Monleferelro, chiamata così dal re i sudditi del Muto di Carpegna. Por-
nome della citlà, prima che le castella si tatosi di nolte al castello di Carpegna lo
no URB CRB
fece scalare, e colla compagnia del cele* rale della s. Sede e dell' impero d'occi-
bre Piccinino s'impadronì pure della Ca- dente. Gl'imperatori successori conferma-
slelluccia, castello lungi forse due tiri di rono a' discendenti tali nobili signorie,
balestra. Avendo in detti luoghi trovato specialmente Ottone I V nel 1 2 1 1 al con-
abbondanza di vettovaglia pe'soldati e pe' te Verneleo. Che però già nel 1 140 l'il-
cavalli, per non aggravare d'alloggiamen- lustre stirpe si era divisa in 3 fratelli: Nol-
ti propri sudditi, con molta soddisfazio-
i fo primogenito ebbe la contea di Carpe-
ne di sue genti vi restò a svernare sino a gna, e proseguì il casato; Giulio ebbe Pie-
tutto il maggio. Ma il Piccinino avendo tra Rubea ; ed Antouio Monte Copiolo.
abbandonato il Feltresco,Sigismondo con In premio del suo valore, Antonio rice-
buon nerbo di forze marciò al ricupero vettein investitura s. Leo e altre castella
della rocca di Sassocorbaro, il cui paese di Monte Feltro, da cui i discendenti pre-
era stato bruciato, e di altri luoghi per- sero il cognome, i quali dominarono Ur-
duti. Indi voltossi verso la contea di Car- bino sotto il titolo di conti e poi di du-
pegna, avendo già per tradimento avuto chi. De'conti di Carpegna, progenitori an-
la Casleliuccia, come poi collo stesso mo- che de'Malatesta, famosissimo sopra gli
do ebbe il castello di Carpegna, senza pe- altri fu Guido, che visse ne'tempidi Dan-
rò prendere la rocca bravamente difesa te,co'primari comandi in guerra, ma mol-
da Scalogna dall'Isola conneslabiledi Fe- to più insigne per liberalità e splendidez-
derico.11 Gamurrini, Istoria genealogi- za, nellaquale non ebbe forse chi l'egua-
ca dalle famiglie nobili Toscane e Um- Tra quelli che sederono nella pre-
gliasse.
bre, a p. 33, dice che dalla gente Azzia tura, è degno d' esser celebrato France-
delle prime elette da Romolo per patri- sco che resse le città di Forlì, di Todi e
zi romani, fecondissima di varie famiglie d'Arezzo nel 3 2, con lode di magnani-
1 1
regie e dominatrici, derivò pure quella di mità e prudenza non ordinaria. Rinaldo
Feltro; indi a p.izfs e 188 parla d'alcu- di Ramberto, anch'egli chiaro nelle cose
ni illustri conti di Carpegna. Il Marchesi, di pace, il quale pei* le ragioni dotali d'Al-
Galleria dell'onore, descrivendo le no- taclara Onesti nobilissima dama raven-
bili famiglie di E imini tratta de' conti nate, nel 307 entrò in possesso della ba-
1
3
nione, discenda da Amilcone Carpineo Ilario di Galeata, badia che sino da tem-
che seguì nel 468 Odoacre re degli Eru- pi antichi godette il dominio temporale
li (V.) in Italia, alla distruzione del re- di più luoghi , e tra questi della contea
gno de'goli, ed ebbe da lui Pietra Piossa di Valdoppio, Porcenigo e Castagnolo,
con lutto monte, che dal di lui cogno-
il poi in parte signoreggiali da'Malatesta e
me fu poi chiamalo Carpegna, Carpinea, in parte da'Ferniani di Faenza. Pietro
Che Ottone I nel 967 confermò al valo- ottennela mitra vescovile di Gubbio nel
roso Uldarico, discendente di Amilcone, 1628 (aggiungerò che prima di lui nel
gli antichi domimi e gFinfeudÒ24 terre e 1I2D divenne vescovo di Monte Feltro
castella con autorità sovrana, per le pro- Pietro1 di Carpegna, e sotto di lui la chie-
Ulderico di Carpe» na (/"".), crealo in- no la stessa cosa; indi come Odou-
narra
di cardinale e vescovodi Todi da Urbano cre die ad Armileone Carpegna uno ,
Vili ; il più. celebre Gaspare Carpegna de'primari suoi seguaci e il più amalo, il
(l '.) Clemente X fece cardinale, e poi fu dominio e stato del Monte che dal cogno-
vicario di Roma. Lo stesso Urbano Vili me di lui acquistò il nome di Carpegna,
spedì conte Antonio, fratello del car-
il e insieme con esso altri luoghi adiacenti,
dinal Ulderico, all' elettrice di Baviera in uno al castello di Pietra llubbia. I Car-
con l'onorifico donativo della Rosa do' pegna fabbricarono il castello omonimo,
ro benedetta (V.)je<\ il conte Ambrogio ed Udalrico avendo aiutato Ottone ^se-
di Carpegna mandò a Milano con mis- guito le sue parti e quelle di Papa Agapi-
sione diplomatica per rimettere in gra- to lì, di più accompagnatolo a Roma con
zia del governatore di Leganes, il duca molti valorosi baroni e soldatesche ,
gli
di Parma, col quale si pacificò, come leg- confermò l'imperatore il possesso de'suoi
go in Novaes. Un ramo di questa stir- dominile gli donò con investitura molti
pe possedè il principesco feudo di Scavo- altri luoghi di Monte Feltre e di Roma-
lino, colla cui estinzione passò quella si- gna, con quel diploma che vorrebbesi col
r
gnoria nel lignaggio de'Cavalieri princi- Delfico rigettare dal d. Tonini, facendosi
palissimo tra' romani per antichi e mo- in esso menzione de'combattuti ed espul-
derni fregi, e Iunocenzo XI creò cardi- si greci da Udalrico. Nel voi. LV, p. 17,
nale Gaspare Cavalieri (V.). L'ordine celebrai la pietà generosa della contessa
insigne di s. Stefano I di Toscana conta Girolama Carpegna, che lasciò 25,ooo
tra'suoi cavalieri diversi conti di Carpe- scudi per opere benefiche e di vote. 11 ri-
gna , cerne altri ordini cavallereschi. Il spettabile conte Luigi di Carpegna ca- ,
Scavolino e annessi a'9 marzo i566, di- parlai nel voi. LXXXV, p. 43e44)» ce ' c'
poi con universale applauso fu promosso bre un tempo pel suo rinomato museo,
olla dignità di gran contestabile a' 7 a- nel quale articolo dissi pure dell'altro pa-
ptile 078. Alessandro del cav. Pietro de'
1 lazzo, ora Palazzo Collisola (f7 .) ,
già
conti di Carpegna, Gattaja Scavolino e , proprietà de' conti e principi di Scavoli-
annessi, neli588 fu fatto cavaliere di s. no, che die nome alla sussistente via nel
Stefano I; così neli6o4 il conte Mario di rione Trevi, ed ivi inoltre parlai dì altri
Tommaso. Di più il Marchesi ragiona del- illustri conti di Carpegna, ricordando l'o-
le 4 Lettere stampate, scritte dal già ce- sione il prelato recitò un'elegante orazio-
r
lebrato mg. Lancisi archiatro di Clemen- ne che meritò la stampa. Ebbe a fratello
r
te XI, cioè del suo viaggio da Urbino al- mg. Sebastiano Pompilio , da Clemente
la Carpegna, col cardinal Tenera legato XI trasferito dalla chiesa vescovile di Gub-
e amministratore dell' arcivescovato di bio all'altra di Monte Fiasco ne e Cor-
Urbino, l'ab. Annibale Albani nipote del lieto) e dal conte Tanara. Il cardinal Ta-
Papa , ed il resto della nobile comitiva nara coll'ab. Albani incederono nella let-
che dirò, a tale effetto avendo in princi- tiga della fraternità, accompagnati dal ca-
pio di quest'articolo reso ragione di tali pitano Staccoli e dalla servitù per la lun-
lettere o diario di viaggio e della loro ga strada della Foglia; mg.' Lancisi, con
r
opportunità di tenerne proposito a'Iuo- mg. Mai-torelli vescovo di Monte Feltro,
1
ghi loro, questo essendo il i.° che mi si mg. Giudice vice-legato e altri a caval-
presenta naturalmente. Mg/Lancisi a' 8 i lo, s'incamminarono per la via di s. Do-
giugno 1705 da s. Leo scrisse lai.* lette- nato e di Sasso Corbaro, ma 3 ore di piog-
r
ra delle stampate a mg. Origo dimoran- gia fece temere di proseguire il viaggio;
te in Roma, circa la partenza da Urbi- però fattisi animo colPantica sentenza, na-
no per Macerata Feltria, ed il nobile ac- vigare necesse est, vivere non est neces-
coglimento fallo dal contedi Carpegna .^confidati che in caso di estrema disgra-
(Francesco Maria, che ancora vivea nel zia pronto era il vescovo per la benedi-
1713, ed a cui successe il conte Mario). zione in arliculo mortis ,
giunsero i se-
Essendo precipuo scopo dell' archiatro condi al sospirato Sasso Corbaro, riguar-
Lancisi il dilettare Clemente XI, a cui le dato dalla comitiva porto di salute, ac-
lettere venivano lette, non meno colla colli a suono di campane, credendo gli a-
celebrazionedelle parti da cui traeva ori- bitanti che vi fosse il cardinale. Videro
gine, che con alquante sobrie lepidezze, nell'ingresso la buona e bella rocca, e co-
nonèa meravigliare che, qua! uomo d'in- si allora conservata da far credere non es-
gegno, siano scritte con ispirilo. Comin- servene simile nello stato; luogo che ri-
cia dal benedire il Papa pel prudente con- guardarono con tenei ezza,qual patria del-
r
siglio e paterno pensiero d' avergli sug- l'ab.Battelli(il suddetto e lodato mg. Gio.
gerito nella gita, tra dirupi e fossi, grep- Cristoforo). Fermati in una casa nel piano
pi e catapecchie , di preferire a belli ca- di là dal Foglia per attendere il cardinale,
valliun muletto (pare della pontifìcia scu- questi arrivato ciascuno narrò le sue av-
r
deria),mediante il quale egli solo e mg. venture, perla pessima qualità della stra-
r
Del Giudice (forse mg. Nicolò vicelegato da, poiché l'ab. Annibale era stato estratto
d'Urbino, poi maggiordomo di Clemente dalla lettiga. Ne'viaggi le piccole disgra-
XI e cardinale) non erano caduti, per cui zieservono a fornir materia per ridere.
in più guise lodò il gran muletto, che in- Dopo aver ivi desinato, tutti insieme s'av-
oltre lo difese con calcetti da quelli
che viarono per Macerata Feltria, ripassan-
gli tendevano probabilmente per
insidie, do per ben 7 volte l'Apsa a guazzo, intan-
farlo scavalcare. Determinato col cardi- to mirando il castello di Mondagano ri-
nale l'andare alla Carpegna, furono pre- nomato pel suddetto vino prelibato. Fe-
1
ceduti da mg. Bonaventura (Alessandro stevole fu l'ingresso in Macerata, e il car-
d'Urbino guardaroba ed Elemosiniere dinale scese nella chiesa delle monache,
d'Innocenzo XII e confermato daClemen- di bella e nuova struttura. Proseguendo
te XI, arcivescovo di Nazianzo. Era stalo verso la Carpegna, da lungi osservarono
promotore della laurea presa io Urbino a destra il famoso Monte Coppiolo, perchè
U R D URI) 1 1 3
di là ebbero lai. "origine gli antichi conli lato, a cui giunge per un dolce acclive,
si
ili Monte Peltro poi lineili d'Urbino, an- che circonda il palazzo da ambo lati, e i
cor celebre pel gran numero di legisti ivi posteriormente forma due semicircoli,che
-
nati, onde anco que' villani sono semi- poi si uniscono in un ponte alzato per in
dottori, e quando andavano all' udienza trodurre le carrozze nell'atrio anzi corti-
dell'ultimo duca per muoverlo alle gra- le coperto del medesimo. Non può abba-
zie solevano dirgli V. A. si ricordi clic
: stanza dirsi quanto è mai nobile e insie-
i suoi (intanili hanno avuto la loro ori- me comodo l'ingresso del palazzo. Viso*
gine da Coppiola, Su questi monti, a ca- ho dentro 5 ordini di portici, il maggio-
gione delle nevi e de'gliiacci, che ditlìcul- re de'quali s'apre ne' due portoni, ed iia
tano lo spuntar de'grani, un frumento si per termine di veduta nella parte poste-
getta prima che l'altro si tagli. Poco do- riore un bel giardino con sua peschiera
po il sito d'una certa quercia rinomata tutto murato, a cui fa difesa e nobiltà un
fra tutte le selve di que'contorni, venne cancello di ferro. Nel r.°piano nobile a li-
incontro il gentilissimo conte diCarpegna, vello de'portici vi è a mano destra un ap-
con una squadra dii4 soldati a cavallo; partamento da estale, a man sinistra poi
dopo i convenienti complimenti, tutti in- è collocata la cappella molto grandee di-
sieme continuarono il viaggio^Giunti do- vota, l'armeria (eranvi da 200 armatu-
po le ore 23
gran palazzo del conte, il
al re d'acciaio e di ferro, che ora potrebbe-
battito del tamburo e lo sparo de' mo- ro formare un pregievole museo: l'avo
schetti di circa 200 fanti, e quello del can- dell' odierno conte se ne ed \m
disfece);
none, dimostrarono il piacere che avea il filo di stanze tutto divisibile per la ser-
signore del luogo di così nobile foreste- vitù. Si monta poi al 2. piano per una
ria. La fabbrica del palazzo è ammirabi- scala quanto ampia, altrettanto dolce, la
le perchè giunge nuova all'immaginati- quale dalle cucine sale sino a'solto-tetti.
vi, dopo la difficoltà delle strade che vi Questa poi per opportuna divisione degli
conducono. E parimenti nobile e maesto- appartamenti nel 2. ° piano nobile termi-
si, perchè d'una struttura e d'una gran- na in 4 porte, la maggiore delle quali si
dezza straordinaria, degna perciò di stare apre in una sala grande, ampia e magni-
in qualsivoglia metropoli. E' isolata, ed è fica. Da questa poi si passa in diverse stan-
in un piano un tantino inclinato. Ili la ze ed appartamenti ripartibili: ma prin-
facciata davanti, e quella di dietro co' ri- cipalmente a drittura del ripiano della
che sporgendo in fuori,
salti ne' fianchi, scala vi è-una grande anticamera, in cui
ornano e ingrandiscono l'abitazione. Ha fan capo 4 ****« porte. Insomma vi sono
1 1 finestre per ciascuna di queste faccia- i4 stanze colla sala tutte a volta viva. Vi
le, e neha 7 per le laterali. Gode l'orien- sono finalmente due scalette segrete, che
te libero davanti a vista d'Urbino, il mez- si ergono da fondo alla cima del palazzo,
zodì dalla parte di Sasso Simone, di die- e danno il passo all'appartamento nobi-
tro ha il monte della Garpegna posto a le a'mezzanini di considerabile altezza, le
ponente, sulla falda del quale sta il pa- cui stanze sono eguali nel numero e nel
lazzo de'conti; e dalla parte di monte Boa- la larghezza a quelle di sotto, alla sola
gì ne riceve tramontana. In questo pa-
la riserva della sala , lo spazio della qua-
lazzo si entra per due ingressi nobili, ol- le viene ad essere assorbito da quella di
tre le porte aperte alle stalle e alle cuci- sotto. Questa fabbrica è fitta non solo a
ne, collocate nel pianterreno. Il i.° ingres- con trastar col tempo, ma eziandio co'ler-
so è di fronte per una scala a due gran remoti; tanto sono grossi li muri, paren-
braccia, co'suoi parapetti di peperino la- do fusi e gettati in un colle volte. Il Bar
vorato a balaustri. Il -j.° è nel!' opposto dinal (Raspare di Carpcgn a spese nel pa
VOL. LXXXVI 8
n4 URJ5 URB
lazzo sopra 1 20,000 scudi, senza potergo- di Carpegna, a Scavolino, è di due mi
dere della salubrità dell'aria, e delle tan- glia.
te comodità di questa casa mobigliala co- Monte Coppiolo. Comune della dioce-
sì nobilmente (per essere allora vicario di si diMonte Feltro, con territorio in mon-
Roma), che senza far uscir alcuno di ca- te, situalo nella falda settentrionale del
sa, potè dare ampio ricetto ad un cardi- monte Carpegna, nella cui cima, al dire
nal legato,a un nipote di Papa, a 5 prela- del Cimarelli, nel mezzo della pianura è
ti , a 6 cavalieri , e a tutta la numerosa un Iago profondo e limpido di mediocre
famiglia loro, senza che uno dasse o ri- grandezza , i cui pesci per la freddezza
cevesse soggezione dall' altro. Si fecero dell' acque non hanno perfetto sapore.
cene e pranzi per un esercito > ma un e- Quivi s. Francesco d' Asisi voleva riti-
sercito di cavalieri. 11 pranzo fu doppio, rarsi dal mondo a vivere cogli Angeli; ma
perchè fu di carni e di pesci eccellenti: tut- illuminato da Dio, recatosi nel monte
to era buono , e tutto ben ordinato. Vi d'Alvernia, meritò di riceverti le s*. Stim-
mancò altro che il cardinal Carpegna, zio cangelo, s. Marino s. Vicino, e la fra- ,
del conte, che udisse i brindisi indirizza- zionale di s. Matteo. Nel precedente pa-
ti co'viva alla sua salute. Il conte usò la ragrafo, ragionando de* conti di Carpe-
maggior attenzione e generosità possibi- g7ia,dissi comunementecredersi, che nel-
le. La dimora nel palazzo fu di due not- la divisione de'3 fratelli, da Antonio cui
ti e un giorno, nel quale la nobile comi- toccò la signoria di Monte Coppiolo, de-
tiva visitò la pieve giuspatrouato del con- rivò la celeberrima casa Felina signori
te,e nel pomeriggio salì al monte di Sas- di Monte Feltre e d'Urbino. È suo ap-
so Simone, antichissima fortezza, allora podiato Monte Boagine della stessa dio-
abbandonata dalla casa Medici; vero pro- cesi, colla parrocchia di s. Gio. Ballista.
digio della natura. Il muletto pontificio 11 Lancisi lodandone gli eccellenti pasco-
gloriosamente vi portò e riportò il car- li, crede che probabilmente dalla quan-
dinale. E lo scheletro d'una piazza forti- tità de'buoi, che producono un raro bu-
che per difenderla
ficata dalla natura, e tiro, prendesse il nome, l'antico essendo
un mese basterebbero sassi e 1' acqua i Buagine.
bollente. Colassi» vi è un piano vasto e Scavolino. Comune della diocesi di
bellissimo a uso di prateria, con una ve- Monte Feltro, con territorio in colle, col
duta d'ogni intorno, che va a perdersi nel- palazzo ducale già de'contiCarpegna prin-
lo stato di Firenze, in quello d'Urbino e cipi di Scavolino. Di questo principato
della Romagna, anzi nel mare Adriatico parlai descrivendo il comune di Carpe-
ene'monti di Schiavonia. Scesi dal sasso, gna t
e riferendo alcune notizie delebi-
passarono a veder la razza delle cavalle, lissimi conti di tal nome. Sono sue par-
e le mandre delle pecore e delle capre. rocchie s. s. Lo-
Agostino di Miratojo,
Il principe di Scavolino, insieme al mar- renzo di Bascio, s. Maria della Neve di
chese del Monte e all' abbate de' Cava- Gattaia, s. Mustiola. Sono soggette al co-
lieri, furono a inchinare il cardinale, e ni une le frazioni di Bascio 3 Gattar a, Mi*
invitarlo a Scavolino: esso vi si recò co- ratojo della medesima diocesi. Del b. Mat-
gli altri a' 17 giugno, accompagnati dal teo da Bascio e del b. Rigo da Miratojo
conte di Carpegna ; monsignor Lancisi parlai di sopra a Penna Billi. Poco lun-
cedette famoso muletto al nipote del
il gi da Bascio esiste tuttora la chiesuola o
Papa, e così potè godere del suo po- cappella con abitazioni, di cui feci paro-
sto nella lettiga. La distanza dalla Ca- la a tale paragrafo, ove nacque e crebbe
stellacela, luogo del palazzo del conte il b. Matteo, ed è tultora in venerazio-
U R B URB n5"
ne, poiché il parroco ili Dascio 3 volle il sole. Ila però di fianco verso Penna, la
tato alla sua residenza di Penna Billi. Ve- sono stanzoni, ma è diviso in mediocri e
stito in abito viatorio e accompagnato da piccole stanze, tutte belle e colle più in-
un gran numero d' ecclesiastici, compli- gegnose comodità, quasi tulle colla sca-
mentò il cardinale e lo servì sino a Sca- letta segreta. Vi sono due piani nobili,
volino. Nell'ingresso di questo territorio scale mollo agiate, e nel 1. "piano vi è il
in bellissima pianura si trovò il principe teatro, e due appartamenti per la fore-
di Scavolino, col marchese del Monte e steria. Nobile, gentile e allenta fu l'ospi-
l' ab. Cavalieri , offrendo al cardinale il talità del prìncipe di Scavolino, ralle-
comodo di due una ben
calessi. Faceva ala grando la comitiva illustre con liceità
zo furono fatte salve di mortaretti e del de'moschelti e cannone nel bere. Questo
cannone, essendo schierati 200 fanti. Il fu alla tedesca, il mangiare alla francese.
palazzo era fortificato con regola milita- Tutto riuscì splendidissimo. Non mancò
re, e colla medesima sua antichità testi- la poesia a celebrare le ninfe delle selve
moniava la continuata nobiltà della fa- Sca voline, tributando al cardinale e al-
miglia. Ediliziogrande e assai magnifi- l'ab. Albani frutti degli alberi e degli ar-
co, degno d* una delle migliori famiglie menti loro. Infatti entrarono otto fan-
del Monte Feltro. Questo è in luogo e- ciulle vestite uniformi da pastorelle ele-
fronle co'loro ripiani, parapetti, cannoni ri, ma tutto fìnlo e lavorato con sommo
e sentinelle. In mezzo a'due baloardi era artifìcio di cera e zuccaro, dentro le frut-
collocato il bel portone a guisa di fortez- ta essendo canzoni pastorali scritte sulla
za, col suo ponte levatoio e orologio so- seta. Nelle ore pomeridiane la nobile co-
pra; porta e baloardi che trovaronsi guar- mitiva fece una gita a Penna Dfllijdfl cui
niti di milizie. Eranvi pure due altre tor- ebbero origine Malatesta per udire
i
,
ri formanti gli angoli posteriori del pa- un'improvvisa accademia che il vescovo
lazzo, servendo di difesa, di ornato e di avea disposto. L'ingresso fu decoroso, ed
comodo. Tutti questi vantaggi, derivati il cardinale xenne ricevuto nel duomo
dalla natura e dall'. »rte,sono contrappesa* tutto parato, dal vescovo in abito, con
ti dull'aver l'oriente e la metà del mezzo- tutto il clero e il magistrato. Venerato
giorno coperti dal monte della Garofana, il Iti Sacramento in una cappella, ivi to-
che uell'iuveruo dopo le 20 ore gli ruba sto cominciò l'accademia con discorso dei
n6 URB U R B
Magnani, il quale prese per tema
c.in. : prete e di 9 canonici, oltre i mansionari,
Clemente XI essere il maggiore fra'prin- l canonici e 1'
arciprete usavano la cotta
ctpi e il migliore fra' Papi. .Seguirono va- e Pahnuzia, la quale era comune pure a'
rie composizioni. Dalla cattedrale, la co- mansionari. Però Pio VII col breve Quan-
mitiva passò a veder la chiesa che edifi- tum spie ndoris fa' 7 giugno So3,BulL 1 1
cavasi pe'fìlippini cheandavansi a intro- Rom. coìit. t.12, p. 3o, concesse all'arci-
durre; indi a visitar la chiesa degli agosti- prete ed a'eanonici di usare invece il roc-
niani, e venerate la Madonna
Gra- delle chetto e la mozzetta paonazza; e col bre-
zie, alla quale il capitolo Vaticano avea ve Nuper prò parte, de' 2 agosto i8o3,
destinato la corona d'oro per l'anno ven- Bull, cit.,47> accordò a' mansionari
p.
turo. Passati poi nella sceltissima libre- la mozzetta paonazza da usarsi sopra la
ria del vescovo, ivi la comitiva fu servita cotta. Ha per parrocchia la detta collegia-
di copioso e nobile rinfresco. Ritornati a ta, ed i cappuccini hanno il suburbano
Scavolino si trovò tutto il palazzo illumi- convento Antonio di Padova. Nella
di s.
nato, dove con mille divertimenti di giuo- loro chiesa si venera dipinta in tela una
co e di cena fu passata la sera. A' 18 il prodigiosa immagine dell' Immacolata
cardinale colla comitiva partì da Scavoli- Concezione della 13. Vergine, che a' 12
no per s. Leo, tra le dimostrazioui d' o- febbraio 1797 operò il portento di apri-
nore del principe. re ripetutamente gli occhi; prodigiosoav-
Governo di s. dgetta Feltrici. venimento rinnovatosi nelI'S." del Cor-
S. Agata Feltria. Comune della dio- pus Domini nel giugno 8 io, il che trasse 1
cesi di Monte Feltro con residenza del go- a folla nella chiesa i fedeli di tutta l'anti-
vernatore , monte, ha
col territorio in ca e colta terra, non meno che de'dintor-
buoni fabbricati da mura.
in parte chiusi ni, per la costanza del replicato miraco-
Il Castellano lo chiama borgo posto fra lo, onde vi accorsero pure que'delle più
il Marecchia e il Savio, nel confine di Ro- alte montagne, e con ispirilo di edifican-
magna e della Toscana. La sua posizio- te pietà e compunzione. Rapidamente vi
ne centrale ad una moltitudine di villag- furono fatte oblazioni d'ogni maniera, e
gi giustamente lo costituisce capoluogo si praticarono ubertosi esercizi spirituali
di governo. È disfante 1 leghe al nord- 1 da'zelanti cappuccini, e con fervorose pre-
ovest da Urbino. Reposati a suo tempo diche. Formalmente vi si recarono il ca-
la disse terra con rocca senza presidio, con pitolo, il magistrato municipale, le mol-
convento di rejigiosi e monastero di mo- te parrocchie con edificanti processioni
nache, il cui giudice avea il titolo di ret- movendo da'più alti gioghi dell'Apenui-
tore, avente dipendenti i4 castelli, cioè no. Nel giorno della festa de'ss. Pietro e
Torricella, Sartiano, Libiano, Rocca, U- Paolo, le confraternite dell' illustre luogo
grigno, s. Donato, Majano , Prete, Tra- e delle parrocchie in quel dì concorse con
ghelto,Cailetto,Rivalpaja, Scavolo,Vajol- vera fede,portarono trionfalmentein pro-
dola e Poggio, oltre Sasso Corba ro e il ca- cessione la venerata ss. Immagine per ma-
luzzi istituì e dotò una congregazione di contrade della terra. Continuando la ss.
consagrata dal vescovo Terzi. Il suo ca- nucci per fare il processo legale di tante
pitolo si compone della dignità dell'arci- meraviglie. Indi gli amministratori del-
UllB UllB 117
l'offerte, con elegante disegno alla ss. Im- rettorato di s. Agata 17 comuni, ed abi-
magine costruirono una nuovn cappella tare ne'castelli e ville circa 2940 perso-
a perpetua memoria, per ottenere dalla ne. Riporta Calindri, che quivi nel t5*q
medesima la speciale sua proiezione, tan- alloggiò in casa Giannini il Papa Clemen-
to in s. Agata che per tutto il Monte Fel- te VII allorché si portò in Bologna a co-
tro. Soltanto coli' Osservatore Romano ronare Carlo V. Nel p. Gatlico : De ìli-
ncrii de Monte Auriolo, Raynerii de Ca- 1 53o, si dice solo, dopo essere stato a Ce-
staldeto, Hugolini, Pingnani, Macera- sena, Ponti/ex vero iter suum versu Ur-
tae Feltrine, Gattariae, Verguanti, et Tri- binum recta via Romani venturus arri-
vii, I I'iUonii, et Savinae cum omnibus puit. Bensì nel i532 Clemente VII tor-
dislriclibus, curtibus , vii li s, juribus, fi- nando Bologna per abboccarsi con Car-
a
nibus et pertinentiis suis ad suamjuris- lo V, si legge che reduce da Borgo s. Se-
diclionetn spedare. Apprendo dal Laz- polcro a'29 novembre: Ranchettati Pa-
zari, presso Colucci, Antichità picene, t. pa , cardinalis vero, et praclali per alia
22, p. 180, che il duca Francesco M/ I cum pluvia, et nive disper-
loca diversa
a' 16 agosto \Si/\ con suo atto dichiarò si, et Ego vero imam cum Sacri
fugati. -
glio del già Ottaviano Fregosi nipote del ad Castrimi s. Agathae. Ego vero in Par-
cardinale, dopo la morte del quale spira- Ugalliam in domo cujusdam mei qf/tnis
va rinvestitura. Questa riportò l'appro- (scrive il ceremoniere Biagio Martinelli
vazione di Papa Paolo III, con breve de' di Cesena), ubi edam hospiinlus erat ora-
io agosto |54-I diretto ad Aurelio , che tor CaesarisDominiti mnjus hispanus.
fece marchese. Morto il medesimo, la ca- Nelladomenica seguitò il viaggio ad i\ler~
mera apostolica ne prese il possesso. Ivi cntum Saracenum,et Cesennm. Nel ri-
inoltre si dice: Essere il luogo assai bas- torno a Pioma è riferito, che a' o mar- 1
riore esistere un monastero di camaldo- tns suiti secundum ordinati curia Unni
lesi, chiamalo Monte d'Oro. Fondure il JJic iabbathì i5 mavtii, Papa Fanum i
8
i 1 U R D URB
uhi pransus est, ci in sero Senogalliam cui fabbricati sono cinti da mura dirocca-
cum curia sua... Die dominicaiG
-pelili le.Qui originò la nobilissima famiglia Ca-
mariti ad Scheggiavi locum clucatus Ur- saldeeia ovvero de'Dadei, per cui può da
bini hospitalus suoi. Se queste nozioni, ciò arguirsi l'epoca lontana dell'erezione
non tutte spettano a s. Agata, apparten- di questo luogo. Sotto l'amministrazione
gono alla provincia che in breve vado de- comunale ha gli annessi Fr aghetto }
Se-
scrivendo, ma colle coudizioni dichiarate nate Ilo e Villa di Fraghetlo della stessa
-ne' voi. LXIX, p. 22 LXXVI, p. 58 e , diocesi. Sono sue parrocchie s. Agata di
altrove. In s. Agata vi dimorarono diver- Fraghetto, s. Biagio di Schigno , s. Da-
si vescovi di Monte Feltro, e vi celebraro- mele di Senatello, s. Martino.
no il sinodo. Il vescovo Sorniani nel 1 568 Talamello. Comune della diocesi di
ivi lo tenne per 1' erezione del seminario, Monte Feltro, con territorio in monte, e
ed altri due li adunò neh 582 e nel 1587. tra'suoi edilìzi vi è una fabbrica di polve-
11 vescovo Marlorelli vi fece un tempo re da caccia, della quale gli abitanti fan-
residenza. Il vescovoDondi dispiacente del- no esteso commercio. Ha le parrocchie di
le contrarietà de'pennesi, per aver Bene- s. Lorenzo martire, di s. Pietro in Cultu,
te Scalino territorio di s. Agata, e vi mo- hanno alti autentici vescovili fatti in Ta-
li nel 729: insorta questione sulla tumu-
1 lamello per circa 1 12 anni, dal 1
349 a*
lazione del cadavere tra la collegiata di i46o. Vi risiedette certamente il vesco-
s. Agata e il capitolo di Penna Billi, que- vo Peruzzi, come risulta da'mouumenli
sto la vinse, li successore Calvi ristorò la del 1372 al 374? e «e divenne signore
1
chiesa principale e il palazzo vescovile. con altri luoghi: egli s'intitolava Episco-
Sono uniti all'amministrazione municipa- pio Fcretranus sive s. Leonis. Trovasi
le i seguenti appodiati e frazioni, tutti del- che vi dimorava nel i4'3 il vescovo fr.
Monte Feltro, tranne Sapi-
la diocesi di Giovanni da Rimiui il quale a proprie ,
gno che appartiene a quella di Bertino- spese edificò sulle falde del monte Perti-
10. Caj ole lo, colla frazione Palazzo, che cala, presso Talamello, un ampio e soli-
hanno la parrocchia s. Marino. Libbia- do palazzo vescovile. Nel sobborgo ag-
no 3 colla parrocchia di s. Bartolomeo. giunse una chiesuola che decorò di pit-
Monte s. Benedetto, colla parrocchia di ture esprimenti principalmente i fatti del-
s. Silvestro. Peti ella, colla parrocchia di s. l'antico e nuovo Testamento, e ne consa-
Michele Arcangelo. Rocca Pratica, colla grò l'altare. Chiamalo il vescovo di Ta-
frazione Pereto, che hanno le parrocchie lamello ivi. morì nel i444 e ^ u sepolta
,
chie di s. Donato e della ss. Assunta di Annunziala; Tor ricella, colla parrocchia
Majano. Ugrigno, colla parrocchia di s. della ss. Assunta; Vffogliano, colla par-
Cristoforo. rocchia di s. Biagio. Leggo nelle Memo-
Castel Delti. Comune della diocesi di rie ecclesiastiche del Ga rampi, che i ri-
Monte Feltro, con territorio mouluoso, i miuesi con Uberto Malatesla loro pode-
URB , URB 119
&tà tentarono di fabbricare un castello tempo quasi inespugnabile. Altri dicono
nel territorio di Uflìgliano, spettante al che il suo primitivo nome fosse s. Leone,
conte Federico di Monte Feltro, aderen- che in seguito cambiò o alternò con quello
te allora al cardinal Napoleone Orsini le- della regione,e poscia distintamente e co-
gato; onde per le censure, nelle quali e- stantemente si appellòSanleo. Monte Fel-
rano forse incorsi, ne richiesero e otten- tro è il nome del monte e della regione, co-
nero da Clemente V 1* assoluzione, co- mitato vicariato feretrano, e come gli al-
me apparisce dalla bolla de' 17 luglio tri del medesimo, anche furono i sanleesi
i3og. esono chiamati feretrani,sebbene è un no-
Governo di s. Leo, me disliuto quello della città di s. Leo. 1
Sanleo o s. Leo. Città già vescovile e ve«covidiMonte Feltro ne'monumenti an-
comune della diocesi di Monte Feltro, se- tichi della curia vescovile del Monte Fel-
de del governatore, sorge sul ripiano del- tro stesso, sono nominati vescovi provin-
l'alto Monte Feltro, in aria buona, luugi ciali e non urbicari, perchè presero il ti-
da Roma poste 3a 1/2, e da Urbino 7 le- tolo dalla provincia e da alcun luogo par-
ghe al nord-ovest, ne'conGni della pro- ticolare della diocesi, imperocché dimo-
vincia e stato d'Urbino, fra la Toscana, rarono e successivamente risiederono iu
la repubblica di s. Marino e la Roma- diversi luoghi della diocesi, e vi celebra-
gna, i dirupi che la cingono suppliscono rono sinodi; come dimorarono qualche
per mura. Pel sito sfaldato in cui eleva- volta, oltre in s. Leo, in Macerata Fel-
si, fu colla sua fortezza una delle più for- tria, nella repubblica di s. Marino, a s. A-
ti d'Italia, ed uti tempo essa era minutis- gata Feltria, in Talamello, nell'abbazia
sima : un'angusta porta con ponte leva- della Valle Feretranadis. Anastasio, (ìn-
toio n'è l'unico accesso (uel voi. XLV1, die la sede del vescovo si stabilì col semi-
p. 193, col. 2/, narrandone ]' ultime vi- nario nella città di PenoaBilli ove fanno la
iu un tempo la cattedrale del vescovato nodi, come Sorniani nel j 573 e nel 1574.
Feretrano. Monte Feltro, nome antico Di tutto parlai a Monte Feltro e descri-
della provincia e del vescovato ,
per la vendo breve questa provincia e diocesi.
in
delta cattedrale, diversi scrittori lo die I furono lodati da'Papi per la fé
sanleesi
rono pure alla città di s. Leo, anche per deità, pel coraggio e valore col quale si
la rinomanza di sua fortissima rocca un distinsero, massime Martino IV die loro
iato U li B mi B
manifeste piove di benevolenza, per aver vp, insigne predicatore e altrettanto cele-
cacciato dalla cittàle truppe di Guido bre per pietà e austera vita, e per uno ile*
ilaMonte Feltro capoparte ghibellino, ed primi si unì alla riforma che produsse l'e-
acclamala la Chiesa romana suprema si- dificante ordine de' cappuccini, perciò di-
gnora. Il dotto sanleese arcipreteGio. Bat- scepolo del b. Matteo da Bascio: sivenera
tista Marini nell' Apologe ticum Ferelra- il suo corpo nella chiesa di s. France-
unni e nel Saggio delle ragioni della cit- sco di Camerino, ti p. Alessandro daSan-
tà di .>.Leo , non che Pier Antonio Guer- leo minore osservante, ministro provin-
rieri nella Carpegna abbellita edil Mon- t
ciale della Marca. Fi. Guido Santoni
te Feltro illustralo, trattarono degl'illu- da Sanleo de' conventuali insigne dot- ,
stri sanleesi e aldi feretrani fioriti per tore e provinciale della Marca. Due al-
santità di vita, per dignità ecclesiastiche, tri religiosi dello stesso ordine, nome e
per valore, dottrina e magistrature. Ne ri- patria illustrarono questa, uno de'quali
corderò alcuni, mentre di quelli della si- ottenne da Cosimo 111 l'abbellimento del-
gnorile e potente casa Fellria ne ragiono a l' altare di s. Francesco del convento di
Urbino coite loro principali gesta. Antonio Sanleo. Orazio Leontini di Sanleo lette-
da Monte Feltro giureconsulto. Fr. Loren- rato scrisse in versi la vita e «resta di s.
zo da Monte Feltro de'minori, arcivescovo Leone, ma sulle treccie di Pietro Natali,
di Ragusa. Beato Landeno da Monte Fel- e fu più volte gonfaloniere patrio. Loren •
terre principali feretrane, reintegrala del- nello slato e fuori. Michele Toma dotto-
la cittadinanza di s. Leo. Maffeo da Monte re di molta fama e di grande esperienza
Feltro fu capitano degli orvietani neli32i nel maneggio degli affari fu adoperato ,
con somma riputazione. Mario Maffei da'prelati Gessi e Campeggi nel ricupero
vescovo di Foligno, ed amministratore di che fece dello stato la s. Sede. Gio. Bat-
Monte Fiascone e Cor lieto. Gio. Battista tistaMazzariui e Girolamo suo fìglio,quel-
Brizio trovossi in patria a'3 assedii postivi lo dottore e questi capitano, raccolsero e
due volte da Borgia duca Valentino, ed scrisseromolte cose patrie: ili.°fu pure
una da Lorenzo de Medici. Sorpresa s. magistrato e per più. anni governò tutto
a
Leo e la sua rocca neli.° assedio di Bor- il ducato per Francesco M. IL Federico
gia, per tradimento di Lodovico Scarmi- Scripa nato in Pesaro , ma di famiglia
glione, il Brizio con Andrea Mazzariui e sanleese , fu dotto canonico di Vienna
altri la ricuperò al duca Guid'Ubaldo I d'Austria e cappellano aulico di Leopol-
colla strage degli uffizioli valentini. Nel do 1 e suo segretario della cifra : non vol-
2. tempo la ru-
assedio scalata di notte le accettare il vescovato di Pedena. Fe-
pecol concittadino Marzio,si portò aMan- derico Merlucci arciprete nella diocesi
tova ad implorar soccorsi dal duca ivi ri- d' Imola e scenziato. Giulio Volpelli fu
tiratosi,ed ottenuti circa i5 uomini gli giudice primario diTodi, podeslà diLuc-
riuscì introdurli nella piazza e ne impe- ca e vice-duca di Sora. Paolo Nardiui fu
dì la caduta. Fu bisavolo d'Olla vianoVol- ottimo e pio dottore di leggi, luogotenen-
pelli celebre giureconsulto, la cui famiglia te d'Urbino: ne fu degno figlio il dotto
dis.Angelo in Vado divenne sanleese. 11 b. Leonardo Antonio canonico teologo di
Matteo daSanleo di nobile prosapia e forse Loreto. Il Marini riporta purei nomi del-
deSevei ini, prese l'abito de'minori osser- le famiglie illustri che appartennero o fu-
vanti,™ dottissimo nelle scienze speculati- rono aggregate alla nobiltà e cittadina!*-
un K URB 121
m di Monte Feltro e dì S.Leo, (iella quale Monte Feltro la città di s. Leo, fortezza
ultima denominazione dice averne tro- che per due anni avea servito d'asilo al-
vato il princìpio avanti il secolo XI II, par- l'imperatore Berengario I e resistilo al-
ticolarmente parlando della famiglia Oli- l'armi d'Ottone 1. Questa poteva l'anna-
vieri, poi pennese, signora di Piega, castel- lista sassone con qualche ombra di verità
lo in vicinanza di s. Leo sino da dettoseco- chiamare priori bus satis rebellem,et in-
quale con eccidio di 3 della
lo, nel lìnirdel expugnabileni imperatoribus uon per- t
puamente quanto al detto vescovato, col l'impresa di Lutizan non fu che a s. Leo,
sanicele benemerito della patria arcipre- nel recarsi Lotario li a Montefeltro, co-
te Gio. Battista Marini, cioè col Saggio me luogo unico ivi intorno conosciuto in-
di ragioni della città di Sanleo detta espugnabile. In favore della sentenza del
già Monleferelro eoi di' appo sto alla dis- Marini m'indusse eziandio il p. ab. Rea-
sertazione De Epi.seopa.tu Fèretrano gii iascì eugubino, il quale nella Biblio-
del p. Contarmi domenicano, il qualeavea grafìa dello Stalo Pontificio del 1792,
confutato l'altra opera del Marini inti- nel dare la sua dotta opinione in mol-
tolata Àdversum Paulina Danielem
;
,
tissime opere , come possessore di tutta
compluresque alios Pinnenses slpolo- l'imponente raccolta (tuttora e accresciu-
geticum Feretranuin. Dall' apparato di ta esistente in Gubbio), l'ammirai giusto
di sua erudizione lo credei in tutto ve- e savio critico. Egli nel dar contezza del-
ramente critico e imparziale, riportando a l'opera del p. Con tari ni , lodala dalle No-
sostenimento del da lui asserto le testimo- della repubblica letteraria, stam-
velle,
ni URB URB
mo riferito nella nostra Bibliografia al- una storia completa della provincia di
J'articolo di s. Leo n. ri 4e 5, scoprendo- Monte Feltro, stampato in Urbino. In
ne con critica varie coutraddizioni, e con questo articolo essendo naturalmente do-
una certa ragionala cronologia nel tem- vuto rientrare nel riferito argomento con
po stesso, con cui procura illustrare la più larga estensione di ricerche studiose,
storia della Penna sua patria tocca e^ , per la grandissima connessione che ha la
gaudio quella dell'intiera provincia Me- storia d'Urbino e sua provincia o duca-
taurense. Ci annunziò anticipatamente il to col Monte Feltro; per amore del ve-
Lami Novelle letterarie di Firen^
nelle ro qui ingenuamente confesso d'essermi
ze de' 5 e 1 2 giugno 1 76 l'ordine di que-
1 ne' summentovati due articoli, sulla fe-
st'opera, ma si vede il medesimo variato, de del Marini e altri ricordati, con trop-
perchè di 5 capitoli, ne'quali dovea con- pa persuasione abbandonato a loro in ab
tenersi, cangiossi in 7 articoli. I pochi e- cuni punti questionabili o dubbi ; ripor-
semplari ch'esistono in qualche privata tando talvolta quanto da essi appresi, e
biblioteca sono mancanti di frontespizio fots'anche senza avvedermene, con asso-
e d'indice io fine, per cui non può asse- luta affermativa (anche per non tempe-
gnarsi l'anno preciso, né il luogo ove si stare i miei scritti colle noiose ripetizio-
stamparono, e taluno per simile mancan- ni, dice, crede, vuole, opina, pretende, af-
za potrebbe dubitare della soppressione ferma sostiene), per osservarli concordi,
del libro stesso". Inoltre pel Marini con- il che non avrei fatto o almeno sarei stato
tribuirono a determinarmi di seguirlo più cautelalo se prima avessi conosciuta
a
due dotti e illustri eugubini, l'Armanni l'opera del pennese Autouio M. Zucchi
colle sue Lettere, e il Reposati coila sua Travagli, di cui parlai di sopra anche a
Zecca di Gubbio (opera e autore nel cor- Penna Billi, nella succeunata opera stam-
rente 1807 celebrati nel t. i5o del Gior- pata a Venezia e propriamente col titolo;
nale Arcadico xli Roma colla Biogra- Animadver sioni siili' Apologetico e sul
fia del preposto Rinaldo Reposati scrit- Saggio di ragioni per la città di s. Leo
ta dal marchese Francesco Ranghia- dell'arciprete Gio. Battista Marini. Da
sci Brancaleoni), il quale chiama: Ca- esso pertanto sono fra le altre sostenute
po la città di s. Leo di tutta la Fere- 3 questioni cardinali. i.° Che s. Leo non
trana provincia, nel descriverla colle è l'antico paese di Monte Feltro e di esso
altre nel 1773, dicendo pure nel tem- non fu mai capitale. i.° Ches. Leone uon
porale risiedervi, olire il podestà, anche fu vescovo Feretrano ma solo prete, beus\
un altro giudice dottore col titolo di com- protettore della diocesi Feretrana. 3.°Che
missario per governarla; e finalmente e- in s. Leo non ebbero mai residenza sta-
ziandio la lettura del contemporaneo bile ivescovi provinciali del Monte Fel-
giornale di letteratura intitolato Esteti- tro. Io non intendo d'impugnare tali pro-
ca Cristiana, che pubblicandosi per le posizioni discusse dal Zucchi Travagli, al-
cure del prof. Vincenzo Locatelli in Gub- quanto in opposizione al già da me riferito
si, gli uni affermando ciò che dagli altri A me pare che difensori d'ambo
i le parti
si nega ; contraili e discordie che proba- non vadino esenti dal soverchio amore
l>il mente sembrano originate dalla tra- delle cose da essi difese e vagheggiate, e
slazione della cattedrale da s. Leo a Cen- propendino ad essere apologisti parziali;
ila Dilli. Queste pretensioni e litigi de' come avviene ordinariamente in coloro
due luoghi sul diritto della cattedra epi- che si propongono di sostenere un argo-
scopale ed altri punti, formano vere an- mento, quali sebbene dichiarino tenersi
i
gustie ad un compilatore di brevi articoli, a severa critica, in fatto talvolta pel fervo-
e per un Dizionario quasi enciclopedico, re senza avvedersene non in tutto la seguo-
pasi però che fatalmente non sono rari. no, predominati dal loro modo di vedere e
Sul i .° punto, oltre il riferito da'nominati d'interpretare, in che hanno seguaci tutti
scrittori, trovo pure che nell'VW secolo quelli che aderiscono alle loro opinioni
Anastasio Bibliotecario tra le città del e dimostrazioni. Marini pre- Siccome col
Monte Feltro vi registrò col nome di cipuamente procedei ne' miei cenni sul
Monte Feltro, Sanleo. Sul 2. ° punto dissi Monte Feltro, dopo la cognizione dell'o-
di Leoue, che la chiesa Feretrana lo
s. pera del competitore, l'imparzialità sto-
venera per confessore; la città e la dio- rica esigeva che anco di questa ne dassi
cesi lovenerano per protettore, e si ritie- un' indicazione sui punti piti rilevanti ;
ne che nefosse anco ili.° vescovo j certo cioè almeno toccare in genere quanto da
e che dimoro e morì in s. Leo. Vero è pe- lui si è sostenuto in senso opposto, sulle
rò che poi col Marini lo dissi 1
.°
vescovo, questioni più vitali, che si panno compen-
non senza notare e insieme avvertire, che diare alle 3 accennate. Il Zucchi Trava-
//?- s. Leone e ne il successore Maurici no, ,° punto
gli circa al 1 col Muratori, an. 962
i Lghelli li riporto noli' Italia sacra. e 963 dislingue
, la diversità che passa
Sul punto narrai ripetutamente an-
3.° tra Monte Feltro regione e s. Leo città,
che diversi altri luoghi della diocesi Fe-
i rigettando l'asserto dal Marini col rife-
retrana, dove vescovi vi celebrarono si-
1 rito dell'autore che va sotto il nome di
nodi e fecero residenza, finché venne de- Luitprando,e con alcuni monumenti dal-
cretalo da s. Pio Ve mandato in effetto da lo slesso Marini prodotti. Analoghe te-
ghe disquisizioni, un limiterò a dare un ge- quale distante meuod'uu miglio dall'an-
nerico cenilo del sostenuto dalZucchiTra- tico Monte Feliciade, collo stabilitisi s.
vagli coulro il primato di Sanleo sulMou- Leone eremita dahualinu per la Lima ,
le Feltro, voluto da' suoi e altri scrittori. di Mia santità ne prete il nome. In Sua-
i^4 UKB CJR B
\eo vi fu il podestà particolare, diverso si dice confessore soltanto
; colf assetto da
dal commissario feretrano giudice d'ap- ».Gregorio VII del io74,che fino a quel-
pello della provincia, il quale come dissi l'epoca niun vescovo fe retrauo era defun-
parlando di Monte Cerignone, ebbe un to in fama di santità; e colla grande lacu-
tempo residenza anche in quel paese, in na che passa dal 36o circa, da s. Leone,
Savignano di Monte Tassi, in s. Leo e di quasi 4-6o anni, alla comparsa dell'al-
in PeunaBillije per tale residenza commis- tro creduto vescovo feretrano Mauricino
sariale, stabilmente dal secolo XVI in poi dell'820circa,in contraddizione dell'altre
s. Leo godè il vantaggio della riunione cronologie de' vescovi di Monte Feltro. 4-
de'parlarnenti provinciali di tutte il co- vendo l'imperatore s. Enrico II nehoi4
mitato Feretrano, ritenuto il titolo e fir- daSanleo trasferito a Voghenza, al cui te-
ma di Commissario Feretrano, mentre scovato successe quello di Ferrara, le ce-
il giudice proprio della città conservò neri di s. Leone, nell' urna restata nella
quello di Podestà di s. Leo. Da questo città di Sanleo vi è scolpito nell'iscrizio-
non potersi attribuire a s. Leo il diritto ne la parola Presbyter, che si volle in-
di capitale ne'tempi anteriori all'indicato, terpretare per Vescovo. In quella poi ove
cui alcuni ascrivono. Quanto al 2.°punto, fu collocato in Voghenza, essendovi stato
parlando il Zucclii del culto di s. Leone, inciso il nome del vescovo Mauricino che
impugna l'induzioni del Marini per so- la fece, il Marini ritenne che fosse il i.°
stenerlo i
.°
vescovo di Monte Feltro, per- vescovo feretrano che si conosca dopo s.
sino nel da lui prodotto sigillo, che per Leone, mentre Mauricino non di Monte
congettura dicesi esprimere s. Leone ve- Feltro ma di Voghenza fu vescovo. Pro-
stito da vescovo. Però non essendolo stalo, priamente il i.° vescovo vero di Monte
non può positivamente comprendere
si Feltre conosciuto, è Agatìio Episcopus
fra que' vescovi quali con s. Gaudenzio
i Monte Ferelris, intervenuto nell'826 al
da Rimila si ritirarono alla Cattolica do- sinodoromano tenuto da Papa Eugenio
a
po il conciliabolo; ne che convenisse con II; tale quindi sembrare essere la i. si-
sue sagre ossa, dimostrando venerarsi nel- riguardo al i.° punto, nelle Animadver-
la festa a'i4 febbraio qual prete e con- sioni vuoisi dimostrato , non aver mai
fessore, e non vescovo, anzi nel sinodo di i vescovi di Monte Feltre tenuto stabile
Ferrara neli592 è detto: s. Lei Confes» residenza iu s. Leo, che il Marini vanta
sorisnon Pontificii•; coll'indulgenza nel per 9 secoli, e cosi anche in antecedenza
nel 3 3 concessa da Guido vescovo di
i i ali 173, epoca in cui fu compita la cat-
so ili65o dal vescovo Scala, e scritte dal- vescovo s'intitolò col nome della regione,
l'eruditissimo leonlino Francesco Pioti- e perciò fu vescovo regionario, non ve-
gli! arciprete di Pian di Meleto, nelle quali scovo urbicario , come quelli di Tera-
V R B
ma, Marsi, Sabina (f'\) e simili, i quali te Feltro e s. Marmo, sul terreno della
dalla regione e non dalla città residen- legalità,ninno finora avendo impugnato
ziale tuttora s'intitolano. E questa qua- il Zucchi Travagli. Sono appodiati di
lifica di vescovo regionario nel Ferelra- Sanleo, Monte, della diocesi di Rimini,
no, confermarsi pienamente dalla varia- colla parrocchia di s. Matteo; Monte Fo-
bilità della residenza in Talamello, in s. tofilo, della diocesi di Monte Feltro, co-
Marino, in Macerata Feltria, in s. Agata me i seguenti, colla parrocchia di s. An-
Feltria, ed in altri luoghi, ne'quali ripo- drea; Pietr acuta, colla parrocchia di s.
sano le ossa d'alcuni vescovi, e per la più Pietro; Tannano, colla parrocchia di s.
parte nell'abbazia della Valle di s. Ana- Biagio; Monte Maggio o Ma/o, colle par-
stasio, da dove in seguito della trastazio- rocchie di s. Agata e tli s. Maria di Pieve
ne decretata nel 1572 da Gregorio XIII, Corona. In quest' ultimo luogo il vesco-
a seconda del disposto da s. Pio V , in vo feretrano Sorniani, essendo morto nel
Penna Billi, ivi fu trasportata la cancel- 1601 nel monastero degli Olivetani di
leria. In Sanleo, per mancanza d'episco- Scolca nella diocesi di Rimini, volle es-
pio, fu preso per tale dal vescovo in en- sere sepolto nella chiesa de'minori osser-
fiteusi il palazzo camerale costruitovi da' vanti di cui era benemerito, nell'aver ge-
fiorentini che tennero il possesso della cit- nerosamente contribuito all'erezione del
tà in tempo di Leone X. Il capitolo fe- convento. Ora devo compiere promes- il
retrano composto del preposto e canoni- so ragguaglio delle Lettere di mg.' Lan-
ci, coslituivasi il più delle volte di par- cisi, del viaggio da Urbino a Monte Fel-
rochi della diocesi, e perciò non residenti tro e alla repubblica di s. Marino, delcar-
e senza canonica in s. Leo. Dopo compi- dinalTanara legato e amministratore del-
to l'edilìzio della cattedrale, nel solo gior- l'arcivescovato diUrbino, coll'ab. Albani
no natalizio del santo titolare cominciò nipote di Clemente XI e poi cardinale ,
il capitolo a riunirsi per funzionarla, co- con nobile comitiva. Reduci daScavoli-
me anche oggi lodevolmente praticasi da no, scrive il Lancisi con lettera de'20 giu-
porzione del capitolo della cattedrale di gno 1705, a' 18 di detto mese s'avvia-
Penna Billi. Nella collegiata di questa, sot- rono per s. Leo. Ne descrive l'inaccessi-
to l'invocazione di s. Bartolomeo, a istan- b iiità, la posizione altissima su cui ele-
za del vescovo si trasferì la cattedrale, sen- vasi, il sitoalpeslre. la porla scavata nella
za segreta oiTìci osila del duca e all'insa- rupe a forza di scalpello, riportando l'i-
puta de'pennesi. Così il Zucchi Travagli scrizione scolpita sul marmo nella fac-
ailerma. Laonde per tutto l'accennato, cia interna Recedile a me, qui opera-
:
che tutto quanto e assai meglio può ri- mini iniqui talem. Parole di avvertenza
scontrarsi in tale storico pennese e sue e- a chi governa la piazza per vegliar sulle
laborate investigazioni, risulla che per le frodi e gl'inganni, che una volta con po-
sue Am'/tuuh'crsioni critiche due , sulle che forze espugnarono questa fortezza. La
opere del leontino arciprete Marini, non chiama capo della provincia di Monte
si può portare assoluta sentenza quanto Feltro, e che perciò anticamente dicevasi
all'identità del MonteFeltrocon la città di Mons Feretri, pel tempio di Giove Fe-
Sanleo,alla sua supremazia sullospirituale retrio, alla cui. falsa adorazione ivi con-
e temporale sopra tutta la provincia e dio- correva tutta la provincia; cambiato poi il
cesi Feretrana, a s.Leone come creduto suo nome per la gloriosa di inora e morte,
i.° vescovo della medesima, che eziandio che s. Leone vi lece, chiamasi volgarmente
sopra altri disputati punti. In tal modo &. Ù60t 9Ó in latino Civitas Leonine
le discorse questioni leontine e pennesi polis. Conservarvisi un tribunale di pub
tornano per (juesl'ai'ticolo,ne'(lue di Man* blica e comune giudicatura per que'con-
,
parte in cui sia collocata la rocca esservi minese costruito co' materiali del gran
3 copiose vene di acqua, le quali tempo fa tempio di Giove Feretrio. Lamenta per-
si raccoglievano per farne girare u«i mo- chè non si ridonava a tale chiesa l'antichis-
lino; perdita deplorata peressere andato simo pregio della sede episcopale, alme-
in disuso il macinare entro la fortezza, ve- no per qualche parte dell'anno. Essergli
nendo trascuratala di lei riparazione, la stato detto potersi erigere nuovi canoni-
quale da principio con pochi soldati po- cali colle prebende delle variecappellanie,
tevasi conseguire, come allora con non senza pregiudizio de'lrasferili alla Penna,
molti potevasi resistere non solo per be- i quali non più seguirebbero il vescovo,
nefizio, ma per credito straordinario del- quando nella festa di s. Leone reca vasi
la piazza, che forse era nel mondo uni- a celebrare nel duomo. Presso di questo
ca a godere d'un simil vantaggio. Nella esistere il palazzo già de'Feltreschi, con
fortezza bassa trovarsi il d'uomo antichis- 32 stanze,il quale per pura beneficenza
simo e sede del vescovato Feretrano, e- di Clemente XI, seguendo le vestigia de'
relto ad onore di s* Leone. Formarsi di predecessori, era stato assegnato al ve-
3 navate, bastito con pietre levigate , e scovo, ed allora era abitato dal castella-
molti marmi interposti sotto e sopra le no, che nell'ingresso de! cardinal Tanara
colonne, con alto presbiterio, a cui ascese gli presentò sopra un bacile le chiavi della
da'due lati per due scale agiatissimefian- fortezza. Alla parte superiore della mede-
cheggiate da balaustri di pietra; esservi sima, chiamata rocca , salirsi quasi car-
anco una parte di chiesa sotterranea sot- pone: essere collocata a oriente ed a cava-
to il presbiterio, ed al suo altare avervi liere della città e nel silo più eminente.
sentito colla comitiva la messa. Questo Avere due bastioni tondi di fronte con
gran tempio fabbricato dal Neri vescovo buona cortina risarcita in ogni parte da
di Monte Feltro, attestarlo l'iscrizione Clemente XI, da cui sperava il ristora-
del 1
1
73 : constructa fidi mirabiliset ar- mento pure dalla parte dell'armeria, ri-
moles Episcopati^ forlissimae
tificiosa dotta in pessimo slato, tranne i cannoni
cwilatis Leonis Moniis Feretri. E per-
s. molto ben montati, tulli cogli stem-
belli e
chè ne'marmi della chiesa vide a'suoi luo- mi de' duchi d' Urbino. I baloardi colla
ghi alcune statue e idoletti de'gentili, cre- collina chiudere un maschio, da cui si
dere anch'egli non improbabile che l'e- passa e si ascende, per porta ben difesa,
difìcio fosse fabbricalo co'cementi del fa- ad un 3.° baloardo parimente rivolto ver-
moso tempio di Giove; mentre per tras- so la città, a fianco del quale colPinter-
URB URB 127
nte7zo d'una cortina era situata l'interior corso dii3 secoli non solo mantenersi in
casa del castellano coperta dal di dietro piedi, ma eziandio in viridi ;il che non potè
con altro baloardo irregolare risponden- avvenire senza condotta egualmente sa-
te alla campagna. Sotto i baloardi essere via, politica e vigorosa nell'opportunità
scavate alcune carceri o piuttosto sepol- de'tempi, a fronte del cadere successiva-
ture, ovvero cantine o grotte, gemendovi mente di tante vaste e floride repubbli-
d'ogni intorno uno d'acqua pe- stillicidio che, che già furono spavento del mondo.
renne. Allacciandosi dalla cortina po- 11 cardinal Tanara, il nipote del Papa, il
steriore, la cui altezza quasi perpendi- diarista Lancisi e la nobile comitiva, par-
colare fa un orrore che piace, si sco- titi da s. Leo a ore 19, per incomode stra-
prono tutti que' monti, che fecero chia- de giunsero per tempo al fiume che pren-
mare il duca d'Urbino, Duca de' Monti, de il nome da s. Marino, e che bagna da
i quali nella provincia di Monte Feltro quel fianco le radici del suo monte. Po-
essendo di vivo sasso avrebbero anche da- co dopo guadato il fiume, riverente si fe-
li, menti e penetrati da copiose vene d'ac- pubblicatoti altri 1 2 gentiluomini, e tutti
qua salubre e da diversi minerali, comu- fecero ad esso e alla comitiva obbligan-
nicano al terreno che a loro sovrasta una tissimi complimenti; il capitano ringra-
abbondante fertilità al mantenimento de* ziando il cardinale e il nipote di Clemen-
suoi popoli, li quali pei ciò servendosi d'a- te XI, dell'onore che facevano alla sua
limenti pieni d'un sottilissimo volatile, casa. Salendo 1'
erta montagna, fornita
godono una robustezza singolare del cor- per ogni lato di campi molto ben colti-
po e dello spirito. Il castellano Bonaven- vati, a suon di tromba si avanzarono due
tura (fratello de'prelati) banchettò gl'il- ambasciatori della repubblica , con 22
lustri ospiti, con perfetta rarità di vivan- cittadini armati; scesi da'loro cavalli, in-
de, e somma confidenza ed amore; trat- chinarono il cardinal legato in nome del
tando pure lautamente lutti i servi e i vet- pubblico e si posero al suo coi leggio, in-
turini, inche mostrò generosità e accor- tanto che la fortezza cominciò lo sparo
gimento, il quale insegna agli ospiti di de'cannoni. Poco meno d'un miglio du
sempre chiuder la bocca alla servitù, per- s. Marino, stavano in ordinanza le mili-
chè o non parli o parli bene. Con salva zie in due ale sino alla porta e composto
reale di 200 fanti solennizzò l'onore ri- di sopra 1000 fanti. Tra le festive dimo-
cevuto. Se la discorsa lettera mg.' Lan- strazioni popolari, giunse la comitiva al .1
cisi la scrisse da s. Marino, di questo fe- casa dei capitan lielluzzi guarnita da una
ce argomento la 4A in data d'Urbino 22 guardia d'onore, e subilo fu servita di
giugno i7o5: Della repubblica di s. Ma- rinfreschi. A disingannare col fatto la
rino, nostra permanenza in essa e ritorno mente non videro mai s. Ma-
di que'che
versoUrbino. Senza ritornare sulle lettere rino, comincia dal dire non esser villa o
Lancisiane, in continuazione e fine,trovo piccolo castello, ma sarebbe maggiorai-
meglio qui darne un'indicazione. Il dotto là della Penna, se vi fosse la sede vesco-
archiatrasi propose di dare una giusta vile, la (piale forse non m domandò da'
idea di quel paese libero, com'era al suo repubblicani per evitare delinquenti im-
tempo, per rettificare l'inesattissimo rife- pegni col vescovo.Trovòla rocca ben mu-
rilocla altri e segnata man te da Malagna- nita,con alcune torri dette Penne di s.
nel. La piccolezza dello slato e delle fòr- Marino, di difficile sorpresa per la (bua
ze di s. Marino, è una delle più valide e aspra salita del monte; dalle (piali P« li-
sue difese, poiché avea saputo nel lungo ne si gode bellissima ed estesa veduta di
128 URR U B B
inonli e di piani, che si perde nel mare A- della mancanza di ladri. Che quanto al po-
tlriaiico.il monte è isolato totalmente con litico e al militare, la repubblica gover-
sublime elevazione, difeso dalla natura e navasi colla giusta idea di non far inai
Essere luogo popolalo e civile,
dall'arte. oltraggio, o dare occasione alcuna di di-
essendovi roaritatemoltedamedelle città sturbo a'suoi vicini, e sopra ciò vivevi
convicine : aver buone case, oltre la Bel- con ogni gelosa severità. Teneva bensì
luzzi, il palazzo de'Maggi posto in piano, sempre ooo e più soldati arrolali sotto
i
con chiesa contigua decorata da celebre il comando del suo capitan generale, ca-
quadro di Guercino. Il palazzo del pub- rica a vita. E perchè la giurisdizione del
blico è molto grande, isolalo e con piaz- popolo di s. Marino è tutta circondata
za pensile, con bel teatrino. Quindi passa dallo stato pontificio, cioè per due lati dal
Lancisi a narrare l'origine di s. Marino, ducato d'Urbino, e pel rimanente dalla
la maniera del governocivile e criminale, Romagna, quindi è chedal medesimo po-
il politico e il militare, l'economico ; in polo si studiava di star sempre bene co'
ultimo della pietà e delle cose attinenti cardinali legati di quelle provincie, ed in
alla disciplina e buona morale del popo- ogni loro cambiamento vi mandava isuoi
lo. Circa l'origine, giunti in Rimini nel ambasciatorijcotne pure essere solito tras-
3.° secolo i due dalmati s. Leone e s. Ma- metterli in Roma
ad ogni nuovo Papa,
rinoni vescovo S.Gaudenzio gl'istmi nella massime per avere ricevuto tante dimo-
nostra religione e gli ordinò, ili. sacer- strazioni di benevolenza da' Papi nella
dote e il 2. diacono. Per fuggir poi la fie- concessione di molte grazie ed esenzio-
ra persecuzione, i due dalmati si ritira- ni dalle gabelle, venivano con tal atto
rono suidue più alpestri monti de' din- d'ossequio a procurare conferma pei* la
torni, cioès. Leone nel Monte Feltrio, e le medesime. Il regolamento della repub-
s. Marino nel Monte Aspro o Titano. Per blica abbondava di buone leggi, e si go-
la pietà e miracoli di s. Marino gli fu do- vernava con maniere molto prudenti ;
mente in uno a'Iuoghi ove il santo dimo- pubblico altro non è che la col lezione de'
rò, da lui scavati collo scalpello, per aver privati. Tuttavolta il pubblico potersi di-
professato la statuaria, e che sono covili o re ricco perchè non avea gabelle, e perchè
tane. Concorrendo popoli vicini a invo- i ogni particolare possedeva qualche cosa,
carne il patrocinio, si formò a poco a po- onde non vi trovò alcun povero poveris-
co la repubblica da quelli che vi si stabi- simo, e quelli cui mancava alcuna cosa
lirono, indi dilatata da'Papi, per averli i per vivere, venivano facilmente soccorsi
sammarinesi assistili contro iMalatesta.La da molte case ricche. Il popolo, egli l'am-
signoria è mista di democrazia e aristo- mirò molto divoto, con clero savio e pio,
crazia. Il principe del paese essere il con- coll'arciprete nella pieve, la quale non e-
siglio generale, compostoda due terzi del- rigevasi in canonica piuttosto per politica
la nobiltà , e dal rimanente di artisti e di quieto vivere. Eranvi i conventuali, i
contadini più comodi. La natura del go- cappuccini, i serviti, confraternite, mo-
verno era attenta per impedir le frodi e nastero di monache, e spedale pubblico.
i delitti., e stavano sempre alle porte del Non vi rinvenne né donne catti ve, né ba-
luogo le guardie, che non permetteva- stardi, seppure fosse vero, secondo alcu-
no ad alcuno I' ingresso senza fargli de- ni, che i proietti recavansi a Rimini. Cer-
1
porre le armi e risapere chi egli fosse, non to è che il vescovo mg. Mai torelli, ch'e-
vi entrava gente oziosa, ch'è la feccia del- ra della compagnia, assicurò Lancisi, vi-
le città, anzi dell'universo. Rare erano le versi iu s. Marino senza scandalo e con
finestre pianterreno colle ferrate, segno molta religione. Coll'eredità del filippi-
URO URB 129
no p. A Scanio Bell uzzi, era stato eretto tini, da'quali la ricuperò il duca France-
un lemmario di cui abbisognava la sua sco M." II nel 1-527. Di essa in seguito do-
r
patria, dove si educavano nelle lettere e vrò riparlare più volte. Racconta mg.
nella pietà molti giovani, e con pubblica Lancisi, che nel declinar del secolo XVI \
scuola altresì per insegnamento degli al- il Majuolo per la sfornatura
castello di
tri fanciulli, lì trattamento poi in casa di quella gran falda di monte sopì a cui
Bell uzzi fu magnifico e stupendo, nel trat- giaceva l'antico , si seppellì dentro di se
tenersi per un giorno e mezzo die vi fe- stesso co' templi, le case, le torri, gli abi-
ce la nobilissima e copiosa foresteria.Nel- tanti. Alcuni attribuirono il terribile di-
la mattina della partenza per Urbino, il sastro alla divina collera, perchè gli a-
cardinale ricevè là visita de'due capitani bitanti mossero un'ingiusta lite al pro-
rappresentami della repubblica. Dopo là prio vescovo sull'elezione del predicato-
scoscesa e rovinosa strada del monte ,
re, da essi usurpata, i quali perciò caccia-
giunti al piano del borgo, trovarono gli rono il religioso predicatore quaresima-
ospitati sotto un grande àlbero imbandi- le destinato dal vescovo. L'attuale Majo-
ta lunga tavola per dar loro un rinfresco, lo fu edificato dipoi, e n'è appodiato An-
profittando soltanto di scelti liquidi, on- tico della stessa diocesi, che ha la parroc-
de il generoso capitano fece porre ne'cà- chia di s. Gio. Battista.
nestri quantità grande di pesce nobile, dà Monte G rimano. Comune della dio-
servire alla mensa stabilita in Auditore. cesi di Monte Feltro, con territorio in
Ora de' prodotti naturali e de'manifat- monte,con diversi buoni fabbricati, qua- i
tm ieri della repubblica di s. Marino, di- li hanno una porzione di mura nel loro
scorse il sullodato Nigrisoli. X<a dice in circondario. Sono sue parrocchie s. A-
qualcbe floridezza nell' industrie agrico- pollinare, s. Donalo, s. Silvestro, e la fra-
le, doviziosa di frutta, di vini squisiti, zionale di s. Martino. Ha per appodiati
precipuamente d'olio d'uliva ; pressoché Monte Liccìano e Monte Tassi }
della stes-
incalcolabili le altre. Esservi cave d'are- sa diocesi, il 1 ,° colla parrocchia di s. Mar-
naria, d' alabastro, di gesso, di marmi, tino, il 2.°colle parrocchie di s. Gio. Bat-
argilla marnosa; acque minerali, saline tista e di s. Maria di Savignano.
e ferruginose dette della Vallee di Cen- Pian di Castello. Comune della dio-
tusi. Le manifatture soddisfare al biso- cesi di Monte Feltro, con territorio in col-
gno, e spedirsene a' luoghi propinqui. le, cui fabbricati sono cinti di mura mal-
i
Majolo o Majuolo. Comune della dio- concie. Fuori di esse è la chiesa matrice e
cesi di Monte Feltro, giacente in monte, parrocchiale di s. Salvatore, ch'è di vaga
i cui fabbricati hanno mura diroccate e moderna struttura, con poche case for-
di circuito. Sono sue parrocchie s. Biagio manti il borghetto, al riferire di Calindri.
e s. Paolo. Il vescovo Perituri n'ebbe il Di più aggiunge, che un tempo eravi il
dominio temporale con altri castelli dopo paese numeroso ne'suoi fabbricati, e con
il 35
i forse a lui ceduto da'signori del-
1 , forti mura all'esterno. A'tempi di Mala-
la Faggiuola , o datogli dal cardinal Al- testa venne atterrato il lutto e lasciato
bornoz: prima era appartenuto al mona- solo fortino, con un mucchio di case
il
stero di s. Donato di Pulpiano, incorpo- d'antica struttura, con torrione vano in-
rato poi alla chiesa di s. Secondo di Gub- feriormente , sostenuto il vano da reali
bio. Avea una rinomata fortezza, che sot- volti e muraglioni d' antichissima data.
to Leone X, per la deposizione del duca Fu poi nuovamente rifiibbriealo in par-
a
Francesco M. I prese a patti il Vitelli
, te, e recinto di mura. Ne sono appudi.i
colle milizie pontificie, dopo alcuni gior- ti Monte Alun'clio e Ripalta della dio- ì
ni d'assedio; dipoi l'occuparono i fioren- cesi di Monte Feltro, il i.° collii parroc-
VOL. LXXXVI.
9
i3o DRB U E B
chia di s. Maria Assunta, il ?..° con quel- Ponte, nella giurisdizione di Piamone; ca-
la di s. Agata. stelloche il Terzi volle stabilire nelle vi-
Sasso Fcllrio. Comune della diocesi cinanze della pieve di Monte s. Pietro, un
di Monte Feltro, giacente in colle, i cui tempo territorio di Castel delle Pupe, poi
fabbricati hanno mura in pai te dirocca- Durante e in ultimo Urbania, forse con-
le. Ila la parrocchia di s. Biagio, e la fra- fondendo il Castrimi Monlis Fetidi coi
zionale della suddetta s. Maria Assunta. Castel Vecchio.
11rinomato Sasso Fcllrio è l'ultimo ter- Borgo Face. Comune della diocesi di
mine della legazione d' Urbino e della s. Angelo Vado, con territorio in mon-
in
provincia di Monte Feltro. Ne bagli ap- te, a'cui fabbricati si aggiungono due ca-
podiati Gesso e Valle dì s. Anastasio sini villerecci. Qui comincia il fiume Me-
della diocesi di Monte Feltro, ili. colla tauro, colla riunione de'due rivi Metro e
parrocchia di s. Andrea, il i.° con quel- Auro. Reposati dice che Borgo Pace fu
la di s. Anastasio. Quest' ultima fu cele- costruito colle rovinedi Lamoleodi Bac-
bre abbazia unita alla mensa vescovile cia, ed appartenne alia Massa Trabaria.
da Pio 11, per cui diversi vescovi vi fe- In seguito ne riparlerò. Ne sono parroc-
cero la loro residenza, e vi celebrarono chie s.Bartolomeo in Castel de'Fabbri,
sinodi diocesani, come narrai di sopra, s. Croce in Sompiano, s. Maria in Dese,
principalmente parlando di Sanleo. s. Maria iNuova, s. Stefano in Felcino. La
Governo a" Urbania. famiglia Ganganelli, che die alla Chiesa
XJrbania (P'.). Cillà con residenza ve- Clemente XIV, al modo che dirò, era o-
scovile e sede del governatore, già capo riunda di Borgo Pace. Ad Urbania, par-
della Massa Trabaria, ed ove dimorava lando di Clemente XIV e di sua famiglia,
il commissario per l'appellazioni. Prima dissi che pare essere il -di lui padre nato
descriverò come costiluivasi la sua giu- in Borgo Pace, con alcune nozioni sul ca-
risdizione governativa, poi parlando del stello. IL Beposati crede che dalle rovine
nuovo governo di s. Angelo in ì ado, del castello di Baccia, fu costrutto nella
diròcome venne stabilita nell' agosto del Massa Trabaria Borgo Pace. Sono suoi
i85j corrente, ciò che debbo fare sulle annessi Castel de' Fabbri, Dese e, Som-
prove di stampa ; e il riordinare qui la piano, della stessa diocesi, le cui parroc-
decretata divisione produrrebbe confu- chie già nominai. Ila per appodiati , e-
sione. Bensì esui medesimi slamponi gualmente della diocesi di s. Angelo in
giunsi in tempo di riportarla per in- \ ado, Figgiano o FigianOfCoWa parroc-
7
tero nell' articolo Urbania. Ha per ap- chia di s. Salvatore. Palazzo de ucci, M
podiato Orsajola e l'annesso Montiego colla parrocchia di s. Floriano. Pacchia-
d' Urbania, colle parrocchie de!la stes- le o Parchialle, co\\a parrocchia della ss.
paté doversi riferire all'epoca in cui esi- Nec Mercatellum Apennini a vertice di-
steva il castello Monlis Fenili, di cui star, - Praebet in Hetruscos Amala ceU
sussiste la denominazione nel territorio sa vita. Lamoli fu già rinomala abbazia
d'Orsajola; il qual castello sul principio nullius dioecesis, che Urbano Vili nubi
del secolo XI 11 fu distrutto a viva forza alla diocesi di s. Angelo iti Vado, al cui
da Ildebrando abbate di s. Cristoforo di governo ora appartiene Borgo Pace in
"
U R D
uno a' suoi appodiati, pel già avver- Jegiata di Mercatello. Nella quale imma-
tilo. gine delle Grazie,con nuovo prodigio, ap-
Mt'rcatcllo.Comune della diocesi d'Ur- parvero con vivido colore nel volto e oc-
bani»« con leni Iorio in 'monte e piano, chi risplendenti quelle fattezze che l'an-
con buoni fabbricati, fra' quali sono ri- tichità di più secoli avea reso appena di
marchevoli quelli che adornano lapiaz scernibili in addietro; e il divin Infante
za grande ed il paese è circondato da
, che la ss. Madre tiene in braccio, fu dal
mura. Il Calindri lo crede sorlo dalle ro- numeroso popolo spettatore veduto cam-
vine dell'antichissimo castello d' Amole, biarsi di colore nel volto, e presa un'a-
cui successe Lamoli. Il Castellano Io di- ria di paradiso inchinarsi più volte ver-
ce borgo distinto sul Melauro, ch'ebbe so il che lo ricopre, e dar quasi
cristallo
accrescimento dalle rovine d'Aiuole, anti- segno gradimento della divozione e te-
di
co castello posto nel sommo giogo degli nerezza del popolo slesso. La delta rela
A pennini, che dà il passo al confìnetosca- zionefu estralla da'processi autentici fat-
no, ed è lontano per una lega e mezza al- ti dalla curia vescovile. In Mercatello vi
l'ovest di s. Angelo in Vado. Era nullius è la curia vicariale a cui souo soggette le
dioecesis quando Urbano Vili l'unì alla parrocchie di Mercatello, le quali oltre
diocesi d'Urbania. Ha la collegiata e par- la nominata sono: s. Andrea in Brusca-
rocchia antichissima de'ss. Pietro e Pao- re, s. Biagio, s. Cecilia, s. Gio. Battista
lo, dichiarata insigne sino da' tempi di in Torre di Palla, s. Leone in Linara, s.
Leone X, con capitolo composto della di- Martino in Val Petrosa, e le frazionali di
gnità dell'arciprete, cui è devoluta la cu- s. Andrea in Corona e di s. Donato de*
e Falmuzia; e Pio VII col breve Quan- p. Ci vai li nella Visita triennale, presso
tum splendonsydtìi* aprile i8o3, Bull. Colucci, Antichità pi cene , t. a5, p. 21 3,
Rom. cont. 1. 1 2, p. 5, concesse all'arcipre- riferisce che i suoi minori conventuali vi
te il rocchetto , la sottana, la fascia con ebbero uno de'primi conventi nella fo-
fiocchi e la matite! letta, tutto di seta del resta poco lungi dalla terra, nel silo det-
colore paonazzo; a'eanonici, il rocchetto to il Fossato di s. Martino per la via che
e la mozzetta di seta paonazza, con aso- conduce a Città di Castello; dipoi ne fu
le e bottoni di color cremisi; a'mansiona- edificato altro molto bello neli25i cir-
ri , la cotta colla mozzetta nera. Trovo ca, a mezzo d'elemosine e con bolla d'In-
r
nel Marchetti, Memorie de prodigi avve- nocenzo IV. Mg. Ugolino poi vescovo di
nuti in molte ss. Immagini ,che dalla re- Città di Castello die facoltà al p. guar-
lazione impressa in Urbania ueliygGdal diano del medesimo nel 3 8, 1 1 di (ar con-
Buratti, rilevasi il prodigioso aprimento sagrare la chiesa da qualunque vescovo.
di occhi e volgere di pupille apparso la In essa la tribuna era dipinta, ed avea
§V volta a'24 luglio
1796, e continuato statue di pietra assai belle. L'esterno por
interpola taro eia le a tutto il dii5 agosto, lieo avea colonne di travertino, fatto nel
nell'immagine di Maria Assunta incielo i484 dal cav. Lodovico Stofanio, in lem
dipinta sulla tela che serve a ricoprire , pò Federico duca d'Urbino e d'Otta-
di
altra antichissima ina magia* venerata viano Uba Idi ni conte
di Mereate!lo,come
sotto il titolo della Madonna delle Gra- rilevasi dalle analoghe iscrizioni che
>
zie, che couscrvasi in un aliate della col riporta. Una 4- c m lode del mercatelle-
j32 URB li IiB
Francesco Draconi capi-
se illustre cav. lazzo de'Mucc» e Figiano. Il Torelli, Let-
tano del duca Federico in Fossombrone. tere, presso Colucci, t.i3, p. 176, ra-
il
Loda pure un altro illustre nel p. in. Bo- gionando della nobilissima famiglia Bran-
naventura conventuale, scrittore rarissi- caleoni, riferisce che messerBranca com-
mo del suo tempo, segretario del cardi- prò Mercateilo per 5ooo fiorini d' oro
nal di Sinigaglia e cronista di Giulio II; dal cardinal legato, ovvero l'acquistò do-
e l'altro correligioso p. m. Paolo, oltre po averlo occupato al modo detto a Ur-
il p. m. Paolo seniore fiorito nel conven- bania nel descriverne le principali noti-
to per dottrina e dignità., reggente di Ve- zie; altre riguardanti la loro signoria su
nezia e provinciale della Marca. Nel pio- Mercateilo l'accennai nel voi. XXXI! f,
vincialato del p. m. Paolo da Mercateilo p. 162, e della cessione che loro ne fece
nel convento fu tenuto un capitolo pro- nel 1 364 •' cardinal Albornoz, da'quali
vinciale neli5oo. Racconta inoltre il p. passò a'duchi d'Urbino e agli Ubaldini.
Civalli, che da Guido Rocco gentiluomo L'Amiani narra che nel 1377 Mercatei-
della terra gli furono mostrati gli annali lo si trovava occupato da'conti della Fa-
mss. di Mercateilo, ne' quali si legge la gioia, ed inutilmente i fanesi vi manda-
sua fondazione risalire ali 232 d'ordine rono le loro milizie per sloggiarli. Sono
r
di mg. Giovanni vescovo Confaludense appodiati di Mercateilo e della diocesi
a quel legato della Massa Traba-
tempo d'Urbania: Castel della Prefiche ha per
ria, a cui poi appartenne Mercateilo, e parrocchie s. Gio. Battista, e la fraziona-
fu signoreggiato da Bartolomeo Branca- le de'ss. Pietro e Paolo di Mercateilo stes-
leoni del ramo A'Urbania, al quale Gio- so. Guinza, colla parrocchia dis. Loren-
vanna Alidosisua moglie, come notai in zo. Metola, colle parrocchie di s. Maria
quell'articolo, per essere morto in Merca- de'Graticcioli, s. Pietro, s. Stefano, e le
teilo pose una memoria sepolcrale nel frazionali di s. Martino in Val Petrosa e
coro della chiesa de' conventuali ove fu di s. Andrea in Va Ica sola : la terra fu re-
tumulato, in cui è detto: sibi huiiis op- Margherita
sa celebre da' natali della b.
piai princìpi. Nel ricordato articolo nar- terziaria domenicana nel 1287, morta a*
rai, che Mercateilo colle altre signorie di i5 aprile i32o. Il Lazzari presso il Co-
Bartolomeo passarono pel maritaggio lucci, t. 22, p. 181, la chiama Medola,
dell'unica figlia col duca Federico, nel- e dice chea'4 marzo 533 il duca Fran- 1
a
la casa Fellresca. Reposati nel descrive- cesco M. I investì di questo castello po-
re Mercateilo, lo dice situato in una del- sto nella Massa Trabaria, Pier Antonio
lemolte penisole che forma il fiume Me- Santinelli das. Angelo in Vado, ed in vir-
tauro appiè dell'Apennitìo, piccolo ma di tù di tale investitura M. Bernardino U-
vaga struttura, circondato da mura e fos- baldini commissario di detta provincia lo
se con alquanti baluardi. Avere 4 porte pose in possesso, stipulante Pier Antonio
e sulla riva del fiume vedersi ancora le anco pe'suoi figli, nipoti e successori in
rovine dell'antica rocca. Loda la beila futuro. Dopo tale alto apparve il privi-
piazza, le buone fabbriche de' particola- legio dato a lui dal duca, in cui si dice
ri, la vaga collegiata eretta sin da'tempi aver fatto conte Pier Antonio del castel-
di Papa Alessandro III. Avere il semi- lo pel ricevuto dono di 3ooo scudi d'oro,
nario, T ampio convento de' conventuali riservatasi la licenza i\e\ Papa , senza la
con bel portico architettato da Giorgio quale l' investitura sarebbe nulla. Ag-
da Siena, il podestà e da cui dipendeva- giuntavi di più la dichiarazioue, che se
no i castelli di Lamoli e Borgo Pace; com- mai il castello di Medola col territorio
prendere il suo territorio castelli di Val-
i fossero ingiustamente tolti a' Santinelli,
bana, s. Martino, Castel della Pieve, Pa- spettasse al duca il rinfranco e pagare il
URB di B i33
doppio. Papa Paolo IH approvò questa no sue parrocchie s. Maria , I. Simone
donazione a' i 5 giugno 1 54 Aggiunge- i • degli Acinelli, «. Stefano , s. Lorenzo di
rò con Reposati , eh avendo Pier San-
» Rocca Leonella. Narra il Sansovino, «el-
tinelli giuniore fallo cpmmetlere un omi- I* Origini e fatti delle famìglie illustri
cidio, il duca gli fece confiscare il feudo d'Italia } riportato da Col ucci, Antichi-
dì Metula; e poi il duca Francesco M." I tà piceite, t. 9, p. 3 i i. Divenuto Castel
stesso lo die parimenti in feudo al conte Durante, ora Urbania, signoria demolen-
Alessandro Santiuelli. In seguito creduta ti Brancaleoni
,
questi divennero tanto
illegittima la subinfeudazioue, dopo la granili, che allargato il loro dominio, com-
morte del principe figlio del duca, ne pre- peterono colla famiglia di Monte Feltro
se possesso la camera apostolica; ma re- signora d' Urbino , con diverse guerre.
catosi in Roma il conte Alessandro, colle Possederono pure il Piobito o Piobbico,
a
ragioni della i. investitura ne riebbe il dove si vedono diverse vestigia di castelli,
possesso. Forse di tuie famiglia fu quel e fortezze disfatte e desolate, oltre Rocca
Lodovico Santinelli capitano della cele- di Leonellocol suo contado, Monte Guer-
bre Cristina regina di Svezia, di cui fe- rino, Secchiano , la Garda e altri molli
ci parola nel voi. LXXI,p. 254- Monte- luoghi, de'quali il pili antico fu il Piobico
date, colla parrocchia di s. Gio. Battista. o Publico. Posto questo sul fiume Can-
l'alte Bona o Falbiiona, colla parroc- digliano, che nasce sopra Scalocchio, e
chia di s. Michele Arcangelo, e le parroc- trascorrendo per molte miglia la valle di
chie frazionali di s. Biagio e di s. Cecilia. Candigliano, arriva al castello di Piobico;
Al presente Mercatello co' suoi appodiati parte del quale era situato nella diocesi
appartiene al nuovo governo di s. An- d'Urbino, diviso dal fiume che vi passa
gelo iu Vado, pel notato diCeudo d' Ur- per mezzo, e parie nella diocesi di Cagli.
bania, e per quanto dirò del nuovo go- Sorge in una pianura molto fertile e co-
verno medesimo. moda, ma poca e ristretta rispetto alla
Peglio. Comune dell'arcidiocesi d'Ur- gente che vi abita, essendo assai ben ba-
binOj il cui territorio giace in monte e iu stionato da'monti all'intorno molto alti,
t\e\ Piceno A uno natio o GalliaSenonia), morie istoriche di Castel delle Ripe o lia
ed a quelli doversi l'origine del paese. So- della tara di Durante, t.
37, p. 90, ra-
i34 URB URB
gionando dell'origine de'Brancaleoni ohe no a tanto che non si riproducano pro-
lungamente dominarono, osserva che
la ve più certe dell'origine teutonica". Il
l'epoca di loro venula in Italia dalla Ger- Torelli colle sue Lettere illustrò la ge-
mania non si credeanteriore a'tempi teu- nealogia de' Brancaleoni co' monumenti
tonici, e si assegna nell'impero di Fede- <Y Urbania t
nel quale articolo le riportai
rico, d'Enrico, o al più degli Ottoni per colle notizie storiche de' Brancaleoni di
risalire un poco più alto, niente però più Castel delle Ripe e di Castel Durante, cor-
antico del secolo X, sentimento che piac- reggendo il pubblicato erroneo dal San-
que ad alcuni scrittori allegati dal San- soviuo, cominciando dal secolo XI II, ben-
so vino. « Ma chi non vede che queste ori- ché nell'albero genealogico da lui prodot-
gini sono state da) capriccio inventate per da Ramberto o Al-
to cominci lo stipite
secondare il genio di quel secolo, in cui berto del secolo XII, da cui nacquero Ala-
si credeva che niuna famiglia fosse chia- manno d'Alberto ricordato in un alto ,
ra e illustre, se non produceva la propria del 1249, e Oddo di Rainberlo del 1225,
discendenza oltramontana , come se di- qual comune stipite de'Brancaleoni Dtt-
strutto T impero romano in Occidente, rantini e di Piobico, e di altre linee alli-
fosse con esso mancata del tulio la sì ni, ambedue coetanei e fioriti in Castel
specchiata nobiltà «lei nome Ialino! È for- delle Ripe, perchè iu Ramberto o Al-
se questo sentimento sì costante e sì fer- berto pare doversi riconoscere un me-
mo, che non'possa contrapponerglisi au- desimo personaggio identico, anzi il To-
torità di autori egualmente autorevoli e relli trovò un altro suo figlio iu Ranne-
dotti? Eppure il Belmonzio, il Gamuri- ro. Così egli crede veramente aver tro-
scendenza riconoscono ne' Brancaleoni, serbai per questo il discorrere de' piobi-
che la teutonica, siccome la credono co- cesi ,
però è necessario tener presente
mune con quella de'Pierleoni, de'Fran- quanto in esso ho riferito. Il medesimo
gipani e di altre famiglie derivate dagli Colucci a p. 61 ei22 del 27 *\z\V An-
t.
ni ha detto nella sua Storia che nel se- rico I deli 160, da cui nacque Brancaleo-
colo XI fiorivano in Rimini i Pierleoni. ne II del 1 183. Questi fu stipite di due
Forse non poteva esser possibile, che al- rami: il i.° si formò d'Alberico II o Alber-
l' occasione del riferito matrimonio uno to o Ramberto sunnominato del 121 3,
della famiglia romana si distaccasse per 1236, I23g, dacui nacquero Annanno,
venire in queste parti, e che un di lui suc- Raniero e Oddo ricordati, formanti la li-
cessore nominato BrancaJeone si ritirasse nea Ripense Durantina: il 2. si formò di
in queste parti montane dove si accreb- Gentiledeli2i3, I232,i235,da cui nac-
be e venne ricco? Ma tutto sia dettò per quero Bellabrauca del 1236 e (274 pa-
un'ipotesi, e iu aria di congettura, la qua- . dre di Brancaleone della Rocca e rimi-
le però avrà diritto di essere ammessa fi- nese;Monlefeltranodeli235e 1274 pa-
3 1
della geografia del secolo XIII in queste 5.° è la concessione in enfiteusi fatta nel
contrade; documenti dal Torelli tratti da- 1 2 36 in Cagli dal capitolo a Bellabranca
gli originali dell'archivio segreto del con- e fratelli del Castel della Rocca, essendo
te Antonio Materassi Brancaleoni, ere- spirato l'altro concesso a 3/ generazione.
de degli antichi Brancaleoni, anche in ciò La pensione per l'enfiteusi da pagarsi a
che riguarda la signoria del Piobico. Il s. Maria d' Agosto , consisteva in 2 soldi
i.° documento contiene la divisione se- ravennati anconitani, 20 de'quali for-
guita in Castro Plohici a' 1 5 ottobre 1 2 1 mavano una libbra , ed ogni soldo era
delle possidenze fra Alberico II Branca- composto di 1 2 denari. Forse a causa del-
leoni, da cui derivò la linea Ripense Du- l'accrescimento del feudo nel 1 334- erasi
rantina, e Gentile di lui fratello da cui , aumentata a 3 soldi. Nel secolo decorso
derivai uno signori della Rocca Leonel-
i il conte dovea pagare al capitolo un ca-
in domo de Rocca nel 1235, nel quale so- vano molti di loro fondazione antichissi-
no nominate l'estese sue possidenze e am- ma, il che prova la loro pietà e sollecitudi-
pie giurisdizioni, ed Guidone, i suoi figli ne perchè fedeli avessero gli aiuti spiri-
i
i36 13 RB URB
appartenendo a'Brancaleoni e la posse*
te Nelle note di questi , parlando il Torelli
elevano prò indiviso , forse perchè nella di Guncheto o Giunceto, luogo dove na-
sua fondazione fu fabbricata a spese co- sce molto giunco; di s. Andrea del Piau
muni del capitolo della cattedrale e de' di Molino; di Colle de Valcelli e di Mon-
Braucaleoni, i quali la ritenevano con di- te Forno, riferisce: Che dentro tali limiti
ritto feudale. Ovvero eretta soltanto da' si vede una grotta nella sponda del fiume
s.Rota romana dichiarò la natura del le famìglia Ubaldini (di s. Ubaldo scris -
feudo non come vera e propria e allodia- se la vita il vescovo eugubino suo succes-
le, a guisa cioè di que'beui soggetti a ca- sore Tebaldo, nel 1760 pubblicata dal
noni e a pensioni, ma per mezzo di quel più volte lodato Reposati, aumentata e
titolo chedicesi Appodazione. Tre fratelli accresciuta, lavoro che piacque a' dot-
Brancaleoni piobicesi discendenti daM od- ti). Il i5.°è la vendita fatta da Ranie-
feltrano, uno de' primi investiti, contesero ro d'Alberico di Brancaleone del q. Gio-
agli eredi di Filomena la rinuovazione vanni, della contrada delta Ranchi de*
dell'enfiteusi, ma il s. Consesso l'aggiudi- Pecorari. La discendenza d' Alberico e
cò al di lei fratello uterino Pietro Orazio di Raniero fu continuata fino a ser Gio-
Luzj cagliese sebbene estraneo ina più
, vanni Oddonis Brancae y il quale, co-
prossimo erede di Filomeua, e ne fu in- me narrai parlando de' Brancaleoni du-
vestito nel 1704. Da lu» e suoi eredi, in ranliui, mòri sul principio del secolo XV
fine passò ai Rigj di s. Sepolcro. Fino al in Castel Durante, lasciando eredi Ga-
1274 Bellabranca, Monfeltrano e Filip- leotto e Alberico de'Brancaleoni priucipi
po possederono molti beni in comune di quel castello, della schiatta di Monal-
sparsi nella Massa Trabaria, in Urbino, do d'Oddone. Segue l'istromento del pos-
in Pesaro, in Fano, in Fossombrone, in sesso. Ih 6.° contiene il laudo del giudi--
Cagli, in Gubbio, in Città di Castello e ce compromissario, fatto nel 1274 in Co,'
ne'loro terrilorii. II documento 1 3.° è una s £ro/tocc/ìtftj ,fraBellabrancada una parte,
vendita fatta nel 1262 da Giovanni e Gu- e fratelIiFilippo e Monfeltrano dall'altra.
i
sona di Bonaccorso da Orsajola. L'atto ro mani , nel tempo in cui erano vissuti
segui in Castilionis s. Bartholis, situato in comunione. Il 18. è la donazione fatta
incontro a Carda, ora non restandone che nel suddetto luogo e giorno, di Bellabran-
i ruderi, ne'limiti della signoria Branca- ca a' suoi fratelli Filippo e Monfeltrano,
a
leoni , e poi passò in proprietà degli U- a ciascuno per parte de'suoi beni, o
la 3.
baldini, indi parte a 'conti Brozj aretini e per meglio dire de' loro beni fino a quel
parte a'eonti Boni urbinati. Segue l'istro- tempo goduti in comune fra loro, colla
mento di divisione eseguita dall' arbitro. consegna della parte che toccava a ciascun
-
URB URB i3 7
no colla dimissione dell'amministrazione. di Castel Durante ebbero un comune ge-
Da quest'atto apparisce , che Ranuccio nitore in Brancaleone II, come notai in
canonico feretrano eia figlio di Gentile principio coll'albero genealogico formato
di lì ranca leone. Iliq. è una concessione dalTorelli,dopO avere ragionato sulla di-
d'enfiteusi di Filippo ediMonfeltrano, nel scendenza de'Brancaleoni per chiarire o-
ia84 fì>tla nel castello di Monlelaeasa, scurità e dubbi. Meglio è vedere quanto
di cuiappena restano ruderi da essi i , riportai a Urbaniasuì Brancaleoni Ripen-
frequentato dopo la divisione e perciò si e Durantini. Trovo poi nell' infeuda
detti nobili Brancaleoni di Monlelacasa. zioni o subinfeudazioni riferite dal Re-
Il 2o.° contiene la procura fatta nel 1288 posati nel t. 2, p. 25 1, che il duca Fran-
1
da Monfeltrano al fratello Filippo, per la cesco M.' Il a' 24 agosto 1576 ricevè il
lite con Trasmondo della Rocca loro ni- giuramento di fedeltà da' conti Antonio
pote e figlio di Bellabranca, il quale per Brancaleone e fratelli Brancaleoni couti
controversie avea tenuto per lungo tem- del Piobbico posto nella provincia di Mas-
po prigione nella stessa fortezza della Roc- sa Trabaria, per la rata che spettava lo-
ca lo zio Filippo. Il 2 i.° è l'atto del 1 288 ro con certa capitolazione. E de' subin-
di vendila di Ranuccio
Raniero Bran- di feudati riportati dal Lazzari presso Co-
caleoni de'Pecorari. Egli fu padre di Bran- lucci, 22, p. 190, leggo, che il medesi-
t.
ca che abitò in Durante, ed ebbe a figlio mo duca nel i5c)2 subinfeudò il castello
Oddone, da nacque il suddetto sei'
cui di Monte Grino e Rocca Leonella, luoghi
Giovanni, die morto senza successione, del territorio di Cagli, ad' Ettore Pucci
lasciò eredi memorati parenti dinasti di
i d' Urbino per certa giurisdizione acqui-
Durante. Segue I* Osservazione sulla di- stata da Lodovico Paltroui in quella ra-
scendenza de' Brancaleoni e Te ricerche ta per se e suoi. In segno di soggezione
sulla famiglia d'Alberico 11 nata dal fi- dovea pagare ogni anno un paio di pic-
glioRaniero suddetto, la (piale pare de- cioni nell'agosto al duca e suoi successo-
caduta tosto dal nativo splendore, e si ri- ri. Sopra tali luoghi e loro dominio su-
dusse alla ristretta condizione di cittadi- scitossi lite, e poi ne cadde il possesso al
no privato. Certo è che Alberico li nella conte Paolo Luzj da Cagli. Al comune
divisione che fece de'beni paterni col fra- di Piobico sono unite le frazioni di Ca-
tello Gentile, cui toccò il Piobico e la Roc- stiglione e di Rocca Leonella, ambedue
ca, non può dubitarsi che abbia avuto par- comprese nelle già
della diocesi di Cagli,
qualche castello, co-
te delle ricchezze e nominate parrocchie. Del dominio di Roc-
mequello di Preverzo esistente un tempo ca Leonella abbastanza ne dissi; quanto
presso Castel delle Ripe con proprio ter- a quello di Castiglione, rilevo dal citalo
ritorio, e qualche parrocchia soggetta al- Lazzari, che desso con Basciuchero o Bac-
la pieve di Preverzo stesso: distrutto Pie- ciuccaro,ambedue feudi della Massa Tra-
verso, col suo popolo e contado si accreb- baria furono feudi del conte Giulio U-
,
nominata. Si crede probabile, che Albe- Monte Forno,*: Pecorari. Monte Grino
rico Il avesse altri figli co' quali Raniero della diocesi di Cagli, ha per parrocchie
divise l'eredità paterna. Ma il Sansovino. quelle frazionali di s. Donato e di s. An-
nomina Armanuo e Oddo, anch'essi en- sovino, e di sua inleudazione poc'anzi ne
trati a parte dell'asse paterno; in conse- feci parola. Ollredi e Monte Forno della
guenza i Brancaleoni del Piobico e quelli diocesi di s. Angelo iu Vado, hanno le fra-
6
i38 UH B U R B
zìodì delie parrocchie di s. Vincenzo di notai nel paragrafo d'Urbania i motivi
Candigliano, di si Aiisovino,di s.Donnto, pe' quali soltanto sulle bozze di stampa
di s. Lorenzo di Rocca Leonelln, di s. Si- mi è dato aggiungere quanto ho però
meone degli Acinelli. Pecorari della dio- riferito a Urbania articolo, che per dispo-
cesi d'Urbania, ha le parrocchie di s. Do- sizione sovrana de' 10 agosto del corren-
nalo e di s. Silvestro. Oltre quanto ho te 1857, il comune di s. Angelo in Va'
detto della signoria de'Brancaleoni su Pe- do fu inualzato al grado di governo con
corari, 1 eggo nel Lazzari, presso Colucci, governatore proprio residente in detta
t.22, p. 178 , che il duca Federico a' città. Che il suo governo venne forma-
giugno 148 1 donò a Francesco Ubald ini to colle comuni di Mercatello e di Bor-
della Carda, suoi figli e successori maschi go Pace, comprensivamente agli appo-
in linea in infinito il castello ds'Pecorari diati d'amendue, a tale effetto smembra-
nella Massa Trabari», col suo territorio te dal governo diUrbania e che in ;
e con tutte le autorità, colle quali lo pos- compenso governo d'Urbania, gli fu
al
sedeva il duca. Essere il luogo riposto fra assoggettato il comune d* Apecchìo co'
montagne, ed i nobili Ubaldini riedifica- suoi appodiati, smembrato perciò dal go-
rono il palazzo di loro residenza, rovina- verno di Cagli, anche per la sua mag-
to nel terremoto del 78 1 r .
