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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECG LESI ASTICA


DA S. PIETRO SINO Al NOSTRI GIORNI

SPECIALMENTE INTORNO
Al PBINCIPAtl SANTI, BEATI, MABTIRf, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDIWAII
E Più CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARIl GRADI DELLA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA* PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
Al RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE B
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, KON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.

COMPILAZIONE

DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO


SECONDO AIUTANTE DI CAMERA

DI SUA SANTITÀ PIO IX.

VOL. XCIV.

IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
.MDCCCLIX.
%

La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi


vigenti, per quanto riguarda la proprietà letieraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA

VER VER
V,ERNEUIL, f^ernoliuni. Cillà di pino re de' franchi , e si adunò nel suo
Francia nel d parli menlo dell'Euro, cir-
i
palazzo. I vescovi che vi sì recarono da
condario a 8 leghe da Evreux,ed a 18 da quasi tutte le parti del regno vi fecero
Ronen, capoluogo di cantone sulle sponde 25 canoni, di cui ecco i principali. Cia-
dell'Avre, che divide la Normandia dal scuna città avrà il suo vescovo, ed uà
Perche. Situala in mezzo a fertile pianu- vescovo nou potrà possedere due vesco-
ra, traversata da un braccio dell' llon, è vati. Saranno celebrati annualmente due
ben distribuita,ma male ediQcata. Del- sinodi in Francia, l'uno io marzo e l'al-
l'antico castello non rimane che una tor- tro io ottobre. E affidata a'vescovi la cu-
re alta 60 piedi e di mura grossissime. ra d' invigilare sui monasteri d'ambo ì

La chiesa principale ha campanile at-


il sessi.Un' abbadessa non potrà governare
tribuito agl'inglesi, imponente per l'al- che un solo monastero. Tutti preti do- i

tezza, e notabile per la maiìsa gotica. Pre- vranno assistere al sinodo del loro vesco-
sentemente ì terrapieni offrono bei pas- vo. Saranno scomunicati tutti quelli che
seggi. Vi è una biblioteca con piti di 3, 000 comunicano cogli scorauuicati.E ^'oibito
volumi. Vi sono varie fabbriche e mani- agli ecclesiastici di cambiar chiesa e di ri-
fatture, con circa 4>ooo abitanti, che ten- ce vere uu chierico di un'altra chiesa. Non
gono 3 fiere l'anno, possedendo territorio si faranno opere servili ne' giorni di do-

fertile in grani. Il re Filippo li Augusto menica. Gli ecclesiastici non !>'immischie-


laiiuni alla Francia colla Normandia e il ranno negli affari secolari, né porteranno
Perche. Nel 1^1^ t\À teatro d'una bat- le loro cause innanzi a'tribuuali di laici.

taglia sanguinosa tra'francesi e gl'inglesi, I conti de' beni ecclesiastici saranno resi
i primi restando sconfitti; e da' vincitori Regia l. 17, Labbé t. 6, Ar-
al principe.

la ricuperò Carlo VII nel 1 449- P''ifna duino t. 3. 11 2." concilio fu tenuto nel
di queste epoche vi furono celebrati due dicembre 844 ^^^ palazzo del re Carlo I
coQcilii. Il i.° oel 'jS5 per oidiue diPi- il Calvo. Ebroiuo suo arcicoppellano e
4 VER VER
limosi iiiere, vescovo di PoiClers, e Ye- A vignone nel4o3, nel quale anno perciò
1

nillone nrcivescovo di Sens vi presiedet- vflcato l'arcidiaconato di Rohan, fu con-


tero, e si fecero l'x canoni riguardanti ferito ad Amadeo di Snliizzo anlicardi-
nella maggior parte la disciplina ecclesia- naie e poi cardinale. Il Cardio nella SlO'
stica. Nella prefazione si esorta il re a con- ria di Saragozza scrive che neh 38 1 il

servar la pace co' suoi fratelli. Inoltre si cardinale era stato fatto canonico e ar-
invitò a mandar commissari, ailine di cidiacono di Segovia.
reprimere coloro che commettevano ec- VERNON, /^'emoHmm.Ciltàdi Fran-
cessi, e disprezzavano la disciplina eccle* cia neir alta Normandia , dipartimento
siaslica.Clie monaci vagabondi ed chie-
i i dell'Euro, circondario a 6 leghe da E-
rici disertori sieno castigali secondo i vreux, capoluogo di cantone. Sorge sul-
canoni. Che quelli che sposano religiose la riva sinistra della Senna, che vi sì var-

sieno scomunicati, se non fanno pubblica ca sopra d'un ponte di 11 archi, per co-
penitenza. Fu altresì determinato di da- lìiunicare con uno de' sobborghi. Della
re un vescovo alla chiesa di Reims, che sua cinta rinflancata da torri più non ri-
già da lungo tempo n'era priva, e fu ri- mane che una di esse altissima , in cui
messa la questione della primazia accor- sono depositati gli archivi. Il castello di
data a Dragone vescovo di Metz, dal Rizy,che apparteneva al duca di Penthiè-
Papa Sergio H, ad un concilio più nu- vre, è stalo demolito e convertito in casa
meroso Germania. Re-
delle Gallie e di di villeggiatura con parco; colà presso è
gia t.2 i,Labbé t. 7, Arduino I. 3. Alcuni un bel viale di tigli. All'estremità del
confusero Verneuil con Vernuin (/^.). ponte sono due fabbricati vastissimi, l'u-
VERNHIO oVERGNE Pietro, Car- no fa parte d'una torrefatta edificare da
dinale. Nato in Toul professò legge ca- Giulio Cesare, l'altro serve di magazzi-
nonica nell'università di Montpellier, do- no pe' grani. Notabile è la chiesa princi-
ebbe a cixnpagno de' suoi sludi Rai-
"v* pale per la sua antica costruzione. Vi è
rulfo Monturco poi cardinale, e divenne ospizio, collegio comunule, sala pe' S|)el-
dottore nelle decretali. Assunto quindi tacoli, manifutture, fabbriche e deposito
alla dignità d'arcidiacono di Rohan, al d'artiglieria. Traflica di grano pel prov-
grado d'uditore di rota e di canonico di vedimento di Parigi, e di vini, e tiene 3
Poitiers, Gregorio XI nel maggio o giu- fiere l'aiuio. Ila circa 3, 000 abitanti. Vi
gno 37 lo creò cardinale diacono di s.
I I sono litomie rinomate per la(]ualità del-
Maria in Via Lata. Seguendo egli pure la pietra, e sopra di tali cave incomincia
le orme de'suoi colieglu francesi, dopo a- la !»elva di Vernon.Nel 754 l'i' loglio,
vere nel 1378 concorso col suo suffragio il re de' franchi Pipino vi fece convocare
nell'elezione d'Urbano VI, l'abbandonò un concilio, che vi radunò tutti i vescovi
per seguire lo scismatico antipapa Cle- delle Gallie pel ristabilimento della di-
mente VII, nella cui falsa ubbidienza e Vi si proposero de'riniedi a'più
sciplina.
deposto dal iegiltiuio Papa, chiuse il pe- grandi abusi, che si erano introdotti, a"
riodo del viver suo nel i 3c)8 , altri prò- Spettando uu tempo più favorevole per
traendone la morte al 1 4oo o al 4^3, ed 1 fare rifiorire la disciplina e abolire il ri-
anco al i4^9- Credcsi da alcuni, che 5 lassauìento. Vi si fecero sS canoni, e visi
anni prima del suo decesso, ravvedutosi ordinò che ogni anno fossero celebrati
dell'errore comniesso, detestato lo scisma, due concilii o sinodi, cioè il i." marzo e
si riunì al vero Papa ; imperocché, co- il i." ottobre. Fleury.
nosciuta la pertinacia e ostinazione del- VERNIJM. Nome latino d' un luogo
l'altro antipapa Benedetto XIII, neh 3()B di Francia, nel quale fu tenuto un con-
gli voltò generosameule le spile e morì io cìlio nel 7 54- Alcuni scrillori eredouo cImì
,

VER VER $
sin il metìesimo di l'erneuil {F.) cele- il quole ultimo ne trattò nella 3.' «erie,

bralo nel 755. Fleury e il p. LeCoinle 1.6, p. 55o, t. 8, p. 727 nelle sue Origini
pretendono die sia Vernon C^.). Il p. Italiche, e ne' Mi'steri della lingua £"-
Pagi con r autorità di Mabilloti e di triisca. Il vescovo Corsignani, nella Reg-
Valois, colloca Vernum suU'Oise nel ter- gia Marsicana, rileva che Veroli è una
ritorio di Deauvais, in una foresta dello delle più cospicue città erniche. Anco il
stesso nome. Aggiunge altresì che Ver- Marocco che la \'\s\ìò,ne' Monumenti del-
num era un castello reale al tempo di lo Stato Pontificio, t. 5, p. 94, l'enume-
Clotario III re de'franchi morto nel 670, ra fra le 4 ragguardevoli città erniche,noa
e die fu in quel castello che venne con- dimeno splendore alle altre, e tuttavia ia
vocato il concilio. Finalmente Leboeuf estimazione e decoro. L'ultima proposi-
in una dissertazione sulla posÌ2Ìone ilei zione concistoriale riferisce: »• In provin-
palazzo Vernum, Palalium Fcrnutn, so- cia Campaniae Romanae pervclusta Ve«
stiene che il nome latino f'ernum non rulana civitas supra montem posila cer-
significa né Femori sulla Senna, né Ver- nitur, quae in suo trium circiler millia-
iieuil sull'Avre o Euro, ma bensì Ver o riu'mambilu mille elquingentascontineC
Vern, castello reale che il medesimoLe- domos, atque a quatuordecim pene mil*
boeuf colloca tra Parigi e Compiegne, a libus inhabilatur incolis". E situata lungo
3 leghe da Senlis, nel dipartimento del- il dorso di un'altura, formata parte di
l' Oise, e che serviva come stazione a're vivo scoglio e parte arenoso, diramazio-
di Francia per andare da una città al- ne dell'Apennino, rivolta a mezzogiorno
l'altra, del quale ultimo sentimento è pu- ed a ponente, che in parte domina la va-
re Bouquet. ga pianura che fino a' monti Lepini si
VEROLI [Ferulan). Città con resi- estende; mentre ad oriente può spaziar-
denza vescovile della provincia di Cam» si lo sguardo oltre confini del regno di
i

pagna o delegazione apostolica di Frosi- Napoli, circondata al nord da colli e da


none^ nella legazione di Marittima e Cam- monti. La sua elevata posizione , unita
pagna, distante 8 miglia da Frosinone.e al suo clima temperato, all' aria pura e
60 da Pioma o poste 7 e mezza come dice salubre che vi si respira, ed al suo cielo
il Calindri nel Saggio del Pontificio Sta- ridente, offre vedute così amene e svaria-
lo. Ha il proprio governo e vi risiede il te , che formano una prospettiva vera-
governatore. Antica e celebre nella storia mente deliziosa e pittorica. Non ha verso
é stata sempre questa città, situala nel ponente altra fortificazione che la natu-
Lazio [F.) presso il fiume Cosa, volgar- rale, consistente in erti scogli perpendi-
mente detto Pissia, la qualifica il p. Ca- colari, e dirupati massi calcarei, rivestili
simiro da PkOma, nelle fllemorie storiche in parte di elei, pel tratto di i5oo pas-
delle Chiese e de' Conventi de^frati mi- si. Da mezzogiorno a levanle, alla roea
nori della provincia Romana. Il vocabo- forte natura suppliscono mura reticolari
lo Pissia pare l'abbia usatoselo tale scrit- e saracene, e varie torri, in parte ora di-
tore. Mollo più nobile e ragionevole riu- roccate, nominate e innominale opere ,

sciràr etimologia quando il nome del del medio evo. Incedendo poi per l'erta,
fiume si faccia derivare dall'idioma feni- dove spira il vento greco, s'incontrano
cio o osco, Chus, cotne ne discendono tuia ranlicliissime mura pelasgiche, termina-
iniìiiilà di nomi delle contrade e paesi le nella cima del monte dalla Rocca, che
(lell'Eriiìco, del Lazio e precipuamente Giovanni X, per
servì di carcere a Piipa
dell'Elrurid, come nella Civiltà Cattoli- quanto a suo tempo narrerò. Queste mu-
ca s\ può riscontrare ne'ilotti articoli dei ra veluslissime,sono quasi simdi a quelle
gesuiti pp. Marchi, Garrucci e Tarquiiij, di Coss:), di Rosselle e di Populonia, città
6 VER VER
«ìell'anlica 7o4tv7nfl (F.), della i.* aven- è alpestre, ma una moderata acclivi-
di
done riparlalo nel voi. LXXIX p. 21 3. là, nella maggior parte ampia e per in-
Jmperoccbc la loro costruzione è alquan- tero lastricata a mattoni, come pure vi- i

to più rozza delle ricordale, e sono com- chi che vi sboccano: il centro quindi della
poste di massi calcarei non uniti da ce- città è comodamente carreggiabile. Sul
menlo, di varie e grosse dimensioni in , vertice del monte, avendo principio la
forma di poligoni irregolari. Hanno trat- suddetta colla porla e chiesa di s. Leucio,
to tratto de'cunicoli, donde poteva sor- ha contigua una rocca, smantellata e di
lire un guerriero armato alla leggiera. forma quadrilatera, ove venne per breve
Al dire degli intelligenti, queste mura tempo detenuto Giovanni X. Soggiunge
pelasgiche si reputano più antiche del- ilMarocco, il disegno della presente città
l' etruschc e ciclopee, lavorate quindi a non offre grande interesse, tranne gli e-
tutt'arle. Avanzi di mura ciclopee esisto- difìzidi cui vado a parlare, essendo il fab-

no vicino B Veroli nel luogo detto Gira- bricato in molti luoghi disgiunto, in al-
^p,» nella provincia stessa altre sono quel- tri disordinalo, ed in alcuni punti diru-
le famose di cui riparlai ne' voi. LXIII, to.Può dirsi che Veroli non abbia pro-
p, 227 e seg., LXXXIX, p. 45, 53, 58, priamente circuito di mura urbane, at-
'>9, 60, 62,64, 75. Trovo "fi' Marocco tesa l'irregolare disposizione delle fabbri-

iiiesatlamente detto che , sull* indicata che. Non ostante l'amor patrio, che ne*
rupe altissinia sorge il tempio con par- verolanì è grandissimo, agli antichi gua-
rocchia di s. Leucio, di gotica struttura, di sti va riparando, e nell'arte di edificare
dove incomincia il borgo del suo nome, non manca il genio,assai favoreggiato dal-
la cui via è molto alpestre, ed alla quale l'abbondanza de'mnteriali. Anche in tale
corrispondono gli scabrosi viottoli laterali. descrizione Marocco oscilla ed è inesat-
Su quel vertice anticamente torreggia- to. Imperocché il fabbricatodi Veroli, co-
va il forte o castello, che per l'eminente me notai, non è né diruto, né disgiunto;
sua posizione difendeva egregiamente la ma piuttosto, non essendovi lunghi trat-
citlà, quale prima de' terremoti orribili ti di strada rettilinea, trovasi per natura
«offerti era estesa e magnifica, esistendo del suolo non regolarmente disposto. Ne
oolassù lina torre assai rovmata,che dà fu cagione l'orribile terremoto dell'S set*
il nome di Civita a questa contrada, vo> tembrei35o. Le mura urbane atterrate
cabolo che sovente si legge in vecchieper- specialmente nel i4o6 dal re Ladislao,
gamene dell'archivio della cattedrale, in non vennero per buona parie rifalle, ma
cui esistono bolle pontifìcie, e moltissime non perciò manca il paese di circuito, e-
memorie e ragguardevolissime. Devesi sistendone ancora non pochi tratti con
rettificare il Marocco cos'i. Dalla porta di diverse torri. Le strade moderne sono al-
s. Leucio non incomincia il borgo, ma it quanto più regolari, e sono lastricale di
paese,ch'èpropriamentesituato sopra due inalloni: le antiche sono strette, ripide e
tortuose sporgenze delT antifaUle Apeo- tortuose. Otto sono le porte urbane, cioè
nine, si distende dall'alto in basso per u- V Arenaria, denominala Amara, o Ro'
Ila larghezza di oltre un miglio di discre- maria, ridotta a magnifico gusto moder-
to e continuato fabbricato , mentre In no; di s. Leucio y corrispondente al ram-
larghezza media non ne raggiunge che mentato borgo; di s. Croce ; ò\ Porta
il 3.°, e perciò la città ha pressoché una Scura ;à'\ Olrnntola; di Olivella;i\\ Ci-
lega di circuito. La strada maestra, che verta, e di s, Martino, ha visuale della
dalla porla di s. Leucio raggiunge, come porta divella è sorprendente, perché l'o-
dissi, alla distanza d'un miglio, quella di rizzonte amcnissimo presenta la veduta
». Croce, ch'era l'antico Consolare, non di molti paesi, e al mezzodì dell' intera
VER VER 7
ctlià (li Frosinone. Nell'interno di Veroli pellatur Manfano, in quo est lacus cum
sebbene si usino comunemente le acque pìscaris suis, et omnibus eie, come si ha
'

di cisterne, che si riempiono coll'acque anco dairUghelli. Parte di questo vasto


piovane ,
pure le potabili abbondano a fondo costituisce oggi la tenuta di Castel
contatto della città; e veramente mine- Massimo di diretto dominio della came-
rali, toniche e deostruenti riescono quel- ra apostolica, ed infeudata alla nobile fa-
le del fonte di Pedicosa. Di queste fon- miglia Campanari più secoli innanzi che
li, scrive il Marocco, due se ne incontra- Benedetto XIV la erigesse in marchesa-
no fuori di porta Romana sulla pubbli- to, come dirò alla sua volta. Ora il la-
ca via, una nominata Fontana Nuova, go fa parte del territorio di Frosinone.
l'fdlra del Lago, denominazione antica Provano poi le altre due accennale per-
comprovante l'esistenza un tempo di vi- gamene, che la famiglia di Ro/Tredo era-
cino lago. In fatti al di sotto di essa è un si da molto innanzi stabilita in Veroli, ut

terreno quasi tutto da collinette circon- pure non fosse originaria del luogo, giac-
dato, e così profondo che dù a conoscere che Giovanni padre di RolFredo, si crede
la preesistenza d'un lago presso al fiume figlio d'un Vidone com'esso conte o ret-
Cosa , ed al piccolo rivo dello i Bagni, tore di Campagna; e quindi per altra per-
luogo spettante al capitolo della cattedra- gamena (jgurano come figli di Rodredo,
le.Da una pergamena di quell'archivio Landuino e Ratterio. Queste due perga-
siapprende la certa esistenza d'un lago mene sono del 987 e del 990, e tratta-
in questa parte ove sono confini. Il
, i no d'una vendita, poscia d'una donazio-
documento consiste, dice Marocco, in una ne d'alcime terre poste nel territorio di
locazione stipulala dal (nel gSg dal ve- Ceprauo, che lo stesso R.otfredo fa a «(uel-
scovo col consenso del) capitolo, e intito- la chiesa di s. Magno. I verolani inter-
lata: ZiOca//o£rtc«5 /IffirnVrt/i/y^rfrtrt/io- venuti a tali attierano tutte persone di-
Canipaniac Roma'
friclo duce, et contile stinte e ((uali ficaie, conti, tribuni, ec, per-
nae anno ogc) (deve dire 959, come già
i sone facoltose. L'interno della città con-
ho notato). Inoltre nella pergamena si tiene ragguardevoli palazzi, primeggian-
dice dell'esistenza d'un altro laghetto do que'de^ marchesi Bisleti, Campanari,
ehinmalo Canore, vocabolo di contrada Galluzzi, Giovardi, il vescovilee altri. Ne'
esistente sotto il monte Nervo, ove tro- fabbricati progredisce la città in render-
vasi il cratere disseccato, che per altro si vieppiù decente, ed essendovi esercita-
riempiesi nelle dirotte pioggie con nota- te tutte le arti opportune agli usi del-
bile quantità d'acqua, ma per breve tem- la vita, trovansi accreditate botteghe di
po lo formano , sgombrando mercè un mercanti. Il eh. ab. d. Alessandro Atti a'
ampio meato fnlto nel masso di viva pie- i3 febbraioi857 pubblicò nel rfiVic/c/o-
tra, anch'esso proprietà del capitolo cat- pedia contemporanea dì Fano, t. 5, p.
tedrale. Ma in questo ancora errò Ma- 177, questa lettera. » Fra molte città
rocco. Capricciosa e confusa è l'idea del dello slato pontificio che godono bella fa-
Lago dal nome della fontana, e così le col- ma di attività, di commercio e di opifi-
linette, il cratere; peggio poi la confusio- zi non è da porre certamente per ulli-
ne del lago Canoce, cli'è solo un basso Dia Veroli, comechènon siane molto va-
fondo, con il lago Hfaniano e non Mani- sta, né di assai numerosa popolazione (ma
lana. Le pergamene sono tre e tutte di la stampa della riferita proposizione del
paleografìa longobarda, così detta. L'en- 1857 dice 1 4)000 anime, e deve ritener-
fiteusi fu fatta dal vescovo Giovanni I e si errata ancorché vi avesse compreso gli

dal clero in favore di Goffredo consul el abitanti di sue fiazioni, che più innanzi
dux . . . ides ifunduni in in tegro ,(juodap' uoiuineiò; e la Statistica della popola-
8 VER V ER
zione dello Stato Pontificio (IeliSS3, vremmo a lamentar sì spesso la misera-
pubblicata dal governo nel iSSy, com- bile condizione de'popoli, e vedere lanta
preso le lerrilorìali frazioni veracemen- robusta gioventù molte volte per difetto
le registrò I 0,848 abitanti). Poiché, vuoi di facii lavoro gittarsi per disperata a mi-
per il destro ingegno degli abitanti, vuoi sfare con tanto scandalo e danno della
per la vicinanza del regno di INapoli, che ci vii società. I ricchi che hanno come ri*

rende aninialissinii i IraHìcì, vuoi per gli parare a'sempre crescenti mali dell'ozio
ebdomadari mercati (in ogni martedì, più e dell' inopia dovrebbero accordarsi di
abbondanti essendo que'dei l'in verno)cbe gloriosa emulazione e aprire in ogni ter-
{attirano di mollo concorso, e peri pub- ra, in ogni villa, in ogni borgata (|ualche
blici stabilimenti die vi sono, ha di che utile stabilimento acconcio all'indole de-
fare invidia ad altre più cospicue e rino> gli abitanti, oye faticar potessero con gua-
niate città pontifìcie. Tra le varie fabbri- dagno e con onore tante braccia paté ma
che di diversa ragione tiene senza dubbio non accostumale giammai alla fatica (U'
il primo luogo quella messa su dal sig/ tìnaml fiat, fiat) ". Nello stesso anno il
luarchese Campanari di panni ad uso di Giornale di Roma a'26 settembre notifi-
Francia, di coperte e tappeti finissimi da cò. Gran deposito di tappeti di Peroli
>j

disgradarne, starei per dire, i più famosi ad uso inglese e francese. Per le lodevo-
d'oltremonli ed oltremare, tra per la bon- li cure della ditta Campanari e JVIellonj

tà de'tessuti, la bellezza del disegno e la venne gretta una grande fàbbrica di tap-
vivacità de"* , come ho
colori inteso più peti nazionali in Veroli ad uso de'miglio-
volte a Roma
da persone di gusto squi- ri inglesi e francesi, con il vantaggio che
sito. Yi è anche una fabbrica di tappeti mentre in oggi questi sono per lo più fal-
inferiori del sig." Bruni (forse in essa si sificati e misti di cotone (specialmente
formerapno ingegnosamente que'tappe- quelli sotto il prezzo di scudi 2:3o cir-
ti, colle monture de' soldati, che riesco- ca) e sono tinti di falsi colori, i suddet-
no solidi, ed io l'uso nella camera di stu- ti di Veroli sono tutti di lana fina e di
dio in tutto l'anno, com avendo sempre colori vivaci e durevoli. I verdi e neri, i

presente Veroli), due di seterie ordinarie ponsò., i neri specialmente si distinguo-


del sig/ Brocchi e del sig/ Lauri (note- no per la forza e la bellezza delle tinte,
lòche in Veroli le sete egregiamente col- e sono mollo superiori agli esteri".
di —
le filande si filano e si lavorano); una di Altri rimarchevoli edifizi sono sagri tem- i

cappelli del sig/ Luzzi, ! i :;» di cotone, 3 pli. Quello della cattedrale è buono, si-

di cappelli ordinari in campagna a s. tuato nella strada di mezzo alla città, di-
Francesco (frazione della città) , una di nanzi ad una piazza, avente da un lato
polveve sulfurea e due di colla cerviona l'episcopio ereltodal vescovo cardinalEn-
(aggiungerò inoltre io, le fabbriche di vasi nio Filonardi, al dire di Marocco; ma ri-
di terracotta elerraglie,di sedie, di spiri- ferisce il Cardella che soltanto lo ridus-
li,di conretture;,emoltedi pastedi perfetta se a miglior fornia riattandolo da'fonda-
qualità, non inferiore a'rinomati mucche- menti, e con grande spesa ne riordinò le
ioni di Napoli, di cui si la gran traflìco). camere, che in avanti piccole e disador-
io tanta varietà d'arti e mestieri egli è ne, riuscirono per lui più ampie e deco-
certo che moltissimi trovano dove impie- rose. E tanto deve ritenersi. £' dedicala
gare l'opera loro e donde trarre giornal- a Dio, sotto l'invocazione di s. Andrea a-
inente l'onorato sustentaniento per sé e poslolu, col fonlebattesimale e la parruq-
per la propria famiglia. Se in ogni paese thia, amministrata da un canonico, scel-
vi fossero proporzionatamente allretlan- to per concorso e approvato dal vescovo.
U fuuli d'iudu!>tric u di gMudagiiOMOu n- Codesta chiesa aulichisiima a 3 navi, da'
V EI\ VER 9
vei'oìatii si celebra fabbricala nell'impero Jempoinsoi'li in tali trasporti ripetuti con-
ili C(><>luiitinu 1 il Magno, riedificala in trasti, non ebbe più luogo 1' annua tra-
più elefante forma e decorala di faccia- slazione, restando nella cattedrale senza
la esrerna ruartnorea dal vescovo de Zaii* più monaci custodire una delle cliiavi,
i

lis. Dipoi il veitcovu Tarlagnì riuiodernò o per concordia o al certo di fatto, restan-
il presbiterio, dilatò la Iribuna ed a'Iati do così soppresso il diritto, che quasi da
VI a-jgiiiiisedue cappelle. Altri vescovi ne un secolo si tralasciò di reclamare. Può
furono beiiemerili, cbe alla lor volta rac- leggersi il cap. &'.Di\>oruinR('liquuie,qHae
cuiilerò. ìNlerila considerazione il coro, in ad Casaemarii monasleriuin pertinente
cui sono veramente lungnifici , la calle- nella Bre\>is Historia M onaslcrii s. J\l(i-

d;'a episcopale, ed iG seddi o stalli ca*


i Johannix et Pauli de Casae-
riatt et ss.

nonicali, luUi di legno di noce con va- mario, da dove ricavo che l'abbate com-
ghissimi intagli. Il l(jdato Fdonardi so- mendatario del medesimo cardinal Ba-
pra al coro fece un'elegante ringhiera per nelli Alessandrino nel 1572 trasferì nel-
l 'ostensione delle ss. Ueliquie,nè deve con- la cattedrale le ss. Reliquie e quali in li-

fondersi coll'esterna loggia al sinistro an- gneicftie annnrii, ubi conditac sunt, da-
golo di essa, ove erigendosi in alcune so- vis altera penes claustraleni coenobil
lennità il Irono episcopale , dui vescovo aìibateni, altera pcnes antiquioreni ca-
sicompiute la benedizione papale.La cap- thedra lis ccclesiae canonicuni custodi'
pella del ss. Sagramentoha un altare or- tur. Oltre il busto di s. Salome, e quelli
nato di bei marmi, e con vaga balaustra, de'suoi compagni ì ss. Biagio e Demetrio,
il (|uadro di s. Salome o come altri dico- tutti d'argento, e di cui più sotto, nel san-
no di s. Maria Salonie, protettrice prin> tuario delle ss. Reliquie sono le princi-
cipnle della cillù e diocesi, è di pregevo- pali. I corpi di nome imposto nella loro
le peimello; e buoni dipinti sono pure i in venzioiie,de'ss.liluininata, Albano, Do-
laterali esprimenti l'uno il martirio di S. nato e Giustina. I corpi di nome proprio
Stefano, l'altro i ss. Gio. e l^aolo. Meri- (ie'faiiciulli ss. Felice e Teodoro, e della
ta pur menzione il dipìnto di s. Bartolo- madre dell." s. Faustina martìri, ciascu-
meo apostolo, nella 2." cappella della na- no rinchiuso in urna «li legno dorata, di-
ve simstr-a. A cornu Epistolae<\v:\\'a\\.a- fesa da crijitalii. Egualmente sono di nu-
ve uìaggiore trovasi l' importantissima me proprio corpi de' ss. Placido, Vin-
i

Ciippeila detta [{Santuario oSanclaSaii' cenzo fanciullo, Benedetto e Innocenzo


clornni per la gran copia delle ss. Reli- martiri. Vi è pure gran parte del cranio
«jMiecheivisi venerano disanli e di mar- dis. Toinmasodi Cnntorbery. Dentro va-
lui,ed è con somma decenza custodita, ghissima cassetta d'avono, ornata di su-
e gelosamente chiusa da porta con due perbi bassorilievi, esprimenti però cose
Marocco: ciò è inesalto..
chuivi, riferisce favolose, sonovi altre ss. Reli(|uie: appar-
Dappoiché anticamente due chiavi non tenne già al celebre monastero di Trisiilti
f^hiudevanorjueslosantuario, ma una cu- {J-), che secondo il Cluverio era confine
stodia di ss. Ueli(|uie allora s[icttanti ni- de' marsi e ilegli ernici. Due altre custo-
J'msigne monastero di Casamari, per cui die di forme goliche, d'argento dorato e
Mua chiave leuevasi da'nionaci e l'altra con intagli, contengono altre ss. Relicjuie.
capitolo. E ciò perchè nella festa del-
«lai Queste, dice il Marocco (che ho al solilo
l'Ascensione quelle ss. Reliquie con so- corretto) erano dell'insigne monastero di
lenne pompa t:ccle!)iaslica si portavano Casamari, che descriverò in fine, e ve n'è
nella chiesa tie'ss. Gio. e Paolo della ba- memoria nella minore con l'epigrafe: H:
dia slessa, e con eguale processione si re- op. j'ecit fieri. Dvrnp. T. Bos. f^er. Ab.-
sliliùvuno nella c^tlcih'ulc. iMpiucessodi basCuòamarii.L'ahìlo religioso di 5. Già*
IO VER V EU
corno (e non tli s. Giovanni come scrisse ti, e di altri preti e chierici per l'iifllzia-

il Marocco) «Iella IMarc.i; il quale abito lora divina. L'arcidiacono gode l'uso del -

essendo uno di quelli con cui di quando le vesti prelatizie , ed i canonici quello
iu quando sogliono i divoli rivestirne il della cappa magna sul rocchetto, ornala
proprio corpo, sembra non doversi rigo- e foderala di pelli nell'inverno, e di seta
rosamente considerare per identica reli- nell'estate. I beneficiati indossano la sem-
quia. Il bellissimo Hreviarioin pergame- plice cotta. Leggo nel Garampi, Memo-
na di s. Lodovico arcivescovo di Tolosa rie ecclesiastiche, che nell'erudita storia
scrittocon carattere gotico, donalo dal mss. di questa città, compilata dal vero-
vescovo Cipriani. Una gran Croce di ar- lano prelato Vittorio Giovardi (si può ve-
gento dorato, con molta diligenza lavo- dere l'opera dedicata a tal prelato da P.
rala, ed ornata da getnme preziose e co' Roberti, Polymalhia seu scientìarum //o-

simboli de'ss. Evangelisti. L'Ughelli, /• /i/f'rz, RomaeiyS'Z, fyp. Casaletti), ch'e-


tnlia sacra, 1. 1 , p. i 386: Fer ulani Epì- gli reputava degna di vedere la pubbli-
scopi, dice che a suo tempo nella catte- ca luce,avea osservato parecchi documen-
drale fra le ss. Reliquie si veneravano, del ti raccolti da quel dotto per provare, che
Legno della ss. Croce, ciijus portio non questo capitolo osservò un tempo la Fi"
pan'a in Criice argentea auro puro cir- ta Canonica, perdi cui norma si servi de'
cumdata vidcliir. Il braccio destro di s. canoni del concilio celebralo in Aix la

Matteo apostolo, notabile porzione del Chapelleo AqnisgrananelI'SiG, trascrit-


capo de'ss. Gio. e Paolo (queste ss. Reli- ti in un antico codice ad uso di essa chie-

quie appartennero al suddetto monaste- sa, quale ora si conserva nella biblioteca
ro Casamari, e descrivendolo ne ripar-
di Vallicelliana segnato B. 32. In un istru-

lerò), il capod'una delle ss. Vergini com- mento dell 356 vedesi menzionato. Dar'
pagne di s. Orsola, due ss. Spine, il dito mitorium Ecclesiae Ferulanaej e\n al-
eli s. Biagio vescovo e martire, oltre al- tri, Dormitorium, uhi Dii'inuni celehrn-

tre. Ma eziandio vi comprese corpi di i tur Offìciwn (forse in tempo di notte o


s. Maria Salome, e de'ss. Biagio e Deme- d'in verno). Dalle boi lede'Pa pi da Pasqua-
trio, che invece riposano nella chiesa del- le H del 1099, fino ad Innocenzo IV del
la Santa, come sono per dire. Qui inlan •
I243> apparisce che comune fu fino al-
to devo avvertire, che dal X'j^i in poi di lora la mensa al vescovo e al capitolo. Nei
tali corpi nella cattedrale non vi è resta- 1446 canonici erano duodecim nume-
i

to che la sola testa di s. Salome, custo- ro in communi i'ivenles, ed Eugenio IV


dita da molti secoli in busto di argento. fu il primo a dividerne le prebende. Dis-
Laonde trovo troppo generica l'espres- si già, chehaudprocul ab cathedrali di'

sione che leggo nelle 3 ultime Proponi- stat Episcopale palati um, quodveterent
zioni Concistoriali (F.): in Cathedrali praefert structuram, at nntlam cxposcit
plures praesto siint insigne^ ss. Beli- reparationem. L'arcidiacono di padro-
quiae,praeserlim corpus s. Marine Sa- nato passivo fu istituito insieme con tre
lorne, stimma veneratione adservatae. canonicati nella cattedrale da Pietro Ja-
Si prese la parte più nobile pel tutto, il boni ed eretto con suo testamentodel 1742,
che tante volte, come ripetutamente no- trasferendo la detta dignità iu perpetuo
tai all'opportunità, produsse gravi que- ne'soggetti idonei della famiglia Bisleti,ed
stioni contrastandosi più luoghi il posses- in mancanza di essi supplisse il concorso;
so d'unmedesimo corpo. 11 capitolo si ed egualmente chiamando n'3 canonica-
compone della dignità dell'arcidiacono, e ti soggetti parimente idonei delle fami-
i

di i5 canonici comprese le prebende del glieMellonj, Torti (oraCampanari),ePer-


teologo e del penitenziere, di 4 benefìcia- ciballi di recente estinta, ed in deficica*
VER VER II

za (li esse si nominano altre patrizie fa- vanni da Veroli, ch'era suo notaro in A-
iTiiglie verolane. Tale istilozione nel de- vigrione, come apprendo dal Garampi,
corso d'un secolo si è resa illustre per a- che tra gl'inventarii della camera aposto-
ver dati alla Chiesa le seguenti dignità e lica del 1824 trovò scritto: Suniinae di-

personag2;i.i." Da arcidiacono di Veroli ctiiminiun (per formolario di lettere), qui


Cesare Ciescenzi de Angelis oriundo di fnemnt quondam Johannis de P^ernlisD.
Torrice, nel ySS divenne vescovo di Se-
i Papne NoUirii. Affinchè poi la chiesa in-
^a\ e poi deputato visitatore apostolico di signe di s. Salorae fosse degnamente uf-
Corsica. 2.° Andrea GinslinianoSpani pa- fjziata, la pietà del vescovo, capitolo e co-
trizio verolano nel iy66 gli successe nel mune di Veroli implorarono ed ottenne-
vescovato. 3. "Pietro StefanoSperanza cit- ro che venisse unita alla cattedrale nel
tadino verolano neh 777 vescovo d'Ala- 1348; quindi nel t35o essendo rimasta
tri. 4'° Deodafo de'marcliesi Bi$leti,indi distrutta, come raccontai, dipoi nel 1 4*29
prelato di giustizia, e governatore di Ca- con breve di Martino V fu nuovamente
gli,Narni e Fano, morto nel 18 25. 5° riunita alla stessa chiesa, ed il comune di
Giuseppe Bisleti morto nel 1847 canoni- Veroli la dotò con beni. Mg.' Zauli ridus-
co della basilica Vaticana. 6.° Mg.' Ca- se il tempio a miglior forma ed elegan-
millo Bisleti, di cui vado a parlare.7."i\1g.' te architettura, fu poi decorato di faccia-
Giuseppe de'marchesi Ferrari di Cepra- ta con caritativi sussidii nel vescovato di
no, esordì l'ecclesiastica carriera col ca- Tartrvgni: ma di sua erezione, riedificazio-
nonicato Torti in Campanari, come figlio ni e abbellimento riparlerò a* suoi luo-
d'una della medesima famiglia e patrizio ghi.Ka 3 navi, la media essendo lunga cir-
verolano, al presente degnissimo Teso- ca 200 palmi: ha nel suo mezzo e rim-
riere, generale. La memorata piazza di pelto all'altare nraggiore, la marmorea
forma triangolare si prolunga all'indietro confessionecon due belle simili scale, imi-
della cattedrale, e mediante l'appendice tante la Vaticana, dove si conservano in
d'un'altra piazzetta, formata dall'angolo grandissima venerazione lereliquieo cor-
(lei seminario, viene questa fronteggiata pi di s. Salome, e de'suoi compagni ss. i

dalla facciata della chiesa concattedrale liiagio e Demetrio martiri, in due urne
sotto il titolo della patrona gloriosa s. Sa- di marmo falle d'ordine del nominata
lome, che dopo la Passione del Uedento- pastore: ne'sagri sotleiranei si mostra il

re e la I.* persecuzione mossa da'giudei luogo in cui 8*17 ottobre i35i furono
alla chiesa di Gerusalemme, vi portò la rinvenute le dette sagre spoglie, riposte-
sua fede, di che e di quanto riguarda la vi nell'invenzione del 1209, quando il
santa, ragionerò descrivendo l' avventu- detto terremoto distrusse la chiesa, onde
rosa epoca dell'introduzione del cristia- furono trasportate a'25 maggio 352 1 al-
nesimo in Veroli. Questo tempio fu in- la cattedrale, e vi restarono sino al 1 74^*
grandito dopo che il terremoto del 35o 1 nel quale anno si riportarono in questa
lo ebbe distrutto, tornandosi a deporre loro chiesa, rimanendo nella cattedrale
nel luogo slesso dell'invenzione, avvenu- la sola testa di s. Salome custodita in bu-

ta neliaog, le ss. Reliquie della Protet- sto argenteo, come narrai. Nella mede-
trice, disperdendo così le cure e le spese sima chiesa vi èuna heWaScala santa,c\\Q
che vi si erano impiegate, al cui effetto ne' concessi tempi gode le stesse indulgen-
il Papa Giovanni XXII con sua lettera ze di quella di Roma, accordate da Rene-
del 329, pressol'encomiato archivio del-
I detto XIV neh 751, come lo attesta la la-

la cattedrale, avea infervorato il popolo pide. Il Marocco che visilò questa con-
a contribuire limosine col premio d' in- cattedrale, loda le magnifiche pitture a
dulgenze; e ciò forse ad istanza di Gio- fresco della cappella dì s. Francesca ro-
t% VER VER
ninna, ed Ivi è il deposito di Fi'ancesca fegiata di 9. Paolo e protonotario aposto-
Antonia Leni, decoroso siccome formalo lico. Così il Marocco^ ma io non glielo
di marmo bianco, elevandosi dal suolo posso concedere,poichè le lapidi ed cain •i

da un rozzo macigno, su cui stanno se- mei di iVocchiaroli sono nella c;iltedrale.
denti due statue marmoree di grandezza Scrive il citato Ughelli:Incivitate 7 pa- >»

nalurale,esprimenti una la Giustizia, l'al- rochiales Ecclesiae visuntur, inler quas


tra la Pietà: in mezzo ad esse è lo stemma insignis canonicorum collegiata s. Era-
gentilizio della defunta, le figure reggen- smi, quam s. Benediclum abbatem, hu-

done l'urna, cioè la i


.* cogli omeri, la a." jiispraeclari Martyrisstudiosissimum, e-
col braccio sinistro. L'immagine della Le- rigendam curasse afTlrmant acta s. Pla-
ni è scolpila sull'urna, sovrastandoii no- cidi.Habet haec Ecclesiae canonici una
bile monumento una fenice tra le fiam- cumCapituloVerulanae Ecclesiae in ele-
me, ed in alto parimenti vi è scolpita la etioni DOVI Episcopi votum ferebant ex
mezza figura della Leni in marmo bian> diplomate Gregorii IX datum Laterani
co,avenlea'lali due vaghissimi putti, che 5 idus roaii an.i," cioè nel 1227. E" fa-
sostengono un panno in cui si legge la pro- ma che ivi sorgesse un tempio pagano in
lissa e onorifica iscrizione sepolcrale. Ri- onore di Cerere e di Apollo, S. Benedet-
prodotta dal Marocco, la si dice nobilis- to, reduce da Subiaco, verso il 527 get-

sima e virtuosa, figlia unica di Francesco tò le fondamenta della chiesa e del mo-
patrizio romano, morta neh 645: Quem nastero, co' mezzi somministrali dal ve-
Sacellisereclis - Laudaliae de Miraldis rolano Valentiniano; partendo poi per
ma tris - A Monte Gallo in Piceno oriun- Monte Cassino a proclamare il suo or-
dae ac-Vendanae civis-Ainor erexit itti dine e la regola meditata a Subiaco, ne
i/iatrem fìliae dolor Exaniinavit - Hinc lasciò la cura a'ss. Placido e Mauro, che
monumento hoc amoris etdoloris est. La n s. Erasmo l'intitolarono. I monaci be-
chiesa collegiata e parrocchiale di s. E- nedettini possedettero la chiesa e il mo-
rasmo, in origine di gotica struttura, ven- nastero sino al declinare circa del secolo
ne ridotta nel secolo XVII con moderno XI. Istituita la collegiata di canonici se-
disegno, tranne il suo bel portico ester- colari, ed è insigne, perciò la dignità fu di-
no che conserva l'antica costruzione, e chiarata abbatemitrato, il quale per privi*
vi si ascende per doppia scala. Si divi- legio pontificio, 4 volte all'annOgin coro ve-
de in 3 navi , semplici ma ben disposte, ste sopra il rocchetto la mantelletta e la

ed è forse la più elegante chiesa di Ve- mozzetta nera, olire il distintivo della mi-
ruii. Il Marocco
ci diede 3 iscrizioni esi- tra, nel passatosecolo concessogli. I 16 ca-
stenti medesima. Una eretta dal-
nella nonici indoisanoil rocchettoe la cappa di
l' encomiato prelato Giovardi, per pe- seta rosacea foderata paonazza e con fioc-
rennare il memorabile soggiorno fatto in chi eguali, ed i 6 beneficiati adoperano
Veroli nel contiguo monastero da Ales- la semplice cotta. Tale è il capitolo col-
sandro III, sussistendo ancora la cappel- legiale di s. Erasmo, il cui archivio pos-
la da lui consagrata. Un grandioso e pre- siede interessanti pergamene. Il canonico
gevole dipinto rap[>resenla quel zelantis- Alessandro verolano, eletto nel 1282 ve-
simo Papa, che assolve l'imperatore Fe- scovo di Teramo, invece di accettare, la-
derico I. Le altre due lapidi sono collo- sciata la collegiata di s. Erasmo, eroica^
cate nella nave sinistra, co'ritratti in for- niente professò la regola de' frati mino-
ma di cammei, in onore de'nobdi vero- ri, come attesta il p. Casimiro. Tra le ss..

lani cav. Nicola Nocchiaroli consigliere Reliquie che si venerano in s. Erasmo,


ilell'imperalrire Maria Teresa, e di Gio. vie un'anca del corpo di s. Salome. L'al-
liuttiita Nucbhiuruli dignitariu della cut- ita cl^esa collegiata e parrocchiale di ^
VER VER i3
Paolo e di moderna ricostruzione, in Por* le benedettine venne dotalo di fondi dal
ma di croce greca, sovrastata da svelta ed comune, ed ora è cospicuamente in flo-
elegante co|)oIa:nel disegno partecipa del- re, anche per vasto fabbricalo e facoltà.
la sontuosa e beila chiesa di s. Agnese a VI avevano un convento frati agostinia-
i

piazza Nflvona in Roma. Il suo capitolo ni, ma dopo la soppressione decretala dal
si compone della dignità dell'abbate e di governo francese, non vi furono più ri-
8 canonici. L'nbbale indossa la tnanlel- stabiliti. 1 minori osservanti nell'estremi-
letla nera sopra il rocchetto, ed i cano* tà della città, egià nel suo suburbio, tut-
nici vestono il rocchetto e la mezzetta tora hannol'elegante e ben tenuta chie-
paonazza. Un beuefìciato assiste all'uni- sa di Martino vescovo, con ispazioso
s.

zio divino. Oltre le descritte 3 insignì convento e biblioteca. Il p. Casimiro da


chiese parrocchiali, esistono in Veroli le Roma ne fa la descrizione, nell'opera ci-
chiese parrocchiali dis. Angelo, di s. Cro- tata in principio: cap. 27, Della chiesa
ce, la suddetta dis. Leucio, e quella an- e del com'ento dis. Martino presso a Ve-
tichissima e ristrettissima di s. Maria de' roli. Egli dice, poco prima di giungere
Franconi, di cui vado a ragionare, e tut- alla città, essendo allora fuori di essa, in-

te e 7 sono fornite del battìsterio. Vi è contrasi la chiesa fabbricala dal vescovo


la chiesa pure parrocchiale di s. Maria Leto 1 o Leone I in onore di Dio e di s.
de' Franconi, e monastero delle mona-
\\ Martino, e da lui consagrata a't22 agosto
che benedettine numeroso, le quali han- I 127, collocandovi molle reliquie di >aH-

no la farmacia. IN'arra il p. Casimiro da ti, come si trae dal documento che offre,

Roma, che il monastero fu alzalo da'fon- cioè una memoria scritta nel muro del
damenli nel 58o dal vescovo Battisti, il
1 coro dietro l'altare maggiore. Fabbricò
quale per tale effetto fece trasportare da nncorn, lo slesso prelato, un monastero
Subiaco, da Alatri e da Guarcino alcu- contiguo alla chiesa, nel quale dipoi fu-
ne religiose dell'ordine di s. Benedetto, ronvi introdotte le monache benedettine,

acciò ammaestrassero nella regola quel- le quali vidimorarono sino alla metà del
le che ne aveano abbracciato l' istituto, seco lo XV; imperocché erano ridotte allo-
come si ha dalle memorie del monaste- ra le religiose a sole 3, ne potevano altri-
ro e apparisce dall'istrumento rogato per menti vivere se non colle limosine sponta-
gli atti di Gio. Antonio Rossi li
9 luglio nee offerte da'fedeli,e ciò per essere stalli

l5do, io cui si fa palese la cessione, con- beni del monastero quasi lutti alienati e
cessione e donazione fatta dall'abbate e brullamente dissipali. Laonde la città di

chierici di questa chiesa, del sito conce- Veroli ricorse al l'apa Nicolò V, perchè
duto per fabbricarvi il nuovo monaste- concedesse il loro monastero e chiesa a
ro,obbligandosi le monache in perpetuo frali minori, obbligandosi il comuned'as-

a pagare scudi 7 nella festa dell'Assunta. segnare alle superstiti monache ona con-
In un mss. comunicato in Veroli al p. Ca- grua abitazione, e di provvederle di so-
simiro lesse, che il monastero in discorso stentamento e altro durante la loro vita.
fu edificato ex pnblico Civitatìs voloj Alla quale richiesta il Papa benignamen-
e clìt l'abbate di s. Maria de'Franconi è te condiscese col breve Sacrae Religio^-
dello nelle bolle ^onì'\ f\c\t parochiis mo- /2/.y, de'3o gennaio i449. che esibisce lo

nialium s. Marine de Franconibus.fieì- slesso p. Casimiro, e diretto a s. Giovan-


la chiesa vi è dipinta in grande affresco ni da Capistrano vicario dell'ordine, ed
l'Assunzione della B. Vergine co'Xll A- a' frali minori osservanti. Giustamente
postoli in ligure oltre il naturale^di pen- qui osserva il p. Casimiro, pel riferito, la

nello maestro e originale. Vi è l'abbate falsità del credere alcuni, che le monache
eoo 6 beneficiali. L'unito monastero del- beoedeiline odierne dis. Maria de'Fran^
i4 VJER VER
coni derivino da quelle di s.Marlino.Que- il catasto di esso. Neli4B2 fu commuta-
sta chiesa d' una sola nave, abbastanza ta una piccola campana della chiesa, con
larga e lunga pe'suoi i o altari laterali, nel altra poco più grande dell'ospedale di s.

1738 fu coperta colla volta e rinnovato Spirilo di R,oraa. Tornando alla chiesa di
l'altare maggiore, sul quale per l'iunan- s. Martino, avverte il Marocco, meritar-
zi si alzavaun grande tabernacolo di le- si osservare il bel quadro della ss. Imma-
gno, con 3 iscrizioni conservateci dal p. colata Concezione,non che l'elegante, per
Casi mirojche dicono a ver lo fatto nel i56i marmi e disegno, cappella di s. Antonio
Tommaso Campanari civis vtrulanus ad di Padova. Di più riporta l'iscrizione nel

onore del ss. Salvatore e della D. Vergi- 1750 posta sopra al coro, celebrante le
ne, in aumento del divin cultore che poi benemerenze della famiglia Campanari,
nel1 596 l'ornò il nipote Stefano Campa- Ferularuin ac Urbis Patriciae, eoa l'al-
nari /. /'. D. Di più riporta 7 isciizioni tare maggiore, la chiesa, il convento ab-
sepolcrali di tombe gentilizie, l'ultima es- belliti. Dopo il decretato dogma sull'Im-
sendo un epitaflio in versi. Lai.' è lun- macolato Concepimento di Maria sempre
ga e comune a'due nominali Campana- Vergine, pubblicò il n.° 284 del Giorna-
ri con elogi, riportata anche dal Maroc- le di Roma del 1 854, e lo accennai nel
co Stefano si dice pure cittadino roma-
: celebrare il fausto avvenimento nel voi.
no, vicario generale di Monreale e di A- LXXIH, p. 80, ed al quale intervenne il
versa, governatore di vari luoghi dello vescovo verolano mg."^ Zannini.» In Ve-
stato pontificio. Fra le ss. Reliquie, oltre roli, città non ultima certo per l'attacca-
quelle della ss. Croce, di s. Martino e di mento alla pietà e religione, il d'i 8 di-
s. Antonio di Padova, vi è del mantello cembre, sagro al trionfo di Maria Imma-
di s. Giovanni da Capistrano, prodigioso colata, pp. minori osservanti solennizza-
i

pe'malati di febbre, il quale nel 1 449 P'*^' rono tal festa con molla pompa. Infatti
se possesso del convento; e siccome nel nella loro chiesa di s. Martino, dopo un
chiostro per alcun tempo col compagno novenario solenne, si cantarono con iscel-
abitò in due cellette composte di vimini ta musica i primi vesperi, e nel dì solen-
e di loto, il principe ab. d. Andrea Con- ne la messa, che si celebrava dal sig. can.
ti governatore generale di Marittima e d. Giaciuto Polidori pro-vicario genera-
Canq3agna, divoto del sauto, nel 1623 re- le. Nella sera poi ad ora opportuna si por-
stauiò l'umile abitazione coprendola di tava in processione la statua dell'Imma-
legno e ornandola di pittine esprimenti colata: seguiva ancora per tutta la città

le principali azioni del servo di Dio; fin- il clero, che si forma di tre capitoli, cioè
ché nel 1 7 6, pii benefattori vi fabbrica-
1 della cattedrale, di s. Erasmo, di s. Pao-

rono una cappella. Altre notizie riferite lo, non che del numeroso seminario e del-
dal p. Casimiro sono le seguenti. Nicolò la famìglia religiosa, e coll'intervento del
III o IV concesse alla chiesa indulgenze, magistrato e di tre confraternite , e col
pe'visilanti nelle feste della ss. Vergine e suono della banda. Intanto giunti tutti
dis. Martino e loro ottave. Nella mede- alla chiesa cattedrale di s. Andrea, per
sima vi fiorì assai la compagnia di don- non essere capiente tulio il popolo accor-
ne del lerz'ordine, osservanti la regola e so quella di s. Martino, fu recitato ivi un
facendo professione nella chiesa. £d es- dotto ed eloquente discorso dui professo-
sendo insorta lite nel 1476 tra tali sorel- dogmatica e morale del se-
re di teologia
le e la comunità di Veroli , super sola- minario vescovile p. Gio. Battista Lom-
tione coUcctarum,ct praesertim salis, fu bardi minore osservante. Da ultimo ter-
poi concordato che alcune di loro pagas- minalo il panegirico, la processione col-
ieio solauieule il sale, « le altre ancora r istesso oidiue si rettiluiva alla chiesa
VER V E Pi 1 5
de'sddJeUi frunccscatii, e si chiudeva la sto seminario ha dato alla letteratura ed
sagia funzione con litanie in ruusica, e alla Chiesa |)iù uomini distinti, anche nel
benedizione della reliquia della gran ma- nostro secolo, come il cardinal Carlo /'/z-
dre di Dio". Alile chief^e della cillà sono zardclli e il prelato Stefano suo fratello,
(|uelle delia ss. Annunziata, di s. JNicola, l'abbate Pallocchi di VoCi,eiia\\' Unii'cr-
di s. Maria de'Sacconi, il cui sodalizio o- silà lluiiiana i professori Giuseppe Man-
luoninio osserva le cosliluzioni di c|ucllo giatordi e il vivente cav. Paolo Volpicel-
di Boma, della Madonna ss. dell'Olivel- li. Inoltre l'educazione ha in questa cit-

lo, di s. Francesco Ciancili, e di s. Ippo- tà alcune utili istituzioni, fra le quali la


lito martire. 11 piccolo e gentilizio tem- scuola delle fanciulle, la scuola elemen-

pio di Francesco Cianciti è assistilo


s. pel tare, le scuole comunali riunite nel semi-
suo cullo da 6 cappellani. In Yeroli so- nario, e quella di diritto civile e canoni-
no diversi'alui sodalizi, liuomato è il se- co, generosamente fondata da'nobilì ve-
n)inario, il cui edilìzio è capace di con- rolani fratelli Franchi nel 538 con ol- 1

tenere un cenlinaio d'alunni, e secondo tre 3oo scudi per stipendio del professo-
il Marocco se ne contarono (ino a circa re. Per recente istituzione del fu can. d.
annui 70. £' ben dotato , con pubblica Pietro M.' iMobilj, ben presto vi saranno
biblioteca comunale ricca e scelta di ben introdotte le nuinachelle o conservatorio
1 2,000 volunu, e di 3oo e più mss. e co- di suore francesi per la pubblica istruzio-
dici in pergamena con miniature elegmi- ne delle donzelle. 1 beni legali ad hoc dal
ti. Ne fu fondatore e donatore ueìiy'j'ò benefìcoverolano, consistono in una buo-
l'illustre prelato Vi tloiioGio vardijdotan- na casa, che servirà al pio luogo, ed una
dola con una rendita di 3o luoghi di Mon- rendila conveniente comodo sostenta-al

ti per l'assegno del bibliotecario. E' aper- mento delle religiose. Non mancano al-
ta al pubblico quotidianamente, ed d co- tri stabilimenti benefìci. Cu ricco, como-

mune provvede discretamente all'acqui do e spazioìio spedale, unico nella pro-


sto delle moderne opere che si vanno vincia, serve agl'infermi: un altro vicino
pubblicando. JN'el gettarsi, dal vescovo A- à porta s. Croce, è pe' poveri pellegrini.
steo, le fondamenta di questo grandioso Leggo nel DiilL Rom. coni. 1. 1
1, p. 4 «
2,
e comodo edilizio, dov'era l'antico Castel- d breve di Pio VII, Insignis in paupc-
lo centrale, vi furono rinvenute diverse res, de'28 settembre 1802, per l'istitu-

lapidi, e varie teste e piedi di terra cot- zione dell' esistente monte frumenlario,
ta, stimale dagl'iulendenti antichissime, colla dote di scudi2,000, ad istanza del
per la qualità e coltura della terra. Rap- vescovo Rossi che lo fondò, contiibuen-
presentano i Cabiri e altre false divinità dovi il comune e l'intera città, per esser*
adorate da'lirreni pelasgi. Nella detta bi- si il prelato C(nnmosso per la carestia pa-
blioteca^ oltre il conservarsi diversi ritrat- tita nelprecedente anno; per cui il Pa-
ti d'illustri verolani , come del senatore pa rassoggellò in perpetuo all'immetlia-
Andrea, e de' letterati Sulpizio e Palea- ta e privativa giurisdizione del prelato e
rio, de'quali ragionerò più avanti, vi so- de' vescovi suoi successori , adiilandosi
no circa 12 teste di Numi etruschi in ter- l'amniinislraziunea duedepulali, uno ec-
ra colta, una bella testa d'alabastro, for- clesiastico, l'altro laico, dovendo riuscire
se esprimente Giove o Esculapio.ed un a benefìcio de' poveri. Le oneste e biso-
cimiero antico. Gli alunni, a ricreazione, gnose zitelle ricevono dotazione per be-
vi hanno un grazioso teatro a 3 ordini nefiche disposizioni d'un Filonardi, d'uu
apposilamenlefabbricalo, eper villeggia- Cono, d'un Campanari, e di un can. d.
tura un grande casino subuibano silua- Dontenico Trulli in premio alle istruite
tou Fojauo a due miglia dalla città. Quc- nella doltrina cristiana. FiDalmenle vi
l6 VER VER
è il (entro comunale, die per i'ordinnrio tali statuti vi è V /Ustoria Civitalis /'V.
agisce in alcune sliigioni, e parlicohinneri- rulì. Quello che sì conserva in pergame-
(e nella stagione di carnevale, eziandio na, donde fu ricavato parte del pubbli-
con musiche isirumentali e vocali; e vi cato, è l'antico n[)provato da Eugenio
sono due società, la filodrammatica e la IV i446>^ poscia fatto riordinare dal
nel
filarmonica-strumentale col maestro di cardinal Quignones nel 54o. Veroli da 1

n)usica proprio. Quest'ultima accademia antichissima epoca vanta l'ordine della


e congregazione fu istituita legalmente sempre dagli altri, e con-
nobiltà, distinto
Sbtto l'invocazione dis. Cecilia e di s. Sa- fermato da'principi e da'Fapi, precipua-
lome. L'orchestra è dirella dal mae- mente Eugenio IV. Le sue auliche fami-
stro prò tempore, e dal professore vio- gliefurono nuovamente ascritte a tale or-
linista Luigi Cubali verolaiio, aggrega- dine da Clemente XI li 8*^19 settembre
to per concorso pubblico nel iSSy alla 1767, il che confermò nel 1780 Pio VI,
poulidcia accademia di s. Cecilia di Ho* in uno al diritto privativo che godevano
ma nella sezione degli strumentisti. Ev- gli stessi nobili alla dignità della prima-
"vi eziandio il concerto civico approvato ria magistratura. Tale diritto venne am-
dalla superiorità, e distinto da militare pliato da Leone XII, e meglio determi-
divisa. — Anticamente Veroli si resse a nato da Gregorio XVI con breve de' 3 t

repubblica, confederata colle città erni- settembre i83v5. Di più Clemeute XIII,
che. Sotto i romani pure, governandosi la cui famiglia Rezzonico trova vasi ascrit-
quasi a repubblica, col carattere di libe- ta al patriziato verolano, come pure la
ro municipio romano, essendo stata an- nobilissima degli Albani, neli7Go asse-
che colonia avea perciò l'ordine o col*
, gnò alla città un governatore nominato
Icgio de' decurioni, da' quali a imitazio» con breve apostolico. Ed il suo predeces-
ne del senato romano si estraevano i sore Benedetto XIV nel 752 in una bol- i

consolli veniva retta da'duumvirì, e con* la diretta al capitolo della cattedrale, e-


lava 3 collegi sacerdotali formati da- numerò i meriti e la nobiltà delle chiese
gli augustali, da'severali, da'dendrofori, efamigliedi Veroli. Diceil Marocco.»» Di-
come si ha dalle antiche lapidi, due del- stinte e illustri famiglie onorano Veroli,
le quali e riprodotte dal Crescenzi ne' fra le quali principali sono quelle de'mar*
Cenni storici, a p. 3*7, esistenti nella i.* chesi Campanari e de'Bisleti, e questi se-
salacomunale. Caduto l'impero romano condi si può dir francamente che serbi-

fu governata da' consoli, da' podestà^ il no aperto all' indigenza ed al viaggiato-


1.° de* quali fu Papa Bonifacio Vili, e re il loro nobile palazzo". Apprendo dal
tale fu eletto nel 1299 da ydletrij quin- Novaes, nella Storia di Dtnedetto XI V,
di da'cardinali prefetti, o legati o gover- che quel Papa nel 1753 die' il titolo di
natori, poscia da'iiindaci, indi nel 1699 marchese alla famigliaCampanari di Ve-
e col distintivo delia toga senatoria da' roli, ove (in dalr4oo era aimoverata ira
conservatori, e (ìnalmente An gonfalonie • le consolari della città, e da più secoli ag-
ri nel civico reggimento. Il comune e la gregala alla nobiltà di Orvieto e di To*
città hanno a protettore un cardinale, ed di , quale furono
diversi individui della
al pre:«enle lo è il cardinal Mario Matlci cavalieri geri;solimitani, erigendo la loi o
sotto-decano del sagro collegio, arcipre- tenuta di Castel Massimo in inarchesalo.
te Valicano e pro datario. Abbiamo lo II Marchesi, Galleria dell' onore, t. *,
StatutnmCivitatis Ferularunìy Velilris p. 558, dopo aver celebrato Veroli qua-
1 657, lypographia Caroli Bilancioni. At- le emula delle più antiche città del La-
ferie ilUanghiasci nella Diblìografta del- zio, per vanto di remotissima fondazione,
lo stalo po/iti/icio, che nel priucìpto di e che per rrucosluiiza delle cose inouda-
VER VER 17
ne decadde dalla sua grandezza, aggiun- diocesi. Gli uni e gli altri con riverente
ge che furono ammessi al cospicuo ordi- alfelto enumera e celebra, ed io solo ri-
uè equestre di s. Stefano I, nel 728 Pio 1 corderò la preziosa pianeta e il gaio fal-

del marchese Ferdinando Bisleti , e nei distorio donali alia cattedrale, e 1' aper-
1780 Desiderio figlio del marchese Pio. tura nel i853 dell'orfanotrofio o parle-
Ascrìtta la famiglia Cisleti, come la Cam- notrofìo, tanto sospirato, affidandolo col-
panari, alla nobiltà romana e napoleta- l'ospedale alle cure delle suore figlie della
na, nel 1775 conseguì il titolo di mar- Carità ec. ec; esprimendo altresì il gene-
chese dal re di Polonia Stanislao Ponia- rale vivissimo rammarico per la sua di-
lowski. Il regnante Papa Pio IX nel 847 1 partita, de' diocesani e d' ogni ordine di
fece vescovo di Ripatransone (^.)mg/ persone. A ciò che pubblicò sulla illustre
Camillo de' marchesi Bisleti (già in pa- famiglia de'marchesi Bisleti, desumendo-
tria vicario generale e capitolare, ed ar> lo da' mss. del verolano can. Crescenzio
cidiacono della cattedrale, padronato di egli dice (poiché sebbene graziosamente
sua illustre famiglia), quindi nel i854 lo mi favorisce tulle le sue pregiatissime/I/e-
dichiarò i." vescovo di Corneto e Civita- tnorie, con pena non ebbi quanto vado
vecchia , per quanto ho riferito nel voi. con lui a ripetere, cioè la XVIII Memo-
LXXII, p. 275 (per cui gli successe de- ria sulla cattedrale Ripanayche ne con-
gnamente l'attuale venerando vescovo di tiene le notizie, e scritta in occasione che
Ripatransone mg/ Fedele Bufarini pa- la virtuosa nipote del prelato vestì in Ru-
trizio di Tolentino e di Recanati sua pa- ma l'abito religioso dell'adoratrici del ss.
tria, nella quale fu vicario generale e ret- Sagramenlo, col nome di suor MariaGiu-
tore del seminario, la cui consagrazione seppa Clotilde dell'Incarnazione, la cui
e ingresso il eh. marchese Filippo Bruti solenne professione volle pure segnalare
Liberati con animo esultantecelebrò con colla XX Memoria sulla cattedrale Ri-
due Memorie erudite). Nello slesso 1 854 pana che per di luì ^benignità posseg-
,

la tipografìa Taflei di Ripatransone pub- go), dal medesimo trasse quanto si legge
blicò : Ne' solenni ingressi nelle Calle- nella tomba gentilizia, sotto l'anticostem-
drali di Corneto e Civitavecchia di S. ma formato da 3 fenici volanti verso il

Ecc.za Rma
mg/ d. Camillo de' mar- sole, ora accresciuto con altre inquarta-
diesi Bisleti patrizioVendano e Cu- te colla croce dell'ordine di Mal-
armi e
prense ossia Ripano ce, primo vescovo ta o gerosolimitano: Ut Phoenix vixil,
di delle diocesi riiinile trasferitovi da vivet Bisletae propago. - Bis laeta in ter-
questa sede di Ripatransone. Al degnis- ris, laetior in Superis. Altre nobili, pri-
simo prelato in attestalo di profondo os' marie e ricche famiglie sono quelle de'
scquio e venerazione offre e dedica il
, conti Paolìni, de'Franchi, de'Mellouj.de-
marchese Fi lippoBrutiLiberati la XXII gli Antoniani, de'Perciballi e altre, secon-
Memoria sul Seminario Ripano. Il eh. do il citato cav. Palmieri. Aggiungerò,che
autore, che colla sua IV Memoria sulla neh 775 dal cardinal d'Aragona (ne vi-
Cattedrale Ripana ne avea solennizzato veano due,Domenico Orsini ministro del
Tinaugurazione, in questa chiama fortu- re delle due Sicilie, e Pasquale Acquavi-
natissima la nuova diocesi per l'acquisto va) si concesse il titolo di conte palatino
compiange la Ripana
di tanto pastore, e alla famiglia Paolini. La famiglia Fran-
per averlo perduto dopo uu settennio, chi trovasi ascritta al patriziato romano
sembrali 7 giorni, e ciò pe'tanti vantag- fin dal 1600. La famiglia Perciballi ora
gi spirituali e temporali da essa provati, si è estinta nel febbraio iSSg, vantando o-

e tanti altri ne preparava il suo gran cuo- rigine normanna da un Percibaldo. Eb-
re e la sua gran mente alla città e alla be diversi illustri: un Cecco Perciballi era
VOL. XCIV

lw>einfvgrvt, nt/
i8 VER VER
castellano (iella rocca di Segni nel fatale retto un monumento in forma di pira-

1 557, restando ferito nell'impresa degli mide, e nel suo interno era la di lui sta-
spagnuoli. Il di lui figlio Giambattista fu tua su piedistallo, la cui superstite iscri-

creato cavaliere di s. Giorgio della mili- zione nella suddetta sala municipale ne
zia Angelica nel i582. Domenico loro di- ricorda la storia. Mi un verolano,
disse
scendente di venne segretario d'Uladislao cbe la statua equestie diMarc' Aurelio,
VII re di Polonia, ed ebbe presso Urba- die fa stupenda mostra sul Campidoglio
no \'in onorifica missione. Ultimo rara- di Roma, è opera d'un verdiano di casa
pollo fu il defunto nel suddetto febbraio Civetta, e cbe lo riferisce il Tiraboscbi.
per nome Demetrio, di cortesi maniere Ma il dotto Kibby, cbe la descrive e il-

e conveniente istruzione, il quale di sue lustra, coH'autorevole Fea, ripete con lui
sostanze lasciando usufruttuaria la mo- che errò il Tiraboscbi nell'atlribuirne l'o-
glie, donò la proprietà alla congregazio- pera a Papa Clemente del 88, donde
1 1 1 1 1

ne del preziosissimo Sangue, cotrìc avea prese argomento essere allora la statua-
promesso in vita al ven. fondatore della ria in qualche riputasrione. Clemente 111

medesima p. Del Bufalo, per l'apertu- soltanto fece trasportare il colossalesimu-


ra d'una loro casa in Veroli, ma senza lacro dalla piazza diCampoVaccino a quel-
alcuna penale in caso di mancanza o de- la delLaterano.La statua era stala restau-
ficienza. — Oltre i nominati, molti altri rata dal senato oda Costantino I, e fino da
illustri verolani fiorirono sempre e in o- Teodosio li ne avea preso il nome. Ag-
gni tempo nelle virtù, nelle dignità ec- giunge non conoscersi l'artefice, non rile-
clesiasticbe, nelle lettere, nelle armi, nel- nendosi per verocbefu unoscbiavo atenie-
le magistrature , e decorati di ordini e- se. Tra' vescovi abbiamo, oltre quelli della
fjueslri. I più antichi sono, oltre qtielli di patria, che riferirò nella serie; Biagio, ve-
cui parlerò in progresso dell'articolo e de- scovo di Cassano nel i223. Giovanni ve-
scrivendo Casamari. Il questore in Roma scovo di Segni nel 12700 anche prima.
Caio Alfio, di cui Cicerone ne tesse 1' e- Alessandro canonico di s. Erasmo, vescovo
logio. Marco Elvio Prisco, parimenti m di Teramo nel 1282. L'altro canonico di
Roma fu flamine angustale, ed in Vero- tale collegiata Filippo e non abbate seco-
li edile, duumviro e censore, e pel suo lare di s.Girolamodi Veroli (secondo l'U-
merito curatore della repubblica di Po- Trani nel 1288. E
gbelli), arcivescovo di
lenza. Severo, militòquale legato di Cor- nel 1342divenne Andrea cittadino
lo
bui one contro parli, e pel suo valore gli
i e canonico verolano. Gargano Antonio
furono afiidate altre commissioni onore- Franchi canonico di s. Maria Maggiore,
volmente eseguite. Pretende alcuno cbe vescovo di Segni nel i43o. Eugenio IV
Aricia madre di Augusto fosse di Vero- dichiarò vescovo di Conversano Andrea
li e dell'esistente casa Farina. Ma Augu- Perciballi, iodi di Bojano enei i45'2 d'Ur-
sto fu originario di l'elletri [F.),e nac- bino; nel i^Gt. fu Iraslato a Muro, e nel
que da Attia o Azia d'Aricia, ora Eiccia 1464 a Camerino. Pietro Franchi Gian-
(F.), figlia della sorella di Giulio Cesa- nuzzi abbate secolare di s. Erasmo, nel
re. Bensì gloria verolana, secondo Taci- i574 vescovo di yVlatri. Francesco Cam-
to, fu Gracilia, cbe nuova amazone, per panari nobile, canonico della cattedrale e
genio bellicoso, preferì la guerra alla cu- vicario capitolare^ nel 1620 vescovo d'A-
ra de'figlì. Un altro Severo fu console so- latri. Tommaso Campanari illustre bene-
stituito nell'anno io5 di nostra ern. Lu- dettino nel 1619 col nome di Bernardi-
cio Alfio Valentino fu in patria duum- no, letterato e prefetto dell'archivio e vi-

viro quinquennale, e quindi curatore del- cariogenerale della haiWa niilliiis di Mon-
la colonia Casinense: io Veroli gli fu e- te Cassino, vescovo di Ferentino: non lo

.0 ,Ì;iQwT
VER VER 19
trovo registrato dairUghelli. Imperocché strezza di Papa Clemente V fece svanire
Dell' alto che Urbano Vili l'avea nomi- il disposto, avendo invece avuto luogo la

nalo a tal vescovato cessò di vivere. An- difesa in un concistoro tenuto in Avigno-
tonio Ascanio de Gasperis da collaterale ne. Questo Nicola poi credendolo alcuni
<IiCampidoglio,vescovodiMarsineliG5o. avvocato concistoriale non lo trovo nel
Fortunato Bisleli vescovo di Cissamo in Cartari, AchocatoriiTii Sacri Consistorii
pariìhns nel lyoo. Silvio Cavalieri com- Syllabuni. O noi conobbe, o fu avvocato
missario della camera apostolica, volante soltanto nella curia romana.GiovanniSul-
di segnatura, consultore del s. ofGzio, ar- pizio, dice il Ptenazzi, Storia delt uiwer'
civescovo d' Atene inpartibus nel 171 2, sita degli studi di Roma, si rese famoso
morto in Roma nel 1 7 1 7 e tumulato in s. nelponlificalod'InnocenzoVIIIdeli484i
Eustachio in deposilo con iscrizione. Gio. per avere pel primo istruito la gioventù
Francesco Bisleli nel 1721 vescovo di Ca- romana a recitare e a cantare commedie,
gli, nel 1726 Andrea
trasferito a Segni. essendo peritissimo anche nella musica.
suddiacono e cappellanod'Onorio III, da Egli slesso si attribuisce tal vanto nella
questi fu delegato alla ricupera dell'Emi- lettera con cui dedicò l'architettura di Vi-
lia e del ducato di Spoleto. Nel 1 267 Leo- truvio al cardinal Raffaele Riario.un bra-
nardo fupiimicerio e cancelliere per Car- no della quale riportai nel voi. LXXIII,
loId'AngiòneirAcaia,indida MarlinoIV p. 175, eccitandolo ad innalzare un tea'
fattocanoniconellaCastiglia.CurzioFran- tra nel suo palazzo della Cancelleria, e
chi canonico Vaticano, peritissimo teolo- infatti fu il i.°a rinnovarlo in Pvoma, e
go, venne impiegato in rilevanti congre- v'intervenne Innocenzo Vili- Niun pote-
gazioni da s. Pio V
da Gregorio XIII.
e va più agevolmente di Sulpizio accingersi
Vittorio Giovardi nel 1 742 fatto da Bene- a tale impresa: facendo scuola di lettere
detto XIV votante di segnatura, del qua- umane nel pubblico studio con gran con-
le tribunale divenne decano, amante del- corso di giovani, aveva agio quelli sce-
le memorie patrie, onde in diverse chiese gliere tra loro, che sembravangli più di-
eresse lapidi per conservarle, ed in quel- sposti e più atti per essere addestrali a
la di Salomealla madre, riportata dal
s. lai esercizio. Oltre il Vitruvio, che Sul-
Marocco. Il Cancellieri nella Lettera al pizio die'il i.^in luce colle stampe, com-
dJ Korejf, lodice dottissimo, morto in mentò la Farsalica di Lucano, Giulio
Roma di 92 anni nel 1780, sepolto nella Frontino, Vegezio ; compose un poemet-
cappella del ss.Crocefìsso,da lui eretta nel- to latino sui costumi da usarsi a mensa,
la chiesa dis. Gioacchino delle paololte,di e diversi altri opuscoli grammaticali, de'
cui era stato vigilantissimo deputato. Do- quali il Fabricio ha tessuto il catalogo,
menicoCampanari prelato di giustizia e di nella Bill. mcd. et inf. Latin., t. 6, p. 2 1 6.
merito distinto, governò piii provincie, e Andrea de AlalrinÌ5,di antica famiglia,ce-
morto in Roma nel 824 (u sepolto in s.
i lebre nello studio del diritto, fu da Inno-
M.'in Monterone con iscrizione.Giuseppe cenzo VI li nel 1489 creato senatore di Ro-
Bisleli canonico dell' arcibasilica Latera* ma, e si diceche in tempo degli antichi ro-
nense, facendo parte della visita apostoli- mani i verolani ebbero altri 1 5 senatori.
ca di Sardegna, mori in Sassari nel 1827. Si vuole che l'Ughelli trasse la serie de'
Tra'letterali fiorirono. Nicola celebre per vescovi di Veroli da quella compilata dal
dottrina, fu scelto a difendere in scriplis can. Giovanni Vecci, com'egli asserisce
nel i3ii al concilio di Vienna r integri- ne'suoi mss. esistenti nella biblioteca ve-
tà e cattolica credenza di Bonifacio Vili, rolana. AntonioPaleario studiò solloGio-
ma per l' influenza del fiero nemico di vanni Martella, ed in seguito cambiò il
quel gran Papa Filippo IV il Bello , la de suo nome con quello di Aonioj secondo
20 V ER V E R
V uso de' letterali de' suoi tempi. Il Ma- verse opere in tersi e in prosa, di cui la
rocco riporta perciò il dislieo: y^o/zm^ ^ui migliore edizione è quella di Amsterdam
mine es eras Antonius olim^ - Aonii Ao- nel 1696. Sono le principali: i." De ini'
nidum dat libi nomen amor.T! vovossi nel mortalitate animarum libri tres^ in versi
i527 io Roma quando fu orrendamente latini.^."Epistolarum libri tjiiatuor^ e la
saccheggiata, per cui fuggito a Periigia e ricordai nel voi. LXlli, p. 155. 3.°0ra-
in Toscana, vi prese a moglie Maria Gui- tiones de animarum immortalitate libri
doni, e poi si stabili in una casa di campa- tres. 4.°Dodici Discorsi. 5.°Actio in Fon-
gna presso Siena. Si distinse nelle belle tifìcesRomanos et eoruni asseclas, ad
lettere, ed aggiunse allo studio della lin* Jniperatorem Ronianum, Reges et Prin-
guagrecae latina, quello della filosofìa e cipes Christianae Reipublicae, siunmos
della teologia. Fu amato dal dotto suo ve- oecumenici Concilii praesides^ conscri-
scovo cardinal Ennio Filonardi, che per- pta,cum de concilioTridenti habendo de-
de nel i549- Percorse le principali città liberaretur. 6.°Aonii Paleariiad Liilhe-
ove apprese altre istruzioni da
d' Italia, runi, Calviniumaliosquede ConcilioTri-
uomini insigni ; ed in Venezia il famoso dentino Epistola. Si legge ntW Indice de'
PietroAretino lo difese dalle accuse che an- libri proibiti. » Palearius Aonìus, i." ci.

davansi spargendo contro di lui, median- App. Ind. Trid.". Il Marocca aggiunge,
te appositacommedia satirica composta che gli si attribuisce pure il trattato, £>eZ
da quel mordace, e fatta recitare pubbli- benefìcio della morte di Cristo (dal Pa-
camente in quella singolare e celebratissi- leario difeso e sostenuto con dissertazione
tna metropoli. Insegnò eloquenza a Luc- avanti al senato di Siena. Il Laderchi as-
ca, e poco tempo dopo a Milano, dove fu serisce che Flaminioun'apologia scrisse
arrestato d'ordine di s. Pio Ye condotto sul Beneficio): chiama famosissime lei 4
a Roma. Oltreché il suo sapere e la sua orazioni latine,alcune sembrando di Cice-
fama formò nemici, venne incolpato
gli rone, e lodate dal celebre cardinal Àlcìa-
sino nel i542, di corrispondenza co' teo- ti ; mentre l'altro dottissimo cardinal Sa-
logi protestanti di Germania, e d' errori doleto, che saggiamente V avea ammo-
ereticali. Risultati veri questi dal processo nito de' suoi errori, encomiò qual capo
e convinto, nel iSyo fu condannato ad d'opera il poema io versi esametri sul-
essere appiccato e bruciato. Prima dell'e- r immortalità dell'anima. Di più scrisse
secuzione della sentenza, eseguita a'3 lu- 12 libri. De arie
Oratoria, de'quali si
glio, e accompagnata da'conforti religiosi, dice fece ricerca Alessandro VII per ri-
lodevolmente si mostrò pentito, abrogan- stamparli ; ed anco De arte Grammatica,
do i suoi errori, e facendo la professio» dove rimproverava i romani di varie vo-
ne di fede cattolica romana. Gli errori ci. I verolani Pagliaroli si ritengono di*
di cui fu accusato, secondo l'annalista La- scendenti di Antonio, anche per afferma-
derchi, sono: che negava il purgatorio; re il suddetto can. Vecci ne' suoi scrit-
che parlava molto male dello stato mo- ti, che il di lui cognome vi corrisponde,
nastico; che sembrava attribuire la giu- e suona in Ialino Palearius. Ritenendo
stificazione alla sola confidenza nella so- erroneamente il concittadino can. Jacuc-
la misericordia di Dio, rimettendo i pec- ci,che Antonio sia nato nella parrocchia
cati per mezzo di Gesù Cristo. Inoltre dis. Leucio,enon in quella di s. Maria de
parlava con elogio de'Iuterani, insegnan- Franconi,contigua alla quale avea la casa
done l'erronee massime; biasimava l'uso e in essa realmente come sua parrocchia
di sotterrare i morti entro le chiese ; e qua- vi possedeva il sepolcro, collocò sopra uq
lificava l'inquisizione uno stilo sguainato muro diruto d' un orto a sinistra della
coalro tutti i letterati. Di lui abbiamo di- pubblica via che conduce alla chiesa di
VER VER
i
'•i Leucio, che poteva appartenere al Pa- secolo XVI in vari governi dal celebre car-
2t

leariojla seguente iscrizione che copio da dinalMontaltocamerlengo di s.Chiesa. Al-


Marocco. D. O. M. - Raderà Aonii Pa- cuni della stessa famiglia furono degni
Itan'iFenilarum - Quigraecae et latinae ecclesiastici, ed allo zelo di uà Tommaso
linguaeprofessovis - Felaequavit, velsit- canonico della cattedrale si attribuisce
perav'U Ciceronem • Obiit die in jnlii il rinvenimento de^ corpi de'ss. Biagio e

MDLXX - CanonicHs Michael Angelus Ja- Demetrio martiri nel


1743, smarriti sino
coucci. Veroli vanta altri illustri, il rino- dal vescovato di mg."^ Astei, come dirò a
mato poeta Ippolito Oddi. Fr. Giacomo suo luogo. Il suo fratello Francesco Carlo,
Bisleti cavaliere gerosolimitano, nato ver- di cui pure dovrò parlare, a seconda del-
so il iSyo, morì in un combattimento la ricordata opera del p. Roberti, Poly-

contro gli algerini non prima del 1620 ; tnathia seu scientiariwn nolitia^fa aman-
e prova ne sia, che questa famiglia, di o- tissimo della patria ed eruditissimo. Giu-
rigine francese, si stabili in Veroli verso liano Capobassi dottore in ambe le leggi
il 55o, avendovi Desiderio suo padre
1 compose un trattato morale intitolato: La
preso moglie. Fr. Gio. Angelo Campana- mente del savio, e dedicato ad Eleoao»
ri cavaliere gerosolimitano, e 3.° castella' ra Gonzaga per le sue nozzecon Ferdinan-
no di Rodi, fiorì del secolo XIV, come do III imperatore. Pietro Fiorini laureato
rilevasi da una medaglia monumentale nelle discipline mediche e filosofiche. Lo
trovata nel 1666 in una cassa di porfi- fu ancora Giambattista Leo che scrisse
do col suo scheletro, nella chiesa della ss. un trattato di materia medica. Applau-
Annunziata di Bieste presso Capaccio, ditissimo professore d' eloquenza nei se-
la quale formalmente venne rimessa alla colo passato fu d. Nicolò Faidoni, dì cui
sua famiglia, che col corrispondente atto si hanno stimatissime produzioni e in pro-
gelosan)ente custodisce. La medaglia in sa e iu versi.Vincenzo Fabrizi maestro e
argento dorato, presenta lo stenuna anti- cotnpositore di musica. La sorella ad imi-
chissimo de' Campanari inquartato colla tazione diSulpicio, che restaurò in Roma
la leggenda
croce equestre, e Fr. Joan. : la musica teatrale, nello scorcio del pas-

Angelus Campanarius. Nel rovescio, at- sato secolo fu la prima cantante che
torniato dalla croce dell'ordinasi legge: con sommo plauso calcasse quelle scene.
Cnstellanus s. Rcligionis Hierosolimita- Annibale Val vani, allievo di Cimarosa,
iute Rhodii III. Veroli vanta pure un Au- riuscì profondo contrappuntista e compo-
reliuBinursio prioredei cavalieri delTem- se musichedi chiesa. Rinomato pianista ia
pio.ordineche ne'primordii di detto seco- Roma fu Scipione Jacoucci. Illustri ec-
lo fu soppresso. E qui devesi ricordare,che furouo Tommaso Campanari
clesiastici

in tutte le crociale Veroli somministrò abbate benedettino di s. Scolastica. Epi-


militi per gl'impulsi ricevuti da più Papi fanio Campanari abbate benedettino di
e specialmente da Onorio III, di che trat- s. Pietrodi Perugia. Paolo Mazzoli cano-
tò in Veroli con Federico II. Lorenzo de nico della collegiata di s.PaoIo,cameriere
Gasperis d'antica ed estinta famiglia, nel segreto extra urbeni di Pio VI. Giuseppe
167venne fatto cavaliere de'ss. Mauri-
1 Luzzi canonico di s. Erasmo ebbe eguale
zio e Lazzaro per processo. Marco Noce, onore dal regnante Pio IX. Pietro Tomei
la cui famiglia non più esiste, nel 1721 canonico teologo della cattedrale, profes-
ricevè da Clemente XI il cospicuo ordine sore d'eloquenza, e predicatore di vaglia.
del Cristo. Macario Solazio nel i63r) fu Francesco Mazzoli professore nelle facol-
professore di giurisprudenza nell'uui ver- tà filosofiche e teologiche e canonico di s.

sila romana. Erminio Mellonjvalentegiu- Erasmo. Camillo Novelli canonico della


recousullo fu impie{j;ato nel declinar del cattedrale} valente nell' oialoria e nella
li VER V ER
poesia, dì cui si ha la versione in versi li- pera che pel di lui zelo ottenne la nostra
rici italiani de'salrni di David, con argo- cattedrale del preziosissimo reliquiario di
inculi e commentarii, in parte restala ine- s. Maria Salome protettrice di questa cit-
dita, come losono le lezioni scritturali pro- tà, insigne memoria di cui con ogni ra-
iaunciale nella cattedrale, oltre altre pro- gione va Veroli superba
(
queste parole
se e poesie: fu inoltre ottimo predicato- ponno indurre in errore, sembrando il re-
re e ammirato a Napoli e in Pioma, Una liquiario contenente la testa di s, Salome,
l'ecenle gloria eclissata, delle cui bene- il quale non fu mai linoosso dalla catte-
merite doUe studiose fatiche per la pa- drale dopo il I 742. Conviene dunquesa-
tria storia, mi vado giovando, fu Crescen- pere, che d. Nicola nel tempo del gover-
zo Crescenzi canonico della collegiata no francese s'interessò pel capitolo catte-
di s. Paolo. Non si deve confondere col pa- drale, onde ottenere alcuni Corpi santi,
rente di nome diverso, cioè con quello di che giacevano inonorati e sguerniti delle
cui parlano le Notizie del Giorno di Ro- loro custodie nell'allora soppresso mona-
ma del 1 846, n. I o. « Veroli 8 febbraio. stero certosino di Trisulti. Ripristinati i

Udì 1 4 dello scorso gennaio, munito di monaci li reclamarono, ma la vertenza si


tutti i conforti di nostra ss. Pieligione, pas- compose pacificamente,ecome dissi di so-
sò in età di 65 anni agli eterni riposi il pra restarono nella cattedrale verolana).
rev. d. Nicola Crescenzi canonico peni- Queste ed allreegregieazioni faranno sem-
tenziere della nostra cattedrale. L'Ulm." pre rivivere la memoria presso tutta la
e Rm.° mg.' Mariano Venturi, vesco- quale è tuttora compresa di ben
città, la

vo zelantissimo di questa città, per da- giusto rammarico per l'avvenuta perdita

re una dimostrazione di benevolenza e di sì egregio concittadino e di tanto bene-


di stima ad un uomo dotato di esimie merito ecclesiastico". Non mancano vi-
prerogative, onorò di sua presenza 1* e- venti illusili che onorano la patria. Il cav.
sequie del defunto. I servigi da esso pre- Francesco Mellonj è intento a scriverne
stati in vita meritano di essere ricorda- la bramata storia, mai essendosi pubbli-

li, essendoché per lo spazio di circa 3o cata, e da lui graziosamente ricevei sup-
anni sostenne con somma riputazione plementi e rettificazioni, doposcrilto que-
gli uflìci di convisitatore della diocesi, di st'articolo. Per non dire di altri, il giova-
esaminatore pro-sinodale, e per più anni ne Eugenio Bubali dà speranze di liete

di rettore e professore di teologia morale riuscire valente nella composizionedj mu*

e di retlorica nel seminario, e di segreta- sica, essendo da 3 anni in Napoli il più

rio di mg.' vescovo Francesco M.'Cipria- ben alfetto allievo del celebre maestro
ni di fé. me., dal quale fu sempre parzial- Mercadanle. Non da meno di lui è il suo
mente amato. E fu perciò che nell'anno maggior fratello Vincenzo pittore di qua*
1832, dovendo formare il suo tribunale drijche sta producendosi in Roma. — Os-
di ragguardevoli soggetti per giudicare le servò il Marocco, che il linguaggio de'po-
cause criminali, lo elesse a preferenza di polani,più degli altri luoghi della provia-
altri ad occupare il i.° grado dopo il vi- ciadiCampagua,a quello romano si acco-
cario generate. Mercè poi delle tante pro- sta, ma usano moltissimi vocaboli chepar-
ve di dottrina, integrità e prudenza, l'at- tecipano dell' antico idioma latino, ben-

tuale prefalo pastore l'aveva confermato ché pronunziati da'plebei eda'contadini.


nelle sopraccennale cariche, nellequali si Ilvestire di questi ultimi somiglia in par-
niostrò pieno di probità e di onore, e con tea quellode'romagnoli, però dislinguon-
un carattere di bontà e generosità a po- sì ne'calzari detti ciocie, e pel colore degli
chi eguale. Ma ciò che maggiormente io abiti per lo più rossi, inclusivamente a'
rese caro a'nuoi coucitladini si fu la ricu- mantelli : uia i cittadini, massime le per-
VER VER 23
sone distiiile, tulli iaceciono col costume gli abitanti, da loro buoni e istruiti
ridolti
de' romani. I diutoroi sono sparsi di ele- cristiani. 11 fondatore Arnaud mori net
ganti casini e ville. In essi si pretende, che 1793 in s. Luigi de' francesi di Roma. [
alcuni trovarono in varie epoche diver- liguoriui ingrandirono la casa e perfezio-
se auticaglie,e persino de' teschi con chio- narono la chiesa, e poscia solennizzarono
di condccati, anche nelle mani e ne'piedi, con triduo la canonizzazione del loro fon-
e sino circa al numero di 12; iscrizioni datore s. Alfonso de Liguori, celebrata
lapidarie, piccoli idoletti di metallo e d'o- da Gregorio XVI nel 1889. A tale eifetto
ro, monete romane di rame, d'argento e i pp. liguoriui trasportata la statua del
d'oro di Tiberio imperatore,alcuna quan- Santo nella chiesa de'miuori osservauli, e
tità di denari, avanzi d'acquedotti di riunitisi essi collegialmente a' 28 luglio
piombo, di anfore e di grau vettine ira- 1840 nell'ex convento degli agostiniani,
piombate nella bocca e con entro ceneri finché durò il triduo, in detto giorno cou
e sostanze fluide; pochi avanzi di bei mu- ecclesiastica pompa di generale processio-
saici, di lastre di marmo, di rosso antico, ne fu portata la statua di s. Alfonso nella
di pitture a fresco ec. Queste tradizioni chiesa concaltedrale di s. Maria Salome,
sembrano contenere esagerazioni. Nei riccamente parata e illuminata, con ac-
suburbio esistono le chiese della Madda- compagnamento de'tre capitoli e del ri-
lena eretta da Alessandro III, della Ma- manente del clero. Il vescovo mg.Xipria-
donna de'Piaccomandati, e di s. Valenti- ni assistè alle messe cantate, ne'pomerig-
no vescovo e martire, senza dire di oltre gi tre valenti oratori pronunziarono il pa-
a 20 altre chiese rurali convenientemeu- negirico, coll'inlervenlo del capitolo cat-
te ufficiate. Nel voi. XXVII, p. 296, de- tedrale, che ammise in coroi figli di s. Al-
scrivendo la provincia di Frosinoneo di fonso. A'2 agosto, dopo altra orazione pa-
Campagna, avendone riparlalo nel voi. negirica, la processione di tutto il clero e
LXXXIX, nel descrivere l'altra di Ftl- delle confraternite riportò al suddetto
lelrio di Marittima, enumerai le frazioui luogo la statua del Santo. lu si lieti giorui
ed i villaggi soggetti alla municipale giu- Veroli fu rallegrata da copiosi spari di
risdizione di Veroli. Essi sono: Scifclli, in mortari, da generale illuminazione e da
cui hanno la bella chiesa di s. Cecilia a fuochi artificiali; ed il gonfaloniere cav.
3 navi, e casa o collegio i linguorini o re- Francesco Mellonj cou nobile generosità
dentorisli. Il luogo prese il nome di Sci- die'nel proprio palazzo un'accademia di
felli dalle sclfelle di faggio che facevano i musica istrumentale,a trattenimento de'
«noi abitanti. Luigi Arnaud, prete avi- foraslieri accorsi a venerare il Santo.
gnonese, recatosi in Casamari, che n' è Tanto e meglio può leggersi uel n. gS del
distante un miglio e mezzo, abitò nel mo- Diario di Roma, nel r84o. E qui in o-
nastero alcuni anni, qual convittore per nore della benemerita congregazione de'
motivo di salute; ed osservando gli abi- Rcdeiitorisù (/^.), mi piace ricordare a-
tanti di Scifelli rozzissimi,neli75o sopra verne riparlato nel voi. LXXX, p. 5ò e
una cappella di s. Cecilia fabbricovvi la seg.,dicendo pure, che essendo troppo au-
chiesa in onore della B. Vergine del Buon gusto il loro convento e chiesa di s. Ma-
Consiglio, con l' adiacente casa per una ria Monterone in Roma, comprarono la
congregazione di romiti ecclesiastici, a villa Caserta suU'Esquilino, vi fabbrica-
vantaggio spiritualedella popolazione;ma rono una chiesa, e il palazzo convertiro-
essinon essendosi accordati circa la vita no in convento, destiuato ad esser anche
comune, nel 778 donò la chiesa eia casa
1
la residenza del R-m.'p. generale. Ora mi
a s. Alfonso de Ligaori, che vi mandò al- è dato di poter aggiungere, che essendo-
cuni suoi disce^olif cou itnmeaso bene de si compito il tempio, fu cousagrato sul-
24 VER VER
lo il lilolo di s. Alfonso de Liguori a' 3 nell'estate immense mandredi bestiame,
maggio dal cardinal Patrizi vicario di e vitrovano piante medicinali. Il ter-
si

Roma, coir assistenza de' pp. liguori- ritoriosi estende a 6,042 rubbia roma»

ni. Nel di seguente il Papa Pio IX re- ne: confina all'est col regno di Napoli,
cossi a visitarlo ed esaminarlo, accom- per una linea tutta montuosa ; al sud co*
pagnato dal Rm.° p. Mauron superiore terrìtorii di Giovanni, Dauco, Ripi,ecl
s.

generale e rettore maggiore della congre- in parte con Torrice eFrosinone; al sud-
gazione del ss. Redentore. Indi il Papa, est s'incontra il territorio d' Alatri, che
dopo aver ammesso al bacio del piede la lo cinge per tutto il lato di tramontana,
comunità religiosa, si compiacque beni- sino a ricoufiuare col reame napoletano
gnamente di visitare il loro convento. Si sulla vetta del monte dello il Passeggio,
chiamano le altre frazioni di Veroli. Col- acni sono sottoposti molti paesi regnicoli
li Berardi, Crocefisso, Villoria, Madon- e tutta la deliziosa valle di Roreto. Le
na degli Angeli^ Giglio (e non Piglio, terre dominanti nella periferia verolana
come con menda tipografica si legge nel sono in gran parte la calcare e la silicea,
ìfol. XXVII, p. 96, ove pure l'enumerai), con altra minor parte di alluminosa. Inol-
s. Anna, s. Francesco, s. Giuseppe, s. tre questo suolo asconde ferro e asfallo,
Domenico, s. Pietro o tenuta di Castel di cui s'introdussero l'escavazioni.
Massimo, s. Fito,s. Angelo. In quest'ul- Veroli, Verulae, Verulum, come al-

timo luogo ancora si vedono gli avanzi tre città antichissime, trova la sua origi-
di altissima torre che serviva pe' seguali ne avvolta nella nebbia de'secoli,per cui
telegrafici,con propinquo vasto fabbri- non può stabilirsi con sicurezza. Un e-
cato servito per episcopio suburbano, e rudito verolano crede Veroli cominciato
nella prossima contrada Viari si rinven- da Saturno , ed ingrandito da Clitarco
nero anticaglie. Il Riparto territoriale Verulo, da cui trasse il nome ; ma si
del i833, pubblicato nel 1 836, registra manca di prove. Ed il cav. Palmien nel-
pure fra le frazioni della città di Veroli, la utilissima e pregevole , Topografia
CVz.vfi(/?2atr/ con anime 83. U territorio ve- Statistica dello Stato Pontificio, v'ilìeiìe
rolano è abbastanza fertile. Narra Ma- che il nome di f^eroli viene da F'^eru,
rocco, che produce olio in abbondanza e sorta di arma, di cui, secondo Servio, so-
di qualità squisita e dolcissima, le mon- levano servirsi i sabini antichi, da' quali
tagne essendo cariche d'olivi : il prodotto discesero gli ernici; secondo poi altri, sog-
non solo compensa l'agricoltore, ma rie- giunge, che con Macrobio vogliono gli
sce la principale ricchezza del luogo. Il eroici derivati da' pelasgi, F'erulo fu un
gelso serve d' alimento a' bachi setiferi, pelasgo ernico duce. Dalle testimonianze
che in quantità e comunemente si alle- degliscrittori,sembra che i siculi siano sta-
vano, li vino non è a sufHcienza, ma ot- ti i primi abitatori delle balze Apennine ,

timo e puro; e si sopperisce colle uve ac- quali loro vennero contrastate dagli abo-
quistate ne' paesi limitrofi. Altre produ- rigeni, dal Tevere id Liti,come narra
zioni sono i grani, i granturchi, le bia- Dionisio d' Alìcarnasso. Una mano di pe-
de, i castagneti, ec. Oltre la porcina, buo- Insghi si un'i agli aborigeni , in danno dei
ne sono le altri carni, abbonda il polla- siculi, che ne furono discacciati. L' altro
me, cosi la selvaggina, precipuamente vo- scrittore moderno Calindri è d' opinione,
latili, cinghiali, capri, lepri ec. Poiché le che Veroli fu fondata dagli antichi abori-
estese montagne sono coperte di boschi geni montagnini, e fortificata da' pelasgi
di frassini, carpini, querce e faggi, chitt- uniti in lega cogli aborigeni contro si- i

mandusi Fragaia la più elevala; produ- culi, i pelasgi cìnsero di mura i paesi con-
coQu inolile ottimi pascoli, e nutriscono qiiistalij circa 546 anni avanti la fonda-
,

VER VER i5
zione tli Roma. Avendo Veroli tuttora gli nelle loro terre, trionfando di Veroli,
avanzi delle mura sopra descritte, dalla Rauco ec. Irritate perciò le città erniche,

loro conformazione si può credere che unitesi a' volsci, e profittando dell' inte-
primi ad abitarla furono i siculi, a cui stine discordie de'romani, l'aggredirono.
successero i pelasgi. Come poi vennero Sedate le questioni di Roma, per affron-
ernici chiamati, vieneda gravi autori di- tare i nemici, nel 26S seguì la battaglia
versamente spiegato. Macrobio li vuole nell'Agro Prenestino: lunga e sanguino-
coloni-pelasgì, nominati dal loro duce sa fu la lotta, e per piìivolte dubbia la
Ernico. Servio li crede d'origine sabini, vittoria,che quindi arrise a'romani.Non
nominandoli Ernici da' sassi, quasi abi- ostante gli ernici si collegarono nuova-
tatori delle rupi. Questa opinione è se- mente a' volsci, e stabilirono difendersi
guita da altri autori : altre le ho riporta- dentro le mura ; ma poi abbandonati
te ne'due articoli testé citati, celebrando chiesero pace e alleanza. Da' romani fu
la grande, valorosa e fortissima nazione, concessa, e così gli ernici divennero citta-

Dionigi nel 8 chiamandola: Hemi-


lib. dini di Roma, col diritto del sullragio ,

vos genteni magnani et validam. Certo non che messi a parte nelle conquiste in
è che ernici vennero appellati gli abitanti proporzione delle forze che somministra-
di V^eroli,percomun consenso degli sto- vano. D' allora in poi Veroli e gli altri

rici. I costumi di questi popoli erano io ernici, seguirono la sorte e i destini dei
principio rozzi e guerrieri. l*rimario lo- romani, nelle sconfìtte, e nelle vittorie che
ro vanto era la forza e il Quat-
coraggio. furono in numero maggiore. I verolani,
tro città, come dissi altrove, ne compo- uniti cogli altri ernici e co' latini, sulle
sero la confederazione: Veroli, Alatri^ terre di questi ultimi combatterono ter-
Ferentino ed Anagni,o\[.vea\\.r\ minori ribile guerra, contro gli equi ed i volsci,

paesi; ed Anagni fu chiamata Caput Her- i (|uali dopo averle saccheggiate, furono
uicoriim. I loro deputati si riunivano nel vinti e fugati , colla perdila del campo.
Circo marittimo a trattare gì' interessi Neil' anno Roma
790, gli equi inva-
di
della confederazione, massime della guer- sero paesi ernici, ed romani si mosse-
i i

ra e della pace con altri popoli, e ne fa ro a difesa de'loro alleati. Solvendo per-
testimonianza Tito Livio, l'ero ogni cit- dite, fu ordinato agli ernici ed a' latini di
tà, siccome indipendente , era libera di armarsi,e capitanati dal proconsole Quin-
scegliere quel partito che più stimava op- zio, all'arrivo loro vendicarono i sopraf-
portuno. Gli ernici, ebbero prima de'ro- fatti romani la patita strage , il ferito
mani a sostenere varie guerre co' popoli console romano e la morte del suo fra-
circostanti, cioè i marsi, i volscì, gli equi tello, distinguendosi perciò con prodezze.
o equicoli. Tarcjuinio il Superbo, ultimo Neil' anno seguente gli eniici dovettero
redi Roma, strinse con essi alleanza, e sostenere altra guerra con gli equi ed i

quando fu espolso da Roma, nell'anno volsci ; né potendo i romani soccorrerli,


1^^ di questa, chiese loro soccorso: dopo perchè desolati dalla peste marciarono ,

discrepanti pareri ,
gi' inviarono amba- soli contro nemici, dovendo però cedere
i

sciatori (li adesione. Il dittatore Puslumio al numero. Esteso il dominio de'romani


nel 257 portatosi al lago Regillo, ov' e- colle conquiste, in queste, come gli altri

ransi accampati i Tarquinii, arrestò i popoli, furono involuti pure gli ernici ;

messi degli ernici e de' volsci, che l'avvi- laonde scossone poi il giogo nel SgS, pre-
savano fra 3 giorni essere pronti ad aiu- starono soccorso a'Ioro nemici. Dipoi do-
tarlicon grandi soccorsi, e tosto die'bat- mandando pace, fu loro negata, air^i di-
taglia e riportò vittoria. I romani vinci- chiarata guerra. Nel I. "scontro, il console
tori, a vendicarsi degli ernici, eutrarouu romaao cadde in uà' imboscala, e fu uc-
26 VER VER
ciso nella sliage de' suoi. Sopraggiunlo il motto dello stemma o insegna di Ve-
ildiUatore,glieiniciauineularonole pro- roli si formò di questa epigrafe: f^crula-

prie forze cou 8 coorli composte di scella na Civitas Almae Urbi Confederata.
gioventù, animala da duplice paga. La Nelle guerre intestine fra Caio Mario e
pianura che divideva due eserciti, allo i Siila, è certissimo che Veroli parteggiasse

spuntar del giorno, fu occupala da'coni' per Mario, il quale aveva la propria vil-

balleuli aiiiuiati da pari valore. La ca- la lungi 3 miglia dalle sue mura, e luogo
valleria romana fu arrestata dull'eruiche di sua nascita, secondo alcuni, ma anche
coorti; grande fu la strage dell'una e il citato Rondinini lo dice di Arpiuo,ci-
dell'altra parie, né per un giorno si co- tando la bell'opera del p.Cla velli, L'An-
nobbe dove piegava la vittoria; ma nella tica Arpino
ove leggo, e poi ripeterò ,
y

notte gli ernici abbandonarono il campo, che a Casa Mario fu il suo palazzo, tro-
per cui restò dalla parte de' romani. Nel vandosi Veroli situata fra Arpino e Ala-
seguente 3()^, ripresa la guerra, Fereu- tri. Siila rimasto vincitore, fece provare

tiuo fu espugnata da'romani , seguendo anche a Veroli la sua brutale vendetta.

quindi varie fazioni. Riunitisi gli ernici ,


Diversi cittadini caddero vittima del suo
animosi assalirono il console romano ;
furore, eie loro terre confiscate nella pro-

però dopo aspra pugna soccombettero. scrizione, furono divise tra le legioni dei
Finalmente nel 896 di Roma, il console Gracchiani.Si legge io Frontino, De Co-
riauzio riporlo il vanto di vincere e sog- lon.: Verulae mura duclumj ager ejus
giogare la bellicosa nazione eroica. Più nidilibus Gracchìanis in omnibus est
tardi , nel 44^ g'i anagnini invitale a assignalus. Quanto a Casamario, si ha
cooaresso I' eruiclie città nel Circo ma- da Plutarco nella vita di Mario, che quel
ritlicno per muovere nuova guerra ai
,
luogo, ed ove esso nacjue, si chiamasse viK
l'Oinani, que' di Veroli, Mairi e Ferenti- laggiù di Cirealone. Cosi anche il Feller,
no furono di contrario parere. Ostinati nel Dizionario degli uomini illustri.

gli anagnini, vollero soli intraprenderla, Laonde gli dhsevo Cerea tini
abitanti si

e restarono interamente debellali da'ro- Mariani, e meglio parlando dilo dirò

mani. Dopo questo avvenimento, la ro- quel celebre archi-cenobio. Veroli soffrì
mana politica, io premio di loro fedeltà, questo giogo sino al tempo del saggio
reintegrò Veroli, Alalri e Ferentino del- imperatore Nerva, che verso l'anno 97 di
le patrie leggi, ed accettarono co' loro nostra era la liberò; né eragli giovalo
popoli il reciproco connubio, non ad altri l'aver innalzato ad Augusto, dopo la sua
fino allora concesso, per interessare co' le- morte , un tempio co' propri sacerdoti
gami del sangue le parti della repubbli- augustali. Nel 4^3 Adua o Alino di-
ca. Tito Livio scrive: Che i verolaui pre- strutta du'barbari, colla strage de'suoi, i

ferirono di governarsi colle proprie leg- superstiti furono ospitalaienle accolli dai
gi, atnanti più di vivere co' loro istituti, verolanì, i quali loro concessero libertà e
che d'esser fatti partecipi del governo e cittadinanza, e particolare quartiere ciie

degli onori del popolo di Roma; beusì la tuttora ritiene il nome della patria loro.
città fu elevata al grado di nìuiiicipio, Riedificata Atina.fu grata cou Veroli ,

immagine della loinana repubblica. Per- strinse cou essa alleanza, che rinnovò an-
ciò ebbe memorali e altri magistrali e col-
i cora nel 161 5 e poscia di nuovo nel i ^5 i

legi propri, quello de'decurioui, i duum- cou vicendevoli e splendide feste e cou
viri uiiuualmente scelti a guisa di consoli, donazioni. E dessa una pìccola città del-
i pretori, i questori, gli eddi,i (lumini; ma- la provincia di Terra di Lrtvuro presso
gistrali locali, il cui potere non eslende- della Mclfa. Di sua aulica sede vescovi-
vdsi oltre il loro paese. D' allora iu poi le rcslula callcdiale) ha couvcuti^ spe-

/
|k VER V E R 37
dale e altri stabìlimeDli. Antichissima, ne, poiché estendevasi nella giurisdizio-
Virgilio r annovera fra le città che pre- ne del prefetto di Roma, la quale com-
sero parte nella guerra tra Enea e Tur- prendeva un raggio di territorio di 100
no. Appartenne a' sanniti, e dicesi che miglia tutt' air intorno dell'alma città ;

Nerone Claudio vi condusse una colo- ilche rileva ancora l'illustre storico fro-
nia. Si dice che anco i Cassinesi e gli sinale cav. Giuseppe de Mattheis. Ina-
AIHdenati vennero ad abitare in Vero- sprito poi Narsete dall' imperatrice di
li, dopo che barbari abbatterono le
i Costantinopoli, a vendicarsi chiamò in I-
loro patrie. De'popoli alfldenati però con talia i longobardi, quali occupatala qua-
i

tal vocabolo non trovo notizie, bensì di si tutta, replicataraeute fecero scorrerie
AìCiileiìa, /4 afide ria nel Dizionario geo- nel ducato romano e nella Campania,
grafico, aulico paese dell'Abruzzo Ulte- con desolanti travagli, massime i longo-
riore secondo, cantone di Castel Sangro, bardi del ducato di Benevento, segnalan-
situato alla base degli Apennini in aria dosi fieramente nel 702 il principe Gi-
salubre. È famoso nelle guerre de'sanni- solfo con devastazioni nella Campania e
tì, ed ha ottimi pascoli pel bestiame. 11 paesi ernici ; per cui non ne sarà andata
Baudraod , Lexicon gcographictini, la esente Veroli, per aver preso varie città
chiama con detti vocaboli , ed oppido e incendiato molto paese. Frattanto l' I-

Caracenorum anche Auphidena e il


, talia, Romasuo ducato, abbandonati
e il

popolo Aufldenales. De' cassinesi è cele- da'greci imperatori alla baldanza de'Ion-
bre Manie Cassino , la cui magnifica gobardi, solo nel Papa trovarono un pa-
storia di recente pubblicò anche il eh. p. dre amorevole ed un valido protettore.
ab. Tosti. Altra confederata di Veroli è Il perchè, quando l'empio eretico impe-
la celebre Palestrina , di che verrà oc- ratore Leone III l' Isaurico, idwiorc de-
casione di parlarne. Decaduto l' impero ^' Iconoclasti yàwtuulo incorreggibile e
romano, Veroli seguì la sorte e le vicen- attentando alla vita del Papa s. Grego-
de di Roma, quindi sarà soggiaciuta alle rio li, avendolo questi scomunicato, e
invasioni barbariche, per la sua vicinan- sciolto gì' italiani dal giuramento e dai
za, ecome le patirono le altre città e luo- tributi, Roma e il suo ducato, colla Cam-
ghi delta Campania e del Lazio colle , pania sino e inclusive a Gaeta, si sottras-
quali ordinariamente ebbe comune de- i sero dal giogo greco e con ispontanea ,

stini. Tra'barbari più lunga dominazio- dedizione, verso 726 o dopo si dierono
il

ne vi esercitarono i goti, linchè l' impe- alla Sovranità del Papa e della s. Se-
ratore greco romano d'oriente Giusti- de (^'•). Questo dominio temporale fu
niano I, volendo vendicare le ragioni che poscia riconosciuto e ainplialo da Pipi-
avea sull' impero d'Occidente, a togliere no, Carlo Magno e altri imperatori. Nel-
Roma e 1' Italia dal gotico domìnio, in- la dedizione delle città eriiiche e della
viò prima Belisario e poi Narsete, il qua- Campania, vi fu pure Veroli , la quale
le nel 552 colla sconfitta e morie di To- cóme le altre della provincia giurò ub-
lila re de'goti, riconquistò Roma e tutto bidienza e fedeltà al Pontefice romano;
il Lazio, e nel seguente anno il resto di e nulla valsero le mene e le prepotenze
Italia. Allora fortnatosi il ducato di Ro- de'greci ,
per farla tornare al loro do-
ma o Romano, di questo fecero parte le minio, restando fedele a'Papi e allaChie-
città crniche e della Campania, e perciò sa romana eziandio nel principato tem-
ancheVeroli sebbene non la trovi espres- porale, sotto il governo de' loro rettori
samente numinata negli storici documen- o legali , e talvolta sotto speciali gover-
ti, bensì Frosiuone e le altre. Anche l'au- natori. Che se ne' diplomi imperiali di
ticu ducalo diRouiu couteuevu lu regio- ncouoscimeulQ, e conferma delle amplia-
y ,

28 VER VER
zioni dei principato , non è mentovata oltraggio, sbarcando a .Salerno. Adelgiso
Veroli, é com'altre compresa nelle paro* spaventato, pose in libertà Lodovico II,

le , et Frosinonem ciini aliis partibus previo giuramento sulle ss. Reliquie, di


Campaniae j e secondo altri diplomi ri- non vendicarsi e di non pih entrare ar-
guardanti il ducato Romano di cui fa* , mato nel principato. L' imperatore par-
ceva parte, Frisìlimam , ciini omnibus tì subito, e riconoscendo da Dio la sua
finibus Campaniae. Forse di preferenza liberazione da sì grave pericolo , fondò
fu nominata Fresinone per essere credu- nell'isola diCasauria, Casa Aurea, pres-
ta sede vescovile, Veroli allora trovando* so il fiume Pescara, poi diocesi di Ghie*
si mancante del pastore: ma su questo ti, il monastero benedettino di s. Clemen-
punto contrastato ragionerò alla sua voi» te (delle reliquie del quale e della fonda-
ta. ^iel diploma di Lodovico 1 il Pio, fi* zione del celebre monastero, tratta pure
glio di Callo Magno, si legge: Ilent in Filippo Rondinini storico di Casaraari
partibus Campaniae Soram, Arces^A- neir opera : De s. Clemente Papa et
f/uinum, Arpinum , Theanum , et Ca- Martire ejusque basilica in Urbe Ro-
puamj quindi con piùdi ragione doveasi ma) di Casauria, avendo acquistato l' i-
comprendere Veroli, ma già il diploma sola per IO libbre d'argento a'22 novem-
comincia colle parole CivitatemRo-
stesso bre 871, mentre recavasi a Roma. Que-
manani ciini Diicalu suo, et suburbanis sta narrativa del Borgia Memorie dì ,

tic ierritoriis ej'us, perciò s'intende com- Benevento, ricavata dalle Cronache Sa-
presa Veroli, che faceva parte del duca* lernitana e Cassinese, servirà a illustrare
to stesso. Ma ecco ne' primordii del IX il riferito dal p. Casimiro da Roma: >» Lo-
secolo la regione divenuta segno alle san* dovico II elesse la città di Veroli per suo
guinarie e depredatrici irruzioni de' Sa- asilo, dappoi che fatto gli venne di fug-
raceni, e facendo schiavi i miseri cristia* gire dalla prigione, in cui Adelchi, prin-
ni. Più tardi e nell'BGG, Adelgiso princi* cipe di Benevento, tenevalo rinchiusa".
pe diBenevento assalito dal furore dei
, Confermerà pure il racconto degli scritto-

saraceni, implorò l'aiuto dell' imperato* ri verolani,iqualidicono: IjodovicoII,che


re Lodovico li, perchè colle sue armi lo a difesa d' Italia guerreggiava i sarace-
soccorresse e lo liberasse da cos'i formi- ni, tradito da Adelchi principe di Bene-
dabili e inumani nemici. Vi accorse to- vento, giunse nell'BSG in Veroli spossa-
sto l'Angusto con poderoso esercito, ed to dopo 3 giorni di cammino; vi fu ac-
in 4 ai^ini ricuperò ad Adelgiso gli stati colto e soccorso, e negli II mesi di sua
toltigli dagl' infedeli. Recatosi poi a Be- dimora venne visitato da Papa s, Nico-
nevento per riposarsi o per altro moti- lò (che morì a'i3 novembre 867), ed
I

vo, colla moglie imperatrice Angilberga, ebbe campo di radunare le sue forze ,
disponeva della città a suo talento, e le colle quali presso Capua potè vìncere e
milizie insolenti per le riportate vittorie fugare Siccome due volte Lo-
i saraceni.
cagionavano a'beneventani non pochi di* dovico Il fu a Veroli , conviene distin-
Kagi. Adelgiso benché gli fosse obbligato, guere tempi. Adonta che Muratori ne-
i

dopo aver dissimulato, ne scosse il giogo, gli Annali d' Italia escluda la venuta

e montato in furore, ordita congiura coi in Veroli di Lodovico II, perchè esso nel-
suoi beneventani, a'25 agosto 87 pose in 1 1*87 I acquistò l'isola suddetta presso il

carcere Lodovico 11, l'imperatrice eia fiume Pescara pure da documenti si


,

loro figlia Ermengarda. Oltre 1' orrore raccoglie che l'imperatore soggiornò in
che per tanta ingratitudine ne intese il Veroli neir866 con Nicolò I. Quindi per
mondo, Iddio mosse dall'Africa sarà* i Sera e Monte Cassino portossi a Bene-
ceni per punire Adelgiso di si enorme vento. Così dallo Statuto Ferolano e
VER VER 29
dalla Cronaca Cnssinese. Passali 5 an- sepolto da Paterno nella cella ove spi-
s.

dì, cioè neir87 1, tornò a Veroli a rifugio rò presso Fondi. Il luogo si rese celebre
dalla narrata scampata prigionia. Altret- alla divozione de'fedeli, dopo che Costan-
tanto si ricava dal Muratori, /?eri/m fiat, tino I restituii la pace alla Chiesa; laonde
script. neWHist. Princ. Longob. ; e dal poi s. Benedetto ivi gli eresse un tempio,
Gattula, Cassiti. Hist.jQ meglio dal con- con monastero pe'siioi monaci, ed allora
temporaneo monaco Erchemperto nel- il sagro Corpo fu collocato neh' altare.
r Hist., dimorante allora a Monte Cas- Nella badia vi fiori l' istituto benedetti-
sino, il quale può ritenersi come punto no, finché nel IX secolo per le scorrerie
medio tra Veroli e Benevento. In tale de'barbari,i monaci si trovarono costretti
incontro, in Veroli fu visitato da Papa A- di abbandonarla , ritirandosi a Monte
driano II, e poco dopo l'imperatore si Cassino luogo più sicuro. Appena partili
trasferì nella Sabina , come si ha da' ci- da Fondi, nella città e nel monastero vi

tati Statuto e Cronaca. Di più, nel giu- portarono tosto la desolazione i saraceni
gno dello stesso 87 s. Atanasio vescovo i venuti da oriente neir84o a' danni d' !•

di Napoli si poetò a visitare Lodovico talia. Fra tanta calamità, il tribuno del-
II in Veroli, ove infermatosi per im- la provincia di Campagna Platone, resi-
provviso morbo, ne mori, ed il suo corpo dente in Veroli, pensò sottrarre le reliquie
fu trasportato prima a Monte Cassino e di s. Magno dall' irriverenze cui erano e-
poi a Napoli, il obesi legge presso Mura- sposte, e trasferirle in Veroli, città meno
Athanasii scrip. a Jo. Dia-
tori in vita s. in pericolo all'invasioni di que'crudeli e
cono, e nel Martirologio Romano. 1 bar- fanatici infedeli. Dopo maturo consiglio,
bari saraceni audacemente irruppero di con persone prudenti e pie, seguì la tra-
nuovo nella Campania nell'BSS circa ,
slazione con ogni possibile onorificenza
assalirono Anagni, e condotti dal loro neir 874- Pertossi pertanto nel cimpo
principe Muca o Manuca, piombarono Dimetriano in Fondi alla chiesa di s.
con violenza sopra Veroli e l'assediarono. Magno, il pio Platone, e accompagnato
I verolani opposero valida resistenza, ma dalle milizie, da' nobili e divoli verolani,
il loro valore dovette cedere al numero ed e rinvenuto il sagro deposito, Platone tre-
alla fierezza de' saraceni ; che espugnata pidante di riverenza, volleaprirlo e tro-
la città, la riempirono di strage e di de- vò il venerabile Corpo, indi solennemen-
solazione, profanando e saccheggiando le te fu trasportato in Veroli, ove adunali
chiese e le ss. Reliquie, fra le quali quelle in assemblea vescovo e clero, col tri-
il

di s. Magno
martire del 254 o ^^^^i P'ù buno e gli ottimali della città, si conven-
vescovo di Trani; nel quale
tardi, e già ne per maggiore onorificenza di collocar-
articolo ho detto che il suo corpo oc- lo nella cattedrale. Frattanto tornati di
cultamente sepolto in Fondi, trasporta- nuovo i saraceni a infestare la contrada
to poi in Veroli nel sotlerraneodeliacat- nel pontificatodi GiovanniVllIdeir872,
tedrale di Andrea, indi venne trasferito
s. i primi furori li provò Roma, e per evi-
nella basilica d' yénagni {in questo e nel- tarne la devastazione il Papa si obbligò
l'altro articolo ricordato parlai degli ^ttì a un tributo. Si diressero poi a depreda-
di sua passione), ove tuttora si venera; ma re il Lazio. Volle resistergli Anagni, ma
occorre che io ne faccia una breve digres- gli abitanti scorgendo che il loro duce o
sione col de Magisfris: Istoria della città re Muca o Manuca, sempre più infieri-

es. Basilica cattedrale d" y4nagni,\\h. 2, va negli assalti, per non esporsi ad un ec-
cap. 4 Delle Traslazioni
: del corpo di cidio, anch'essa gli accordò un tributo, ri-
s. Magno. Patito da questo santo il mar- cevuto il quale i barbari partirono alla
tirio nel campo Dimetriano, il corpo fu volta di Veroli. ImpadroDilìsi della cit-
3o VER VER
tà, spieiatamente trucidarono i primari Muratori, negli y^wn/x//, all'anno 884 •''"

cittadini , e tutta la saccheggiarono. Di ferendo il ritorno de' saraceni in Puglia


ciò non contenti, entrati nella cattedra- e il saccheggio di Monte Cassino, correg-
le la manomisero, rubarono quanto era- ge quelli che sostenevano l'avvenimento
vi di prezioso, e per ludibrio la conver- in detto anno, con ritenere preferibile il
tirono a scuderia de'Ioro cavalli. Vendi- precedente 883. Il moderno Cayro, nel-

cò questa sacrilega ingiuria s. Magno, fa- le Notizie islorìche delle città del vec-
cendo loro trovar morti nel di seguente i chio e nuovo Lazio^ sulla traslazione del
cavalli; il che gl'irrito a maggiori empie- corpo dis. Magno, dice che avvenne cer-

tà, ed attribuendo la strage de'ca valli al- io nel mese di novembre 883; come più
l'avello di s. Magno, che con tanta ve- diffusamente si prova da Francesco M."
nerazione vi si custodiva, ne trassero da Pratillo nella Serie degli Abbati Cassine-
quello le ss. Ossa e le giltaroiio con di- siyStoria Longob. t.5. Per le vicende de*
sprezzo nella pubblica strada. L'avarizia tempi furono impediti gli anagnini d'in-
però vinse l'empietà, poiché Muca sapu- nalzare il promesso tempio, anche pera-
la l'ingiuria fatta al s. Corpo, lo fece rac- ver dimenticato il preciso luogo ove fu
cogliere e rimettere nella sua urna per collocato il corpo di s. Magno, finché me-
trarne utile. Mandò quindi ad invitar gli diante prodigi si rinvenne nel io63 dal
anagnini se volevano comprare le spo- vescovo s. Pietro, il quale onoratamente
glie di s. Magno, da lui trovale nel priu- lo ripose nella riedificazione della catte-
cipal tempio di Verdi. Accettarono di drale, nell'altare eretto nella basilica in-
buon grado qne'citladini l'oirerla, e spe- feriore. Di più il de Magistris confuta il
dirono ambasciatori ad acquistare il sa- Torrigio, che pretese venerarsi il corpo
gro tesoro, esborsando a Muca quanto nella chiesa de' ss. Michele e Magno di
chiedeva; e quindi giubilanti, con esso Roma, della quale tornai a farne men-
partirono per Anagni. Ma giunti poco zione nel vol.LXXXVIH, p.208. Nel se-

lungi da Veroli, Corpo balzò dalle lo-


il s. guente secolo, come narrai ne'vol. LVIII,
ro mani nel suolo, restandovi immobile a p. 26o,LXXVlll,p. I IO, la famosa e po-
segno che riuscì inutile qualunque sfor- tenleMarozia e Guido suo 2." marito mar-
zo. .Sbigottiti gli anagnini dallostranopor- chese di Toscana e conte di Campagna,
lenlo, s'inginocchiarono supplicando il usurpando iu Roma l'autorità tempora-
.santo n lasciar trasportare le sue vene- le, a prevenire le misure che contro di
rande reliquie in Anagni, città a lui si ob- loro si proponeva prendere il Papa Gio-

bligatae di vota, in nome della patria pro- vanni X, con empia violenza s'impadro-
mettendo con voto fabbricargli in essa a nirono della sua persona e lo mandaro-
suo onore un tempio e di prenderlo a pa- no nella sunnominata Rocca o torre Sa-
trono pi incipaled'Anagui. Iddio volendo racena, e ivi lo tennero obbrobriosamen-
premiare la loro fede, terminata la pre- te per breve tempo, facendogli sommini-
ce subito poterono alzare la sagra arca, e strare soltanto |)ane e acqua. Indi ordi-
con somma gioia pervennero in Anagni, narono che si riportasse in Roma, e lo cac-
incontrali dallii processione del clero e del ciarono in carcere nel Castel s. Angelo,
popolo, deponendolo nella cattedrale in ove lo fecero perire a'a luglio 9-28 sodo-
luogo segreto, per evitare l'avvenuto in cato con un guanciale. Di tale racconto
Veroli. Questa traslazione sembra acca- fa memoria anche lo Statuto J erolntio.
duta neirS^y, soggiunge il de Magistri*!, NondimciK» ho<|ualclic sospetto che l'at-
seguilo dall'ab. Cappelletti. Ma secondo tribuilo a dello Papa, sia avvenuto a Gio-
le notizie di Veroli, avven- il fallo invece vanni XI [»er iniqua opera della stessa Ma-
ne nel novembre del suddetto 883; ed il rozia supposta sua madre, e del fratello
VER VER 3i
Alberico II lirnnno di Boma, morendo in fine in uno al celebre cenobio, proba-
loro villinia in prigione nel gennaio gSS. bilmente sarà slato anche in Veroli. A'
Intnntopenetrali i bellicosi uormanni nel- 7 settembre i i59 eletto Papa il magna-
la Puglia e Calabria, le conquistarono, eil nimo Alessandro III, insorse l'antipapa
esteselo più volle le scorrerie nelle circo- Vittore V, che poi fu sostenuto colle ar-
stanti con trade. Afrenare la loro baldan- mi dall'imperatore Federico I, e fu co-
za, si trovarono i Papi costretti ad infeu- stretto dalla fazione scismatica a farsi
«tarli prìn)a delle terre napoletane, poi consagraie e coronare in Nmfa a' 20 di
della Sicilia, cominciando da s. Leone iX detto mese. Dalla provincia INIariltima
iielio54, rinnovando l'investilnra in Ce nel I I Go passò in quella di Campngna, fu
prano s,Gregorio VII nel 1080. Prima in Anagni e si portò in Veroli, ove con-
di tale anno e nel 1076 il verolano Oi'so sagrò il vescovo Fraimondo o Faramon-
abbate di Casaniari, salvò In patria dal- do, mentre Ottone conte palatino si sfor-
la rovina cli'erasi proposto il normanno mava per l'imperatore a soggiogare la pro-
Riccardo conte di Capua. Il Papa Pa- vincia di Cam[)agna. iNel i i6i ilPapa
s<juale II neh 06 recandoii in Beneven-
i forno in Roma, ma vedendo di non es-
to, onorò di sua presenza Verdi, vi si ser sicuro <lalle violenze de'ledeschi par-
fertnòe consagrò il vescovo Agostino. Es- tigiani dell'antipapa, s'imbarcò sulle ga-
sendo tornato in Benevento neli i io, por lee di Guglielmo I il Alalo re di Sicilia,
domandare soccorsi a diversi luoghi, ed e fece vela per Francia neh 162 a chie-
a vari polenti contro le violenze d'Enri- der soccorso al re Luigi Vii il Giovane.
co V, nel ritorno in Roma neh 1 1 1 nuo- Intanto Federico l emanò un bando, ob-
vamente consolò i verolani di suo sog- bligatorio a riconoscere l'anlipapa.II con-
giorno, consograndovi vescovo Leto I o te Godolino, e Cristiano arcivescovo di
Leone I, cordinola celebrazione del con- Colonia, intruso di Magonza, armala ma-
cilioper costringere l'orgoglioso areica- no con incendi e devastazioni costringe-
nonico di s, Paterniano di Ceprano al- vano popoli ad ubbidire al falso Villo*
i

l'ubbidienza del vescovo. Probabilmente re V; e Veroli dovette cedere alla forza,


vi sarà slato ancora, quando fieli 1 i4 ce- ma all'avvicinarsi del conte Gilberto e
lebrò in Ccpraiw, nella diocesi, un nu- Ricciardo de Gaia, che capitanavanoi di-
nieioso concilio. Neil i44 I^"8S'^''^ ' ''® fensori d'Alessandro III, tosto loro si ar-
di Sicilia pe'dissapori che avea con Papa resero nel I 164, cogli altri circoslanli luo*
Lucio 1 1, invase le terre della Chiesa, pre- glii riferiti dal cav. de Matlheis. Morto
se diverse città, assalì pure Veroli, che nel .seguente anno l'antipapa, gli succes-
facendogli forte resistenza la cinse d'as- se il pseudo Pasquale III; ed romani i

sedio. Si convenne a palli, e pacificato- supplicarono Alessandro Illa tornare in


si il re con Lucio li, restikn a' verolani Roma, e furono esauditi. Però neh 166
il tolto, e ritornò nel regno. Ciò avven- Federico I l'andò ad assediare nella cit-
ne nello slesso I i44 '" conseguenza del- tà,onde neh 167 convenne ad Alessan-
l' abboccamento seguilo tra il Papa e il dro III fuggire a Benevento; mentre nel-
re in Ceprano, che per la sua vicinanza l'agosto inortol'inJruso Pasquale 111, nel-
a Veroli, senza dubbio questa città accol- l' antipapato gli fu sostituito Calisto III.
se tra le sue mura Lucio II, a cui dovca Din)orando Alessandro IH in Benevento,
il ristabilimento di sua libertà. Papa Eu- a'i2 dicembre diresse un breve al ve-
genio III nel ii5oonehi5i, essendosi scovo, clero, consoli e popolo di Veroli,
recato nella provincia, e dedicato in Ca- commendando la loro costanza nella sua
stro la chiesa di Croce , e consagi alo
s. ubbidienza e fedeltà; dimostrando ezian-
quella di Casamori, della quale tratterò dio gradimento per l'assistenza prestata
32 VER VER
al cardinal legato. Indi vedeDdo Federi- Romanlo neWaStoriadociinientafadi Ve-
co I che il suo partito andava scemando, nezia. Il Borgia sostiene, che in Veroli
e che le sue armi aveano patito sconflt» si die'principio al negoziato di pace, la
le dalla lega delle città lombarde, che quale nondimeno non si concluse che in
propugnavano il riconoscimento d'Ales- Anagnie Venezia Ao^o la famosa bat-
in

sandro III insieme ni riconoscimento del- taglia di Legnano, in cui la lega Lombar-

ie libertà óc'ConìUni, narra il Borgia nel- da trionfò nuovamente degl'imperiali. Ma


le Memorie di Benevento, che l'impera- quanto precedette, accompagnò esegui
tore volgendo l'animo a consigli di pace, lo strepitoso avvenimento, lo narrai con
sped"i in Italia neh 170 Eberardoo Er- più diifusione a Venezia, con critica de-
manno vescovo di Damberga, per suppli- purandogli analoghi erronei racconti, lu
care il Papa afTmchè si portasse in qual- Veroli dunque si cominciarono gì' inizi
che luogo della provincia di Campagna delle trattative così importanti alla pace
per trattare di aggiustamento, ma colla della Chiesa e de'popoli, ed il p. Casimi-
prava segreta intenzione di staccare il Pa- ro da lioma afferma che Alessandro III
pa dalla lega. Piacque ad Alessandro 111 vi dimorò 3 anni interi,passando neli 172
l'ambasciata, onde nello stesso anno si in Anagni; in che conviene il Ferlone,
mosse da Benevento e andò a Veroli per De viaggi de' Pontefici, con dire,cbe l'io-

discutere le condizioni. Si ha dal p. ab. Iroduzione del memorabile trattato eb-


Tosti, Storia della Lega Lombarda, che be luogo in Veroli, la continuazione in
il Papa recossi nel 1 69 da Benevento a
1 Anagni, il fine nella celebratissiraa Ve-
Veroli, per ricevervi il vescovo di Bani- nezia, ove si concluse la sospirata cou-
l)erga, alla presenza de'deputati della le- cordia tra il Sacerdozio e l'Impero. Par-
ga lombarda. Altri storici dicono ciò av- lando di sopra della chiesa e monastero
venuto nel i 170, e che il Papa avendo di s. Erasmo, in cui soggiornò Alessan-
penetrate le segrete mire dell'imperato- dro III nella sua dimora iu Veroli , ac-
re, ne avvisò tosto collegati chiedendo
i cennai l'iscrizione collocala a cornii E-
gli mandassero un deputato loro per as- vangelii e il dipinto che lo celebra: ecco-
sistere alle conferenze, comeriferiscel'an- la. Friderici Ilniperatoriscuni S. Rom.

naiista Muratori. Giunto Alessandro IH Eccles.-ReconciliationisannoMCLXXvn-


in Veroli, almeno con 16 cardinali e la Venetiis ahsolute - Monwnenium colo'
curia, ammise il vescovo Everardo alle rilnis eo luncinahside • Antiquissind O-
trattazioni, non senza qualche dilTicoltà, r a lord- Sub ara maxima expressnm-
poiché egli insisteva di voler parlare da Ubi scilicet ante annos septem - Ale-
solo al Papa. Alfine piegatosi, si die'priu- xander Papa Tllexhibìla - Ab Episco-
cipio al trattato di pace. E>pose il vesce- po BambergensiCaesaris ablcgato-Foe-
vo, come Federico 1 proponeva di appro- deris ineundi capita Longohardonim -
vare tutte le ordinazioni fatteda Alessan- Legatis Episcopis - Copiis plurimiis xv
dro III ,
parlando però ambiguamente Cardinalibiis ìtaliaeque -Dinastis - Fe-
quanto al riconoscerlo in vero Sommo re omnibus praesentibus expendii - Pro-
Pontefice. Uispose il Papa, altamente me- bavitque- Cum nuperahujus templi nio-
ravigliarsi come venisse con tale amba- Ac Illnìus etlìevmus
lilioneperiisset-
sciata,che nulla in sostanza conteneva di D. Victorius Giovar di - In utraquc Si-
ciò che importava; ch'egli sarebbe pron- gnatura suffragantium - Decanus - Sa-
to ad onorare sopra tutti principi d'Eu- i crac antiquitatis Patriaeque amantis-
ropa Federico I , quando egli mostrasse simus - Ex Archetipi schematc - Redi-
la dovuta divozione alla Chiesa, e senz'al- vivum har in tabula exlare vovissenl -
tro lo licenziò, il che attesta pure il prof. Anno reparatac saluUs upccxlìu. —
VER VER 33
Ora ricortlerò le nltie cose principali opé- der veiiit ad ecclesiani s. Pelri de Can -

i-oteda Alessandro III nella sua dirnoi-a in netoet profeclus est ad Eerulds. Septi-
Veroli. Giuntovi a'i8 marzo i 170, nar- mo idus mai] tani vehemensfnit terrae-
ra Cardella nelle Memorie sloriche de' motus qnod plerosque niilros civitatis
y