•
gior vicinanza ad Urbania. Disposizioni
Governo di s. in Vado. angelo tutte da avere il loro effetto il [."gennaio
S. Angelo in Vado( r^.). Città con re- i858.
sidenza vescovile,giàsededel vice-governo Distretto di Gubbio.
del suo nome col vice governatore, forma - Governo di Gubbio.
lo di porzione dell'antico governo d' Ur- Gubbio(V.).C\U.ìì con residenza vesco-
bania, nel quale articolo non poco ripar- vile, sede del governo e del governatore
lai di s. Angelo in Vado, per essere la sua distrettuale, e ne riparlai a Urbania per
diocesi unita a quella d' Urbania aeque le sue celebri maioliche. Ha degli annes-
vernatole. Al suo comune sono annesse le Catasto e Carbonessa, della stessa dioce-
finzioni di s. Martino e Sorbelolo della si: il castello <\q G hiorni sci, come lo no-
stessa diocesi, con parrocchie, quella di s. mina Reposati , nel 1208 il comune di
Florido portando anche il nome di Sor- Gubbio per 4oo lire ravennati Io com-
belolo (Vittore II sottrasse dal vescovo*- prò da Monaldo di Suppolo. Se Carbo-
di Siuigaglia la Massa di Sorbetolo, e l'as- nessa è lo stesso che Carbonana di Re-
soggettò a quello di Fossombrone: que- posati,essa era una delle due principali fer-
sta Massa non la trovo nel Riparto , ove riere del contado, con fortilizio, spettante
soltanto si parla di Massa Manente, con a'eonti Porcelli. Ne sono appodiati e del-
piccola parte di Massa Bagni della dioce- la diocesi di Gubbio medesima: Bacca'
si Monte Feltree nella legazione di For-
di resca, colla, parrocchia di s. Anna. Il Laz-
lì).Di più s. Angelo in Vado e nella sua dio- zari presso Colucci, Antichità picene, t.
cesi ha gli appodiati Bacciuccaro o Bac- 22, p. 188, lo chiama castello della Bue-
ciucaj'o, già feudo degli Ubaldini, come caresca, e Io dice subinfeudato neli57G
a
poc'anzi notai, colla purrocchia«di s. Mi- «lai duca Francesco M. II, al capitano
chele Arcangelo; e di Monte Maj'o }
colle Francesco Gabrielli e Bartolomeo suo
parrocchie di s. Gio. Battista in Cassia e .fratello eugubini, in uno alle sue ville; ed
p.36o, perciò ebbe il detto feudo con tan- li saccheggiò con ispaveuto de' popoli, e
te facoltà. Nota ancora che in antico era distruzione del palazzo e possessioni. Il du-
di casa Gabrielli eugubina fino dal 3oo, i ca ei conti ricorsero quindi a Innocenzo
e nel 1 4o3 Caute lo die in dote alla figlia VI1F, e dopo molte dispute , si convenne
Lodovica, sposata a Ciccolino Michelotti da'conli Bandi la cessione delle giurisdi-
perugino colle giurisdizioni. La famiglia zioni e de'beni al duca, mediante una som-
Barlolioi terminò nel sécoloXVI in 3 fem- ma di denaro .eh' esili sborsò a titolo di
mine maritate ne' di Gub-
conti Branca comprila. S. Cristina e l'annesso Tor-
bio, di Carpegna colla dote della signo- ricella, colla parrocchia di s. Cristina.
ria di Magrano nel territorio eugubino, e Valcobale, con Fratticciola in parte, e
della Porta di Frontone, i quoti riporta- le parrocchie frazionali de'ss. Pietro ePao-
rono in dote fra gli altri beni il feudo di lo, s. Biagio in Carpiano, s. Pietro in Fiat*
Biscina,' con due altri nobili feudi. Casti- ticciola.
glione Aldovrandì , colla parrocchia di Costacciaro. Comune della diocesi di
s. Maria. Trevo nel Lazzari a p. 1 88, che Gubbio, colla parrocchia di s. Marco E-
il castello di Castiglione nel territorio di vangelista e convento de'minori conven-
Gubbio fu subinfeudato nel i5y5 a con- tuali: ne parlai nel voi. XXXIII, p. i()"> ;
ti Beni eugubini, e il conte Francesco lo ma quanto ad Angelo, e non Fauni, Mas-
possetlè per lungo tempo. Coccorano, col- sarelli segretario del concilio di Trento e
bonesca, s.Egidio di Col Palombo, s. Ma- articoli. Aggiungerò alcun' altre notizie.
ria di Valdichiascio. Febbino o Felino,' 11 Cimarelli dice che gli eugubini per far
colla parrocchia de'ss. Pietro e Paolo, col- mostra di loro potenza vi edificarono la
l'annesso Colcelli. Petrojo, coll'annesso fortezza sopra una collina, e con tali mu-
Scritto, e la parrocchia di s. Michele Ar- ri da renderla inespugnabile. Ci convie-
cangelo. Riferisce Reposati, t. i, p. 289, ne Caliudri, non però che Gubbio edifi-
essere Petroja del contado di Gubbio e casse Costacciaro, come al suo dire pre-
circa 8 miglia lungi dalla città. Lo posse- tendono gli eugubini. Il Reposati, Della
deva Ugolino Bandi nobile riminese, il cui zecca di Gubbio, riporta le seguenti no-
avo n'era stalo infeudalo a 3." generazio- zioni su Costacciaro. Non molto dopo l'e-
ne dal conte Guid' Antonio d 'Urbino, e dificazione delia Pergola e di Cauli. ino,
perchè l'investitura terminava in lui sup- verso ilr.240 circa e iu tempo del tanto
plicò il duca Gnid'Ubaldo a confermarla vescovo Villano, gli eugubini per (17 j li-
e vaghezza a qualunque altra buona ter* 22, p.180, che a'21 ottobrei523 il du-
ra delle vicinanze. Nel 1 377 Costacciajo, ca Francesco M." I per privilegio costi-
la Branca, Ghiomisei'e altri luoghi si ri- tuì conte dell'Isola Fossaja nel territorio
bellarono contro Gubbio. Nel 39 1 si le- 1 di Gubbio, Girolamo Odasi dalli bino;in-
vò dalla soggezione del conte Antonio di di l'8 agosto1 539 Guid'Ubaldol I ciò con-
JMonle Feltro, e si die a' Ma la lesta co'quali fermò ad altro Odasi. Dice che il paese
«1 a in guerra. Nel secolo seguente il duca è in sito basso fra aspri monti, in forma
Federico vi eresse una rocca. Nelle sue più di villaggio che di castello.
vicinanze era una delledue principali fer- Scheggia o Se fileggia. Comune della
riere del territorio di Gubbio appartenen- diocesi di Gubbio, con territorio in piauo,
ti a'duchi, poi da Francesco IVI." II ven- colle e monte, essendo il paese circoscrit-
duta a Filippo Galeotti, e da questi ridot- to da forti mura, cou borgo munito di tor-
ta a uso di maglio o officina per tirar ver- essendo nel pubblico pa-
re, altra è antica
ghe di rame per la zecca eugubina, e per lazzo:ha le parrocchie di s. Maria in Cam-
lavorare cou facilità ogni sorta di caldaie, piello e di s. Palerniano, e la matrice è
poiché avea e forse avrà ancora pure ve- degna d'ammirazione. Di Scheggia ragio-
ne di rame. nai nel voi. XXXIII, p. 1 65. L'antica cit-
l'usoelupo è [Isola Fossara delia dio- e monte, avente molti fabbricati , e no-
UR B URB i{i
tabile ponte di 3 archi sul fiume Candi- io in Canfiogio. Monte. Cor di no, colle par-
gitano. Sono sue parrocchie s. Giovanni rocchie di s. Lorenzo in Canfìagio, s. Se-
del Pel rìccio, s! Ilario di Monte l'Arcel- vero della Pieve del Colle, e la fraziona-
la, s. Martino del Castellare, Il
Lucia, s. le di s. Barbara. Pietralala 3 colle par-
Castellano borgo posto al con-
lo cliiaraa rocchie di s. Nicolò, s. Vincenzo martire
fluente de'fìueni Borano e Cantiano nel- del Furio, e le frazionali di s. Ilario e di
la strada* corriera, che di lì comincia ad s. Lucia.
ascendere i gioghi del Furio. La batta- Apecchio.Comune della diocesi di Cit-
glia fra Totila e Narsete, si opina che ivi tà di Castello, con territorio
in monte, i
maggiormente infuriasse, avendo avuto cui fabbricatisono in parte cinti di mu-
termine colla prigionia del regolo. E' lun« ra diroccate in molta quantità, e muni-
gi 3 leghe e mezza al nord da Cagli, e 4 te all'esterno di buon borgo. Ha le par-
al sud ovest da Fossombrone. Vuole Ca- rocchie di s. Bartolomeo di Caselbuono,
lindri,che prima si denominasse Acqua- ». Martino, e le frazionali di s. Paternia-
Battaglia, forse per 1' accennata seguita no, s. Stefano dell'Osteria nuova, s.Pao-
nella pianura nel 553. Poco lontano è il lo di Fagnille, s. Donato di Castel Guel-
bel taglio fatto nello scoglio a guisa di fo, ss. Quirico'e Giulitta. Sono suoi ap-
botte, pel cui vano transita là strada cor- podiati: Carda, cori l'annesso Serraval-
riera detta del Furio. Nel paragrafo Ma- le, della diocesi di Cagli , che ha le par-
cerata Feltria parlai di Piiino Pisauren- rocchie di s. A nsovino, s. Cristoforo, s. Lo-
se e di Pi tino Mergente, e che il i.° fu renzo della Colombara, s. Maria di Ser-
presso Macerata Feltria, il i.° presso Ac- ravalle, ss. Quirico e Giulitta di Caselle,
qnalagna e nel suo circondario. Allorché e le frazionali di s. Giovanni di Cassia e
neh5o6 Giulio II si recòa Bologna per s. Paterniano. M'istruisce Lazzari, presso
ricuperarne il dominio, racconta l'Amia- Col ucci, t. 11, p. Ì79, che il duca Fran-
ni, che nel settembre perveunein Gub- cesco M.
a
I con lettera de'2 3 febbraio 5 4 1 r
bio, poi a Cantiano, e in Cagli fermò si die il castello d'Apecchio posto nella Mas-
un giorno; passato dall' Acqualagna al sa Trabaria, a Girolamo e Gentile fra-
Furio, ai6 entrò in Urbino; e per Ma- telli e figlidi Guid' Antonio Ubaldini del-
cerata Feltria e Marino s'incamminò
s. la Carda, in perpetuo, riservato il consen-
a Cesena. 11 \).G ali\co, De Itincribus
Rom. so del Papa, e superiorità a lui. Il castel-
Pontificum, riferisce che il Papa entrò a lo è posto in sito vago e basso, circondato
Gubbio a'22 settembre e pranzò nel sub- da monti, e fu posseduto ancora dal con-
urbano monastero di $. Secondo con 8 te Ottaviano Ubaldini. Quanto a Carda,
cardinali e.i suoi famigliari, facendo Tin- il castello fu signoreggiato da'Brancaleo-
preceduto dalla ss. Eu-
gi esso nella città ni di Piohico, come notai in tal paragra-
caristia, cavalcando cardinali in cappa i fo, e poscia dagli Ubaldini che si dissero
paonazza. A* -23 partì per Cantignano e signori di Carda, famiglia illustre e po-
vi pernottò; a'24 dopo pranzo ne partì e tente, della quale mollo dovrò parlare.
ad Aqualagnam pervenil, a e per noeta- Cariano, cogli annessi Monte Fiore e Mi-
vit. Nel dì seguente andò a Urbino. An- gliara> della diocesi di Città dì Castello,
che altri Papi onorarono Acqualagna di ha le parrocchie frazionali di 1, Giovanni
loro presenza. Ne sono appodiati e del- di Somole e di s. Stefano delt'Oftteril nuo-
l'arcidiocesi d' Urbino: Farne to o Far- va. Leggo nella Fisita triennale del p.
lieta, che ha le parrocchie di s. Lorenzo, Civalli, riportata dal Colucci, Antichità
s. Palerniano, e la frazionale di % Bar- piecnr, t. l5, p. 184, che eonwoto de'
il
bara. Frontino di Nari, colla parrocchia minori conventuali di Monte l'iore, dal-
di s. Barbara, e la frazionale di s. Loren- l'antico suo luogo colle limosine fu tra-
1 42 U R 13 URI)
.sportato vicino alla lena dal p. hi. Fran- Battista, il cui capitolo si compone delle
cesco Fratello, concorrendovi la commu- dignità dell'arciprete e priore, che hanno
ti» e Gio. Antonio Maltempo. Fiorirono la cura dell'anime, e di 8'
canonici, tutti
nella terra il Girolamo Fratello uòmo
p. avendo per insegne corali, nell'inverno il
zari, pressoColucci, t. 22, p. igo,che Mon- XXXUI, p. 1 65, dicendo pure che surse
te Fiore, Fietra Giulia, Monte Vicino, Fa- dalle rovine della città vescovile di Lu-
7
gnille sono castelli della Massa Trabaria, ceoli o Luccoli (Z .), come Scheggia, che
feudi antichi e divisibili, di poca conside- esisteva due miglia più oltre presso il pon-
razione per essere i luoghi aspri fra mon- te Rizzole IViecioli, ove ne restano al-
ti ispidi e alpestri; e furono posseduti, al- cune vestigia, la quale si crede da Caliti-
meno dali58o in poi, da'eonti Ottavia- dri edificata da'pelasgi 1 3 1 1 anni avanti
no, Gio. Francesco Ottavio e Bernardino la nostra era , indi distrutta da Narsete
Ubaldini: il conte Aurelio Gorboli d'Ur- «iella guerra gotica, per tener le parti di
bino vi acquistò una certa rata. Monte Tolda; non che dell'aulico tempio di Gio-
Vicino della diocesi di Città di Castello, ve, di cui disse l'imperatore Onorio: De-
ha le parrocchie di s. Maria delle Celle, lubra Jovis saxoque minantes,- Apen-
t
costruzione, avendo pure gli esterni bor- castello poi terra di Cantiano, tra le rive
ghi. Ha la collegiata e parrocchia di s. Gio. del Barano e le appendici del Catria. Del-
U R.B ORI* i43
la qual fondazione si hanno memorie in Patrimonio di s. Pietro, che qualche anno
moltissimi atti giudiziali di strepitosa e prima se l'era fallo suo con usurparlo al
lunga lile, che nel fine del secolo XI 11 en- comune di Gubbio. Non lardò però mol-
trando il XIV
ebbero gli eugubini col ret- to Giovanni a fawsi rivedere sotto le mu-
tore del ducato di Spoleto, la quale lite ra di Canliano nel 35 1, e coli aiuto del
1
il comune
Gubbio con legittimo giu-
di conte Nolfo di Monte Feltro e degli U-
dizio superò neh 3o4, avantiDiotichei io baldini tornò invano ad assediarlo. Allo-
di Lorano governatore di tal ducato per ra Giacomo riparti dal Patrimonio co'
la s. Sede. Imperocché sin dal 17.76 il ret- suoi aderenti e grosso esercito, si recò a
tore pretendeva di togliere al comune i Gubbio e lo strinse d' assedio, onde poi
più ricchi e popolati castelli per diminuir- Giacomo capitolò rinunziandonela signo-
ne la forza e assoggettarlo. In conferma ria; ma non attendendo alle promesse,
con piena facoltà di liberamente far uso Giacomo, ed esso negandoglielo si vcmie
dello flesso castello, di sua giurisdizione alla l'orza, e furono fatti prigioni Giaco-
tanto nella curia che negli uomini, come mo e Caute Gabrielli suo figlio e con- ,
negli altri castelli di sua giurisdizioue.Col- dotti con Giovanni di Cantuccio a Monta
O) a treno era un castello postolo un colle Falco. Essi però trovarono il modo di ri-
incontro a Canliano, tra'quali di sotto al cuperare poiché venuti a trat-
la libertà;
piano passa la via Flaminia, per la quale tato col cardinale, Giacomo gli fece dare
affluendovi i vicini abitanti de'luoghi ed il girone di Canliano, e il casserò di Col-
spese della sostenuta guerra. Questa pe- i4oo comprato dalla famiglia della
fu
rò Antonio rinnovò nel i3qo, mentre il Porta di Gubbio, come feudo, apparte-
Gabrielli dovendo passare podotà aBo- nendo prima a'Feltreschi signori d'Urbi-
logna, avea affidato la fortezza di Can- no. Ma sembra che ciò avvenisse più tar-
nano al Malatesta. La fortezza fu blocca- di per quanto vado a riferire col Repo-
ta da Antonio, per cui Malatesta si portò sati. Frontone appartenendo al comune
asoccorrerla con 6000 uomini, disfacen- di Cagli, ad esso lo tolse Cantuccio Ga-
do Frontino comandante del conte d'Ur- brielli, la cui patrizia famiglia di Gubbio
bino e imprigionandolo, ccIPaiuto degli era capo della fazione guelfa; e il dominio
eugubini. Riuscì poi a Bonifacio IX nel del castello passò a suo figlio Giovanni,
1392 di pacificare belligeranti, e nel i che poi s'insignorì della patria Gubbio e
1393 Francesco Gabrielli vendè Cantia- la tiranneggiò; indi preso prigione ed esi-
valle precipitandosi^ Frontone raecoglie- città, scoprì conte Guid' Antonio, che
il
si, contea assai popolosa, di dove con più Cecciolo era slato uno di quelli che avea-
quieto corso pel piano giunge alla Pergo- no trattalo con quel capilano,lo fece pren-
la e col Cesano si congiunge. Dice il Calin- dere alla Serra Abbondio, con Gabriele
s.
dri, che si deve credere antica l'origine di suo fratello: Cecciolo a'26 giugno fu im-
Frontoue, perchè ne' vari scavi eseguili piccalo sulla porta del ponte Marmoreo,
U R 15 DRB i45
e Gabriele s* accordò e cede il castello di gennaio 1 53o, gli donò il castellodi Fron-
Frontone. Divenutone signore il figlio Fé- tone col titolo di conte, e col mero e mi-
llerioa da Moutefcltro nel 444» P et 01°''" 1
'
sto impero, gladiipotestate, et omnimo-
te del fratello signore d'Urbino,Sigismon- cla jurisdietione iam in criminalibus t
doMalalesta da Rimini, invidioso del suo quam in civilibus^t mixtis, et aliis quo-
ingrandimento e nemico de' Felli escili, gli vismodo et cum omnibus subjcclioni-
,
mosse guerra nel i44^> e g'' tolse il ca- bus, obedientia, et respondentia quaevis
stello di Frontone per trattato cogli ahi- fucrity et sii eie. cum potestale similibus
tanti. [Ma mentre attendeva a combatte- imponendi in Castro praedicto officia-
re la rocca, fu avvisato Federico di tal les } et rectores, acjusdicentes, seu recto-
sorpresa, per cui posteinsiemequellegen- res eie, et quas nos ante praesens Pri-
tidie potè , andò a soccorrerlo. Al suo vilegium in dicto Castro habebamus per
arrivo, veduto da'soldati di Sigismondo, Nos et Filios Nostros , et haeredes do-
questi co'suoi senza aspettarlo si pose in namus, et elargimur libere etc, perse
fuga, e lasciò libero il castello a Federico, e successori anche estranei, come consta
colla morte ancora d'alcuni che soldati, dall'investitura che si conserva in Gub-
nel fuggire furono sopraggiunti. Essendo bio da'suoi nobili discendenti, di cui feci
duca d'Urbino e signore di Frontone, parola nel voi. XIV, p. 2g5 e altrove.
Francesco M. a I della Rovere, da Alfon- Imperocché per tale occasione il conte
so I duca di Ferrara passò a'suoi servigi Gio. Maria della Porta stabili fermarsi
Gio. Maria della Porta nobile modenese nello stato d'Urbino, ed elesse per suo
suo segretario, d' antica, nobile e illustre soggiorno la nobilissima citlà di Gubbio,
famiglia di Novara, la quale già avea da- ove il conte Giulio di lui figlio a'28 mar-
to al sagro collegio cardinali Ardici no
i zo 1587 fu dichiarato cittadino e patri-
«Iella Porta (F.) seniore, e Ardici no del- diploma originale che conser-
zio, e nel
la Porta (V.) giuniore, e ne'primi anni vasi dalla nobil casa si legge: cum omni-
del corrente secolo cessò di vivere il car- bus, et singulis privilegiis, et honoribu!>\
dinal Girolamo della Porta (V.) già te- quibus alii nostri Originales Cwes , et
fioriere, de'conti di Frontone. Alfonso I ce- Patiitiipotiuntur, et inposterumpotiri
de al duca d'Urbino il detto Gio. Maria poter'unt tam hic> quam Florendae etc.
suo valente suddito, come personaggio di Dalla quale espressione si viene in cogni-
gran credito , di rara virtù e di somma ed eugubini cor-
zione, che tra'fìorenlini
destrezza, mentre Francesco M." I ne a^ resse tanta buona armonia, che scambie-
vea bisogno, perchè morto ili. "dicembre volmente gli eugubini godessero la nobil-
1J21 Leone Xche Pavea spogliato del- tà di Firenze, e i fiorentini la nobiltà di
lo stato ,
questo avendo egli ricuperalo, Gubbio.Nel 1 532 tornato inBologna l'im-
bramava dal sagro collegio l'autorizza- peratore Carlo V, per abboccarsi di nuo-
zione di ritenerlo sino all'elezione del nuo- vo con Clemente VII, Francesco M/ I
vo Papa , col quale avrebbe trattato le mandò per suo ambasciatore all'impera-
cose sue. Per questo gravissimo altare il tore conte di Frontone Gio. Maria del-
il
duca d' Urbino inviò Gio. Maria in Ro- la Porla, affinchè cou tale occasione ri-
ma, per la restituzione formale dello sta- cordasseal l'augusto la reintegrazione de-
to medesimo, ed esso talmente si maneg- gli stati nel regno; il quale conte l'accom-
giò co' cardinali, che ottenne pel duca pagnò poi fino a Genova, dove il duca
quanto bramava. Francesco M. a I restò inviò per la stessa cagione Felice Tirati-
tanto contento della condotta di della si suo segretario , acciocché di concerto
Porla suo ministro, che per mostrargli^ rinnovassero gli uffizi con Carlo V, il qua-
benefico, con atto rogato iu Pesaro a' le in finediede loro parola certissima, che
1
7
VOL. LXXXVl. 10
i46 V II B ti R B
subito nulo nellaSpagna l'avrebbe com-
gi gorio XVI, gloria dell'ordine camaldo-*
piaciuto. Dipoi aggiunse Reposati , clie lese, colle lettere
apostoliche, Inter jjiuI-
nel memorato privilegio del duca a Gio. lipliccsyàeij settembre i836,unì al mo-
a
M. della Porta, sottoscritto di sua mano, nastero dell'Avellana l'antica abbazia di
dopo aver fatta menzione d'aver vendu- Sitiia, popolandola de' figli del patriar-
to ad esso il castello di Frontone, con tut- ca s. Romualdo.
ta la sua giurisdizione, posta nel territo- Fenigli. Comune della diocesi di Ca-
rio di Cagli, per certa quantità di denari gli, posto il territorio in monte, i cui fab-
pagati nella terra di Lunago con rogito bricati sono recinti da mura diroccate. Ne
notarile, dà il castello di Fron-
il duca gli sono parrocchie s. Ercolano, e s. Cristo-
tone assolutamente, con patto che non foro in Monte Gherardo. Trovo nel Laz-
possa né da lui, nèda'suoi successori le- zari, presso Colucci, t.22, p. 19H, che il
gittimi ricomprarsi ; e glielo dà per se e castello di Fenigli , dal duca Francesco
a
suoi successori legittimi, anche estranei, M. II fu nel 1623 subinfeudato a Carlo
in infinito. A tempo di Reposati, cioè nel Caracciolo napoletano colla sua giuris-
i
773, possedeva Frontone il conte Ardi- dizione, Seguita nel 63 1 la morte del
1
cino della Porta di Gubbio. 11 Colucci,che duca, la camera apostolica ne prese pos-
nel t.22 dell' A nticlii tà picene pubblicò sesso. Il castello è situato nella cima d'un
nel 179Ì le donazioni e investiture del monte aspro e alpestre.
ducato d'Urbino, raccolte dal Lazzari, a Monte Secco. Comune della diocesi di
p. 180 riporta la narrata concessione, e Fossombrone, con territorio in monte e
forse per errore di sjampa chiama il ca- pochi fabbricati. Ha la parrocchia di s.
e aspri gli sovrastano; esservi l'abitazione Gubbio divenuta padrona del castello di
pel conte, e che fu posseduto ancora dal Monte Secco ceduto ad essa dagli ere-
,
conte Onofrio della Porta di fé. me. La miti di Fonte Avellana, ne confermarono
giurisdizione feudale fu come le altre ii- il possesso e la giurisdizione, insieme a
nunziata nel pontificato di Pio VII. Urbano IV nel 1263 e
a quello di Pergola,
Governo di Pergola. Clemente IV nel 1266, con brevi che ri-
Pergola {V.). Città con residenza ve- porta. L' Amiani riproduce la bolla di
scovile e sede del governatore. Nell'esten- Leone X de'27 giugno i520, colla quale
sione di sua diocesi comprende il celebra- restituì a Fano il suo vicariato di Monda-
tissimo monastero abbaziale de'camaldo- vio,tolto alduca d'Urbino/m cui era com-
lesi di s. Croce Fonte Avellana, di cui
di preso Montis Sieri; fanesi vi spedirono i
riparlai nel citato articolo, e facendo pa- il governatore, e gli abitanti giurarono fe-
e infeudalo i I marchese Ippolito della Ro- con isquisita diligenza nel 1596 da Ip-
vere, figlio naturale del cardinal d'Urbi- polito della Rovere; sotto al quale colli:
no o Feltre della Rovere, che possedeva scaturisce limpida fonte di fresca acqua
il marchesato di s. Lorenzo in Campo e e salubre, a cui vicino Pier Maria conte
Monte Foglio o Monte Alfoglio, morto di Monte Vecchio, chiarissimo di meriti
neh 5*2 (o nel 1578, come altri voglio- e di sangue, nel 593 fondò un magnifi-
1
camera apostolica andò al possesso del vi, e che nel 1624 in un campo del con-
bitanti della distrutta Tufieo, e anche querele, Innocenzo III mandò nella pro-
d' Ostra e Suasa, scampati dall' incen- vincia cardinal Cenci. Nel i345 M«s-
il
dio edificassero terre e castella^ princi- sio o Maggio di Canle di Monte Vecchio,
palmente Rocca Contrada, oggi Arce- che neh 3 19 era stato podestà di Fano,
via, di cui nel voi. XXXVI, p. 272. comandava la truppa di Galeotto Mal.i-
Monte Secco e castello inespugnabile di il lesta signore di Fano, il quale neh 34$
Monte Vecchio, a cui gli onori e no- il lo dichiarò suo compagno stipendiato, ca-
me gli die la casa \ecchi, mentre dall'im- rica di moltoonore in que'tempi,e lo con-
peratore Ottone IV lo ricevè in premio fermò capitano della guardia. Nel i3>2
de' servigi prestatigli , con altre castella essendo imminente la venuta da Avigno-
delle vicinanze, singolarmente S.Lorenzo ne nello stato della Chiesa del cardinal
in Campo, al riferire del Biondo nell'/- Albornoz legato, e formidabile la lega
talia ili us ira la , ove parlando d' Ugo ne de'signorotti collegali coll'arci vescovo di
Monte Vecchio lo chiama padrone di , Milano, contro Malatesta, Galeotto per
i
no VI nella pace generale del 3yg vi fe- i cipio di settembre si portò a campo sotto
ce comprendere Pietro e suoi fratelli, i il castellodi Monte Vecchio, sin allora sta-
il quale poscia nel 1 397 divenne capitano to della fazione de'Malatesta, per forzare
del popolo. Bonifacio IX il 1. "luglio 1
398 i conti Luigi e Roberto di Monte Vecchio
investì di s. Lorenzo in Campo, e de'ca- signori di Miralbello e di Monte Porzio,
stelli delle Fratte, Monta Ifoglio, delle Ri- a prestare il giuramento di fedeltà alla
forzate, di Nidastore e altri già di Fano, i Chiesa, il che fecero liberamente, e di più
conti di Miralbello figli di messer Cante cederono a Federico un del casato loro
di Monte Vecchio, cioè Pietro, Francesco, in ostaggio, il quale fu tosto assicurato in
Nucciolo, e Monaldino che pel 399 era 1 Urbino. Il celebre cardinal Bessarioue
?
destinato podestà di Firenze. Con queste commendatario dell'Avellana a 6 marzo
e altre investiture si quietò la provincia. i465 concesse l'investitura de* terreni e
Carlo Malatesta nel r4^8 die il governo possessioni di Piaggiolino e della Slacci o-
di Fano al conte di Miralbello Guido di la a Roberto de' conti di Monte Vecchio,
Francesco de'conti di Monte Vecchio suo fratello di Luigi, ed a'figli di questi Pier
luogotenente, che per molli anni conti- Gherardo, Gio. Francesco e Prospero.
nuò nella reggenza con utili provvedi-
, Continuando la guerra contro Malate- i
menti; e solo se ne esentò nell'ottobre sta, Roberto a' 23 agosto 1469 riportò
di detto anno per prender possesso del- vittoria sui Feltreschi e le milizie papali:
le giurisdizioni di Monte Porzio di Mon- tra gl'illustri prigionieri vi fu il detlo Pier
davio, e di Castel Vecchio vicino a Cuc- Gherardo. Sisto IV tolto il vicariato di
curano poi diroccato e ridotto a villa ed Mondavio a* Malatesta, lo restituì a Fa-
è appodiato di Monte Porzio, alla sua ca- no, non però il commissariato di s. Lo-
sa da lui aggiunte per concessione d' li- renzo in Campo, e continuando castelli i
mone suo zio abbuiceli s. Lorenzo inCam pò. ubbidire a'conli di Monte Vecchio, Pier
Essendo morto Carlo, suoi fratelli Ma-
i Gherardo, Prospero e Gio. Francesco, ed
latesta Galeotto Roberto , Sigismondo e altri della famiglia, essi ne ottennero dal
Domenico confermarono nella reggenza Papa la rinnovazione dell'investitura a*
il conte Guido, e la loro zia Elisabetta die
4 gennaio i474> co ' nnero e misto impero
il governo e cura di essi a Pietro di Can- ed altri privilegi espressi nella bolla d'in-
perare alla Chiesa; e quindi Sigismondo zione col conte Pier Gherardo d' amici-
venne dal Papa scomunicato in s. Pietro, zia e corrispondenza , di non ammettere
con Astone Manfredi da Faenza, pera ne'propri dominii fuorusciti,ribelIi ed esi-
vere ricusato tal pagamento. Cominciata liati; e nel 1488 si accomodò col conte
u u b URB i49
sulle gabelle i:l»e esigeva da'fanesi possi- ilgoverno al cardinal Pio legato della
denti ne'suoi feudi. Nell'in vasioue de'vi- medesima, i fanesi ricorsero al Papa per
curiali nel 1J02 eseguila da Cesare Bor- sostenere la loro indipendenza, il quale
gia duca Valentino, nell'espugnazione di benignamente rimise il ricorso al cardi-
Camerino a'2 1 luglio, e prigionia di Gii*. nale. Questi rimasto persuaso dalle ragio-
lio Varani e di due suoi figli, si elfeltuò ni del conte Annibale di Monte Vecchio,
per opera ile' conti di Monte Vecchio, i ambasciatore della città, non ebbe luogo
quali come Fano tenendosi dal partito di l'innovazione di tanta rilevanza.I mona-
Borgia, colle loro milizie distribuite ne' ci diRavenna a vendo possidenze in Mon-
castelli dell'Isola Guai terese* Sorbolou- , te Vecchio, s. Vito, Monte R.0I0, Fratte
go e Renforzate aveano Varani chiu- al e Torre di Mondavio, e degli altri nomi-
sa la strada allo scampo. Compresi poi di nali luoghi anche la signoria, tutto nel
timore di perdere domi ni per la sua i i
1627 cederono a Beuedetto Laudi ve-
smisurata ambizione , entrarono nella scovo di Fossombroue. Morto il conte Ip-
trama dell'insurrezione del ducato d'Ur- polito di Monte Vecchio, del feudo nel
bino che costò la vita
, a diversi capita- 1647 prese possesso la camera apostoli-
ni assassinati in Sinigaglia e altrove. Nel- ca come ultimo nominato della linea
,
la guerra degli anconitani contro i iesini, investila che con altri luoghi con vicini da
aiutarono i primi i fauesi con 100 libbre più secoli l'avea posseduto. Il comune di
di polvere, ed Monte Vecchio
i conti di Fano conservando le sue ragioni sul ca-
con 3oo fanti nel 5 2. Avendo Leone X 1 1 stello, ricorse per ricuperarlo alla sua giu-
nel 15.19 fallo duca di Camerino Gio. M/ risdizione al cardinal Pamphilj nipote
Varani e ronte di Sinigaglia, questi com- d'Innocenzo X, mentre la comunità di
mise la custodia della rocca di Camerino Monte Vecchio era stata autorizzata di
a Giulio conte di Monte Vecchio, a cui a- assoggettarsi al governatore della Marca
vea sposalo Cornelia. Fano per
la figlia o al legato d' Urbino; e prevalendo l'i-
la numerosa fìgliuolanza del conte Ro- stanze degli urbinati, il cardinal Cibo lo-
berto, verso ih56o l'esentò dalle collet- ro legato annoverò il castello al suogo-
te. Nel 1 566 minacciando turchi il lito- i verno. Il conte Ippolito lasciò dopo di se
rale dalla parte di Fano, i cenili Camillo Astone, e Giulio insigne letterato e poe-
e Federico lo soccorsero con grave dispen- ta rinomatissimo, ed in Roma ove dimo-
dio e incomodo, onde per gratitudine i rò riportò sempre l'applauso dell'acca-
magistrali con onorevole patente diehia- demie d'Italia. Inoltre I' Ami ani ricorda
1 aronoCam ilio capitano comandante del- iMonte Vecchi conti Ugo, e Ridolfo ca-
la rocca, e gli a/ìidarono la custodia della nonico Liberiano e cameriere segreto di
città e suo recinto. Vedendo poi i depu- Clemente XI; Lodovico valoroso capita-
tati della guerra che i detti Monte Vec- no che sostenneguerresche imprese, mas-
chio nelle proprie case di Fa no stipe odia- sime e ripetutamente contro turchi con i
ralo benemerito della città e degno di , ne tenente colonnello e nel 709 castella- 1
godere tutte P esenzioni che pe'beni del no di Sinigaglia, fortezza da lui governa-
suo feudo già possedeva, con renderlo in la lìnchè visse: il suo figlio conte Rinaldo
avvenire allatto immune da qualunque con magnifica ambasciata, Fano nel «743
gabella. Nel 1621 Gregorio XV avendo lo mandò con Andrea Gabrielli al novel
unito Fauo alla legnzioue della Marca e lo cardinale Luulc iu Pesaro, ch'era pie
1 5o U B D URB
side nte ti' Urbino. Del conte Rodo 1 fu di rocchie e luoghi. Morto il cardinal Giu-
Monte Vecchio fanese, generale sardo che seppe Albani a'3 dicembre 834, ultimo 1
perì sul campo della gloria nel 85:j in i abbate commendatario, Gregorio XVI ne
Crimea nella clamorosa guerra di Tar- soppresse la giurisdizione spirituale, che
dila contro la Russia, ne feci parola in aggiunse Pergola, mentre
alla diocesi di
quell'articolo. affidò l'amministrazione economica del-
Monte Rolo. Comune della diocesi di l'antica abbaziale a' monaci cisterciensi,
Fossom brune, posto in inorile, il cui pae- coll'annua corrisposta d'alcune migliaia
mura, la cui parrocchia è s.
se è cinto di di scudi di annue pensioni ecclesiastiche,
Felicita.Narra l' Amiani, che già Monte e l'obbligo eziandio di somministrare
Rolo nel 192 apparteneva al territorio
i quella di scudi 3oo al vescovo di Cagli e
di Fano. Essendo fossombroi iati avversi
i Pergola, e di darei5o scudi annui al se-
a'fanesi, nel1261 per vederli seguir le minario di Pergola ,
pel mantenimento
pallidi Manfredi, all'improvviso fecero di 3 chierici appartenenti a'comuui di s.
una scorreria su Monte Rolo e altri ca- Lorenzo in Campo Mo ntalfogho e s. An-
y
stelli che occuparono. Possedendo Sigi- drea di Mondavio, già soggetti alla dio-
smondo Malaiesla il vicariato di Monda- cesi abbaziale medesima. Già Pio VII col
ino, nella guerra che gli mosse Pio II, il breve Exponi Nobis, de' 6 marzo 804, 1 1
conte Federico d'Urbino capitano gene- Bull. Rom.cont. t.12, p.i35, diretto al-
rale della Chiesa l'occupò nel 1462 in lo stesso cardinal Albani Erectio novae :
retta nel 1 289 in tal grado e immediata- terranee, d'acquidotti di lavoro romano,
mente soggetta alla s. Sede, che divenu- di pavimenti di musaico antico, d'avanzi
la commenda, per ultimo ne furono com- di fabbriche sontuose, di stellile di bron-
Uiendalari i cardinali Barberini ed i car- zo e di marmo, d'idolelli di metallo e di
dinali A IbanijCoru ponendosi d'alcune par- terra cotta, di monete, ed un Giove Do-
U RB URB i5i
doneo fu trasportato nel museo d' Urbi- se nella rocca di s. Lorenzo in Campo,
no. S. Lorenzo in Campo fu già uno ile* ch'era passato nel vicariato di Sigismon-
Presìdati dello stato pontifìcio, nel qua- do Malatesta signore d\Riinini(V.), ilqua-
le articolo riportai diverse notizie storiche le vi teneva il suo commissario. Occupa-
sul medesimo governo e commissariato, to quindi dallo Sforza, nel 1439 fu ripre-
tribunale e giudici, non che sul luogo col- so da Sigismondo. Neil' irruzione di Ce-
l'Amiani e altri, co'quali altre ne aggiun- sare Borgia, questi nel i5o2 promise a
gerò. Anticamente la terra di s. Lorenzo Fano di reintegrarlo nell'antica signoria
in Campo era della diocesi e sotto il go- di s. Lorenzo in Campo, ma nel seguen-
verno della città di Fano, nel quale ar- te anno ebbe fine il suo tirannico potere.
ticolo pure ne feci cenno, ed il monaste- Divisa la Marca in 3 presidati, quello di
ro da cui derivò la rinomata e insigne ab* s,Lorenzo in Campo col contado di Fa-
bazia, già esisteva neh 193, in cui Cen- no comprendeva le città vescovili di Fa-
ciò Camerario nel libro de' Censi della no, Jesi, Sinigaglia, Pesaro, Fossombro-
Camera apostolica registrò In Mar-
: ne, Urbino, Cagli, oltre molle terre e ca-
chia, in Episcopattt Fanensis s. Laurea- stella. Indi s. Lorenzo in Campo passò
ta 5o spatulas 3 vel 20 solidos solvit, in potere de'Fellreschi e Rovereschi. E-
Già apparteneva all'ampiocontado e ter- retto Lorenzo in Campo, con Montai-
s.
la giurisdizione Sinigaglia; e nel 1 34o af- conferito al cardinal Feltre della Rovere
a
facciò pretensioni sopra certi terreni di s. figlio del duca Francesco M. I, ed il car-
Lorenzo, Lomo signor di Jesi, il quale po- dinale ottenne poi che s. Pio V nel 1571
co prima in un fatto d'armi avendo bat- legittimasse il proprio figlio naturale Ip-
tuto nella contrada Dalmazzino capitano polito della Rovere e gli conferisse P in-
del rettore della Marca, ne avea rovinato vestitura del marchesato. Morto il car-
i campi. Per l'assenza de'Papi in Avigno- dinale nel 1572 vogliono nel 1578)
(altri
ne, agitato lo stato della Chiesa da tur- e devoluto il marchesato al suo fratello
bolenze, e gli Orciani avendo promosse duca Guid'Ubaldo II, questi lo subinfeu-
quelle del contado di Fano, molte terre e dò ad Ippolito per se e figli in forma. Po-
castella,compreso s. Lorenzo, si dierono co dopo la morte dell'ultimo duca Fran-
a
a Giovanni de Riparia rettore della Mar- cesco M. II, avvenuta nel 63 J,fini suoi 1 i
ca, sottraendosi da Fano nel i34&« Co- giorni ilmarcheseGiulio della Rovere, fi <
mincialo il vicariato e prcsidato civile nel glio d'Ippolito, né lasciando prole, la ca-
1 357, n'era giudice e vicario generale nel mera apostolica andò al possessodel mar-
l3yi il nobile Conti* di Parma; e nel chesato, che il Lazzari disse sotto Siniga-
1396 giudice e commissario Cristoforo glia (V). Di s. Lorenzo è appodiato Mi-
de Bari de Sena, e nel precedente vica- r abello o Miralhello, già della giurisdi-
rio del commissarialo Bonifacio de'Sini- zione spirituale dell'abbazia, ed ora della
gardi d' Arezzo. Anche parlando del ca- diocesi di Pergola. Questo Mirabello pa-
stello di Monte Vecchio, dissi che i conti recertamente lo stesso che Miralhello già
di tal nome nel 398 Bonifacio IX
1 gl'in- feudo de conti
f
di Monte Vecchio, come
vestì del feudo di s. Lorenzo in Campo raccontai in quel paragrafo, ed avea il suo
e d'altri luoghi, ciò che poi rinnovò Sisto forte. Il Brandimarte, Piceno Auno-
p.
IV nel i474 COfl maggiore giurisdizione. iKirio, riferisce che la celebre città di Sua
Mentre il conte Francesco Sforza conti- sa sorgeva ove presentemente è luogo \\
nuava le sue occupazioni nella Marca e di Mirabello, e che la chiosa del ss. Cro-
Bell'Umbria, nel febbraio 1 436 Mala-testa cefisso riinane quasi nel menò del terre-
Novello colla sua compagnia s'introdus- no occupato dalla distrutta città. Le mol-
i72 URB C R B
te antichità ivi trovate furono portate in gio e rovine prodotte dal fuoco. Nel 1 T20
Fano da' conti di Monte Vecchio, ed in Leone X. per avere spogliato del dncalo
s. Leo e in s. Angelo in Vado da Ottavia- Francesco M." I, restituì a'fanesi il vica-
no Volpelli. Molle altre poi di Suasa, di riato ili Mondavio, in uno a s. ATtf, come
Senlino, di Ostia e di altre città distrut- si legge nella bolla , il cui sindaco giurò
te, essere nella Pilla Albani di Roma. ubbidienza novembre a' magistrati
l'i 1
$uasa die il nome al fiume Suasano poi di Fano. Parlando di Morde Vecchio, nar-
Cesano, e la crede fondata da'siculi; so- rai che s. Vito, con altri castelli posseduti
stiene che non fu distruttala Alarico re dattilonaci di Ravenna, nel 1627 furono
de'goti, come pretendono diversi scritto- ceduti al vescovo di Fossombrone.
ri ; anzi quel re la costituì madre e ca- Abbondio. Comune del la dio-
Serva, v.
ciala di detta chiesa, la quale in succiuto dalle mura diroccate, poche essendone ri-
contiene la storia di Suasa, e riporta pu- maste. Sono sue parrocchie, ss. Biagio e
re altre lapidi che la riguardano. Conclu- Abbondio, Maria di Monlevecchietto
e s. .
de, essergli ignoto come perì Suasa, e che Osserva Ci ina rei li che fortissimo castel- il
vari paesi riconoscono l'origine dalle sue lo di Serra s. Abbondio fu edificato a di-
rovine, essendo i più vicini Castel Leone, fesa del passo, che fauno gli Apennini tra
s. Lorenzo in Campo , Nidaslore , Lore- la Marca e l'Umbria, il quale pericoloso
tello, Mondavio e Corinaldo. a Gubbio, questa città nel fabbricarlo vi
S. Filo. Comune della diocesi di Fos- spese 2 o,ooo lire. 11 Reposati, Della zec.'
sombrone, con territorio giacente in col- ca di Gubbio dice che gli eugubini co- ,
]e,avenle mediocri fabbricati, cinti in par- struirono il paese della Serra di s. Ab-
te di mura. Ha la parrocchia di s. Bia- bondio, la cui giurisdizione e possesso con-
gio. Il Cimatelli adduce diverse ragioni fi rotarono, nel 1263 Urbano IV e nel
per riconoscervi nel sito ove sorge il ca- 1 266 Clemente IV co'brevi da lui ripro-
stello, l'antica e abbattuta città di Tnfico, dotti. Dopo 1377 ii si ribellò agli eugubi-
nel quale articolo riportai divergenti opi- ni, pe' lena pi turbolenti che correvano. Nel
nioni. Si può vedere il p. Brandirnarte, 1 4'9'l perugino Braccio di Montone, do-
Piceno Annonario: Tnfìco città vescovi- po aver inutilmente tentato d'impadro-
le ove fu. Af-
Picena, celebre pe' bagni , nirsi diGubbio, si gellòsul contado e man-
sioni fattedar loro nel 1840 da! vescovo buoni fabbricati, in parie chiusi da mura
Canali, che meritarono essere celebrate, e con borgo. E sua parrocchia s. Erme-
per la pietà cui vi corrisposero dal sop- , te. Nel paragrafo Castel di Mezzo ho
pli meulo al n.°48 del Diario dì Roma detto che suoi abitanti con que'di Gabi-
i
del 1840, chiuse con solenne processione ce e altri fabbricarono il castello della
partita dalla chiesa matrice posta fuori Cattolica, di cui nel voi. LVII , p. 2g4>
della terra, e coli'iuterveuto delle 4 e«m- notai col dotto can. Nardi l'opinione del-
liaternite del luogo. Fu costume degli ari- l'origine di tal Castello, forse diversa dal-
ti: hi critliaui di porre le loro pievi fuori la più comune, non pel ritiro cioè de've-
de'luoghi murati, acciocché potessero in scovi ortodossi dal conciliabolo di Rimi-
ogni circostanza essere accessibili a'fedeli, w\ ma più probabilmente per quello de*
e presso i vici principali de' pagi. Altret- cali olici disfatti dagli eretici Palarini. E
tanto si osserva a Novilara, Ginestreto ec. col Ratlaglini dissi, che castelli «li Foca-
i
Castel di Mezzo. Comune della ilio- ia, di Messo, <h Granarolo, di Ligabicio
cesi di Pesaro, situato in colle col territo- ossia Gabice, nel sottoporsi a Ri mi ni, s'ob-
rio, avente il paese di vari fabbricati , e bligarono nel 1 271 di fabbricare ima ter-
la parrocchia de'ss. Apollinare eCristofo- ra murata col nome di Cathofica.Ova
ro, di quell'antichità riferita dall'Olivieri m'istruisce il già lodalo d.' Tonini, col «li
ma a'possedimenti di sua chiesa, fra 'quali tezione e quella sicurezza che cercavano,
Castellimi Ligabilii, Granariolo ec. Di Nel soggettarsi la Cattolicaa Rimini, pro-
più meglio conferma il riferito su! comu- mise ogni anno un pallio nella vigilia di
ne diCattoiica. Narra dunque, che da qual- s. Giuliano, e 5 soldi per ogni forastiere
che secolo essendo opinione, essere deri- che si stanziasse nel castello, venendo pe-
vato il nome della terra di Cattolica, lun- rò dichiarata immune da ogni altra im-
gi 1 3 miglia da Rimini, dall' essersi rico- posizione. La Civiltà Cattolica, serie 3.",
verati in quel luogo i pochi vescovi orlo- t. 66, nel dar contezza de'due tomi
7, p.
r
dossi fuggiti dal concilio di Rimini, la cui pubblicati dal d. Tonini, che giustamen-
ultima parte per cui il
dì conciliabolo, te assai lodò, sull'origine contrastata del-
cardinal Bernardina Spada fece porre la Cattolica ) volle per modo dicongettu-
nella chiesa della Cattolica corrispoudeu- ra accennare un'ipotesi conciliatrice,
do-
te iscrizione, dichiara con un documento po avere notato con un documento reca-
sicuio da lui prodotto, che la terra noti todall'OIivieri trovarsi pel Visconte del-
ebbe origine prima deli27 1, quando gli la Ravenna eretto nel 1278 il
chiesa di
uomini del promontorio di Focara, cioè Castrimi Cattolice quedicebatur Ron-
di Granarolo,GabicceoLigabiccio e Ca- ;
cus Baroncini. » S. Gaudenzio con altri
stel di Mezzo, dipendenti nel temporale vescovi, fuggendo d;i Rimini, non sappia-
dalla chiesa di Ravenna, per sottrarsi alle mo essersi ritirati luoghi diversi da
iti
d'armi da quella degli eretici palatini. luogo a chi voleva occultarsi f/nansit oc-
Quanto a Focara, dirò che fu antico e co- cultus, dicono gli atti di s. Gaudenzio): la
modo porto al tempo de' romani presso memoria di questo fatto potè far dare a
un monte di questo nome nelle vicinanze quel luogo il nome di Cattolica il qua- ,
di Cattolica; ora non vi è più orma di le dalla tradizione conservato, si volle poi
porlo, ed è luogo adatto disabitato; lo ri- proprio delia loro terra da coloro, i quali
corda Dante nel canto 28 dell' Inferno, ivi la fondarono nel XIII secolo. Ancora
v. 89, e l'Olivieri nelle Memorie di Gra- la frase Castrimi Cattolice in Cattolica,
dara. Questi nell' Illustrazione dello sta- non veggiaoi troppo qual senso si abbia,
tuto di Pesaro, scrisse contro il Clemen- se il luogo ove fu eretto il Castrimi Cat-
tini, che avea attribuito l'edificazione del- tolice non si appellava già da prima in
la Cattolica a'rimiuesi dopo il concilio di tal modo, benché esso, o parte di esso,
Riuiini, che nel 2. "periodo divenne con- fosse stalo ancora chiamato Roncus Ba-
ciliabolo; essere invece stati gli uomini roncini jdenominazione naia, a quanto pa-
de' castelli di Focaia, cioè de' 3 castelli re, da quella d'un possessore". Trovo nel
del Pesarese, Gabicce, Castel di Mezzo e Reposati, e nel Lazzari presso Colucci, che
Granaiola, per ricovero onde mettersi al il castellodi Gabiccie, di poca giurisdizio-
coperto de'risenlimenti di Pesaro, che li ne, situato però in luogo ameno e uber-
considerava come ribelli per la soggezio- da Pesaro 7 miglia, a' i5
toso, distante
a Pavia. Dipoi nel 1 3o3 circa, la pieve di ristorarla in una forma da non temer piti
s. Cristoforo fu unita a quella di s. Apol- quella rovina che forse le sovrastava ; il
sarese detto ad Aauilam, ove era situa- zione de' bassi tempi, munendola d' al-
ta la basilica di s. Cristoforo, e dovrò ri- quanti attrezzi militari, e aggiungendovi
parlarne nel paragrafo di Gradava. ornamenti e comodi per una signorile a-?
Ginestreto. Comune della diocesi di lutazione. Per compiacerlo onde ritor- ,
u n b
de'Bnndi ciò Monteechio, il figlio delqua- ottobre! 4« 6 v» morì Galeotto figlio del
leBernardo, caduto in disgrazia del Pa- senatore d'anni 8, con estremo dolore di
1
stesso Malatesta da Verucchio, colle giu- to signor di Pesaro, colla celebre Balli-
risdizioni e pertinenze, sotto il censo (ino- sta di Montefeltro sua consorte, quando
rimi solidorum usualis monete. I Mala- Angelo della Pergola, comandante del du-
testa ne vollero legittimare meglio o con- ca, a istigazione di Carlo Malatesta signor
fermare il possesso, col disposto da Gio- di Rimini, secondo alcuni, entrato in Gra-
vanni XXII neh32i pel pagamento del dara per rinfrescare le sue truppe, dopo
censo da mandarsi in Avignone,enel 1 332 essere stato ben ricevuto da Galeazzo, a
con ottenere l'assegnazione de'limiti del- tradimento lo fece prigione, manomise e
lasignoria di Gradata, indipendentemen- saccheggiò il castello , e simili depreda-
te dalla città di Pesaro e dal vicariato, zioni commise ne'vicini castelli con mol-
onde Malatesta neh 363 formò un parti- to danno del contado Pesarese onde il ,
colare statuto per Gradala, che dipoi nel padre Malatesta pe'suoi ambasciatori re-
i5ig confermò Leone X ad istanza de' clamò al duca. A'9 dicembre 1429 morì
gradaresi. A'Malatesta da Verucchio do- Malatesta nella rocca di Gradala, e il suo
versi il principio della bella rocca o di corpo fu trasportato a s. Francesco di Pe-
pianti o comprendendo in essa l'antica saro, e come signore di gusto a lui si at-
torre, acciò servisse di maschio, se real- tribuiscono le pitture delle camere della
mente compimento a suo
esisteva, ed il rocca. In virtù dell'investitura di Bonifa-
figlio neh 3s5, il quale
Pandolfo, morto cio IX, gli successero nelle signorie i fi-
glìa. Già neh 334 della rocca di Grada- Carlo e Galeazzo; ma i pesaresi malcon-
la se ne faceva uso nelle più importanti governo loro, nel «43 li caccia-
tenti del 1
occasioni, e fu detta anche Girone, col rono con furore da Pesaro. Ivi tosto ven-
qual vocabolo si chiamavano ne'tempidi ne a risiedervi Astorgio Agnensi luogo-
mezzo le fortificazioni collocate in luoghi tenente generale o governatore della Mar-
eminenti. Passato il dominio di Gradala ca, a' cui stimoli aveano proceduto i pe-
da Malatesta nel figlio Pandolfo, e da saresi; e le genti della Chiesa si accinsero
questo ne'suoi figli Malatesta Guastafa- all'impresa di togliere agli espulsi fratelli
ìttigiia e non tardò ili. "di far
Galeotto, Malatesta gli stati loro; ed in questa tem-
prillare di Gradata, mandandovi prigioni pesla Gradata ebbe la sua parte nel soste-
Ferrantino suo cugino e Guido di lui fi- nere gli antichi suoi padroni. Tuttavolta
glio nel 1 335, per aver voluto signoreg- 1' arcivescovo Pandolfo rimase in Grada-
giare Rimini; trasportati poi nella rocca ta, e ha un allodi hùdat. Gvadiivitw
si
diFossombrone ivi ambedue misera-, die octàva januar. an. Dm'. 432. Non è 1
mente perirono. Pare dubbio cheneh4i5 sicuro che Gradata venisse assediala, ben
nella rocca vi fosse posta Costanza
moglie sì che circa 27 mesi dopo pel valore di
di Rodolfo Varani, da Andrea Malatesta Carlo Malatesta furono del tutto ristabili-
signor di Cesena, mentre era signore di ti in Pesaro, cioè al 2.4 settembre i43o, i
1 58 u B B U R B
della Marca (parlando del castello di s. ta a' 17 ottobre 1446 dal valoroso conte
Ippolito, ove risiedeva il V i lei lesclii, nar- Francesco. Dopo
^1 giorni di fieri
circa
rai clie ivirecòa ringraziarlo Galeot-
si assalti e battaglie dopo notabili per-
, e
to Roberto Ma Ut està pel deposito a lui ,
dite, gradatesi avendo con prodezze di-
i
dara ).Però uno de'palti fu ili depositar la di denari e di polvere per le bombarde,
rocca di Gradara in mano del signore di e pel tempo terribilissimo, si ritirò a' 2 1
Rimini, per restituirsi poi all'ordine del novembre, seguendo tregua, che soltan-
Papa, e si eseguì in quelle di Sigismondo to pubblicata l'i 1 aprile 1 44? >** protrasse
per la prelesa d'alcun credito. Placatosi per lamorte del Papa avvenuta nel prece-
Eugenio IV, perdonò la guerra (atta da' dei! le febbraio, e per la chiama ta di France-
Malatesta, a'26 ottobre 1
435 restituì loro sco dal duca suocero inMilano. ElettoNico-
tutti i ordinando a Sigismondo
vicariati, lò V pacifico, ai aprile dello stesso 1 44?
di riconsegnare Gradare, il quale ambi- concesse I' in vestitura di Pesaro al conte
zioso portalo più a togliere che t restitui- Alessandro Sforza e suoi figli solamente;
re , contro il volere pontificio si ritenne ed a Sigismondo a'?.g agosto i45o confer-
la rocca, e rivolse le sue mire a occupar mò le sue investiture, compresa Grada-
Pesaro e gli altri stati de'Malatesta diPan- nate, la quale il Malatesta cominciò a con-
dolfo. Morti prima Carlo e poi 1' arcive- siderare come un patrimonio da non po-
scovo Pandolfo, e rimasto il solo Galeaz- per cui procurò di
tersi più. togliergli
,
zo (che nella cacciala ritiratosi a Urbino renderne con amene piantagioni più gio^
colla moglie Battista, ivi questa innanzi a condo il soggiorno. Laonde il Biondo nel-
Sigismondo imperatore pronunziò l'ora- la s-ua Italia illustrata, opera da lui scrit-
zione latina, colla quale espose co'più vi- ta in Monte Scudolo di Coriano, legazio-
vi colori l'infortunio),di pococuoi e e men- ne di Forlì, nel tempo in cui Sigismondo
te, e senza figli maschi, cominciò Sigi- godeva Gradara, la chiama: Tnterius est
smondo a togliergli altre castella del Pe- Gradaria Sigismundi Pandulphi lil-
sarese; lo ridusse in tali angustie, che ce- la superbis aedificiis, ainoenisque con-
cie Fossombrone al conte Federico d'Ur- sitionibus,et ampliasi mis vinetis ornala,
bino, e Pesaro ad Alessandro Sforza, dan- L'Olivieri rimproverò a un Biondo l'aver
dogli in isposa Costanza Varani nata da chiamata villa Gradata, che da Monte
Elisabetta unica sua figlia, Mentre Sigi- Scudolo si vede torreggiare con fasto, e
smondo riteneva Gradara, a' i5 maggio qualgiàsegretawo d'Eugenio IV non po-
1 44^ v s «eco Bianca col celebre conte
" > teva ignorare il fiero assedio de' fratelli
Francesco Sforza suo marito a desiuare, Sforza. Meglio in parte ne disse l'Alber-
indi passando nella Marca da lui in grau ti, nella Descrizione d'Italia, designan-
parte dominata. L' operato da Galeazzo dola posta su alto colle con forte e bel pa-
collo Sforza dispiacque al Papa, che li lazzo fallo da Sigismondo, e denominata
scomunicò, e a Sigismondo vennero fal- Gradara come luogo grato d'aria buona
liti i suoi disegni; per cui preso egli al sol- e molto dilettevole da pigliar piacere. Ma
do da Eugenio IV, continuò contro lo Gradara ha una rocca e non un palazzo, uè
Sforza guerra cominciala a Galeazzo,
la fu falla da Sigismondo come scrisse il Cle-
che durata j anni grandi calamità patì il mentini. Sigismondo, pel narrato a Rimi-
Pesarese. conte Alessandro, cogli aiuti
II ci, mancando a'suoi doveri colla s. Sede,
del fratello Francesco, tolse a Sigismon- ne attaccò nel r46o gli stati e fu scomu-
do l'occupate castella del Pesarese, tran- nicalo da Pio 11 nel 1461; indi assalito
ne Gradara che in dette vicende avrà do- dalle milizie papali, avendo perduto Fa-
vuto solfi ire i suoi disastri, indi assedia- no, Sinigaglia, la Pergola e Gradara, a'
5
ftftU BAD 1
9
1 1 o 16 settembre! 463 ricorso alla mi- vestitura di Rimini, Sarsina e altri luo-
sericordia di Pio 11^ appena colla media- ghi, fra' quali Castrimi Gradarne, ter-
zione de'veneziani potè ritenere H tamii e ram Dleldidae cimi corwn dìstrictilms.
il castello Cerasuolo o Cerasolo, olire al- L'annessione di Gradara si credè sbaglio,
cuni siti inespugnabili del Monte Feltro. tuttavia dissimulò Costanzo I per non es-
Gradala, sebbene considerata da Fi ance- ser in molta grazia del Papa, per l'aiuto
sco Sforza, divenuto duca di Milano, qua- che prestava a Nicolò Vitelli. Ma il suo
si inespugnabile,onde consigliava il Pana figlio naturale Giovanni, successore nel-
a non proseguir la guerra, fu nondime- la signoria di Pesaro, volendo troncar la
do Ih consegna nello stesso i463 e forse mura pel bene di Gradara, procurò che
prima de'i 1 novembre, prendendo il no- la chiesa di s.Giovanni fosse abbellita e
me di vicariato di Gradala. Succeduto ristorata nel 1490, restaurò nel 494- a 1 '
nella signoria di Pesaro Costanzo 1 figlio rocca e vi pose iscrizione, liberò i terreni
d' Alessandro, non lasciò di trattenersi dalla qualità enfiteutica , e volle che ivi
qualche volta nella rocca di Gradala, co- nel 1489 si fermasse Maddalena Gonzaga
me da un atto de'2 luglio 1477 appari- 1 sua sposa nel recarsi a Pesaro, e altret-
sce. Nondimeno egli provò una ribellio- tanto fece colla 3." moglie Ginevra Tie-
ne in Gradara, perchè essendo agli stipen- polo nel i5o4,efinalmentedovendosi por-
di! de'fìorentini e invaso Siena contro il tare a Roma lasciò Ginevra incinta nella
volere di Si«lo IV di essa collegato, il Pa- rocca, ove a'^4 febbraio 5iopartorì Co- 1
pa nel i^49 sconiunicò Costanzo I, dichia- stanzo 11, a cui Pesaro mandò 4 amba-
rò confiscali tutti suoi slati, ne Fo rimi- i sciatori per gratularsi. Però poco soprav-
se in grazia che a'sf) agosto 1481. Men- visse Giovanni a questa consolazione, poi-
tre Costanzo I era in disgrazia del Papa, ché sorpreso nel seguente luglio da feb-
a giugno 148
'9 1 alcuni mali uomini ten- bre ardente, fattosi trasportare in Pesa-
tarono occupar la rocca di Gradala, e ro, ne morì a'27. Il fanciullo Costanzo II
Costanzo I per G rad aiti nel 1482, quan- giuramento di fedeltà a' 29 lo volle e- ,
160 u n n URI5
sto de! contado di Pesaro, per l'investitu- coni , che cedendola al summentovato
ra dota della città da Giulio II, al suo marchese Mosca Baizi, questi e suoi di-
nipote Francesco M." duca d'Urbino, in I scendenti ne fu investito daClementeXI V,
temporalibuspro Nobis, et t'aderti Rom. e ne prese possesso nel 1773. Di queste
Ecclesia P'icario*. Dipoi avendo Leone assegnazioni e infeudazioni di Gradara ra -
X espulso il duca, e dati i suoi stati a Lo- gionò pure l'arciprete Lazzari, ricavando-
renzo de Medici proprio nipote, nel 1 5 1
lo anche dalle discorse Memorie, presso
per di lui morte li riunì alla Chiesa , ma Col ucci, Antichità picene, t. 22, p.i85.
tosto li ricuperò Francesco M." I, e re- Inoltre Colucci nel t.
4, pubblicando a p.
starono in suo potere e de* successori fi- 177 il trattato: Della fondazione e del-
no al 63 in che ritornarono sotto l'im-
1 1 , l' antichità di Pesaro > tenne proposito nel
mediato dominio della s. vSede. Intan- § 48- De' Pagi e Pici dell'antico Pesa-
to allorché Paolo II! parti da Roma nel ro, e prima del Pago che si pub crede-
i543,perabboccarsi con Carlo V a Bus» re sia stato in Gradara. § 49* Conget-
seto, seguito l'atto a'22 giugno, nel ritor- ture per credere che un tal Pico fosse,
nare per Bologna a lioma, Gradara eb- popolato. § 5o. D'un altro Pago Pesa-
be la ventina d'alloggiare il Papa a* 16 rese detto ad Aquilani. Si parla del-
luglio, die vi giunse a 16 ore, come si l'incontro che ivi fece l'esarca di Raven-
prova da un'iscrizione posta nella rocca; na al Papa Zaccaria. § 5 Si prova che 1 .
mentre il Fabbri nella Storia mss. del- un tal luogo era benissimo proporziona-
le chiese di Pesaro, crede che Paolo ili to e che ivi appresso
per quest'incontro,
consagrasse la cappella della rocca e vi fu nominato Pago colla basilica di s.
il
celebrasse messa. A vendo Guid' Ubaldo II Cristoforo .Di Gradara è appodiato Gra-
sposato in seconde nozze Vittoria Farnese narola della diocesi di Pesaro, che ha la
nipote di Paolo IH, e volendo dUtinguere parrocchia di s. Cassiano, e le frazionali
la principessa con assegnarlefjualehe par- di s. Stefano e di s. Gio. Battista. Che il
te di sua giurisdizione, sul principio del castello già esisteva nel 998, e che con-
i55o, già morto lo zio, le die il governo tribuì nel 1271 alla fabbrica di quello
diGradara, ch'ella ritenne fino a' 3 di- 1 della Cattolica, lo notai parlando di Ga-
cembre 1602 in cui mancò di vita. Lo bice.
stesso fece il duca Francesco M.* II alla Monte Baroccio. Comune della dio-
duchessa Livia sua consorte il i.° marzo cesi diPesaro, con territorio in colle e
16 18, e dopo la morte del duca neli63i^ piano,paese situato in luogo ameno e frut-
ne ottenne la conferma da Urbano Vili. tifero, ricco di belli fabbricali, fra' quali
Morta la duchessa nel 64- e rimanen- 1 1 si distingue per molti rapporti la chiesa:
do la rocca senza chi potesse conservarla tutto è cinto di mura, con borgo. Sono
e goderla , fu data in custodia al conte sue parrocchie s. Susanna, s. Vito, e la
Alfonso Santinelli per impedire d'esser frazionaledis.Sebastiano.Vi è il convento
danneggiata da' gradaresi; morto il qua- de' girolamini del b. Pietro da Pisa, e nel
le nel 663, Alessandro VII con chiro-
1 suburbio lungi un miglioe nel monte più
grafo de'7 febbraio i665 la concesse in alto è quello del b. Sante de'minori os-
Lodovico e Ottavia-
enfiteusi a' fratelli servanti. La chiesa è certamente quella
no Ondedei. Avendola dimessa il con- medesima di s. Maria di Scotanelo, con-
Zongo Ondedei, ne furono investiti nel
te sagrata nel 1 35 1 da Pietro vescovo di Fa-
1726 da Benedetto XIII il cardinal A- no, ove santamente morì neli393 e fu
lessandro Albani e il principe d. Orazio sepoltoil b. Sante da Monte Fabbri fran-
suo nipote; in luogo de' quali a* 23 set- cescano, che die nome al convento stesso.
tembre 1 7 59 fu surrogato l'ab. Luigi tton- Dice il Caiindriche Monte Baroccio è una
URD URB 161
ili-Ile più auliche e ragguardevoli terre vesse ricevere, ne sollevare banditi e ri-
della provincia, il cui consiglio municipa- belli a lui o alla s. Chiesa. Tanto riferi-
le allorché era adunato avea il titolo di sce il Lazzari nel t. 22, p. 83 òt\V Alili' 1
senato. In che epoca precisa fu edificato chi tà picene} diCoìuccì. Nella guerra con-
il paese, soggiunge che non si è potuto ri- tro gli ugonotti, peraiutareil re diFran-
levare con sicurezza. Trovo nell'Amiani, cia a debellare que'fanalici e crudeli e-
die neh 202 pesaresi altamente si que-
i retici, fu imposta contribuzione anco al
d'occupare anche Pesaro, al qual disegno Monte Giano della diocesi di Fano, che
essendosi opposto il cardinal Cenci, man- ha la parrocchia di s. Gio. Battista. Es-
dato nella regione per legato da Innocen- sendo podestà di Fano Lorenzo Tiepolo
zo IH per sedarvi le turbolenze, obbligò nobile veneto, poi nel 1276 eletto doge
inoltre i fanesi a restituire al contado Pe- di Venezia, fece fabbricare nel 1268 una
sarese i due castelli. Tuttavolta la concor- rocca nel castello di Monte Giano, dove
dia non si ristabilì, perchè non si restitui- i fanesi mantenevano soldati per tener a
rono dalle due parti i cittadini che ritene- freno il contado, che più volte erasi tolto
vansi per rappresaglia. Cimarelli narra all'ubbidienza di Fano, bramoso d'esser
che i fanesi dopo avere conquistato Fos- piuttosto soggetto al rettore della Marca.
sombrone, 1' assoggettarono con Monte Nella guerra deh 462 del «mie Federico
Baroccio e Novilara a s. Patrignano pro- d'Urbino, contro Sigismondo Malatesla,
lettore di Fano, onde ogni anno fare alla dopo aver espugnato Mondavio, occupò
sua chiesa un tributo di cera^Nell' inva- facilmente le castella , insieme a Monte
sione di Cesare Borgia, anche Monte Ba- Giano e sua rocca. L'Amiani, che raccon-
roccio cadde in suo potere, però poco dopo ta il narrato, riporta la memoria d'un o-
la morte d'Alessandro VI, a'4 novembre spedale destinato nel 1 485 all'albergo de'
1 5o3 il conle Galeazzo Sforza lo riconqui- poveri in Castri Montis Jani. Nel 583 il 1
di fedeltà. Gli concesse ancora il cogno- nali s. Pietro in Rosis e s. Michele Arcan-
me della Rovere, e di potere inquartale gelo. I religiosi servi di Maria vi hanno
I&fe URB li RB
Pesaro da' torchi Gavelli 1784. Restrin- vi buon fabbricato con due grandi vie, ol-
gerò in compendio le 37 pagine che le tre altra lunga sulle mura. Avere Punica
contengono, Y autore benché della terra porta il ponte levatoio, con porticina a-
di s. Costanzo dicendosi di famiglia ori- diacenle,con altra porta interiore, e mollo
ginaria del castello di Mons Cicardus già sito coperto sovrastato dalla sala comu-
uno de'più popolali del Pesarese. Le di- nale, sito in antico chiamato Portatale e
vide in 3 §§. Di quale antichità sia il ca- forse destinato agli uomini d'armi che gli
stello e di quale condizione fossero gli a- Sforzeschi tenevano per tutti i castelli. Il
lutanti. Con quali leggi si governasse la castello posto in vantaggiosa situazione,
comunità e qua'diritti godesse. Delle sue perchè niun altro vicino monte lo supera
chiese* e luoghi pii. Comincia ad esami- benché trovasi quasi in piano, rende vasi
nare l'origine de'castelli ingenerale, os- più forte co'torrioni e cammini coperti,
sia Vici e Pagi (V.), e
degli antichi per cui vi si ricovero il Piccinino afflitto
quanto a quello di Monte Cicardo o Si- colla sua poca gente, dopo la rotta av uta
cardo, lo crede cosi detto dalla sua gran- da'Malatestiani e Sforzeschi a Monte Lu-
de abbondanza di fichi ; quelli che vo- ro nel i433, e indi passò a Fossombrone
gliono nobilitarne l'origine congetturano e nella Marca, probabilmente per essere
derivare da Sicardo re di Sicilia,che fug- i castellani del suo partito; altrimenti la
gito dagl' insorti suoi sudditi, quivi rifu- numerosa popolazione che vivea tutta ti-
giatosi fece fabbricare il castello, e per si- nita dentro il castello avrebbe potuto re-
curezza munire di più torrioni. Meno in- spingerlo o imprigionarlo,e appunto dal-
verosimile, dice P autore, che possa pro- la quantità degli abitanti poi nel i44^
venire da Sicardo duca o principe di Be- andò esente da saccheggio. Venuti i tem-
nevento, per tirannia ucciso. Altri prete- pi pacifici, i cittadini cominciarono a fab-
serochiamarsi/)ib«fóT'riVYzr^oda'3mon- bricare ville nel territorio per dilatarsi ,
ti e 3 cardi che formano Parme del comu- tutti però avendo casa dentro il castello,
ne. Tutte queste false opioioni tuttavia come si legge nell'estimo deli5o5, anzi
mostrare P antichità del castello, di cui possedevano anco più lontano. Le ville
è ignoto il principio e il fondatore. For- nel 1573 erano 5 e denominale La Serra,
se congettura più. ragionevole è quella, Caifabro, Monte Begnoli, Valcelli, e Mon -
che un qualche signore potente noma- Benché desse fossero abitale,
t'Aito. la
to Sicardo, delle vicinanze, Io fabbricasse maggior popolazione rimaneva dentro le
e fortificasse ne'tempi in cui i castelli si ri- mura custodite colla vigilanza prescritta
bellavano alle città, e ne divenisse padro- dallo statuto. Gli antichi abitanti nella
ne. Ili.°documento certo di sua esisten- più parte erano agricoltori, e notabilmen-
za è del 1283, nominandosi tra'castelli te si aumentarono quando Pesaro fu de-
soggetti al comune di Pesaro , Castrimi dotta in colonia, ed a'romani diviso e as-
Montis Sicardi j ftoxn\\mexìo pare che segnato il suo agro,restandovi gl'indigeni,
già esistesse nel 1260. Quello del giura- e diviso il territorio tra essi ei coloni, suf-
mento fatto alla s. Sede neh 355, nelle ficientemente ampio e con buoni fondi.
mani del vescovo di Pesaro, delegato del Ebbe poi il castello molti che vissero ci-
forse capi di famiglia, numero che non tuosi, come Ardovino Gavelli protonota-
trovasi segnato d'altri castelli del Pesa- rio apostolico,cameriere extra mttros di
rese, pare indicare la sua numerosa po- Clemente Vili; lo zio Girolamo Gavelli
polazione, e vuoisi dedurre la periferia guardaroba di Pio IV e Gregorio XIII ;
più grande degli altri, uella quale esser- il p. m. Antonio Ridolfi servita, teologo
-
U li B URB iG3
esimio , confessore del s. palazzo, e nel Daniele profeta, già parrocchia, di cui si
Hìm priore del patrio convento; il p. ha memoria deli 268, ed è situata su mot-
Giulio Cesare Marinelli servifa, che sul to elevato colle lungi un miglio e mezzo
canto fermo pubblicò , Vìa retta della dal castello. La chiesa di s. Maria della
voce corale j Francesco Ondedei erudi Misericordia o della Neve, fondata den-
ditissimo geometra e architetto idrosta- tro il castello neh 339 da una scuola o
tico, che lungamente servi senati di Luc- i fraternità. La chiesa della B. Vergine del-
ca e Toscana, e vi disseccò molte lagu- le Grazie col convento de'servi di Maria,
ne; p. Antonio cappuccino di santa vita; originata neh 5 7 per la pietà di Bernar-
1
diversi illustri minori osservauti,ed altri. dino Fabri di Monte Cicardo, indi con-
Il castello era uno de'migliori del Pesa- sagrala nel 1 533 da Nicolò vescovo d'Ar-
rese, ma verso lai." metà del secolo de- be (in quell'epoca vescovo d'Arbeera Vin-
corso cominciò a diminuire per le ragio- cenzo Negusanti fanese, come narrai col
ni riferite dall' autore. Il castello formò p. Fallati riportando la serie de' vescovi
sempre corpo col nome d' università o di Arbe, a Veglia, alla cui diocesi fu u-
comunità col suo governo economico,
, nita. Ciò si conferma dall' Amiani, il
lasciato da quelli che lo signoreggiarono, quale tra le notizie del Nègusauti, lo lo-
e da Pesaro quando castelli tornarono i da per saggio, letterato ed esperto negli
alla sua soggezione, reggendosi co'gius co- affari, e narra ; Che fu il .°a celebrar la 1
muue e municipale, godendo diritti gene- messa innanzi a' Padri del concilio di
rali e particolari. Il consiglio aristocratico, Trento ; che in Veuezia nella festa della
che disponeva dell'economico, era compo- Natività di s. Gio. Battista deh 537 ebbe
sto da 1 1 de'più probi possidente chiama- il contento di dare gli ordini sagri al pa-
ti massari e priori, oltre il capitano che in- triarca Ignazio Loj'ola fondatore del-
s.
priore e due sindaci per l'ospedale, e la lo di Sahara vi mori neh 573, il cada-
nomina in detta chiesa del benefizio de' vere venendo trasportalo nella cappella
ss. Antonio e Girolamo. L' autore dice gentilizia di s. Cristoforo della cattedra-
esistere 7* chiese nel territorio. La par- le diFano. L' Amiani non parla della
rocchiale di s. Sebastiano martire patro- consagrazione della chiesa di s. Maria
no del castello, probabilmente preso per delle Grazie di Monte Cicoardo, bensì di
tale in qualche pestilenza , è poco lungi quella de' canonici Lateranensi di Fano,
dalle mura castellane nello stesso sito del- eseguita nel 1 558 dal medesimo Vin-
la vecchia, e la precedente era più lon- cenzo vescovo d'Arbe, sotto l'invocazio-
tana verso s. Angelo. Colle largizioni de' ne de! ss. Salvatore e di s. Paterniano).
r
divoti e di mg. Spada, che avendo pre- La chiesa di s. Francesco d' Asisi già e-
dilezione special e del luogo vi passava l'e- sistente lateralmente alla porta del ca-
state, nel 1732
cominciò a rifabbrica-
si stello, dentro J'aggiunte mura erette nel
re con ottimo gusto e si compi ueli736, i4oo, indi nel 1760 trasportata nel fon-
e nell'altare maggiore è una tavola del do la Serra e fabbricata in buona forma
santo titolare dipinta neh 5o8 da Baito dal capitolo Latcr.iueiise cui è soggetta.
;
i64 DRB U R B
co nel 1 684 fondo di Monte Coc-
nel suo sul fiume Fogliale cui radici pregiudica
cio, d. Pietro Bardovagni, padronato de' (per cui a tempo dell'Olivieri fabbricava-
Pompei nobili di Pesaro. La cliiesa di s. no gli abitanti nuove case al sito del mer-
Eracliano vescovo di Pesaro e compro- cato ov' è posta la chiesa di s. Quirico),
governo del car-
tettore, edificata sotto il ed i suoi fabbricati sono ricinti da mura
dinal de Simone (vescovo di Pesaro dal cadenti, e poco lungi trovasi il piacevole
1775 al 1779) per trasportarvi il cimile - borgo. Solio sue parrocchie Quirico e
ss.
rio, il quale era incontro alla parrocchia, Giulitta, in cui il vescovo di Pesaro En-
e dotata dallecompagnie che aveano l'ob- rico nel 1206 ne consagiò l'altare; e le
bligo di mantenere il vecchio cimi ter io. frazionali di s. Bernardo di Montecchio(il
La chiesa poi della Natività della B. Ver- cui sottostante castello fu poi diroccato),
gine, situata in fondo alle Caselle, edifi- e di s. Pietro in Rosis. Ma dell' origine
cata da'divoti e precipuamente dalla casa del castello, del suo nome e di altre no-
Angeli, nobili Fazj i la trasferirono presso tizie , comechè quasi ordinaria residenza
il loro casino hella cura della Valle, ter- dell'abbate di s. Tommaso in Foglia, al-
ritorio di Ginestreto. Quanto a'Iuoghi pii, la cui celebre badia apparteneva, poi ne
tli.°e più antico è l'ospedale de' ss. An- parlerò in questo paragrafo nel ragiona-
tonio abbate e Francesco d'Asisi, la cui re di essa.Qui solamente dirò, che nel
origine sembra anteriore al 2. santo, po- 1 3o2 un ospedale presso il fiu-
fu eretlo
sto in poca distanza dal castello. Delle me Foglia, contiguo al castello di Monte
confraternite più antica è quella della
la l'Abate. Ritenuto Monte 1' Abate luogo
Misericordia, che fece fabbricare la chiesa strategico e opportuno alle militari ira-
omonima, e fu eretta nel 1
3gg; q uella del prese, tale fu reputato da'celebri guerrie-
ss. Sagramento neh 562 già trovasi isti- ri Piccinino , Francesco Sforza e Sigi-
tuita,aggregata a quella di s. Pietro diRo- smondo Malatesta. Imperocché nel 4-44 1
ma ; quella del ss. Rosario fu fondata nel per la guerra sostenuta contro Eugenio
1599 «ella chiesa della Misericordia, ie IV e il re d'Aragona Alfonso V, pe'quali
quali due compagnie hanno i propri ora- combatteva il Piccinino; e Sigismondo
toni e monti frumentari per distribuire Malatesta col suocero conte Francesco
il grano senza usura. Monte Ciccardo ha Sforza eh' erasi insignorito della Marca,
per appodiati Monte Gaudio^ e Mon tes. questo dopo avere rispinto il Piccinino
Maria della diocesi di Pesaro, ili.° colla da'dintorni di Fano, coll'esercito occupò
parrocchia di s. Michele Arcangelo, e la Monte l'Abate, ove già erasi accampato
frazionale di s. Agata;il 2. colla parroc- il Piccininoio settembre, e poi fece il
a'
chia di s. Agata. Trovo nell'Amiani, che simile Sigismondo. In questo castello a' 1
nelle guerre deli 444 contro gli aragone- luglio 1 4^3 mori Costanzo I Sforza si-
truppe stava nel quartiere generale diFa- posati, avere Guid'LJbaldo II duca d'Ur-
no, per alleggerire delle proprie la città, bino subinfeudato a' 26 luglio 54o la 1
a dispetto del freddo e dell'alta neve mar- contea di Monte l'Abate e il suo territo-
ciò nel febbraio colte sue genti ad inve- rio al conte Gio. Giacomo Leonardi da
stir Monte Gaudio, che resosi a patti per Pesaro e suoi discendenti, e chiamando-
evitare il sacco, terminò con esso la con- lo nobile gli concesse la quercia d'oro del
quista delle castella del contado Pesarese. proprio stemma, onde inquartai la nel
Monte V Abate. Comune della diocesi suo, coll'annuo obbligo in ricogniziouedi
di Pesaro, con territorio in colle e piano superiorità, a lui e duchi successori, di
URB V R B i65
ilue paia di capponi o starne neh. gen- scritta dal Passeri (indi pubblicala anche
naio. L'Olivieri celebrò il Leonardi pei* dalGolucci, Antidata picene, t. 4, p- ìoi:
la scienza legale, pel valor militare, pel Indizio d'un altro tempio dove esistono
maneggio degù" affari, e per ogni sorte di gli avanzi del monastero di s. Tomma-
letteratura in tutta Italia rinomatissimo. so in Foglia eforse di Silvano) sulla ma-
A suo tempo il castello diMonte l'Aba- gnificenza della fabbrica, che chiama ba-
te era posseduto dal conte Gio. Giacomo silica a 3 navate sosteuute da colonne di
Leonardi della Rovere. Di Monte l'Aba- marmo caristo non tutte eguali, e adorne
te è appodiato Farneto, della stessa dio- di capitelli di vario lavoro. Tale lettera il
cesi di Pesaro, che ha la parrocchia di s. Passeri scrisse a motivo che le suddette
Martina Nel sottostante suo piano e 8 demolizioni dell'apside e chiusura delle
buone miglia distante da Pesaro giace la due navi, onde la chiesa si accorciò e re-
celebre badia di s. Tommaso in Foglia strinse, potessero un giorno farne perde-
nella Valle d'Isauro a mano sinistra, a- re la memoria. Tosto divenne illustre ab-
scendendo verso il monte, presso il fiume XI 1 1;
bazia, e floridissima tra'secoli XII e
Aposellam, fiumiccialtolo detto poi Ab* ma cominciando a patire le conseguenze
scila, che scarica le poche sue acque nel- delle guerre, successivamente andò dete-
l'altro maggior fiumiccialtolo detto in og- riorando nelle rendite e nell'osservanza
gi Apsa, il quale sbocca dopo uel Foglia. monastica, che indusse Nicolò Va soppri-
Sussiste ancora parte di sua vasta chiesa, merla e unirla in perpetuo alla mensa ca-
il cui apside o cappellone fu demolito nel pitolare di Pesaro, cornee meglio dirò al-
decorso secolo, e murate le due navi la- la sua volta. Della primitiva ampiezza del
terali; esistepure qualche maceria del- mouastero n'è prova l'alloggio che pochi
l'antico monastero, ed una gran fossa col- anni dopo vi prese Clemente II, nel ri-
1
la sua cataratta, la quale anticamente cir- torno che faceva da Bamberga (il d. To-
colici,» va lutto il monastero, e tutta anco- niui, Storia di Rimini, t. 2, p.307, nota
ra allagavasi quando si voleva dall'abba- che può credersi avesse il Papa da Rimiui
te far fronte alle scorrerie degli urbina- presa la strada di Monte Fiore, per recar-
ti e de' ribelli della città di Pesaro. Del- si nella parte montana verso Farneto, se
l'abbazia dell' ordine di s. Benedello e si fermò nel mouastero di s. Tommaso)
succedutavi morte di Clemente II, ripar- suo vescovato da- lui ritenuto, almeno do-
lai a Pesaro, ed ora ne darò per la sua po la metà di settembre 1047, e vi morì
rinomanza ulteriore contezza (ommetteu- a'9 ottobre seguente, non senza sospetto
do le altre pregievoli erudizioui, massime di veleno per opera di Benedetto IX depo-
su Pesaro e suoi conti), col dotto cav. An- sto, il quale tornò a invadere
la sede apo-
nibale degli Abati Olivieri Giordani, che stolica. Novaes dice uella terra di s. Pie
Il
al vescovo cardinal de Simone intitolò: Irò (nome che il luogo o allodio prendeva
Memorie della Badia di s. Tommaso iti dall' appartenere per diretto dominio a
Foglia nel contado di Pesaro, ivi 1778 s. Pietro, cioè alla Chiesa romana) appres-
in casa Ga velli. Ne fu fondatore Alberto so Pesaro, e che il suo corpo in virtù del
o Adel berlo vescovo di Pesaro, che nel suo testamento fu trasportato nella sua
998 intervenne al sinodo romano, e pa- cattedrale di Bamberga, e posto nel se-
re nella chiesa, già aulico tempio paga- polcro il cui disegno pubblicò il Papebro-
no che concesse a' monaci da lui chia- chio nel Propylaeo a p. 186, aggiungen-
mati, del qual tempio si trovarono que' do il Ciaccouio, nel coro della medesima.
frammenti di bassirilievi e iscrizioni mar- L' Olivieri narra cheiG giorni prima di
moree, cui disegni si vedouo nell'Oli vie-
i morire, il Papa pel languore che pativa
ri, il quale riprodusse una lettera a lui il suo corpo gravemente infermo, uel ino-
i66 URB URB
nasteio in cui giaceva, unde vix credo me io5»2 , colla quale accordò la mitra ad
evasurum, a'^4 selteru'bre emanò la bol- alcuni del clero di Bamberga, in certi de-
la che riporta a favore dello stesso mona- terminati giorni dell' anno, protestando
stero di s. Tommaso e diretta al suo ab- concedere tal grazia per amore e riveren-
bate Pietro, al quale concesse benigna -
za a Clemente II di pia memoria, et mi-
inerrte il possesso di vari fondi posti in rabilius e Romanis finibus (indicando il
Tcrram s. Pelvi e la terra stessa, devolu- luogo di sua morte) defune tum ej'us cor-
ti alla s. Sede per la pensione da molto pus reducere. Congettura che nella tra-
tempo non pagata da' possessori figli di slazione il Signore operò qualche altro
Ungaro,e per l'ubbidienza. a lui non resa strepitoso miracolo. Alla donazione fatta
nel giungere al monastero, quasi dona- da Clemente lì, seguì la conferma di Ni-
zione causa mortis, prò salute animae colò lì, ipsam tcrram cum Castellis et
rneae,pro remedio animae noslrae. Con- perii nentiis suis Domnus Papa
, cpiam
fermò la donazione di Clemente II nel Cleme/is, qui ibi obiit, oblulitpred. Mo-
1 060 Papa Nicolò II con bolla presso l'O- naslerio prò remedio animae suae } et re-
livieri, indirizzata allo stesso Pietro ab- stauralione Ecelesiae posìtam Cornila* )
bate , nella quale assicura che il prede- tu Pensauriense. Però osserva l'Olivie-
cessore morì nel monastero di s. Tom ma •
ri,che la badia di s. Tommaso non eb-
so, in Comi tatù Pensaurcnsi juxlajlu- be mai né castella, ne giurisdizioni tem-
viumAposclla. Il suo corpo rimase sepol- porali nel contado e nella diocesi di Pe-
to nella chiesa del monastero, addicen- saro; l'ebbe bensì in diretto dominio nel-
done per prova gli abitanti de' dintorni laparte del contado poi d'Urbino, ed ivi
• la tradizione e » le 3 Croci di rilievo, che possedeva gran parte della corte del ca-
unite veggono nella parete destra della
si stello di Colbordolo, parte o quasi tutta di
chiesa ove dicono che fosse collocato il
, quella delle Ripe, e lutto intero il castel-
coi podi lui, finche fu portato a Ravenna, lo delle Genghe. Onde sembra assai pro-
confondendo questa città con Bahiberga, babile che sieno queste quelle castella,
,
jl nome della quale alle orecchie di que' di cui parla Nicolò lì, che a suo tempo e-
paesani non sarà allora giunto meno nuo- rano nel Comitatu Pensauren^i. Posse-
vo di quello riuscir potesse presentemen- deva inoltre Pabbatedis. TommasoinFo-
te". A rendere questa tradizione più li- glia anche nello spirituale le chiese poste
ni versale e più stabile, crede Y Olivieri, nella parte del contado d'Urbino, s. Pie-
moltocontribuisse l'aver Dio operati più tro in Fanano s. Maria in Murzola
, s„ ,
e più miracoli ad intercessione del Papa Martino delle Genghe, s. Marco delle Ri-
defunto, che descrive e specifica, e chiama pe, s. Salvatore di Talacchio. Dal posse-
ripetutamente Clemente II col titolo di dere l'abbazia tale tratto di terreno con
santo, a) sepolcro ove riposava il di lui diretto dominio e con giurisdizione tem-
corpo nella badia di s. Tommaso; e so- porale e spirituale, sempre più verosi-
stiene la sua asserzione col riferito da al- mile si rende, che fosse da prima tutto
tri scrittori; come pure che il corpo non il tratto di paese compreso nel contado
fu subito trasportato, ma qualche anno di Pesaro, e che poi lo stesso abbate per
dopo e probabilmente d'ordine di s. Leo- sostenere le sue giurisdizioni, giudicas-
ne IX intronizzato a' 12 febbraio 1049, e se più vantaggioso per se,o venisse piut-
che nel tempo in cui rimase nella chie- tosto dalla forza obbligalo a incorpora-
sa del monastero seguirono miracoli. i re quel tratto nel contado d'Urbino. Di
Aggiunge, essere seguito il trasporto nel- più nella conferma di Nicolò II si nomi-
la cattedrale di Bamberga , come si ha na Ulani turrem infra ewilatem Pen-
dalla bolla di s. Leone IX de'6 novembre sauricnsem quae nominatur Castellio-
V li e URC 167
ne cimi *m* pertinentiìs intus et foris castello in un istromento deli 238, Car-
usqiie ad Portarli, quae nomina tur Fa- te Montis Abbatis^ev l'investitura da-
e n'esistono vestigi ; e forse fu la torre o neii, ec. Quindi 1' Olivieri assegna l'ori-
cassero donata da Nicolò II, e forse pu- gine del castello di Monte l'Abate dentro
re col dominio della propinqua chiesa di il secolo XII, cui abitanti vedendo il
i
s. Marco. Stabilirono i due Papi, che Foglia oPisauro,pe'continui suoi giri del
l'abbazia pagasse per pensione alla Chie- lo Meandro, rodere il territorio,per porsi
sa romana 1' annuo canone di un soldo in luogo più sicuro e trasportarvi le loro
d'oro. Verso il fine di febbraio 1 1 37 nel abitazioni, probabilmente pregarono l'ab-
monastero alloggiò l'imperatore Lotario bate di s. Tommaso a concedere il monte
li, da dove egli spedì un diploma a fa- di pertinenza del monastero, o l'avrà esso
vore de'canonici Portuensi di Ravenna, esibito per poter aver anch'egli un luogo
che leggesi nell'Olivieri; di che anco il di sicurezza, per ricovrarsi e mettersi più
r
d. Tonini ragiona a p. 35 1, nel t. 2 al coperto dalle violenze de'ribelli del co-
della Storia di Rimini. Dichiara quin- mune di Pesaro, e fors'anche degli urbi-
di 1' Olivieri, cheuon essendo possibile nati, troppo gli uni e gli altri inquietan-
tessere del monastero una cronaca, re- dolo. Pare che il comune pesarese aiutasse
strinse il suo dire alle memorie delle i castellani perchè il nuovo castello fosse
chiese del Pesarese che dipeuderouo dal- munito di buone muraglie, che nel 1778
l'abbazia, alla terie degli 'abbati, e alle erano poco meno che intatte; certamente
cagioni di sua soppressione? Quanto al- nel 1437 gli accordò la temporanea esen-
le chiese, desse sono registrate nella cir- zióne da tutte le gravezze. A renderlo più
colare spedila dall' abbate d. Giovanni considerabile e più popolato contribuì
da Tuderano nel 386, e dall' Olivieri 1 moltissimo l'introduzione de' mercati, iu
riprodotta, il quale assunto al governo s. Quirico, onde il si-
faccia alla chiesa di
della badia, ordinò a tutti rettori e go- i to prese il nome di Mercatale, a 'quali Pe-
vernatori di quelle di comparire in capo saro concesse i privilegi che godevano i
a 1 5 giorni innanzi a lui uel castello di soli suoi mercati. Dopoché il monastero
Monte l'Abate. I primi nominati nella invocò la protezione de'Malatesta, questi
circolare sono i rettori di s. Quirico, di vi fabbricarono la rocca, parte della qua-
s. Martino, di s. Donato di Monte l'Aba- le sussisteva unita al palazzo del coute,
te, parrocchie che già esistevano sul prin- che l'Olivieri dice rovinoso. In essa alle
cipio del secolo XIII, i cui documenti e volte i Malatesta fecero residenza, ed es-
notizie riporta l'Olivieri. Il nome di que- sendo poi col tempo cominciata a rovina-
sto castello di Monte V Abate o Monte re, il consiglio di Pesaro nel D2 1 dispose 1
gliano fa credere non fosse dal Foglia mol- trovasi Giovanni abbate di s. Tommaso,
to discosta. La chiesa di s. Martino in Cer- che nel [233 pose sotto la protezione del
zano è mentovata nella bolla d'Innocen- comune Rimini que'castelli che nel con-
di
zo III del 121 3, così quelle di s. Arcan- tadod'Urbino possedeva il suo monastero.
gelo de villa Monticuli o Montecchio di Nel 12 52 il medesimo oaltroGio vanni era
s. Angelo , di s. Marina di Monte Peloso abbate, nel \i rj 1 Monaldo, nel 1
299 Gia-
castello del Pesarese ora distrutto, da cui como di nobile condizione; indi Marco cui
ebbe origine la famiglia Su.perchi celebre diresse un breve Clemente V, il quale nel
per alcuni suoi, oltre altre 6 chiese situa- 1 3 i Monaldo non anco-
3 confermò altro
te nel presentecontado e arcidiocesi d'Ur- ra sacerdote; poscia nel [342 altro Gia-
bino. Del contado di Pesaro anche le como, a cui Clemente VI nel 1 35 i sur-
chiese di s. Maria in Saiano fondata nel rogò Biagio con bolla, e pare il ."non mo- 1
del suo tempio. Indi l'Olivieri riferisce la mente alienati da' suoi predecessori. Nel
serie degli abbati di s. Tommaso in Fo- 1 36 fu abbate Stefano, cui nel 1 366 suc-
1
conoscono altri sino al 1 1 1 6, neppure chi inMonte 1' Abate. Gli successe nel 1391
accolse neli 137 Lotario II, e quell'abba- Marino o Martino, ma coli. nome figu-
te ch'ebbe lite col vescovo di Pesaro En- ra il suo procuratore nel sinodo tenuto
rico,che quanto al possessorio fu nel 2 [ 1 nel 1-4 1 4
n Pesaro dal vescovo Bartolo-
'
decisa da Innocenzo III colla ricordata meo Casini, e stampato. Nel 1 4 5Giovan-
1
bolla nel vescovato di Pietro, sul diritto ni XXIII elesse Giacomo da Castello,for-
delle decime di due parrocchie di contra- se prete secolare, per la decadenza del mo-
stata giurisdizione,benchè continuasse tra' nastero, in quel tempo chiamato talvol-
successori. Siccome prima ilPapa avea ta di s. Amato, come nella Cronaca del
deputati giudici i vescovi di Fano e di Ur- Berni che registrò nel i443: Nicolò Picci-
bino, così nella serie de'secondi ne ripar- nino andò ad alloggiare in quello diPesaro
lo all'anno 1 2 1 3. Nel 1 2 1 6 certamente era alla badia di s.Amato.Nel i427Si!vestro,e
abbate Roberto, ma s'ignora se sotto di nel 1 434NicoIò Cruschi fiorentino ultimo
lui seguì la consagrazione della chiesa di abbate, perchè nel di lui governo Nicolò
parte d'Italia soggetta a continue guerre poi affatto decaduta la disciplina mona-
e scorrerie , certamente fu il litorale no- stica nel monastero di s. Tommaso in Fo-
stro. Le città e luoghi procurarono di di- glia, e ch'era inutile lo sperarne la rein-
dnminiijiu) ponevano pesi insolìì ibili a'po- monaci e da molto tempo col solo abba-
poli, per cui i particolari possidènti ve- te, venne ragionevolmente soppresso ev-
dendo le chiese esenti da' nuovi tributi e into alla mensa capitolare. Tuttavia l'an-
dall'unghie fiscali, s'industriavano di met- tica chiesa di s. Tommaso in Foglia si
tersene al coperto offrendo ad essi i loro conserva in ottimo stato, ufficiata in tut-
beni, riprendendoli poi col titolo d'enfi- te le fes'.e da un cappellano a spese del
a
teusi con annuo lenuissimo canone e qual- capitolo, il quale nella 2. festa di Pente-
che piccola somma finita la 3." generazio- coste manda diversi canonici, fra'quali il
ne per la' nuova investitura argomento , vicario del capitolo incaricato dell'esigen-
che discorsi anco a Rendita ecclesiasti- za de'canoni, a solennizzarvi la memoria
ca. Simile costume segni in Pesaro e in del s. Apostolo. Unite poi alla chiesa e nel
quasi tutto il Pesarese, onde Malatesta luogo delle navi murate sorgono al pre-
Malatesti signor di Pesaro e altri de'suoi, sente alla dritta di chi entra nella chiesa
peldanno che ne risentivano, nel i4 io ot- un'ampia sagrestia, ed alla sinistra diver-
tennero da Giovanni XXI II l'annullazio- secamere ad uso padronale.
ne di tutti questi vincoli e la secolarizza- Novilara. Comune della diocesidi Pe-
zionedi tutt'i beni enfiteutici dipendenti saro, giace inmonte cou paese esteso di
dalle chiese, con bolla che forse credette buoni fabbricati, circuiti dalle mura coti
il temperamento necessario, ma esegui- borgo. Ha la parrocchia di s. Michele Ar-
ta colla maggior barbarie.'Prevedendo il cangelo, .ed i girolamini del b. Pietro da
Malatesta, che alle grida degli ecclesiasti- Pisa vi hanno chiesa e convento. Dice Ca-
ci, omedesimo Papa o alcun successore
il lindri, che la sua origine si vuole avve-
ripristinasse l'abolito come in falli lece , nuta da'tempi de'primi romani, ed allo-
il medesimo Giovanni XXI Ila istanza del ra fu il paese piantato poco lungi dal pre-
vescovo di Pesaro Bartolomeo Casini,l'ef- sente. L'Olivieri narra che nel secoloXI V
fetto di sua concessione sospese durante la comunità di Novilara trasportò le sue
la di lui vita, terminata nel i4'9> cioè abitazioni dall'antico all' odierno paese.
la sospensione per quelle cose dipenden- Il Col ucci, Antichità picene, t. 4j p- 36a,
ti dalla sua mensa ; il Malatesta medesi- trattando de' pagi e vici dell'antico Pe-
mo adunque volle assicurarsi che perpe- saro, un antico pago o vico riconosce
tuo si rendesse V ottenuto beneficio me- a Novilara. Pertanto riferisce, che del-
diante la vandalica distruzione di tutti l' antichissima pieve di Novilara, di cui
gli archivi col fuoco, ed ecco una delle ra- si hanno memorie delle decime eccle-
gioni della rarità in Pesaro dell'antiche siastiche diPesaro del 19.90, si legge
carte. Questo fatale avvenimento dunque in un monumento, che Andrea e Benve-
ridusse le chiese a molta strettezza, mas- nuto erano arciprete e canonico plebi*
sime il capitolo che' dall'investiture ri- 8. Angeli dr 'XnliiL/ritt, e in altro mo-
traeva i suoi redditi. Ricori^ndo esso per- numento dei 1 3o3 dicesi s. Michaclis de
170 U li B
Nubilaria; indizi d'antico pago o vico si •
di Novilara e il fiume Arzilla, restando a
tuato in Novilarn. Molle vestigia d'anti- carico de'fanesi il provvederlo de'neces-
chità trovate ne'contorni Io giustificano sari foraggi. Morto però Alessandro VI
meglio, ma tutte miseramente perirono. padre di Cesare nell'agosto 5o 3, a'4 no- 1
h& iscrizioni non si contano per sepolcra- vembre conte Galeazzo Sforza, fratel-
il
li, poiché costumando gli antichi d'ave- lo di Giovanni signore di Pesaro, giun-
re i sepolcri ne'loro predi*?, benchèdistan- se in Novilara e felicemente Io riacquistò
ti dal luogo di loro residenza, può cre- con Monte Ba coccio. Racconta il Lazza-
dersi che appartengano a famiglie della ri, presso Colucci,
22, p. 181, che il du- t.
città. Ma se a Novilara fosse stato trova- ca d' Urbino Francesco M." I avea pro-
to e non da Pesaro condotto un pezzo d'i- messo al conte Baldassare Castiglioui di
scrizione, che tratto da' marmi pesaresi dargli Ginestreto, ma poi r/28 gennaio
produsse, non potrebbe negarsi chealcu- i5i3 l'investì di Novilara, indi nel i522
na magnifica fabbrica non fosse stata in ne restò privo. In compeuso, da Guid'U-
Novilara anticamente eretta. Gran peso baldo II fu concesso al conte Camillo Ca-
ricevono queste congetture dall'antichis- stiglioni il castello dell'Isola del Piano.
Hino nome di Novilara, il quale certa- Prima però e nel 1 553 il duca avea in-
mente deriva dal nome antico Nubila- vestito di Novilara il capitan Gio. Batti-
re, espresso in un'iscrizione di Piotna, che sta Gotto di Messina. Non lo godè mol-
Colucci illustra con varie testimonianze. to,perchè essendo uomo di singolarissi-
I nubilari,siti eminenti, erano luoghi che mo ingegno, nel i5d6 per commissione
per lo più. si sceglievano per farvi l'aie, del duca adoperandosi intorno all'edifi-
come esposti alla ventilazione, perciò ri- cazione della muraglia di porta del Sale
tiene molto probabile che avesse origine in Pesaro, pigliò tal male di pietra e di
il vico principale di quest'altro pago del renella,che nel i55g con dispiacere del
Pesarese. Attorno ad esso si saranno po- duca venne a morte, non lasciando eredi
ste dell'abitazioni, che di tempo in tem- maschi. Avea per moglie d.FaustinaGual-
po cresciute avranno potuto facilmente tieri, da cui ebbe una sola femmina che ,
formare un altro vico, come sospetta l'O- fu madre poi del cav. Pompeo Mazza. Da
li vieri con ragionevole fondamento. Dal- quel punto Novilara se la ritenne per se
l' Amiani apprendo notizie più antiche di il duca, ridusse il palazzo in bella forra 1,
Novilara, oltre il Cimarelli che pure ne e il principe Federico Ubaldo suo nipote,
parla, narrando al 1202 che pesaresi i condottovi giovinetto dalla duchessa Li-
altamente si querelarono che i fattesi co via sua madre lo fece dipingere, volen-
mandassero nel castello loro di Novilara, dovi ancora fare un belgiardino,con pen-
laonde neli2o5 il cardinal Cenci legato siero per la sua buon'aria d'abitarlo. La
fu necessitato fermarsi molti giorni in Fa- morte tolse ogni disegno. Clemente XIV
no, per stabilir la pace tra'fanesi e pesa- accordò potersi fare ogni anno in Novi-
resi, per l'ostilità colle quali i fanesi tol- lara 3 fiere, a' 16 luglio, ed a'5 ei6 ago-
f
sero a pesaresi Novilara, che il cardinale sto. M'istruisce Ranghiasci
finalmente il
riconosce nel presente castello s. Angelo, Angeli de Lyciola. Tre figli maschi eb-
sebbene in alcuni monumenti deli 232 e be Raniero da Gabuarda, Ceccolo, Gian-
del 1283 si nominano Castrimi Montis gio, Alberto, e la figlia Fosca nel 1326
Angeli e Castrimi Liczoleo Lizole co-
.v.
}
maritata in Bellecco di Giannozzo della
ine fossero due diversi ca'stelli. Nel luogo casa de'Farneti.DaGiangio nacqueroGeu-
è tradizione, che il castello di s. Angelo fos- tilino e Branca, il qual ultimo per essersi
se una volta situato non dov'è al presen- imbarazzato nella guerra tra' Malatesta
te, ma in un altro monlicello alcun poco e il conte Antonio di Monte Feltro, ricu-
discosto. Ciò supposto, tutto ben combi- sando la pace tra loro fatta nel 1 388 e
nerebbe. La città di Pesaro, gelosa di ribellatosi a'primi, perde vita e beni, on-
ricuperare ciò che di sua giurisdizione de le figlie si ritirarono nel territorio del
aveano occupato potessero occupare in conte.Pare che Branca per un qualche
avvenire, specialmente ne'luoghi da essa tempo avesse avuto il dominio di Lizzo-
più lontani, le famiglie polenti, prese le la. Risalendo quindi a' tempi anteriori,
più vigoróse misure per riuscire nell'in- congettura l'Olivieri. Raniero esser figlio
tento. Parlai della badia di s. Tommaso d' A Iberico nato daManardo,che nel 1 266
in Foglia nel paragrafo di Monte V Aba- vendè i beni e la giurisdizione a Pesaro, e
te, perchè essendo situata nella parroc- ricusandosi di soltomettervisi gli uomini di
chia di Farneto, questo il Riparto terri- Lizzola armata mano, di viva forza ne fu-
toriale lo dice appodiato di quel comu- rono spogliati ; potè inoltre l'università e
ne; ed invece io ne dubito, e credo piut- gliuomini del castello di Monte s. Ange-
tosto che dis. Angelo in Lizzola sia ap- lo per allamamento di terreno, trasleri-
podiato Farneto. Lizzola ne' tempi più re in situazione più sicura la residenza
antichi fu dominata da alcuni signori, la loro, comprando nel 1280 dalla conni
famiglia de'qualiebbc dui castello il uo- uilà di Pesaro il sito del diruto castello
i
7a
URB ll R B
di Lizzola e.trasportarvi ivi le loro abi- vasi chiamata ne' monumenti del secolo
tazioni e la loro comunità. Nel mss. di XIV, e l'abbate di s. Tommaso nel 39 1 [
lare comprato dall'università del castel- Andrea unite, postem Curie Villa s. An-
lo di Monte s. Angelo, ina dev'esser ohi- geli de Lizzola. Ne'registri delle pensio-
missione. Non potè essere il castello ven- ni pagate al monastero si leggono pa- i
duto quello di Monte Angelo io cui già s. gamenti fatti da quelli de Villa s. Ali-
abitava la della uni versila, né può suppor- gelùin Liccìola. Ma sul fine di detto se-
si die si trattasse della giurisdizione, e che colo o sul principio del XV incominciò
in un tempo in cui Pesaro pure colla forza questa villa a fortificarsi e divenne il pre-
riuniva al suo comune tutte le giurisdi- sente castello di Angelo, e già in un
s.
zioni del contado, volesse alienarne una e documento deli4o4 è chiamato Castro
crearsi in seno degl' indipendenti. Sicco- s. Angeli Comitatus Pensauri. Non può
sario concludere , che il Castellare e le to meglio alle donazioni fatte alla badia
case da quella comprate fosse il silo del di s. Tommaso da Clemente II poiché ,
tutti gli uomini della città e contado diPe- ché alla chiesa omonima fu unita l'altra
saro in mano del suo vescovo Bia.gio Gè- di s. Andrea, la quale in seguito deterio-
iuinelli,a tal fìnedelegatodalcardinal Al- rando fu interamente demolita nello scor-
bornoz; il qual prelato girò tutta la dio- so secolo, e sorgeva poco lungi dalla Ser-
cesi , i castelli e ville, ed a' 3o settembre ra, villa di Vita-Ondedei. Il Calindri rac-
il ricevè dagli uomini di Ginestreto e di conta. S. Angelo di Lizzola fu fabbricato
Monte Sicardo, e nel dì seguente ^otto- \ poco lungi dall'antico Castello di Lizzola,
bre da quelli de Villa s. Angeli in Liz- distrutto in tempo delle guerre tra 'guelfi
zola, e daquelli di. Monte l'Abate, e pas- e ghibellini : la presente terra fu eretta
a
salo il Foglia nello stesso i
.°
ottobre, an- a'4 aprilei584 da Francesco M. II du-
che da de Castro Mentis Vetu-
quelli ca d'Urbino, ed è ivi la villa del già Per-
lanini. Questa descrizione della Marca ticare Riferisce Lazzari, presso Colucci,
par presa da quella del ii83 se pure , l. 22, p.190, che il detto duca neli584
ambedue non derivano da altra più an- eresse in contea il castello di s. Angelo e
tica, poiché se nel 1280 l'università de) lo subinfeudò al conte Giulio Cesare Ma-
castello di Monte Angelo comprò dal-
s. miani. II castello e contea furono posse-
la comunità di Pesaro il diruto castello duti iodi dal pronipote cav. 'Giulio Cesa-
di Lizzola, questo non poteva più esiste- re Mamiani, uomo di mèrito che sosten-
re nel 1283, e neppure l'altro trasferito ne diverse cariche in Inghilterra. Dopo
nel sito acquistato. Gli dunque uomini aver tenuto il castello per molto tempo
che formavano Monte s. An-
il castello di la contessa Mamiani, in quello del Lazza-
gelo, ricovralisi dopo ili 280 ove fu Liz- ri Io possedeva il figlio. Loda il bel palaz-
zola, composero la comunanza che fu det- zo, la rispettabile collegiata e vaga chie-
ta Villa s. Angeli in Lizzola, e cosi tro- sa, che chiama di s. Egidio; iu tutti i lu-
UR B Bìfi.H 173
nedì ili settembre tenersi grosse fiere, con appartenente alla suddetta parrocchia di
concorso eli forostieri. Il paese dominar* s. Bernardo, della stessa diocesi di Pesa-
la pianura e il Foglia, e dalla città di Pe- ro, di cui parlano l'Olivieri citato e l'A-
saro essere distante 7 miglia. Che i conti mtani.