Cardinali, che il Papa 3/ pro-


colla sua destrnxit, qiiodetiam per se sonaverunt
mozione creò cardinale Leone o Leonn campanae dece/n diebusj stante mense
dell'ordine de'd inconi, abbate Casa urien- Madio pars Bipae arsii. Del resto, A-
se, ignorata dal Ciacconio e riferita dal lessandro III in Veroli riconciliò s. Tom-
Muratori nel!' Anlicldtà d' Italia, t. 2, maso arcivescovo Cantorbery col rs di

p. 907, nel riportare la Cronaca delvio- d'Inghilterra Eórico II, riponendolo pei'
naxlero Casaurieiise j ed oltre a ciò ne allora nella sua grazia, e dopo avere in-
esisteperpetuo monumento i« cor//» E- teso i procuratori delle due parli, scriven-
pislolae neWa chiesa di s. Erasmo di Ve- doda Veroli al santo a'io settembre i 170.
roli Marocco eziandio la riprodus-
(il Inoltre vi consagrò arcivescovi , vesco-
se più completa, ma non giustamente e vi ed abbati, spedì bolle colla data di Ve-
con errore la dice esistere a corna Epi- roli, trattò gii affari della Chiesa e dello
slolae della chiesa di s. Martino), il cui stato pontifìcio, e quanto & quelli del Tu-
attiguo monastero fu giù residenza cano- scolo, cedutogli in Veroli dal conte Rai-
nicale,do ve si legge incisa in marmo. A- none, e dove passò nel marzoi 17 I, l'in-

Itxander IH P. /)/. - ExJpulia rediix- dicai nel voi. XXVII, p. 202 e 2o3; di-
Aedibus huj'us Basilicae succesit- Leo- cendo in il somma p. Casimiro, che vi
neni Hypodiaconuni ab Casaiirienseni - operò diverse cose degne d'eterna ricor-
In eadeni Basilica - Inter S. R. E. Dia- danza. Secondo il Novaes, nella Storia
conus Cardinales coopta<>'it - An. mclxx d' Alessandro lU, il Papa tornò a Pio-
sabbaio ante donùnicam - DieniPa^sio- ina a' 3 giugno i 7 l ma forse per bre-
1 r ,

nix- Reigestae nicmortani- Privatista- ve tempo, perchè si conosce esser e;jli nel
hnlis servataci - Victorius Giovar dns I 172 passato da Veroli in Anagni. An*
ì^erulanus- Vtriiisque Signat. Decan.- che il di lui successore Lucio III rallegrò
Publico monumento inibii S.P. E. - An- Veroli di sua presenza, cioè quando ne!
no MDCCLXXv. IVello slesso 170 Alessan- I I 82, ovvero nel i83da Felletri%ì tra-
I I

dro III, come trovo nel p. Casimiro, con- sferì in Anagni, dimorando nell'episcopio
giunse in Veroli in matrimonio il puten- per alcun tempo. Pel matrimonio di En-
te e nobilissimo Oddone Frangipani ro- rico VI, figlio di Federico I, colla nor-
ninno, colla nipote di Emanuele Comne- manna Costanza, il reame delle due Si-
no imperatore di Costantinopoli, la qua- cilie passò nella casa di Svevia. Nel i 194
le vi si recò accompagnata da vescovi e Enrico VI iuìperatore entrò coll'eserci-
conti greci, e da milizie, spendendovi mol- to nella provincia di Caaipagna, e si con-
to denaro, A proprie spese il Papa fab- federò con essa; ma Veroli, restando fe-
bricò fuori della città l'ospedale pe'leb- dele al Papa Celestino III, negò di som-
brosi e dotò, dedicandone la chiesa a s. ministrare il fodro, di cui riparlai nel voi;
Maria Maddalena, delhi qual consagra- LXXX, p.i83,percui il castellano d'Ar-
KÌone e spedale fece poi n)enzione Inno- ce, per rappresaglia j piombò su Veroli,
cenzo I II in una sua bolla. Dipoi l'ospe- e vi fece gran bottino, conducendo seco
dale , come giù notai , essendo cessato di prepotenza uomini, bestie e altro. Al*
€|uel morbo, fu destinato per ospitarvi i lora il comutie di Veroli assegnò al tè*
pellegrini infermi. Devesi aggiungere col- scovo Oddone II alcune terre, perchè re-
la Cronaca di Ccccano, riferita dall'U- dimesse il depredato dal castellano im-
f belli: Quinto idiis inartii PapaAltxan- periale. Si apprende dal celebre cav.Hur-»
voL. xcir. 3
34 VER VER
Papa Innocenzo III^ die
ter> Storia di Veroli, per un luogo iiperto. Nel mona,
sebbene Enrico VI dispose nel suo lesta- stero era apparecchiatoun lauto pranzo,
niento, doversi restituire i doniinii della durante il quale Marcualdo medesimo
s. Sede, da lui e da'suoi occupati, questi servì a mensa cardinali; se non che
i i

ultimi si ritennero; anzi nel morire la di suoi avevano ordine d' intuonar sotto
lui vedova imperatrice Costanza, con sag- voce, in sulla fine , chi; bisognava im-
gia e previdente politica lasciò il regno padronirsi de' preti, sperando per que-
di Sicilia e il figlio, poi Federico II im- sto modo d'impaurire i cardinali legati,
peratore, sotto la tutela e prolezione à* In- acciocché poi non avessero da eseguire
nocenzo III, Ma MarcUaldo, da Enrico gli ordini loro. In falli in sulle prime si

VI fatto marchese della Marca, duca di sbigottirono alquanto; ma quindi tosto


Romagna e di Ravenna, pretese l'ammi- il cardinal Ugolino, ripreso animo, si fé- ^

nistrazione del regno , colla lusinga di ce a leggere dinanzi a tutti gli astanti la

formarsi un principato, per averlo Inno- sigillata bolla pontificia, che conteneva
cenzo III caccialo dalla Marca,\aciviàe le condizioni imposte a Marcualdo; e
il Papa lo fulminò di scomunica; terribi- terminato eh' egli ebbe, disse ad alta e
lesentenza che tuttavia non ispaventò il sicura voce." Tale si è l'ordine del Papa
tiranno , proseguendo a porre in opera Nostro Signore, e noi non possiamo sco-
tutti modi a conseguire colla forzaecol-
i starcene d' un punto ". Le condizìxii
rìnganno il suo pravo intento. Ma tro- della riconciliazione di Marcualdo colla
vando seo)pre nuovi ostacoli, fece gran- Chiesa erano: Ch'egli più non si me-
di offerte nientemeno per essere investi- scolasse nel governo della Sicilia ; desi-
lo del reame, dichiarando Federico ba- stesse dall'assallare o molestare in alcun
stardo e non figlio dell'imperiai coppia. modo, o far assaltare o molestare da'suoi
Innocenzo III ributtò con orrore le sue quell'isola, né il patrimonio di s. Pietro;
proposizioni,ed egli allora immaginò nuo- restituisse tulli i luoghi occupati eli di-
va perfidia: chiese di riconciliarsi colla s. chiarasse sciolti da ogni obbligazione; si

Sede, promettendo con giuramento di adoperasse per la restituzione di quanto


sollometlersi in tutto alle pontificie pre- era dagli altri occupalo, e questo nel mi-
scrizioni.Innocenzo III dubitò che ci co- glior modo e nel più leale che gli fosse
vasse sotto qualche nuovo tranello; però possibile; riparasse, secondo ogni poter
a non mostrarsi tuttavia severo e impla- suo e gli ordini del Papa, a tutti i danni e
cabile, per non aver mai la Chiesa nega- tutte le perdite cagionate alla s. Sede e

to il perdono a'figli suoi ravveduti, nel al monastero di Monte Cassino; non po«
I 199 spedì a Veroli per legati apostolici nesse più , né in persona né per mezzo
il caidiual Guido Paparescìii o Papero- de'suoi, la mano addosso a'chierici e lil-
ni, insieme co'cardinali Ottaviano Conti le persone ecclesiastiche; non isvuligias-

di Poli e Ugolino Conti suo nipote poi se né arrestasse o assediasse cardinuli i

Gregorio IX, all' uopo di solennemente e i legali della s. Sede, purché nou fosse

procedere alla ribcnedizìonedi Marcual- da loro culla furza assalito e si trovasse


dOjche ivi trova vasi. Dopo molli congres- in caso di necessaria personale ilifesta.

si, prestò il giuronienlo, pregando quin- Come tosto le genti di Marcualdo ebbero
di cardinali d'accompagnarlo nel vicino
i udite questo condizioni, si levò fra loro
monastero di Casamuri, per annunziare un lumullo,ed egli pure appariva mollo
a'suoi compagni d'armi, che ivi stavano agitato; impedì nondimeno qualunque
aspetlandolo, la sua riconciliazione colla ullesa contro i cardinali, ed anzi gli uc-
Chiesa. F'acil cosa fu l'indurre i cardina- compagno fino a Veroli, dove aiiivuli,
li a bsciar uu luogo fortificato, qual era muuifeslò loro il desiderio suo di pre-
VER VER 35
sentarsi
SCI in persona al Sanlo Padre, di- segreto, ed esser pronto a mandargli il

:endo avergli a palesar un segreto che salvacondotlo. Ma basti di Marcualdo ,

nfldar non poteva se non a lui solo; avendone parlato a sufficienza ne'luoght
imandò in conseguenza una prorogale mentovati, anche col dotto Hurter; e so-
el medesimo tempo chiese a'3 cardinali lo ricorderò qui, ch'egli non cambiò di

legati uno scritto che attestasse essersi condotta, e da empio tiranno morì pre-
egli sottoposto agli ordini del Papa e a- maturamente nel 1202 in Patti. Siccome
ver prestalo il prescrittogli giuramento. Innocenzo III più volte visitò le provin-
Marcualdo scrisse indi da Veroli a In- cie di Campagna e Marittima massime ,

nocenzo 111, ma die'a divedere l'astuzia lasua patria Anagni, e nel 1208 fu a
sua ùu dalla salutazione ,
prendendo il Fossanova, a s. Lorenzo, a Castro, a Ce-
titolo di siniscalco dell'impero, quasi di- prano, a Casamari a'21 settembre , cer-
chiarar non volesse né dissimular formal- tamente aviù onorato di sua presenza an-
mente eh' ei tenevasi pel reggente del che Veroli. Onorio III che successe al
reame di Sicilia e tutore di Federico, ti- Papa nel 1216, avendo da cardinale ri-
tolo che avea già preso nelle lettere an- fabbricato la chiesa di Casamari, nel se-
tecedenti. Né era scorsa una settimana guenie anno si recò a consagrarla a'3
ancora dal dì del presta io giuramento, novembre, visitando anche Veroli. Aven-
ch'egli bandiva in tutti dominii di Fe- i do i crocesigna ti perduto Damatia nella
derico, essersi riconciliato col Papa e rien- Siria e venendo oppressi dalla fierezza
trato in grazia sua,avendogli esso adìda- de'saraceni, Onorio III, a cui era tanto a
lo il governo del regno, e inviato due cuore la liberazione diTerraSanla dal gio-
cardinali con commissione d' ubbidire a go maomettano, narrano il Novaes e il p.
lui in ogni cosa. E sembra pure ch'egli Casimiro,che nel 1 222passò in Anagni col-
si rivolgesse a Filippo di Svevia, fratello l'imperaloreFedericoIIjCol quale era na-
d'Enrico VI e pretendente all' impero , ta discordia pelsuo biasimevule operare,
ed a'principi di questo, avendolo essi ri- benché suo aio, e con lui re-
fosse stato
conosciuto sì per reggente della Sicilia e catosi a Veroli vi si trattennero in con-
sì per marchese d'Ancona e duca di Ra- gresso i5 giorni, cioè dopo la solennità
venna, e raccomandalo alla benevolenza di Pasqua, che in quell'anno cadde a' 3
pontifìcia.! cardinali legati si fecero dap- aprile. Veramente il Papa d'Anagni veo-
prima in Veroli a rimproverarlo per un ne in Veroli ad attendere Federico li,
somigliante procedere; ma egli loro ri- che vi giunse u' i5 aprile 1222, da Ca-
spose, che né Dio né gli uomini l'avrei)- samari ove avea pernottato, come rilevo
bon costretto ad eseguire i comandi del dal Rondinini. Nel congresso, dice 1'
CJ-

Papa. Di poi lo stesso Innocenzo III gli ghelli : Suinina oniniurn laclitia inter
scrisse, sulla clemenza usatagli, essendo Poiitificem, etImperalorem pax iiiìta
opinione di molti, che neppure il precet- fuit.Quindi discussero del modo onde
to del pellegrinaggio in Terra Santa fosse eseguire una nuova crociata in Palesti-
bastante espiazione a tutti i suoi molti e na da condursi dall'imperatore, non
,

gravi peccali. Sperare, eh' egli nulla a- meno altri gravissimi negozi concernenti
vrebbe ad opporre sul sentenziato per la la cattolica religione ; e stabilirono che
salute dell' anima sua, più cara al Papa tutti i principi cristiani convenissero nella
d' ogni tei reno profitto. Ptestare sorpre- città di Verona, per trattare l'intero ri-
so, per arrogarsi ancora il titolo di reg- cupero diTerra Santa e lo sterminio dei
gente del reame, perciò l'ammoni ad a- saraceni. Di che nulla si fece, comincian-
steuersene , die del resto udrebbe con do Federico II più apertamente a tra-
piacere quaulo avesse a comunicargli in vagliare lu&talopouliliciu e perseguitare la
,

36 V H R VER
Chiesa, onde Onorio III Io scomunicò. La me a difesa del rettore si dichiararonft i

riunione d'un Papa ed'un imperatore in popoli di Fumone, Anticoli, Castro, Pofi,
Yeroli,è un segnalato vanto per questa Ceprano, si scagliarono quindi i verolani
città. Anzi Federico II nel seguente anno contro di essi, ruba le
e misero a fuoco e
tornò in Veroli colle sue truppe, per re- loro terre. Il Papa Clemente V, che avea
carsi ad assediare e punire Celano , che fissato la sua residenza in Provenza, per
co' suoi conti Pietro e Tommaso gli si reprimere i verolani e ristabilire l'ordine
erano ribellati; ed egualmente vi si re- nella provincia , copimise al suo nipote
stituì Onorio III, per consagrare il nuovo cardinal Arnaldo Pelagrua legato di Bo-
vescovo Giovanni II. Federico II dopo logna di passare in essa e prendervi ener-
essere stato deposto e scomunicato da giche provvidenze, e di estenderle altres'i

Papa Innocenzo IV nel concilio generale nella provincia di Marittima che ne avea
di Lione 1, venne a morte nel i25o, on- pure bisogno. Tranquillati verolani , i

de il regno delle due Sicilie, dominio furono poi invitati da Giovanni XXII ,
della s.Sedejl'usurpòil suo figlio bastardo con lettera scritta in forma di breveda A>
Manfredi, anch'esso scomunicato da'Pa- vignone a' 5 gennaio 1827 e con altra
pi. Per tanto, il Pontefice Clemente IV de' 18 gennaio i333, presso \o Statuto
neli265inve$tì del reame Carlo I d'An* Ferolano^ad unire le loro forze a quelle
giò, il quale recatosi coli' esercito al pos- del rettore di Campagna, per marciare
sesso del regno, accampò nelle vicinanze contro ribelli ghibellini della Marca dt
i

di Prosinone e di Veroli, e superato colle Ancona. Poscia avendo il conte ghibelli-


sue genti il passo del ponte diCeprano, no di Cecca no occupata Alatri e altre ter-
s' introdusse nel suo dominio. Frattanto re della s. Sede, lo stesso Papa colla 2.*
lacerata V Italia da fazioni, massime de' sua lettera esortò verolani ad assistere
i

guelfi e ghibellini, e da sanguinose gare Raimondo rettore di Campagna, per raf-

municipali fra' popoli vicini, non ne an- frenare tanta insolenza. Nella lettera so-
dò esente la provincia di Campagna, e no da notarsi l'espressioni , colle quali si
«e provò i funesti effetti. Nel 1248, nar- afferma: »> che sicuro dell' attaccamento

ra rUghelli, Giordano e Giacomo signori e fedeltà de' verolani, non che della loro
di Sonnino, ben armati e con copia di ca- forza, perizia ed audacia nelle fazioni
valli, mossero contro di Veroli, ma ebbe- guerresche, levino le armi, e si facciano
ro a pagar cara la loro audacia; dappoi- a difendere i diritti di s. Chiesa contro
ché riavutisi verolani dallo sbigottimen-
i Francesco conte di Ceccano, il quale con
lo prodotto dalla sorpresa, si armarono, molto sfurzo di fanti e cavalli erasi im-
•confissero e posero in fuga gì' inimici padronito della città d' Alatri. Funesto
aggressori, inseguendoli fino a Sonnino, poi e desolante fu l'S settembre iSio
ed avendone molti o feriti. Inoltre
uccisi per Veroli perchè ad ora di vespero
,

apprendo dall'Ughelli , che recatosi ia dum vcsperas clerus adstantes populo


Veroli il Papa Alessandro IV , con di- decantarti, dice 1' Ughelli, un orribile 9
ploma datiitn Vendis a' 1 novembre 1 spaventevole terremoto rovesciò quasi
ia57,da lui e da 6 cardinali sottoscrit- tutta la città, con grande strage degi' in-

to, confermò le immunità ed beni della i felici abitanti e generale costernazione.


chiesa Verolana. Continuando le dette Le migliori fabbriche ed più i antichi
deplorabili discordie tra' comprovinciali, monumenti vennero adeguati al suolo,,

•pmsero i verolani nel iSoy ad assalire con gravissimi danni, oltre la perdita
arditamente in Ferentino il pontificio delle vetusile memorie. Dipoi se neh 'ò'jj

rettore di Campagna, prendendo e incen- Veroli e la provincia esultarono pel ri-

diaudula sua tuuuita residenza. E sicco- pristioainetilo della pontificia residenza.


,

VER VER 3t
in Roma, tosto si trovarono inviluppati fcovo Bartolomeo, col suo clero. La bolla
uel pernicioso scisma, cagionnto dall'an- si conserva nell' archivio della cattedra-
tipapa Ci lemen le VII, con lagriraevoli le. Ma se cessò lo scisma della Chiesa
conseguenze, di cui fu gran fautore il ri- verolana, incrudelì quello che Lacerava la
belle Onorato Caetani conte di Fondi, romana, per essere succeduto neli'antipa-
punito poi dal Papa Bonifacio IX. Veroli pato ambizioso Benedetto Xlli. A.
l'altro
^rasi mantenuta nella vera credenza e profittare del generale perturbamento
Habbidienza fino ali 383, «na colla morie insorse il versipelle Ladislao re di Sicilia
del vescovo Giovanni VI divenne anciie di qua dal Faro, per aver concepito , ad
essa smarrita seguace dell'antipapa Cle- onta delle beneficenze avute da' Papi, il

mente VII se non che devesi dire a sua


; vano disegno di signoreggiare Roma e
gloria, fu una delle prime città con Ana- ritalia,per cui a varie riprese di prepo-
gni, e Ponlecorvo (ad onore di questa tenza occupò diversi luoghi della s. Sede
cittàmi piace riferire che ne'n. 1 ei '20 1 i ed anche Roma. Nel i4oG Veroli si reg-
del Giornale di Roma deliSSg, si leg- geva dal podestà Antonio de Torre di
ge che il Papa Pio IX a mezzo del suo Piperno ,
qunndo dall'ingrato Ladislao
caudatario mg/ Cenni inviò in dono alla si cinse d'assedio la città. I verolaoi non
chiesa collegiata di Pontecorvo un ma- mancarono di opporgli valorosa resisten-
gnifico ostensorio adorno di pietre pre7.io- za, ma per la disparità delle forze soccom-
te; due una pisside e un incensiere
calici, bettero, e la città fu presa dal re, che con
d'argento; due nobili pianete, un terna- furore si vendicò ,
gravemente danneg-
rio di colore paonazzo, im piviale, un giandola, ed in parte facendone sman-
paliotto di lama d'oro, 6 altre pianete, tellare le torri, ed atterrandone le mura
vari camici finissimi, un tappeto e altri urbane. I monaci di Casamari,anzi tutti i

oggetti. Dì più il Papa, nella sua mcmi- popoli della provincia di Campagua, fu-
ficenza, avere ordinato un quadro per rono da Ladislao malmenali in più gui-
l'altare maggiore della cattedrale, e una se.A troncare lo scisma, neli4o9Si vol-
preziosa urna per collocarvi il corpo di le adunare, contro 1' autorità del Papa

s. Grimoaldo, che in essa si venera, già Gregorio XII, il famoso sinodo di Pisa^
parroco di Pontecorvo nel XII secolo. che in vece 1' aumentò coll'elezione d'A-
L'esultanza del clero e de' cittadini, la lessandro V. Finalmente nel concilio di
profonda gratitudine, venne espressa an- Costanza fu estinto il grande scisma, ed
che in Roma al Papa, dal Rni.°p. Meloc- ivivenne eletto Papa Martino Vl'i i no-
caro vicario generale de' dottrinari, dal- vembre i4i 7, il quale subito a*20 scrisse
l' avv. Tommaso Carocci consigliere di al podestà e comune di Veroli, parteci-
stato, edall'avv. Antonio Rossi, deputati pandogli la sua assunzione al pontifica-
grembo
dell'illustre città) a tornare nel to, encomiandone insieme la fedeltà, ed
supremo pastore nel 399,
del legittimo 1 esortandolo al manteni(nento dell'ubbi-
appunto quando di più imperversava lo dienza. A Ladislao nel i4<4 ^''^ ^^^'
scisma d'occidente. Il 9 aprile di tale an- ceduta Giovanna II, la quale'
la sorella
no Bonifacio IX cancellò l'interdetto col mottrandosidivota del nuovo Papa,eper
ijuale l'avea punita, e col i.^del seguen- avere l'investitura del regno, inviò a Ro-
te agosto ebbe la bolla d'assoluzione, ma coir esercito Muzio Altendoli detta
noediante la quale, prorogatane sponta- Sforza per proteggerla in uno ad altre ,

neamente la solennità , 27 dicembre ,


a' città della Chiesa, finché il Papa non fos«
qual giorno sagro a s. Giovanni uno dei se giunto in Italia, contro le usurpazio-
figli della Protettrice, l'abbate di Casa- ni di Braccio signore da Montone. Era»
mari ricoiuuuicò pubblicamente il ve* oltre questi, emulo dello Sforza 1' attrdt
38 VER VER
condottiero d'armi Jacopo Caldera na- per evitarne l'incontro era partito per
poletano^ che volendo attentare alla sua Orvieto. Fu da Veroli che il re spedì i

vita, per la via di Veroli si condusse a suoi messi ad intimarla resa alla ittunitis-
CasainarijClie iniim,e dispose le sue trup- sima rocca di Monte s. Giovanni, tenuta

jie per opporle allo Sforza nel suo pas- dalle genti del marchese di Pescara, e ri-
saggio. Ma conosciutasi dallo Sforza la tornando questi mutilati, adiratosi gran-
trama, SI portò in vece ad attaccarlo; rup- demente il re ne ordinò 1' assalto, che
pe e fugò il di lui esercito, e fece prigio- egli andò a infervorare da Casamari ; e

ne Caldora. Presa la badia, e superato battuta la terra dall' artiglierie, dopo 6


l'impedimento, prosegu"! il suo viaggio ore venne presa, e gli abitanti col presi-
per Roma, Per queste vicende, la vicina dio passali a fil di spada; tremenda cata-
Veroli ne risenti cogli abitauti sensibili strofe che deplorai altrove. Dopo pochi
danni. Di che mosso a compassione Mar- anni, le disastrose sciagure di Roma nel
tino V, confortò verolani con lettera
i 1527, ebbero il contraccolpo nella provin-
de'2 I ottol)rei4'9, concedeudogli il pri- cia di Campagna, poiché per la via di Ce-
vilegio, che i loro magistrati potessero prano le feroci soldatesche spagnuole e
terminare lecausecivili e criminali, senza alemanne di Carlo V, fecero de'dintorni
«he i vicari rettori di Campagna, o com- di Prosinone, di Veroli e di altri luoghi,
iiussari pontificii, potessero procedere, in- il teatro di aspri e sanguinosi combatti-
quirire ec. ; minacciando, colle solite for- menti ,
quindi non è a dire quanto ne
rnole, della sua indegnazione quelli che patissero i verolani ; deplorabili avveni-
Avessero osato opporsi. Nel declinar del menti che rinnovaronsi 3o anni dopo
secolo, Carlo Vili redi Francia, volendo circa , per la lagrimevole guerra della
far valere le ragioni della casa d' Angiò Campagna, di Filippo li re di Spagna
std regno di Napoli, calò in Italia coll'e- contro Papa Paolo IV, la quale descrissi
sercito per conrpiislarlo. Giunto in Ro- nel voi. LXV, p. 284 e seg., e ne' luoghi
ma, ne partì verso la fine di gennaio ^g5, 1 che ne furono miserabile vittima ; e sic-
e per Velletri s' avviò per la strada dei come oltre la provincia di Campagna ,

uionli dalla parte di Veroli e ili Monte itnmensamente patì quella di Marittima
s. Giovanni. Questo passaggio , nota il o Velletri, anche in questo alla sua in-
cav. de Mattheis,fu accompagnato da'so- fausta epoca, e descrivendo paesi che ne i

liti guai e aggravi, ed in Monte s. Gio- soffrirono. Prima però di farne cenno ,
vanni i soldati commisero orrori e in par- col Pctrini, Memorie Prenestine, debbo
te abbatterono. Patirono meno i paesi del narrare uno spiacevole avvenimento lo-
piano, come Prosinone e Ceprano. Indi cale. A' i5 maggio iSSy nel consiglio
pel contrasto di detto regno tra francesi della pubblica assemblea di Veroli, tenu-
e spagnuoli, a varie funeste vicende fu ta nel palazzo della città, assisteva il pro-
esposta Veroli ed i circostanti luoghi. prio notaro Biagio Monci di notabile fa-
Noterò, che Carlo Vili soggiornò in Ve- miglia prenestina. Ivi il verolano Pro-
roli, e quivi secondo lo Statuto P^eroln- spero Jannuccio, uomo alquanto accatta-
rio, venne a condolersi AlessandroVI, per brighe, rimproverò il notaro d'esser sla-
la seguila fuga del figlio cardinal Cesare to d^ lui assai ingiuriato, col titolo di
Korgia da Felletri, e per la njoite del- mentitore. Lo negò il Monci, e disse che
l'ottomano principe Gem o Zizim. Ma non poteva esservi persona capace d'at-
in vari luoghi narrai cogli storici,quanto Soggiunse Jannuccio, bastare la
testarlo.
fece il re inutilmente per riabboccarsi sua affermazione. Se ne offese il Monci,

col Papa, dopo la sua partenza da Roma, e terminata l'adtmanza, inviò n Jannuc-
e quando vi ritornò g'à Alessandro VI cio UH cai Icllo di disfida, diccudugli che
-

VER VER 39
andava a Paleslrìna ed ivi sì sarebbe
, dando colle parole: Sindìcus, OJJlcialea
Iraltenuto 8 giorni coatioui , pronto a ac tota Civitas Ferulana omnibus Ci-
provargli coU'ariui la sua mentita. Il vihiis, incolis, ac hahilatoribus quìbus-
cartello tuttora si conserva nell' archivio qumque Magnificae Civitatis Praenesli-
prenestìno, ignorandosi il fine di questa nae S. P. D.Lo dice sottoscritto dal car-
briga. Pare però die pel momento in- dinal Bonelli governatore dì Marittima e
generasse inali umori ne'due popoli, che Campagna,efattoin pergamena adorna di
poi per l'antica reciproca amicizia si dis* rare miniature allusi ve all'antiche memo*
siparono; poiché rimarca lo storico,che rie di Palestrina; facendolo presentare al
(juandoper l'anno sanloiSyS, recandosia pubblico consiglio, mediante un de'pri»
liomaiooo verolanì, con alla testa il ve- mari cittadini molto dotto ed eloquente,
scovo, passando per Palestrina trovarono Francesco Campanari poi vescovo d'Ala
una cordiale accoglienza.Questa riuscì co- tri;che recatosi a Palestrina con tutto de-
sì gradita, che tornati in Veroli e aduna- coro eseguì l'incarico: per cui fu bea giu-
to il pubblico consiglio, rammentando la sto che prenestìni per riconoscenza u-
i

comune tradizione che fra' verolanì e ì sassero lo stesso ufllcio versoi verolanì;
prenestìni eravi un'antica alleanza, de- di maniera che da quel tempo gli abitau-
terminarono rinnovarla formahnente,ac- ti due città si riguardano come eoa-
delle
cordando a'prenestinì la verolana citta* federatì,ed osservano con religiosi là scam-
dinanza. Indi spedirono a Palestrina il bievolmente i diritti d' una perfetta con-
nobile Francesco Campanari a presen- cittadinanza. Nel vescovato del cardinal
tare il decreto in pergamena, e sottoscrit- Ennio Fdonardijil celebre cardinal Fran-
to d;d cardinal fr. Michele Bonelli detto cesco Qdignones (A'.) spagnuolo, dotto e
Alessandrino e nipotedi s. Pio V, ch'era dì santa vita, già ministro generale de'
governatore di Veroli, non che abbate mÌDorì osservanti, confessore e consiglie-
commendatario di Casamari. Laonde ì re dell'imperatore Carlo V , col quale
prenestìni, per giusta corrispondenza, a- trattò nel 1 527 la liberazione di Cle«neu-
scrissero alla cittadinanza di Palestrina i te VII assediato in Castel s. Angelo, au-
terolaui.IICecconi altrettanto narra nella tore d'un più breve Uffìzio divino {f^.)^
Storia di Palestrina, con altri partico- portatosi al convento de' francescani di
lari. Dice pertanto, che passando per Pa- Veroli, ed invaghito del clima dolce e a-
leslrìna con grande esemplarità i verola- meno dt-lla città, vi fabbricò un palazzo,

nì, recandosi a Roma per 1' acquisto del in cui morì a'2 7 ottobre 1 540, ^/o/;e Ec-
giubileo, per le dirotte pioggie i prene- desiarti s. Crucis, dice 1' Ughelli, ciij'us
stìni subito accorsero loro incontro; ed viscera in cathedrali sub lapide rotun-
in considerazione della stretta amicizia do recondita fuere, ut ìnscrìptio ibidem
che da tempo antichissimo passava fra apposita refert. Corpus vero Romani
le due città, ed anco per esercitare un at- relatum, in basilica s. Crucis in Ilieru-
to pio versosi divoti pellegrini, non solo saleni sepultum fiiil. Questo non avver-
il pubblico, ma eziandio ogni privato si tì il p. Casimiro, semplicemente riferen-

credettero obbligati a mostrare umanità, do la seguente iscrizione male scolpita ìa


gareggiando nell'alloggiarli nelle proprie marmo nel mezzo della cattedrale co'pre-
case, trattandoli con manifesti segni di sti- còvù'i.HtcJacentF-iscera Rmi. D.Diii
ma e di amorevolezza ad essi dovuta; fin- Cur. San. - Cru. obiit an - No msxxxx.
che il tempo permise riprendere il viaggio. P- r. Pas. R. M. Posuit. Notai nella sua
Eacconta poi della cittadinanza concessa biografia, che il corpo fu portato in Ro-
da' verolanì a'prenestinì con amplissimo ma e deposto nella detta basilica, presso
diploma, cheinlerameule riporta, comiu il magnifico Tabernacolo della ss. Eu-
4o VER V K R
earislia da che descrissi in
luì edificato, dere se non dopo lungo contrasto. Ma
juell'aiiicolo, avvertendo che il Besozzi vedendosi verolani in pericolo, spediro-
i

riporta le iscrizioni nella Storia della ba- no un sacerdote spagnuolo, ch'era cano-
ailicadis. Croce in G€rusalemme,\e(\tìa- nico della verolana cattedrale, a trattare
li il cardinale collocò vivente, colle pa- con Garzia la pace. Al nome di uno spa-
role: De morie ac resiirrect. cogitans vi- gnuolo, l'isolano duce calmò alquanto la
vens sibi posuit. • Expeclo donec veniat sdegno, e lo ammise al parlamento. Que-
imniutatio ineci. — Ed eccomi a parlare sti con tanta eloquenza seppe mostrargli

tiellii sciagurata guerra, delta (Zc//(2 Cam- non aver avuto parte alcuna il popolo
pagna Honiana, ossia della provincia di nell'ardimento di un solo, ed eg'i dover
tal norne, che forse più della Marittima concedere pace per essere proteggiirice di
e de'diolorni di Roma ne fu infelice ber- Veroli la madre di s. Giacomo proletto-
saglio. Insorte gravissime discordie fra il re della Spagna {f^.), che Garzia cedet-
magnanimo Paolo IV e Filippo li re di te; ma a condizione, che gli si fosse dato
Spagna e di Napoli, figlio del suddetto nelle mani l'uccisore del nipote. Lieto il

Carlo V, il viceré di Napoli d.E^erdinan- sacei'dote ritornò in Veroli, e gli abitan-


do Alvarez di Toledo duca d'Alba, or- ti udirono con allegrezza quanto egli ri-

goglioso e crudele, con formidabile eser- feriva. Si fecero allora le indagini, ma il

cito, a'5 settembre 1 556 prese Ponte Cor- Fiorini non fu potuto rinvenire. Già il

vo, indi occupò Ceprano, Fresinone ec; Toledo era colTesercilo sotto il conven-
ma lasciamo parlare il verolanocan. Cre- to de' frati minori, posto allora fuori la
scenzi, co'suoi Cenni storici sovra s. Sa- portaNapoletana,ed attendeva impazien-
lame, di cui più soUo dovrò ragionare, te. Il dubbio intanto., T angustia e il li-

»lì duca d'Alba nel portare le armi coa- nioreagitavanoil petto de' verolani, qua- i

tro Io stato pontificio, correndo 1' anno li non sapevano a qual partito appigliar-
i556, mandò in Veroli d. Garzia di To- si. Non potevano più resistere al nemi-
ledo (forse era nipote del duca) con nu- co , perchè le perdile erano state consi-
meroso esercito spagnuolo , onde espu- derabili, né potevano soddisfarlo, poiché
gnarla e sottometterla. Per «on essere del Fiorini non ne aveano notizia. Final-
giunto in tempo il soccorso da Roma, Ve- mente, si prese risoluzione di presentare
roli chiese la tregua di 3 giorni, la qua- alduce nemico le chiavi della città. Fu
levenne accordata. Nel qual tempo il ni- eseguito, ma nulla valse. Imperciocché
pote del duca ispauo, non so se per suo credendo Garzia ciò un pretesto, minac-
diporto, o per spiare punti della città, si
i ciò di nuovo morte a'citladini, e alla cit-
avvicinò in aria di passeggio alle mura. tà saccheggio e fuoco. Cosi risoluto vo-
Flavio Fiorini lo vide, ne sospettò, e con leva entrare in Veroli; ma il cavallo im-
un colpo di spingarda rovesciollo in ter- provvisamente inginocchiossi. Fu allora
ra. Saputosi ciò da d. Garzia (suo zio), rialzato ma a stento, ed a stento poi giun-
montò vuppe la tregua e mos-
in furore, se sino all'antica chiesetta di S.Pietro (cioè
se all'assalto. Veruli che aveva avuto già al luogo dove sorgeva, poiché da due se-
dal duca di PHliauu(d. Giovanni Caraffa coli circa avea cessato d'esser uflìciata, e
nipote del P«pa, il quale gli avea confe- non era più chiesa) , in cui al giovane
Mar-
rito quello stato tolto al ribelle d. Tommaso fu rivelato il corpo di s. Sa-
c'Antonio 11 Colonna, unode'duci del- lume. Qui di nuovo il cavallo piegò le
l'esercito nemico) due compagnie d'ita- ginocchia; per quanto molti si sforzasse-
liani, comandale dal capitano Bargello di ro u rialzarlo, lutto fu vano. Allora il

Fabriano, e da Lorenzo (Im Perugia, gli canonico spagnuolo, che ivi trova vasi, pie-
resistette in modo che agucootinciò ^ ce- no di coraggio e fervore disse al duce.
VER VER 41
che in lai proiligio ammìrnsse il potere bastianui de Sebastianis aediurn domi-
di s. S^iiouie, e rispettasse la città da lei nus - Facti seriem ad posleriorum docu-
cos'i fliileuleiiten te protetta. Atterri toGar- mentiun - Mormori sculptamposuit-An'
zia, sLil)ilo livucò il comando, impose a' no Domini mdccxlu. La lapide colloca-
soldati die a N'eioli non recassero il mi' la in tale anno, e non nel 1743 còme ri-
iiiruo dciniio, e disceso da cavallo |)ortos> ferì Marocco , conferma quanto di già
si a piedi nella cattedrale, dove fu rice- raenmentava una catena dì ferro decre-
vuto tlal clero. 1 vi dopo die ebbe adora- tata dal municìpio fin dall'epoca dell'ac-
te le reli<|uie della santa ne chiese in gra- caduto, alludendosi con questa al doppio
zia un dente. Tosto un canonico preso un significalo, sia di barriera al passaggio»
cortellino, si accinse ad estrarlo, quando sia di Subita servitù. Inoltre fa fede del
toccatolo appena ne uscì vivo sangue. Slu- fatto la seguente iscrizione che tuttora si

pt^fatto Garziii più che mai da quest'al- legge sulla tomba dell' ucciso guerriera
tro uiiracolu, non permise che il dente si nella basilica di Casamari,ove venne se-

levasse, dicendo esser egli contento del pollo. Firgilius Corrtidinus Romanne
sangue , the già era stato in un bianco origine Regiensi. Mil. Inip. in Ferula-
pannolino raccolto. Levatosi alloradat di- na devasta tione regn. Paulo IF acci-
to r anello, che donò alla santa, si con- sus. Hic jacet et vertithic sua Lilia in
geilò,epairida Veroli pacificamente (qui sìdera turrim, quodferreani stegmati-
l'autore cita varie opere, in appoggio di Addidit oh. d. mil. Petrus pater ex
sua narraziont). Ma d'un tale anello, da barigellus soeer. dulcis filio m.pp.—
poco in qua non se ne sa notizia alcuna". Le altre città e paesi della provincia sof-
Del resto, l'artiglierie di d. Garzia avea- fi'ironogravissimi danni, specialmente la
lio fatto <pialchu danno alla città nell'ai» vicina Frosinone, i di cui abitanti conser-
tacco; ed in essa solo vi restarono a pre- vano ancora per tradizione scolpila nella
sidio due couqiagnie di spagnuoli e te« memoria la rovina a cui soggiac(|ue, come
deschi, e vi rimasero fino alla pace sospi- eiprimesi il patrio storico cav. de Mat-
rata, che seguì in Cave u'i4 settembre Iheis. Lunghe, egli dice, furono le depre-
1557. Quanto al prodigio che salvò Ve- dazioni, continuali i saccheggi, ripetuti
ioli, se ne le,':ge la memoria scolpita in gl'inceiidii, per esser durala questa deso*
marmo, e collocata sopra un muro d'u- laute invasione, forse maggiore di tulle,
na casa de' marchesi Bisleli in via della oltre un anno. INel 1
5^^ il palazzo comu-
Catena, entrando per la porta Arenaria, nale di Veroli saltò in aria per opera di
che ricavo da Murocco e riproduco. D. una mina falla da Pompeo Caetani, ramo
(). M . gradurn vialor
- Sistc Ac D. -
de'conti della Torre, ch'erasi stabilito in
Salomcn ytiuliPalronain- lentrare- Veroli, la cui famiglia si estinse coll'ucci-
Quae Urbis salulcin a Deo deprecala - sione del medesimo, a causa del prodito-
fiain ab maxi ino periculo servavi t - Fi rio ed orribile misfatto della mina, diret-
fnim posiobsidionetn capta- Fer dinari- to in odio del podestà, che con tutta la
dus Tolelanus Albae Dux - [lostiles famiglia ed altri, andando per aria il pub-
txercitiis iiiiptratar - ìnler necionein ci- blico palazzo, miseramente vi rimasero
vibus niiiialus - Deposila repente ira - vittune. pubblico archivio rimase in-
Il

Mi lite s e aedi bus praedaeque inìdanles - cendiato, e la città priva de'suoi più au-
Conipcsenil-Ac Civita lem Itunianae tra- tentici documenti. Forse egli è per questo
ctavit- S. P. Q. f endanus - Anno Do- che la città manca di una pubblicata sto-
mini MOLr t In locoubireseveuit - Ca- I ia completa, al qual pregiudizievole vuo-
tenain servilutis notani- Adhuncniurum to, con lodevoleintendimenlo, si accinsero
{ippnidi- Expublico dee re lo.j assi l - Se- ^er ripararlo zelauli amatori delia patri»,
4» VER VER
come i ricordali cai). Vecci,mg.' Giovar- con tutte le sue forze napoli-ispane nel
tli,ed altri che lasciarono ross. le loro me- giugno l'j^^; dimorò il re io giorni ia
morie. Il cali. Crescenzo Crescenzi sullo- Veroli, e passato Velletri fugò il nemico
dalo, olire i Cenni storici sovra s. Sala- a' IO agosto, dopo sanguinoso combatti-
me, avea preparalo una dislesa storia di mento. Intanto nel declinar dello stesso
Verdi, sino dall'originedella città, la qua- secolo cominciò la fatale epoca degli scon-
le potrà eziandio fornire molle notizie cir- volgimenti e catastrofi disastrose, le cui
ca gli antichi popoli di queste contrade. rovinose conseguenze tuttora si piangono.
Qualche cenno di tale storia mi fu dato Quindi Veroli, come le altre città e luo-
«vere, e con critica ne profittai in questo ghi della provincia, soggiacque alle triste
mio articolo. Faccio lieti voti perchè presto vicende prodotte da'faUi nomi di libertà
sia pubblicata la storia chesta compilando e di eguaglianza, predicate col cannone e
il nubilee rispettabile verolanocav. Fran- con tutte le arti da' repubblicani france-
cesco Mellon|,già benemeritogonfalonie- si, che pretendevano democratizzare tut-

le della città (dal i838 al i844. perciò ta l'Europa e soggiogarne popoli. L'illu- i

ebbe l'onore di rassegnare in pubblica for- sione in principio avendo affascinato le


ma in Fresinone, al Papa Gregorio XVI, menti, digraziatamente non pochi segui-
la fedele sudditanza della città. Altret- rono quell'utopie, in cui ricaddero negli
tanto ebbe incarico di eseguire nel luglio ultimi anni. Quindi invasione francese

1849 presso il regnante Pio IX in Gaeta, nel 1798, con le più pregiudizievoli ea-
a cupo della commissione provinciale), il rnare conseguenze; quindi insurrezione
quale graziosamente mi ha favorito, eoa contro il giogo straniero nel luglio, re-
patria benemerenza ernia indelebile gra- pressa con orrori, guasti e spargimenti di
liluiline, giù tributata di sopra, nell'in- sangue; ed anche in Veroli, molli de'suoi
terpellazioni a lui fatte pe' mieidubbi e cittadini perirono nelle domestiche discor-
lacune; lumi ricevuti mentre e dopo che die. Pia volte la città dovelle sopportare
io scriveva quest'articolo, appunto per la l'estranee truppe de'belligeranli, massi-
lamentata mancanza di storie slatnpale me napoletane, e nell'ospedale, dichiara-
di Veroli, onde mi debbo limitare alle to militare, albergarvi i soldati a spese del
cose principali. M' ingegnai con amo- comune. Tornò passeggiera pace e quiete
re e paziente industria di raccogliere da nel 1 800 colla elezione di Pio VII, ma do-
que' non pochi autori che vado ricor- po pochi anni gl'imperiali francesi rioc-
dando, e rettincaiidoli al bisogno, per cuparono Veroli e la provincia, ed a tanti
compilare un articolo onde intanto ne mali sì aggiunse l'infestazione de'iadroni
desse una sufficiente monogran.i,colla pos- che turbarono miseramente le nobilissi-

sibile critica ; e perciò procurai conciliare me Provincie di Fresinone e di Vellelri


lediscrepantiopiuioni degli scriltori^deri- (^.), infelice epoca protratta per più anni,
Tate appunto dal non essersi finora resa benché nel i8i4 'itornarono al paterno
pubblica una storia esatta, che lauto me- dominio di Pio VII, che di recente ha de-
lita l'illustre città. Nella guerra tra la Spa- plorato anco il cardinal W^iseman, per
gna e l'Austria, pel possesso del regno del- esserne stato testimonio, nelle sue magni-
ie due Sicilie,il principe Lobkowitz pro- fiche Rimembranze defili ultimi quat-
pose fare insorgere la provincia di Cam- tro Papi, a p. 5, 4 e 82. Mentre le po-
I 1 1

pagna onde più facilmente penetrare nel polazioni dello stato pontificio godevano
reame. Conosciutosi il progetto dall' in- la pace, la quiete, l'ordine, l'abbondanza

fante di Spagna Carlo di Borbone re del- procurata lorodal glorioso GrcgorioXVI


le due Sicilie, a prevenirne l'edettunzio* (che colla storia nuovamente e con dif-
uè, sagaceoieale si recò nella provincia fusione celebrai nel voi. XCI, da p. 528
VER VER 43
n 553 inclusive), il quale col suo forlissi- tlcstlnaloda'verolaui a scio re i" il voto di
nio animo e vasta mente, seppe tiionfuie riconoscenza verso di essa. Con edificante
della tenibile rivoluzione del i83i, av- processione sì portò il sagro busto della
venuta quando da'fuziosi credevasila Se- Protettricealla sua titolare cbiesa, levalo
de apostolica vacante, e nella quale le lo- dal Sancta Sanctoruni dell'insigne cal-
daie t\ue Provincie dierono luminose te- tedrale. Tanto i vesperi, quanto la messa
stimonianze di fedeltà edivozione,dairA- solenne furono pontificati dal zelautissi-
ftia penetrò in Italia la Peste (f.) del mo nostro pastore mg/ Francesco M.'
cholera. Scrive il can. Crescenzi. «Questo de'marcbesi Cipriani. Una ben concepita
inorbofalale, sempre incerto e sconosciu- musica del maestro comunale sig/ Ubai-
lo sul pi imo (fatalmente tuttora s' igno- do Allafulla, eseguita da qualche profes-
ra la sua vera cura: è un flagello di Dio!), sore estero e da' dilettanti cittadini, rese
come luogo acquistava còsi fucevasi gi- vieppiù divota la festività. Il clero e le
gante. Dovunque allignava vi si vedeva autorità civili e militari assisterono alla
il il tormento, la fame, la sete,
terrore, sagra funzione. La 4." compagnia del 1°
il ed una torment';sa morte. Vero-
lutto, battaglione de'cacciatori, comandato dal
li per l'infello limitrofo regno di Napoli, sig.'cav.Giacomo Mazzola, accrebbe al-
coli cui incautamenleovea commercio, e maggiore lustro e decoro. Ogni
la fe.sta

per alcuni vicini paesi parimente infetti, angolo della città echeggiava di ben con-
mentre temeva di giorno in giorno di es- certati pezzi musicali, ed in particolar
sere ammorbata, sperava nella sua Pro- modo banda di detto bai-
di quelli della
leggitrice ". Riporta la preghiera, che il taglione de'cacciatori. Nelle due seredeila
di voto popolo verolano continuamente festa fu illuminazìonegenerale per la città

dirigeva alla gloriosa protettrice s. Maria e sulla facciala del tempio; e furono incen-
Salome, la quale esaudì la prece fei voro- diati due fuochi artificiali, in cui i vario*
sa de'suoi figli. Già avea ciò celebrato il pinti colorie i bei capricci dell'artefice ap-
n. 45 delle Notizie del Giorno di Ilo- pagarono il gusto degli spettatori; ed infl-
m<2, pubblicando ilseguentenrticoloscrit* ne si elevarono due globi areoslatici. Co-
lo in Veroli a'2 i ottobre iSSy, della fé- sì ebbe termine la festa; ma non però la

sta di ringraziamento eh' ebbe luogo al pietà e la divozione e la riconoscenza de'


conlemporaaeo cessar del morbo ue'din- verolani verso la Saula, a cui vanno de-
torni. » Ptimase per Divina misericordia bitori d' innumerevoli grazie, lietissimi
illesaquesta città dal terribile flagello del sem[)re di possederla per Protettrice",
morbo asiatico. La Magistratura, ioter- A*455 e 6 settembre 1842 solennissima-
prele del pubblico volo, videsi in dovere mente si celebrò in Veroli la i.'iicorrea-

di solennizzare la ricorrente festività del- za centenaria della traslazione del corpo


r inclita nostra protettrice s. Maria Sa- di s. Salome dalla cattedrale al proprio
Ionie con particolare pompa. Ornata per- tempio, poiché la festa fu trasportata da'
tanto con decente e ricca paratura la io- ^5 maggio a' detti giorni, per mera ac-
signe chiesa della Madre de' due apostoli cidentalità. 11 suo tempio venne decora-
Giacomo il Giovanni Cvan^
Maggiore e loda sontuosa e nobile paratura, rispleu*
gelista,e splendente di numerosi e ben di- dendo per 18 lampadari e gai doppieri,
sposti ceri, rendeva vieppiù maestoso il tutte magnifiche dimostrazioni cittadine
venerato sagro busto della Santa. Tale fé- all'inclita Protettrice. Tre giorni duraro-
sti vita fu preceduta da di vola novena. Lo no pubblica lietissima esultaa-
le feste e la
sqwillo de'sagri bi'onzi e il rimbombo de' za. Pontificarono in ciascun giorno 3 ve-
niortari annunziarono l'alba del dì 17 scovi, cioè il diocesano mg." Cipriani,
d' ottobre dedicalo alla Saula, e giorno quellodiTerracioa, SezzeePiperuo mg.*^

.

44 VER VER
Arelini-Sillam, e quello d' Alalii mg." pagna. Avendo il Pa[>a riparato nel re-
Giaropedi; accompagnali da 3 scelte e va- gno di Napoli, nel restituirsi ne'suoi stati

rie musiche, ciascuna con diverso macsiro per Terracina neli85o, volendo letifi-

di cappella, tra'quali il celebre conlrap- care di sua presenza la provìncia di Cam-


puntista del real conservatorio di Napoli pagna, questa in ogni maniera lo festeg-
d. Carlo Conti. IN'e accrebbero le armo- giò;nè mancainolare nel voi. LXXXlX,
niose melodie i migliori professori di p. 71, che Veroli situata fuori di via, ia
Roma e di altri luoghi. Il teatro venne quella per andare ad Alatri eresse un ar-
diretto dal valentissimo marchese Raf- co trionfale con 4 iscrizioni, che prendo
faele Muti (da ultimo defunto), e l'orche- dalla Relazione storica del viaggio di
stra dall'egregio Achille del Nero. Le lu- Sua Santità Papa Pio IX da Portici
minarie notturne, i fuochi arlifìciali, le a Roma neW aprile dell'anno i85o. —
tombole, le corse de' barberi, alternaro- Al Sommo Pio IX, Keroli, in segno di
no le spledide sagre funzioni. Immenso sudditanza fedeltà e divozione, a sìgni-
fu concorso de' circostanti popoli, mir
il Jicare il coniun voto, eresse e dedicò. — >

I-abile l'ordine pubblico. Il concerto de' Air immortale Pio IX P. O. M. Ferali


dragoni pontifìcii gareggiò nelle melodio- devota figlia e suddita^ ad esternare
se suonate, con quelle della banda citta- l'ardente volo di accoglierlo, eresse. —
dina di nuovo per questa lieta circostan- v// reduce Augusto lunghi serenifelici
za ristabilita; la milizia papale comanda- giorni, augura esultante dì Feroli il

ta dal capitano Cimarra, accompagnò le clero, il patriziato, il popolo. — Pio No-


pompe delle feste. V
intervennero mg.' no Pontifici Optimo Maximo, Roman
Orlandini delegato apostolico diFrosino- Senatus Populusque
fcliciter Redeunti,
iie, rng." Clarelli ora cardinale, mg.' Vi- f^erulanus Erexit. Avverte la Relazio-
telleschi al presente arcivescovo di Seleu- ne, che tanto presso quest' arco, quan-
cia, ed altri distinti personaggi. Nel trion- to presso gli altri innalzati dalle diver-
fale viaggio intrapreso da Gregorio XVI se comuni , si trovarono rappreseo- i

nel maggio i843, per le sue dilette Pro- tanti di ciascun municipio genuflessi col-
vincie di Cauìpagna e Marittima, anche le rispettive popolazioni, con rami d'olivo
la magistratura municipale si fece solle- e imploranti l'apostolica benedizione, a
cita di tributargli l'omaggio del popolo tulli graziosamente compurlita. Il Papa
vei'olano, di sudditanza e di venerazione, fu ricevuto dal vescovo di Veroli mg/
corrisposta benignamente, ed il vescovo Venturi col suo clero, come rilevai a p.
mg.'Cipriani si trovò a ricevere il Papa 72 del citato voi., ed accompagnalo alia
sulla porta del palazzo apostolico rimpet- chiesa principale. Il prodigio dell'inco-
to alla chiesa abbaziale di s. Denedetlo lumità di Veroli pel patrocinio possen-
in Prosinone, alla testa del suo clero, per te della gloriosissima prolettrice s. Sa-
essere la città soggetta alla chiesa verola- lome, si ripeteva negli anni 1 854- 55,
na, Narrai negli articoli Pio IX, Velletri in cui di nuovo il chuiera alilìsse nota-
e altri, quanto deplorabihnente precedet- bilmente Roma e lo slato pontifìcio, ol-
te e accompagnò la rivoluzione di tutto tre altre parti d' Italia. Nel suo decorso
io stato pontilJcio1B4B-49, eia procla- non pochi viandanti morivano lungo le

mata repubblica romana, a cui soggiac- vie del senza che Veroli ne
territorio,

«|ue anche Veroli colla sua provincia; e risentisse danno. Gli stessi suoi medi-
vorae per l' intervento delle potenze il ci, cosa mirabile a dirsi, si portavano im-
Papa la fece reprimere,napoletani a'i 7
i punemente a curare ne' prossimi luo-
giugno 1849 occupando f'oshione, Ve- ghi invasi dal fiero malore, senza alfatto
«di imaueuledellapcoviuciadt
lali Cttll4- cuutiarlo.Tia que'del clero che si dislm^
VER VER 45
sero, si lieve paiiicolai mente encomiare te da una vetusta abitazione, ne di fac-
la virtuosa abnegnazione e I' edificante ciata avea altro segno che una porta ia
cristiana carità del Rm.°p. ab, d. Michel- angolo). In tale chiesa (che dopo il ter-
angelo Galliicci, benemerito commissa- remoto nel i35o venne convertita ad
rio apostolico dell'arclii-cenobio di Casa- altro uso), avvenne nel 1209 la rivela-
muri, quale onioiato dal proprio zelo
il zione fatta da s. Pietro al giovane Tom-
accorreva in queMintorni co'soccorsi del- maso, del luogo ove giacevano le ossa
le consolazioni spirituali, ne rare volle fu di s. Salome, di che ne fa teslimonian'
visto apprestarli a capo scoperto sulla za la sovrappostavi iscrizione; ed an-
pubblica via, ed ovunque ne avesse av- che innanzi alla medesima il cavallo del
viso. duce toledano Garzia (la chiesa di s. Pie-
La benefica luce del vangelo fu porta- tro risarcita con una specie di facciata do-
ta in Yeroli dal principe degli Apostoli s. po il i35o, tuttavia considerandosi in
Pietro, secondo il Baronio e il Summon- complesso troppo abbietta, alcun anno
te, seguiti dal De IVIagistris anagnino; dopo fu soppressa e cessò di essere uflicia-
imperocché questi nella rammentata I- ta, e non era più chiesa nel i556, epo-
s loria della città e s. Basìlica cattedra- ca del prodigio). E della erezione, fino
le di /inagrii, riferisce che nell' anno da'tempi apostolici della sede episcopale
44 t'eir era corrente portatosi s. Pietro in Veroli, anche 1* Ughelli il conferma
in Italiacon 7 compagni, e approdato a colle parole: Episcopalis digiti tas Pera-
Taranto, per essere passato a Napoli, a lana antiquissinia est, ubi prinium ed
Capua, in Atino, deve dedursi che di là CivitasClirisiianasacracomplcxataesL,
recatosi a Veroli, Ferentino e Atiagni, in Antistitem etiani sacrorum accepit, eie.
ciascuna vi seminasse la legge evangeli* E quanto alla prima introduzione del cri-
ca, e ne riportasse qualche fruito ; donde stianesimo in Veroli lo stesso Ughelli ri-

si trasferi quindi in Roma a predicare la ferisce: Fama est prinium Ferulis E-


fede cristiana, ed a stabilirvi la catte- vangelicani veritatem enunciasse B. Ma-
dra apostolica. Ma la s. Chiesa verola- riam Jacobi, matrem filiorum Zebe-
uà, colla tradizione, crede che i primi se- daei, ima cum ss. Marlyribus Biasio et
mi della fede evangelica sieno stali spar- Demetrio, qui cum viginta duo sodi*
si nella città da s. Salome, nell'anno 4^ ibidem paiiiam sumpsere martyrii. Ab-
di nostra era, col martirio de'suoi com- biamo, Cenni storici sovra s. Salome
pagni i Biagio e Demetrio. E' pu-
ss. proteggitricedi Veroli del sacerdote
re tradizione, che quindi due anni do- Crescenzo Crescenti canonico della col-
po s. Pietro confermasse i verolani nel- legiata di s. Paolo della medesima cit-
la cattolica credenza e la diffondesse, tà, Roma 1842 da* tipi di Costantino
ungendovi vescovo un s. Mauro, diver- Mezzana. Procederò con questo dotto ed
so da quello che alloggiò a. Salome, verolano, col dare un sunto di ta-
illustre
(perchè secondo la cronaca di poco gli licenni, senza ricordare le innumerabili
sopravvisse), e trasfjrmando la pro- testimonianze colle quali corrobora le sue
pria abitazione io chiesa, al s. Apostolo asserzioni, registrate in 4^ eruditissime
•stesso, e lui vivente, la intitolasse, se de- notej ed è pur di peso l'averli intitolati al
ve credersi alla tradizione (è certo però, suo vescovo e patrono, il saggio e dotto
che la forma di tal chiesa tuttora dà l' i- mg.' Cipriani. Inoltre vi aggiungerò di-
dea d' una remotissima antichità, come verse erudizioni e schiarimenti. Tra le di-
luogo recondilo,ove sì radunavano pri- i vèrse opinioni intorno l'origine di s. Salo-
mi cristiani, essendo un sotterraneo con me, sono leprincipali quelle di S.Giovanni
un solo altare, sovrastalo come al presen- Damasceno e di s. Epifanio^ l'autore pe-
46 VER VER
••ò preferisce 11 i
."
come più conforme ai- il marito anch'essa si fece seguace di Ge-
In pia credenza di lutti i fedeli. Al dire sù Cristo, e sempre qual fervente disce-
dunque del Damasceno, nacque s. Salo- pola, colle altre pie doime l'accompagnò
nie (questo nome dall' ebi-nica parola ne'suoi viaggi, dissetandosi continuamen-
Shnlam derivalo, suona placido, per- te nella predicazione al fonte dell'eterna

fetto , o chi ricompensa) da Cleofa fra- vita^ ed essendo insieme testimone degli
lellogermanodis. Anna avventurosa ma- stupendi prodigi che operava. Tania fe-
dre della ss. Vergine. Tralascia la genea- deltà e la confidenza che riponeva nel
logia del Gersone, come non fondata (si Salvatore del mondo, le fece concepire
può vedere quella riferita dal p.Menochio, un ardito pensiero d'amore materno. Do-
Stuore^t. I
, centuria 4-*, cap. i : Della ge- po che Gesù Cristo manifestò a'suoi di-
nealogia di Cristo Signor Nostro, del- scepoli esser giuntoli tempo di consuma-
la B. Ferginee di Giosejfo, e come que- re il gran sagriHzio, ella aifannosa si cac-
sti fossero parenti con s. Gio\>anni, con ciò in mezzoagli afflitti e pensierosi disce-
Maria Salomrj Maria di Giacomo ec). poli, adorò il divin Maestro, e suppliche-
Anctie il luogo dove nacque la santa, ha vole gli disse: SignorCy ti prego a voler'
contrari pareri, alcuni dicendola nata in mi concedere una grazia. Ordina che
Beltlemme, altri in Cafarnao e altri in seggano questi due miei figlia V uno al-
Cetania. Per le sue virtù, Zebedeo det- la tua destra, l'altro alla sinistra nel
to pure Aristobulo, pescatore nel mare regno tuo. Rispose l'Uomo Dio: Non sa-
di Galilea, la sposò e da questo bealo , pete quel che domandate. Potete voi be-
connubio derivarono ss. Giacomo Mag- i re il calice, che son io per bere.'* fig" '

giore e Giovanni Evangelista apostoli, e di Salome risposero: Il possiamo. Sog-


le ss. Perpetua e Concordia, lai.* diven- giunse Gesù: Ebbene, lo berrete j ma per
ne moglie di s. Andrea, la 2.' di s. Pie- M-dere alla mia destra, od alla mia si'

tro fratelli e poi apostoli, cioè innanzi che nistra,non tocca a me il concederlo, ma
fossero chiamali all'apostolato da Gesù sarà per coloro acquali è sfato prepa-
Cristo, allora separandosi dalle loro mo- rato dal mio Padre. Negli ultimi gior-
gli, li 1."a dirgli seguitemiW divin Mae- nidella vita del Salvatore,Scilo(nefu sem-
stro, fu Andrea,perciòdenominato Pro-
s. pre colla ss. Madre di lui e colle altre pie
toclefo, ed egli vi trasse s. l*ietro, ambo donne. Con esse loro lo raggiunse per
pescatori; eziandio e mentre esercitavano via quando egli si portava al Calvario,
la pesca, come il padre loro, i ss. Giaco- per compiere l'ojjcra della redenzione.
mo e Giovanni, al divino invito abban- Ivi fu a pie della Croce^ ebbe la conso-
donate le reti e il genitore, lo seguirono. lazione di ascollare le parole colle quali
Intanto s. Salome abbattuta da violenti Gesù lasciò Giovanni per figlio a Maria;
febbri giaceva in letto nella casa de' ss. ed allora, commossa si scostò dalla Cro-
Pietro e Andrea : le saggie sue figlie si ce, e non molto lungi rimase pietosa spet-
davano ogni tenera cura per assisterla e tatrice del tragico avvenimento. Poi, de-
sollevarla, quando il divin Maestro co' 4 posto dalla Croce il ss. Corpo, non parli

eletti discepoli, rìspetlivamente suoi ge- dal monte della Mirra finché noi vide
neri e figli, entrò nella di lei abitazione. La mattina, che al sabato suc-
tuu)ulato.
Allora tutti lo pregarono a guarire Sa- cesse,Salome coli' altre pie donne sue
lome, ed Egli appressatosi ad essa, e col compagne, co'vasi de'balsami si portò al
solo prenderla [>iacevolmente per la ma- sepolcro dell'estinto maestro, per unger-
no , subito le restituì la sanità. Balzata ne il ss. Corpo, ma trovarono un Angelo
dal letto, sollecita si die* a preparare l'oc- risplendente come un baleno, e con ve-
corrente al suo liberatore, e poi Ir-scìalo ste candida qual neve^ il quale sedendo
VER VER 47
sulla pietra del sepolcro lovesctala disse ss.Vergine. Leggo poi nel filippino p.
loro: Gesù Nazareno è risorto j rende- Massini, Raccolta di vite de' Santi , 27
tene consapevoli i suoi dise epò li^ e dite dicembre, che due figli di Zebedeo e di
i

loro che li precederà in Galilea. Dopo Salome riceverono dal Salvatore il nome
varie apparizioni, il B.edentoie fece no- di Boancrges , per significare l'ardente
to a'suoi che un monte
si portassero sur loro zelo per la gloria di Dio e 1' uflizio
verso Betania. Salorae vi andò con essi, sublime a cui erano destinati di pubbli-
ed ascollò Gesù, che dopo avere rinno- care al mondo i misteri della s. Religio-
vali i suoi precelli, i suoi doni e le sue ne e le verità della Fede, come fece ia
promesse, terminò con dire: Vivete tran- modo particolare sopra tulli S.Giovanni,
quilli in Gerusalemme, finché siate ri- tanto nel suo l^angelo, quanto nelle sue
vestili da quella virtù, che vi verrà dal- Epistole, e nella divina sua y4pocalfsse.
l'alto. Ed pure mirò il Verbo eterno
ivi Giacomo pare che nascesse prima del fra-
levarsi al cielo con tutto lo splendore del- tello, ed ebbe il soprannome di MaggiO'
la sua gloria. Conforme l'ordine ricevu- re per distinguerlo dall'altroapostolo del-
to, tutti tornarono in Gerusalemme, do- lo slesso nome, che fu il i.° vescovo di
ve si trattennero io giorni nel ritiro in G erusalemme ,àe{io\\ Minore perchè fu
orazione. Ecco l'epoca in cui prese for- chiamato all'apostolato dopo s. Giacomo
ma la Trovandosi nel
società de' fedeli. ilMaggiore,o perchè egli era piccolo del-
Cenacolo (si crede l'abitazione che avea la persona, ovvero come più giovane. In-
sul monte di Sion, Maria Madre di Gio- oltre s. Giacomo Minore fu cognomina-
vanni Marco, discepolodegli Apostoli. Fu to il Giusto, a cagione della suaemìnen-
alla porta di quella casa, che dipoi battè le santità, ed era figlio di Alfeo e di Ma-
s. Pietro quando fu liberato dal carcere ria sorella cugina della ss. Vergine. Os-
pel ministero d'un Angelo. Non si cono- serva l'annotatore del Boiler, aver qual*
sce altro di questa Maria), Salome col- che autore pensato , che Alfeo e Cleofa
r altre donne e i discepoli^ nel dì della fossero due nomi della stessa persona; al-
Pentecoste, s'intese uno strepito, e com- tri slimarono che Cleofa fosse padre di
presi tutti da sagro terrore, videro dal Maria e che Maria avesse sposato Cleofa
cielo scendere lingue di fuoco che posa- dopo la morte d'Alfeo. Giuseppe, che il
ronsi sopra ciascuno de'congregali. Era lesto originale chiama José, era fratello
il misterioso simbolo della meravigliosa di S.Giacomo, e per conseguenza figlio di
operazione delloSpirito Santo che li riem- Maria. S. Giuda si appella egli stesso fra-
piva de' suoi doni. Salome, la forte ma« tello di Giacomo. Questi aveii un altro
dre de figli del tuono (appellativo de'ss. fratello per nomeSimoneo Simeone, che
Giacomo e Giovanni, datogli dal divin fu vescovo di Gerusalemme, ed ioaggiun-
Maestro, chiamandoli Boanerges, come gerò di cugino e immediato
lui fratello
leggo nel Butler. Volle con ciò indicare, successore nel vescovato. Il p. Fauloni,
quella viva fede e quel zelo ardentissimò Istoria d" Avignone^ t. 2, p. 280, chia-
con che si sarebbero dati ad annunziare ma Maria Cleofa la madre del vescovo
la legge diDio senza temere la possan- Simeone, moglie di Cleofa fratello di s.
za degli uomini. Questo soprannome con- Giuseppe sposo della ss. Vergine, perciò
veniva poi a Giovanni in una maniera di questa cognata, e da s. Giovanni qua-
speciale, perch' egli dovea con una voce lificata di lei sorella, e fu con essa sotto
di tuono, rivelare i più sublìaii misteri la Croce. Ritorno all'annotatore del Bu-
della divinità di Gesù Cristo, di cui fu ller.Tutti questi santi erano à&\.\\ fratel-
il diletto discepolo e stretto parente, li del Signore, conforme l'uso degli e-
giacché Saloaie era sorella cugina della brei, di dare questo nome a' più prossi-
48 VER V E R
mi parenti. Avevano anctie delle morelle, dia della sua Madre. Pare dunque, se-
ss.

e s. Epifanio nomina Maria e Salome. condo il p. Fantoni che direttamente ,

J figli di Cleofa erano anch' essi germani dalla Provenza passò in Italia s. Moria
cngìniclel Salvatore, per S.Giuseppe ch'e- Salome. Anche (pjesta nota non riuscirà
ra riguardato come suo padre, e cui E- poi superflua; e del riportato col p. Fan-
gesippo assicura essere stato fratello di loni, pure il can. Crescenzi ne fa cenno
Cleofa. Questi era uno de' due discepoli nelle note), da dove giunse in Verolicon
a' quali Gesù Cristo apparve sidla stra- a4 compagni. Allora Veroli era governa'-
da di Euiniaus. Sua moglie Maria, do* ta da Onorio. Essendo repubblica gode-
pò aver servito Gesù Cristo nella Gali- va la sua libertà, non impedita dagl'ini-
lea, l'accompagnò fìnoalla tomba, e me- peratori. Oltre i discorsi magistrati e col-
ritò pel suo nuiore d' essere una delle legi, avea pure il suo senato, i questori^
prime a vederlo risorto. Queste nozioni, i censori, gli auguri. Dominala dall'ido-
a suo luogo serviranno a chiarire quai* latria, seguiva i pagani riti degli orgii e
che obbiezione che dovrò riferire). Salo- de'cabiri, venerando specialmente le fal-

me, ricevuto lo Spirilo Santo, si senfi dif- se deità di Cerere, Plutone e Proserpi-
ferente da quello ch'era stata prima. Di- na; oltre il rendere onori divini ad Au-
venne piena d' intelletto e di scienza , e gusto, a Racco, a Cibele ed a Sdvano,
d'un'elevatezza di mente non ordinaria. con proprie ceremonie e danze dichia- :

LaonJe, dopo la i.* persecuzione insor- rando di tutto provare nella patria sto-^
ta in Gerusalemme contro i cristiani, e la ria , da lui quasi ultimata. Tale era lo
morte del protomartire s. Stefano, sicco- stato di Yeroli, quando Salome, siccome
me pensano molti gravi autori, portossì è fama, converti al cristianesimo l'agri^
col figlio Giacooto nelle Spagne, per a- coltore suo ospite, a cui nel battesimo fu
ver parie al merito e alle fatiche del suo Imposto il nome di Mauro; il quale die'
apostolato, ed ov'è onorata con anniver- pure ricetto a Riagio, a Demetrio e agli
saria festività.Ma quest'intrepida e gran- altri suoi compagni. Cominciò poi Salo-
de eroina, checché ne sia di questo viag- me la sua predicazione, dimostrando la
gio, egli è certo che non si arrestò in quel- stoltezza neh' adorare numi, essere de-
i

la regione, come asseriscono dotti scrit- gno di culto il solo Dio creatore dell'u-
tori, e finalmente mise piede in Italia (il niverso e rimuneratore secondo i meri-
citato p. Fanloni parlando dell'introdu- ti; fece conoscere la verità del Vangelo,
lione della fede cristiana in Provenza, in e la necessità del battesimo per salvarsi.
Avignone e nel Venaissino, dice che ciò La sua predicazione era accompagnata
avvenne nell'anno 35 approdandovi per dall'esemplarità della vita, e dall'eserci-
mare e pel Rodano s. Lazzaro, 8. Mas- zio delle più edificanti virtù. S'ignora
simino, $. Chelidonio, s. Marta , s. fl^a» però quanti a tanta luce abbracciassero
ria Maddalena^ s. Marcella, s. Maria la i*n\s di Cristo, e solo la pia tradizione
Salome madre di Giacomo e di Gio- fa conoscere, che a Veroli in breve tem-
vanni^ s. Maria d'Alfeo madre di G/Vz- po, il vero Dio vi fu adorato dj non po-

co//ioy>fmorPj' e che sulla spiaggia di Pro- chi» In questo ebbero parte Riagio e De-
venza dove sbarcarono, il luogoper le no- metrio, e gli altri loro compagni, i quali
minate fu detto dtlle tre Marie ; men- gareggiarono in zelo colla santa, per cui .

tre la ricordata Maria Cleofa sorella di furono segno alle persecuzioni degli osti- 1
8. Giuseppe, crede che probabilmente re- nati nell'idolatria, immersi in tante lai-
stò in Efeso colla ss. Vergine sua cogna- dezze comuni agli altri gentili. Il presiilu
ta, econ s. (ìiovanni Evangelista, ni qua- o pretore o duumviro Onorio, e il colle-
le il Salvatore avea commesso la custo- gio d«'decurioni,do?euda curare che nel-
VER V E II 49
la cillà non si adorassero Dei slranieri, (irologioromano. È vero che a'22 otto-
pare che ordinassero che i divulgatori del bre si fa in esso menzione di s. Salome»
Vangelo fossero mor-
presi e puniti culla u}a è ancora incontrastabile, che non vi
te. un antico martirologio di
Sì legge in si fa adatto parola che morisse in Geru-

Veroli, presso l'archivio di s. Erasmo (e- salemme. AlCrescenzi quindi sembra più
tauiinò questo codice membranaceo del probabile l'opinare, che in Gerusalemme
secolo XV il veliterno cardinal Borgia, e sicelebra la memoria di questa santa, per
trovo nel suo Commentarius de Cruce essere stato (primo) teatro di sue eroi-
il

f^elilerna, p. 24^, avvertire il lettore, di che azioni. A


vieppiù confermare la fe-
essersi confusa s. Maria di Cleofa, con s. de ne'converliti, è pia credenza che Dio
Maria Salome, stando al Martirologio, rendesse illustre la morte di s. Salome»
nel quale Maria di Giacomo dicesi la ata* culla virtù de' miracoli, molli e stupen-
dre di Giovanni e Giacomo. Maria enim di, che le meritarono eziandio presso i

Jacobi, quaeetMariaCleoplie,fuit ma- gentili il titolo di donna celestiale (ìa leg-


ter ipsins Salome, et Jacobi Minoris, ac go celebrata; /^/J05/o/o nella fede, nel-
ceteroriwi,guifratres Dominidicti sunl, la costanza, nel zelo, neW'Elogio sacro
non vero Johannis Evangelistae ci Ja- all'inclita protettrice della città di Ve-
cobi Majoris. E che questa nel "Vange- roli Maria Salome, che il sacerdote
s.

lo chiamasi, Salome maler filioruni Ze- d. Filippo Fattori romano canonico o-


bedaei), che Biagio cadde sotto il taglio norario dell' insigne collegiata di s. Ste-
della spada; Demetrio dopo fìere percos- fano in Bracciano al devoto popolo Ve-
se, compì il suo martirio in orrida car- rolano d. d. d., Roma 1842. E dedicalo
cere; e gli altri compagni incontrarono al gonfaloniere Francesco Mellonj, la cui
quella morte che loro venne inflitta dal- virtù e ingegno rileva, in occasione della
la sfrenata barbarie. Salome gioì delia celebrazione della prima suddescrilta ri-

costanza mostrata da questi eroi del cri- correnza centenaria della traslazione del
stianesimo nel sostenere il martirio; ne corpo della santa, dalla cattedrale al pro-
invidiò la sorte, ma Dio che già l'a vea fat- prio tempio; la quale solennità venne pei*
ta martire di dolore sul Calvario , non quell'anno trasportata da' 25 maggio a'
permise che soggiacesse alla crudeltà de- primi di settembre dello slesso 1842). Fi-
gli uomini: fu sua provvidenza se uou nalmente, com'è detto nel patrio marti-
cadde nelje mani de'carnefìci. Dopo tan* rologio, una grotta, in luogo remolo, ser-
ta strage, i novelli cristiani dierono nella vì al suo sagro corpo di tomba. Ivi ri*
notte pietosa sepoltura a'corpi de' Mar- mase nascosta, finché Dio non lo mani-
tiri, s. Chiesa Ve-
primizie feconde della festò a bene e gloria di Veroli. E' tradi-
l'olana. Sentendo poi Salome che poco zione riferita da'Bollandisti, che apparve
le ritnaneva di vita, calorosamente rac- s. Giacomo al vescovo verolano, indican-

comandò a'couvertiti la fedele osservan- dogli illuogo ove avrebbe trovalo sepol-
za delie prescrizioni del Vangelo, e tra ti i corpi di s. Salome, e della sorella di

il compianto de'fedeli, morì carica di me- lei Maria di Giacomo, che ivi furono tra
riti, di gloria e di anni a'25 maggio (di- un grande splendore e tra la fragranza
cesi dell'anno 4^ dell' era cristiana), se- d'un odore meraviglioso rinvenuti, sì can-
condo la tradizione. Sebbene questo sia tlidi e belli , senza segno di corruzione;
confermato da molti autorevoli docu- ed il panno in cui erano avvolti si trovò
menti, dichiarati dal can. Crescenzi nel- integro e quasi nuovo. Si collocarono in
le copiose annotazioni, pure pretendono un'urna presso l'altare maggiore,con que-
alcuni, ches. Salome sia morta in Ge- sta iscrizione. Hicduae SororessunlMa-
lusaremme, allegauduueÌD piovali Mar- lerterae Chrisii - Quae vita functae sy-

VOL. xciv. 4
$o VER VER
iltrti nienfc (eiicnl. In quest'invenzione, ritrovossi una cassa con scritto : Marirt
Dio glorificò le sue serve, liilonando la Maler Joaunis Evangclistae et Jacohi.
tanità agl'infermi, la vista a'cieclii, Tu- Una piccola carta co' medesimi caratteri
(lilo a'soi'tli; i zoppi si videro adclrizzali, si lesse ancora cucita nel panno , in cui

gnai'ili i lebbrosi. Non si conosce il certo erano avvolte le reliquie. La carta peto,
tempo in cui ritrovossi il corpo di s. Sa- il panno e l'ossa erano così pure, integre
tome, ma una piccola cassa dì pietra, la e sincere, che sembravano allora ivi pò»
cui iscrizione in cifre gl'intendenti asse- ste. Il lutto fu rinvenuto come giova- il

riscono appartenere al VII oall'VllI se- ne avea predetto. Furono svolle allora
colo, fa certi che prima di tali epoche il dal vescovo le .sagre reliquie, che conse-
s. Corpo erasi rinvenuto. E siccome fu gnate a me le ridiedi a lui dopo poco
trovalo integro, non si potè rinchiudere tempo. Egli allora le consegnò al vicario,
in essa, che tiopo essersi ridotto nelle so- e questi ad un mio monaco, il quale, u»i-
le ossa. Non si sa poi in qua! tempo e rabil cosa dirsi toccando un osso si ac-
!

per qual motivo le reliquie di s. Salome corse, e vide la sua mano aspersa di fre-

fossero stale nuovamente nascoste. For- sco sangue, ed io stesso vidi ancora cogli
se quando il suddetto Muca principe de* altri il panno, in cui era avvolto, tulio in-
saraceni, ponendo l'espugnata Veroli a sanguinato, dell'eseguirsi lo scavo un o-
rid)a e i nobili a morte, vendè agli ana- dore soavissimo riempì me e tulli quel-
gnini il corpo di s. Magno (ciò narran- li che vi concorsero, ma fu di non molla

do col De Magislris, notai per epoca durata, e si fece sentire ancora un gran
r 877, però non senza avvertire, rite- terremoto, come dissero, ma io non l'in-
nere verolani meglio l'anno 883),
i i fe- tesi. Dopo pochi giorni, andando colà col
deli verolimi temendo che quel barba- vescovo di Civita di Penne, e coll'abba-
ro facesse altrettanto della loro Proteg- te di s. Atanasio, nell'osso, come stimo,
gìtrìce, la posero sotterra non molto lun- della gamba, vi vedemmo fresco e viva
gi dalla città. Questa sembra al patrio sangue. Quanto co' miei occhi vidi, alla
storico la più probabile congettura. Cer^ Santità Vostra ho fatto nolo". La fama
lo è, senz.i contrasto, clie nel 1 209 fu rin •
d'un tanto ritrovamento subito si sparse,
venuto di nuovo il corpo di s. Salome, molti popoli accorseroa Veroli, e Dio per
ed eccone la narrazione fatta dall'abba- mezzo di s. Salome vi operò innumera-
te di Casamari Geraldo I ad Innocenzo bili miracoli. Per la qual cosa l'elemo-
III. »' Un certo giovane verolano (Tom- sine delle pie persone furono tante, che
maso), tra le altre visioni asserì essergli la chiesa erettavi in tale circostanza, es-
apparsa la seguente (nella chiesa dis. Pie- sendo piccola, fu magnificameute ingran*
tro di Veroli). Ei vide s. Pietro aposto- dita. Tullociò sembrerebbe opporsi a
lo, il quale gli additò il luogo ove giace» quello che scrissero alcuni autori france-
vano le ossa della madre de' figli di Ze- si, quanto al corpo di s. Salome; ma il

bedeo. Dopo alquanti giorni si andò nel Crescenzi reputa «leboli le ragioni sulte
luogo additato, ed io con due altri fi «ti, quali si apjioggiano. Vi è nella diocesi di
invitali dal vescovo verolano, v'interven- Arles nella Provenza un paese nominalo
ni. Il luogo era fuori le mura della città, delle Tre lìJaric (quello forse di sopra
ed era scabroso e difiicile ad andarvi, e indicato col p. Fantoni, da'geografi chia-
pieno di precipizi e di rupi, le quali era- malo città di Les Sainles iMaries , nel
no d'una mole grande, che vi fii d'uo-
.sì dìparlimenlo delle Bocche del Rodano,
po di gran lavoro, onde rimuoverle. Ri- presso l'imboccatura del piccolo Rodano.
noosseperò, hi scavato per la statura d'un La chiesa è antichissima e pi esenta 1' n-
uomo, e fu rinvenuto uu «nsso sotto cui 9petto d' una cittadella per le sue grosse
VER VER 5i
muru merlate e per le sue torri. La città é in sana critica^ ciò qual grado può ave-r
piccola e conta un migliaio d'abitanti), il re di probabilità? Si abbiano pure i fran-
quale vanta di essersi in esso rinvenuto cesi il corpo di s. Maria di Giacoiuo, po-
il corpo di s. Maria Salorae nel i443« co ciò importai ma cessino con le con»
j> L'unico monumento, dice il Crescenzi, gettare di contrastarci il corpo della Ma-
su cui ciò basa è una lapide die ricopri- dre de'flgli di Zebedeo. Nell'istoria ci vo-
va due corpi di santi, in cui leggevansi gliono autentici e genuini documenti ''.

le seguenti (iniziali) M. I. S. F., le quali Fin qui il una breve di-


Crescenzi. Oserò
furono interpretate: Mariani Jacobi Su' gressione, quanto all'invenzione detta da
lomeii viilebis (e cita il gesuita Guesnay quel dotto di Camarguo, oltre il già ri-
d'Aix, Desquis. thtolog. hist. de advcn- ferito fra parentesi, e riuscirà non inuli-
Ut Magdalenae in Gallias ad Marsi- leerudizione. Nel vol.LXXXVlI, p. 1
19^
liam). Ognuno conosce quanto deve ce- dissi che neli44^ coH'intervenlu di mol-
dere questa immaginaria interpretazio- ti vescovi segui la celebre invenzione de'
uealia reale iscrizione che si legge in Ve» sagri corpi di s. Maria madre di s. Già»

roli nella cassa, in cui erano chiuse le os- comò Maria Salome, alla presen-
e di s.

sia Salome. Di più nel medesimo an-


di s. za del conte di Provenza Renato d'Àngiò
no ilRenato chiese licenza da Nicolò
re re pretendente del reame di Napoli e dei
Vdi ritrovare in Camargoo (sarà meglio titolo annesso di Gerusalemme, e del car-
il dire nella Carnargue o Coniarca, iso- dinal de Foix legato d'Avignone che I9 ,

la di Francia, dipartimento delle Bocche promosse. Lo ricavai dallo storico ricor?


delRodano, circondario d'Arles,parte nel clatop. Fauloni, 3G8, il quale di-
t. 2. p.
cantone di Saintes-Maries e parte in quel- ce di più nel 435. Ivi egli scrive,
t. i,p.
lo d'Arles. Per la sua forma e fecondità il cardinal Pietro Foix legato d'Avigno-
è il Delia della Francia. 11 nome di Ca- ne, elevò di sotterra, e trasferì più de-
rnargne, si fa derivare da Cajus Marius centemente con molla solennità sopra uu
console romano, cui si attribuisce la di- altare della chiesa di s. Maria di Villa
visione del Rodano ne'due principali suoi del Mare Proven-
della diocesi d'Arles in
lami, presso il quale vinse i teututii e gli za, di cui era vescovo amministratore,!
ambroni.Non devo tacere ancora, che ta- corpidelless. Mariedi Giacomoedi Cleo-
le etimologia sembra arrischiata, perchè fa. Il òhe ne spiega il senso delle parole

la divisione di quel fiume apparisce piut- poste nell'epitaffio sepolcrale del mede-
tosto essere opera della natura. Bensì si simo cardinale: Jacobi et Salome Ma^
iion)ina Fossae Mariaiiat una città del- rias alta locavit. Riporta poi il p. Fau-
la Mario
Gallia Narbonese, pe'canali che toni 1' intera lettera di commissione, Sa-
vi fece aprire sino al mare, che Baudrand ne sicut ex serie petitioniSyóe'io ottobre
dice essere la stessa Cainargue\ capace i44^) ^i Papa Nicolò V, ad istanza di
delle maggiori barche, per assicurarsi de' detto Renato d'Angiò, licei carperà ss.
viveri nella detta guerra, per esser le fo- Mariae Jacohi, et Mariae Saloniae in
ci del Rodano impedite da interramen- Ecclesia B. 3Iariae Fillae de Mari A-
ti), i corpi di s. Salome e di s. Maria di relatensis dioecesis infra ter r ani, in lo'
Giacomo, la quale ottenuta si fece lo sca- co honesto per sanclos discipulos diri-
vo, ove fu rinvenuta una cassa di legno, sii recondita et tumulata faerint , et a
che racchiudeva due corpi, quali: Cre- i Christifidelibus ibidem cani magna ve-
debanlnr esse s. Marine Jacohi et Sa- neratione venerentur: tamt/i idem Rcjc
lomes (qui il Crescenzi cita Bollando, t. (Renato clie ne portava il tilolo)yj/'oyt-/:-

lenona aprilis^cap. 3, e HonoratusBou- venliori devotione populi et niajori ve-


cheus, Hist. Provine, sect. 4) § 2). Ora neratione earumdeui Sanclarum, ajja-
-

Si VER VER
fiat corpora et reliquias luijusmodi ile. 4,2 1 Il Piazza neWEmeroIogio di Roma,
.

(lieto loco elevavi, et supra altare vcl a- a'i5 maggio registra la Traslazione del
lias infra eamdetn Erclesìam in taber- corpo di s. lìfaria Jacobij inoltre nfe>
naculo seucapsa argenteahonpn'/ìce re- risce, illustrato da molti miracoli il suo
poni et recondi, si desuper a Sede Jpo- sepolcro: in Roma celebrarsi la festa del-
slolica concedatur licentìa. A p. 349 il la santa nell'oratorio di s. Cecilia, iieì-
|). Fanloni riporta
1' accennalo epitalUo
V Università artistica de' Mascellari e
posto nel 1464 al cardinal de Foix sulla Barihiri in Trastevere (nel quale arti-
tomba nella chiesa de'minori, suo anti- colo o voi. LXXXiV, p. 23282 e 233, 1 ,

co ordine, d'Avignone, ove morì in tale lo descrissi,dopo studiose e personali ri-


anno, scolpito su lamina di bronzo avan- cerche di accesso), non che a'ss. Quirico
ti l'altare maggiore, in cui leggo le già e Giulitta, ov'è un altare dedicato alla
riferite parole. Trovo tultociò ricordalo medesima colle sue reliquie (chiesa re-
anclie dal Ciacconio, che egualmente ri- staurata nel i855-56, come rilevai nel
produsse repitaflio, P'iiae S. Ti. E. Car~ voi. LXXV, p. 2 5). 11 medesimo Piaz-
1

dinalium, t. 2, p. 'j^'ò. Similmenle Sam i za, La Gerarchia Cardinalizia, pubbli-


mariani, Gallia Christiana, l, i,p. Q5, cala in Roma 703, ragionando a p.
nel 1

Archiepiscopi Arelatenses, dichiarano, 563 del Titolo cardinalizio de'ss. Qui-


in municìpio Triuni Mariarum in Ca- rico e Giulitta, dice che dalla parte del-
mariae insitlae fìnibus, eodeni principe l' Epistola avvi nella cappella maggiore
(Renato) deprecante reliquias a terra in una tavola di marmo im'imojagtne di
/ei^flfw7j reliquie qualificate oeirepilallìo s. Maria sorella della B. Vergine, co'suoi
che esibiscono, eguale a' discorsi. La Bi- figli ss. Giacomo e Giovanni colla se-
i

blioteca sacrade'pp. Richard e Giraud, guente iscrizione. Questa Immagine mi-


nell' articolo Maria di Cleofa, la dice racolosa di s. Maria Jacohi, sorella del-
madre di s. Giacomo Minore ec, e sog- la B. l^ergine Maria,e venuta dalla cit-
giunge. »• Il ]\lartirologio romano marca tà di Veruli, dove si conserva il suo ss.

la festa di s. Maria di Cleofa al 9 aprile, Corpo, e fu benedetta sopra il suo sepol-


e mette la traslazione dei suo corpo a Ve- cro, con la quale in Roma la prima vol-
roli nella Campagna di Roma al 25 mag« ta, e per molli anni è stata celebrala la
gio. Altri pretendono che esso trovasi in sua festa in questa chiesa, che viene al'
una piccola città della Provenza, chiama- li 7.5 di maggio. Quindi aggiunge, nel

ta le Tre Marie, sulla riva del Rodano mezzo della chiesa, al Iato sinistro nell'en-
edel mare". ìSe\ì'arl\co\o MariaSalornCy trare vi è un altare dedicato alla medesi-
la dice figlia di Maria di Cleofa, che pro- ma santa, dove se ne fa festa. Trovo poi
priamente chiamavasi Salame, ed esse- nella Descrizione delle pitture in Roma,
re senza fondamento il darlesi il nome del Titi, Roma
763: il quadro dipinto a
1

di Maria, eh' è quello di sua madre. E olio dallo Speranza (Gio. Dattisla roma-
neir articolo AJaria Salame, o sempli- no morto nel 1640), esprime s. Maria Ja-
cemente Salame, la dice moglie di Ze- cob! con s. Giovanni. Il che conferma il
bedeo, e madre de'ss. Giacomo Maggiore Venuti, Descrizione di Roma moderna,
e Giovanni Evangelista. Il Sarnelli, Let' Roma 1767, con dichiarare essere il qua-
fere ecclesiastiche, I. 4'
y, leti. Qanl • dro di s. Maria Jacobi e di s. Giovanni,
fosse il nome della madre de'figliuoli di dello Speranza. Non vedendo più ricor-
Zebedeo? risponde Salome, che interce- dati la scultura, l'aitale e il dipinto da'
ditpro filiis apud Christumje cW è la posteriori descrittori di Roma, ne inter-
slessa, che Maria Salome, di cui s. Mat- pellai il Uev. p. curato, il quale gentil-
teo cap. ult., avendone pure parlato nel meole mi rispose: Non piùesislere il mar-
,

VER V.ER 53
mo e l'iscrizione, neppure il quadro, an- C;irIo Miissini, autore della 1
.* Raccolta
zi essere l'allure ora detlicato a s. Vin- delle Fi te de' Santi, impressa in Roma
cenzo Ferreri <lomenicano (al cui ordi- n-il 1763, e l'altro filippino p. Andrea
la chiesa Innocenzo XIII del
ne affidò Micheli, autore senza nome della i.', pu-
1721) col quadro che lo rappresenta. re stampata in Roma nel 1767, ambe dal
Quindi tutto verificai personalmente, tipografo Pagliarini, dissero a' 9 aprile
nulla trovando. Altri schiarimenti so- nella vita di Maria di Gleofa, c/te il suo
s.

pra s. Salome, li riferirò con riportare corpo si conserva e si venera in Ferali.


più avanti le considerazioni del contem- Il nominato nobile verolano Francesco

poraneo abbate Cappelletti, fatte nelle Carlo Mellonj, gliene scrisse in proposi-
Chiese d'Italia, opera in corso di slam- to quanto vado a riprodurre, il che die'
p;i. Si può vedere, Antonio Sandiui njotivo a'due dotti filippini della congre-
//istoria apostolica ex antiquis ma- g izione dell'Oratorio di ricredersi, il cui
numenlis collecta, Patavii 1765. Delle tenore non si discosta dalle dotte conclu-
tre Marie, chi alcuni intendono essere, sioni del eh. ab. Cappelletti. >» Veroli 2 i

l'accennai in quell'articolo. Qui per eru- marzo 1767. Al Piev.°P. Andrea Miche-
dizione ricorderò. Secondo le diverse o- li. La s. Protettrice di questa città e dio-
pinioni dissi: nel voi. VII, p. 203, espri- cesi, il di cui sagro corpo veneriamo nel

mere lei 5 Candele \i%iì\e \\k\ Triduo lìel- suo tempio, che é il piìicospicuo della cit-
la Settimana Santa, XII Apostoli, la i tà, è la madre de'due apostoli Giacomo
B. Vergine e le due Marie; e nel volume il Maggiore e Giovanni l'Evangelista.
LXIV, p. 3 II, oltre l'opinione del Bu- Dil 1209, in cui seguì la prodigiosa ia-
ller, simboleggiare tali candele gli XI A- venzione delle ss. Reliquie, sino al presen-
postoli, la ss. Vergine , e le altre sante te giorno, sempre prestato il cullo
si è
Donne; inoltre ivi notai, col Didich, de- mai interrotto a questa, e non ad altra
notare la fede della ss. Trinità, quale vi- santa. Gli annui panegirici, la messa ed
geva nella B. Vergine, negli Apostoli e udlzio proprio, antichi e moderni, tutti
nelle tre Marie. Ma nel voi. Vili, p. 284, tendono al cullo della madre de'figli di
col Cancellieri, significare lo smorzameu- Zebedeo, e questa è 1' antica e costante
lodii4 di tali candele, il raffreddamento tradizione che abbiamo fondata sopra
non meno degli A postoli e de'Discepoli, e monuiuenti tali, che non ammettono di-
quella che si lascia accesa, simboleggia- sputa. Ne accennerò qualcuno. iVel l'arca
re anche la B. Vergine. Inoltre col Can- di pietra d'antica struttura, dove erano
cellieri rilevai ne' voi. VII, p. 202, Vili, riposte le ss. Reliquie, e che oggi come
p. 319, indicnre le Ire candele del Tri- prezioso monumento si conserva nella
cereo, le tre Marie; e che il Borgia sostie- pliitea esteriore della confessionje, si legge
ne figurare il mistero della ss. Trinità, la già conosciuta iscrizione. Potrei citare
non le tre Marie o le due Marie e Salome. in.jitissime pergamene esistenti nell'ar-
Nella basilica Vaticana, nel vesperodiPas- chivio di questa cattedrale, che indivi-
qua si fa la processione detta delle Marie. duano lo stesso, ma basterà il riferirne
Ma ora dalle erudizioni conviene passa- s'.lo due; la i." del 12 io, l'anno stesso
re a ponderate critiche, come richiede il dopo l'invenzione, in cui Adinolfodi Go-
grave argomento, riportando quanto in rizia, vendidit d. Oddoni ven. Epìscop.,
proposito miha elargito l'onorevole cav. quello stesso che l'anno precedente assi-
Alellonj, estraendolo dalle memorie del- stè allo scoprimento delle ss. Reliquie. U-
l' archivio di sua nobile famiglia, e rac- ghelli, Italia sacra, t. i, Ferul. Epis.,
colte dal sullodato suo degno e dotto avo § I , ani. med. et § 2 : /id utilitalem Ec-
Fruacescu Carlo. 11 ricordato filippino p. cltsìae B. Mariae Mairis ^poslolorwa
54 VER VER
Jacohi et Johctnnis Casali num.t,2L 2/ è da Giambattista Caporali; e benché in es-
un breve d'indulgenza coucccUita da Mar» se, come in altri monumenti, si chiami s.
tino Y, a citi visitava la chiesa di s. Sa- Maria Jacohi, s' individua però essere
lome nella sua festa de'aS maggio colle s. Maria Salome la madre de'fìgli di Ze-

seguenti espressioni. Citm itaque, siculi bedeo, la madre de'ss. Apostoli Giacomo
accepimus ad Ecclesiarn B. Marine Ma- ilMaggiore e Giovanni l'Evangelista, e
tris ss. Joannis et Jacohi Aposlolorum mai s. Maria di Cleofa ossia la madre di
yenilas, uhi corpus dictae Sanctae ve- Giacomo il Minore e di Giuseppe. Mi
nerabililer requiescil honiinum est
, sovviene a questo proposito ciò che lessi

personarum partiwn circumviciniorum tempo fa sul nostro Aonio Paleario nel


roTìfluat multitudo. Nos cupientes eie. libro,De aniniarwn immortalilate can-
Senza dir nulla di tanti altri brevi d'in- tra Lucretium, che tanto viene esaltato
dulgenze di vescovi, cardinali, e de'Som- dal Gravina nella sua Ragion Poetica,
ini Pontefici Giovanni XXII, Innocenzo dedicando non erro,
egli nel lib. 3.°, se

VI, Bonifacio IX, ed altri, che si cooser* la sua opera a Giovanni Evangelista,
s.

vano nell'archivio riferito. L'ufficio pre- v'inserisce gentilmente due versi, che ad
sentemente impresso con decreto della s, un dipresso cantano così, non ricordan-
congregazione de'rili, dice espressamente: domi le precise parole, non essendo più
Die 7.5 maii infesto Trans lalionis s. Ma- il libropresso di me. Dumque tihi, et ma-
rine Salome. Die 7 oclohris infesto In-
1
tri solido de tnarniore Tcniplum - Jn-
ventioiiis s. Marine Salome. Le lezioni stituunt Verulis, Folsci, Marsique, La-
sono di Salome, enei fine della terza
s. tincque. Cito quest'autore verolano che
del 2. "notturno si legge: Apud Hernicos fiorì nel secolo XVI, poiché cognito a'
tandem in Domino qiiievisse prodeunt letterati, con molti de' quali si trovava
velerà monumenta Ecclesiae Ferula- io istretta relazione. Il dedotto fin qui
nae, ubi sacrum ej'us corpus piissime mr sembra sufficientissimo per potere af-
volilur. Nella messa e nell'uffizio si legge fermare, che la s. Protettrice da noi ve-
il Vangelo di s. Matteo cap. 20, ove si nerata, none altrimenti Maria di Cleofa,
raccoota la petizione fatta da s. Salome ma Salome; pure per compimento, sti-
a Gesù Cristo, die ut sedeant eie, qual mo d'aggiungere, che la sa. me. di Be-
motto si legge sull'arco grande della tri- nedetto XIV, era così persuaso di tal ve-

buna delia sua chiesa, di contro la porta rità, che volle di questo sagro tempio

maggiore. Ma quel ch'è più, anche l'uffi- formarne un santuario, con arricchirlo
zio antichissiniOjConlemporaneoquasi al- di varie indulgenze plenarie perpetue, con
l'invenzione, e fatto sul gusto di qne'lem- brevi e rescritti del l'j'^i, (le'quali chia-
pi con versi leonini, tanto nelle lezioni, ramente si dice: S. Maria Salome, ma-

•;!ie nell'antifone, responsorii, ed omelie ter ss.Aposlolorum Joannis et Jacohi.


del Vangelo, tutto è in<lirizzato al cullo E r istesso Sommo Pontefice in due i-
di s. Maria Salome madre degli apostoli stanze fntlegli dalla Spagna e da Napoli
Giacomo e Giovanni. Abbiamo inoltre per l'ulfizio e messa di questa santa, fe-

Ire leggende impiesse di questa santa, ce sempre scrivere qui al vescovo ante-
una nell'anno 553, presso Antonio Bia-
1 cessore del presente. Egli è vero, che l'es-

do impressore camerale in Roma, l'altra sersi bene spesso chiamata qui e da vari
pressoGi.'imbaltistaUobleti 1 689 iuRieli, scrittori ecclesiastici la s. Protettrice col
da 3."ch'èun piccolo volume in 4.°com- nome di Maria Jacohi, ha dato luogo a
posto dal tuttora vivente sig. d. Giantbat- taluno,comea'pp. Bollandisli addicni q
tislaNorchiaroli abbate di qnestacollegia- aprilis, cap.7. in fine, di dubitare che il

la di I. PauIo,sianipala in lloiua nel 1780 nostro culto sìa di s. Maria di Cleofa;


VER VER 55
placche la medesima noi Vangelo di s. dice, che il corpo di s. Maria Jacobi si ve-
Matteo 27, 56, e ili s. Marco 16, i, vie- nera in Veroli; afferma poi nelle slesse
ne appunto chiamata Maria Jacobi, ov- noie il dì 25 luglio, festa di s. Giacomo
vero Maria Jacobi, et Joseph niaUtr j a Maggiore, sane qitidem, et horum Mei'
tlifferen/.a della moglie di Zebedeo, die treni uxorem Zebedei cadem dispersio-
ivi si appella assolutamente Saloine, o ne fugalam in Italiani adventasse^et a-
Mater filiortini Zebedei. Ma quanto al pud Ilernicos itinere fatigatani in pace
nome di Diaria die si da a Saloine, si po- quievisse produntvetera monumenta Ec-
trebbe allegare una turba di autori anti- clesiae f^erulanae, ibi ej'us veneranduin
chi e ino<lerui, che cosWlianno chiama- corpus religiose asservatur. Il p. Ago-
la, e quanto al nome di Maria Jacobi^ stino Manni, De selectis historiis, al cap.
li

non hanno voluto mai qui intendere, /cz* 202, dopo rifioriate le parole del Marti-
cobi 3Iiiioris, ned Majoris, come risulta rologio de'aS maggio, soggiunge: F^cru-
da tutti documenti. Se pp. Collaudi-
i i Vis in Hernicis Iranslalio s. Mariae Ja-

6ti avessero avuto la volontà o il comodo cobi, cuj'us corpus plnrimis miraculis
di esaminare gli Atti della s. Chiesa Ve- illustratur, così le spiega. Quod audis
come ha fattoti p. Calmet, avreb-
l'olana, Mariani Jacobi, Majoris intellige ma-
bero cocie il medesimo cambiato parere, treni, non Minoris, constai eni/n tam
dacché egli nel suo Dizionario Biblico ex qnam ex P^erulanac
citala historia
in verbo Maria Cleophae avea detto. In et PistoricnsisEcclesiae monumenlis Ma-
Martyrologio romano 3Iariae Cleophae riae Salome, non Jacobi Minoris reli-
fesluni ad dieni 9 aprilis consignaiur ; qnias apud l-^erulas asservari. Ma ecco
me/noria vero translali ej'us corporis che in luogo d' una lettera, che mi era
agro romano die i5 maii re-
iteralini in proposto di fare, ne è uscita una piccola
eolitur. Ma
poi nel Supplemento in ver- dissertazione. Quale mercede io doidero
bo Maria cuj'us lypsana (si corregge) dal mio p. Micheli riveritissimo? Null'al-
servanlur Verolini in agro romano, ma- Irò che mi faccia il favore di cancellarmi
tri eral Jacobi etJoannis appellabatiir, nella vita di s. Salome nel suo proprio
non Maria,sed Salonie, quamquam vul- giorno de'25 di maggio, come fa il Mar-
go Maria eliam nuncupalur. Mi aveva tirologio romano, discifrando l'equivoco
fatto la V. II. dell'impressione sensibile di s. Maria di Giacomo edi s. Maria Cleo-
col dirmi nella sua riveritissima, che l'U- fa. In tal giorno se ne celebra la festa non

ghelli alFerma espressamente, venerarsi solo da noi, ma anco costì nell'Oratorio

qui s. Maria di Cleofa. Ho letto perciò e de'Vascellai in Trastevere, e se ne face-


lilelto il mio Ughellio, ch'è
attentamente va anche la festa nella chiesa de'ss. Qui-
della stampa BernardinoTomi,Uoma
del rico e Giulitta, nella cappella ivi eretta
1 644>6 trovo che il medesimo la chiama in onore della Santa, e con indulgenze
Maria Jacobi, da cui forse Ella avrà de- concesse da Urbano VII (o meglio Vili
dotto, ch'era Maria di Cleofa, secondo il che restaurò la chiesa e la ridusse in mi-
citato testo di s.Marco. La pieg^o perciò a glior forma: Urbano VII visse soli i3
iiflettere,chenon lachiamaMariadiCleo- giorni), ma non so se oggi vi sia più la

fa, ma sibbene Maria Jacobi malerjilio- cappella, dopo rinnovata la chiesa, e se


rum Zebedei, che è appunto s. Salome. ne faccia commemorazione (anco di que-
«Finisco di rispondere a queste diflicoltà stomi occupai ora non si fa ne festa,
:

con la testimonianza di due padri rispetta- ne commemorazione). Certamente in


bili dello slesso Oratorio, \\ liaionio ed il alcune chiese del vicino regno di Napo-
Manni: il nostro cardinal Baronio, che li ricorre la festività di s. Salome a'i)
udle note ul Marliiologio de' 2 5 moggio inaggio, ed iu multe chie»e della Fran-
56 VER VER
eia pei- nllestato de' pp. Dol!;i?idisli ad questo mese è già stampato, ultre di che
diein 25 mail itipraeterniissìs. Si nsten- il Martirologio romano, che si è procura-

ga, di grazia, dal situarla sotto il d'i 22 ot- to di seguire quanto più è stato possibile, .!'|

'
tobre, che allude al culto di questa santa la pone a'22 ottobre. Quello che icscris-
in Gerusalemme e Costantinopoli, come si in questo proposito dell' Ughelli, ho ri-
opinano i suddetti pp. Bollandisli e com- conosciuto essere uno sbaglio preso dal
pagni, a'g di aprile nella vita di s. Cleo- p. .Massini nel leggere quel <esto pressa
ia al cap. I in fine. A noi che siamo latini i I3ollandisti,i quali col riflettereche que-
compie di dare risalto al cullo delle no- sto autore non chiama la Santa, che cost\
stre chiese occidentali. Riceverò questa si venera, Salome, non Salomam sed
finezza per maggior attestato dell'a-
il Mariani Jacohi, gli fecero apprendere,
mor suo verso di me. Intanto ec. " — ch'egli escludesse positivamente s. Salo-
Risposta del R. p. Micheli. » lllm.° Sig."^ me, nel qual caso, sarebbe riraasa sola-
Francesco Mellon j. Roma i. "aprile i 767. mente s. Maria di Cleofa, cioè moglie non
Pago ora, benché tardi, il debito che madre di Cleofe, dicui si potesse dire che
ho con Lei di risposta alla stimatissi- costi fosse il corpo. Ma non più di questo,
ma sua lettera de' 2 i scaduto marzo. e come ec.".Soggiunge il cav. Mellonj, né
E primieramente le rendo infinite gra- smentì il p. Micheli la sua parola, giac-
zie della pena ch'Ella si è presa di accen- ché sotto 22 ottobre della 1.' Raccolta
il

narmi in tanta copia monumenti che


i delle Vite de' Santi ovvero Appendice y

costì hanno del cullo prestato da codesta alla t.' raccolta pubblicata nel 1763, t.

città e diocesi a s. Salome e non a Ma- I, Roma 1767 tipografia Pagliarini, al


ria di Cleofa; monumenti quali non la- i prossimo finale vi fece la seguente anno-
sciano luogo ad equivoco alcuno. Laonde tazione. » Nella vita di s. Maria Cleofa
nella vita dis. Salome, che s'inserirà nel- a'g aprile si è detto, che il corpo di quel-

la nuova RaccoUa delle Vite de' Santi, la santa si venera in Veroli, sull'auto-
si dirà che il suo corpo si venera costà, rità di alcuni gravi scrittori, che ciò han-
ed in una notarella si accennerà l'equi- noasserilo; ma da documenti veri ed au-
voco scorso nella vita di s. Maria di Cleo- tentici della chiesa di Veroli, apparisca
fa, al quale ha dato occasione il Tille- che il corpo della santa ivi venerata non
mont,alla cui esattezza, veramente incom- è altrimenti quello di s. Maria di Cleofa,
parabile, si era prestata fede. Vedi que- ma di s. Maria Salome ". Prima di ri-

st'autore nel titolo s. Giacomo Minore, prendere il filode'miei studi in argouieu-


art. 2, dove parla di Maria madre]di que- to, qui trovo indispensabile fir precede'
sto s. Apostolo dove poi quest'autore
: re una protesta. Le preziose riferite cose

parla di s. Salome non dice neppure u- riprodotte, dell' archìvio Mellonj, io le

na parola dell'esistenza del sud corpo co- ricevei dopo aver interamente compito
st"i in Veroli. Sicché Ella vede che, se- quest'articolo. Se prima di cominciarlo
guendo il sentimento di questo scrittore, l'avessi conosciute, certamente mi sarei
si dee inclinare piuttosto a credere costi astenuto, tanto avanti quanto dopo di
il corpo di s. Maria di Cleofa che di s. Sa- questo luogo, di discutere ptmti in es- i

lome. ]\Ia considerando monumenti da i se cosìbene sviluppali. Dico questo, qua-


Lei accennati, bisogna confessare ch'egli lora alcuno mi volesse con rigore adde-
ha preso un abbaglio; e SI il p.Massini,che bitare di ripetizioni o superfluità, a ciò
io, conveniamo nella necessità di recede- che riportai ed a quello che segue, sic-
re in (juesto punto dalla sua opinione. E' come il tutto anteriormente già scritto.
ben vero che non si potrà rimetterti la Inserite i\n\ queste aggiunte, invece di |

vita di i. Salome a'sS di maggio, perchè riformare soppiiinerc qualche trotta !


VER VER "ij

«lei mio scrllfo, slinio meglio lasciar tul- molle controversie gli riuscì di assegnar-
io, nnco per assolnin m.incniiza di tem- le alcimi beni deliacoraunìtà;il 2." è Do-
po, poicliè la ti porrla liii precisamente a menico de Zaulis, il quale variando l'an-

questo punto inaticava ed il pre- di mss., tico disegno, la fece rifoimarecon buon
sente doveva subito imprimersi. Meli'as ordine di architettura. Termina il Cre-
est abìindare qunm dcficere. Riassu- — scenzi suoi Cenni storici , col narrare
i

mendo Cenni del Crescenzi, che parli-


i alcuni miracoli, in prova e conferma, che
coliumente va letto sulle obbiezioni, co- il corpo identico di s. Salome esiste in
me per rincremeuto del culto della San- Veroli. lli.°ricevutoda Altruda di Pisto-
ta, ad istanza del vescovo, del capitolo e ia, che abbandonata da tutti per lo schi-

della comunilàdi Veroli,il cardinal Ber- foso mal di lebbra, le apparve s. Salo-
trando Deucio legato o vicario apostoli- me, e le promise che sarebbe guarita se
co per Cleuieiile VI di tutto lo stato ec- sì fosse portala a Veroli, come si verifi-

clesiastico, col diploma che produce Ex' cò. Il sperimentò Gregorio giova-
2." lo

hìbila nobis, de' i 6 febbraio 346, uni i ne pugliese, il quale trovanilosi a' bagni
alla cattedrale la chiesa scu ctppellnmy di Po7zuoli per riacquistare la perduta
esistente nella città sotto l'in vocazione di loquela e raddrizzare la sua bocca di-
s. Saloine, che avea il proprio rettore, in- storta, ed ascoltando miracoli che ope-
i

corporandola in perpetuoalla chiesa ma- rava in Veroli s. Salome, vi si recò e ri-


trice, con tutti i suoi diritti e pertinen- mase perfettamente guarito. Il 3." l'eb-
ze. Ma 4 snni dopo nel deploralo fortis- be tuia donna napoletana, che tratta dal-
simo terremoto degli 8 settembre i35o, la fama de' prodigi di sì gran santa, fat-

per cui rovinò quasi tutta la città, crollò tasi condurre a Veroli dal consorte, restò
jinch'essa, e tra le sue rovine sepiielTi le libera dalla podagra e chiragra che l'a-
reliquie della santa. Poscia dopo alquan- veano malmenata 5 anni. Della mirabi-
to tempo, e pare nel i 35r, a'i 7 ottobre, le liberazione dell'eccidio a cui do vea sog-

cominciandosi a riedificare il nuovolem- giacere Veroli nel i556, di già parlai.


pio ad onore di Dio e della Protettrice, La sede vescovile di Veroli sempre è
con grande allegrezza de'verolaui furo- stata immediatamente soggetta alla san-
no rinvenute, e poscia con solennissima ta Sede, e lo è tuttora. La serie de'suoi
pompa trasiute a'i') maggio 1 35?. nella vescovi, è tradizione presso i verolani,
cattedrale (queste date l'ho io com riilot- che coruinci dal consagrato da s. Pie-
te, per concordare rUghelli,il Crescen- tro a primo vescovo, però non quel Mau-
zi che lo segui, il Ca|>pelletti che volle rel- ro, che a s. Salome e suoi compagni
lilìcare l'istoriografo lìeW Ilidi'a sacra, e avea dato ricetto , bensì quell'altro s.

mi pare ragionevolmente), per custodir- , Mauro che più sopra nominai, secondo
le più onorevolmente. D'allora in poi, in la tradizione della s. Chiesa verolana. Ma
memoria dell'avveinUo, in Veroli si ce- rUghelli dichiara: Fcrulani Praesulei\
lebrò l'invenzione nell ottobre enei mag- quos nobìs eruere licuit ex diversis seri-
gio la traslazione, ne' medesimi indicati plitris , nionitnientisque ejiisdem Eccle-
giorni, e sono le principali feste popola- sìae segnentcs ernnt. L'incomincia con
ri. Due vescovi, rimarca il Crescenzi, più Martino del 743, ed io lo seguirò, com-
degli altri meritano lode per lo zelo ch'eb- piendone la cronologia colle Notizie di
bero in edificare, arricchire e ornare la iJor/iay però terrò presente il eh. ab. Giu-
nuova chiesa di s. Salome il .° è fr. Cle- : 1 seppe Cappelletti, che colla sua dotta e
mente Bartolomei, che nel i449 "on so- critica opera, Le Chiese d'Italia, ha sa-
lo la condusse a fine e consagrò, ma l'u- pulo rettificare e ampliare l'Ughelli. E-
ni nuovameote alla pattedrale, e dopo gli pertanto nel t, 6, p. 467, tratta del-
58 VER VER
la s. Chiesa di Veioli. Sostenendo i ve« infra màjorem Ecclesiani, ciint hynmis
l'olani, esser stata loro predicata la fede etlaudibus, non devesi riferire al tem-
evangelica da s. Salotue, moglie di Zebe- po del loro martirio, perche egli ritiene
deo, madre de' ss. Giacomo Maggiore e non esisteva allora la chiesa maggiore,
Giovanni apostoli; l'ai). Cappelletti si pro- ossia la cattedrale; ma bens\ a lem[)o al-
pose, colla piena cognizione de'ragionati quanto più tardo, seppur non abbiasi ad
Cenni storici del can. Crescenzi, che se- intendere, che sieno stali sepolti colà, do-
gue e loda per la molta erudizione cui ve oggidì la maggior chiesa sussiste (iu
l'accolse e compendiò l'antiche patrie tra- fatti 1' Ughelli, parlando del vescovo A-
dizioni, sulla detta asserzione, conferma- steo, come poi dirò, nella cattedrale co-
ta dall'immemorabile tradizione di que- struì il sepolcro per se e successori , in
sta chiesa e da'monumenti di considere- loco ubi corpora Marlyruni Dlasiiet
ss.

vole antichità, di recare a testimonianza Denielrii inventa fneranl). Realmente


gli argomenti e le prove, de'quali vero- i s'ignora storicamente il luogo ove ss. i

iani si valgono a dimostrarla. Conviene, Martiri furono sepolti da'primi cristiani,


dopo le attestazioni degli scrittori allega- e solo si ha riprodotto dal Ferrari, e con-
ti dal Crescenzi, potersi concedere in buo- fermato da'fatti: in Cath. SS. quorum fe-

na critica, che s. Salonie, sia comunque licia Corpora a christianis sepulta cani
del suo viaggio col figlio s. Giacomo nel- dia ignota fecissent Coelesllno HIP. M.
le Spagne, pose piede in Italia dopo la cwn cuidain Bernardino Perniano in
persecuzione, che i giudei avevano susci- somnis apparuissenl ab EpiscO'
f'^erulis

tato in Gerusalemme control seguaci del- pò reperla sunt ly quanto


kal.j'nnii. In
la novella religione, e perciò dopo il mar- poi alla tradizione, confermata dall' U-
tirio di s. Stefano. Giunta quindi a Ve- ghelli, e da un'unlichissicna processione,
roli, co'suoi compagni, e convertilo alla che ogni annosi ripete all'intorno del-
cristiana credenza l'ospite Mauro, dicono la cattedrale, qual simbolo del remoto

i verolani che desso ne tu pure il i.° loro martirio, polrassi ritenere, che veramen-
vescovo, al riferire del medesimo Cappel- te il luogo ove fcu'ono sepolti, ed ove ri-

letti. Veramente verolani mi hanno as-


i masero dopo la suddetta invenzione, fos-
sicurato del contrario, come due vol- se quello in cui alcuni secoli appresso, sen-

te hodichiarato: il solo nome fu comune za conoscerlo, si fondò la cattedrale, co-


all'ospite delia santa e del i
." pastore. Ma me saviuniente anche dal Ca{ipelletti si

soggiunge il Cappelletti, mancare di fon- opina. Evvi eziandio memoria di altri

damento tal gratuita asserzione, tranne compagni de'memorati martìri, comesi


l'averlo fatto eflìgiare insieme cogli altri ricava da questa leggenda. ObiLus s. Ma-
vescovi di questa chiesa nella sala del- rine Jacobi niss. ex Biblioih.FeruLLc'
l'odierno episcopio. Conviene che la pre- ctio IH: B. Mariae Jacobi cum Sociis

dicazione di Salomee de'suoi collabora- suis, videlicet, Zaccheo, Biasio, Deme-

tori evangelici avea formato in Veroli un trio ^ Gregorio et Leone, et altis decem

grosso drappello di adoratori del Croce- et noveni ea praefata urbe redeuntibns


fisso, e che ingelositasi la pagana fierezza in subnrhanis reinansit, civilatis siqui'
volle sterminarli, e pe'primi Biagio e De- deni Berulanapraedtcta paganorunifc'
metrio, registrati nel martirologio roma- cibus, et idolornm imniunditiis irretita
no a'29 novembre, colle parole, f^eruli etc. Quanto alla beata morte di «.'Salo*

ss.Martyrwn Blasiict Dcnietriì^ men- me, l'ab. Cappelletti la diceavvenula nel-


tre di più ne fa sapere quello della col- l'anno 4o dell'era cristiana, secondo E-
legiata di s. Erasmo, nella cui leggenda leca vescovo di Saragozza. Parlando del-

è da Dotare, che la sepoltura loro data l'io veuzioae del sagro suocorpo, con quel- I
VER VER 59
lo (li sua sorella Maria di Jacopo, dichia- to quali Hcatìvo , matris aposloloruni
ra non poter comprendere per qual mo- Joannis et Jacobi. Perciò il martirologio
do, né quando, né da chi fosse sepolto con romano alternando i nomi di Maria Sa-
quello di s. Salome (in fatti il Crescenzi lome e di Maria di Jacopo, disse di quel-
non riporta alcuno schiarimento). L'ab. laa'22 ottobre il ritrovamento in Geru-
Cappelletti offre il fac simile dell'iscrizio- salemme, e di questa in Veroli a'25 mag-
ne in cifre trovata sulla cassa di pietra e gio; il che, soggiunge, devesi intendere
ricavata da' Cenni storici, non aderendo invece tuttoall' opposto come chiara- ,

però al parere del Crescenzi e degl'inten- mente vede dalle surriferite parole del
si

denti, che come dissi l'attribuirono al VII martirologio verolano. Al che, non po-
Vili secolo, opinando colle sue conside- nendo menici Bollandisti, ingannati pro-
razioni appartenere le forme delle lettere babilmente da infedeli leggende, narra-
appena appena al X secolo e forse forse al- rono trovali insie(ne due corpi di s. Sa-
i

l' XI. Egli inoltre lascia a .suo luogo la lome e di 8. Maria di Jacopo, e portaro-
verità sul ritrovamento del corpo di s. no anche due versi di sopra notati: Hic
i

Maria Jacopo, unito a quello di sua


di duae Sorores sunt,ec., cui dissero scol-
sorella Maria Salome; e con buona pa- piti sullacassa marmorea , della quale
ce de'Bollandisti che lo riferiscono, non non ha più notizia. Né certamente ia
si

sa persuadersene, si perchè non esiste quesl'errore inciamparono gli altri eru-


traccia ch'ella sìa venula in Veroli e vi che scrissero del corpo e de' viaggi
diti,

sia morta, oppure che vi sia stata Irasfe- di Salome; perchè sebbene 1' abbiano
s.

1 ita defunta, per aver ivi sepoltura col- nominata Maria Sa Ionie, invece cUe Sa-
ia sorella Salome, e sì perchè la piccola lome semplicemente, l'hanno sentpre per
cassa di [)ietra, in cui furono chiuse le altro qualificata per guisa da non poter-
ossa, forse per sottrarle alle profanazio- la equivocare con Maria di Jacopo; e par-
ni delle soldatesche di Muca, non olire lando del corpo di lei si espressero sem-
nell'epigrafe che il solo nome di s. Ma- pre in singolare, come d'un corpo solo,
ria niadreclegli apostoliC iovanniEvnn- anziché vi fosse unito anche quello di
geli.sla e Jacopo. Egli èd'awiso, che l'e- sua sorella. In prova l'ab. Cappelletti ri-

quivoco sia nato e dall'avere i martiro- porta quanto ne scrissero il citalo vesco-
logi e gli agiografi attribuito a Salome il vo Eleca, ti\ il Bcironio , ambedue con-
nome di Maria^ cui nessuno degli evan- venendo in favore di Veroli: iji." si espri-
gelisti le attribuì giamnaai , e dall'esse- me, dicilurque Verulisnnievisie, et mora
re stata anch'essa madre di un Jacopo e- cj'tis mnltis nobilitala niiraculis; W 2.°^
gualmenle che quella Maria, la quale nel in Italiain adventasse et apud fJernicos
Vangelo si nomina, da s. Matteo 27,56, itinere Jatigatani in pace qnie^'isse tra-
Jacobi et Joseph maler, ovvero conje di- diiiilreterà monumenta Ecclesiae Ve-
ce s. Marco 5,^Q^J(icobi Minoris el Jo-
1 rulanae yUbi ej iLs venerandum corpus re-
*fp/tmrt/fr,oppuresecotidos.Luca24, IO, ligioseasscrvalur.MA eccomi ormai giun-
semplicemenle/J/<:ir/rt/tìc'ot/,com'è chia- to ad un altro punto per me delicato e
mata nel martirologio verolano dell'ar- diilìcile a svolgersi, per le discrepanti o-
chivio di Erasmo, che parla del 2.° suo
s. piuioni e asserzioni, non meno di scrit-
ritrovamento nel 2og. Quindi l'ab. Cap-
1 tori , che delle parli in esso interessate.
pelletti nota, come in esso sia stato cam- Laonde soltanto tenterò di esporlo eoa
l)iatoil suo vero nome di Salome iu quel- quella semplicità che non può scompa-
lo di Maria di Jacopo; e che non si po- gnarsi dall'erudizione. — Il rispettabile
trebbe conoscere sotto questa denomina- ab. Cappelletti, dopo aver concluso egli
zione s. Salome, se uoq vi fosse l'ugi^iuu- ciedìsre di aver posto ia luce quauto fe>
-

Go VER VER
te nascere lo sbaglio sopra s. Salome, per zo vescovo di Prosinone nel 499) ® '' '"*'"
l' inesatta denoaiinazìone, e doversi re- cessore Pnpia nel 5o3, non senza ilubi-
putare almeno incerto e dubbio il ritro- tarne, mancandosi di argomenti di asso-
vamento di due corpi, al dire de'Boilaii- lulasicurezxa, perchè il i
° si sottoscrisse

disti, anziché del solo di s. Salome; pe- nel sinodo romano Episcopus Ecclesiae
lò ili." ritiovatuenlo del suo corpo, opi- Eorosensis, e Papia si denomina Frexso-

na doversi stabdirlo in un tempo in cui nensis, nel 5." sinodo sotto Papa s, Sim-
la chiesa verolana era già provveduta del maco, per cui il Giorgi neW'flIstoria di'.
pastore^ e la chiesa maggiore o cattedra- ploinalica cathedrae Episcopalis t'ivi-

le era già slata eretta; perchè secondo il tal. Seliaeiii Latio, Romae 1727, dubi-
racconto de'Bollandisli,al vescovo di que- ta as<ai circa il'nome del vescovo Pa-
sta città apparve l'apostolo s. Giacomo pia, benché ne sia favorevole quanto al
per indicarne \l luogo. I\Ia poiché, sog- vescovo Innocenzo, comechè sottoscritto
giunge l'ab. Cappelletti a p, 474) '^ **''* framezzo a' vescovi della Campagna , e
rie non ci trasmisero il nome di alcun quello tra gli orientali ". Sul quale pro-
vescovo «li Veroli prima del 743, quan- posito scrive il Giorgi : Fniùnoid Epi-
do al concilio romano di Papa s. Zacca- scopiiM adscribilnr Papias Fressonensis,
ria si trovava presente il vescovo di Ve- (juisynodo V sub Syinniacho, anno Do-
roli Martino; perciò stringe il suo dire, r/iì 5 o3, subscrìpsil: sedcuni ipse Pa-
ni
che il ritrovamento di quelle ss, Ileli- pias rnedius sii inter Oricnds episcopos,
quie avvenne dopo la metà delI'VIlI se- vereor, ne Orientalis ecclesiae sii assi-
colo, o che la cattedra verolana ebbe pri- gfiandus. Ego malini Frusinonis prae-
ma di quel tempo de' vescovi, de'(juali si sidcni consdtiiere Innocentiuni episco-
ì: perduta ogni memoria; il che non gli pum ecclesiae Forosensis, «^wj in subscri-
sembra improbabile, che nell'VIIl seco- pdonibns priniae synodi liomanae, an-
lo o in quel torno si stabilisse una nuo- noDomini 499, •^''^ Sym macho, per Sle~
va sede vescovile in tanta vicinanza a pluiniini Baluzinni e variis codicibus e-
quella d'Alatri; e che in tal caso la catte- ridis, posi Sanctulum Signinuni recen-
dra vescovile di Frosiiione precederebbe sentur, ac deinde post Innocendum sue
di 3 secoli la Verolana, alla cui giurisdi- cedunt Valerius episcopus Calenotanus
zione oggidì ne appartiene la città e il ter- et Felicissimus Caudinensis. Dice inoltre
ritorio. Ma circa ali." ritrovamento del l'ab. Cappelletti. '> Per la quale ambigui
corpo di s. Salome, l'opinione seguita dal tà i de'due pa-
verolani, che nell'epoca
dotto Cappelletti, secondo il racconto de' stori non ponno mostrare per anco un
Oullandisti, i verolani la riguardano del vescovo della loro chiesa, e si sforzano
lutto erronea; poiché la s. Chiesa vero- di escludere Prosinone dall'onore della
lana ha ritenuta per unica apparizione di dignità episcopale (dicendo però essi che

s. Pietro al chierico Tommaso, quella del Prosinone nel Ve VI secolo era ben po-
1 ^OQ.Essendoadunquc insussistente l'ap- ca cosa, e trovarsi la confutazione, parte
parizione al vescovo, di s. Giacomo, da' dal testo medesimo del cav. De Matlheis,
Soli Bolltindisti riportata e da molti au- e da quegli stessi autori che allega), ed
tori non seguita, cadono di conseguenza ascrivono invece alla loro sede, sino dal-
per se le supposizioni ed i ralh'onti del- la più remota antichità la giurisdizione
le cattedre episcopali tra Veroli e Fre- piena ed assoluta su di essa. Ma a torto :

sinone, come sostengono ì verolani. Tut- perché, sebbene Prosinone nomini ne' si

tivolta sul vescovato di FrosinonCj rife- diplomi di donazione di Lodovico il P/o,


risce l'ab. Cappelletti, enumerandone i di Ottone il Grande, e di Enrico II
I a
seguenti per pastori a p. 5i i.»»InnQi;en- favore della Chiesa romaaa, uou si cu-
VER VER Ct
nn«ce ernia più antica d'Urbano II, in cui ne denominazione, quasi direi, d<M-ivaia-
Frosinone eie sue appartenenze furono le per tradizione, onde pres<ìo i frosino-
ntli'ìbuite e donale al vescovo di Veroli: nesi è detta il Duomo. La i.' dignVtà di
né la carta precede l'anno 10^7. Nulla o- questo capitolo è un arcidiacono; ed an-
sta perlaiilo, che sino all'invasione de'sa- che ciò, a mio parere, attesla vie meglio
ruceiii o de'Iongoljardi abbia avuto Fro- l'esistenza d'un' antica cattedra vescovi-
sinone piopri suoi vescovi. Vieppiù cre-
i le, perchè pochissime io trovo, e furse da
sce la ragionevolezza della esistenza di potersi numerare sulle dita, le chiese col-
questa sede vescovile, ove si ponga men- legiate, che abbiano tra le dignità del lo-
te alle autorevoli testimonianze di più ro capitolo l'arcidiacono: e se pur talu-
scrittori, che trattarono dì sifTatte mate- na ve l'ha, si conosce d'altronde essere
rie, come sono rUghelli, il Coleti, lo Sba- stata un tempo chiesa cattedrale. Chiun-
raglia, il Giorgi ed altri, che sempre an- que non ignora l'antica disci[)lina eccle-
noverarono Frosinone tra le sedi vesco- siastica può rammentarsi, chegli arcidia-
vili dell' Italia, e più determinatamente coni erano gli amministratori temporali
tra le sedi vescovili della Campagna, im- de'beni della rispettiva chiesa, ed erai)o
niedialamenle soggette alla s. Sede ro- perciò ordinariamente la i.", e talvolta
mana, e che ne formano, per così djre, le unica dignità, dopo il vescovo, che n'era
sufFraganee. Perciò il dotto Coinlio, ne- lo spiriluide amministratore. E così an-
gli annali ecclesiastici della Francia, enu- ch'io la pensodi Frosinone. Indossa que-
merando, sotto l'anno 811, i vescovati sl' arcidiacono la cappa magna sopra il
dipendenti allora, come da proprio im- rocchetto; gli altri canonici hanno per
medialo metropolitcì , dal Pontefice ro- loro insegne corali il rocchetto e la moz-
mano, i quali egli fa ascendere al nume- zelta di saia paonazza ". Ma già di que-
ro di 91 , colloca Frosinone alla lesta di st'antica cattedra vescovile di Frosinone,
tutti gli altri della Campagna romana. io ne parlai col frusinate cav. De Mal-
La quale attestazione ci assicura, che il theis,che nel Saggio isterico dell'unii-
vescovato di. Fr osinone esisteva tultavìa chissima ciltà di Frosinone, ne tratta con
a' giorni di Carlo Magno. Né deve già alquanta diffusione a p. 46 e seg.; ed an-
recare meraviglia la mancanza di qual- zi egli crede, che da Frosinone sia pas-
siasi monumento di altro genere, perchè sala in Veroli la sede vescovile verso h\

le vicende guerresche, a cui andò soggetln mela del secolo Vili, senza però che si

in quegli antichi tempi Frosinone, ce ne possa asserire positivamente, se traspor-


involarono ogni traccia". Fin qui 1'
ab. tala in Veroli da Frosinone continuasse
Cappelletti che ricorda essere gloriosa
, od essere comune all'una eall''altra cit-
patria Frosinone de'Papi s. Ormisda e tà per lo spazio di qualche tempo sino
s. Sì'lverio, de'quali dissi altre parole nel all'epoca di Carlo Magno, che morì nel-
\ol. XC, p. 125. Indi quello storico di- r8i4. —Tanlo scrivono ilcav.De JVlal-
ce. M Dell'antico onore di cattedra vesco- iheis e l'ab. Cappelletti sul vescovato di
vile, cui per le cose esposte di sopra pos- Frosinone , ed io nella compilazione di
sedè Fresinone sino al IX secolo, non al- quest'articolo non doveva oHìmettere. Ma
tra memoria oggidì rimane, fuoichè l'es- essi però, sono in pieno disaccordo col cle-
sertie decorata d'un capilolo collegiale la ro e popolo di Veroli. A non entrare in
primaria chiesa intitolata all'Àssunziune discussione delle ragioni contrarie soste-
della B. Vergine; ed era forse anticamen- nute da questi ultimi, ripugnando al mio
te la cattedrale, od almeno era ivi il luo- animo e alla natura di questa mia ope-
go dell'antica caitcdrale; e ciò polrebbe- ra le polemiche, le questioni, le dispute,
si anche dedurre dalla volgare e corou- anzi non essendo affatto proporzionala la
6a VER VER
mia pochezza n darne in breve un esat* mancanza di schiarimenti in questo erro-
to saggio, senza nimeno incorrere in un?ì re non mai apparso ue'tempi anteceden-
ceifa esposizione; per istorica imparziìt- ti; ma non è perciò da ritenersi indilFe-

lità preferisco e slimo opportuna la in- rente che l'errore stesso si riproduca e si
genua e intera pubblicazione della se- confermi in un'opera,cheacquìstògià ben
guente lettera di critiche osservazioni sul- meritata fama prima di giungere al suo
l'argomento, a lue indirizzata dal Rev. tern^ine. Laonde per incarico aHìdato da
canonico segretario delR.moCapitolo del- questo R.mo Capitolo della calledrale
la cattedrale di Veroli, per espresso in- Verolana, principalmente interessato nel-
Il suo contenuto io non
carico di questo. l'argomento, a me suo Canonico Segreta-
poteva mai tacere, dopo tutto quanto il rio, debbo adempiere al mìo onicio di
riferito a vantaggio di Prosinone, non presentare a V.S.,con preghiera di esa-
senza impegnarmi in una grave respou- minarle, alcune poche e succinte osserva-
sabìliià. Co^ì ne risulterà una semplice e zioni fra quelle molte che sul proposito
fedele esposizione dell'asserzioni e tesli- potrebbon>.ifMe piiidi^lintamente, se vo-
moniiinze^/o rro/j/rrt, evitando del tutto lessero eccedersi limiti di una lettera.
ì

l'aggiungervi sillaba, né per una parlenè Per brevità mi asterrò sovente da citazio-
perl'altra, di tendenza e inclinazione indi- ni specifiche, e soprattutto nel riferirmi
vìdua le, come preventivamente dichiarai. a cogniti autori, e ad uno scritto latino
— »' Illustrìssimo e Chiarissimo Sig."^ Ca- dell' avv. Giuseppe Bompiani di Fiosi-
valiere Gaetano Moroni a Roma. — Le none del i J^S, che tradotto ed ampliato
iniziali lettere del suo Dizionario dieru- nel i8i6 dal De Mallheìs costituisce la
tlizìone storico-ecclesiastica y indicano già nominata di lui opericciuola a V. S.
prossimo l'articolo di Veboli. Le gem- ben nota. — 11 supposto dei detti due fro-

me di erudizione in abbondanza e accu- sinonesi è, chedaì primi tempi della Chie-


ratamente presentate dall' opera accen» sa fino all' incominciamento o alla metà
nata non danno luogo a temere, che per delI'VIII secolo Prosinone fosse già sede
la mancanza di una storia stampata di di vescovi, i quali per ì guasti a quel luo-
questa città siano sfuggiti alle dotte ricer- go esposto nella via Latina arrecati dui
che di V. S. 111. ma avvenimen-
gli storici barbari, e specialmente dai longobardi,
li principali della città medesima. Se non e massime da que'di Benevento condotti
che l'avere V. S. tenuto innanzi il i^^^- da Gisolfo nel 702, ondassero a Veroli
g/o 75/0/ /co del frosinonese d.'^DeMatlheis cittàmeno esposta, lu prova degli asserti
iicir articolo Frosinone ed altrove, con guastiadducono generiche notÌ7Ìe,e le do-
quella buona fede inspiratale da lusin- glianze dis. Gregorio Magno, che pre-
I

ghiere assicurazioni di personaggi d' al- cede almeno un secolo il tempo dei pretesi
tronde rispettabili, di avere attinto a guasti di Prosinone ; e le sue doglianze
buone sorgenti, cotne la stessa S. V. rife- erano riferibili a tutti altri luoghi, fuor-
risce nel voi.LXXXIX.p. 4i,fa>itener ché a quelli, ne'quali Prosinone si trova.
probabile che nell'articolo Veroli avrà se A provar che longobardi nella loro oc-
i

t)on espressamente, almeno tacilan)ente cupazione Italica più lunga di due secoli
a confermare il supposto di un'antica se- non solo non danneggiarono mai, ma che
de vescovile dìFrosinone, traslata indi a neppur misero piede in Prosinone, potrò
Veroli, ben vero che le preuture de'
li' essere dispensato dui trascrivere i diversi
frosinonesi impegnale ad accattarsi una storici, che scrissero tielle loro mosse e
tal gloria dalla oscurila di remoti secoli e de' loro fatti, e indicaroiio i luogiu in-

indusiiero vari scrittori degli ultimi due vasi e danneggiati da essi, senza che vi

secoli scoisi alla disgrazia di cadere per apparisca mai Prusìiione,<:he non sarebbe
VER VER G3
staJo cei'lamerile taciulose ne avesse sof- esaminare integri e con sana critica testi i

fierie iiivasioiti e sciagure, e sì gravi da ca- da lui all'uopo addotti, e ridurli a'tempi,
gionargli la perdila della sede vescovile, checoncernonOjdovrebbe convincersi be-
i'o Irò esser di buona grazia dispensato da ne spes»o dell' assoluta insussistenza di
questa materialeed inutile fatica, perchè quanto egli ne «leduce. Se da un lato mi
invece di legger le mie copie, può ognu- rincresce che neppur quest'analisi di fatti
no scegliere e legger le storie pubblicate. di più secoli mi è concessa dai limiti di
La scorreria poi dai frosinonesi indicata una leltera, dall'altro mi rincuora il pen-
i.iispecie diGisolfo passò lontana da Fro- siero che il lettore avvertito sarà almeno
sinoue circa 20 miglia nella depredazione più cauto nel legger quello scritto : che
«li Arce, i\rpino, Sora, e quindi per la facendo < pportiine osservazioni, ravvise-
Valle di Roveto fino e Morreo, ove ter- rà es>ere stata cotanto oscura la condizion
minò. E
appunto per cpiesto che fi osi- i diFrosinone al tempo degli antichi roma-
nonesi non avendi- in che poggiar le loro ni, che non lasciò a'successivi scrittori no-
assertive, si rivolsero a s. Gregorio I, che tizie bastanti ad assicurarsi se appartenes-
parlava di luoghi e tempi dall'argoiiien- se alla regione Eriiica o alla Volsca: os-
t(> estranei, e livoUeio quindi a poste-
si serveià che trovasi unicamente nomina-
riori avvenimcnlidi altri tempi, ne'quali lo nella storia romana per alcune sue e-
i fiosinonesi stessi aniinetlono fuor di venienze, ritenute prodigi, che avvenir
d(d)bio la mancanza di setle vescovile in potevano in ogni indiiFerente villaggio; e
Frosinone. Se poi in quei secoli Veroli, per l'eccitamento «d una congiura con-
che aveva in buono stato la diramazione tro i romani, onde ripoitata la pena del-
della via Latina, apeita a cura di Cicero- la confioca della terza parie del territo-
ne, forse per maggior bievilà di viaggio rio, i capi tiella trama furono virgis
ila [iou)a ad Arpinosua patria, fosse qual coesi et secitri pi.'rcìissi : osserverà es-
vorrebbe presumersi, cillà più appartala sere stata non già nobile ed illustre, ina
e meno esposta di Fresinone, lo dicano i penale prefettura di seconda classe, loca-
falli. £ qui ancora per brevità uii limito le e non di provincia: vedrà nello Stra-

ad invitine V. S. ad un confronto de'pas- bene ai tempi di Augusto annoverarsi


saggidi Be, imperatori, Pontefici e trup- Fresinone con parole diverse da quelle
pe, che nel raccorre notizie di antichi se- presentate dal De Mattheis non inlcr nr-
coli dopo Ciceroneavià rinv'enule rappor- bes^vna inter oppida: prenderà una idea
to a Veroli, con rpielle rinvenute intorno della mestrhina condizione frosinonese nel-
a Fresinone; e ad osservare in fine la to- la lettura di tiidi nove i versi di Giove-
tale mancanza di causa della immaginata nale a Fresinone relativi nella Sol. 3,
traslazione di vescovato. — Si allega an- lib. I, vers. 223 e scg. vedrà nel diplo- :

cora dai frosinone»i la impresumibilità ma Lodovico Pio, che è nominato «•


di
che la loro patria, sempre citlà illusile e nuanìentc Fresinone cum omnibiisjini'
distinta fra le altre della provincia fin dai bus Canipaniae, qual capo di tutta di
primi tempi dell'era cristiana, sempre gran parte della medesima, ma che si no-
o almen quasi sempre residenza del ca- minano ivi alla rinfusa alcuni luoghi del-
po della provincia, non conseguisse l'ono- la provincia, citlà e non citlà, vescovili
re episcopale concesso a' tante altre citlà e non vescovili, e che in ultimo, e perfi-
d' infericr condizione. Chi si compiacesse no dopo r inconsiderabile Palricum fu
di leggere spassionatamente il solo De nominalo Frosinonein iiini omnibus fi-
Muttheis, non potrebbe a n>eno di scor- nibus Can.pnniae, per risparmiar la con-
gervi un patrio panegirista, anziché stori- tinuazione di una lunga serie di tutti i

co. .Clii poi si degnasse di riscontrare ed luoghi, che la componevano; come fu



64 VER VER
praticato anche intorno ad nltie regioni neppure conoscersene la cnusa. Per ciò
e (irovincie : scorgerà la perseverante in- cherigiiarda l'essere stata Prosinone seni-
felice condizion ili Prosinone nel nono-e pre o quasi sempre residenza del capo di
successivi secoli nellii locazione riportata provincia, non polendosi ciò riferire a
dal Muratori, Aiitiqtiit. Ilal. med. /ievì, quando era locale piefcltura di seconda
lom. 3, 36, la quide sotto
(U.;s('rl. i Pon- classe, né a quando era colonia in prossi-
tiOcali di Giovanili IX, Pasquale li, ed uiilà di uiuuìcipìì,clie governavausi colle