Maini ani conservarono il dominio feuda- Tomba di Pesaro. Comune della dio-
tario sino a'nostri giorni, e dell' esistente cesi diPesaro,il cui territorio giace in colle,
palazzo baronale, lo dissi nel voi. LI I, p. isnoi fabbricati essendo circondali di mu-
181, mentre a p. 1 88 feci ricordo del Ceri' ra, ed ha il piccolo borgo. Ne sono parroc-
no biografico intorno Giovanni Branca chie s. Lorenzo, s. Michele Arcangelo, e le
so Pesaro del cav. Pompeo Mancini) let- Maria e s. Paterniano. L' Amiani parla
to ad erudita adunanza in occasione di del castello di Tomba in più luoghi. Per
inaugurargli in patria da' suoi conterra- le vicende del 1 232, dice che molti citta-
nei un pubblico monumento di onore, Pe- dini deliberarono di abbandonare la pa-
saro 1841. In esso si dice, che l'avere il tria Fano e ritirarsi in quiete ne'castelli,
Branca dedicato il suo libro, // Manua- fra'quali i Petrucci passarono nel castel-
le di architettura, a Giulio Cesare Ma- lo dellaTomba; sembra che fossero guelfi,
Dilani della Piovere conte di s. Angelo, ed poiché nel 1327 Ubertinello de'Petrucci
il sentire quel suo già palazzo baronale della Tomba fu incaricato da Ferranli-
de'lempi in cui vivea il medesimo archi- no Malatesta a sollevare le terre e i ca-
tetto (vedendosi bella e ragionata distri- stelli del contado di Fano contro la città
te di mano maestra, e con "ogni studio sendo Tomba di Sinigaglia. Ciò è con-
immaginato ed eseguito), fa credere che fermato con certezza, da quanto l'Amia-
il Branca vi abbia avuta, come suona la ni riporta all'anno 334- Guido da Ca-1
fama, qualche parte e direzione, per ra- rignano podestà di Fano sua patria, ne-
gione di vassallaggio e per aver conse- mico di Ferrantino Malatesta, a'3 marzo
guita la grana del conte. Del resto l'il- interamente lo disfece e fugò presso il ca-
lustre Branca, nell'erudito opuscolo, vie- stello di Cuccurrano. Per vendicarsi poi
ne celebralo dal cav. Mancini per la no- de'Petrucci confederati di Ferrantino, si
biltà del suo iugeguo e le sue virtù, qual propose di rasare il loro castello della
matematico earchitettoeccellente del se- Tomba. Assistito da Malatesta Guasta-
colo XVII , che tra' felici applicatoli del famiglia, a' 12 di detto mese si portò al
vapore, di cui egregiamente ragiona, me- castello della Tomba; ma i fanesi furono
rita ih ."posto, per le sue opere pubblica- da Antoninccio de'Petrucci della Tomba
te che dichiara in uno alle macchine spi- superati, eGuido con Malatesta a gran-
ritali da lui inventate con raro artifì- de stento fuggendo si salvarono. Ciò av-
cio, leggendosi in esso l'iscrizione della la- venne, dicono gli annali: Jpud Castrimi
pide a'20 gennaio 1841 eretta in patria Tomba e Comitatus Fani, multisex co-
da'suoi conterranei e solennemente inau- rina gentes occisis, et niultisetiam capti-
gurata per cura del magistrato municipa- vatis. La passione di Guido per questa
le di s. Angelo di Pesaro, in cui è dello: rotta fu tale, che cadde in una morbosa
Primo ne II 'applicare. all'utile uso delle malinconia, trovandosi incapace per le ,
patria, per moltissimi anni con applauso p.Guastuzzi è appellalo Mons LéCucadii
e contento universale da lui retta e dife- in vicinanza del Rubicone. Termina il
1
sa, a Teresino suo figlio; il quale avendo d. Tonini con dichiarare: di non fare
lasciato T amministrazione della guerra contrasto a chi piacesse di preferire la
al zio Giacomo, guari non andò che que- variante, e trovarvi piuttosto questo luo-
sto valorosissimo capitano risarcì con u- go che quello. Nella guerra sostenuta da
sura Io svantaggio da'fanesi riportato sot- Sigismondo Malatesta, col suo suocero
to il castello della Tomba. Imperocché conte Francesco Sforza occupatoti della
a'23 dello stesso mese di marzo, avendo- Marca, contro Eugenio IV e Alfonso V
li condotti in soccorso di Guasta/ami- re d'Aragona e di Napoli, le milizie de'
glia e del fratello Galeotto all'impresa quali comandava il celebre Nicolò Picci-
di Fossombroue , ritenuto allora e pre- nino, narra l'Arnioni neH'aunoi443j che
sidiato dal pontificio marchese della Mar- Sigismondo tenuto nell'ottobre in Rimi-
ca, ebbe con essi gran parte dell' onore ni un gran consiglio col coute Francesco,
nella conquista della città dagli alleati ri- sopra l'operazioni della campagna, partì
portato. Fano fu turbata in novembre con un corpo di truppa scelta per Mon-
1 374 nella giurisdizione dal commissa- datilo, castello i5 miglia da Rimini, per
Mondavio, che con suo decreto pre-
rio di riconoscere le genti del Piccinino che vi
lese dipenare gli uomini della Tomba si trovavano alloggiate, e il conte Fran-
Borghese, castello del contado di Fano, a cesco con due faste armate e 20 barche
certa multa; quindi fu spedilo il fratti d' infanteria tornò a Fano, senzachè il
Giacomo di Benincasa al commissario per Piccinino, che penetrato il suo disegno gli
appellar dalla sua sentenza al legato car- avea subito con marcia forzata tenuto
dinal Stagno, e così impedirgli d'ulterior- dietro, potesse impedir lo sbarco di tal
mente procedere contro la comunità. Di soccorso. Fece alto nonostante, e pigliò
Tomba di Pesaro sono appodiati Monte campo tra l'Arzilla e la città, con animo,
Litro e Monte le Vecchie , della stessa accresciuto che fosse di forze, di nuova-
diocesi di Pesaro.DiMonteLurosono par- mente assediarla; ma la cittadinanza di
rocchie e frazionali di altre, s. Gio. Bat- Fano, unitasi col presidio e colla truppa
tista e s. Maria, e le frazionali s. Matteo del conte Francesco, fece all'alba de'7 ot-
di Roncaglia, s. Paterniano, s. Stefano. tobre una generale sortita sul nemico con
Allorché Pipino re de' franchi costrinse sì buon successo, che dopo lungo com-
Astolfo re de'longobardi a restituire uel battimento e reciproca effusione di san-
755 alla s. Sede V Esarcato e la Penta- gue, lo ruppe e mise in fuga, con gran
poli, fra' luoghi enumerati alcuni codici pericolo uel passaggio dell'Arzilla dello
riportano Monte Lucati, Montem Luca- stesso Piccinino, che si ritirò a Monte Lu-
r
vi) e il d. Tonini nella Storia di Rimi- to con perdita de' suoi migliori soldati e
ni , seguendo l'osservazioni del Marini, uffiziali,fia'quali il valoroso capitano Lu-
prodotte nelle Ragioni della città di s. ca da Castello. Allontanato il nemico e as-
Leo, per Montem Lucari} vuo\e s'abbia a sicurato Fano d' ogni pericolo , tornò lo
leggere Montem Lauri,ossia Monte Litro Sforza a imbarcarsi la sera de'9 per Ri-
nel Pesarese. Non tace, che nelle varian- mini, e approdatovi la mattina seguente,
ti del passo d'Anastasio Bibliotecario, in- sipose subito alla testa d'un corpo d'ar-
vece di Montem Lucati, si trova Mon- mala, che ivi avea fatto radunare, e pas-
tem Lucati) il quale s'incontra apparte- sò ad occupar Monte l'Abate, nello stes-
nente al Cesenate in una concessione di so tempo che il soccorso de'fiorentini col
Gregorio 1 1 fra il 7 1 5 e il 73 1 ; forse il me- marchese di Ferrara mandato in quel,
UR-B CRB Ì7S
punto da'venezianicon8oo cavalli, s'inv quest' articolo pel suo particolare gover-
padroni di s. Giovanni in Malignano per natore prelato finche non fu compresa nel-
stringere da più parti il Piccinino in Mon- la delegazione di Pesaro, ed altro.
te Limo, ed a suo tempo combatterlo, co- Cartocceto. Comune della diocesi di
fece co'suoi fanesi e rimiuesi Sigismondo, cui paese è esleso ne'fabbricati chiusi da
il quale addossatosi tutto il peso di quel- mura, con bel borgo. La collegiata, situa-
la giornata, con indicibile valore, nulla tane! borgo, ha il capitolo composto dal-
curando lo svantaggio del terreno e la su- la dignità dell'arcidiacono a cui è affida-
periorità delle forze del nemico, fu ìli. ta la cura dell'anime, e da 6 canonici, ol-
ad entrar nell'azione, che dalle 6 ore du- 1 tre due altri di recente istituzione con mi-
rò fino alla sera, lasciando indeciso nella nori obblighi corali. N'è parrocchia s. Ma-
compiuta vittoria che riportò , se in lui ria della Misericordia, ed i minori osser-
più spiccasse il coraggio d'infaticabile sol- vanti vi hanno la chiesae il convento det-
dato o la prudenza d'impareggiabile ca- to la Pieve. Si dice dal Calindri fabbri-
pitano , mentre nel tempo stesso che si cata da'romani dopo la disfatta d'Asdru-
trovava dappertutto a dirigere e animar bale, assimigliando il nome del paese al-
le schiere, apriva loro la strada al nemico l'esito ch'ebbe in tal momento l'esercito
colla sua spada, sotto la quale tra' molti di quel capitano cartaginese, in cui pe-
cadde Giovannino da Caravaggio condot- rirono 56,ooode'suoi, oltre 8000 roma-
tiero primario del Piccinino, che couMa- ni; e il campo roma-
in cui trionfarono i
Monte le Vecchie, Castri Montis Fé tu- versus romanos. Questa terra o castello è
lli uniche esposti a Papa Giovanni XXII unode'più popolati del contado di Fano,
egli li deplorò con i33o.
boli;» ilei contenente più di 2000 aniine(ora a 36 1
),
Fano (F.). Citta con residenza vesco- posta nel sito più eminente, fabbricata ia
vile, sede del governo e del governatore tempo delle fazioni guelfe ghibelline, e.
tneno si ha che passando per Fano nel sandro VI che favoriva il figlio ambizio-
i35i il provenzale conte Astorgiodi Du- so; ma a' 10 settembre Guid'Ubaldo I du-
raforte, rettore di Romagna pel Papa, or- ca d'Urbino, per tradimento d'alcuni fuo-
dinòcheda'fondamenti si fabbricasse una rusciti fanesi, occupò la rocca di Cartoc-
rocca nel castello di Cartocceto. Nel 1 3yo ceto, facendovi prigioniere Biccardo uno
per la ribellione d'Urbino, fu munita la de'più valorosi capitani di Fano, che la
rocca, oltre altre del contado; ed altret- difendeva con 25 fanti e io cavalli; però
tanto fu fatto nel r38o nelle guerre d'Ur- fattasi da'fanesi opportunamente un'irru-
bano VI, contro l'antipapa Clemente VII zione nel contado, la ritolsero al duca,
e la regina Giovanna I. Nel 1387 il Papa coll'arresto de' ribelli della terra, i quali
confidò le sue armi a Carlo Malatesta, tosto furono impiccali nella piazza di Fa-
che nel 1 388 sottomise le comunità del no. Nel i5i6 Leone X tolse a Fano la
derico conte d'Urbino gli tolse il vicaria- sinuazioni del cardinal Farnese nipote di
to di Fano, iti uno a Cartocceto. Nel 464 1 Paolo III, si continuò la fabbrica delle
per la morte del Papa, grandi furono le mura di Fano. Avendo Paolo III impo-
sollevazioni de'popoli, onde nella rocca fu sto il sussidio triennale a sollievo della
posto il presidio per tenere in ubbidien- camera apostolica, le comunità del con-
za le ville vicine, che tumultuavano con- tado di Fano suscitarono contro la città
il servo di Dio fr. Giacomo da Napoli, che pacificare le parti al cardinal Capodifer-
per virtù divina operava miracoli ,
per- ro, che dalla legazione di R.omauna pas-
suase le3 divote sorelle Fraccalossi a da- sava a quella della Marca neh 546. Ma
re la loro vigna per edificarvi il convento per le molte opposizioni fatte dal contado,
degli agostiniani e la chiesa della B. Ver- e segnatamente dal comune di Cartocce-
gine del Soccorso, che divenne dispensie- to, che de'castelli millantava d'esser ca-
ra digrazie,contribuendovi la terra diCar- po , e presumeva che ivi il capitano e il
tocceto e tutto il contado di qua dal Me* giudice solamente risiedesse, non fu pos-
URB 177
sibilo ni cai dinaie di definire le questioni- se invocato il patrocinio nella guerra co'
Perciò la causa fu* portata alla s. Ilota ro- veneti. I fanesi neh 583 ricorsero a Gia-
mana. Temendosi nella sede vacante del como Koncompagni governatore genera-
i 5 h) tumulti, s'implorò l'aiuto del du- le di s> Chiesa, per cacciare i banditi del
ca d' Orbino pei* la difesa di Fano , e le contado ior tifica tisi tra' castelli di Ripal-
milizie ducali restarono in Carlocceto si- ta e Monlegiano; indi unitisi a que' del
no all'elezione di Pio IV. Neh 567 Car- ducalo d' Urbino, si fortificarono in Ri -
locceto ricorse al consiglio di Fano, per palla minacciando le circostanti ville. I
la riedificazione della rocca da qualche fanesi allora, dando l'armi al popolo, spe-
anno rovinata, dovendo servire non solo dirono gran gente in soccorso delle mili-
pel presidio de' soldati, ma d'abitazione zie, le quali nel marzo 1 584 incontratesi
de' capitani destinali dal consiglio sles'so co' banditi ad onta della scambievole
,
a risiedervi col titolo di giudici e di ca- strage, il castello non fu abbandonato da'
pitani del contado; ma per impotenza e- banditi, i quali vi restarono fino all'arri-
conunwca non potè essere esaudito. Il ler- vo di Pier Francesco Nobili da Jesi co-
remotode'i3 luglio 1572 terminò di ro- mandante una compagnia, e siccome tra'
vinare la rocca di Carlocceto colla mor- malvagi erano in segreta corrispondenza
te d'alcuni abitatili della terra. Di Cai- alcuni fanesi ,
puniti molli di essi col
toccete è appodiato Ripalta t della stessa pubblico supplizio, fu restituita a Ripal-
diocesi di Fano, la cui parrocchia è ss. Bia- ta e al contado la quiete e la sicurezza.
gio e Cesareo. Narra l'Amiani che la sua Siccome colla Statistica del i853, di so-
rocca fu mimila neh 370, e Carlo Mala- pra dissi il numero degli abitanti di Car-
testa la fece guarnire nel 1892, dovendo toccio, colla medesima riferirò quello di
passare pel territorio una compagnia che Ripalta essere di 482.
marciava contro Perugia. Nella guerra Saltava. Comune della diocesi di Fa-
<lel i423 i fanesi la munirono disu/Iicien- no, col territorio in colle e piano, e con
te presidio, ed in quella contro Sigismon- fabbricati poco numerosi circuiti da mu-
do Malatesta, nel 1 4^2 la ricuperò il con- ra, a cui è propinquo il borgo. Ne sono
te Federico d'Urbino. Nel 1464 Ripalta parrocchie s. Croce, s. Gio. apostolo ed e-
paùil contagio cheavea fa Ito grandi stra- vangelista, s. Lucia. Il p. Civalli nella Vi±
gi nella Marca, e temendosi insurrezio- sita triennale , presso Colucci, t. 25, p.
ni nella sede vacante deh 4^4 fu la roc- 182, descrive il convento de'miuori con-
ca affidala a un capitano; proseguendo a ventuali con chiesa comoda, situali in luo-
infierire il male contagioso, Ripalla che go della foresta preso da s. Francesco, di
più d'ogni altro castello n'era altaccata,fu cui corre fama che ivi facesse miracolo-
bandita dal commercio degli altri luoghi, samente scaturire 3 fontane d'acqua chia-
e nel 1470 ancora vi serpeggiava l'infezio- rissima, lungi dal convento un tiro di ba-
ne. Nel i4o3 temendo Fano l'invasione lestra. L'origiue di Saltala è comune alla
di Giovanni Sforza signore di Pesaro, po- narrata di Carlocceto, e dalla conferma
se presidio anche alla rocca di Ripalta. Ri- che Adriano IV nel 1 i56 fece de' beni
dotta a mal termine la sua torre, e non dell' abbazia di s. Paterniano di Fano,
bastando le forze de* fauesi a risarcirla, sono compresi i casamenti di Saltata,
col consenso del consiglio Alessandro VI poi terra,come nana Aiuiani. Neh (6 \
nel 1496 la die con suo breve a Lodovi- per guerra contro Malatesta, il conte
la
co Gabrielli fanese. Nel i5o8 le milizie Federico d'Urbino gli tolse pure Saltala.
del duca d'Urbino Francesco M." I die- Per la sede vacante deh 4^4 insorti i po-
rono il sacco a Ripalta e fecero prigio- , poli, a Saltata fu dato un capitano col
ni alcuni abitatili, benché Fano DG aVca- titolo di castellano. N'è appod iato Uargni,
VOL. LX\XVI. 12
178 unii U B B
della slessa diocesi di Fano, avente la gherioa, e partì per l'assedio di Fossoin-
parrocchia ili s. Antonio abbate. Nella brone. Dipoi nel 462 tolse Serrongarina 1
tuta per Pio II dal conte Federico d'Ur- conte Federico d' Urbino generale di s.
bino, questi pose il campo nel 1462 sot- Chiesa. IV rumori della sede vacante
to il castello di Bargni, che pel sito e pel 1 4^4» a Serrongarina fu dato un castel-
presidio trovò fortissimo e capace di far- lano per governarla. A difesa delle cir-
gli resistenza; l'ebbe nondimeno in 3 gior- costanti ville, anche in questa rocca net
ni d'assedip, rimanendo prigionieri sol- i i493 fu posto un presidio, contro le scor-
dati; ed avendo il conte a caro prezzo as- rerie del signore di Pesaro. Nel 1 5o8 co-
sicurato gli abitatiti delle case e robe dal me Ripalta soggiacque al narralo infor-
saccheggio da lui minacciato, tuttavolta tunio. Neli5io il castello per due terzi
il furore militare in parte diroccò e in- concorse al risarcimento del ponte s. Ci-
cendiò il luogo. priano sul confine di Fossombroue; e la
Serrotigherinn. Comune della dioce- rocca fu guardata dalle milizie ducali du-
si di Fano, col territorio in colle e fabbri- rante la sede vacante per morte di Paolo
cati cinti da mura diroccate.Ha la parroc- IV. Serrongarina ha 1' nppodiato Pozzo-
chia di s. Antonio abbate, e le fraziona- Io, pure della diocesi di Fano, che lia in
li s. Maria, s. Ippolito, s. Gio. apostolo ed parrocchia s. Palerniano, castello che con
evangelista, s. Lucia. Dicesi pure Serron- tutto il contado ricuperò nel 1 462 da'Ma-
garina e Scrrungarina, e riferisce J'A- latesta il conte Federico d' Urbino.
miani, che essendosj insignorito di Fano Governo di Mondo I/o.
esuocontado Galeotto Malatesta, per una Mondolfo. Comune della diocesi diSi-
sollevazione a'12 luglio] 343 fece puni- nigaglia da cui è lontano 5 miglia cir-
,
re colia confìsca de' beni gli uomini del ca, con residenza del governatore, col ter-
castello di Serrongherina, ed i capi de' ritorio in colle e piano, il cui paese ha e-
ribelli del luogo, ch'eresi dato all' ubbi- stesi fabbricati cinti di buone mura aper-
dienza d'Antonio conte d'Urbino, furo- te da 3 porte , con bel borgo. II Castella-
no sentenziati a morte. Indi d'ordine di no chiama MonòoUo^Mondulphutn, gros-
Galeotto nel 347 erettasi la fortezza o
1 so borgo murato, posto alla sinistra del
rocca, ai capitano o castellano il pubbli- Cesano su vaga collina, e da Giovanni del-
co diFano assegnò io fiorini il mese, a- la Rovere signore di Sinigaglia munito
vendo sotto il suo comando Pozzolo e Bar- di valida cittadella, che si scorge tuttora
gni; di più i fanesi vi fecero una cisterna nella sommità, sebbene non è più desti-
per fornir l'acqua al paese in caso d'asse- nata a servire di propugnacolo. Il Guic-
dio. Nelle guerre tra Urbano VI e Gio- ciardini lo disse il castello più forte e mi-
vanna I fautrice dell'antipapa Clemente gliore del Vicariato y poiché così fu detta
V I l,i fanesi nel 1 38o inviarono messerMi- la regione del Cesano e il Meiauro, pros-
chelino della Stacciola famosissimo inge- sima al ducato d' Urbino, e quindi da
gnere, con Giovanni Gamhetelli, a prov- quello dipendente. Insigne è la sua colle-
vedere di munizioni e ristorare le fortez- giata e parrocchia de'ss. Faustino e Gio-
ze di Serrongarina, Ripalta e Cartocce- vila, i cui canonici hanno per insegne co-
to. Irritato Eugenio IV contro i Malate- rali il rocchetto e la mozzetta ; Reposa-
sta perchè ritenevano il vicariato di Fano ti enumerò a suo tempo le dignità del-
e altre terre, neh 433 spedì colle milizie l'arciprete, del preposto, dell'arcidia-
il celebre vescovo Vitelleschi, il quale u- cono, 9 canonici e 6 mansionari. Vi è
nito al conte Guid'Anlonio d'Urbino po- pure la parrocchia frazionale di s. Sil-
se il campo presso il castello di Sert'tin- vestro, il convento degli agostiniani,
U R B URB i
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quello ih* minori conventuali ed un mo- cui onde allontanarlo Malatesta Guasta-
nastero di monache. Il p. Ci valli nella t i- famiglia gli promise G5,ooo fiorini d'o-
sita t rieri naif, presso Colucci, Antichi' ro, e Galeotto suo fratello ripartì la tas-
tonio assai dotto, intervenuto al concilio sta di s. Paolino, già avendola ricupera-
di Trento, e il p. in. Sebastiano reggen- ta alla Chiesa il cardinal Albornoz, il qua-
Perugia e teologo in Macerata. Mon-
te iu le costiluì vicari medesima Mala-
della i
denominato Monte O/fo, nell 3^7 car- il tinuando con s. Costanzo e altre terre a
dinal Albornoz ordinò che si distrugges- tumultuare, nel 1 4- ' 4 Pandolfo investì
se, e quindi si chiamasse Villa Jusiitiae, della Stacciola Mauruzj; ma per l' esor-
ma ciò non ebbe tutto l'effetto. Veramen- bitanti gravezze imposte da Pandolfo, nel
te nell'Amiani la trovo nel 1 347 chiama- i4«6 nuovamente insorseMondolfo,ch'e-
ta IìfoiKÌolfOfiìe] narrare che per coman- gliperò con l'aiuto del conte di Montef i
do di Galeotto Malatesta signore di Fa- Irò ridusse al dovere, e nel i4^3 per h
no e di Sinìgaglia (ne' quali articoli ri- gueri'a di Braccio i Malatesti fecero pre-
J
parlai di Mondolfo) la fortezza ivi ven- sidiar la rocca da'fanesi. Nel i44^ l apa
ne eretta, al di cui capitano furono asse- Eugenio IV avendo restituito il vicaria-
gnati 20 fiorini al mese; ma convien dire to di Moudavio a' fanesi, ne fu assai di-
che la terra si fosse a lui sottratta e sot- sgustato il conte Federico d'Urbino, per-
toposta alla Chiesa, mentre soggiunge a- chè comprendeva la ragguardevole terra
verla espugnata neli349 Malatesta On- di Mondolfo, che sempre avea vagheggia-
gaio nipote di Galeotto e comandante di to incorporare ne'suoi stati, perciò adon-
sue armi/ per liberarsi dalle quali i si- ta della tregua continuò a molestare Si-
gnori di Fermo e di Forlì invitarono nel- gismondo Malatesta, il quale fece muni-
la Marca famoso Ir-a Morreale. Questi
il re le fortezze compresa quella di Mondol-
colla sua gran compagnia partitosi a' 3 ,
fo. Investito egli poi del vicariato di Mou-
ottobre 3 53 dalla campagna di Roma,
i davio, nel «453 ordinò a que'di Mondol-
giunto in Fossom brune, con invasione si fo l'erezione d'altro torrione incontro al-
dilatò nel contado di Fano e nell'altre si- la Penna. Volendolo indi Pio II spoglia-
gnorie de' Malatesta, lutto manometten- rede'suoi vicariati,spedì controSigismon-
do o esigendo grosse contribuzioni; per do coll'cscrcito ecclesiastico il eonte Fedi-
• i
i8o l)RD U R B
ricod'Ui bino, che determinando nel t\fì?. i to I. Lorenzo de Medi-
Francesco M."
l'occupazione del vicariato, e per la i;" cicommise a' suoi guasconi 1' assalto di
Mondolfo, sebbene poi preso Mondavio Mondolfo, il quale egli stesso dirigendo,
e lutto il suo vicariato, non volle inva venne pericolosamente ferito nel capo da
derla per- esservi scoperta la peste, così a una palla d'archibugio; ma suoi capita- i
per cui il Papa avea procurato col mez- rinnovarlo ogni anno. Morto Leone X, il
zo dell'altro nipote cardinal Giuliano del- duca ricuperò il ducato, porlossi nel vica-
la Rovere, poi Giulio II, d'assicurare ifa- riato a fortificar le rocche di Mondavio
nesi ch'essi non vi sarebbero compresi. e di Mondolfo , al quale fece rifabbricar
Nell'invasione di Cesare Borgia, Fano ne le mura; e per l'impresa di Camerino
segui le parti, ed a'3o agosto i5ò3 gli fe- ne! 1 533 ne presidiò la rocca. Finche ve- i
colo e la fortissima terra di Mondolfo es- golfo dell'Adriatico fu infestato dalle na-
sendo in potere del presidente ducale po- vi turchesche, facenti frequenti sbarchi
teva per qualche tempo resistere. Leone nella spiaggia pontificia, per avere i Pa-
X spogliato Francesco M. a 1 duca cf Ur- pi aiutato la repubblica di Venezia, per-
bino de'suoi stati, ne investì il proprio ni- ciò con dispendio delle città marittime
pote Lorenzo de Medici. Il duca affidò la obbligate a guardarla con milizie. A' 26
difesa d'Urbino a Benedetto de Gira Idi da maggio 1672 presso al Cesano nel territo-
Mondolfo e a due altri, ritirandosi in Pe- rio di Mondolfo, comechè situato in pro-
saro. Recatosi Lorenzo colle milizie pa- spettiva a*l mare, sbarcati i turchi saccheg-
pali ad occupare suoi domimi, la rocca
i giarono la campagna pel tratto d'un mi-
di Pesaro dopo resistenza fu resa nel 1 5 7 1 glio:due case restarono spogliate e incen-
da Tranquillo Giraldi daMondolfo a Ren diate da que'barbari, 8 persone rimasero
zo di Ceri, il quale lo fece impiccare per schiave, 3 furono feriti e una femmina
i
dici assediò la rocca di Mondolfo , difesa mondolfesi che a schiere correvano ad as-
pel duca da 200 fanti spagnuoli da lui salirli, ebbero tuttavia l'agio di fuggir
assoldati, perchè dopo l'assedio di Fano, colla preda, avendo seco 4 foste e 3 al-
la guerra erasi scaricata contro di Mon- tri legni sottili, i quali passarono lo stesso
dolfo, per aver pubblicamente acclama- giorno l'altura di Fano. Allora fu che le
U I l) UIIB i8t
\ille di Maiolta, delle Carni noie e di Fe- listi. Registrò P Amiani nelle Me/norie y
riauo presero la cura di guardar la spiag- o meglio interessantissimi e pregievoli an-
gia, e l'altre milizie furono distribuite nel- nali , le seguenti notizie di s. Goslanzo>
le rocche di Fano e di Carignano, e nella com'egli chiama questa terra già sogget-
torre del ponte Metauro. Lascio I Amia- ta a Fano. Ne'tempi turbolenti e di sci-
ni, colquale principalmente ho procedu- sma ribellò nel 1 j (t al commissario
si 1
to, per dire col Ranghiascf die il can. di Mondavio, in uno a Mondolfo e altri
Bernardino Guazzugli procurò la stampa castelli , sottraendosi dalla signoria di
del libro che nominerò, in cui sono i pre- Pandolfo Malatesla, il quale recatosi to-
gi della sua famiglia di Pergola in una sto a Fano prontamente li ridusse a do-
nota, e in altra lunga vi è il ristretto sto- vere. Per la gravezza dell'imposizioni, la
mura, con maestoso borgo, e la collegia- ti e 2000 cavalli, cogli aiuti del conte di
ta di s. Costanzo, al dire di Calindri, che Monlefeltre ridusse le dette terree il con-
dev'essere la parrocchia de'ss. Cristoforo tado all'ubbidienza. Per l'importanza del
e Costanzo , come leggo nella Statistica sito, i fanesi temendo l'invasione de' mi-
tleliS53. Il Reposati nel 177*3 ecco come lanesi, nel dicembre 4^9 ordinò la ri-
1
descrisse il luoso. Piccola e bella terra parazione delle diroccale mura e fortifi-
o
posta in collina, e perciò di buon'aria e cazioni con gravissima straordinaria spe-
di dilettevole veduta, in territorio fecon- sa del Castri Sanclo Constantio. Quin-
do di viti, frulli, ulivi e altro necessario di si munì di grossissime e forti mura-
al sostentamento. Multila di lotti mura glie, le quali, unitamente ad altra ma-
castellane a scarpa , fu già del vicariato gnifica torre , conservavansi in ottimo
di Mondavio. Ha un pozzo di singolare slato nel 1731. Neh 4^2 nate differenze
struttura e di straordinaria profondità,co- Ira Fano , il castello della Ceregia , e s.
struitoda 'duchi d'Urbino, affinchè in un Costanzo pe'couiìni, il governatore della
assedio non mancasse d'acqua. La colle- Marca composi-
Vitelleschi ne rimise la
e ricche famiglie, come pure di buoni ai - su c diàccudculi masclii uali da Lodo\ Ica
1
ne sono appodiali, Cerasa e Stacciola. lazione coltivati tutti i terreni a quel Mon-
Cerasa ha la parrocchia di s. Lorenzo te adiacenti si rendessero, ed a' 9 aprile
martire, e la frazionale di s. Giovanni e- 1279 lle '"vestì a tale elfetto Giovanni
vangelista, della diocesi di Fano o meglio da s. Andrea castello poi del presidato di
di Sinigaglia , non essendolo specificato s. Lorenzo in Campo, col patto che tanto
nelRiparlo territoriale. Non credo di er- a nome proprio che di tutta la popolazio-
rare se opino che Cerasa sia il castello di ne, concorresse alla fabbrica del castello.
Ceregia, come lo chiama Amiani, e per- Nel castello della Ceregia, appartenente
ciò con lui ne riproduco le notizie. Allor- al monastero di s. Paterniano, nel 1 346
ché Adriano IV nel 1 56 coufermò be- i fu fabbricata dall'abbate Bernardo Mar-
ili della badia di s. Paterniano di Fano, itozzi la chiesa parrocchiale di s, Loren-
si nomina la cappella di s. Lorenzo nel zo (nome comume all' odierna e alla già
castello della Querciafissa, il qual castel- cappella di Querciafissa , e perciò credo
un b URB i83
identico il «ome ili Cenila a quello eli novembre ,
promettendogli soggezione,
Ceregia, mentre tutti sanuo che del frul- servì d'impulso al consiglio di sollecitare
lo ri-rasa è sinonimo eiriegia, frutto del- da Paolo II la restituzione del vicariato
l'albero Ciliegio, Cerasuni), con grati fe- di Monda vio. Nel restituirlo Leone nel X
sta di quel popolo per vedersi così assi- 1 520, si legge nella bolla compreso Ce-
curata nel luogo la residenza del parro- rasa', Quanto alla Stacciola, della dioce-
Questa chiesa dopo aver per 4 secoli re- 22, p. 189, dice che la contea della Stac-
sistito all'ingiurie del tempo, minaccian- ciola è piccola, ma in bel sito e fruttifero,
do rovina nella i. metà del secolo [lassa- col palazzo ove abitano conti Mauruzj i
regia, frontiera del contado verso la Mar- subinfeudò a'eonti Mauruzj di Tolentino
ca; e perchè alla riparazione deii'antiche la parte che avea levala al conte Anto-
mura e costruzione delle nuove, non a- nio cognominato della Stacciola t dal si-
vca P abbate e la badia forze bastanti, to ov'è posta, poiché una supposta disub-
mosse gli uomini del comune a concor- bidienza nel conte Antonio era stata mo-
rervi colla gratuita opera loro , reinte- tivo della devotuzioue. Altrettanto quasi
grandoli di que'privilegi tolti dal prede- Zecca di Gubbio, \,i t
riferisce Reposati,
cessore abbate Uguccione, per aver occul- p.252. Notai uell' articolo citato, che nel
tato l'istromento stipolato neh 279 d'in- 14 2 Pandolfo Malatesta de' signori di
»
vestitura tra l'abbate Rinaldo e Giovan- Rimini, avea donato al celebre e valoro-
ni di s, Andrea. Nel 1 432 insorte questio- so Nicola Mauruzj di Tolentino la Stac-
ni di confini tra il comune diFano,equel- ciola. Di questa e de' Mauruzj P Amiani
li di's. Costanzo e Ceregia, s. Constan- contiene le seguenti brevi nozioni gene-
tio, et de Cere sia (altro argomento per riche. Continuando
la guerra d'Urbano
stilici forte della Stacciola colle sue adia- nea di questi signori, tali feudi furono
cenze Nicolò de Mauruzj da Tolentino devoluti alla camera ducale, indi il duca
suo principale ministro, ed anche capita- Francesco M.' 11 nel 1^76 li subinfeu-
no comandante delle milizie; come lo fu- dò ad Alfonso Piceolomini d'Aragona.
rono di altri Malatesla, Giovanni e Cri- Morto ancor questi, nel 1624 lo stesso
stoforo Mauruzj come di Sigismondo.
, duca ne subinfeudò Giulio della Rovere
Cristoforo lo fu pure del conte Francesco genovese; ma nel 1 63 per morte del 1
Sforza, che per un momento gli commos- duca tornarono all' immediato dominio
se la patria Tolentino, che tuttavia perle della s. Scile. 1 riferiti castelli, dice Laz-
buone maniere della contessa Bianca Vis- zari, sono in sito aperto, senza abitazio-
conti restò al conte suo marito; così Gio- ne però di residenza baronale. In Monte
vanni ne comandò truppe e divenne le Rado vi risiedeva un dottore per giudi-
suo genero, finché non si die agli arago- ce col nome di commissario, col suo can-
nesi alleati d'Eugenio IV. Gio. France- celliere e barigello.
sco fu uno de'eapilani IV contro di Sisto Ripe. Comune della diocesi di Siniga-
i fiorentini, e del nipote Girolamo Riario, glia, col territorio giacente in colle e pia-
le servendo il Papa di lui zio si rese as- tutto poi chiuso da mura con piacevole
sai benemerito di Fano il cui pubblico , borgo. Ne sono parrocchie s. Pellegrino
gli dichiarò perpetua riconoscente me- e s. Michele Arcangelo. Il luogo vanta
moria. l'origine dall'anno 5oo circa. Soggetto
già al comune di Sinigaglia, si governa-
DISTRETTO DI SlNIGAGLlA.
va da un suo gentiluomo col titolo di
Governo di Sinigaglia.
capitano ; il comune Jo donò alla duches-
Sinigaglia (l7.). Città con residenza sa Eleonora Gonzaga vedova di France-
vescovile, sede del governo e del gover- sco M. l, e poi lo goderono in feudo que'
'
natore distrettuale, e ne riparlai in prin- signori che lo furono pure di Monte Ra-
cipio pel suo porto canale e altro. do. Di Ripe n' è appodiato Porcozzone^
Monte Rado. Comune della diocesi a cui appartiene la parrocchia fraziona-
di Sinigaglia, col territorio in colle e con le di s. Pellegrino. Fu feudo con titolo
belli fabbricati, avente la parrocchia di di contea del vescovo di Sinigaglia' il
Urbino nel 1 53q, Riferisce La9zavi } pres- gaglia, il quale la faceva governare da
soCo\i\cc\ , A litichila picene
t
L 22, p. 87, 1 un gentiluomo grado di capitano. Nel col
che nel i563 il duca Guid' Ubaldo 11 563 I' infeudò Guid' Ubaldo 11 a' Lan-
1
snbinfeudò a' Landreaui Monte Rado, dreaui, in uno a Monte Rado } nel quale
UUB URB i85
paragrafò parlo dell'altre subinfeudazio- terra e luoghi annessi, cioè Monte Mag-
iii, quali fu compreso pure Ripe.
inaile giore s. Giorgio, Piaggic, Cerasa e Pog-
>
ri accordarono tal titolo per 1' illustre breve Dani in dirigenda Petri,óe' 4 g'm- 1
fama che ha sempre goduto? tenendo in gnoiHaS, Bull. Rom.cont. 1.1.7, p. 372:
soggezione le 24 castella che compone- Conunutatio teslamenlariae disposttio-
vano il vicarialo, e poste tutte fra il Ce- nisho. me. Thomae Fattori terrae Mnn-
sano e il Métauro. Dice 1' Amiani nelle davii dioecesis Fanrnsis, eterogatio ho-
Memorie di Fano,cht chiama vasi antica- norum hacreditarìorum in pios usus.
mente Ravignana una piccola provincia Pertanto il Papa istituì nella chiesa arci-
di là dalMetauro, che faceva gran parte pretale di s. Pietro 4 cappellanie sempli-
del contado di Fauo, il quale compren- ci, da nominarsi i cappellani dal vescovo
deva alcune castella di qua ancora da tal di Fano nutut/i amovibilibus, per assiste-
iìuine, posteriormente denominata f'i- re l'arciprete nella cura dell'anime e nel-
((iridio, avente a capo Monda vio. Que- I' nunziatura della chiesa, pel canto del-
sta da Keposati è detta lena colla e con- l'ore canoniche nelle feste collegialmente,
tenente famiglie illustri, dalle quali fio- d'applicare 1 00 messe prò quolibet'xw suf-
rirono parecchi individui che onorarono fragio ili Tommaso Fattori ogni anno, ol-
la nobile patria. A. suo tempo la rocca tre due antichi cappellani che già assiste-
i
non avea più presidio, ma solo serviva a vano l'arciprete: firmo attieni reniaucnte.
residenza del commissario e del bargel- uso rocchetti , ci maiilcllclhic nigruc,
lo, oltre l'esservi le carceri. Aggiunge che quo dicilur Ardiiprcsl>) ter ad instar
una forma di parlamento
conservava si prolonotariortim apostolicorum in prue-
nel / icarialo nuovo di Maniluvio, com- scus f'milur, tumipidtiior novità, quatti
posto della terra medesima che gli dà il duosveteres Cappellano^ prae<lìcloi ad
nome, nella (piale eravi il detto giudice hoc ut ipsi in cc/csias/icis cacremoniis
t
dottore col titolo di commissario, che a- pei (tgcndis uni /orme corpus coiislituaut
vea la soprintendenza e governava la tolta, ci mozzetto, uigra condccorct. Se-
i86 URB URB
guono le altre pie istituzioni, consistenti p. Brandimarte; conclude, comunque
nel mantenere due mondaviesi nel semi- sia, egli è certo che la sua origine è an-
nano di Fano idonei al chiericato, in due tichissima, ed essere città per tradizione
annue dotazioni di scudi 25 l'uua per due perchè Sisto IV la dichiarò capo del vica-
povere e oneste mondaviese ,
pel culto riato. Di sua anticipiti scrisse Sebastia-
ilei la chiesa e per un anniversario pel be- no Macci nella Storia della guerra dì A-
nefattore, e per annue limosine a'poveri sdrubale, dicendo che Mondavio, fìlons
J
e infermi d'ambo i sessi del luogo. Vi è Aviuniy riconosce la sua origine da ro-
monastero delle benedettine, il conven-
il mani quando inviarono varie colonie in
f
to de cappuccini, ed il convento dello Spi- diversi paesi, alcuni de'quali occuparono
rito Santo de'ininori conventuali. Di que- il silo e fabbricarono uua terra col nome
sto tratta il p, Ci valli nella Vìsita trien di Mondavio, luogo veramente delizioso,
naie, presso Colueci,t, i5, p. 167. 11 con- eminente, grande e d'aria molto salubre,
vento fu preso dallo stesso s. Francesco, L'A miani, che ciò riporta, e col quale pro-
avanti si Mondavio,
fabbricasse la terra di di Mondavio e suo vi-
cederò nelle notizie
come vuole Vittoria Sera/ita dì mg/Ilo* cariato, narra pure l'opinione d' alcuni,
tlulfi, nel monte Silneso ed Ermo, Ne ri- ches. Francesco ivi predicando, gli accora
porta le parole Cimarelli: Locus Mon~ renti abbandonate le patrie involte nelle
davi/ càptus a B, Francisco antequam discordie civili, allettati dalla fertilità del
M ondavium Oppidum construeretur in paese, vi fabbricarono di nuovo la terra
fllonte.Silneso etHermo; e soggiunge che di Mondavio colle macerie di Suasa di-
Mondaviofu fabbricato dopo la sua mor- strutta ne'primi secoli di nostra era, e di-
te, avvenuta nel 226. La chiesa è orna- 1 venne poi la 1," della diocesi di Fano e
ta di molti stucchi e assai grande, e la por- fu sempre capo del vicariato, con rocca
ta corrisponde nella piazza. Vi trovò un assai forte fabbricata negli ultimi anni del
bellissimo reliquiario, eritenersi che sot- ducato d'Urbino, essendo molte famiglie
to l'altare maggiore riposi il corpo del b. degli abitanti congiunte in parentela con
Amico terziario conventuale. Nomina al- molle altre nobili di varie città, Se pre-
cuni illustri religiosi ivi fioriti, e che nel stasi fede al mondaviese Seta, ivi fu tro-
1 5g3 vi fu celebrato un capitolo provin- vata una lapide coll'iscrizione; Mons A*
ciale. Inoltre il p. Cavalli loda la terra co- viuni parva Civilas in Piceno. Nel voi,
me assai nobile, e che in essa erano fio« LXVI, 235, narrai, che stabilitasi la
p,
riti e fiorivano uomini nell'armi e nelle residenza papale da Clemente V in Fran-
lettere mollo degni. Dice che il conven- cia e poi in Avignone (V,), fatali ne fu*
to de'cappuccini è in bellissimo sito, con rono le conseguenze, imperocché fra le
quadro notabile di Federico Baroccio, e altre i prepotenti signorotti de' luoghi e
che nelle sono molte senteuze , fra
celle città dello stato pontificio ne occuparono
le quali i versi che riporta. Osserva il Ca- i dominile Landolfo Malatesta de'siguo-
stellano, che l, Francesco d'Asisi santifi- ri di Ri mini (F.) si acquistò la signoria
cò questo luogo colla sua p'redicazione, di Fano , di Pesaro , di Sinigaglia col
prima ancora che l'attuale murato recin- titolo di podestà o pretore. Indi cacciato
to vi si costruisse; anzi dal convento ivi da tali città da' Ghibellini (F.) Landol- t
fondato per le cure del santo desunse il fo con esercito poderoso di Guelfi (F.) t
suo principio Mondavio, o secondo altri fra' quali figurava Vannolo signore di
scrittori il risorgimento. Infatti leggo nel Mondavio, ma in realtà nemici della Chie-
Calindri, credersi che le rovine di Sua- sa, di fòrza occupò le dette città, dapper-
sa avessero parte alla fabbricazione di tutto commettendo inaudite crudeltà e
Mondavio, e Io dissi io pure di sopra col distruzioni. Clemente V dal nipote Oot
-
UUB li UB 187
rettore della Marca fece ricuperare alla tatosi iu Mondavio, sollevò le comunità
Chiesa i feudi occupali da'fantori eli Pan- de'caslelli, e le indusse con frode a ricor-
dolfo. Il contado ampio di Fano e poi Vi- rere in Avignone Setìe contro fu-
alla s. i
L' alita parte di qua dal Metauro coiti* risiedevano per Galeotto zio di Pandolfo
prendeva Cartoccelo , Saltata, Montale, e li cacciarono, ma tosto Galeotto le do-
Serrongarina la nuova, e la vecchia del- mò colle armi; e poi nelilò>2 per allon-
ta ancor Bt isighella, Bargui, Monte Gia- tanare il famoso fra Morreale còlia sua
no, Pozzolo, Piipalta, la Pieve di s. Biagio, gran cotti paguia di ventura, gli pagò
s. Cesareo, Magliano, Beiti ano, Carigua- 6 >,ooo fiorini d'oro, che ripartì mediati-
no e Rocconsabuccio, castelli de'quali al- le tassa d' imposizione a Fano, Cartoc-
cuni si ridussero poi a ville. Ilcoutadode- celo, Saltata, Moulegiauo, Ripalta, Ser-
scritto in detto anno si sollevò, e caccia- rongarina, Bargni, Pozzolo, s. Costanzo,
ti i capitani di Fano y
al quale era slato Ceregia, MonteMaggiore,Sorbolougo,Ca-
sempre soggetto (fino dal 25o,e 1 registrai vallara. Mondavio. e le altre terre e ca-
in quell'articolo), protestò di voler esser stelli, che dicevansi del vicariato, non es-
soggetto al pontifìcio rettore della Marca. sendo slate tassale, pare che al rettore
Giacomo da Ca tignano per la patria Fa- della Marca continuassero ad essere sog-
no piombò colle milizie sui castelli e li gette. IntantoInnocenzo Vida Avignone
saccheggiò. Non solq il rettore accorse iu spedì ne'dominii della Chiesa il celebre le-
aiolo de'caslelli, ma questi ricorselo a Pa- galo cardinal.Albornoz, per vendicare col
pa Giovanni XXII, il quale privò Fano suo esercito l'usurpazione de' medesimi.
deldominio e ragioni sui medesimi, com- Occupali molti luoghi, sottomesso il con-
mettendo la causa al Silvestri vescovo di tado di qua dal. Metauro, vinti Galeotto
Firenze ed a Falcone vice-rettore della e Malatesta Guas tafamiglia, dipoi il car-
Marca, presso quali i giustificatisi i fatte- dinale l'iuvesù per 1 o anni del vicarialo
si, furono reintegrali nel i 3*8 della giu- di Riuniti, Pesaro, Fano e Fossombrone,
risdizione sul contado e dell'elezione del co'loro contadi e distretti, e se mancasse-
podestà ,
gravati soltanto di certo paga- ro dovessero succedere i figli di Guasta*
mento a'castelli pe'danni del sacco, veueu- famiglia, Pandolfo e Malatesta \'(higa»
do la città assolta dall'interdetto infht 10. Nel 36 il -cardio* Albornoz, ripo-
1 1 I
Iole ; tra'guelfì e ghibelliui segui una p.t- sandosi iuAncona dalle fatiche della guer-
08 generale. Nel 1 338 i fancsi si determi- ra, pel buon regolamento dello stato, pro-
narono colla forza ricuperare il contado curò primieramente terminare le dille
di là dal Metauro, ma Pandolfo giuuiore teii/.e che fattesi aveauocol vicarialo ili
i
figlio di Malatesta Guasta/amigli^ por- Mondavio, onde il Papa nel 1 36a a làlau-
188 URB URI)
za di Galeotto, determinò di restituire
si dalla giurisdizione del presidente. Alcuni
a Fano il vicariato e tutto il contadodi là presidenti del Presidato di s. Lorenzo
dal Metauro; ma pare che in fatto non l'e- in Campo e commissari del vicariato di
seguisse. Nel 367 segui in Moudavio un
i Mondavio in quell'articolo li registrai. Nel
parlamento del vicariato, ove risiedeva il i3g2 Carlo Malatesta fece guarnire la
commissario giudice; e nel 1 370 per la ri- fortezza di Mondavio, pe' movimenti di
bellione d' Urbino, fu munita a rocca di i truppe straniere di veulura, infestando
Monda vio,con altre terre del contado. Nel Boldriuo da Panicale il vicariato di Mon-
137 1 nel parlamento inutilmente fune- i davio e altri luoghi. Nel 1396 per la col-
si fecero valere le loro ragioni sul conta- letta imposta agli stati de' Malatesta, on-
do, onde essendo ricorsi al cardinal Sta- de soccorrere Bonifacio IX a ricuperare
gno legato della Marca in Pisa, ne otten- Viterbo, il riparto si esegui nel parlamen-
nero buone promesse. Venuto però il car- to di Mondavio. Per la guerra di Brac-
dinale in Fano, de' castelli e terre del vi- cio da Muntone, ne'l i/J.2 3 fu munita la
cavìalo, e del presidato di Lorenzo in s. fortezza di Mondavio e altre del contado.
Campo nulla fu concluso, a vendo dato an- Per l'edificazione del torrione di s. Orso-
cheascolto a'reclami de'popoIi,e promes- lina in Fano e riattamento della via per
so loro T immediata soggezione a* rettori al ponte Metauro, impostasi una colletta
della Marca, e il trasporto dell' appella- generale, e reclamando il contado, Pan-
zioni dalla curia di Fermo a quella di 3Ia- dolfo Malatesta neh 4^5 rimise la diffe-
cerata. Nel 1 374 al contagio e alla care- renza ad Anastasio Petroni da Cesena vi-
stia di cereali, si aggiunse pel contado l'in- cario di Mondavio, e al podestà di Fano.
vasione d'alcuni luoghi per opera de' con- Morto Pandolfo, il suo naturale Galeot-
ti di Montefeltroje Fano fu turbata nel- to Roberto nel 4-28 si portò in Roma da
1
dine di Galeotto, si portarono in Monda* i432 colle milizie papali gl'invio contro
vio a saccheggiare* e demolire i molini e il celebre vescovo Vitellesclii governato-
le case di Pietro di Monte Vecchio, per re della Marca, che dopo guerra si ri-
cui il vicario di Mondavio, eh' era pure conciliò co'Malatesta, e Sigismondo ebbe
presidente di s. Lorenzo in Campo , vi il presidato di s. Lorenzo in Campo e il
torità del presidente, non attendendo l'in- genio IV e il conte Francesco, questi se-
giunzione, introdusse lite avanti il cardi- gui Sigismondo, divenuto suo genero. Es-
nal Noellet legalo della Marca, che in suo sendo egli pure in guerra con Guid'A tito-
favore decise e dichiarandola immune lilo conte d'Urbino, questi neh4{o occu-
URB li R B 189
pò il vicariato, ma tosto si pacificarono e tò di concordia col conte Federico, colla
restituirono le conquiste reciprocamente. restituzione de'castelli occupati, e per ga-
Continuando Eugenio IV la guerra,si con- ranzia di consegnar al Papa il contado, il
la scelta soldatesca pontificia fece ben mu- iocca di Mondavio alcune compagnie di
nire le fortezze del contado e del vicaria- fanti, e si fortificò dappertutto. A' 2 lu-
to diMondavio. Avea Sigismondo promes- glio 1461 Lodovico Malvezzi bolognese
so a voce al suo emulo conte Federico, pose il campo ecclesiastico sotto Monda-
offeso d'Alfonso V che con minacce pre- vio, ma non volendo cimentarsi con Si-
tendeva il il vicariato di Mon-
contado e gismondo, fu da esso inseguito e disfatto,
pegno con Sinigaglia
davio, di darglieli in il che però produsse la totale rovina del
per 3o,ooo ducati o maggior somma che Malatesta.Pio 11 dopo averlo scomunica-
gliavanzava il re. Nondimeno la rottura to, citò la sua casa a pagaie i censi che
tra Sigismondo e Federico divenuta più dovea; e Sigi>mondo vedendo la formida-
aperta, questi gl'intimo guerra nel f 4^7» bile tempesta che gli sovrastava ,
pensò
essendosi unito ad Allonso V; e spinte le piti alla difesa, che a cimentarsi col Pa-
milizie nel contado e nel vicariato di Mon- pa^ fra gli altri provvedimenti inviò suo
davio, ne occupò le castella e parte sac- figlio Robei to nel vicariato per difender-
cheggiò o rovinò col fuoco; però le roc- lo dalle scorrerie che ogni giorno vi fa-
che bravamente difese per Sigismondo si cevano i Tel treschi. Pio 11 per spogliare
sostennero benché circondate da' felli e- Sigismondo de' vicariati, dichiarò legato
schi, e riceverono da lui viveri e munizio- dell'esercito il cardinal Fortiguerra ve-
ni. Dopo la gioia provata da Sigismondo scovo di Teano, e capitan generale ileon-
per la morte del re, che voleva espugna- te Federico, il quale non tralasciò spese
re Fano, nel «458 ebbe il conlento di ve- e cure per distruggere l'odiato nemico,
dere passare dal dominio di Federico al sperando pe'suoi servigi d' aver in com-
suo il vicariato di Mondavio col conta- penso da Pio II 'non solo il vicariato di
do di Fano, ptr non aver il nemico forze Mondavio ollt -logli, ina a lire In re,» ^Iel-
1
l>;istevoli per continuar 1' assedio delle la eFano. Molte terre della Marca, ch'e-
rocche. Portatosi Sigismondo al congres- rano stale tolte al Papa, acclamarono la
so aduualo in Mantova da Pio 1 1^ si trai- Chiese, Consultando capitani di Fede- i
URB
lieo sull'impresa del vicariato, dove for- battere se contumace nella resistenza.
tissimo per arte sembra va la tetra diMon- Nell'aprile aperta di nuovo la campagna
davio, capo di molte terre e castella, mu- dalle truppe pontificie, con imponenteap-
nita d'una rocca non mediocre, gagliar- parato, vedutisi castelli in mezzo ad es-
i
sidiata con non poche milizie comandate alla s. Sale, affollandosi a comparire co'
da Roberto, valoroso e dotalo di maggior loro mandati in forma pubblica deputa- i
senno e prudenza del padre prevalse il ; ti delle loro comunità nel Monte Giove,
sentimento del conte nel determinare l'e- dove il cardinal Fortiguerra erasi posto a
spugnazione di Moudavio prima dell' al- quartiere, per giurare nelle mani sue la
tre soggette a Sigismondo. A fronte del- fedeltà e l'ubbidienza al Papa, seguili in
le vie disastrose e la gran copia di neve appresso da'si odaci delle comuni del vi-
caduta, presentatosi Federico nel i462 cori atodi Moudavio, i quali tutti ammes-
sotto di Monda vio, per 1' energico com- si negli alloggiamenti del legato, si sog-
battimento ridotto agli estremi, con 12 gettarono ancor essi in nome de'loro pub-
giorni d'assedio l'ebbe soggetta colla con- blici alla romana Chiesa. Per capitolazio-
dizione di sborsarsi a lui dagli abitanti ne de' 25 settembre si rese anche Fano,
3ooo ducati per evitare il minacciatosac- stretta d'assedio e minacciata di sacco, ri-
co. Colla resa di Monda vio, ricuperò pron- portata dall'accurato Amiani, insieme a
tamente il rimanente del
conte tutto il quella della rocca a salvezza di Roberto
vicarialoedel contado di Fano, tutti sol- Malatesta e de' personaggi con lui in essa
leciti di domandare accordo senz'aspetta- rifugiati, da'saggi conosciutosi illusorio il
re l'armi feltresche, trauue Mondolfo e promesso soccorso de' veneti, solo fatto
s. Costanzo come infette di peste. Pio li sperare per prolungar la guerra e trarne
animò il conte a proseguir le conquiste partilo vantaggioso, di che poi ebbe mol-
in nome della Chièsa, e Sigismondo sen- to a querelarsi Pio II co! senato. Così Fa-
za avvilirsi, ne'due primi mesi deli46*3 no fu restituita all'antico paterno e giusto
fece ricuperare dal Bontempi i castelli dominio della s. Sede, epoca memorabi-
del contado per la poca gente lasciatavi le per essere stati i fanesi liberali dal do-
da Federico, e coll'esempio loro il vica- minio de'Malatesti, anzi daf loro tiranni-
rialo ancora cacciò feltreschi. Avrebbe-
i il (piale e non senza
co giogo, sotto ri-
ro gli ecclesiastici nella primavera ten- pugnanza aveano dovuto soggiacere, co-
tato l'impresa di Rimini (/'•), ma richia- me osserva il savio patrio storico, per cui
mati dalle rivolte de' castelli fanesi, e sco- grandi furono le dimostrazioni del pub-
pertasi in quella città la peste, chede'ri- blico giubilo. Stabilitasi in Fano la nuo-
minesi n' uccise due delle tre parti (e fu va forma di governo con magistrali pub-
creduto evidente castigo di Dio, per non blici, che Malatesta non aveano permes-
i
ncsi possedevano nel vicarialo di Monda- za del conte Federico. d'Urbino, il quale
vio sopra le collette. In tutto non furono poi lo cede a Roberto, nella speranza d'ac-
i funesi esauditi, poiché Pio II avea inve- quistare parte del contado di Rimini ver-
stilo il nipote Antonio Piccolomini (/ '.) so il Montefeltro, e fu acclamato signore
del vicariato di Mondavio e della ciltà di da'sindaci nel parlamento di Cartocceto.
Sinigaglia. Quanto a Sigismondo, spoglia- Quanto al vicariato di Mondavio in tale
lo di tutto, appena gli fu conservato vita circostanza i castelli giurarono fedeltà a
durante lìimiui in vicariato. A' 3o ago- Roberto. Tratta va si la pace tra lui e Pao-
munità del vicariato di Mondavio, le qua- Sisto IV infeudò di Sinigaglia, e del vi-
li di malavoglia si sottomettevano al ret- carialo di Mondavio dipendente dal le-
tore della Marca, in caso che quelle a'fa- gato della Marca, il nipote Giovanni del-
nesi non avessero dovuto soggettarsi. Mor- la Rovere, fratello del cardinale poi Giu-
to nel 1468 Sigismondo, Paolo li prese lio II } e gli ottenne per
sposa una figlia
il Roberto a 'suoi stipendi, e volen-
figlio di Federico che creò duca d'Urbino, per
do per suo mezzo ricuperare Rimini al- cui i fanesi desisterono di riacquistare la
la Chiesa e toglierlo alla vedova Isotta, gli giurisdizione del vicariato, assicurali dal
promise Sinigaglia col contado di Mon- Papa che Fano rimarrebbe sotto il lega-
davio, e dargli in isposa una sua nipote. to della Mare*, anzi gli confermò il pri-
Roberto invece lo deluse, ed aspirò alla vilegio di batter moneta. I deputati di
signoria di Rimini, a cui la matrigna I- Fano, di [Mondavio, di Sinigaglia e d'altri
sotta l'avea chiamato a parte col s# uo fi- luoghi aveano procurato d'impedire l'in-
gliò Malatesta. Paolo II gli mosse guer- feudazione di Giovanni, il quale ricevè il
no e di diversi castelli, per cui Innocenzo spedì tosto i suoi vicari per governarlo,
Vili spetìj a Fano Dall'Arco vescovo di e ricevè il giuramento di fedeltà da' sin-
Sutri e commissario apostolico, il qunle daci di Mondavio e dell' altre comuni.
mediante concordia quietò le parti. Nel Per la morte «li Leone X nel dicembre
i5o2 Cesare Borgia avendo occupato la 1 52 1 , iti breve Francesco M/ I ricuperò i
città mandò per tulio capitani. Però nel nesi promossero le antiche pretensioni
vicariato non fu fatta alcuna disposizione, sul vicariato di Mondavio, ma inutil-
perchè palesemente Mondavio con tutlo mente, e seguì destini del ducato d' Ui -
i
si e fuggire, perdendo lutto il territorio tesi a # Fano le terre del suo contado, fra
soggetto al vicariato di Mondavio, dopo le quali quella di Barchi, cacciando il Ca-
selleria grande strage de'suoi ed esservi ri- pitano che vi risiedeva per Galeotto Ma-
masto gravemente ferito.Tutta via le terre la testa, si die con altre al rettore della
del vicariato ricuperarono i suoi capitani, Marca ; ma Galeotto in breve ricuperol-
rifugiandosi il duca d'Urbino a Mantova. la col resto del contado. Bartolomeo de'
bell'aprile 1 5 9 morto Lorenzo, il Papa
1
Palazzi bresciano era stato investito del
riunì il ducato alla s. Sede, tranne Sini- feudo di s. Costanzo^ come dissi iti tal
te a'fanesi con bolla de'27 giugno 1 5io terra di Barchi colla villa s. Sebastiano.
presso l'Am'iani, in compenso delle spese Nella guerra poi di Pio II contro Sigi-
1
U R fi U R B i
93
smondo, nel 1462 Federico conte d'Ur- dotto a villa, fu unito a* io giugno 1 52 r
ponendovi compagnie di fanti come fron- da Federico conte d' Urbiuo nel 462. 1
tiera del territorio fanese, massime nel Neil' invasione di Cesare Borgia del du-
1376. Mentre Pandolfo Malalesla nel cato d'Urbino, fanesi parteggiarono per
i
i38y trovavasi a Bologna, grandi tumulti lui, benché stimolati da'vicini ad unirsi
si fecero nelle sue terre in confine del vi- a loro, fatti cauti della sua potenza e fie-
ci, presso il castello furono sconfitti i sentarsi soggetto a' magistrali, avanti a'
fanesi, e Carlo si salvò colla fuga : dipoi quali il suo sindaco prestò il giuramento
Pandolfo pigliò aspra vendetta de* Pe- di fedeltà a'g ottobre i5o2, ed a'i3 ri-
trucci, sempre nemici de' Malatesta, si- mise a'medesimi le chiavi delle porte del
gnori di Tomba, Montale e Monte Mag- castello per segno di soggezione. Morto
giore. Bonifacio IX nel i3g8 investi del a'18 agostoi5o3 Alessandro VI, fautore
feudo delle Fratte e di altre signorie i della grandezza di Cesare, come un lam-
conti di Mirabello e Monte Vecchio. Nel po spaiì il suo principato. II duca Gui-
1 4^7 *1 conte Federico d' Urbino rotta d'Ubaldo 1, subito colle milizie ricuperò
guerra a Sigismondo Malatesta, spinse le lo stalo, e Lra'primi castelli s'impadronì
milizie nel vicariato di Mondavio, ed oc- di Monlebello. Narra Lazzari, riportalo
cupò la Fratta e altri castelli, che in parte dal Colucci, nel t. 22, p. i85, che il ca-
abbandonò a fuoco e sacco. Pieintegrau- stello diMonte Bello, piccolo, ma situato
do Leone X
neh 52 o fanesi del vicaria- i in luogo ameno sopra colline fruttifere,
to di Mondavio, nella bolla si nomina e- con chiesa di nuovo maestosamente fab-
ziandio Fractarum, e il suo sindaco giu- bricata, e con bel palazzo a suo tempo
rò fedeltà al pubblico di Fano a' 4 no- posseduto da'eouti Daoielli di Fossom-
vembre, promettendo rinnovare l'atto o- brone, a' 18 febbraio i5^5 il duca Gui-
gni anno. d'Ubaldo II, mentre sul medesimo pen-
Monte Bello. Comune della diocesi di deva la lite e le pretensioni delle figlie dei
Fano, col territorio giacente in colle, for- conte Antonio Stati, già signore feudata-
nito di molti fabbricati alquanto in de- rio di Monte Bello, allora essendone il
cadenza, tranne un fortissimo e vasto pa- duca in possesso Ironcò ogni dissensione,
lazzo eretto da' duchi d'Urbino, ove non e generosamente restituì il feudo al conte
sono travi che al tetto; è cinto di mura Antonio e suoi figli maschi. GÌ' impose
buone, ed ha il borgo. Sua parrocchia è l'obbligo di dare scudi 1000 di grossi 20
s. Gio. Battista. Sul monte Cesana e nella per scudo, d'esser fedele, e presentare uu
parte selvosa verso il declinare del secolo paio di capponi ogni anno al duca, per
XIV furono fabbricati da'girolamini del ricognizione di superiorità. Il feudo non
b. Pietroda Pisa, la chiesina della ss. Tri- molto dopo ritornò al duca, e dopo la
nità con un romitorio o piccolo conven- morte di Francesco M." II nel 63 1 ne 1
to. Dipoi rifabbricati e ampliati l'ima e prese possesso la camera apostolica. Con-
l'altro, la chiesa si ammira grandiosa e viene tener presente il paragrafo Orcia-
ornata. Osserva Calindri che la sua ori- no, ove col Reposati dico, che Antonio fu
gine è comune con Mondavio, Bareni e decapitato per aver congiurato contro il
Orciano, perciò molto antica. Nella guer- duca, insieme al proprio cognato conte
URB URB i
9j
d'Orciano. In Monte Bello fu rilegata La- fiato, però sempre invano, ed è distante
vinia figlia di Guid'Ubaldo II, maritata per 3 leghe al nord-ovest da Mondavio.
a d. Alfonso d'Avalos d'Aquino marche- Ricavo dall'Amiani, che nel 777 il mo-
se del Vasto, ed ivi se ne conservava il nastero di s. Martino di Fano possedeva
suo ritratto. Monte Cello ha per appo- pure la 4«* parte del castello di Monte
diato Rupolì della diocesi di Fano, la cui Maggiore. Al medesimo o abbazia di s.
parrocchia è s. Lorenzo. Nella guerra di Paterniano confermando nel 1 156 i be-
Sigismondo Malatesta e Francesco Sfor- ni Adriano IV, si trova compresa la cap-
za suo suocero, contro Eugenio IV, il pella di s. Pietro in Monte Maggiore, ol-
a
conte d' Urbino Guió" Antonio colle sue tre la 4- parte del suo castello. Guerreg-
compagnie, nel i44° adunate all'im- giando Federico conte d'Urbino, per Pio
provviso nel castello delle Fratte, perla lì, Sigismondo Malatesta, nel 1462 col vi-
mala custodia delle guardie in Rupoli, di cariato di «Mondavio occupò pure Monte
nottetempo vi s'introdusse, lo saccheggiò Maggiore. Nella bolla colla quale Leone
e distrusse; e quindi si aprì la strada per X nel i52o restituì tal vicariato a' fa-
sorprendere e occupare tutto il vicariato nesi, si legge compreso Mentis Majoris,
di Mondavio. Però prontamente ne volò il cui sindaco aa3 ottobre giurò fedeltà
alla difesa Sigismondo. Allorquando nel al pubblico di Fano.
1 520 Leone X restituì a Fano il detto vi- Monte Porzio o Porio. Comune del-
cariato, nella bolla si vede compreso Ra- la diocesi di Sinig aglia, che ha la par-
pitine, ed il suo sindaco giurò fedeltà al rocchia di s. Michele Arcangelo. Appar-
magistrato fanese. Guid'Ubaldo II inve- teneva la signoria all'abbate di s. Loren-
stì de' feudi di Rupoli, Barelli e Orcia- zo in Campo, ed essendone abbate Ugo
110 l'anconitano Pietro Bonarelli, poi tol- de'conti di Monte Vecchio, nel 1428 lo
tigli pel narrato nel ricordato paragrafo concesse colla giurisdizione al nipote con
Orciano. te di Mirabello Guido, luogotenente in
Monte Maggiore. Comune della dio- Fano di Carlo Malatesta, e vi si recò a
cesi di Fano, col territorio in colle e in prenderne possesso. Ribellatosi a Pio li
piano, con paese di molti e regolari fab- Sigismondo Malatesta, il Papa dichiarò
bricati, cinti di mura cadenti, con borgo capitano generale di s. Chiesa il conte Fe-
conveniente, al riferire di Cali udii. N'è derico d'Urbino, il quale nel 1462 forzò
parrocchia s. Maria, oltre la frazionale di » conti di Monte Vecchio, signori di Mi-
s. Lucia. 11 Castellano dice, che Monte rabello e Monte Porzio, a giurare fedeltà
Maggiore si chiamò prima Monte Mavr alla Chiesa. Monte Porzio seguì le vicen-
o Monte Muaro y ed essere cospicuo bor- de de'conti di Monte Vecchio. Apparten-
go,il quale per 1' ubarla de' colli circo- ne al vicariato di Mondavio, onde trova-
stanti e per la regolarità di sua costru- si nominato nella bolla di restituzione a'
zione, merita distinzione fra le terre del fanesi emanata da Leone X nel i520,
vicariato di Mondavio. Aggiunge, la città Montis Podiìytsà il sindaco giurò fedeltà
che vide sempre a malincuore la premi- a'magislrati di Faiio. Di Monte Porzio è
nenza di Mondavio sugli altri paesi to- appodiato Castel Vecchio , della diocesi
pograficamente confinanti col suo terri- di Sinigaglia, ed ha per parrocchia s.An-
torio, cospirò più volte nel secolo XV tonio di Padova. L'Amiani parla di due
onde le migliori terre ne fossero distac- Castel Vecchio, uno vicino a Cucurrano
cate, e trovò corrispondenza negli abi- (castello diruto che lasciò il nome alla
tanti di Monte Maggiore, i quali fecero città fabbricala colle Mie macerie sulla
ripetutamente il tentativo di sottrarsi al- via Flaminia, presso il ponte omonimo,
la giurisdizione della metropoli del vica- a 3 leghe da Fano: nel i33 j Ferranti-
196 URB URB
no Malatesta nemico di Guido da Cari- la chiesa collegiata uflìziata decorosamen-
gnano, podestà della pallia Fano, venne te da sufficiente numero di canonici e
con lui ad aperta guerra ; posto campo mansionari, erelfa con breve di Clemen-
presso Cuccuranó a' 3 marzo Guido lo te XIII ; più un convento di religiosi e il
battè e pose in vergognosa fuga, indi fece monastero di monache (benedettine ed
demolire il castello, perchè essendo sulla esistenti). Ne loda la buona situazione,
via Flaminia serviva d'asilo a'nemici) o l'aria salubre, il fertile territorio, la cin-
Cuccuranó, posto sopra una collina, dal- ta delle forti mura castellane aperte da
le cui vestigia e monete di rame e d'ar- 3 porte. A suo tempo vi risiedeva il giu-
gento trovate, anche di Cucchi ano/i cre- dice podestà, per gli affari politici ed e-
de che fosse di molto riguardo e gran- conomici, giudicando le cause civili e cri-
dezza. L'altro Castel Vecchio apparten- minali. Anche Ci marcii i nel 1 64 3, oltre
ne a s. Lorenzo in Campo, il cui abbate il rile vere i grossi mercati che si faceva-
sunnominato lo die ai nipote de'conti di no con numerosissimo concorso di mer-
Monte Vecchio, alla qual famiglia restò canti, altamente encomia la nobile acca-
in feudo. Questo è V appodiato Castel demia di belle lettere, nella quale i vir-
Vecchio. tuosi cittadini continuamente si esercita-
Orciano. Comune della diocesi di Fa- vano con gran lode de' loro acuti ed ele-
no, il cui territorio si estende in colle e vati ingegni. Egli è per questo che Or-
piano, con paese fornito di pregievoli fab- ciano vanta moltissimi uomini illustri, e
bricati, circondati di mura. Dice Calin- u'è originario il dotto e chiaro letterato
dri, sono già due secoli che ivi esiste una cav. Salvatore Betti segretario perpetuo
accademia letteraria, la quale si rese ce- e professore d'istoria, mitologia e costu-
lebre pe'dolti ascritti ad essa. Questa e- mi, dell'insigne e pontifìcia accademia
rudita erezione prova, che qualche seco- romana delle belle arti denominata di
lo prima già era un paese popolato, e s. Luca, non che il 3.° tra gli accademi-
tuttora vi è molto commercio. 11 Castel- ci ordinari della pontifìcia accademia
lano lo chiama ricco e illustre borgo mu- romana d' archeologia, per cui talvol-
rato, al quale, più che gli edilìzi, ha dato ta ha presieduta, e lo celebrai altro-
I'
immortale celebrità la sua letteraria ac- ve. Coll'Amiani riferirò le seguenti no-
cademia, la quale costantemente vi tiene tizie. Il Macci, nella Storia della guer-
le sue tornale, e nel cui albo riputarono ra d'dsdrubale, descrisse la terra d'Or-
a somma gloria i più celebri ingegni ita- ciano, non meno grande che facoltosa e
liani d'esservi annoverati. Il Perticali ne piena di ricchezze, asserendo che venne
accrebbe lo splendore, ravvivando colle fabbricata da'cartaginesi dispersi dopo la
sue caldissime declamazioni la nobil ga- vittoria de'romani, come altre terre e ca-
ra degli odierni distinti individui che la stelli vicini a Fano, col testimonio d'un
compongono. I campagnoli profittano osso assai grande, il quale fu giudicato
della quantità immensa d'agarico per fab- essere stato un dente di elefante, che per
bricar 1' esca, di cui fanno iranico nelle molti anni restò appeso sopra la chiesa
città confinanti. Vi si tengono in giovedì maggiore d'Orciauo. Nel 777 il mona-
i settimanali pingui mercati, a cui accor- stero di s. Martino o abbazia dis. Pater-
rono le persone dei luoghi dell'antico vi- niano di Fano possedeva con giurisdi-
cariato di Monda vio, nord trovasi
al cui zione la metà, della terra d' Orciano ; e
e da esso separato per una grande e drit- nella bolla colla quale neh i56 Adriano
ta via che non giunge ad una lega. Ne IV confermò i beni della badia, si trova
sono parrocchie s. Maria, s. Cristoforo, anche nominata la pievedi s. Maria d'Or-
s. Silvestro. Il Reposali afferma che avea ciauo, e la metà del castello d' Orciano
UR B li R B i
97
col suo distretto. Nel i3£8 nel contado nettato dal duca, fu ritenuto il conte di
di l'ano gli 01 ciauesi si fecero capi della Monte Bello, e il conte d'Orciano si sal-
ribellione di tutte le tene e castella che vò colla fuga. Pertanto fu in assenza con-
si dierono al rettore della Marca per la dannato, ed all'altro furono date le dife-
s. Sede. Ma ne pagò la terra ben tosto le se; ed in ultimo, così richiedendo la giu-
pene, perchè fu saccheggiata da'soldati di stizia, gli fu tagliata la testa, e gli altri
molli giorni, vi eresse da'fondamenti una Lazzari però, presso il Colucci, t. 32, p.
torre, e vi fabbricò una porta che fu det- 1 89, racconta con alcune diversità il nar-
ta di Sotto, dove gli orcianesi scolpirono rato. Dice che Francesco M." Il, dopo la
in pietra Tarma de' Malatesta. Inoltre morte del cardinal Feltro della Rovere,
Galeotto ricuperò lutto il contado. Pio II prese possesso delle tene d'Orciano e di
mossa guerra a Sigismondo Malatesta, e Barelli, e dopo qualche tempo le diede in
dichiarato capitano generale Federico feudo al conte Bouarelli. Commessi da
coule d'Urbino, questi nel 1462 con im- lui alcuni mancamenti, gliene fu tolto il
padrouirsi di Mondavio e Orciano, l'al- possesso, che duca riteune, enei i63i
il
tre terre del vicariato tosto furono ricu- alla sua morte pervenne alla camera a-
perate. A vendo Leone X spogliato uYstioi postolica. Lazzari qualifica Orciano luo-
stati Francesco M." I, per impedirne il go ameno e fruttifero, riferisce altre no-
possesso al nipote Lorenzo de Medici, a tizie già riportate, ed attribuisce al con-
cui il Papa duca si avanzò
aveali dati, pel te l'edificazione della torre.
coll'esercito lombardo il Gonzaga, il qua- Piagge. Comune della diocesi di Fa-
le costrinse Lorenzo a ritirarsi nel 1 5i 7, no, col territorio giacente in piano e col-
dopo a ver sofferta grande strage di soldati le, riferendo Calindri,cheil paese ha me-
in Orciano e altre terre. Indi essendo mor- diocri fabbricati, chiese con buoni dipin-
to Lorenzo, il Papa nel i52o restituì a* ti, cinta di forti mura, e orizzonte assai lo-
1
fanesi il vicariato di Mondavio, nella bol- dato. Nella 3.' festa di Pentecoste vi è u-
la venendo nominato dopo Mondavio, na molto commercio. Nel campa-
fiera di
Orzarti, il cui sindaco a' 18 ottobre fece nile maggiore vi è una lapide del tempo
ilgiuramento di fedeltà al pubblico di de'Rovereschi, che onora la terra. Non
Fano. Il duca Guid'Ubaldo II a'7 otto- manca d'illustri fioriti tra gli abitanti, e
bre i56o investì de'feudi di Orciano, Bar- per ultimo l'ottimo fr. Luigi Canestrai-i
chi e Rupoli il comandante di sue mili- de'minimi,morto vescovo di Montalto,già
zie conte Pietro Bouarelli anconitano, per amministratore di Ripatransone. Aggiun-
ricompensarlo de'servigi a lui prestati, e ge Calindrij che poco lungi fu l'antichis-
pe'molti suoi meriti. Il Reposati chiama sima città di Lubacaria, atterrata da Ala-
Orciano contea, e narra che il conte Pie- rico re de' goti nella battaglia ivi data,
tro ad onta de' ricevuti feudi con molte per cui le genti campate da quell'eccidio
ricchezze, morto nel 1^74 il duca e suc- fabbricarono la terra, perciò conta molti
a
cedutogli il figlio Francesco M. II, cospi- secoli d'esistenza. N' è parrocchia s. Lu-
rò contro di esso col cognato Antonio Sta- cia, chiesa principale, in cui si osservano
ti conte di Monte Bello, e con alcuni te- nella volta d'una cappella taluni freschi
menti d'esser puniti di ciò che ne'tempi pregevoli, ma
alquanto deteriorati. Nella
passali aveano fatto. Aveano pertanto de- così delta Chiesa Nuova, è una Cena de-
stinato d'invitare il nuovo duca alle cac- gli Apostoli che si reputa Tizianesca. Il
cie ue'luoghi da loro posseduti, e quivi Castellano chiama Piagge, Pladiaet p\Qv
contro di lui eseguire la loro empia e cru- colo borgo cinto di saldissime mura, e no-
dele determinazione. Ma essendosi ciò pe- to per la celebrità dell' origine. Esisteva
198 URB URB
nel luogo che oggi dicesi Ccrbara 1' an- ni delle Piagge obbligati per le brighe fa-
tica Lubavaria, da'cui scavi si rinvengo- andare a ragione sotto l'oflìcio di
nesi di
no le testimonianze. Le vedove e i figli Monte Maggiore, scrissero lettera a Giu-
degli uccisi scampati dal micidiale com- lio Cesare Varano/perchè impetrasse lo-
se, a cui mg. Canestrai-i ottenne da Leo- rando di voler stare unanimi con Mon-
ne XII il titolo di Terra « che secondo davio. Quando Lorenzo de Medici si recò
gli ordini dello slato pontificio è il più nel ducato conferitogli dal zio Leone X,
a
nobile dopo le città, ed equivale al titolo dopo averne spogliato Francesco M. I,
di Borgo, modernamente più usitato in difendendo questi nel 1 S 7 il Gonzaga, 1
fanese, già godeva quella delle Piagge, Maurizio. Nel 1424 aspirava a occuparne
detto Lubaearia nell'antiche pergamene; il castello e il vicariato di Mondavio il
e nella bolla colla quale nel 1 1 56 Adria- conte Guid'Antonio d' Urbino, per cui
no IV confermò i beni della badia, si tro- Paudolfo Malatesta si pòse sulle difese.
va nominato il castello di Lubacarie col Nel 45>7 l'occupò con altri castelli il con-
1
contado. Nel 1227 intenti i fanesi all'in- te Federico d'Urbino, nel guerreggiare
grandimento della loro città, pe'privilegi Sigismondo Malatesta; questi avendolo
concessi, fra quelli che vi si stabilirono col- ripreso, lo perde nel 1 462, quando il con-
la totale demolizione de' loro castelli , vi te qual capitano generale di Pio mar-
II,
furono gli abitanti di Lubacarie. Dirocca- ciò a spogliarlo de'suoi stati. Nel 5o2 Ce-
1
to il castello, in seguito colle sue macerie sare Borgia neir invadere il ducato, oc-
fu rifabbricato quello delle Piagge, per cupò ancora Sorbolongo; ma appena si
cui si legge neli3o3, che già la nomina seppe la morte del padre Alessandro VI,
del rettore della chiesa di s. Lorenzo spet- avvenuta a' 18 agosto i5o3, il duca Gui-
tava all'abbate di Paterniano; e in due
s. d'Ubaldo I, inviate le sue truppe nel con-
strumenti rogati in epoca anteriore a det- tado, presero pure Sorbolongo e lo sac-
to anno sono descritte tutte le famiglie cheggiarono. Depostosi daLeoneX il du-
a
del nuovo castello, che domandarono al- ca Francesco M. I, die il suo stato al ni-
l'abbate Pietro l'investitura delle loro ca- pote Lorenzo de Medici, il quale uell'iin-
se «/terreni all' intorno del medesimo ;
possessarsene fu aggredito da'lombardi di
e nello stesso 1 3o3 Bartolomeo giudice Gonzaga neh 517, e obbligato a ritirar-
del comune terminò alcune liti che ver- si a Sorbolongo e poi a fuggire. Nel re-
tevano tra 1' abbate di s. Paterniano e i stituire Leone X nel ifoo il vicariato di
lubacariesi. A'22 giugno xfyk gli uomi- Mondavio a'fanesi, Sorbolongo vi fu com-
u a iì U R B 199
preso, e il proprio sindaco giurò fedeltà da vio, comprese Podii, i! cui sindaco si
«il pubblico di Fono , e vera aleute gli si presentò in Fano a giurar fedeltà a'4 no-
mostrò fedelissimo, massime nelle con- vembre.
giunture deli55o, protestandodi mante- S. Andrea. Comune della diocesi di
nersi fedele al consiglio. Nel luglio con- Pergola, già dell'abbazia nullius di s. Lo-
\ocati gli abitanti a pai lamento, giuraro- renzo in Campo, col territorio posto in
no di non mai disunirsi da Fano, invian- colle, con paese di sufficienti fabbricati, i
do a'magistrati la loro unanime determi- cui abitanti hanno molti casini di delizia.
nazione, per la quale il consiglio.decretò, Ne sono parrocchie la ss. Assunta , e la
die oltre il pagamento di 60 ducati, gli frazionale di s. Giorgio. Nel 1 192 il ca-
fossero concesse quelle prerogative e pri- stello di s. Andrea già apparteneva al-
vilegi espressi in altro consiglio. l'ampia giurisdizione di Fauo, facendo poi
*.V. Giorgio. Comune della diocesi di parte del Prcsidato dis. Lorenzo in Cani •
Fano, col territorio disteso in colle e pia- pò. Allorché l'abbate di s. Paterniano vi-
no, con non molti fabbricati, non intera- de diroccati alcuni castelli dell' abbazia,
mente circondati dalle mura. Ha le par- volle fabbricare quello di Cerasa e ne in
rocchie di s. Gio. Evangelista, e la fra- vestì nel 1279 Giovanni del castello di s.
renzo de Medici il ducato d' Urbino, il chédi Tori icella, s. Gervasio, Oellaguar-
Gonzaga, che pel deposto duca lo com- d.i e s. Diagio appena rimangono le ve-
batteva, in una notte deli 5 17 gli tolse i stigia. Nella guerra di Pio li contro Sigi-
castelli di s. Giorgio e delle Piagge, con smondo Malatesta, il capitano di s. Chie-
tutto il vicariato di Monda vio. A questo sa Federico conte d'Urbino, nel settem-
appartenendo, nel restituirloLeone X nel bre 1462 s'impossessò di diversi castelli.
t5io a' fanesi, nella bolla nominò pure Quello di s. Andrea, posto poco lungi dal
s. Gcorgii, il sindaco del quale compar- vicariato di Mondavio, contro del quale
ve in Fano ili.°novembre a giurare fe- una banda di fel treschi erasi avvicinata,
deltà. Di s. Giorgio è appodiato Poggio capitolò la resa prima di cimentarsi col
della diocesi di Fano, che ha la parrocchia nemico, per non aver gente da difender-
di s. Apollinare con convento e chiesa
, si,essendo impedito il passo Mie milizie
de' minori osservanti. Nel 777 il mona- diSigismondo per soccorrere il vicariato.
stero di s. Martino della badia di s. Pa- Nel restituir questo Leone X nel 1020 a'
terniano già possedeva 3 parti del castel- fanesi, nella bulla si legge ancora v. An>
lo di Poggio; confermandone i beni nel dreae, il sindaco del quale a'4 novembre
1 1 56 Adriano IV, si legge nella bolla giurò fedeltà al pubblico di Fano.
posseder l'abbazia con ragione di feudo 3 Torre. Comune della diocesi di Fos-
parti del castello col distretto. Nel 1462 sombrone, col territorio esteso io monte,
nella guerra di Pio II, contro Sigismon- i cui mediocri fabbricati sono muniti di
do Malatesta, per s. Chiesa l'occupò Fe- mura , ed ha piccolo borgo, lì, sua par-
derico conte d'Urbi no.Nel 5ao restituen-
1 rocchia Marco Evangelista.
s.
del Piceno Annonario; illustre metropo- perfette quelle forme, come piccole e in-
li della provincia ecclesiastica del suo no- capaci, considerate le maniere dell'espu-
me, già ducale capitale del possente du- gnare adoperate ne'tempi posteriori, uè'
cato d'Urbino, situata in aria perfettissi- quali l'arte degli assedi e delle difese fu
ma di clima freddo, abbondantissima d'o- tanto perfezionata. Ma secondo i metodi
gni cosa necessaria al vivere umano, dell'espugnazioui de'tempi del Comman-
maestosamente si eleva sopra due cime diuo, le difficoltà del sito vinte dal suo
di gran monte, o come il Baldi e altri af- ingegno, la bontà relativa dell' urbiuati
fermano, Urbino è fabbricato sopra due fortificazioni, sembra giusta la gloria che
monti. Circondata da cupe valli, cbe le alcuni attribuiscono ad Urbino, d' avere
servono di difesa, scorrono alle sue falde cioè i più recenti architetti appreso la
lateralmente famoso e veloce Metauro
il maniera del fortificare da' baluardi di
delle belle sponde, e il rinomato Foglia questa Sontuoso è il palazzo duca-
città.
che ruba e dona a suo beli' agio. E di- le per la sua vastità e magnificenza nou
stante 9 leghe al sud-est da Pesaro, e 62 solo, ma auche per le pregiatissime scul-
al nordest da Roma o poste 2 5 e mezza, ture che vi sono raccolte. Il Cimarelli lo
come calcolarono Castellano e Calindri. chiama gran mole, ottava meraviglia del
Viene custodita all'intorno da mura che mondo (quali e quante sono le considera-
formano tipo dell'architettura militare te meraviglie del mondo, l'accennai nel
de'suoi tempi. La sua cittadella, che i Fel- voi. LXVIIl,p. 127), che con infinita spe-
treschi assai ben munirono, fu demolita sa fu edificalo dopo la metà del secolo
dopo l'occupazioue di Cesare Borgia per XV dal duca d'Urbino Federico Fellrio
misure di saggia antiveggenza. Rifabbri- per rejideuza ducale (nel Lazzari, Anti-
cata da Guid'Ubaldo II, la fece dirocca- chità picene, t.
9, p. 173, trovo la data
re Francesco M." II. Però nel declinare del cominciamento del palazzo 3o set? ,
patria Urbino, senza dubbio, Bartolomeo te, onde ogni altra struttura d'Europa gli
de' ritrovati e de' disegni del Centogatti, avuto ha il cielo favorevole che intorno
ma in gran parte migliorandoli, onde le il paese è fertilissimo e pien di frutti, di-
mura fossero accouce a resistere all' urto modoché, oltre la salubrità dell' aere, si
URB URB 201
trova abbondantissima d'ogni cosa che fa ed altri". Degno illustratore del grandio-
mestieri per l'uroan vivere. 11 palagio re- so e famigerato palazzo fu il celebre e
sidenziale de'duchi era, secondo l'opinio- dottissimo urbinate Bernardino Baldi,
ne di molti, il più bello che in tutta l'I- che invitato al servigio cfi Ferrante 11
ta lia li ritrovasse, e d'ogni opportuna co- Gonzaga principe di Molletta e duca di
sa fornito, che non palagio ma una città Guastalla,pel suo favoreepe'propri meriti
in forma di palagio esser parea; e/ion so* fu eletto 1 ."abbate ordinai io diGuastalla,
intuente di quello che ordinariamente si la qual dignità e altre rinunziò per atten-
usa, come vasi d' argento, appartamenti dere agli studi. Ritiratosi inUrbino,Fran-
di camere , ricchissimi drappi d' oro , di cesco M. a II lo spedi nel 161 2 ambascia-
seta e d' altre cose simili, ma per orna- tore in Venezia , morendo in patria nel
mento vi furono aggiunte statue antiche 1617. Già egli, essendo abbate di Gua-
di bronzo e di marmo ,
pitture singola- stalla, avea sia dal i58y al cardinal d'A-
sa, nella quale sono molti autori per an- Francesco Maria II duca d'Urbino di
cora uon posti in luce. In questo palaz- Bernardino Baldi (si hanno pure stam-
zo sono io appartamenti e 384 v acui o pate a parte precedentemente in Urbino
stanze che dir vogliamo; dicono che co- neh 706 da Angelo Antonio Monticelli).
stasse in que'tempi 100,000 fiorini d'o- 2. Descrizione del palazzo ducale di
ro (o 200,000 ducati secondo Gio. Gal- Urbino di Bernardino Baldi. 3.° Di
lo Galli, Notizie diverse di Casa Fel- Francesco Bianchini, Spiegazione del-
tria, somme assai considerabili per que' le sculture contenute nelle 72 tavole di
tempi). E tale e tanta la sua grandezza, marmo e bassirilievi del palazzo aV Ur-
che in un istesso tempo v' alloggiò Papa bino fatta già in idioma latino, ed ora
Leone X coni 3 cardinali (tult'altio: Leo- dal medesimo trasferita in lingua italia-
ne X non fu mai ne in Urbino, ne nel suo na. 4-° Del medesimo. Le notizie e prò -
stato; piuttosto deve ritenersi che Giulio ve della Corografia del ducato d' Urbi-
li fu quello che onorò Urbino con buou no. Di questa magnifica edizione, di cui
numero di cardinali e alloggiò nel palaz- abbiamo il soloi.°tomo e che in 4 dovea
zo, e al modo
che dirò a suo luogo). Qui darci la storia d' Urbino, disse il p. Rnn-
dentro, oltre gli apparati regi, vidi ritrat- ghiasci. » Se la repubblica letteraria fos-
Poiché, soggiunge col Ti ra boschi, V En- chiamano del Magnifico. La detta como-
comio della Patria del Baldi è tu» di- dità delle fabbriche antiche» fu cagione
scorso accademico, non istoria. Per l'am- che lutto il palazzo nuovo fosse edifica-
piezza dell'argomento, la descrizione del to nel sito in cui trovasi; nondimeno quel-
palazzo ducale del Baldi, non è possibile la scomodità.che a taluno di poco giu-
compendiarla con cenni, senza notabil- dizio sarebbe stata di molto impedimen-
mente pregiudicarne l' importanza. Per- to, all' architetto giudizioso apportò co-
tanto mi limiterò col Baldi a dir del sito modità mirabile ,
poiché essendo dalla
ove sorge, del palazzo in generale e del parte di levante e di tramontana il sito
suo architetto, non senza aggiungervi al- quasi piano, gli die campo di far l'entra-
cuna posteriore nozione. Urbino è edifi- ta del palazzo in luogo piano, ed il cor-
cato su due monti, uno guarda tramon- tile ampio e con ogni sorta di magnificen-
tana, l'altro mezzogiorno. Il i .°è coperto za, oltre una piazza assai grande innanzi
ili case solamente fino alla sommità, la l'entrata, la quale reca al palazzo non po-
quale è assai erta e malagevole. Il 2.° è co ornamento. L' ertezza poi del sito, o
incassato tutto e tutto compreso dal giro per dir meglio l'essere sfaldato da parte
delle mura della città. In quella parte di di ponente il lato del monte, fece sì ch'e-
questo, che dalla sommila declina dol- gli per pareggiare il r.° piano guadagnas-
cemente dal mezzogiorno verso tramon- se luogo capacissimo da fabbricarvi can-
tana, è fabbricato il palazzo, che per la tine, stalle, bagni , e altre comodità per
sua lunghezza si distende da mezzogior- alloggiamenti della famiglia; ed ha que-
no verso tramontana, e per larghezza da sto sito qualche conformità con quello
ponente a levante. Dalla parte di levante del palazzo maggiore, che riguarda il Cir-
il sito è agevole e quasi piano, ma da co Massimo, dove appare manifestamen-
quella di ponenteassai erto e difficile. Ta- te, que' grandi archi e que' pilastri così
le è il dove il palazzo è
sito del luogo , spessi e doppii non esser alzati per altro,
fabbricato; nondimeno, o scomodo o co- che per pareggiare l'area di quel grande
modo ch'egli sia, non bisogna darne lo- edifizio. Parte dunque del piano del pa-
de né biasimo'agli architetti, ne al prin- lazzo, cioè quella verso levante, è forma-
cipe, volendosi eglino servire dell'abita- ta sul sodo della schiena del monte; e
zioni degli antichi signori; le quali giudi- parte di lui, cioè'quella che riguarda po-
cavano atte ad accomodarsi colla fabbri- nente, è sopra il vano degliche edifizi,
poi un'altra parte del palazzo pur anlida, alle sale, e fra loro e nelle camere P al-
e nobilmente fabbricata, la quale è quel- tezze alle lunghezze e larghezze. In quan-
la ch'é più. vicina alla chiesa metropoli- to alla materia, egli è fabbricato tutto di
tana: iti questa abitò Giuliano de Medici mattoni e calce perfettissima, i quali es-
il Magnifico (fratello di Leone X), quau- sendo nelle parti di fuori arrotati e p««
URB URB 203
liti, fanno parere la muraglia quasi tut- del suo tempo, né avendo in Urbino pa-
ta d'un pezzo e bellissima a vedere. \*e lazzo corrispondente alla grandezza sua,
muraglie sono ricinte di cornici di pietra, determinò di fabbricarsene uno, che fos-
e così le porte , le finestre ed i camini, se proporzionato non meno a lui che alla
onde l'opera ne vìen resa perfetta. Le log- grandezza di que'principi, che a lui fos-
così mirabile che non si» vede in una fab- ce risoluzione di farlo tale, quale allo sta-
brica così grande neppure una chiave di to suo fosse in tutto e per tutto cojti venien-
legno o di ferro, dappertutto e anche nel- te. Il perché fatto pratica con molti prin-
la sala grande, sebbene lunga circa ioo cipi, per avere architetti atti a soddisfarlo,
piedi e larga quasi ^5 , coperta di volta fra'molii altri gliene fu mandato uno dal
doppia fatta a lunetta. Da tuttociò rile- redi Napoli (probabilmente Alfonso f e
vasi quanto fosse intendente l'architetto, V come re d'Aragona, poiché l'edilìzio fu
e magnifico il principe ,
ponendo preci- cominciato nel i447 secon J°" Clemen-
puamente l'intendimento all'eternità del- tini, citalo da Reposati), chiamato Lucia-
te alla grandezza sua, il che forse è nato te de'pili celebri architetti, ne fa archi-
dal non aver duca Federico avuto
il tetto Giuliano da Majano fiorentino, au-
1' occhio ad altro, che alla perpetuità e
tore del Palazzo apostolico di s. Mar-
bellezza essenziale, ovvero si-propose far- co, e della Chiesa dis. Marconi Roma).
lo poi per non attendere col principale A questo dunque, essendosi compiaciuto
l'accessorio. Delle statue parimenti poche di lui, die il priucipe grande autorità, con
sene vedono, forse perchè la grande ope- patente conservala da' suoi discendenti.
ra di tutto Pedifizio non comportava che Luciano era pure buon disegnatore e pit-
attendendosi a lei, s'avesse né tempo, ne tore. Alcuni dicono, ch'egli non fu solo a
comodità di applicarsi a tali cose d' im- condurre al fine questa grandissima fab-
portanza minore. Nel fatto de'lumi ezian- brica ; ma che appresso al principe furo-
dio è stato accortissimo l'archi tetto, poiché no altri architetti ancora, come di Baccio
non è stanza la qua-
in edilìzio così vasto Pintelli fiorentino, poiché nella sua sepol-
le non abbia comodissima luce, il che e tura in s. Domenico d' Urbino si legge
nato dal buon compartimento de'cortilie nell'iscrizione che fu architetto del palaz-
degli appartamenti. Con grandissimo giu- zo. Il Baldi che lesse la patente di Lucia-
dizio sono ancora disposte le scale per no, ammette che Pintelli o fosse architet-
tutto il palazzo, polendosi senza necessità to inferiore sotto Luciano, ovvero che in
delle principali discendere e ascendereper morte gli succedesse, se morì prima di
molte altre assai comode. Vi sono fughe lui, nel fin* progredire la fabbrica comin-
di porte, e rincontri bellissimi e vedute di ciata (i! Pintelli in Roma innalzò diverse
finestre molto vaghe, dalle quali si guar- fabbriche per Sisto IV, e pel cardinal Do-
da, per la comodità del sito, la campagna menico della Rovere un bel palazzo in
e le monlagnette non molto lontane. Borgo Vecchio, come ricavo da Vasari).