Innocenzo III, dalla R. Camera A posto- proprie leggi; converrà rivolgersi a'teuipi
lica a terza generazione si concedeva e del pieno dominio teo»porale della Cliiu-
l'innovava di tulio rincasato e territorio sa. Dall' oflioio della traslazione di s. Ma-
di questa prelesa illustre città chiamata gno, non clie dal De Miigislris nella storia
ivi caslriim da quei i^ontefìci, che le a- di Anagni si ha che nel declinare del IK
riebbero pur avuto qualche riguardo e secolo era il tribuno della provincia di
tratti d'incoraggiamento per le soderte Campagna Platone residente in Ferali.
disgrazie, che l'avrebbero poco anzi pri- Da varie pergamene conservatene!! ar-
vata del seggio vescovile,ad onta che non chivio di questa cattedrale Verolana l'i-

inolti secoli prima di tale perdita sareb- sultano nei successivi secoli Xe XI, al-
be slata la culla di ùue santi Ponlehci : tri quattro Consoli e Duchi di Cainpa-
che non solo Prosinone appartiene alla gnae Mariltinia pur residenti in Veroli,
Campania di quei tempi, e che i natali di talun de'quali dà cenno ancor 1' U-
de'due Pontefici al nostro Prosinone non ghellio. La residenza di un cardinal Le-
sonoconlraslati dal solo Ciacconio,di cui gaio in Veroli apparisce chiarissima da
trovando più futile l'opinione, il De Mal- un breve spedito di Benevento ila Ales-
theis imprese ad opporglisi, senza curar Sandro III, il 12 decembre i 167. Che se

gli altri: che dati e non concessi questi in quel torno di tempo non troviamo altri
natali al nostro Prosinone, non ne conse- rettori di provincia inVeroli,ueppur li tro-
guisse per necessità l'essere stata una il- viamoin Prosinone; bensì in Anagni, in

Juslre citià nel rimanente, poiché uonii- Ferentino, in Fondi, in Segui: nel fine del
ni sommi per santità, dullrina e valore secolo XIII e nel XIV abl)ali e vescovi di
possono [)ur derivare e ne derivarono un- Monte Casino, e rettori di Benevento fu-
cile da liiughi abietti, non incontrando in rono pur rettori di Marittima e Campa*
ciò difìlcoltà la divina onnipotenza de , gna. Nel iSgg altro legato di Marilli-
slercore crif^cns pauperem, ut collocet ina e Campagna, il cardinal Lodovico
rum cum principibus : che questi incer- Fiesco del titolo di s. Adriano, pur re-

ti natali in vece di far regalare per con» sidente in Veroli , conie da pergamena
geltura ed equità un fatto ( che o è, o nell'archivio di s. Erasmo, mia delle Ve-
non è) con quella liberalità di Lucenti rolane insigni chiese collegiate. Lo spe-
e Coleli, liinc acquior conjectura Epi- rimentato incomodo de'governanti e dei
scopali decort coruscasse liane ci\'ila- governati per la distanza fra loro, o per
tcin, tenderebbero anzi a farne ritene- la vagante residenza dc'primi, fece sì che
re il contrario, se si considerasse la inve- ben più lardi fosse questa fissala nel cen-
losiniiglianza che due Pontefici, padre IricoProsinonecon notabilissimo suo in-
e figlio, de'quali pur si conservano sto- cremenlo negli ullimi tempi; ma da ciò
riche notizie ed epistole, non si rivolges- nulla può iolerirsi alla supposta sede
«ero mai ai vescovi della propria patria, vescovile di dieci e più secoli indietro.
e non concedessero alla loro cattedra Quali altri fondamenti rimangono alla
diritti, onori e privilegi tali, da non farla immaginazione frosinonese? La Iradi/io-
poi svanire in uien di due secoli, senza uè? JNon dw tradizione, neppure uu/«
VER VER G5
mot' popolare merila di appellarsi una rie di esteri, in mezzo dlla quale Irovasi
voce incominciata ad uscir dalla bocca di il Papia Fressonensis. Volendo tratte-
qualche frosinonese nel secolo XVlI, al- nersi su questa frivolezza dell'ordine del*
lorquando si otleoneclie Filippo Ferrari le firme, se da quello del secondo conci-
nel lessico geografìco,senz'addurnealcuna lio può inferirsi la esclusione di un ve-
ragione, scrivesse per la prima volta Pro- scovo FrosinoneSe, come ne la inferiva il

sinone urbs Latii alias Epìscopalis y Giorgi; il confuso ordine del primo noù
mine oppiduin. Per dirsi tradizione ,
è atto a somministrare alcun argomen-
allorché trattasi di un fatto di otto o die- to. Dèi resto se alcuni , sopraffatti da
ci secoli addietro, di cui non possono n- quell'apparato di apocrife notizie di an-
versi testimoni di udito del passaggio del- tica celebrità di Prosinone e di poste-
la da una all'altra generazione, mi
notizia riori suoi guasti immensi, e mirando ab
par che occorrano scritti idònei a supplir- la mancanza di sicure notizie specifiche
ne la mancanza. AJferranlur srripta,ed degli antichi vescovi Verolani, s'indusse-
allora si potrà esaminare semerita di es- ro dal secolo XVI in poi ad inclinar dub- I

ser decorato della qualifica di tradizione biosamente all'ammissione di queste dae


quel che ora non è che cicaleggio. E con- firme pel nostro Frosinone, e a sbaraz-
tinuando l'analisi di questa favolosa pro- zarsi finalmente da ogni dtibbio con ab-
duzione del secolo XVM.se vogliam (arci bandonarsi in braccio della tradizioiiie
ad indagare qual principio spìngesse ad frosinonese, come il Lucenti, il Coleti,
uscir quella vana voce frosinonese abu- il Giorgi, ed altri; non mancarono tut-
sivamente collocata in posto di tradizio- ma-
tavia altri rispettabili scrittori su tali
m\ troveremo che tutta la base di questo terie, ai qualinon piacque di aderu'e al
grande edificio va a restringersi a due Ferrari e suoi seguaci con ammetter Fro-
«rrori nelle firme de'romaniconcilii i.^e sinone fra gli antichi vescovadi : fra i

5. "sotto s.Simrnaconeglianni 49ge5o3, quali scrittori dello stesso secolo XVIIé


delle quali la prima è Innocenlius E- r Ughellio, il Callo da s. Paolo, il Coro-
piscopas Ecclesiae ForOsensis, la se- nelli, e fra collettori di coiicilii 1' Ar-
i ,

conda Papia Fressonensis. Poiché l'at- duino e il Labbé. Nelle note di questo
tenzione di Monsignor Giorgi si diresse ultimo non troviamo attribuito alcun si-
all'ordine materiale di queste firme, mi gnificato allo inesplicabile Forósemisj
converrà notare che nel primo concilio ed al Papia Fressonensis li'oviaiu sot-
nulla può desumersene; dappoiché le toposta la nota : Forte Eressensis ab
firme di vari vescovi esteri son seguite E/3i^oj inCaria. Hard. Tale interpre-
da quella del vescovo di Ferentino, vi tazione non solo sembra consentanea al-
sono quindi undici vescovi dall' attuale l'accennato ordine delle firme, ma si rav-
provincia di Marittima e Campagna iu visa ancor ragionevole: avvegnaché iri

parte, ed in parte anche dall'attuale Sta- quel tempo, in cui solevano eleggersi i
to Pontificio estranei, poi quel di Terra- vescovi dal clero locale^e come scriveva
Cina, appresso otto vescovi pur dalla pro- nel III secolo il vescovo s. Cipriano nel-
vincia estranei, dopo quel di Anagni,quel la epist. 67, pag. 289 (edizione di Am-
di Volturno, quel diAuiigni di nuovo per sterdam 1700), plebe praesente, quae
quello di Segni impolente a soscriversi, singiilornni vilam pienissime novil ci
quindi il Forosensis, e poi altri vescovi itniuscuj'iisrjue aduni de ejiis converia-
ancor fuori della provincia. Nel posteriore tione prospexit , e che in coriseguenia
concilio alcune firme di vescovi de'luo- ei'ano ordinariamente eletti dello stesso
ghi dell'odierna Italia o a questa prossi- o di vicini luoghi ; sarebbe troppo dif-
mi, son seguite da una lunghissima se- fìcile a credersi che nel latino FtosiooDe
VOC XCIT. 5
,

66 VER VER
fosse eletto vescovo un greco qual lo , chiesa 1 ruderi, gli avanzi di un conven-
iinlica il nome Papia, e il quale perciò to, di un ospedale, un istituto di cari-
tieve per giustizia essere conservato allo tà o d'istruzione, che presenti alcun che
greca allor vescovile città di Cidonla di pregevole ed origine anteriore o pros-
che corrisponde al Ialino Eressus, o E- sima alla perdita del supposto vescovato.
ressos alla greca ; sicché non solo Eres- Oggi da chi non si avvide de' pericoli
sensis al dir di Arduino e Labbéj ma conosciuti da que'frosinonesi si asserisce
poteva ben essere scritto ancora Eres- che la frosinonese chiesa collegiata soglia
sonensì's, e ridursi così l'errore de'copi- quasi per tradizione chiamarsi il Duo-
sii al minimo e facilissimo cambiamento mo. Se la tradizione dell' episcopio ebbe
della sola iniziale E in F, in vece di tra- origine dal secoloX VII, questa del duomo
scinarlo al più difforme vocabolo Frusi- scaturì assai dopo lo scritto del De Mat-
nonensis con assoluta ripugnanza della theis nel secolo XIX, e non si diffuse fuio-
buona critica e della storia. — I recen- ra oltre la bocca di pochissimi nella spe-
tissimi, ai quali traspari per avventura la ranza di allucinare i creduli, giacché il

debolezza di tali fondamenti del Frosi- volgo frosinonese neppure ha imparalo


nonese vescovato pari a quei della sta- finora a conoscere il vocabolodi Duomo.
tua di Nabucco, e pure a sostenerlo spinti Dalla creduta antichità della stessa col-
forse da quella smania di novità , che legiata e della unica sua dignità di arci-
ben sovente rovina le storie, si accinsero diacono trae oggi belli ragionamenti il

a curare con rilievi ulteriori questa pia- chiarissimo Cappellelli, i quali però non
ga, ma con esito non migliore di quel di reggono, perchè basali sul falso suppo-
Ovidio, <7e Ponto, lib. 3. — Curando fie- sto dell' antichità di tali cose, senzache
ri quaedam inajora vidcmus — Vul'
< siagli comunicata quella notizia,
stata
nera, quae melius non tetigisse fuit. — che ad ogni richiesta avrebbe potuto ri-
Ed in vero, l'arguirsi oggi al Frosino- cever da Veroli, della bolla cioè di Bene-
nese vescovato dal leggersi Frosiuuue e detto XIV, data il i5 luglio 1755, Ro-
non Veroli nel dipiuma Lodovico Pio
di mae opud S. Mariani Ula/o rem, '\ulovno
dell'ai 7, o di altri in)peratori, oltre che a quella chiesa matrice di Frosìnoue ret-
inciampa in quanto già accennai intorno ta allora da un parroco arciprete e con
a tal diploma ; incorre eziandio in un so- beneficiati, come sono orditiàriamenle
lenne anacronismo, al riflettersi che se quelle di lutti i paeselli Mi questa Vero-
pur volesse rimontarsi alla donazione di lana diocesi; chiesa pochissimi anni a-
Pipino del 755, già si era veduta la fir- vanti già restaurata, ampliata e ridotta
ma di Martino vescovo di Veroli nel con- a decente forma a cura del verolano ve-
cilio sotto s. Zaccaria nel 743. E conti- scovo Tartagni. Quella chiesa chiama-
uuando su questi rilievi novi»sìmi,gli stes- la nella bolla stessa Parochialis Eccle-
si fiosinonesi Bompiani e De Mattheis sia ArclàpraeshjteraUts nunciipala s,

sostenitori del supposto vescovato ave- Mariae, e non il duomo, in oppido


vano slimato prudente consiglio di spa- praediclo, quod duaruni provinciaruni
ziarsi su lutto ìdlro, fuorché sopra indizi caput ejcistilil, et uhi gubernalorhahilu
derivanti da ecclesiastici e pii luoghi, co- praelatitio insignitus residet, dieta Pa-
se, istituzioni. Furono dessi in ciò cauti, rochialis Ecclesia, in qua sita sunL
)>revedendoil pericolo della richiesta, che odo perpetua siniplicia beneficia eccle-
poteva loro non dirò, dove fosse
farsi, siastica etc.jel pio majoriin eadcmPa-
stata la cattedrale, dove 1' episcopio, do- rochiali Ecclesia divini cultui augmen-
ve i beni della mensa vescovile; ma al- tOj dictique oppidi honori/ìcenlia (e que-
meno se non tuttora esìsteote, di una ste sole fui'ou le cause luoveuli il Som-
VER VER 67
mo Ponlofice,non già le millnntate anti- sinone, e ncttarapoco in parità di circo-
clie celelirilà, non seggi vescovili, non i
i stanze. Comunque alla sfuggita, mi pare
natali rie' Pontefici), in dello anno l'j!)') di aver dato un qualche saggio delia me-
fu creila in saeculnrem et inxignem Col- schinità di Prosinone su tutti i rapporti in
Icgiatam, qnae vi Parochinlls, iti an- quei tempi, ne' quali vanta 1* episcopio;
ten, exislat Ecclesia sub invocadone e- sicché opponevano anche sacri cano-
si i

jusdeni B. Marine, et in ea unus Archi- ni a stabilirvi una sede vescovile: mo-


diaconus, qui inibì dignilas parochialis strai la mancanza di ogni documento u
et unica existat,nec non odo canonica- argomento valido a sostenergli la sua pre-
tiis totidemque praebcndae. — Se mal tensione di (atto; nou che la mancanza
non mi appongo, qualora que* tali, che di cause, che avrebbero potuto privarlo
.scrissero del supposto vescovato di Pro- dell'immaginato episcopio. Se ad onta di
sinone, avessero conosciuto il detto fin lutto ciò, può rimanere ancor dubbio
qui, sarebbero certamente opposti
non si dell' aulica sede vescovile tra Veroli e
nirUghellio, il quale quantunque comin- Prosinone; non vi é borgata nella dioce-
ciasse la serie de'vescovi verolani da Mar- si, per la quale nou potrebbe insorgere
tino nel 743) e forse ancor egli notasse il dubbio medesimo ; sol che nou si tro-
la mancanza di prove sufficienti a stabi- vassero memorie di sua pertinenza alla

lire il primo vescovo ins. Mauro j nondi- diocesi Verolana anteriori a quella bolla
meno dal tutto insieme delle notizie, da di Urbano II, della qualeancora si fa qual-
non potersi raccorre in pochi cenni, non che motto a prò di Prosinone, senza at-
dubitò di ritenere, che EpiscopaUs di- tendersi che in quella si contiene una sem-

gnilas p^erulana antiquissinia est; ubi plice conferma, e non una primitiva con-
prinium ea civilas Christiana sacra ani- cessione. A chi è versato nelle storie non
plexala cst,Anlislilcni ctianisacroruni occorrono racconti, onde fargli giudicar
acccpil, qui Romani Poiitifìcis imme- se Veroli in antichi tempi ebbe alcun che
diate majestalcni veneraliir et colit.'VuV di lustro superiore aFrosinone,e dedurre
tavia siccome non trattasi di causa inte- se anche su questo rapporto si trovino in
gra, ma
di preconcette opinioni più dif- parità di circostanze. Ciò lasciando, egli
ad essere abbandonate, così mi per-
fìcili è certo che de' quattro distinti municipi!
meila di prevenire qualche sofisma, che ernici a' tempi de' romani imperatori, e
se non da dotti imparziali, opporre mi si quindi io principio dell' era cristiana,
potrebbe da frosinonesi. Potrebbesi forse cioè Anagni, Perentino, Alatri e Veroli,
obiettare, rimaner senipre certo che il non si mette in disputa il seggio vescovi-
primo conoscmlo vescovo di Veroli sia le dei primi tre fin dai primoi-tlii della
del 743, restar quindi incerto se gli an- Chiesa^ ad onta che quelli, e moltissimi
tecessori in Veroli risiedessero, o in Pro- altri di sì fatti episcopii,qual più, qual me-
sinone ; giacché amendue i luoghi si tro- no, ignorino i propri vescovi di più seco-
vano egualmente mancunli di notìzie.Da- li. Non vede ragione, per cui Veroli
si

ta per ora e non concessa questa eguale dovesse andar privo di quello, che ebbe-
mancanza, non dirò a parità di circostan- ro gli altri tre munìcipii di egual condi-
ze fra due litiganti, ma ancor nel caso che eione olla sua ; tanto più che in posterio-
per un di essi, il quale non possedesse la re tempo si trova di averlo iu (atti senza
cosa controversa, militassero delle ragio- che ne apparisca 1* anteriore mancanza.
ni, insufficienti però a stabilirgliene il do- Inoltre il De Magistris nella citata storia
minio, sarebbe massima di giurispruden- ci riferisce ohe nel secolo IX i saraceni
za, che nielior est conditio possidentis. impadronitisi di Veroli, spietatamente
Or né siamo uel caso di ragioui per Fio- trucidarono i primari cittadini ^ e tutta
68 VER VER
la saccheggiarono. Di ciò non rontentì, ex cis qiiaereretur, qunre ila esxpt, re-
mirali nella cattedrale ^ la manomise- spondere solitos, ipse dicit. — Nella fi-

ro, e rubarono guanto eravi di prezio- ducia pertanto che V. S. vorrà gentil-
so. E ^ììiclìstìntanienle al mio scopo nel- mente soddisfare ai desideriidel Verola-
la lezione 3.' dell'officio della traslazione no mio capitolo Cattedrale con apprez-
di s. Maguo: quidam igilur ex Muca mi- zar le ragioni, e compatire i difelli di
lilibus inB. Andrene templumirrumpen- queste mie poche osservazioni, mi pregio
te.s, impudenti audacia non veriti snnt di dichiararmi pieno della più alta slima.
aitarla disturbare, argentea vasadiri- — Di V. S. 1 lima. Veroli i 8 aprile Sjg. i

perCy (noli bene) codices auftrre. Ecco Um.''osseq.° dev,° Servo. Scipione Ma-
dunque che la città di Veroli non trova- ciocchi canonico segretario del R.mo Ca-
si a pari circostanze di Frosinone: essa, pitolo della cattedrale ".
die per l'accidentalità di una Orma in un Quanto alla chiesa cattedrale di s. An-
concilio conosce un suo vescovo Martitio drea apostolo di Veroli, portano opinione
nel 74^9 iii^dla ha iu opposizione, che gli i verolani, come rilevai in principio, che
stabilisca in costui il primo vescovo res- siastata fabbricata a'tempi diCostantino I

sa ha fatti positivi indicanti la causa della imperatore, ed hanno pure buone ragioni
perdita delle memorie di quel tempo e di per sostenerla; parrebbe dunque, ehe aU
un buon secolo appresso, per quell'eccidio meno allora ne ilovesse essere stato anche
» e saccheggio, in cui con altre cose perde il i.° vescovo. Ma in un'antichità cosi ri-
precisamente / codici della Cattedrale. mota non potendosi procedere che con in-
£ se quei codici furon tali, che meritaroa certezza e congetture, è bene con 1' U-
di essere annoverati dalle storiche rela> ghelli cominciare col nominato Martino
zioui fra gì' involati oggetti preziosi con ^
del 74^' Quindi s' ignorano i successori
i vasi di argento, non |)otevano esser co- sino ad Arnaldo, o Artnaldoo Àruuido,
dici che di una già antica cattedrale, e il quale nell'BSS sotto<icris$e nel concilio
non di una da poco tempo eretta. Quan- romano di s. Leone IV, contro Anasta-
* do V. S. colla sua perspicacia e sana cri- sio cardinale pretedi s. Marcello. Il sue
tica imparziale avrà considerato che tut- cessore Ildebrando o lldeprando inter-
to ciò ha Veroli, e nulla affatto ne ha venne al concilio di Laterano dell' tJ6i
Frosinone, senza che io dica più cose, che tenuto da Papa s. Nicolò I; sottoscrisse
potrei pur dirne, non posso dubitar del- pure a quello adunato in Roma du A-
la sua persuasione che l'antico frosinone- driano 1 1 nell'SGS, e pare che sedesse nel-
se vescovado non è che uu fittizio com- l'Byi. Itosela r Ughelli registra Bunifa-
mento de'frosinonesi, in buona fedeam- ciò, recatosi nell'Byg al concilio romano
messoda più scrittori, stante la mancan- pel rislubilimento di Fozio, ma il Lucen-
za di una storia tanto di Veroli quanto ti avverte che fu vescovo Rierano ossia
di Frosinone stesso, non potendo per i- di Rieda,non Verulano. Alcuni preten-
storia ritenersi quella del De Mattheis: dono che quindi fu vescovo Avito, com-
né certamente alla sua persuasione farà memorato da'Bollandisli nella leggenda
ostacolo l'autorità degli opposti scrittori, di s. IMagno, ma è rigettato dal Cappel-
se avrà presente quella sentenza di Cice- le! Ii,perchè, a cagione del l'eccidio de'sara-
rone lib. I , De Nat. Dcor.: Non tani aii- ceiii, la traslazione delle sue sagre spoglie
ctorilatis in dispulando, quam rationis è anteriore, credendo egli posili varaen-
momcnta quacrenda sunt. E poco ap- te stabilirla nell'877. Conviene il Cap-
pressoNec vero probare solco id, quod
: pelletti col Ciescenzi, che in tale orribi*
de Pilhagoreis accepimus, quos ferunt, le macello e furioso saccheggio, i verola-
tiquid affìrmarent in disputando, ctun ni uascosero eolro cassetta di marmo le
VER V ER 69
ossa eli I. Salome, per soltiaile Ja'sagri- ta dairorìgioale esistente nell'archivio dì

leghi e rapaci insulti t]e'n>aotnetlani;ar. sua patria cattedrale. In essa lessi: Quo-
gomento pel Cappelletti favorevole a sti- niain ccrtus est nos Rofridus coiisule et
mare le cifre scolpitevi nel IX secolo al- diix filius qiioddnin Johannis boti, rtie-

meno. Ma già ili sopra, parlando della morie coines Campania sen Marie quon-
traslazione del corpo di s. Magno da Ve- dam jugalih. et habitatores in civitalis
rdi ad Anagni, rettificai l'asserzione del Ferulane. Io ho copialo secondo l'orto-
De Magislris clie la vuole segnila nel- grafìa del documento. Dal contesto poi sì
r877, dichiarando che propriamente av- trae, che Marie non è il nome della pro-
venne neir883 insieme alla rovina reca- vincia di Marittima, ma di Maria moglie
la a Veroli da'saraceni, ed allrettanto ri- di Eiofrido conte di Canjpagua per la Se-
tengono verolani. Perciò crolla l'opi-
i de apostolica , console e duca di Veroli.
nione del rispettabile Cappelletti, basa- Siccome anticamente col nome di Cam-
ta che la traslazione delle suddette sagie pania o Campagna^ oltre tale provincia
spoglie di s. Salome sia anteriore nW'Sjj, sì comprendeva l'altra poi denominata
ma invece essa pure deve riportarsi al- marittima, qui ricordo che al seguento
r883,come parimente superiormente de- secolo XI il veliterno cardinal Borgia ne
scrissi. Non trovandosi d'altronde oppo- riferisce la divisione della Campania, in

che precisamente in (juest'ullima


sizione, Campagna e Marittima, il che registrai
epoca potessero essere state nascoste le nel voi. LXXXIX, p. 35, in seguito det-
ss. Salome già rinvenute, in
reliquie di te Marittima e Campagna. Che le prò-
qualunque modo e in tempo più assai re- viocie già ne'diplomi del secolo XII si di-
moto il che rimane constatato anche
,
cevano Campaniae et Maritimae, lo tro-
dalla cassa e da'suoi caratteri. Sedeva nel vo nel Contatore, De historia Terraci-
959 Giovanni I, il quale a'9 giugno col nensi, p. 56. Indi nel medesimo appren-
consenso di lutto il clero verolano, rife- do che con tali vocaboli chiamarono le
risce rUghelli, concesse il fondo Monilct' due Provincie, Gregorio IX nel diplo-
mini col lago e il diritto della pesca, di ma dell' anno 1234, Innocenzo IV ia
ragione dell'episcopio Andrea, sino di s. diversi del i252,ed in altri, senza diro
a 3.' generazione, a Halìrido o Rofrido di quelli de' successori. Tornando a Gio-
sunnoniiuato,er[Jghelli chiama figlio di vanni I vescovo, egli sottoscrisse al coa-
Gio>anni quello ch'era duca della Cam- ciliaboto adunato in Roma dall' im-
pania nel 949: Carnpaniae^ et BLireae peratore Ottone che pretese deporvi
I,

consuli et duci, hahltatonbus Ferula- il Papa Giovanni XII; al quale poi nel

nae civitatìs. Dipoi il lago colle sue per- 964 nel sinodo romano che condannò
tinenze, a tempo dell'Ughelli si possede- Ottone T, implorò perdono del suo delit-
va dal comune di Prosinone, ossia nella to. L' Ughelli registrò poi nel ioo5 N.,
metà del XVII secolo. Già di Roffredo anonimo che inserì nella serie de' vesco-
ne parlai in principio. Solo qui trovo di vi, secondo il Cappelletti, tratto in erro-
aggiungere, che avendo consultato, sui re da un brano di cronaca del monaste-
vocaboli /17ort/7rt.7Ji/» oManilanunieMa- ro di Casaniari, che riporta, la quale e-
reae, il peritissimo paleografo verolano spone la fondazione del medesimo, men-
Giambattista Carinci, io Roma archivi- tre avvenne assai più tardi, come narre-
sta della principesca casa Caetani e diret- rò descrivendolo, eoo alcun riflesso sulla
tore degli archivi! della congregazione carta creduta errata, essendolo solo in
cardinalizia della rev. Fabbrica di s. Pie- parte, perchè amalgamò l'origine e la fon-
tro, gentiloienle mi mostrò l' istromeu- dazione del monastero, ambo per opera
tothe li contiene, cipè la copia da lui fal- di 4 sacerdoti vsrolani, che ivi vissero q
70 VER VER
tnorirono in fama di santità. Nel 1 0^4 era sa verolnna ad Adamo vescovo d'Alatri;
•vescovo Sergio, come si trae da un do- ma il Cappelletti asserisce ch'ebbe lunga
cumento dell'archivio della cattedrale, vita, perchè nel 1090 si trovava presen-
ch'è la locazione d'un latifondo nel ter- teeassisleva alla consagrazionedella chie-
ritorio diocesano di Torrice presso la di- sa di s. Martino, fatta da Rinaldo vesco-
ruta chiesa di s. Oreste, da lui concesso vo di Gaeta. Perciò il successore Alberto,
a'signori di Torrice. Sotto di lui onel ve- che l'Ughelli disse eletto dopo lunga al-
scovato del successore propriamente se- tercazione nel detto anno 1074, comin-
gm in fondazione del celebre monastero ciò il suo past«>rale governo 20 annido*
diCa$an)an, per opera di 4 sacerdoti ve- pò, cioè neliog4, e realmente la sua e-
rolanichenel oo^eransi ritirati nel luo-
i lezione fu preceduta da lunga discordia
go a menare vita regolare. Gerardo o Gi- tra 'canonici elettori discrepanti nella scel-
raldo fioriva nelio36, nel novembre del ta ; laonde fu Urbano II che per prov-
quale anno intervenne al sinodo romano vedere frattanto a' bisogni della vedova
adunato da Benedetto IX, ma nel fram- chiesa destinò amministratore apostolico
mento diessoè denominato ^ero/e/z-y/V. Il Adamo che dal 1077 era vescovo d'Ala-
vescovo Benedetto I, non conosciuto da U- tri, e non nel 1074 come vuole Ughelli.
ghelli e supplito dalCappelIettì, sottoscris- Nel vescovato d'Alberto, il Papa Urbano

se colle parole Benedictus BerulertsìsfBc- Il colla bolla Juslis volis asscnsuni prae-
/•o/en.«',y è veramente il nome latino che si bere, del 097, Bull. Roin.
1 1. 1 , p. 99 (la
dava a Veroli , cambiandosi indistinta- riportano ancora l'Ughelli, il Cappellet-
mente la lettera F nella B, di che ne fau ti, e il De Maltheis nel Saggio isloricoj^
no fede tutte le antiche patrie scrittu- colla quale confermò
Chiesa Ve- alla s.

re), al concilio romano di s. Leone IX rolauaeal vescovo Alberto petente,quan-


nel I o4q, ove fu pure decretata la cano- lo giù possedeva per concessione de'Pa-
nizzazione di s. Gerardo vescovo di Toul, pi, liberalità de'principi,ed oblazione de'
la cui bolla Virlus divinae operalionis, feileii, circoscrivendo pure i confini del-
presso il Bidl. Roin. 1. 1, p. 871, l'ema- la diocesi e determinandone possedimen- i

nò nelio5o. Il vescovo Placido reggeva ti e le sue chiese, inclusivamente a quel-


nel 1 061 questa chiesa, un monumento le ed a'iuoghi di Prosinone, Torrice, Ri-
della quale lo chiau)a Einiiientissiinus E- pi, Amara, Poli, Castro, Falvaterra, Ce-
jjiscopus. Nota il Coleti, che col titolo fle- priino, Straogolagalli , Bauco, Monte s.

/ olancnsiss'i sottoscrisse nelioSg alle co- Giovanni, Monte Negro, Canneto, Carpi-
stituzioni del concilio tenuto in Roma da no, Castello (de'4 ultimi luoghi ora non
NicolòII;duDr]uegià dueanni prima n'e- si hanno notizie, poiché furono distrutti
ra al governo. Nel 1 066, dice il solo Ron- da'barbari. Canneto lo fu dal conte Adi-
dinini, che a Placido successe il verola- uolfo neh 188, rimanendovi la sola chie-
no Giovanni 1 abbate di Casamari, e II sa, e gli scampati abitanti dettero origi-
come vescovo di Veroli: pe'suoi meriti e ne a Colli, come si ha dalla cronaca di
virtù l'elessero ilVero-
clero e popolo di Fossanuova. Carpino era nel territorio di
li, e Papa Alessandro li lo confermò; mo- Ripi, conservandone tuttora quella con-
ri nel 1067. Nel 1070 Onesto o Onorato trada il nome; ed altrettanto avvenne a
assistè alla consagrazione della chiesa di Monte Negro nel territorio di Veroli). Da
s. Martino di Monte Cassino , e benedì questo diplouiarisultaincontrastabi teche
l'altare di s. Ambrogio. Disse l'Ughelli, già Frosinune era riunita e faceva parte
the morì nel 1074» e per le dissensioni della diocesi di Veroli da molto lempu
de'canonici nell'elezione del successore. innanzi, e non che le fositc riunita in (juel-
Papa I. Gregorio Y 11 commendò la chie« l'epoca, come alcuni preleuduuu, couvc
-

VER VER 71
nendovi pienamente il patrio storico fru- autem praecepit, qiiatenus eitm, ut de-
sinate oav. De Mattheis. Morto Alberto ricum suum, ad se revocarci: sin autem
nel 06, in quesito stesso i canonici e cle-
I 1 ohedire renueret , excommunicationis
ro verulano elessero in suo luogo il mo> gladio euni percuteret: asserens se eum
naco e poi abbate di Casamari Agostino, prò excommunicato habere,si ah Epi-
diverso da Agostino I abbate di Casama- scopo excontmunicatus foret. His aliis-
ri, a cui era successo. Trovandosi in Ve- que causis praecepto Domini Papaecon-
1 oli, come già notai, il Papa Pasquale II, gregata est Synodus apud Berulas (così
non solo lo confermò,
ne fece l' epi- ma talora chiamata Veroli,perciò,ripeto,i suoi
scopale consagrazione, unitamente all'al- vescovi talvolta ne'concilii s'intitolarono
tro Agostino vescovo di Ferentino.il ve- Berolensis e Beruleniis, se pure non è
scovo di Veroli ottenne poi nel 1 108 la errore degli amanuensi)jMZ>£^aMi«/ioPa/i-
conferma di tutti i privilegi e diritti del- tifice Laeto con<!entienle cwn eo j'ussu
la chiesa Verolana, eoo bolla simile a Domini Papae, domino Gregorio car-
ipiella d'Urbano li, ed emanata in Ce- dinale ss. Aposlolorum^el Ogdone Ana-
prano, // iionas septembris, pontifwatus gnìno praesule, nec non domino Angu-
anno x. Morì Agostino nel 1 1 1 1 e fu se- stino Fereniinate episcopo. In qua dc'
polto nella chiesa di Casamari. Gli suc- niqueSynodo praedictus Grimaldus Ar-
cesse tosto Leto I o Leone I, ed auch'eglì chicnnonicus vocatus, corani pracdictis
fu consagrato da Pasquale II in Veroli Patribus etsancto conventuconfessus est
a' 5 novembre 1 1 1 stesso. Inoltre in ta-
1 1 se peccasse, et contra niatrem suani ec-
leanno fu celebrato un concilio, d'ordine cleslam de inlerdicta obedienliafecisse.
del Papa, e non nel i4o come viene ri- e Unde prac/ati Patres decrevernnl , ut
portato dal p. .'Vrduino, seguito da al- omne episcopale jus suae matri eccle-
tri, come dal Lenglet nelle Tavolette cro- siae, etdebitam obedientiant suo Epi-
nologiche, sopra l'ubbidienza ecclesiasti- scopo ullerius non negarci. Qtiod si ne-
ca, citando il p. Mabillon, ma senza aver- garetj Episcopus, sicut Dominus Papa
lo riscontrato, altri«ncoti non sarebbe ca- praeccpetat, libere suum o[]flciuniface-
duto in errore (altrettanto avvenne all'ab. ret. Qnaproplcr praesidentibus pracdi-
Cappellelli diligenlissimo,cheailerma es- ctisPatribus et toto conventu,Jideni ci
sersi tenuto in Veroli altro concilio nel obedientiam, sicut sui praedccessoresfé
I i4o, eziandio citando Mabillon, t. 2, cerunty ecclesiae s. Andreae, suoquc E-
p. 24^1 mentre è il concilio di cui vado piscopo deinceps se debere spopondit.
a parlare, che t. i.Niuua sorpre-
sta nel Placuit hoc praedictis Patribus et san-
sa, se si tiene presente quanto rilevai nel cto conventui: assensum praehuit Epi-
voi. XC, p. I 39, secondo il dichiarato in scopus et clerus ejus". L'ab, Cappelletti
più luoghi). Eccone il contenuto culle pa- riprodusse il testo del p. Mansi, Colle-
role che ricavo dal Mabillon, Museum [- clionis Conciliorum Synopsis, il (juale
talicunij 1. 1, p. 24^. M Synodus l'aera- pure lo ricavò dal p. Mabillon, ma Gri-
lancnsis in causa Grimaldi ArchicanO' mattlo lo chiama Archidiaconi. Il p. Ca-
nici. Anno Doniinicae Incarnationis simiro da Roma nelle /l/c'/ior/e superior-
Mcxi, Domino Papa Paschale TI prae- mente discorse, diceudo di questo conci-
sidente^ domino Griuialdo s. Paté mia- lio, r ap[>olla Grimoaldo Arcicanonico
ni ArchicanonicOjJldcni el obedientiant XI, p. 84), ci-
(tale già lo dissi nel voi.
suae mairi Ecclesiae, sitogue Episcopo tando Mabillou. Col medesimo p. Casi-
prò privilegio acceplo spirita siiperbiae miro già narrai, doversi al vescovo Leto
conimolo negante; Episcopo vero bis ter' I la fondazione del monastero per le be-
ijue Domino Papae oroclanianle : ipse ocdcttiuepresio le mura di Veroli, e la
1 5 ,

7!^ VER VER


propinqua chiesa di s. Martino che nel sima. Riferisce l'ab. Cappelletti; 11 vesco-,

1 127 dedicò, ora dentro di essa e de'mi- vo nel 1 144 donò alla badia di Monte
nori francescani. Prima però di questo Cassino la chiesa di s. Giuliano, situata
tempo rCJghelli riferisce di lui le seguen- nel castello di Prosinone. Però il cav. De
ti memorie. Nel ricevè per la sua
i i i 1 Muttheis ritarda i54, e con
l'offerta al i

chiesa il donativo di diversi beni da'no- l'istromenlo riportato dalp.Gatlola nel-


Vererno, Milone e Pellegri-
bili fratelli V Istoria del monastero di Monte Cas'
no, insieme a Bonizone di Monte s. Gio- sino, e la dice fotta dal clero e dall'ordine
vanni, ne'terrilorii di Monte Canneto e de' militi di Prosinone, e ciò coli' assenso
diStrangolagalli. Neil i 1 2 sottoscrisse al del vescovo di Veroli Leone, e le ponti-
concilio diLalerauo celebrato da Pasqua- fìcie facoltà. Di più, dichiara, qhe la chie-
le 11, col nome di \eico\o rarrianus, che sa, con tutte le sue pertinenze donate
il Baronio sostituì o ripristinò con quello trova vasi nel territorio di Prosinone.
di Ferulanus: ma l'ab. Cappelletti os- Laonde tale consenso non lo die'Leone l,
serva, che precedendo l' iniziale G. con ma Leone 11. iNel i \^5 Oddone I, che
questa non può intendersi Leto; anzi il colla spirituale esercitò pure la civile giu-
Bini, illustratore del citato Mansi, inve- risdizione, poiché scrive l'Ughelli: Hic
ce di G. P'orrlanus ^ scrive PVilielmus, Verulanani civilalem, de consensu Coti'
Tun'aims, per cui crede, che nìuna del- regenda susccpit, qiiam simili
sifluni

le due lezioni può adattarsi al vescovo cuf/i ecclesiastica dignitate ssuntma prii'
Leto, Vuole ancora l'Ughelli, che sotto- dentia admùiistravit ad niorleni iistpie ,

scrisse nel iii4a quello tenuto dallo gnae incidil in anno i 147. In questo gli
stesso Papa nel monastero de'canonici di successe Leone 11 o III, che intervenne
s. ^alevoiano apud Caò tri Ceperanì{$[C' a* 19 agosto 1148 alla consagrazione
come leggo nella suddetta bolla di Urba- della chiesa di s. Clemente di Perenti-
no II, enumerando luoghi i della diocesi no, e benedir altare di s. Stefano nella
monaslerios. Pateniiani, di questo duu- confessione. Narrai di sopra , che Papa
queeraarcicanouico o arcidiacono il sua- Eugenio 111 trovandosi neli i5o,o meglio
riuminato Grimaldoo Grimoaldo), PosL nel I 1 1, nella provincia, consagrò due
haec Laetits, Paschali Iltnulclatus, et chiese della diocesi, cioè di s. Croce nel
a Gelasio II anno 1 i i8 ad pristina ni, comune di Castro a'22 aprile, e quella di
digmlateni restilutus est.. Il Cappelletti Casamari a'29 ottobre, essendovi presen-
dubita di questo racconto,ed asserisce non te il vescovo Leone li, al dire dell'Ughel-

trovarsi negli atti del concilio di Cepra- lì. A lui Anastasio IV nel i i53 confer*

no, riportati dal Mansi, il nome de' ve- mò gì' indulti apostolici , accordati alla
scovi gbe v'intervennero. Con diplomi» chiesa verolana da'suoi predecessori. Nel
dato nel territorio di Paliano, da Calisto 1 159 il vescovo Leone li, coH'autoritàdi

il a'26 giugno I 22, otteime amplissimo


1 Papa Adriano IV, concesse Castruni
privilegio di confern»a de' beni di sua Monlis s. Joannis infcuduni Raynaldo
Urbano li; ed
chiesa, simile a quello d' Cornili Aquinati, sHccessorihnsqiiesiàs.
altro ioconseguVda Onorio II a' 29 a- AKinaldosucqesse ilfìglio Pandolfo,/<{({(;
goslo II25. Il vescovo Stefano viveva Ayni.um, Aynio vero Pandiilpìuun pa-
nel 1 34. Dopo di lui trovasi ,
nel i 1 4q treni d, Toniae yìquinalis dottore di s.

Leone Ioli, il quale neii i4^ da Pupa Chiesa. Dice Lucenti, a questo vescovo
Celestino II con diploma de'27 febbraio, scrisse Papa Alessandro III la lettera che
fu ricevuto colla sua chiesa nella prote- trovasi nel cap. 3 De Cleric.conjug. Mo-
zione della s. Sede , colla conferma dei rì il vescovo nel i 160. Nello stesso 1 cano-
potscdimeuti e gtuiisdjzioul delia iued&- nici elessero a succeilerlo Puramondo o
VER VER 73
Fromondo oFrujamondo monaco cister- nel I 190 fu vescovo Oddone li, che nel
cieatte dell» badia di Casnrnari , consa- 1196 intervenne alla consagrazione di
grato a'i oltobre in Veroli , insieme a s. Maria de B'iumine presso Ceccano ,
Itodolfo procuratore di detto monastero nella diocesi di Ferentino. L'ab. Cappel-
in sacerdote, e poi nel r 1 6 1 in vescovo di letti riporta la lettera scrittagli da Papa

Ferentino, da Alessandro 111 cli'erasi ri- Clemente HI, sopra un fatto accaduto
fugialo in Veroli per evitare la persecu- nella sua diocesi, per la separazione di
aione dell'imperatore Federico 1 , come certo matrimonio. Non solo in tempo del
a suo luogo raccontai, in uno al soggior- suo vescovato ebbe luogo la rifabbrica
no che vi 170 al 1172. Rac-
fece dal i della chiesa de' ss. Gio. e Paolo di Casa-
conta rUglielli che Faraniondo conser-
, mari, ma successe il lietissimo e già nar-
vando singolare airetto pel suo antico rato avvenimento del ritrovamento del
monastero di Casaniari, implorò ed ot- pre^.ioso corpo di s. Salome. Qui 1' ab-
lenneda Alessandro 111 non solamente la bate Cappelletti riproduce il riferito dal
confern)a de'beni e privilegi, ma ezian- Crescenzi tanto sull' invenzione ,
quan-
dio nella protezione della Sede in cui s. to del discorso luogo di Provenza, detto
l'aveano |)Osto Nicolò li, Alessandro li, delle Tre Marie , ove a preferenza di
Calisto II, Anastasio IV e Adriano IV , Veroli, si pretende possedere il corpo di

culla donazione di chiese, parrocchie e s. Salome; e dice astenersi dal ribattere


beni rustici, col diploma che riporta, le frivole ragioni ,a cui si appoggia tal
Piae poslulatio i'o/«/j/<j/z5,diretto all'ab- pretesa, fondata sulla pietra che copriva
bate Gregorio, daluni Ferulis per ma- ùi\Q corpi santi, colle iniziali: /1/. /.*S'. A''-

num Gradala S. Fi. E, subdiaconi et « Queste si vollero interpretare: Maria


no(arii,a g maggio 1170, sottoscritto Jacobi Salonien videbis. Quale vigore
dal Papa e da 1 6 cardinali, tutti pre- potrà mai avere iu buona critica questa
senti in Veroli. Però il Papa lasciò il immaginai ia spiegazione di quelle ini-
monastero soggetto nello spirituale al ve- ziali, confrontata colla reale iscrizione,
scovo di Veroli , cioè per l' ordinazione che si legge in Veroli sulla cassa, in cui
de'monaci,e per ricevervi il crisma e l'o- si trovano le reliquie di &. Salome? Ma

lio santo, per la consagrazione degli al- l'origine di sì enormi incertezze, sul pro-
tari e della basilica. Si legge pure nel posilo di questa santa e delle sue reli-
Bull. Rom. t. 29, p. 4o9.1noltre vesco- il quie, fu per la massima parte l'inconside-
vo Faramondo intervenne al concilio ge- ratezza degli scrittori, che attribuirono a
nerale di Laterano 111, celebrato dallo Salome il nome di Maria (non è incon-
stesso Alessandro \\\ nel i 179, e mo- sideratezza , poiché di fatto gli odierni
rendo nel I 18.1 fu sepolto nel diletto verolani stessi riconoscono in s. Salome
monastero di Casamari. Ambrosio, che in l'antinome di Maria, come rilevasi dagli
detto anno gli successe, nel seguente o nel articoli da loro fatti pubblicare ne* gior-
Il 83 accolse nel suo palazzo vescovile nali ufficiali di lloina, (la me riferiti di
l'apa Lucio III, che nella sua dimora in sopra e da riferirsi ancora ; anzi dalle»
Veroli confermò i privilegi di sua chie- stesso Crescenzi ne'Ce«/»*5tor/ci, il qua-
sa; e si trovò all'elezione seguila iu Ve- lesebbene esclusivamente chiama la san-
roli ili Urbano 111, ed alle solenni sa- ta col solo nome di s. Salame, wtWa pre-
gre funzioni che ne seguirono. Morto ghiera poi che riporta per la preserva-
neir anno 1188, Ambrosio, in questo zione dal cholaa, r incomincia colle pa-
gli fu sostituito Roberto, a cai e al suo role Gloriosa Maria Salame^ sostegno,
:

donò alcuni fondi il verolano


capitolo esperanza nostra ec.),e che l'alterarono
Laudo Franco neh 189. Pel suo decesso quindi con Maria di Jacopo. Ed anche
74 VER VER
iliquesta occasione rUgheili rinnovò Io sroa, e di recarsi al sinodo ogni volta che
lo «lesso sproposito, dicendo, non che fu vi fossero invitati; nel resto poi dipen-
Irovato in Veroli il corpo di s. Salome, dessero immediatamente dalla s. Sede.
ma bensì corpus B. Mariae Jacobi". Morto Giovanni III nel i25o, insorse
Mon Oddone nel 12 12, dopo essere
11 grave discordia tra il capitolo della òat-
stato deputatoda Innocenzo Ili a giudi- tedrale, e il clero della città che per l'an-
care una controversia tra l'economo di tica consuetudine voleva dare il suo vo-
s. Stefano d'Àlatri , e il militare Gim- to con esso per l'elezione del nuovo pa-
rnondo similaieute d'Alatri. Il successore store. La lite fu portata avanti Innocen-
Leto 11 o Leonelll oIV,a'i Ssettembre zo IV, il quale commise al vescovo d'A-
12 17 si trovò presente alla consagrazio- nagni ne prendesse informazione, uden-
ne della nuova chiesa di Casaiuari ese- do le ragioni degli uni e degli altri , e
guita da Onorio HI, che accolse in Ve- sedasse i contrasti. Fu decisa la questio-
rolianche nella pacificazione con Fede- ne, per sentenza del vescovo d'Anagni,a
rico Il nel 1222 (e non 221, secondo il 1 favore del capitolo della cattedrale, cui
codice Alessandrino, riferito dal Rondi* unicamente ed esclusivamente si decretò
nini), che fu l'ultiiuo anno del suo ve- appartenere il contrastato diritto, senza
scovato. Nel 1223 gli fu surrogato Gio- che alfatto vi potessero prender parte i

vanni III, consagrato in Veroli da Ono- canonici di s. Erasmo , non ostante il

rio III. Questo pastore uni alla mensa concessoglidaGregorio IX e riferito par-
vescovile le chiese di s. Silvestro e di s. lando di tal collegiata, o quelli di s. Ma- ^
Nicola, nel territorio frusinate, e le chie- ria de Franconi, o quelli di s. l'aolo , e . .
se di s. Magno e di s. Egidio, nel terri- neppure priori o rettori <li s. Angelo e
i

torio ceprauese, col beneplacito apostoli- di s. Leucio. Intanto i canonici della cat-
co di Gregorio IX. Zelante del suo mi- tedrale aveano eletto Giovanni IV loro
nisterOjfece molto per reprimere gli abu- collega, il quale perciò dal l'apii, ricono-
si,che violavano nella tliocesi le discipli- scendo in e>>si il diritto d' elezione, fu tli-
ne canoniche, tra le quali precipuamen- chiarato vero e legittimo vescovo , con
te la conleiuporanea pluralità de' bene- lettera dell'i maggio i 252, diretta al
i ca-
fìzi, di cui cercavano d'essere provvisti pitolo medesimo. Nello stesso anno fu rie-

gli ecclesiastici di Veroli. Trovandosi in dificato l'antico castello di Strangolagal-


Anagni Innocenzo V, a'y ottobre 1243,
I li, che nelle guerre d'invasione della Cam-

scrisse in proposito al vescovo la lettera pania era slato bruciato e distrutto ; e


Culli nictgìs, che offre l' Ughelli, ripro- quindi al vassallaggio della chiesa di Ve-
vando abu-
l'avarizia de'cherici e tanto roli venne restituito, prestando il giura-
so, da non doversi più tollerare; perciò mento di fedeltà dinanzi al vescovo, cow
gì' ingiùnse di eliminarlo, altrimenti a- stntientibus ball'ms doiniiiorutn Monlit
vrebbe preceduto contro di lui. Nel del- s. Joannis ad hoc specialitcr deputali.

lo annoGiovanni 111 interdisse i signori AssistèGiovanni IV alla consagrazione


di Dauco, per avere occupalo beni di s. i della chiesa dis. Sabina di Roma falt.i

Stefano di Rujano. Dal medesimo Papa da Innocenzo IV, e muiì nel 1253. In <pie-
furono soggettati all'episcopale giurisdi- sto canonici della cattedrale procedero-
i

zione del pastore verolano, il priore ed no all'elezione del successore, e scelsero


i cherici di s. Maria del Canneto , che un altro canonico, nella persona di Gio-
se ne reputaiano esenti; e loro fu im- vanni V Giolfredi, confermato da Inno-
posto l'obb'.igo di p.igare alla chiesa di cenzo IV. Dopo avere nel 125/ ospitalo
Veroli le decime de'luio raccolti, di rice- nell'episcopio il Papa Alessandro IV, ces-
vere dal vescovo di questa il sagro cri- sò di vivere nel i258. Restò vacante la
e,

V BK V E a 75
sede sino al i 25q, in cui fu eletto Andrea e Immutano le denominazioni e le date) ;

«pprovalo da Alessandro IV, da cui ot- e più tardi altresì alla chiesa dì s. Ania-
tenne una Kulenne conferma dell' unione no , diocesi d'Asti; e similmente alla
fatta dal vescovo predecessore Giovanni parrocchia de' ss. Morando e Cristoforo
111, delle chiese di s. Silvestro e di s. Ni- d'AIlkircli, nella diocesi dì Basilea, essen-
cola di Fresinone, e di s. Magno e di s. do in Rieti, nella cui carta, pressoi boi-
Egidio di Ceprano,alla sua mensa vesco- landisti, per isbaglio Laterio è qualificato
vile.Col Ì2G1 terminò colla vita il suo Ntrulanus^ invece di f^erulaniit. Legga
Vescovato, ed il capitolo cattedrale gli so- inoltre nel p. Casimiro da Roma, che da
Gregorio, uno de'canonici, che Ur-
stituì una bolla diNicolò IVsi trae,cheil vescovo
bano IV confermò e anche consagrò, non di Veroli pagava ogni anno alla camera
prima perù de'4 settembre, giorno in cui apostolica 60 brachia panni, 200 scu-
ricevè la cousagrazione dal Papa. Disceso tellas, et 2.0 solidos. Nel pontificato di
nella tomba nel 1278, vacò la sede sino Nicolò IV, scrive l'Ughclli e pare con ,

u\ 280, in cui vi fu esaltato Lotero ca-


I anacronismo, perchè era morto nel 1 292,
nonico della cattedrale e segretario del ed allora regnava il gran Bonifacio Vili,
cardinal Savelli poi Onorio IV.L'CJghellì gloria ernica, Adenolfo Pagano, signore
legistra Lolerio I nel 1280, Tommaso del castello di Falvaterra, appartenente a
nel 1282, Loterio II nel 1285. In vece questa diocesi, usurpò alcune possessioni
V.A). Cappelletti,certamente col prezioso della cattedrale , e malgrado l'ammoni-
tesoro che possiede la sola biblioteca Mar- zione del vescovo Laterio, ostinato le ri-
ciana di Venezia sua patria,cioède'iolomi tenne. Perciò Laterio , vedendo inutile
n>ss. di correzioni e aggiunte all' UgJiel- ogni altro mezzo a ricuperare i beni della
//{ f^.), di Gio. Domenico Coleli, seguen- sua chiesa, ricorse alle censure canoniche
do conampliazione t'esempiodellozioNi- e lanciò scomunica all'usurpatore. Os-
la

i:ola,dichiaracheun solo Loterio possedè serva l'ab. Cappelletti. »La quale misu-
i.i cattedra pastorale di Veroli dal 1280 ra; che oggidì sarebbe pur necessaria,
uno 3 4i e perciò esclude a quell' e-
al I 1 non di rado , benché forse con poco o
poca Tommaso e interamente Lolerio II. nessun effetto , a difesa de' sagri diritti
Di più corregge la data di anno V del delle chiese; riusù efficacissima eoa A-
pontificato d'Onorio IV, del diploma di denolfo, perchè restituì ben tosto alla
indulgenze concesse alla cattedrale di Ve- cattedrale verulana beni che le appar- i

roli nel 1287 (dallo stesso vescovo, siii- tenevano, e ottenne 1' assoluzione dalla
g7///4o <://V;i^),ed i uouii de' vescovi iu esso pronunziata sentenza: ciò nell' anno se-
sottoscritti. Loterio nel precedente 1286 guente. E mentr' era
nel susseguente,
t't.sendo in Roma (nella quale risiedendo Loterio iu Angelo, castello della dio-
s.

ottenne il vescovato,e poi vi sarà tornato cesi sua, ricevette l'omaggio e il giura-
nell'assunzione al pontificato del suo car- mento di sudditanza da quelli di Ripi
dinale), concesse indulgenze allo spedale altro luogo della sua diocesi". In breve,
della Misericordia di Siena; nel 1289 ne tuttociò riferisce pure l'Ughelli, assegnan-
concesse pure alle monache di s. Salva- do al iSoo l'omaggio di R.ipi, e dichia-
tore del castello di s. Severino (s' intende rando morto Laterio, per lui I, nel 3 1 4- i i

con altri vescovi, che si ponno leggere nel Sino al 1 3 7 non trovasi che Tommaso o
1

Turchi, Z>e Eccles.Cwitrinensis Ponti/i- Tommasio, morto nel i32g. Quindi nel
cibus, p. 2 34> »>a ivi Loterio è sottoscrit- 33 1 gli fu »ostituitoAdjutorio,alcui tem-
1

to f'/ci/er/wi. Si debbono però tener pre- po a sua istanza, ed a quella del capitolo e
senti i falli de'copisliede'tipografJ, che sic- del comuDe,un'ì alla cattedrale la chiesa di
come Uomini, eaì pure cadono in errori. s. Salouie, il sunnominato cardinal Deu-
76 VER VER
ciò. Il Cappelletti che riprotlnsse il suo Chiesa Verolana nel i384 lo scismatico
diploma, già pubblicalo dal Crescenzi , Nicola. Ma il vero Papa Urbano VI nel-
opportunamente sul contenuto del me- l'istesso anno nominò vescovo di Veroli,
desimo, osserva. »» Se non si sapesse d'al- Francesco I detto anche G.Francesco Bel-
tronde, che qui si tratta della chiesa riz- lauti nobile sanese, trasferendolo dalla se-
zata da'verolani in onore di s. Salorae , de diMonleVerde.epoineli SSylotrasla»
chi non dovrebbe conchiudere, dal teno- tò a quella diNarni,da dove passò al vesce»
re del recato documento, doversi inten- vaio di Grosseto. 11 suo successore fu e-
dere Maria madre di Jacopo e di Giu- letto dal Papa Bonifacio IX nel iSgG
seppe? Eppure l'inesattezza di scrivere nella persona d'un Bartolomeo, forse a-
e la spensieratezza di dare a Salonie il vendolo impedito prima o l'intruso Ni-
nome di Maria, o di alternare il suo nome cola o il prepotente scismatico Onorata
con quello di Maria di Jacopo, resero co- Caetani, o per 1' infelicità de' tempi si
sì comune tra'verulani s\ enorme sba- smarrì la memoria di altro legittimo pa-
gliOjchesenza por mente alle conseguen- store. Dello scisma delta chiesa di Veroli,
ze da me altrove notate (cioè con quanto dell'interdetto a cui soggiacque, del ri-

già dissi del suo opinare, anzi argomento torno suo all'ubbidienza di Bonifacio IX,
esaurito e giustificato, mediante le due e dell'assoluzione di quel Papa, parlai a
lettere dell'archivio Mellonj, che ripro- suo luogo di sopra. Bartolomeo il i.^a-

dussi) , la loro santa Protettrice è no- gosto i4i>^ trovasi nominato in una in-^
minata più comunemente Maria di Ju' dulgenza concessa a s. Martino di Val-
cono e Maria Salonie, che non col vero cussa nella diocesi di Fondi, e morì nel
e proprio suo nome di s. Salame ".Et- 1420. Papa Martino V a'19 settembre
guaimente del terremoto patito da Ve- 1422 dalla chiesa di Fondi trasferì a
roli nel i35o,che distrusse il tempio di questa Benedetto II, anteriormente ve-
s. Salome, del giubilante ritrovamento di scovo di Marsiglia , e sembra di nobile
sue sagre Ossa 7 ottobre, e del trasfe-
a' i condizione, descrivendone lo stemma l'U-
rimento loro nella cattedrale a's^ mag- glielli, che pure esibisce, poscia morendo

gio 1 352, ripetutamente già ragionai. nel «427, e non nel i437 come scrive il
Segnalato così il vescovato di Adjulorio, Cappelletti, seppure non è assolutamente
e pagato da lui l'umano tributo nel (354. fallo tipografico, giacché nel catalogo re-
nel seguente anno Innocenzo VI nominò gistra la vera data 14*27 P^l successore.
in sua vece Guido decano Morinense ,
Esso fu fr. Clemente Bartolomei roma-
cioè di Terouanne. A suo tempo, scrive no e romilano di s. Agostino, nominata
rUghelli, i canonici della cattedrale, a da Martino V a'3 dicembre, benemerito
questa nel 1 356 edificarono TurrisCani- per quanto già dissi e qui meglio i-ipe-
panaria. Morto il vescovo nel 363, indi i terò, prima notando che nel (4^9 donò

a' 13 giogoo Urbano V promosse a que- al capitolo cattedrale Gradnalia San-


sta chiesa il toscano di l'ralo Giovanni ctortim, et de tempore manuscript. ad
VI, che visse sino al i383. Il grande cantuin accomodatru-diiohus magnis va-
Scisma d'Occidente, cui inizi in Àna^ i luminilnis. Per le sue zelanti premure fu
gni, si elletluarono in Fondi colla pseu- compita la riedificazione della chiesa di s.
do-elezione dell'antipapa Clemente VII, Salome, cominciata nel i 35 contribuen- 1
,

Sebbene questi stabilisse la sua cattedra dovi nelle spese eziamlio per decorarla
di pestilenza in Avignone, nondimeno pel con magnificenza, quindi la dotò e prov-
polente suo fautore Onoralo Caetani con- vide di sagri utensili; inoltre ebbe la
(e di Fondi, esercitò autorità nella Cam- consolazione di consagrarla nel i449»
nauta; ed è perciò che ialruse uelhi s. goU'assisteuza diI>iirlo|lo(ueoGiovanui abr
VER VER 77
baie (li Casaraari, e nuovanienle in per- io co'cardinali neiraposlolica Sede va-
petuo r iiiù alla catleclrale. Defunto nel cante; il cadavere fu trasferito non nella
1457, a'i2 aprile Calisto III gli sostituì chiesa di s. Stefano di Rauco, e non in
Angelo Martino de Caccis J. /'. D., Veroli come dissi con altri nella biogra-
morto 1468. Nel i.° agosto gli succes-
nel fia,con prolissa iscrizione the leggo nel
se Uibano, per un triennio. Indi a'28 lu- Ciacconio, P'itae Cardinaliuni t. 3, p. ,

glio 147' ^'o. Paolo Ponziani romano, 608, erettagli dal detto Antonio e Satur-
che finì di vivere nel luglio i5o 3. Note- no Filonardi suoi nipoti ; ma bensì nel-
rò di avere registrato nel voi. LXXXIX, la cappella di s. Stefano della chiesa ar*
p. 121, descriventlo Sermoneta ed suoi i ciprelale di s. Angelo in Rauco , il die
Giovanni Lucci da Sisto IV fatto
illustri, ho avvertilo nel voi. XXVII, p. 286 ,

vescovo di Verdi, sulla fede del Pucclii, rilevando quanto fu contrastata l'epoca
2'catio degli iioniiiii illustri de Folsci, della morte del cardinale e il luogo di
p. 181, inoltre questi asserendo, benché sua tumulazione. Per cessione dunque
non sia dall' Ughelli individuato colla del cardinal zio, Antonio l Filonardi di
distinta uienzione del cognome. JMorto Bauco, ol dire dell' UghcHi, a' 12 agosto
Ponziani, a'4 agosto di detto anno Ales- 1 538 vescovo di Veroli e abbate
fu creato
sandro VI conferì il vescovato al celebre commendatario di Casamari da Paolo III
Ennio Filonardi [F.) di Banco diocesi (il quale secondo un niss. di Casamari,
di Veroli ( dopo la qual parola nella , che mi sta davanti, gli compartì l'episco-
biografia, avendo tipografi umniesso le
i pale consagrazione in tale anno), essendo
parole die scrissi col Cardella: e non già abbate di s. Erasmo di detta città. II
città dell'Abruzzo, e seguendo quelle., Cappelletti, come ho detto, propende a
nel regno di Napoli^ sembra erronea- credete che il vescovato verolano l'avesse
mente che a questo apparter)ga, perciò nel 1 546, e poi nel catalago con esso lo
ne fo avvertenza), per cui alcuni lo cliia- registra. Trovo nel ^\av\\ì\ySaggio di ra-
tuano verolano, ma poco avrà fatto re- gioni della città di Sanleo detta già
sidenza in diocesi, siccome inqiiegato in MonteferctrOj^.ioiyChe il cardinal En-

gravi aiìari per la s. Sede e nelle nun- nio Fdonardi vescovo di Veroli, ritenen-
liature, onde meritò che Clemente VII do questa sede, a' 2 agosto 538 fu no-
1 1

nel I 527 lo dichiarasse abbate commen- minalo vescovo e non amministratore di


datario di Casamari , e non Giulio II ,
Monte Feltro, e tale restò fino all'aprile
come vuole il Cardella nelle I\Jemorie 1546, e da quel giorno sino alla morte
storiche,dt Cardinali, t. 4) p- 67» il che 1 senqjlice amministratore, e lo prova an-
ripetei con lui nella biografia perchè ,
cora col gran sigillo in cui era inciso: /^c-
Paulo HI lo creò cardinale a'22 dicem- rul. Eps, Fcretr. il cui disegno riprodus-
bre i536, e nel i538 rinunziò al nipote se. Che ritenne per più anni l'una e l'al-

Antonio Filouardi la commenda, non il tra chiesa, bencliè poi col ten»po egli ri-
vescovato come riferisce l'Ughelli , per manesse prima di una , poi d'ambedue
avergli Papa concesso quello di Mon-
il morte amministratore. Mandòin
sinoalla
te Feltro; ma forse ciò avvenne nel 1 546 appresso a risiedere nella diocesi Fere-
secondo il Cappelletti, dopo essere stalo Iranainsua vece, quale luogotenente e vi-
munìfico culla cattedrale e coll'episcopio, cario generale, il proprio nipote ex fra-
per quanto riportai pure nella biografia, tre, Antonio vescovo di Veroli, a favoi-e
altrettanto dicendo l'Ughelli.
Morto a' 19 di cui avea per l'ionanzi rinunziala quel-
dicembre! 549, data da Cardella,riferita la sua I.' chiesa, coll'aspettaliva però di
per correggere l'Ughelli che la segnò nel entrare in possesso alla propria sua mor-
1546, iu Castel s. Angelo ov'erasi rilira- ie^ volendoue restar egli fiuchè viveva
78 VER VER
amminislrnlore.ll Marini ragiona d'una prodigio di Salome, di sopra narrato,
$.

disposizione d'Anlonio,quale luogotenen- nel i56o rinunziò la conimendii di Ca-


te e vicario generale diMonle Feltro e samari al nipote Fulvio Filonardi, e pas-
vescovo di Veroli de'29 ollobie i543 , sò agli eterr.i riposi. Già a' rc) giugno
falla in Sanleo.Qnesla memoria, egli di- i56o trovasi consagrato successore Be-
ce, è bastante a dimostrare che il cardi- nedetto III Salino di Fermo, d'esiuiia
nal Ennio avea giù rinunziata la chiesa pietà e rara dottrina, che intervenne al
di Veroli ad Antonio, il quale se ne in- concilio di Trento. Tornato in Veroli
titolava vescovo, ma il cardinale se n'era celebrò il sinodo diocesano in cui prae-
riservata l'amministrazione, perchè al- darà qiddem tum ad ecclesiasticam
trimenti il vescovo Antonio non avrebbe norinam resdtnendmn acco-
in cleruni
lasciato la chiesa di Veroli, fatta sua spo- modata sancìvit. Mori neh 567. In (pie-
sa, per venire a fare da vicario generale sto a' 8 novembre fu eletto Ortensio
1

in Monte Feltro. Era una aspettali va, che da Frosinone, nato da Bernardi-
Battisti
concedendo il titolo, per ottenerne il pos- na de Alexandris verolana (disceiuiente
sesso occorreva « la morte o la (li missione da un Antonio che fu castellano di Ca-
libera del possessore. Colla riserva e ri- pua nel 1477), canonico di Veroli, ar-
tenzione di amministratore, dimise poi la ciprete delia chiesa di Frascati , esimio
chiesa Feretrana a'7.5 aprile 1 549, dopo teologo e intimo famigliare del celebre
di che il gran cardinale rinchiuso (a'ag cardinal Alessandro Farnese nipote di
novembre) nel conclave del Vaticano per Paolo ili, che gli ottenne il vescovato da
l'elezione del successorediPaoloIll, am- s. Pio V. Vigilantissimo e dottissimo pa-
malatosi dovè uscirne e condursi in Ca- store, come lo qualifica il concittadino
stel s. Angelo, del quale egli era castel- cav. De Mattheis, celebrò due volte il si-
lano (con altri dissi ritirato in esso col nodo diocesano, nel 568 e nel i57 i,//»
1

sagro collegio, senza ripetere per il con- quibus tum ad cleri inslitiitionem tnin ,

cia ve, a vendo prove contrarie), ed ivi fini adpopuliniore<icomponendos,praecla'


di vivere a* 19 dicembre dello slesso an- ra edidit decreta. Scrisse e dedicò al car-
no e di età 83. Sembrami che meglio del dinal Odoardo Farnese un nobile Coin-
Marini, non potevano chiarirsi le discre- nientarium de rerum nni\'ersitatej e fon-
panti opinioni. Noterò pure, che fino da* dò il ujonastero delle benedettine di s.
tempi del cardinal Ennio, che si sottoscri- Maria de Franconi. Narra inoltre U- 1'

veva Cardinale di s. Angelo Ferulano^ ghelliil miracolo avvenuto nella 3.^ festa
come si trae dall' Angeli, Memorie sto- di Pasqua i58i. Cnni e nini in sacello
riche dello Sperone d'oro, si stabilì in Nominis Jcsu in ecclesia s. Erasmi iis
Veroli un Marco Tullio di lui nipote dichus maxima midtitudo convenissetad
del 2." ramo della famiglia Filonardi, ed ss. Hosliae adorationem, convenerunt
estinta la primogenita di Bauco, ne ere- etiam nonnulli jndaei aJidelibus invita-
le fortune e il fidecommissodi
ditò quello ti,qui ftdgentissimum sydus, quod eo-
Ennio, come da suo testamento del 1 54B. rimi oculos offt'ndcbat, in sacra Hostia
Quindi rimase estinto anch'esso ramo sul- aspicientes exclamare coepernnt, se^
,

lo scorcio del secolo passato,edil fidecom* et in Christo credere et haptizari velie ^


iTiisso fece altri passaggi per la linea fem- darà voce , quae viderant confitente s :

minina, e credo che terminasse coll'arci- linde plurimi a judaismo ad bapti^ma


vescovodi Ferrara Filippo, che celebrai accesserunt. Asservatur adliuc sanclis-
anco in altri luoghi; almeno egli fu l'ul- sima illa Hostia in labernaculo altaris
timo di sua branca. Antonio I fu nel 1 556 inajoris ejiisdem ecdesiae, in eaque quo -
testimonio della libciatiooc di Veroli pel tanni.'' proccssiones a clero el populo
VER VER 79
xolcninì pompa celchrantur. L' Uglielll delia sua raen«a contro gli offensori. Fu
ei'iò nella data elei miiaculo , avvenuto autore di quelle opere edite ed inedite ri-
a'26e27 marzo, feste di Pasqua deli 5^0, ferite dairUf-helli. Ammirato per profon-
,
come si ha dal processo autentico chiù- da e vasta dottrina, cessò di vìvere a' i5
|so a'27 aprile seguente con la serie delle agosto 1626, e fu deposto nella cattedra-
grazie e miracoli ch'ebbero luogo: la fa- le nel sepolcro da lui costruito perse e
miglia del neofìto tuttora esìste nume- successori , ove erano stati rinvenuti i

rosa. Lodalo pastore mori Ortensio nel corpi de' ss. Biagio e Demetrio martiri
j 594. In esso a' 2 ottobre gli fu surro-
1 (era noto, che dessi, come rilevai più so-
galo Eugenio Fucci da Tivoli, preclaro pra, si trovavano nella cattedrale medesi-
nel jus civile e canonico, già vicario ge- ma, una cappelletta sotterranea ,
cioè in
nerale del cardinal Bernerio vescovo di quale a' di n)g.' Astei, per rimuo-
tempi
Ascoli, di gran pietà pe'poveri e zelantis- vere degrinconvenienti, venne ricolma e
simo della disciplina ecclesiastica. Adu- in parte convertila ad uso di tomba epi-
nò due sinodi, mores clerìcorum corre- scopale: prima però si procedette a rin-
jcil,populum ad pietà lem suoexcmplo tracciare le ss. Reliquie, ed un'urna con
inflammavit, prò liberiate ecclesiastica lapide ov* era scolpita un'oscura iscrizio-
ìionnullas ah impiis pcrseculiones so- ne, contenente alquante ossa, e rinvenu-
sliiiuit^quihus tanquam auriirn in far- ta nell'altare della stessa cry/^frt, le quali
proba tus,ejus innocentia, ac i-itoe
ìiacc diedero luogo a credere appartenessero
candor magis e/n7Hj7. Portatosi a Tivoli a'corpi de'ss. Biagio e Demetrio. Perdu-
a riveder l'amata patria, s'infermò e vi rò tale pia credenza, finché per le lode-
morì nel 1608, tumulato nella chiesa di voli cure del benemerito prelato verolano
s. Croce da lui edifìcata a' cappuccini ,
Giovardi, recatosi iu Veroli il dottissimo
avendovi pure posta la 1/ pietra, con mg.' Garampi, questi chiarì l'equivoco
onorifìco epitaflìo espresso dall' Ughelli. incorso, poiché la male interpretata iscri-
A' 17 novembre di detto anno fu eletto fr. zione tutl'altro esprimeva. Siccome pel
Girolamo Asteo o Astei nobile da Porde- decorso de'secoli erasi smarrita pur anco
none diocesi di Concordia, minore con- la memoria del luogo, riuscirono quindi
ventuale e inquisì toregenerale nella dioce- inefficaci le praticate perquisizioni e se
si patriarcale d'Aquileia.Bcnemerito eze- ne depose il pensiero. Finalmente, in oc-
]antissìmo,nella chiesa di s.Giacomo(ossia casione della solenne traslazione del cor-
di s.Salome)a'i7aprile 1 6 icelebrò il sino-
1 po di s. Maria Salome al proprio tem-
do, in cui plura tum ad ecclesiasticorum pio, ravvivò di santo zelo il pio canoni-
vilam reale instituendam, limi vero ad co della cattedrale, già lodalo Tommaso
depravalos plehis mores reformandos, et Mellonj , e datosi egli a tutt'uorao a rin-
ecclesiasticam liher totem Jmmunilalem- novare le ricerche ,
giunse in modo pro-
que restiluendom dtcrevit. Colle norme digioso a' 12 giugno 1743, allo scopri-
del concilio di Trento istituì il semina- mento prima della sotterranea cappellet-
rio; addestrò il giovane clero negli studi ta, quindi delle casse contenenti i veri
teologici e filosofici ; predicando quasi corpi de' ss. Biagio e Demetrio martiri ,

ogni festa, istruiva colla divina parola il come da rogito e da analoghe i-


risulta
popolo ; fondò la prebenda teologale nel- scrizìoni, che escludono ogni dubbio sul-
la cattedrale, la quale con restauri a pih la loro identicità, e così ne seguì la solen-
bella ed elegante forma ridusse ; ottenne ne traslazione nel 1 746 al santuario di s.
dalla s. Sede l'insegne canonicali al ca- Salome, ove con essa Irovansi tuttora la
pìtolo della collegiata di s. Erasmo; ed somma venerazione ). L' ab. Cappelletti
io trepido propugnò i diritti episcopali e riporta la splendida lapide, che al vesco-
fio VER VER
To Astei i suoi correligiosi eressero nella virilirohore licei piiiriiiiis iinprìittt.<i
,

loro chiesa di Pordenone. Urbano Villa' ad^'crsis a perturba toribtn; vìndicavit.


5 del seguente selleinbre, elesse vescovo Finì sua vita nel marzo i68c),ecohso
Daglione Carradori da Monte Fano e cit- lenne pompa, accompagnata dal genera-
tadino romano, prelato di consulta, che le compianto, fu deposto nella cattedra-
nel 1627 tenne il sinodo diocesano, ed le. J\el 1690 a' 6 marzo gli successe il

a'5 giugno fu traslato alia chiesa di Mar- munifico nobile faentino Domenico Zauli
si (il C(ns\gn!ìn\ , Reggia Marsicana,\>\o- o de Zaulis , dotto giureconsulto e ver-
trae al 1628 il trasferimento al vescova- sato negli atlari della curia romana. Ra-
io di Marsi, ove morì nel i63o, zelan- dicalmente riparò le cadenti o mal re-
tissimo e amatissimo). A' 19 dello stesso staurate muraglie della cattedrale, la ri-

mese il Papa Vincenzo Lan-


gli sostituì dusse in più elegante disegno, ed abbel-
ieri d'Albenga filippino, il quale cle.rwn lì di facciata esterna marmorea. Inoltre
edocuity populusque ad pietatein cui- restaurò propinqua chiesa di s. Salo-
la

fMmrct'Ocai'/V, celebrò il sinodo nel 1629, me, chiamata pure di s. Giacomo, e l'au-
nella cattedrale eresse due cappelle, una mentò con fabbricarvi nobile cappella^
in onore de'ss. Biagio e Demetrio, l'allra alla quale assegnò pingui rendite. A' 28
per la B. Vergine, più una 3."" a s. Filip- oprile 1708 si dimise dal vescovato, ed
po Neri,cioè fabbricandola nell'episcopio. apprendo dal Marchesi summenlovato j

Lodato morì a'3 ottobre 1649 ® S'^'^s » che pio e dotto, fu fatto arcivescovo di
nella cattedrale. Dopo due anni e 20 Teodosia , vicegerenle di Roma e asses-
giorni di sede vacante, l'occupò a'aS ot- sore del s. Udizio. Due giorni dopo Cle-
tobre i65i Alessandro Argoli marsica- mente XI die' a pastore di questa chiesa
no, cioè di Tagliacozzo e cittadino roma- Lodovico Anselmo Gualtieri nobile or-
no, indi vicegerente di Uoma j virtuoso ,
vietano, che poi traslatò a Todi a'21
probo, prudente, morì in quella città nel gennaio 7 5; ed a' 7 del seguente ni;)r-
1 1 i

1654 tumulato in s. Maria sopra


e fu zolo fece succedere dal cugino di Zauli,
]V1inerva con iscrizione presso l'UghelIi. il patrizio forlivese Lorenzo Tartagni di

A'21 aprile i6'j5 il perugino Francesco Novadola già vicario apostolico di Fe-
,

li Lombardi, morto nel 1660. In questo rentino e poi di Fossombrone , non che
a'i5 marzo fu eletto Francesco 111 An- vicario generale di s. Ellera nulli us dioe-
gelucci spoletino, professore di giurispru- cesis di Toscana. Fornito di pietà, scieil-
denza nell'università romana e patroci- ta e zelo, celebrò il sinodo diocesano e
natore nella curia integerrimo. Dotato di quindi pubblicò colle slampe. Questo vi-

somma pietà, si affaticò indefesso al be- gilantissimo pastore per l'invenzione dei
ne del suo gregge regolandone i costumi, corpi di S; Salome, e de' ss. Biagio e De-
pel clero celebrando il sinodo dioce- metrio, eseguita al modo narrato, nella
sano che fece stampare, statuendovi uti- calledralesolennemente e coU'intervento
lissime leggi. Morì nell'episcopio nel 1675. ile'magistrali volle trasportarli nella con-
A'27 maggio di tale anno Clemente X lo cattedrale di s. Salome; cioè quella del-

fece succedere da Riccardo Annibaldeschi la Santa, il cui sagro corpo fin dal i 35 i

dellaMolara nobilissimo romano,chiarr era stalo collocato nella cattedrale, seguì


per virtù e pel governo di piìi città del- a'25 maggio I74'2)equclla de'corpi ile'ss.

lo stato: restaurò la cattedrale deturpa- Biagio e Demetrio nel 1746; e li collo-

ta dairanlichità, riducendola in elegante cò in due urne nella discorsa confessio-


forma, ed anco donandole sagre suppel- ne che precedentemente vi avea fatto c-
lettili. Con varie opere aumentò il semi- rigere, restando nella cattedrale il busto
natio, suiijiie jure tenacissiinu^i ^sacjniis colla Usta di s. Saluiue. Di più uobihlb
,

VER VER 81
la cattedrale cou anipliurla e abbellirla zione de Celestini, della quale fu rulli-
al iuodo suddescrilto. In flue volendo 11)0 prelato superstite. Benemerito pasto-
terminare nella quiete i suui giorni, ri- re, pio e dotto, mori a'28 dicembre 1 843 e
nunziò il vescovato, si recò a Forlì e ivi fu sepolto in cattedrale, ove una lunga
dopo un anno mori a'7 giugno 1752 e iscrizione meritamente ne celebra le lodi:

restò sepolto; di che fa memoria l'iscri- ii.>a leggendosi in essa avanti all'anno P'.
zione posta nella cattedrale di Yeroli a Kal. Jan., invece di collocarsi dopo
destra del principale ingresso, che può avverte il Cappelletti che induce in er-
leggersi in Marocco, ina per menda, for- rore come fosse morto
Gre» nel 1842.
se tipografica morto nel 1762.
, leggo gorìo XVI 22 luglio
nel concistoro de'
Con esso X Italia sacra termina la serie I 844 pi'econizzò vescovo Mariano Yen»

de' vescovi verolani che compirò colle


, turi di Costacciuro diocesi di Gubbio, e
JVolizie di Roma. A'20 settembre lySi leggo nella proposizione concistoriale, già
Benedetto XIV gli avea sostituito Pie- segretario del visitatore apostolico mg.*^
tro Saverio Antonini di Montalto nella Bellenghi in Sardegna, cameriere d' ono-
Marca, morendo nel 1761. A' i 7 agosto re del Papa nominato,
vicario generale
di queir anno Clemente XIll nominò di Forlì con detto prelato, e poi di Asi<
vescovo Gio. Battista Jacopini di Ganza- si, e nella sede vacante vicario aposto-

no, decesso a'24 marzo 1786 e deposto lico ; encomiandolo per prudenza, dot*

nella tomba de* vescovi in cattedrale. Pio trina, integri costumi, esperienza e ca-
VI a' 8 dicembre dello stesso, vi trasferì
I pacità. Pertanto pubblicò il o. 92 del Dia'
duEucarpia in partibus A.uloiVìO II Rossi rio di Roma del i844- " " 5 dello
<•'• 1

ferrarese. Uiferiscel'ab. Cappelletti." Vis- scorso ottobre partiva da Roma per por-
se nella sua dignità intorno a 26 anni, tarsi in questa sede vescovile di Veroli,
testimonio dell'avverse vicende, che lace il novello nostro pastore mg."^ Mariano
ravano in que'tempi la Chiesa universa- Venturi. Lo attendevano nelle vicinanze
le; senza che per altro ne sollrisse i dan- di Anagni (non di Anagni, ma di Fereo-
ui. Egli , co'suoi canonici e con tutto il tino) mg/ delegato di Frosinone, 1' arci-

clero verolano (però, dicono i verolani, il diacono d. Camillo de'marchesi Bisleti vi-

solo vescovo e qualche parroco presta- cario generale, ed il sig."^ Filippo Passeri
rono il giuramento, ed il rimanente cle- anziano del comune di Veroli. Pervenu<
ro, non requisito, se ne astenne), si lasciò to poi al limitrofo territorio d'Alatri, veo-
persuadere dalle sacrileghe istigazioni ue incontrato da' signori governatore ,

del general Miollis, e quindi mucchio se gonfaloniere, e da altri magistrati, cui fa-
stesso e la sua chiesa colla viltà del giu- cevano seguito il marchese Evangelista
ramento voluto da quell'usurpatore go- Campanari cameriere d'onore di Nostro
verno : e così la diocesi di Veroli fu pre- Signore (cioè segreto soprannumerario di
Servata dalle tribolazioni , che affissero spada e cappa, e lo è pure del Papa che
allora tante e tante altre chiese, incon- regna), ed il sig.' Francesco Mellonj, no-
taminate per la fedeltà de'Iuro pastori e bili verolani ; ed accompagnato da questi

del loro clero nell' osservanza de'propri giungeva il sagro pastore presso la città,

doveri. Con questa macchia Cim i suui fra suono de' sagri bronzi e lo sparo
il

giorni il vescovo Rossi nell'anuoiS i


2". de' mortari. Quivi concorse il clero ed
Restata vacante la chiesa, poco dopo il innumerabile quantità di cittadini, per
ritorno inUuma, Pio VII a' 26 settem- ricevere la pastorale beuedizione.Disceso
bre 18 i4 degnamente la provvide col- che fu dalla carrozza, entrò in città, ac-
l'otlimo d. Francesco Maria de'marchesi compagnalo da eletta banda musicale, e
Cipriaui di Norcia,abbale delia congrega- dagli evviva di tulio il popolo che ac-
VOL. XGIV. 6
82 VER VER
corse in fulia fino alla chiesa caltediale la la città, ed un'or» hesira presso all'epi-
e all'episcopio, ove ad una cjuunlilà di scopio allegrava di musicali concerti l'iu-

popolo fu disliiliuila abbondante elemo- numerevole popolazione accorsa ad ap-


sina.La citlà in quella sera mostrava il plaudire all'insigne prelato, e coli' incen-
suo giubilo, pel desiderato acquisto, con dio d'un variato fuoco d'artifizio davasi
una generale illuuìinazione. Il giorno se- compimento alla festa ". Ad encomio di
guente 7, fu quello in cui il nostro ve-
I SI lodato pastore devo rift-rire, come nel-
scovo compiva l'alto del solenne posses- la penuriosa stagione del
853-54, fat- 1

so. Dalla porla Romana sino all'episco- tosianimatoree capo delle opere di be-
pio la vìa era lateralmente ornata di fa- neficenza , con parte del proprio e del
ci , i balconi apparati , e sorgeva ntl- raccolto dalle elaigizioni de' principa-
la piaeza maggiore un arco magriifìco , li della città , aiutato da 4 zelanti re-
opera di Vincenzo Jannozzi pittore vero- ligiosi, aprì nel seminario ilìocesano un
lano. Al prospetto vi era dipinta laGiusli- forno, che somministrò ahbondonlemeu-
zia e la stemma del
Carità, e nell'alto lo te pane buono e salubre a modico prez-
novello pastore coll'iscrizione: Nirnium - zo; beneficenza, che coadiuvata ilal mu-
Expeciato Opliino Antistiti - Mariano nicipio con altre provvidenze per diverse
Vcnluri-S. P. Q. /'.Dall'altra parte opere istituite di pubblica carila, unila-
dell'arco era effigiala la Prudenza e la Co- mente badia
alle copiose limosine della
stanza, con altro slemma avente quesla diCasamaii, resero quasi insensibile l'in-
iscrizione: Ob- Graviaac Preclara Mu- fortunio. Ti ovo poi nel n. 178 del Gior-
nia - In Re Catholica - A Mariano Ven- nale di Bonza iS5^. » Il giorno 17 lu-
turi - Alacrìter Suscepla Fausleque Per- glio con istraordìnaria pompa nella cat-
fiincta - Vcrulariini Civiuni - J ola Pu- tedrale di Veroli furono celebrale l'ese-

llica - Aretini Erigi I oliiere. Altro ar- quie compianto vescovo di (|ueila cillà
al

co a pittura seguiva al prospetto della mg."^ Mariano Venturi, uiorto il giorno


chiesa della s. Protettrice. Neil' atto del l4- Dopo che il funebre convoglio ebba
possesso mg."^ Vescovo andava sotto il percorsa la città, fu cantata la solenne
baldacchino sostenuto dalla Magistratu- messa di requie, pontificando mg.' Tira-
ra, ed era accompagnato dal clero e dal- bassi vescovo di Ferentino. E prima della
la nobillìi. Entrato nella cattedrale, si consueta assoluzione il sig.' ab. Mattia
cantò soleiuie l'inno Ambrosiano, e quin- Mascalchi professore di eloquenza, reci-
di egli recitava un'on)elia, che fu di uni- tò la funebre orazione, mettendo in pie-
versale consolazione poiché in essa ac- ,
na luce le molte virtù, che distingueva-

cennando a qual modo si atterrebbe di no il Venturi, lì sagro tempio era stipa-


dolce e fermo governo nella sua chiesa ,
lo di popolo accorso a pregare la pace
ne fiiceva pregustare già , colle parole, de'giusli air estinto suo pastore ". Poco
quella dolcezza, che dalla sua benignità dopo il Papa Pio IX, nel concistoro dei
speriamo immancabile. Terminata que- 3o noveuibre i854|"'omulgò vescovo di
sta funzione , si porlo nella chiesa di s. Veroli mg.' Luigi Zannini di Jesi. Lo
Maria Salome, ove fece punlidcalc, ac- disse nella [iropusizione concistoriale, dol-
compagnala la messa da scella musica loi e Jiirix ulriusfjue, in (iiidiciidis lUritts-
vocale ed istromenlale. Dopo la funzione que sex US a e e tiani mo nia Unni confes-
tornò all'episcopio, accompagnato dal ca- sionibus,et in verbi Dei pracdicatione se
pitolo della cattedrale, e da mg.' delrga- laudnbililer exercnil, llinc viearii ge-
to apostolico
venuto nppositamenle da nera lis mime re in dioceesi Tiplieriid'
Frosinone a complimentarlo nella sua tensi per aimos cotnpliire.^ peifiinetus
residenza. La sera poi fu iihimiuata (ut- est; pò.s tea reiersus in patria ni ab Km*
f

V E n VER 83
rtr ^ri>.° E. Cardinali Corsi
Dn." S. /?. ospedale per porgere all'inferma umani-
lune episcopo Aexino, s. Scn'pturac pro- tà consolazione e soccorso. A cura del
fessor ac ree f or ser/ìinnriì-rollegiico/isli- municipio, alle *j pomeridiane, una bril-
tittiis liitjnsmodi ofjìcia nsqiie ad prac- lante luminaria, come nella sera antece-
Sfus ohivit. Vir grai>ilate,prtidenlia, do- dente, rallegrava la città, alle 8 s'iucen-
e Irina, niorum ìtonesta le, reruwque ex- diava elegante macchina artificiale ed,

ptricnlia praeditus , et in ecclesia siici s un globo areostalico innab.avasi : e nel-


ftinclionihus apprime versalus, dignus la sera del 3o tenevasi nel teatro del se-
propterea, qui dictae Ecclesiae Venda- minario letteraria accademia, intramez-
nae Episcopnni praeficialur. Indi
in zala da analogo coro musicale oda scelti
pubblicò il n. 2 del Giornale di Ro- pezzi ili musica, nella quale dopo un di-
ma del i855. « Il giorno ^4 del passato scorso del sig."^ d. Antonio Mizzoni pro-
jlicembre faceva il suo solenne ingresso fessore di belle lettere nello slesso gin-
in Verdi il nuovo vescovo di quella
,
nasio, belle e svariate poesie italiane e
ciltìi mg/ Luigi Zannini. Venne incontra- latine recitavansi in lode del novello pre-
to fuori di Porta Romana dal clero, dal lato, che i verolani non potevano acco-
governatore, dal corpo municipale e da gliere con maggiore dimostrazione di af-
vari signori. Indossati quindi gli abili fette e di venerazione ". Breve però fa
pontificali, procedette in città fra le po- il suo governo , e dopo avere fatto ese-
polari ovazioni , r armonia della civica guire de' considerevoli restaiu'i nel semi-
banda musicale, il suono giulivo di tutte nario, istituitovi un separato convitto, ed
le squille, e i colpi di mortari, dirigendo accresciute le scuole, per ispoulanea ri-

il caniniino verso l'I cliiesa cattedrale, nunzia si dimise dal vescovato, ritirandosi
sulla cui porta, come su quella della cil- in Roma. Si legge nella successiva pro-
!ìi, sull'arco trionfale appositamente eret- posizione concistoriale: yr7er dimissionent
to, e in altri luoghi leggevaiisi analoghe suain, libere ac spante in nianibns San*
iscrizioni. Giunto al duomo nuovo pa-
il clilalis Stiae factain,et ah Eadeni ani-
store, recitò alla presenza di grande mol- niìssam, nel concistoro de'2 dicembre i

titudine, cou)presa da singolare esultan- 1857, il Papa preconizzò l'odierno ve-


tSy una dotta omelia ; e cantati pontifl- scovo mg."^ Fortunato Maurizj di Colo-
caimente i primi vesperi del s. Natale ,
gnola arcidiocesi di Camerino ,
patrizio
recossi accompagnato dallo stesso corteo di quella città, dottore in filosofia, teolo-

all'episcopio, dove facea dÌ8[)ensare a'po- gia, nel gius civile e canonico, in cecie'
veri larga elemosina, ripetuta anche nei siasticisobeundis qfjìciis, inqne Dei ver-
dì seguenti. Nella stessa sera del suo in- bo praedicando, sacrisqne fìdeliuni^ ao
gresso, egli visitava le madri benedettine etiani monialinni eonfessionibus excl"
e il ven. seminario; nella notte assisteva piendis tolns fuit. Inter collcgii philo'
«'divini uffizi, e celebrava pontificalmen- sophiei,mathe<!eos, ac iheologici socio
te la i.' messa, la "3." all'aurora nella Camerinensi in wiivcrsitate adscilusf
chiesa della proteggitrice s. Maria Salo- sacrae Scriptiirae cathedrani os-
ibiqite
nie, e la 3." solenne aUe io antimeridia- see u tu SyConvisita loris dioecesani^exani i-
ne accompagnata da scelta musica voca- naloris cleri, orphanolrophioruni dire-
le e strumentale del maestro sig/ Cesare ctoris, et aliquando tllam prò vicarii in
Tabanelli chiudendo le indicate sagre
, spirilnalibus generalis nmneribits lait-

funzioni col compartire al popolo, più dabiliter perfnnctiis est. Canonicalu lan*
numeroso del di precedente la papale , dem,ac eliam coadiuloria ad archidia-
benedizione. Efìnolmente nel giorno me- conalum camerinensi in metropolitana
desimo del s. Natale, si condusse al ven. ad praesens urqne lionestatus ejusmodi
3

«4 VER V E R
exhibuil dortrinae^ gravila tìs, pruden- norevole titolo di città al castello di Mon-
tiae, morum honestalìs , rerumque uso te s. Giovanni, richiamandolo così allo
dexten'tatis, et praestantiae specimwa, splendore di cui godeva quando era prin-
ut dignus e.apropter sit censendus qìti cipale luogo del ducalo, che di Monte 8.

relatae Verulanae Ecclesiae in Episco- Giovanni chiamavasi, ben atto allora a


punì praefìciatur. Riferì poi il n. 2 del valevole difesa, ed illustrato eziandio dal-
Giornale di Roma ùt\ i858,chea'3 gen- la biennale dimora , accompagnata da
naio rEm.°carclinal Anton Maria Cagia- prodigi, dell'angelico dottore s. Tomma-
no de Azevedo, nella basilica de'»s. Xll so d' A quino[F.).(jùxÌ&v\i\o de'marchesì
Aposloli di Roma, consagi'ò vescovo l'en- del Fasto {V.), Clemente Vili lo riunì
comiato prelato, ed insieme a mg/ Cle- all'immediata sovranità della s. Sede.
mente Pagliari vescovo d'Anagni, ed a Colli: s. Lorenzo. Dauco: s. Angelo , s.
nag/ Pietro Sola vescovo di Nizza. Ogni Maria, s. Pietro. Ripi: ss. Salvatore , s.

nuovo vescovo è lassato ne'libri della ca- Rocco; vi sono gli agostiniani. Torrice :

mera apostolica in fiorini 5o, ascendendo s. Pietro Lorenzo. Falvaterra : s.


, s.

le rendite della mensa a scudi 200, se- i Maria Maggiore. Amara: s. Nicola. Pofi.:
condo la ricordata ultima proposizione s. Andrea, s. Maria, s. Pietro. Strango-
concistoriale. Però i primordii dell'episco- lagalli: s. Michele. Castro: s. Maria , s.

pato di mg.' Maurizj vennero contradi- Nicola, s. Oliva. Tali sono le parrocchie
stinti dalla munificenza del Papa Pio IX, della diocesi Verolana, secondo la Stati-
il quale perpetuamente donò alla mensa stica ddli853 summentovata, pubblica-
vescovile di Veroli un capitale consolida- ta dal governo. Di Falvaterra parlai nel
lo di scudi dodicimila. — La diocesi si e- \ol. XXV^Il, p. 278, ed altrove , dicendo
stende per circa 3o miglia, e contiene 1 essere tradizione che ricevè il lume della
luoghi compresa la città e sede vescovi- fede dall'apostolo s. Pietro , allorché si

le di Veroli. Essi sono: Frosinonc, resi- recò in Atino o Atina (della qual sede e
denza del delegato apostolico della pro- de'suoi vescovi l'Uglielli ne ragiona nel
'viucia, la quale facendo ora parte della 6, p. 4o6,
t. 1. 1 o, p. 1
9 deW'Italia sarra),
legazione di Campagna e di Marittima o non che da Maria Salome. Della nuo-
s.

felletriy in quest'articolo ne riparlai, ed va e vecchia Falvaterra e Fabrateria ne


in ambedue i seguenti, ciascuno avendo trattano il Couìalove, De Ilistoria Ter-
le chiese parrocchiali che nominerò, poi- raci/tesi; il Theuli, Teatro historico dì
ché due ricordati articoli si compene-
i 7 elle tri; il Ricchi anco nella Reggia dei
Irano con questo. /^rosmo ne : ss. Assun- Folsci, quale illustre colonia e munici-
zione collegiata, s. Benedetto, s. Maria. pio romano a cui appartennero parec-
Ceprano: Maria Maggiore collegiata,
s. chie distinte famiglie di Roma, dicendosi
di Rocco. Monte s. Giovanni: s. Maria il nome derivato dal fiume Trcro, oggi
della Valle collegiata,colla dignità dell'ar- Teleno, chiamandosi Fabra Teriajaini
ciprete, s. Margherita,$. Maria della Ven- sivuole stata anche sede vescovile, e che
dola, 8. Maria della Valle, s. Pietro; vi ne fu vescovo s. Magno, il cui corpo si ve-
sono i cappuccini ed hanno la chiesa di s. nera in Anagni, come già raccontai, ma
Gio. Battista (taccio i religiosi degli altri sono contrarie le testimonianze che il de
luoghi, se in essi ne parlai). Sebbene no- Magistris riporta a p. 77. Nella Civiltà
tai nel 2." de'ricordati articoli, che Gre- Catto lica^sevìe 4.', t. 2, p. 22 i, si legge
gorio XVI la dichiarò città, mi piace ri- un dotto articolo, in cui si dà contezza
portare il riferito nel n. 4o dell' uHìciale del libro ìntilohito:f marmi antichi di
Diario di Roma. Gregorio XVI con Fabrateria f ''etere, oggi Ccccano. Let-
breve de'7 gennaio 184^) concesse i' o- tera di Raffaele Garrucci della C, di
e

VER V ER Hi
Geiu all' Ecc.* flm.* di mg.' Giuseppe roli. Maestoso luogo famoso nella sto-
,

Berardi , sostituto delta segreteria di ria romana, celeberrimo e insigne net


sialo, Roma i858. In esso si dice , che fasti monastici, decoro della diocesi Ve*

ì monumeDti epìgraDcigiovano a scopri- rolana, e lustro della nobilissima provin-


re e detei-minare il sito dell'antiche città cia di Campagna. Di questo antichis-
e ad illustrare la storia, come si ha pure simo ed edificante archicenobio abbia-
da
da quelli di Fabrateria, di cui sapevasi mo: Monasterii s. Mariae et ss. Jo- ,

uiiicipìo de'volsci, ma ignoravasi pro- hannis et Pauli de Casaemario bre-


riamente ove surse , dubitandosi se le vis hisloria , studio et opera Philippi
memorate due Fabraterie Vetus elNo' Rondininifave nlini, digesta et illustra-'
va fossero veramente due distinte città la, Romae 1707. Con esso e cogli altri
o una sola. Primo a mostrare il silo di scritturi che nominerò, procederò in que-
Fabrateria P'etits fu il dotto frusinate sti cenni ,
profittando pure di preziose
cav. De Mattheis nella Dissertazione let- notizie ricavate dal suo cospicuo archi-
ta nell'accademia d'Archeologia (che tro< vio. Leggo nel cassinese p. Bernardo Cla-
vo stampata a p. 3o3 del t. 7 de' suoi velli, Arpino, ed i pili celebri
L' antica
^ttì: Sopra due iscrizioni recentemente falli di Caio Mario ec, quanto all' eti-
scoperte ed alle a nianifcslare la sede mologia del nome di questo luogo, ninno
dt'^li antichi Fabraterni). Poiché seb- dubitarechegli derivò dalla superba villa
bene Girolamo Àaiati avesse già
il eh. e palazzo, con bagni, che vi ebbea dipor-
nel 1825 pubblicato nel Giornale Ar- to l'arpinate Caio Mario 7 volte conso-
cadico la lapide (che leggo nel t. 28, p. le romano, poiché forse ivi giungeva il

349) l'ovata e comunicata da Francesco patrio territorio


, essendo avanzi di sue
•Gizzi da Ceccano) de' Fabraterni Vete- magnificenze parte di mura alte, archi e
res, avea nondimeno tralasciato d' indi- colonne marmoree, che a suo tempo d'oi
carne il luogo; ed il De Mattheis Io dis- gni parte si vedevano, intere e in pezzi ,
se in un fondu del territorio di Cecca- le quali attestavano di aver servilo ad

no, indi a quella ne aggiunse un' altra, onorevole slauzadel gran guerriero; dal-
da' due monumenti dedusse che il vero le cui rovine si edificò gli odierni oobi-
sitode Fabraterni f^cleres era in Cecca- lìssimo tempio e ampio monastero, tra-
no, e che quello de' Fabraterni Novi ne sformato cosi il luogo in sagra magione^
era distante circa io miglia. A queste che alla sontuosità accoppiando il diviii
due epigrafi, ora altre 9 ne aggiunse il eh. culto e l'esercizio delle più sublimi vir-
p. Garrucci , le quali ha illustrato con tù, di molto ne avanzò la celebrità e l'an-
dotti commentì, che ponno dirsi Tuniche tico decoro. Il Rondinini segue l'afferma-
pagine di storia e de'cittadini illustri re* tiva del Clavelli,econvieneche,«6zo/tV/»
stateci di Fabrateria Paciere, sollo l'iai- Caii Marii arpinalis romani consulis
pero , e contengono quaatu si riferisca domum indelieiis stetisse nonnulli prò-
dalla Civiltà Cattolica. diderunl, cujus adirne apud Arpinunt
quaedam supersunt vestigia. Locuni i-
Casamari. Basilica e monastero ahha-
psum inler genlilitatis errores Marti sa-
zìali di s. Maria e de ss. Giovanni e
crum,ejusq ne simulacro, et praenobili
Paolo f de' Trappisti Cistcrciensi del-
templuni religiosuin fuisse^ etc. Trovo
la stretta osservanza , nella diocesi
che il vescovo Corsignaui, nella Reggia
di Fé coli.
Mursicana, p. 143, chiama famoso que-
Casamari o Casamare oCasavaavo,Ca- sto monastero, abitato dagli osservantissi-
sae Mante, Casae Mario , Casac Ma- mi monaci della Trappa, detto di Casa-
t'ii, Cusemariuni , nel letrilorio di N^e- maro Casamari, nìc^Wo diCasamnia-
86 VER VER
r/o, ed anche Castinariu perchè prima ,
proporzione , scornicialo nella base e al
fu casa di deliziti di Cuiu iMurio , ed e- di sopra ove forse posava qualche cosa ,

l'avi uu tempio iunalzatd al falso Dio con 3 rose due a' lati ed altra al di die-
Marte. Senz'alile tesliiiioniuuze, che po- tro, enei davanti vi si legge scolpila la
trei aggiiiugeie, il JNeriui, De leniplo et seguente iscrizione; Felici Fictorio Firo
cocnohio ss. Donifacii e.L Alexii, scrive a Egregio Patrono Pro Mtrilis Ordo Ce-
p. Syo: Casamaru9, in a^ro /^erultmo, rentinoruin lìlarianoruin. Recatosi ia
ita niinciipalus a Cajo Mario arpinate Casamari il gesuita p.Garrucci, dolio ar-
romano consulc, qui ibi donititu in dtli- cheologo, la lesse ed esaminò, quindi pub-
ciis liahuit. Il RIarocco, Monumt-nd dello blicò colla stampa. Questo marmo fu col-
sialo Pontificio, l. 5, p. i i i, lipurla una locato nel portico della chiesa, qual mo-
liiuuugrafla di Casaiuari, da lui visitalo numento interessante, e fu pubblicatone!
e per favore del p. ab. INJicara per multi Bollet. delVIslit. di corrisp. Ardi, anno
giorni studiato , moouuieuti e
anco uè' i85t a p. IO. Tale popolo e tale municipio
uelle preziose pergamene stampa (aia la erano conosciuti dagli scrittori, ma finora
riuscì con diversi errori ne'uomi e molli nou si sapeva dagli storici ove situarli, per
tielle date), liferisce che il inona^lero «- cui il Cluverio scrisse ueW Ital. ani., p.
levasi sulle rovine delle campestri deli- 1 o45: Ficus iste quo silafucrit piane in^
zie di Caio Mario, e dal deslru lato del certuni c^^Dal pubblicato dall'encoiui alo
piazzane si osserva uu muro reticolato, p.Garrucci, e per altri argomenti, la villa

avanzo misero delle passale grandezze. di CaioMario si viene positivamente tra-


Noterò, che prima di giungervi si valica sformando nel municipio abitato da'Ce-
il fiumicello Aataseno su magnìfico pon-
realinl Marianij ed il medesimo sog-

te d'un solo arco, composto di grossi e giunge, che il passo di SUabone, ed due i

r|uadrati massi calcarei, opera antica ro- di Frontino, ricevono dal prezioso mo-
mana. Inoltre diverse lapidi , avanzi di numento Filtorio Felice la più sicura
colonne d'ordine dorico , greco e pesta- conferma. Osservò il Corsignani,che pres-
no, ricordano eziandio il luogo della vil- so la vicina montagna di Casamaro pru-
la del viocilore diGiugurta 'n\ Nuinidia duconsi erbe rarissime, e molto stimate
e de'Cimbri presso f^eronat del gran ca- da'botaaici di Roma e di Napoli. •£ po- —
pitano intrepido, che possedè il coraggio stoCasamari piùdi 4 miglia all'oriente di
in un grado eminente e raro , segnalalo Veroli, e più di o da Trisulti, e primeg-
1

e memorabile esempio delie instabili vi- gia fra le anlichitù sagre del paese degli
cende umane (ch'ebberola ventura cono- ernici; si dislingue per imponenza e giau-
scere gli attuali esemplari al)italori del ce- diosilà, avente r aspetto di vetusto ca-
lebraloluo»o,ec|uelli che prima di essiivi stello e d'un gigante masso di mura co-

vissero nella solitudine tra la preghiera lorate dairiinpruuta de' secoli. Il Rondi-

e contemplazione delle cose celesti ed


la nini ìoct\tihih,inter\>elera nobilioraqus
eterne); di (|uellu infine, per cui Giove Ilaliae coenobia aniplissi/niun Casae-
**ebbe anche il suprannomedi MaiianOy nnignum et singula-
niarii inonastcriunt
pel tempio che a quel |)adre de' numi e* rem ubique genlìum obùnet noinen.Ejus
l'esse.In vari teiupisi trovarono negli sca* situs anioenitaleni ci forniani elegantis-
\i falli sul luogo e ne' dintorni, pregevoli sime descripsit vir illustrissinius ideiU'
anticaglie j ed in quelloeseguilo nel 1 849 que tecliMinia praedilus eriulitione Jo'
sotto lu stiada pubblica, avanti al casale luinnes Clirislophorus Ballellus super
degli antichi abbali commeudatari , fu onines nuixinùClenientis AY(era stalo
tiKvatu uu piedistallo di marmo bianco, abbate commendatario nel cardinala-
largo « alto più di 3 palmi e grosso a to) a sccrctii- sacri cubiculi, ci domali-
,

VER VER Sf
cus ejusdeni hihUothecarius in Ms. co- contado di Scifelli colla bella casa reli-

dice actorum visilationiy monaslerii. =. giosa de'Iiguorini o redentoristi ) : cosi


Insigne, inquit, ac anticjuissiniuniCasae- sulla destra spicca l'antica rocca di Mon-
mar a coenohiuni in agro f^er ulano a te s. Giovanni, che rammenta la barbara
civilale trìbus passuum milUbus condì- prigionia ivi solferta dall'angelico dotto-
ium al. Superalo siqnideni, qui medius re s. Tommaso, non che il sani^uinoso
inlerjaccl, colle oleis , vilihus , aliisque eccidio di Carlo Vili. Finamente pro-
pomiferis arboribus ad copiani et anioe- spettando a levante la nobil città d' Ar-'
nitateni consito , ampia sed inacqua lis pino,$i delineano nel lontano orizzonte le
planities apparet vini frunienlìque fe- nevose cime della catena Abrutina che ,

rax, quani in lluatri forniam colles et dal mare alle prime vette Àpennine si
montes nndique coronane. In hujus fere stende. Si gimige adunque all'avanporti-
ìuedlo monasterium assurgit etc, Plani- co del monastero per una linea di 26 ba-
ties ipsa cuj'us non exigiiani parteni
, racche coperte a tegola, le quali lateran-
monasterium ampio murorum ambita do la sinistra deil'amiiia via, rendono
«i

occupat etexornat, Verulanae civitatis, utilissime a comodo dell'antica fiera che


Babuci, Montis s. Johannis, et Insulae a' 2 I di settembre festa dì s. Matteo an-
Sorae territorium finibus circumscribi- nualmente vi si tiene. Per lo stesso por-
lur. =. OlTre il Rondiaini i disegni ico- tico di ardita struttura , e coronato un
nograHci del prospetto e della pianta de- tempo da un loggiato analogo,
ha in- si

gli ediOzi riuniti, oltre quello della sola gresso al piazzale esterno del luogo, ove
basilica; non che altra pianta della chie- addossato ad un'alta parete di fIanco,ev-
sa e monastero di s. Domenico di Sora vi un getto d'acqua potabile per pubbli-

per essere uniti alla badia di Casamnri. co uso. Una foresteria, non facente par-
Clii movendo dalla parie orientale di Ve- te della clausura, ha rivestito colle sue
rdi per la nuova via carrabile, che a cir- mura l'accennato loggiato , le cui mar-
ca 3 leghe di distanza la fi ontiera del Liri moree colonnette tuttora spiccano fra
raggiunge, superatechesi abbia per buon l'interstizio dell'arcuate finestre. In fine
tratto fra una rigogliosa piantagione di ima estesa cinta di mura racchiude all'in-

ulivi e castagni le cime di un dorso, e la- torno 6 rubbia di terreno coltivato e al-
icìato il pittoresco villaggio di Colle Ce- beralo, costituendo e delimitiindo tutto
rardi, inaspettata gli si otfre dinanzi una quanto nella clausura contiensi. Belia-
tion breve e ineguale pianura , nel cui luenle prospetta il piazzale la vasta ba-
londosul declinar d'una pendice, l'abba- silica dalle gotiche arcate e vetrierea co-
Bia e archi-cenobio di Casauiari,a guisa lori, ch'è preceduta da un nobile atrio, in-
di feudale dimora, innalza le sue abbru- tercluso sul fronte da ferrei cancelli, cui
nite muraglie. Il torrente Araaseno, che vi si ascende per ampia gradinata. Dei
ne bagna l'estrema parte, si tragitta in prospetto esterno della basilica di Casa-
prossimità per antico ponte di sostruziu- mari, V Album di Roma nel t. 16, p. Sy,
ne romana, come romana è la foggia del- pubblicò il disegno, con articolo illustra-
l' acquedotto , che sulla destra lo latera e tivo e con belle fantasie, intitolato: Trap-
immette nel vetusto edificio, distribuen- pa di Casa/nari : Lettera del cittadina
do in tutti luoghi opportuni le sue prov-
i P. F. Lombardi min. coni', all' egregio
vide acque. Quindi , come distendesi la cittadino archeologo d.' L. Bassanelli di
prospettiva di sinistra, per una grada- Albano. A latri il dì delle Ceneri del
zione d'alti piani e colline, che iuerpican- 1849 (epoca repubblicana ). Di questo
dosi s'innestano da lungi colle antifalde trofeo religioso, capo d'opera d'archilei-
Apennine (ove a media distanza giace il tuia lombarda sui generis, se ne dice ar-
88 VER VER
chilelto, e insieme capo mastro un mi- da sette grandi , solidi , lunghi e snelli

lanese, quello di Fcrssamiova presso P/- pilastri per ogni parte, che sorreggono
perno, per la somiglianza della chiesa , gl'intercolonni di altrettanti archi acuti,
del chiostro, del capitolo. Ne osserva con i quali in varie maniere incrociano nel-
facondia la parte estetica il p. Lombar- l'ardita volta della nave media ed es-
di, e la trova propria de'cenobili che l'uf- sendo alti 88 palmi. Gli archi delle navi
fiziano. Pei«^la costruzione del tempio minori laterali sono sostenuti da colon-
dìFossanuovaè creduta posteriore a que- nette co' capitelli a foglie e capricci in-
sta. Contrassegni e memorie che l'archi tet- tagliali, con quegli occhi e con quelle fi-

to ne fu pure l'esecutore, $ono gli emble- nestre cos'i ben traforate, che formano un
mi de'capitelli, come compassi, archipen- lutto che rapisce e incanta. Eguale ordi-
doli e simili, ch'era solito effigiare. Prece- ne tenne l'architetto nella nave trasversa
de l'atrio o portico, a cui si ascende per o crociera. Oltrepassando nave caloidi-
la

2,5 gradini, l'ingresso della basilica, cor- ca, o crociera trasversale, che mette ca-
rispondendo nobilmente al tempio, nel po nelcorOjivi veggonsi gli stallielaborati
quale a sinistra mirasi su alto piedistallo con amore e artificio. JNella intersecazio-
Inmarmorea statua colossale eretta nel ne della nave media colla trasversale, e*
lyyG a Pio VI, con l'iscrizione riferita levasi un'elegante tribuna eretta da Cle-
da Marocco, corne vado a
l'altra di cui mente XI a foggia di tempio , tutla ab-
far Bene/adori
lìienzione, leggendosi: bellita di finissimi marmi, da 4
e sorretta
eximio, in grati animi ohseqnium di- colonne con capitelli d'ordine corintio,
cariint. Ed incontro, sopra una porla, talché sembra un prezioso gioiello custo-
trovasi la lapide nel i 724 collocata dagli dito in una vecchia teca gotica, come e-

Alias et monachi slrictioris olserv. ci- sprimesi il Lombardi, che inoltre os-
p.
.f/(;rc.g:rflt//a/?///;i,al cardinal Annibale Al- serva. j> Chi non vede gli oggetti se non
bani perpetuo commendatario, loro fau- superficialmente, o ne giudica solo colle
tore e propagatore, /if(/H.9 nion. ah incu- idee che hanno regnalo negli ultimi se-
ria honùnuni atque injuria temporiim coli sopra l'arie, per non dire contro r^ir-

mire deturpali ac misere dejccli restau- te cristiana,deve necessariamente tenere


ratori. Vi è pure il busto con iscrizione collocala qui assai male a proposito que-
del regnante Pio IX, di che io fine parle- sta tribuna di greco stile, che armoniz-
rò. La porla maggiore è assai maestosa, za cos'i poco con tutto ciò che la circon-
e degna del tempio cui dà ingresso, es- da. Io confesso di non |)Oler sedere a
sendo decorata dflUo slemma del cardi- scranna su lai materie artistiche, nulla -

nal Scipione Borghese l'arcata, sublime diin*;no considerata sotto un punto di vi-
per bellissimi fregi e cornici semicirco- sta lutto suo proprio, par verni di un effet-
lari di pietra ben lavorata. E ne' fianchi to sorprendente. Infatti il genio dell'archi-
incorniciata da bifilate colonnette para- tettura cristiana, onde avvicinarsi quanto
Ielle, in due gruppi, rientranti e svariate gli è possibile alla struttura u)isteriosa di
da rabeschi e frastagli , con capitelli di quel tempio eterno di cui Dio fu l'arte-
fogliami di gusto gotico, il tutto sull'an* fice, ha concepito due siatemi di edifizi
darnenlo di quelle cornici che nel secolo religiosi che e<[)rimono, uno l'idea della
XVI si posero intorno a'quadri più ce- penllenza e de'palimenli con rassegnazio-
lebri. Sotto il dello arco tra diver$i ge- ne sostenuti, alla quale si convengono le

roglifici trionfa la Croce, sovrastata da preghiere informate da una dolce tristez-


una stella. Il tutto di pietra delle vicine za e da una speranza melanconica e ge-
cave. L'ampio interno della basilica, a mebonda ; l'altro sìa immagine di quelle
forma di croce latina, è diviso in 3 Ot^vi gioie ineffabili e celestiali , che ot^co U
V F K VER 89
preghiera conosre, e di quelle estasi bea- pietlo coperto di cupola, tutta abbellita
te the i santi piegustnno tnloia su que* di finissimi marmi di vari colori, con 4
fila terra. Nella ba&ilica di s. Francesco in belle colonne, e pilastri di marmo nero
Asisi sono figurale queste due idee sisle» con capitelli d' ordine corintio,
a'Iati, e

(natiche con un edificio a due piani, cor- sormontati da tre monti e una stella, rap-
rispondenti a questo doppio concello: qui, prestati lo stemma di l'apa Clemente XI
se ina! non vedo, si ottiene io scopo con Albani, che la fece costruire, leggendosi
una sola. Dappoiché volgendo lo sguardo a al destro lato dell'altare: Clemens XI
quelle antiche pareti nu<!e di ognr orna- Pont. Max. Jnno mdccxi. A 3 ordini for-
mento e di qualsivoglia traccia di pittu- masi la scalinata per cui si ascende alla
ra, come in uno sfato dt doloroso abban- tribuna e ne costituisce la base. Ha l'e-

dono sodri una di quelle penose com-


,
difizio 54 finestre o occhialoni, però nel-
mozioni, di quelle amarezze recondite che la maggior parte chiusi. All'ingresso, so-
pesano sullo spirito e lo abbattono e lo pra la porta maggiore è un bell'occhia-

solcano al pari d'una meteora notturna.Lo lone, con due finestre laterali, queste e
pf)rti sulla tribuna? Tantosto il suo aspet- quello in oggi già rimessi a cristalli co-
to g;(io, splendido e ridente ti inebbria l'a- lorati. A capo sopra il coro, sulla faccia-
nima d'una voluttà santa ed incognita: es- mezzo vi sono un occhialone e 5 fi-
ta di

sa ti si appresenta come un bel giglio che una delle quali ossia quella di
nestre, ,

sorge frammezzo agli i'^pidi rovi deldeser- mezzo sotto 1' occhialone è chiusa per ,

lOjComeuna bella vergine vestita di lutto, esservi dinanzi la cassa dell'organo, la


come un genio celeste che splende fra lo quale però sarà in breve riaperta, quan-
squallore d'un carcere, con una corona di do si trasferirà l'organo più in alto, va-
gloria che sta sospesa fra'rigori e l'asprez- le a dire tra essa e l'occhialone, il quale
ze della penitenza. Or
quel gigho e se in uno alle 4 finestre laterali, due per
quella vergine, se quel genio e quella glo- parte, egualmente sono slate rimesse a
ria non sono immagini della preghiera cristalli colorati. Nella crociera o nave
del giusto che dall'esilio sospira alla pa- traversa, in fondo sopra la porta della sa-
tria; senon figurano una santa ispirazio- grestia evvi un altro bell'occhialone, e-
ne religiosa se il loro contrasto non è
; ziandio rimesso a cristalli colorati. Ma l'al-
l'espressione simultanea del doppio con- tro occhialone dirimpetto, parimente nel
cetto simbolico che rarcbiteltura cristia- fondo dell'altro lato della crociera, sulla
na vuole figurare nelle case dell'Altissi- porticella che conduce al chiostro, tro-
mo, io non so qual altro migliore e più vasi chiuso. Nella nave di mezzo le fine-
significativo abbia giammai a concepir- stre sono 26 (senza contare le nicchielle
sene. Ho detto che le pareti della chiesa esistenti sotto di esse), due delle quali
sono prive di ornamenti; ma ciò non de- (cioè le seconde sotto la tribuna e preci-
ve intemlersi di'lle estremità longitudina- samente rispondenti sulla cancellata) si

li nave traversa, ove sono gli al-


della sono riaperte e rimesse a cristalli colora-
tari. Il cardinal commendatario Anniba- ti graziosamente disposti, le altre restan-

le Albani, seguendo l'esempio del suo zio do ancora chiuse, ma sembra che verran-
Clemente XI, feceli restaurare, come ap- no a riaprirsi. Nelle due navi minori la-
parisce dal suo stemma ivi situato : fece terali, le finestre ascendono a 4) rna tut- 1

pitturare diversi quadri di qualche esti- te chiuse, come chiuse sono pure alcune
mazione,eledonò non pochi arredi sagri". altre finestre accanto ad alcuni altari e
Nel mezzo dunque del presbiterio s'innal- nella crociera. Somministrò i cristalli co-
va la tribuna di singoiar magnificenza e di lorati, e f,u-à altrettanto per l^finestre da
Gtlimo disegno, costruita a guisa di lew- riaprirsi, il valettle ravennateAnlonioMo-
90 VER VER
toni, che ili siffalli cristalli tiene nocredl- va a Pietro Perugino maestro di RalTae-
ttita fabbrica in Roma, della quale e dei- le. Nel i85i fu rimossa la tavola, e per

Ja sua perizia parlai culle debile lodi tiei gratitudine de'benefizi ricevuti, trappen- i

voi. LXXIII, p. 35j e 3")2. La lunghez- sir umiliarono al Papa Pio IX. Lo re-
za della nave inedia dalla porta (ino a' staurò il prof. cav. Francesco Coghelti,
gradini della tribuna è di palmi 201, e cattedratico in pittura dell'accademia di
da quella all'eslieniilà del coro ne corro- s. Luca, sotto la direzione del cav. Tom-
no altri 68, formando un lolule di palmi maso Minardi, allro professore di detta
269 romani. La larghezza è di palmi ^1 accademia emerito e ispettore delle pit-
circa, l'altezza 88, come già dissi. Le na- ture pubbliche di Roma, ed anch'egli lo
vi minori laterali sono larghe ciascuna reputò del Perugino o della sua scuola. U
palmi 4 e mezzo, e la loro volta è bas-
r l'apa fece collocare il dipinto nella sua
sissima, però corrispondente alla larghez- particolare libreria nel Palazzo Pratica'
za. La nave Iras versa o di croce, è lunga no, ove pure si ammira la superba col-
palmi i5o e larga 3o e mezzo. Oltre l'al- lezione de'quadri di Peter, discorsa in ta-
tare maggiore della tribuna, dedicalo al le articolo. Si può vedere il Rondinini,
ss. Sagiamenlo, vi sono altri sei altari si- cap. IO, Praesens forma Basilicae de-
tuati nella crociera, che addossati alle pa- scribitur. Egli dice, che nella crociera
7
reti, 4 fronteggiano l'ingresso, e 2 tengo- sonogli altari, compreso quello della tri-
no l'angolo estremo delle braccia di es- buna, il cui quadro credesi dipinto dal
sa. Sono decorati lutti di quadri buoni, cav. Giuseppe d'Arpino, sull'originale di
rappresentanti quanto vado a riferire. A Raffaele: (7«<J'/i hiiicab<;Lullsscferlur ah-
corna Evani^elii,i° Giovan- aliare, i s». baxcomniendalariusejui le/nporis, sub-
ni e Paolo fratelli e titolari, e sulla men- stilato exemplari. Gli altri 6 altari li ri-
sa anche un bel quadrello con s. Fdooae- ferisce disposti nella nave tras versa, due
na; 2." s. Matteo apostolo, che ha pro- dalla parte del Vangelo, due dalla parte
pria cappella; 3.° fuori della linea de'pre- dell' Epistola, et bina alia prope fineni

cedenti due altari e piti addietro, i ss. Be- ulriusque na%>is lateralis. Presso il 4-° ar-
nedetto e Bernarilo, forse del cav. Arpi- co della nave media ab apposito latere
no e stimalo il migliore degli altri. E' il fere in medio totus ecclesiae ambita ex-
quadro sovrastato da altro in forma ova- ciiatus est suggestus concionaiorius la-
le, copia della tavola che prinui era ap- pìdeas antiqae sed nobilis in primis et
pesa alla tribuna dalla parie del coro, del- eleganlifi structurae sub quo bina jacent
la quale vado a parlare. A conili Epi- conditoria concamerata , ubi antinuis
stolac'jt." aitare, la Natività del Reden- temporibus sacri libri custodiebantar,
tore e perciò esprime la s. Famiglia; 2.° quos prò velcri ecclesiae move e suggC'
i Giovanni Ballista ed Evangelista; 3.°
ss, sta recitari oporlebat. Ad una vecchia
aliare dirimpetto a quello de' ss. Bene- cancellata di legno, venue ultimatnenle
detto e Bernardo, s. Carlo Borromeo e; dall'alacrità del già lodato p. ab. Galluc-
8. Filippo iVeri, quadro de' migliori, co- ci, sostituita altra di ferro a stile gotico
me lo è il suddetto di s. Matteo. L'altare modellala, che abbracciando tutto il cor*
della tribuna non ha quadro. Un tempo pò della chiesa, prospetta e delin)ita a 200
ve ne fu sospeso uno con fucinelle dietro palmi dall'ingresso la clausura per inte-
alla facciata dell'altare dalla parte del co- rocouleimta nella descritta nave trasver-
ro, a due delle 4 colonnelli marmo ne-
fi sa. Del resto, tutte le pareti, i pilastri e
ro. Era una tavola roppresenlanle la B. gli archi sono a contestura di travertino
Vergine, o.n Gesìi ed il Battista, lenu- squadrucciato , da rendere solidissimo
to [)cr capo d'opera d'arie, e si ulliibui* quanto iniporlaule il ben tessuto lavoro.
VER VER 91
Appena passata la porlicella , che dalla to cleri el populiverulani stipante coeto,
cliiesa cuiicliice al cliiuslro, vi è un alta- accorrendovi a venerarle nella basilica i

re dedicato a' ss. Sotero e Caio maitiri, popoli circostanti , e dopo il vespero si

cult (juadi'o esprimente un gruppo di ss. restituivano alla cattedrale. Di più trovo
Beuedettiiii e deiroidine, oltre s. Anto- nel l'ai tra opera del Rondi nini, Otfs*. /li.zr-
nio e l'Angelo custode. E' questa una cap- tyribiis Johanne et Paulo eorunique ba-
pellina ove nella uolte ufTiciaiioi conver- silica in Urbe Roma, p. 20, che con più
si recitando in forma di coro alternativa- dilTusione ne riparla, dicendo essersi tro-
mente ad Pater ed Ave, non
alta voce i valo presente nel 706 a Casamari, quan-
1

che il rosario, e vi fanno eziandio la me- do d'ordine di Clemente XI vi si recò a


ditazione. La meravigliosa torre campa- descriverlo e illustrarlo, all' esposizione
naria, di forma (juadrilatera costruita di delle ss. Reliquie nella basilica per detta
grandi pietre rettangulate, s'innalza sul- festa, per la quale il Papa avea concesso
l'ultimo arco e pilastri della nave media, indulgenza plenaria iu forma di giubileo,

avanti quello della nave trasversa, r;2t2g/i/ facendovi eseguire le ss. missioni da'pii
quadrati Lipi (Ics ìiiolein conipoiiunt: ele- operai , onde vi accorsero circa 3o,ooo
vasi dal fornice e tetto della chiesa per persone d'ogni specie, in sagri pellegri-

4o palmi. Era sovrastata da una specie naggi con sodalizi flagellandosi, tra il cau-

di piramide alta circa 3o palmi, nella cui to de' sagri inni e la general coinmozio»
sommità spiccava la Croce di ferro, ves ne e di vote lagrime. — Dice il p. Lom-
siilo di nostra redenzione. Era una spe- bardi, la basilica, il claustro, il capitolo,
cie di padiglione alla moresca maiolicalo e un lungo fabbricato di gotico stile, at-
a colori che coronava l'edilizio. Ala que- tiguo alla parte esteriore della chiesa, che
sta sommità venne devastata da' fulmi* ora serve ad uso di granaio e sotto con-
ni,eriniasedecurtata per minaccia di ro- tiene ampie stalle, ma che in origine era
vina. Le due campane pesavano, la mag- il refettorio de'monaci, formano le parti
giore fatta dal cardinal Fiancertco Bar- più cospicue del grandioso gotico edifi-
berini abbate commendatario, 3oou lib- zio, la cui vista in seno a quell'apei ta so-
bre circa, e looo l'antichissima minore. htudiiie ispira venerazione e stupore, e
Inoltre il Rondiniui tratta nel cap. 6: Di- lancia T immagìtnizione a'tempi del suo
vorain Reliquiae, quae ad Casacinarii massimo splendore, in cui mille di que'
inonasteriuiiipertinent.tin\\Ci\iìMi\\\tmiA- venerandi solitari abitavanlo, e Pontefi-
tesene veneravano nella chiesa, per sagri ci, imperatori, porporati e nobilissimi ba-
doni de'Papi, ma ora poche ne esistono, roni venivano a venerarlo ed arricchirlo
dopoché il conunendatario cardinal Bu- de' preziosi loro donativi. Dopo la chie-
nelli nel i 572 le trasferì nelsanluai io del- sa, merita di essere osservala la grande
la cattedrale di Veroli, e collocò in appo- aula capitolare, veramente magnifica nel
sito armadio chiuso con due chiavi, una suo genere. E' un perfetto quadrato con
delle quali dovea custodne l'abbate clau- 3 navi eguali, cui archi acuti posano so-
i

strale di Casan)ari, 1' altra i canonici di pra 4 robuste colonne scanalate, cioè cir-

s.Andrea stesso, come già dissi ragionan* condate da un bel giro di colonnette, a-
doue in principio di quest'articolo, insie- dorne di capitelli con bei fogliami; e la-
me a i|uetle della ss. Croce, del braccio teralmente sopra capitelli di pietra scal-
di s. Matteo, e di notabile porzione del pellata somiglianti a capricciose menso-
capo de'ss. Gio. e Paolo, e queste tre o- le, che nell'intorno formano una simme-
gni anno nella festa dell'Ascensione dal- tria assai vaga. Il Marocco riferisce, il ca-
la cattedrale verulana si portavano ia pitolo avere l'aspetto d'un tempio il più
questa basilica iu solcuue processioue lo- elegante, foitualo alla gotica culla volta
9» VER V ER
che costiliìisce molli angoli acuii di pie- minare la contigua corsia, ornali de'so-
tra scalpelìcita , che hanno diramazione lili fregi tricuspidali, e distinti da 3 or-
nll'oi dine delle colonne che la sorreggo- dini di colonnette spirali e gemelle di
uo, le quali se«nbrano fasci di colonnet- singoiar magistero, tutte svariate nel la-
te; lateralmente posando su capitelli di voro e con vaghissimi fogliami, e da cui
egnal pietra, cheall'intoroo de'muri for- sidipartono per le variate cornici degli
mano un ordine vagliissitno. Questa gran archiacuti. Ogni balcone conta 6 colon-
.sala ha palmi 55 per ogni lato. In com- nette, cioè due per parte e due in mezzo,
plesso, l'elegante porta, le finestre, l'u- che reggono l'intercolonnio, intersecan-
nione delle lniee rette e curve co'loro an- do la luce. Questo claustro è lungo per
goli salienti e rientranti, formano un beli- ciascun lato circa 90 palmi, e venne ri-

lo, un'ottima distribuzione architettoni- sarcito e lastricato nel 18 26. Siccome la


ca, non facile a descriversi. Osserva il
p. chiesa, il capitolo e il chiostro somigliano
l,ombardi. Il capitolo era una parte es- perfettamente a quelli di Fossanuova, e
senziale di tutti gli antichi monasteri, perciò, come notai, vuoisi che uno fosse
giacché in esso solevano adunarsi i mo- l'architello del complesso d'ambedue gli
naci, tanto per trattarvi gli allori di mag- edifizi; piace tuttavia al p. Lombardi di
gior importanza, quanto per farvi seral- soggiungere: ma oltreché poteva facil-
mente, dopo la refezione vespertina , le mente l'uno esser copia dell'altro (cioè
conferenze eia lettura spirituale delle vi- quello di questo, come si crede, e già ri-
te de' ss. Padri. Una lampada fissa nel levai), non sono pressochèconsimili le par-
mezzo metteva un fioco chiarore,clie spes- ti principali di altri edifizi contempora-

so congiungevasi a'deboli raggi della lu- nei di colai fatta? « Noi vediamo lo stile
na furtivamente introdottivi, a rischia- univoco di que'secoli in tanti monu men-
rare que' taciturni ed immobili solitari ti depositari di quella generosa pietà che

bianco-vestiti, che sarebbersi presi per una insegnava a'nustri avi d'impiegarli brac-
radunanza di notturne apparizioni raccol- cio alla difesa della fede nelle crociale, e
te sotto quell'antiche gotiche volte. Il Ma- le ricchezze ad innalzar insigni basiliche
rocco, testimonio oculare, aggiuHge, su e fondare badie, per la redenzione delle
questo capitolo e de'suoi trappensi: olire loro anime da'peccati, come usavano e-
però il capitolo ch'essi vi fanno, si tiene sprimersi, che noi tuttora ammiriamo, e
seralmente una lettura sagra e ascetica, che pel loro colore storico ci destano sen -
che muove il cuore a tenerezza; si ricor- timenti di rispetto e di culto". Qui pro-
dano soltanto le massime eterne, e gli ef- lesta ilp. Lombardi, di non esser vagheg-
fetti della divina provvidenza, anzi d' al- gialore del gotico, ne rileva le stranezze,
tro non trattasi che dell'estremo fine de' che col suo bello in più luoghi ragionai,
mortali, ed il silenzio de'maestosi padri, dichiarando nondimeno: » ma non dee
di bianco vestiti, alla lettura egregiamen- negarsi, che un filare di colonne gotiche
te risponde, mentre un fioco lume collo- sulle quali nasce da un cespo di fcglie e
cato in mezzo pel solo leggitore accresce si diparte il consueto gruppo di archi di-
lina teira meditazione. Dalla porta, chiu- vergenti per ogni verso, coll'imitareuna
sa da cancello, si passa nell'ala destra del fila d'alberi quali co'loro rami vanao a
i

chiostro, quale pure è vasto e di figu-


il formare una volta, non porga un signi-
ra quadrilatera, avente nel centro una ficalo naturale ed espressivo assai più di
bella cisterna, e ne'lati i 6 vani a guisa di quello di Vitrnvio, che invita la fantasia
balconi, disposti 4 per 4 e coslriiiii alla a riconoscere nelle colonne greche tante
gotica, larghi palmi mezzo e (juasi al-
8 e matrone, negli andamenti dello scanala-
t^ellatilo alti, che hanno l'ulfii'iod'illu- ture le falde delle gonue, e uclle volute
VER VER 93
tìe'capilelli l'onde de* loro capelli". Nel- C Olio delCrìstianesimo{ChQleauhv'\aiìi\)
la suddetta ala destra del chiostro, per un fa del trappista moribondo. Egli giace
alto ingresso di pietra, che termina ad au- disteso sopra un poco di paglia e di ce-
golo acuto con cornici sporgenti in fuo- nere nel santuario della chiesa : i suoi
ri, mette ad un corridoio per cui si passa fratelli stanno schierati silenziosi d'in-
ad un orto e fiancheggia la scala del mo- torno a lui: egli viene invitandoli alla,
nastero, avente incontro in gaia simme- virtìi mentre la campana funebre gli
,