Quanto all'architetto,narra inoltre ill>. li- Molti dicono ancora, che Leon Ballista
di, che trovandosi il dueaFederieo pel suo Alberti, famosissimo ed eccellente nell'ar-
molto valore priucipalissimo fra'principi chitettura, essendo bandito da Firenze,
2o4 URB URB
si trattenne in Urbino in tempo che fab- ti ibuiscono quest'edilìzio a Baccio Pintel-
brica vasi il palazzo, e che vi disse il pa- li, ed alcuni anche a Leon Battista Albera-
rer suo. Giorgio Vasari si sforza di dar- li. Sia chi si voglia l'autore, il palazzo è
ne la lode a Francesco di Giorgio sanese, un'opera di gran mat-
solidità, e tutta di
lora non si erano fatte scale più bizzarre mi, larga 43, alta 5o, coperta di volte a
e nel tempo stesso più piacevoli e cosi lunette. Tutte le camere sono proporzio-
ben intese come quelle che Francesco nate ed a volta ".Siccome tutti conosco-
Giorgio praticò in tal palazzo. Il Bianchi- no Milizia per un acre e severo censore, il
ni, che di questo palazzo fa la più tediosa palazzo d'Urbino e il suo architetto pon-
descrizione (qui l'erudito storico, e insie- ilo andar contenti delle lodi edelle discre-
militari offensive per gittar dardi e sassi tera scritta in Castel Durante a'26 luglio
ce, macchine murali, e molti altri stru- 1 480, si riporta da Reposati, il quale pu-
menti e arnesi di guerra spettanti all'ar- re lo riconosce per architetto del palazzo,
te militare antica e moderna, non che i e dice inoltre che fu l'inventore delle mi-
simboli del duca Federico, Tali figure ne militari , che per la 1 ."volta mise in e-
guerresche le più sono tratte da' libri di secuzioue nel regno di Napoli. Nel pon-
Roberto Volturio, e lavorate da un bi- tificato d'Urbauo VIII devoluto Io stato
ga vo di Federico Barocci. I marmi poi d' Urbino alla s. Sede, il palazzo ducale
scolpiti con assai finitezza sui disegni del divenne apostolico, residenza de'cardina-
cav. Francesco Bonamici, rappresentano li legati, e de'prelati presidenti e delegati
le dette macchine d'idraulica e di statica, apostolici. Federico che sommo capitano,
e questi sono oltre 72 tavole), vuole
le fu pure letterato e scenzialo, amatore e
che il principal architetto ne fosse stato un premiatore de'dolti e degli eruditi, della
certo Luciano nato in Lauriana luogo cui conversazione godeva, nel palazzo for-
della Schiavonia, manti. ito dal re di Na- mò una scelta biblioteca, massime di pre-
poli a Federico duca d'Urbino. Alivi a,b ziosi mss, e codici, che fu tenuta pei una
1
U RB URB 20*>
delle prò ricche del suo tempo. Nel fon- se e varie legature de'libri, eseguite con
darla cercò da circa 4° scrittori per fa- mirabile artifizio, che furono non solo rac-
re copiare rari codici d'opere classiche de colti in diverse parti coti molto dispendio
a
poeti e oratori latini e greci, de' filosofi, e cura da Federico e da Francesco M. I,
di broccati d'oro e con fornimenti d' ar- finché cessate le guerre, Francesco M." i
gento. Egualmente fece copiare i codici li fece riportare nel palazzo. Morto nel
e le opere de'rommentatori e degli scrit- 1 63 1 in Castel Durante, poi Urbania,
tori di astrologia, aritmetica, architettu- Francesco M. II ultimo duca, riportan-
ra, arte militare, musica, scultura, medi- do iti quell'articolo il testamento, narrai
cina ec; non meno delle opere moderne che avendo in tal città stabilita la biblio-
e de'contemporanei, come di Dante, Pe- teca de'libri stampati, alla medesima e a'
trarca, Boccaccio, Collen uccio , Leonar- chierici regolari minorila lasciò, coll'ob-
do d' Arezzo, frate Ambrogio, Manetti, bligo di riportare a quella d'Urbino que'
Guerini,Panormita,Filelfo,Perotto, Cam- mss. e disegni che vi si trovavano, doven-
pano, Maffeo Vegio, Pio 1 , Pontano,Bar- do Urbino l'intera biblioteca
restare in
tolomeo Facio , Pietro Paolo Vergerio, de'mss. e de'disegni, disponendo di fondi
Francesco Barbaro, Leonardo Giustinia- per lo stipendio del custode, deputato bi-
ni, Giovanni Torelli, Valla e altri. Si di- bliotecario perpetuo. Ma informato dipoi
ce che per questa libreria Federico spe- Alessandro VII, che la celebre biblioteca
se più di 3o,ooo ducati, o 4o,ooo come urbinate divisa nelle due librerie d'Ur-
vuole Gallo Galli, con tutti libri bellis- biuo e di Urbania, cioè la 1/ composta
a
simi ed elegantissimi, tutti quanti scritti formata la a. di vo-
di mss. e di disegni,
a penna,supei bamente miniati,non islam- lumi a stampa,erauo mal custodite e mol-
pati, benché l'arte della stampa inventa- ti mss. e libri, contro i divieti dell'illustre
206 u a B URB
guò Leila Vaticana un luogo particolare, nella deserta e negletta ampiezza di quel-
e per conservarne speciale memoria vi le* stanze, quasi perdevasi la memoria de*
pose marmorea iscrizione che ripro-
la duchi Feltri e Rovereschije l'animo scon-
dusse anche Nibbyequi ripelo. Alexan- fortato non osava più ripeter* a se slesso
der F II P. M. - Antiqua omnis generis » qui fu quella schiera di eletti, che alla
omniumq. linguarum- TJrbinalis Biblio- città nostra meritò il nome d'Itala Ate-
thecae Manuscripta volumina- Repenso ne". Ma a tanta ingiuria d'uomini e di
cedentibus beneficio - Ad tutiorem cu- tempi non fu giammai indifferente il mu-
stodiam atque perpeluitatem - Valica- nicipio, e per quanto era in lui non lasciò
nae adiunxit An. sai. mdclviìi. Il ca- occasione di sollecitare i ripari. Fu quin-
talogo di questa libreria indica 1704 oiss. di nel 1847 cne piacque al cardinal Fie-
latini ei65 greci. Il presidente d'Urbino sebi legato, per quell'amore ch'ei nutre
e poi cardinal legato Stoppani, nel pa- per la conservazione declassici monumen-
lazzo formò un museo d'iscrizioni, di cui ti, ordinarne i lavori di restauro; i quali
riparlerò dicendo del suo governo, qui però rimasero subito interrotti per le vi-
soltanto rammento due libri che lo ri- cende d'allora, finché sentendosi vieppiù
guardano. Museo a" antiche Iscrizioni il vivissimo desiderio, che il ripianto d'un
raccolto nel palazzo apostolico d'Urbi- passato irrevocabile si temperasse con
no dal cardinal Gio. Francesco Stop- qualche onorevole ammenda al neglet-
pani legato Vanno 1756. Estratto dal to culto di tante glorie monumentati, il
Giornale de' letterati di Roma del ij56- pubblico voto ebbe la sorte d'esser com-
57. Lettere sopra il Museo del palazzo preso. Trovò nell'energico zelo dell'attua-
r
apostolico di Urbino 3 Ri mi ni 1706. Ne le amatissimo mg. Badia delegato apo-
fu autore il suddetto cav. Francesco Buo- statico pronta corrispondenza d'operoso
nacuici riminese, come riferisce il p. ab. amore e patrocinio per l'arti, e di nobile
Ranghiasci. Nel n.°i4-5 del Giornale di sentimento perla dignità della residenza
Roma del 18 53, ed a p. 388 del t. 2 1 del- governativa. Ripresi i ristami e lavori da
Album dì Roma si legge. Squallide
1
no e illustre urbinate Vincenzo Otlaviani, bilir quivi la propria residenza, intese sol-
nato Ferelraua
in villaggio della diocesi tanto a formarsela ne'limiti d'una conve-
non molto Urbino, professore
lungi da nienza decorosa. E tale è riuscito di fat-
sua eredità a favore dell'orfanotrofio ma- ora stanno regolarmente disposti nel sa-
si bile d'Urbino, per premi a'giovani die lone, dove la riconoscenza del municipio
in pubblico concorso dassero il miglior ha ordinato d'inscrivere un titolo d'ono-
sperimento nelle filosofiche e fisiche di- re al preside munificeutissimo. Al quale
scipline , lasciando un predio suburbano in vero tutti gli urbinati sanno assai gra-
per esercilarvisi i migliori metodi d'agri- do dell'ottime premure; e gliene sapran-
coltura.Siccome pe' vasti suoi lumi e cal- no sempre, e più ancora, se sia possibile,
do amor patrio fu ammesso nel consiglio allorché vedranno compiuto un altro suo
municipale, e premuroso per la conserva- pensiero, non meno notabile e generoso:
zione del palazzo ducale,, meraviglia del- intendo dire il restauro di quel grandiose»
l'arti, così l'erudito suo biografo perinci- appartamento che fu stanza a Giuliano de
denza Indisse oggi ridotto dalia sua pri- Medici Magnifico, (piando nel jg4 e-
il 1
sca maestà alla golia eleganza della mo- sulava da Firenze; restauro già incomin-
da attuale, e per esser state coperte le pa- ciato, fra il comune plauso, coltogliele
reti con carte di Francia, onde ormai per la residenza del tribunale, e ripristinarvi
conoscere un resto dello splendido edili una sala, la più bella forse di tutto il pa-
zio, doversi cercare nell' aureo libro del lazzo". Finalmente si apprende d.illostes-
1
cipio urbinate, nelle sale che si appellati sua mano. E odierna proprietà del nobi-
Piane. Dirimpetto al palazzo apostolico è le Pier Giuseppe Albini. L'encomiato
una bella arena per giuoco di pallone, ul- prof. Ottaviani, tutto amore per quanto
timamente molto ampliata a spese comu- ricordava l'antico splendore d'Urbino, a
nali. Fra'belli palazzi che decorano la cit- proprie spese acquistò e restaurò la casa
tà, ricorderò quello della principesca ca- ove nacque e crebbe la famosa poetessa
sa Albani; e l'altro di recente costruito Laura Battiferri; e curò, quantunque in-
daldefuntocardinal Giuseppe Albani nel- fruttuosamente, che altrettanto si adope-
]a piazza di Piano di Mercato, con bella rasse nella casa ove vide la luce il porten-
e soda architettura, e con ampio portico to dell'arti Raffaello, e dove Giovanni pa-
cinto al di fuori da colonne di pietra. Mol- dre di lui sempre abitò. Nel t. 20, p. 223
ti oggetti d'arte sono sparsi ne' palazzi e dell'Album si riporta l'iucisionedi tal ca-
nelle chiese, e specialmente ottimi dipinti sa con corrispondente articolo, intitolato
di Federico Barocci , e della sua scuola Raffaello, e altro Bramante, co'quali a'
urbinate , non che lavori egregi del pla- 20 agosto 1 853 nella solenne apertura del
sticatore Federico Brandani. 11 marche- teatro Sanzio, alcuni artisti urbinati, par-
se Ricci, Memorie storiche dell'arti e de' tecipando alla pubblica gioia, benedissero
gli artisti della Marca d' Ancona ricor- , alla memoria di Raffaello e di Braman-
da il mss. dei 1775 posseduto dal defun- te. Ivi si dice: Il principe delittori, quel-
to dotto conventuale p. Luigi Pungileo- l'uomo portentoso che tanto luogo occu-
ni (chebenemerito d'Urbino, mi piace ri- pa nella storia dell'arti, non avea in Ur-
cordare che il eh. prof. D. Vaccolini ne bino sua patria un monumento che ren-
pubblicò il giusto elogio nel t. 1 1, p. 53 desse onoranza alla sua memoria, che gli
MV Album): Distinto ragguaglio delle testificasse la gratitudine de'posteri. Nel
pitture che si trovano in Urbino sì in pub' IV secolo dacché quel glorioso percorse
blico che in privato , descritte da Miche- il suo stadio, finalmente fu concesso di
langelo Dolci professore dì pittura ed soddisfare a tale obbligo, e così fu ripara-
[J I D U R lì 209
la una colpa e vergogna, non tubinole, pitture la sala maggiore del palazzo du-
ma della fortuna. Megli anni precedenti cale. Dell'estimazione e amore della cor-
In eretto nella metropolitana un monu- te urbinate verso Raffaello, ne fa fede an-
mento a Raffaello eolla sua statua, Unitis- co la lettera colla quale la duchessa lo
simo lavoro dell' illustre scultore cav. commendò al Soderini gonfaloniere diFi-
Carlo Finelli, che vi si recò a collocarla, renze, donde lo chiamò a Roma, palestra
e degno clono dell' egregio conte Curzio e regina delle 3 arti sorelle, il Roveresco
Corboli nobile urbinate. Noterò ehe (ino Giulio 11 a proposizione del suo amore-
dal 1842 dal prelato prof. Pericoli erasi vole e concittadino, come vogliono gli ur-
uno de'suoi capolavori, la Creazione del mondo ebbe ognor crescente cagione di
mondo ossia la divisione della luce dal- ammirare in lui la prodigiosa fecondità
le tenebre. Ne fece la descrizione il eli. di sua nobilissima mente, l'armonia del-
conte Severino Servanti Collio di Sanse- l'immaginativa colla ragione, il profon-
verino, e si legge nel n.° 8 del foglio del- dissimo conoscimento del cuore umano; e
la Farfalla di Bologna del 844- Quin- 1 vincendo progressivamente se stesso la ,
lustre ci Uà poteva dare, ed a quel gran- de' pensieri e degli alleitela grazia, il bello,
de e al suo nome venne dedicalo; del il sublime, sicché ognuno faceva concet-
quale segno di civiltà si resero pubbliche to essere gli svariati pregi de'sommi tut-
lodi e grazie a quanti ne presero cura, e ti in lui solo meravigliosamente raccolti.
segnatamente al nobile Ubaldo de Prae- Raffaello ebbe la più numerosa scuola fra
tis, il quale non risparmiò assiduesolleci* tutti i pittori , ed i suoi allievi riuscirono
onde presto
ludi ni e particolari dispendi tutti valenti, de'quali più amico che mae-
vederne compimento. Segue un elo-
il stro, ben 5o gli facevano seguito nell'an-
quente, erudito e sensato cenno biogra- dare al faticano (V.) per lui reso più.
fico di quel privilegiato della natura, ri- celeberrimo e splendido, nelle magnifiche
levandosi gli altissimi pregi da cui andò corti di Giulio li e di Leone X, dal quale
copiosamenteornato, e il complesso di so- ultimo fu eletto architetto di s. Pietro per
ciali virtù eia soavità dell'indole, che gli proseguire l'immensa fabbrica comincia-
guadagnarono l'universale alletto , rive- ta dal ravvivatole dell'antica archilettu-
renza e ammirazione. Si deplora che , raBramante, ed nncovbCommissarìo del-
Uallaello ripalriato da Perugia e dal suo l'antichità romane, ossia sopri nteuden-
maestro Vannucci dello il Perugino, le medesime. Senten-
te e conservatore delle
dillicili congiunture in cui trovossi Gui- do generosamente, qual genio eminente,
d' Ubaldo J, per la cessata usurpazione del venerazione per l'antica grandezza Ialina,
Borgia, benché munifico e protettore de' e non potendo indifferentemente vedere
felici ingegni, "l'impedirono di adoperare la deplorabile dimenticanza colla quale si
mo che il mondo attonito ammira. E tal uel giorno stesso in cui nacque (di-
segno ei toccò, studiando i lavori e le fab- ce Vasari), nel venerdì santo a' 6 aprile
sultando sempre la bella natura,camhian- condo 1' ordinario corso della vita, lunga
do sino a 3 volle il suo stile e dirizzan- per la sua celebrità e stupende opere che
dolo di continuo verso del più perfetto. lasciò; imperocché la vera esistenza niù
Non pago di tutto questo ma emulo in , che dal numero degli anni si misura dal-
ciò anche degli artefici greci, volle cono * le opere. Ebbe esequie degne di lui e
1
scere architettura e scultura, saper dilet- della patria degli artisti. L'ultima e mas-
tele latine, di geometria, di notomia , di sima creazione del suo genio, la leggiadra
r
storia, coltivar poesia, illustrare Vitruvio, e divinissima Trasfigurazione (^ .), ed
godere dell'amicizia e familiarità di Bem- ove trionfa il volto di Cristo refulgente
bo, Castiglione, Giovio, Navagero, Ario- (dipinta in Roma sulla piazza ili s. Apol-
sto, e giovarsi per la sua professione del lonia ne| palazzo n.° 3, in Trastevere,
vasto loro sapere e del finissimo loro gu- secondo il citato cav. Belli), per tutto
sto.Giunto alla virilità deiringegno e nel elogio fu posta a capo del suo feretro
colmo della gloria, mentre slava per spo- (i puristi del tempo nostro esaltano da
sare la nipote del cardinal Divizj da Bib- vantaggio della Disputa del Sa-
la gloria
biena suo amorevole, il che ricordai anco gramento, dipinta nelle stanze del Pa-
nel voi. LXX1II, p. 1 79, più dolorosa e lazzo apostolico Vaticano, che la glo-
lagrimata rese la sua morte avvenuta in ria del Taborj ma il giudizio di 3 seco-
Ptoma (nella casa o palazzo del cardinale li, cioè de' sommi artisti del XVI , del
medesimo, poi degli Spinola genovesi, co- XVII , del XV111 e di molti del nostro
me riferisce Cancellièri a p. 84 del suo XIX, sembra di peso massimo alla bilan-
Mercato. Leggo inoltre nel Fontana, II cia in favore della tavola della Trasfigu-
Tempio Faticano 3 p. 177, che quando razione, sull'affresco della Teologia). Veu-
Alessandro VII decorò la piazza Vatica- ne tumulato nel Tempio del Pantheon
na de'due bracci di portici colonnati, fu (F.),da lui eletto per suo riposo, come
necessario demolire gran numero di case, il più insigne de'monumenti rimasti alla
fra le quali furono due di molta conside- città eterna, cioè nella Chiesa di s. fila-
razione, cioè quella molto nobile della fa- ria ad MartyreSy e con quel famoso di-
miglia Cibo, e l'altra di Raffaele Sauzj stico che riportai in quell'articolo, ed ove
da Urbino, benché molti vertino in dub- poi Carlo Maratta pose il suo busto mar-
bio, che non istasse nel sito del colonna- moreo, indi trasportato nella Protomote-
to presente, da lui egregiamente archi- ca Capitolina, che può dirsi in certo qua!
tettata e dipinta, quale risiedeva in quel- modo derivata da lui ,
pel da me riferito
l'angolo che fa ingresso al portico, dov'è nel voi. LXXXV,p. 208. V
Accademia
ora Rusticucc'i,in mezzo la piazza circon- (V.) o artistica corporazione de'virtuosi
data da'portici e di molla spaziosità. Il al Pantheon vanta l'origiue dal tempo ia
cav. Belli, Delle case abitale in Roma che le spoglie mortali del divin urbinate
da uomini illustri) a p. 1 3 e 1 3j, uar- ivi furono deposte, istituto che vuoisi ini-
U II D URB 211
macinato dallo stesso Raffaello; e per cu- scorso che contiene la storia delle pit-
ra del quale, al modo narrato in detto ture di maiolica d'Urbino. Delle figu-
articolo, furono lolle dall'oblio e colloca- line e maioliche dipinte di Urbino dovrò
te in cassa antica e marmorea sommini- riparlare dicendo de* suol illustri pittori.
strata da Gregorio XYI,di che tomaia ra- Ora solo rammento, che tra le altre edi-
gionare nel citato voi., p. 73.II giornodel
i zioni del Passeri, merita anche qui men-
ritrovamento degl'illustri avanzi mortali, zione la 4.* recente impressa in Pesaro con
fu giorno in Roma di pubblica commo- aggiunte, essendone la prima: Le notizie
zione, seguito da onorifiche e solenni di- delle maioliche d' Urbino, del p. Pungi-
mostrazioni. Sono pieni i libri e le storie leoni.E per finirla con RalFaello,che senza
de' casi principali della sua vita , di sue tornare sull' argomento nel registrare il
opere, di sue- virtù , degli onori largiti- copioso novero degl' illustri urbinati, qui
gli, ednon mancai celebrare e descri-
io il discorso mi portò a dir parole di lui, ec-
vere in breve le une e le altre. Negli ul- co quanto del medesimo disse ilch. Ca-
timi anni si pubblicò da Quatremère de stellano, nell' articolo Urbino, chiaman-
Quincy, Istoria della vita e delle ope- dola gloriosa e fortunata culla di prodi.
re dì Raffaello Sanzio , colle aggiunte « Che direm poi della supremazia che ad
del Longhena) Milano 1820. Ne\Y Effe- Urbino donò nell'arti belle il divino Raf-
meridi letterarie di Roma del 1 82 1 , t. 4> faele Sanzio, al nome di cui non v'ha
p. 21 5, si riporta Del vero ritratto di
: cuore italiano, che non palpiti di tenera
Raffaello Sanzio , Ragionamento del- gioia, tal gloria vedendo assicurata alla
l' ab. Melchior Missirini pro-segreta- nazione, che né mano invida furar pos-
rio deltinsigne accademia di Luca. .?. sa, uè luughezza tempo
offuscare, uè
di
E' in fronte quello che si ammira nella scemar varietà di vicende. La Francia
Scuola di Atene, da lui dipinta in Vatica- stessa, sebbene usa ad amplificar le glo-
no. Nel t.
g, p. 82
Effeme- delle stesse rie native, che sono in vero moltissime,
ridi, dà ragguaglio delle Notizie in-
si e a deprimere l'altrui, s'inchina all' altis-
torno Raffaello Sanzio ed alcune di lui %
sima fama dell'urbinate, ed uuo de' più.
opere, intorno Bramante Lazzeri ec. E illustri suoi dotti (Quatremère) preso da
l' avy. d. Carlo Fea commissario del- pubblica all'uno ed all'altro emisfero di
l'antichità) Roma 1822. L'encomiato p» questo sommo l'apoteosi". Meraviglioso è
Pungiieoni da Correggio, essendo religio- poi il contenuto \\e\Ragionam e nto sui di-
so conventuale in Urbino e professore di pinti di Raffaello Sanzio da Urbino, in
teologia nell'università, con amore rac- cui toccò a preferenza di altre sue opere
colse le notizie. sui pittori urbinati, e spe- il sommo del bello e del sublime , di mon-
cialmente sull' inarrivabile Raffaello, e signor Stefano Rossi, letto agli accade-
ne pubblicò la vita come pure , I' elogio mici Tiberini il 24 aprile j8;>4, Roma
di suo padre Giovanni , la vita di Ria- i8^4- Finisce col dire. » Possano i cul-
mante, le notizie del plasticatore Bran* tori dell'arti belle vincere 1a natura mer-
dani, quelle delle pitture in maiolica fat- fiamma della religione e della fede, e
cè la
te in Urbino, delle quali per la loro ce- vedremo rinascere le meraviglie pari a
lebrità parlai ancora dicendo di quelle quelle ove il genio di Raffaello toccò a
d'Urbania, Gubbio e Pesaro. Di Gio. preferenza di altre sue opere il sommo
Ranista Passeri ntìì' Istoria de*fossili del del beilo e l'apice del sublime". Ma si rias-
Pesarese ed altri luoghi vicini, stampa- suma il discorso interrotto degli edilìzi
ta a Bologna nel 177 5, u ». 3i 1 è il l)i- principali d'Urbiuo.M'Utruisee il già loda-
1
a 1 U R B URB
toPompeo Gherardi, co\VAlbum,t. 2 3, p. RiferisceR.eposati che il duca Federico in-
ticolari elargizioni si volle festeggiata ta- 1789. Nel disastro tutto pressoché crol-
le apertura, alla quale concorse ogni or- lò,onde fu necessario quasi riedificare di
dine di cittadini, lietissimi di quell'opera nuovo il tempio e rifabbricare la cupola.
apportatrice di decoro , di pubblico co- L'arcivescovo Berioli animoso intraprese
modo e d'utilità vera alla patria. Sulla l'opera e la condusse felicemente a compi-
fronte della loggia legge vasi: Portico Co- mento, consagrandola solennemente 18
munale, nomeche pare provvisorio, per- settembre 180 1. Nella Lettera del Lazza-
chè forse si appellerà Sanzio, ed in fon- ri all'Olivieri, riportata dal Colucci, An-
do vi si leggeva una bella iscrizione dello tichità picene, t. 2 1, p. 70, è detto. La fa-
scolopo p. Cadetti professore d'eloquen- mosa cupola era stata eretta nel 1 6o4 con
za, io cui si esprime il desiderio che dal- pregevole disegno dell' urbinate Muzio
l'illustre concittadino iniziatore (forse il Oddi, ed abbellita da pitture rappresen-
cardinal Giuseppe Albani) fossero detti tanti il discacciamento dal Paradiso degli
Albani. angeli ribelli, non che esprimenti vari
La metropolitana è diversa dall'antica tratti della storia sagra, e le 4 parti del
cattedrale. Questa era nella suburbaua mondo, prime da Carlo Maratta,
cioè le
de degli antichi vescovi d'Urbino, donde caduta mole eransi impiegate 100,000
nei lòtti il vescovo Teodorico la trasferì libbre di ferro e 80,000 di piombo, oltre
nella città, in una chiesa da lui edificata, il rame che aggrappava i mattoni. Il su-
eh' egli, consagrò sotto l'invocazione^del- perbo altare maggiore de'solterranei del-
l'Assunzione incielo della B. Vergine e di l'oratorio dellaGrotla col prezioso deposi-
s. buon ordine il capi-
Sergio, e vi pose in to di s. Crescentino si sprofondò. I finissi-
tolo. Ma pochi anni dopo l'urbinate b. mi marmi, i bronzi dorati, i 4 Angeli la-
Mainardo vescovo la ricostruì e solenne- terali dell'infranto aliare, il presbiterio
mente consagrò. 11 Garampi nelle Memo- maestoso, tutti doni di Clemente Xf e ar-
rie della b. Chiara da 7fr/?z//jo, narrando chitetture del rinomato Alessandro Spec-
che ne' primi anni del secolo XIV la ser- chi, restarono infranti in minutissimi pez-
va di Dio si portolo Urbino ad assistere zi. Fra le mine andarono pure i quadri
il fratello infermo, dice che nel vescovato dell'Assunta del Barocci e di s. Agnese
era certa torre molto quieta e atta all'ora- del Vitali; rovinato il pulpito di pietra,
zione e contemplazione, venera ndovisi una disegnato da Girolamo Genga, con me-
immagine dellaMadonna. Della torre noti daglia di basso rilievo dorato impressa
rimanerne vestigio, per la rovina fatta dal Brandani, e rappresentante la Cena di
degli antichi edilizi, nella fabbrica del pa- Cana Galilea. Rovinalo anche l'organo
lazzo ducale, e ristorazione della cattedra- co'suoi ornati di Genga e le pitture a chia-
le e casa vescovile. La fabbrica della pre- ro oscuro di Barocci. In una parola l'in-
da Clemente XI. Questo Papa avendovi permessodi l'arsi un uscelto presso la piaz-
ricevuto le acque battesimali, fu assai mu- zatale entrare nella cattedrale ad ISSÌSte<
nifico colla tnetropolitaua, come rilevasi ri alle notturne ulliziuture, cui assisteva
2l4 IHB URB
con grandissima effusione di lagrime nel colla bolla Aposlolicac dìgnitatis fasti-
meditare le parole e la dottrina di Dio, co- giwn, dell'i 1 agosto 1724, presso WRila-
me riporta la leggenda presso il dotto car- zrb/zf (dal cui minuto dettaglio vado ri-
dinal Gai-ampi ricordato. Riservandomi cavando il più. intrinseco), con amplissi-
riparlare 'del capitolo nelle notizie de' ve- mo indulto accordò l* uso de' pontificali
scovi e arcivescovi, qui dirò degli speciali alle dignità e canonici della metropolita-
privilegi chegode di sagre vesti e d'insegne na d'Urbino, onore che ad essi mancava,
corali, con l'uso de'pontificali, precipua- cioè l'uso della mitra, la cui figura per-
mentecol libro rammentatone! vol.XLV, mise decorasse loro stemmi e insegne
i
p. 280, ragionando della concessione del- gentilizie, non che della dalmatica, lutti»
le Mitre, cioè colla Relazione dedicata cella, croce pettorale, anello con una sola
al summentovato Sebastiano Pompilio gemma, guanti, sandali colle relative scar-
Bonaventuri patrizio urbinate e vesco- pe, faldistorio e bugia. Tuttociò da po-
vo di Monte Fiascone e Cometa per %
tersi usare nella celebrazione degli uffizi
essere stato canonico della metropolita- divini nelle feste di precetto e di divozio-
na, pe'suoi meriti e pel lustro di sua an- ne,ne'vesperi e messe,comprese quelle de'
tica famiglia già signora del castello di defunti. HPapa inoltre d i chiaro eh « ^di-
Montelce, rilevandosi in esso gì' illustri gnità e canonici i prò tempore continuas-
che vi fiorirono. In questo libro si ripete sero ad usare le dette insegne del rocchet-
la costante tradizione, che Urbino nel to e mozzetta paonazza. L' arcivescovo
pontificato di s. Pietro abbracciò la re- filarelli nella metropolitana benedisse so-
ligione cattolica, nella quale gli urbinati lennemente mitre a' 18 ottobre dello
le
sempre perseverarono^ fiorirono non me- stesso? 724, prima de'vesperi dell'anni-
no nello studio delle lettere, nella gloria versario della dedicazione e consagrazio-
dell'armi, che nella professione dell'arti ne della metropolitana, e con l'orazione
piti illustri, le quali riuscirono alla patria propria del Pontificale l'impose a ciascu-
e all'Italia d'utile, di splendore e di de- na dignità ed a ciascuno de'eanonici. Gra-
coro. L'urbinate e già lodato cardinal An- to il capitolo a tante beneficenze, si ob-
nibale Albani, oltre l'intraprendere la bligò a celebrare annua messa solenne
pubblicazione delle piti celebri memorie per la conservazione di Benedetto XI II
della patria, a questa ottenne concessioni a'26 maggio, Il generoso cardinal Alba-
1
e grazie pel suo vantaggio materiale e for- ni, che col presidente mg. Salviati assi-
male. A vea Clemente XI, gloria d'Urbi- un coretto alla funzione, non
stè in sola-
no, accordalo al capitolo della metropo- mente volle supplire al pagamento della
litana di Benevento l'insegne pontificali spedizione dell'indulto, ma regalòa tutte
dalla mitra a'sandali, come gli abbati mi- le dignità e canonici le mitre di damasco;
ad istanza del suo arcivescovo car-
trali, di piti una mitra di lastra d' oro e altra
dinal Orsini. Divenuto questi Benedetto di lastra d'argento per uso dell'arcivesco-
XIII, il cardinal Albani implorò e con- vo; un intero paramento di damasco ver-
seguì da lui altrettanto pel capitolo della de gallonato d'oro; i sandali e i guanti
metropolitana d'Urbino, senza pregiudi- d' ogni colore ; I' anello, la croce petto-
care la concessione fatta a istanza dell'ar- rale, il faldistorio, il canone, ed i tappeti
civescovo Santorio da Urbano Vili nel per le funzioni; edalla sagrestia un no-
1626, del rocchetto e mozzetta paonaz- bile piviale di lastra d'argento usato nel
za, usando per l'innanzi sulla colta l'al- dì seguente da lui medesimo. Cosi non
rnuzia; mentre beneficiati usavano la cot-
i solo il cardinale intercede senza dispen-
ta colla mozzetta nera, così mansionari i dio al capitolo l'uso de'pontificali, tua sen-
e cappellani. Pertanto, Benedetto XIII za incomodo gli fornì il modo d'eseguirli
,
URB *i5
decorosa mente. Inoltre Benedetto XIII dìs uti libere, et licite possiti tf ec. I be-
donò al capitolo la Rosa d'oro benedetta, neficiati secondo le stagioni hanno per in -
Jaquale depredata nella rivoluzione fran- segne corali la mozzetta nera e la cappa
cese, venne rinnovata e fatta benedire da magna con fodera di pelli cinerine ; il vi-
Pio VII. Insorte gravi questioni tra l'ar- cario, il corista, i mansionari, i cappella-
civescovo Guglielmi e il capitolo, per gli ni indossano la rnozzetta nera. Aderente
abusi introdotti sull'uso dell'insegne pon- alla metropolitana è l'arcivescovile pa-
tificali, il prelato ricorse alla 9. congre- lazzo, optimi aedifìciii et indiani repa-
gazione de' riti, la quale col decreto de' rationem expostulat dice la ricordata t
29 gennaio 752, chei si riporta ne' Decre- proposizione. Questa magnifica e deco-
ta autlientica, n.°4o75,ordinò e prescris- rosa fabbrica fu costruita nella parte si-
ii6 URB q r b
monache in s. Lucia, ultimamente Ira- richiamarono nello stabilimento i bene-
sportata in s. Spirito;*) S.Sergio martire an- meriti scolopi. Non essendo stati allora
tica cattedrale,»! presente unita al semina- esauditi, col mezzo del cardinal Giusep-
rio, la quale tra le altre prerogative, ed an- pe Albani ottennero i gesuiti, i quali a-
cocome più degna tra le parrocchiali go- prirono il collegio nell'aprile 8 1 1 5, e in*
deva quella che ne'possessi de'vescovi per di a un anno vi stabilirono il convitto de'
lai." visitata, nello smontare dal cavallo nobili. Il gesuita eloquenlissimo p. Carlo
bardalo, questo donava a tal chiesa. Al- Grossi vi celebrò un'accademia sopra i
tre chiese appartengono in città agli 8 letterati d'Urbino, di cui il medesimo pub-
conventi e monasteri di religiosi, a'6 mo- stampe un dotto Comentario.
blicò colle
nasteri di monache, alle diverse confra- Per l'apertura del collegio e convitto de*
ternite, agli oratorii e luoghi pii. La chie- gesuiti d'Urbino, il celebre gesuita Mor-
cittadella. Questo forte esiste nella loro vi- ge a p. 914 il saggio dato dagli scolopi
gna, il quale fu tanto ammiralo anche dal del profitto degli studi al termine di quel-
Vinci, il quale ne delineò la pianta, co- l'anno scolastico, e che per rendere più
me riferisce il Rio che scrisse su quel , solenne la distribuzione de'pt emi alla stu-
grande artista. Oggi quantunque deca- diosa gioventù del convitto e dellescuole,
duto dalla sua antica bellezza,attesta non- loscolopop. Benetti professore d'eloquen-
dimeno il buon gusto del suo valente ar- za con dotta ed elegante orazione dimostrò
chitetto. I chierici regolari delle scuole la necessità d' unire in perfetto accordo
pie, a cui è affidata la pubblica istruzione lo studio delle lettere con quello delle
e la direzione del collegio convitto de'no- scienze. Dopo la recita de' componimenti
bili. La fabbrica del collegio la fece edi- di valenti giovani, generale fu l'acclama-
ficare Clemente XI, assegnandole la chie- zione della colta udienza, e tutti gli ani-
sa di s. Agata, ecompiete BenedeltoXIIl, mi convennero in un sentimento. » Che
ed è degna di speciale osservazione per la ilmetodo di educazione e d'istruzione nel
sua ampiezza e magnificenza. Gli scolopi convitto medesimo è impareggiabile e ;
furono richiamali ad abitarla nel 182 7, e che al sommo impegno di quelli che in-
vi riaprirono il convitto, cioè uno pe'no- segnano,corrispotule assai bene la premu-
,J
bili e uno pe' cittadini, ambo numerosi ra di quelli che sono istruiti. Tale fu l'e-
d' alunni, e diretti con tal sapienza che logioche in questa circostanza riportò il
danno non minori di quelli che se
frutti collegio d'Urbino; ma elogio più eloquen-
n'ebbero fino al 1808, in che fu chiuso. te è questo: che di giorno in giorno vi si
Conviene sapere, che gli urbinati dopo vede crescere il numero degli alunni, con-
il l'ipt'islioameiito degli ordini religiosi seguenza della particolare reputazione di
,
U 11 B Li R B 217
cui gode l'illustre stabilimento non solo re, e largo 46, con un ordine a ma no de-
nelle vicine, ma anche nelle lontane pro- sila di cappelle per lo più dipinte, che si
vincie tirilo stalo. Quindi si narrano gli stendono per lunghezza della chiesa, e si
estremi odici ili pietà resi nella chiesa chiamano le cappelle de'signori, con 3 se-
di s. Agata alla venerata memoria del polcri di pietra, óue elevati e uno in ter-
grande, il nome del quale è consegnato de T incise in acqua forte. Pel suo con-
immortalità ne' fasti della religione
all' tinuo mal essere, v'impiegò 7 anni e poi
e delle scienze. I minori conventuali col vi pose il suo nome. JNell 'uscir dalla chie-
sta chiesa di s. Francesco, luogo rinomato grande adito a volta, il p. Ci vali trovò i
per l'insegnamento della filosofìa e teo- una cappella della B. Vergine, e a dritta
logia che si faceva nel convento prima del* un aliare con pittura esprimente un ss.
l'istituzione dell'università non che per ; Crocefisso, il (piale si dice che al tempo
l'antica accademia che ivi eb-
letteraria depravagli d'Urbino evidentemente la-
be sede, donde derivò quella degli Assor* gnino, onde gli urbinati ne aveano gran-
di/i, la quale poi fu ivi ristabilita. Il p. Ci- dissima divozione. La cappella poi della
valli a p. i
g4 ne ragiona come li vide a suo Madonna fu nel 1 5i 1 fabbricata con mol-
tempo, dicendoli situati nel Pian del Mer- li conci di pietra, e statue di stucco nelle
calo, luogo più d'ogni altro praticato del- nicchie. L'immagine della Madonna co-
la città. Da chi fosse preso e fondalo non minciò a far miracoli neh 5 io*. Nel con-
si trova memoria, sebbene è comune o- vento fiorirono religiosi molto onorati,
pinione che sia stato uno de'primi con- nominando i principali ; vi furono cele-
venti fondati a tempo di s. Francesco. Si brali molti capitoli, il generale nel i/\.j5
trova nondimeno per pubblico islrumen- in cui fu eletto il p. Sansone , e 3 pro-
lo, che di parte di esso nel 1 286 ne fu rin- vinciali neh483,i5o6 ei5a4i nell'ulti-
novala la fabbrica dal vescovo d' allora, mo coli' intervento del p. Sassolino ge-
come cosa enfileutiea del vescovato. Il cir- nerala. Nel convento i religiosi \i custo-
cuito è di 5oo passi. La vasta chiesa ha discono la copiosa pubblica biblioteca
innanzi un portico molto bello con 8 co- della città. Clemente XI co'hbri della Mia
lonne di pietra. L'interno èlungo 00 pie- 1 domestica libreria, e ani altri lasciati alla
di lìnoa'primi scalini dell'aliare maggio- citta con disposizioni testamentarie, da
qi8 URB URB
ing/ Alessandro Fedeli vescovo di Jesi« sentiva per lui venerazione e amore',spè*
r
urbinate, e dal sullodato mg. Lancisi suo dì a prenderlo per accoglierlo nel pro-
archiatro di arie medica per amore verso prio palazzo. Ma il beato avendo prefe-
la patria del Papa, fondò con grande spe- rito d'essere trasportalo nel proprio con-
sa la sontuosa biblioteca pubblica indetto vento, morì nel 497» e il duca gli
ivi 1
convento, per comodo de' religiosi e degli die onorata sepoltura nella chiesa delle
urbinati, principalmente od uso dell' u- monache di s. Chiara, alle quali il conia
n'i versi là. Indi col breve Cimi nos rivi* Servanzi Collio ha dedicato il suo ritrat-
iatem nostrani Urbinaten, de'\2 luglio to, da lui fatto disegnare e incidere per
3720, Bull. Rom. 1. r,par. &<f. i65: 1 metterlo in fronte alla vita del suo con-
Prohibetitr, neextrahanUir libri ex pu- cittadino che sta scrivendo, tratto da
blica Bibliotheca IJrbìnatensì, etfacili- quello esistente nel monte di pietà d'Ur-
ta s itidem relinendi librosdamnatos in- bino, del cui pio luogo il beato può dir-
dulgetur. In seguito secondo le vicende si fondatore, laonde è uno de' più anti -
de'lempi ebbe la biblioteca deterioramene chi. Nel suburbano della città vi sono le
to e accrescimento, Le monache hanno chiese ei conventi de'minori osservanti
in Urbino i ricordati 6 monasteri, cioè 4 e de' minori cappuccini, de' quali ecco
le romitane di s. Agostino, 1 le Clarisse, quanto riferisce il p. Ci valli. In sito non
oltre le maestre pie, del quale istituto, meno di voto che ameno, vaga cosa è il
ragone e marmi con iscrizione che fini, produsse. Quanto alla chiesa de'cappuc-
riporta postavi dalla moglie Eleonora. cini, loda il quadro del Barocci espri-
Dice il Reposati, che in detta chiesa fu mente Francesco stigmatizzato, opera
s.
con singoiar mestizia seppellito pomposa- delle più belle da lui fatte, e nella quale
mente il duca, e lodato con orazione di il valentissimo pittore assai compiaceva-
Lorenzo Contarmi ; e dove il nipote Fran- si. Altri ktoglii pii sono? il seminario fio-
a
cesco M. II dopo molti anni fece fabbri- rente per alunni, stabilito da Gregorio
care un bellissimo sepolcro di marmo e XIII, ma cominciato neli5g3. L'ospe-
vi rinchiuse le di lui ossa, benché a suo dale, che il Gimarelli dice fondato pe*
tempo non più. si vedeva, essendo stato pellegrini, infermi, pupilli ed esposti, e
rimosso per l' impedimento che dava al- dispensava doti all'oneste zitelle per ma*
la chiesa, siccome eretto nel mezzo del ritaggio o monacazione. Abbiamo la De-
pavimento. Narra il dotto monsignor scrizione di Gesù Crocefisso, pittura di
Gentili, De Eccl, Scptempedana, men- Lorenzo da Sanseverino del secolo XV
tre Domenico da Leonessa nativo da
il b. nello spedale d' Urbino 3 del conte Seve-
Sanse veri no visitava la provincia qual rino Servanzi Colilo, Macerata i852.
ministro del suo ordine, infermò nelle Lo descrive dipinto in tavola di gran-
vicinanze d'Urbino. Guid'Ubaldo I, che dezza straordinaria, di stupendo lavoro
U RB 219
massime neiranatomia,commovente per ed ora è protettore d' Urbino Y Em.°
l'aspra carneficina cui è espresso, e con cardinal Pietro Marini.
volto sereno e spirante soave amore.Den- Fiorisce l'università degli studi, della
tro ovati laterali sono dipinti la B. Ver- quale è cancelliere 1' arcivescovo prò
ginee s. mezze figure bel-
Giovanni in tempore, e rettore il rev. d, Pietro Al-
lissime. E qui noterò, che Lorenzo, in- berimi ; d'antica celebrità pe'suoi privi*
sieme al suo fratello Giacomo, altri di- legi, e pe'professoi i dottissimi che v'in-
pinti lasciò in Urbino nella chiesa di s. segnarono. Il Colucci, antichità picene t
Gio. Battista de' Fraticelli (ove riposa il t. 26, p. 1 pubblicò : Dello studio pub-
corpo del b. F. Pietro spagnuolo terzia- blico ed università d' Urbino , discorso
1
rio francescano, fiorito neli4i7 e mor- dell arciprete d. Andrea Lazzari, di-
to in Urbino), la quale fu tutta quanta retto a' rettori del medesimo. Lo pren-
coperta di pitture compite nel J 4 1
6, derò per guida ne'cenni che mi propone
d'ordine del conte Guid'Anlonio, il qua- go dare, con aggiungervi quanto altro
le chiamò idue fratelli in Urbino tratto troverò necessario, sull' origine, incre-
dalla loro rinomanza per le pitture ese- mento e condizione sino a'nostri giorni,
guite in patria nella chiesa sotterranea L* eruditissimo urbinate Lazzari comin-
di s. Lorenzo, come leggo nella Relazio- cia col dichiarare, che quando il cardi-
ne di essa del conte Serva ozi Colilo, che nal Dot ia legato, dal palazzo apostolico
riferisce pure gli scrittori che parlarono trasferì le scuole nel collegio direttoda-
delle pitture in s. Gio. Battista esistenti. gli scolopi, Angelo Antonio Manfre-
il p.
Tale signoi e operoso ed erudito, ne sta fa- di ex provinciale de' minori conventua-
cendo la descrizione, ed ha fatto pure di- li e lettore pubblico di teologia nell' y\-
segnare e incidere uno de'quadri espri- niversilà d'Urbino, d'ordine del cardi-
menti Je gesta del santo Precursore, per nale compendiò un'istoria sulla medesi-
metterlo in fronte al suo libro, in cui so- ma, della quale egli si giovò. Passa quin-
no moltissime figure. Anche il eh. e doti- di a distinguere lo studio pubblico, co-
lo marchese Ricci, Memorie storiche mune a tutti i luoghi inciviliti e di buon
dell'arti e degli artisti della Al arca goveruo, dallo studio pubblico che rico-
d'ancona, parla delle opere de' fratelli nosce la sua origine da una istituzione
sanseverinati della chiesa di s. Gio. Bat- privilegiata e autorevole, proprio soltau-
tista, per abbellire Urbino da Guid'An* todelle città cospicue che abbiano como-
tonio loro allocate, quasi presago che do d'avanzar nelle professioni i loro con-
servir dovessero di modello a quegli ar- cittadini, ed ancora chiunque desidera
tisti, per cui in appresso onoratissima di- di far progressi nelle belle arti e nelle
venne questa capitale. Vi sono inoltre il scienze piti difficili, Riuscendo stucche-
monte di pietà, il monte frumentario, vole il richiamare all'esame i secoli anti-
due conservatorii per donzelle, l'orfano- chi per ritrovare la moltitudine degli uo-
trofio maschile di recente fondazione, al mini eccellenti, che ancor prima dell'i-
quale nel 1.852 il virtuoso urbinate car- stituzione di quest'università fiorirono in
dinal Castracane, che in vita I' avea in Urbino, può bastare la conoscenza della
singolar guisa largamente sovvenuto e scuola de'Galeota, nobilissima famiglia,
protetto, gli lasciò la sua eredità. Per per conoscere gli allievi famosi che per
gratitudine il municipio celebrò nella (piasi i 00 anni uscirono dalla loro dire-
metropolitana al benefico cardinale so- zione. Nel finire però del secolo XV, in
lenni funerali, ne' quali recitò 1' elogio cui Papa Alessandro VI
separo e rese
funebre il cari. d. Curzio Alippi. Egli era indipendente nella giudicatura lo slato
slato protettore di sua cospicua patria, d'Urbino e suo distretto, dalla giuriseli-
220 URB URB
zinne del governo della Marca d'Ancona, studio d'Urbino. Questo studio, benché
il duca Guid'Ubaldo 1 principe vigilan- ristretto nella sua prima istituzione con
tissimo e tulio inlento al buon governo iscai se cattedre, si acquistò uon pertanto
de'suoi sudditi, volendo stabilire un tribu- in breve tempo buona opinione nel pub-
nale civile di cui per tal separazione man- blico. Se ne invaghirono duchi Rovere- i
cava questa sua capitale, per accrescer- schi, pel profitto che da esso ne ritraeva
le gloria e prestarsi etticaceniente colla la studiosa gioventù, e lo presero a pro-
sua autorità al sollievo de' suoi popoli, teggere pel vantaggiochenederivavaallo
saggiamente neli5o6 istituì un collegio stato. Uno de'primi che con nome illustre
di i 3 sapienti percliè potessero trattare usci da questa scuola, fuGiulio Feltro della
a
e decidere con formale giudizio nella 2. Rovere, figlio di Francesco M.* I, il quale
a
e 3. istanza, tranne le cause beneficiali ,
nel 1
547 da Paolo III fu creato cardinale.
tulle e. ciascuna causa ecclesiastica non II fratelloGuid'UbaldoII sollecito al van-
meno, che profana o mista del proprio taggio dello studio e premuroso di pre-
stato. Allora fu che Urbino prendendo miare giovani studenti collo sgravio di
i
un altro aspetto, alzò il trono maestoso molte spese, neh 564 ottenne da Pio VI
non solo di Minerva, rna ancora d'Aslrea, la facoltà pel collegio de'dottori di con-
a cui prestando omaggio gli esteri popoli, mediante la bol-
ferire la laurea dottorale,
partirono col premio meritalo di loro fa- la Sedes Apostolica, presso Y Appendice
tiche. Eretto pertanto e stabilito il col- (ov' è pure la bolla analoga, Ex solita
legio de'dottori neh 5o6, detto anche U- Apostolicac Scdis, del 563); onde sen- j
uiversità e Rota, indi a istanza del duca za la necessità di portarsi altrove per tale
e del vescovo cardinale Gabriel li, nel 1 507 elfetto, potessero gli studenti comodamen •
Giulio 11 l'approvò e confermò co' privi- te dottorarsi nella propria città, benché
legi enunciati nella bolla emanata a' 18 non avessero frequentate altre scuole. Fis-
febbraio, Ad sacrarli B.Petri Cathedra 3 sato così nel principio del secojo XVI il
presso 1' Appendice Diplomatica ripro- pubblico studio d'Urbino colla unione
dotta. eziandio da Colucci (e dall'Ughel- delle nominate 3 cattedre, cioè dell'isti-
li, Italia sacra, t. 2, p* 796). Per questo tuzioni nel collegio de'dottori, e della fi-
nuovo collegio, il duca riflettendo che losofia e teologia nel convento di s. Fran-
assai più utile e profittevole sarebbe riu- cesco de'conventuali, continuarono i lei-
scito ad Urbino tal cumulo di privilegi toriad insegnare ne'loro luoghi, non so-
col pubblico comodo delle scienze, è da lamente per tutto il tempo che il ducato
credersi che sin d'allora o poco dopo isti- restò indominio de'Rovere, ma dopo an-
tuisse e introducesse in una camera del cora la s. Sede sino alla
devoluzione alla
collegio la cattedra di gius civile e quindi legazione del cardinal Cibo, nel 1646 da
fosse unita all'altre due di filosofia e teo- Innocenzo X destinato al governo della
logia , che due secoli innanzi esistevano provincia (conviene ricordare il breve del
nel convento de'minori conventuali di s. predecessoreUrbano Vili, Cum sicut prò
Francesco, a beneficio non solo de' reli- parle,(\e\\'8 luglio 1 636, Bull, Rorn. t. 6,
giosi i vi stai)ziati,che di que'secolari i qua- par. 2, p. 65 : Facultaf.es Collegii do-
li desiderosi di profittare nelle dette scien- ctorum cwitatìs Urbini super cognitionc
ze volonterosi ne frequentavano lescuole. causarum. E pure nell' Appendice Di-
Inoltre prima dell' università eranvi in plomatica al n.° 5, ma forse per fallo ti-
Urbino maestri ben salariati e di som- pografico non bene ricordato. Il Cimarelli
mo grido. Queste 3 cattedre considerate poi, che nel i643 sotto Urbano Vili pub-
poi come un sol corpo, in seguito del nuo- blicò V Istorie dello Stato d'Urbino, di-
vo collegio dierono principio al pubblico ce a p. 1 27. » Grande autorità il suo ar-
URB ti U B 221
civescovo esercita, perchè non solo d'Ur- vamente erette dal cardinal Cibo, Inno-
bino e della sua diocesi giudica le cause cenzo X per incoraggile la gioventù ad
nelle prime istanze, che al suo tribunale apprendere le scienze e vieppiù impegna-
s'aspettano, ma di 8 altre città che nella re i lettori nel!' insegnarle, applicò a fa-
sua provincia gli stanno sottoposte ; le vore del pubblico studio le rendite del
quali ivi si terminano, purché non siano monastero de'celestini e del convento de'
di misto foro, che queste nelle terze istan- servili, ambedue pel poco numero tle're-
decorato, può di questa godere i privi- no la memoria con lapide marmorea ri-
legi, da pesaresi e eugubini io fuori, se portata dal Lazzari, checollocarono sulla
da questo collegio con rigoroso esame non porta del corridore che conduceva al pub-
siano approvati"). Da sì amplissimo por- blico teatro de'Pascolini, ove risiedeva la
porato gli urbinati si proposero ottene- cattedra dalla quale si davano le lezioni.
cremento del pubblico studio,onde il gon- mente provveduto di rendite pel congruo
faloniere e i priori gli domandaronoper mantenimento de' professori, altro non
facilitare gli studi a' concittadini, di ag- mancava perchè venisse eguagliato agli
giungere alle lezioni di filosofia e teolo- altri studi generali dello stato pontificio,
gia che si leggevano nello studio pubbli- col nome e privilegi di pubblica univer-
sentanti il comune, per dare miglior for- dice figlio del senatore Orazio) Gio.Fran-
ma al pubblico studio, e poi per secon- cesco, allora canonicodi s. Lorenzo in Da-
darne le richieste , nel 1648 aggiunse maso e poi Clemente XI ,i quali ivi essendo
nuove cattedre nella materia legale e in pubblica estimazione, godevano la be-
matematica. Per maggior decoro e van- nevolenza di Clemente IX. A questi umi-
taggio della città dopo aver assegnale , liarono le patrie istanze, cui la morte del
alle nuove cattedre alcune rendite, l'unì Papa ne impedì l'esito. Però poco dopo
tutte insieme e collocò nel palazzo apo- si ottenne dal successore Clemente X, il
stolico, ove fossero tenuti i lettori por- quale appagò comuni voti, col breve
i
coltà destinate da' rettori dello studio. presso 1' Appendice n.° 6 (e nel Bull.
Trasferite nel 1648 in alcune stanze del Rom. t. 7 a p. 00 Erectio l nivcrsitatis
1 :
filosofìa e teologia, insieme all'altre nuo- bino del titolo di pubblica Università e
,
12-ì V R D URB
studio generale, simile in tutto a quella di 1773 da Clemente XIV, il quale morì nel
Ferrara con ',
que'privilegi d'esenzioni e 1774, e il vescovo nel 1783. Clemente XI
d' indipendenza concessi ad essa da Cle- assegnò al collegio de'dottori,a cui era sta-
tore. Si stabilì che le cattedre fossero una 170^, Appendice n.° 8,e l'altro nel n.°i o.
di ciascuna delle seguenti discipline, cioè Siccome fu pubblicato da InnoceiizoXIII,
teologia, fìsica, metafìsica, logica, teolo- conviene trovarlo nel Bull. Rotn. nel t. 2,
gia morale, medicina, matematica, con- par. 2, p. iZ\ >
Aequum arbitrammo de'
troversie. Nel 1694 il cardinal Astalli le- ^novembre 1721 Confimi atur assigna- '.
gato, e nel 1706 il cardinal Tanara le- tio loci a Clenu XI facta in Rota Ma-
teca, l'urbinate Clemente XI nel conven- p. 1 5j: Statui tur, ut inter Auditores Ro-
to de' conventuali , al modo narralo, la tae Perusinae sii scraper locus prò uno
costruì con magnificenza a proprie spese cive cwitatis Urbini. La bolla poi Inter
e fornì di libri, ricordando benignamente multiplices, de' 9 marzo 1721, pubblica-
1
col grado dottorale. Qui dice il Lazzari, Confirmantur privilegia et indulta a Ro-
che la biblioteca fu accresciuta di qual- manis Pontificibus Università tis Studii
che opera necessaria e ragguardevole nel generali s et Collegio Doctorwn Urbini
t
U R D URB 223
(che co! d atello cardi nal Alessandro era- di molti professori, ed ammessa a gode-
no stati laureati io questa università) ni- re di una sovvenzione annuale della pro-
pote di Clemente XI, nel j5o l'eresse, e i vincia. E ben corredata di biblioteca, di
con generosa munificenza assegnò un fon- gabinetti, e d'un orto botanico, che non
do di scudi 3ooo pel mantenimento del è de'comuni ; pochi anni dopo fu traspor-
professore. Il Lazzari celebra l'uni versila tata l'università in un palazzo compialo
per esser stata sempre fornita di valorosi appositamente per darle più comodo. In
maestri, e dalla cui scuola uscirono sog- Urbino tuttora fiorisce l'antica e illustre
getti degni d'eterna gloria, comeClenieu- accademia letteraria detta degli Assordili*
te Xl(st udiò iiiRotna sotto i gesuili,e pre- Anche di questa il Colucci,nel t. 26 a p.7 3
se la laurea di giurisprudenza in patria ,
pubblicò: Dell'antica accademia degli
dopo averla studiala inRoma sotto la di- Assorditi d* Urbino 3 discorso dell'arci-
sciplina di Gaspare Carpegna e di Gio. prete d. Andrea Zrtzzrtr/.Egli confessa di
Ballista de Luca poi celebri cardinali ), essersi profittato della Dissertazione èri*
Clemente XIV comprovinciale (che di 1 iico-istorica mss.did. Gio. Gianni, ed io
anni fu ricevuto da'conventuali d'Urbino profitterò del lungo Discorso per darne
e poi vi tornò)} i cardinali Feltro della Ro- un' indicazione. L'accademia d' Urbino
vere,Uldericoe Gaspare di Carpegna, An- detta degli Assorditi fiori ne'tempi della
nibale e Alessandro Albani, Riviera, Ve- duchessa Elisabetta Gonzaga moglie di
terani, Bussi de Pretis, oltre vescovi e i Guid'Ubaldo I, ma non è questo il fonte
prelati che nomina. Tra'più celebri scrit- dell'origine dell'odierna. Diversi scritto-
tori ricorda Commandino, Corboli, Fe- ri sostennero che fu la 1/ fondata in Ita-
derico Bonaventura Micalori, Baldi,Ghi- lia, dicendosene istitutore il duca Fede-
ni, Perfetti, Staccoli, Sempronj, Santuc- rico, per impulso di Federico Gallo il se-
ci, due Alessandri, Veterani; Catelani, niore suo segretario di stato. Anche Laz-
Palhoni, ed altri molti che all' univer- zari per congetture ingegnosamente vol-
sità accrebbero gloria e reputazione; al- le industriarsi di provarla come ima* del-
le quali prerogative contribuirono i gon- le più celebri e la più antica tra l'italia-
falonieri e i rettori, che con vigilante zelo ne, e crede d' averlo mostrato con evi-
la governarono, godendo i privilegi di denza. Racconta l'ingegno e la dottrina
queHe Bologna e Ferrara. Neil' eser-
di del duca Federico, la formazione della
cizio delle letture vi sono ammessi rego- i sua biblioteca, l'amor suo pe'dotti e gli
lai i d'ogni ordine, particolarmente aven- eruditi di cui amava la compagnia, la sua
dovi fiorito i domenicani, i girolamiui,gli corle essendo il convegno de' virtuosi, e
scolopi, i francescani; e Clemente XIV dalla quale uscirono i celebri cardinali
a' i 5 luglio 769,00! breve//*/e/' cOinmis-
i Divizj di Bibbiena (autore della famosa
a
saCy nel n.°i2 dell''Appendice, in perpe- Calandra, commedia la 1 . volta recitata
tuo concesse a'minori conventuali la cat- in Roma e poi in Urbino, come rilevai
tedra di teologia. Allorché Leone XII nel riparlandone nel voi. LXXIII, p. 179,0
1824, colla bolla Quod divina Sapidi- al dire del p. Grossi in Urbino), Frego*},
tia, riordinò nello stato pontificio il pub- Bembo, Sadoleto, e i Papi Leone X e
blico insegnamento, tra \e Università (/'.) Clemente VII, nella corte d'Urbino trat-
non avendovi compreso questa d'Urbino,, tati con ogni cortesia, in tempo che la
restò soppressa ; ma poi con decreto della loro famiglia Medici fu esiliata da Pi*
s. congregazione degli sludi de' 2 feb- 1 renze, però innanzi al loro pontificalo.
braio 826, approvato dal Papa, fu ripri-
1 Alla tavola del duca Federico sempre si
Castellano, che venne quindi provveduta ze; e quando era in Urbino, una volta la
224 URB li RB
settimana recavasi nel convento di S.Fran- ti d'Italia primi letterati ad accrescere
i
cesco per qualche studio. Quindi Lazza- lo splendore della nobilissima corte, e ad
ri, dalle letture e ragionamenti eruditi eccitar maggiormente nel cuore degli ur-
della tavola, e dall'esercizio virtuoso set- binati lo spirito di emulazione. Ne della
timanalein s. Francesco, ne deduce un'a- vedova duchessa Elisabetta, che 20 anni
nalogia all'accademia e alle sue leggi, e sopravvisse al consorte, restò memoria
ci vede gl'inizi dell' accademia degli as- che seguitasse ad onorare di sua presen-
sorditi; ricordando quegli scrittori che za la virtuosa adunanza, sebbene la sua
fecero menzione dell'accademia degli e- inclinazione alle lettere e la protezione a
ruditi e belli spiriti in detto convento. chi le coltivava possa persuadere della
Ritenuta da lui nata e stabilita 1' acca- di lei costante compiacenza verso l'acca-
demia sottogli auspicii di Federico, viep- demia. Dal 1 5i6 in eui Leone X privò
a
più fiorì in tempo
Guid'Ubal- del figlio de' suoi stati Francesco M. I, per 7 an-
do I, del quale diversi attenuano ch'ebbe ni rimasero bandite l'adunanze accade-
nella sua corte un'accademia e n'esistano miche. Quietate le cose pubbliche, si pre-
gli alti. Il Castiglioni celebrò come la du- sero spedienti per rinvigorirle con leggi
chessa moghe Elisabetta Gonzaga si com- scritte, mentre continuava la società let-
piaceva virtuosamente di quelle genia- teraria a chiamarsi congregazione, non
li spiritose veglie, onde alcuni vi attri- potendosene precisare l'epoca per la per-
buì il principio degli accademici assor- dita del libro delle sessioni. Lazzari, con-
dili. La serenissima donna seppe unire tro Quadrio, che sostiene fondatore
il
ferita la virtuosa adunanza dal clauslro chiara Federico fiorito verso ili 56o, uno
de'conventuali alla residenza ducale, de- de' primi fondatori e primo presidente
nominata peròcongregazioueesenza par- dell'accademia degli Assorditi d' Urbi-
ticolare impresa. Nell'invasione e depre- no), riconosce in esso il grado di ."pre- 1
dazione della ricca guardaroba e della li- sidente, non però il vanto di fondatore,
breria, fatta da Cesare Borgia, ammutoli- correggendo il Quadrio che con anacro-
rono le muse ei letterari esercizi; finche nismo lo fa contemporaneo del duca Fe-
circa i5 mesi dopo, caduta la potenza di derico. Se esistesse il dello libro polreb-
quel tiranno, si ripresero i consueti eser- besi conoscere il vero tempo in cui la
cizi letterari. Nel i5o8 subentrata nella congregazione prese il nome d'Accade'
signoria delia casa di Monte Feltro quel- mia, è fin da quando gli accademici as-
la della Rovere, nella persona di Fran- sunsero quello di Assorditi, scegliendo
cesco M." I, sebbene questi non ebbe mol- per impresala nave d'Ulisse colle Sirene,
ta erudizione di lettere, per essersi da e il motto Canitis Sardi. Ne spiega il
giovinetto con tutto il fervore applicato significato con dire, che gli accademici,
alla milizia, in che grandemente si di- i quali entrano a solcare il vasto mare
stinse,nondimeno non cessò mai di pro- delle scienze e dell' erudizione, devono
teggere la virtuosa adunanza ma pare ; avvertire di tener ben chiuse le orecchie
con minor efficacia di Guid' Ubaldo 1, alle lusinghe de' vani smoderati piaceri
suo padre d'adozione, edell' avo simile, (come Ulisse ingiunse" a' suoi compagni
anche per non più concorrere alla corte per non udir quelle delle Sirene, e lo
d'Urbino, come pel passatoia tutte par- rilevai nel voi. LXV1I, p. 2 34), e llcl *
URB URB li 1
l'ozio, se con lodevole desiderio anelano morabile non ebbe luogo sino al 1623,
ll'acqiiislo della virtù. Sembra ragio- in cui casualmente s' incontrarono nel
presidente dopolo stabilimento delle nuo- certa tradizione d'ivi essere anticamen-
ve leggi, dalle quali apparisce insorto un te fiorita un'accademia^ e che di non po-
qualche scisma co'letterati forastieri, che ca lode sarebbe il rinnovai la. La propo-
si vollero esclusi; ovvero eransi allonta- sizione essendo stata ben accolla dagli al
nati da Urbino per le calamitose vicen- tri, in cui era lo storico Cimarelli allora
de cui soggiacque anche sotto Francesco priore de' domenicani, si volle eleggere
suo tìglio Torquato, il quale però mi pa- gregati,quesli acclamarono perpetuo pro-
re doversi, come altri de' nominati, at- tettore dell'accademia s. Francesco d'A-
tribuire a tempo posteriore ;
giacche i sisi. Indi a'4 novembre riunitasi l'acca-
cui numerosi furono quelli che quindi tica insegua e nome; e dopo altre adu-
accorsero in Urbino, ove trovando no nanze tenute in essa, passarono gli acca-
bile ospizio e donativi, Atene gloriosa ne demici a riunirsi in casa Veterani, e po-
divenne la corte, e sarebbe il suo splen- scia nuovamente nella biblioteca. In se-
dore aumentato, se una forte sollevazio- guito si adunò ancora nella sala del pa-
del gran Federico e di Guid' Ubaldo I petuo due stanze più nobili dell'appar-
scritte dal Baldi. Il permettere però a tamento detto il Magnìfico, per averi»»
questi di recitar nell'accademia a dotta abitato Giuliano de Medici, nel pala/zo
adunanza alla sua presenza 1' Encomio apostolico e con ingresso pertìoolere.Lei
delta Patria, è tuttavia un indizio che il zari racconta le successive adunuuze.l'ac
duca la favorisse. Altro monumento me Gedeone pubbliche e solenni per M
r
VOt« I.XXXVI. 1 >
126 U B D
Ioli avvenimenti patri'», i discorsi e com- secolari e regolari, rispettabili per dot-
lonia Metaurica, aggregata alla celebre stica per le dissertazioni d'ogni mese pel
Accademia d Arcadia di Roma, con as- i.° biennio. Termina Lazzari con ripor-
segnare il proprio nome pastorale arca- tare : il catalogo degli accademici Assor-
dico ai fondatori. Nel 729 ascrisse al suo
1 diti d'Urbino che sottoscrissero le prime
corpo i più ragguardevoli e insigni lette- leggi ;
quello de' restauratori dell'accade-
rati d'Italia, conservando il suo splendo- mia del i623; quello degli aggregati alla
re sinoali75o. Ricaduta da esso per mor- Colonia Metaurica nel 1701 col nome
te d'illustri accademici, nel 1774 alcuni arcadico; e il catalogo copioso degli ac-
coltivatori di poesia istituirono l'adu- cademici illustri per dignità e dottrina,
nanza de' Misti, i quali si unirono a' su- secondo l'ordine de'tempi in cui tra gli
a
perstiti Assordili, onde nel gennaio 1775 Assorditi furono ascritti dopo la 2. re-
a
si potè celebrare con pompa pubblica ac- staurazione nel 1623 e dopo la 3. nel
cademia nelle suddette stanze del Ma- 1729, ed è veramente splendido e ono-
gnifico, con orazione sulle Glorie della rifico.Per le lagrimevoli vicende politi-
città d'Urbino, seguita da altre di vario che, che desolarono anche lo stato pon-
argomento e riferite dal Lazzari. Indi tifìcio nel finir del secolo passalo e ne'
questi passa a ragionare d'altre antiche primi anni del corrente, l'accademia de-
accademie fiorite in Urbino, de'loro sco- gli Assorditi si estinse. Reintegrato l'or-
lini, forse contemporanea nell'origine al- 1817, avvivandosi in essa quel sagro fuo-
l'altra degli Assorditi, esistente a'tempi co d'onor nazionale, il quale se talvolta
di Lazzari, la quale avea il suo teatro nel giammai non può
sopisce, estinguersi,
palazzo apostolico, rappresentandovi tra- massime in una nobile cititi di svegliati
gedie e commedie d'autori urbinati, con ingegni, di vivace fautasia, contribuen-
intermezzi di balli, presiedendo alla scel- dovi il clima ordinariamente temperato
Ecclesiastica, i cui ascritti ecclesiastici mosi che levarono a sì alto onore la no-
URD li a iì 22'
lidissima Urbino e la fecero tra l'italiche vare che non solo Bramante sia durar-
dabili imprese della guerra, e colla sali- pretensioni, con riprodurre l'albero della
tila della vita. Poche città della peniso- famiglia Bramanti di Fermignano origi
la ponilo quanto Urbino ricordare virtù nata da Pascuceio di Antonio della villa
di principi munifici e grandi, sapienza di Monte Asdruvaldo del i43o, colla giù
di uomini per lettere cospicui, valore di stificazione dell'albero slesso, e le con-
artefici nella loro professione sommi e di- futazioni alla vita dell'a rchi lei lobi antan
vini, ecclesiastici secolari e regolari vir- te, scritta nel 17 12 dall'anonimo tuba
tuosi e dotti elevati alle più grandi di- niese, in forma di annotazioni. Pure del
gnità. Nel t. 26 dell' Antichità picene si Lazzari hanno stampate nel 1800 in
si
d. Andrea arciprete Lazzari. Nell'arti- peo Gherardi editore, che in Urbino s'in-
colo Bramante Asdruvaldiuo il Lazzari traprendeva la 2. 'edizione del bellissimo
ricorda la prolissa disamina sulla di lui Commentario, con qualche aggiunta op
patria, di cui feci cenno nel § Fermigua- porluna- In tale annunzio si encomia l'o-
ìk> } perchè Q questo patte l'attribuì. Ma pera per esservi congiunto alla chiara e
siccome nel t.'>/j delle A litichila picene, veridica esposizione de' fatti, il bel fiore
riportandosi la Cronaca di Castel delle di nostra lingua, e quella onesta brevità
Ripe e di Durante, ora / 'rhania, per cui ehe riesce piacevole. » Qui principi ge-
in tale articolo ne ragionai, si vuole pro- nerosi e sapienti, qui condottieri ujuguu
228 U E B URB
nimi e forti, qui spettabili ministri del bino ; l'altro sotto quelle di Guid'Ubal-
a
tempio e della reggia ;
qui profondi sevi- do II e Francesco M. li. Fermato il suo
ziati, letterati solenni e artisti immorta- domicilio in Urbino, vi sostenne quegli
li; qui monumenti di quella grandezza onorevoli carichi propri del senno e va-
che trionfa de' secoli, e ricorda alle ge- lore de' primari cittadini, come feconda
nerazioni che si succedono l'ingegno e il d'uomini celebratissimi in arme e in to-
valore degli avi, perchè nipoti vi si mo-i ga, rifulgendo tra tutti il magnanimo Pa-
dellino". Ora aggiungo sulle prove di pa Clemente XI (che il Desportes prete-
stampabile poi nella slessa Enciclopedia, se nato in Pesaro, della quale però era la
t. 6, p. 142, si dice effettuala la pubblica- madre sua, mentre esiste ancora in Ur-
zione del Commentario, con tenendo l'ul- bino la camera ove vide la luce, deco-
timo fascicolo 1' appendice delle Recenti rata di questa iscrizione : Clemens XI
notabilità, lavoro originale dell'edilore, Pont. Max. hoc in cubiculo natus est die
non che una Breve guida artistica di 2.3 fui.i63g), pel quale l'eccelsa casa
Urbino _,divisa per classi di belle arti, con pose stanzain Roma, col proprio Palaz-
degli illustri contenuti nel Commenta^ nomalo per racchiudere la celebre Bi-
/7o,seguiròla disposizione storica piaciuta blioteca Albani(F.)> e gli amplissimi car-
all'egregio autore; ma om metterò la se- dinali che celebrai in tanti luoghi, Anni-
rie de' couti e de' duchi d' Urbino, per bale, Alessandro, Gio. Fraucesco e Giu-
doverne ragionare ne'cenni storici d'Ur- seppe, quali due ultimi però nati in Ro-
i
binoesuostato; e quanto ancora riguar- ma. Gli Albani quindi in Roma, Urbi-
da la famiglia Albani) principi di Soria- no e altrove imitarono grandi esempi i
no, per averne già parlato in quegli ar- de' Gonzaga, de' Medici e degli Esten-
ticoli, e negli altri in essi citati e ne'molti si, massime nella protezione de' buoni
chi di Monte Feltro e della Rovere, si- le scienze /uì quelle sagre fiorirono: Bar-
gnori e padri de' popoli di cui vado di- tolomeo Carusi romitano di s. Agostino,
scorrendo, parve che la provvidenza vo- dotto professore nell' università di Bolo-
lesse in questa città medesima da una fa- gna e Parigi, che dedicando a Clemente
miglia urbinate far sorgere personaggi VI il suo Mclleloquium s. Augustini, gli
chiarissimi per senno e autorità, che quel- meritò il patrio vescovato, e l'invito di fa-
le due adequassero nella generosa pro- re lo stesso lavoro sull' opere di s. Am-
tezione e nell' alletto veramente paterno brogio, e compito che ebbe l' intitolò 1'
natori, ebbe fin da' secoli XV e XVI i mò per stabilire le regole del collegio gre-
prodi guerrieri Giorgio e Altobello, che co che avea fondato in Roma, e ne curò
militarono l'uno sotto l' insegne di Ro- la sistemazione con prospero successo, in-
berto Malatesta signore di Rimini, e di di preposto alla stamperia di lingue o-
Federico e Guid'Ubaldo I duchi d' Ur- rieutali e trasferito alla sede d'Auagni.
URB U R B 229
Cesate Becilli già medico ilei cardinal Ba- bieskipomposamente nella sua cappella
ronio, entrò nella sua congregazione del- di Monte Frascone, e ne battezzò poi in
l'oratorio ,
concordanza de*
scrisse sulla Roma il real primogenito. Giacomo Mi-
Vangeli, e gli atti di Papa
s. Caio che de- calori canonico della metropolitana e pro-
dicò a Urbano Vili, continuò con un to- fessore dell'università, scenziato scrittore,
mo gli Annali ecclesiastici y preparò e a- sostenne con onore una contesa lettera-
gevolò la via a quelli di Rinaldi. B.alFaele ria col Puleano. Altri illustri nella filo,
Beni filippino, autore d'opere di legge, di sofia. Alessandro Giorgi valente matema-
fisiologia e teologia. Gio. Mario Alessan- tico. Gio. Battista Teofili eccellente nel-
dri vescovo d'Oppido, poi di Mileto, indi le matematiche e nella medicina. Felice
dis. Marco, dolto in ambo le leggi e scrit- Paciotli, fratello del celebre Francesco,
tore. Raffaele Aquilini, dedicò a s. Pio V per Emanuele Filiberto duca di Savoia
un libro polemico contro gli ebrei. Gui- restaurò lo studio di Mondovì, scrisse
d'Ubaldo Vincenzi, presidente dell' uni- mollo sulle matematiche. Vincenzo Vin-
versità di Pavia e confessore di s. Carlo cenzi si segnalò in dette facoltà, e si dice
Borromeo. Lodovico Vincenzi. Pier Be- inventore dell'archibugio a vento e della
u edettoGiovannini cappuccino. PietroTo- fontana portatile. Illustri nella medicina.
relli. Prospero Urbani conventuale scrit- Furono professori dell'università di Pa-
tore di dogmatica e di politica. Carlo Sil- dova, Girolamo da Urbino, e Severuccio
vestro Palma vescovo di Fossombrone. Corboli,il quale lasciò un dottissimo trat-
Girolamo Staccoli vescovo della patria. talo di materia medica , ambedue chia-
Anlaldo Antaldi vescovo di Siuigaglia. mati a quel magistero per la perizia del-
Ignazio R.analdiarcNescovo patrio. Nelle la scienza e la celebrità del nome. Ago-
scienze profane, principiando dallato- stino Santucci medico, insegnò filosofia
sofia. Federico Coinmandino profondis- nell'università diPerugia. Alessandro Ve-
simo matematico e nel secolo XVI re- terani nel secolo XV
medico riputas-
fu
stauratore delle matematiche, anche pe- simo iti Francia. Sebastiano Veterani
rito in altre scienze, come nella medicina, l'ebbe a medico Paolo II. Girolamo Bar-
di tenace memoria nella quale riteneva tolini coltivò tutta quanta la filosofia e la
le cose imparate, autore di dottissime o- medicina. Gio. Matteo Virgilj fratello del
pere edile e inedite, maestro di France- celebre Polidoro, d' acuto ingegno, pro-
1
sco RI. Torquato Tasso e di Ber-
II, di medicina nelle università di Pa-
fessore di
nardino Baldi ec. Federico Bonaventura dova e di Ferrara. Jacopo Battiferri e
di vigoroso ingegno, profondo nelle scien- Matteo suo figlio distinti medici; e que-
ze naturali e di pubblica economia , in st'ultimo professore pubblico in Ferrara
cui pubblicò e lasciò parecchie opere; ri- dottissimo, fu padre d'Antonio, da cui
corderò quelle sui Venti, del Parto d'S nacque la celebratissima rimatrice Lau-
mesi, sulla Ragion di stato,s\i\\aPraden- ra Battiferri, onore del sesso, della pa-
za politica: fu ambasciatore a vari prin- tria e delle lettere italiane. Pier Matteo
cipi ed a Gregorio XIII. Tra'suoi discen- Pini, prediletto discepolo dell' altissimo
denti si segnalarono, Pietro per virtù e ingegno d'Eustachio (di Sanseverino me-
dottrina che gli meritarono la mitra di dico di Guid'Ubaldo II co'gradi di gen-
Cesena; e d'altro ramo i suinraentovati tiluomoearchiatro, ma poi il fratello car-
fratelli Alessandro e Sebastiano Pompi- dinale Feltrio della Rovere lo volle suo
lio,il i ."arcivescovo di Nazianzo ed elemo- medico mentre dimorava in Roma) , il
siniere pontificio, il 2.° vescovo di Gub- quale gli commise di pubblicare alcuna
bio, indi di Monte Fiascoue e Corneto, delle proprie opere, e di delineare le la
a
sposò Giacomo III a M. Clementina So- moie tavole anatomiche, oltre la forma-
23o URB li R B
zioue di altre 46 bellissime di tutte le par- se V uffizio di segretario di stalo. Il le-
li del corpo umano: restate presso il Pi- gnante Pontefice, per la singolare stima
dì,per impotenza di pubblicarle, dipoi si verso di lui, nel tempo riferito nell' in-
reconsulti eccellenti, onde molti urbinati coltivò con lode la poesia: distinto giu-
vennero scelti in podestà e governatori di risperito, fu uditore del granduca di To-
provincie, luogotenenti e consiglieri di scana, e lasciò gli eruditi trattati, De Fra*
principi, uditori delle Rote di Genova,Fi- tribiiSy de Positionibus, de Caeco, Sar-
renze, Bologna, Ferrara, Lucca, ed altri do et Muto, pubblicati colle stampe. L'al-
ambasciatori in negoziazioni difficili a'po- tro fratello Curzio , se la morte non gli
lentati d'Europa. Aurelio Corboli uscì troncava la vita nel fior degli anni, forse
da una famiglia aulica e cospicua per no- l'avrebbe superato nella scienza legale, e
biltà/in cui fiorirono assai uomini per pru- fu compianto col poema Curtius, dal du-
denza e per sapere ragguardevoli, qua- i ranlino Macci. Buoni giureconsulti furo-
li col loro consiglio giovarono la patria no Bartolomeo da Urbinodel secolo XV,
e servirono al principe con lode di som- professore di Padova; Vincenzo Fusche
ma integrità e accortezza. Fin dal secolo ri vescovo di Monte Fiascone e nunzio in
XIV v'ebbe Giovanni peritissimo nelle Ispagna; Pietro Cartolari vescovo di Mon-
leggi e per destrezza negli affari politici, te Feltro, anche poeta, caro a' Papi ed a
a
perciò carissimo a Guid'Antonio Feltrio. Francesco M. II come suo intimo consi-
Il figlio Gio. Paolo, per la sua rinoman- gliere; Orazio Avicenna pare scrittore ,
ristampata più volte come uno de' più: stituzioni civili j Gio. Francesco M." de
belli ecompleti trattati in siffatta mate- Pretis, autore dell' applaudito Repelilio
ria. Noterò che illustre prelato di tal fa- in capitulo Filius de Tcslamenlisj del-
miglia, epochi anni addietro defunto im- la stessa, famiglia fu il cardinal Gio. Bat-
1
maturamente, fu mg. Giovanni Corboli tista Bussi de Pretis. Giureconsulto e-
Bussi, amato da Gregorio XVI siccome loquente fu Gio. Carlo Riviera, promoto-
dotalo di felice ingegno, dottrina e inte- re nella laurea che prese in questa uni-
merati costumi, lo fece canonico Vatica- versità Gio. Francesco Albani, poi Cle-
no , e segretario della s. congregazione mente XI; di tale prosapia fiorì il cardi-
concistoriale e del sagro collegio, e perciò nal Domenico Riviera, di cui il p. Gros-
nella sede vacati te per morte del Papa fu n« si scrisse la biografia tra gì' illustri nel
U RB tiR B 23.
le belle lettere, ed io nel suo articolo. Ber- se l' iscrizioni di Roma antica, e di esse
nardino Baldi, qui lo pose il Grossi col- fu peritissimo compositore, sulla colon-
locandolo tra que'che illustrarono le scien- na Traiana, sul lago di Fucino. Il senato
ze e que'che coltivarono le lettere, aven- romano l'ascrisse al patriziato colla sua
tutte le severe discipline e alte lettere a- to Roma colle virtù e l'ingegno, già per se
nieue. Incomparabile ingegno, di cui già stesso era romano. La morte lo colse men-
feci parola, non fu pago di coltivare una tre era occupato in immenso lavoro sul-
scienza sola, quasi tutte volle abbracciar- la Campagna romaua. Ne scrisse in lati-
le, e con universale dottrina trattare d'o- no egregiamente la vita il cardinal Rivie-
gni cosa,riuscendo eccellente in tutte quel- ra. Trasportò in Urbino l' iscrizioni e i
erudizione fu paragonato a Vairone , e quali cou altri ivi raccolti, furono colloca-
tanto scrisse quanto appena crederebbe- ti come in nobile museo nelle logge del
si che si potesse leggere da alcuno. Il ca- palazzo apostolico, per la ricordata splen-
talogo di sue opere ascendono al numero didezza del cardinal Stoppani, a pubbli-
di 90 e ponno formare una biblioteca, co decoro; insieme a quelli dal cardinale
monumento di gloria imperitura. Buon fatti cercare ne'paesi con vicini, e posti iu
poeta, scrisse di storia, di matematica, di bell'ordine, con maestria elegante e ma-
geografìa, di canonica, di teologia, d' in- gnificenza d'ornato. Più di 600 sono l'i-
d'un ingegno versatile, che sembrò nato l' limette sepolcrali, i busti e le teste an-
per quanto trattava. Fu poliglotta e il- tiche. Appresso a questi sono le 72 tavo-
lustrò molti antichi greci e latini, ebraici le e gli altri marmi scolpiti, de'quali ten-
e caldei; seppe anco l'etrusco, l'arabo, il ni proposito ragionando del palazzo apo
persiano, loschiavone, il tedesco, l'unga- Trovo nel Ranghiasci, che si ha
stolico.
lute (in lutto questo solo permette il be- so p. ab. Ranghiascijche gli eredi di mg.'
nefico Dio che lo somigli,con manifesto Fabretti douarono alla città d' Urbino
privilegio),oude formò le meraviglie d'un questa bella raccolta, che il cardinal Stop-
ultramontano che studiava i.j ore per pani fece collocare nel palazzo pubblico,
giorno. Alla portentosa vastità d'ingegno così eternando le glorie del Fabretti, uuo
e di dottrina accoppiò purissimi costumi, de'più bei genii del suo secolo, e le memo-
disinteresse, lealtà, amor patrio, religio- rie che contengono (il cardinale avendo
ne, per cui potè dirsi veramente sapien- acquistato in Roma il Palazzo Stoppani ,
te. Illustri nelle beile lettere. RaffaelloFa- forse perché dicesi eretto co' disegni di
Lretti fu sommo nell'antiquaria, e in Ro- Rallaello, vi collocò i frammenti do' Fa
ma soprintendente agli "scavi delle cata- sii di V. Fiacco, come mirrai in tale ar-
combe, canonico Vaticano, segretario de' ticolo, il che mostra l'amore del porpo
memoriali e prefetto dell'archivio aposto rato per l'antichità e le belle arti). Au-
lieo. Investigò ogni monumento di Roma tenore di età .«1 baldi e al Fabretti fu
antica, del Lazio e di diversi popoli cir- Polidoro Virgilj da Urbino, ed il p. Gros-
costanti con dotte peregrinazioni. Scrisse si lo riportò dopo que'due grandi urbi
tato cle'loro errori da'seguaci della pre- Galeota per più di ioo anni fiorirono
lesa riforma, venne proibito, se non fos- professori di lettere greche e latine, come
se alla sua genuina lezione restituito). A- Girolamo, Agostino, Francesco, Nicolò,
lessandro VI l'inviò in Inghilterra suc- e singolarmente il nato da questi Anto-
collettore apostolico del cardinal Castel- nio che insegnò con bella riputazione in
lense, ed il re Enrico VII gli commise di più primarie città e in patria, e lasciò scrit-
scrivere la Storia del regno, di cui pro- ti pregevoli. Della famiglia Cornei, An-
priamente mancava che pubblicò nel , drea meritò l'amicizia di Pico della Mi-
i534 e dedicò a Enrico Vili. Dalle ca- randola, e Tito non fu fortunato nell' al-
lunnie lo difese il p. Grossi; le sue ossa lievo Federico Ubaldo ultimo Roveresco.
riposano nella metropolitana. Il dotto Livio Guidalotti,di famiglia che produs-
Gentile Becci ha la gloria d'essere stato se altri illustri. Silvestro Girelli, Gio. Fran-
precettore di Lorenzo I il Magnifico det- cesco Passio nei, Gio. Antonio Turaneo.
to il Padre delle Lettere e delle Muse, Poesia. T va' pi'uin italiani rimatori è Lo*
perchè fra'Medici primeggiò nella cultu- do vico Vernaccia, che contrastò la gloria
ra e protezione di esse, non che del suo a quelli che dierono origine alla volgar
figlioPietro, fratello di Leone X, e di Giu- poesia, secondo alcuni inventore del so-
liano germano di essi, vescovo beneme- netto; come
tra'primari poeti urbinati è
rito d'Arezzo e più volte ambasciatole tenuto Agostino Staccoli, di ragguarde-
de'fiorentini pel suo politico accorgimen- vole famiglia da cui uscirono illustri pre-
to. Pier Girolamo Vernaccia delie scuole Iati,valenti coltivatori di lettere, uomini
pie, del cui preposito generale e concilla- d'armi e di toga. Agostino fu pure nel
diuo Camillo Scasellati imitò la dottri- 1483 ambasciatore di Guid'Ubaldo I a
na e le virtù, professore dell'università Roma, ove il padre Serafino avvocato
e superiore del collegio de' nobili bene- concistoriale era stato avvocato di Qui-
merito. Con applicazione costante e som- d'Antonio Feltrio, ed Innocenzo Vili lo
ma industria raccolse le notizie per la nominò suo segretario e abbreviatore: il
Peroli segretario di Federico e di Gui- re. Marco Montano insigne letterato del
d'Ubaldo I; come lo fu Urbano Urbani secolo XVI, segretario di s. Carlo Borro-
compendiatole della storia de'sigoori di meo, eccellente poeta di sua età, e ben-
Urbino; Federico Veterani bibliotecarip ché laico si esercitò nell' eloquenza del
URB URB 233
pulpito,venendo stampati suoi sermoni, i Roma studiato sulle opere di Raffaello e
acceso com'era dell'altrui salvezza. Cor- per alcun tempo tenuto per guida, cre-
nelio Lanci nel declinar del secolo XVI si dette scostarsene forse piU per idea di
studiò d'arricchire il teatro con lodate novità, che per intima persuasione; im-
commedie. Laura Battiferri poetessa in- perocché osserva marchese Ric-
il eh.
signe, di cui già dissi alcune parole, mo- ci, che niuno mai valente quan-
riuscì sì
d'ogni facoltà amò e coltivò la soave arte \i riuscì in particolar modo nella dolcez-
de' versi che veramente santificò, richia- za dell'aria delle femmine e de'fanciulli,
mandola alla sua celeste origine; poiché Dell'accordare i colori e nella naturale au-
per lo più cantar gli piacque i medesi- giustalezza delle pieghe, dove forse anche
mi argomenti cantati sul Giordano da' lo superò. Ma trattandosi che Coreggio
veggenti d'Israele. Voltò in rima italia- fu uno di que'pittori ch'ebbe dalla natu-
na i lamenti di Geremia,! salmi peniten- ra prerogative sì singolari, difficilmente
ziali in vari metri, l'innodel ringraziamen- sipotevano queste attendere da altri per
to e della gloria; ed ogni sua poesia spar- quanto si fosse indefesso lo studio, che
se di dolci concetti, di soavità, d'affetto e s'adoprasse per acquistarle; così Federi-
di vivissima pietà che 1* informava nelle co non potè mai raggiungerlo, né pel lar-
rare sue virtù, e col marito donò il pro- go del suo disegno, né pel chiaroscuro, né
prio al collegio de'gesuiti di Firenze. Nel per la verità delle sue tinte. Con tutto-
secolo XV già Battista di Monte Feltro, ciò però la sua nuova maniera iutrapre-
educata e vissuta in Urbino, leggeva in sa piacque assai, e gran nu mero di disce-
pubblico filosofia, improvvisava Ialine o- poli egli riunì tanto nel ducato d'Urbino,
razioni, e temprava la lira ad itali suoni. quanto nella Marca d'Ancona. Nel colo-
Poetesse insigni urbinate furono poi Eli- rito, dice col Lanzi il Grossi, fu il Baroc-
sabetta Cini, Isabella Genga, Minerva ci de'primi a ristorare il buono stile che
Bartoli. Altri coltivatori della poesia so- dalla scuola romana erasi alquanto per
no stati : Domenico da Urbino amico e le pubbliche sciagure sviato, e ceduto a-
imitatore dello stile del Burchiello, Pier vea il luogo al pessimo de'vizi, l'amma-
Paolo Fiori, Francesco Girondani, Ful- nierato. L'invidia di finti amici maligna-
vio e Nicola Genga, Federico Lanti, e più mente l'avvelenò in Roma, onde restò
d'ogni altro Federico Picciuoli scrisse ri- sempre infermiccio. Avendo coll'aria na-
me d'ogni metro; non che Lodovico An- tiva riacquistato vigore,benchè per lo spa-
taldi, Antonio Adriani, Gio. Battista Fa- zio di 5o anni non potè lavorare che
zio, Clemente e Vincenzo Bartoli, Fran- un'ora la mattina e un'altra nel pome-
a
cesco M.
e Pietro Carlo Bianchini, Au- riggio, la sua franchezza e assiduità com-
relio ePompilio Corboli , Gio. Ballista pensò brevità del tempo, per cui pro-
la
Ceci, Lodovico Staccoli , Antonio Galli dusse gran numero di quadri così ben
sì
Gallo, Gio. Benedetto Fabretti fratello concepiti e lavorati, che fu e sarà sempre
del celebre antiquario, Virgilio Ricci no- cagione d'altissima meraviglia. Oltre le
li, Gio. Leoni Sempronj in varie specie moltissime sue opere che sono in Urbi-
di poesia, Stefano Fabretti gesuita. Belle no, te ne ammirano in Pesaro, Sinigagli.i,
urti. Di Raffaello Sanzio, qui bastili no- Fermo, Perugia, Ravenna, Roma, Geno-
me ili quel divo ingegno, come di già ce- va ec. La ss. Annunziata che dipinse per
lebrato. Federico Barocci dopu aver in l'aliare della cappella, clic Francesco M,"
1 ,
234 uri; U B B
Il edificò nel santuario di Loreto verso il binalo, dell'Italia e di tutti i cultori delle
i 585, la reputò sopra tutte quante l'opere belle arti in qualunque città del mondo
ch'egli formò.Fuarchiteltodella cappella fioriscono, scrisse pure e stampò in Urbi-
Lattanzio Ventura, e dipinse a freschi la no nel 1822 pel Guerrini: Elogio storico
volta Federico Zuccari. Il suo capolavo- di Giovanni Santi pittore e poeta pa- ,
per la somiglianza che Irti loro hanno le secolo XIV ima famiglia di cortissimo
due onde dissero bene gli antichi:
arti, patrimonio piuttosto di coltivatori di
essere la pittura una mula poesia, e la terra, il che si conosca è
cui i.° agnato
poesia una parlante pittura. Invitato nel- Sante nel principio di quel secolo, il qua-
le corti da vari principi, preferì il tran- le verso ili 34o ebbe a figlio Pietro, chia-
quillo patrio soggiorno, all'altro invidia- mato Pietro di Sante. Ebbe questi due
to e incerto. Infermo di corpo, ebbe vivo figli, uno de' quali fu dal paterno dimi-
maniera dell'uno o dell'altro salirono a il quale dalla moglie Magia Ciarla eb-
qualche fama. Nella famiglia di Piaffael- be 4 figli. Uno di essi, nato a'28 marzo
lo prima di lui fiorirono già valentuomi- i483,fuil meraviglioso Raffaello. Aitre
ni e 5 pittori; Giovanni padre del gran genealogie il critico p. Pungileoni riget-
Sanzio fu pittore di buon ingegno e atto ta. S'ignora in quale anno Giovanni na-
a indirizzare i figli per la buona via; lo- scesse in Colbordolo, bensì si conosce che
data e tenuta in grandissimo pregio è la morta Magia nel 1 49 5
sposò Bernardina
sua tavola che si conserva nella chiesa di di Piero di Parte orefice, ed egli fu tu-
s. Francesco, esprimente in alto il Padre mulato in Urbino ili. "agosto i494- Ap-
Eterno e in mezzo la B. Vergine in tro- plicatosi alla pittura per genio, mosse l'a-
no col divin Figlio, avente a'iati il s. Pre- vo Pieruzzolo a cambiar la stazione di
cursore e s. Francesco s. Sebastiano e , Colbordolo con Urbino. Quivi lavora-
forse s. Bonaventura.Pare che in Urbino vano pittori e altri artisti, e le sue pitture
sia stato maestro a Giovanni fr. Bartolo- mostrano che tolse ad esemplari le sto-
meo Coradin'1 domenicano detto fr. Car- rie di s. Gìo. Battista eseguite da' cele-
nevale, buon maestro e le cui opere stu- brati fratelliJacopo e Lorenzo da San-
diò Raffaello, e prima di lui Bramante, Urbino ebbe tali pitture, poi
se veri no; ed
morto avanti che nascesse Raffjello. Il p. miseramente perite, che poterono servi-
Pungileoni benemerito d'Urbino deIl'Ur- ;
re anco a Raffaello* ne'primi passi nell'ai-
U R B U R B «35
le. N p. Pungilconi ricorda quegli artisti tanto amabile. Animalo da'suoi esempi,
clic servirono di guida ed esempio a Gio- e confortato da particolare amorevolez-
vanni, e alcuni primi lavori da lui ese- za, in brevissimo tempo avanzò moltissi-
guiti, col novero degli altri successiva- mo, e migliorò suo stile nella grazia e dol-
mente operati Grada-
e de'sussistenti in cezza del colorito, nell'esattezza e seve-
la, Fano e altrove, inclusi vamente a Ur- rità delle proporzioni. Perciò Raffaello lo
bino. ove ritornò circa il i4&9> Il Lanzi scelse a dipinger con lui le Sibille nella
giudico suo capolavoro la tavola di s. Se- chiesa della Pace, e riuscirono una del-
bastiano nella cappella omonima d'Urbi- le migliori opere fra le tante bellissime.
no; il p. Pungi leoni gli preferisce i freschi L'opere del Viti quindi si confusero con
della chiesa di Cagli, ed ivi altro suo ca- quelle di Raffaello. Preso dall'amor pa-
polavoro è giudicato dal medesimo sto- trio e da quello della madre, ad onta del
rico la cappella di s. Domenico, ove e- dispiacere mostrato da Raffaello, tornò in
gli seco condusse Raffaello in pratica di Urbino, ne cede alle sue calde istanze per-
pittura. Giovanni amando Raffaello, an- chè si riconducesse a Roma. In Urbino e
co come bellissimo e buonissimo, progno- altrove fece opere lodatissime; ornatod 'al*
sticando che dovea divenire celebre, ri- tre virtù visse onoratamente e carissimo
petutamente ne' suoi dipinti lo ritrattò. a' principi, lo mi pregio possedere una
L'uso del tempo che stringeva l'opere de* singolare sua tavola ili perfetto disegno,
pittori a soli quadri d'altare, non gli per- di dolce colorito, leggiadra nelle figure,
mise alcun dipinto di storia , ma fu dili- diligente nell'esecuzione. Dissi singolare,
genlissimo Dell'incarnare i volti e mirava perchè rappresenta due quadri. Nella par-
condurre il nudo a perfezione. Egli di- te superiore, con bel paese è la B. Vergi-
vise lo studio della pittura colla poesia, fu ne quanto mai si può dir bella , col s.
si nella regione al tutto perduta sì rara ria fatta certa. Quelle pitture e que'vasi
manifattura. In essasi procacciò nome di furono riputalissimi, e Guid' Ubaldo II
nobilissimo artefice Orazio Fontana ur- che con sovrana generosità avea suscitalo
binate, e fu uno de'più. celebri che reca- e protetto l'arte, si confidò di fare un
rono lustro alla patria. Sia peri' inven- presente degno della maestà d' un gran
zione della manifattura o l'eccellenza del- principe, donando credenze di queste no-
l'artificio ond'erano lavorati i vasi fittili, bilissime porcellane.Quindi ne inviò una
devesi riputar sommo il Fontana nell'ar- all'imperatore Carlo V, altra al suo figlio
te sua. Già l'encomiai, dicendo col eli. Raf- Filippo II re di Spagna,altra al cardinal
faeli^ delle Maioliche lavorate di Castel Farnese nipote di Paolo III; e moltissimi
Durante o sia Urbania, nell'articolo di vasi con religiosa munificenza furono dal
tal città; ma col lodato scrittore dissi che duca donati al santuario di Loreto. On-
Guido padre di Orazio Fontana nativo de si sparse per varie contrade d'Euro-
in Castel Durante, alla morte del genito- pa la fama di questi lavori. Non tacejl p.
re passo a domiciliarsi in Urbino, onde Grossi, che Orazio esercitò l'arte in Ca-
iì Orazio chiamossi da Urbino} e che
figlio stel Durante, e con lui Flaminio suo fra-
Urbino già avea le sue vaserie però il ,
tello, chiamato poi dal granduca France-
lante ne'suoi vasi, a imitazione d'Urbino, chèdurò si pregevole manifattura nel du-
risola gentilissima creta del letto del Me- cato d'Urbino, sempre vi operarono que*
tauro. Il p. Grossi riferisce che Orazio della famiglia Fontana, alla cui industria
fu ili.° e vero inventore d'ornare con pit- devesi l'eccellenza di tali lavori, non me-
ture questi vasi di creta, le maioliche e le no che alla grandezza e generosità de'
porcellane; e soggiunge, se ciò veramen- Rovereschi signori d'Urbino. Mori Ora-
te fosse, altissima gloria tornerebbe di lui, zio in freschissima età , signoreggiando
dell'Italia e d'Urbino.Nella finezza poi del- Guid'Ubaldo II, tra l'universale ramma-
la creta, nella lucentezza delle vernici, nel- rico. Di sua scuola par che fosse RafFael-
la bellezza e artifizio delle forme , nella lo Ciarla, assai valente in quest'arte, che
•vivacità e armonia de'colori, e più anco- talduca inviò nella Spagua con una cre-
ra nella vaghezza delle pitture e storie denza di vasi da lui dipinti co'disegni di
rappresentatevi « non sapremmo segli an- Taddeo Zuccari; non che Giulio da Ur-
tichi, sieno greci, sieuo etruschi, ci abbia- bino, peritissimo nel dipingere e lavora-
no superato". Imperocché ad apprestare re le porcellane, onde fu caro oltremodo
idisegni al Fontana per silFalli vasellami, a'duchi di Ferrara, pe'quali fece molte o-
concorsero de' primari artefici che aves- pere. Contemporaneo de' Fontana è da
sero grido in Italia, Gio. Battista Franco credersi che fosse R.ovigo da Urbino, il
aver perduto l'udito nel dipingere in Ca- gegni, de' quali sopra tanti altri va più
gli una cappella sotterranea e umida del- superba Urbino per aver loro dato i na-
la chiesa di s. Giovanni, ovvero pel suo tali e i primi conforti e presidii nella pa-
continuo dipingere a fresco sui muri. Di- lestra degli studi, ne'quali fu comune l'in-
venne presto così diligente e capace imi- tendimento di perfezionarsi collo stu-
tatore dello stile del maestro, che questi dio degli antichi, nelle diverse facoltà che
spessissimo di lui si valse a disegnar le sue Quanto a Bra-
illustrarono e nobilitarono.
opere, riguardandolo per uno de' più cari mante, la Urbino da
gloria è disputata a
e valorosi suoi discepoli. Nel dipingere a Urbaniaeóa Fermignano, pel riferito in
fresco fu franco e risoluto compositore, tali luoghi, e basti il detto in essi su quel
vivace e armonico coloritore, come fece sommo ingegno percui rinacque la perfet-
vedere nella chiesa de'fìlippini di Fano, ta architettura; avendo inoltre ne'rispet-
con opera vasta e grandiosa. In Roma da tivi articoli celebrato e descritto le mera»
maestro e capo dipinse nella libreria Va- vigliose sue opere, inclusivamente alla
ticana, nel palazzo Lateranense e nel san- Chiesa di s. Pietro in faticano, che pu-
tuario della Scala Santa; ma ivi imitò lo re divisò peli. di collocarvi sopra la gi-
stile del cav. d'Arpino, considerato come gantesca cupola colle dimensioni di quel-
il Marino della pittura. Suo fratello Lo- la del Pantheon, secondo Milizia, il qua-
dovico fu uno de' migliori allievi di Ba- le vuole privare dital vanto il Buonarro-
rocci, e in alcune opere si accostò alla ma- ti, emulo dell'altro, a cui però rese omag-
giamente dipinto in Orvieto, massime in ra de' figli. Altri architetti civili che le-
Firenze e Siena, chiamato in Urbino da varono grido in Italia e meritevoli di lo-
Guid' Ubaldo 1 , dipinse per lui scene e di, furono gli urbinati Gio. Battista Cia-
apparati teatrali loda ti ss imi per l'elegan- nci ,
perito pure nella pittura e fornito
za dell'architettura e la vaghezza della d'altre virtù; Lodovico Carducci, anche
prospettiva. Fu allora che sentendosi in- nella militare; Lattanzio Venturi più ce-
clinato per l'architettura, *>i recò in Ro- lebre, eziandio intagliatore in pietre e in-
ma per contemplare l'antiche fabbriche, ventore d'elegantissimi lavori, ed il suo
e ivi purdipinse. Richiamato in patria da figlio Ventura ne seguì le vestigia. Ar-
a
Francesco M. I ne seguì le vicende, in- cìiìlcUura miUlare. Nata l'arte, cresciu-
di nell'architettura si avvicinò a Braman- ta e perfezionata in Italia, da questa in
delce e della franchigia delle gabelle, fa- che ivi sorgesse il famoso Vauban,il qua-
vori largiti poi pure a' suoi discendenti. le studiò le opere di Marchi e di Castrio-
Lasciò erede di sue sostanze, onori, virtù ti. Dopo 1' antico Gentile Veterani inge-
e valore nell'architettura il figlio Barto- gnere di Federico, massime nell'assedio
lomeo. Questi dopo aver studiato sotto di Volterra, di quel Marte italiano, Bar-
Vasari e l'Ammannati, il padre gì' inse- tolomeo Centogatti , di cui in principio
gnò la prospettiva, scienza che contiene feci parola, nel dir come gli urbinati fu-
la ragione universale del disegno, sì ne- rono de' primi a cingere di baluardi la
cessaria al pittore e all'architetto, che il città, anco valente pittore e scultore, in
ino ti R B 23l)
potentati, per la sua signoria di Monte se Ippolito della Piovere, col quale il du-
Fabbri, in quel paragrafo ne feci cenno, ca era in qualche rottura. Senza esami-
in cui dovei limitare l'ampio argomento nare l' incolpazione, il duca Io fece rac-
che olfre 1' eccellenza sua nel fortificare, chiudere in tetra e disagiala prigione. Pi i-
le lodi e 1' onorificenze di cui venne ri- vo di tutto, dopo 4 anni d'orrido carce-
colmato per le laute sue opere ; facondo re passalo iu altro, merita leggersi il Gros-
e immaginoso poeta, la sua vita fu un si, per ammirare come seppe ingegnosa-
continuo pellegrinare in erigere in più mente supplirvi nello scrivere varie ope-
stati rinomate fortezze e in migliorare , rette di matematiche, e per ingrandire e
T antiche di lutto rendendone ragione
, abbellire Urbino, negli altri4 anni che
anche il Grossi, non meno che di sua fa- in esso giacque e d'onde fu rilegato nel
miglia archimedea, poiché alcuni de'suoi 1609 a Milano. Quivi ebbe una cattedra
tigli si dierono alla professione paterna. di matematica e potè stampare due di
Francesco ebbe a fratelli il ricordato ma- dette opere; passò poi a Lucca per alcu-
tematico Felice, e dazio, il (piale fu del ne fortificazioni. Ricuperata la grazia del
pari valoroso soldato e sapiente archi- duca, questi poco dopo mori, e l'Oddi ri-
gli anni non l'avesse rapito all'assedio di rono urbinati, in Baldassare Lanci , Si-
Calais, qual architetto generale in Fian- meone Genga, Pietro Vagnarelli , Raf-
dra del re di Spagna. Jacopo Fusti Ca- Maggeri, Ciro da
faello Spaccioli, Silvio
sti ioti fu valentissimo architetto milita- Urbino, Antonio Alberti, Benedetto da
re, fortificò Borgo s. Pietro per Paolo
il Fonte Corniate, Carlo Bonaventura, Si-
IH qual ingegnere generale di s. Chiesa, gismondo Albani, Ambrogio Ronca. Pai-
e mosti ola vera maniera come dovea es- merino Eglizello, Giulio Spinelli, Orazio
ser con sicurezza fortificato Castel s. An- Santucci , Oliviero Olivieri , Tommaso
gelo; ma la sua gloria risplendette iu Mazzocca. Plastica. Fu così in antico
Francia, e siMaggi l' o-
ha di lui e del chiamata dall'artefice Pasitele l'arte di
pera d'architettura militare: Della for- far figure di gesso, creta, argilla e simi-
tificazione (hllecillày che ricordai altro- li, madre della Scultura e dell'intaglio,
ve. Il MaiTei vendicò al Casti ioti due mo- che tra' greci e gli etruschi fu in gran-
di di fortificare inventati da lui e posti in dissimo onore, come degli ultimi ne fau-
opera, che gli oltramontani aveano attri- no fede i moltissimi vasi e altri lavori che
buito a'francesi oagli spaglinoli. Muzio cisono restati; e giustamente gli antichi
Oddi delle matematiche, in cui era versa- l'anteposero alle figure d'argento e oro,
tissimo, si valse a giovamento dell'archi- come ne sono imitali dagl'intelligenti mo-
lettura militare, in cui fu peritissimo. Ad derni, e senza essere tale anch'io ne di-
onta di sue virtù, le brighe e Ì raggiri vido l'opinione. Nella plastica anche Ur-
tY alcuni invidiosi cortigiani lo posero in bino ebbe, dopo Clemente da Urbino nel
gravi sospetti a Francesco INI.' II nel i(><> i secoloXV, nell'encomi. itol'Y-dci ico Brail -
d'ùilelligenza col di lui suocero mai che- dani un valorosissimo artista, stimato in-
q4o u r b URB
signe plasticatole da' ducili di Savoia e eccellente Ambrogio, e più ancora Simo-
da altri principi, morendo verso \\i5j5. ne, la cui scuola in Urbino ottenne cele
Nelle opere che lasciò apparisce dota lo di brità e molti scolari: fra questi si distin-
a Ito ingegno,per la regola ri là del disegno, sero Fabio Liera, Panezio Panezj, e più
la scienza di prospettiva, lo studio del- ancora Lorenzo Vagnarelli, del quale fu
l'architettura, la vaghezza di disposizio- nipote e degno scolaro Pompilio Bruni.
ne, l'espressione d'affetti, la cognizione Nel fabbricare orologi di bello e perfet-
del costume. Tanto ammirasi, al riferi- to lavoro, fu celebre l' industria de' fra-
a
re di Grossi, ne'bassorilievi che si conser- telli Gio. Battista, e Gio. M. Barocci, il
vano nella nobilissima famiglia Corbuli, quale fu grande e celebre artefice, aven-
come nel vaghissimo presepio che am- do destato altissima meraviglia l'oro-
mirasi nell'oratorio di s. Giuseppe, la cui logio fatto pers. Pio V. Introdotta in Ita-
interessante descrizione ci donò quel bio- lia nel secolo XV l'arte della Stampa t
grafo, rilevandone il complesso de'pregi Urbino nello stesso secolo non fu deli'ul-
artistici. In Piobbico lasciò il plasticato- lime a profittarne, e vi fu esercitala nel
re altri lavori nel palazzo de'Brancaleo- i484-, coli' impressione del nuovo Epi-
ni, periti essendo quelli ch'erano in quel- stolario latino di Mario Filelfo ; inferio-
la chiesa, ed altri a Cagli, Fossombrone e re in questoUrbino alla vicina Cagli, ove
Sinigaglia. Se ne ammirano inoltre in fin dal 1476 fu stampata l'opera Gram-
Urbino nel palazzo apostolico, poiché sep- maticale di Servio Onorati. Maestro Ar-
pe dare alla creta o stucco la solidità e rigo da Colonia stampava in Urbino nel
durezza del marmo. Nella patria tenne il i493. Da quel tempo la tipografia urbi-
Brandani scuola di plastica, e fra'suoi di- nate andò acquistando splendore e nome
scepoli si segnalarono Marcello Sparzio, fra l'altre d'Italia; e dopo il principio del
che assai lavorò in Genova, e Fabio Vi- secolo XV III, per la diligenza e industria
viani che operò in tal città e in Pavia. degli artefici urbinati, e le singolari cure
Illustri urbinati in altre arti liberali e del cardinal Tanara legato, si videro poi
meccaniche, nelle quali esercitarono l'in- magnifiche edizioni, fra le quali primeg-
gegno e acquistarono rinomanza. Nell'o- giano la Gerusalemme di Tasso del 735, 1
pere e lavori d' intaglio, fu grandissimo e le Commedie di Terenzio del 736 col- 1
Filippo o Pippo Santacroce , da pasto- la traduzione del Fot tiguerri, ornate con
rello divenuto insigne artista per gene- eleganti fregi e intagli in cui sono effigia-
rosità del conte Doria; la descrizione de' ti i principali fatti di quelle due classiche
suoi lavori e per le materie in cui gli ese- opere, e nella con figure prese dall'in-
1
."
gui, riempie di stupore, per le minime venzioni del Tempesta. Grande e muni-
proporzioni in cui meravigliosamente o- fico protettore dell'arte fu il cardinal A-
vi fecero bellissimi lavori; aperta in quel- lissimo Mcnologio greco-iatino con inta-
la città fiorentissima scuola, ne uscirono gli tolti dagli antichi dittici e da'musaici;
ottimi intagliatori. Nel miniare ebbe mol- e poscia altre ricchissime edizioni d' ec-
to nome Domenico Tocchi, continuando clesiastica liturgia. Fra queste a' nostri
ad esercitarvisi dopo assunto l'abito d'e- giorni vinse lo splendore dell'antiche edi-
il Pontificale Romano in 4
remita camaldolese. Diversi della fami- zioni glandi
glia Barocci si esercitarono in lavori fi- volumi, impresso neli8i8con rami per
nissimi, e in nuovi strumenti di matema- opera di Vincenzo Guerrini. Noterò col
tica e meravigliosi orologi ; fu ne' primi Castellano, che la tipografia di cui col p.
u a b URB 1^1
Grossi lio ragionato, appartiene alla com- me preziosa eredità. Ne'figli si trasfuse
pagnia o meglio cappella del ss. Sagra- anche l' ingegno paterno, lodando il p.
nienlo, notabile per comodità del luogo
la Grossi, Vincenzo architetto e pittore al-
ov'é posta, ed è copiosamente fornita di l'encausto, senza presidio alcuno di ma-
caratteri anche greci; e che vi s'incomin- gistero, Angelo e Cresceulino valentissi-
ciò a stampare nel detto secolo XV. Vi mi nel lavoro de'compassi e altri strumen-
è la fabbrica di guanti di pelle. L'opifi- ti, encomiatissime venendo in Milano le
cio e fabbrica per ultimo degli spilli me- lime di Crescentino. Nel t. 3, p. 47 ' del-
tallici che si lavorano in Urbino cono- , la Raccolta delle leggi, ricavo dall'edit-
sciuta anche fuori e pregiata per quella to de'28 giugno 1814 del tesoriere Er-
sodezza tanto cara agli antichi, agli arti- colani, che Clemente XIII con chirogra-
stigloriosa e utile agli uomini, fa lede he i fo concesse al priucipe d. Orazio Albani,
ilsuoloe l'ingegno d'Italia sono bene ac- per se e suoi figli e discendenti, durante
conci pressoché ad ogni generazione di la di lui 3/ generazione, l'investitura per
belle manifatture, ove queste sieno da' contratto enliteutico della privativa fab-
potenti avvivate e protette. La fabbrica bricazione delle spille ad uso di Francia,
d'Urbino onora del pari la principesca fa- introdotta fin sotto il pontificato d'Inno-
miglia Albani che la favorì, e la memo- cenzo X11I, e con ordine del suo succes-
ria dell' industriosissimo artefice Dome- sore Benedetto XIII stabilita in Urbino;
nico Antonio Nini, ritrovatole d'una mac- a garantirne la sussistenza e il progresso,
china oltremodo ingegnosa per siffatti la- in adempimento de'rispeltivi obblighi as-
vori. Imperocché mentre neh' altre fab- sunti uell'istromento stipolatoa'22 gen-
briche d'Italia e ollremonte a tagliare il naio 1762, fu pubblicalo un editto con
filo d'ottone, o come dicono di canutìglia, cui venne proibito a tutte e singole per-
per foggiare il capo degli spilli, devesi a- sone di ritenere, vendere e far uso delle
doprare gran numero di persone che ta- spille foragli ere di qualsivoglia qualità e
glino ad uuo ad uno que'capi, in Urbi- specie nou lavorate e non provenienti
no pel contrario colla macchina del Nini, dalla fabbrica d'Urbino. Ad onta di tal
senz' alcuno studio e fatica, grandissimo proibizione, le vicende de'tem pi che scon-
numero in brevissimo tempo se ne prepa •
volsero V ordine pubblico nel finire del
ra, e con esatta eguaglianza in tutte le te- secolo passalo , influirono ancora per
ste. Secondo calcoli approssimativi, in un qualche tempo a far cessare la lavorazio-
solgiorno e da una sola persona si ta- ne intrapresa in Urbino con tanto suc-
gliano un milione 382,4.00 teste di spilli cesso felice, e col maggior sollievo di tan-
d'una grossezza media, le quali rispondo- te miserabili famiglie, che impiegate nel-
no a circa 80 libbre di (dodi canutiglia. la fabbrica delle spille, vi ritraevano la
Meraviglioso trovato, che mentre rispar- loro sussistenza. Indi si dice, che ripristi-
mia tanta opera e sì gran tempo, giova nato governo pontificio nel 1800, do-
il
to nome il Nini per siffatta invenzione, telli come compresi nella suddetta inve-
che verso la metà del secolo passato fu stitura, avonzaronoa Pio VII lelorosup-
da Urbino chiamato in lspagna, onde re- pliche, idilliche, anco in sollievo della po-
golasse alcune fabbriche in quel regno, e polazione , volesse degnarsi autorizzare
ne rendesse gli ordigni e le macchine più l'osservanza della pontificia concessione
semplici e più ingegnose. Ma il mirabile e del successivo contralto, colla rinnova
artifizio della macchina urbinate fu dal zione d' un edilto coufermatorio, e ten-
savio Nini lasciato in segreto a' figli, co- dente purea inibire l'introduzione e spai:
VOL. LXXXVI. iG
4
24? U i\ B U RB
ciò delie spille estere con tanto discapito la cristianità contro i turchi e gli eretici,
permessa ne' memorati sconvolti tempi, come nel memorabile assedio della Ro-
e il Papa commise al tesoriere Lante la chelle asilo degli ugouotti nel 1628. Ber-
rinnovazione dell'editto de'26 settembre nardino Uba Idi ni conte della Carda fu
1772 diretto a garantire la privativa in- assai celebrato per virtù militare, dal pa-
troduzione dell'arte o fabbrica delle spil- dre Ottaviano educato all'armi. Bernar-
le, del tenore die si riporta; tutto quan- dino fu agli stipendii de'fìorentini, e ven-
to in favore alla fabbrica generale d'Ur- ne in campo anco a difesa de' signori di
bino, proibendosi affatto l'introduzione, Camerino edi Fermo, come del suo prin-
l'uso e vendita di spille forestiere di qual- cipe e suocero Guid' Antonio Feltrio;
sivoglia qualità e grossezza bianche e , neli4i8 presso Cagli die provedi valo-
gialle d' ottone, nere, di ferro, col capo re contro il famoso Nicolò Piccinino, che
smaltato, ad una testa o a due teste, col- parteggiava per Braccio; e neli4*9 do-
la penale della perdita delle spille e del- po aspro conflitto co'Bracceschi prese A-
la multa di scudi 5o d'oro. Si soggiun- sisi. Dipoi combattè per Alfonso V re
ge, che a fronte di queste provvide misu- d'Aragona contro Lodovico d'Angiò che
re dirette a garantire la privativa fabbri- gli disputava il regno di Napoli; e famo-
cazione d' Urbino e prosperarla nel mi- sa nel 1
427 fu la giornata di Maclò in fa-
glior modo, per le nuove succedute vi- vore de'fìorentini e col Carmagnola, con-
cende dell'occupazione francese dello sta- tro il duca di Milano, in cui die saggio
to pontifìcio, venne ad annientarsi in mo- di coraggio e di senno militare, e 1' im-
do, che la lavorazione restò del tutto so- presa di Lucca accrebbe la sua riputazio-
spesa per essersi dall'estero impunemen- ne. Verso ih43i abbandonò i fiorenti-
te introdotta una quantità di spille, che ni, e passò agli stipendii de' sanesi e poi
resero inutile ogni industria degli attuali del duca di Milano, tacciato per fierezza
enfiteuti perla prosecuzione del loro con- nelle vittorie, morendo in Cremona nel
tratto. Ripristinato però nello stesso 1 8 1 1437. Il suo figlio Ottaviano se nella fa-
il governo pontificio, gli enfiteuti nuova- ina di condottiero di eserciti fu vinto dal
mente pregarono Pio VII a difendere i padre, in quella d'accorto politico non fu
loro diritti, per cui il Papa ordinò al te- certamente superato. Federico Veterani
soriere la pubblicazione dell'editto in di- rinomato guerriero per ingegno e peri-
scorso proibitivo delle spille straniere, ed zia nell'arte della guerra, a cui congiun-
a favore degli enfiteuti e della fabbrica se la prudenza e la bontà di costumi: il
urbinate, soltanto accordandosi agli spac- suo padre Giulio coltivò i severi studi, e
ciatori 3 mesi di tempo per far transita- come narrai nella propria casa accolse le
re le spille forestiere in esteri domimi. Muse e protesse l'accademia degli Assor-
Ripiglio il p. Grossi, per finire il cenno diti; altro figlio fuSi mone perito nelle ma-
sul Commentario cogl' illustri urbinati tematiche apprese da'gesuiti in Lovanio.
nell'arte militare } c\oè di que' valorosi che Federico guerreggiò in Ungheria contro
in essacercarono gloria, fregiandosi Ur- i turchi, e poi in Candia, onde Clemen-
bino anche del vanto nell' armi in ogni te IX lo fece conte di Monte Calvi. Tor-
tempo, suonando gloriosi nomi de'Fel- i nato alla corte di Vienna, sotto il Mon-
treschi dominatori e di Francesco M. 1 tecuccoli combattè contro i francesi, e do-
per militari imprese, come dirò parlando po molte prodezze ne restò prigioniero,
di loro. Encomia il p. Grossi, oltre i va- ricusando l'offertogli comando d'un reg-
lorosi signori d'Urbino, i soldati urbina- gimento di cavalleria. Ricuperata la li-
ti quali prudenti, circospetti, animosi, fe- bertà, col grado di tenente colonnello tor-
deli, prodi, anche in tutte le guerre dcl- nò a misurarsi co' francesi e si coprì di
URB URB 243
gloria aSa verna. Di nuovo passò in Un- Benedetto e Scolastica di Norcia, nella
gheria nella guerra co'turchi, vincendo il via di Torre Argentina, per la somma di
ribelle Tekeli e lo stesso gran visir, on- scudii2,5oo, con istromento de' 3o set
de fu Fatto soprintendente generale del- temine 706, presso il detto uffizio. Mg/
1
r
l'anni in Tra nsil vania, e per altre valo- Bussi lasciò suo erede certo mg. Petti, e
rose imprese si meritò il grado di mare- volle che questi nominasse a suo succes-
sciallo campo e il governo
generale di , sore un soggetto fornito di tutti i requi-
dell'Ungheria. Ma nel i6q5 avendo a siti voluti dalla bolla d'Alessandro VII,
fronte il sultano, per mancanza di soc- per essere prelato della curia romana
corsi, perì sul campo della gloria. Era Così in seguito ogni prelato che gode la
pure stato insignito de' titoli d'Altezza e prelatura Bussi ha la Domina del succes-
di conte dell'impero. Di sua famiglia, ol- sore, e se non volesse fare uso di questo
tre i già nominati, Gentile fu prode capi- diritto, la nomina per quella sola volta è
tano e sapiente ingegnere; Federico sto- devoluta agli uditori di Rota. 11 prelato
rico, poeta e custode della biblioteca du- prò tempore, deve assumere lo stemma e
cale ne'tempi più gloriosi d'Urbino; Le- il cognome del testatore fondatore della
lio vescovo di Fondi; Bartolomeo came- prelatura , e non ha altro obbligo che
riere segreto di Clemente VII; Jacopo e quello della residenza in Roma. 1 patri-
Sebastiano rinomatissimi in medicina; zi urbinati devono essere preferiti ad o-
Matteo e Simone versati nella giurispru- gni altro nella nomina, quando abbiano
denza. A questi aggiungerò Benedetto i requisiti. A questi requisiti il testatore
Veterani, creato cardinale da Clemente aggiunge quello dell'età, che dev'essere
XIII. A' nostri giorni fu ornamento del da' i5 a 3o anni. Ora si è pubblicato :
sagro collegio il cardinal Castruccio Gae- Raccolta di sonetti in onore de' grandi
tano Castracaue degli Antelminelli d'Ur- urbinati e loro cenni biografici, lavoro
bino, vescovo suburbicario di Galestrina del conte Pompeo Gherardi} Urbino per
e penitenziere maggiore , dotto canoni- Giuseppe Rondini 1857.
sta, virtuoso ,
pio e probo. Per I' antica Urbino ebbe la sua zecca, ed il Repo-
amorevolezza con cui mi onorò, mi duo- sati che fece la bella storia Della zecca,
le r animo che morto dopo molti anni di Gubbio, dice ignorare se Feltresehi i
244 URB li R B
monogramma di carattere semi-gotico, pò la devoluzione dello stato alla s. Sede,
nel quale al rovescio si legge Antonius i fu trasportala nellaVaticana". Privo dun-
ed in giro in simile carattere 4jj+ De Urbi' que il Pieposati degli opportuni aiuti, si
no. Dall'altra si osserva una mezza figu- scusò se non convalidava la spiegazione
ra col nimbo in capo, vestita alla mili- delle monete urbinati co'necessari docu-
tare, che sostiene colla destra un'asta col- menti. Parlando de'piccoli di Gubbio po-
la bandiera, e nel margine, S. Crescenti- steriori ali5o3, rileva che aveano nella
no principal protettore
)
della città e tito- sommità del margine una piccola Aqui-
lare della chiesa principale, e ne riporta la, solilo stemma d' Urbino. Quanto al
il disegno, facendo altrettanto colle mo- ristabilimento della zecca d'Urbino, l'as-
nete di cui vado a ragionare. Da tale epo- segna poco prima del i5o2 e per ren- ,
ca sino al governo del duca Guid'Ubal- derla più pregevole si vollero coniar mo-
do I, Reposati non trovò che si aprisse più nete de' 3 metalli, cioè in oro, argento e
inUrbino la zecca, poiché non si hanno rame. Di quelle d'oro per l'addietro non
monete che lo dimostrino. Però Guid'U- erano state coniate neppure nella zecca
baldo I volle che si riaprisse la zecca, sì eugubina da'predecessori di Guid'Ubal-
per non lasciar priva la città principale do I, perciò fu il i
.°
a battere m onete d'o-
del suo stato, e in cui risiedeva, d' un ro e venne imitato da 'successori. Si tro-
pregio così vantaggioso e decoroso, sì an- vano due monete coniate prima del no-
che per provvedere commercio della
il vembre i5o2 senza alcun segno delle di-
necessaria moneta per l'addietro non per gnità conferite a detto duca da Giulio 11,
anche fatta battere da' suoi antenati. vale a dire di capitano generale nel ri-
Per dare opportuna contezza delle mo- ferito mese, e di gonfaloniere di s. Chiesa
nete della zecca d'Urbino, dichiara Repo -
nel maggio seguente. Qui trovo anacro-
sati aver fatto tutte le diligenze possibi- nismo: Giulio II fu creato Papa ili.° no-
li per averne ogni più esatta notizia, ma vembre i5o3, perciò devesi posticipare
indarno e dopo aver consultato gli scritto- d'un anno tali dignità. Lai. "moneta, an-
ri delle zecche italiane, tranne l'avere ri- cora inedita, è piccola d'argento alquan-
prodotto l'impronto di poche monete in es- to consunta, del peso di 7 grani, e forse
sa coniale. Il Cai li slesso diligenteed esper- fu il soldo. L'Aquila con l'ali aperte e co-
to sul gius delle zecche italiane, si protesta rona sul capo, occupa tutto il campo del
d'essere all'oscuro sulla zecca d'Urbino, diritto, e all'intorno le lettere G. B. Dux
e invitò gli urbinali a darne maggiori lu- Urbini, prime due lettere significando
le
mi. I pochi storici della città non fanno Guidus Ubaldus. Nel rovescio è Gesù
menzione ne di zecca, né di mouete. Per Cristo risorto, colla destra alzata in atto
tutto questo Reposati avendo scritto al di benedire, sostenendo colla sinistra una
magistrato d'Urbino, a persuasione del bandiera, che ha nella sommità la Cro-
pesarese Olivieri, a voler fare ricerca ne- ce,e nelmargine pare il moWo'.A.Qu, Tri.
gli antichi libri de' documenti apparte- Pro. Vr. Me., cheReposati interpreta: A
nenti alla patria zecca e monete, serven- quo triumphus provenit(o profili ocit) Ur-
dosi della mediazione del più erudito cav. bis meae. Onde convien credere, che sia
Sempronj, n'ebbe in risposta dal gon- stata battuta da Guid'Ubaldo 1 già libe-
faloniere e priori.» I nostri archivi sono rato dalle vessaziotti del duca Valentino
privi delle notiziedelle quali siamo ricer- Cesare Borgia, il che volle riconoscere da
cati rapporto alla zecca ducale, che per una particolare benedizione del Signore.
tradizione sappiamo esser qui stata. Tut- Osserverò, che siccome a' 18 agosto i5o
te le memorie più preziose e rilevanti e- oollamortedi Alessandro VI crollò la po-
sistevaoo nella biblioteca ducale, che do- tenza del prepotente suo figlio Valenti-
U R D URB 24 >
no, onde tosto il duca andò ricuperando le nel peso, nella bontà e nel valore. Se-
i suoi dominii, come in più luoghi nar- guita Reposati a riprodurre e illustrare
rai di sopra, prima ancora dell'esaltazio- l'altre monete d'argento e di rame conia-
ne di Giulio II, così opino, che la mone- te da Guid' Ubaldo correggendo Mu-
I,
ta fu battuta nell'epoca trascorsa tra det- ratori e Bellini, dopo che gli fu conferita
to giorno al declinar di novembre in cui la dignità di gonfaloniere di s. Chiesa,
il duca ebbe il generalato di s. Chiesa, e perciò gli stemmi tripartiti sovrastali dal-
perciò dopo la2. a mela inoltrata del 1 5o3. la corona ducale sono formati dalle ripe-
La 2.' moneta di rame, con qualche por- tute Aquile d' Urbino e dalle ripetute 3
zione d'argento, fu il quattrino. Da una Sbarre de'Feltrio, nel mezzo sotto il Tri-
parte vedesi uno Struzzo, die tiene in boc- regno oil Padiglione della romana Chie-
ca un chiodo, forse con allusione alla for- sa sono le Chiavi pontificie incrociate.