I tria la porta del descritto capitolo. Asce-


se le scale del monastero trovansì der- i
suona l'ultime agonie. D'ordinario toc-
ca a^viventi d' inanimire gl'infermi ad
ni itorii de'monaci, una buona e ben for- abbandonare con coraggio la vitaj ma
nita biblioteca, l'archivio, l'infermeria che (]ui ci si presenta uno spettacolo ben piìi
ha propria farmacia, anche per uso pub- sublime, il moribondo parla invece egli
blico, e da cui si trae modico profitto. Al stesso della morte. Posto già sulle por-
p. Lombardi fece grave impressione il te dell'eternità egli dee conoscerla mc'
e amposanlo de'religiosi: ecco come lo de- con una voce che suo-
gito ci' ogni al tro j e
£crive: » E egli situalo al fianco sinistro na, per così dire, da un corpo già mor-
della piazza, perchè la sua vista non è a to invita con autorità i suoi compagni
^

questi penitenti ingrata così, come a noi, ed anche i suoi superiori alla peniten-
che sogliamo asconderlo ne'luoghisùbur- za. Io meditava su questa verità, allor-
bani,e spogliarlo d' ogni immagine che ché una croce mezzo rovesciata che m'era
ci attristi. Quivi non olezzo di fiori, non dinanzi fissò la mia attenzione. Nell'ab-
lusso di marmi, non orgoglio d'iscrizio- bassarmi per leggerne la scritta ... mio
ni bugiarde; ma tulio è governato da u- Dio, the vedo! il nome d'un mio bene-
na severa semplicità. Un viale che mette fattore Quasi fuori di me per la sorpre-
!

capo ad una sagra edicola, ove sta effi- sa inaspettala, io caddi a' suoi piedi, e
giato \ì primogenito de' morti divide , pregai requie e pace allo spirito benedet-
per mezzo in tutta la sua lunghezza quel to , che forse invisibile mi si aggirava
campo funereo, e per largo alcune spal- d'intorno, e godeva di quell'estremo tri-

liere di mortella ne formano come tanti buto di riconoscenza. Un


rampollo del-
scompartimenti sepolcrali, sparsi qua e la nobilissima gente Gonzaga, dopo aver
lùda alcune piccole croci di legno alle figurato nel mondo, vestì le divise del mio
quali è momentaneamente eilJdalo il no- ordine, ove, or fa 20 anni, ebbi occasio-

me e l'anno del trapassato. Dopo averlo ne di sperimentarne la bontà. Tiallo poi


percorso da un estremo all'altro, io n)ì dui desideiiodi maggior solitudine, qua!
seder mai appoggiato ad una di quelle altro Ciniingio, si ritirò in quest'eremo,
spalliere, e mentre il mio sguardo errava e nell'esercizio delle più austere viriti, co-

incerto sulle croci, illuminate allora da- me poi seppi, consumò l'olocai^sto della
gli ultimi raggi del sole cadenleche pare- sua vita nel bacio del Signore, ed io era
va curvarsi ad adorarle, io riandava col- sul suo sepolcro. O mio amico! Quai le-
la mente le pietose e commoventi cere- zioni di disinganno non si apparano in
mouie che accompagnano questi virtuosi questa scuola! Dopo il brevissimo riso e
cenubiti nell'ultimo alto della loro mor- il lungo pianto della vila, Linquenda tei'
che sogliono incontrare con
tale carriera, bis, et domus, et placens - txor (Ora-
animo as$aitranquillo,sicconiequelli the zio), Un pugno di lerracuopre egualmen-
alliaver.'o le paurose ombre del sepolcri te le ossa del superbo mondano e del-
vedono in lontananza la bella e sertiA l'ignorato Trappista(F.)j e il nudo spi-
luce de' cieliparevami avere dinanzi
; e rilo, sulle ali delia virtù o del vizio, vo-
questa veridica pittura che l'autore del la in seno all'eternità". Il monastero, co-
t)4 V l{ R VER
me già Inclicat, non manca d'arrjtia pò- p. Lornhardt. »« L* austero fenor di vita
tabile, che qui giutige per acqnetlollo di de'lrappisti, giudicandone dalla nostra le-

materiale dello degli Archi da un 3." di ziosa <lelicatezza, sembrerà forsea toi co-
miglio in disianza verso la parte di Bau- me ad altri, che sia cosa la non più fa-
co, inlroducendosi nel claustro dopo di cilead imitarsi. Nientedi più assurdo. Un
aver formato una bella fonte, che oltre pocodi buona volontà, stimolala dall'ar*
di passare alla cucina si dirama per le al- dente desiderio di procacciarsi una feli-
Ire oflicine del medesimo. Un allo e luti- cita perenne, e avvalorala dall'aiuto di
go murag.lione laterale alla ptdjblica slra- lassù, basta ad operare quel prodigio, e
da, prima d'arrivarf al cenobio, lutto for- trasmutare di sovente un voliUtuoso si-

malo ad archi chiusi, tranne 4. appartie- barila in mi rigido trappista. Talvolta la


ne all'acquedolto, e l'indica l'iscrizione; posizione stessa elevata e soliuga del mo-
Benedicite Foutes Domino - Auspiciis nastero contribuisce di molto ad agevo-
j4nnih. Card, Albani.- Abbas et Menci' lare loro l'esercizio della preghiera, del-
chi- jéqnom vetuslatedilapsani- JVoi'a la contemplazione e delle altre virtù fa-

forma - Rediixeriint- An. mdccvi. Di- vorile della solitudine: e di ciò ne fa le«
nanzi al .° androne, comesuol dirsi, che
i slimoniaiiza tu» solitario non sospelto,seb-
melte poi al piazzale del mojiastero e bene non penitente, qual è G. G. Rous-
chiesa, vi è la Itinf^a Illa delle descritte seau nella lettera 23.' della sua Eloisa,
baracche. Rimarca Marocco, (he pub- laddoveparla de'Iuoghi elevali e solitari,
blicò il tomo che cotiliene l'articolo nel Colassìi mi si diede a conoscere, e mi
1834, dalla vastità del suindicato antico si dispiego innanzi sensibilmente in quel-

refettorio ,
ognuno può congetturare la l'aria così pura la veracagione d'esser-
molliludine de'primitivi venerandi soli- mi cambiato d' umore , e di avere riac-
lari, essendo Iradizione tra gli odierni es- quistato quella pace del cuore, che da
sere giunto sino al numero di mille, ed tanto tempo avea perduta ... Dove l'aere
allora vi fiorivano soltanto 4o trappen- e puro e sottile, si sperimenta maggior
si conversi e coristi, i quali con 1' ausle- facilità nel respirare, maggior Icggerez-
rissimo ed esemplare tenore di vita, cor- za nel corpo, pili serenità nello spirito,
lesemenle accolgono frequenti i ospiti vi- nien vivi si provano gli slimoli, piìi mode-
sitatori del luogo. Egualmente scrisse il rate le passioni. Le meditazioni vi preu-
Castellano nel 837, Lo Stato Pontificio,
1 dono un non so qual carattere grandio-
p. 225, ili questo istituto Irappense, es- so e sublime proporzionato agli oggetti
sere rigido ed esemplare il lenor di vi- che ci toccano, e s'insinua dentro di noi
ta che menano i solitari, presso quali i un non so qual tranquillo piacere che
con particolar cortesia vengcmo accolli i non ha niente di sensuale. Pare che in-
frc(p>eiHi ospiti. Il cav. Palmieri, nella nalzandosi sopra il comune soggiorno
Topografia statistica dello Stalo Pon- degli uomini, si lascino indietro tutti i

lifìcio,\ìnv. 3,p. 1 97,disse nel 1 858: Fiori- sentimenti bassi e terreni, e a misurache
ronoinCasarnan uomini sommi per dot- uno si avvicina alle regioni eteree, l'n-
Irina e per pietà singolare, e que'buoni ninia vi contragga qualche cosa della
Zi monaci che tuttora (non 3r,ma 43 inalterabile sua purezza. Noi ci accor-
erano Irappensi neh 858, fra coristi e
i giamo d'esser scrii, ma senza malinco-
conversi, e in quest'annui 859 sono 3r)) niaj pacifici, ma senza indolenza: lutti
con attività incredibile si occupano a van- ^idesiderii troppo vivi si rintuzzano, per-
faggio degli abitanti delle vicine campa- %lono quelC acuto siimelo che li rende
glie,, a coloro che vi si conducono prodi- tormentosi, non lasciano nel profondo
gnno In più corlcscospilalilà. Dice poi il del cuore se non una leggera e soave
VER. V En 95
tommozìonej quincli avviene che contri- per es<<eie ad essa vicina e nella sua dio-
huìscano olla felicità dell' uomo anche cesi, eperchè molte sue notizie le sono
passioni stesse., che per altre sogliono
le comuni; finahnente, eziandio quid monu-
essere d'altronde il suo tormento. Oiìà'è mento del medioevo, che la stessa Rfi-

$
che monaci dilunga iiclosì saviamente ila
i

que'Iuoghi, ove La terra molle e lieta e


ma non può varitaie. Egli è per tuttoque-
slo, che io tiebbo sebbene in breve, e-
,

dilettosa - Simili a se gli aùitatorprodu- stendeimi alquanto nel ilarne una mo-
ce (Tasso 1,62), si elessero profondi de- nografìa. Imperocché il cistcrciense ve-
serti, antiche foreste; e quali aquile con- scovo di Badajoz d. Angelo Manriquez, di
lemplalive posarono i loro voli sui sagri Casamuri ne tratta ne suoi /4nna li de' Ci'
orrori dell' Alvernia, nelle erme spelon- stercicnsi, ma egli mori nel 1 65^ circa.
che di Subiaco, sulle velie diMonte Cas Il suo storico Rondinini pubblicò l'opera
sino, e sugli altissimi gioghi di CamaMo» nel 1707, perciò non potè ancor lui ra-
h, donde si odono gli ultimi rniuori del- gionare della 7>^^^;<7, la quale, come no-
la terra , e i primi concenti del cielo". tai in tale articolo, e meglio vado a de-

L'nniicliissimo cenobio di Casamari,già scrivere, fu introdotta in questo santo


fu beala stanza (.WHtiicdelti/ii cassinensi, luogo nel 1717. Quindi tosto si pubblicò:
poscia òt Cistcrciensi, ed ora degli osser- Br< ve ragguaglio delle Costituzioni del-
vanti la regola più rigorosa di Cislello le Badie della Troppa di Duonsollazzo
che dicendosi volgarmente Irappen-
(/'.), e di Casomari della stretta osservanza
si, di Troppa ha preso il nome. Nel de- deWordinc Cistcrciense, scritto dall' ab-
corso di tanti secoli borirono in que- bate di Duonsollazzo d. Giacomo, al-
st'eremo uomini insigni per pietà e san- l' Em." e Rcv° principe cardinale /An-
quanto a'irappensi poco co-
tità di vita (e nibale Jlhani, Firenze 1718,
nosciuti, pel sublime concetto: Che non Nelioo5 i veroiani sacerdoti Bcnedel»
cercano onori e gloria in funesto mondo, te, Giovanni, Orso e Azzo, mossi dal di-
e molto meno dopo mot ti! ). per talenti vino spirilo a menar lila veramente ec*
e natali illustri. 1 l'api parecchi ne tras- clcsiustica ed eremitica, abbandonando il

sero per elevarli ad eminenti dignità ec- mondo si ritirai ono,col pei messo del pro-
clesiastiche, e per in)piegarli in servizio prio vescovo, che a ciò gli avea esorlati,
della s. Sede. Al presente non è più nu- per non aver che il nome e l'ordine di
meroso come per l'addielro; vi è però in chierici, nel vicino luogo di Cosa Mario
pieno vigore, anzi in inciemento la mi- o C<7y<7/77fl/v7, quindi Casa Morie Casa-
rabile osservanza religiosa, congiunta al- mari, già magnifica villa di Caio Mario.
l'esercizio di edificanti e feconde virtù, Vi trovarono uiolle case e altri edifizi di-
olla contemplazione e alla pteghiera, fe- ruti, e gli avanzi del tempio di Marie sul
licemente conginngcndo l'attività inde- quale vi fabbricarono una cappella imi»
fessa a benefìzio degli abitanti delle cam- tolitla a'romani fratelli ss. Gio. e Paolo
pagne circonvicine, la gentilezza njona- martiri della famiglia Orsini. Tanto si

stica a vantaggio degli ospiti. E' l'unica ritiene inCasamari, e tanlo afferma l'U-
Troppa dello stalo pontifìcio, quindi un ghelli, Italia sacra, t. i p- SSg, se- ,

suo illustre pregio conveniente al centro guilo anche dal p. Casimiro da lloma
rfel caltolicismo, ove esistono o sono rap- nelle Memorie. Il p. Clavelli, L'Antica
presentali tulli gli oidini Religiosi, an- Jrpino, p. ig, errando però nella data
che Solitari j ornamento virtuoso e
fa IO i5 efacendo costiuire il monasteroda'
t'iejce benefica alla Campania papale; e divoli normanni che signoreggiavano le
forma gloria per Verdi, da cui è deriva- vicine contrade, indi accresciuto da' ve-
ta la sua prin)iliva origine, non meno che roiani sacerdoti rilirativisi a vila esem-
96 VER VER
piare e religiosa; e questo pure è iiiesal* qui non vi è contrasto, perchè si parla
lo, per quanto dirò} forse poi fra'benefijt- dell'erezione del monastero, non dell'e-
tori che contribuirono all' erezione del poca che vi die'origine, che per altro do-
monastero, può darsi che vi concorressero veasi conservare con dichiarazione. Poi
anche nuriiiat)ni, die tante chiese e mo-
i nel u. xiii, eh' è il t;italo dal Cappellet-
rtunienli monastici innalzarono. Il Uon- ti, trovo il detto brano riferito da lui, e
cliinni nel cap. 2: Inilia,et profccCus Mo- dal Itoifdinini , il cpiale però si corresse
nasterit\ allegando un antico codice ma- al modo che dissi ed in cui leggo: Anno
nu exarato carclìnalis Baronìus^ ove si Millesimo Quinto Lidictione UH, col-
legge la data dell'origine, ossia della vo- la chiamata d'un asterisco iu margine

cazione di quattro sacerdoti verolani, ri- MXXXVi; ma in fine si dice in quell'an-


porta: Aiinoah incarnatione Domini Na- no io36 ricorrere la detta Indizione {yhe:
siniJesu Christi millesimo Iricesimo se- cominciò, secondo il Cappelletti, col i."

xlo Jndictioiie quarta, che invece è la da- giorno dell o35), ed essere la data della
ta della posteriore loro professione mo- fondazionedel monastero. llBaronio con-
nastica, come proverò. Infalli il ouedesi- tinua a riportare le successive notizie del
UJo Rondinini, ntW Addenda et corri- monastero rifabbricalo coU'odierna chie-
genda scrisse supple in margine j ita
, : sa. Adunque a me sembra, che la carta
codicem corrigendum duxit cardinalis allegata dairUghelli, all'epoca del ioo5
Jiaronius ,
quuni Millesimo Quinto
ibi attribuì genericamente quella' del mona-
scriptum sit. haoiìde pare che non del tut- stero , senza esprimere che fu piuttosto
to giustamente l'ab. Cappelletti sullodalOj il principio a cui più tardi die'origine, e
Le Chiese d'Italia, t. 6, p. 479> "on ab- perquesto doversi preferire al detto e poi
bia voluto aamieltere all'annoiooS l'a- contraddetto dal Baronio, la correzione
nonimo vescovo registrato da Ughelli fra* del Rondinini. Il Corsignani,fìeg'g/tìt Mar-
\escovi di Veroli, sull'appoggio d'un'an- sicana, p. i45, anch'egU riferisce, che il

tica cronaca, implicando la fondazionedel Baronio registra la fondazione del mona-


monastero, per essere avvenuta 3o an- stero nel IO 36 correndo la tv indizio-
ni e piùdopo il racconto che ne ha re- ne, quantunque in un'antica cronica si
lazione, quale è portato dal Ijaronio e
il legga io5, e con quest'anno si veda no-
I

dal Mabillon ben diverso. Per ciò vol- tata dairOgheili; ma benché citi e abbia
le riprodurlo, ed è quello identico ri- letto il Rondinini, non si avvide che an-
ferito dal Rondinini; se non che ripeten- co egli la riconobbe, neW addenda etcor-
do l'errato anno, da quello storico cor- rigenda, (itWa quale nulla ne dice. Del
lello,anche il Ca()pelietti ripete: An- resto il Rondinini, col testo del codice,
no Millesimo Trigentcsimo Sexto, invi- oUre il perchè i verolani preti si deter-
tamlo il lettore di consultare il Mubillon n)inarono a ritirarsi. Erant in civilate'
negli Annali Benedettini, ed il Barunio l'erulana quidam boni meriti clerici^
negli
Xiii.
Annali ecclesiastici, anno o3o, n.
L'ho ubbidito per quest'ultimo, per-
t qui servanles praecepla Dominica, divi'
naqne judicia mcditantes, ac dicenles:
I
chè li posseggo, del Mabillon, quanto a' Fae nobis j qui nomine clericatus ha-
benedettini, solo avendo gli Annali de' lente sofficium, vitam ncque canonicani,
San li Benede Itini, col le Prefazioni, ol t re ncque monasticam ducimusl Quid de
oltre opere. Quindi nel t. XI
Anuales
, nobis erit, quid in exlremo die turi su-
Ecclesiastici, n. xii: Demonasterio Ca- mas examine? ad cujus auxiliuin con-
saemarii, Baronie lo dice eretto nel-
il fugiemus ? Jaciamus nobis amicos de
Vanno millesimo quinto, e poi lislabili- mammona inquitatis, ut quum ab Une
»ce l'auno Millesimi trigesimi quinli, E vita migrayerinius, recipianl nos in ac-
VER VER 97
terna lahernacala. Tnlia animo voh'cn- diocesano Gerardo ; e quivi diedero ca-
Ics ninne dicenUs, adjnnclis r/uibnsdatn nonicameute principio alla comune os-

laicis fidelibus ejiisdem ch'itati s, vene- servanza monastica. Insomma questa so-
rimi ad funduni qui dicitur Casaema- litudine ebbe origine nel ioo5 da'detti
rii in territorio Verulano. Dopo aver- ecclesiastici verolani , che essendosi poi
vi fabbricalo la già tueniorala cappella, moltiplicati, nelio36 presero abito mo-
idearono di erigervi contiguo un piccolo nastico, e allora divenne casa monastica.
monastero, ma alcuni di ^loro per vari Non credo il riprodurre come
superfluo
anni intanto presero abitazione presso il cav. Mellonj nel suo mss. narra
1' origi-
la

vicina chiesa della Madonna del Reggi- ne di questa gloria patria.» Erano a que-
mento posta sur un colle', 5oo passi di- st'epoca in Veroli (allude ali oo5) cpiat-
stante dal luogo ove poi fu eretto il mo- tro benemeriti ecclesiastici, ed avevano
nastero di Casamari, a cui in seguito fu nome Benedelto, Giovanni, Orso ed Az-
unita; ed il Rondinini che ne tratta nel zo, e concepivano o meglio ispira vanii nel

cap. 1 1, in uno alla chiesa di s. Croce, progetto di menar vita claustrale, e sen-

questa lungi circa io passi dalla basilica, za prevedere i futuri fasti dell'opera lo-
ilcui suolo fu poi convertito nel discor- ro si davano con mezzi propri e con sus-
so cintiterio, esibisce l'iscrizione postavi sidii di altri divoti concittadini ad erige-
dal conunendutario cardinal Francesco re una chiesa con alquante celle sulle ro-

Barberini nel i 666 per averla restaura- vine di vasti fabbricati nel territorio esi-

la, ac sacris Iconihus decoravil. Passati stenlij volgarmente appellati di Casania-


circa 3o anni si unirono a'primitivi altri rio, la ctii origine mal nota in que'secoli

sacerdoti e laici verolani, per imitarli nel d'ignoranza , conservò fino a noi la sud
tenore di vita solitaria e penitente, qua- i tradizionale denominazione. Inlanlo che
li formatisi incongregazione, coll'annuen- fra lo spazio di alquanti anni procedeva
za del vescovo di Veroli, d'unanime con- l'opera pia, dessi andetteio a vestire l'a-
senso si dierono a vita claustrale appro- bito benedettino nel prossimo monaste-
vata dalla Chiesa. Questa risoluzione ef- ro di s. Domenico in lenimento di Sora,
fettuarono col recarsi nel celebre e flori- e ciò seguì definiti vameute prima dell'aii-
do monastero di s. Domenico abbate di noio35. Dedicata quindi l'eretta chiesa

Sora nel io36, posto due miglia dislau- a'ss.Giovanni e Paolo, aumentati di nu-
te dalla città, a ricevere l'abito nero mo- mero, creato Benedetto, uno di essi con-
nastico colla regota del patriarca s. Be- fondatori, per loro abbate, consegnarono
nedetto, dalle mani del ven. ab. Giovan- alla memoria de'posleri questa splendida
ni Ceverando, già discepolo di s. Dome- pagina della Verolana istoria"; Ben pre-
nico morto 5 anni prima, e deposto nel sto monastero acquistò rinomanza per
il

sotterraneodell'antica chiesa gotica. L'ab- la santa vita de' monaci fondatori e per

bate Giovanni approvò tutto, e dichiarò la dottrina che presto vi fiorì. Il Rondi-

i.° priore abbate del nuovo monastero nini ragiona nel cap. 12: Priontni Abha-
che doveasi edificare in Casamari, Bene- inni series, qui Monasteriuni rexerunt.
detto!, nobile verolano, ch'era il piìi vec- Nel cap; 'j-.Elenchus Ecclesiarum, qnae
chio de'4 sacerdoti fondatori (tale alcu- Monastero subditnesunt; furono :i3,fia
no disse anche il ven. Giovaiuii Beveran- le quali s. Ippolito di Veroli e s. Vito nel
do, pel suo operalo). Ritornali essi in Ca- suo territorio. Nel cap. 8: Bonn et /ura
samari, fabbricarono monastero che a-
il Bloiiasterii, compresi quelli del territo-
V(;,ino ideato fin dal oo5, con più como-
i rio Verolano. L' abbate Benedetto I ri»
da chiesa, col precedente titolo de'ss. Gio. nunzio nel o4o, e per avere Dio, pe'suoi
i

e Paulo, e la fecero dedicare dui vescovo meriti, dopo morto, operato alcuni sire-
VOL. ICIY. 7-
gb V E R VER
pilosi miracoli, il popolo gli die' il titolo aprile i'2i7. L'abbate Orso accrebbe le

di Ideato, secondo l'uso di que' tempi. Il possidenze, in uno alla chiesa di s. Ste-
suo corpo s'ignora ove fu deposto, come fano presso Rauco. Durante il suo regi-
pure quelli di altri abbati , non che di meinsorsero disordini nel monastero, per
quelli clie divennero vescovi di Veroli o cui voleva rinunziare, se non s'interpo-
altre diocesi, parimenti sepolti in Casama- nevano Alberto vescovo di Veroli, Gior-
lì,come rileva Rondinini. Nel detto o4o i dano governatore di Campagna, ed il car-
diventò 2.° abbate Giovanni I verolano, dinal Chalillon, che divenne Urbano II
il quale verso il io45ampiiòeabbeHì con nel 1088. Però giunto a decrepita età ef
pittare la chiesa, vi aggiunse 3 altari ia fettuò la sua rinunzia. lu sua vece gli fu
onore di s. Maria, di s. Pietro, di s. Be- sostituito nel 1095 per 4-° abbate, Ago-
nedetto con finestre di bellissimi vetri
,
stino I di Capua, che dotto e di gran pie-
colorati; eresse un ciborio sull'altare de' tà, riformò il monastero, (eceediiìcare un
ss. Gio. e Paolo, e l'ambone, e la fornì nobile claustro, ampliò il dormitorio, ed

di molli preziosi arredi e paramenti, ed acquistò molte possessioni ue'terrilorii di


anco di codici sagri. Fece costruire una Dauco e di Monte s. Giovanni. Neil loG
nuova torre campanaria, e vi pose 8 ar- divenne vescovo di Ferentino, e fu io Ve-
moniose campane. Acquistò molle pos- roli consagrato da Pasquale li, che visi-

sessioni, colla suddetta vicina chiesa del- tò Casamari, insieine ad Agostino mona
la Madonna del Reggimento. Da Papa co e abbate successore di Casamari e ve-
Nicolò II ottenne l'esenzione del mona- scovo di Veroli. Questi è Agostino11. che

stero, reso soggetto immediatamente al- dopo Agostino I era stato latto 5." ab-
la s. Sede, ed allora fu che s'inquartò l'ar- bate, e poco dopo eletto al dello vesco-
me di Casamari del pastorale colle chia- vato Ferentinale. Laonde neh loGfue-
vi di s. Pietro. Divenuto Giovanni I ve- letto in G.°abbateGiovanui II, morto nel

scovo di Veroli nel 1 0G6, gli successe qiial i io8. In questo gli successe il 7.° abba-
3.° abbate il decano del monastero Orso te Placido I, nel 1 1 1 1 eletto vescovo di
verolano, e come i precedenti confonda- Ferentino. Allora per 8." abbate succes-
tore del medesimo. Ottenne da Alessan- se Amato, il quale rinunziò neli 1 16. Il

dro II la conferma dell'esenzione del mo successore 9.° abbate Benedetto II, elet-

«asterò (altrettanto poi facendo Anasta- to in tale anno, anch'esso rinunziò nel
sio I Y, Adriano I V, Alessandro III, Ono- I 123. In quest'anno fu il io." e ultimo
rio III e altri Papi), e poi nel 1076 ebbe la abbate de'benedettiui ueriPietro,già prio-
gloria di preservare Veroli dal minacciato re del monastero, e governò sino all'in-
eccidio, ch'erasi proposto di prepotenza troduzione de' cistcrciensi in Casamari.
ilnormanno cunte di Capua Riccardo. Il Sotto di lui e ili i4o piò volle si
verso
buon prelato gli andò incontro con ab- recò a Casamari Bernardo dottore di
s.

bondanti e ricchi doni preziosi tolti dal s. Chiesa, abbate di Chiarm-aUe, rilor-
suo cenobio, quindi con mansuete paro- malore e propagatore insigne de'monaci
le lo placò, e lece ritorno ne'suoi stali. I Cislerciensi (^.), in occasione che por-
verolani per riconoscenza, con istromen- regno di Napoli per
tavasi n'congressi nel
to de*i3 dicembre 1076, a mezzo de'lo- anche tenuti alla pre-
affari ecclesiastici,

ro consoli, prò Univfrsilate civit. reni' senza del Papa Innocenzo II, non chepas-
lannni, donarono a Casamari molte pos- sandoa Monte Cassino. Siccome nel mo-
sessioni nella diocesi, co\ Jus pas( endici nastero era avvenuto qualche sconcerto,
lignandi. quale atto, perchè in parte
Il e nello scisma dell' antipapa Anacleto 11
corroso, venne rinnovato da'consoli e cit- alquanto avea parteggiato per lui, così il

tadini, e da tulio il popolo verolano a'24 zelante e virtuoso luonaco Giovanni, co'
VER VER 99
correliglosi,uuDueiilel'aljIjali;Piclro,in»- bre, ma leggo iu memorie particolari a'
ploiacoiio e olteiinero da s. Dcinarclu di 27), dedicando il tempio a Dio, in onore

essere adìgliati al suo noientissimo mona- dell» lì. Vergine Maria, e de'ss. Giovan-
stero di Cliìaravalle: luUavolla i uiona- ni e I^iolo martiri antichi titolari. Que-
ci coiitinuarouo a porlarei'abilotiei'ocas- sto rito non potè godere il degnissimo
siiieuse per altri pùclti auni. Non oslan- abbate Giovanni IH, essendo morto a' iG
te, nel i i43 i aioiiaci di Casaniari quasi febbraio dello stesso i i5i: fu sepolto iu
tutti caderouo in rilassatezza e diveuue- Casamari in luogo ignorato, ed il suo e-
ro insolenti. Ciò non potendo couiporta- logio trovasi nel martirologio cistercien-
re il monaco Giovanni, con alcun altro se col titolo di bealo. Egli vivente, scrìs-
osservante della disciplina monastica, ab- se la bella lettera spirituale, Memor dui-
bandonato il monastero passarono in cediiiis ,
prodotta dal Rondinini a p. 6,
Francia nell'abbazia di Chiaravalle, sot- al suo diletto maestro s. Bernardo, a cui
to la regola di s. Ilernardo, che li vesti fu carissimo, sulle crociale di (|uel tem-
dell'abito bianco de'cisterciensi. Intanto po per l'infelice spedizione di Gerusalem-
il Papa Eugenio III, che avea professa- me, e le rivelazioni fatte a favore del s.

to le costituzioni di Cistello, ed era stato Dottore, da'ss. Gio. e Paolo. Eragli suc-
discepolo di s. Bernardo, mal solfreudo ceduto il 12." abbate Faramondo o Fro-
l'oltracotanza degli eretici arnaidisti, da mondo o Flaimondo, che dopo aver sof-
Ruma essendosi ritiralo in Francia, po- ferto col monastero le persecuzioni del-
scia neli i4<) vi l'iloriiòavendo sottomes- l'imperatore Federico I, ed anco l'esilio,

so gli arnaidisti faziosi colle armi di Rug- per restare nell'ubbidienza d'Alessandro
gero re di Sicilia. Ma per nuovi tumul-
I III,ricusaudosi riconoscere l'aulipapaVit-
ti, nel declinar dell'anno nuovamente ne tore nel iGo divenne vescovo di Ve-
V; 1

uscì, portandosi a dimorare nella provin- roli,ove Alessandro Ili lo cousagrò, in-
cia di Campagna. Recatosi a Casamari e sieme all'ordinazione al sacerdozio di Ro-
veduta l'infelice condizione cui era ridot- dolfo cellerario di Casamari, che ^>oi a'
to il giù esemplare monastero, da'mona* 5 ottobre i 161 consagrò iu vescovo di
ci benedettini neri violato, abbandonato Ferentino. Il Papa si recò più volte a
e quasi distrutto, e che inosservanti le di- Casamari; e qui noterò, che probabil-
scipline eransi dati al dissipaDienlo, li ri- mente que' Papi che di sopra registrai
mosse affatto nello stesso fine del 1 149» essere stali in Veroli, per la celebrità
cominciò a riedificare il diruto cenobio, e vicinanza di questo monastero, non a^
e l'affidò alla cura di Bernardo, accioc- }=. vraniio mancalo di visitarlo. Nello stes-
ché vi ponesse una colonia de'suoi edifi- so! i6uinBisìgiiano nella Calabria, a spe-
canti cislerciensi. Subito il sauto dichia- se de'conti Gollrido e Berta, fu fonda-
rato! I ."abbate il sulludato Giovanni HI, to il monastero di Sambucina e vi anda-
l'inviò a Casamari con alcuni suoi mo- rono alcuni monaci di Casamari con Si-
iiacij approvandolo il Papa (veramente gismondo peri ."abbate; divenne celebre,
il liondinini ap. 96 esibisce un documen- e vi si ritirò il famoso Pietro Lombardo,
to in cui si legge, inlroinisU inonachos dello il 3Iaes Ira delle SenlenzCytìo]^olA
cislcrcicnsis ordinis anno 1 5i). Restau-
1 sua rinunzia al vescovato di Parigi, ed
rato a spese notabili del Papa tutto il nto- avendovi 4 anni dimorato, ivi morì a'20
nastero, colla chiesa, questa volle consa- agosto 1 164, e perita la chiesa nel seco-
grare solennemente, e recatosi a Casama- lo XVI, le sue ossa furono trasferite nel-
ri colla corte e il vescovo di Veroli Leo- la chiesa di s. Marcello di Parigi. Torna-

ne Ioli, eseguì la funzione quarto Ka- to neli 170 Alessandro IH a Veroli, fra
U'iidas novcmbrisi i5i (ossia a'29 olio- le beaedizioui che vi fece dì piùabbali.
loo VER VER
comprese Gregorio 1 Ca- 3." abbate
Vi di ci, i 194 vi fabbricarono
quali poi nel 1

saniari,al(H>ale indirizzò il tliploiaa, Piat un grande monastero, chiamandovi ad


.osiulaùo voluntatis, prodotto dal Ron- abitarlo mouaci di Chiaravalle con Bo-
i

dinini a p. 1^, già discorso nel vescova- no per abbate; celebre per più secoli, e
to di Farainondo, di conferma a' privi- divenuto prioria, fu allìgliato a Casama-
legi e beni che godeva, ed altri aggiun- ri, e cessò d'esserlo per le vicende de'teni-
ti. Neil 181 fu 14.° abbate Geraldo I, che pi. Neil 182 giunse in Casamari il famo-
governò lungamente , in memorabile e- so b. Gioacchino abbate e fondatore del-
poca per lo splendore a cui giunse il mo- la congregazione di Fiori, di cui riparlai
nastero abitato da più di 3oo monaci. ne' voi. LV, p. 288, XC, p. 276, e vi re-
Appena crealo Innocenzo lll,a'26 gen- stò ospite un anno e mezzo. Quivi col-
tiaioi iq8 emanò la lettera iVoii ahsque l'aiuto d'alcuni monaci del cenobio, qua-
dolore corclis, presso il Rondinini a p. li amanuensi, col beneplacito di Geral-
2$, diretta a'vescovi, abbati e altri pre-
1 do I, compilò suoi Coimnentiiri sull'A-
i

Iati delie provinole di Campagna, Marit- pocalisse e sopra il Salterio di Xcordc^


tima e Terra di Lavoro, eccitauduli ad oltre la correlazione e concordia del Vec-
impedire che il monastero di Casamari chio colNuovo Tesfamenlo, che dicesi dal
Venisse afilitto da ingiusti oppressori; e ciò Rondinini scritta a istanza di Lucio III,
furse a istanza dell'abbate Geraldo I ze- il quale onorò personalmente Casamari.
lantissìn)o. A suo tempo e ne'primordii Tornato in Calabria, ivi mori nel 1202
del seguente secolo, come descri ve il Ron- e fu sepolto, non mai in Casamari co-
dinini a p.i2 e seg., vissero in Casamari me fecero credere al Rondinini, seguito
de'monaci gran dottrina e santità di
di da Marocco, che a p. 82, dice essersi tro-
vita, e celebri per la predicazione e per vato nella basilica il venerabile suo cor-
le molte legazioni apostoliche che disim* po quando fu demolito 1* antico altare
pegnarono: fra'quali, oltre il di lui suc- maggiore, ove invece soltanto si rinven-
cessore, il b. Luca priore di Casamari, poi nero le ossa di s. Sotero Papa, e de' ss.
5.° abbate (ii Sambucina,indi arcivesco- Paolo ed Emiliano martiri. Tanto fu il
vo di Cosenza, legalo apostolico e predi- grido sparso della sana dottrina e santa
catore della crociata, aimoverato trachea- vita de'monaci di Casamari di questo tem-
li nelle Calabrie; Alacrino altro priore, po, che meritarono l'amore singolare e
familìarissimo di s. Domenico fondatore la divozione de'Papi, imperatori e altri
dell'ordine de'predicatori, zelante predi- principi, tra'quali si segnalarono l'impe-
catore contro gli eretici, legato apostoli- ratore Enrico VI e sua moglie Costan-
co in Germania, vescovo di Aurunca ora za, il loro figlio imperatore Federico II,

Sessa, lodato nel martirologio cistercien- i re di Sicilia Guglielmo III con Sibilla
se col titolo di beato; oltre Giovanni V, sua madre, e Tancredi; e Ira'Papi Inno- Jj

di cui pili sotto. Nel 1 181 Geraldo 1 es- cenzo 111, Onorio HI e Gregorio IX. II
"
sendo di ritorno da un capitolo genera- Rondinini ne riporta i diplomi a p. 1 25:
le dell'ordine con altri abbati e quello di /éppendix Ada i'etera. Con essi fecero
Fossanuova, ed i vescovi di Volterra e moltissime donazioni al monastero, e con-
Messina, di passaggio presso il monte cessero segnalati privilegi. Onorio III fra

Siepi ne'coutorni di Siena, assistè al fe- tutti si distinse, poiché da cardinal Cen-
lice transito di s. Galgano romito, a cui cio Savelli intraprese a proprie spese la
impose la cocolla cistcrciense prima di rifabbrica degli odierni claustro, e basi-
morire, ascrivendolo all'ordine, e fatta- lica tutta di pietra a gusto gotico, che co-
gli edificare una cappella sulla di lui totn- me dissi, in uno al capitolo, sono edilìzi
ba, uè allidò la custodia u'j^ropri tuoua< celebrali miracoli d'arie architeUouicu;e
7

VER VER loi


Geraldo I a 6 maggio 1 2o3 collocò ne'fon- solennemente consagrò il tempio da lui
iliiinenti della basilica la l/ pietra be- edificalo, con immenso concorso di po-
nedetta da Innocenzo 111, come leggo nel polo de'Iuoghi vicini, come pure raccon-
Rondinini a 79, essendosi atleiiata la
p, ta Marocco in onore di Dio , della B.
,

precedente chiesa troppo angusta. Il Pa- Vergine e de'ss. Gio e Paolo maitiri.Di
pa, reduce da Sora,a'2i settembre 1208 questa consagrazione feci memoria nel
si portò in Casaraari e vi pernottò. Altra voi. XI, 254, col Cecconi, //^rt'gro ri-
p.
gloria di Geraldo i fu l'aver contribuito to di consagrare le Chiese, p. 172; e la
nel laoqal ritrovamento dell'ossa di s. descrive anche l' Ughelli. Narra il Ba-
iMaria Salome patrona di Veroli, e ne fe- ronio riferito dal Rondinini a p. 2 1:
,

ce a Innocenzo III la relazione che ripor- Porro eidem consecrationi interfuisse le-
taisuperiormente. Gli successe ili 5.° ab- gnnttir episcopi cardinales duos, pre-
bate Giovanni IV, che poco risiedette nel sbyleri cardinales tres, diaconi cardi-
monastero, per gravi legazioni eseguile nales scptem, et episcopi ahi decern. Si
[)rima e dopo tal dignità, per commissio- trae dalla Cronaca di Fossanuova: Per
ne d'Innocenzo III presso i re d' Inghil- gr ali ani Jcsu Christi tanta fiiit ciboruni
terra e di Francia per la concordia tra lo- abundantia in pane,vino,et piscibus^in
ro, edc'Dulgari,findali2o3 avendo pre- casco, et in ovis, quod onines sìne mnr-
sieduto il concilio di Meaux. A lui il Pa- muratione plenarie reccperent cibaria,
pa diresse la decretale: De probatioiiihus, in sero et mane: plusqnani mille equi
cap. 8, In prciescntia, nel lib. 2 delle irnienti suni adannonam.D\ questa con-
Decretali , e ricordata dal Rondinini a sagrazione famemoria Onorio III in più
p. lui tratta pure l'annalista ?ti-
i5. Di diplonn, e prima con quello: Si apud he-
iialdi anche della legazione di Bosnia:
, braeos o//m, diretto ali7.°abbate Banie-
di questa e dell'altra di Bulgaria e P^ci- ro (che forse poi fu cardinale di s. Ro-
lacchia discorsi in quesl' articolo, e che mana Chiesa; però con nome noi
tal

^ essendo anche cappellano del Papa, con- trovo nel Cardella) nel 1218; Bcatonun
ferì la dignità di primate all'arcivesco- ìMartyruni Johannis et Pauli , ne. stabi-
vo di Debeltus o Zagora, e non che e- lì la festa anniversaria, concedendo l'in-
gli fosse fatto arcivescovo di Zagora , dulgenza di un anno; anche per tutta
come alcuno crede. Il Rondinini conCer- 1*8. ' permise mes-
a'religiosi nelle solenni
ma la mia asserzione a p. 16: Lci^titus paramenti di seta,
se de'dì festivi l'uso di
adivit; in cuj'us manibus fidein Roma- e del turibolo d'argento; confermò pri- i

nae Ecclesiae juramento spopoiidit, i- vilegi e beni concessi al monastero, e la



biffile archiepiscopum Zagorensem ar- protezimie che godeva di s. Pietro. Que-
chiepiscopali pallio donai'it. Nel 1 2 1 o sti e altri diplomi d'Onorio III in favore

fu i6.° abbate Rogerio, al tempo


cui di Casamari, si leggono nel Rondinini. Nel
terminata la basilica, e divenuto Papa il 1220 divenne 18.° abbate Giovanni V,
suo munifìco cardinal Savelli col nome che poi l'imperatore Federico II volle io
di Onorio III, dopo aver unito al mo- sua corte dichiarandolo cancelliere e
,

nastero quello pur cisterciense de'ss. Giu- guardasigilli. Sotto di lui, quel principe
sto e Pastore nella diocesi di Compo- recossi colla corte in Casamari 1' i i a-
stella,n'ebbe cura fioche fu dichiarato prile 122 I, al dire del codice Alessan-
commenda; quindi si recò a Casamari drino esibilo dal Rondinini, cap. 3: Mo-
con tutta la curia, cardinali, principi e nastcrii dignitas et privilegia. Fu rice-

prelati, fra'quali due arcivescovi spa- vuto con solenne processione, e dopo a-
gnuoli e 1 1 vescovi, compreso quello di vervi pernottato passò in Veroli ad ab-
•Veroli Leto II, ed a' 1 5 settembre t 2 1 boccarsi con Onorio HI, col quale si
t ,

lei VER VER


ti-altennè per piùglorni. A'24 dello sles la corrispondente bolla d'Onorio \U,Cii-
so mese l'iroperatore tornò in Casama xtotles, et ndlores, olila in Alatri il 1."

li, ed in quest'occasione sì lui, che l'impe- giugno 1222, sottoscritta dal Papa e da
ratrice mogi le, con tutta la sua casa foro r I diploma impe-
cardinali; e l'analogo
no dal p. abbate ascritti tra'figli spirituali riale, datitrn apnd
mense a- f^erulatn
del monastero di Casamari ond' essere , prilis 1222; non che riferisce diverse no-
partecipi dell'opere buone e orazioni dei tizie sulla chiesa e monastero di s. Do-

monaci;efii allora che l'imperatore pre- menico di Sora, tanto celebre pel santo
se seco l'abbateGiovanni V. lo dubito suo litolare che ivi riposa, di cui pub-
assai,quanto all'anno , e sembrami più blicò F, Frangipane: Rnecolfa di mira'
certo il 111, non solamente perchè mol-
1 coli e grazie di s. Domenieo di Som ,

li storici sono per l'anno 1111 ed i sin- Messina i634- Kgli è pur detto di Fo-
croni documénti seguenti, ma ancora pel ligno e di Cuculio, pel notato nel ci-
tenore del codice Alessandrino, presso tato articolo. Abbiamo inoltre: Del-
l^iondinini a p. 5o dappoiché sebbene
; la vita di s. Domenico abhate del-
ivi dicesi 12?, r, si soggiunge, Bfoiinste- l' ordine di s. Benedetto, racconto di
riiitìì s. Doviiniri Casaewario imperiali d. Litigi Tosti cassinese mandato alle
iiberalit/rte donavi , et datimi aitrcum stampe da' pp. cistcrciensi di Som, de-
prii'ilegin ronfìniinvit. Et mi Kalen- dicato a S. M. Ferdinando IT re del
daa (24 aprile) per Cnsaemariiim
inaii regno delle due Sicilie, Napoli 18')'). Il
rcdicns etc. Conviene dunqtie qui sape- eh. scrittore, citando Manrique/. ePiondi-
re, che Onorio III, dopo il consenso del- nini, a p. 58 dice. » Sebbene la chiesa e
l'imperatore Federico II, come re di Si- il monastero edificato da s. Domenico
cilia e perciò sovrano territoriale, rimos- l'osse stato intitolato alla ss. Vergine, pu-

se dal ujonastero di S.Domenico di Sora re tale e tanta fu la venerazione de' fedeli


(nel quale articolo ciò raccontando , lo verso il fondatore, che quel monastero
«lissi avvenuto nel 1222) benedettini i ebbe poi sempre il titolo di s. Domenico.
neri <ìlie menavano vita non j)iìi buona, Monaci di s. Benedetto lo abitarono dopo
ed incorporò il monastero con tutte le , la morte del medesimo^ ma non sempre

sue possessioni, chiese filiali e privilegi , veri monaci furono. Incominciarono que-
a questo di Casamari, del qjiale vi pose sti a dimenticare gli esempli di evangeli-
12 monaci cistcrciensi con un priore,do- ca perfezione che aveva loro lasciali il

-*endo però ambo monasteri essere go-


i Santo, e rimettendo dall'antico fervore ,

'vernali dal solo abbate di Casamari; per- dall'ottimo (come sempre avviene) diru-
ciò Giovanni V ed i monaci ne furono parono al pessimo. Veramente corsero
messi in possesso dal medesimo Onorio dopo tempi assai procellosi, che per guer-
Jil, in presenza de'ministri imperiali, cioè re ed altre calamità noti solo nelle città,
quando a'27 aprile di detto anno vi an- ma anche nelle badie sommersero ogni
dò in persona colla sua corte a consa- quieto vivere. Gli anni specialmente iu
grare l'altare della chiesa del monastero cui imperò in queste parli Federico II

'sorano. Or bene, lo stesso Ronduiini, a p. furono assai fortunosi, ed il turbine delle


4'», riferisce seguita 1' unione nel 1222, guerre,le ire dell'imperatore molto e lun-

l'ssendone lucide ntisxìinìuìi teslimoniutii, gamente tribolarono chiese e monasteri


quanto riporta Cnsaeninriendeìiartario, poiché lo Svevo non islette mai in pace
ov'è dello, averne Onorio III consagralo co'Ponlefici.Questeesteriori calamità [)oi

l'ullare r Kalendat niaii, che appunto colsero i monaci in mal punto , dico iu
•corrisponde a*2y aprile, e racconta la lòr- quello in cui sogliono venire tutte le urna-
iiialità deiriaveslitura ; indi riprodusse 11^ CQivpagnic quando si sono uuùlto dduii-
,

VER VER io3


gote ilal tetepo della loro istituzione; on- to imperatore divenuto persecutore della
de aadava provvedendo con le
Iildui vi Chiesa e de'Papi, non risparmiòCasaina-
congrci^fizloni riformate de' Camaldoli ri a cui eraaflìgliato, il che deplora Ron-
di Gislcllo e di altre. Per la qual cosa ai dinini nel cap. 5: Monasterii calamita-
tempi diPnpa Onorio III, essendo venuti tes et infortunia. L'imperatore fece mo-
i monaci di s. Domenico in brutta disso- rire in esilio vescovi e abbati, tra' quali
luzionedi quel Pontefice accorse con
vita, si crede anche Geraldo li, ed ucciso dai
salubri provvidenze a rimediarvi. Man- da quell' in-
saraceni chiamati in Italia
dò via gii scorretti monaci , e vi allogò degno principe. Casa man soggiac([ue al
quelli della ritorma di Cistello, assogget- comune fato, e fu devastato dal ferro e
tando il monastero a quello di Casama- dal fuoco de't'uriosi saraceni. Alcuni mo-
ri. che già era entrato nella congregazio- naci si rifugiarono in Francia, ma non
ne cistercien«e ". Altre notìzie si poono ostante i guai e le persecuzioni a cui fu
vedere nel Rondinini, cap. ^•. Cocnohhini lungamente bersaglio il monastero , si
s. Dominici Sorani Casacmarii mona- continuò ad abitarsi da'monaci, e gli ab-
slerio adjunclum, ejusqne ecclesia. A p. bati ebbero successione. Tale fu preposto
1-28 riporta la bolla d'Onorio III, Qiiuni nel 1239 per 20.° abbate Paolo, il quale
yc/.7//5, diretta a tutti gli abbati e monaci nel 1240 acquistò delle possessioni colle
cistcrciensi, acciò in generale capitolo a- chiese di Bartolomeo e di s. Vito in
s.

dunati ,
provvedessero alle disposizioni Majanellodi Capitanata, per concessione
degli ospedalieri cavalieri Templari, ag- di Stefano vescovo di Larino;eneli2
47
gregali all'ordine di Cistello, quali per i ottenne in favore di Casamari il libero
invidia tentavano ogni pregiudizio di Ga- jus pa<icendi et lignandi nelle selve di
samari e perfino d'impossessarsene; di- Monte s. Giovanni, per concessione dei
chiarando avere li da lui riedificati basi- signori di quella città Arnolfo Rogerio e
lica e monastero dati a'monaci, e ad essi Aimo conti d'Aquino. Nel 12 53 fu 21.**
soltanto volere che appartenessero. Papa abbateGiovanni VI, che nel 12^4 acqui-
Gregorio IXjpoco dopo la sua elezione, stò per Casamari la nobile baronia del
colla lettera Dilccll filii prior et con- castello diPrizzo con fertile territorio, a-
vcnttis Cns(ic/iiarii,t.\e* iG n»aggioi22y, bitato da 7000 individui, col monastero
l'iprovò le usurpazioni ed uccisioni di di s. Angelo fondato da' Conelli in Mal,<vi
bestiami, i ferimenti e le oll'ese personali lianodiocesidi Girgeuli, ricevendone l^rt-
fatle a'monaci, da iniqui e prepotenti so- vestitura da Papa Alessandro IV colla ,

rani. Il Papa si mostrò anche poi bene- bolla Sacro ordinis i'cstri religio, data
volo col cenobio e lo visitò, benché do- in Anagni a' 3 settembre 1259. Di lutto
vesse confermare la sentenza in favore tratta R.ondinini a p. yS e seg. , ed a p.
del vescovo de'Marsi sulla giurisdizione 142. Tale baronia godè Casamari finché
della chiesa di s. Maria del Bujo, permu- il monastero diventò commenda cardi-
tata da'monaci con quella di s. Nicola di nalizia, terminando d'esserlo nel 1784
Castel Cappelle, come racconta il Corsi- per nllrui occupazione. Qui si deve av-
guani, Reggia ìllarsicanayt. 189. i, p. vertire, che lauto il monastero, quanto
Nel 1228 fu eletto 19.° abbate Geraldo H i rispettivi abbati commendatari furano
dotlissimo e di santa vita, che da Papa sempre soliti a dare que'fondi di Prizzo
Gregorio IX fu impiegalo in vai ie e dif- e di Girgeuti in Sicilia, in enfiteusi alla
fìcili legazioni, nel i23i presso Federico 4."' generazione; e il canone annuo era di
li, il quale voleva sopprimere religiosi i scudi mille in oro, anzi dipoi giunse a
cavalieri templari onde usuiparne beni, i j4oo , e fu canone sempre p;igato a
il

e presso l'arcivescovo di llt"^uiu.L'iu;;ra- tulio il 1806. Quindi po' cambiamenti


,

1^4 VER VER


politici del regno di Napoli, e fors'anco governò lungamente, ma per sua morie
per altre ragioni che talvolta il potere si non si elesse il successore, probabilmen-
fbrtna da se,que'beni furono incorporati te a cagione del lungo e lagrin)evole sci-

allacorona, e Casamari nulla più ha sma che desolò la Chiesa. Perciò il mo-
potuto avere. Meritò Giovanni VI d'es- nastero restò con pochi monaci regolali
sere elello nel 1 264 vescovo di Sora dai da un priore e procuratore generale; quin-
canonici, ma non approvato da Clemen- di molli beni si alienarono, altri allidati a
te IV, che gli sostituì Pietro Gerra, co- stranieri amministratori ne abusarono.
Hie notai in quell'articolo. Nel 1289 fu Nel I 390 fu priore Rainaldo daBauco,
22.° abbate Giovanni VII, che fece fare ed allora monaci eransi ridotti a 6 ; e
i

la suddetta Croce grande d'argento do- nel Antonino di Pietro ebbe la


i/\.[2
rato alta palmi 5 e larga 3, in cui vi col- carica di priore. In questo tempo fiorì un
locò un considerabile pezzo della Vera dotto monaco Giovanni Seccarezia, pro-
Croce, dentro teca d'oro nel santuario del- curatore del monastero e segretario bol-
la cattedrale di Veroli. Colla bolla Qnuwi lalore di Papa Bonifacio IX, il quale af-
monasteriurn vcstrum^àaìa in Orvieto da fittò a vari secolari molte possessioni.

Nicolò V a'5 dicembre 1 290, rifei-ita da


I Queste tristi vicende influirono potente-
Rondinini a p. 129, l'abbate ottenne la mente in pregiudizio deplorabile dell'in-
conferma di tutti privilegi già concessi
i cremento e della floridezza del monastero,
al monastero, in pari tempo liberandolo che d'allora in poi fino al i
7 i 7, felice epo-
da qualunque tassa comunale. Il die con- ca della venuta degli esemplari trappensi,
fermò Bonifacio Vili, colla bolla Quiini lafamiglia monastica fu sempre poco nu-
a nohis pelitur, data in Orvieto a'7 set- merosa ; tuttavia, a fronte delle vicende
lembre 1297, loco citalo p. i3o. Frat- che calamitose di quando in quando de-
tanto nel i3o5 cominciò la funesta cat- solarono la provincia, monaci sempre vi
tività della Chiesa, per avere ClementeV rimasero, non più però di io ed anche
stabilito la residenza pontificia inFran- II. Nel i4o6 Ladislao re di Sicilia di
cia, per la quale lontananza abusandone qua dal Faro, occupò con violenza Ve-
i prepotenti con estorsioni di privilegi, si roli, parte de'monaci esularono in Fran-
usurparono molte possessioni e masseri- cia, e parte furono malmenati o uccisi
zie di Casamari ; il che saputosi dal suc> dalle barbarie de' soldati. Raccontai di
cessore Giovanni XXII, il Rondinini ri- sopra,come dopo l'elezione di Martino V
porta a p. 59 il diploma Sane dileclo- nel 1417, Jacopo Caldora accampò in
rum fiUorum ^bliatis, dalo in Avignone Casamari e la munì, e come fu attaccato
il (."novembre i324, diretto a' vescovi da Muzio Altendoli capostipite degli Sfor-
di Anagni, Palermo eTeano, autorizzan- za da cui fu vinto e fugalo; onde nel
,

doli a coslringeregli audaci usurpatori a di seguente occupò la badia, e poi partii

restituire il tolto ingiustamente, e chedi- per R.oma. Ciò avvenne sotto Giovanni
fendino e sostenghino i privilegi accor- Vili, già nel if\.i5 elello 25. "abbate, e
dati al monastero. Nel i336 fu 23.° ab- successo nel governo a'priori. — Nel me-
bate Bartolomeo, molto nel!' istesso an- desimo tempo, ridotti a pochi i monaci.,
no. Narra Rondinini, che avendo elet- le molte possessioni tuttavia rimaste ma-
to monaci a successore Matteo da Bau-
i le amministrate e usurpate da' secolari
co, fu destituito da Benedetto XII, per determinarono Papa Martino V nel i43o .

non averglielo partecipato, creando in ve- a dichiarare i beni dell'abbazia di Ciisa-


ce per 24.° abbate nel 337 Giacomo ^"*1 mari Commciifla, e fece i. "abbate <o«t-
drea verol.i no, dotto ed esemplare, e gli niendatario il nipote cardinal Prospero
sped'i due diplomi da Aviguoye. Visse e Colonna (/'''.); ed allora alla ma>s.a d<
VER VER io5
Leni die possedeva il monaslcro nel vi- le Novello, il quale depose nelle mani di
cino ii'i^no tli INapoli, fu (lato il nome di Sisto IV i beni della commenda di Casa-
,v.Jnlonio Vetere, grangia del cnedesi- mari, ed allora il Papa assegnò a Novel-
ino, la cui chiesa omuiiima sorgeva nel lo il vitalizio d'annui3oo fìorini d'oro,
territorio di Napoli, il che leggo nel Ron- e conferendola commenda al proprio ni-
dinini a p. 73, il quale ragiona nel cap. pote cardinal Giuliano della Jìoi'erc [V.)^
\ Jhhatcs Coinmcndatarii eiiunicran-
'^•.
con diploma riportato a p. G5 da Uon-
tiir, qiiiCasacmarii monaslerìo praefue- dinini. Il cardinale si rese benemerito del
riiiit. Non è quindi dubitativo, come monastero col farvi de'ristaUri e dona-
scrisse Corsignaui, Reggia Marsicanay t. zioni, ritenendo la commenda finché di-
I, p. 146, ma positivo che Martino V venne Giulio //nel i5o3. Fiorirono iu
converti iti commenda 1'abbazia di Ca- questo tempo dotti religiosi che rinno-
samari, lasciandovi eziandio l'abbate clau- varono la reputazione diCasamari, fra i
strale, il che riconoblie il Papa successo- quali d. Gio. Giacomo dell'Uva di Bau-
re Eugenio IV, con diploma del 44^ •"•- 1 co monaco professo e lettore in s. teolo-
cordato dal Uondinini a p. 61 ; sebbene gia , esistendo di lui nel mona-^tero uu
nel i43i per essersi i Colonnesi ribellati grande trattato mss. sui Sagramenti ; e
contro di lui, il L'apa avea scomunicato, d'ordine del cardinal Rovere mentovato,
e tolti beni e dignità anche al cardinale, compilò un prezioso e grosso codice det-
poscia assolto e rintegrato; anzi alla sua to Cartario o CarlarOy'xn pergamena,
morte, nel i447» *^ssendo il cardinaleen- ove in forma d'inventario scrisse con ca-
tralo in conclave colla comune opinione rattere detto gotico tutte le memorie di
che divenisse Papa (ma dice Piccolomi- Casamari sino al suo tempo, inserendo-
i)i, poi Pio il, descrivendo tal conclave: vi tutù gl'istrumenli di acquisti, di do-
Std proverbiuin romanoriiin est cxire nazioni e privdegi concessi a'monasteri di
Cardinalcm^qui Ponlifcx inlrat Concia- Casamari e di s. Domenico di Sora dai
l'e), nell' annunziare egli per tale Nicolò Papi, imperatori e altri principi, signori
V, il popolo credette Ini Papa, ne esultò e e nitri benefjltori, laborioso lavoro che
corso al suo palazzo di Roma lo saccheg- terminò nel i49''j col titolo: Incipiunt
giò, secondo l'inveterato e riprovalo abu- sancta priiiiordia et fnndainenla sacri
so enorme. Nel i438 successore dell'ab- Monasterii Casaemarii ordinis cister-
bate claustrale divenne Bartolomeo Gio- ciensis, meglio pai landoneRondinini a p.
vanni, per ordine cronologico sG." abba- 37 e lic. Noterò, che tale famoso Car-
te, il quale intervenne in Veroli alla coti- tario fu preso da Casamari e p<jiiato nel-
sagrazione della chiesa di s.Maria Sa- l'archivio della casa Albani. Estinta que-
lome; a cui successe nel i4^i (ìiacotno monaci di Casa-
sta famiglia, gli attuali
da Tribigliano o Trivigliano 7,7." abba- mari procurarono riavere dagli eredi il
te, del quale Piondinini ragiona a p. 63 ,
Cn/'/rt/'/Oj,' ne impegnarono il cav. d. Vin-

rilevandosi da un docuuienlo come in- cenzo Colonna, si esibirono, purea pfig-i-


litolavasi Jaco/nis de Iriljiliano Dei et
: re qualche somma, come prezzo dell'og-
jéposlolicac Scdis grada Abbas iiiona- getto, ma tutto inutilmente. Nulla polti-
slerii s. Mariae Casaeinurii cistercieu' rono conseguire, ed 'in oggi si sa di cer-
sis ordiiiis.Man il cardinal Colonna nel to,che il Cartario è stato portato alla
1463, ed il Papa Pio li restituì a Casa- biblioteca Vaticana. Nel 149^ recandosi
mari i beni della cocumenda , onile ne Carlo Vili re di Francia al conquisto
prese possesso l'abbate Giacomo con as- del regno di Napoli, nel passaggio non fe-
soluta amiiiinislrazione e governo. Morto ce alcun male al monastero. Dopo essera
nel 1472, in questo fu eletto il 28.° abba- divenuto Papa Giulio 11, il cardinal Uà-
)o6 VER VER
Tere, nel i 5o4 dichiarò 3." ab1)alc com- mondo f'tc7i,Wì morìa'2'3 luglioi^i?,
mendatario il cardinal Luigi d'Jragoiìa e trasferito il Roma fu depo-
cadavere a
(F.) de'reali di Napoli, il qtiale rinunziò sto nella chiesa di Croce in Gerusa-
s.

dopo un anno nelle mani pontificie In lemme, come apprendo dal Ciacconio e
commenda, a favore del prelato domesti- dal Cardella. Nel 527 in conseguenza del
1

co di Giulio li, Angelo Crescenzi diCiiu- terribile sacco di Roma, certamente anche
co protonotario apostolico, Ln ritenne 3 Casamari ne avrà pianto gli effetti, co-
anni, indi la rinunziò al Papa, il quale la me li deplorò la provincia. Ne' conclavi
restitm al cardinal d'Aragona, ed Angelo del r52r e del i523lo Scombergh eb-
virtuosamente si fece monaco in Casa- be de' voti pel pontificato senza essere ,

mari. Tutto rilevasi da'pontificii diplomi fregiato della dignità cardinalizia, di cui
e altro, esibiti da Rondinini a p. io3 e poi l'insigm Paolo IIIa'20 maggio 535. 1

i3i. Racconta l'encomiato p. ab. Tosti. Però fin dali527avea rinunziato a Cle-
« Le provvidenze d'Onorio MI andarono mente VII la commendadi Casamari, per
fallite in processo di tempo. Le Commen- cui quel Papa l'assegnò al celebre vesco-
de non furono troppo opportune alla di- vo di Veroli Ennio Filonardi (^.) da
de'monaslericommendatije Giu-
sciplina Rauco, già tesoriere di Marittima e Cam-
lio li ridusse in commenda quello di s. pagna, il quale creato cardinale da Paolo
Domenico di Sora, che si conferì da* re III a'22 dicembre 536, rinunziò la com-
1

delle due Sicilie. Se gli abbati commen- menda al nipote Antonio Filonardi da
datari oltre alla cura del censo che ne Rauco nel i538, o meglio a' 26 agosto
l'itraevano, ne avessero avuta altra della 1 54», come leggo in Rondinini, che de-

disciplina non so, perchè non lo trovo gli abbati commendatari ragiona. Intan-

Certo che dall'anno i5o3, in cui


scritto. to morì l'abbate claustrale Crescenzi, ed
Papa GiulioII lodettein commenda, ap- il monastero per io anni fu governato
pena un priore con un monaco vi stette- da'seguenti semplici priori. Nel i544 ^^'
ro ad abitarlo. Dal numerodegli abitanti tonio Paolucci dell'Isola, monaco profes-
può congetturare chi mi legge in quale so, priore e superiore interino, che fini
squallidezza cadessero le mura della fa- sua vita nel i568. Nel seguente Giusto
mosa badia. Dico delle mura, perchè mo- Ristolati de Gaspasi fìorentino, dotto e di
naci non erano ". Nel i5og morto 1' ab- santa vita, dichiarato dal generale di Ci-
bate claustrale Novello, venne eletto a stello suo vicario e visitatore perpetuo di
successore e 29." abbate il lodato Angelo tutti i monasteri dell'ordine nel reame
Crescenzi, che governò più di 3oanni con napolitano, anche di monache, e di quel-
l)enemerenze col monastero, ottenen- lo pure di S.Galgano di Siena. Nel 1597
dogli da Giulio II la conferma di tutti i Ronaventura Galvani di Dauco, con pa-
suoi privilegi , olire la concessione di tente del generale di Cislello. Nel 1G7.7
molte indulgenze, da lucrarsi in giorni Rernardo Bertaccio o Bertacchi. Nel 640 1

assegnati a chi visitasse divotameiite la Settimo Barberini, ultimo priore. Ritor-


chiesa di Casamari, mediante la bolla nando al commendatario Antonio Filo-
J'Jxposuil Hoi/vjOttenuta prima di essere nardi, divenuto vescovo di Veroli, rasse-
abbate claustrale, poiché ha la data dei gnò neh 56o al nipote Fulvio Fdonardi
3i uiarzoi5o6. Morto nel iSig il car- di Banco la commenda, col beneplacito
dinal d'Aragona^ vacò la commenda sino di s. Pio V, e poco «lopo pagò l'umano
ni I 52 I , in cui Leone X la conferì a fr. tributo. Nel 567 per morte di Fulvio,
i