,
tezza del suo animo a noti lasciarsi vin- Le iscrizioni da una parte e intorno al ri-
cere dall'avversità; ed attorno le lettere: tratto o agli slemmi sono: Guido Vb. Ur-
G\>. Fb. Dux Urb. Dall' altra parte è inili Dux; ed anche: Guida? Ubaldo»
uno scudo coll'arme della famiglia Mon- Urbini Dux Manti* Feretri ac Duran-
te Fellria, cioè 3 sbarre o fascie a traver- tis Comes: Fides Spes Caritas: De Foro
so, creduta dal Bellini (De Monetis Ur- Sempronio. In due monete d'argeuto in-
bini, nell'opera De Mone tis Italiae^ nel- vece dell' effigie del duca è quella di s.
a
la i . dissertazione fra quelle d'Urbino al Crescentino; cioè in una viene espresso
n.°4), per lo stemma della città d'Urbino. colla figura ti* un soldato a cavallo, che
Nel margine si legge l'epigrafe CivitasUr- con asta nella sinistra uccide un drago,
bini. Ne riporta i disegni. La ."moneta,
i coll'epigrafe abbreviata: SancteCr'escen-
che fece imprimere dopo ottenuta l'ono- tine Ora prò nobisjneW altra è rappre-
rifica carica di capitano generale di s. sentato ritto in piedi col nimbo in capo,
Chiesa, sembra certo che fu d'oro, per- vestito da militare t colla bandiera nella
chè porta tal titolo senz' alcun segno di destra in atto di trafiggere coll'estremi-
gonfaloniere. 11 ritratto del duca rivolto tà e drago, e nel margine
calpestare il
clesiae Capitaneus Generali? sub Julio bero zecche soltanto in Urbino, in Gub-
Il Pontifici- Maximo. Questa rarissima bio prima ducale e poi pontifìcia, in Pe-
moneta d'oro, che pel i.° pubblicò Repo- saro, in Si nigaglia. Noterò, che tra le zec-
sati, pesa grani 7 1 e perciò equivalente che dello stato pontificio in cui nel 797 1
derno, riportati dal Fioravanti, Antiqui Pio VI, rono quelle di Fano, Gubbio
vi fu
Pioni. Pontifienili Dettarti. In tal modo e Pergola. Reposali descrive ancora le
Il
il duca si uniformò nel battere mone- monete coniale in Urbino al tempo del
ta, a quelle migliori ch'erano in commer- linci Francesco M.* I successore di Gui-
cio, poiché ducati papali aveano corso
i d'Ubaldo I e ili. ° de'Roveresehi, ripor-
nello stato d'Urbino, ed erano allora la tandone 1 ->. tipi, prima che trasportasse
moneta più pregevole d'Italia; onde il du- la zecca in Pesaro. Nella!." che un du-
ca volle che a quella fosse la sua cgua- cato d'oro, simile in tutto agli altri bai
246 U R li URB
tuli nelle migliori zecche d'Italia, sivede 3.° e perciò non corrisponde all'ordine
il duca con elmo in
ritratto del capo e cronologico della descrizione). lli.° cam-
petloarmato a uso de' guerrieri, e nel po della 5." moneta dà a vedere colla Pio-
margine il suo nome e Urbi. Dux. Nel vere lo stemma della famiglia ducale, in-
a
campo opposto è l'Aquila coronata, inse- torno è il nome di Francesco M. Dux
gna d'Urbino, la quale sostiene uno scu- Urbini. Nell'altro apparisce la visita di
do colla Rovere arme del duca, ed all'in- Maria Vergine a s. Elisabetta, col mot-
torno segue la leggenda con abbreviato* to Exultavit preso dal cantico della B.
re:Franeiscus Maria DuxS, lì. E. Ca- Vergine. Questo grosso fu battuto per al-
pitanens generali,? sub Julio II Pont. ludere al nome della duchessa Elisabetta
Max., dignità che ricevette dallo zio nel tanto benemerita del ducato, e in tempo
i 5oc), nel quale anno o poco dopo fu co- che lo leggeva nell'assenza del duca ma-
a a
niata la moneta. La 2, è pure un duca- rito. Comparisce nella 6. moneta, egual-
to d'oro, ma di conio diverso, e si crede mente di buon argento, un'Aquila posa-
a
battuto prima del i 5 f 6. La 3. ch'è d'ar- ta sopra alcuni sarmenti cogli occhi ri-
a
gento, pubblicata per lai. volta, è ilgros- volti al sole, ed intorno vi è il nome di
80 simile a quello battuto in Gubbio, ma detto duca. Il rovescio rappresenta il Sal-
di maggior peso, cioè di grani 4o. Nel di- vatore e s. Tommaso genuflesso in atto
ritto è l'arme del duca, formata da scu- di toccargli il costato. La j* d' argento
do tripartito in palo: nel f,° paramento mischiato con porzione di rame, reputa-
è l'insegna di Monte Feltro e di Urbino; lo il soldo. Da una parte sotto una coro-
nel 2.° gli ornamenti o meglio insegne del- na sono le iniziali F. M. e nel margine
la s. Sede, o per I' uftìzio di gonfaloniere Dux Urbini. Dall'altra è l'Aquila spie-
dis. Chiesa goduto da Guid'UbaldoI suo gata, divisa della città, e all'intorno è re^
a a
padre adottivo, o per insegna di genera- plicato il nome di Francesco M. 1. L'8.
a
le di ». Chiesa, o piuttosto per dimostra- e la g. sono di rame con qualche porzio-
re, che il ducato d' Urbino è un vicaria- ne d' argento , e si spendevano per un
to della Chiesa romana (precisamente, e quattrino. Da un lato vi è lo Struzzo col
perciò eguali insegne assunsero gli Este chiodo in bocca,dall'altro l'arme de'Mon-
duchi di Ferrara, ma esse non le vedo nel te Feltrio, con iscrizioni diverse, dopo il
capitale del suo stato, e coniate non nel- da 20 grossi l'una. Adunque 4 so le di -'
la Mia zecca, come si credè, ma in quella monete uscirono in tal occasione dalla
di Pesaro, ove Francesco M," I avea tra- zecca d' Urbino. Il tipo del grosso ebbe
sferito la zecca, ed in fatti porta l'armet- da una parte l'arme del duca e la solita
ta ili Pesaro, oltre lo stemma Mediceo. iscrizione intorno Urbini Dux et C.j e
Dalla zecca di Pesaro uscirono più abbon- dall'altre dentro la coroua di rami di
dantemente che dall'altre le monete de' querelale lettere g-rowo.Quelloda due
1
duchi d'Urbino. Lo reuzo per mosti are la grossi, la cui moneta fu detta giulio , di-
sua signoria fece coniar monete anche in versa da'paoli di maggior valore, poiché
Gubbio, tutte descritte da Reposati, Mor- occorrevano 12 giulii peno paoli, meutre
to Lorenzo nel 1319, Leone X riunì il per io passalo erano stali sinonimo; il co*
ducato d'Urbino alla s. Sede e lo ritenne nio fu eguale e solo nel rovescio si pose-
lì 11 che visse. In tal tempo suppoue lo Scil- ro le lettere arme d' alcuni
2 grossi, e V
la, che fosse battuta in Urbino una mo- fu attorniata dalla collana del Toson d'o-
netina di mistura come un quattrino, in ro di cui il duca era fregiato. Le monete
cui da una parte si legge intorno all' ar- da io grossi o mezzi scudi, rappresenta-
nie pontificia, Leo Papa X, e dall'altra no nel 1 .°Gampo il busto del duca col suo
s. Petrus colla figura dell'apostolo, coll'i- nome, e nell' opposto lo stemma ducale
nisiatì D. V. da lui interpretate per Du- colla collana,e nel margine le parole Ur-
calus Urbini. ala essendo tal moueta si- bini Dux VI et C. Non riuscì gradito il
inileall'allra pur di mistura di Giulio II, conio di delta nuova moneta, forse per
che Scilla parimenti attribuisce alla zec- non esservi l'indicazione della bontà del-
ca d'Urbino, senza avvertire che questo l' argento o per altro motivo. Perciò fu
Papa non ebbe immediato dominio so- variato il conio di tal moneta, fu deno-
pra Urbino, così Reposati le suppone bat- minata fiorino , ed in essa nel diritto fu
tute iu altra zecca e forse a Viterbo, ben- posto lo slemma del duca colla leggen-
ché i suoi storicinon ne fanno parola. Pa- da: Frane. Maria II Urb. Dux VI et
re che il moderno eh. Cmn^U, Le monete C. Nel rovescio una cartella , in cui è
ile' Papi descritte 3 nhb\& seguitolo Scilla, scritto Grossi X, e sotto l'iniziali di le-
poiché a p. 437 le attribuisce ambedue a ghe dieci e con tal conio si proseguì a
,
cipio di settembre, scudi 60,000 di mo- saro. Trovo iu Cinagli indicato che in Ilo-
nete di grossi da 20 per scudo, cioè3o,ooo ma Clemente XI fece coniare scudi e
di grossi, 10,000 scudi di monete da due mezzi scudi col nome di Urbino. Leggo
4
248 U II B U R B
meglio nello Breve notizia delle
Scilla , si riporta: Lo stato generale delle colti-
monete pontificief che Turbinale Clemen- vazioni comprese nella provincia d'Urbi-
te XI negli anni i.° e 4-° del pontificato no e Pesaro, e quello del bestiame addet-
fece battere in Roma la mezza piastra, to all'agricoltura. Dice il Castellano, che
in onore di s. Crescenti nus Mar tyr. Ur- nell'agro urbinate con molta industria si
in ogni tempo abbondato. Inoltre il Ca- selce per lastricarla. Il Colucci, Antichi-
stellano riferisce, avere Urbino facile e tà picene, t. 5, p. 79, pubblicò: D'alcu-
1
agiata comunicazione con Pesaro per la ne miniere poste nelle vicinanze d' Ur-
strada provinciale che si stende dalia cit- bino, discorso dell* ab, d. Andrea Laz-
tà alle Fabbrecce sulla via corriera; l'ha zari urbinate. Premessi nomi degli scrit- i
con Fossombrone per la nuova strada co- tori antichi che testimoniarono essere le
struita da un consorzio di comuni, ed ora campagne d'Urbino fertili e amene, e da-
mantenuta dalla provincia, per insinuai re la terra ubertosi i suoi fruiti; indi col
villaggio di Cai mazzo, e l'ebbe molli an- Baldi celebra il territorio, che sebbene
ni addietro collo stalo Toscano mercè la sassoso e scosceso, essendo coperto di ler-
via costruita sull'Apennino fino a s. Giu- reno, è vestito d'erbe e d'alberi d' ogni
stino per al Borgo s. Sepolcro. Per que- sorta, produce frutti saporosi, abbondan-
sta strada nel 1817 si stamparono diver- ti vini e biade, eccellenti pascoli (i quali
si fogli prò e contro, dagli urbinati, mar* producono il tanto decantato formaggio
chegiani e umbri. Meglio le strade rota- d'Urbino detto caciottelle), perfette car-
bili nazionali che percorrono le due pro- ni; e che Urbino e il suo territorio para-
vincie d' Urbino e Pesaro, cioè due ra- i gonalo a'monli è collina paragonato a' ,
mi della Flaminia delti di Loreto e del piani è monte. Quindi dice abbondare di
Furio, e l'altro ramo della delegazione di miniere il territorio d' Urbino di vari ,
Perugia , non meno delle strade provin- marmi, come del bianco e nero nel mon-
ciali e comunali consorziali, sono descrit- te del Piobico alto ad ogni lavoro anche
te nella Relazione dell' Estimo Rustica, fino, ed è resistente all'intemperie, e del
che ricordai in principio. Inoltre iti essa bianco abbellirono la corte Federico e
URB ti RB Ma
Guid'CJbaldolI con lavori delicati; con ta- ino nero, col quale si ranno tanti lavori;
le marmo e con quelli d'altre cave poco a Tavolelo e presso Ripa Massana si tro-
distanti dalla città, si fabbricarono chie- vano sparsi, dentro al tufo molle, alcuni
se, palazzi e case. La grandiosa facciala massi d'un breccione similissimo a quel-
della metropolitana, cominciala dall' ar- lo del lidoAscolano, portati però ivi da
civescovo Monti e compita dal successore qualche impetuosa corrente, contengono
Rerioli, fu formata colla pietra del Furio. conchiglie e vi si formano macine da mu-
La pielra Cesana serve alla costruzione lino. Miniera d'oro si vuole che antica-
di ca<e; vi sono cave di pietre che resi- mente si vicino monte di
scoprisse nel
stono al fuoco, ed altre che producono Pietralata, del monte Asdruvaldo; minie-
pietre circolali per uso di macine. La ca- ra d'argento presso il monte Nerone; mi-
va terribile d' A tersara, posta in profondo niere di piombo, di metallo, di ferro, di
fosso, 4 miglia e mezza distante dalla cit- acciaio, di zolfo, di salina in diversissimi
tà, somministra pietre per ogni lavoro da siti; ma poco utile recarono le due prime
scalpellino, di diverse forme e grossezze. miniere, per la difficoltà di scegliere l'a-
Di esse vuoisi che fossero edificate le mu- rene minutissime d'oro e d'argento che
ra antiche d'Urbino fatte demolire da contengono. Lontana Urbino 18 miglia
Leone X, per mantenerla nella soggezio- dall'Adriatico, doppiamente se ne com-
ne de' Medici; le moderne avendole co- piacque il Baldi perla vicinanza, e insie-
a
struite Francesco M. I, tutte di mpttoni me per la sufficiente lontananza dalla cor-
e calce, disposte di maniera, che il mon- ruzione de'coslumi a cui sono esposte le
te serve loro per Io più di terrapieno, e città marittime; che se l'uso della navi-
le profonde valli per fosse d'ogni intor- gazione è necessario alle ciltà di scarso e
no, dichiarando Lazzari, col Baldi , ar- infruttuoso territorio, Urbino non abbi-
chitetto delle medesimeGio.BatlislaCom- sognarne abbondando di tulle le cose,
mandino, il quale in ciò devesi grande- senza essere esposta alle marine incursio-
mente ammirare; poiché lo dice de'pri- ni, ed è contenta d'ammirare dall' alto
nii e forse ili.°, che Irovò la forma de' il mare e goderlo qual piano zaffiro. Il
baluardi usali nelle fortificazioni moder- Baldi, dalle nevi, dalle tramontane, dal-
ne, eadattò gli orecchioni in modo che co- l'aspro e rigido inverno a cui soggiace Ur-
prissero e difendessero cannoniere de'
le bino, ne trae e rimarca le buone conse-
fianchi, e che le cannoniere difendessero guenze che produce. Ora passo cronolo-
le facete de* baluardi e le cortine. Vicino gicamente a descrivere cenni storici de' i
Dice pure, che nel monte Ardizio, pres- sovino, Dotiti ci IL) ti' l r/>ino,nv.\ Ristret-
to Pesaro, vi è la cava di bellissimo mar- to delle /)iìt famose città iV Italia ; Mar-
2 5o U R B UR B
chesi, Della d'Urbino, nella Gal-
città mata perchè colle etimologie e
da'lattni;
loria dell'onore, par. 2, p. 606. Leggo ragioni che produce, la crede deviazione
nel t. 3, p.168 del Saggiatore Romano, óeU'Orebìm in idioma ebraico, che gre- i
copio da Cesarea: contro le quali autori- se non solo due Ut-bini , ma con essi
i
meo notò ne'confìni degli umbri ede'seno- sponde del Gtndidiano. Del qual parere
ni, anzidicendo esser più verosimile che furono 1' Anonimo milanese o p. Berret-
quella fosse ad Urbino soggetta, che per ta, che si accordò coll'Olstenio (seguiti da
lo contrario. Quanto alla derivazione del Ardui ni eCimarelli), e col Cluverio la sen-
nome, pretende il Baldi trovarla nelle 3 tì Cellario. Nondimeno, dice l'Olivieri,
lingue Ialina, greca, ebraica; co'vocaboli tutti errarono, perchè a Guglielmo Du-
TJrbo o Urvo da cui derivò Urbi/io, uo- rante deve il suo nascimento Urbania, già
U R B URB a5i
Castel Durante, il quale non tla Urbino bricò che per significare il secon-
la città
iVcttuirciise, ma dal distrutto Castel del- do augurio e la seconda città da lui co-
lo Ripe [novenne, gli autentici documen- struita, chiamolla i7r/»m«m.SiccomeBe!-
ti ilei quale I' Olivieri riportò nelle note loveso soltanto occupò 1' Insubria, oggi
ne' Marmont Pisaurensia, non conve- Lombardia, e non pervenne nell'Umbria,
nendo che sulle rovine d' Urbino Metau- ove poi penetrati boi, lingonesi e altri
i i
ì-cnsc si fosse piantato il Castel delle Ri- galli ne cacciarono gli abitanti, nega che
pe. Riconobbe per impostura una lapide Urbino fu fabbricata da'galli, eilColuc-
ili T. Accio, sulla di cui fede il duranlino ci conferma altrettanto, rilevando che so-
Macci fondava l'antichità del Castello Ri- lamente! galli senoni occuparono la re-
pense (e per tale la riconobbero il Rastel gione 200 anni dopo Belloveso, ne fonda»
li e Gozze). Restava tuttavia incerto in rono città per a vere usalo di abitare vico*
qua] parte del M etauro fosse stato l'an- tini , ma le già edificate abitarono. Ne
tico Urbino Metanrense collocato, quan- mancò chi credette Urbino essere surlo
do nel 1734 il cagliese Mattias nel fare 100 anni dopo la fondazione di Roma; e
certi lavori a un suo podere posto sul fiu- Gabinio Leto pretese che Urbino fu mu-
me Candidiano, anticamente deltoMelau- data io3 anni dopo Roma, da un umbro
10, presso dove al Durano si congiunge, chiamato Mela uro SuassodaSuasa,eche
scoprì gli avanzi d'un' antica città, iscri- dal suo nome fu detto Metauro il fiume
zioni e anticaglie, die esaminate dal Gen- che scorre alla deslra d'Urbino e dal co-
tilinon dubitò d'asserire che ivi fosse sta- gnome si nominò un luogo vicino. Que-
to V Urbino Me.taure.nsc, e quindi l'Oli- sta opinione non dispiacque a molti eru-
vieri ricevutane comunicazione la pub- diti, e Lazzari opinò inoltre per congeU
blicò ne'suoi Marmorei, Non mancando tura che Metauro Suasso non edificò Ur»
indi chi si oppose come il alla scoperta, bino, ma l'accrebbe e ampliò, forse ro-
p. Ronacla scolopo ne' Carmina ex an- vinato da'terremoti o incendi, ovvero da
titjuis lapielibus dissertalionibus acno- straniere genti o da' galli invasori del-
lis illustrata, Romae
[750, Esso si la- l'Umbria per loro detta Seuonia. Il nar-
gnò che vi sieno alcuni che pongano in rato però da Gabinio Leto , dichiarò fa-
dubbio l'antichità d'Urbino, di cui ninno vola Colucci. Asserì s. Bernardino da Sie-
nvea mai dubitato; V Olivieri li confutò na, che due legioni romane vinte da'ne-
in difesa del Gentili, affermando co! Fa- rnici presso Ravenna vergognandosi di ,
lcetti che fu ascritta alla tribù Stellatimi, ripatriare, fermatesi nel luogo ove Urbi-
però essere stato V Ortense, Mentre dun- no è situato, e quivi a poco a poco fab-
que si voleva riconoscerne I' antichità, si bricate abitazioni, denomi naronoUrbi no,
cambiava a Urbino il nome di Meta.u- perchè Urbis bina legio l'edificò. Volen-
1 cnse. Ma si ritorni col Lazzari all'origi- do il Baldi e il durantiuo Micci più an-
ne d'Urbino, e poi con lui riparlerò de' tica la sua origine, Lazzari rigettò il pa-
due Urbini. Non vie memoria alcuna del rere del santo, anche per aver Giulio Ce-
tempo e da chi fu fabbricato Urbino, ed sare 64 anni avanti la nostra era , colla
errò quello che con ingegnosa disserta- leggeGiulia concessa la cittadinanza a tut-
zinne fece i galli edificatori d'Urbino, sot- ti gì' italiani restati fedeli nella guerra
to la condotta di Relloveso, il quale do- Marsicana, e specialmente a'toscani, um-
po aver vinto toscani fondò Mccliola-i bri e galli; nel (piai tempo Urbino fu ag-
num dove propizi consultò gli augurii. In- gregato alla XXII tribù Stellatine, pi r da-
di seguitando le conquiste e vinti gli um- re il voto ne'roinani comizi, la quale com-
bri, giunto in questo luogo e consultati prendeva gran parie di toscani e umbri,
per una seconda volta gli augurii, vi fab- e perciò Urbino dovea sussistere liti da
,
ili D RB U R B
qualche centinaio d'anni. Che fiorisse ne* del nome Urbo o Ur-
dalla parola latina
tempi della repubblica romana, lo com- vot da cui si vuole fatto Urbinum quasi
provano le iscrizioni esistenti nell'atrio Urb s Bina, avverte che Plinio nella sto-
della corte e che riporta. In esse si dice ria naturale non intese di nominare né
che Urbino fu municipio de' romani; la Urbino e negli urbinati, ma altri e lon-
cui sorte seguì sino allo scioglimento del- tani popoli, e di non doversi appropriare
l'impero, e I' Ughelli nell' Italia sacra ad Urbino la moneta Urino e Urina no-
decanta Urbino d'antichissima fondazio- minata da Plinio, e da Lazzari appropria-
ne. Il Colucci impugna l'opinione del san- ta se Urbino
ad Urbino. Sulla questione,
to, e quanto alle lapidi dice che non è debba chiamarsi Ortense o Metaurense
argomento sufficiente per provare che la Lazzari ripetendo il già da me riferito col
città esistesse a' tempi di Giulio Cesare, Gentili e l'Olivieri, dice che avendo que-
perchè il privilegio fu comunicato anche sti aderito per V Ortense, incontrò delle
dopo alle città d'Italia in vigore della leg- dicerie, ond' egli per seguire il ritenuto
ge Giulia, sebbene non intenda dubitare da'suoi concittadini, dichiara Urbino es-
esser Urbino più antico di Giulio Cesare. sere il vero Metaurense. E ciò pure per
Vi furono pure di quelli che pretesero aver Plinio posto nella VI regione d'Ita-
Urbino fondalo da'greci, come Ancona, lia il popolo Urbinates Metaurenses, se-
Numana e tant' altre città, e perciò da' guito da altri; ed in alcuni concilii anti-
pelasgi, o tessali o siculi; e Aliprando Si- chi, il vescovo d'Urbino più volte si sot-
racusnno lo conferma, nel che gli
riferire toscrisse: Ecclesiae Melaurensis Epi-
urbinati con gran pompa adoravano Ve- scopio. Trovarsi in una lapide in s. Gre-
sta, principale deità de'greci, sotto il no- gorio di Roma mentovati gli urbinati col
me di Urbia o Orobia, nome poi porta- nome di Metanrensiumj ed in una iscri-
to da alcune donne anco a'tempidel Bal- zione del Grutero leggersi, Curatori Reip.
di; indi mutata qualche lettera fosse det- Vrvìnatwni Metavrensivm. Colucci non
ta UrobinOj e poscia con tal nome dicen- seppe comprendere perchè fu male ac-
dosi il luogo ov'era il tempio della dea, colla la scoperta dell' Urbino Metauren*
per accorciamento si disse in seguito Ur- se, e doversi riconoscere per tale il più vi-
bino. A Lazzari sembra questa un' opi- cino al Metauro, non recando alcun pre-
nione probabile e verosimile. Colucci con- giudizio a Urbino, mentre Cluverio il
ferma altrettanto, così che originasse da' trattando de'dueUrbini antepone I* Or-
siculi condotti da Siculo figlio d'Italo, tense col Metaurense, per la ragione che
non però da' condotti da Evandro o da I* Ortense, più cospicuo e ragguardevole
Oenotrio o da Ausonio; circa al nome dell'altro, si trova nominato spessissimo
greco Oro.s e Bios, conviene che fosse la- senz'alcuna giunta, e il Metaurense sem-
tinizzato in Urbinum. Con diverse testi- pre colla giunta. Ritorna Lazzari con più
monianze, crede Lazzari potersi (issare fondamento ad asserire, che Urbino fu an-
il principio d' Urbino 1 35 anni avanti
1 tichissimo municipio de' romani, gover-
l'era corrente, e 38 innanzi la fondazio-
1 nandosi colle proprie leggi; privilegio che
ne di Roma; e Colucci non solo vi aderi- vuole goduto da antichissimo tempo e ,
sce, ma per le ragioni che adduce la ritie- secondo il Macci fin dopo la presa di Ro-
ne un secolo e mezzo più antica. Produ- ma fitta da'galli, e probabilmente nel 3.°
cendo Lazzari altre congetture sull'origi- consolato di Q. Fabio Massimo, il quale
ne d'Urbino e suo nome col Baldi; sog- ricevè in amicizia ed a patti di buona guer-
giunge Colucci, d'ammettere il culto pre- ra i popoli dell'Umbria, dopo aver vinti
stato a Vesta dagli antichi urbinati, e ri- i marti e i peligni. Il Baldi assai più lar
gettate le opinioni intorno l'etimologia di lo riconobbe municipio. Ma Lazzari
URB URB 253
insiste pel tempo remoto, non solo per le di d. Andrea Lazzari, con qualche os-
delle iscrizioni, eziandio per l'altra che servazione dell' autore di quest' opera,
riproduce e posta sulla porla Valbona,ivi cioè di Colucci. Pel già riferito e per
collocala quando fecero l'ingresso in Ur- quanto pure dovrò con altri dire, mi li-
bino Federico e Claudia nel 1621. Che mito a dichiarare che il Lazzari divide il
gl'imperatori romani la riguardarono con suo discorso in 8 §§. Dice nel i.° le ra-
amore e slima e più volte l'elessero a
,
gioni che lo indussero a quest'apologia, ad
luogo per assicurare le loro truppe, e per onta d'essersi proposto abbandonarne la
stanza ove custodire e difendere gran- i controversia, per la baldanza d'alcuni in
di personaggi e capi principali. Di fatti
i iscredilare la patria sua ed occultarne i
capo de'Vitelliani ,
preso da quelli della Metaurense e riconosciuto da' più. anti-
fazione Flaviana, fu quivi per sicurezza chi scrittori. 2. Ammette l'esistenza de'
siderarono Urbino sito a^sai forte, e uni- Pisaurense e Mergente, oltre quello de'
si
tamente cogli altri luoghi lo restauraro- Vestini. 3.° Varie opinioni sul sito d' Ur-
no e munirono per sicurezza dell'usur- bino Metaurense : è una ripetutone del
pato impero. Osserva Colucci, che il ter- già detto col Gentili e l'Olivieri, quest'ul-
ritorio d'Urbino venne certamente in po- timo rettificando l'antei iormente asserto.
tere de'romani appena ne furono caccia- 4-° Come siasi creduto recentemente in al-
ti galli senoni
i per opera di M. Curio,
tro sito: altra ripetizione d'argomento e-
Dentato, il quale lo fece mettere tutto a saurito, cioè sugli scavi di Maltias, e nel
sacco da'suoi soldati, per vendicare tanti credersi dal Gentili che l'Urbino Metau»
torli fatti a' romani da'galli. Questi non rense poneuleò' Acqua lagna lun-
esistè a
nella Gallia Senonia , fu diviso quest'a- te da antiche lapidi: di queste pure già
gro in vigore della legge di C. Flaminio: fecimenzione. 6.° Si traggono altre ra-
De Agro Piceno et Gallico vi ri tini divi- gioni dagli scrittori, egualmente discorse.
dendo, e in tal divisione dev'esserci slato 7. ° Altre ragioni sullo stesso argomento,
compreso anche Urbino , al quale sarà anch'esse dette nel parlare del Gentili e
statu poi couceduta la condizione di mu- de'vescovi Metaurtnsis. 8.° Si cerca qual
nicipio, che rilevasi dalle lapidi. Nel t. g, sia il fiume Metauro, e col Baldi e altri
p. 1
09 ùeW Antichità picene è la Disser- dice. In quella parte dell' Apeunino, vi-
tazione de* due Urbini Metaurense e Or- cino alla quale sugli altri s'innalza il mon-
tense, si stabilisce per Metaurense il pre- te di Carpegoa, nascono da due fonti non
sente Urbino t s'ignora il sito de IValtrot molto lontani fra loro due tlumi, l'uno è
274 URB URI]
ilMetauro, che scendendo alla destra ma- non grande sfoggio, sia per attraver-
fece
no d' Urbino, bagnando Urbania e Fos- sar la maggior parie della regione, sia per
sombrone, va a scaricarsi nell' Adriatico essere rinomatissimo pegli avvenimenti
non lungi da Fano. L'altro V Isauro o accaduti nelle sue vicinanze, e finalmente
Pisa uro, oggi detto Foglia con voce cor- pe'grandiosi ponti che vi fecero costruire
rotta, che presa la strada verso la sinistra, o la romani imperatori. 4-°
repubblica o i
radendo le mura di Pesaro, da 8 miglia Se gli antichi vescovi d' Urbino si sotto-
lungi dulia foce del Metauro, sbocca uel- scrivevano della chiesa Metaurense. ciò
lo stesso golfo. Tra questi due fiumi e non fa, che Urbino presente fosse il Me-
nel mezzo quasi fra loro, in guisa d'isola, taurense, dovendosi riferire il titolo più
su alto e rilevato colle fu edificato Urbi- verosimilmente alla regione su cui esten-
no. Adunque perchè cercare l'UrbinoMe- devano la loro vescovile autorità. 5.° Si
taurense fra le macerie , se vive con lu- cerca dove esistessero idueUrbini, de'qua-
stro maestà e decoro de' suoi abitanti?
, li Plinio il Vecehio descrivendo i popoli
Quanto agli avanzi sul fiume Candidiano dell'Umbria nella VI regione d' Italia,
col p.Uonada e col p. Sarti nega che vi sor- Hist. nat. lib. 3; cap. 3, disse degli Ur-
1
i.° prova, che il presente Urbino sia stato regione, di cui è capitale e metropoli; es-
WMetaurcnseoY Ortense, non toglie pun- sere incerto se esso sia l'Ortense o il Me-
to di pregio alla città, tanto più che Dul- taurense, e dove fosse situato 1' altro s' i-
ia si conosce di essi, tranne l'assertiva di gnora; bensì voler provare che ambedue
Plinio che due popoli, e poche
nomina i erano nella provincia medesima, perchè
iscrizioni in cui sono nominate le città ov- si costumò colle città esistenti in una
veroi cittadini. Perciò doversi credere due stessa provincia per distinzione di ap-
città antiche della medesima condizione porvi i nomi presi dalla natura del sito,
ta nella volta «.Iella cattedrale d'Urbino. che non eravi propriamente ragione per-
Ma di questa n'è incerta l'esistenza, altri- chè entrambi dovessero esistere intorno
menti sarebbe decisa la queslioue. 9. Ciò a tal fiume. Di più che non rivolsero lo- i
che debba concludersi dal fin qui detto è ro sguardi all'Umbria cismontana, senza
chi non avendosi alcun indizio nell'Urbi-
1
,
considerare che le città omonime per lo
no presente per decidere se fosse o il Me- più sono collocate in diverse provincie, e
taurenseo ['Ortense, doversi restare nel- per non confonderle si dava loro un ag-
l'incertezza senza contendere per un so- giunto, e s'erano situate nella slessa pro-
prannome più che per un aldo; e trovan- vincia, non rimaneva una appresso l'al-
dosi nelle lapidi ricordalo Urbino sen- tra, ma in molta distanza fra loro, come
z'altra aggiunta, doversi intendere d'Ur- i Ti terna ti Tiberini, o Città di Castello^
bino Ortense, perché il Metaurense in erano molto distanti da'Tifernati Melati-
esse trovasi col soprannome e si disse piut- misi, o s. Angelo in Vado. Indi soggiun-
tosto Urvinum che Urbinum t th'eva
:
di- se, si deciderà subito la lite, se si dimostre-
re lo stesso per la grande alììnità tra le rà che un Uibiuo rimaneva nell'Umbria
lettere V e B e il promiscuo uso che ne cismontana, ch'era porzione della VI re-
fecero "li antichi. Terminò Colucci col gione d'Italia, nell'acci ngersi a farlo, con-
desiderare, che alcun diligente e beneme- fessò avere ricevuto le notizie dal cav.
ne facesse
rito illustratore d'antichità se Frondini d'Asisi, il quale le somministrò
investigatore sul vero e proprio sito, du- al p. ab. Di Costanzo, che le pubblicò nel-
bitando della riuscita in rinvenirlo. Tali la Disamina degli scrittori risguardan-
voti fatti nel 1790 ebbero col pubblicalo ti s. Rufino (vescovo e martire d' Asisi,
nel 1797 dal p. ab. Di Costanzo, e meglio ivi stampala 797, in cui a p. 5o
fin dal 1 1
nel 1825 dal p. Brandi marte, colla Gal- e seg. dichiarò Urbino Metaurense. è
:
lici Senonicty esaurimento. Nel cap. 1 1 e- l'Urbino odierno. Urbino Ortense non è
gli Urbino Metaurense ed Or-
tratta : l'Urbino odierno, uè Urbauia o CastelDu-
tenie, e Tiferno Metaurense. Ricordata ranle. Ragioni per collocarlo in vicinan-
la disputa sopra sito ove furono due il i za di Colle Manciù tra Asisi e Gettona).
Ui bini, e se l'esibente fu V Ortense o Me* Lungi 7 miglia da Asisi e dietro a picco-
taurense, e detta la lite ancora sub judi- li colli, vi è un'amena vallata non lungi
ce; rammentò pure il sin qui discorso sul- dal castello di Collcmaggio Colle Man-
le diverse opinioni, ma ricordando YElo- do (nella delegazione di Perugia, comune
gio di Gentili dell'Olivieri, seguendo il del governo di Spello), fabbricato dalle
Colucci equivocò nel dirlo contenuto nel rovine d' un paese vicino distrutto. Ivi
t.
44 l 'el Calogeri», mentre è il
4q come furono trovati musaici, acquedotti, statue
di sopra scrissi, e dal (piale ricavai le ri- colossali, iscrizioni e altre anticaglie. La
portate notizie; lo citò poi, ma fa contrad- costante tradizione accerta elicivi fu una
dizione. Dichiarò pure, che il Colucci nel- città chiamata Urbino, e questa non so-
l'osservazioni sul Lazzari, col promuove- lamente rimane in Colle Manciù, ma in
re dubbi atterrò tulle le sue ragioni , e Asisi e in beltona. Ciò viene confermato
concluse che l'Ui bino presente è \' Orten- dal nome che porta di / alle <T Urbino
se,t che s'ignora il silo dell'UrbinoA/r/fm- porzione del territoriodi Colle Manciù. E
rense. Veramente pel riferito non mi pare diviso quatto iti 4 parti chiamate / itili
che Colucci abbia sentenziato tanto asso- con un aggiunto per distinguerle, ed una
2^6 U RB U PcB
di esse porta ancora il nooie di Falle la tradizione, il nome della contrada, e i
pilata nel secolo XI 11, ehe si conserva nel rico, comune e proprio di tutti i paesi,
s. convento d'Asisi, in cui si narra la de- cioè Ortense. Imperocché Ilortus non
solazione prodotta dalle guerre de' goti, solamente significa quel luogo, dove si
per cui non essendo seminale le terre de- coltivano gli erbaggi, ma secondo Festo
rivò una desolantissima carestia, e che i hortus apud antiquos omnis villa dice-
popoli Arbinensi e altri furono ridotti in baiar ,quodibi,qui arma capere possenL
servitù penuriando i cibi; e iu altro luo- orirerunt". Rimanendo 1' Urbino Or-
go Arbinense vero oppiduni ex ter mi-
, tense presso d' Asisi, non può dubitarsi,
natimi emarcuit, et deinceps non resur- dice lo stesso p. Brandi marie, che l'esi-
rexit. In una memoria della segreteria stente Urbino sia Metaurense, perchè
il
comunale d'Asisi, del principio del seco- rimane vicino al Me tauro, da cui prese
lo XVII, tra' luoghi già ad essa soggetti il distintivo, ed ove questo fiume sgor-
cosi si parla di Colle Mancio. Collis Man- ghi , ed ove si scarichi , lo dissi già col
ti jam Orviensis Civitas% Umbriaeem- Baldi. Indi riporta la discorsa lapide pro-
pontini, cintati Assisii postea obediens. dotta da Muratorino cui leggesi Vrvinat.
L'JFgidi che nel i654 avea stampalo le Afa*. (nelle lapidi riguardantiTifernoMe-
"vite di 4 eroi, parlando di s. Puifìno d'Ar- taurense si legge Mataurensis , per cui
ce, ecco comesi espresse. « Col di Man- Muratori giudicò che si dovesse scrivere
do, terra dell'Umbria fabbricata presso le Malauruin e nonMc4aurum,tt*n rigettato
mine della già famosa città di Orviano, da Colucci con varie testimonianze, perciò
che da tempo immemorabile in qua gia- riconoscersi errore de'copisti), asserendo
ce del tutto estinta 7 miglia lungi d'A- ch'esisteva nella metropolitana, e della
sisi". Ne'ricordati documenti si chiama quale dubitò Colucci , e se siano vere le
tal paese distrutto Urbinum, Orbinum, schede Farnesiane e Cappottane donde fu
Arbinum, Orviensis Civitas, città cTOr- traila. Soggiunge il p. Brandimarte altre
i'iano. Ognun vede che la parola è la sles- cose che già narrai a favore d'Urbino, e
sa, e che la maggio-
differenza derivò dal racconta la 538 da
presa di esso fatta nel
re o minore studio che fecero coloro che accennando
Belisario, togliendola a'goli,
la scrissero, come succede di tanti paesi le successive sue vicende. Conclude il p.
sopra dissi collo stesso Lazzari, non con- fossero pure i collegi de* centonarii e de'
venendo come altri vogliono che lo fosse dendrofori. Riferisce Baldi, che intorno
a
anteriormente nella 2. guerra cartagine- a questi tempi fosse la città abbellita di
se, onore negato a molte altre città anche case e di templi, di cui sono testimonio i
convicine. E perchè dallo stato di confe- frammenti delle colonne, delle cornici e
derazione col popolo romano , decadde delle basi di marmo sparse per la città,
quasi il Piceno tutto nel 484 di Roma, moltissimi marmi essendosi distrutti nel-
col soccombere forse per eccesso di am- la nuova fabbrica del duomo. E nesrli
governata; e nel governo de'consoli e de- dignità pontificia, cioè persone che avea-
gl'imperatori di poco si mulo, restandole no giurisdizione su quelle consagrate al
inviolate le leggi municipali. Ogni volta culto degli Dei, regolando l'anno e di-
che in pubblico luogo doveasi porre un'i- spensando da certe ceremonie. Vissero gli
scrizione sagra o profana, doveasi ottene- urbinati pacificamente, mentre fu paci-
re la concessione del luogo da'decurioni. fico e potente l'impero di Roma, e furo-
Col permesso loro trovasi innalzata una no sempre divoti e soggetti agi' impera-
iscrizione ad Annia Firmilla, che cogli tori, e rilevasi ancora da un marmo e-
antichi marmi urbinatensi prima come retto dal magistrato e popolo urbinate in
altre stava avanti la metropolitana, indi onore di Gallo e di Vibio Volnsiano im-
portata nel cortile del palazzo, e con al- peratori. Dal già narrato che in Urbino
tre riferita da Lazzari. Un'iscrizione de* si ritirarono le genti di Vespasiano, si de-
quatuorviri eretta a Q. Stazio, fa me- duce la fortezza del sito. Anche goti in- i
moria di sua edilità, e della tribù Stel- vasori d'Italia, considerando Urbino per
lati na di Roma, a cui erano aggregati gli forte, e conoscendo difficile l'espugn.1/10
urbinati. Ne mancarono in Urbino i col- ne, si dieronoa restaurarlo e moni ilo ptf
legi de' fabbri, né i giudici della ragio- loro difesa, aumentando la sua ftM I
e con de'gran pezzi quadrati di tufo spu- narle e così prendevano il nome di pre-
gnoso, in parte somigliante al travertino fetture, tranne alcune città che patteggia-
tivolese. Ne'luoghi più necessari alla di rono confederazione e alleanza. E sicco-
fesa avea comode torri per ribattere gli me la regione era posseduta da' galli se-
assalti, e per la naturale fortezza del sito noni, questi sconfitti e fugati verso il 570
con poca gente poteva combattere ne- i di Roma-, di tutto il paese s' impadroni-
mici. Per tutto questo, per l'abbondan- rono romani. La guerra Marsicana es-
i
za dell'acque e delle vettovaglie, goti ne i sendo avvenuta nel 663, domanda Co-
amarono il soggiorno ; e Lazzari è di pa- lucci cosa mai fu Urbino in quell' inter-
rere che fin d'allora in Urbino si battesse vallo di tempo se non si ammettesse la
moneta da' goti e con caratteri romani. sua condizione di prefettura o di colo-
Urbino nelle guerre cartaginesi non ave- nia ? Egli con buone ragioni si persuade
va sofferto, ma la decadenza di Pioma che Urbino fu successivamente prefettu-
nelle guerre civili, la condizione muni- ra, colonia e municipio. Fu prefettura ap-
cipale che trasse i cittadini a stabilirsi in pena l'Agro della Gallia Senonia venne
Roma, e le invasioni barbariche, come in potere de' romani, e tale condizione
od altre ne produssero la decadenza. Vi non toccò solo a Urbino, ma a tutte le
contribuirono gli stessi goti per l'ambi- città comprese fra l'Esio e il Pmbicone,
zione de'loro capi, per cupidigia di domi- ch'etano appunto le possidenze de'galli.
nio e di comando, soffrendone Urbino Quando poi fu data esecuzione alla legge
nel formale e nel politico, sebbene andò di C.Flaminio, sulla divisione dell'Agro
immune dal conquasso materiale a cui Piceno e Gallico, allora è di parere che
soggiacquero tante città. Era allora Ur- divenisse colonia o almeno che le fosse
bino quasi due volte più piccola dell'at- costituito il territorio nel riparto di que'
tuale, formandosi di quell'antico recinto terreni ;
poiché credono alcuni non es-
che si vede, cioè dalla chiesa di s. Fran- sersi in quella divisione parlato giammai
cesco a quella di s. Paolo per lunghezza, di costituire colonie, come fra gli altri
e dalle case de' Sandreoli sino alle ulti- mostrò di credere l'Olivieri. Sentimento
me parti delle stanze arcivescovili per però cui Colucci non aderisce in tutto,
larghezza. Alle primitive rozze abitazio- ammettendo solamente che non si saran-
ni erano successi palazzi, templi e altri no fatte formali deduzioni, accompagna-
edilìzi magnifici, il cui complesso la ren- te da tutte quelle grandi circostanze so-
deva maestosa. Però a misura che Urbi- lite praticarsi nelle deduzioni coloniche;
no andavasi rimodernando, da'goti e da- ma se assegnazioni e riparti si fecero, cre-
gli altri che vennero in seguito ad abitar- de che si saranno fìssati i termini al ter-
lo, guastando il vecchio per edificare il ritorio di ciascuna città. Di questo avve-
nuovo, si perderono più pregevoli mo-i nimento è difficile stabilirne l'anno, ma
U R D u ri b 259
sembra non prima del S16 di Roma, nò i nemici di avvicinarsi. tempi di Beli I
dopo il 56c). Non prima, perchè la legge sario, le scorrerie de' Longobardi, par- i
Flaminia fu proposta solo nel 526; non tili de' Guelfi e Ghibellini (l\) furono y
dopo, perchè nel giro di quell'epoca tro- assai fatali a Urbino. Vuole Baldi che la
vatisi altre deduzioni espressamente se- città ne'primi tempi si reggesse a modo
gnai* Alle città poi sollevate in tal mo- di repubblica , come insegnano alcuni
do alla condizione di colonie, è molto ve- marini antichi, ne'quali si fa menzione
rosimile che non si concedesse il diritto della repubblica degli urbinati. Sotto il
del voto ne' romani comizi ; diritto che governo de'consoli e degl'imperatori ap-
siccome erasi accordalo a certe città più parisce che si mutasse di poco restando
benaffette alla repubblica, cosi cominciò inviolate le leggi municipali, per cui nelle
a sollevare de' sospetti, de' torbidi, del- ricordate iscrizioni si fa menzione de'ma-
l'invidia fra tutte l'altre città italiche che gislrati che ne governarono la repubbli-
non l'aveano, e ne fu conseguenza la fa- ca. S'ignora se i goti e longobardi la ti-
mosa guerra Italica. Con vari mezzi si ranneggiassero in modo che ne fosse di-
procurò in quel grave emergente di ripa- strutto l'antico governo. Sotto i Papi pa-
rare a' pericoli della repubblica, e l'ulti rimenti godè l'uso delle leggi patrie, fin-
mospediente fu quello della legge Giulia, ché quell'aspetto di repubblica mutossi
per cui tutte le città italiche indistinta- in monarchia o perfetto governo d' un
mente furono ammesse al diritto di vota- solo, quando venne in potere de'Fellre-
re ne' comizi romani. Allora fu, dice Co- schi. Avendo i goti occupalo anche Urbi-
lucci, che Urbino fu ascritta alla tribù no, s.Leo ed altri luoghi forti, il re Viti-
3
Stellatina,e fors'anche innalzata a muni- ge nella i. pose un presidio di 2000 ca-
cipio ; ma che tranne il diritto
ritiene, valli, nella guerra in cui Giusliuiano 1 si
del voto, altro onore non ottenne, per es propose ricupeiarel'Italia per mezzo di
sere ancora indeciso se la condizione di Belisario. Considerando questi 1' impo-
piti onorevole di quella di
colonia fosse tenza d'Urbino, persuase Narsete a vo-
municipio o viceversa, per le ragioni da lerla con lui espugnare, ma questi poi
Colucci espresse nella dissertazione preli- si ritirò a Rimini, geloso della gloria
minare, e per la principale d'avere alcu- di quel celebre capitano, che però riu-
ne città aspiralo al grado di colonie (pian- scì a impadronirsene. Vinta in seguito
do erano municipi), e alti e colonie al gra- del tutto la potenza gotica dal valoro-
do municipale. Dell'onorevolissima con- so Narsete, colla caduta di re Teja nel
dizione di colonia, le più grandi città se 553, in qualità di capitano generale res-
ne pregiarono. Termina con dire alcune se l'Italia, finché decaduto dalla grazia
emulsioni sulle lapidi prodotte da Laz- imperiale, fu spedito in Italia l'esarcaFla-
zari, Questi continuando ad illustrare con vio Longino, che fissò sua residenza in
varie dissertazioni alcuni punti più inte- Piaveuna, mentre longobardi chiamati i
di le ire che arsero tra' romani e galli, i dominatori del mondo sì nella repubbli-
molteplici le guerre combattute. Final- ca e sì nella monarchia, tra gli sconvol-
mente la battaglia di Sentirlo (^.), vin- gimenti dell'impero; in uno di questi e
ta da'romani nel 474 di Roma (dice Ca- nell'anno 69 di nostra era, la fazione Fla-
stellano, ma in quell'articolo con Colucci viana Vespasiano tenne forte contro i
di
dissi nel4^8, e altrettanto col Beilenghi Vitelliani, il cui capo Fabio Valente fu
in quelloche vado a ricordare), declinò la preso e decapitato in Urbino, onde pre-
possanza de'senoni, quali sebbene i o an- i valse all' impero Vespasiano senz' altri
no anche Urbino. Sopraffatti dagli eruli, tuata e ben fornita di munizioni. Belisa-
a questi soggiacque con Urbino la regio- rio comandò tosto che fosse costruita una,
ne. 11 loro capo Odoacre, spogliato del- galleria per andare a scavare a piedi del
l'impero d'occidente Romolo Auguslolo, muro, e si facesse avanzare verso di esso
nel 4y6 si dichiarò re d'Italia; ma disce- nel sito dove il terreno era più basso a
so poi in questa Teodorico re degli ostro- più comodo per gli approcci. I partigia-
goti, nel 49^ pose fiue alla signoria de- ni di Narsete si ridevano di questi appa-
gli eruli, reintegrò e ampliò la gotica. recchi, dicevano che Belisario intrapren-
Giustiniano 1 imperatore d'oriente repu- deva l'impossibile, che non conveniva a
tando appartenergli lo sciolto impero Narsete perder tempo in un inutile asse-
d'occidente, per ricuperare l'Italia vi spe- dio, e che egli doveva impiegare piutto-
di il valoroso Belisario, che die principio sto le sue truppe nella conquista dell'E-
alla guerra gotica e tosto occupò Roma. milia. Narsete diede orecchio a questi con-
Recatosi a Fermo, da dar-
fu raggiunto sigli, ed avendo levato il campo di not-
sele proveniente da Costantinopoli con te tempo, se ne tornò a Rimini in dili-
un corpo di 5ooo uomini. Essendo Ur- genza seguilo da'suoi partigiani e da' lo-
biuo soggetta a'goti, nel 538 o 53oy Be- ro soldati. Allo spuntar del giorno Mor-
lisario spedì Perano ad assediare Orvieto rhas e la guarnigione, vedendo che la me-
eoo un distaccamento, ed egli marciò ver- la dell'armata romana si era ritirata, in-
so Urbino, giudicandola per natura e per sultarono il resto con motteggi pungenti.
arte piazza importante. Igoti vi teneva- Nondimeno Belisario era risoluto di con-
no forte guarnigione, considerandola per tinuare 1' assedio, e 1* accidente lo favorì
uno de'loro propugnacoli, comandata da più ch'egli non isperava. Era in Urbino
Morrhas uflìziale di riputazione. Narsete, una sola fontana, che somministrava ac-
Giovanni nipote di Vitaliano, e gli altri qua a lutta la città, si disseccò in 3 gior-
capitati! greci seguirono Belisario , ma determinarono d'ar-
ni,sicchè gli abitanti
giunti avanti la città si separarono da lui, rendersi. 11 generale romano non essen-
recandosi a lumini una giornata distan- do informato di questa risoluzione si a-
te, già presa da Giovanni per essere cit- i vanzava per dare uu assalto, quando vi-
tadini di voli all' impero, per cui Vitige de che gli assediati invece d' apparec-
re de'goti era corso a Ravenna per difen- chiarsi alla difesa gli stendevano le brac-
derla, pouendo presidii in varie città, co- cia, e chiedevano di venire ad un accor-
me nelle rocche di Monte Feltro e Cese- do. Egli vi acconsentì con allegrezza. I
na. Belisario pose il suo campo all'orien- goti ebbero salva la vita, e si obbligaro-
te della piazza, mentre essi erano andati no a servire nelle truppe romane. Narse»
all'occidente. Hi bino fabbricata sopra una te non intese senza dispiacere la felice
collina circolare, mollo elevata, la quale riuscita d' un* impresa, di cui non avea
benché non fosse dirupata e scoscesa, non voluto dividere la gloria. Per acquistar-
era tuttavia facile a salirvi, a cagione del- ne dal canto suo spedì Giovanni ad at-
l'asprezza del suo peudio , tranne dalla taccar Cesena. Questi fu vivamente ri-
parte di settentrione, Belisario sperando buttato in un assalto, dove perdette mol-
che gl'inimici dopo la fuga del loro re Vi- ti soldati, e fra gli altri uftìziali Fanoteo
tige uou avrebbero aspettalo un assalto, comandante degli eruli. Disanimato da
262 U 11 B URB
questo cattivo successo marciò verso Imo- lo col Metauro confonde le acque, fu u-
la, che sorpresele! abbandonando i bar- indiata la baldanza di Totila re de'goti, e
bari le piazze senz' ardire di venir seco così ebbe fine colla sua morte il gotico
allemani, s'impadronì d'una parte del- regno. Veramente per poco lo sostenne
l'Emilia. Il Baldi narra che Belisario per Teja che successe nel 552, ed ucciso
gli
divenir padrone d'Urbino, ordinò asol- in battaglia con Narsete nel 553 presso
dati, che fatte alcune grate di vimini e Nocera de' Pagani, allora terminò del tut-
composte a guisa di testuggini, si acco- to il dominio de'goti. Quando e dove suc-
stassero alla porta innanzi a cui si disten- cesse la gran battaglia vinta da Narsete
deva un piano, la quale non può essere su Totila, perchè si vuole dal Bellenghi
se non quella ov' entrasi al presente per avvenuta in Bastia frazione di Fabriano,
salire la contrada detta di Valbona, con- e allora del territorio di Sentino, ne ripar-
trada magnifica , spaziosa e frequentata lai uè' voi. LXI, p. 241 e 242,LXXXIII,
più dell'altre. Ma Belisario di certo non p. 91. Al governo d'Italia venne prepo-
avrebbe ottenuto il suo intento se non sto Narsete, e godè pace, finche l' ingra-
succedeva il portentoso disseccamento ta corte greca avendolo deposto, gli so-
della fonte. 11 suo vaso tuttora si conser- stituì Flavio Longino, che stabilì la sua
va, ed è come dice Procopio , De Bello residenza in Ravenna , fu il 1
.° Esarca
Gothico, verso l'oriente e in que' tempi della provincia e formò un nuovo siste-
nel mezzo della città dal lato rivolto a ma di governo, che altri attribuiscono a
quella parte. Ella era sulle mura non lon- Narsete. Allanuova forma di governo
tana da una parte denominata Maggia o andò unita una nuova divisione territo-
Pusterla. Dalla descrizione di Procopio riale delle provincie, da cui ebbe princi-
apparisce che Urbino, secondo Lazzari, pio V Esarcato di Ravenna ( F.),che com-
nello spazio di 1 200 anni sia divenuta di prese le città dell'Emilia soggette imme-
4 maggiore.poiehè fuori del giro an-
volle diatamente all'esarca; la Penta poli ma-
tico sono borghi del Monte, di s. Lucia,
i riltima , composta delle città litorali di
parte di Valbona, parte diLavagine, di Rimini, Fano, Pesaro, Sinigaglia, An-
s. Bartolomeo poi s. Bartolo, e la mag- cona e poi anche Umana; indi la Pen-
gior parte di quello di Paolo o s. Po- s. tapoli mediterranea ^ delta anche nuova,
lo. Belisario espugnò Ravenna., prese Vi- laquale comprese Jesi, Gubbio, Cagli,
tige e lo condusse a Costantinopoli quan- Fossombrone, Urbino, Monte Feltro e
do vi fu richiamato, lasciando tutta l'E- poi pure Osimo , come narrai in tutti i
milia in potere de* greci, lldebaldo suc- ricordati articoli; non senza notare, che
cesse nel regno de' goti , ma in breve fu le due Pentapoli portarono anche il no-
ucciso, ed egual fine ebbe Erarico. Pe- me complessivo di Decapoli. Indispetti-
lò Totila innalzato al regno ristorò la to Narsete del modo cui era stato tratta-
fortuna de'goti con 3 vittorie, ricuperan- to, invitò Alboino r e ile' Longobardi (F.)
do pure Urbino e Monte Feltro. Giusti- a impossessarsi dell'Italia; ed egli partito
niano I rimandò in Italia Belisario, che dall'Ungheria o Pannonia con immenso
fece restaurare e munire Fano e Pesaro. esercito, cominciò le conquiste nel 568;
Richiamato a Costantinopoli, l'Italia tor- indi nel 571 dalla Toscana portatisi i
nò in balia de'goti, meno Ravenna, An- longobardi nella regione Metaurense, in-
cona e pochi altri luoghi. Allora Giusti- cendiarono Pietra Pertusa sul Metauro
niano I spedì di nuovo iu Italia Narsete. di sotto a Urbino, e s'impadronirono di
Continuando la guerra gotica, combattu- tutto il paese, ad eccezione dell'Esarca-
ta da Narsete, dice il Castellano, che fra' to coll'adiacente Pentapoli, di Roma e
gorghi delCantiano/il quale presso alFur- suo ducalo. Non pare che allora i longo-
. j
UR B U B B a63
bardi prendessero Urbino, benché poi è eressero in signorie private, e Roma (f.)
certissimo che Io dominarono, continuan- col suo ampio ducato spontaneamente ac-
do ad appartenere oli* impero greco, e clamò sovrano temporale s. Gregorio II
perciò dipendente dall'esarca di Raven- e la Chiesa romaua, e così ebbe origine la
na. Sempre greci in guerra co' longo-
i Sovranità de Papié della s. Sede (VI).
bardi, meno rari intervalli, Urbino non Luitprando re de'longobardi, profittando
sarà andato esente colla regione dalle dell'opportunità, s'impadronì di Raven-
conseguenze, e da non pochi travagli, e na, delle città dell'Emilia e della Penta-
forse cadde M potere de'longobardi sot- poli. I greci scossi dalla generale confla-
to il reguo del conquistatore Grimoaldo, grazione, ricorsi all'aiuto de' veneziani,
ch'ebbe principio nel 662 e fine nel 67 1 ricuperaronoRavennaelecittàdellaPen-
Intanto popoli dell'Esarcato, della Pen-
i lapoli; indi si pacificarono co'longobardi
lapoli e del ducato Romano solo ne' Pa- a patto d'aiutarli alla ricupera di Roma
pi trovarono protezione, difesa e paterni e suo ducato. Intanto cominciò Luitpran-
aiuti, per cui apertamente iusorsero a lo- do a danneggiare i possedimenti e i Pa-
ro difesa quando i greci li vollero oppri- trimoni della s. Sede per
t
cui s. Grego-
mere; come opprimevano delti popoli i rio III ricorse a Carlo Martello che do-
col loro duro governo, trascurandoli, ab- minava la Francia, il quale indusse Luit-
bandonandoli e talvolta lasciandoli in ba- prando ad evacuar lo stato romano, ri-
lia de'longobardi; e questi avidi sempre tenendosi 4 città. Queste ottenne s. Zac-
di estendere il loro regno, commetteva- caria nel 742, recandosi dal re a Terni
no frequenti depredazioni ed eccidii. A- e siccome molli scrittori affermano che
vendo l'imperatore Leone III {'/satirico porzione dell'Esarcato, la Pentapoli e il
mossa aspra guerra al culto delle ss. Im- Piceno nel 729 scosso il giogo greco e
magini alto alzò la voce in difesa il Pa-
ì
quello de'longobardi eretici, si posero sot-
pa s. Gregorio II, per cui i greci gli tese- to la proiezione e difesa della s, Sede,
ro insidie e audacemente osarono atten- anche nel dominio temporale, cosi aven-
tare alla sua vita. Saputosi tutto questo do Luitprando manomesso parte della
da'soldali dell'Esarcato, della Pentapoli, provincia di Ravenna e assediata la città,
della Maica e da quelli del ducato Ro- s. Zaccaria nel 743 si recò dal re, per a-
mano, tutti presero l'energica difesa del morede'popoli dell'Esarcato e della Pen-
loro padre comune, protestando di voler tapoli da lui vessati , non che ad istanza
morire per la fede, rigettando con orro- dell'esarca Eutichio, per interporre la sua
re le mene greche di ribellarsi al Papa, pacifica mediazione. Già superiormente
compresi i pentapolitani. Di più ricusa- uotai, che l'esarca si al Pa-
recò incontro
rono di comunicare coll'esarca, cacciaro- pa alla basilica di s. Cristoforo nel luogo
no! suoi governatori, ed altri elessero che detto Aquila, 5o miglia lungi da Raven-
l'onore delle ss. Immagini propugnava- na, e poco distante da Gradara e dal Ta-
no. In seguilo llmperalore imperversan- vollo nel Pesarese. Da Ravenna, per Imo-
do nell'eresia, rigettando l'amorevoli re- la e Bologna giunse il Papa a Pavia reg-
plicateammonizioni del Papa, anche pel gia di Luitprando, scongiurandone la cle-
buon governo de' popoli da lui vessati, menza, perchè cessasse dall'ostilità e ren-
massime della Pentapoli e dell'Esarcato, desse quelle terre all'impero. Luitpran-
nel 726 circa s. Gregorio li scomunicò do non senza dillìcoltà l'esaudì, restituen-
V iniquo Leone III come eretico e perse- do territori! usurpati solo ritenendosi
i ,
a
cutore della Chiesa, assolvendo gl'italiani in pegno la 3. parte del territorio di Ce-
dal giuramento di fedeltà. Ribellatasi l'I- sena, sino al ritorno de'suui ambascialo-
talia all'empio imperatore, molte città si ri da Costantinopoli. Narrai in più tuo-
264 URB URB
ghi, che s. Zaccaria nel percorrere le ter- Sede. In questi estremi, il Papa tornò a
re della Pentapoli e del Ravennate fu fé implorare il soccorso di Pipino; egli rica-
sleggiato e acclamato da'popoli loro pa- lò iu Italia nel 754, e assediando Astolfo
dre e difensore, ed egli le confermò nella in Pavia, 1' obbligò definitivamenle alla
protezione della s. Sede. Divenuto re de' restituzione delle terre alla s. Sede, e per
longobardi Raehis, non fu dissimile da' ammenda vi aggiunse la città di Co-
suoi predecessori nel molestare questa maechio. Indi nel 755 Pipino reiutegiò
provincia per dilatare il suo regno, rom- il Papa, con solenne diploma di dona-
pendo pace con s. Zaccaria nel 74^>
la zione e restituzione dell' Esarcato e del-
e s'impadronì di Pesaro. Nel 749 sotto- la Pentapoli alla santa Sede, e deputò
mise Fano, e proseguendo la marcia pel Fulrado abbate di s. Dionigi con altri,
Piceno, agevolmente conquistando Fos- acciò da'deputati d' Astolfo prendessero
sombrone, Cagli, Urbino, pe' monti si in consegua e possesso le città e luoghi di
portò all'assedio di Perugia nel 749. Vi dette regioni, le quali avanti l'invasione
accorse s. Zaccaria e gli parlò con tanta longobarda si erano spontaneamente sot-
efficacia, che il re ritirato l'esercito volle toposte alla Chiesa romana, mentre in
farsi monaco , ed al fratello Astolfo ri- tante calamità e nell'abbandono de'gre-
nunziò la corona. In quest'occasione i po- ci, dalla sola protezione, paterne e inces-
poli grati alle sollecitudini del
Papa, a santi curede'Papi aveauo trovato salute
mezzo de' loro deputati si confermarono e conforto. Le città e luoghi restituiti in
nella sua ubbidienza, e giurarono fedel- Sovranità alla s. Sede, in quell'articolo
tà alla Chiesa romana. Tanto pur fecero li registrai, qui solo ricorderò olire Ra*
que'dell'Esarcato, della Pentapoli, del Pi- venna, Urbino, Monte Feltro, Pesaro,
ceno,deirUmbria.Ma non tardarono nuo- Fano, Sinigaglia, Fossombrone, Cagli,
ve molestie alla s. Sede. Astolfo re de' Gubbio, Luceoli ec. Tutte le chiavi del-
longobardi non volendo osservare la tre- le nominate e dell'altre città e terre, iu
gua contralta dal predecessore co' greci, uno al diploma di Pipiuo, furouo depo-
piombò su Ravenna, la prese, pose in fu- sti da Fulrado sulla tomba di s. Pietro,
Carlo Maguo e nel 777, per conto delle addietro formavano parte delle ricordate
città dell'una e dell'altra Penlapoli, co- provincie. Laonde Stefano li detto III
minciando da Rimiuisino a Gubbio, tut- non cessò di domandarne la restituzione,
ti questi popoli erano ubbidienti al do- cioè la reintegrazione alle provincie pas-
minio del Sommo Pontefice, come narra sate indominio temporale della Chiesa
l'annalista Muratori a dello anno. Il Laz- romana. Ciò fu promesso da Desiderio, il
zari, De Ile donazioni, concessioni e in- quale nel 756 ricorrendo al Papa per
vestiture del ducalo d'Urbino, presso il succedere nel regno al defunto Àstolfo,co-
t. 22, 68 ùt\V Antichità picene j mas-
p. 1 me ottenne, erasi obbligato di fare in tut-
simamente per la contea di Monte Feltro, to la volontà di lui. Ma morendo il Papa
contenente la città e fortezza di s. Leo nel 707, esuccedendogli il fratello Pao-
s.
franchi uel 755, donazione confermata suo intento, con ingratitudine non l'adem-
dal figlio Carlo Maguo e da altri impe- pì , onde il Papa ne fece forti lagnanze
r
ratori. E il d. Tonini, Storia di Rimini, con Pipino. Anzi volendo Desiderio ri-
t. 2, p. 206 e seg., quale non solo e-
il prendersi ceduto dal predecessore, po-
il
trusione di Michele nella sede di Raven- per un tempo Carlo Magno parve indif-
na , e per non aver ancora soddisfatto a ferente se la godesse più una chiesa che
tutte le sue promesse colla Chiesa. In tal Quindi l'arcivescovo la fece da pa-
l'altra.
modo cominciarono mali umori tra il Pa- drone su tutto l'Esarcato. Non così però
pa e il re; mentre era pure insorta rottu- sulla Pentapoli popoli della quale da
, i
ra tra Desiderio e Carlo Magno re de* Ritmai a Gubbio, e perciò compreso Ur-
franchi, figlio e successore di Pipino. Per bino, preferirono d'ubbidire alla s. Sede,
la morte d' Aliarla Sape rista (V.) mini- %
come sotto Stefano HI; e ciò non ostante,
stro del Papa alla corte di Desiderio, ed che Teofilatto mandato dall'arcivescovo,
a questi venduto partigiano, il re si acce- spacciasse aver Cario concesse tali città al-
se di maggior dispetto, anche per non vo- la sede Ravennate, per cui il Papa trailo
lere Adriano I ungere rei fanciulli di Car- poi da ribelle l'arcivescovo, ed il re tolse
lomanno, quali eransi rifugiali presso di
i di speranza il prelato, dichiarandosi espli-
lui quando io zio Carlo Magno tolse loro citamente in fa vote della s. Sede; sebbene
il regno paterno. Ad ottenerne l'intento, nelle città dell'Esarcato non mancò una
Desiderio assediò Ravenna, occupò varie fazione a promuovervi sconvolgimenti e
città, s'impossessò della Pentapoli,e prin- nella corte del re a seminarvi discordie
cipalmente d'Urbino, Monte Feltro, Fa- contro governo pontificale. VenutoCar-
il
no, Sinigaglia e Gubbio, oltre il resto del lo in sospetto che veneti s' intendessero
i
che espugnato e fatto prigione, die fine su questo argomento l'encomiato Tonini,
al regno longobardico, il quale con giu- dicendo." Così,caucellata ogni traccia del-
bilo della nazione occupò Carlo Magno. la sovranità degli Augusti d' Oriente su
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Roma e sulle provincie d'Italia (meno il vesse sopra; anzi ingiunse loro Y ufficio
novò. Lo die non fu senza appoggio di Pipino suo padre". Il BakU ed il Grossi
buone ragioni; che l' imperiai seggio di affermano, che Carlo Magno confermò
Ruma passalo a Costantinopoli si teneva alla s. Sede la donazione d' Urbino, già
in ultimo da imperatori eretici e persecu- fatta dal suo genitore; aggiungendoli
tori della Chiesa, e allora da una femmi- Grossi, che di Urbino prima di tali dona-
na superba e crudele lorda del sangue ,
zioni, la s. Se^ìe n'era stata proteggitrice.
persia del proprio figlio. Onde il romano » Onde da 10 secoli può dirsi suddita al
potè bene aver per vacante l'impero, e paterno impero de' Romani Pontefici, e
se libero; specialmente da che ebbe a ri- Roma cristiana in più emergenze è stata
scattarsi più volle dal servaggio longo- debitrice di sua salvezza anco a questa
bardico noti con ahii mezzi che colla di- città, eomechè piccola verso molle altre
gnità pontificale, e con quello delle pro- d'Italia". Quest'ultima proposizione del
prie mani. Senza poi dire che il diritto di Grossi è troppa vaga, ne si conosce nel-
conferir lo scettro de'Cesari poteva spet- la storia che Uibiuo sia accorsa alle dife-
tare a tanto miglior ragione al Pontefi- se di Roma, se pure non voglia iuten-
ce e al Senato di Roma , che non agli tendersi che gli urbinati fecero parte del-
eunuchi della corte di Costantinopoli ... le milizie pentapolitane, quando avran-
La corona imperiale posta sul capo a Car- no combattuto pe'Papi, e non propria-
lo Magno dal Pontefice e dal senato di mente per Piotila, ed in altre posteriori
Roma non importava conferimento di al- circo>tanze. La nobilissima mia patria a-
cuna dominazione particoIare(grave pun- v t'ebbe potuto dirsi per sempre grata e li-
a
to che spiegai in diversi articoli relativi), berala da Francesco M. I, se questi non
ma soltanto preminenza di grado sopra avesse tenuto quel contegno, col quale
tutti i principi d'occidente; la quale, quan- forse la lasciò saccheggiai e comodamente
to a Roma e alle provincie donale ( o re- da'piu feroci nemici nel 1527 1 Ma di que-
stituite) alla Chiesa, si risolveva nell' au- sto, meglio a suo luogo.
gusto ufficio di protezione armata a prò MorloCarloMagno nell'8 1 4, gli successe
del Pontefice assoluto sovrano, e di tutela il Lodovico I il Pio, il quale con so-
figlio
sì degli stati come de'vassalli ecclesiastici : lenne diploma confermò alia s. Sede suoi i
pagava alla camera apostolica annua pen- la regione Papa s. Nicolò I, quando re-
sióne. Talvolta in un distretto due erano cossi a Ravenna per riparare disordini i
vesse conseguito l'effetto, allora egli man- lia Lamberto, il quale riconobbe nel Pa-
.Spoleto ,
quando dipendevano da loro. tassò ogni città a rimborsarlo delle spese
Tanto i Mistiquanto gl'impe-
pontificii, fatte. Però
nel 91 tornati gli ungari iu
r
URB ti R B 269
q47 in Provenza, eli pure signo-
cui ero lie il figlio Ottone II, si portò quindi nil
re, dipoi ottenne il regno Italico Beren- assediare la rocca di s. Leo, assedio che
gario Ile si associò il figlio Adalberto, i secondo alcuni durò un anno, o due aldi-
quali usurparono alla s. Sede molti suoi re d'atri. Durante l'assedio, per la con-
domimi, in uno a questa regione. Mal- dotta di Giovanni XII, che malgrado il
con lenti gli ecclesiastici ed i baroni ita- giuramento erasi unito ad Adalbertocon*
liani de'primi saggi del loro governo tro l'imperatore, a questi rappresentaro-
chiamato da Papa Agapito II, venne to- no le loro doglianze i romani, con altre
sto nella penisola Ottone 1 re di Germa- accuse. Ottone I scrisse al Papa lagnan-
nia nel g5 1, e gli umiliò; però dovendo dosi del suo contegno; ma Giovanni XII
ritornare nel suo paese, essi ripresero il che avea cercato Ottone I per abbassare
potere. In tal modo continuarono, che ti- la prepotenza di Berengario 11 e non per
za e forma del sasso sulqualeè posta era tro. Ma frattanto Adalberto recatosi a
allora inespugnabile, e solo potevasi pren- Roma, venne accolto dal Papa con mol-
dere per fame. Adalberto e gli altri della te distinzioni. Indignalo di ciò Ottone I,
famiglia si posero in sicuro in altre for- e lasciata parte de'suoi al blocco di s. Leo,
tezze. Ottone I recatosi direttamente a corse coll'altra a Roma nel g63 (e non
Roma , previo giuramento di restituire come dice Novaes nel 968), ricevuto as-
alla Chiesa romana il tolto da'due tiran- sai bene da'romani. Giovanni XII e A-
ni, fu coronato imperatore da Giovanni dalberto già erano fuggiti. Ottone I oscu-
XII a'2 oa'i3 febbraio 962. Con diplo- rò la sua gloria per la quale si meritò il
ma solenne Ottone I confermò alla s. Se- titolo di Grande con }
Ro- raccogliere in
de il principato temporale, restituendo- ma un dopo essere stato
conciliabolo, e ivi
tri,Urbinurn, et territorium Balnense, Leone Vili, poi cacciato dagli stessi ro-
Calles Luciotis t etEugubium cimi omni-
t
mani passati appena due mesi. Scopertasi
bus finibus, et territorio ad easdem ci- dall'imperatore una congiura, dopo aver-
vitates pertinenlibus. Partito da Roma la repressa, si restituì al Monte Feltro a
Ottone I, tornò a Pavia già da lui espu- stringere con più vigore l'ormai avvilito
gnata , indi assediò la fortezza del lago Berengario II; il quale finalmente non
d'Orta nella diocesi Novara, nellaqua» di potendo più sostenersi, cede la piazza a
le erasi chiusa Villa moglie di Berenga- discrezione e si mise colla moglie nelle
rio II col regio tesoro. Essa presto si ar- mani del vincitore, che lo rilegò a Bai»,
rese, ottenendo d'uscirne libera, e così berga. Rientrato Giovanni XII in Koma,
potè andare dal marito in s. Leo. Otto- nel conciliochecelebròa'aC) l'ebbi aio 96 \,
ne J fatto eleggere in Pavia a re d' Ita- condannò Ottone I e il suo antipapa , e
270 C R B U R B
inori nelmaggio, onde a'^4 giugnoLeo- cipali ; e col parteggiare pe' Papi o per
ne Vili coll'appoggio imperiale di nuo- gl'imperatori, dierono origine alle san-
vo usurpò il pontificalo, dopo avere Ot- guinose fazioni guelfe e ghibelline,che per
tone I tradotto in Germania il legittimo più. secoli lacerarono la penisola , e non
Benedetto V. Nel 973 successe nell'im- ultimo teatro fu questa regione. In alcu-
pero a Ottone I il figlio Ottone II, il quale ne città e luoghi i prepotenti, i signorotti,
confermò l'antico patto co' veneziani, ed i conti locali si elevarono in dominatori;
i pesaresi, fanesi, sinigagliesi, ec. ch'era- in altri all'opposto gran parte del potere
no compresi nella giurisdizione dell' im- passò nelle mani del popolo con pubblico
pero, cioè perla narrata protezione o av- reggimento libero. Nehoi4 Benedetto
vocazia che l'imperatore esercitava per la Vili coronò in Roma imperatore s. En-
Chiesa romana in tali luoghi. Nel g83 rico II, il quale poi confermò alla s. Sede
morendo Ottone II, lasciò l'i ni pero al suo tutti i domimi con diploma, fra*
diritti e
figlio fanciullo Ottone III, scemando così quali in esso sono specificati Pensaurum,
la soggezione che a questi paesi poteva i- Fammi, Senogalliam, Forum Sempro-
spirare il re d'Italia, per cui i particolari nio, Montem Feltri, Urhinum, et terri-
Ravenna lo ricondusse in Roma nel 998, fazione ghibellina di parte imperiale di-
facendo decapitar Crescenzio e i suoi fau- venne vieppiù infesta alla guelfa divota
tori. Surse famoso negl'inizi
il secolo. XI, al Papa. In questo tempo la celebre gran
del risorgimento della civiltà, non meno contessa Matilde, nel diploma di dona-
che di sciagure e di scandali per la deplo- zione alla s. Sede, rinnovato neh io3, vi
rabile e diuturna rottura fra il Sacerdo- comprese anche la contea di Monte Fel-
zio e l'Impero, la quale se giunse a toglie- tro. Ne'primordi del secolo XII la regio-
re lagrimevoli abusi nella Chiesa di Dio, ne appartenne alla Marca d'Ancona, ove
sia x\z\V Elezione de' Papi, sìa nella Simo- l'imperatore teneva un marchese, il qua-
Jiia, sia nel Celibato de'chierici, sia nel- le come i Missi vi si recava con autorità
1' Investiture ecclesiastiche pretese da- delegata di quando in quando a fare le
col Papa , il quale concluse una. tregua magna, per cui Innocenzo III appena di-
fra Federico le la famosa lega delle città venuto Papa neh 198 si propose ricupe-
lombarde e altre. Però non cessarono le rare le due provlncie. La maggior parte
private inimicizie tra famiglie e tra mu- delle città erano bramose di riconoscere
nicipi. Nel 1 1 8 1 i riminesi,per ragione de' piuttosto nel Papa, loro antico signore,
confini, non volendo tollerare che i cese- quell'alto dominio, ch'erano tenute per
llati si tenessero il castello di Bulgaria e prepotenza d'armi a riconoscere nell'im-
Io avessero rinforzato, avuto buon aiuto peratore,quando salve fossero le loro fran-
di genti dal conte di Pesaro e Urbino, e chigie municipali. Rassodata la libertà de*
da' polenti Bernardini signori del Pesa- comuni, la loro forma di reggimento fu
rese, fecero capo dell'impresa Montefel- l'affidare l'amministrazione governativa
trano conte dì Monte Feltre, al cui pa- a un podestà straniero, che conduceva i
dre Antonio conte di Monte Coppiolo, suoi giudici e la sua corte, e coadiuvato
uno de'3 rami in cui si divise l'antichis- da altri magistrati della città reggeva per
sima stirpe de'eonti di Carpegna, avea 6 uno
mesi, o per più anni ancora se
Federico 1 dato la contea di Monte Fel- riconfermato dal consiglio generale, li
tro. Assalito 1' espugnarono e
il castello Compagnoni nella Reggia Picena fii os- y
tratte in furia le loro schiere corsero a tre popolazioni. Ed eccoci a parlare della
ricuperarla. Piombali sui nemici all'im- celebre casa di Monte Feltro, che signo-
provviso, la mischia cominciò calda e fe- reggiò lungamente Urbino, prima col ti-
roce, ma l'esito fu contrario a'riminesi , tolo eli conli, poi con quello di duchi, e
de'quali si dice che 74 cavalieri con al- per essi acquistò potenza e rinomanza. II
quanti pedoni restarono prigionieri de' suo governo,e quello de'della Rovere che
cesenali, e gli altri furono inseguiti fino per linea femmina li successero, formò l'e-
a Savignano. La detta tregua di Vene- poca più luminosa e più bella di questa
zia fruttò ferma e solenne pace tra l'io*» che pel animerò de' ricordati
illustre città,
peiatore e i suoi aderenti da una parte, valentuomini nelle scienze, nelle lettere,
e le città collegate della Lombardia, Mar- nell'arti d'ogni maniera, e per la libera-
ca e Romagna dall'altra, la quale fu ra- lità e grandezza d'animo de' suoi signori
tificata nella città di Costanza a*2 5 giu- emulò lo splendore e la gloria di qual cit-
gno 1 1 83. Per questa le nominate città tà è piùfamosa tra l'antiche e moderne.
furono liete d'aver assicurato le loro fran- Fu allora che grandi italiani Ariosto,
i
il diritto dell'appellazioni, e qualche lie- imi, Marini e tanti altri qua concorsero,
ve tributo. Nel 1 1 84 '1 ansito Lueio ILI per come ad asilo delle muse e delle lette-
la regione, recandoti a Verona per ab- re, e fecero riguardare i Feltri e i della
boccarsi con Federico I. I diritti da que- Rovere come primi mecenati d' Ita-
i
sti riservali sulle città* dal di lui figlio lia. In que'tempi felici, coni' ebbe Libi-
Enrico VI furono nel llo5 investiti a no un Sontuoso palazzo ducale, uni rie
Marcoaldo per tutta la Marca d'Ancona chissima libreria, una splendili. pùnco- 1
,
272 URB li R R
teca, zecca, accademia, cosi estese la so- dono, che provengano dalla famiglia an-
vranità sopra le terre e città convicine, tichissima de'signori della Carpegna, ciò
di cui riportai superiormente le princi- ritraendosi non solo dalla similitudine
pali notizie, Castel Durante, di cui du- i dello stemma gentilizio, ma altre* dalla
chi s' intitolavano conti, poi Urbania, s. genealogia de'Feltri fatta in vita del conte
Angelo in Vado, Monte Feltro, Pergola, Guid' Antonio Feltrio ne' primi del se-
Mondavio, Mondolfo, s. Costanzo, Gub- colo XV, e da altri documenti, per cui
Fossombrone, Sinigaglia e Pe-
bio, Cagli, a quest'ultima credenza aderisce Repo-
saro. Le gesta de'Feltreschi eRovereschi sati. Divisi gli aviti dominiitra'3 fratelli
si compenetrano colla storia della regio- de' conti di Carpegna, quello cui toccò
ne, d'Urbino e del suo ducato. Procede- Monte CoppìolOy avendo aggiunto a que-
rò principalmente co' seguenti scrittori. sta contea la città di Leo, capo della s.
Rinaldo Reposati eugubino, Della zecca Feretrana provincia, come la chiama Re-
di Gubbio e delle gesta de'conti e duchi posati, perciò si denominò conte di Monte
d'Urbino^ Rolognai 772. Andrea Lazza- Feltro. Il Lazzari nel discorso de' conti
ri urbinate, l'interessante ed erudito Di- Feltreschi, accennatele principali epoche
scorso de'conti Feltreschid' Urbino col' che aggravaronoUrbino e ne resero misera
V aggiunta di vari commentari della la condizione, dice che tal sua decadenza a
de signo-
vita e delle gesta di essi: Vite grado a grado si sollevò per l'antichissi-
ri diMonte)cifro che sono stati duchi ma e nobilissima famiglia di Montefel-
d'Urbino, raccolte e arricchite d'anno- tro, quando cominciò a fissarvi lo sguar-
tazioni) ed altre dell'editore Colucci, il do, con proteggerla e favorirla. Ripetute
quale con avvertire che Lazzari scrisse l'opinioni di sua origine, anch'egli con-
colla scorta di Reposati, nel 1 794 pubbli- viene che derivasse da'conti di Carpegna
cò l'uno e l'altro nel t. 1 1 dell' Antichità e di tale sentenza fu pure il Sansovino:
picene. Grossi, Commentario degli uo- Origine e fatti dellefamiglie illustrid'L
mini illustri d'Urbino : Serie de' conti e ta//tf, Venezia 1 582. Quindi con l'Armnn-
de' duchi d' Urbino. ni, riferendo la sua genealogia de' conti
Tra tutte le opinioni degli eruditi in- d'Urbino, intende provare che conti di i
torno l'origine della famiglia Feltria,Fe- Monte Feltro trassero certamente I' ori-
retrana o di Montefeltro, quella che la gine da quelli di Monte Coppiolo, uno de'
vuole discesa da'conti di Carpegna de' 3 rami illustri in che si divise la stirpe
y
quali parlai in tal paragrafo, già oriundi de'conti di Carpegna. In sostanza il di-
di Germania e antichissimi signori d'Ita- scorso di Lazzari è un breve e generico
lia, sembra la più ricevuta. Tanto affer- riepilogo de'conti di Monte Feltro, de'
ma il Grossi. Riferisce Reposati, che la no- quali dovendone in breve descrivere le ge-
bilissima famiglia Feltria o di Montefel- sta, non sarebbe che ripetizione, se ne vo-
tro si vuole d'alcuni oriunda d'Italia; al- lessi dare altra contezza, né però manche-
tri la fanno originare dalla casa di Bor- rò di tenerlo presente. Noterò prima che
gogna, argomentandolo dalla similitudi- Reposati comincia la serie de'conti con
ne dell'arme, e venuti cogl'imperatori io Monfeltrino deli 190, e con lui procedei
da essi per loro vicari lasciati;
Italia e quivi parlando de' conti di Monte Feltro in
altri la dicono venuta di Germania con quest'articolo; la principiano, Lazzari con
altre famiglie nobili, come si ha per an- Antonio I del 1 1 54; Grossi con Boncon-
tica tradizione,e che aderissero alla parte te figlio diMontefeltrino; e V Arte di ve-
imperiale, e di tal opinione è il Caropelli rificare le date con Montefeltrino cele-
nella prefazione alle Costituzioni dello bre capitano sul finire del secolo XI f.
al Lazzari, egli di-
1
gnorotti, per sostenere le loro pretensioni te e di Taddeo. Questi due fratelli si por-
e prepotenze; anche Federico I fece al- tarono con valore nelle guerre contro
trettanto pure con Antonio, il quale si Tancredi re di Sicilia e in favore d'Enri-
rese a lui caro. Recandosi Federico I nel co VI. Il Castellano dice che Bonconte e
i i55 a Roma per ricevervi la corona im- Taddeo, l'uno ghibellino e l'altro guelfo,
periale da Papa Adriano IV, fece parte del si posero colle loro castella sotto la po-
corteggio Antonio. Nata grave e sangui- tente protezione della repubblica rimi-
nosa contesa tra'romani e soldati tede- i nese,che li onorò della cittadinanza. Tad-
schi, Antonio colla sua autorità e bel fare deo ebbe due figli, Corrado e Malatesta.
contribuì a sedare il conflitto con soddi- Bonconte primogenito, nell'espugnazione
sfazione delle parli, per cui ebbe dall'im- di Napoli mostrò tanta prodezza, che ot-
peratore la conferma di conte del Monte tenne da Enrico VI grazie e favori e que- ;
Feltro e de'suoi privilegi, lo dichiarò vi- sti morto neli 197, prese servizio col fra-
cario imperiale della città d'Urbino, e da tello Filippo di Svevia ,che una parte
questo tempo pare che i Fel treschi co- degli elettori elevò all' impero meutre ,
vogliono che l'imperatore dasse ad An- nosciuto da Papa Innocenzo III. Nel 208 1
tonio col titolo di conte la città di s. Leo, ucciso Filippo a tradimento, Papa nel il
detta anche Monte Feltro, nome che seguente coronò Ottone IV, ma non tar-
assunse Antonio e i discendenti. Gli suc- dò a scomunicarlo perchè l'ingratissirno
cesse Monfeltrino o Montefeltrino I Fel- principe usurpò molte terre della 9. Se-
li io, che più scrittori dicono primo sti- de. Avendo Enrico VI lasciato l'unico
pite della famiglia Feltresca,eprimo pos- suo figlio Federico Ilohenstaullen re di
sessore d' Urbino e di Montefeltro col ti- Sicilia,poi imperatore Federico II, ne se-
Nota Colucci, che Lazzari non disse chi foltissima Capua, invase da Ottone IV,
lo fecei." conte, e se di Montefeltro e Ur- ad onta che il Papa fosse tutore di Fe-
biuo insieme. Egli pensa, che il di lui fi- derico e del suo regno. Laonde questo
glio Bonconte propriamente fu il .° con- i principe, eletto imperatore neh 2 1 2, per
te d'Urbino coll'approvazione della s. Se- le benemerenze ili Montefeltrino 1 e del
de legittimamente investito, per cui alcu- figlio Bonconte, donò e concesse a quitti
ni ommeltono come illegittima l'investi- la città d'Urbino con titolo di coutea, con-
tura di Monfeltrino, come ricevuta dal- fermandolocontcdi Montefeltro. Oppor-
vol. lxxxvi. 18
ut
74 u n n URB
1 imamente avverte Colucci, che siffatte il comune e i conti di Monti-feltro, piglia»"
illegiltimee arbitrarie donazioni fai te da- se l'armi a suo favore e gli dasse aiuto, a-
gl'imperatori in que'tempi, a varie per- vendo egli già soccorso i riminesi nella
sone loro benemerite e benaffette, devo- guerra co'cesenali per conto di Sani' Ar-
no riguardarti nulle e usurpazioni, se ap- cangelo. In questa si pallili precipuamen-
partenenti i dominii a' Papi, qualora non te, che la città di Rimini fosse obbligata
fossero da loro legittimamente conferma- aiutare Bonconte, se gli urbinati l'aves-
le: ed eguailmente
liiivuii/ la signoria esercitala
in oigi sero molestato nelle sue giurisdizioni. Per-
da tali investiti , doversi tenere usurpa- ciò Bimini acconsentì alla domanda, pre-
zione. Però Onorio HI avendo neli2i6 vio di tentare uffizi cogli urbinati di per-
approvata la concessione, Monfeltrino 1 suasione all'ubbidienza, in sequela di pro-
vien chiamato ,° conte. Ma il Grossi, che
i messa da loro fatta di non voler molesta-
comincia la serie de'conli d'Urbino, co- re gli amici de'riminesi, tanto più pel giu-
me dissi, con Bonconte, aggiunge che ot- sto titolo di Bonconte, che la donazione
tenuta la signoria d'Urbino, trovò negli imperiale essendoapprovata dal Papa su-
urbinati amanti di libertà qualche resi- premo signore, non potevasi ripudiare.
stenza, la quale poscia deposero quando Ma tali tentativi riuscirono infruttuosi,
lo videro confederato co' riminesi e co' poiché invaghiti gli urbinati del loro li-
Malatesta per soggettarli colle armi jeche bero governo, e insuperbiti de' prosperi
tenne Urbino dal 2 34 fino al 1241. An-
i successi, non vollero dare orecchio a trat-
che Lazzari racconta con particolarità che tati di pace. Poste Piimini le sue genti al-
Bonconte partecipata agli urbinati la con- l'ordine e avendole spinte verso Urbino,
cessione fattagli dall'imperatore con esor- dove incamminato Bon-
colle sue erasi
tarli a riceverlo per signore, ricusarono conte ed insieme con lui Carnevale di
,
di eseguirlo, avendo allora più riguardo Pavia conte e rettore di Romagna per
alla libertà che godevano chea'di lui me- l'imperatore con numerose milizie; allo-
riti. Di più il medesimo Lazzari, parlando ra Urbino vedendo sì grosso esercito, pi e-
delle donazioni e concessioni del ducalo, gòCarnevale a non permettere che si guer-
riferisce che Federico 11 nel 1 2 1 3, in tem- reggiasse una città tanto divota dell'im-
po d'Innocenzo IH, nella rinunzia e resti- peratore, offrendosi di rimettere in lui o-
tuzione di quanto gl'imperatori aveano gui pretensione, e combinare accordi co'
tolto alla Chiesa delle terre della contes monfeltrani. Carnevale convocò le parti
sa Matilde, vi comprese Monte Feltro, il in Rimini, e coli' intervento del vescovo
che fu confermato nel 1220 da' principi l'esortò alla pace, la quale seguì nel gen-
dell'impero, ed eseguito da Federico 11 naio 1234 colie seguenti condizioni ri-
neh 220 con Onorio HI quando lo coro- feriteda Giovanni Galli nelle Notìzie, del-
nò imperatore; ed il Papa confermò l'in- l'origine e discendenza de' signori, con-
vestitura fatta al conte. Indi Bonconte col ti e ducili d' Urbino , scritte nella metà del
fratello Taddeo tentò la forza, ma non gli XVI secolo. Che gli urbinati si pacificas-
riuscì poiché gli urbinati, d'animo gene-
; sero con Bonconte e col fratello Taddeo
roso e guerrieri, non solo valorosamente di Moutefeltro , e intanto consegnassero
si difesero, ma uscendo fuori della città tutto il contado, conforme al comando
armati sì a piedi che a cavallo, entrarono dell'imperatore; bensì accordato alla cit-
possesso della città, la quale restò in tut- teggiato per Federico 11 persecutore del-
to soddisfatta di tanto savio signore. Pri- la Chiesa, da Innocenzo IV e da'suoi pre-
ma di questo tempo Bonconte con Tad- decessori scomunicato , il Papa lo colpì
po giudici e
i la signoria, in mezzo a'qua- de si portò in Perugia a venerare il Pa-
li nella sommità d'un'antenna sventola- pa. Questo vescovo Feretrano indusse la
va il principale stendardo. Questa guer- repubblica di s. Marino a seguire le par
ra in poco tempo ebbe fine colla pace prò* ti ghibelline per sostenere Federico 11, per
mossa dal vescovo di Rimini, ed esortati cui Innocenzo IV7 nel 1247 l'avea scomu-
i belligeranti ad abbracciarla da Boncon- nicalo, ed iu Perugia l'assolse nel i25r.
,
vescovo di Cesena alla loro ricupera. 11 era senatore il figlio del redi Castiglia En-
Lazzari riporta che Papa Innocenzo IV rico suo fautore, fu Guido eletto vica-
avea concesso al vescovo di Monte Feltro rio del senatore, e da Corradino venne
i beni del suddetto Taddeo edi altri com- fatto contedi Chieti. Continuando Cor-
plici di Federico II , che molestavano la radino il suo viaggio e penetrato nel re-
Chiesa romana; e scrisse a'vescovi di Ce- gno, fu vinto da Carlo I e poi decapita,
sena e Fossombione, che li dichiarassero to. Adirata di ciò la fazione ghibellina, si
privali de'feudi che tenevano della s.Chie- vide a mal partito, e Guido che in Ro-
sa e della città di Monte Feltro. Nel gran ma fungeva il vicariato del senatore,
fatto d'armi seguito nellaMarca nel 12 47, prontamente si ritirò inUrbino. Narra l'A-
tra il vescovo d' Arezzo Marcellino capo miani,che ueli2 72 da Gregorio Xfu di-
de'guelfì, e il conte Roberto Castiglione visa la rettoria della Marca in più giudi-
vicario imperiale per lo scomunicato Fe- ci della provincia , che incombevano chi
derico II, l'esercito pontificio venne infe- al governo politico, chi all'economico, chi
licemente disfatto sotto Osirao, Marcel- allo spirituale della medesima, cui allora
lino fu imprigionato, e sul campo resta- erano ancora soggette Urbino, Cagli, Fos-
rono morti 4ooo guelfi, anconitani, ca- sombrone e altre città dell'Umbria. Co-
merinesi, recanatesi, e fors' anche urbi- sìFulcone dal Poggio era rettore gene-
nati che mostravansi devoti alla Chiesa, rale nelle cause temporali,Bernardino ar-
secondo Lazzari. Se tali furono , però i cidiacono di Narbona e cappellano del Pa-
conti d'Urbino erano ghibellini ardenti. pa era vicario generale nelle cause spiri-
Montefeltrino II morì nel fiore dell'età Guglielmo da s. Lorenzo,pure cap-
tuali, e
nel 1255, lasciando 4 figli» Guido I, Or- pellano pontifìcio, era vicario generale co-
lando, Tadiolo e Feltrano. Nella conven- me Bernardino, edi più estendeva privati-
zione tra gli urbinati e gli eugubini del vamente la sua giurisdizione nella Massa
i25i, è chiamato podestà d'Urbino ben- Trabaria e in Urbino. Nel 1274 cacciati
ché ne fosse conte. Guido I di Monte Fel- da Bologna i ghibelliniper timore che
tro, 3.° conte d'Urbino, secondo il Gros- non prevalessero di troppo nella Roma-
si, fu uno de'più valorosi e prudenti reg- gna, ridotti in Faenza chiamarono per lo-
gitori d'eserciti, destro particolarmente e ro capitano Guido : altri lo dissero pre-
svegliato negli stratagemmi. Aquestedo- fetto di tutta la Flaminia, altri capitano
ti accoppiò intrepidezza e vigore d' ani- de' soldati feltieschi. Assediati ivi da'bo-
mo, onde seppe sostenere l'avversità del- lognesi e fiorentini guelfi, a' i3 giugno
la fortuna in mezzo alle militari sue im- 1275 Guido aiutato da'ghibellirii roma-
prese. Il Muratori lo chiamò Dux beilo- gnoli uniti a' detti bolognesi e ad altri
rum. Aderendo come suoi maggiori a- i ghibellini fiorentini con alla le»la Gugliel-
gl'imperiali , fu eletto capitano generale mo de Pazzi, li affrontò sul ponte di s.
guendo la vittoria passò nel territorio di Giovanni è registrata nel 280 il Bonoli, 1 :
Bologna, e tagliando e rovinando ogni ne\V Istorie della città di Forlì 3 \o chia-
cosa bruciò Castel s. Pietro. Di là si tras- ma Guido, altro Appia ebbe nome Gio-
ferì a Cervia contro i bolognesi, che nel vanni, e lo notai in quel!' articolo, più
1253 Paveauo liberata da' veneziani, fe- esatto e circostanziato del racconto che
ce Guido assediare il castello di Riversa- vado a fare col Lazzari. 11 Baldi lasciò un
no, in aiuto del quale passò il guelfo Ma- opuscolo ms. intitolato d' armi : Fatto
latesta da Rimmi col popolo cesenate; ma in Forlì tra Guido di Monte Feltro, e
clu'fel treschi fu rotto e con fatica si salvò Giovanni d Appio francese seguito nel
a Cesena. La rocca fu presa, e fatti pri- 1278. Questi entrò in Romagna con po-
gioni chi la custodiva, furono condotti a deroso esercito d'italiani e francesi, ed a-
Forlì. Intanto l' imperatore Rodolfo I iutato da'perugini, bolognesi, fiorentini^
tTHiibibui-g nel 1
279, con diploma sotto- da' Malatesta di Rimini e da' Polenlani
scritto dagli elettori dell'impero, riconob- di Ravenna, ebbe nel suo primo ingresso
be I' autorità pontificia sulla Marchia a tradimento Faenza, per opera di Tri-
Anconitana, Urbino, Afonie Feretro, baldello Manfredi, cfce Daute pose nel-
Pentapoli, Massa Trabaria cimi adia- l'Inferno tra'traditori. Dipoi si spinse al-
cenlibus terris suis, ec. Neil' anno pre- l'assedio di Forlì, dove si trovava Guido
cedente Papa Nicolò IH avea nominato di Monte Feltro, il quale dopo aver so-
GifFredo Gaetani d'Anagni, con diploma stenuto l'assedio d' alcuni mesi pensò di
presso il Compagnoni, rettore della Mar- sbrigarsene con uno stratagemma,col con •
sorlato a riconciliarsi colla Chiesa, dato Rimini Parcitade, capo di questa fazione,
loro ascolto, nel i 286 tornò alla sua ob- fece ricorso al conte d'Urbino, dal quale
bedienza, ed Onorio IV nel riceverla lo avea anche ricevuto soccorsi di gente per
confinò in Asti nel Piemonte e ritenne iti difesa del suo partito. Ma già stanco Gui-
ostaggio due suoi figli. In questo tempo do per l'età e fatiche della guerra, studiò
le castella di Monte Feltro vennero al- di rappacificarsi colla s. Sede e di torna-
l'obbedienza del Papa, e per lutto furo- re all'obbedienza del Papa, che facilmen-
no demolite le fortezze e le mura. Rife- te lo perdonò, e pare di s. Celestino V,
risce Giteci negli zinnali dì Cagli mss., Questi coll'intesa di Carlo II re di Sici-
una lettera fulminante di Martino IV al lia lo spedì con 5oo
guardia cavalli alla
podestà e comune di Cagli contro gli ur- anche rettore
di Napoli, e poi lo destinò
binati, dove li chiama ostinati ribelli del- e conte di Bologna eBertinoro, la quale
la s. Sede, e che reliquia* infidelium par* ultima città con Forlimpopoli e Cesena
tinnì earumrlcm receptant pub lice, et eis erano tornate alla signoria della Chiesa
Javendo,exagerantgravius culpas suas. fin dal 1286, Verso il 1294 Malateslino
Sì ha poi dall'annalista forlivese, che nel di Malatesta di Rimini come altri di sua
settembre 1288; Comes Coiiradus fi- famiglia guelfa nemico de' Felti eschi
lili* olirti corniti* Dadei de Montefeltro colla sua milizia e colla gente di Cesena,
accepit civitatein Urbinì , et oinnes ami- unitamente ad alti i della Massa, pose inu-
co* domini Malateè fa de ip.sa terra e- tilmente l'assedio a Urbino, perchè non
jecity et ilio* qui crani de parte gibel- fu fedelmente corrisposto da'segreli cor-
linorum reduxil in ipsam terram. On- rispondenti che avea nella città. Di ciò
de questa città fu poi per lo più un sicu- sdegnato Guido, assalì Pesaro e lo prese.
URB UR B 279
#i fo««c potuto mantenere lungamente, ma amicizia, e mandò losto a ringraziar
il Papa Bonifacio Vili nel 29$ fece re- i Guido colf aiuto che gli conduceva. Ap-
sti Guido tulli beni che posse-
(nire a i pena il Malatesta vide il Parcitade senza
deva nella Romagna, ritenendo Castel- difesa, sollevò una notte i guelfi e li spin-
lano che esso fu ili.°ad impossessarsi di se contro la di lui casa, dove inaspetta-
Urbino, di cui gliene die l'investitura il tamente assalito, molti della sua gente
detto Papa per ammirarne l'ingegno. Ma furono messi a fil di spada, e molti fatti
quanto a signoreggiare Urbino, Feltri i prigionieri. Al Parcitade riuscì per for-
non cominciarono in tempo di tal Papa, tuna di fuggire per Importa del giardi-
come lasciò scritto anche il Volterrano, no e si salvò a s. Marino, dove trovò Gui-
e che prima la Chiesa lo faceva gover- do, già di tutto informato, e al vederlo
nare da' vicari, di che veramente vi è 10 salutò ironicamente,alludendo alla per-
qualche esempio,che riprodussi. Giovan- dita che avea fatta di Rimini. Grande ini-
ni Villani quasi raccontò altrettanto ne- micizia passava fra'Feltreschi e i Mala-
gli Annali fiorentini, dicendo delle di- testa, e la quale non
si estinse che con
verse valorose imprese degli urbinati, sin- loro, trannepoche eccezioni. Ma sebbene
golarmente in castigare i tiranni e tutti iMalatesta allora molto piò potenti, mas-
quelli che iugi ustamente oppressero la sime dopo l'acquisto di Rimini, non la-
loro libertà, E che non potendosi più sciavano i Monte Feltro d' infe-
conti di
gli urbinati difendere dalle molestie de' starli in movendo loro guer-
ogni parte,
nemici, in tempo di Bonifacio Vili si po- ra or P uno or l'altro de' Monte Falli
sero sotto la protezione di Guido, il qua- per una parte e chi per l'altra,
stessi, chi
le col titolo di conte signoreggiò la città, e Guido per ultimo nel 1296 si affrontò
cioè tornò a dominarla. Notò Cimarelli, con Malatesta a Monte Luro, ma colla
ch'essendo Guido d'intelletto prudente e peggio. Giunto Guido ad età più vecchia,
valoroso nell'armi, in grande slima solle- e pensando seriamente a' casi suoi, tro-
vò la città e rispettali per tutta Italia rese vandosi pieno di rimorsi, dolente e ram-
gli urbinati, che dall'esempio istruiti dei maricato per la vita da lui menata e l'o-
signore loro, divennero anch' essi nelle perato contro la Chiesa, e volendo far pe-
gueire gloriosi, per cui cantò il Panfili: nitenza de'snoi trascorsi, coli' assenso di
Jìxlulit illustri* Feretro, de sanguine Bonifacio Vili rinunziò in Ancona la si-
contro i Malatesta. Di falli tornato Gui- cia, ne fece meuzione e dicendolo mor-
do in Urbino, adunò 3oo cavalli e 5oo to santamente e che il suo corpo sepol-
;
fanti, e con questa gente armala s'avviò to nella chiesa del convento di |, Fran
verso Rimiui per aiutare il Parcitade. cesco, il figlio Federico lo trasferì in quel
Questi per altro si lasciò ingannare dalle la di s.Donato, poi s. Bernardino, fuori
promesse di Mulalesla, che 1* assicurò di d* Urbino, ove fu edificalo il conv«nto
280 U R B U R B
de'minori osservanti. Marini nel Sag-
11 me Lodovico poteva farlo vicario, men-
gio di ragioni, riferisce che Costanza trenon cominciò che nel 1 3 4- proce- 1
'*
moglie di Guido, anch'essa si fece religio- dere da imperatore? Inoltre Lazzari nel
sa nel monastero di s. Chiara d'Urbino, Discorso, con Gianleone Sempronio, af-
dove senza far professione sopravvisse e- ferma che Lodovico V il Bavaro filili.*
semplarmente 8 anni. Guido I ebbe a fi- che donò Urbino alla casa Feltresca, e lo
gli Federico I, e Bonconte valoroso ca- conferma nel contèsto. Lodovico V,che
pitano, che perì nella battaglia combat- per farsi partigiani, come gli altri, prodi-
tendo pe'ghibellini aretini, contro fio- i gò diplomi e dispensò signorie, forse di-
rentini e senesi vivente il padre, il cui cor- chiarò vicario Federico 1 ,0 Nolfo, non
po non fu trovato, secondo Dante, altri mai Galasso perchè era morto. Soltanto
concedendogli la sepoltura. Lazzari, se- apprendo da Colucei, Treja illustrata)
guendo Galli, dà in successore a Guido I, p. r 18, che fra' ribellati alla Chiesa pel
il cugino Galasso di Cavalca, che nacque fanatismo della ghibellina fazione, per
da Bonconte conte d'Urbino. Fu d'ani- seguire il partito di Lodovico V, si tro-
mo grande e guerriero, anch' esso acer- vano pure gli urbinati, i quali neh 333
rimo ghibellino. Mossa guerra a Castel con altri popoli ottennero l'assoluzione e
delle Ripe, vivente il cugino, lo adequò giurarono diversi patti. Federico Idilli-
al suolo, a cui successe Castel Durante, •que, dello dal Grossi 4-" conte d'Urbino
poi chiamato Urbania. Era stato podestà e da Lazzari 6.°, non fu inferiore a Gui-
di Cesena, a favore della quale militò in do suo padre nel vaiore militare, eredi-
I
il Bavaro. Se Galasso uiorì nel 3oo, co- 1 fiorentini e altri. Federico ancora nel suo
U R fi 281
stato formò un esercito e co' ghibellini Ire e comesi leggeanclienel Compagno-
forlivesi s'avviò per Arezzo in soccorso ni a p. 187 e seg., il Papa malcontento
ilei cai cimale; ed assalilo per via da'guel- del cattivo procedere di Federico, fau-
fi cesenati e riminesi, onde impedirglie- tore di eretici, e degli urbinati di parte
lo, li distrusse e seguì cammino, unen-
il ghibellina, ingiunse all' arcivescovo di
dosi al cardinale, col quale restò sino al Ravenna di bandir la crociata contro di
di lui ritorno in Francia. Nota Compa- il lui e suoi aderenti, dichiarandolo ne-
gnoni, che nel i 3 i 3 Raimondo d'Aspello, mico della Chiesa e meritevole di casti-
nipote di Clemente V, rettore generale go. Allora Federico corse in Urbino per
della Marca, era giudice generale e per gli adunar gente e prepararsi alla difesa, ed
appelli residente in Moni' Olmo, Mar- unitosi colle milizie ghibelline di Guido
chine Aiiconitauae, Massa-e Trabarìac, Tarlati vescovo d' Arezzo e del famoso
ci Terrarum s. /4gatae ì chntatisoiie al- Castruccio signor di Lucca e fulmine di
ane comitatus Urbini per S.lì. E. gene- guierra,
"3si propose
or ui marciare in soccor-
rali* rector. Indi nel 3 6 dice che Gio- i 1 so de' ghibellini di Recanati. Mancando
vanni XXII dichiarò rettore generale del- di buona somma di denaro, volle costrin-
la Marca nello spirituale e temporale A- gere Urbino a somministrarla con for-
melio, non meno delle terre di s. Agata, tissime gravezze. Però la città allegando
contado d'Urbino e sue per-
delia città e noti solo l'impotenza, ma ancora di non
tinenze. Arse più che mai l'odio delle fa- essere a ciò obbligata per aiuto d'altri,
zioni, e grandi inimicizie erano nella venne apertamente a rottura col conte,
Marca fra i guelfi anconitani ed i ghibel- prese le anni e si rivoltò contro di lui. Nel
lini jesini e osimani , di cui era capita- bollore del furore popolare, trovato Fe-
no Federico; il quale presentò battaglia derico che col figlio podestà d' Urbino
a'guelfì nel contado di Jesi e li sconfisse uscivano dalla fortezza della torre, in cui
pienamente, ed asce«ero a 5ooo morti i eransi rifugiati, ad onta che domandas-
e i prigioni, e fu rotta sanguinosa ed e- sero perdono e misericordia, e si ponesse-
clatante. A favore del suo partito, mar- ro in mano del popolo, questo inferocito
ciò indi su Spoleto, vi entrò di notte tem- barbaramente li trucidò facendoli in pez-
po e ne espulse che aveano cac-
i guelfi zi a'22 o 26 aprile 322, e quali scomu- 1
ciato i ghibellini. Spoleto venne assedia- nicati restarono privi del sepolcro, e trat-
to da'perugini guelfi, e Federico per li- tati come i cavalli morti furono posti sot-
beracene mosse a ribellare Asisi ; e su- to il letamaio. Questo tragico avvenimen-
bilo i perugini, tolto l'assedio, corsero a to successe nel cassero vecchio alla por-
ricuperar quella ci Ila. Per la rotta rice- la del Monte, dove poi fu I' orto e il pa-
vuta dagli anconitani, bollendo la guerra lazzo de' Viti. Dice Reposati: In Federico
nella Marca, Federico co' ghibellini vi si verificò, che chi offende la Chiesa e ne
manteneva le sue forze, con quelle di O- disprezza le non va lungamen-
censure,
simo, Jesi e Recanati. Essendo per la te impunito. La storia ne dà molti sa-
Chiesa marchese della Marca Amelio lutari esempi ! Altre nozioni o varianti
(Leopoldi nella Strie* Recto rum Anco- di Reposati tralascio di riportarle, perchè
nitanae Marchiata lo registra Rector nel ragionevolmente suppongo, che il poste-
i 3
7), a questo in una zuffa presso Re-
i si giovò dì sua compi-
riore Lazzari, die
ca nuli venendogli uccisi il cugino e il ni- lazione, potè avere più lumi. Il Castella-
pote, fece istanza a Giovanni XXII per no taccia i guelfi d'aver promosso la po-
aver soccorsi di milizie. Questi gru venien- polare sedi/ione. F I hic ili verificare
te si lagnò di Urbino, di Federico, di Gui- le dille, dicendolo uno de'piìi ardenti gin
do e di Speranza di Munte Feltro ; inol- belimi , aggiunge che 1 suoi portamenti
28-2 URB URB
contro i guelfi lo determinavano a porre di tutti fu riconosciuto per Nolfo I con-
i! fuoco a Urbino, ed il popolo perciò ir- te e signore d'Urbino, e ricevè subito il
ritato lo massacrò. Fu Federico I anco giuramento di fedeltà. Trovandosi Nolfo
signore di Pisa con Guido suo padre, e in possesso dello stato paterno, richiamò
ne fu posta memoria marmorea nel pul i fratelli rifugiatisi qua e là, e insieme a
pilo del duomo, e la loro arme fu scolpi Nolfo governarono la città e lo stato con
Ih in due luoghi. Gli altri figli dell'infe- tanta giustizia e si guada- impegno , che
lice Federico si salvarono in Gubbio e in gnarono la benevolenza di tutto il popo-
s. Marino il popolo avendo trattenuto
, lo. Erede Nolfo del valore paterno e del
Nolfo e gli altri nella sicura Piocca di Lio- favore di lui alla parte imperiale , eh' è
nello, fortezza posta alle pendici del mon- quantodirediLodovico VilBavarOjScon-
te Nerone vicino al Piobico, Di questi fi^ fìsse poco dopo guelfi urbinati fuoru-
i
(questi non è nominato daReposali, il qua- to ini, e indi parteggiò sempre pe'ghibel -
le fra gli 8 ricorda Buonconle e France lini, Riporta il Baldassini nelle Memoria
sco. M Arte di verificare le date prelen -
storiche di Jesi, all'anno i3s8, che Ur-
de che a Federico ! successe il figlio Ga bino unito con Osimo, Fermo e Fabria-
leazzo per volere di Lodovico V, che gli no tentò la distruzione delle città guelfe.
affidò il governo d'Urbino, col titolo di Lai. "campagna di Nolfo fu quando pe- i
Vicario dell' Impero), Nolfo, Feltrino, rugini assalirono nel j336 Borgo s. Se-
Guido detto Tigna o Novello, Speranza polcro, alla quale impresa accorsero pu-
(da Reposati invece detto cugino di Fé re Ferrantino Malatesta e Nerio della
eterico), Enrico, Ugolino, e Nicolò natu- Fagiola altri loro confederali, i quali in
rale. Tornarono in poco tempo nelle ma- pochi giorni se ne impadronirono, e col-
ni de'm'mistri pontificii Recanali e Fano, la medesima facilità tolsero a'Tarlati Cit-
ed Osimonel maggio, Anche Urbino tor- tà di Castello. Nel medesimo tempo Nol-
nò all'ubbidienza del Papa, quale or- il fo die aiuto a Ferrantino nell'impresa di
dinò al rettore Amelio d'usare ogni di- molli luoghi nel territorio di Rimini. Al
ligenza nel custodii la e governarla in no- conte Federico era stata tolta la città di s.
me di s. Chiesa. Nel i323 la città d'Ur- Leo da Guido della Portella, e la casa
bino mal soffrendo gli aggravi e collette Fellria non avea mai potuto ricuperarla,
ad essa imposteda'ministri pontificii, nel - Solo nel 1 338 il di lui naturale Nicolò nel-
l'aprile il popolo incostante,che crede nel- la notte de' 2 gennaio
1 la sorprese in uno
le cose nuove trovare un maggior bene, al vescovato, ed a'27 ottenne la resa del»
annoiatosi del governo del rettore, si levò la rocca da Neri figlio di Guido; indi Ni-
a rumore. Cacciato Amelio dalla città, colò consegnò lutto al fratello Nolfo. [fi-
corse alla casa di Nolfo (ultimo figlio di lanto la fama del sapere e del valore del
Federico, lo dice Reposati, salvato dal- conte Nolfo propagò talmente per tut-
si
l'eccidio per la sua tenera età o pe'suoi ta Italia, neh 34i s'indussero
che i pisani
buoni costumi dopo esser stato per al-
, a chiamarlo ed eleggerlo loro capitano
cun tempo nascostocome un privato), che generale, mossi ancora dal buon governo,
poco prima avea riguardato come capi- che aveaoo fra di loro tenuto Guido e Fé»
tale nemico insieme a tutta la casa Fel- derico, avo e padre di Nolfo, Lo manda-
tria, e forse meglio conservato come pe- rono ad assediar Lucca, la quale si met-
gno di risentimento, con fanatiche grida teva all'incanto da Mastino della Scala
cominciò ad esclamaveMontefeltrOfMon- tra' fiorentini e pisani , per darla a chi
i
di 3ooo cavalli e d 8ooo fanti. 1 fioren- signori d' Urbino e di Rimini, ed a loio
tini capitanali d'Alano Valei j, e da Gui- istanza gli confermò privilegi. Il conto
i
riuscì aspra pe'morti, feriti e prigionieri, tre signorie promettendo essi fedeltà e
,
2p>4 u n b U R 1]
briellidi Gii'ubio a veuno caccialo Giovan- nel levare che fece Bernabò l'assedio di
ni di Cantuccio, il quale aiutato da Nol- quella città per soccorso datogli dal car-
fo in pochi giorni ripalriò. Ma i Gabriel- dinal legato, abbandonando il Visconti se
li in compagnia de'Ciecardelli per ven- ne venne al sei vizio della Chiesa, e ri-
dicarsi conilo Nolfo da Marsciano pode- cevendolo il legalo al suo soldo gli fece
stà di Cagli e parente del conteNolfo, dan- pagare i5,ooo fiorini, co'quali Anichino
do tale città a'Malatesti, da essi per po- crebbe la sua compagnia di tedeschi e
co si tenne, essendosene insignoriti i Ga- altra gente, e fu mandato dal cardinale
brielli e i Ciccardelli; indi il cardinal Al- a 'danni di Federico II e altri di Monte-
bornoz li fece cacciare e bandire. Ebbe feltro; finché riuscì al legato nel 1 366 di
il conte Nolfo lunga e pericolosa guerra, danneggiare tutta la casa Feltresca sen-
con reciproci danni, co'Brancaleoui di Ca- za poter Federico II darci riparo. Egli
stel Durantei35g terminata colla
nel , lasciò 4 figli, cioè Guido, Nolfo, Galasso
pace mediante il matrimonio d'una nipote e Antonio, ignorandosi quando e ove mo-
di Nolfo conGenlile figlio di Branca Bran- risse. II Grossi lo registrò 6.° conte, ma
caleoni. Fu allora che il cardinal Albor- di solo titolo, perchè indarno tentò col-
noz cominciatosi ad insospellHede'Fellre- la lega d' altri signori ricuperare la si-
schi, e nemico de'Brancaleoni, tolse loro gnoria d'Urbino. Ne fu egli sempre re-
Castel Durante con tutti gli altri luoghi spinto, e tutta la famiglia Feltria perse-
da essi dominati, cioè s. Angelo in Vado, guitata, dispersa e cacciata dagli stati pa-
MercateilOjSasso Corbaro,Lunano,Mon- terni. MaccontaCompagnoni,che nel 1 3j 1
telocco ec. che pretendevano ritenere, ed Urbino sostenne che la curia generale
imprigionali li mandò ne'confini di Bo- della Marca dovesse ridursi in Macerata,
logna e a Verona. Non contento di ciò il e si sottoscrisse nella relativa supplica al
cardinale, crescendo in lui i sospetti con- cardinal Stagno legato della Marca e vi-
tro i Feltreschi, marciò contro Nolfo, il cario generale, Bartolomeo Guidone Gi-
quale conoscendo di non poter resistere raldi irnolese notato e cancelliere ,
per
alle forze della Chiesa e dell'energico le- mandato Conimunis civitatis Urbinì prò
galo, cedette Urbino con quanto avea, e S. R. E. de mandato expresso Domi-
se ne andò sbandito non si sa dove, e per- noruni Vicari Priorum, Consilij etc. ,
i5oo a Cagli. Lazzari per mostrare che se, non solo Lazzari tralasciò di narrare
Antonio nel 137?. possedeva in pace Ur- Pinti inseco,ma inquanto riferì, ripetè gli
bino, ed avea dominio in Cagli, ripor- errori di Reposati poi corretti nel V Erra-
ta una lettera sua al comune di Cagli. ta corrige, non avvertiti da Lazzari, per
Ma sarà sbaglio di collocazione di nota o cui il detto da lui fa confusione. Vi sup-
di cifra numerica, altrimenti sarebbe in plirò io. Nel 1 375 nati dissapori tra Gre-
contraddizione con quanto poi narra e gorio XI e i fiorentini, si venne alle osti-
con esso vado a riferire, notando ancora lità, e per le brighe de'fiorentini in bre-
come prese abbaglio. A corroborare la ve si sottrassero dalP ubbidienza della
sovranità della s. Sede sulla contea di Chiesa gran parte di sue città. In questo
Monte ampie
Feltro, potrei riportare P mentre Antonio avendo stretta alleanza
testimonianze raccolte da Lazzari anche co'fìorentini e con Bernabò Visconti si-
nella sua lettera sulle Donazioni, e qui gnore di Milano, comprendendovi Ur-
solo dirò che Gregorio XI neli37 ordi- 1 bino e Cagli (le quali per le angariede'
nò, che si dasse a Ugolino e Galasso per taglioni e pesi cui eranoaggravate, di ma-
6 mesi in vicariato il Monte Feltro. An- lavoglia si vedevano sotto i ministri pon-
tonio 1 privo dello stato, di cui era stato tificii^ desideravano perciò mutar signo-
spogliato l'avo dal cardinal Albornoz, e re), riacquistò in breve tutti gli stati, on-
trovando ne'popoli di vota e ardente fidu- d'era stala spogliata la sua famiglia. Per-
cia verso la casa Feltria sua antica signo- tanto giunto con /400 cavalli fiorentini
ra, nel 1
876 cominciò a tener pratica per in Uibino, vi fu riconosciuto signore. La
essere introdotto in Urbino dove gli fu , risoluzione degli ui binati mosse tutto il
dato l'ingresso da'ciltadihi, riconoscendo- resto dello stato a tornare alla sua ub-
lo per loro signore, colla speranza di sen- bidienza, meno Cagli, orni' ebbe assai a
tire gli effetti di quella virtù che di lui fare nell'impresa di questa città, per cu-
palesavano le pubbliche voci. Antonio non stodirsi da' Gabrielli, da'Sicardi e altri
defraudò il concetto degli urbinati, por- nobili cittadini di fazione guelfa, nemici
tandosi in tal modo e in pace e in guerra, acerrimi de'Feltreschi. Ma non potendo
che gli sempre più con-
urbinati restarono questi resistere al poter della lega e alla
tenti d'esser sotto il dominio de' signori forza de'ciltadini parziali di quella, do-
Ftl treschi. Congettura Lazzari, che An- po molli combattimenti, furono necessi-
tonio comandò in Urbino come vicario e tati a lanciar la città, riducendosi alia for-
ministro della s.Sede,c non come proprie- te/za del Cassero che per la Chiesa riten-
tario. Terne che abbia sbagliato Reposati nero per qualche tempo, sperando soc-
in asserire che sino al 366 Antonio tenne1 corsi dal legalo. Questi non riusciti ha
Cagli col puro titolo di ministro, e che in st evoli , i Gabrielli trattarono accordi con
tale anno rientrò in Urbino come signo- Antonio, e fu stabilito: Che ad esso si das-
re. Riscontrato Heposali trovo. i.° Che se se la città, il Cassero, ed i castelli di Ca-
nel 1372 Antonio comandava in Cagli e stiglione de'Sicardi e di Ventano degli
in Urbino, ciò faceva come vicario e mi- Acquativi* Che il conte Nolfo, fratello
nistro dellas. Sede e non come assoluto cP A nlonio, sposasse la figlia del conte Can-
padrone delle medesime, e fino al 1376 ti Gabrielli con 5ooo fiorini di dote. In
ritenne Cagli con questo puro e mero ti tal modo si pacificarono; e Antonio co-
9.86 URC U R B
gli altri Urbino, Ca-
Feltri ricuperarono e con Rinaldo Orsini, quali poco se l'in-
i
gli e il rimanente dello stato loro, del qua- tendevano colla Chiesa. Venne Antonio a
le erano stali privi 17 anni. E bene che nuova rottura co'Ma la testa, nemici ere-
io qui ricordi, che nel 1 377 finalmente ditari di sua famiglia, per aver loro Pan-
Gregorio XI da Avignone restituì a Ro- dolfo e Carlo tolto Ripalta e altri castelli.
ma la residenza pontificia. Fra le conse- S'intromise Bonifacio IX e pubblicò cer-
guenze funeste del i.° strano trasporto, ta pace, alla quale non volendo adattarsi
certamente il principale fu il grande Sci- le parti, invano mandò a Urbino e Ritm-
sma (V.) d'occidente, avvenuto nel 1 378 ili il gran maestro di Rodi. Dipoi il Papa
dopo l'elezione d' Urbano VI, contro di tornò a inviare un cardinale per tale ef-
cui insorse l'antipapa Clemeule VII, il fetto, onde neli393 in Monte Vecchio si
quale stabilendosi in Avignone divise , i conclusela pace fra Antonio e Malatesla, i
fedeli uelle due Ubbidienze (^.)di Roma mediante il matrimonio di Battista figlia
e Avignone, con deplorabili fazioni, guer- del primo con Galeotto o Galeazzo Mala-
re e turbamenti. Ardendo gran guerra testa. Il legato confermò Antonio nel do-
fra' Gabrielli patrizi di Gubbio e con- i minio d* Urbino, col titolo di vicario di
cittadini, quella città era desolata da e* s. Chiesa. Il Marini nel Saggio di ragio-
strema carestia , laonde gli abitanti e il ni, a p. i5i, chiama Battista Feltria col
comune di Gubbio ricorsero ad Antonio nome di beata Girolamo daMontefeltro,
per soccorso e favore, offerendosi di ri- la quale restata vedova di Galeazzo si-
tonio accettò di buona voglia l'offerta, tal nome nel farsi Clarissa nel monastero
con molla gente si recò al soccorso di di s. Lucia di Foligno, e mori con fama
Gubbio, e vi fu ricevuto con grandissimo di santità. L'unica loro figlia Lisabetta,
onore a'3o marzo 1 384,liberandoia città maritata al signore di Camerino, fu ma-
da quanto l'angustiava e precipuamente dre di Costanza Varani i." moglie d'Ales-
dalla fame, e sospendendo la guerra sino sandro Sforza signore di Pesaro. La b.
al i385. In questo Francesco Gabrielli Girolama, insigne nella pietà quanto ce-
fatto forza ad Antonio pel castello di Can- lebre nelle lettere, fu celebrata dagli scrit-
tiano, venne con un esercito di fiorenti- tori ricordati dal Marini e massime dal-
ni comandalo da Giovanni degli Obi» da che rammentai al-
l'Olivieri colle Notizie
Lucca sopra Gubbio, dove non potendo trove. Già Bonifacio IX nel 38g avea 1
far breccia per la fede e bravura degli concesso in feudo molte terre e castella
eugubini , uè mantenersi per la carestia, delcontado di Monte Feltro a'conti Bran-
coudusse d'Urbi-
l'esercito nel territorio caleoni. Elettoduca di Milauo Gio. Ga-
no verso Colbordolo e Talacchio. Però leazzo Visconti, fu ammesso al sontuo-
interpostosi il conte di Carpi, trattò l'ac- sissimo banchetto della coronazione An-
cordo Firenze e Antonio, colla cessio-
fra tonio, e favorito con altri onori; anzi a
ne a questi di Cantianodopo una guerra dimostrare la stima pienissima del duca
di 7 anni, ed in segno di buona amicizia verso il conte, lasciò nel suo testamento
reciproca, con alcuni discreti patti a fa- i suoi figli nelle cose gravi dello stato sot-
vore de' Gabrielli. Dipoi Francesco fu to la cura e consiglio di 17 uomini auto-
fatto senatore di Roma e Giovanni suo , revoli e prudenti, fra 'quali Antonio, che
figlio diveune cavaliere e capitano di Fi- si trovò poi alle sue esequie; ma vedendo
renze, dicesi colla cooperazione d' Anto- le cose incamminarsi male per la sover-
nio per tenerli lontani, facendo ombra al chia potenza di Francesco Barbavaro o
suo stato. E perchè i fìorenlini dubitava- Barbarano, si ritirò in Urbino per atten-
no d'Urbano V I, fecero lega con Antonio dere a governare i suoi popoli, coniesem-
u n B L RB 287
pie aven coartinola equità e giu-
fatto, e di altre terre e castella della
gli, Asisi
stizia. Sopraffatto da vario infermità, mo- medesima. 11 Lazzari nel Diseorso dice
li io Urbino li 8 aprile i4o3 o a' 29 apri- che fu" Bonifacio IX che 1' investì del vi-
a
le»4<>4 (in quest'anno e a' 19 maggio se- cariato di tutte le terre sue fino a 3. ge-
gna la gloriosa morte d'Antonio I' Arte nerazione, e gli costò 12,000 fiorini d'o-
chiesa de'conventuali. suo deposi- Ora il Vociferandosi indiche però le due rocche
to è nella cappella Albani. Lodato qual d'Asisi volevansi dare a' perugini, il po-
valoroso e assennato capitano, principe polo di Gubbio ardente e guerriero uel
clemente, generoso e accorto , lasciò lo servizio del principe, l'ebbe tanto a ma-
«lato afflitto e dolente, die tosto si con- le, che il cardinale corse gran rischio e
solò nel figlio Guid'Antotiio erede pure partì. Ma il conte ottenne le due rocche
di sue virtù. Antonio I non solo fu ili." pure, e il detto titolò di vicario genera-
signore di Gubbio, ma il l. "conte che bat- le. Tanta era là fama di sua prudenza e
tè monete in Urbino, come narrai a suo potere, che Ladislao vagheggiò di trarlo
luogo Reposati descrive eruditamente
: al suo partito e torlo a quello de'suoi ne-
tutte le monete battute da'E^eltreschieRo- mici, per cui gel 1409-0 nel i4 ,r l' n ~
Teresclii nelle loro zecche. Alcune rime rialzò a contestabile del regno di Napoli,
trovate a' nostri giorni col suo nome, e dignità che probabilmenteaccettò. Impe-
pubblicate in 11 imi ni nel 1819, sono un rocché, in Avignone succeduto all' anti-
monumento amore al-
del suo ingegno e papato Benedetto XI 11, lo scisma si pro-
uon meno di sua pietà e reli-
le lettere, lungava e inaspriva. I cardinali dell'ub-
gione. Antonio 1, oltre la ricordata figlia, bidienza romana , nel famoso Sinodo di
ebbe Anna che non volle marito e visse
, Pisa lo deposero nel1409 insieme al le-
in casa illustre e virtuosa. Si pretende che gittimo Papa Gregorio XI eleggendo in- 1 ,
la vendè a 'fiorenti ni per 100,000 ducali tro vaiolisi divisi in 3 credenze. Anzi mor-
d'oro, e passò a Genova ove gli fu taglia- to nel i4'o Alessandro V, subito gli fu
ta la testa da Bacciardo, che s'impadronì sostituito Giovanni XXII avverso a La- I
earda o Ring àrda figlia di Galeotto Ma- e facendo scorrerie sii qualche parte del
latesta, dalla quale noti ebbe figli, don- suo stato, depredando e occupando qual-
na rara, eccellente e chiamata dalla cro- che terra, per cui lo scomunicò in uno a'
naca durantina, Ma ter virtutis et ho ne- suoi sudditi che aveano con esso danneg-
staiti. L'ingrato e ambizioso Ladislao re giato i domimi ecclesiastici; ma poi nel
di Sicilia di qua dal Faro molestava Pa- i i4*3 Io fece assolvere con tulli gli alili,
pi , e il conte nelle parti del ducato di da Franceschino priore della canoni- a ili
Spoleto e nel Perugino sosteneva quelle Gubbio. Apprendo da Compagnoni, che
della Chiesa, e si portò con tanto valore nella battaglia seguita alle Capanne tra
e fede,che il cardinal Marramauro legato il famoso Braccio da Montone co' perugi-
coll'iulelligeuzadelPapa nel 1/J08 gli con- ni, e Carlo Malalesta signore di filmini,
cesse Alili, dandogliene il possesso men- essendo questi restato prigioniero, onde
tre Irovavasi in Gubbio; così egli fu con- liberarlo e restituire le terre tolte anco a'
te 6 vicario generale di s. Romana Chie- collegati, a' si formò mi
18 febbraioi4i7
sa di Monte Feltro, Urbiuo, Gubbio, Ca- gran compromesso per sentenziare con
288 URB V R B
arbitraggio, ed in questo vi entro pure venuto, e specialmente della perdita d'A-
Guid' Antonio; il quote recatosi a trovar sisi, tentò ogni mezzo per ricuperarlo. Mos-
Braccio alla Rocca, ottenne la liberazio- se contro Braccio il celebre Sforza da Co-
ne ili oo.ooo duca-
Carlo colla taglia di i tignola e Tartaglia, ritirati a Viterbo do-
ti. Si fece in Rimini la raccolta della ma?- po la rotta di Braccio; e questi lasciata
o
gior somma che fu possibile e fu manda- poca gente in Asisi , andò a incontrarli.
la a Braccio, col quale il conte entrò in Allora Guid'Antònio, che avea al suo ser-
sicurtà pe'mancanti 12,000 ducali. Cai lo vizioil valoroso Bernal tlino Ubalo" ini del-
mezzo del suo procuratore Carlo Mala- la fine furono costretti a partire. Intanto
testa,Giovanni XXIII fu deposto, Bene- trovandosi in Firenze Martino V, andò a
detto XIII scomunicatole di cornun con- inchinarlo Guid' Antonio, e visi porlo pu-
senso l'ii novembrei4i7 fu eletto Pa- re a rendergli ubbidienza Braccio. Sapen-
pa Martino V Colonna romano, ch'estin- do il Papa i gravi dissapori che tra loro
se il furioso e lagrimevole scisma. Subito passavano, li pacificò; e Martino V donò
Guid* Antonio gii mandò 3 ambasciatori a Guid'Antònio la Rosa d'oro benedetta
d'ubbidienza, Andrea Poltroni urbinate, (f.-). Colmo di onori , ricevuti pure da'
ildomenicano Gabrielli e Luca Beni eu- fiorentini, il conte si restituì a Urbino, e
gubini. Trovandosi nel 4 1 B il Papà in 1 poco dopo ricuperò Frontone, occupato
Ma ulova, il conte si recò a ossequiarlo con da Gabriele Gabrielli, previo accordo e
principesca pompa, accollo benignamen- severa punizione in Gubbio d'alcuni con-
te e con onore, di più creato duca di Spo- tumaci. Non molto dopo, il popolo di Ca-
leto. Tutto questo racconto non si accor- stel Durante vedendosi aggravatoda Mo-
da con quello fatto da Lazzari nella let- naldo e Almerico Brancaleoni, inviò una
tera delle Donazioni ove dice che nel
,
ambasciata a Guid'Antònio per sottomet-
1 4 7 il
' Monte Feltro appartenendo alla tersi al suo dominio, ed egli lo ricevè con
camera apostolica fu dato a'Malatesta in alcune condizioni; altri vogliono che pi-
vicariato coll'annuo censo di 6000 fiorini. Durante per la Chiesa, e
gliasse Castel
Tornalo il conte lietissimo in Urbino, fu Martino V come
poi ne fu investito da ,
dia. Dispiaceulissimo il con te di tutto l'av- Recatosi in Roma Guid'Antònio con nu-
URB U R B a%
Ritroso e bellissimo equipaggio, se- ivi gnamento il suo figlio naturale Federico
guirono sontuosamente gli sponsali a'^3 in Venezia presso la signoria di quella
gennaio 1 4^4» e ^ n' ^4 marzo condusse repubblica , come Ostaggio per accordo
la sposa in Urbino, ricevuta con tutte le convenuto con Eugenio IV , nella pace
possibili dimostrazioni. Resto sorpreso co- fatta, col quale il contea vea avuto de'dis-
me il Grossi registrò lo sposalizio seguito sapori e delle vertenze , e vi dimorò o
nel i433. I Brancaleoui intanto inconso- mesi. Dopo due anni ebbe nuove mole-
perduto Castel Durante, si trat-
labili pel stieda Sigismondo Ma le tetta, che fin dal-
tenevano inSassoCorbaro, Limano eMon- lamorte di Ringarda avea cominciato a
telocco loro feudi, e in vendetta di conti- disturbarlo, onde s'incrudelirono I' anti-
nuo infestavano le possidenze del conte, il che inimicizie tra le due case. Il conte pe-
quale irritato dalle loro molestie, armate rò marciò coll'esercito a'3 1 agosto \/{3%
le sue genti, uscì in campo, e li spogliò ili contro Pergola, la sorprese e sottopose al-
detti luoghi. Trovandosi i fiorentini in la sua giurisdizione come parte delle per-
guerra co'lucchesi, e vedendo il loro par- tinenze di Gubbio, ocome dice il Lazzari
tito ingrossare, a'3 settembre i43o die- la restituì alla s. Sede. Nel 1 438 fece la do-
ronoil bastone di capitan generale a Gui- lorosa perdita della Colonna sposa e si-
d'Antonio; ma pe'dissapori dell'esercito gnora tanto accetta non meno a Ini, che
fiorentino, avuta in un attacco la peggio, alla corte e a tutto lo stato; ed inoltre eb-
gio che colà dominava. Nicolò Fortebrae- Sigismondo Mala lesta, che non lo lascia-
Città di Castello, il conte lo prevenne col quisto non fu durevole, perchè il giovane
farla occupare da Bernardino Uba Idi ni Federico naturale del conte, sebbene di
della Carda, e Nicolò si ridusse a Monto- 16 anni, si mosse da Milano, presso al
ne suo luogo: facendosi poi scambievol- cui duca stava al soldo, si unì con Calduc-
mente lunga guerra, F01 tebraccio per in- cio d'Anghiari, e adunata molta gente
telligenza e trattato acquistò la città to- per un grosso corpo d'armata mai ciò al-
gliendola a Guid' Antonio nel 1 433. In la ricupera delle terre usurpate, e quin-
questo, venuto in Italia l'imperatore Si- di entrato nelle giurisdizioni de'Malate-
gismondo, a' 3i maggio fu coronato da sta prese loro i castelli di Tavoleto, Fos-
Eugenio IV. Nel ritorno in Germania sa, Rupolo e Monte Bello, ruppe l'eser-
passò nell'agosto per Gubbio e per Ur- cito di Sigismondo, e fece prigione Scoc-
bino, nella qual città fu dal conte splen- chino uno de' primi condottieri; e più
didamente accolto, e l'imperatore a gra- oltre si sarebbe avanzato a danno de'Ma-
tificare tanta divozione e solenni dimo- latesta, se nel luogo detto Campi non a-
strazioni, creò in Urbino cavalieri Gui- resse riportato una grave Ne pro-
ferita.
qanni e nato dalla Colonna. Soddisfattis- pace , colia mediazione del celebre capi-
simo Sigismondo de'ricevuti regali e trat- tano Nicolò Piccinino, che la concluse
tamenti proseguì il suo viaggio. Fra tanti con vantaggioe molta gloria di Guid' An-
onori e piaceri, oltre l'amarezza della per- tonio. Carico il conte d'anni, non meno
dita di Città di Castello, il conte vide di celebrità e di onore, avendo ampliato
Fortebraccio occupare vari castelli di il suo stato. e imi tempo signoreggiato poi Q
Gubbio, non essendo riuscito occupar tal Forlì 6 Forlim popoli, ed avuta giurisdi-
città e danneggiarne il contado. Nello
, zione su s. Sepolcro, dopo essersi in tan-
stesso anno mandò con nobile accompa- ti fatti acquistata bella riputazione, ino-
VOL. T.XXXVI. 9
9<)o U R B URB
iì in Urbino a'20 febbraio i44*i come Cesarmi, il duca essendone stalo postulato-
dice il Derni e V Arte di verificare le da- re eavendo fatto le spese della causa. Ke
te, o nel «443 com'è scolpito snl suo se* parla anche il Marini nel Saggio di ra-
polcro, compianto amaramentedalla cit- gioni. L'altra figlia ignorala da Reposa-
tà e da tutti popoli da Ini governati.
i li, secondo Zucchi Travagli, Lazzari e il
Volle che i! cadavere si vestisse d' abito Grossi, fu Aura Laura maritata al ce-
religioso, come si vede nel ritratto mar- lebre Bernardino Ubaldini conte della
moreo del monumento sepolcrale eretto Carda. Odd'Antonio,nato dalla Colonna,
nel suburbano s. Donato, colla iscrizione fu dotato di tale avvenenza e di tanto
in versi riportata da Lazzari. Fin dal spirito, che quanti lo trattavano ne re-
i4^9 avea faito testamento; lasciando stavano sorpresi e attoniti, e militò solto
erede universale de'suoi slati Odd'Anto- il padre nelle guerre fraEugeniolV, Fran-
nio suo figlio legittimo, e in caso che que- cesco Sforza occupatole e poi marchese
sto morisse senza figli, ammetteva alla della Marca, ed Alfonso V re d'Aragona
successione Federico figlio naturale le- e di Napoli. Avea atteso agli studi e li pro-
gittimato. Una particola del testamento seguiva con impegno sottoil fanese Dati
disponeva, che se avesse avuto un altro celebre oratore, ed in essi e nell'arti ca-
figlio, a questo lasciava Gubbio , Asisi o valleresche fece tanto profitto che servi
ilcompenso promessogli da Martino V, d'ammirazione, poi disgraziatamente fa-
la metà delle possessioni d'Urbino e di cendone abuso. Nel 444 sl recò in Siena 1
Monte Feltro. Lasciò anche due figlie, a rendere ubbidienza a Eugenio IV (sa-
Violante nel i44 2 maritata a Malalesla rà meglio ritenere nel 1 4 4 3 - perchè a'
Novello, che altri chiamano Domenico, 1 1 di settembre di quest'anno Papa era
il
d' Eugenio IV che gliene die Y investi- tanto infesti a quell'ottimo Papa), non o-
tnra.L'altra, di cui s'ignora il nome, per- stanfe per te belle maniere ilei conte, l'ac-
chè poco conosciuta dagli scultori, fu al- colse a<sai cortesemente, e lo decorò del-
logata con Guidacelo signore di- Faenza, la sublime dignità ducale, che ninno de'
il quale col fratello Astone lasciati fan- suoi maggiori aveano conseguita, e la cui
ciulli dal padre eransi allevati nella cor- inaugurazione descrisse nel seguente mo-
te di Guid'Antonio, qual tutore e cura- do Piccolomini poi Pio li. Odd' Antonio
tole deputalo dal genitore loro reggen- , vestito e ricoperto d'un manto d'oro, a-
done anco lo stato finché essi furono atti perto dalla spalla destra sino a lena, si
al governo. Trovo però eh' ebbe due al- portò all'abitazione del Papa nel conven-
ile figlie, la beala Serafino (i^.),g!h Sve- to di s. Agostino, indi discese con lui nel-
ni, ove si conserva incorrotto il corpo, e conte si pose a sedere a'suoi piedi siili.
di cui scrisse la vitaanche il gesuita An- gradino del trono, e poco dopo recatosi
lonmaria Bonucci e stampata in Roma dal Papa, stando inginocchioni, fu dal
neh 724. La beatificò Benedetto XIV nel medesimo creato cavaliere di s. Pietro
i
7 55, concedendo l'uffizio e messa con ri- con cingergli la spada. Questa snudata dal
to doppio aPesaro e semidoppioalla dioce- conte, 3 volte la vibrò in aria e poi ripo-
si, in tutto l'ordine francescano, e in tutti se nel fodero. Indi il Papa lo percosse col-
gli oratorii e chiese de' feudi degli Sforza la stessa spada 3 volte sulle spalle, e gli
v
U R lì ORO 291
fece mettere gli speroni d* oro. Nuova- se alla testa de'sollevati il sedizioso nobi-
mente il conte genuflesso avauti al Papa, le urbinate e medico Serafino Serafini, il
gli prestò ri giura meato, promettendo uh qual col pretesto vero o falso d'essergli sta-
bidien/a e riverenza alla s. Chiesa e sì I ta violata la moglie, con violenza entrò
Papa, e di servirlo dovunque egli voglia; nel palazzo ducale. Incontratosi col duca,
promettendo ancora di difendere le sue Serafino gli disse non esser lui il prima-
ragioni, giurisdizioni e terre, e per l'ono- rio oggetto di sua vendetta, e dirigendo-
re che riceveva del titolo di Duca, di do- si impetuosamente alla stanza di Manfre-
ver ilare ogni anno a'Papi nel giorno di do, questo venne ucciso sotto il letto ov'e-
s. Pietro una chinea bianca e bardata de- rasi nel rumore nascosto; indi vennero
centemente. Ciò fatto, il Papa gli pose la trucidatiTommaso,e anche il duca o ina
benetta ducale intesta e lo scettro in ma- vedutamente nel tumulto o con determi-
J
no, ed il nuovo duca con essi baciò il pie- nalo scopo, a 22 luglio 1 444 di c rca ' 18
de al Papa, e tra due diaconi cardinali anni nel principio del suo governo. I tre
accompagnalo si recò allo stallo e siede cadaveri dalla rabbia popolare barbara-
tra essi. Finalmente deposta la berretta mente legati alla coda d'un cavallo, fu-
ducale, tornò a'piedi del Papa e gli offrì rono strascinali per la città e ridotti in
una quantità d'oro; e finita la messa, miseri brani. Tutta la città fu piena di
partiil duca dalla chiesa accompagnalo spavento e di tenore per sì crudele spet-
da'delti cardinali. Restituitosi a Urbino, tacolo. Scrisse Giovanni Galli che tal mor-
dice dossi, es^a fu dichiarata città prin- te violenta era stala predetta al padre,
cipale del dominio Feltresco e primaria onde menò religiosa vita per placar lo
ordinaria residenza ducale. Indi prese i sdegno divino acciò non si verificasse l'in
titoli di Dux Urbini,ac Rlontis Feretri felice fine. Altri scrissero,* che Guid'Au
et Dtirantis Comes ec, e concluse gli Ionio perciò infermatosi d' afflizione , ne
sponsali con Isabella d' Este sorella del morì. iXon mancò chi asserì, esser venuto
marchese di Ferrara, che volle prima ve- Federico fratello naturale in Urbino, per
dere, e poi mandò per verbade
a sposare ammonirlo a disfarsi de'due infami con-
futuro, col mezzo d'Antonio di Moute siglieri, e che il duca indispettito ponesse
Feltro suo stretto parente, e del marche- mano alla spada contro di lui. Alla fero
se Tonelli ; matrimonio che non venne eia de'congiurati e al mal animo del po-
consumato, per esser caduto vittima de' polo successe ben presto, sebbene indarno,
suoi errori e degli altrui scelleiati consi- lutto e desiderio dello sventurato giovane
gli e macchinazioni dopo essere stalo la
, principe.Quindi il Colucci pubblicò il
delizia de'sudditi. Quanto era l'amicizia Sentimento di Gio. Gallo Galli tifer-
simulata che Sigismondo Malatesta gli nale circa la morte dì Odd' Antonio, in
mostrava, altrettanta era l'aite che se- sostanza è il già riferito, colla notizia del-
gretamente usava per renderlo perverso la prava intenzione di Sigismondo, di oc-
ne' costumi e odioso al suo popolo. Per cupare colle sue mene lo stato del duca,
riuscire nell'abbomiuevoledisegno si ser restato destituito da ogni difensore e sen-
vi di due indegui soggetti, cioè di Man za erede. Deplora l'infelice fine del prin-
fredoPiodi Carpi protouotario e di Tom- cipe, ed il tardo pentimento del popolo;
maso di ser Guidiecino da Ritmai, qua- i discorre delle congiure contro i principi,
li ponendo in non cale le leggi tutte divi- e prova di non esser lecito d* uccìdere
ne e umane, insinuarono al giovanissimo nemmeno i tiranni, riportando diversi e-
duca più nefandi e disonesti vizi. Indi-
i sempi. Segue il Sentimento del Lazzari
gnalo il popolo della condotta del duca, circa la morte di Odd* Antonio E duca
aizzato dal partito de'u: alcun tenti, li pò- d'Urbino. Ragioua sul deplorabile avve-
t
93 URB U R 15
ca non essere stata falla alcuna ingiuria, tizie. 3.° Scrittura in cui si prova con la
luogo la sepoltura , anche dopo I* atroce la nascita di Federico duca a" Urbino.
misfatto; indi riporta quanto scrissero sui 5.° Sentimento e parere del Zucchi cir-
vizi ed empietà di Odd' Antonio, il Pic- ca la nascita del detto Federico. Que-
colomini poi Pio II, ed il Fulgosi , Oddo ste stampe, in 5o pagine, contengono e-
quod bora, quam ei praefixerat, ipsum che qual figlio supposto o adottivo di
non excitasset ... qui postea fuit iute- Guid'Antonio. Lazzari nell' inviai lutto
te già celebrai.il conte Federico di Monte Galli, Armarmi, Zucchi e altri: gli scrittori
Feltro fu figlio naturale di Guid'Anto- furono favorevoli agli Ubaldini, inganna-
nio, e di femmina libera di casa Ubaldi- ti dalle varie sentenze, massime quelli fa-
pace conseguire, senza pregiudizio di que' ghe guerre tra' Malatesta e Federico ),e
che potessero succedere ab intestato. Il conseguentemente fosse soltanto nipote
Colucci nell' Antichità picene pubblicò di Guid'Antonio, e non figlio. Ma Lazza*
nel t. 2 , p. 97
e seg. i.° Della nascita
1 l'i, dopo aver letto vari istruraenli pub-
di Federico duca, a" Urbino e conte di blici e brevi apostolici di Martino V,
i
r
dell' eruditissimo d. Anton 3J." Zucchi opere avea opinatodiversamenle, anzi di-
Travagli da Pennabilli luogotenente in cono il contrario i brevi di Sisto 1 V e A-
Urbino, 2, Lettera d'Andrea Lazzari a lessandro VI, cioè favoriscono la senten-
URB DRB 293
za della derivazione Ubaldini), compro- nozze si effettuarono nel 14^7. Volendo
v an ti essere stato Federico figlio iiaturale Guid'Antonio che fosse educato dall'en-
del conte Guid'Aulouio, si persuase e di cotniata suocera, vi restò Federico sino
questo, e che Aura non madre tua sorella all' 1 anno, in che il padre lo mandò
i.°
fu a Federico, nato quando Guid'Anlo- in ostaggio a Venezia nel i433, come già
uio era fuori di speranza d'aver prole dissi, ed ove alla presenza della cospicua
glio Guid'Ubaldo I, e colle arti magiche, a' servigi del duca di Milano, e sotto
in cui era assai destro, dicesi che lo ren- Nicolò Piccinino ebbe un comando di
desse impotente a generare, per quindi genti d'arme, colle quali presto si distin-
impossessarsi de'suoi slati. Stringe il Zuc- se nella guerra contro veneti, termina- i
chi Travagli il suo sentimento e parere, ta la quale fu richiamato nella casa pa-
dopo aver tutto esaminato accuratamen- terna. Dice il Lazzari, che il i.° saggio
te : che vacillante e intrigala è la prelesa del suo valore fu a Roano nel territorio
figliazione Ubaldina di Federico, ed esse- di Brescia, dove sconfisse Gatlamelata
re incontrastabile che Federico nacque celebre capitano de' veneti, che si sfor-
di Guid'Aulouio Feltrio conte d'Urbino. zava liberale quel luogo assediato da Pic-
Giuulo Federico all'eia d'8 anni, suo pa- cinino. Ebbe quindi a difender Imola per
dre lo fidanzò a Gentile Braucaleoui, di Guidaccio signor di Faeuza suo cognato,
Bartolomeo superstite di sua linea di Ca- e il padre dall'aggressioni memorata di
stel Durante, ora Urbdnia, ove ne ragio- Sigismondo Malatesta, guerra protratta
nai, colla dote di s. Angelo in Vado, Mer- per 12 anni, meno l'intervallo d' alcuua
calello e altri 20 castelli circa; e perchè tregua, e che finì colla distruzione della
la sposa era parente in 4-° giado de'Fel- potenza de'Malatesta emuli antichi di ca-
tri, occorse la dispensa pontificia d' Efll- sa Feltria e coll'ampliazione del proprio
gouio IV, e per la tenera età degli sposi le dominio. Neh 44° essendo di nuovo agli
2
9i UR B U R B
slipendii di Guidacelo, avendo 1' animo affrontarlo nel Pesarese a Monteluro, ma
torbido e irrequieto di Sigismondo rot- da esso e da Sigismondo re»tò sconfino
ta altra guerra al padre, questi lo richia- alla fine di novembre i443- Essendo so-
\o!r stalo, col debito ili molte migliaia ilsuo stendardo a Federico enuovameu
ili Boriiti lasciato dal fratello, per le so- te lo dichiarò suo capitano generale; ma
poco tempo, per no» aggravare con mio nistramente la fortuna di Francesco, ri-
Marca; lo destinò capitano generale con rentini alleati di Francesco a sua difesa,
4oo lancie e altrettanti fanti, dopo aver il duca di Milano ridotto a mal partito,
amorosamente visitato i suoi popoli. lira si trovò costrelto richiamare genero e il
do, che essendo genero di Sforza prese dalla Marca. Sigismondo e Federico fe-
ardire, e invidioso dell' ingrandimento cero tregua 1' 1 1 marzo i447> cue ^ a tn d '
'
di Federico, gli mosse guerra e tolse Fron- lignitàdi Malalesla poco dopo ruppe, in-
tone; ma mentre si accingeva ad espu- vadendo Fossombroue per segreti accor
gnar la rocca, al eompat ir di Federico si di di ribellione, onde poi fu punita col
die alla fuga e lasciò libero il castello. sacco quando Federico ne fugò il nemi-
Intanto Galeazzo Mala tetta signore di co, salvo t' onore delle donne e senza far
Fossombroue, temendo che
J'esaro e Si- prigionieri. I fiorentini lo elessero a ge-
gismondo gli usurpasse lo stato e gli to- nerale per difenderli contro Alfonso V,
gliesse la vita, grato a Federico che loa- onde mentre Federico erasi allontanato
vea difeso, si recò in Urbino a offrirglie- dal suo stalo, Sigismondo rompendo la
ne la vendila per ritirarsi a Firenze.Fe- nuova tregua gli occupò alcuni castelli
derico considerando saggiamenleehe non del contado di Fossombrone, mentre sta-
avea denaro sufficiente, e temendo di de va agli stipendi! di detto re, a cui die ad
star gelosia a Francesco Sforza e suoi intendere che tal guerra lo giovava, con
alleati, indusse Galeazzo a ceder Pesaro indurre Federico ad abbandonare i fio-
e tolse a Sigismondo la speranza d'esten- Intanto avendo Eugenio IV neh 4 U> sco-
dere il suo dominio a quelle due nobili municalo Federico, con sentenza di pri-
296 U B B DI 8
de' 22 -settembre gli concesse di nuovo 14^7 chiamò il conte. Partì da a se
Ur-
l'iiivestilura, se vi fosse stato bisogno, bino con bella e nobile comitiva, fu ri-
ilei possesso d'Urbino, di Gubbio, Fos- cevuto con onorevoli dimostrazioni: nd i i
sombrone, Cagli e altri luoghi. Tornato altre gli fecero i signori di Mantova e di
Federico nel 1 449 ne suo slat0 seppe ' >
Ferrara visitando le loro corti. Queslo
in Gubbio che Sigismondo senza effettuai* ultimo l'indusse ad abboccarsi con Sigi-
là restituzione convenuta de' castelli e smondo, ma 1' alterco giunse tant' oltre
seuza avvisarlo, per gli aiuti per l'impre- che convenne separarli. Poscia il conte
sa di Pesaro avea posto campo avanti il passò a Napoli per voler ad ogni costo
quella città. Tuttavia poco dopo doman- frenare l'orgoglio di Sigismondo, e ad
dò lo stabilito soccorso, ma Federico ac- onta delle brighe di questi per impedir-
corgendosi della frode, a Pesaro mandò lo, il re si determinò di concedergli in
due squadre di cui l'avea richiesto la aiuto le sue genti comandate da Giaco-
città, onde Sigismondo si ritirò a Rimi- ino Piccinino, a cui il conte promise le
ui. Alessandro dichiarò a Federico il suo conquiste che avrebbe fatte sopra il Mi -
pentimento per essere entrato nelle tra- latesta. Tornato a Urbino trovò morta
ine di Sigismondo, ed il fratello divenu- la moglie Gentile, ch'era stata sterile per
to duca di Milano, con onorate condizio- l'eccessiva pinguedine. Nel novembre co -
ni e buono stipendio lo chiamò al suo uiiuoiò Federico la guerra, ed iu breve
servizio per un anno o per due se gli pia- occupò Renforzale, l'Isola Gualteresca,
cesse. In occasione dell'esaltazione diFrau- Caspessa, la Valle di s. Anastasio e altri
cesco al ducalo, nelle brillanti feste e gio- luoghi; la negligenza del Piccinino im -
stre che si fecero, Federico volendo mo- pedi altri progressi. Essendosi i conti d i
stinse con gloriose imprese, dipendendo conte, restato esposto solo alle forze di
da lui Ferdinando duca di Calabria figlio Sigismondo e de' suoi collegati, il quale
del re, che gareggiò col padre nello sti- riconquistò alcuni luoghi nella Carpegua.
marne la probità e la perizia militare, Il nuoyo Papa Pio II volendo guerreg-
ricevè oltre lo stipendio e altri donativi, giarei turchi convocò il congresso di Man -
36, 000 ducati d'oro iu tenue guiderdo- tovanel i4^9> e giunto iu Perugia, il con-
ne de' suoi grandi ineriti. Alla pace ge- te si recò a ossequiarlo : e Pio li ricevè
nerale segui nel 1^.53 la lega de' prin- solto la sua particolare protezione, di s.
cipi italiani per frenare le conquiste dei Pietro e della s. Sade, Federico con tutte
turchi diveuuli padroni di Costantinopo- le città, terre e castella che teneva iu
li, ed il re volle che iu Napoli Federico feudo da s. Chiesa. D' ordine di Ferdi-
fosse presente a tutti i consulti degli am- nando I re di Napoli riunitosi il Piccini-
basciatori. Tornato il conte nel «454 ae> no al conte, tornarono a combattere Si-
*moi stati, rollasi la tregua da Sigismon- gismondo, obbligandolo a restituire più
do, ricominciò la guerra; ma essendosi in- di i5 fra terre e castella, e l'avrebbero
1
terposto Francesco duca di Milano, nei ridotto agli estremi, se il Picciuiuo non
URB U R B 297
fosse slato corrotto. Trovandosi Sigi - far argine a tanta piena di g ente, ed in i-
a implorare l'interposizionedi Pio II, ma quale egli era irritalissimo perla rotta da-
invece venne obbligalo di restituire al ta nel precedente anno alle sue genti, e
conte la Pergola e allre terre a lui tolte^ guarnisse le frontiere pontificie. Dispiac-
e così ottenne dura pace. Nel 1460 Fe- que non poco a Federico doversi parti-
derico elfeltuò il '2.° suo matrimonio con re dall'Abruzzo, perdendo così la piena
Ballista Sforza figlia d'Alessandro signo- vittoria che stava per conseguire e con
re di Pesaro, passando quindi a' 18 feb- essa assicurare in testa al re la corona e
braio a Siena con bellissima comitiva a torre d' impacci il Papa suo collegalo;
venerare Pio 11, che lo fece incontrare nondimeno con iscaltrezza indusse ii du-
dalla sua famiglia e da' cardinali, rice- ca di Soia a tregua. Mentre Federico si
ouorifico breve, e con islraordiuarie acco- di Fauo, ov'erasi ridotto Sigismondo, con
glienze lo ricevè in Roma. Indi nel 1462 accordi si dierono a lui. Composte così
il conte andò a sconfiggere l'esercito del le cose della Marca, il contesi rivolse ver-
duca di Soia e del conte di Fondi, che so Romagna, mise campo a Montiamo,
passato Garigliano procedeva a danno
il luogo forte e importante, e fece dare il
della Chiesa, onde distorlo dall'impresa guasto e depredare il contado di Rimini.
cominciala contro di loro. Mentre Fede- Per la resa di Mondai no, in pochi giorni
rico con tanto valore procurava ridurre vennero a patti i luoghi vicini e Monte
al dovere nemici di Ferdinando e di
i I Fiore luogo ragguardevole perla fortez-
Pio li, un impensato accidente atira ver- za, e fra' prigioni sicomprese Giovanni
sò la via a' suoi felici successi. Il Piccini- Malatesta figlio di Sigismondo. Il cardi-
no volle congiungersi con Sigismondo nal Forliguerri vescovo di Teano e lega-
Alalalesta, Luciani, Pino signore di For- to dell'esercito pontificio voleva ritener-
lì e il conte della Mirandola, i quali mi- lo, ma il conte, sempre cortese anco coi
sero insieme una buona ai unita; lutti que- nemici, lo rimise in libertà e l'accompa-
sti condottieri, colla numerosa compa- gni» sino a luogo sicuro. Marciato su Ve-
gnia di Sigismondo si unirono intorno al rncehio, d'onde ebbe origine l.i casa dei
Metauro. l'io 11 avendo timore per la Malatesta, vedendo che ninna cosa pò»
Marca, ordinò a Federico che andasse a leva r-'sistere a Federico, si accordò con
29» D 11B U U B
Jui ; quanto due rocche, quella teuu
alle quale ricevè in grazia i óne fratelli col-
t.'i dal popolo fu pigliata dopo lunga re- le seguenti condizioni, d' aver vigore
sistenza, e l'altra posta su alto sasso, ben durante la loro vita, e stipulate il 1 ^no-
presidiai.! e munita, l'ottenne con isti a vembre 463. Che Sigismondo cedesse
1
tageinina. Passala la Mai ecchia, bombar- tutto Munte Feltro, possedesse liimmi
il
indi tenendo bloccala lai città, formò i Papa per gratitudine a Federico gli donò
quartieri d' inverno a Veruccbio. Nel 3<*> terre o 4o, e la città di s. Leo, già dei
j 463 Federico a'y gioguo colle sole ti up Malatesla, col consenso di tulli i cardina-
pefellrescbeassediòFauo, e tosto per ma- li ; ed inoltre gli donò 10 terre del con-
re sopraggiunse il cardinal Fortiguerri tado tli Rimini, formanti il vicariato del-
colle genti della Chieda, onde a'20 la cit- l'Auditorio.Deeiso Pio li di partire d'An-
tà fu slretta d' ogni parte. La difendeva cona alla lesta della cruciala contro i tur-
Roberto figlio di Sigismondo, che per 4 chi, chiamò a sé in tal città Federico per
mesi valorosamente sostenne gli assalti, consultarlo in tanta impresa, e per la
deciso dinon cedere; però fatteti i ve- conservazione dello stalo ecclesiastico, la
dendo imminente l'entrata del conte e il di cui cura a lui voleva lasciare. Ma
saccodi loro patria, con lui segrelaiuenle Pioli spirò in Ancona a' 4 agosto 1 4^4» 1
indi per accordo ebbe la fortezza, ceduta Chiesa, e lo rimandarono in Urbino, or-
da Roberto, che colla madre e le sorelle dinandogli di vegliare alla quiete de' do»
Federico trattò gentilmente e accompa- intuii pontificii. Eletto Paolo i I, dipoi ne t
gnò alle navi. Cina Fano ritornò sollo lo luglio i465 lo fece luogotenente gene-
immediato dominio della s. Sede, e non rale, e il conte si recò a Roma per visi-
entrò fra' luoghi donati a Federico, co- tai lo, rieevendograndi onori. Nel seguen-
mesi leggenel voi. LXVI, p. 242, ove per te agosto Ferdinando I l'elesse capitano
essersi sturbata la stampa o per l'om- generale. Volendo Paolo II frenare l'au-
missioned'alcune parole, sembra data al daci.! e l'aggressioni di Diofebo e Fran-
conte; mentre nel contesto apparisce go- cesco, figli del conte Everso II dell' An-
vernata dal Papa. Allacciatosi Federico guillaia (de' quali riparlai nel volume
a Mondolfo, prontamente gli furono pre- LX.XVIl,p. 290), ne ordinò la punizio-
sentate le chiavi; e Sirngaglia s'accordò ne a Federico; il quale colle genti d'ar-
con lui a* 5 ottobre, del quale acquisto ine e colle pontificie, in i5 giorni tolse
ne fece grande allegrezza Pio 11. Grada- loro 9 terre e le rocche, che consegnò ai
la e la sua forte rocca, dopo 4 giorni a- ministri pontificii con tutte te robe, e fat-
prirono le porte. A Sigismondo quindi to prigione Francesco co' figli li mandò a
non era rimasto che Rimiti!, il vicino ca- Roma, ove poi si recò il conte per licen-
stellodi Cerasolo, ealcuni luoghi inespu- ziarsi dal Papa, trattalo con particolari
gnabili nel Monle Feltro; mentre il fra dimostrazioni d'amore. Paolo 11 avendo
1ello Maialerà Novello avea venduto saputo che l'infermiccio Malatesta, con-
Cervia a' veneziani, ed era stato spoglia- tro lo stabilito da Pio II, voleva lasciar
to dal conte in parte del contado di Ce- Cesena al nipote Roberto, commise se-
sena. Fu allora che due fratelli rientra-
i gretamenleal conte d'impadrouirseneper
ti in se stessi, procurarono pacificarsi a la Chiesa appena morto, consegnandogli
mezzo de' veneziani presso il Papa, il i brevi opportuni. Morto nel novembre
URB UR 13 2(j(j
Malalesla, subilo s'impadronì della roc- celebre Colleoni, e poi si propose di por-
datino de' Sforzeschi. Galeazzo per ri- di fare ne' tornei. Ferdinando 1 avuto il
compensare in parie le tante obbligazio- conte a maestro di guerra, gli mandò il
ni che gli professava, giunto in Milano figlio Alfonso duca di Calabria con mili-
formalmente gli consegnò il bastone di zie, perchè solto di lui imparasse la di-
suo capitano generale, col dono di su- sciplina militare, e perciò in tutto do-
perbo stendardo, nel duomodopo la mes- vesse dipendere da lui. Indi Paolo 11
pa, del re di Napoli e del duca di Milano. sare, e lo celebrano virtuoso sì in guerra
Temendosi guerra per parte de' venezia- che in pace. In detto anno morì in Rimi-
ni, che favorivano i Pitti e altri fuorusci- ni il suo acerrimo rivale Sigismondo, e
ti di Firenze, fecero lega coll'assenso del ad onla che Paolo 11 voleva ricuperare
Papa, il re di Napoli, il duca di Milano, i la città, il figlio Roberto proietto dalla
a fronteun duce di tanto grido e valo- no di riverenza alla s. Sede, subito rila-
re,onde gì' insinuarono, che avendolo sciò prigionieri; e Roberto si pacificò
i
sempre amato e stimato, non essendo an- col Papa con ampliazione di dominio.
cora stipulati i capitoli di sua condotta, Federico riceveva dalla lega 36, 000 du-
volesse andare al servizio della repub- cali l'anno in tempo di pace, e il doppio
blica. Federico dichiaratosi ad essa grato, in quello di guerra; e la lega erasi obbli-
rispose, che sebbene ciò gli fosse lecilo, gala difendere e sostenere lo stalo di Ro-
non tutte le cose lecite essere oneste, nò berto, Nel 1 4-7 * il cardinal della /un «re-
lesue qualità amato daFederieo,e la di lui e dopo i regi donativi di generosi cavalli,
figlia M." Elisabetta Feltria, e perciò eb- di nobili vasellami d'argento e oro, Fer-
bero line le guerre tra le due case. Ri- dinando I lo lasciò partire per Roma. Si-
bellala Volterra a' fiorentini, questi nel sto IV io fece ricevere magnificamente,
1472 ne affidarono il ricupero al conte, e a'23 di marzo (o in quel giorno indi-
v nell'espugnazione salvò le donne e mo- i cato nel voi. L, p.
207) 474 1° dichiarò 1
Fer ricono-
nasteri dal furore de' soldati. duca d'Urbino e Gonfaloniere di s. Chie-
r
scenza fiorentini Y onorarono in Firen-
i sa (f .) consegnandogliene lo Stendar-
ze e donarono di belle bandiere coli' io- do. Il Papa dopo la sua messa gli die con
tegna della città, d'un ricchissimo elmo solenne ceremonia il manto e la berret-
fornito d'argento, di vari vasellami d'ar- ta ducale. Al palazzo de'ss. Apostoli, o v'e-
&ento,di panni d'oro,d'un nobile palazzo ra alloggiato (probabilmeute l'edificato
e d'un'amena possessione. Di più diero- dal cardinal Rovere nipote del Papa e
110 agli urbinati il perpetuo privilegio di poi Giulio II, sulle rovine d' un antico
poter estrarle mercanzie da Firenze con palazzo de'Colonna,a'quali poi lo conces-
minori gabelle dell'ordinarie. In mezzo se in enfiteusi), fu accompagnato con so-
B tanta appena giunto in Gubbio
felicità, lennissiina cavalcala de' cardinali, degli
provò l'immenso dolore di veder morire ambasciatori e della corte ; ed ivi il duca
o' 16 luglio 1 4-7 2 l'amata moglie Battista fece un bellissimo e sontuosissimo con-
di 27 anni. Perdita che afflisse pure tutti vito. Nota Reposati che Federico fu il 2.
i sudditi, per essere colta nelle scienze, e- duca d'Urbino, titolo che prima non a-
Joqueute nell'idioma latino, di spiriti vi- vea usato, quantunque nel conferirne la
rili, prudentissima, affabile, generosa, ca- dignità Eugenio IV al fratello Odd' An-
ritatevole e piissima. li suo corpo porta- tonio, l'estese pure a'discendeuti. In tale
to in Uibitio, fu ouorato da tal solennissi- occasione al nuovo duca e gonfaloniere
tno funerale mai visto, coli' assistenza di furono battute due medaglie, ima delle
4 vescov^altrettanti abbati mitrati ed al- quali di grande diametro. Quindi il Pa-
tri prelati, oltre 3oo ecclesiastici, non pa l'inviò a Città di Castello tiranneggia-
compresi gli urbinati, di 5o cavalieri e ta da Nicolò Vitelli, che non era riuscito
degli ambasciatori di tutti i principi d'I- caeciareal cardinal dellaRovere con buon
talia. I vestili a bruno superarono 2000. i esercito, come soccorso da'milanesi e-da'
11 vescovo di Teramo Campano ne pro- fiorentini. Ma appena arrivò il duca, Ni-
nunziò l'orazione funebre, poi stampata colò si die co'fìgli a lui con quanto pos-
in Cagli nel 1476. Chiamato Federico sedeva, pregandolo d'interporsi a suo fa-
nel i474 a Napoli, dal re fu festeggia- vore col Papa. 11 duca dopo aver presi-
to per più giorni, gli donò 1' ordine del- diata la città in nome della s. Sede, con-
X Ar nielli no, militare del regno, ornan- dusse i Vitelli in Roma, ed ottenne da
dolo di manti di scarlatto con baveri d'ar- Sisto IV perdono per l'usurpazione di
njellinoe di ricche caleue d'oro. Indi creò quel dominio, e ricchezze bastevoli per
e armò cavaliere il suo figlio uaturale vivere altrove ovunque loro piacesse. II
Antonio, ponendogli al colio una catena Papa considerando i meriti del duca, lo
d'oro egregiamente lavorata, e lodando- volle accortamente cougiungere alla sua
ne il molto valore ; e pare che gli fosse famiglia Rovere, di cui riparlai nella sua
un e ORI] 3oc
biografia, per aumentarne 1' onore e la l'interdetto e di ridurre la città nel pri-
grandem ;
procurò che seguisse matri- stino stato di repubblica, e liberarla dall.i
monio trt Giovanni della Rovere suo ni- violenta signoria de' Medici, contro de*
pote duca di iSWrtf'7 .),noto tini proprio quali inlese far guerra. Dichiarò Fede-
fratello Raffaello, e Giovanna figlia di Fe- rico generale delle milizie della Chiesa,
derico nel >47^> seguendo la solenne ce- con I' aiuto del duca di Calabria. I fio-
remonia dello sposalizio nella chiesa de' rentini ebbero potenti alleati, e i due e-
ss. Apostoli di Roma, ed il Volaterrano sercitisi batterono con varia fortuna. Il
descrive le feste celebrate con pubblica duca prese Poggibonzi, Certaldo, Colle e
gioia nell'alma città. Anche savonesi i fe- altre terre, e ridusse in pessimo stato le
steggiarono quest'avvenimento, e man- cose de'fiorentini. Intanto i turchi asse-
darono ambasciatori a Giovanni per gra- diarono e s'impadronirono d'Otranto e
lulazioni, in corrispondenza a'suoi invia- de' luoghi vicini, commettendo sangui-
ti nel partecipare il suo matrimonio. Si- nose barbarie. Ferdinando I richiamò il
sto IV concesse allo stesso nipote in vi- figlio e Federico, per ricuperare la città
carialo Sinigaglia (^.), colla bella terra e cacciare sì furioso nemico. Spaventalo
e distretto di Mondavio, col l'annuo cen- Sisto IV, fece fermare il duca d'Urbino
so di 1000 fiorini d'oro di camera, per a difesa della Marca, si pacificò co'fìoren-
se, figli e nipoti maschi. A questo essen- tini, coll'obbligo d'armare 5 1 galei e con-
dosi opposti i cardinali, cederono poi alle tro gì' infedeli, i quali per la morte di
preghiere del cardinal della Rovere, fra- Maometto li partirono. Questo potentis-
tello di Giovanni, che inoltre lo zio creò simo sultano soleva chiamare Federico
Prefetto di Roma(F.); e di poi Alessan- il gran cristiano. Quando Ussum-Cas-
dro VI confermò lutto al figlio France- san re di Persia inviò ambasciatori a'po-
a
sco M. della Rovere. Essendo giovine lo d'Europa,ordinò loro di visitarlo,
tentati
sposo, Sisto IV volle che si allevasse in come fecero, mosso dalla fama univer-
casa del duca suocero, ed egli governas- sale di sue gloriose imprese. Insorta guer-
se lo stato finche giungesse a età più ma- ra tra i veneziani e il duca di Ferrara,
tura. Il Papa in. diversi tempi onorò Fe- il re di Napoli suo alleato mandò Fede-
derico co'd istinti doni della Rosa d' oro rico a soccorrerlo nel 1482, che ferrnossi
benedetta, e dello Storco e Berrettone alla Stellata in luogo paludoso. Spiegata-
ducale benedetti (l J,come riporta Re- si una pestilenza, ne restarono vittime
posati e il Muzio. Nel i47^ Odoardo IV 20,000 persone, e contratta da Federi-
re d'Inghilterra, per la fama pervenuta- co si fece portare a Ferrara, ove carico
gli del valore e virtù del duca Federico, di gloria, virtuosamente e cristianamen-
gli mandò l'insigne ordine equestre del- te com' era vissuto, ne morì d' anni 60
la Giarrettiera t t ne ricevè la collana con (dice Reposati, e 68 il Grossi) a' io set-
grandissima pompa. Un bel medaglione tembre. Il suo corpo, trasferito in Urbi-
ricorda l'onorificenza. Verso 147 2 il ' no, h\ sepolto nella chiesa suburbana di
duca d'ordine del Papa andò a espugna s. Bemai dino, da lui fabbricata col con-
rugia da quello minacciata. Preso il ca 284, nella quale è scolpito che visse 65
stello, demolì il palazzo edificato dal ce anni; cifra che Reposati chiama errata
lebre Braccio. Per la famosa congiura de' per esser nato nel 422. Fu il duca Federi-
1
Galli dice il contrario, affermando che cessero conseguire i beni che le spetta-
la fabbrica costò 200,000 ducati, senza vano. Dal Galli rilevo la causa di sua mo-
aver mai per ciò gravato i sudditi), ed ol- nacazione. Egli scrive, che Elisabetta an-
ire nobilissimi ornamenti vi formò la
i dando a diporto da Ri/m'/ii a Cotigliano
famosa biblioteca. Cultore de'buoni slu- suo castello, ebbe nel viaggio iu un me-
di, fu munifico protettore delle lettere e desimo tempo la nuova della morte del
de'letlerati, onde i grandi ingegni ita- padre e del marito. In fatti morirono
liani gareggiarono in encomiarlo e in of- ambedue in un medesimo giorno, come
frirgli l'opere loro. A lui deve Urbino il può vedersi nel ricordato articolo. Gio-
coltivamento della lingua greca. iN'obili vanna moglie di Giovanni della Rovere,
a
palazzi fabbricò a Carda, a s. Agata, a madre di Francesco M. I. A gli esina mo-
Pergola, a Mercatello, a Sasso Coi baro, a glie di Fabrizio Colonna conte d'Albe e
Gubbio, poi terminati dal figlio. A Ca- Taglia cozzo. Rimarca Reposati, che Fe-
stelDurante ridusse a perfezione il pa- de» ico propriamente pel primo arricchì
lazzo già cominciato, e lo stesso fece in il commercio de' suoi sudditi di monete
Fossombrone, in Cagli, in s. Angelo in d' argento, mentre da' suoi antecessori
Vado; in Serra s. Abbondio, in Costaccia- non si coniò che monete piccole. Ifiou-
ro e in Cantiano, lutti e 3 luoghi hi cui merabili scrittori ne celebrarono l'illustri
eresse rocche. Altre di queste costruì iu gesta, ricorderò solo : Vita e fatti, di Fé-
D E B U R B 3o3
Jerito di Monte Feltro duca (V Urbi* mondino Comandini urbinate e Lodovico
no, istoria tfi Bernardino Da Idi, corre- Odasio padovano (il quale nelle solennis-
dai// di osservazioni dell' avv. France- sime esequie del padre recitò 1' elogio fu-
sco Zuccaiili (premessa la vita del Baldi nebre), e vi corrispose meravigliosamen-
scritta dal Zucc<\vd\) dedica ta al cardi-
}
te. Diroanni per fatai disavventura re-
nal Giuseppe Albani, Homo 1824. E stò privo anche del padre, in tutela del
qui noterò tanto per Federico che pe'stic- da lui destinalo Ottavio Ubaldiui della
ressori, contenere il t. 22 dell' Antichità Carda; e 7 giorni dopo, giusta il costume,
picene: i.° Fifa del conte Federico da Guid'Ubaldo cavalcò solennemente per
Monte Feltro duca II d'Urbino scritta Urbino e prese possesso del suo stato, ri-
in compendio dal Lazzari. i.° Vita di revendo il giuramento di fedeltà da tutti
Citili Ubaldo I da Monte Feltro duca gli ambasciatori dell'altre città e terre del
ILI dì Urbino scritta in compendio dal ducato, con giubilo e applauso univer-
c
lazzari. 3. De 'signori de Ila Rovere du- sale di tutti ipopoli. Sisto IV essendosi
chi ti Urbino, dissertazione di lazzari. ritirato dalla lega co'veneti, e rinnovata
4-° Fita di Francesco M* Ideila Rove- quella col re di Napoli nel i483, il duca ne
re duca IV iV Urbino. 5.° Vita di Cui- provò gran piacere, per le relazioni avute
d'Ubaldo II deUa Rovere duca Fd'Ur dal padre col re,il quale sebbene d' an- 1 1
bino .6 °
De' disturbi accaduti in Urbino ni gli die la condotta di 2 io uomini d'ar-
veronese, considerando l'iscrizione po- guerra, onde Innocenzo VIII avendo pre-
stavi, egli ne riepilogò l'eroiche gesta con so al soldo Guid'Ubaldo, questi tenero
altra che leggesi a p. 20. giovinetto si trovi) prima generale che sol-
Guid'Ubaldo I nacque in Gubbio nel italo, e tra lo strepito dell'armi cresciuto
1472, nascila solennissimamente festeg- divenne peritissimo nell'arte militare. Raf-
giata, perchè Battista dopo 4 femmine fu frenò alcune città della Marca che mac-
l'unico maschio che partorì, non che con chinavano novità, come Fano mossa ila
pubblici ingraziamene a Dio. Al nome
1 Castracane Castracani nel 486, Città di 1
dì Guido iti aggiunto quello d' Ubaldo, Castello, edOsmio sollevata da Boccoli*
poiché a intercessione liti santo era stato no Gu/zoni, che esortò a cederla alla s. So-
concepito; bui testato dal vescovo Antonio de, e poi contribuì colle sue anni a termi-
Saveri nella cattedrale , il gran cardinal narne la tirannia. Dipoi negò a Ugolino
Bessarioue lo cresimò, e di 5 mesi perde Bandi l'investitura ilei Castello di l'elmi 1.
re di Foilì, accorse a difenderne la vedo- cito Carlo Vili redi Francia per occupare
va Giovanni II Benti voglio signore di Bo- il regno di Napoli, come erede degli An-
logna; ma Innocenzo Vili temendo che gioini, onde il Papa si collegò con Alfonso
s'impadronisse della città, invitòil duca Il re di Napoli, il quale mandò il suo fi-
a impedirlo, e non essendovi stato biso- glio duca di Calabria in Romagna, a cui
gno, s'interpose col Papa per accomodar Alessandro VI fece unire il duca d'Urbino,
le vertenze tra gli eugubini e i sassofer- sospendendo il compimento della guerra
ratesi pe'confini.Giunto all'età dii6 an- contro gli una vittoria
Orsini, e riportò
ni, amato teneramente da' suoi sudditi, Formatasi dal Pipa una lega
sui fanesi.
gli fecero molte istanze perchè prendes- contro Carlo Vili ch'erasi impossessalo
se moglie, e nel
1489 l'elietluò con Eli- del regno di Napoli, onde il re l'avea ri-
sabetta Gonzaga figlia di Federico mar- nunziato al figlio Ferdinando II, i vene-
chese di Mantova, tra sontuose feste; tut- ziani che ne facevano parte diedero la
te le comunità dello slato per giubilo in- condotta di 700 cavalli al duca. Ma l'og-
viarono ambascerie e doni alla sposa. Ma getto dell a lega non si conseguì, cioè d'im-
mentre si sperava d'assicurare la succes- pedire a Carlo Vili il ritorno in Fran-
sione,tosto si conobbe l'impotenza del du- cia, aprendosi il passo al Taro coll'arm»,
ca, per la già ricordala malia fattagli, ri- ove si trovò Antonio fratello naturale d<j l
ferita pure dal Baldi e non creduta da duca con un grosso squadrone. Neh 49^
Reposati. Invece la sorella del duca, Gio- Guid'Ubaldo dichiarato da 'fiorenti ni ge-
vanna moglie di della Rovere signore di nerale contro i pisani, assediò e prese Pori-
Sinigaglia, a*25 marzo 1 490 ivi partorì tesacco,scorseil paese e ricuperò vari luo-
un figlio cui fu imposto il nome di Fran- ghi, e dopo occupato borgo di s. Mar- il
cesco già portato dal pro-zio vSisto IV, e di co di Pisa si ritirò a Gubbio a svernare.
Maria come nato nel 1P1 dell'Annunziata. Alessandro V I essendo contrario a'fioren-
Vedendosi Guid'Ubaldo senza speranza tini, perchè il duca li lasciasse lo dichia-
d'aver prole, rivolse il pensiero a tal ni- rò luogotenente generale di s. Chiesa nel
pote e poi l'adottò per figlio , onde per 1496, con onoratissime condizioni e la
tal nascita furono celebrate feste iti Si- condotta di 3oo uomini d'armi. Indi gli
nigaglia e Urbino. La prepotenza de'Ba- fu ordinato marciare in Abruzzo in aiuto
glioni non voleva ammettere in Perugia di Ferdinando II, a cui recò non poco pro-
la Oddi
contraria fazione degli quali , i fitto nell'insurrezione de'sudditi con mol-
ricorsi al Papa e non vedendone l'effetto te prodezze: dopo l'assedio d'Aversa, nel
tentarono inutilmente di rientrarvi co' quale furono costretti i francesi a capito-
soccorsi del duca. Nel Pa- 1492 morto il lare, si ritirò. Allora il Papa volendo di-
pa, gli successe lo spagnuolo Alessandro struggere la potenza degli Orsini per ar-
VI Borgia di Valenza, e il duca spedì i ricchirne i suoi figli, anche per aver ade-
suoi ambasciatori per la dovuta ubbidien- rito a'francesi, dal duca fece assalire ne*
za come vassallo e per congratularsi di sua passi dell'Abruzzo Gio. Giordano Orsini e
esaltazione, e con gradimento gli scrisse il celebre Bartolomeo d'Ai viano che aven-
il Papa di volersi servire dell'opera sua. no militato pe'frnncesi, ma non gli riuscì
e delle milizie dellaChiesa,comandate dal gli Orsini, dopo occupatene diverse ter-
combattuto per più ore. Fu sparso da am- re. Volle nuovamente tentare coli' armi
bo molto sangue, e vi rimasero
le parti di rimettere gli Oddi in Perugia, ma que-
prigioni Guid'Ubaldo, Gonzaga conte di sta ricorrendo ad Alessandro VI, fu im-
Nngolara e molti altri di gran condizione; posto al duca di cessar dall'impresa me-
Francesco Borgia duca di Gandia e figlio diante compenso, e la reintegrazione a-
del Papa restò ferito nel volto, molti altri gli Oddi e aderenti di loro possessioni. Con
morti, e presi più di 5oo uomini, tutti licenza del Papa accettò d'esser governa-
i carriaggi e tutta l'artiglieria. Il legato tore dell'armi venete, per aiutar i pisa-
cardinal Lunati e Fabrizio Colonna colla ni contro fiorentini nel 1498, coll'annuo
i
eccettuò Guid' Ubaldo, onde convenne Valentiuois,e da' veneti ammesso alla loro
alla duchessa mandare 4°,ooo ducati pel nobiltà, si dava lo sialo della Romagna ,
VOL. LXXXVI. 20
3o6 U R B UR B
delia Marca e dell'Umbria. In tale occa- d'Ubaldo, coll'obbligo di servirlo con 'u)
sione.forse per premunirsi contro del Bor- lancie nel regno di Napoli , che pronta-
gia, con gente e denaro, il duca vendè a mente mandò. A questo piacere nel du-
Girolamo Bentivogliodi Gubbio il feudo ca, seguì il dolore per la morte del cogna-
delle Carpini e Rocca d'Aria, con mero to sigriore di Sinigaglia, cui successe il fi-
a
e misto impero; acquistato poi da' Cari; glio Francesco M. ,al quale poi lo zio per
talmaggi, per matrimonio passò ne'couti interposizione del re di Francia ottenne
della Porla. I. veneziani per detto accor- dal Papa la paterna dignità di Prefetto
do licenziarono alcuni condottieri, con- di Roma j e siccome l'amava lo volle in
tro de'quali Cesare Borgia voleva muo- corte presso di se. In Urbino n'24 aprile
4ooo svizzeri al soldo del Papa. Con que- e sostenne le maggiori cariche nelle corti
ste genti e colle milizie pontificie negli di Roma e di Francia. Per la grazia che
ultimi del 1499, Cesare cominciò le sue godeva di quel re, perde quella del suo-
imprese di spogliamento precedute da ,
cero Federico I,che lo fece spogliare de-
quanto uarraianehecoll'Amiani, nel voi. gli stati nel regno dal gran capitano Con-
LXVI, p. 244 » e negli articoli che an- salvo. Lasciò la Francia per ricuperarli,
drò ricordando.il cardinal Vera spaglino- ed ebbe ad ausiliare e collega il celebre
lo legato della Marca, fu creato soprin- Andrea Doria, sebbene non coll'armi, ma
tendente generale della guerra come at- mediante convenzioni ricuperò il suo, so-
testa Amiani. Dopo monilorii, fu inlimato lo ritenendosi Federico 1 alcune fortezze
«'feudatari de'vicariati temporali di di- per precauzione. Richiamato da Luigi
mettersi da'lorostati, e minacciate le cen- XII in Francia, lo decorò delle cariche
sure ecclesiasticheconlro chi vi si oppones- conferitegli dall'antecessore Carlo VIII e
se. Quindi successivamente s'impadronì, a dell'ordine equestre di s. Michele. Premi
forza oa à* Imola, ài Forlimpopoli, del suo valore furono Alino e Belmonte.
fì&%l\ t
di Cesena, di Forlì, di Pesaro, di Fa- Morendo lasciò il figlio Francesco M/ nel-
110, di Rimini, di Faenzafio allora in con- la tutela della signoria di Venezia, del fra-
cistoro il Papa lo dichiarò duca di Roma- tellocardinal Giuliano, e di Andrea Do-
gna e gliene die l'investitura. Volendo ria.Già Alessandro VI inviando a Fer-
occupare Bologna, il re di Francia glielo rara per moglie del duca la sua figlia Lu-
vietò,nondimeno esigette dal Bentivoglio crezia Borgia, aveva con breve eletto,
più cose e il passo di Toscana onde oc- prima di detto tempo la duchessa Eli-
,
cupar Firenze, il che pure dal re gli fu sabetta ad accompagnarla. 11 duca quin-
libidinoso e crudele, mentre vagheggia- non che per alloggiare Lucrezia con ogni
va quella di prode guerriero. Divenuto munificenza nel suo stato. Fu incontrata
Luigi XII potente in Italia , tutti ricor- da' ducali coniugi con fiorita nobiltà di
revano al suo patrocinio, come fece Gui- dame e cavalieri fuori d' Urbino, e con-
CRB U R B 3o 7
ciotta a' 17 gennaio i5o2 nella città, eclivi pa e Cesare, e commettendogli di compli-
servita nella corte con ogni splendidezza. mentare a Spoleto il Borgia, e dichiarar-
Si fermò in Urbino ili 8,e nel dì seguen- gli altrettanto. Lotti fu ricevuto da Ce-
te Lucrezia per Pesaro proseguì il viag- sare con distinzione , e incaricato di rin-
gio per la Romagna , accompagnandola graziare il duca, confessando di non aver
con nobil treno Guid'Ubaldo fino a Ri- altro fratello che lui in Italia, e lo pre-
mini, ove le lasciò per compagna Elisa- gava mandar subilo iiooo fanti richie-
betta e tornò nel suo stato. Erano già or- sti da Vitellozzo. Mentre il duca, dopo a-
dite le macchine, con cui Cesare Borgia ver provveduto all'anteriori domande, si
disegnava rapire con frode alla casa Fel- disponeva a somministrarli, in virtù del
tresca il florido stato d'Urbino, goduto le breve pontificio, non più bisognarono,
gittimamente e con somma pace per più per aver Vitellozzo preso e demolita la
secoli. Ecco come Reposati narra questo cittadella d'Arezzo. A mantenersi bene-
vituperevole inganno, forse insidiosamen- volo Cesare, rimandò a lui Lotti col do-
te tramato^nentrecoiraccompagnamen -
no d'uno de'più belli cavalli, ornalo di so-
lo di Lucrezia si dimostra va fidanza e di- pravveste di ricchissimo broccato. Cesare
stinzione. Il i.° disgusto tra il duca e il si avanzò con 10,000 uomini, e giunto a
Iìorgia credesi derivato dall' aver il du- Costacciaro ne mandò celeremente avanti
ca negalo senza commissione del Papa e 2000, quali furono rice vuli in Cagli con
i
per non cader in disgrazia de' francesi, i ogni cortesia; mentre egli inoltrandosi
1000 fanti domandati a nome del Borgia per la Scheggia i soldati la saccheggiaro-
da Vitellozzo contro i fiorentini per aver no. Pervenuto alle Foci di Cagli, fu in-
ucciso Paolo Vitelli suo fratello già capi- contralo dal Lotti per fargli l'ambasciata
tano de'medesirai. Non riuscendo a Cesa- e presentarlo del clono , ma neppure lo
di voler andare all'acquisto del ducato coll'esercito con ogni onore dal commis-
di Camerino posseduto da'Varani. Par- sario conte Domenico della Genga. Cesa-
tito da Roma con l'esercito, spedì genti re subito fece porre le guardie alle porte
a quella parte e col resto incamminossi della città e in altri luoghi opportuni, indi
per l'Umbria. Lo spaglinolo vescovo Flo- manifestò la sua frode e tradimento fa-
ris commissario generale pontificio in
, cendo gridar da'suoi: alenza Valenza, V
quest'impresa, da Perugia inviò a Gui- viva il Valentino^ il qualesalito a cavallo
d'Ubaldo un breve d'Alessandro VI, che corse la città e se ne impadronì senza o-
Io richiedeva a fare di buona voglia l'a- stacolo, fra lo stupore de'cittadini cheuou
iuto e favore che il prelato gli domandas- aveano formato alcun sospetto. Tro vii-
se per Cesare ne'correnti bisogni,ed il du- vasi Guid'Ubaldo nella stessa sera a ce-
ca rispose essere prontissimo alle richie- na nel convento degli osservanti, quando
ste. Ónde due i spaglinoli latori del breve, fu avvisato che tra l'!snlaGualleresea,Sor-
d'ordine del Floris gli dissero occorrere bolongo e Renforzate erano 1000 fanti di
alcuni pezzi d'artiglieria, di far accomo- quelli da Cesare assoldati in Romagna ,
dare le strade di Gubbio, di Cagli, della sotto pretesto della guerra di Camerino,
Sena e di Sa ss< (ferrato, e di provvedere e che in quel di Fano di suo ordine un
con vettovaglie! 5oo fanti. Il tutto fu pro- uomo per casa guidati dal conte di "Mon-
messo, inviando cogli spaglinoli al prelato, teVecchio trovatami a 'conimi; doven-
Dolce Lotti suo vicario generale per assi- do Fano somministrare anco le vettova-
curarlo di sua prontezza nel servire il Pa- glie per l'esercito, le bombarde, le spili-
3o8 URB URB
garde, gli archibugi e le munizioni che si rentino, da dove passò a Savona dallo zio
conservavano nella rocca. Turbato il du- cardinal della Rovere, il quale lo mandò
ca esclamò: temo d'essere tradito; e subi- poi alla corte di Francia. Guid' Ubaldo
to tornò in Urbino. Appena giunto ricevè continuando a fuggire, corse pericolo sot-
l'avviso dal comune di s. Marino, che re- il to Monte s. Giusto per gli agguati messi
sto de' fanti di Romagna eransi inoltrati per prenderlo, inseguito da' quali, que-
a Vet ucchio e s. Arcangelo, perciò essere sti fermarono un servo restalo indietro,
in gran timore. In quel mentre il commis- che portando delle gioie e denari, con
sario di Cagli con lettera gli die parte ispogliarlo, ebbe tempo da porsi in salvo
dell'occupazione della città, e che Cesare a Castel Nuovo, vicino a Meldola, allora
scopertosi nemico, s' affrettava per tro- de' veneti, che però lo consigliarono a par-
varsi avanti Urbino, e perciò si
il sole in tirne, e non senza particolare divino aiu-
guardasse. Immerso il duca in mille pen- to, fra continui pericoli, arrivò a Raven-
sieri, indignato di tanti inganni, senza na cortesemente ricevuto da' rettori ve-
mezzi di difesa, circondato da insidie, con- neti, che la tenevano dal 44 f Dice l'A- i •
re olla fatale necessità, e conservare a lui Urbino sopra superbissimo cavallo, se-
a
e al nipote Francesco M. amore e fedeltà. guito con bell'ordine da tutto l'esercito,
Indi raccolto denari, gioie e carte, col ni- incontrato da' magistrati e da' cittadini
pote e 3 intimi cortigiani segretamente a nobili e popolani ; smontò al palazzo do -
4 ore di notte partì pel MonteFeltro (dis- ordinò a'soldati di non molestare
cale, e
si altrove, vestiti da contadini). Gli urbi- alcuno. Tuttavolta più audaci depre- i
alla propria salvezza o con partire per Pe- sero la celebre biblioteca, onde Cesare
saro,© introducendo le loro donne ne'mo- mandò soldati a Fermignano, e die nuo-
i
naturi. Cesare dopo aver fatto riposare va forma di governo a Urbino. Senza dif-
alquanto gli stanchi soldati, nella stessa ficoltà s'impadronì pure di tutto il du-
notte coll'esercito marciò per Urbino, sen- cato, e in breve anche delle fortezze di
tendo con piacere dalle spie, la confusio- Majuolo e s. Leo, e quest'ultima per tra-
ne della città,di non trovarvi opposizione dimento del commissario Scarrueglione.
come temeva, e che il duca col nipote es- Dell'acquisto del ducalo Cesai e ne die
sendosi incamminati per s. Leo, sperava avviso a'magistrati di Fano, ringrazian-
potersene impadronite, dappertutto a- doli per gli aiuti prestati ; e nel ricevere
vendo sparso le sue genti. In fatti, sebbe- da'fanesi le congratulazioni perla vitto-
ne il duca incedesse per luoghi alpestri, ria ottenuta contro i Feltreschi, a loro
trovandosi nel Monte Feltro 1' urbinate istanza gli restituì i castelli di Monte Bel-
Dionigi Agatoni de Maschi, saputi gli av- lo, Monte Felcino e s. Ippolito. Osserva
venimenti, fece vestire da pastori e da cac- V Arte di verificare le date, che allora
ciatori alcuni fidalissimi, per andare in il ducato d'Urbino comprendeva 4 belle
traccia del duca e deviarlo dal recarsi a s. città e 3oo castella, di cui senza difficol-
Leo circondato di nemici, e trovatolo uno tà di venne Borgia signore. In Urbino sep-
di essi, per luoghi occulti lo condusse da pe la resa diCamerino,ed essendosi Giulio
Dionigi aMonteCopiolo,donde si ritirò a s. Varano co'fìgli salvalo in Matelica, al cui
Agata. Allora inviò il nipote nello stato fìo- conte Ranuccio di lui genero scrisse Cesa-
a
u a d UR B 3or>
Varani in Urbino, ed essi delusi vi si re- parte la rocca, l'assalirono e presero do-
carono, ma mandati nella rocca di Per- po 3 ore di combattimento, colla prigio-
gola con perfìdia furono strangolati. Parti nia del castellano e de'soldali, 3 de'quali
Cesare da Urbino per Città di Castello, furono impiccali. Seguirono tale esem-
onde obbligare Vitellozzo a tralasciare di pio gli altri luoghi del ducato, si sottras-
molestare fiorentini, perchè
i il re di Fran- sero dal dominio del Borgia e ritornaro-
cia, giunto in Asti, si mostrava perciò sde- no sotto la signoria Feltresca, rimanen-
gnalissimoconlui, minacciandolo di tor- do solamente in potere di Cesare alcune
gli la Romagna, il perchè dovette il Pa- fortezze ben munite d'artiglierie, in uno
pa placarlo. Guid' Ubaldo da Ravenna a quella di Cagli. In Imola Cesare conob-
andò Mantova, dov'era la moglie pas-
a be la ribellione, e per reprimerla desti-
satavi da Ferrara per rivedere parenti. i nò il feroce Michelotto suo capitano, il
ra del ducato, ma sopraggiunlo il Bor- gli al collo si gettarono nel fiume per sot-
gia, prevalse nel re la ragione di stato. trarsi alla brutalità de'soldati. Intimoriti
Insidiandone la vita il suo avversario, ri- per la vicinanza Cagli e Urbino, solleci-
parli per Mantova, da dove colla moglie tarono principi della lega ad aiutarli, ed
i
mente mantenuto a spese pubbliche in ra dello stato. Cesare intesa la mossa de'
palazzo decoroso. Per la rovina e violen- collegati, comandò a Ugo di Moncada ed
ta morte di tanti principi, cominciarono a Michelotto di ritirarsi a Rimini; essi
a temere anche quelli che parteggiava- però incontrati pressoFossombroneeCal-
no pel Borgia, ed erano suoi capitani ; mazzo, Paolo e Francesco duca di Gra-
Ammulinatisi, nella Magione fecero lega vina, ambo della famiglia Orsini, a' i5
per la difesa comune, includendovi Gui- ottobre restarono rotti e Ugo prigione, il
d'Ubaldo. Invitali i fanesi all'unione, si che incoraggi tutti popoli del ducato ad
i
gia. A tale notizia i popoli del ducalo i santangiolesi andarono alla ricupera di
concepirono speranze per sottrarsi dalla Tavoleto, e gli urbinati coli' artiglierie
tirannia ili Cesare ; e l'8 ottobre per la alla liberazione di Fossombrone,con Gio.
sagacità del prete Giacomo e prontezza Paolo Buglioni e ducadiGravina; men-
il
d'Urbino volle ritirare nella rocca l'ar- ne. L'arrivo poi in s. Leo di Guid'Ubal-
tiglierie tolte per l'impresa di Camerino, do sparse ovuuque la gioia, e rese tutti
ed opponendosi il popolo, Tommaso Fe- più arditi ; nel di seguente in mezzo alle
cui facendosi eco dagli altri, il popolo im- di Pei gola, di Fossombrone e suo borgo,
pedì il trasporto dell'artiglierie nella roc- e molli castelli, dando il guasto a quelli
ca, e gli urbinati restarono padroni della diCesare ne'conladi di Pesaro, Fano e
città. Mei di seguente colta milizie del Kimiui ; e il duca ottenne a patti la cit-
-
3 io URB U R B
tadella di Fossombrone, la cui guarni- pagnato da più di 2000 uomini a piedi
gione fu poi uccisa e spogliala delle ric- e a cavallo, nella più parie castellani, e
che prede da Li «erotto da Fermo. Dispe- con Vitelli vescovo di Città di Castello
rato il Borgia per la perdita del ducalo nella stessa sera giunse in tal città, dove
d'Urbino, ricorse agi' inganni per discio- fu magnificamente alloggialo nell'episco-
gliere la lega de' defezionati, e col mezzo pio, e visitato da'pi incipali cittadini. In
di Paolo Orsini ed il concorso del Papa Urbino rimase pel Borgia Paolo Orsini,
vi riuscì, con rammarico di Guid'Ubal- Vitellozzoe Antonio del Monte protono-
do, il quale secondando i sudditi si pose lario poi cardinale, al quale fu commesso
in difesa. Vedendo Cesare difficile la ri- il governo del ducalo, con facoltà di con-
cupera del ducato, si appigliò alla frode, ceder ampia amnistia a tulli i suddili del
offrendo al duca pace con alcune condi- duca. In Cagli mandò commissario Ga-
zioni oneste, alla quale l'Orsini con lu- '.colluda Rimini, e riprese il possesso del-
singhe lo persuase. A tal effetto Guid'U- la città in nome di Cesare, e passalo in
baldo mandò al campo di Cesare il ve- Gubbio fece altrettanto. Così il Borgia,
scovo di Cagli Gaspare Golfi, e si conclu- disciolta che fu la lega degli ammutinati,
se. La restituzione di Elisabetta sorella riacquistò il ducato d'Urbino; ma i col-
del duca vedovae di Roberto Mala lesta, legali per mancanza di costanza si fab-
che il Borgia avea tratta fuori dal mona- bricarono la propria rovina, per l'aspra
stero d'Ut bino e condotta seco. Che Gui- vendetta che ne prese il sanguinario Bor-
d'Ubaldo cedesse tutto il ducato, e solo gia. Egli per levarsi affatto d'intorno tali
ritenesse le foltezze di S.Leo, di Majuo- principi, che con l'unione aveano messo
lo e di s. Agata, e la protezione della re- in pericolo la sua fortuna, coli' esercito
pubblica di s. Marino. Che i popoli dello partìda Imola e passò in Cesena, ordi-
stalo d'Urbino/m grazia dell'Orsini, fot- nando al protonotario Antonio che gli
. sero interamente perdonati, nel ritorna* mandasse ^o statichi d' Urbino e delio
re sotto il dominio del Borgia. Ninno cre- stato, per meglio assicurarsi della fede
deva alle promesse del Borgia, ma l'ar- della città, il che ottenuto nel fine di di-
lo non esser state bastevole a conservar- Orsini imprigionati fece poi uccidere in
gli lo stato, e le vere rocche essere i cuo- Città della Pieve, dopo essere stato a Cit-
ri de'popoli. In breve tempo dunque tut- tà di Castello, da dove era partilo per si-
tale a s. Leo con diverse robe preziose. gito il Buglioni della lega, vi rimise gli
Cesare ne restò sdegnalo, e insieme am- Oddi. Per rendersi più sicuro d'Urbino
mirò la sagacilà del duca, che nella dura volle altri >4 ostaggi de' principali, re-
necessità iti cui era, si fosse appigliato a concio frodolentemente. Indi non
il solito
sì prudente consiglio. Guid Ubaldo
8 ! 1' volendo più ritardare l'acquisto delie for-
dicembre i5o2 partì da Urbino accom- tezze che uvea lasciato al duca, nel mag-
URB URB 3n
•io Cesare commise al Remires d* espu- mostra/ioni, e nel brevissimo pontificato
gnar quella di Ma j nolo, indi si recò a di 26 giorni di Pio III ricuperò al nipo-
Ino altrettanto a s. Leo, ma le milizie te la rocca di Sinigaglia. 1 fanesi ch'era-
pel valore d' Ottaviano Fr egoso resta- no stati amici del Borgia, temendo di lo-
rono distrutte in buona parte, onde molti ro sorte, si raccomandarono al duca e
luoghi di Monte Feltro si ribellarono. n'ebbero benevole assicurazioni; però vol-
Remi rei procuratesi altre forze , ostina- le degli aiuti per ricuperare III mini a'Ma-
tamente tentò più volte d'i ai padroni rse- latesla, in uno alla rocca di Veruccliio ;
ne, finché per le gravi perdile abbando- onde que'di Romagna, benché affeziona-
nato da tutti se ne tornò a Urbino fa- , ti al Borgia, vedendo la di lui fortuna an-
cendo rilasciare le madri, le mogli, le so- dare sempre più. declinando, comincia-
relle de'difensori che barbaramente avea rono a pensare diversamente, e alcuni ri-
fatto imprigionare ,
per cui mancò poco corsero al duca a porgere rimedio a' loro
che non si sollevasse. A' 18 ago-
la città mali, specialmente i cesenati e i riminesi,
sto i5o3 colla morte d'Alessandro VI, i primi amando porsi uel dominio vene-
terminò 1'
orgogliosa possanza di Cesare to e i secondi di sottrarsi da quello de'
Borgia, avvenimento che il governatore Malatesla. III. novembre i5o3 il cardi-
1
d' Urbino uascose agli abitanti, dicendo nal della Rovere, zio di Francesco M.' si
il Papa solo malato gravemente, e perciò gnore di Sinigaglia, divenne il gran Papa
nuovo giuramento di fedeltà esigè da lo- Giulio II3 con inesprimibile contentezza
ro, e per renderli docili restituì loro le ar- del duca e di tutti i sudditi ducali, cogna-
mi. Saputasi poi certa la morte, il popo- to di sua sorella e acerrimo nemico del-
lo cominciò a tumultuare, e unitasi la no- l'ambiziosissimo Borgia; perciò immense
biltà, a un tratto la città si sottrasse dal- furouole pubbliche allegrezze e i rendi-
la tirannia del Borgia, e nello stesso gior- menti di grazie a Dio, dopo una serie di
no il simile avvenne per tutto il ducalo, calamità. Il Papa subito l'invitò a recar-
con l'uccisione di tutti suoi ministri, uf- i si in Roma, facendolo incontrare a'2 1 no-
fìziali e aderenti. In Urbino il governato- vembre solennemente a Ponte Molle da'
re si salvò colla fuga, ma il luogotenen- suoi ministri, quali gli presentarono una
i
te fuammazzato e la sua roba presa dal bellissima mula guarnita di velluto pao-
popolo. Rapidamente lo stalo d' Urbino nazzo con frangie d'oro, ed un ricchissi-
ritornò all'antica divozione de' Feltri, ed mo saio di broccato; indi accompagnalo
a'28 agosto il duca rientrò in Urbino con dalla famiglia pontificia e dal capitauo
allegrezze indicibili, dopo aver traversata della guardia al palazzo Melliui prepa-
la strada da s. Leo alla città come in rato pel suo alloggio, tra le salve dell'ar-
trionfo, regalato da tulle le comunità, ri tiglierie. 11 Papa restò dispiacente che
cevendo in Urbino affettuosi omaggi da non l'avessero condotto al Valicano, ove
lutti.Tenendosi ancora la rocca di Tavo- lo voleva ospitare , mentre stava aspet-
leto dalle genti di Borgia loslo la fece , tandolo co'eardinali, per cui la stessa se-
arrendere. La repubblica di Venezia pre- ra bramò che cenasse con lui, trattando
seli duca sotto la sua protezione e al pro- locon segni di straordinario alleilo e sti-
prio stipendio con 20,000 ducati annui, ma. Tosto gli dichiarò Giulio II,non per
con che si munì contro quella di Fran- mettere che Romagna fosse in potere de'
cia accordata a Borgia pel ricupero de' veneziani, l'invitò a lasciarne il servizio
suoi slati, e contro di lui si epilogò con al- ed assumere il generalato di 1. Chiesa
tri principi. Rimunerò il duca chi 1' avea Laonde il dina dispose prontamente tu- »
favorito e servito Dell' avversa fortuna, ia duchessa Bl ita beltà partine de Vene
con privilegi , feudi e altre generose di- zia, e si recasse in Urbino a governarlo
3ia URB U R B
stato in sua assenza, come seguì nel fine Non confermò il ducato d'Ur-
solo poi
dinovembre. Gli accorti veneti penetran- bino a Guid'Ubaldo 1, ma perchè man-
do l'intenzioni del Papa sulle cose di Ro- cante di prole e incapace d' averne, l'in-
magna, ne affrettarono l'acquisto e in dusse ad adottare per figlio e successore
parte conseguirono col l'armi o co'tratta- il comune nipote Francesco M.\ al qua-
ti d'alcune lene e castelli, e di Rimini per le col consenso del sagro collegio fu con-
cessione de'Malatesla. Avea Giulio li or- fermata la successione del ducato; dopo
dinalo al duca d'informarlo minutamen- avere con autorità pontificia annullato i
te dell'offese edanni ricevuti dal Borgia, divieti formati da' cardinali in conclave,
Guid' Ubaldo, e in cui superò se stesso, nedì il bastone del generalato e due sten-
sperò il Papa di ricuperare le fortezze che dardi, e li consegnò al duca genuflesso,
quello ancor teneva, e in fatti per la me- seguendo più dimostrazioni di giubilo. A/
diazione del duca nella maggior parte le 17 018 poi di dello mese seguì la fun-
riebbe, a questi pure restituendo quanto zione dell'adozione. Adunati in Urbino
avea da Urbino. Nel principio di
tolto gli ambasciatori delle ciltà e luoghi del
marzo i5o4 giunse in Roma Francesco ducato, si trasferirono alla cattedrale, do-
a
M. nipotedi Giulio li e del duca, dovun- ve il detto nunzio pontificò la messn col-
que onorato dacché parli da Francia. Po- la maggior solenni là, alla presenza del du-
co dopo tornando il duca nel suo stato, ca e della duchessa, della prefettessa Gio-
a
insignito delia dignità di gonfaloniere di vanna e del figlio Francesco M. , de' ve-
s. Chiesa, e d' una condotta di 4°° uo ' scovi del ducato e di altri personaggi.
mini d'arme con onorevolissima provvi- Terminata la messa, il nunzio si assise in
sione , e I' incarico di riprendere dalle luogo eminente presso l'altare, a vendo al-
genti di Borgia la rocca di Forlì, il Papa la sinistra Guid' Ubaldo e alla destra il
volle che lo seguisse il nipote. Indi si con- prefetto Francesco M/, dichiarò con bre-
dusse a Forlì coll'esercito, e l'ottenne dal ve ed elegante 01 azione la volontà del du-
Remires mediante] 5, ooo scudi sborsati ca di eleggere per suo figlio il nipote ex
dal Borgia, trovandovi gran quaulità de' sororc, sì per consolazione propria , co-
suoi più ricchi arredi e la maggior par- me per lasciare a'popoli dopo la sua mor-
te della biblioteca ducale; ricuperando te un principe bontà e valore
di quella
pure al Papa la ciltà. In tal modo e in in tanti incontri dimostrati, e che in que-
breve tempo Borgia perde tutte le sue st'adozione viconcorreva l'assenso del Pa-
usurpazioni. Tornato il duca a Urbino, pa e del sagro collegio. Fece poi leggere
premiò con ricompense la fedeltà de'suoi le lettere apostoliche e il suo mandato di
sudditi, e rimise allamaggior parte del- procura, e impose agii ambasciatori del-
le comuni i debiti verso la sua camera; la le comunità, che prestassero il giuramen-
duchessa facendo larghissime limosine a' to di fedeltà a Fraucesco M/ della Piove-
poveri e luoghi pii. Istruito Papa del-
il re col porre le mani sul messale ch'egli
l'operalo dal duca in Romagna, gl'invio teneva avanti di se. Cominciò a prestar-
per uunzio apostolico l'arcivescovo di Ra- lo T ambasciatore d' Urbino, e indi per
gusa per consegnargli l'insegne ilei con- ordine di precedenza quelli di Gubbio,
kiito generalato di s. Chiesa nel i5o4- Cagli, Fossombrone, s. Leo, Castel Diu
U II B UttB 3i3
laute, e susseguenlemente quelli dell'al- la condotta di 100 uomini d'arme, en-
tre tene e costelli del ducalo, di ciie fu trando in Perugia con solenne pompa.
rogala pubblica scrittura dal cancelliere Intanto d'ordine del duca e per commis-
della comunità d'Urbino. E così terminò sione del Papa si formò un esercito di
la funzione con giubilo di tutti gli astati* 4ooo uomini scelti dalle terre del suo sta-
li, e con universale allegrezza di tutti i to, sotto il comando delFregoso. Da Pe-
sudditi del duca. Nel i 5o5 Giulio 11 s'im- rugia per Fratta, il Papa arrivò in Gub-
parentò co'Colonna e gli Orsini, e procu- bio a'22, dopo aver pranzato con 8 car-
rò die il nipote Francesco M." sposasse dinali e i famigliari nel suburbano mona-
Eleonora Gonzaga figlia di Francesco stero di Secondo, preceduto dal ss. Sa-
s.
cupati in Romagna, mandò al duca tlue primari della città col magistrato reg-
nobilissimi cavalli e una magnifica letti- gevano l'aste del baldacchino, sotto il
ga, invitandolo a tornare in Roma. Ivi quale incedeva il Papa. Visitala la catte-
giunto Guid'Ubaldu, ratificò a richiesta drale, benedì il popolo, e il cardinal Co-
«le!Papa l'adozione fatta del nipote; ed lonna pubblicò l'indulgenza' di 10 anni.
Enrico VII re d'Inghilterra inviò al du- Passalo nel palazzo ducale, nel cortile il
ca l'ordine della giarrettiera, e gli fu po- cardinal Ferrerio Episcopi Eugubini (o
sto ri ciato dagli ambasciatori regi d'ub- amministratore) preteseti tatis in copia,
bidienza Papa, onde poi mandò suo
al videlicet viudos^caslratos, capones ì ct
ambasciatore a Londra, per ringraziare alia hujusmodi cum bladis, ec. Dopo a-
il re, il letterato Baldassare Castiglione vervi pernottato e pranzato, a'2 3 prose-
Nel medesimo anno il Papa creò cardi- guì per Cautiano, ove pure riposò. A'24
nale Sigismondo fratello della duchessa dormì Acqualagna, ed a'a*5 giunse iu
iu
d'Urbino. Giulio 11 volendo ricuperare Urbino, secondo il p. Gallico. Il Reposa-
Perugia e Bologna occupala da'Baglioiii ti scrive, che da Gubbio, a' 23 alloggiò
e da' Benli voglio , collegatosi col re di io Cagli, ove giunse il marchese di Man-
Francia, di persona partì per l'impresa tova cognato dei duca con 200 cavalli
a'26 agosto i5o6, con 24 cardinali e tut- per baciare i piedi al Papa, e servirlo e-
ta la corte,accompagnato ì\<ì 4oo uomi- gli ancora nella stessa occorrenza sicco-
Da esso ricavasi, che in compagnia del cardinal Gabrielli vescovo d'Urbino. lici-
Pupa vi erano 6 cardinali, molti vesco-
i tato codice mss. riferisce che Giulio li
ma, oltre i 5o corazze, oo 1 svizzeri e altri Arcangelo a'29 settembre, e andò ad al-
soldati, 11 Papa con molli cardinali al- loggiare a Macerata di Monte Feltro, e
loggiò in corte, e gli altri andarono alle di lì portossi cou tutti cardinali a vederi
case del vescovato e de'partieolari, dove s. Leo. Diceilp. Gallico, che il Papa pas-
per 3 giorni vennero trattati e serviti con sò inMarzata, rna deve dire Macerata,
ogni possibile magnificenza. 11 Papa ri- ed a'3o settembre in Peanis s. Marini,
cevè diversi doui da Giovanni Sforza si- e fu ospitato nel borgo. Dipoi, avendo il
gnore di Pesaro (in commestibili del va- Papa conservato la proprietà de' beni a'
lore di 200 ducati), dalle comunità d'Ur- Beoti voglio, r 1 1 novembre fece il suo
bino, Gubbio, Cagli, Fossombrone, Mon- trionfale ingresso in Bologna, seguito da
te Feltro e d' altri luoghi di tutto il du- Guid'Ubaldo, il quale nella metà di feb-
cato. Anche il duca, oltre altre dimo- braio 1^07 partì da Bologna, per prepa-
strazioni d'aflèlto/li riverenza eossequio, rare in Urbino di bel nuovo convenevole
fece presentare a Giulio II un ricco do alloggio al Papa, il quale al (ine di dello
nativo di vettovaglie, cioèioo sacchi di mese uscì di Bologna, lasciandovi legato
farina, molti d'orzo e di spelta Specie di il cardinal Alidosi vescovo di Pavia, e a'
grano), e gran quantità d'animali grossi 3 marzo giunse in Urbino, dove si trat-
e minuti, con copiosissimo numero di pol- tenne un sol giorno, e la sera seguente al -
lami. Ma il Papa accettato ch'ebbe tut- loggiò in Cagli, col proseguir poi il viag-
to, mandò i i oo sacchi di farina allo spe- gio per la via Flaminia. Leg^o nel p. Gal-
dale di s. Maria della Misericordia. Do- lico, che Giulio II reduce da Monte Fio-
po 3 giorni Giulio li prosegui il cammi- re pervenne con semplice treno a Urbi-
no, rinfrescatosi a Macerata Feltria. Il p. no, quamquam dux Urinili slratas ci-
Gallico narra,quanto a Urbino, che dopo vitati s super tegi fusserit, ac aliquos se-
aver pranzato nel suddetto convento, nel- mi archus frondibus , e floribus viri-
la chiesa assunse il camice o rocchetto dantibus censirai, et erigi iti honorem
lungo e la stola, e preceduto dalla ss. Eu- J usseri t. Altera die Ma ter Praefecti
caristia entrò in città solennemente a ca- praeseiitavit Papae munus satis Lau-
vallo, co' cardinali in cappe rosse. Alla dabile prò tnedietate eorum quae dux
}
a
porta Francesco M. presentò le chiavi, pracsentaverat prius Papae' venienti.
e il duca l'ossequiò profondamente. G-Ulu- Nella mattina de' 5 partì per Cagli, e vi
lo alla cattedrale, il Papa fu incensalo e entrò in lettiga portata da due cavalli,
ricevè l'aspersorio. Dopo orato, benedì il incontrato da 100 giovani eagliesi dello
popolose incardinai Colonna pubblicò l'in- stesso colore vestiti, i quali ebbero lite
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presto B sturbarsi, pel male eli gotta che ti gridi pubblici, Vìva Rovere e Feltro,
neramente l'assalì, rimanendo attratto su nobile cavallo fece il giro per tutta la
ne'membri, tutto soffrendo eon mirabi- città. Nella cominciarono nella
sera si
le fortezza d'animo. La stravagante sta- sala l'esequie da' due cleri e da infinito
gione del i5o8 inasprì il male, onde nel numero d'altre persoue; indi coll'accom-
febbraio condurre in lettiga a Fos-
si feee pagnamento del nuovo duca fu portato
sombrone, come luogo più temperato e il cadavere in s. Chiara, dalla qual chie-
caldo dello stato. In principio migliorò, sa nella seguente mattina fu trasferito
ma a' 3 aprile ricevuti dal vescovo i ss. in quella di s. Bernardino, e collocato in
Sagramenli,con gran tranquillità rese lo un'arca coperta di grandioso e ricco broc-
spirilo al Creatore, di 3 8 anni, in presen- cato, e posto in luogo allo incontro a quel-
za della consorte Elisabetta, del nipote la contenenti le spoglie mortali di Fede-
Francesco M/e della cognata Emilia Pia, rico suo padre. Per celebrare poi il solen-
dopo aver loro dati amorevoli ricordi nissimo funerale, il duca per renderlo più
per la reciproca pace e il buon governo sontuoso destinò il i maggio, invitando-
de' sudditi che sommamente amava. Con vi con circolale, in cui si sotloscrisse/^/^r
G uid' Ubaldo 1 si estinse la chiarissima e Urbini, Almae Urbis Praefeclus, le
antichissima casa de'couti di Monte Fel- comunità per destinarvi quel maggior
tro,con rammarico e l'universale com- numero di cittadini e piùqualifieati che
pianto di tulli sudditi. Con lui si spense
i fosse possibile, vestiti come conveniva pel-
la gente Fellria che lauto lustro a vea da- lai pompa, faeoltizzando alcuno a pre-
to all'Italia e ad Urbino. 11 cadavere tra dargli il giuramento a nome delle me-
fragranti profumi ù\ portato in un ca- desime. Tutti gli ambasciatori e primari
taletto da' primari di Fossombrone sino cittadini si recarono quindi a condolersi
a' confini d'Urbino, dove gentiluomini i colla duehessa, e ad assistere al magni-
più nobili di questa città vestiti a lutto lo fico funerale nella cattedrale, vestiti d'a-
presero sulle spalle e portarono in Urbi- biti lugubri, come lo era il duca, i suoi ti-
3 1 UKB U lì B
siròsempreollimo principe è degno suc- suo splendido palazzo come l'asilo delle
cessore del defunto. Consigliato dalla da- Urbino come
lettere, ì'Atened'Italia. Al-
nnosa Elisabetta a riformare la fami- do Manuzio celebrò la dottrina e la vir-
gliadomestica a cagione del troppo nu- iti del principe, il favore e patrocinio del-
mero, se dovesse aggiungersi alla pro- le lettere e suoi cultori. La magnificen-
pria, rispose Francesco If.'j Che se e- za, la gentilezza e urbanità di sua corte
i agli slato accresciuto uno stato, poteva fornirono argomenti a Baldassare Casti-
anco aumentare il numero de' servi, e glione, onde ritrarre nel suo elegantissi-
massime di quelli, che per debito di gra- mo libro del Cortigiano la vera imma-
titudine e per propria amorevolezza do- gine di questo, e dipingere quegli alti e
vea connumerare fra le cose più care gentili spirili che formavano il più bel-
dell'eredità del duca defunto, il quale con l'ornamento della corte d'Urbino. Sosten-
tanta liberalità gli avea lasciato abbon- ne Guid'Ubaldo con fortezza d'animo 1
dantemente il modo per nudrire que' e con longanimità le molte traversie pub-
che per lungo tempo gli erano stati fede- bliche e private che sempre travagliaro-
lissimi e amorevolissimi servi; e più spe- no la sua
da molti encomiala e dal
vita ,
cialmente que' eh' eransi meritata la sua Baldi descritta. La degna moglie duches-
j>lima, la sua fiducia, il suo affetto, certo sa Elisabetta Gonzaga, di rara avvenen-
il 'attendersi egli altrettanto da loro, per za e castità, di squisitissimo ingegno, di
la felice sperienza falla di essi. In Gui- ringoiar prudenza, d'animo principesco,
d'Ubaldo 1, dice il p. Grossi, non si sa qual fu 1' ornamento e accrebbe la celebrità
virtù più lodare, per le tante che l'or- della corte urbinate; in cui risplendè e-
narono in modo singolare. Nella destrez- r.iaiidio la già encomiata virtuosa, bella e
za del corpo, nel maneggio dell' armi, dotta Emilia Pia. Di Elisabetta ne fu va-
nella condotta degli eserciti fu sì grande, gheggiatore ideale il Castiglione, nella
che i principi e le signorie d'Italia gareg- quale egli contemplava un modello inar-
giarono per affidargli la direzione di lo- rivabile di leggiadria edi virtù, di squi-
ro armate. Scenziato e vei salo in ogni ge- sitezza e soavità di conversare. Meglio è
nere d'erudizione, e in ogni maniera d'ar- leggere il Cortegiano ,
per ammirare il
ti convenienti a un principe, nella dottri- complesso delle belle e distinte doti che
na de'sovrani del suo tempo non ebbe pa- fregiarono Elisabetta , le quali davano
ri. Chiamò alla sua corte gl'ingegni iti brillante risalto alla ducale reggia, ch'eb-
ogni facoltà più eccellenti che fiorivano be l'aria cavalleresca delle più celebri cor-
in Italia, come Bembo, Divizj, Castiglio- ti del medio evo; anche pe'tornei, giostre,
ne, Federico e Ottaviano Fregoso, Giù- feste, giuochi e altri esercizi che vi si fa-
liauode Medici il Magnifico, Cesa re Gon- cevano, tra il canto de' musici , le melo-
zaga e aliti illusili di quella feconda e- die de' suonatori, i versi de' poeti. Elisa-
poca. Alla corte di questo duca furono betta sopravvisse 20 anni al consorte, do-
pure, Piero della Francesca da Borgo s. po avere in assenza del figlio adottivo
a
Sepolcro , celebre nella pittura e nelle Francesco M. I, governato con prudenza
matematiche a cui indefèssamente appli- lo slato d'Urbino, ed essere stala d'ogni
cava, e gli commise molti quadri di figu- opera virtuosa indefessa promuovitrice,
re piccole, che riuscirono bellissimi; e cooperando ancora all'incremento del
Pierantonio Collioda Sauseverino biblio- moule di pietà di Fabriano, come affer-
tecario della paterna libreria, già luogo- ma il sullodato march. Ricci , Memorie-
d'Urbino, non però in tutti i paesi poi do- potè stabilire la sua casa in tale stato,
minati d« 'duchi , rome quello di Pesaro che fu poi sempre annoverata per lunga
fóndalo fin dal 1467 circa. serie d'anni tra le 4 principali di quella
Francesco M.l duca d'Urbino 4.°della celebre città. Simone detto il Grosso, nel-
Rovere (/ .),pronipotediAY.v/o //e nipo- la divisione che fece co'suoi fratelli della
te di Giulio il, ne'quali articoli ragionai Rovere, lasciando il Piemonte, si trasfe-
della grandezza alla quale que' Papi esalta- rì in Savona, o meglio in Albizola o Al-
rono la propria famiglia e quella de'/i'tf- bisola poco distante e suo territorio , ed
rio(t .),ad essi parenti, e di loro origine e ivi co'suoi si stabili. Da quel ramo, dopo
discendenza, colle diverse opinioni degli il corso di più generazioni, discese Leo-
storici. Si tenga presente la già ricorda- nardo, dal quale e da Lucbina Mugnone
ta dissertazione dell'ab. Lazzari:De' si- o Muglione sua consorte nacque Fran-
gnori della Rovere ducili tV Urbino. Ri- cesco poi Sisto IV. Da suo fratello Raf-
getta esso le testimonianze degli scrittori faele della Rovere e dalla moglie Teo-
die la dividono in (\ue rami, l'uno nobile dora Mauerola greca nacquero, Bartolo-
e dovizioso, quello di Torino, signori di meo francescano e poi vescovo di Ferra-
molte terre e castelli, massime Vico Nuo- ra e patriarca d'Antiochia, Giuliano poi
vo, Cinciano e Rivalba; l'altro povero e Giulio 11, Lucbina maritata a Franciotli
abbietto, quello di Savona, ove invece di- di Lucca (la cui figlia Lucrezia Gora
ce fondò la sua si gnoria, e ne uscirono Si- della Rovere sposò Marc' Antonio Co- 1
sto IV, Giulio 11 e gli altri illustri cardi- lonna, onde Giulio 11 concesse allo spo-
nali, prelati, ducili e signori che riporta, so in enfiteusi il suo palazzo a 'ss. Apostoli,
colle signorie cbe possederono e le nobilis- ed in feudo Frascati: Lucrezia fu madre
sime parentele cbe contrassero. Dice Re- di 4 figlie, e fabbricò nella chiesa della ss.
posati, che dal Piemonte si vuole chea- Trinità di Monte Pincio la cappella deb
\es«e origine la nobilissima famiglia del- rAssunta,celebreperle pitture di Daniele
la Rovere, e derivasse da Edmondo oEr- daVoltei ra), Giovanni prefetto di Roma.
mondo fiorito nel 700 dell'era corrente, Reposati ricavò tali notizie dalSansovino,
il quale stabilitosi a Torino, il duca Ran- Origini delle famiglie illustri d'Italia,
gimberlo o Ragimperto con altri 3 no- ove parla de'signori della Rovere, segui-
bili e valorosi signori gli affidò il gover- to da altri scrittori. Ma il vescovo di Gal-
no de' suoi slati, quando si portò a Pa- lese Garimberto, narrando di que'cbe da
via con grosso esercito dopo la morte di bassa fortuna pervennero alle somme di-
Cuniberto re de'longobardi, per aspira- gnità, dicecheSisto IV nato in Albizola,
re al trono, contro Luitperloe il suo tu- favorito e amato da'della Rovere di To-
tore Aspraodo. Si vuole, the a Ei inondo rino, divenuto Papa riconobbe Custofo-
fu data a difendere quella pai le della cit- ro della Rovere eli Torino, e lo fece ca-
tà di Torino che riguarda I' Alpi, e per- stellano e cardinale; ed io aggiungerò che
ciò nella sua bandiera facesse colorire la morendo dopo un anno, nello slesso creò
figura d' una Quercia d' oro, per distin- cardinale il di lui fi afelio, come narrai
guerla da quelle de'3 colleghi, e quindi nelle loro biografie,i cardinali vantali* 1
venisse denominato signore della Move- doi Rovei eschi. Vuole inoltre Garimber-
re, cognome e stemma che usarono di- to,che Sisto IV sia nato da Isotta figlia di
i
3 1 li r n li R B
covro in casa de'Rovere signori eli Vico- spera fortuna presto perde la sposa nel
nuovo torinesi, e vi attese agli studi, in- 1
4 né andò guari che la raggiunse
t*
9
oscura, il che fa più onore e gloria a chi aggiunge Tarquinio Gentili de'signori di
colle virtù e l'ingegno seppe elevarsi, e Rovellone da Sanseverino, che qual pag-
sostenersicon lustro edecoro, quanto de- i gio de' duchi d'Urbino avea dato saggio
ìivatida antichissime e nobilissime fami- d'ottima condotta e di sapere; poi castel-
glie. 11 prete Agostino M." Monti, Com- lano della rocca di Sinigaglia, dove si fe-
pendio di memorie liistoriche della città ce ammirare per prudenza e destrezza.
di Savona, ragionando de' suoi illustri, Pare che sia stato suo aio, come lo fu
d'A rpino, del la baronia di Rocca Gugliel- fortuna de'tempi lo portarono al mestie-
ma, della signoria dell'Isola, col regio co- re dell'armi, nel quale riuscì eccellente.
gnome d' dragona. Inoltre conseguì la Non fu per altro degenere da'suoi avi nel
dignità di contestabile del regno di Napo- favorire le lettere e nel proteggere i dotti.
li , incontrò col cugino conte Girolamo Scampate le insidie del Borgia, dichia-
Riario gli oratori di Ferdinando V re di rato figlio adottivo dallo zio, quando l'al-
Castiglia e d'Aiagona, e molto si segnalò tro zio Giulio II lo condusse seco per l'im-
in alcuni fatti d'armi. Ma fra tanta pro- presa di Perugia e Bologna volle che gli
URB URB 3, 9
si comunicassero- tutti gli affari, scorgen- le legato speciale dell' esercito l'impresa,
do in lui pronta e meravigliosa capacità si mostrò negligente e poco concorde col
nelle cose di guerra e in qualunque alito duca, di cui progressi forse vedeva di
i
maneggio, e nelle scara m uccie di Bolo-, mal occhio. II duca assediando il forte
glia die saggio di coraggioso ardire e di Russi, energicamente l'eceitò a recarsi al
bellicoso ingegno. Divenuto duca, Giulio campo, ed a non più tardare gli urgenti
11 l'inveiti degli stati del padre adottivo, provvedimenti e le munizioni di cui era
per se, figli e nipoti fino alla 3/ gene- bisognoso l'esercito, per espugnai Io; men-
razione, coll'annuo censo e canone di fio- tre già l'imperatore e il re di Francia al-
rinii3oo d'oro di camera; e così l'anti- leali operavano contro i veneti nella Pu-
ca contea di Monte Feltro con altri slati glia e in Lombardia ; fece il cardinale
passò dalla casa Feltria a quella della Ro- molte promesse, ma non fatti. Riparò il
vere, J ti il i concesse ancora a Francesco duca cogli artifizi, e con questi potè disfa-
BI.* II, per gè e discendenti, il castello di re Giovanni greco, succeduto al Manno-
s. Lorenzo Campo. Volendo Giulio II
in ne, fare anch'esso prigione, e far cedere
ricuperare alla s. Sede la Romagna, formò Russi, contribuendovi la notizia della vit-
la lega di Cambra^ contro veneziani che i toria riportala da'francesi a Ghiarradad-
in buona parte l'occupavano, nel 5og lo i <la, la quale sconcertò la repubblica ve-
dichiarò capitano generale di s. Chiesa per neta. Incamminatosi il duca coll'esercito
la guerra, che in tanti luoghi descrissi, a Ravenna per assediarla, intento saga- i
ed egli passò a Bologna per fare la ras- ci veneziani vedendo la necessità di ce-
segna dell'esercito che vi si adunava, ivi dere, inviarono a Cotignola dal cardinal
nel giorno di s. Francesco ricevè con pom- Alidosi, il segretario della repubblica Ca-
pa dal cardinal Alidosi legato di Bologna roldo per venire a composizione e con-
e Romagna l'insegne ilei generalato nella segnare dominii di Romagna, a tal ef-
i
premo capitano veneto restò prigione. Le re l'esercito dalla concepita speranza ilei
milizie pontificie indi occuparono tolta botliuo,e ridusse gli svizzeri all'ubbidien-
Grano roto e l'altre terre del con-
la valle, za ; poi occultamente per togliere al du-
tado di Faenza, essendo composto d'8ooo ca la gloria della ricupera di Ravenna .
fanti ei (ino eavalli valorosi; ina il cai (li- Scrìsse a'reltori veneti della medesima e-
nai Alidori, che doveu accompagnare «pia sorlandoli a venir con lui ad accordi ve
32o URD UR B
dendo imminente la rovina della citili ,
liano, il Papa di sua inno-
che persuase
perchè duca non polendo frenare l'e-
il cenza e glielo presentò qual amico e af-
sercito avea risoluto d'assaltarla e met- fezionatissimo alla s. Sede e a'della Ro-
terla a sacco, e ciò mentre il duca trat- vere, per cui fu accollo benignamente e
tava col Caroldo con ragionevoli modi e onorato daGiulio II. Questi essendosi pro-
riguardi alla repubblica che stimava. I posto di cacciar i francesi rimasti in Ita-
rettori cederonoal legato e al duca la roc- lia, si collegò colla Svizzera, anche per
ca e la città , ed ambedue vi entrarono punire il duca di Ferrara (V.) Alfonso
sotto baldacchino, impedendo il duca che I partigiano de'medesimi, non che co've-
le genti del cardinale e gli svizzeri s'ab- neziani e col re di Spagna, dichiarando
bandonassero a depredare veneti e gli i capitano generale di sue milizie il nipote,
abitanti. Col contegno del duca appena il quale nel maggio 1 5i o tornò colla mo-
si presentò a Cervia Tot tenne, ed entrò glie a Urbino per maturar l'impresa. A
col cardinale sotto baldacchino in Rimi- tal fine raccolse e ordinò 800-0 uomini
ni, dopo aver con cortesi modi superato d'arme, 700 cavalli e 6000 fanti. Con
con esso altri dissapori. Così la guerra questo esercito unitamente al cardinal A-
cominciata n'i5 aprile 509 terminò l'ul-
i lidosi a'3o luglio die principio all'ostili-
timo di maggio, e tornando il duca ad tà contro il duca di Ferrara, con pren-
Urbino, come spoglie ebbe l'artiglierie di dere JYlassaLombarda, Bagnacavallo,Cen-
Rutti, ricolmo di lodi per la prudenza e to, la Pieve, Cotignola, Lugo, la cui roc-
valore usato di 19 anni. Il Papa ad onta ca difendendosi con valida resistenza, il
delle contrarie rimostranze de' collegati, duca mandò ad assalir la Bastia, per ef-
cessalo il motivo del suo risentimentoco' fettuarne I' espugnazione in tal guisa :
veneti, si pacificò con essi e gli assolse pa- s'impadronirono di quanto in Romagna
ternamente.Tornato il duca inUrbino, fe- possedeva Alfonso I sino al Po. France-
ce venir da MantovaEleonora Gonzaga e sco M." I si fermò in Ravenna per riordi-
con essa si recò a celebrar solennemente lo nar le genti e proseguir l'impresa. Frat-
sposalizio, ricevendo dalla corte e da'per- tanto il 0,000 svizzeri co'4oo cavalli ca-
farlo arrestare e condurlo in Roma. Ma telligenze che vi avea, caduta la quale tut-
il duca suggerì tal savio contegno a Giu- to il rimanente nera conseguenza. Il Pa-
,
Venne ospitato nel palazzo pubblico, ri- municò Alfonso Chaumont condot-
I e
cevuto dal cardinal Alidosi e da'eommis- tiero dell'esercito francese con questo, il
sari dell' esercito, co* quali trattò della quale si allontanò da Bologna. Risoluto il
guerra, raccomandando a'deputati della Papa a far la guerra offensiva, il nipote
Marca la diligente spedizione de'soccorsi prese e saccheggiò Sassuolo e Concordia
di gente e di vettovaglie. 1 fanesi dona- di Modena , e passò ad espugnar la Mi-
rono a Giulio II 4° «ubbie d'orzo, 4 di randola difesa da Alessandro Trivulzi.
grano ridotto in pane, 4° misure di vi- Vedendo Giulio II che si procedeva len-
no , 200 paia di polli e 4° di colombi tamente, malgrado la sua età , deliberò
molta selvaggina, 4 vitelli, 4 castrati, 5o i accelerar l'impresa colla sua presenza, con
libbre di confetture, 140 libbre di cera ,
istupore di tutti. A nulla valsero le sup-
1000 di paglia e 800 di legna, le quali pliche de'cardinali e i biasimi di altri, per
cose ricevè con ispeciale gradimento. A' distorlo dall'ardua e pericolosa risoluzio-
16 partì per Pesaro e per la Romagna ,
Bologna a'2 gennaio i5i
ne. Partì da 1
sa di Bologna allora vacata, e gli fu con- naio entrò trionfante nella Mirandola,
servata la legazione di Bologna e Roma- facendo la corte e curia papale di ciò
gna. I francesi offrirono la battaglia al feste in Bologna , ove ritornò e poco si
duca, il quale inferiore di forze, disse do- trattenne, recandosi perLugo a Ravenna
ler solo difender Modena. Afflitto il Pa- a' 18 febbraio. Notai nel voi. LII, p. 181,
pa per la vicinanza de'franeesi e l'auda- che in Pesaro si conservava la sella di
cia d'Alfonso 1 che resisteva a' veneziani Giulio II e la corazza indossata nella
intorno al Po,e infestava la Romagna, non guerra di Mirandola; e nel voi. XLV, p.
che pel conciliabolo francesedacuiera mi- 1 17, che nell'armeria del Vaticano vi è
nacciato, pel quale fiorentini offrirono i lai «natura usata da Giulio II. IH più nel
Pisa (T .); per tante angustie cadile gra- voi. XX XIX dissi che nella cappella del-
vemente infermo non potendosi inoltre
, la s. Casa trovasi la p;illa di cannone bui
fidare del suo soggiorno pegli affeziona- ciata contro Giulio 11. Il duca coli' eser-
ti che aveano i Bentivoglio, i quali erano cito si rivolse verso Ferrai?, che minai:
voi. lxxxvi. ai
3ia URC une
ciò ti'uBonilenoeFinalc; e pel terrore con- motivo, nel modo che narrai in quell'ar-
cepito da Alfonso I, egli sollecitò i fran- ticolo,talmente s'inasprì d'indignazione
cesi a soccorrerlo. Chaumont stette in for- e vendetta, che andato in cerca del car-
se pegli alloggiamenti inespugnabili del dinale e trovatolo presso la chiesa di s.
duca d'Urbino, benché bramava ricupe- Vitale l'uccise, e con un solo de'suoi tor-
rare la riputazione pel ritiro da Bologna nò a Urbino. Il Papa inconsolabile par-
e per avejr lasciato Mirandola senza aiuto. tì da Ravenna, e per Rimini pervenne a
Per consiglio diGio.GiacomoTrivulzi tor- Pesaro e Fano, ne'quali luoghi pernottò,
nò sotto Bologna, almeno per sloggiare il così in Sinigaglia; indi per mare recossi
duca, e senza battaglia liberare Ferrara ; in Ancona, ed a'27 giugno rientrò in Ro-
mentre il Papa a istanza del re di Spa- ma. Ivi citò il nipote, perchè dasse conto
gna reintegrò i Pico delia Mirandola cac- della morte del cardinal legato. Egli com-
ciali da altri, e consegnò Modena all'am- parve, e avuta la casa per carcere con ,
gnie co'loro seguaci, ad alcuni d'essi con- donò 12,000 scudi per tornare nel suo
segnò le chiavi delle porte della citlà e slato. Tanto narra Reposali col Murato-
così fu facile l'ingresso a'francesi, capita- ri. Per cui avendo riferito altrove col No-
nati da Gastone di Foixduca di Nemours. vaes, che malato a morte Giulio II nel-
Il cardinal Alidosi
portò quindi celere-
si l'agosto 1 5 1 2, perdonò il delitto al nipote,
mente a Ravenna dal Papa, e attribuì a devesi intendere, mentre pendeva la cau-
Francesco M/ 1 tutta la colpa di sì gran sa. Divenuto il cardinal de Medici, poi
perdita, quando vi era ben fondato so- Leone X, legato di Ravenna e di Bolo-
spetto, che tra esso legalo di Bologna e gna, seguì la famosa battaglia di Ba veli-
Romagna, e i francesi passassero segrete na l'i 1 aprile idi 2, vinta da'ti ancesi che
intelligenze, e da lui fosse proceduto o- occuparono la città, dopo gravissime per-
gni disastro. Giunto in Ravenna anche dite e la morte di Gastone. Frattanto un
il duca a'24 maggio, né potendo ottener gran tracollo aveano patito francesi in i
udienza dallo zio sdegnalo, e intesone il Lombardia, per cui il duca esortò lo zio
R B URB 323
b prevalersi dell' occasione , e con gente si recarono a prenderne possesso; ma Ga-
d'armi s'avviò per Ravenna, lusingando leazzo Sforza zio del defunto pretenden-
si ohe al suo comparire ne fossero eaceiati done il dominio , si ricoverò nella rocca
i francesi ; e così avvenne, ricuperando per difendersi. Comparso però il duca col-
ancora con molta moderazione il resto di l'esercito, Galeazzo si persuase a eedere
Romagna. Pe'quali successi, i bolognesi col compenso di 20,000 ducati pe' beni
stanchi del nuovo dominio de' Benlivo- allodiali, sborsali dal duca, che ne rimase
glio,con pubblico decreto li cacciarono, pacificamente in possesso e vi ordinò il go-
ed essi per sempre si ritirarono in Ferra- verno pontificio. E siccome oltre tal som-
ra. I bolognesi tornarono all'ubbidienza ma, egli ne avanzava dalla camera apo-
della Chiesa, e ne diedero il possesso al stolica altre maggiori pe'suoi slipendii e
duca, che col l'esercito vittorioso marcia- spese fatte negli ultimi conquisti, ed es-
va sulla città e a' 3 giugno vi fece il suo
i sendo l'erario papale esausto, Giulio IT
ingresso col cardinal Gonzaga successo col consenso del sagro collegio, investì
nelle legazioni del cardinal Medici.Fer- Francesco M. a l di Pesaro e suo territo-
mo sempre il Papa nel proponimento di rio, non ascoltando l'istanze fatte da'
cacciar d'Italia francesi, comandò al du-
i pesaresi a favore di Galeazzo. La signo-
ca, dopo aver presidiata Bologna, andas- ria fu conferita in vicariatocon bolla de'
se a unirsi co' veneti e gli svizzeri, che già 16 febbraio i5i3 da Giulio II, il quale
in numero di 20,000 aveauo costretto i voleva dare al nipote anche la città di Sie-
francesi a ritirarsi in somma confusione na poc'anzi da lui segretamente comprata
verso Milano. Perciò il duca ebbe la glo- dall'imperatore per 3o,ooo ducati d'oro,
ria di far l'acquisto di Parma e Piacenza, ma non potè effettuarlo essendo morto
d'antiche ragioni della Chiesa, e così di a'21 di detto mese. Inoltre Giulio II a
Reggio, Alfonso I essendosi alquanto pa- vea dato al duca il palazzo del cardinal
cificato col Papa. Agli svizzeri poi riuscì S intorio in Roma, il quale dipoi grande-
di costringere i francesi a ripassar l'Alpi, mente ampliato da'Pamphilj è il Palaz-
e così Giulio II liberò da loro l' Italia, e zo Parnphilj Boria sul Corso (^.)- Pe'
il duca non ebbe più luogo di combat- Rovereschi il ducato d'Urbino venne au-
terli. Siccome il Papa voleva che si ve- mentato del vicariato di Mondavio e del-
desse la causa d'Alfonso I secondo giusti- le signorie di Sìuigaglia e di Pesaro, ar-
zia, intanto fece dalduca d'Urbino oc- ticoli che vanno tenuti presenti per le no-
cupare Cento, la Pieve e le terre di Ro- tizie de'duchi della Rovere,non meno che
magna spettanti al duca di Ferrara, co- diversi paragrafi de' luoghi descritti in
me pure Carpi, Brescello, s. Felice e Fi- quest'articolo, per cui sarò d' ora in poi
nale. Di più il Papa gli commise di sor- ancor più compendioso. Dopo 17 giorni
prendere Ferrara , il che dispiacque al di sede vacante re>lò eletto Papa il car-
nipote, per non poter guerreggiare i fio- dinal de Medici col nome di Leone X, e
rentini, a favore de' Medici, che Giulio il duca d'Urbino, con qne'di Ferrara e
il,amorevole di essi, volle ristabilire nel di Camerino ne addestiò il cavallo che
governo di Firenze, pel particolare affet cavalcava al solennissimo possesso, oltre
lo che avea verso quella casa, e vi riu- il nipote del Papa Lorenzo de Medici.
scìpienamente. Quanto a Ferrara, l'in- Narra il Cancellieri nella Storia de'pos»
temperie impedirono al duca di avvici- sessi, che fra* 5 gran vessilli quello del
narsi. Morto a'/) agosto 1 ^12 Costanzo II duca d'Urbino quale Capitanco l
signore di Pesaro senza prole, e ricaduto siac , collo stemma del Papa, lo portò
Io stato alla s. ScdCj il duca d'Urbino col Francisco di San Severino dal mettasi
cardinal Gonzaga lecito della Marca vi mo a ciò deputato. Il duca cavalcò dopo
3?4 URB URB
j principi assistenti al soglio, seguito da' tenta di governarsi Firenze ad arbitrio
suddiaconi apostolici: l'accompagnavano de' Medici) e Lorenzo allevato
il figlio
molli signori e cavalieri. Era vestito d'a- nella medesima, sempre opposto a si era
bito nero di velluto e raso, come i suoi sì strana deliberazione. Perciò il duca si
staffieri, per dimostrare il dolore per la sottomise , anzi ottenne la condotta di
morte del zio Giulio II. Riferisce Repo- 1 000 fanti in tempo di guerra. Nell'ab-
sati, che l'esaltazione di Leone X riuscì boccarsi Giuliano col duca, questi facen-
sommamente cara al duca, perciò in tut- do cadere il discorso su quanto si voci-
to lo stato suo fece pubbliche allegrezze ferava, francamente Giuliano gli confer-
come fosse stato un parente. Intervenne mò ch'egli non avrebbe mai comportato
alla coronazione e possesso come Pre- che i favori ricevuti da lui e zio con sì
fetto di Roma , con 24 gentiluomini a nera ingratitudine fossero ricambiati. Giu-
cavallo e 24 staffieri, vestito insieme con liano ammalatosi in Firenze, morì poi a'
tutta questa famiglia di drappo nero, per 17 marzoi5i6. Nel tempo dell'infermi-
onorare in uno la solennità, e conserva- tà Leone X, senza nulla partecipare al
re il duolo per la morte dello zio. 11 Pa- duca, con bolla deli. marzo lo privò del
pa lo accarezzò, e con brevi confermò i ducato e degli altri stati; terribile riso-
suoi stati, dignità e prerogative. Nel par- luzione preceduta da altre disposizioni
tire da Roma, il Papa e suoi parenti con i pregiudizievoli. Poiché sostituì al gene-
amorevoli trattamenti l'assicurarono del- ralato i I suo nipote Lorenzo de Medici, e
la loro antica amicizia; laonde tornò a Ur- negò le paglie de' 1000 fanti a lui desti-
bino con gran speranza che il pontifica- nati, econ imperioso cornandogli ordinò
to di Leone X gli fosse propizio come di unirsi con esso. Insistendo il duca sul-
quello dello zio. Ma nel 1 5 4
1 il Pap a P ei '
la paghe, ebbe ordine di non muoversi,
dere il ducalo di Milano, dichiarò capi- tatosi tultociò per disubbidienza, si rin-
tano generale delle milizie pontificie Giu- facciò al duca l' aver mandato nel mag-
liano de Medici il Magnifico suo fratello, gior fervore della guerra tra Giulio li e
con sommo pregiudizio del duca d'Urbi- la Francia, il Castiglione al soldo del re,
no, al quale intimò che dovesse colle sue quasiché parteggiasse per lui , e special-
genti andar a servire in quella guerra co- mente morte del cardinal Alidosi, al-
la
duca di andarvi volentieri, ma col grado X come uno de'cardinali giudici ; nondi-
antico dal Papa confermato ed inutil- , meno questi apertamente cominciò a di-
mente riuscì la domanda. Imperocché i chiararsi di volerlo privare dello stato.
cardinali parenti e amici del duca lo av- S' interpose il re di Francia ,
pacificatosi
visarono dell' impegno preso dal Papa, con Leone X, senz'effetto, perché il Pa-
che per assicurare nella sua casa il domi- pa fece appello alle convenzioni della le-
nio di Firenze, avea deliberato dare ad ga, che gli vietava il prendere la prote-
essa il principato d'Utbino,col quale e col- zione de'feudatari, e dover prestare aiu-
l'unione di altri stati in Toscaua, impor- to contro di loro se richiesto. Adunque
re a'fiorentini. £ che il fratello Giuliano trattatocome preleso reo di ribellione,
il Magnifico , memore dell' ospitalità e ne'primi del i5i6 si erano cominciati i
-
sudditi dal giuramento di fedeltà; e ad ti, gli assoldò ocon denari o con promes-
istigazione de' ministri pontifìcii, quelli se per tentare il riacquisto del ducalo,
del re diSpagna s'impadronirono del du- perciò prendendo denaro in prestito e
cato di Soia e di quanto il duca possede- vendendo quasi tutte le gioie della mo-
va nel regno di Napoli. Fu inoltre il du- glie. 1 ministri imperiali, francesi e vene-
ca privato di tutti i titoli, dignità ed e- ziani, invece d'impedirlo, assai disgustali
molumenti, con orribile maledizione e- della condotta del Papa, animarono i sol-
stensiva a chi l'avesse protetto o vi aves- dati e i capitani spagnuoli e francesi a
se commercio. Mosse poi Leone X l'ar- seguirlo a' i5 gennaioi5i7. Erano que-
mi sue e quelle de' fiorentini per cacciare sti 5ooo spagnuoli, a'qualisi aggiunsero
il duca dallo stato, il quale in questa gran circa 8oo cavalli leggieri comandati dal
perturbazione vedendo implaca-
di cose, Gonzaga signore di Bozzolo e da altri va-
al nipote ferito, il proprio cugino cardi- coniarono due medaglie, riportate da Re-
nal de Medici, poi Clemente VII , come posati: del Papa con allusione alle vane
legato deputato al comando dell'armala, speranze e sforzi del duca; di questo col-
poi legato di Romagna e governatore per- la leggenda Dux Metaureimum t
e colla
petuo di Fano, mimicissimo di Francesco figura della Fama , insegnando che per
a
M. Aumentate le genti del duca con una rendersi immortale faceva d'uopo d' im-
squadra di guasconi, crebbero le sue dif- prese degne di fama, come avea fatto ri-
per mantenerle; essendo ormai il
ficoltà cuperando il ducato. Ma poi Reposati nel-
paese esausto di vettovaglie, s'incammi- 1' Errata corrige, rigettando l'asserzio-
nò per Perugia e quindi passare in To- ne del Lucchio, soggiunge che la meda-
scana, dove coll'intelligenza de'Petrucci glia del duca fu battuta o negli ultimi an-
di Siena e di molti altri mal soddisfatti ni di sua vita, o meglio dopo la sua mor-
de' Medici , sperava vendicarsi da' tanti te. Mentre Lorenzo era in Firenze cadde
torti e oifese ricevute. Lasciato perciò in infermo e morì a'28 aprile i5[0„ aven-
Urbino il conte Filippino Doria con for- dolo preceduto nella tomba Maddalena,
ze atte a difender la città, ed anco sor- lasciando soltantola figlia Caterina , poi
prendere i nemici ridotti a pochi; asse- regina di Francia, erede di sue ragioni.
diala Perugia, a'24 maggio si accordò col Terminata con lui la legittima discenden-
comune per 10,000 ducati d'oro, in rate za di Cosimo de Medici, ossia del i.° de'
URB URB 1*7
due rami della medesima, l'afflitto Leo- i) Adriano VI mentre trovavasi
fu eletto
ne X riunì alla s. Scile il (.lucalo il' Un nella Spagna, intanto governando il sa-
bino, Pesaro e Sinigaglia , e ilal cugino gro collegio sino alla sua venuta, per mez-
cardinal Medici governatore di Fano
ile zo de' capi d' ordine che mutaronsi per
lece demolir le mora d'Urbino e de'luo- turno ogni mese. A questi il duca iuviò
ghi principali del ducalo, eccettuato Gub- Gio. Maria della Porta, ed a mediazione
bio. A questa città per l'emulazione che de'cardiuali Grimauie Pompeo Colonna,
uvea con Urbino, tanto inclinata pel du- il i.°per antica amicizia(era pureammini-
ca, il Papa rivolse isuoi favori, costituen- stratore della chiesa d'Urbino) e il 2.°per
dola capo del ducalo, e per più indebo- emulazione de Medici, con
col cardinal
lir questo, die a'5 luglio 1020 per com- bolla coucistoriale sottoscritta da tutti i
penso a'fiorentiui la fortezza dis. Leo con cardinali, de' 8 febbraio o 27 aprile, ot-
1
tutta la contea del Monte Feltro e Majo- tenne l'investitura e la ritenzione del du-
lo , in pagamento de' denari spesi nella cato sino all'arrivo del Papa, e la prote-
guerra, per l'occupazione degli stati Ro- zione e difesa de'cardiuali da qualunque
verescbi, tassali a 4 00 >
°o scudi. Dive- atlacco; a condizione di dare il figlio in
nuto nel i52i capitano generale della ostaggio allo zio marchese di Mantova,
Chiesa Federico marchese di Mantova, di non prendere stipendii estranei, di non
il cognato Francesco M." per levare al Pa- molestare i domini» della s. Sede ed a que-
pa ogni sospetto , ottenne da' veneti di sta esser ubbidiente, e di ricevere l' in-
passar colla famiglia in Verona, ricusan- vestitura del ducato dal Papa. Il Monte
do di servire i francesi contro il Papa, e Feltro ancora, meno le fortezze di s. Leo
Carlo V imperatore, per la buona dispo- e di Majolo, come già notai con Lazza-
sizione che questi avea per lui. ri, tutto era tornato all'ubbidienza del
Suonata l'ultima ora anco perLeoneX, duca; ma al diredi Reposati, vi marciaro-
che morì di 46 anni a'2 dicembre i5ii, no contro i fiorentini e occuparono molti
il duca si recò a Ferrara, ove radunato castelli. Il duca ricorse a'cardinali, quali i
un corpo dii5oo fanti, tosto cogli aiuti ordinarono a tutte le città e terre della
de'Malatestaed'Orazio Buglioni s'iugros Chiesa di prender l'armi a favor suo; ma
so il suo corpo di sudditi e di amici che presto i fiorentini lo ricercarono di pace.
lo sospiravano, prese Gradare, fu ricevu- In questo sembra doversi preferire a Laz-
to in Pesaro, invitato da Urbino con io zari il racconto di Reposati. Adriano VI
cittadini; e ricuperò Sinigaglia, Castiglio- entrato in Roma
a'2g agosto 1 522, trovò
ne e s. Lorenzo in Campo che Leone X , che Sigismondo figlio di Pandolfo Mala-
avea dato neh52o in perpetuo, coll'an- testa, antico signore di Ri mi ni , avea oc-
nuo censo di 1000 fiorini, a Gio. Maria cupato quella città, ed cardinali non a- i
Varani; non che il vicariato diMoudavio, veauo potuto ricuperarla; laonde il Papa
che Leone X dopo la morte del nipote a- affidò l'alfare al duca, ch'eragli stato ef-
vea restituito a Fano. Il cardinal de Me- ficacemente raccomandato ila Carlo V,
dici nella sua politica fece in modo che i oltre le favorevoli relazioni di molti car
fiorentini si pacificassero col duca alla dinali, e gli mandò i5oo fanti spaglino-
fine del 1 52 1 , restituendogli la contea di li. Ma il duca senz'armi o violenza alcu-
Monte Feltro, soltanto ritenendosi la cit- na, colle sole persuasioni, restituì Rimiui
tà e foltezza di s. Leo, e Majolo, secondo e la rocca all'ubbidienza della Chiesa. In
ilLazzari. A'4 gennaio 522 il duca espu- 1 di nel 1 52 3 si condusse a Roma con 200
gnò Perugia e vi ristabilì Buglioni, e si i cavalli per presentarsi al Papa, pretto ti
Gubbio pei* attendere all'acco-
ridusse a quale e nella maggior parte della corte
modamento delle cose sue in Roma. A' moltissimo gli giovò la memoria glorio-
328 URB UUB
sa di Giulio II ed ottenne la fot-
suo zio, de stendardo rosso coli' insegna dorata
male assoluzione dalle censure fulminate della repubblica,eil bastone omazza d'ar-
da Leone X, e di uuovo con bolla de*23 gento, segui della suprema autorità sul-
marzo (523, sottoscritta da tutti i cardi- l'armi venete. Allora il duca commise al
nali, rivocate le bolle del predecessore, fu Giovio che formasse la sua impresa, che
iuvestilo del ducato d'Urbino, coìta clau- poi usò sempre. Questa venne simbolica-
sola senza pregiudizio delle ragioni, per mente espressa in una pianta di palma
non danneggiare all'applicazione ch'era colla metà della cima piegata da un gra-
stata fatta a'fiorentini del Monte Feltro e ve peso di marmo col motto Inclinala
di Majolo. La nuova investitura fu a 3." Resurgo, e ciò per dimostrare che la sua
generazione, col consueto annuo censo, e virtù non avea potuto rimanere oppres-
l'obbligo di prendere il sale dalia came- sa dalla violenza della fortuna avversa,
ra apostolica esclusi vamente. Alloggiò nel benché per alcun tempo fosse abbassata
palazzo di s. Marco col cardinal dima- da Leone X. Ammalatasi in Urbino ia du-
ni, e nella partenza il Papa gli commise chessa Elisabetta, il duca colla moglieEleo-
visitar bene Ancona e di fargliene rela- nora corsero da Verona per visitarla: ella
zione. Questo Papa separò dalla lega co' mori a'2,oa'3 febbraio 1 526, compian-
francesi i veneziani, i quali fece all'oppo- ta da tutti, e il duca le celebrò solenni
sto collegare contro di essi con Carlo V Donna sommamente amata dal
funerali.
e il duca di Milano. Poco visse Adriano marito, per sua debolezza morì vergine,
VJ, e a' 1 8 novembre 1 523 gli successeli senza che ne dasse seguo alcuno in vita.
cardinal de Medici col nome di Clemen- Si ha una sua medaglia grande, il cui tipo
te VII, il quale dimenticata la preceden- può vedersi in Reposati. Narrai a'iuoghi
te inimicizia col duca, lo ricevè in favo- loro, che Clemente VII da cardinale le-
re, forse quando collegossi co' veneziaui gato del cugino Leone X, pochi giorni in-
contro Francesco I re di Francia, come nanzi la sua morte, unito agl'imperiali,
vado a dire. Il duca essendo patrizio di sconfisse i francesi ed entrò trionfante iti
Venezia, il senato con unanime consen- Milano. Che francesi tornati nel i523
i
so l'elesse governatore generale dell' ar- al assediar quella gran città, la conqui-
mi della repubblica, per la ben conosciu- starono; ma nel i524 vinti dall' esercito
ta sua profonda perizia militare, senno e imperiale di Carlo V , iudi la perderono,
valore, nella guerra che insieme a Carlo restando nel 1525 presso Pavia prigione
V sosteneva contro i francesi, per cui to- Francesco I. Temeudo principi d' Italia
i
famosi capitani, fra'quali il duca Carlo di contentasse del ducato di Milano, per
Borbone, che disgustato di Francesco I, frenarne in essa la potenza fecero nuo-
emulo e
serviva l'imperatore, di quello va e mal consigliata lega in Cognac,
acerrimo competitore. Eminentemente nell'anno 026, nella quale entrarono
distintosi in più fazioni successive, i vene- Clemente VII, i veneziaui, i re di Fran-
ti lo crearono capitano generale, e nel re- cia e d'Inghilterra, gli svizzeri, lascian-
segne del generalato seguì per mano del pe'ptimi veneziani col duca uscirono in
i
doge colla massima pompa nella basilica campo, unendosi colle milizie pontifìcie
di $. Marco, ove gli fu consegnato uà gvao,- per soccorrere Jo Sforza assedialo da»
URB URB 32 9
gl'imperiali nel castello di Milano, men- federali, ma quello del duca non P ebbe
tre Lodi veniva liberato dagli altri vene- il Papa dal luogotenente Francesco Guic-
ti capitanali da Dagl'ioni. Le milizie papa- ciardini presidente di Romagna ,
questi
li, gente nuova in buona patte, ne'com- incolpandone il segretario di negligenza.
balti meuti cogP imperiali presso Milano Il Guicciardini maggiormente dimostrò
fecero confusione e piegarono in disordi- la sua avversione contro il duca, nell'7/i-
ne, riparandovi prontamente il duca. Al- s Loria d'Italia, sia con oscurarne la glo-
lora i capitani ecclesiastici ridotti all' al- ria, sia con qualche calunnia, come rile-
loggiamento del duca per consultarlo, e- va Reposati. Dopo una fazioneco'tedeschi
glipropose la ritirata di notte verso Ma- a Busseto, duca colpito acerbamente
il
mona, l'obbligò alla resa, e intanto si por- mi per 8 mesi, col viceré di Napoli a no-
tò a visitar la moglie al Castel Giufrè, Tor- me di Carlo V, dalla qual tregua deri-
nato a Cremona, la trovò tumultuante vò la rovina del Papa e l' esterminio di
per l'avarizia d'alcuni soldati, e subito ne Roma, con incautamente disarmarsi. Il
represse 1' insolenza, consolando la città fiero duca di Borbone non volendo ra-
con opportune provvisioni. Grati i citta- tificare tale accordo, Francesco M.* or-
J
dini lodonarono d una tazza d' oro co- dinò diverse provvisioni, qualora voles-
perta di 20 libbre con ornati di mera- , se penetrare in Romagna o assalir la To-
viglioso lavoro. Nel fondo era una Vit- scana, per esser pronto a inseguirlo, e
toria in bassorilievo con corona d' allo- mandò per sicurezza a Venezia la mo-
ro e le parole : Aeternitati Italici No* glie e il figlio. Mentre il Borbone col-
mini*. Nel coperchio era scolpito: Fran- I ammulinato esercito imperiale, mi-
cisco Marine Urbini Duci Crcnwnenscs nacciata Firenze, si diresse verso Siena,
liberata Servataque Patria. Nel l'eb- il duca giunto a Barberino ricevè dagli
bra'101527 capitani della lega tennero
i ambasciatori fiorentini l'olferta della re-
discorso sul modo di continuar la guerra, stii uzionu delle forte7ze di Majolo e di
per maudare i pareri di ciascuuo a'eon» s, Leo, perché più volentieri aiulusse la
33o II B U UB
repubblica. Rispose il duca esser in cam- e non collettizia. Che il Papa si ritirasse a
mino a quest'effetto, oltre l'obbligo della Orvieto o in Civita Castellana, e lasciasse
lega ,
per servire come duca d' Urbino, in Roma Renzo da Ceri e Orazio Baglio-
ringraziandoli infinitamente di tale offer- ni. Perciò procurasse il Papa di mettere
ta. Appena entrato in Firenze , ricevuto in sicuro coil'esercito suo tutta la corte e
alla porta da 3 cardinali e da Ippolito e i principali della città, e nel rimanente
Alessandro de Medici, alcuni congiurali della guerra riposasse nelle forze del-
s'impadionirono del palazzo de'Siguori e la lega. Piacque il consiglio, ma non
attendevano a sollevare il popolo contro fu accettato, per essere il Pontefice ti-
il governo de Medici. Per cui lutti sba- mido, irresoluto e tardo a risolversi.
lorditi mancarono di consiglio in quel pe- Proseguendosi il cammino del Borbone
ricolo. Il duca oliti l'opera sua per repri- su Roma (V.) con tutto I' esercito im-
mere subito il tentativo, per manifesta- periale, a persuasione del duca di Fer-
re al mondo quai fosse veramente l'ani- rara e de' Colonnesi (esso era composto
mo suo verso i I V la Med ICI, quasi interamente di quella schiuma d'in-
ad onta de'patiti travagli; e tosto energi- fami che riprovai anche in tale articolo),
camente assai lì congiurati, con accordi
i i il Papa sbigottito del repentino assalto si
verne il possesso. E qui giova ripetere mancarono alcuni prodi difensori, anche
l'osservazione eli Lazzari, per le preten- fra gli artisti, fra' quali due orafi ponti-
sioni nel secolo passato affacciate dal gran- ficii, il celebre Benvenuto Celli ni, e Ber-
duca di Toscana, e toccale nel paragra- nardino Passeri di Giulio II, Leone X e
fo Carpegna.n Per conseguenza non poti- Clemente VII, che tomaia lodare nel voi.
no igranduebi di Toscana surrogarsi,co- LXXXIV, p. 176 e 186. A'6 maggio, in-
me successi a' diritti della repubblica di fausto e lagrimevole per l'alma Pioma,
Firenze, ne pretenderci ragione alcuna, questa fu espugnata dal Borbone, ma nel-
ostando la detta restituzione libera e spon- lo stesso punto cadde ucciso; sottentrò
vi
tanea. JNèponno pretendere rimborso dal- a lui il luterano Filiberto d' Orange, an-
la camera apostolica, pèrche la spesa fu ch'esso poi punito da Dio, il quale col cru-
loro fatta a contemplazione del concitta- dele Borbone, ben a ragione furono qua-
dino Leone X per particolari suoi fini; e lificati dal eh. Betti sullodato, nell' Illu-
però la camera stessa non dev' esser te- stre Italia, mostri peggiori del goto A-
nuta dell'evizione: e cosi cessa ogni pre- larico. Roma inondata da 4o,ooo barba-
tensione che si possa avere nella contea ri (secondo Panvinio e altri, Reposati di-
di Monte Feltro". Saputosi da Clemente ce 20,000), subì per sua terribile sven-
VII il tumulto di Firenze, e l'operato dal tura tremendo e prolungato saccomanno,
duca, gl'invio un cameriere segreto a rin- soggiacque a infinite calamità, per l'inau-
grazi arlo,prcgandolo insieme a consigliar- dite scelleraggini che empiamente vi com-
lo nella difesa, se Borbone si dispones-
il misero; spaventevole catastrofe che mi
se ad assalire Roma. Il duca alla presenza muove a sdegno tutte le volle che debbo
de' capitani rispose: Di provvedere Viter- riparlare di sì strepitoso e vituperevole
bo e Monte Fiascone di gente da guerra avvenimento; e pel sofferto da'letterali e
- 1•
URB URB 33
da'profes<ori cieli* Università romana, in cora lo biasimarono di non aver voluto
queir articolo pure lo lagrima*!. Tranne liberare Roma e il Papa, per vendicarsi
i Colonnesi, gl'imperiali ninno rispetta- del tanto sofferto da'Medici , e di tirare
rono, neppure i cardinali di loro fazione, in lungo la guerra; e lo feci io pure nel
anch'essi imprigionati,straziati esaccheg- voi. L1X,
20, e fors'anco altrove, col
p.
giati. Trafugati i sepolcri per spogliai li, fiorentino Patrizio De Rossi Memorie, ,
riddati e profanali isagri templi. Alcuni to di Clemente Vii, Roma 1807. II Guic-
attribuiscono a tali soldati vandalici l'an- ciardini luogotenente ecclesiastico, nemi-
neri minto delle pitture della Cappella co scoperto del duca, di tali e altre reità
Sistina, eseguite dal sommo Buonarro- lo accusò al senato veneto, il quale pose
ti da altri celebri artisti. Certamente le
e a guardia della duchessa e del figlio due
famose stanze ilei Faticano , di recente barche con alquanti uomini, quali tene- i
compiute da Raffaello, furono asilo di es- vano come assediata la loro abitazione e
si, quali senza ribrezzo vi commisero o-
i li seguivano per la città. Questa severi-
gio, non ebbe coraggio colle sue forze tan- la Marca, il che fu impedito dal duca tra
to inferiori d' assalire quel furioso e po- Todi e Terni, non senza loro danno, e si
tente esercito, benché sbandato ed avi rivolsero altrove. Morto in Camerino a'
damente tutto preoccupato a depredare. 19 agosto il duca Gio. Maria Varani,
Il marchese di Saluzzo s'inviò verso Or- Sciarra Colonna d'accordo con Ridolfo
vieto; e il duca d' Urbino per la volta di naturale del defunto, entrò in Camerino
Todi vi arrivò a' 6, dove tornato Rango- 1 e lo saccheggiò: sopraggiunto Ercole Va-
ni si tenne consiglio di guerra per ten- rani abitante in Ferrara, prelese che se-
tare di liberare il Papa; ma il duca, seb- condo il testamento del duca la sua fi-
bene ne mostrò grande desiderio, pose in glia sposasse il proprio primogenito Mat-
considerazione non poche difficoltà. Fat- tia per conservale l'illustre casato. Ma la
ca d' Urbino, il Guicciardini e altri uu- li poi Imitato con ingiurioso disprezzo, e
332 URB U R B
dubitando fortemente di loro prave in pubblica fama assegna agi' italiani il r.°
tenzioni, travestito fuggì di notte a Or luogo sopra tutte l'altre nazioni d'Europa
vieto 1*8 dicembre,accompagnato da Lui come conquistatori di essa,la dimostrò an-
gi Gonzaga dello Rodomonte, cugino d cora dopo l'unione dell'armi pontificie e
Federico marchese di Mantova e coglia venete Dell'accostarsi a Milano, da lui ri-
to del duca d'Urbino, il quale fu poi av pugnato. Inoltre osserva De Rossi, che
velenato per volere barbaro di Luigi. Iv ilduca nella ricupera del ducato d' Ur-
si portò il duca d'Urbino cogli altri uf bino avea veduto che il merito maggio-
iìziali dell'esercito della lega per congra re fu degl' italiani, poiché gli spagnuoli
tnlarsi e per persuaderlo ad entrar nella vi ebbero la minor
una sua parte. Forse è
lega stabilita da'cardinali, ancora col re esagerazione l'affermare cheduca valu- il
tito. Quanto al riferito dal citato De Ros- ziani, quando seppero la presa di Milano
sisul duca d' Urbino, in breve e generi- fatta dagl'imperiali sotto gli occhi di lo-
camente appena l'accennerò. Capitano ro eserciti, anzi il Papa dolentissimo per
generale delle sole armi venete, non es- vedere prolungarsi la guerra e lui espo-
sendovi Ira 'collegati persona di maggio- sto anche a'nemici domestici, Colonne- i
dando della milizia italiana, s'intimorì tal- Papa. Il duca si propose soccorrere l'as-
mente, che fin da quando fu deputato al sedio di Genova, e non lo soccorse. Ad
soccorso del castello di Milano , le sue onta delle sollecitudini de' fiorentini al
mosse ne dimostrarono la trepidazione. duca per soccorrere Roma; a froule del-
11 Papa avea 6ooo lancie rette da Ran- le lettere pressanti e commoventi scritte
goni e 8ooo fanti italiani comandati dal al duca dal Papa, da'cardinali e da tanti
celebre Giovanni de Medici, che se fosse altri personaggi assediati nel Castel s. An-
vissuto quel fulmine di guerra avrebbe gelo, egli restò inflessibile e lasciò pren-
fallo vedere quanto s'ingannava il duca dere quel propugnacolo ancora. Alcuni
nel pensare sì bassamente degl'italiani; e scrittori pretesero attribuire la lentezza
forse né fìotna,nè la Toscana avrebbero artificiosa del duca a somma prudenza,
patito quelle sciagure sopravvenute do- anziché a vendicarsi dall'ingiurie ricevute
1
po la sua morte. Pel narrato nel i.° de da Leone X, da Lorenzo de Medici e dal-
rammentati articoli, Giovanni fu detto lo stesso Clemente VII nella privazione
di Ile Bande nere per le gramaglie prese del suo ducato d'Urbino.DichiaraDeRos-
«la'suoi soldati per sua morte, e fu capo- si, sulle discrepanti opinioni e accuse con-
stipite da cui uscìCosimoi e glialtri gran- tro il duca d'Urbino, che lasciò Roma, il
duelli di Toscana. La poca stima che il du- Papa e cardinali in mano di furiosissi-
i
ri e dominata da' più Cimatici e ardenti pace, volle farla con Carlo V, e si stabili
Luterani Secondo De Rossi, fu a Monte 1'
abboccamento di Bologna. A tale ef-
Mario, che il duca domandò il suddetto fetto il Papa pallida Roma a'7 oltobre
grande rinforzo, per liberare il Papa da preceduto dalla ss. Eucaristia, rilevandosi
prigione, onde fu rampognalo dal pre- dal p. Gattico, che 5 giunse a Cagli, a' 1
lonna di Palestrina, ch'era a'suoi stipen- saro, onoratamente ricevuto dal vicario
di, gli volle togliere le genti della Chiesa, del vescovo, dal clero, da' priori e dagli
ma il duca duramente si ricusò conse- altri officiali, cavalcando innanzi a lui il
gnarle, siccome formanti un sol corpo col- sagrista col Papa sce-
ss. Sagramento. Il
duca si mostrò inesorabile,- mentre era in guerra d'Italia contro gl'imperiali, nien-
suo potere il ricoprirsi di gloria immor- ti e si meditava l'assedio di Milano da'
tai». De Rossi rende giustizia a Giuliano collegati, nel!* inverno il duca subodorò
il Magnijieo che mentre visse tenne a
%
che Clemente VII nel trattar l'accordo
freno con efficaci preghiere il fratello Leo- con Carlo V a' 5 novembre giunto in
,
ne X, acciò non dasse molestia a France- Bologna , non solo lo richiedeva a far
sco Modella Rovere, riconoscendolo sem- l'impresa di Firenze, con parie delle gen-
pre amico e benefattore. Gli appena in- ti ch'erano nel regno di INapoli, già quasi
dicati sono i sommi capi d'accusa dello tutto tornato all'ubbidienza dell'impera-
storico De Rossi, contro il duca d' Urbi- tore; ma disegnava ancora colle medesime
no. Ripiglio Reposati, mia principale gui- forze occupare lo stato d'Urbino per dar-
da, avvertendo di notarlo alquanto pane- lo ad Àscanio Colonna, figlio di Fabrizio
girista de'duchi d'Urbino, come gli altri e d'Agnesina Feltria primogenita del du-
storici comprovinciali affettuosi verso ilo- ca Federico, affinchè colla propria esclu-
io .signori. JNeIi528 i veneti richiatnaro- sione, per essere sempre al Papa sospet-
334 U II B U U B
to, si provvedesse di vicino piti confiden- senna nel loro matrimonio. Ma non ta-
te alla sua casa de Medici. Di Ascanio mi cerò l'alFermalodaLazzari, che restata sen-
piace darne alcune opportune notizie, in- za successione la casa di Valois, in cui fu
nanzi di proseguire il racconto di questa maritataCalerina, essendosi dubitato sul-
nuova tempesta. Leggo nel eh. cav. Cop- l'investitura di Leone X se dovea esten-
pi,Memorie Colonntsi, p. 28 i, che Cle- dersi sulle femmine e sulle loro deposi-
mente VII non riconoscendo la restaura- Paolo V fu di-
zioni, nel pontificato di
zione nel ducato d'Urbino di Francesco scusso dubbio , e ne risultò negativa.
il
a
M. I, con bolla de'20 giugno i5a 5 con- Questa fu una questione superflua, per-
ferì tal ducato ad Ascanio ,
gran conte- chè erano chiamati alla successione di- i
a
stabile del regno di Napoli (fino a 3. ge- scendenti reeta Zz/iea.ConosciutedaFran-
a
nerazione), nel caso che si provasse esse- cesco M. 1 l'intenzioni di Clemente VII,
a
re decaduto Francesco M. I, ch'era stato e considerando chele cose di Lombardia
adottato da Guid'Ubaldo I fratello d' A- potevano riposare, con licenza della re-
gnesina (Lazzari dice colla clausola: Qua- pubblica passò nel ducato d'Urbino per
le nus ducalua Urbiui vacarci, et ad Se- provvedere e difendersi da cosiffatti ma-
dem apostolicam devolutus esset), e con- neggi. Co'denari e altre provvisioni avu-
ferma la sua asserzione con citare il do- te da'veneziani e colle sue proprie, ripa-
cumento Colonna.
esistente nell'archivio rò sufficientemente tulle le frontiere e t
Indi soggiunge, che essendo allora Fran- luoghi più necessari alla difesa, e ciò fat-
cesco 3YL* I comandante generale delle to se ne tornò in Lombardia. Poco dopo
truppe della repubblica di Venezia , la fu colpito da così, violenta infermità, che
quale nel 1 526 si collegò col Papa ,la Fran- fece disperare di sua vita in Brescia, do-
cia e i fiorentini, contro Carlo V; quindi ve la signoria mandò bravi medici, e con
la questione della decadenza fu sopita, e decreto pubblico ricorse a Dio cou suc-
la nomina eventuale d'Ascanio al duca- cesso. Risanato passò a Vicenza per for-
to d'Urbino rimase vana. Dice pure, che. tificarla, e in Venezia per combinarne il
Ascanio neh 526 combattè contro il Pa- modo. Frattanto in Bologna si pubblicò
pa, e neh 527 assunse il titolo di protet- la pace e confederazione generale d'Ita-
tore e governatore di Velletri a nome di lia (è documento dal Giorda-
riportato il
ze storiche e di nomi), che Clemente VII tare affari di stato, e per soddisfare al de-
riguardò sempre Caterina de Medici co- siderio di Carlo V che lo voleva elegge-
me duchessa d'Urbino, e come tale la no- re suo capitano generale in Italia. Ond'e-
minava ne' pubblici alti , e con tal titolo gli vi giunse a'22 febbraio i53o colla du-
fu appellata nel contratto di matrimonio chessa moglie, con bel numero di genti-
neh 533; diritto che non fu compreso nel- luomini e di suoi capitani vecchi, che per
la rinunzia clie fece degli altri^ e lo cede la celebrità de' nomiloro destò ammira-
con testamento a Cristina sua nipote, fi- zione, distinto con favori dal Papa e da
glia di Carlo III duca di Lorena,che lo tra- Carlo V in pubblico e in privato, il che
smise a Ferdinando I manduca di To- confermò la fama e grandezza del nome
-
un b UR B 335
suo. Quanto avvenne in Bologna al du- sacco a Roma e commise tante scellera-
ca, lo riferirò anche colla Cronaca del- tezze; che perciò, figlio ubbidiente della
la venuta e dimora in Bologna di Cle- Chiesa, sottoponeva se e i suoi eserciti a'
ninite VII e Carlo V %
pubblicala con piedi del Papa, a suo arbitrioessendo l'or-
molte erudizioni dal eh. G. Giordani. Fu dinargli quando dovesse trar fuori o ri-
ser sempre indivisibile compagna del sero le gioie che l'ornavano, ed a questo
marito dopo l'espulsione dal ducato. In- caso furono date diverse spiegazioni in
tollerante colle donne che non aveano onore dell'imperatore. A' 17 marzo ebbe
buon nome, l'escludeva dal suo palazzo luogo un' allegra festa serale nel palazzo
e dalle sue terre. Colle sue estere cogni- Pepoli, in cui alloggiava la duchessa di Sa-
zioni eccitava emulazioni tra' bellissimi voia, cognata di Carlo V, il quale all'im-
ingegni, che formavano l'abituale di lei provviso v'intervenne solo per proprio
società nella magnifica corte d'Urbino. interesse, volendo trattenersi a parlicolar
I! duca si recò a inchinare l'imperatore colloquio col duca d'Urbino; ed appunto
e il Papa, e ricevè buone accoglienze. In- per questo, a insinuazione dell'imperato-
tervenne nella splendidissima cavalcata re , la cognata die la magnifica festa a
per la coronazione dell' I/nperatore (V.), contemplazione de'serenissimi duca e du-
figurando tra' primi 4 principi gran di- chessa d' Urbino. Infatti Carlo V , chia-
gnitari e feudatari dell' impero, il mar- mato in privato luogo il duca, cominciò
chese di Monferrato, il duca di Baviera, a parlare con domestici ragionamenti, poi
egli stesso, e il duca di Savoia, seguiti da passando a materie militari; in fine re-
Carlo V.j> Lo slrenuissimo e magnificen- stringendosi , con accorti modi e molta
tissimo ducad' Urbino cavalcava per 3.°, connuenza,
>(ìd a ricercare 11Idi
ciuea :!i pia-
se gii
come Prefetto di Roma vestiva " come cesse fermarsi al suo servigio, avendo in-
lo descrissi in quell'articolo, notando pu- tenzione di lasciarlo in Italia capitano ge-
re che sorresse la stalla a Clemente VII, nerale. Né bastandogli quest'ufficio, fallo
quando Carlo V ne guidò il cavallone che da se a bocca con molta efficacia, l' im-
nel convito dell'imperatore, sedè poco di- peratore adoperò mediazione della du-
la
sgiunto da lui con /[ cardinali e i delti chessa di Savoia colla duchessa d'Urbino,
principi, e pare che fosse crealo cavalic- affine di esortare il marito a cedere alle
re.Nellagran funzione delia Coronazione sue brame, per stimarne il valore. Il du-
in s. Petronio, il duca d'Urbino sostenne ca d'Urbino rispose e fece rispondere
lo Stocco o Spada (ue'qnali articoli ri- sempre, che non essendo assolutamente
portai, che Carlo V genuflesso a'piedi del in arbitrio suo tale risoluzione, era ne-
Papa pubblicamente dichiarò) che senza cessario che l'imperatore, compiacendo
sua saputa l'esercito di boritone die il si degnarlo di così fatto onore, si conteu-
336 URB URB
tasse da se medesimo di richiederlo alla mente è accennato: Ponti/ex vero iter
repubblica di Venezia. E però Carlo V suum versus Urbinum recto, via Roma-
fattane fare istanza a Veneziadal suoam- nani venturus arripuit 9 de quo ulterìus
basciatore, e tenutone anco ragionamen- non loquar , quia curii eo amplius non
to cogli ambasciatori veneti, ch'erano in fui... Die 1 1 aprilis ad Urbem applicar t
Bologna, ebbe finalmente risposta da quel te. Nuovamente Clemente VII attraver-
senato Che la medesima cagioue che
: sò la provincia nell'andare nel 532 a Bo- 1
muoveva S. M. a desiderale il duca d'Ur- logna e nel ritorno, come notai nel para-
bino appresso di se, necessitava loro an- grafo di s. Agata Feltria. La duchessa
cora, essendone già in possesso, di fare Eleonora avendo ampliato il regio palaz-
ogni opera di conservarlo; massimamen- zo, detto l'Imperiale di Pesaro, nella ca-
te che avendo ormai per molti anni, con mera de' semibusti vi fece dipingere nel
notabile reputazione e comodo della re- soffitto I* incoronazione di Carlo V ,
per
pubblica, esperimentata in diverse occa- ricordare che duca marito v'interven-
il
questo viaggio il duca inandòOrazio Flo- andò per ricordargli la promessa restitu-
rido a servirlo sino a Trento, col motivo zione di Sora e altri beni del regno. Eb-
che esso e Tiepolo ambasciatore veneto, be nuove promesse, e fu benignamente
che ne avea ricevuto commissione dalla richiesto d'una nuova armatura da lui io-
repubblica ,
gli ricordassero il negozio ventata, con offrirgli una delle sue. Il du-
della restituzione al duca del ducato di ca subito gliela presentò e si contentò del
Sora; nel quale articolo, qui dirò, notai Giun-
solo disegno d'una dell'imperatore.
la seguita restituzione più tardi, e la ven- to a Bologna, duca mandò a ossequiar-
il
dita fattane nel 1 58o dal nipote. Il p.Gat- lo il conte Gio. Maria della Porta per
tico nel riferire il diario del ritorno di rammentargli la reintegrazione di delti
Clemente VII a Roma, in esso semplice- domimi, ed anche il Tiranni suo segte-
U B B U R B 33 7
tario, che ne riportarono nuove assicu- che lasciasseroCamerino,menlre Clemen-
razioni. Nell'aprile 533 liberato da lun- i te VII avea confermato il ducato al suo
ga oppressione della podagra, ritornò nel- padre e successori, e con bolla sottoscrit-
lo stato suo , e amorosamente sollevò i ta pure dall'odierno Papa, allora cardi-
popoli dalla carestia. Indi amando con- nale che Giulia dovesse legittimamente
,
Varane, in una delle quali si legge: Jul. in pubblico contro il duca , accusandolo
Var. de Rver. Came.rt. Dux. In altra : dipoca fede e sincerità verso la s. Sei\e e t
Guiclobaldus et Julia Ducei. Tumul- per aver messo gente in Perugia; ordi-
tuando Perugia e Rimini, il duca colle nandogli che tosto la levasse, e il duca ub-
sue forze impedì che le occupassero Da- i bidendo, i Dagl'ioni subito l'occuparono.
gl'ioni e Malatesta; e sebbene richiesto di
i Temendosi una guerra scoperta, molti ca-
ciò da'ratuUtri ecclesiasticijdipoi gli fu at- pitani accorsero al duca; di nuovo gli am-
tribuito 11 delitto. A' 1 3 ottobre 1 534 fn Pa- basciatori fecero energici ulìizi al Papa a
pa Paolo III Farnese, il quale mandò to- favore del duca rammentando ,
di lui i
sto espressa proibizione alla duchessa Ca- servigi e laguerra che tanto travagliò
terina sugli sponsali già seguili della figlia, Leone X; quello di Venezia aggiunse, che
e perciò cominciò a procedere contro la essendo stato con universale consenso con
madre con monitorii quale disubbidiente, 5o,ooo scudi di stipendio confermato il
pel divieto ricevutone dal sagro collegio duca dalla repubblica, questa per T ob«
in sede vacante, lettera che giunse dopo bligo della condotta dovea somministrai
la copula; e nello stesso tempo procede gli Ogni aiuto. Por la (piai cosa Paolo MI
contro Guid'Ubaldo e contro Giulia per- deliba»'» alla fine ili sospendere ranni,
VOL. LXXXVI. aa
338 U R B UR B
continuandola lite giudiziale. Nel 1 535 to Rodomonte summentovato, un signo-
recandosi Carlo V a Napoli, il duca vi si re sì benemerito dell'Italia e specialmen-
recò a ringraziarlo della restituzione de- te dell'inclita repubblica di Venezia, che
gli stati nel regno, benché non intera; e avendo deliberalo erigergli una statua
procurò di fare nell'imperatore un com- equestre di bronzo, ne fu frastornata dal-
promesso intorno alla controversia di Ca- la guerra, e Reposati ne vide il modello.
a
merino; mail nunzio pontifìcio non volle Francesco M. I fu piccolo di corpo , con
onde si restrinse ad ottene-
acconsentirvi, volto grato e virile, con occhi vivacissimi-,
re nuove premure che Carlo V fece al Pa- d' integerrimi costumi, di soda pietà, di
pa, e per mare tornò a Pesaro nel 1 536. cuore veramente italiano, fu altresì som-
Rottasi la guerra tra'veneziani e i turchi, mamente affabile e di dolcissima conver-
questi si proposero attaccare Corfù, con non disgiunta da nobile gravità,
sazione,
terrore indicibile della signoria. Il duca temperando colla prudenza la natura col-
accorso a Venezia la confortò, si offrì a lerica. Amò tutti i belli ingegni, special-
difender l'isola con 5,ooo de'suoi, e pro- mente i militari, e fu inventore di molte
pose per atterrire i turchi, la lega col Pa- sorte d'armi offensive e difensive. Noneb-
pa e l'imperatore. Questa conclusa, i tur- be molta erudizione, perchè da giovinet-
chi abbandonarono l'impresa, e la signo- to con tutto il fervore si applicò alla mi-
ria per grata memoria degli onorati scm*- lizia, e fatto adulto la necessità di ado-
vigi e meriti delduca colla repubblica, gli pnir l'armi in tutta la vita, non gli avea
donò un palazzo in Venezia nella contra- permesso applicarsi agli studi che richie-
da di s. Fosca. Neil 538 fu solennemente dono tempo e tranquillità di mente. Non-
pubblicata la lega contro turchi, e con i dimeno ebbe cognizione delle .storie anti-
guerra offensiva in Turchia stessa se- , che, in che si esercitò in adunanza di lette-
condo il consiglio del duca, il quale fu di- rati, soldati e altri di diverse professioni.
chiarato capitano generale, a richiesta de* Abbiamo di lui : Discorsi tnilitari.Feua-
veneti , non ostante i dispareri del Papa ra 1 583. Odiò la bestemmia e i violatori
per Camerino. Fece bellissimi provvedi- dell'onore delle donne, amò la giustizia
menti, ed estese le sue mire su Alessan- e la religione,e perciò governò sempre con
dria e il Cairo, e visitò l'Istria, la Dalma- somma felicità e quiete i suoi stati, i sud-
zia, il Friuli e la slessa Venezia, intorno diti amandolo in modo singolare, massi-
alla quale assicurò il senato della mera» megli urbinati, la cui città fece circonda-
vigliosa fortezza del sito in cui Dio I' a- re dimura e ne curò il lustro. Peritissimo
vea costituita, e su tutto die sagacissimi e maestro nell* arte della guerra, dotato
avvertimenti e preservativi. Giubilante e d'invitta franchezza e magnanimità, fu
contento di poter militare contro nemici i superiore alle avversità che travagliaro-
del nome cristiano, per la gloria di Dio e no alcuni periodi del suo vivere , valoro-
della sua Chiesa, mentre il mondo era in sissimo e prode capitano. Baldassare Ca-
grande espilazione in Venezia fu sor- , stiglione lo disse modello de' principi. II
preso da gravissima infermità, che da lui suo corpo con generale mestizia condot-
giudicala mortale, si fece condurre a Pe- to a Urbino, fu sepolto con pompa fune-
saro. Ivi ricevuti esemplarmente i ss. Sa- bre nella chiesa di s. Chiara , dove il ni-
8
gramenti, il i
,°
ottobre o a' 20 del 1 538 pote Francesco M. II gli eresse un bel-
passò a miglior vita di 48 anni, con tan- lissimo monumento di marmo, e vi rac-
to maggior dolore e afflizione universale, chiuse i suoi avanzi mortali, poi rimosso
in quanto che si conobbe e veri fico essere peri' impedimento che dava alla chiesa,
slato estinto col veleno per malignità di restando nel mezzo del pavimento I' ele-
alcuni, e ad istanza di Luigi Gonzaga det- gante iscrizione fatta ivi porre dalla sua
U RB URB 33cj
nel t. 22, p. 76 de\Y Antichità picene. I*- primo impeto de'nemici, senza però tra-
sciò Francesco M." I 5 figli, cioè Guid' U- lasciar uffizi per placare il Papa, o alme-
baldo II che gli successe. Giulio Feltro no disporlo a qualche convenevole accor-
della Rovere, che con Carde! la lo dissi do, riconoscendosi privo d'esperienza mi-
nella biografia «iato in Urbinoe nel i535, litare. Gli accordi dunque furono: che il
e qui col Reposati lo dichiaro nato in duca lasciasse al Papa lo stato di Cameri-
Mantova e nel 1 533, dal padre fatto du- no feudo della Chiesa, mediante compen-
ca di Sora, crealo cardinale da Paolo 111 so di scudi 32,ooo qual dote di Giulia
di ia anni conCardella lothssi morto a
; Varani. Cosi terminarono le lunghe con-
Fossombrone, Reposati invece afferma tese, e dello stato di Camerino ne fu in-
che morì in Urbinoa'3 settembre, lascian- vestito Ottavio Farnese, il quale poi lo
do due figli naturali, cioè Ippolito signo- permutò camera apostolica il padre
colla
re di s. Lorenzo in Cani pò, di Monte Leo- Pier Luigi per Parma e Piacenza (V.).
ne e di Montalfoglio, legittimato da s. Pio Trovo nel p. Gattico, che Paolo III nel
Y; e Giuliano priore di Corinaldo. Ippo- 1.539 dopo ''8 settembre partì per Vif
lita maritata a d. Antonio d'Aragona fi- terbo, onde passare a Loreto e Cameri-
glio del duca di Montalto. Giulia sposata no. Die dominico 2 octobris Paulus III
1
stimando di non aver più. ostacolo con- maritò con Orsini duca di Gravina, mo-
siderabile per l'acquisto di Camerino, co- rendo prima del padre. Dice il Siena, nel-
minciò di nuovo a molestare Guid'Ubal- la Storia, di Sinigaglia, che Pio IV a-
do II tanto con minacce,quanto con pre- vea promesso al duca d'investire il nipo-
parativi di guerra. Già nel precedente an- te del ducato di Camerino, a contempla-
no il Papa avea contro cambio d'altri be- zione del matrimonio con Virginia, ma
ni indotto Ercole Varani di cui parlai , non l'elfettuò. Virginia morendo di parto,
più sopra, a cedere le sue ragioni su Ca- lasciò tutto al 2. marito , ossia un valo-
merino ad Ottavio Farnese, figlio di Pier re di 1 5o,ooo ducati. Mancando Guid'U-
Luigi e marito di Margherita d'Austria baldo II di figli maschi, per conservar la
naturale di Carlo V, suo nipote, e non sua nobilissima casa sposò neh 548 Vit-
tardò afarle valere, inviando Stefano Co- toria Farnese figlia di Pier Luigi duca
lonna o Alessandro Vitelli colle milizie dì Parma e Piacenza, e nipote di Paolo
papali contro quella città. Sebbene fosse III, il quale fece questo matrimonio. Il
34o URB U R R
renzo in Campo, con annuo censo di du- nerale di s. Chiesa, per la guerra che pre-
cati 2 19, dice Reposati, per se e pel suo paravasi da Carlo V contro Sinm^ onde
primogenito in perpetuo: ma Lazzari di- difendere con numeroso esercito i confi-
chiara che il censo, che a Reposati avea ni dello stalo papale e Roma, ove si recò
fatto dubbio se la cifra mancasse d'un ze- il duca a ringraziare Papa con nobi- il
ro, fu di 2190 ducali annui. Indi con suo lissima comitiva, poiché egli sempre ten-
breve, Paolo 111 dichiarò a che ragione ne fioritissima corle piena di ragguarde-
m dovesse pagare il censo annuo, che il voli personaggi tantodediti all'armi, qunn
«Jucci dice maggiore dell'asserto da Pie- to alle lettere. Indi ii Papa con 2000 sol-
posati, cioè di 2 igoducati,eii Siena ancor dati ( ventimila scrive Grossi; ma sem-
di più, vale a dire 2240. Essendo il du- brami errore, perchè dice Novaes, che
ca governatore di tutte l'armi venete, per con 8000 uomini furono guarniti con- i
sce T Adriani che nel 1 552 domandò li- Neil 555 vescovo di Gubbio divenne
il
cenza alla signoria, non avendo potuto ot- Marcello II, e dopo 22 giorni di pontifi-
tenere il titolo di generale, né migliori cato gli successe Paolo IV, mentre dimo-
condizioni, ne la difesa del proprio sta- rava in Roma il duca, il quale fu ricevu-
to; per cui si dubitò che si dasse al sol- to dal defunto, benché in fermo, con amo-
do del re di Francia Enrico li, il quale revolezza,e se fosse vissuto l'avrebbe con-
per mezzo de'Farnesi suoi cognati conti- fermalo nel generalato. Nella sede vacan-
nuamente lo ricercò, con promesse di as- te cardinali lo deputarono alla difesa del
i
sicurarlo delle ragioni che avea sopra il conclave con 2000 fanti, ed esercitò l'uf-
ducato d'Urbino sua moglie regina Cate- fizio con vigilanza e prudenza. Col nuovo
rina de Medici, e di difenderle contro Papa continuò ad essere capitano gene-
chiunque. In Pesaro, ove il duca per Io rale, i cui nipoti Carafa l'invitarono ad
più risiedeva, nel 1
549 ' a duchessa par- armare nel suo stato 4ooo fanti e quanti
torì Francesco M.' 11, con loro sommo più cavalli potesse. Ma
duca temendo
il
cali coniugi però furono toslo rattristati a' divenne il principale teatro di furiosi
URB li R B 34
uà, di fazione spagnuula, consigliò il re a ma pompa e coll'interveuto d'alcuni car-
trarre* in ogni modo ai suo partito il du- dinali, molti prelati e molti signori di
ca d'Ui bino, il quale era bramoso di nuo- rango. Il Siena riporta la Relazione falla
va condotta d'anni, non volendo piùser- da Mocenigoal doge di Venezia,eda que-
\ ire i veneziani pel negalo maggior gra- sti'mandato ambasciatore ad assistere alle
do e come principe d' un paese in cui
; nozze, sullo stalo e corte d'Urbino. Aven-
erano copi osa mente buoni soldati pre- , done parlato a Sinigaglia, qui dirò sola-
cipuamente in Gubbio. Dovendo passa- mente che da essa si ricava, oltre un tratto
re francesi pel ducato d'Urbino, il du-
i storico sui duchi e sul ducato: Possedere il
ca abbellì e fortificò Sinigaglia, e riedi- duca parte nell'Umbria e parte nella Mar-
ficò la fortezza, come piazza importante ca 7 città e più di 3oo castelli; le città
sull'Adriatico; Pesaro già essendo stata essere Urbino, Gubbio, Cagli e Fossom-
ridotta a fortezza ragguardevole dal pa- brone, e comporre propriamente il duca-
dre. Pertanto domandò alle comuni ca- to d'Urbino; s. Leo capo del Monte Fel-
valli, muli, guastatori e soldati. Neil 558 tro, Sinigaglia e Pesaro. Essere lo stalo
riuscì a Cosimo 1 di porre il duca al sol- abbondante di tulle
fertilissimo, florido,
do di dopo averlo consigliato
Filippo II, le buona parte situato sul-
cose necessarie,
a ricusar l'offertogli dalla Francia onde ; 1' Adriatico, molto opportuno e comodo
lo stato della Chiesa venne tutto cinto per l'importazioni edesportazioni.il duca
dall'armi del ree de'collegati. Al duca la qual feudatario della s. Sede pagare l'an-
condotta di capitano generale di Spagna nuo censo di scudi 2240. Le sue entrate
in Italia fu utile e onorevole, per avere consisterein possessioni, gabelleealtre ren-
il ducato, che i
re assunta la difesa del dile, ascendenti a 100,000 scudi (3oo, 000
veneti non vollero mai accordare, con scrive Reposati); se voleva aggravare i
annui 35,ooo scudi pel mantenimento di suoi popoli poteva trarne molto maggior
diverbi capitani, diioo celate etoo uo- somma, ma seguendo il costume de'suoi
mini d'arme, oltre scudi 12,000 di stipen- maggiori, preferiva la conservazione e a-
dio duca, e concesso pure tale servigio
al rnore de'popoli. Essere la duchessa Vit-
anco in tempo di pace col supremo co- toriamolto savia, prudente, generosa, e
mando ; condotta continuata in Guid'U- molto amata dal duca; la duchessa Lu-
baldo 11 finché visse, e poi accordata al crezia essere di bellissimo aspetto, pie-
a
lìdio Francesco M. II. Perciò il duca fu na di grazia, ma con 12 anni più del
crealo da Carlo V cavaliere del Toson principe primogenito suo marito , a cui
d'oro. Leggo nel p. Helyot, Storia degli portò per dote i5o,ooo ducati. Guid'U-
ordini militari, che Filippo 11 conferì al baldo li, magnifico e splendido, in oc-
duca la decorazione tosonista, esso però casione di dette nozze si trovò esausto di
non volle ricevere gli statuti scritti in lin- denaro, per cui a suggestione de' mini-
gua francese, a motivo di sua avversione stri poco discreti , aggravò i sudditi di
per la Francia. Nel seguente i55(j in Pe- nuove e insolite imposizioni, quindi in-
saro si stamparono : Statata Civita tis sorsero perturbazioni ; onde sollevatisi gli
d'Alfonso 11 duca di Ferrara , con som- Gregorio XIII. Accrebbe inolile il duca
,
342 U R 13 URB
j dazi e le gabelle dovuti alla sua came- le comandò agli urbinati d'ubbidire, di
ra ducale, le quali cose vieppiù altera- deporre le armi e andassero dal duca a
rono l'animo de'suoi sudditi, di manie- chiedergli perdono.Lettosi il breve da M,
ra che tutte le comunità ricorsero al du- Felice Guiducci gonfaloniere, tosto si
ca per lo sgravio, non potendo compor- sparse il contenuto per tutta lacittà,e lut-
tarle, massime quelle de' paesi poveri e ti gli urbinati ubbidienti a'cenui sovrani
sterili. La comune d' Urbino arringata deposero le armi. Si sperava che il Papa
nel consiglio generale da Nicolò Zibelli, e avesse spedito anche al duca altro breve,
dicendo che poveri non potevano più
i insinuandogli pace e dimenticanza del
vi vere per le gravezze,concluse doversi ri- passato. Ma in vece si videro marciarci
correre al duca. Imperocché, avendogli suoi fanti, e disporsi in vari punti, nella
urbinati penetrato che duca faceva se- il valle di Gaifa,a Fermignano, a Via-Pia-
gretamente gente per presidiare Urbi- na, a Colbordolo, a s. Donato. Si temè il
no, allora fu che ribellatasi totalmente la saccheggio, onde tutti nascosero le cose
città, prese l'armi e serrate le porte mise più preziose ne'monasteri, massime di s.
dentro 1000 e più uomini, fortificandosi Chiara. Narra Pieposali. A placarne l'ira,
di bastioni, munizioni e vettovaglie. Fu gli urbinati spedirono al duca 12 amba-
basciatori al Papa per ottenere la remo- nuta, aspra e silenziosa, alla presenza de-
zione degli aggravi, con espressa dichia- gli ambasciatori delle comuni recatisi a
razione di rigettarli.
duca che risiedeva 11 ringraziarlo per l'abolite gravezze. Indi
in Pesaro, talmente alterò, che gli ur- si gli ambasciatori urbinati furono condotti
binati temendo qualche severo castigo nella rocca di Pesaro, ove dopo circa 4
sempre più determinarono fortificarsi e mesi a 9 di essi fu troncalo il capo. Aven-
del lutto sottrarsi dalla sua ubbidienza, do Ettore Serafini, uno di loro, fomenta-
di ricorrere ad altri principi per aiuto ,
la più degli altri l'insurrezione, o per la
come al granduca, promovendo ie al- memoria dell'uccisione d'Odd'Antonio ,
tre comunità a seguirne l'esempio. Que- commessa dal suo antenate, fece atterra-
sto non fu imitato dall'altre comuni, le re la casa che la famiglia avea in Urbino.
quali mandati nuovamente loro amba- i Di più confìsco i beni a diversi urbinati,
sciatori al duca per fare altre convenienti ed altri puuì coli'esilio. Ne mai placossi il
rimostranze, ottennero la sospensione del- risentimento del duca verso gli urbinati
le imposte del 1572 e di 4-anni anteceden- finché non mandarono a lui 90 cittadi-
ti. Indi nel gennaio 573 il duca liberò af-
1 domandargli per(iono,con dimostra-
ni a
fatto i sudditi degli aggravi dianzi impo- zioni di sommissione e ubbidienza, ed al-
sti, restando però inflessibile cogli urbi- lora il duca condonò alla città ogni tra-
natiperla loro ribellione. Gregorio XIII scorso, e la rimise finalmente nella sua
ordinò agli ambasciatori d'ubbidire, ed grazia. Di che furono fatte allegrezze per
appena essi Spatriarono, il Papa indirizzò tutto Io stato, e rese pubbliche grazie a
alla città il breve, Audivimus Oratorcs, Dio. Il Castellano biasima Guid'Ubaido
ilcy febbraio 5y 3: Dileclis Filiis, Prio-
1 1J, lo taccia di dissolutezza, degenere da-
ribus et Populo Ch'itati* Urbini. Con
} gli aviti esempi, e che l'autorità di Gre-
esso il Papa nuovamente ed espressamen- gorio Xlll sedò la sedizione e ricompose
,
rono licenziati tranne 6, cioè: Severo rammarico della severità usata cogli ur-
Pallroni, cav. Veterani, cav. Gentile Be- binati, e restò ouorevolmente sepolto in
ni , Felice Corboli, Vincenzo Vincenzi Pesaro nella chiesa del Corpus Domini.
Gio. Battista Bianconi, tutti legati e con- Magnifico in tutto, amò la musica, le let-
T uccisione del cardinal Alidosio , anzi dotti seco dal principe d'Urbino. Indi vi-
pretendendo lo scrittore che doveasi pre- sitò il santuario di Loreto, e s. Pio V ne-
miare, considerando il cardinale qual gli estremi di sua vita, trovandosi in Pio-
traditore e d'accordo co'francesi che ce- ma nella sede vacante e successiva ele-
lebravano un conciliabolo per eleggere zione di Gregorio XI II che lo trattò be-
un antipapa e deporre Giulio li. Si ri- nignamente. Nell'ultima malattia del pa-
leva finalmente, che la repubblica di s. dre irovavasi a Castel Durante, ove per
Marino si conservò sempre libera in mez- le cacce soleva dimorare, e in Pesaro per
zo ad agguerriti signori, per grazia e fa- nuotare, ed ivi subito si recò ad assister-
vore de'duchi d'Urbino che la protesse- lo , e dopo morto gli celebrò solennissi-
a
ro. Francesco M. 11 successe al padre nel roe esequie coli' assistenza di molti am-
ducato d'Urbino, e fu l'ultimo rampollo basciatori, nelle quali con lunga e orna-
legittimo che sopravvisse, delle due ce- ta orazione ne lodò le virtù GiacomoMan-
lebratissime famiglie di Monte Feltro e zoni. Quanto alla precedenza degli am-
della Piovere, lasciando di se la propria basciatori fu dato il r. "luogo alle comuni
vita descritta incompendio sino alla vec- d'Urbino, di Gubbio, di Cagli edelMon-
chiezza, compita dal suo amato gentiluo- tefeltro dal lato destro, nell'altro pe'pri-
mo Antonio Donato nobile veneto, per cui mi presero luogo ambasciatori di Pe- gli
valleresche. Dopo aver sposato Lucrezia governo dellostato, che poi visitò nell'au-
d'Esle, per istruzione si portò nell'arma- tunno i5y5> e primieramente fece spia-
ta navale contro il turco presso d. Gio- nare la fortezza eretta dal padre e levò
vanni d'Austria, per cui nella strepitosa le superstiti sue imposizioni; perciò gli fu
battaglia di Lepanto valorosamente ne d'uopo moderare le spese e restringerle al-
CJRB un 1 345
le necessarie , restando per allora deluso dò un corpo di fanteria sotto la condot-
nelle speranze colle quali L'atea lusinga- ta del suddetto cugino Ippolito della Ro-
to il re di Spagna per prenderlo a' suoi vere marchese s. Lorenzo in Campo,
di
stipendili ed anco impiegarlo nelle guer- nella guerra del Piemonte contro fran- 1
re ili Fiandra. Pertanto si dedicò tutto cesi, che molestavano il duca di Savoia
con amore e cortesia verso sudditi, to- i parente del re; neli5g5 somministrò al-
gliendo ad essi ogni occasione di dispiace- tri soldati per le guerre fiamminghe, cir-
re. Alcuni antichi cospiratori, come Bo- ca 3ooo fanti. Il duca attendeva indefes-
narelli conte d' Orcianoe Stati conte di samente buon governo dello stato, pel
al
Monte Bello, temendo d'esser puniti, at- mantenimento della pace e la retta aratro*
tentarono alla vita del duca; ili. fuggì, nistrazione della giustizia, risiedendo nel-
il 2. fu decapitato, i complici impiccali. l'estate in Urbino, I' inverno a Pesaro, a
La duchessa Lucrezia volle tornare a Fer- Castel Durante negli altri tempi, visitan-
rala, ove poi si fermò, e il duca non aven- do pure le altre terre ogni anno, e se im-
do speranza di prole per lasua età avan- potente inviava un uditore, cioè nel giro
zata, poco curò d'averla lontana. Reca- d'un triennio compivasi la visita: nel i.°
tosi in Firenze fu festeggiato dal grandu- anno avea luogo la visita di Gubbio, Ca-
ca, e tornato nel suo stato nel seguente gli, Fossombrone, Pergola; nel 2. di Si-
carnevale fece eseguire una giostra alla nigaglia, del vicarialo di Mondavio e luo-
lizza, specie di Torneo. Finalmente il re ghi circostanti; nel 3.° quella del Monte
di Spagna Filippo II lo prese al suo servi- Feltro. Intanto devoluto lo stato di Fer-
rio collo stipendio annuo di 12,000 du- rara alla s. Sede la duchessa Lucrezia
,
citi d' oro, e d' una compagnia di gente rjuale paciera molto contribuì alla com-
d'arme nel regno di Napoli, pigliandone posizione delle differenze colcardinal Pie-
ancora la prolezione in ogni suo aliare, e tro Aldobrandini poi arcivescovo di Ra-
indi a non molto commiseal duca di Par- venna (V.), e Cesare d'Este duca di Mo-
ma di decorarlo col Tosou d'oro. Altra dena, e del suo operato parlai ne'Iuoghi
onorificenza la ricevè da Gregorio XI 11, ricordati nel voi. LII,p. 201. Poco dopo
col titolo onorifico di Serenissimo t
per venuta a morte duchessa nel 1598 l'i 1
la
distinguerlo dagli altri duchi, e probabil- febbraio, di preferenza a' parenti lasciò
niente in riflesso d'avere il predecessore suo erede il cardinale, ed esecutore testa-
dichiarato granduca il Duca di Toscana. mentario di molte opere pie il duca ma-
Francesco Maliche teneva il vecchio duca rito. Clemente Vili Aldobrandini zio del
di l'arma inluogodi padre, per abbreviar- cardinale, nello stessoiagS volle recarsi
gli il cammino nel settembre i 585 si recò a prendere possesso del ducato di Ferra-
a Bologna con grande e nobile compagnia ra, parù da Llotlia a' 2 aprile preceduto 1
della corte e dello stato, e in quel duomo dal Sagramenlo, e passando per lo sta-
ss.
ricevè l'insegne del cospicuo ordine: ce- to d'Urbino vi fu ricevuto dal duca in Si-
lebrò la messa solenne l'arcivescovo car- nigaglia e poi in Pesaro con ogni rivereu*
dinal Paleotto, il (piale alloggiò due du- i za e ossequio. In Pesaro il Papa si fermò
chi nel suo palazzo, venendo onorati anco un giorno intero, visitando nelle sue stan-
dal cardinal Salviatieda tutta la nobili». ze la duchessa Vittoria madre del duca,
Nell'essere ricevuto sotto la prolezione con usare ad essa e al figlio ogni cortesia,
del re di Spagna, il duca si obbligò del- ricordando loro ch'egli nato hiFano.quau-
la somministrazione di cerio numero di do n'era governatore pontificio (come di-
gente al suo servizio, perciò qui dirò che ce Novacs,o podestà come scrive Amiani,
nel 1587 die alcune compagnie, per com- e lo fu pure il figlio Pietro) il padre MIO
battere i ribelli di Fiandra; nel 1 Sy^ man- Silvestro, ed era stalo pure anco a'servigi
3^6 URB URB
di Guid* Ubaldo li nelle maggiori sue oc- catesi da tutti le istanze,iu Castel Duran-
correnze, quale uditole. Poi si parli molto te sposò a'26 aprile i5g9 Livia sua pa-
soddisfatto detrattameli ti e de' doni ri- rente, come figlia del cugino Ippolito del-
cevuti, a 'quali però il Papa corrispose con la Piovere marchese di s. Lorenzo in Cam-
altri doni. Nel ritorno, partito da Ferra- po. Nel 1601 il duca visitò lo stato, e in
ra a'29 novembre, Clemente Vili nel di- Gubbio ilprincipal protettore della fami-
cembre fece lo stesso cammino , e quasi glia della Rovere s. Ubaldo. Neli6o2 la
nel medesimo modo e assai lietamente fu duchessa madre s'ammalò in Pesaro, ed
trattato. Quanto a Fano, racconta V A- assistita dal figlio morì d' 82 anni a' i5
miani, che Clemente Vili vi giunse a' 2 dicembre, assai com pianta qual santa e ot-
maggio,servito da molta prelatura e dal- tima principessa, restandone inconsolabi-
la primaria nobiltà dello stato papale, ol- le il duca, che le celebrò solennissime e-
tre i cardinali che seco conduceva. Dagli sequie, con orazioue fuuebredi Gio. Bat-
ambasciatori fanesi era stalo incontrato a tista Leoni. Fu sepolta incontro al ma-
Loreto» per invitarlo ad albergare nel pa- rito nella chiesa del Corpus Domini. Do-
lazzo pubblico. Tra'personaggi che gli fa- po 5 anni di matrimonio la duchessa Li-
cevano corte eravi il duca d' Urbino , il via concepì , ed in Pesaro partorì un fi-
quale con bella comitiva del suo stato e- glio neli6o5 il giorno di s. Ubaldo, con
rasi portalo a Sinigngìia per baciargli il allegrezza indescrivibile di tutti i sudditi.
piede. Fuori di porta Marina segui l' in- Battezzato in Pesaro privatamente col no-
contro del magistrato e de'consiglieri, e me di Federico Ubaldo, la solenne funzio-
di 24 giovani nobili vestiti di drappo a ne si Urbino, e ne fu compare il re
fece in
spese del comune; precedendo il clero re- di Spagna rappresentato dal marchese di
golare e secolare,Papa andò alla catte-
il Pescara, il quale ricevè dal duca d' ordi-
drale accompagnato da folto popolo, che ne del re il Tosou d'oro gli urbinati ce- :
Papa prontamente vi condiscese, e desti- Narrai in tale articolo quanto fece il duca
nò per architetto Giovanni Fontana. Par- nel rimanente di sua vita, la sua morte, il
tilo poi Clemente Vili per restituirsi iti testamento, i funerali, l'elogio; laonde so-
Roma, due ambasciatori fanesi l'incontra- lo mi rimane accennare alcuna delle prin-
rono in Ilimini e lo servirono sino a Fauo cipali notizie. Preventivamente concluse
ove giunse in dicembre. Non si trattenne il matrimonio per Federico Ubaldo, con
punto in Fano, per la premura che avea Claudia sorella di Ferdinando li (non III
d'essere in Roma il dì 20, e realmente vi come dice il Grossi) granduca di Tosca-
giunse. Intanto la duchessa madre, pn- i na, e la dote di 3oo,ooo scudi d'oro. Qui
renti, gli amici , i sudditi stimolarono il finisce il compendio mss. della vita di
duca moglie per procurare
a riprender Francesco M.' II e disteso da lui medesi-
d'aver successione, ed egli giunto all'eia mo. Tra il marzo e l'aprile 1621 si ef-
di 5o anni n'era alquanto ritroso, ilepli- fettuò il matrimonio. 11 principe d'Urbi-
UR D URB 34 7
ho Federico Ubaldo si mostrava avvenen- lo di cose. Mentre alcuni macchinavano
te e di fortissima complessione, e dava d'ucciderei comici e i servi malvagie d'a-
to questi agli anni del discernimento, a- 29 giugno 1623, fu trovato morto nel
vendo il duca sino dal Gì 3 soppresso i il proprio letto, di poco più di 18 anni d'e-
consiglio di stato, fu ammesso nelle cose tà, e in tal guisa obbrobriosa e deplora-
del governo, ma circondato da q uè' che bile terminò con lui V antica e nobilissi-
silusingavano d'avanzarsi nella muta- ma casa. 11 vescovo di Pesaro Malatesta
zionedel capo, perchè il duca aveva più Baglioni soprintendente della casa duca-
dì r5 anni,cd amava ritirarsi a'suoi diletti le, ne scrisse la morte al padre , ed egli
studi. Altri dissero per abbonire il figlio, si trattenne nelle stanze, nel fargli perve-
che cominciava a far scorgere spiriti fe- nire il fatale annunzio. Il duca non ver-
roci e inquieti, ti risolvè il duca di la- sò una lagrima , die gli ordini per la se-
sciargli libera l'amministrazione di tutte poltura nell'oratorio della Grotta d'Ur-
le cose (unica macchia, rileva Reposati, bino,con iscrizione riferita da Lazzari (in-
trio dì tutto il governo. Si abbandonò ad princìpi vicini saputa la morte del prin-
( gni eccesso, si die in preda ad ogni stra- cipe ereditario si misero in arine, e il du-
vizzo e sregolatezza , alla volubilità del ca s'infermò. Ritiratosi ne' suoi apparta*
rigore e delia licenza, Prese a' suoi sti- menti col conte Francesco Mantieni suo
pendi! una compagnia di comici, e vi ven- favorito beneficato, e col vescovo ili Pe-
do con loroaperta mente comparve un al- saro Malatesta Bagltoni, insieme a Giu-
tro istrione e ministro de'divertimenli del lio Giordani suo servo ila 4>0 anni, che
basso volgo, che gli applaudiva. I buoni dotato di profonda erudizione era di
erano sbalorditi, ninno ardiva parlare, e guida ad operaie rettamente, in pochi
tutti piangevano così infelice cambiamen- giorni concluse Io legueuti risoluzioni.
US U R B V B I
Spedì a Roma al sagro collegio, essendo per condolersi in nome dell' imperatore
sede «aconte per morie di Gregorio XV Ferdinando II , ed offrirgli per l'erede
(il quale avea tenuto alcune congrega- l'investitura delMonte Feltro antico feu-
zioni co' cardinali sulle cose d' Urbino), do imperiale, del qua'.e, soggiunse l'ani -
Ja pai leeipazioue della morte del figlio, basciatore, all' imperatore toccava il di-
offrendo la sua divozione. Partecipò l'av- sporre. Il duca rispose, ringraziare l'im-
venuto a'sudditi, invitandoli ad eleggere peratore del benigno uffizio, ma quanto
otto cittadini idonei per affidar loro il go- al Monte Feltro, lo riconosceva da'Som-
verno dello stato, essendo impotente di mi Pontefici, in uno agli altri domimi, e
portarne il peso. Mandò a consolare la nulla .bramare; per cui l'ambasciatore
vedova Claudia, e ad offrirle ogni servi- partì mal soddisfatto. Lo stato frattanto
gio e onore. E richiamati i ministri e la veniva governato da otto cittadini eletti
corte, riassunse intanto il potere, trat- dalle città del medesimo. Urbano Vili
1
tando con pochi, de'quali formò un con- inviò al duca mg. Pavoni, invitandolo a
sìglio o congregazione per gli affari. Pri- consegnargli la fortezza di s. Leo, come
mamente volle provvedere alla bambina quella a cui i fiorentini potevano aspira-
Vittoria, e fra Vii versi pareri , non valu- re e così terminerebbe ogni differenza,
,
tandosi chi saviamente propose doversi conoscendo bene le mire del granduca
consultare il futuro Papa, prevalse quello spalleggiate dall'imperatore zio. Gli par-
del Mamiani, di consegnarla al granduca tecipò pure aver il Papa mandato mili-
di Toscana zio, per farla nudrire e edu- zie a Città di Castello e a Rimini, uon po-
care in sua casa, per sposarla a suo tempo, tendo tollerare lo smembramento dello
il duca dichiarandola sua erede; e cosi stato che si devolveva alla s. Sede , nep-
impedire la devoluzione dello stato al- pure palmo, per l'estinzione del ra-
d\\i\
Ja s. Sede, benché il duca uon era di ta- mo mascolino soltanto investito. Il duca
Je sentimento. Tutto rapidamente fu e- si mostrò contrario tenacemente a' desi-
vasimg. Pietro Pavoni, già maestro di denza la sua fedeltà, e metteva in dubbio
camera di Paolo V e Gregorio XV, in- quello ch'era giusto, ma tutto avrebbe
vialo del sagro collegio per consolare il al non lontano fine de' suoi giorni. Sup-
duca, a'6 agosto fu eletto Papa Urbano plicare il Papa ad aspettarlo, e tutto allo-
Vili Barberini. Subito li cominciarono ra ricupererebbe senz'alcun impedimen-
tra lui e il duca varie negoziazioni, pro- to; e per assicurarlo che la fortezza non
lungate nella conclusione per due anni, potesse esseresorp reta* andava a inviarvi
pel passo falso d'a ver consegnata la bam- 100 moschettieri per meglio custodirla
bina alla casa Medici (dal Mamiani e sua con ogni vigilanza. Allora mg.' Pavoni
moglie, perciò bene ricompensati), che domandò duca una dichiarazione in i-
al
del suddetto conte. Intanto si presentò al vicarialo di Mondavio e altri stati, dopo
duca in Castel Durante il conte Gambata la sua morte doveano tornare alla s. Sede,
U R B URB 34 9
e di non poterne disporre a favore d'al- sudditi. Con tali vincoli assicurato il ri-
cuno. Tulle ledillicoltà dell'ottimo duca, torno dello slato d' Urbino alla Chiesa
interamente ossequioso olia s. Sede, con- romana, si licenziarono le soldatesche po-
tro questa erano fotneulote da quelli che Può vedersi
ste a'confìni. breve Con- il
qli stn > j! no a fianco, rome noti) Lauapfi siderauUs Ducalum Urbini, del i.° lu-
Non di ciò contento Urbano VI 11, 5 gior- glio,Bull, citato, p. 233, e due altri si-
ni dopo spedì al duca il cardinal Genuini, miliche seguono. Siccome nel ducalo si
perchè beesse piti espressa e più ampia penuriava di notati, Urbano VI II col bre-
dichiarazione; laonde il duca ubbidì e le- ve U t penuriae JYotarìorum^W e) ago-
ce una specie d'abdicazione e rinunzia del sto,Bull, citato, p. ^4 , autorizzò il com-
i
suo stato feudale. Continuandosi in Ro- missario apostolico Virili a crearne degli
ma negoziati, per morie del Ma mia ni,
i
idonei. Divenulo il duca più malinconico
il duca sostituì per suo residente I' ur- e noioso a tutti, mal 'soffrendo vedersi ri-
binate Orazio Albani virtuoso e saggio, dotto in servitù, non più ammise dipoi alla
che rimase pi esso il Pontefice fino al com- sua presenza le consulte o congregazioni,
pimento dell'aitare; agì a favore della s. anzi ormai non più curando le cose mon-
Sede, come dovea , e così aprì la via alla dane, sembrava contemplare il cielo e
futura grandezza di sua famiglia. Il gran- pensare alla morte, al qualimesi fece pre-
duca Ferdinando 11 volle le .scritture ri- parare la sepoltura nella chiesa de'chie-
guardanti l'eredità della pupilla Vittoria, rici regolari minori di Caslel Durante, a*
e servirono per argomento di discussione quali poi lasciò la libreria, che Alessandro
co'minislri pontificii, rjual fosse la porzio- VII trasferì nell' Universi là Romana, con
ne de' beni allodiali per distinguerla da' rendite pe'perpetui suffragi per l'anima
feudali onde assicurare tra le parti la
,
sua. Nuova mente dubitando Urbano Vili
conservazione della pace e della buona sulle pretensioni del granduca di Tosca-
amicizia. Recossi dal duca a Castel Du- na come Medici e sposo futuro di Vitto-
r
rante mg. Virili, poi cardinale, maggior- ria unica erede delle due case di Monte
domo del cardinal Francesco Barberini Feltro e della Rovere, così bramò da Fer-
soprintendente generale dello slato eccle- dinando 11 dichiarazione simile a quella
siastico e nipote del Papa co' ministri di del duca, e l'ottenne a' 16 novembre di
questo, il prelato autorizzato da Urbano detto anno, confessando che ne pe'suoi an-
Vili col breve Cjtin «fr'fecftfJ, de'ac) giu- tenati e né pel matrimonio con Vittoria,
gno 1624* Bull. Rom. t. 5, par. 5, p. 233. non avea alcun diritto o pretensione su-
a
1 nominati al duca presentarono una for- gli siali di Francesco M. 11, siccome spet-
ma di giuramento da prestarsi al Papa tanti interamente alla s. Sede. Essendo il
da'go ver Datori delle piazze e da'capiiani principe nell'età di 14 anni, l'ava Cristina
delle milizie ,che sebbene fu approvata di Lorena e la madre M." Maddalena
dal duca, gli dispiacque nondimeno sì vi- d'Austria, reggenti, lutrici e curatrici del
vamente, che si ammalò di cordoglio e se granduca, nello stesso giorno approvaro-
ne dolse. Colla slessa l'orma giurarono in no la sua dichiarazione, col consenso de'
mano di mg.' Virili i capitani delle cerni- consiglieri stabiliti dal defunto Cosimo II
di, i governatori e lenenti di s. Leo, di Pe- di lui padre. Di tutto ne fu rogato in Ro-
saro e di Sinigaglia, come i 3 luoghi liu- ma solenne sii omento nel Vaticano a'3o
ti dello slato, giurando di consegnare al aprile 1624, dal cardinal Barberini pel Pa-
35o U R a U R B
non compreso nell'investitura, situato tra camera apostoli-
trovasse, l'acquistasse la
Rimini e s. Marino, come parte de' beni ca ovvero si trasportasse senza pedag-
,
allodiali, dipoi passato nella camera apo- gio. I cannoni e le armi potersi acquista-
stolica ed esistente nella legazione di For- re dalla camera apostolica a giusto prez-
lì, per la vendita ad essa fattane con tutti zo. Circa gli eufiteusi, che il duca asseri-
gli altri allodiali dal granduca Francesco va avere per concessione di chiese parti-
li indi imperatore, nel i 765 per 5oo,ooo colari, come padrone diretto de'loro be-
scudi, come notai nel voi. XXV, p. 199. ni , convenne non dovervi aver alcun
si
Poggio di Berni era in antico feudo di ca- interesse la camera apostolica, purché
sa Nardini, che per delitto fu confiscato non provi che essi siano stati concessi
dalla camera apostolica, la quale lo ven- dalla medesima camera, e perciò dover-
dèa Giovannidella Rovere signore di Si- si trattare colle chiese padrone. Dovere
vanni lo comprò Domenico Doria, da cui me di frutti di censi comprati dal duca o
V acquistarono Guid' Ubaldo 1 ed Elisa- suoi antecessori, e quelli di condanne o
betta Gonzaga sua moglie. Per eredità di confische, non che padronati non annes-
i
dro Gonzaga marchese di Mantova, dal seg. riporta. La lettera del duca al Papa
quale la comprò Eleonora Gonzaga in no- de'4 novembre 162 3. La lettera di Fer-
a
medel marito Francesco M. I, e così per dinandoll al Papa de' 6 novembre 162 3. 1
intero tornò nella casa della Piovere. In- Le lettere delle reggenti di Toscana al
oltre venne stabilito nel suddetto stro- Papa dello stesso giorno. L' istromento
mento che seguita la morte del duca
, della devoluzione del ducato d'Urbino al-
Francesco M." li e preso dalla s. Sede il la Sede de'3o aprile 624. Era già mor-
s. 1
libero possesso di tutte le città , luoghi e to il conte Mamiani,gran favorito del du-
fortezze dello stato, la camera apostolica ca, ed era tornato di Fiandra il fratello
pagherebbe alla sua nipote ed eredeVitto- Ottavio e gli successe nel favore; ma ogni
ria 1 00,000 scudi, in compenso delle spe- giorno morivano altri servi e pareva mu-
se, miglioramenti e aggiunte fatte alle cit- tata la corte , né mai cessava la fortuna
tà ea'porlidi Pesaro e Sinigaglia, e an- d' inquietare il duca, divenuto maggior-
cora pe'crediti di qualsivoglia somma con- mente infermo per una contusione , con
tro la comunità di Pesaro, e per le ren- le membra. Così
debolezza di quasi tutte
dite e dazi nel 1616 comprati dal duca ridotto, restato con una sola ombra di
per 1 264 scudi dal comune di Mondolfo, principato e infastidito, risolvette di pre-
le quali rendite e dazi rimanessero liberi gare Urbano Villa mandargli un gover-
alla camera apostolica. Che dovessero ap- natore ecclesiastico ,
per assumere il go-
partenere all'erede del duca tutto l'oro, verno dello stato, eliminando qualunque
l'argento, il denaro, le gemme, gli appa- futuro intoppo nel ritornare alla s. Sede^
rati, libri, le statue non collocale ne'luo-
i e così più tranquillo prepararsi alla mor-
gbi pubblici o incastrale ne'muri, le scrit- te, e di anticipata soddisfazione de'popo-
ture tranne Y appartenenti alla s. Sede o li icui animi erano già rivolti a Roma. Se
che toccassero il giusdel duca to,i beni feu- ne confidò col Donato, il quale fu di pa-
dali e giurisdizionali, l'armi, le munizio- rere contrario (sui timore di risentire
ni e i cannoni che non avessero l'arme del- pregiudizio ne'suoi propri interessi, come
la s. Sede o de'Papi, e finalmente tutte osserva Lazzari), non dover morire sud-
le cose mobili collocate ne'beni feudali e dito chi era nato signore, e certamente a
non appartenenti al fendo, ed i trasporti lienar l'animo de' sudditi. Nondimeno il
seguissero esenti da Gabelle. Il sale che si duca restò fermo nel suo proponimento,
URB ti R B 35i
e inviò ni Papa lo slesso Donato (accom- se surrogarne altro, colle medesime fa-
pagnato da'conti della Massella ediCar- coltà e prerogative, pronto a rinnovar la
pegna) perchè col residente Albani trat- patente. L'Araiani dice che alla cessione
tassero il negozio, invocando il di lui per- del duca destramente contribuì l'arcive-
dono per aver mandato l'erede in casa scovo di Camerino Santorio, e che non
Medici senza preventiva partecipazione. ostante il Papa notabilmente aumentò le
Questa risoluzione recò sorpresa a tutti, sue milizie a Bologna, per imporre al
mentre non avea voluto consegnare la for- granduca di Toscana. Pertanto Urbano
tezza di s. Leo, e lo stesso Papa se ne mo- Vili col breve Cum dilectus, de' 27 di-
strò meravigliato, non pretendendo inge- cembre 624, Bull, citato, p. 292, depu-
1
più matura ponderazione.Fu rimesso lui- mg. Berlinghiero Gessi bolognese, ve-
tavolta l'affare al cardinal Magalotti, il scovo di Rimini, vecchio ed esemplai e pre-
a
quale fece molte savie difficoltà, che di- lato, ilquale presentatosi a Francesco M.
spiacquero al duca , impaziente d' ogni II il 1 .°gennaio 625,fu ricevuto con gran-
1
indugio; onde con nuove insistenze, Ur- di accoglienze, gli assegnò per abitazione
bano Vili trovò in fine prudente l'esau- i suoi propri palazzi ben addobbali, e per
dirlo. A tale effetto il duca spedì al go- stipendio scudi 2000 l'anno,pagando pu-
vernatore ecclesiastico una patente, fir- re gli altri ufliziali e ministri. Il comune
mata colla stampiglia del suo nome e mu- d'Urbino, fatti i debiti ossequi al prelato,
nita del suo sigillo in Castel Dorante a' gli presentò vari donativi, fra' quali un
20 dicembrei624. In essa dichiarò, che quadro Mad-
del Barocci esprimente la
in riguardo alle sue preghiere e molestie dalena che bacia piedi al iSalvatorc. Non i
d'Urbino, per quando succedesse la de- riferito feriva l'autore satirico delle Me-
voluzione. E poi gli diresse il breve Spe- morie is loriche concernenti la devolu-
ctata } de'3 luglio 1627, Bull, citato, p. zione dello slato d' Urbino alla Sede, a-
r
61, colle facoltà di ricuperare le scrittu- postolica ) dedicate a mg. Domenico Ri-
re spettanti alla s. Sede, e di acquistare viera patrizio urbinate, stampate (in Fi-
le artiglierie e armi occorrenti. Nel t. 22 renze o alla macchia) colla data d'Amster-
dell' Antichità picene, il Colucci a p. 192 dam nel i723,il quale ingiustamente con-
pubblicò: De*pubblici vantaggi recati al' siderò il Gessi nemico dello stato d' Ur-
la città ci' Urbino da' vari suoi legati o bino. Questo libro riprovevole e infama-
presidenti, lei ter a dell 'arciprete d. An- torio, fu volgarmente dalla malignità
drea Lazzari al marchese Gio. Batti- chiamato la Gesseide. Lo biasimarono
sta Antaldi. Dopo aver dichiarato che ancora l'Olivieri nelle Ragioni del tito-
tutti i presidi dell'urbinalense provincia lo di provincia Metaurense, ed il Laz-
l'aveano governata con somma integrità zari nella prefazione al pubblicato nel t.
e rettitudine, e che dal loro governo non 22 dell' Antichità picene a p. 1 1 3 : La de'
mediocre vantaggio ne avea risentito in voluzione alla s. Sede apostolica degli
ogni tempo tutto l'intero stato; non me- stati di Francesco Maria IIdella Rove-
no d'aver mostrato per Urbino distinta re VI e ultimo
duca d'Urbino, descrit-
affezione e amore singolare, pe' ineriti ta da Antonio Donati nobile veneziano
della medesima e per la bontà degli ur- ed arricchita d' annotazioni dall' ab. d.
binati. Quindi dice, che il cardinal Ges- Andrea arciprete Lazzari urbinale.VO-
si si può considerare il i.° benefattore li vieri dunque chiama le Memorie islo-
della capitale Urbino. A nome del Papa riche, satira continua, piena di derisioni
prese egli possesso di tutto lo stato, per e d'infedeltà, di cui si crede autore San-
soggettarlo immediatamente alla s. Sede; toij riguardato dal duca come persona
placò consommaamorevolezza il popolo, sospetta, scritte con passione ardente. L'e-
iu qualche modo per tale inaspettata mu- semplare che posseggo di tale libro in 8.°
tazione sollevato. E benché conoscesse piccolo di p. 379,contiene la testimonian-
che il duca, il quale stabilmente erasi ri- za che fu pagato scudi cinque! Il Reposa-
tiralo in Castel Durante, era stato indot- ti dice che al cardinale successe mg/ So-
to a fare inter vivos la donazione o me- lone de' conti Campello di Spoleto che ,
glio la restituzione, più. che dalla sua vo- governò sino alla morte del duca. Poi
lontà illuminata, per la passione non isfo- nell'Errata corrige avverte, che vera-
1
gata improvvisa morte dell' unico
dell' mente successe mg. Campeggi poi cardi-
suo indegno figlio, riducendosi a princi- nale, e si trovò alla devoluzione. Solone
pe privato nella condizione; pure con bei non né di quel tempo , ma
fu prelato ,
modi lo dispose, e loconsolò con promet- semplice uditore d'uno de' cardinali lega-
tergli da parte del Papa che per l'av- , ti, e stampò in Roma nel 1709: Aduota-
venire non si sarebbero posti nuovi ag- tiones adConstilutiones Ducatus Urbini.
gravi al suo popolo , e con accordargli Avverto, che il bologneseCampeggidi no-
tutte le rendite e grazie che richiedeva. me Lorenzo non fu cardinale quello che :
Vieppiù si tranquillò il duca appassiona- lo fu di sua famiglia era morto nel r 539- Il
to, quando il Gessi gli sborsò 100,000 governatore Campeggi era vescovo di Ce-
scudi per l'artiglierie, armi e munizioni sena e poi fu trasferito a Sinigaglia. Ur-
delle fortezze. Furono questi, dice 1' ur- bano Vili gli diresse il breve Creditum
binate Lazzari, i primi benefìzi che co- humilitatii de' 1
4 agosto 1627, Bull, ci-
minciò a risentire Urbino da uno de' tato^. 78, ingiungendogli d'impedireche
l/RB U R B 353
ritta morte del duca i popoli si armassero. chi Io serviva, ne a' Rovere di Genova
Indi a'27 settembre colla bolla Sedes A- della famiglia di Sisto IV e Giulio II. Co-
jjostolica, citato Bull., p. <S?,, rinnovò i me le insegne, il cognome e altro della
divieti de'predecessori sull'alienazioni del- famiglia della Rovere (V.)) passassero
le terre e fortezze de'dominii della s. Se- nella nobilissima de' Laute,' \o riportai
de. Inoltre col breve Creditimi humilì- nel citato articolo e tornerò a ricordare
tali } de'2 ottobre 1628, Bull, citato, p. poi.Abbiamo di G. Brunetti, Lettere
ijc),commise a Nicolò Guidobagno mar- scrittea nome di Francesco M* II di
chese di Monte Bello e luogotenente in Montefeltro della Rovere duca sesto
Romagna del proprio fratello d. Carlo d' Urbino, con altre lettere scritte al
Barberini generale di s. Chiesa, di occu- medesimo duca, Napoli 16^2. Nel t. 26,
pare il ducato colle milizie alla mortedel p. 293 dell' Antichità picene, si ripor-
duca. Col breve Considerantes Duratimi ta: L'elenco degli urbinati ambascia-
r
1 rbini, de'4 gennaio 1 63 r, Bull, citato, tori, mandati dal 5o6 fino alla devolu-1
dere a due milioni di scudi d'oro, secon- nente dello stato, accolto ed onorato con
do Reposati, il quale inoltre osserva che contrassegni di divozione e di ossequio.
il defunto non die argomento d'affetto a Così la s. Sede riacquistò pacificamente
YOL. LXXXVI. *3
o
354 DRB V RB
quest'ampio e florido stato, posto nelle bano Vili emanò il breve Quoniam in
viscere d'Italia, ed in sito mirabile e im- regimine Urbinaten.) de* 21 gennaio,
portante ed il Papa dichiarò d. Taddeo
, Bull, citato, p. 2 32, per le opportune fa-
Roma,dignità vacata per mor-
prefetto di coltà, abilitandolo a creare 1 5 conti pa-
tedelduca.UrbanoVIII nello stesso anno, latini e cavalieri dello speron d'oro. Nel
dichiaratolo statod'UrbinoIegazioneapo- i635 Urbi-
fu dichiarato presidente d'
r
stolica, inviò inUrbino per legato il ni- no mg. Gaspare Mattei romano, indi il
pote cardinal Antonio Barberini, con Papa elevò al grado di ciltà e di vesco-
solenne pompa, che die sistema e ordi- vati Castel Durante, cui cambiò il nome
ne al governo nel modo di quello delle col proprio e lo disse Urbania, e s. An-
legazioni di Bologna e Ferrara; fece mol- gelo in Uado.ha pestilenza che nel 63 1
lettere del medesimo duca, del grandu- Mattei e dichiarò prò legato, assistilo dal
r
ca Ferdinando li e delle reggenti di To- vice-hegatomg. Calfarelli,particolarmen-
scana a Urbano Vili. L' istramento di te nel vegliare alla difesa del litorale. Si-
devoluzione. La raccolta delle donazio- nigaglia dovè sostenere un piccolo attac-
ni, concessioni e investiture fatte in vari co de'veneti e 1' aggressione de' corsari.
J
tempi del ducato d'Urbino a conti e a' Nel i644 divenne legatoli cardinal Giu-
duchi del medesimo. E la raccolta delle lio Gabrielli romano, colla speciale so-
infeudazioni delle terre e castelli della printendenza sulla spiaggia marittima,
legazione d'Urbino, subinfeudali da'du- tenuta in soggezione da' veneti, finche
chi a diversi signori, e de'devoluti a'me- nell'aprile si pubblicò la sospirata pace
desimi, e dopo la loro morte alla s. Se- con pubbliche allegrezze efeste.Neh646
de ; della quale raccolta ancora mi gio- Innocenzo X Pamphilj, di famiglia ori-
vai descrivendo i luoghi della regione in ginaria di Gubbio, a cui restituì la zec-
principio di quest'articolo. Nel i633 fu ca, nominò legato d' Urbino il cardinal
nominato legato il cardinal Francesco Alderano Cibo, il quale ricaduto alla
Barberini fratello del precedente, ed Ur- camera apostolica il feudo di Monte Vec-
URB URB 355
cliio,ad istanza deg li urbinati l'annove- mente X, che perciò rimase quasi sem-
rò nella giurisdizione loro, mentre essen- pre in Roma ; ed a cui successe nel 677 1
regina Cristina di Svezia che si portava nel 1698(0 meglio nel 1 696, nel qual anno
a Roma, accompagnandola a Sinigaglia si sta caparono inPesaro: Decretalo/isti-
e pel resto dello stato con magnifici trat- iulioncs, Edicta, et Banniincnta Lega-
tamenti. Neh 656 anche la provincia fu tionis Urbini)\\ cardinal Fulvio Astalli,
flagellata dalla terribile peste con molle nel1697 il cardinal Lorenzo Altieri, nel
vittime, e il cardinale ebbe la cura della 1698 mg/ Marcello d'Aste presidente,
congregazione di sanità nella legazione, poi ueh 699 cardinale e legato (nella cui
ed auche su Fano. Nel i65y ripassò la assenza governò il vice-legato Pier Lui^i
regina Cristina, servita dal cardinal O- Carafa 3 \>o'\ cardinale), nel 1703 il car-
inodei sino a Fano. Neh 658 gli succes- dinal Sebastiano Antonio Tanarapev 12
se il cardinal Scipione Delti, che passò anni, beneficentis^imo legato e per alcu-
buona parte del suo quinquennio in Ur- ni auche amministratore dell'arcivesco-
bino, di cui fu talmente benefico che il vato; una lapide in suo onore venendo
municipio lo volle a protettore, e nel pa- collocata sopra la porta della pubblica
lazzo pubblico pose una lapide monu- stamperia. Egli fu nominatodal gran con-
mentale, altra avendone innalzata ret- i cittadino Clemente XI, il quale oltre i
tori dello studio. Divenuto neh 662 le- sullodati benefizi elargiti alla patria, ag-
gato il cardinal Antonio Bichi, Urbino giungete con Novaes,che col suo proprio
con Pesaro e Gubbio rinnovarono l'an- denaro la liberò de' suoi debiti, ne re-
tica brama di cambiar la posta, obbli- stauròle muta, e l'assegnò per soggior
gandosi al dispendioso mantenimento no a Giacomo 111 re d'Inghilterra, con
della strada, che se più. breve dovea riu- abitazione nel sontuoso palazzo aposto-
scire più disastiosa e incomoda, special- lico. Clemente XI nel 1716 die a Urbi-
mente nelT inverno. I fanesi e fossom- i no e sua legazione per legato il cardinal
bronati fecero di tutto per frastornarne Gio. Antonio Davi a; e nel 1717 per pre
r
il disegno, ma mollo vi volle a persua- sidente mg. Alamanno Salvia ti, creato
dere il cardinale favorevole agli urbina- cardinale neli73o da Benedetto XIU,e
ti. Nel 1667 fu legato il cardinal Cesare dichiarato legatovi rimase sino ah 732.
Raspolli, e nel 1670 il cardinal Carlo Questo preside fu benemerentissimo di
Cerri, sotto il quale nel 1672 spavento- Urbino, avendogli procuralo buoni e spa-
se memorie lasciò il terremoto, simile al ziosi passeggi, rese comode alcune stra-
quale forse la provincia uouavea mai pa de impraticabili, appianò in qualche par-
tito. Neh 673 divenne legato il cardinal te quelle della città, fortificò li mura,
Paluzzo Palazzi Altieri nipote di Cle- accomodò i torrioni. Simili benefizi prò-
356 URB URB
varono i una la-
pesaresi, perpetuali con Io celebrai benemerito degli studi e del-
pide collocala sulla porta che conduce al le belle arti, di Urbino e di altri luoghi
porto. Anche gli urbinati n'eressero una della legazione. La maestosa porta Val-
sopra l'arco fuori di porta s. Lucia. Nel bona fu per lui ridotta in quell' antico
r
ijZi mg, Federico Mar-
fu presidente splendore, che avea quando nel 1 62 1 gli
cello Laute romano, arcivescovo di Pe- sposi Federico-Ubaldo e Claudia Medici,
tra, la cui nobile famiglia ereditò, come pervenuti da Firenze, fecero per la me-
dissi, il cognome, l'insegne e le superstiti desima pubblico ingresso. La strada del-
fortune di quella della Rovere ,perclièMar- la piazza grande fu ornata con pietre, e
c' Antonio Laute sposò Lucrezia eletta Ro- neli.°cortile e portico del palazzo apo-
vere, sorella di Livia moglie di France- stolico riunì i copiosi monumenti diretti
a
sco M. II, e Giuliano della Rovere pro- a comprovare d'Urbino, per
l'antichità
zio di Lucrezia, in favore de' suoi tìgli cui sulla facciata del palazzo municipa-
e de' Lante fondò una pi imogenilura. Fe- le venne eretta apide a suo onore. Altra
I
derico Marcello per le sue prerogative e fu posta nel prospetto della galleria del
ottimo governamento meritò da' pesa- palazzo apostolico per celebrare il mu-
resiuna statua nel palazzo pubblico; nel seo pieno d'iscrizioni ivi da lui raccolte
al 174^' Nel precedente anno divenne superiore della sua residenza, rese como-
legato il cardinal Giacomo Oddi. Il so- de le strade, e fece quel taglio vicino a s.
stituito cardinal Carlo Marini di Geno- Eufemia , che prese il nome di Strada
va, prima Urbino volle ri-
di recarsi in Nuova. Creato cardinale a' 23 giugno
vedere la morì a' 16 gennaio
patria, e ivi 1777, fu fatto pro-presidente della lega-
r
1 747. In questo fu eletto presidente mg. zione, che continuò a governare in parte
Gio. Francesco Stopparlij crealo cardi- del 1 778. In tale anno gli successe il pre-
r
nale nel i;53, vi rimase per legato. Già sidente mg. Carlo£*V/sztfw', nel febbraio
URD URB 35 7
I 78J creato cardinale. Nel suo presiden- Leo, altrimenti avrebbe occupato tutta la
tato il terremoto desolò la provincia nel legazione d'Urbino, onde mg.' Saluzzo fu
1781, specialmente in Urbino molti e- i costretto annuire ; e sebbene Pio VI ri-
difizi sagri e profani, onde poi cadde la conobbe la repubblica , la fortezza non
cupola della metropolitana che rovinò il fu restituita. Di più il detto generale nel-
tempio 1789. Crede il marchese Ric-
nel lo stesse mese proclamando da per tutto
ci che il terremoto avvenisse colla caduta la repubblica Cisalpina, la cui sede era a
della cupola, onde andarono perdute le Milano, costrinse il prelato (che più tar-
pitture di Maratta che l'avea popolata di di fu fatto cardinale) a partire da Pesa-
figure, delle quali appena si poterono sal- ro a'2i,ed a'23 venne occupala Sioiga-
vare de'frammenti per collocarli nel pa- glia, e quindi Urbino e il resto della pro-
lazzo Albani; ma veramente successe uel vincia, tutta democratizzata. Occupata nel
1781. Clemente XI avea commesso le 1798 anche Roma da'francesi, vi fu pro-
pitture al Maratta, oltre la tela colla Na- clamata la repubblica e divisa in 8 dipar-
tività, per lo stesso duomo, da collocar- timenti, uno de'quali si dichiarò il Me-
si rimpetto al quadro che vi eseguì Carlo tauro, che comprese questa provincia,
Ciguani. Nel 786 legato il cardinal Giu-
1 tranne Pesaro e s. Leo che si lasciarono
r
seppe Doria Pamphilj, e vice-legato mg. alla repubblica Cisalpina. A'20 febbraio
Federico Cavriani mantovano. Nel 1794 detronizzato Pio VI, fu condotto prigio-
presidente mg/ FerdinandoM." Sai uzzo. ne in Francia, ove morì gloriosamente.
Con questi termina 1' elenco de' presidi Nel declinare di settembre 1799 gli au-
d'Urbino il Lazzari, ed io lo compirò col- striaci e napoletani cacciarono france-
i i
le N.olìzie di Roma. Il Sai uzzo era arci- si dallo stato papale, e la repubblica ro-
vescovo di Cartagine, ebbe la compiacen- mana restò abolita, mentre era sede va-
za di veder condotta a One la strada del cante. Nel marzo 1800 eletto Papa Pio
Furio, ma si trovò all'infausta epoca del- VII, cessò governo provvisorio, e gli fu
il
questo e alla Sovranità della s, Sede (/".) il generale francese si dichiarò governa-
già nariaijohe pel fatale trattato di Tolen- tore generale della provincia d' Urbino:
1
tino, segnato da Napoleone a" 1 9 febbraio mg. Cacciapiatti ne partì, fu fatto udito-
1797, i doveano evacuare gli al-
francesi re della camera , e dipoi cardinale. Na-
tri Fano e Ancona,
luoghi invasi, tranne poleone I a'3 maggio 1808 riunì la pro-
sino alla pace del continente, e il ducato vincia col nome di dipartimento del Me-
d'Urbino appena soddisfatto l'imposizio- ta uro al regno d' Italia, dividendolo iu
ni della rata d'aprile, ludi col pretesto che due vice-prefetture d'Urbino una, di Pe»
Pio VI uon riconosceva la repubblica sarò l'altra, e poi lo fu anche Gubbio, co-
dicembre 1797 il general
francese, a' 3 me e meglio narrai in principio dell'ar-
Dumbrowalvi domandò la cessione di s. ticolo , dichiarandone governatore gè-
358 U R B URB
nerale il generale Lemaroìs. In seguito conte Francesco Cassi gonfaloniere, mar-
Napoleone I fece occupare il resto del- chese Pietro Petrucci conte Domenico ,
1814 stando Napoleone I per perde- voltarono Fano e Sinigaglia, città princi-
quando Pio VII nel maggio ifciT$ ritornò tà e della provincia". Seguita il cav. Cop-
trionfante in Roma. Gli austriaci nel mag- pi a raccontare, la sollevazione de'faziosi
1
mg. Angelo Olivieri. Neh 83o mg. Do- imperitura, resistenza all'attacco di Ser-
menico Catta ni, poi morto assessore del s. cognani. Il Papa dopo aver ammonito
Oflìzio. Nel 83 scoppiata la rivoluzione
1 1 gl'insorti con paterne esortazioni inutil-
a Bologna a '4 febbraio, ignorandosi ch'e- mente, con energia si accinse a combat-
ra stato elettoGregorioXVi, riferisce l'an- terli; e richiesta di soccorsi l'Austria, i te-
nalista cav. Coppi.» Dalle legazioni la ri- deschi a'6 marzo occupata Ferrara vi ri-
vernativi, il colouuellodella truppa ausi- ogni ordine esternate. Anche in quella se-
liare di riserva e l'assessore legale della ra vi Jesi illuminata l'intera città. Quindi
provincia montana; accolti colla più cor- nella sera de' 4 luglio nella sala del col-
tese gentilezza dal cardinale, il quale fece elegantemente ornata
legio degli scolopi,
salire nella propria carrozza il gonfulonie e vagamente illuminata, il cardiuale lega-
re. Neil' avvicinarsi alla città cominciò il to onorò di sua presenza un trattenimen-
suono delle campa uè e lo sparo de'morta- to accademico datogli dal municipio in ,
ri. La strada urbana che percorse, fra l'e- cui prese parte il flore de' cittadini, al-
sultanza della popolazione, avea le fine- ternandosi colla musica le poesie, essendo
stre tutte addobbate; giunto nella piazza consagrato il letterario subbietto alla me-
maggiore del palazzo apostolico, la ban- moria del glorioso Leone XII zio dell'am-
da civica cominciò a suonare festivi con- plissimo porporato,ed il p. Checcucci pro-
centi. Asceso nel suo nobile appartamen- fessore d' eloquenza , specialmente col
to, il cardinale ricevette nuovi omaggi, e proemiale discorso, ritrasse ineritati en-
la visita di mg/ arcivescovo. Nella sera la comi. Il regnante Pio fXt della sua nata-
città fu tutta illuminata e rallegrata da leprovincia nel declinare del 1846 nomi-
scelte armonie. Ricorrendo poi neli.°di nò legato l'anconitano cardinal Gabriele
luglio la festa del protettore s. Crescenti- Ferretti il quale giunto a Pesaro a' t3
,
nò, nel mattino ne annunziarono la so* gennaio 1847, si trasferì a Urbino a's3
tenuità suono delle campane e gli spa-
il dello stesso mese a prendere il solenne
6 pomeridiane il capi-
ri del forte. Alle possesso della legazione eh' ebbe luogo ,
tolo metropolitano col clero secolare la , nel dì seguente nella metropolitana, col-
congregazione governativa, l'autorità ci- la maggior pompa per essere il cardina-
vili e militari, il magistrato municipale, le congiunto co' vincoli della pareutela al
3Go URB URB
Pontefice. Oltre la banda civica, aumen- la promulgò, differenti essendo le opi-
tarono la generale letizia le bande di nioni, e probabilmente apostoli d'Urbi-
Fossombrone, d'Urbania e di s. Angelo no furono quelli che predicarono la fede
in Vado. Il n.° 1 6 del supplimento deìDia- nel Piceno e i\o\VUinbria(F.). L'autore
rio di Roma del i84y pubblicò di A. Ra- della Relazione della benedizione e im-
gazzi: Relazione dellefeste fatte in Ur- posizione delle mitre fatta al capitolo,
bino nella circostanza della venuta e del dice che Urbino vanta per costante tra-
r
possesso dell'Eni. principe il sig. car- dizione d' avere sino da' primi tempi e
dinale Gabriele Ferretti legato aposto- sotto il pontificato di s. Pietro abbrac-
lico di Urbino e Pesaro. Indi nel luglio ciata la cattolica religione, e quindi pro-
dello stesso 1847 ^ P a P a dichiarò legato curò sempre di render pii i suoi cittadi-
il cardinal Adriano Fieschi. Quindi av- ni. L'urbinate arciprete d. Andrea Laz-
venute le vicende deplorabili cronologi- zari nel t. 3, p. 273 dell' Antichità pice-
camente accennate Dell' articolo Pio IX, ne, ci diede: Dissertazione dell'origine
dopo la vergognosa insurrezione de'fazio- della religione cristiana in Urbino.
si accumulatisi in Pioma nel novembre , Principia con riferire ragioni per ripe-
1848, Urbino e Pesaro colle loro provin- terla da'ss. Pietro e Paolo principi degli
cie seguirono la sorte comune, ossia del- Apostoli, essendo la più comune quella,
l'anarchia che invase il resto dello slato che se s. Pietro, recatosi a Roma, prese
pontifìcio, e della repubblica romana pro- a cuore la conversione delle provincie
mulgata a'9 febbraio 849. 1 A ricuperare ancor più remote, molto più è da cre-
lo stato pontificio e reprimere i felloni, il dere, che da lui si avessero in vista que-
Papa Pio IX da Gaeta, ov'erasi ritirato, sti luoghi, che sono vicini a quella me-
UR B URB 36
che da lui derivasse la conversione dai sa urbinate per la sua festa a'^4 gennaio.
paganesimo degli urbinati, le cui lezioni Egli è vero che in esse non vieue nomi-
si restringono a riferire prodigi e i le con- naèo Urbiuo, ma s. Fe-
essendo vero che
versioni da lui fatte in Roma e nel viag- liciano passò l'Apennino, girò l'Umbria
gio recandosi ad Ascoli quando vi fu in- e il Piceno dappertutto, non può rite-
viato da s. Più ragionevol-
Marcello I. nersi d'escludere la sua venuta in Urbi-
mente può Urbino ripetere il lume delta uo, o si costituisca la medesima nel cor-
dottrina di Gesù Cristo da s. Feliciano po dell'Umbria, come si pretende, ovve-
vescovo di Foligno, ed il Jacobilli descri- ro del Piceno, come si vuole in parte. Per
vendo le gloriose gesta de'sauli dell'Um- queste e per altre ragioni che adduce, il
bria, afferma avers. Feliciauo fatto gran- patrio storico conclude. «Dunque e sulla
di vantaggi colla sua predicazione in que- fede del ms. Asisiale, riconosciuto per
ste proviucie. limatilo egli il Piceno colla buono, e sull'assertiva degli scrittori, e
feconda parola di Dio, e non coutenlo di sulla verosimiglianza delle congetture ap-
questo estese il suo apostolico ministero poggiati concluder possiamola prima dis-
a prò dell' Umbria ; ond' è che passato seminazione del vangelo nella città no-
l'Apenuino si die a coltivare per mezzo stra allo stesso s. Feliciano doversi attri-
de' suoi evangelici sudori ancora le città buire, e probabilmente sulla metà del se-
di questa provincia, fra le quali merita* colo HI, cioè sotto l'impero de' due Fi-
mente si può nominare Urbino. Questo lippi (dal 2 44 al 249) "• Indi passa a ra-
feliceavvenimento coriisponde a quasi gionare sul punto che s. Feliciano non
la metà del secolo III e sotto l'impero di converti tutta la città; e come vivessero
Filippo, il quale si vuole il i. "imperatore que'che avevano abbracciata la s. fede. I
cristiano occulto, o almeno assai favore- cristiani quantunque in grandissimo nu-
vole a' cristiani. Crede dunque Lazzari, mero prima dell'impero di Filippo, a ca-
che questa sia la vera epoca nella quale gione delle persecuzioni non professava-
Urbino, detestala l' idolatria, abbracciò no pubblicamente la fede, bensì uon l.i
la vera e cattolica fede ; dappoiché, se le negavano se scoperti; così il loro culto
lezioni antiche mss. della cattedrale d'A- non era pubblico, non essendosi potuta
sisimeritano la comune credenza, aper- ancora fabbricar chiese in faccia al po-
tamente dicono che consagrato in Roma tentissimo e fanatico gentilesimo. Perciò
da s. Vittore I, questi lo privilegiò del s. Feliciano Dell'introdurre pel i.°in Ur-
pallio con facoltà sulle provincie circo- bino la cognizione del vero Dio colla sua
stanti a Foligno, d' eriger chiese e con- non potè tutti convertire, e
predicazione,
sagrare chierici e vescovi, infervorando- i non tulli rendere costanti,
convertiti
lo alla conversione dell'anime dal genti- per timore de' tormenti e della morte ;
lesimo. » Si trasferì poi nella provincia ma col progresso del tempo si aumenta-
della Marca, evangelizzando come un al- rono e fiorirono. Fors'auche pure in Ur-
tro apostolo, ed operando inlìniti mira- bino sarà già stalo alcun cristiano. Certa
coli. Fra le altre città che illustrò nella è, che dopo la conversione di Costanti-
fede, fu Urbino". Quindi Lazzari difen- no I, nel donar la pace alla Chiesa, o
de il documento contro
quelli che gli Dell'accordare libero esercizio di religio-
diedero eccezione, con erudite ricerche ne a'eristiani, uscito il cristianesimo da'
e testimonianze, che per ogni d'ove per suoi nascondigli, per ogni parte inalberò.
l'Umbria e Piceno viaggiando, fabbricas- la Croce il suo glorioso vessillo, medito*
se chiese, propagane la fede, lincilo patì le V abbattimento dell'idolatria. 11 Co
il martirio d'ordine di Decio imperato- lucei osserva sulla dissertazione discor-
re, come si legge nelle lezioni della Qiie- di, per (manto egli procurò di provoi'o
36* U II B U RB
nella dissertazione preliminare a\Y Anti- per rivelazione Se dunque nel Pi-
div'una.
chità picene, di non ammettere lai. "ori- ceno Annonario penetrò così presto la
gine della fede cristiana in Urbino per fede di Cristo, ne viene per conseguen-
mezzo di s. Feliciano; ma concedendo il za che vi dovettero esser vescovi, che
gran progresso che per la sua predicazio- istruissero e coltivassero i cristiani. L'U-
ne vi avrà fatto, è di ferma opinione, eli e ghelli neir Italia sacra, t. 2, p. 779 :
lo da Ini spedito siccome nel Piceno, così gione cristiana, e che nobilitata a'tempi
ancora per l'Umbria, per le ragioni dif- di Costantino I della sede vescovile, i ve-
fusamente esposte in detta dissertazione. scovi liberamente vi poterono diffonde-
Soggiunge Colucci Urbino intanto si
: re l'evangelo, e pel i.° registra Evander
può vantare d' un antichissimo suo ve- Episcopus Urbinas Romano concilio iti'
scovo del principio del secolo IV, qual terfuit anno 3i3. L'annotatore Nicola
fu Evandro intervenuto al concilio ro- Coleti però avverte, che fu detto anche
mano celebrato nel 3 1 3 sotto Papa s. Mei- Ursino o Ursentino città di Lucania, co*
f biade nel palazzo Laleranense a lui do- qualinomi si accomodò Urbino.Leggo nel
nato da Costantino 1. E quantunque pres- Baudrand, Lexicon Geograpliicum, che
so Oliato Milevitano si trovi scritto, E- si dissero Ursentini i popoli di Lucania,
vandrus ab Ursinus, afferma Colucci, dall' oppidum Conhirsiovel Ursimarso.
tutti gli eruditi convengono essere l'ulti- Contursi è un borgo del regno di Napoli
ma parola errata collo scambio del b in del Principato Citeriore.Non si conosce
st e per Urbino doversi prendere il no- vescovato col nome di Ursentino. L'arci-
me della cattedra di quel i.° vescovo. Lo prete d. Andrea Lazzari urbinate ci die-
dice monumento onorevoleedi gran pre- de ancora nel t. 25 dell' Antichità picene
che il Piceno Suburbicario non
gio, e tale a p. 2o5: Serie de* vescovi ed arcive-
ne vanta altro simile per alcun antico scovi d' Urbino distesa, ampliata e cor-
vescovo delle sue molle città. Ma il p. retta. Anche di questo suo lavoro mi
Brandimarte nel Piceno Annonario s ol- gioverò, però insieme all' Ughelli ed al
treché a questo e non al Suburbicario Coleti. Protesta lo storico patrio, che
fa appartenere Urbino, in uno alla Pen- disperse l'antiche notizie, benché il ca-
lapoli di cui fece parte, dice che la fede pitolo metropolitano conservi parte del
cristiana vuoisi penetrata nel Piceno An- già importantissimo suo archivio, salva-
nonario secondo alcuni per s. Apollina- to dalla barbara strage degli archivi
re discepolo di s. Pietro, oltre V averla fatta da Cesare Borgia con riprovevo-
jiredicala nell'Emilia ; essere dubbio il li depredazioni, avanzo che nondimeno
vanto che se ne dà a s. Feliciano, per conserva pregiatissime ni e in orie,con que-
dirsi che portò la luce evangelica nella stecompilò il catalogo de'vescovi d'Ur-
Penta poli, nome che la provincia ebbe bino, ma non esservi sicurezza deli." che
assai dopo la di lui morte ed avere ben- ; che ne resse la chiesa. Dice inoltre che il
sìdimostralo nel suo Plinio illustralo progetto dell' Ughelli di comporre VI-
nella descrizione del Piceno 3 che ivi la lalia sacra a forza di relazioni altrui im-
fede vi penetrò assai presto, pel suo i.° pegnò un urbinate a mandargli una se-
apostolo il Navigante, che trovatosi pre- rie di vescovi più esatta che fosse possi-
sente alla lapidazione di s. Stefano, rac- bile,ed è quella che stampò, mancante
colse quel sasso che lo colpi nel gomito, però di diversi vescovi. Quindi crede che
e portò iu Aucoua,ealla quale lo lasciò il catalogo più compito de' vescovi ear-
URB URB 3(33
ci vescovi d'Urbino sia quello pubblicato mini come sua e quale visitatore; chiesa
dal Coleti con nuova edizione dell' Ita- retta allora da Castorio, il quale provocò
lia sacra nel i 7 17, avendovi aggiunti i il pontificio provvedimento, per la sua
nomi d'alcuni ignoti all'Ughelli, e di al- insufficienza e perle discordie insorte tra
tri dalle sottoscrizioni de' concilii da lui lui. eil clero, ed anche coli' abbate del
dichiarazione, il Lazzari comincia la se- della chiesa di Rimini, cogli storici del
rie de' vescovi con Evandro, rilevando quale in tale articolo dissi che nel 599
coll'Ughelli, che prima d'essere la chie- Ma ora che ho
altro visitatore fu Leone.
sa urbinate eretta in vescovato, fu sem- imparato venir Leonzi-o chiamato anche
pre immediatamente sottoposta al Pon- Leone, probabilmente fu il medesimo. A
tefice Promano. Evandro dunque fu al questi il Papa commise nella sua visita di
concilio di s. Melchiade in Roma nel 3 1 3, Unniiii, di fare la divisione de'pro venti,
congetturando Lazzari che fosse vescovo che o per l'oblazioni de'
fedeli, o pe'pos-
mollo prima di tal Papa ; e che l'errore sessiche aveano già cominciato le chiesa
del Bàronio nel trascriverlo ab Ursino a godere, provenivano a quella chiesa;
ne'suoi Annali, può esser fallo e altera- cioè che de' redditi della chiesa di Rimi-
zione de'copisti, in vece di scrivere Ur- ni, secondo la disciplina in uso, facesse 4
bino. Ma nella stessa Italia sacra, au- porzioni, una pel clero, altra pe* poveri, e
mentata e corretta dal Coleti, trovo nel delle due altre parti suddivise in 3 por-
t. 3, p. 493 Adjaccnses Episcopi, regi-
: zioni, queste si scompartissero una per
strato peri. "vescovo d'Ajaccio in Corsica, la chiesa, altra pel sostentamento di Ca-
Evander Episcopus ab Ursino: idem storio, altra per Leonzio stesso. Di tutto-
r
est etAdjacensis, cuj'us meminit Optat., ciò egregiamente tratta il d. Tonini, Sto-
lib. 1 et Greg. ftlagnus epist. 74, lib. 9. ria di Rimini, t. 2, p. 1 75 e seg., tra'do-
Questo fa assai dubitare che Evandro cumenti riportando le lettere di s. Gre-
realmente sia il i.°vescovoche si conosca, gorio I a Castorio vescovo di llimini, a
laonde con sicurezza piuttosto Leonzio Leonzio vescovo d'Urbino e visitatore di
deve ritenersi pel r.°vescovo di Urbino di Ritnini, ed aLuminoso abbate di detto
memorie certe, ad onta che Lazzari fac- monastero, della cui antichissima chiesa
cia le meraviglie della lacuna che passa sussiste ancora un oratorio. Scrisse S.Gre-
tra esso e il creduto Evandro. I cataloghi gorio i anche agli abitanti e clero di Ri-
della chiesa urbinate registrano sino al- mini, per aver travagliato Castorio e poi
l'erezione della sede in arcivescovato 4o auche Leonzio ; e nuovamente a questo
vescovi, 43 ed anche 44» riconoscendo con rimproveri, dopo aver esaminato le
Leonzio per 2. vescovo colla riserva, nisi querele del clero riminese nel 591, e sem-
jorsan proptc.r Cìiristianorum infesta bra con eifetto, poiché nel seguente 596
nomina iti latcbri Pracdcccssores ali- continuando nella qualità ili visitatore, il
quot (Urbinnm) Imbuisset. Leonzio tro- Papa Io facol lizzò a dedicare la basilica
vasi ancor chiamato Leone, visse a'tem- di s. Stellino martire, che perita per in-
pi di s. Gregorio I, e con particolare di- cendio, era stata rifabbricala. Riferisce il
stinzione fu da lui riguardato. Lo desti* Lazzari, che Leonzio si trovò alla morte
nò nel 5cj3 a riguardare la chiesa di Ri» di s. Florido vescovo di Città di Castello,
,
stampa col convertirsi il primo zero in vien dire che non la conobbe, od orumi-
un 6, L'Ughelli dice che il vescovo Esi- se idue seguenti vescovi aggiunti dal Co-
larato nel 680 intervenne al sinodo ro- leti. Pietro che intervenne nell' 861 al
inauo di s.Agalone^e si sottoscrisse: Exhi- concilio di Laterauo celebrato da s. Ni-
laralits Episcopus Metaurensis. Invece colò I,e si sottoscrisse Petrus Urbianusj
Lazzari, riferita l'opinione che lo crede e Giovanni, Urbinas Episcopus, che fu
ciltadiuo urbinate, vuole che assistesse al al concilio adunato in Ravenna uell'877
6.° concilio generale di Costantinopoli. da Papa Giovanni Vili, sottoscriven-
Siccome alcuni credono che sinodi ro- i do la lettera sinodale del concilio a fa-
mani del 679 e 680 sieno uno e meglio vore di Adalgario, Aeduensi Episco-
nel 679 celebrato, iti tal modo avrà po- po. II vescovo Alberto appose la sua
tuto intervenire ad ambedue. Ma quello sottoscrizione al diploma di donazione
che più importa si è, che Lazzari ci die che fece nell' 887 il vescovo di Fermo
la forinola di sottoscrizione prodotta dal Teodosio a favore del monastero di s.Cro-
Compagnoni Reggia picena, colla
nella ce in quella diocesi. trovasi una gran
Qui
qualesoltoscrisselecostituzioui di Papa 3. laguna sino al 102 benché crede Laz-
1,
Mctaurense dato alla legazione detta be beni patrimoniali della s. Sede, no-
i
rense, ma era lo stesso che dire Urbina* si hanno di lui, dice Lazzari. E egli que-
tai a suo luogo nel riferire, che Teodo- canonici lasciata la loro canonica, e tutto
rico dalla primitiva cattedrale suborna- quanto gli si era accordato per vivere in
li a di s. Sergio martire, si trasferì nel- comunità, cominciassero ad amministrare
l'altra posta dentro la città. Teuzoo Teli- le proprie separate prebende. Adunque
lo fioriva in dottrina e santità di vita nel secolo XI sussisteva nella chiesa ur-
nel io5o, e d'un suo miracolo parla s. binate la vita comune e canonica nel cle-
Pier Damiani neWEpist. 17. Gli succes- ro, anzi fu restaurata nel primiero splen-
se il beato Mainardo cittadino ui binate dore. Fra' 12 canonici il 1." luogo Cavea
d'onesti e civili natali, il cui culto imme- l'arciprete ;
poteva esservi la prepositu-
morabile riconobbe la s. Secìe con l'uffi- ra, ma non come oggi T. "'dignità del ca-
zio a '9 maggio giorno di sua festa e an- pitolo, poiché a que' tempi era uffizio
ne dalla stamperia della ven. compagnia rampi già sino dal 1 755 nelle Memorie
del ss. Sagramcnto presso Giuseppe M/ ecclesiastiche > nella Dissert. 9.*: Sopra
Derisoni fu pubblicata l'azione sagra in- t pregressi e decadenza della vita clan-
titolata : La traslazione del corpo di s. strale de* chierici o canonici, nel § 28
Crescentino fatta dal b. Mainardo cit- delle sue costituzioni della chiesa d'Ur-
tadino e vescovo d Urbi no , ivi 1785. bino ne avea pubblicato un estratto, ca-
Lazzari incaricato dall'arcivescovo Mon- vato dall'originale esistente nell'archivio
ti a cercarne le notizie, egli dice, non de'canonici nel 1749. Ma con tutte le
poche ne riunì, fra le quali un decreto proteste del Lazzari parlando d'Ughelli
prolisso che riporta, fatto dal beato nel e Coleti, nulla dice del da loro impor-
1068, anno memorabile per la trasla- tante riferito. Il b. Mainardo interven-
zione del corpo miracoloso di s. Crescen- ne nel concilio romano di Nicolò II nel
tino martire. Con questo a' 12 canonici, 1 o5q, e ad esso indirizzò s. Pier Damia-
che formavano allora il capitolo della ni V Epist. 5o. Egli è ricordalo nella bol-
cattedrale, permise la vita comune, pre- la d'AlessandroII del 1062 concessa a
se in perpetuo, però senza pregiudizio (non però sottos. Gregorio "VII traslato,
de've^covi successori. Osserva Lazzari, perchè questo Papa fu eletto nel 073)} 1
che sarebbe opportuno il ricci caie, quan- quindi nel i4<)<) I'11 collocato in più de-
do cominciasse nella chiesa urbinate la cente luogo sotto l'altare maggiore, con
366 U R B URB
marmorea iscrizione riprodotta da U- urbinate, per esser troppo estesa l'aulo-
ghelli. Il vescovo Pietro viveva nel 1088. rità de'mouaci di s. Tommaso sul terri-
Dopo di lui trovasi registrato Giso o Gi- torio d'Urbino, possedendo ancora le giu-
sone deli 162, che nel 1 179 intervenne risdizioni spirituali delle chiese di s. Pie-
al concilio di Laterano Neil 192 ti-
III. tro in Fanano, Maria in Murzola
di s.
gone Brandi nobile urbinate, che nel sotto Colbordolo, di s. Martino delle
1 197 intervenne alla consagrazione del- Genghe, di «. Maria delle Ripe, di s. Sal-
la chiesa di s. Croce di Fonte Avellana. vatore di Talacchio. Nel 12 14 da cano-
Dopo la sua morte Innocenzo III elesse nico di Rimini divenne vescovo d'Urbino
il successore, e se ne fa menzione nelle Raniero, e non nel 1200 come scrisse con
sue decretali nel cap. Cum remisissentt elogio il Clementini, che inoltre lo dice
senza specificare il nome. Dice il Lazza- consagrato da Innocenzo III. Nella sua e-
ri eh 'è verosimile si chiamasse France- lezione insorse litigio, onde il capitolo ur-
sco, trovandosi in un antico ms. indicato binate compromise l'elezione del nuovo
colla iniziale F., ed era di gran mente e vescovo in due canonici, i quali concor-
sapere. Oltre la causa a lui affidata ver- demente volevano eleggere un loro col-
tente fra l'economo del monastero di s. lega. Si divisero i parliti, ed Innocenzo
Martino del Monte e i viterbesi, come si 111 troncò ogni disputa col non confer-
legge nel cap. Cum causa de empi, et marlo, per cui il capitolo si rivolse a Ra-
vendita fu deputato dal detto Papa nella niero. Prima che fosse consagrato gli fu
controversia che passava fra il vescovo dal Papa concesso l'esame d' una causa
di Pesaro e l'abbate di s. Tommaso in fra l'arcivescovo di Ravenoa e canonici i
Foglia. Erano gravi tra loro le dissen- di Porto, ed egli sentenziò nella catte-
sioni, e la lite avea molti capi, riferiti dal- drale di Rimini a favore de'canonici. Es-
l'Olivieri nelle Memorie della badia di sendo nominato nel 1224, nel registro
s. Tommaso in Foglia nel contado di d'Onorio IH, pare che governasse o an- j
Pesaro. IlPapa nel 2 3 delegò ve- r 1 i ni, secondo Lazzari. Ma rUghelli riferi-
scovi di Fano e d'Urbino per troncarla, sce che Onorio III nel 1220 elesse Oddo-
ed avrebbe difalti avuto presto il suo fi- ne o Ottone suo suddiacono, e riporta la
ne, se dalla loro sentenza data non si bolla Dilecto filioy et Capitalo Juslino-
fossero appellati egualmente il vescovo e politanOy data nello stesso anno a' 8 mar- 1
l'abbate, quando sul finir di detto anno zo, colla quale deputò l'eletto Oddone ad
fu costretto Innocenzo Illa porvi mano eseguire una sua commissione. Perciò il
e decidere in qualche modo la preten- Lazzari errò anche nella data di sua e-
sione, con emanare la bolla Cum oliai lezione, che attribuisce al capitolo, dicen-
causa, presso le Memorie , Appendice dolo nel 1225 e consagrato da Onorio
n. 8. Tale appellazione fece sospettare in- III. In Pesaro essendo vacato un cano-
giusta la decisione de'due vescovi depu- nicato della cattedrale, da una parte del
tati giudici, perchè quello d'Urbino si capitolo fu eletto Alberto, ad onta ezian-
credeva che soffrisse di malavoglia, che dio dell' opposizione del vescovo Bar-
il monastero di s. Tommaso si estendes- tolomeo, che lo scomunicò. Il canonico
se tanto colla giurisdizione spirituale e si portò in Roma Papa che
a licori ere al
temporale nel contado e diocesi d'Urbi- deputò giudici, i quali abusando di loro
no. Poiché la badia possedeva parte de' rappresentanza posero il canonico in pos-
castelli diColboidolo e delle Ripe, e l'in- sesso; ma Bartolomeo tornò a scomuni-
tero castello delle Genghe, i quali l'ab- carlo, insieme all'arcidiacono e a due ca-
bate pose sotto la protezione del comu- nonici, appellando al Papa. Allora que-
ne di Rimioi. Lazzari difende il vescovo sti commise la causa a Oddone, ed al pre-
U R B CRB 3G 7
pcsfo e capitolo d' Urbino. Peto Oddo- sto gli successe Egidio arcidiacono di Spo-
ne vedendo l'ostinazione degl'interdetti, leto a' 3 ottobre. Tali date dell' Ughelli
tolse per 4 MMM le rendite ad Albert», e non sono esatte. Lazzari dice, che Ono-
rimise in mani del Papa la eausa. Essen- rio IV nel nominò vescovo, men-
1 286 Io
do vescovo Oddone e nel 1240, da Anto- tre il predecessore Martino IV erasi ri-
nio Tarducci da Primicilio fu eretta la servata la chiesa d'Urbino, forse per la
fraternità e spedale di s. Maria della Mi- ribellione degli urbinati da lui scomuni-
sericordia di Pian di Mercato. Pietro vi- cali, al modo riferito da Lazzari. Dunque
vea neli25o, prima come vuole Laz- era già vacante a'29 marzo 1285 incoi
zari, e dicesi che d'ordine d' Alessandro quel Papa morì. Nota Colucci, che nel
IV consagrasse la chiesa di s. Maria de- 1296 s. Celestino V (avea rinunziato il
gli Angeli dell'Ai verina, nella domenica Papato a' 3 dicembre 1294, e morì a' 19
1
fra VSS dell'Assunta. Nel vescovato di maggio 1296 semplice religioso) coman-
Pietro, narra Garampi, le monache di s. dò a Ricciardo da Ferentino, che sotto-
Damiano presso il castello di Begno ver- ponesse alla chiesa romana pesaresi egli i
monaci in altri monasteri dell'ordine be- Lazzari dice, si vuole che morisse nel 32 1 1
nedettino. Tutto fu eseguilo non senza appassionato nel veder la sua chiesa in-
molte violenze dell'abbate e del comune terdetta. Dunque, soggiunge,o fu sede va-
d'Urbino, quali furono perciò sottopo-
i cante fino ad Alessandro, o governò un
sti all'ecclesiastiche censure, la cui pub- altro vescovo che s'ignora, eome opina
blicazionee osservanza il Papa commise l'erudito arcidiacono Battiferri urbinate,
con bolla all'abbate di s. Anastasio. Gui- che studiò per formare il catalogo de' ve-
do 1^59, al cui tempo Lazzari
eletto nel scovi. Dell'interdetto fulminato a Urbino
racconta altra scomunica fulminata con- nel 1 da Giovanni XXII, parla anche
32 1
tro Uibino ribelle alla Chiesa, con mo- il Rossi,Historiarwn Ravennatum a ta-
nitorio d'interdizione emanato nel 1266 le a imo, insieme a Federico, Guidone eSpc-
dal cardinal Paltónièri legato della Marca, ranza conti di Monte Feltro e d'Urbino,
nel pontificato di Clemente IV. Il vescovo pestilentes et venenata radice natos^cvis-
Guido si pretende della nobilissima fami- se il Papa. Forse dalle conseguenze della
glia de' Brancaleoni di Castel delle Ripe, terribile censura e per le loro oppressioni,
s. Chiesa di Castel Durante, o
poi vicari di tumultuando gli urbinati, nel 1 322 mon-
meglio dell'altro ramo de'signori della tati in furore li trucidarono. Nel 1 329 A-
Rocca e di Piobico ; ma il Lazzari vi ripu lessandro de' conti Guidi fu eletto dal ca-
gua ed esclude d'aver Guido appartenu- pitolo ( osserva Lazzari , ohe fin da tale
to a'Brancaleoni. L' Ughelli lo dice ret- anno erasi rinnovato in Italia il costume
tore generale della Marca Anconitana di eleggersi il vescovo dal clero o capi-
sotto Gregorio X : in fatti lo trovo ripor- tolo, nonostante il pontificio divieto, per
tato Minj^ntMa Serie* ree torum Mar- cui rigettata l'elezione d'Alessandro, volle
thiae di Leopardi, ed il Compagnoni lo egli stesso conferirgli il vescovato. Nota
chiama vicario nello spirituale : le memo pure, che verso quatto tempo finì la vi-
Durante la vita comune del capitolo col vo Francesco Brancaleoni, già abbate dì
•vescovo, morto questo, i canonici coll'ap- s. Cristoforo di Castel Durante e vescovo
re certo che poi con nuova elezione pon- de riconosciutolo solennemente, con ma-
tifìcia Alessandro governò la chiesa ur- gnificenza Io collocò ove si venera, e così
binate, e moiì neli34-2. Nel novembre vinta l'incertezza del popolo sull'esisten-
Clemente VI non volendo riconoscere l'e- za del sagro tesoro , tostò si ravvivò la
per essa nel 1 347, nel viaggio miseramen- canone,tutto comprovando colla lapide e-
te si annegò in un fiume. E curiosa la sistente nella sagrestia e da lui riprodotta.
franchezza colla quale Lazzari, dopo a- ) domenicani recatisi in Urbino fin dal
verne lodato il merito e detto che gover- principio della loro fondazione ufh'ziaro-
nò neh 337, soggiunge! di più non ci sa no la chiesa dell'Umiltà, detta perciò per
dire neppure l'Ughelli ! Mentre da me
il più d'un secolo la Madonna di s. Dome-
riferito è un estratto del di più che nel- nico, abbandonandola dopo l'edificazio-
l'Ughellisi legge; il quale inoltre si dif- ne dell'ampia chiesa esistente. Nel con-
fonde alquanto sul lustro di sua famiglia vento fin d' allora eravi lo studio delle
signora di R.adicofini, che edificò Ripa- scienze scolastiche, e ha da molte tra- si
fratta nel luogo donatole da Ottone III. dizioni che dipoi fr; Michele vi fu lettore
]Nel dicembre 1 347 Clemente VI elesse Ghislieri, indi glorioso s. Pio V; e che
fr. Bartolomeo Simeone Carusio urbina- contemporaneamente era reggente del
te, romitano di s. Agostino d'esemplare convento di s. Francesco fr. Felice Pe-
v santa vita che gli procacciò il titolo di retti, in seguito immortale Sisto V e som-
Beato. Fu eruditissimo e autore di molte mo vanto del Piceno. Francesco ritenne
opere pregevoli, alcune delle quali furo- in commenda l'abbazia, e di patria fu (iti-
no poi stampate e registrate dal p. Ci- rantino e non urbinate come alcuno pre-
valli (conosco : Melleloquiuni s. Angu- tese, non essendo certo che i Brancaleoni
stiai veritatis a Bartholomaeo de Ur- fossero asci itti alla nobiltà d'Urbino, ben-
r r n U \\ B 3%
sìuna Brancalconi entrò nella casa Bo- cortile del palazzo ducale, il che saia av-
naventura Nel i3y5 e forse dopo qual- venuto per quanto benignamente fece per
che anno ili sede vacante ne fu succes- , Guid' Antonio conte d'Urbino, a cui die
sorefr. Guglielmo de'minoi i, che nel set- per moglie la nipote Caterina Colonna ;
tembre 3^8 insorto a suo tempo contro
i e quindi o Federico figlio di Goid' An-
Urbano VI il grande scisma narrato a tonio e edificatore del palazzo, o altro du
suo luogo e sostenuto dall'antipapa Cle- ca, per memoria pose nella corte lo stem
mente VII, infelicemente ne seguì le parti ma Martino V. In certo modo dallo
di
partibus, dandogli inoltre Clemente VII Ottone non fu Martino V, poiché restan-
tu amministrazione la chiesa di Zara a' do nel suo opinamento rileva. » Uno sba-
i\ gennaio 1379; perciò si vuole che il glio certo qui hanno preso alcuni nello
pseudo-papa v'intruse altro francescano seri vere e credere, che nel 62 i fosse Irò
1
chiamato fr. Francesco, il quale da Ur- vaio nella sagrestia del nostro duomo, so-
bano VI espulso dalla città, più tardi lor pra l'armario degli appaiamenti, il coi pò
nato all'ubbidienza di Bonifacio IX, fu da d'Ottone, e ebe da lì fosse riposto nel se-
questi legittimamente posto nella sede polcro degli arcivescovi". Non fu sbaglio,
in binate, il che reputo assai dubbio, al- inauna realtà. Sotto il vescovo Oddone da
meno non mai prima del seguente. Cer- Colonna, e nel pontificato d'Ui bauo V si I
to é che Guglielmo fu scomunicato e formarono degli Statuti nei 388 tra il ve- 1
nesi, per somigliare al nome e cognome virtù, e si dice promossoalla chiesa d'Ut*
di Martino V con questo venne confu- bino e ad altre dignità da Gregorio X.1I
so. Lazzari si conferma che Martino V e Giovanni XXIII, a Martino /* ditio-
fu il pastore d'Urbino, per la sua arme nis ex tensione assccuto, morto nel i.\i.i.
scolpita in pietra e affìssa al muro del i.° Poiché narra l'Ughelli, che intruso di
voi,, i.xxxvr. »4
4
37o U R B V R B
Gregorio XII, in grazia della pubblica invece s. Bernardino da Siena (dipoi
quiete, Giovanni XXlll (eletto contro Giovanni nel 1 4^4 fu vescovo d'Odino,
quel legittimo Papa: la parola intruso al* ed il Garampi lo crede della famiglia
Inderà all' ubbidienza d* Urbino a Gio- Prefetti de Vico prefetti di Roma), che
vanni XXIII, durando ancora Io scisma) ri pugnante, gli surrogò l'8 febbraio 436 1
a'i3 agostoi4i2 lo trasferì alla sede di Antonio de' conti Aitami da s. Vito nel
Forlì, ma restò iu Urbino. Eletto Marti- Friuli, arcidiacono della chiesa patriar-
no V, il vescovo Matteo calorosamente lo cale d' Aquileia, uditore di rota, non
supplicò a restituire alla sua chiesa la ba- conosciuto da Lazzari. Il Papa l'inviò
dia clurantina di s. Cristoforo, e altri ca- nello stesso anno suo nunzio al concilio
stelli già di giurisdizione della medesi- di Basilea, ove con dignità sostenne le
ma; e il Papa die a esaminar l'affare al- ragioni della santa Sede, indi al re di Sco-
l'abbate di Angelo di Gaifa. Riporta
s. zia, ed in Germania nel 438 per l'ele- 1
dolo dalla sede di Trieste, nel quale ar- decessori, il Lazzari fa tale una confusio-
ticolo dissi altre sue notizie, essendo sta- ne, ch'è meglio non parlarne. La storia
to a'sinodi di Pisa e di Costanza, ove avea dice morto il cardinale neh 477 Per sua 1
perorato nelle controversie con somma rinunzia, neh 4^2 l'i j settembre Nicolò
eloquenza. Morì nel 1 435 in Urbino e fu V vi trasferì da Boiano, e non Bologna
sepolto nella chiesa de' suoi religiosi. Il come scrive Lazzari, Andrea da Veroli,
capitolo pretese di rinnovare l'antica di- già vescovo di Conversano morto nel ,
sciplina con eleggere vescovo il proprio 1462 secondo Lazzari. In vece Pio II nel
preposto Giovanni della nobilissima fa- i463 lo trasferì a Muro, e Paolo II nel
miglia Prefetti da Urbino, poi estinta,con 1464 a Camerino. Neh 4-63 dunque Pio
atto riferito dall'Ughelli. Eugenio IV ri- 11 sui rogò al precedente. Girolamo Stac-
gettò l'elezione, ancorché per ottenerne coli nobile d'Urbino: Lazzari si diffonde
il beneplacito Giovanni si fosse recalo in parlar degl'illustri di tal famiglia, ma
a Firenze dal Papa, il quale designò quanto a Girolamo solo dice che fu ve-
URB URfi 37 e
scovo 5 nnni. Perciò nel i 468 lo divenne cuore umano, come seri ve Lazzari, ma su
Gio. Dattisla Melimi (VX il quale nel 3 monti posa l'ugliell'iano in figura e non
i \"\ die principio alla nuova magnifica con parole. Nel suo vescovato la discorsa
cattedrale, e nel i4?6 fu creato cani ina le e contrastata collegiata di s. Sergio, do-
di Si&lO IV della Rovere. Dice Lazzari po circa 9 mesi, Innocenzo Vili, che l'a-
che il cardinale amando l'urbinate Pai vea eretta, la soppresse per l'orgoglio del
troni vescovo di Bitonto, e poi di Sutri e suo capitolo, contro quello della cattedra-
Nepi, gli commise in Urbino la consacra le e dello stesso pastore. Nello stesso 491 1
zione della chiesa di s. Girolamo de'reli- (non però a* 1 5 aprile, come vuole Ughel-
giosi del b. Pietro da Pisa, la quale era li, perchè dalla lapide dieci die del pre-
situata ov'è ora l'entrata del magnifico decessore leggo obiit xvi aprila : altro
nuovo convento, la chiesa nuova venen- errore numerico , suo o della stampa è
do poi nel [780 consagrata dall' arcive- quello della morte di Racanelli i486, e
scovo Monti. Di più il Paltroni consagrò dell'elezione di Controlli i484), Innocen-
la chiesa de'girolamiui di Talacchio. Si zo Vili lo fece succedere da Gio. Pietro
vuole che tal prelato facesse dipoi erige- Arrivabene nobile mantovano, erudito e
re una collegiata in ih Sergio con 6 cano- chiaro letterato, oratore di Guid'Ubaldo
con bolla d'In-
nici e la dignità del priore, I presso la s. Sede , segretario apostolico
nocenzo Vili del 487, cioè nel vescovato
1 domestico di 3 Papi e nunzio pontificio
di Controni. Altri negano la sua esisten- a Ferdinando I re di Napoli. Nella cat-
za, e che piuttosto in essa ufficiasse il ca- tedrale fondò la nobile cappella de' vss.
l'antico palazzo ducale, ove poi si formò (ov'è detto morto nel 5>o4, mentre in 1
stituzioni del capitolo* Nel i486 Filippo piscopio, ecurò la pietà e moralità del cle-
de Controni primicerio di Lucca sua pa- ro, Non voglio occultare un dubbio di
tria, dottore in ambo le leggi, fu il pasto- Lazzari. Egli crede probabile, che dal
re che Innocenzo Vili dicagli urbinati, 1 49 ! al i493 e prima d'Arriva bene, fos-
dal Lazzari encomiato per somma cordia- se vescovo urbinate un Marco, perchè il
lità, dottrina e singoiar pietà; ma se a tut- Zaccaria nel suo Excursus ìtalicus, di-
to questo fo eco, non posso farlo ad un ce aver in Pesaro letto in un codice del-
soloanno di vescovato eh' egli a lui dà*, l'Olivieri il sinodo di detto vescovo, e lo
mentre morì in Roma a' 16 aprile 49 1 E manifestò pure nella Lettera al cardi-
d'anni 53 e fu tumulato avanti la cappel- nal Quii-ini pubblicata dal Calogerà a ,
sopra Minerva, tutte cose vere eraflerma /Set, ma nel riscontrarla vi trovai la sem-
te da Ughelli col riprodotto epitaffio, in plice indicazione.Anche Lazzari lo lesse.
cui celebrasi la suamassima integrità. La- Giulio neli5o4 fece vescovo Gabriele
11
sciamo da parte lo stemma, altrimenti do- Gabrielli (f.) fanese, e nel ^o la oreè 1
">
vrei osservare che la torre non sopra un cardinale, accogliendo il Papa in Urbino,
37a URB U B B
come duca Guid' Ubaldo T;
già dissi, col Paolo III gli surrogò il cardinal fr. Dio»
il quale nel i5o4 donò al magistrato d'Ur- nisio iMurerw (F.) t
il quale non si recò
bino l'ufficio dei danno dato, al gonfalo- alla sede , e terminando di vivere
17 a'
niere Francesco Battiferri assegnò il i.° settembre i542, fu scolpita sul sepolcro
luogo nel seggio, il 2. al podestà; e nel in s. Marcello l'iscrizione pubblicata da
1007 fece dono alla ven. cappella del ss. Uglielli, in cuisi legge: Card. Urbinaten-
Sagramento della cattedrale d'alcuni fon- si Episcopo. A'6 novembre lo stesso Pa-
di per due cappellani, onde celebrare al pa conferì il vescovato al cardinal d. Gre-
suo altare quotidianamente, e di più con gorio Cortese (V.), che nel 1 543 da Ur-
islromeuto , la gualchiera e cartiera di bino si recò ad ossequiare Paolo IH re-
Fermignano, coli' obbligo di mantenere duce da Busseto, in Gradata a' 16 luglio.
la cappella de'musici nel duomo. Reduce A' 21 settembre 1 548 morto in Roma,
dalla legazione di Perugia, morì in Ro- Paolo IH fece vescovo della patria il car-
ma a'6 novembre 5 1 1 1 e fu sepolto in s. dinal Giulio Feltrio della Rovere (V.),
Prassede con lapide riportata da Uglielli. fratello del regnante duca Guid' Ubaldo
Nel dì seguenleGmliol l gli die in successo- II, dignità che rinunziò con regresso ne l
re fr. Antonio Trombetta padovano con- i55i, a Felice Tiranni da Cagli. Sicco-
venluaie,insigne teologo e scrittore di vari me il amava teneramente la
cardinale
opuscoli, professore di metafisica nella pa- patria e compiaceva soggiornarvi, co-
si
tria università. Intervenue al concilio ge- sì le procurò tutti quegli onori che po-
nerale Lateraueuse Vcome vescovo d'Ur- tevano renderla più illustre e più. cele-
bino e come arcivescovo d' Atene, al cui bre. Pertanto supplicò Pio IV, il cui ni-
titolo fu traslato nel 4 morendo in 1 -5 1 » pote avea sposato la figlia del fratello,
Padova neli5i8, e tumulato in s. Anto- perchè si degnasse innalzare il vescovato
nio con epitaffio riferito da Uglielli. Laz- in arcivescovato e la cattedrale io metro-
zari sospetta che due Antonii un dopo politana, e fu esaudito come vado a di-
l'altro fossero vescovi, ma non è provato. re. Non contento di questo eterno bene-
Leone X. a'2 maggioi5i4 dichiarò am- fìzio, il cardinale colle sue proprie rendi-
ministratore perpetuo d'Urbino il cardi- te fondò nel capitolo le dignità dell'ar-
nal Domenico G rimani (V.) patriarca ciprete e del decano.
d'Aqnileia (della quale meglio a Udine) Mentre Felice Tiranni da' 18 novem -
a
e amico vero del duca Francesco M. I. bre 1 55 1 era vescovo d'Urbino e Mag-
Lazzari pretende ritardare ali 5 9 il reg- 1
giordomo [V.) di Pio IV, questo Papa
gimento del cardinale. Poco innanzi al- mediante il consenso e l'adesione di tutti
la sua morte rinunziò l'amministrazione, ivescovi del dominio del duca d'Urbino ,
tre Pio IV dichiarò suffraganei della me- immediatamente soltoposto alla s. Sei\e,
t ropolitana e dell'arcivescovo, le chiese ve- non solamente istituì in Gubbio la catte-
scovili ed i vescovi di Cagli, d'ìSijiigaglia, dra di diritto civile, forse per impedire
di Pesaro , Fossonibrone, di Morde
di che i suoi chierici si recassero a studiar-
Feltro, di Gubbio, tulli del dominio del lo in Urbino; ma nel 660 mosse
1 lite con-
duca d' Urbino. Tutti losono tuttora, tro la metropolitana d'Urbino, alla con-
tranne Gubbio. Anzi si devono aggiun- gregazione cardinalizia de' vescovi e re-
gere i vescovati di Urbani a e di s. An» golari sulla pendente controversia, la qua-
gelo in J^ado , eretti da Urbano Vili e le non avendorisoluto cosa alcuna, lo Spe-
dichiarati suffragane! della metropolita-* relli ed i successori vescovi eugubini viep-
na, unendoli aeque principaliter con un più si crederono interamente liberi dalla
bino i suffraga nei, era vescovo di Gubbio gubina del suo pastore, il Papa dichiaras-
Mariano Sa velli fratello del cardinal Gia- se nelle lettere apostoliche, di non inten-
como Savelli, che ad esso avea rinunzia- dere pregiudicare diritti della metropo-
i
to tale vescovato. Mariano non volle mai litana urbinate, sulla lite pendente e in-
riconoscere sopra di se e sopra la sua decisa. Finalmente I* arcivescovo Tom-
chiesa la giurisdizione metropolitica del- maso Marelli nel 1723 recandosi in Ro-
l'arcivescovo d'Urbino, e tenacemente so- ma al concilio di Luterano convocalo da
stenendo l'esenzione, ricusò sempre d'as- Benedetto XIII, energicamente siadoprò
sogget larvisi,* die principio alla lunghis- col Papa a terminare la disputa, con con-
sima lite e controversia tra la sua chie- fermare la bolla di Pio IV, e di ordinare
sa e quella d'Urbino. Egli credette pre- al vescovo di Gubbio di riconoscere hi
giudicali i suoi diritti, che pretendeva fon- sua dipendenza dal metropolitano d'Ur-
dali, perchè il vescovato è compreso nel bino qual suo suffraganeo. Tutto fece Be-
raggio delle ioo miglia distanti di Roma, nedetto XIII colla bolla Circumspecta
laonde secondo gli antichi diritti i vesco- Romani Pontificis, de' 2 3 maggio 172$,
vi del medesimo non sogliono dipendere Bull. Rom. r, par. 2, p. 4 7> facendo
1. 1 1
che soltanto dalla Se(\t apostolica; per cui in essa la storia della controversia, dichia-
secondo l'aulica disciplina può intervenir- perpetuo. Era allora vescovo di Gubbio
vi ,
previa però legale dichiara/ione che Fabio Mancinforte, il quale ripugnando
fece nel sinodo medesimo, di uou intcu* di veder la sua chiesa privata del diritto
374 CRB URB
ti a 'suoi predecessori vigorosamente dife- ss. Concezione, con iscrizione marmo-
so, rinunziò il vescovato e si ritirò in An- rea riportata dall' Ughelli e dal Lazza-
a
cona. II successore fi\ Sostegno M. Ca- ri. In forza del regresso il cardinal Fel-
valli , vide che all' opera pubblicata dal trio della Rovere rioccupò la sede colla
Fontanini a favore della chiesa di Gub- dignità arcivescovile, e la ritenue sino al-
bio (F.) } fu risposto con quella d'Anto- l'agosto, facendone rinunzia un mese pri-
nelli in difesa della metropolitana d' Ur- ma di sua morte, ad Antonio Giannol li
bino. Ma Gub-
dipoi essendo vescovo di di Montagnana diocesi di Padova, vesco-
bio Mario A ncaiani,avendoPioVIl smem- vo di Forlì, amalo da'duchi d'Urbino. Il
bralo dalla sua diocesi Pergola, eretta in cardinale donò alla metropolitana la cro-
vescovato e fatta suffraganea della me- ce e 6 candellieri d' argento per le pro-
tropoli d'Urbino, efficacemente si adoprq cessioni, assegnò 5oo scudi per l'arcive-
col Papa, in compenso della perdila fat- scovato, e 220 per l'arcipretura e deca-
ta dalla sua chiesa, di sottrarla nuova- nato.Morì in Urbino a'3 scttembrei 578,
mente in perpetuo dalla suflraganeità di secondo Lazzari e la lapide sepolcrale, e
Urbino e di restituirla all'onore d'essere fu deposto in s. Chiara con epitaffio ri-
immediatamente soggetta alla s. Sede, e prodotto anche da Ughelli. Le sue pre-
venne pienamente contentato colla bolla ziose suppellettili furono divise tra le me-
Ecclesias illas de* 12 dicembre 18 18,
, tropolitane d'Urbino e di Pia venna, di cui
Bull. Rom. coni. 1. 1
5, p. 1 4o: Exemplio pure fu arcivescovo, ed il santuario di
Ecclesiae cathedralis Eugubina? a sub- Loreto, del quale era stato governatore.
jeclione metropoli tanae Urbinatensis, 11 Giannotti assunto l'arcivescovato, ne*
ejusque subje dio immediata Sedi Apo^ 12 e più anni che risiedè in Urbino recò
siolicae. Ed eccomi a fare ritorno al i.° e vantaggi alla città e alla metropolitana.
benemerito arcivescovo Tiranui, che in- A questa rifece il pavimento col sepolcro
nalzata la sua chiesa al grado arcivesco- pegli arcivescovi, cominciò la fabbrica del
vile, lascialo il maggiordomato, ad essa seminario, per cui è uno de' più antichi,
fece ritorno. Con ottime leggi provvide contribuendovi del proprio s. Carlo Bor-
all' osservanza delle feste ed a quelle so- romeo, e si vuole che gli donasse la chie-
lenni della ss. Annunziata e del Corpus sa suburbana di s. Barbara col terreno.
Domini, al cullo di s. Crescentino e di al- Anche il vescovo di Pesaro pretendendo
tri santi, alla morale e a'buoni costumi, a- l'esenzione dal metropolitano, ripugnan-
gli ebrei perchè abitassero nel luogo loro dogli la qualità di suffragando, il vicario e
assegnato. Ne'37 anni del suo vescovato il fiscale disprezzarono alcune citazioni
e arcivescovato, fu sempre intento a be- del tribunale arcivescovile, in causa d'ap-
neficare il gregge affidatogli. A sue spe- pellazione, onde furono scomunicati dal-
se fece fare dal Genga il bel pulpito e l'arci vescovo. Appellandosi alla congrega-
y organo cou pitture di Barocci, restau- zione de' vescovi e regolari ,
questa loro
rò il palazzo arcivescovile, celebrò il me- ingiunse d'umiliarsi e chiedere perdono
moratosinodo provinciale, che conferma- all' arcivescovo. La buona armonia col
lo da Pio IV fu stampato, secondo Laz- duca gravemente si alterò, onde l'arci-
zari, in Urbino nel 1569 (conosco l'edi- vescovo pieno d'amarezza partì da Urbi-
zione di Pisauri 1570, Synodus Ur- no, e audò vice legato in Avignone e poi
Innif ab Archiep, Tyranni), e riformò in Bologna ove morì nel 1597 e fu sepol-
Je costituzioni capitolari divise in i/\ to in s. Petronio. Nella sua assenza nel
capitoli con erudita prefazione. Morì governo dell' arcitliocesi gli fu sostituito
il i.° febbraio i5y8 e fu sepolto nel- per vicario apostolico il protouotario Pao-
la metropolitana, nella cappella della lo Pagani di Monte Piubbiauo, il quale die
URB U RB 375
rompimento alla fabbrica del seminario, tà e arcidiocesi d'Urbino nel 1 569, e con-
e nel giorno ili s. Cecilia del 15q3 vi fe- fermato da s. Pio V colla bolla Decet,
cero ili. ingresso i chierici. Approvò le dopo lunga discussione, tutti i pai amenti,
riforme alle costituzioni del capitolo, ed colla croce pettorale preziosa e altro re-
istituì I' orazioni dette della Settimana stò alla sagrestia metropolitana, ed il ri-
per tutto l'anno, e le divisea settimana manente nella più parte ebbero gli eredi.
in ciascuna chiesa con I' esposizione del A' 7 maggio 62 1 ,0 nel declinar del 620
1 1 1
cessore e successore nel vicariato al Pa- le cui conseguenze già narrate, trovando-
gani. Insorti disturbi e diffidenze, chia- si con 95 anni e decano de' vescovi , ot-
mato a Roma da Clemente VI 11, non più tenne da Urbano Vili di rinunziare nel
tornò a Urbino, e col patrocinio d'Enri- 1623 e di ritirarsi in Uoma,ove morì, e t\i
gnone, ove morì circa nel 16 10. In que- ferita da Ughelli ed errata nella sua età.
sto a") maggio gli successe Benedetto Ala A'20 novembre da Cosenza passò in que-
cremonese, governatore di Roma,che in- sta sede Paolo Emilio Santorio di Caser-
contrò la grazia del duca in modo da pre- ta, nipote del cardinal Giulio Santorio,
siedere all'udienza e governo di tutto lo eoon dell'altro cardinal Fazio come vuo-
stato, senza trascurare I' episcopale suo le Lazzari , o almeno lontano pronipote,
ministero. Istituì la congregazione della iu tempo del quale lo stato d' Urbino fu
B. Vergine , volgarmente detta de' Tor- devoluto afla s. Sede, ad onta che la re-
colacei, di laici e sacerdoti fra'quali fio- pubblica di Venezia il granduca di To- ,
presso Ughelli. La suppellettile sagra ri- mente il dopo aver più. volte vi-
cardinale
mase alla sagrestia. Passati 5 mesi, Ur- sitato l'arcidiocesi, neli639 andò in Ro-
bano Vili deputò vicario apostolico Vin- ma e la rinunziò. A'2 t luglio prese pos-
cenzo Gallo osimano protonotario, il cui sesso^ mezzo del preposto Girolamo Al-
governo di 6 mesi riuscì di comune sod- bani, il nuovo arcivescovo Francesco de'
disfazione e di sua gloria. A'9 giugno 1 637 marchesi Vitelli da Città di Castello, già
da Glieli Urbano Vili vi trasferì il car- a rei vescovo di Tessa Ionica e nunzio di Ve-
dinal Antonio Santacroce (/^.), che recò nezia, preside di Perugia eamministralo-
vantaggi alla citlà, e istituì nella metro- 1 e di Terni, non che governatore di Ro-
politana la congregazione della dottrina ma; perciò pratico, attivo, virtuoso, dot-
cristiana, unita a quella di s. Pietro, e con to e prudente. Essendo del tutto rovina-
indulgenze d'Urbano Vili. Nel suo go- to il palazzo arcivescovile, come prede- i
verno tale Papa rese sudraganei d'Urbi- cessori Accoramboni e Santacroce, abitò
no i nuovi vescovati d' Urbania e s. An- parte del palazzo ducale. Fece stampare
gelo in Vado; ed ebbe principio la con- i decreti e il metodo da osservarsi nella
gregazione de'filippini, che uffìziando nel- sagra visita. Morì in Urbino nel febbraio
la piccola chiesa del ss. Crocefisso, il car- 1646 e fu sepolto nella cattedrale, secon-
dinale approvolla a'12 luglio 1637. In- do Ughelli; ma Lazzari narra la lite in-
di a'26 aprile 1 63g con rito e pompa so- sorta per volerlo i parenti in patria, di-
lenne espose per 3 giorni nella metropo- sumalo il cadavere d notte. Degnamente i
litana alla pubblica venerazióne i corpi gli successe a'24 giugno Àscanio Maffei
de'ss. Felice e Giusto martiri, trovati in nobile romano, prudentissimo e virtuoso,
Roma nel celebre cimiterio di Calisto e e pel i.° cominciò a risarcire, aumentare
ricevuta per grazia speciale. Colle debite e ornare il palazzo arcivescovile; restau-
ricognizioni e formalità i ss. Corpi colle rò pure diversi templi della città, aumen-
loro urne furono collocati, quello di s. Fe- tò le rendite delia mensa , e il culto del
lice presso l'altare di s. Girolamo, l'altro patrono s. Crescentino e di altri santi, ed
di s. Giusto presso quello di s. Carlo. Nel istituì e sovvenne la congregazione de' sa-
orazione panegirica il gesuita p. Antonio Con lui l'Ughelli termina la serie degli ar-
Donali che avea predicato il quaresimale. civescovi, e il continuatore Coleti ripor-
Ne'detli giorni il cardinale tenue il sino- ta le due iscrizioni poste in suo onore da
do diocesano e con saggi decreti ed erudi- della congregazione nella chiesa di s. Ser-
te costituzioni riformò la disciplina eccle- gio, e dal successore nel cortile dell' ar-
siastica. In contrassegno del suo amore ciepiscopio. A*2o dicembre 1660 (e non
per questa chiesa , il cardinale eresse la 1669 come per fallo tipografico si legge
prebenda teologale, coll'obbligo della le- \\z\\ Italia sacra)) fu arcivescovo Giaco-
zione ue'dìfestivi, a forma del prescritto mo de Angelis(y.) y g\A referendario del-
dal Xrideuliuo. Invece di quella peniten- le due seguature, e governatore di varie
URB URB 3 77
città dello stato pontificio; ma la bolla di* domestico e assistente al soglio pontificio,
iella da Alessandro VII al capitolo d'ub- in tempo floridissimo della città. Cessò
bidienza porta data de' 9 novembre
la di vivere a'26 gennaio 1701 e fu sepol-
1 660 e la leggo in Lazzari, dunque è an- to avanti l'altare di s. Carlo nella metro-
terioie la sua elezione all'epoca assegna- politana, con epitallìo pubblicato anco da
la da Coleti, e si comprova dal possesso Coleti. Papa con lettera del cardinal
11
r
per lui preso da mg. Monte Latino fer- Carpegna de' 9 maggio 7o3,presso Laz-
1 1
rarese vice legato, e dall'arrivo dell'arci- zari, dichiarò amministratore della chie-
vescovo in Urbino a'3 1 ottobre. Pochi sa urbinate il cardinal Sebastiano Anto-
mesi si li attenne nella città, attesoché la nio Tanara (^.), ottimo legato d'Urbi-
sottigliezza dell'aria pregiudicavaalla sua no. Trovandosi a Pesaro, si recava ap-
salute, onde si portò in Roma : i biografi positamente a Urbino ad esercitarvi le
dicono che per la sua severità incontrò funzioni arcivescovili ; grande fu la sua
molli disgusti, essendo zelantissimo della vigilanza , lo zelo, la pietà e l'indefessa
gli sostituì fr. Calisto Puccinelli nobile nevole salute fu impedito di proseguirla,
lucchese, generale de'servi di Maria, teo- e terminò la sua amministrazione a* 6
logo egregio e già professore in Pisa, ce- maggio 1709 allorché Clemente XI no-
lebre predicatole e consultore d'alcune minò arcivescovo il cardinal Francesco
congregazioni cardinalizie. Visse pruden- Antonio Sancitale (Z7.). Lazzari dice che
te e da religioso, senza far pompa di sua fu preconizzato nel concistoro de' 22 a-
dignità e virlù, distribuendo quasi tut- prile, e dal preposto Antaldi fece pren-
to il suo a'poveri, morì a' 1 3 aprile 675. 1 dere possesso a*2 1 maggio, a'i5 ottobre
Nel settembre Clemente X fece cessare facendo il suo ingresso fra gli applausi e
la sede vacaute con Gio. Battista Candiot- l'allegrezze del popolo, e diverse compo-
ti patrizio di Vado, che prese
s. Angelo in sizioni poetiche. Già rilevai di sopra, che
possesso a'21 per l'arciprete Antaldi. Di colle rendite della sede vacante dopo la
felice sperienza qual già vice-nunzio in morte di Candiotti, quelle del tempo del-
Francia, fornito d'integrità di costumi e l'amministrazione, e le somme donate dal
di santità di vita, resse con lode di vigi- Papa, fu edificato il decorosoe magnifico
lante pastore la chiesa urbinate siuoa'27 arciepiscopio a sinistra della metropoli-
ottobre 1684, ultimo del suo vivere. Nel tana. Il cardinale Sanvitaie, vigilantissi-
seguente o settembre ne occupò la se-
a' 1 mo e prudente pastorelli somma probità,
de Anton Francesco Roberti patrizio di visitò l'arcidiocesi, celebrò il sinodo dioce-
Recanati, graditissimo ne fu il governo, sano pubblicato colle stampe, Synodus
come giusto, piissimo, benefico co'pove- Urbini a Card. Sancitali anno 1 y 1 3,
ri e prudente; con sua approvazione nel Urbini; e morendo tra il compianto uni-
1690 fu eretta la compagnia del ss. Cro- versale,^ deposto nel sepolcroche nel coro
cefisso della Misericordia, nell'altare del s'era preparato vi venie, con semplice mo-
ss. Crocefisso nella chiesa di s. Francesco. rale iscrizione, scolpi la su marmo di para-
Si trovò all'esaltazione di Clemente XI, gone e riportata anche da Coleti: Hicossa
ornamento del Piceno e gloria dell' Um- aridit cxjìccLant auilircvcrhum Dei. Do-
bria (con queste parole Lazzari allude al- po due anni di sede vacante, Clemente XI
l'opinioni di chi pretende esser Urbino u- conferì la amata e benefica-
chiesa di sua
na parte del Piceno, e di chi lo vuole ap- dicembre 7 16, al preposto
ta patria l'8 1
Pupa restò eletto a' 12 luglio 1730, tenzieri, in ore stabilite del mattino pera-
come leggo nello slesso Novaes) con- scoitare le confessioni de' fedeli. Di
che
cesse 1'
ullìzio della festa e della trasla- dal capitolo fu posta lapide di memoria,
zione del corpo di s, Tito Flavio Cle- plesso l'altare della ss. Annunziata , ri-
mente martire romano pel cardinal An- prodotta da Lazzari. Clemente XII avea
nibale Albani titolare della chiesa di destinato successore al Marelli il genera-
s. Clemente, e pel capitolo e clero del- le de'cappuccini p. Bonaventura Barbe-
la metropolitana d'Urbino, dove fu rini, ma non volendo accettare (predica-
trasferita una reliquia insigne del santo, tore apostolico che nel successivo concla-
come attesta Lamberti ni, De Canonizz. ve ebbe alcuni voti pel pontificato, onde
ss. lib. 4> par. 2 cap. 5, n.° 3. Imperoc-
, l'eletto Benedetto XIV volle che fosse ar-
ché è da sapersi, che il cardinale nel 1725 civescovo di Ferrara), rilevo dalle No-
portatosi in delta sua chiesa per prende- di Roma che a'22 giugno 1739 pro-
tizie
re parte delle ossa di s. Ignazio martire, mulgò arcivescovo d'Urbino Antonio Gu-
che ritenevasi esistere sotto l'altare mag- glielmi di Jesi canonico della patria cat-
giore, trovò una cassa di piombo con den- tedrale. Riuscì rigido e diligente pastore,
tro alcune ossa e ceneri condensate con circospetto in tutte lesueoperazioni,chia-
sangue, un'ampolla di vetro rotta, due mato il padre de poveri perchè a loro
Croci una di legno e l'altra di bronzo, es- sollievo impiegava le rendite della men-
sendo inciso sul coperchio marmoreo: Ti- sa e le patrimoniali di sua illustre casa.
lusFlavius Clemens Martyrhicfeliciter Nel 1 753 adunò dottissimo sinodo, a tem-
est tumulatus. Questa iscrizione fu eru- po di Lazzari ancora osservato, le cui e-
ditamente illustrata dal gesuita p, Odoar- rudizioni e saggi decreti corrispondono al-
cello Baldassini baruabit;i pronunziò l'o- to con atto capitolare generale, all'invi-
raziane funebre nell'esequie, poi stampa- to del prefetto del Metauro sull' adesio-
ta, tumulalo nella sua cappella gentilizia ne alle massime esternate dal capitolo
di s. Gio. Ballista. Dalla chiesa d'Ana- metropolitano di Parigi nella dichiara-
gni a' 4 aprile fu in questa travialo Do- zione fatta a Napoleone I; rifiuto dovu-
menico Monti di Sinigaglia, con soddisfa- to per T ubbidienza più volte giurala a
zione degli urbinati; infatti si mostrò be- Pio VII, e perciò non esser lecito aderi-
nevolo col capitolo, zelante e virtuoso pa- re all' opinioni d'altre chiese discordanti
store, e pianse, nella comune desolazione in qualche articolo, benché di pura disci-
pel terremoto deli 781. Fu munifico col plina, dalla romana madre e maestra di
palazzo arcivescovile, colla metropolita- tutte. Atto che a tenore dell'invito fatto
r
na, co diocesani, al modo celebrato dalle dal prefetto, il preposto Lierae l'arcipre-
3 iscrizioni pubblicate da Lazzari, e dal te Staccoli subito portarono all' arcive-
can. Alessandro Siera nell'elogio fune- scovo Berioli, conte senatore del regno I-
bre, essendomorto T8 settembre 1787. talico. Morto tale pastore, Pio VII a'23
A' 17 dicembre Pio VI gli surrogo Spi- agosto 18 19 gli die in successore Ignazio
ridione Berioli cavaliere di Malta e pre- Ranaldi patrizio di Macerata, già vescovo
chiara Lazzari nel finire la sua serie, che de'22 gennaio 1822, Bull. Rom. cont. t,
compirò colie Notizie di Roma e altre me- i5, p. 47° Confirmatio resolutionis
?
parrai, che in conseguenza dell' orribile seminario e i luoghi pii, fu il i.° cancellie-
terremoto, dipoi nel gennaio 1789 cvoU re della ristabilita università. Leone XII
landò la maestosa cupola del duomo ro- avendone una stima particolare, e ammi-
vinò tutta la fabbrica, onde prontamen- rando lo zelo apostolico col quale gover-
te convenne al coraggioso e munifico uà» nava l'arcidiocesi, lo spedì nel 1826 le-
store intraprenderne quasi ìa riediiicazio- gato apostolico nel regno dell'isola di Sar-
ne, pouendo solennemente la 1 .pietra ne' degna, per provvedere alla disciplina de'
fondamenti a'a€ luglio 1 789; e che indi regolari. Ma I' egregio prelato morì a' 3
nel 1801 potè avere la consolazione di gennaio 1827 di una polmonea, nel colle-
consagrarlo. Onesta fu di breve durata, gio de'gesuiti di Sassari d' anni 55. Indi
poiché alla deplorabile invasione france- il n.° 12 ilei Diario di Roma del 1827
se e repubblica del i 798,successenel 1808 pubblicò il seguente elogio. L'arcivescovo
la 1* invasione imperiate francese, il ge- Kanaldi fu convittore nel seminario di
nerale depredamento de'beni ecclesiasli- Monte Fiascone, iu tempo che n'era ve-
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scovo il celebre cardinal Garampi,che tan- 10 chiamò a riceverne il premio incielo".
to lo fece fiorire, e vi apprese le lettere e 11 cadavere dell'ottimo pastore trasferito
le scienze, ed il profitto lo die a conosce- nella sua metropolitana, dopo solenni e-
re con pubblica disputa filosofica che de- sequie, ebbe tomba avanti l'altare della
dicò al suo zio il cardinal Guglielmo Pai- B. Vergine della Misericordia, come in vi-
lotta. Quanto progresso facesse nella pie- ta avea bramato, e gli fu posta onorifica
tà lo mostrò allorché appena giunto in lapide. Notai nel voi. XXI V, p. 288, che il
Roma, deliberando di farsi ecclesiastico, Papa l'avea designato pel cardinalato, co-
entrò di 21 anni nella congregazione de* me si disse. Leone XII a 11 maggio 1827
filippini. Si rese alla medesima utilissimo elesse a successore d.Gio.CrisostomoDou-
per la facilità di sermoneggiare, per l'as- diui nobile di Cento, abbate e parroco de'
siduità d'ascoltare le confessioni, e final- canonici regolari Lateranensi di s. Pater-
mente per la destrezza e lo zelo con cui niano di Fano, lettore in s. teologia, pio,
sostenne i vari e diversi impieghi che gli grave, dotto, prudente, probo e pieno di
vennero successivamente affidati per lo esperienza, come leggesi nella proposizio-
spazio di 26 anni quanti ve ne dimorò. ne concistoriale. A' io novembre i832,
Per cui fu elevato allechiese di Ripalran* dopo lunga e penosa malattia cessò di vi-
sone e d'Urbino, ed alla legazione di Sar- vere santamente d'anni 67, col più vivo
degna. « Dell'apostolato di questo perso- dolore non meno della sua chiesa ruetro-
naggio profittarono non solo i romani, politana,che della sua congregazione, sic-
che con istraordinaria frequenza concor- come riferisce il n.°g4 del Diario di /io-
revano ad ascoltarlo sermoneggiare nella ma del i832, il quale ci dà il seguente
chiesa Nuova da semplice sacerdote del- cenno biografico. Da giovinetto entrò in
l'oratorio di s. Filippo, e le sue due dio- detta congregazione nella canonica di Bo-
cesi successivamente, nelle quali può dir- logna sua arcidiocesi, allora illustrata da'
si A gosti no: Nulliim
ciò che sta seri tto di s. dottissimi Trombetti, Mingarelli Sac- ,
te e lo distinse con lettere di specialissi- mg. Tanara e nella sede vacante vicario
ma benevolenza. Gregorio XVI nel con- capitolare; inoltre lodandolo il Papa nel-
cistoro de' 17 dicembre i832 promulgò la proposizione concistoriale per pruden-
r
arcivescovo ci* Urbino mg. Gio. Nicola za, dottrina, probità di costumi, pienissi-
de'marchesi Tanara bolognese, dicendo mo d'esperienza, e perciò degno dell'ar-
ec. Avendo rinunziato l'arcivescovato, il cevano gii antichi, e praticò Romolo nel
Papa lo fece canonico Vaticano, ed a'^4 tracciale il circuito e solco delle Mura
novembre i845 patriarca d'Antiochia in di Roma, ponendo all' aratro il vomere
partibus. Abbiamo di esso: Omelie edi- di bronzo, the alzava ove voleva stabili-
damenti degli edifizi, scavò una fossa cir- zione dal supremo Gerarca della Chie-
colare presso il posteriore Comizio (ove sa Cattolica, inclusivamente a' più pos-
tennero le loro assemblee le Tribù, nel senti Imperatori, Re e altri Principi. \
me doveano abitare la nuova città. Tale vitas al formale, cioè all'animo de'citta-
fossa fu chiamata Mundus. La voce la- dini. Il eh. avv. De Minicis, Cenni stori-
tina Urbs vale Città, e quando trovasi ci e numismatici di Fermo, nel ragiona-
sdla indica la primaria citta del popolo re di due monete coll'iscrizione Civitatis
di cui trattasi o la sua capitale. Special- Firmi, osserva che le monete fermane
mente gli storici romani usavano assai hanno costantemente Frb. Fir., e quin-
spesso Urbs antonoraasticamente per Ro- di dichiara, che la parola Urbi non dif-
ma; così dicevano #Z> Urbe condita per ferisce in sostanza dal Civitas, nondime-
dire dalla fondazione di Roma pel com- no è da considerare che l' Urbs fu sempre
puto degli anni. Morcelli disse latinamen- più onorevole del Chntas, esprimendo il
te la città, Civitas, Manici pium Oppi- , caput gentis. Con tale opinione egli raf-
dum, Urbs 2 e la Città Leonina (F.) di ferma la sua congettura sull'antichità del-
Roma, Urbs Adiecta. Costantinopoli le due monete che in tutte le altre di
,
(F.), ora capitale della Turchia (F.)> Fermo, incominciatosi a porre f aggiun •
dopoché Costantino l vi trasferì la sede ta Urbs non si lasciò mai più. Fu u-
dell' Imperoromano, fu detta Urbs /?e- sata la voce Urbs anche per nome di
già e Nova Roma. Ma l'antica Roma pel T'erra ( F.). Nec sane denominatio et ve-
Faticano (F.) e per la s. Sede Aposto- ra essenda Terrae eam expoliat prae-
lica (F.) restò metropoli dell'Orbe Cri- rogativa, et qualitate loci nobili*, clini
stiano, e con pacifico dominio per Reli- edam plura Oppida destituta Civitatis
gione celeste, più vasto del conquistato praerogativa sunt nobilia, generosam •
Mater et Caput, cattedrale del Sommo Urbs est, quae Muro cingitur. Sui vo-
Pontefice, il quale in omnem Genteni caboli Urbs, Terra ,Oppidum ,può veder-
Primato habui. Egli dal Faticano, col- si Corsignani, /te£g/<2 Marsicaiu^pav.ì,
le consuete preci, alza le braccia al cielo, p. 52i e seg. 11 Sarzana, Della capitale
massime nella solennità giocondissima de'Tuscaniensi, ne M'illustrare le parole
della Pasqua di Risurrezione, per be- del breve d'Innocenzo III: Evidenlerco-
nedire Urbi et Orbi. In quell' alto so- gnovimus, quod Coelestiniis ITI praede-
vraumano, che invano si tenterebbe de- cessor noster FiterbienseOppidum hono-
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valile Civita ti s nomine insignivit, quin- di città Urbanus,\e mura urbane,la/j/^/^
di dichiara, che tanto suona in lutino Urbana, la Milizia urbana ec.j vicino e
Oppidum quanto Dice
in italiano Cittàé Suburbanus. Suburbano si
sotto la città,
inoltre che Vairone, seguito da N. Bel- dice il luogo prossimo alla città da Sub
gici- neWHistoire des grands Chemins de e Urbs, da sotto in senso di presso e di
f empire Romain, accerta che Urbs ed città. E un aggiunto presso romani di i
Oppidum hanno uno stesso significato, e luogo, di casa o casino di campagna in vi-
svelando l'etimologia dell'uno e dell'altro cinanza delle non che di Villa ed
città, }
vocabolo insegna: Oppidum ab Ope di* isenatori romani che non potevano stare
ctutn^piod m uni tur opis eausa. Ovvero per lungo tempo assenti da Roma n'eb-
come parlaFesto, cpiod opem praebetjvcl Ijero delle magnifiche, e si dispero Ville
quod ibi homines opes suas conferanU dì Roma (U.), come
suburbane alla me-
Quindi Vairone ci fa intendere la manie- desima. Suburbicarie si dicono le sedi
ri che si teneva dagli etruschi nel getta- de' Vescovati vicino a Roma, e antica-
re le fondamenta delle città, cioè di sol- mente le Provincie appartenenti al suo
care col mezzo d'un toro e d'una vacca vicarialo. Si può vedere Carlo Sigonio,
il terreno in figura rotonda per averne De antiquo jure Provinciarum, Vene-
la circonferenza (anche Romolo praticò tiis 568. Inoltre si dissero Annonarie,
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