Nicolò Sconihergh [f'^.) dnmewcaao, ar- s. Pio V fece commendatario il proprio

civescovo di Capua. Inlaulo trovando}! degnissimo nipote cardinal fr. Michele


uel monastero il cardinal Guglicbnu Rai*, Bonelli^f.) douienicano,che essendo na«
VER VER 107
Bosco presso Alessandria nel Pie-
,(o in brcHl. Tn tale anno morì il commentla-
monte fu dello V /ile s san (Irina. \jQX\en\c- tario cardinal Barl)erini, ed i beni della
rito fli Casamnri, vi operò molli reslau- commenda di Cnsamari per i t anni fu-
'
«1,6 gli fece (liversetlonazioni. Temendosi rono a disposizione della s. Sede, che ne
l'invasione de'corsari turchi, il cardinale deputò amministratore oaniltuario il go-
fece trasferire alla cattedrale di Veroli le vernalore di Monte s. Giovanni Campa-
siiddescrille tre insigni relicpiie, onde nari. Per gran ventura della basilica e del
preservarle da irriverenti insidli, a con- monastero diCasamari, Alessandro Vili
dizione di restituirle dopo cessato il pe- nel 1690 creò cardinale e fecei 3.° abbate
ricolo. Ma come d' ordinario suole av- commendatario Giaiifrancesco Albani,
venire co'sngri tesori, non più si restitui- non che ili s. Domenico di vSora, il quale
rono alla basilica diCasamari. Nondime- vi si portò subito per beneficarlo. Nel se-
\ no una delle chiavi dell'armadio ove sono guente anno divenne 34-° abbate clau-
racchiuse furono per più di due secoli strale Bernardo, cui successe nel 1694
presso il p. prioredi Casamari,che la da- abbate 35.° Vittorio Anloniani da Piper-
va mediante petizione scritta da'canonici no, ed a suo tempo il cardinal Albani fu
e rogala da un notaro. Da questo ebbe sid>limalo al a' 23 novembre
triregno
origine la celebre e discorsa processione 1700, col nomeClemente _Y/(A^.),
di
delle ss. Reliquie per l'Ascensione, nella e tosto dopo Onorio III divenne il più
quale il vescovo e canonici di Veroli le benemerito di Casamari, e Io fu pure di
portavano nella basilica diCasamari; [»ro- s. Domenico di Sora, come abbate com-

cessione che la s. congregazione de' riti mendatario d'ambedue, ritenendo da Pa-


vietò con decreto de' i^ marzo 1^83 ,
pa per alcuni anni la commenda. Devo
Qiinnt Ahhas. et monachi et monastcrii, prima premettere, che per le guerre, le
V. ciò per esser succeduti tumulti popolari fazioni, lo scisma, U chiesa e il monastero
degli accorrenti de' dintorni, per impe- di s. Domenico di Sora solTrì gravissimi
«lireche le ss. Reliquie si ripoi tasserò in disastri nel fabbi icatu e nelle possessioni
Veroli ; e siccome il p.ab. Ballandaui a- usurpate da'prepotenti, che in parte si

vea cercato sedare commozione del la restituirono in seguito a Casamari. Nel


popolo, mancò poco che non restasse fe- declinar del secoloXIV per la pochezza
rito in un braccio. Nel 598 morto il car- 1 de'monaci, da Casamari non si poterono
<linalBonelli, poi nel 1600 gli successe il somministrare pers. Domenico che 3 mo-
fratello o nipote Lodovico Francesco Bo- naci, onde fare l'uffizio di parrochi, ol-
nelli I o. "abbate commendalariojed a que» treché nella chiesa di s. Domenico, in
sto nel 161 4 il celebre cardinal Scipione quella della sua figliale di s. Silvestro pur
Borghese (/'.) nipote di Paolo V, morto di Sora, e di s. Vincenzo di tale diocesi ;

nel i633(e non nel 1629 come scrive il No- nelle quali successero preti secolari, quan-
vaes, Storia di Paolo f^), benemerito di do Innocenzo X sopprese i piccoli mona-
Casamari;etalefupureil cardinalFrance» steri e conventi. Restata anche chiusa la
sco Barberini (f.) nipote d'Urbano Vili, chiesa di s. Domenico, non volendo più
quando gli fu sostituito nel i635. A suo Dio tollerare che il sepolcro di si gran
tempo venne ripristinato l'abbate clau- santo, già onorato cotanto dalla [>ietà dei
strale nel 663, colla elezione del 3o.°ab-
1 fedeli, e reso glorioso da moltitudine di
bate Guglielmo Evangelista diSonnino, miracoli, rimanesse quasi negiello per in-
ma ad tempus^e così seguenti. Nel 672 i 1 decenza di esteriore culto, piegò l'animo
abbate 3 i." Vincenzo Lenluli, Nel 1672 di Clemente XI a provvedere ed emen-
abbate 32.° Dionisio Catelli o Catena. Nel dare con solennità di pietosi uffizi la ir-

-j67<) abbate 33." Bruno Vincenzo Fa- riverenza dti'leinpi verso il Saulo> come
io8 VER VER
esprimesiil p. ab. Tosti. iVclunqijell Papa seguente colla spesa di 4,000 scudi e più,
nel 1703 incaricò il summentovalo mg/ o di 5,000 come vuole Marocco, fece e-
Lucio AntonioLoreto vicario ge-
Battelli, seguire per la basilica l'altare di già de-
nerale dei vescovo di Sora, ed il pure ri- scritto di preziosi marmi a vari colori a
cordato p. ab. Anloniaui di Casamari a forma di tribuna, più maestoso del pre-
discoprire le ossa di s. Domenico, per e* cedente ; donando inoltre un magnifico
«porle solennemente alla venerazione dei tabernacolo di legno intagliato e dorato,
fedeli con ampie indulgenze. Volle inol- a foggia di tempietto, per custodia della
tre Clemente XI, che col Ballelli ince- ss. Eucaristia, e non pochi preziosi sagri
desse il suo fratello principe d. Orazio arredi. Nel 1714 "ewnQ eletto 37." ab-
Albani. A' 18 maggio seguì il lieto ritro- bate Gio. Battista Felce, che fu l'ultimo
vamento del corpo di s. Domenico, sotto della comune osservanza cistcrciense e ad
l'unico altare delia chiesa inferiore, pre- tempus.
senti fra gli altri testimoni, il p. d. Gio. Cisterciensi Trappensidi Calamari.
Battista Felici priore di Casamari, ed il IIcardinal Annibale Albani, zelanteab-
curatore de'beni di questa badia Gio. baie commendatario perpetuo, credette
Battista de Carolis , colle particolarità avere giusti motivi di rimuovere dal mo-
narrate dal p. Tosti. Ala come il Battelli nastero di Casamari i monaci cisterciensi
si fu ritirato la sera al monastero di Ca- della comune osservanza, che in numero
samari, cominciò a propalarsi per Sora, di 8 passarono in altri monasteri dell'or-
che sotto colore di ricognizione a vesserò dine; e pieno di ammirazione pe'cisler-
i deputali pontificii trasportate altrove le ciensiTrappisti [f^.J, istituiti dal p. d.
ossa di S.Domenico; laonde levatisi a Armando Giovanni leBouthillierde Ùan-
rumore i cittadini e dato di piglio alle ar- cé,eda Clemente XI autorizzali coi bre-
mi, chierici e laici corsero alia chiesa del ve Expoiii nohis nnper, de' 19 settem-
santo loro protettore, e di viva forza si bre 1 705, a stabilirsi nella badia di Buon-
chiarirono dell'esistenza delle preziose sollazzo in Toscana, ad istanza del gran-
reliquie. Dipoi volendo il Papa rimuo- duca Cosimo III, ottenne dal medesi-
vere dal sotterraneo il s. Corpo, per e- mo Papa anche nel mona-
d' introdurli
sporlo al culto deTedeli nell'altare mag- stero di Casamari, con ampie facoltà,
giore della chiesa superiore, ed intanto contenute nel breve Expoiii nobis nn-
nel sotterraneo stesso fabbricare altro no- per, de' 7 aprile 17 17, riferito col pre-
bile aliare di preziosi marmi a vari colo- cedente nel già citalo Breve ragguaglio
ri, ciò venne eseguilo l'H maggio 1707 did. Giacomo abbate di Biionsollazzo.
con tutte le rormalitù. Cuiripitu il nuovo Questi dichiara, monaci di Buonsollaz-
i

altare del sotterraneo, con solennissima zo e di Casamari non costituiscono un


processione vi fu collocata I' urna colle nuovo ordine religioso, ma sono veri mo-
ss. Ossa, portala sulle- spalle dall'abbate naci cisterciensi uniti al corpo dell'ordine,
e monaci di Casamari. Nel 1707 Cle- sotto la dipendenza de'superiori maggiori
mente XI dichiarò i4-°abbate commen- delle Provincie; che la riforma ivi intro-
datario perpetuo, il nipote cardinal An- dotta e stabilita, altro non è che l'osser-
nibale Albani (^^.), altro benemerito di vanza esatta della regola di s. Benedet-
Casamari, pel giù detto e per quanto so- to, e dell' antiche costituzioni dell'ordi-
no per narrare, visitandolo di frequente, ne di Cistello. Infatti leggo nel medesimo
^on per questo lo zio Papa cessò di be- libro gli attestati di due abbati generali
ueHcare il cenobio e la basilica , poiché di dello ordine, cioè d. Nicolò Larcher
utenlre era 36.° abbate claustrale Ippo- con patente del 171 r, e d. Edmondo
Ilio Biascoliui, fatto nel 17 io, I'uquo Peirot cou pateole del 171G,, che lica-
VER VER J09
noscóno \ monaci della Trappa e di sagre, somministrerà l'abbate commen-
BuonsolUizzo per veri professi dell' ordi- datario. Che se i monaci non poniio eser-
ne cistcrciense, non che veri osservatori citare la predicazione, siano obbligali di
della regola di s. Benedetto, e degli usi tenere stabilmente nel monastero due
primitivi di Cistercio. Seguono le Costi- preti secolari, affinchè predichino nella
tuzioni delle badie della Trappa di chiesa, spieghino il catechismo al popolo,
Buonsollazzo e di Casamari. Tutlociò amministrino sagramenti, ed assislinu
i

premesso, a Clemente XI e al nipote car- i moribondi (le quali cose al presente si

dinal Annibale commendatario successo- eseguiscono dagli stessi monaci). Le costi-


re nella badia di Casamari, si deve in es- tuzioni del p.Rancé furono rese alquanto
r introduzione e lo stabilimento degli più miti dalla s. Sede, conservandone la

sistenli e fìorenti trappensi. Il cardinale sostanza. Nello stesso 7 dunque i trap- i 7 i

fu il i.° motore e munifico prolettore, pensi furono dal cardinal Albani messi in
contribuendo molte migliaia di scudi pel possesso del monasleroe chiesa di S.Dome-
collocamento loro, per rifabbricare i dor* nico di Sora, della parrocchia di s. Sil-

initorii e le ofllcine, restaurare il chio- vestro, di quella di s. Vincenzo summen-


stro, rimodernare 6 altari delle cappel-
i tovate, e di altre piccole chiese rurali,
le della basilica, con prospettive di stuc- con de'foiidi per loro dote e possessioni
chi e preziosi marmi, e oltre il già detto, situati in Sora,neirisola,in Arpino. L'ab-
pe'molti sagri donativi d'utensili pel di- bate di Casamari pose in s. Domenico

Vìu cullo. Fin dal giugno del 1716 ven- un monaco e un converso, e dopo qual-
nero da Buonsollazzo a Casamari alcuni che anno un prete secolare, così alle al-
monaci trappensi, e dopo il citalo breve tre due parrocchie: bensì monaci reca- i

de' 7 aprile 17 17 il cardinale dieile loro vansi ogni anno a'22 gennaio e a'22 a-
il possesso dell'antica insigne badia. V'i- goslu in s. Domenico a celebrare la festa
stallò una colonia di 16 trappensi fatti del Santo e la dedicazione della chiesa,
venire da Buonsollazzo, col p. d. Livio e ciò fino al 1 789 in cui dovettero lasciar*
Giulini ex senatore milanese per i.°ab* la. Allora per decreto di Pio VI, il ve-
bate perpetuo, come lo furono i successo- scovo di Sora prese la cura di quelle chie-
ri, per tale dichiarato daClementeXI col se. Appena per l'Furopa si sparse la fa-
breve Religionis zelus, emanato mense tua della nuova trappa di Casamari, to-
maio 1717.11 possesso seguì a' 1 4 aprile, sto vi accorsero a menarvi vita peitilente
con rogito del notaro verolano France- e terminarvi i loro giorni molte persone
sco Marino. Neil' allegalo breve ponlifi- ragguardevoli per nascita nobile e per di-
cio de'7 aprile, diretto al cardinale, tro- gnità, fra' quali meritano ricordo : Gio-
vo dichiaralo, che l'abbate di Casamari vanni Exteras cav. di Catalogna e valo-
dev'esser sempre italiano e restare nella roso guerriero. Il p. Celestino Pepe no-
dignità sua vita durante, secondo l'anti- bile napoletano, teologo celestino in s.

co uso. Che nell'elezione deve assistere Eusebio di Roma. Il cav, Dositeo Bous-
Del capitolo di Casamari un p. presidente sarl di Liegi. D. Francesco Rocmont vi-
cistcrciense del reggimento toscano. Che cario generale di Meaux. Luigi Vernerò
dimorino nel monastero almeno 12 mo- canonico di Colonia. Il filippino Alessan-
naci (in seguito giunsero sino a 4o, com- dro de Lovigni, conservando l'abito. Il
presi però i religiosi conversi, come si può cav. Giacomo Bracciolini Fabrizi di Pi-
due in oggi). Che monaci
i si contenteran- stoia, per ^o anni monaco e cellerario.
no, e pel mantenimento loro si assegnano Il cav. Vittorio Piemonte.
Avogadro di
annui 5oo scudi, ed altro che secondo il Guglielmo Francesco de Beauvasin di
bisogno di vile e vestito, e di suppellettili Dol. G. Aulouio Welssely di Praga gene-
no VER VER
rale imperiale. Il cav. Giuseppe Giaco- gazione, cli'eransi recati a SclfcHi per ve-
mo (Ji Waldsasseu di Ralisboua. Il cav. dere il luogo che voleva loro cedere l'ab.
Dometiico Jareitte de CaJJiinisla Bmye- Arnaud; pregandolo a interporsi con es-
red'Aviguone,inorloin coocelto disatili- so e col vescovo di Veroli, pe' debiti ac-
tà nel 1765, di cui si stampò l'esempla- cordi. Egli fece njolti acquisti di fondi ru-
re vita nel seguente in Roma dal p. ab. stici a favore del motiaslero, oltre la va-
Callaridaui. Il cav, Pietro Igneo Aldo- sta tenuta della Selva di Lantero nel ter-
brandini fìorenlino. Tutti professarono ritorio di Monte s. Giovanni e di V^ero-
in Casauiari vissero penitenti e morirono li. Per le deplorabili vicende de'lempi e
santamente. Non poclii Irappensi di que- le novità religiose di Toscana^ restò af-
sto ceiiobio meritarono d'essere illustra- flitto nel setitire nel 1782 soppressa la
li colle stampe, cotne col libro t I prodi- trappa di BuonsoUazzo. Morì il p. Bal-
gi della i^razia, Venezia 1742- D. Ma- landani nel 1788, dopo aver scritto le
lachia dMiiguimbert fu fatto arcivescovo vite de' suoi monaci penitenti, alcune
di Teodosia in partibus,e colla ritenzio- delle quali pubblicò, e lasciato mss. uà
ne del titolo arcivescovile nel 1735 fu commentario sul i ."concilio diNicea. Nel
traslato a Carpentrasso sua patria, ove I 790 fu (dal Papa, come i successori ab-
inori nel 737. Ma si retroceda al i.°
1 — bati) eletto 42. "abbate il p. d. Romualdo
tibbate trappense Giulini e 38."della ba- de'principi Pirelli napoletano, anch'egli
dia, cbemori nel 17 18. Io questo gli suc- stato eremila camaldolese, dolio e santo,
cesse il 89.° abbate Alessio Duvia nobile poi impiegato da Pio VII in missione di-
bolognese, che rinunziò nel i 72 i. Gli fu plomatica a Ferdinando IV re delle due
surrogato in 4o.''abbate Placido II Pez- Sicilie pel tributo della Chinca e la diuji-
7.ancheri nobile piacentino, nel726 fat- i nuzione de* vescovati ne' due regni; dal
to vescovod'Imeria inpariibus ,\\e\ 1728 qual Papa fu pure deputalo visitatole
traslato a Tivoli, rinunziò l'abbazia sol- straordinario del proto-monastero «li
tanto nel 1752, e mori in buon odore Monte Cassino, e morì santamente nel
di santità a Tivoli nel 1757, a sua in- 1822; ma non poco do vi òri parlarne. Nel-
tercessione avendo Dio operate alcune Casamari si conservano pre-
l'archivio di
grazie. citato encomia la sua
11 Nerini documenti sugli accennati
ziosi e copiosi
dottrina, pietà e soavi virtù. A suo tem- argomenti. Qui però conviene far sosia,
po il cardinal Annibale, nel 1750 rinun- auzi retrocedere, per narrare i memora-
ziò la commenda al nipote cardinal Gian- biliavvenimenti succeduti nel periodo
francesco Albani (^.). Nel 1 732 divenne in cui visse il Pirelli. E primieramente,

4 1 -"abbate Isidoro Maria Ballandani ve- per le falalissime vicende che per sem-
neziano (per pontifìcia elezione. Sembra pre renderanno infausto il declinar del
che prima anche in Casamari i religio- secolo XVIII, dal 1 798 al 1 800 Casama-
si eleggessero I' abbate, come si pratica ri accolse ospitalmente molli preti e reli-
nelle trappe, che però sono numerose di giosi di vari istituti emigrati dalla Fran-
monaci composte da un centinaio di
e cia rivoluzionata, che((uivi si fecero Irap-
essi, e senza conferma sono istallati nel pensi e vi morirono santamente. E per-
{governo), giàeremita camaldolese dotto e chè in questa lagrimevole epoca Casama-
singolare gran maestro di spirito, perciò ri fu molto numeroso di monaci, Papa
consultato da moltissimi, ed al qualescris- Pio VI concesse al p. ab. Pirelli due al-
se ila Aiieuzo s. Alfonso M.' de Liguori tri monasteri per collocarvi de' monaci
a'i4 febbraio 1778 lettera che si conser- stabilirvi l'osservanza trappense: l'uno fu
va in Casamari, ringraziandolo delle cor- quello di Fossanuova, donato col breve
tesie prodigale ad alcuni di sua congre- Cui/i sicut iiupcr acccpimuSf i\i:'2j giù-
VE R VER III
gno 793I ; l'aUro fus. Ana- il collegio di 4 de'6 servi del Signore sagrificatljin fine
Mussa Lubrense,
stasia già de' gesuiti, in per edi ficazione de 'fedeli ,i quali della bar-
(louatodalreFerdinandoIVcoIla rendila bara uccisione non sanno che poche e sem-
d'annui dùcali 3ooo, ed approvazione di plici parole riferite nelle diverse verbali
Pio VI con Ietterà autografa de'aSsellem- narrazioni, mentre idocumenti originali
bie 798. Questa 2/ trappa fu nel 806
1 1 non sono visibili a tutti monaci. Credo
i

soppressa da Giuseppe Bonaparle occupa •


opportuno far precedere il mio estratto,
tore del regno diNapoli. L'altra poi di Fos- per maggiore intelligenza, con anzi tutto
sanuova fu soppressa nel 8 r o dal gover- 1 ìar cenno de' G monaci uccisi, i."!^. d.
no francese. Restituito il oionaslerodiFos- Domenico Diaria Zadrzel, boemo, al se-
sanuova aCasaajari,da Pio VII neli8 4, i colo Gio. Crisostomo, nato in Codonio
ì trappensi non vi ritornarono, essendone diocesi di Praga, e giù nel covento di s.

Stali alienali i beni. I pochi restati nel Sabina di tal città fu dotto sacerdote pro-

1825 con beneplacito apostolico vendè fesso domenicano e maestro in teologia.


il p. ab. Micara, per rinvestirne altri in Colle debite licenze si ritirò dal suo ordì-
Casamari, rassegnando Fossanuova a ne per menare vita più austera in que-
Leone XII, il quale lo die' a' certosini sta trappa, ove recossi di 5i anni e ri-
di Trisulli, —
A mia confusione, per la cevè l'abito di novizio col detto nomea*
lettura di questomio Dizionario, aven- 6 giugno 1777. Rinnovati isuoi voti so-
do trovato singolare grazia col p. d. Co- lenni divenne priore, indi maestro de'no-
lombano Maria Longoi ia romano, mona- vizi, cariche da con niira-
lui esercitale

co professo e bibliotecario di Casamari, l)ile diligenza. La vita di lui fu esempla-

passato a miglior vita, oltre l'avermi re, pali con pazienza molti mali corpo-
favorito, di molo proprio e per affetto rali, senza mai lasciare la quotidiana ce-
all' archi-cenobio, parecchie notizie ve- lebrazione delta messa. I superstiti vec-
ridiche e autentiche riguardanti Casa- chi della diocesi che il conobbero ne par-
mari, eziandio si prese la pena di ri* lano con lode e lagrimando. Dopo la tra-

cavare con laboriosa fatica dall' insigne gica sua morte volleDio operare un mag-
archivio dello stesso cenobio, di cui era gior numero di prodigi in proporzione
custode, cioè da' documenti originali e di quelli futi pegli altri uccisi, anco per
non conosciuti, un fedele e prezioso tra- essere sempre da' fedeli pel i.° invocalo
sunto, per mio uso, sulle memorie de' 6 implorandone il patrocinio. Egli è per
monaci di Casamari, servi di Dio, tra* questo, che mosse la benignità del p. Lou-
cidati nel monastero da' giacobini em- goria a inviarmi in divoto dono graditis-
pi e increduli, in odio della religione cat- simo un pezzo di uffizio da lui scrilto e
tolica a'i 3 maggio 1799, 2." festa di Pen- per più anni usalo, precisamente: Fé-
tecoste; il che eseguirò nel più impor- slum Puritalis B. Mariae Virginis, con
tante, come promisi nel voi. LXXIX, p. gentile autentica a me intitolata. 2.°P.
187, secondo il savio intendimento del d. Simone Maria Cardon di Cambray,
laudato mio amorevole religioso, a rao- già sacerdote monaco professo della con-
dodisemplice raccontoislorico senza con- gregazione di s. Mauro in Parigi. Nel tem-
travvenire a' decreti di Urbano Vili, po della rivoluzioneetrovandosi nell'as-
nel toccare alquanto della santa vita, vir- semblea, indignato degli applausi dati a
tù e miracoli da Dio operati a loro inter- un infelice sacerdote prevaricato, per a-
cessione; a gloria ed esaltazione della s. vere inveito contro la religione cattolica,
Religione e sua Chiesa, ad onore e lustro acceso d' eroico zelo volle ascendere la
del monastero di Casamari, anzi partico- tribuna per declamare contro l' empia
lartueale della Francia,per essere Aaucesi doUriua professala dairindegao ecclesia-
V

US VER VER
stico; ma appena cominciò, il popolo con figlio del giardiniere del re di Fran-
ischiamazzi gt' impose a disceiKlere. Eil cia. Arrolato per forza nell'armata d'I-
egli con coraggio restò sulla bigoncia, con talia di Bona parte, uialatosi d'asma e di
protestare: Audi io ho la libertà di par- fortissima febbre, nel gennaio 1799, con
lare j e proseguendo intrepido, confutò nitri I I soldati infermi, fu mandato allo
tutto il riprovevole detto dal sacerdote spedale della Passione in Veroli. Tosto
corrotto. Accorgendosi poi che si voleva il medico lo spedì, e ordinò la confessione

uccidere, fuggì a Roma, patendo influiti che prontamente fece coll'encomiato ser-
strapazzi, dall' idioma francese venendo vo di Dio p. Cardon, il quale lo trovò in
creduto giacobino; si portò quindi iiiCasa- istato d' innocenza. Avendo il Pitri pro-
tnari ad abbracciarne ristituto,dopo l'an- messo farsi religioso in Casauìari se Dio
no del noviziato professando a'5 maggio lo guariva, restato esaudito pi'oiligiosa-
1797, e subito fu fatto priore e cellera- mente nel S.^giorno, il p. Cardon notte-
l'iodel monastero. Esemplarissimo e os- tempo lo condusse in Ciisamari, vestì lìaU
servantissimo della regola, ebbe somma V abito di novizio converso, ed ebbe poi
carità con tutti, pazienza co'mali che ne la sorte di perire per la s. Religione. Ed
afiliggevano il corpo; e secondo il da lui eccone il motivo, e così quello degli altri 5
predetto, che dovea soffrire molte tribo- servi diDio tenuti per martiri. Raccontai a'
lazioni, a' 5 del 1799 da^soldati napole- suoi luoglii,colla<y/or/rt, che rivoluzionala
tani ([ual creduto giacobino fu arrestalo la Francia, proclamata la repubblica, abo-
mentre orava nel capitolo, co'piedi nudi lita la s. Religione, decapitali il virtuoso
secondo l'antico uso trappense, e condot- Luigi XVI, e le infelici regina nìoglie e
to prigione a Sora; indi conosciuta la sorella, invasa e democratizzata 1' Italia,

sua innocenza rdasciato. Tornato al mo- inclusivamente allo stato pontificio, de-
nastero, fu consiglialo a ve>tirsi da seco- tronizzato Pio VI e condotto prigione a
lare e fuggire, onde evitare le barbarie Valenza; i giacobini republilicani fran-
de'soldali francesi che doveano giunger- cesi presero di mira anche Ferthnando I

vi reduci dal regno napoletano. Ma egli e suo regno delle due Sicilie^, che non
il

dichiarò non volersi muovere, ed esser mancava di sellarli, sebbene la massa del
contento morire col s. abito, col quale popolo era religiosa e fedele al re, ecapi-
fu da essi trucidato. 3." t*. ti. Albertino nati da Championnel e da Macdonald,
Maria Afnisonadcdì lìordeaux, fuggilo cominciarono ad invadere il reame di
dalla Francia per la rivoluziune, fu am- Napoli nel declinar del 1798, onde il re
messo in Casa mari tra' coristi, ed a'20 colla famiglia reale a'3 i dicembre ripa-
novembre 792 I fece la professione e rice- rarono in Sicilia. Segnalarono francesi i

vè la cocolla: ottitno religioso, meritò l'uc- l'ingresso in Napoli col massacro a' 23
cisione per la s. [leligione nostra. 4.° Fi'- gennaio 1799- Insorte dissensioni fra

Zosiino Ilaria Dranibat nativo di Mda- Championnel ,


gli altri generali, ed i com-
no, nel 1792 vestì in Casamari l'abito o- missari repubblicani, non si agì colla do-
lilato converso, cominciò il noviziato nel vuta energia per soltometlere le provin-
no vend)re 794 e fece la 1 professione sem •
cie. Quesl' insorte contro gì'. invasori, a

plice: anch'esso ebbe la gloria di morire, secondarle il re mandò loro a suo vicario
come sopra. 5.°Fr. Modesto Maria Bur- il cardinal Rulfo, ed allora l'insorgenza
gen Borgogna, ex religioso della real
di divenlò in molli luoghi generale: Clmai-

trappa Fonti,da dove partì perla


di Sette pionnet fu richiamato a Parigi, ed a
rivoluzione, si recò in Casamari e ivi pa- Macdonald restò lutto il supremo c(»-
tì come i [>reccdenli beata morte. G.Tr. mando. Seguirono fazioni, comballiniL'ii-
Maturino Maria l'ilri diFoululuebleau, ti,sliagi, liuchcScheieicouiandò a Mac-
VER VER X.3
(ìonald di recarsi col suo esercito Terso ti di Colle Berardi, frazione di Verdi, ce-
l'alta Italia. Cominciando francesi la i lebre cantore pontificio, raccolsero con
ritirata, estorcendo dovunque (|uaulo pò* somma riverenza tutte le sagre partico-
terono avere di contribuzioni, sul prin- le e posero in calice d'ottone, che chiu-
cipio di maggio si radunò tutto l'eserci- sero nel ciborio particolare esistente nel
to francese a Caserta. Lasciale piccole credenzone maggiore della sagrestia. In-
guarnigioni iu Castel s. lilmo, Capua e di tornali in chiesa medesimi soldati, i

(aeta, a'. 7 maggio Macdonald levò il ruppero il prezioso tabernacolo dell' al-
campo a Caserta e si avviò verso Roma, tare maggiore, di marmi a vari colori,
facendo marciar l'esercito in due colon* amiitaccarono lecolonne e i pilastri del-

ne, una per la via di Terracina e l'ultra la tribuna; poi passati alla sagrestia, ne
per Sora. Quest' ultima eh' era compo- ruppero la porta e tutti i credenzoni, e
sta delie divisioni di Lemoine e di Oli- si posero a disflire i reliquiari. A tal ru-

vier, giunse nel dì 1 i sotto s. Germano, more, accorse in chiesa un loro udìziale
e dovette aprirsi la via col prendere quel- colla spada nuda, forse buou cristiano,
la città d'assalto e incendiarla in parte. per cacciare que' soldatacci; e recatosi in
IVuova e ostinata resistenza incontrò essa sagrestia, prese il calice colle sagre parti-
nel seguente giorno 12 ad Isola, ove gli cole, lo consegnò al converso fr. Dome-
insorgenti eransi fortificati per contrasta- nico Celmi milanese, e questi lo die' al
re il passaggio del Liri. I francesi non corista d. Eustachio Migliorati di Città
pervetmeru ad impadronirsi di quella ter- di Castello, che nascostolo in petto lo por-:
ra, che dopo un micidiale assalto di 5 ore, tò nella cappella dell'infermeria e na-
e la incendiarono, come narra pure l'an- scose neir urna dell'altare. Appena par-
tialista cav. Coppi. Dalla memoria quin- titi d. Eustachio e il buon ufiìziale, entrò
di del p. Colombano sì trae, che discac- nella cappella un sacrilego soldato, e pre-
ciati i giacobini repubblicani francesi dal so il calice versò per terra le sante parti-
regno di Napoli, in numero di i5,ooo cole, portando seco il vaso. Da lì a poco
circa, la maggior parie dopodi averda- il p. Zaùrzel accortosi del rinnovato or-
to sacco e fuoco all'Isola di Sora, passa- rendo caso, si pose a raccogliere quell'o-
rono per la via di Casamari, e nel
i3 d'i slie consagrate, e sopraggiunlo il conver-

maggio 799 presero alloggio in questo


I so fr. Dositeo Ciovaglia di Pofi, andava

inonastero,a cui recarono molti danni per indicandogli ov' erano sparse, in che si
3 giorni. Allora il priore p.d. Simeone Car- unì ilp. d. Albertino Maisonade, tutti e
doo francese die' subito ordine a' frati tre piangendo l'oltraggio fatto aliasi.
conversi ed a' minislri, di dar da man- Eucaristia. Il p. Zaiirzel involte le sagre
giare e bere alle truppe, e quant' altro un corporale, le depose nel-
particole io
avessero chiesto; fu puntualmente ubbi- l'urna donde erano stale tolte. Ma ecco
dito,ed egli stesso volle servirli. Ma alcu- subito venuti nella cappella 3 feroci sol-
ni di tali soldati, veri giacobini, dopo a- dati e fattisi soprai 3monaci li frugaro-
ver mangiato e bevuto a sazietà, e getta- no addosso e nulla trovando, aperta l'ur-
to nelle cantine molto vino eolio, sulle na dell'altare si presero il corporale col-
ore 20 corsi in chiesa aprirono il ciborio le sante particole, e Dio sa l'iniquo uso

del maggior altare, presero la pisside e che ne avranno fatto. Indi rivoltisi a're-
versate per teira tutte lecousagrale par- ligiosi domandarono argento^ ed essi a-

ticolecon disprezzo, portarono via il va- vendo non possederne, subito


risposto
so sagro. Avvedutisi di tale euormeem- que' barbari dierono due forti colpi di
pielà alcuni monaci e secolari, il p.d. Do- sciabola in testa al p. Albertino, che ca-
fueuicoZuùrzel e d.Beriiardiao Cianchet- duto in terra fraaiiuutiivi reserauima
vot. xciv. 8
ii4 VER VER
a Dio. Scagliarono quiudi due altii colpi tri che subito mori nella sua cella. Altra
di sciabola a fi. Dositeo, uno al fianco e vittima di questi diabolici sanguinari fu
l'altro al braccio deslro, e cadde in terra fr. Zosimo Brambat, ferito mortalmente

svenuto. Eivollìsi poi con più furia sul con colpi d'archibugio e di sciabole, nella
p. Zaiiizel gli menarono due vigorosi fen- stanza terrena che conduce al refettorio
denti di sciabola sul capo e altri nel cor- e alla spezieria monastica : lasciatolo se-
po, il quale cadendo, appena pronunzia- mivivo, potè poi fuggire e nascondersi,
lo Jesus Maria, adorabili nomi a lui fij- ma nel 3.°gioino volendo andare a Bau-
luigliari, immediatamente rese l'anima co per ricevere 1' olio santo, nell' uscire
al Creatore. Dopo un quarto d'ora me- i la porta ntorì, ed il suo corpo fu riunito
desimi forsennati soldati, tornati nella a quelli degli altri 5 uccisi suoi fratelli.
cappella, fecero la cerca sui 3 religiosi gia- 11 portinaio fr. Egidio Corticelli milane-
centi in terra, e avvedutisi che fr. Dosi- se, decano de'conversi, restò ferito mor-
teo ancora respirava, lo presero pel cap- talmente da colpi di fucile e sciabole, nella
puccio e alzatolo con furia lo rigettaro- testa e braccia; poi guarì, restando però
«o Giacche non ci
in terra, dicendogli : airettodaquolidiane penose vertigini, che
avete voluto dare argento, fate ora la sopportò con edificante pazienza e mori
dorma. E cavate loro le scarpe, con que- in buon odore dopo 3 anui. Finalmente il
ste partirono. Fr. Dosileo potè quindi corista p. Palemone Baret savoiardo di
fuggire dal monastero, curarsi e guarire. Guilliou)tne, ntentre scendeva le scale del
Dopo aver que' soldati sparso tanto in- professorio per fuggire, per miracolo del-
nocente sangue, corsero ogni ai>golo del l'immagine della B. Vergine dipinta a ca-
monastero in cerca del p. ab. Pirelli per po della scala, la palla della schioppettata
farlo a pezzi; ma egli avea prevenuto sparala su di lui andò a colpire il muro.
r arrivo dell' indisciplinala truppa, cou Quindi nascostosi nel campo della clau-
rifugiarsi in Palermo presso Ferdinan- sura detto la Pastoreccia, essendosi di-
do IV, compare e consigliere.
di cui era menticato del breviario, coraggiosamen-
Intanto il priore p. Cardon avvedutu^i te tornò a prenderlo in cella, senza esser
dell' empio e tragico operalo de' soldati, visto du' furiosi eoldati di cui eia pieno
si nascose nell' orlo, ma poi per amore il monastero. Gli altri monaci si salvaro-
verso i suoi monaci, fattosi coraggio ri- no, alcuni calando per le finestre, altri

tornò nella sua cella, vicino a quella del p. uscendo pel clauslro si nascosero tra'gra-
abbate. Appena giunto, tosto fu assaltato ni qu^ìsi maturi della Pastoreccia, pas-
da'solda ti; e cerca lolonelle tasche gli tolse- sando in quella funesta notte da' pp. li-
ro due scudi che poco avanti aveagliman* guorini nel vicino contado di Scifeili,
dato per limosina il general Rusca. INoa altra fi azione di Veroli. Da ultimo, le

contenti, vollero altro denaro e il tesoro vandaliche truppe repubblicane, dopo a-


del monastero; ed avendo il priore rispo* ver fallo orrendi danni al monastero, ru-
sto non averne, crudeli cominciarono a
i balo il più bttono che poterono trovare,
tormentarlo con colpi di sciabola sul ca- lacerali e dispersi per le pubbliche vie
po, e nulla loro fruttando, finirono con non pochi libri della biblioteca, nella più
ispaccargli la testa in più quarti, anche parte salvati in grazia d'alcuni buoni uf-
con mannaia da guastatore, tagliandogli flzìali e secolari ; dopo aver tentato di dar
in minuti pezzi le sagre dita. Poscia nei fuoco al monastero, lasciale sturate le

corridore del noviziato, con archibugia- cannelle di aS botti di vuio, che si spar*
la e sciabolale trucidarono fr. Modesto se per le cantine, e per esse pur disper-
Burgen ; ed egualmente scolpi di fucile so moltissimo olio con rompere non po-
e sciabole ivi uccìsero fr. Maturino Pi- che velliue; partirono tulle da Cusamari
3

VER VER ii5


hel 3.''giorno dell'infausto loro ingresso, popolo divolo a Casamari, a raccoman-
lascìaiidu deplorabile memoria dell' ini- darsi a' 6 Servi di Dio trucidati, laonde
quità e liratmie commesse, meutre procla- bea presto le mura del cimiterio furono
mavano col cannone la libertà, 1* egua- coperte di tabelle votive di riconoscenza
glianza e la sedicente fratellanza! Allora e attestazione di grazie ricevute; il che
6 monaci a'quali era riuscito nel fatale 1 disturbando la pace del monastero e la
maggio di fuggire a Scifelli, corsero su- quiete trappeose per l'incremento degli
bito nell'amato monastero di Casamari, accorrenti,non potendoci più tener chiu-
e nella sera de' i6 raccolti i venerandi so camposanto, nel i8o3 il p. Pu'elli
il

corpi de'6 monaci barbaramente uccisi, abbate di Casamari, e dicesi anche il ve-
fra le lagrime e le preci li portarono nel scovo di Veroli, per virtù di santa ubbi-
camposanto, ove nel i. "quarto di bu^so dienza ingiunsero a' 6 monaci di non l'a-
a sinistra della porta, fatti 3 fossi cou re piùgrazie, e furono ubbiditi. Il p. Ba<
murelli divisorii, in ciascuno collocaro- rei sempre raccontava, come il p. ab.
no due monaci e coprirono di
separati Pirelli recatosi al cimiterio comandò lo-
terra, ponendo sui lori capi capitelli mar- ro di cessare dal far prodigi, ed essi ubl^i-
inorei, ciascuno con cannello di piombo, diruno al proprio abbate anche dopo
ed entro pergamena col nouje, cognome, morti (altro esempio simile l'ho riferito,
patria e caso tristo di ognuno, ultre le parlando de' Cerlosiui). D'allora in poi
solite croci; il tutto cou opera del sud- la lorotomba restò deserta, benché di- i

detto p. Baret valente meccanico, che voti non lasciarono di quando in quando
lutto poi narrava a correligiosi finché di fare istanze pel trasfei imeuto in chie-
visse, morendo santamente nel i SSg. Es- sa de' venerandi corpi. Tuttavia non si

sendosi subito propalato per tutta la dio- elJeltuò, benché non si lascia di pensare
cesi di Veroli il tragico avvenimento del a soddisfare i pubblici voti, per disotter-
massacro dc'monaci, e la desolazione del rare que' venerandi corpi e trasportarli
monastero, mg/ Rossi vescovo di Vero- in chiesa. La (Iducia de'fedeli é ancor vi-
li, e mg." di Pietro delegato apostolico di va, e bene spesso si recano al cimiterio
Roma, spedirono in Casamari qual pre- ad applicare de' panni sui loro sepolcri,
sidente e superiore interino a fine di riu- prendono uu poco della terra e dell'er-
nire e governare i monaci, il p. Bonaven- ba che li ricuopre, e dicono riporlarue
tura Trulli di Veroli,de'minori conven- alcuu buon elfetto, senza però che 6 mo- i

tuali, il quale governò il monastero io naci abbiano fatto più que' prodigi di
mesi^ sino al ritorno del p. ab. Pirelli. 1 prima. La loro memoria non è stata mai
6 servi di Dio uccisi, dopo la loro tumu- pubblicata colle stampe, ed io ne ho la
lazione, per circa 3 anni operarono per di vota compiacenza, anche per aumento
virtù divina molle grazie e prodigi a quel- di splendore al celebratissimo archi-ce-
li che loro si raccomandavano, ed i più uobio, per le fervorose ricerche del p. d.
strepitosifurono rogati per gli atti di Colombano Longoria, terminate a'28 di-
pubblici notari e Ormati da testimoni, a cembre i855. —
Ora col p. Tosti, prima
cura del presidente p. Trulli, descritti di compiere la mia monografia su Casa-
in i4 fogli autentici e depositati nell'ar- mari, debbo dire alcunché della chiesa
chivio, il cui trasuuto eziandio mi donò di s. Domenico di Sora, per ragione del-
il virtuoso p. Colombano, col titolo :Z?/"c- l' epoca discorsa. Nou era ancora corso
ve Catalogo delle grazie ec. Essi sono un secolo dall' invenzione del corpo del
i3, fra' quali ne furono beneficali 3 ve- Sauto, che una terribile tempesta venne
rolani,4 segninì,2 arpinali, unceccane- a turbare la pace del suo sepolcro. Im-
sc. Perciò quotidiano era il eoucorsu di perocché traboccatasi uel reame uapole-
ii6 VER VER
tfluo la rivolutìoDe fraucese, eiufuriao- denaro, che tolse dalia principesca sua
do per le soriane coutrade le forestiere casa paterna, ristorò il saccheggiato e ro-
milizie, avveDuero abbominevoli cose vinato monastero. Nel i8o3 mor"i ilcar-
nella chiesa di s. Domeuico. Queste mi- dinal Gio. Francesco Albani, decano del
lizie, ossia 1 francesi, tra per la licenza, sagro collegio e i5.°abbale commenda-
che sempre accompagna i conquisti, e tario, con molli Pio VII concesse
debiti, e
certo delirio che si era appiccato alla loro agli eredi,per saldarli, l'indulto di soprav-
patria di tnauomellere quanto fosse di vivenza del godimento della badia per 4
antico, irruppero nelle sante mure come il Papa nel
anni.I ndi 8o8 conferì la com- 1

farnetici.Predarono, guastarono, sbeileg- menda a mg.' Alessandro Laute {f".), te-


giarono ì sagrosanli misteri. Arsero il soriere generale, poi neliBiG cardinale ;
simulacro del Santo, e si servirono delle ed essendo morto nel 1 8 1 8 ancor lui cou
suppellettili degli altari a sacrilegamente debiti, Pio VII accordò per anni 8 l'indul-
cuocere le vivande; e poi con multo tri- to di erogarsi le rendiledella badia diCasa-
pudio si misero a banchettare nella casa mari per pagarli, e per aiutare due nipo-
di Dio, dicendo e facendo cose da demo* ti del defunto, dichiarandone ammini-

uii. E pensandosi, che un assai grande stratore lo spertissimo mg/ Nicolai. Ma


tesoro chiudesse il sepolcro del Santo, si prima di taleepoca, ecco nuove desolan-
levarono per {sconciarlo, e cavarne la de- ti vicende ; occupato lo slato pontificio
siderata preda. Ma Dio il guardava di so- dagl' imperiali francesi di Napoleone I,

pra, tenerissimo com'egli è dell'onore de' e nel 1809 deportato Pio VII; mentre
santi suoi; e in quel punto che le rapa- già il regno di Napoli era stato invaso
ci mani tiravano fuori il sarcofago, tra- dalle slesse armi, e dato prima a Giusep*
balzò fortemente da non lasciare
la terra pe Bonaparte, poscia a Gioacchino Mu-
in piedi i ed il fiume repentina-
rapitori, rai. A suo tempo e nel 1 81o i sorani nella
mente gonfiò e corse fuori delle sponde. 2." domenica dopo Pasqua, cou molta so-

Uno smisurato spavento incolse que'pro- lennità di ritoe concorso di popolo, ripor-
fanatori del luogo santo; quali tosto si tol-
i tarono alla sua chiesa il corpo di s.Dome-

sero all'iniqua opera, e si dettero a preci- nico, decretandosi annua festività per tut-
pitosafuga,temendoche qualche nascosta ta la diocesi di commemorazione a tale
insidia de' sorani non covasse sotto quel traslazione. 11 governo francese nel set*
terreno. 1 sorani ch'eransi armati per re* tembre 181 soppresse ancora l'antichis-
1

spingere colla forza dalla città i francesi, simo monastero di Casamari: furono e>
come li videro fugati, non per umana spulsi i monaci, e la pregevole biblioteca
virtù si tennero liberati dal guastatore coll'importanlissimo archivio furono ira-
uemico, ma pel loro s. Domenico, fattosi spottati in Veroli. Il monastero ed i be*
intercessore presso Dio. Per la qual cosa m si dierono iu alTillo a'secolari,che poi
uscirono tosto dalla città, e vennero alla caddero in miserie e guai 1 Nel maggio
chiesa del Santo a rendergli un pietoso te- i8i4 ritornato Pio VII alla sua sede e
stimonio della loro riconoscenza, cantando reintegrato del suo slato, come il re delle
salmi e inni al Dio degli eserciti. Tolse* due Sicilie nel seguente anno del proprio
IO da quella le s. Ossa e se le recarono in regno, ripristinati gli ordini religiosi, nel
città, collocandole nella chiesa dis. Resti- settembre di detto 1 8 4 cu» decreto pon- 1

tuta, non solo a guarentirle dal pericolo tificio fu restituito Casamari a'trappensi,
di altre profanazioni, ma anche a farne e vi ritornarono: n'ebbero pure beni ru- i

quasi propugnacolo di salute alla minac- stici, la libreria e 1' archivio, l'uno e l'al-

ciala patria. Frattanto tornato iu Cusa- tro però mancanti di alcuni libri e scrit-
niari il p. ab. Pu'«lli| cou molla spesa di ture^ per esierit limasti, cou altre t obe,
V ER VER fif
in deposito di persone paiiicolari, le qua- do di cose oneste ed edificanti. Nel 1826
li, senza scrupoli, non
si presero il pen- ritornati liberi i beni della commenda
siero di testituirle. monastero poi fu Il abbaziale, lo stesso Leone XII la confe-
trovato spogliato di tutto, senza neppu- rì al Lodovico Micara (f.)
cardinal fr.

re telari delle finestre, ed


i chiodi alle i di Frascati, cappuccino e cn^'.no dell'en-
pareti; cos'i la chiesa, tranne leduecam- omiato abbate claustrale, che morì nel
paneavanznte allo spoglio generale, e co* 184.7 molto benemerito di Casamari, e
etti cadenti. A tutto riparò lo i'elo del decano del sagro collegio, vescovo d'O-
generoso p. ab. Pirelli con molte migliaia stia e P^ellefri, e di questa anche legata

di scudi tolte dalla casa paterna, ed a lui apostolico. Narrai nel voi. LXVII,p.2o4,
date dalla pietà della principessa di Car- che la pietosa munificenza di Ferdinan-
pino di Maggio sua sorella. Con tali fon- do Il re delle bramando che
due Sicilie,

di fece ristorare la chiesa e la fornì de- tornasse a nuova vita monastero e la


il

gli utensili e suppellettili sagre; riparò il chiesa di s. Domenico, con diploma de'3
monastero, le oflicine, le celle provveden- novembre 1 83 i ne investì il cardinal Mi-
dole dell'occorrente, e resolo abitabile, i cara abbate commendatario di Casama-
monaci vi ripresero le mirabili osservan- ri, riunendola così in uno stesso commen-
re trappensi. Mori il benemerito p. Pi- datario come era prima di Giulio II. Il

relli, come già dissi, nel 1822, nel con- cardinale deputò il suo parente p. ab.
vento da* minori osservanti di s. Marti- Micara a prenderne il possesso nella fe-
no in Veroli, ove vennero celebrati fu- i sta dis. Domenico. Così dopo lunghi an-

nerali, con orazione funebre pronunziata ni quelle beate mura rividero monaci i

dal summenlovato d. Nicola Crescenzi di Casamari, e ne udirono le salmodie;


canonico penitenziere; e quindi fu il ca- indi con assidua amministrazione de'sa-
davere trasportato nelle tombe abbazia- grainenti, ristorarono le belle memorie
li nell'aula capitolare di Casamari, nella tiel santo lungo. Diche presero tanta edi-
cui chiesa si ripeterono l'esequie con e- ficazione i sorani e del contado, ch'entrò
Jogio funebre recitato dad, Virgilio Duc- in un pietoso desiderio di veder sempre
ciarelli Maria de' Francnni
abbate di s. qiie'monaci nella deserta badia, di ascol-
defunto. Quindi Leone XII a' i3 luglio lare il salmeggio e di ricevere da essi le
l824dichiarò visitatore apostolico di Ca- consolazioni della fede: il popolo non di-
tamari d. Sergio Maria Micara di Frn- mentica il passato. Al qual desiderio as-
»c<7/i, eremita camaldolese di Monte Co- sociandosi mg."^ Lucibello vescovo di So-
rona, ed avendo egregiamente eseguita ra, congiunta l'opera sua a quella del ze-
la sua visita, ed abbracciato I' istituto lante p, ab. Micara presso il re di Fer-
frappense, quel Papa lo fece benedire in dinando II, ottennero poi quanto sono
43.° abbate di Calamari da mg.' Ci- vicino a dire. Intanto nello stesso 1 83 r il

priani vescovo di Veroli, gli 8 settem- p. ab. Micara supplicò il Papa Gregorio
bre. Di più a sue istanze il Papa miti- XVI, che non volendo accettare la sua
gò diversi usi antichi e rigorosi del mo- rinunzia e farlo ritornare alla vita eremi-
nastero. Invece monaci di dormire tut-
i tica camaldolese persino senza voce atti-

ti in camerata, ciascuno ebbe la su>i cel- va e passiva, almeno a toglierlo dalle an-
la, soltanto con pagliariccio e coperte di gustie che l'addoloravano, pernon poter
lana, potendo dormire con tonaca e pic- sempre abitare nel monastero, a cagio-
colo scapolare, in vece dell* ampia eoe- ne de'suoi incomodi e delle malattie sof-
colla. Nel vitto ancora concesse riforma ferte pel clima, lo volesse fornire di qual-
indulgente, permettendo dopo il pranzo che mezzo per ultimare alla meglio un
e la cena mezz'ora di riunione, parian- fabbricato nella possidenza d«l menasi*-
ii8 VE^ VER ^
IO, dislanteda esso circa 3 miglia, d'aiia Pasqua, ne prese possesso con-
le, festa di

olliinae di bella posizione, per formarvi ducendovi una colonia di 10 Irappensi


un piccolo locale di osservanza, e vigilare col priore. L' infaticabile abbate ristorò
su'giovani professi che via vrebbechiauia- la chiesa, vi aggiunse due altari, fece un
to dì tratto in tratto, cioè quelli che avesse bel coro di legno di ceraso; rifabbricò in-
slimato bisognosi di consiglio e di clima teramente r annesso clauslro colle offi-
più salubre, fissandovi lo stesso metodo cine, eformò un giardino con due gra-
di Casamari; e così abitando questo luo- 2Ìose fontane. Dice il p. ab. Tosti: Da
go, e per la vicinanza frequentando il quel dì i monaci di Casamari non han-
monastero, troverebbe un sollievo e una no mai rimesso dall'osservanza dell'au-
quiete alla sua coscienza, dove in fine si stera regola che seguitano, e dal feconda-
accrescerebbe una casa per lodareDio not- re i quieti sludi della contemplazione
te e giorno, ed implorare eterne benedi- coll'operosa carità del vangelico ministe-
zioni sul supremo Gerarca e padre amo- ro, restando dipendeuli da Casamari co-
roso de'fedeli. In quell'incontro il p. ab- me in antico. Il p. ab. Micara riorganiz-
bate umiliò al Papa uno stato del mona- zata e quasi rinnovata la famiglia reli-

stero, dell' attivo e del passivo, che in o- giosa di Casamari, nel!' osservanza con
liginaleho sotto gli occhi. Dirò solo, che mitigazioni ottenute dalla s. Sede, e nel
la comunità religiosa allora componeva- patrimonio che trovò rovinato e indebi-
si di20 monaci coristi, buona parte de' tato, aquistatì molti fondi rustici, pieno
quali già sacerdoti; di 20 conversi, parte di meriti morì a' 2 gennaio 1842. Nel
professi di voti solenni, altri professi di seguente febbraio da' monaci fu eletto
voli semplici, numero quasi indispensa- 44-" abbate il p. d. Macario Maria lìal-
bile per supplire a tulle le ubbidienze e delli d'Ancona monaco professo di Ca-
lavori del monastero, attesoché non si samari, poscia riconosciuto dalla Sede
ammettono secolari a'bisogni interni del- apostolica, e quindi benedetto in Ve-
la casa, meno garzoni che agiscono di
i rdi dal vescovo mg/ Venturi a' 2 feb-
fuori pe' trasporti di robe. Vev mancanza braio 1846. Ancor lui fece acquisti di
dì sussistenza e locale, quasi dal 182^ foudi rustici, arricchì le chiese de' due
non eransi ricevuti novizi, benché più monasteri di molte suppellettili sagre, fe-
di 3o ne fossero fervorosi aspiranti. Ad ce riparazioni nel monastero e chiesa di
onta delle notissime circostanze politiche s. Domenico, alla quale riimovò la volta

di quel men)orabile aniio,Gregorio XVI stdia tribuna che minacciava l'ovina, ri-
die'5oo scudi al p. abbate.Queslo poi rei- modernò r altare maggiore, fece la nuo-
terando, col vescovo di Sora, le suppliche va balaustra di bei niiinni, T ammatto-
al re Ferdinando li, perchè volesse favo- nato, e nel clauslro diversi miglioramen-
rire i monaci di Casamari nella stretta ti.A suo tempo morì il cardinal Micara
osservanza di Cistello, che volevano ordi- a'24 maggio 1847, * S" s"ccesseil 18."
narsi in s. Domenico in monastico ceno- e ultimo abbate commendatario di Ca-
l)io, alla pia inchiesta rispondendo l'otti- samari cardinal Pasquale Gizzi di Cec-
njo |)rincipe, ri<lonò a' 2 gennaio i834 cano. INel seguente 1848 l'abbate clau-
la chiesa e monastero a Casamari, con strale p. Jjaldelli rinunziò nelle mani
r autorizzazione apostolica di Gregorio de! Papa Pio IX, il (juale poi con de-
XVI, e con regia munificenza li provvi- creto della congregazione de' vescovi e
de d'annuo censo pel mantenimento di regolari, dell' 8 aprile 1 853, udito il pa-
IO religiosi; inoltre ottenendo il p. ab. rere del caidinal Bianchi abbate genera-
Micara il monastero di Vicalvi. l'ertan- le di lutto r ordine camaldolese, allìdò
lo egli con divota procc&siuuc, a' 1
q apri- il governo di Casamari all' odierno du*
VER VER 1.9
gnlssimo commissatìo apostolico p. d. La famiglia monastica di Casamari, ad e-
Michelangelo Gallucci camaldolese, cui ternare la memoria del benefìzio, eresse
grado e dignità d' abbate di detto suo nel portico della chiesa il ritratto di mar-
rdine, tale tlichiaralo a'aS del tneino- mo PonleGce, con sottopo-
in rilievodel
'ato mese dal capitolo tenuto in Roma sta simile lapide che descrive la conces-
alio stesso ordine, con tutte le facoltà sione; di più obbligandosi il monastero
e privilegi, ed uso de' pontificali, che a cantare una messa perpetua anniver-
hanno
h gli abbati camaldolesi nelle loro saria nel dì della creazione dell'encomia-
chiese e monasteri, cioè con piena giu- to Papa, e di requie dopo la sua moi te.

t isdizione
vere
rita quella di
la
; e siccome ogni abbate
sua abbazia,
s. Maria
cos'i gli

d' Urano
fu confe-
deve

presso
I

do
beni poi della
posti nel
il li donò
regno
al
commenda
di Napoli, il re
capitolo della patriarcale
di Casamari
Ferdinan-

Eertinoro. Ma prima della sua desti- basilica di Roma, al modo nar-


Vaticana
nazione, nel funesto periodo del decli- rato nel voi. LXVIll, p. 204, ferma re-
nare del 1848 e ne' primi 7 mesi del stando la proprietà della chiesa e mona-
1849, anche questo monastero ne ri- stero di s. Domenico di Sora al monaste-
6enlì deplorabili elTelti. Vi fu collocato
i ro di Casamari. Nel provvido governo del
un presiilio di 5o uomini della guardia p. ab. Gallucci si è rimodernata infera-
ne venivano altri di quando in
civica. Più mente la chiesa di s. Domenico, sopra i
quando, di passaggio; e tutti volevano medesimi fondamenti e forma antica, con
mangiare e bere, ed i buoni religiosi nuovo gusto, coll'intera volta, ed è riu-
pruntameote li contentavano, acciò non molto bella, essendone stato archi-
scita

recassero maggiori molestie e danni. Un tetto Antonio Rucci. In tale occasione,


giorno vigiunseroi5 legionari, fra'quali negli scavi si trovarono varie iscrizioni an-

4 svizzeri; due di questi presero tra loro tiche, e nel claustro si conservano alcuni
a questionare, ed uno finalmente uccise bassirilievi di marmo col busto del cele-
l'altro con un colpo di fucile, sul ponte berrimo Cicerone arpinate, che ivi nac-
dell'acquedotto. 11 battaglione di Gari- (pje, ed ebbe villa. Il p. ab. Gallucci nel

baldi, che da Prosinone e Rauco si portò far stampare la discorsa P^ila dis. Do-
all'Isola ed a Sora, nel ritorno avea fissa- inenico/dA p. ab. Tosti, l'intitolò co'rao-
lo la tappa in Casamari, ma la guida in- naci di s. Do(nenico,
Ferdinando II, al re

vece, dall'osteria della dogana lo condus- in attestalo animo, per avere


di grato

se direttamente a Monte s. Giovanni. Nel nella sua pia e generosa munificenza non
partire da questa città per Veroli, quasi solamente impedita la rovina del mona»
prodigiosamente prese la via poco più di stero, e restituita la chiesa al divin cul-
un tiro di palla lungi dal monastero; si to, ed a glorificare il sepolcro del Santo
fermò a considerarlo e per buona sorte titolare , ma decretato a favore di tale
proseguì il cammino senza visitarlo.A'3 tempio la somministrazione di ducati
giugno 1849 essendo morto il cardinal 38oo sul pubblico erario. Mancante il

Gizzi,il Papa Pio I X aderendo alle istanze monastero di costituzioni, lo zelo dei p.
de'monacidi Casaaiari, colla bolla/>e/i//ì- ab. Gallucci vi ha supplito compilando-
cioruni oniniuni auctoretn ac distribii- le, basate sulla regola di s. Benedetto, e
torem Deum, de'20 setteudire 85o, do- 1 sulle osservanze cistcrciensi di stretta di-

nò al monastero di Casamari tutti i be- sciplina. Riuscirono di piena soddisfazio-

ni della commenda posti nello slato pon- ne della comunità religiosa, ed ora si va
tifìcio, coli' obbligo perpetuo di sommi- a sottoporle all' apostolica sanzione del
nistrare al capitolo della basilica patriar- Sommo Pontefice; quindi si eleggerà
cale Liberiana diRuma aunuiscudi 1 :20o. l'abbate tiappeuse perpetuo dal medesi-
, 8

jio VER VER


mo Papa, essendosi ciò stabilito in det- stretto del suo nome, trovasi distante i^
ta costituzione, per esseresempre il ve- leghe all'ovest di Venezia e 3 i all'est da
nerabile archi-cenobio immediatamente Milano. Tra le città di provincia ha di
soggetto alla s. Sede. Se ad esso poi, in suo proprio l'essere stata costituita nel
processo di tempo, si uniranno altri mo- 1 4 città di fortezza e sede tanto dell'i.
1

nasteri, allora dovrà tenersi capitolo ge- r. comando generale, e degli stabilimen-
nerale in Casamari, e si eleggerà per tut- ti militari centrali delle monture, ed al-
ti gli altri monasteri l'abbate di gover- tri relativi ; quanto nel i8i6 dell'i, r.
no ad sexennìnniy quello di Casamari senato supiemo di giustizia pel regno
dovendo restare a vita, giacché di ele- suddetto, il quale per altro dopo casi i

zione pontifìcia. Di recente un infortu- del I 848 passò ad essere concentralo in


nio afìlisse gli ottimi monaci e il bene- quello di' Fienna {F.). Inoltre dal 1849

merito commissario apostolico. Riporta sino al 1854 e dopo la soluzione dei casi
il n. 1 4^ del Giornale di Roma del 858. 1 predelti, restò sede del governo generala
»> domenica de'i3 giugno circa le 3
Nella civile e militare del regno, qnal era adi-
pomeridiane, nel monastero di Casamari, dato al fu feld -maresciallo co. Radelzky.
territorio di Veroli, avendo preso fuoco il Attualmente poi, seinplice città di pro-
° vincia, sede speciale del dello comando
fienile sottoposto al salone del i corri-
doio e stanze dell'abbate, sviluppò un in- generale militare e fortezza. E' situata a-
cendio imponente, che scorgevasi a piìi n)enamente in bella pianura e parte iu
miglia da Veroli e paesi circonvicini. Il colle, quae in suo sex niillianim amlii-
monastero situato in mezzo alia campa- tu deccni mille demos, et quinrjuaginlft
gna, nella Casa di Caio Mario, per la sua tres mille circiter enumerai cii'es, come
distanza dall'abitato, e per mancanza di leggo nell'ultima proposizione concisto-
persone atte e de'mezzi all'uopo, sarebbe Di grandioso e imponente aspetto,
l'iale.

stato distrutto, e già crepolavano le im- sorge in riva e qual maestosa regina del-

ponenti volte di SI antico edificio, pene- l'Adige, ^fe5m.y,il maggior fiumed'llnlia


trando le fiamme ne' piani superiori dopo il Po, e cui per la chiarezza di sue
quando gli accorsi contadini animati dal- acque fu dato l'attribulod'rtme/io da Vir-
l'altrui esempio, riuscirono ad estinguer gilio, e da Ennodio di splendidissimo. E'
l'incendio, che durò fino all'una antime- l'unico fiu(ne di Lombardia che non si
ridiana del d'i seguente. Meno il danno unisce al l'o, ma chedirellamente si sca-
loil'erto dal monastero, sìa per la perdila rica nel mare, cioè nel golfo di Venezia
del genere, sia pe' restauri che occorre- a Forto-Fossone. Si forma da molli ru-
ranno all'edificio, la Dio mercè non si scelli, che hanno la loro sorgente nell'Al-
deplora alcuna vittima, quantunque tut- pi Elvetiche: ricevendo l'Eìsach diviene
ti arsi ne'paniii, e aiolti olTesi da scotta- navigabile vicino a Bolzano. Da esso na-
ture ". Il provvido p. ab. Gallucci, rimu- scono canali CuslagnaroedAdigello, am-
i

nerati i contadini accorsi ad estinguere il bo navigabili. Il Caslagnaro dovette la

tuoco, tosto si accinse a restaurare nel sua origine da un trabocco dell'Adigesuc-


miglior modo possibile la volta del fieni- cesso nel i438. L'Adigetto offre una co-
le,ove scoppiò l'incendio, e cosi anche municazione fra l Adige e il l*o [)er 3 al-

qualuncpie nitro vano che avea sollerto. tri canali. L'inondazioni dell'Adige sono
VERONA ( (^eroncn). Città con reM- assai dannose al Polesine di Rovigo, anzi
denza vescovile munita e regia, antichis- lo avrebbero del tutto rovinalo, se deca •

ima e illustre, già della Venezia terre- nali artificiali e forti dighe non oe rad-
«tre, ed ora del regno Lombardo- Vene- drizzassero il eorso. Verona stessa nel
to, capoluogo della provincia e del di» 1757, e i suoi diotonii, ne furono pei
VER VER 121
«{ttatclie giorno inondati, la cui descri- //, di di discipline j Sito che lie-
virili,

zioiie è a vedersi nel poema la Ristide to fanno anzi felice - L'amenissinie val-
delio Spolverini, ed inmi, mentre stava li e le colline,- Onde ben a ragion {giu-

per minare la torre del Ponte delle Na- dica e dice - Per questo, e per V antiche
vi, Biirtolomnieo Rnbele, detto il Leo- tue mine, - Per la tua onda altiera che.
ne, del contado di Valpaiitena, si fece a la parte, - Quei che l'agguaglia alla cit-
salire eroicamente per iscale legate con tà di Marte. Per questa sua singolare
corde, ed a salvare per esse due donne bellezza la si disse, secondo alcuni, Ve-
e due che abitavano sull' alto
fanciulli rona, cioè Eere Unaj ed altri pensò

della detta torre, senza aver voluto do- trovar riunite come in essa, cos'i nel no-
po accettare dai cittadini premio veruno me, VEnezia, di R.Oina e
le bellezze di

(/^'. Venturi, Conìpeiulio della storia di di IN A poli. Il poeta Giovanni Cotta poi
f'erona, t. 2, p. 196, ediz. 2.* 1823, ti- scrisse: »chechi vede e non ama perduta-
pografia Bisesti). L' Adige è rapidissi- mente Verona, è privo d'ogni sentimen-
mo, non congelandosi se non per uti fred- to, ed ha in odio se stesso e tutte le grazie".
tio eccessivo. E' navigabile da Trento al Divisa dunqiie la città in due ineguali
mare, ma la sua navigazione non è mol- parti dal sinuoso Adige, quelle si comu-
to facile, ed il passo della Chiusa è spe- nicano insieme per 4 ponti principali, de-
cialmente pericoloso. L'Adige è utilissi- nominati del Castel Vecchio, della Pie-
mo pei commercio col Tirolo e colla Ger- tra, Nuovo, delle Navi (dice il Castella-
mania. Il celebre veronese marchese Sci- no, che il tratto minore della città, esi-
pione iVaffei, nella classica opera, f'^ero- stente nella sinistra S[)0nda del fiuu>e,
na illnslr a Ui con giunte no le e correzio-
, , prende il nome di /^ero/?r'//rtr, che pur con-
ni inedite dell' autore (di cui mi gioverò tiene tnolteplici monumenti, ed i resti del
liberamenle in questi miei cenni: ne die- Campidoglio antico). Del i.° parlerò a
di contezza nella biografia, insieme i\\\e suo luogo. ponte della Pietra antico fu
Il

altre opere che hanno rapporto colle rifatto, nel secolo riguardandosi come X
scienze ecclesiastiche, ed anche coll*A<t- stupendo, dicendosi da Liutprando, pon-
dres celebrando la sua Meropc, «lel voi. te marmoreo di mirabii lavoro e di me-
LXXlll.p. 199), Milano 1826, ragionan- ravigliosa grandezza. Il ponte Nuovo lui

do del suo sito, riferiscR quanto ne disse una torre dalla parte della città, che por-
r insigne architetto bolognese Bastiano ta l'arma Scaligera, fabbricata 11611298
Serbo dopo aver trattato dell' Arena
, : d'ordine d'Alberto: il ponte poi fu riedi-

»» Ed è ben di ragione, se i romani fecero ficato ingran parte con insuperabile ro-
tai cose a Verona, perchè egli è il più bel bustezza dal Sanmicheli. Di quel delle
sito d'Italia per mio parere, e di pianu- Navi furono architetti Giovanni da Fer-
re, e di colli, e di monti, et anco di ac- rara e Giacomo da Gozo, in quale anno
que". Assai conforme, soggiunge, fu il giu- e per ordine di chi, l'insegna la grandis-
dizio del poeta fiorentino Berni nell'Or- sima lapide di marmo greco che fu po-
lando. Rapido fiume, che d'alpestre ve- sta allora sulla torre cITè nel mezzo, tra-
na - Impetuosamente a noi discendi, - E sportata al museo dell' accademia che ,

quella terra sovra ogn altra amena- Per MalFei nel riprodurla la dice forse la |)iU

mezzo a guisa dìMeandro, fendij - Quel- insigne iscrizione volgare che in tutta l'I-

la che di valor, d'ingegno < piena, - Per talia si abbia, considerata la sua lunghez-
cui tu con pili lume ^ Italia, splendi, - za e sontuosità, e il non aversi marmo
Di cui la fama in chiara risuona, - te di versi italiani avanti questo scolpito, ia
Eccelsa,graziosa,almaFcronajz=.Ter- forma gotica. Il poeta fa parlare il pon-
rn antica,gentil,niadre e nutrice di spir- te, ed usa il dialetto veronese, e dice che
laa VER VER
lo coslriù Cansignore nel 1 373. In Vero- doìnìiùca; Calvario, eh* è it monte di ».
na meritano non poca considerazione i Rocco, e compreso ora dentro le mura,
ponti, pe'Ioro poclii archi nella larghez- Nazaret e Beltlemme: monte Olivelo si

za d'un fiume impetuoso. Fra le tavole disse ancora ov'è monastero della Tri-
il

che corredano 5 tomi dell'opera <lel


i nità. Furono questi nomi imposti da que'

Mall'ei, lai." olFre la pianta della città e veronesi crocesignati che tornarono dal-
li rigirar dell'Ailige in e<sa ,
colla forma le sagre guerre di Terra Santa, nellequa-

del l'ecinlo e positura de'3 Castelli appel- li tanto si distinsero, e furono imposti per

lalis. Felice, S.Pietro, Vecchio, e col cen- aver trovato che la situazione di questi
no de'colli che ha dietro, ed a'quali sem- è simile a quella ditali luoghi. Ne'molli

bra appoggiarsi. La falda^sullaqualequal- punti di vaga vista è questo di singola-


che parte di essa siede, può dusi appun- re, che varian sempre del tutto, e si tro-

lo l'ultimo termine da questa parte del vano Le case pa-


in parti fra se o()poste.

lunghissimo giogo di monti che si .«picca rimente che sono fiume, per tulio il
sul
«laU'Alpi separanti l'Italia dalla Germa- tratto interiore dal ponte delle Navi a
nia; e il piano in cui la città si stende, quel della Pietra, e molle ancora suquel-
vien però ad essere il principio di quei- la riva, cui restaaperta la campagna ed
l'ampissimo, che per lo spazio d'olire 2 00 i monti, godono vaghissimi prospetti, e
miglia fino alla radice dell'Alpi di Fran- così alcune strade: ma troppo più e trop-
ciacontinuando, furma la più fertile e pò- pò più helle sarehhero in questo le lon>
polata parte d'Italia. La lunga costa or- tananze, se si avesse avuto a ciò qualche
nata in più luoghi di fabbriche e di ci- riguardo, cos'i nella dirittura delle vie,

pressi; il monlicello di s. Pietro, che re- come non permettendo d'impedirle e di


sta dietro gradatamente coperto d'abita- attraversarle con giunte ad arbitrio d'o-
zionijla piegatura delle a<Iiacenli colline; gimno a'casamenlifatti,e con terreno am-
la vaghezza dell'Adige; l'ampiezza anco- montato in più luoghi. Abbonila la città

ra della città, e le varietà de'suoi edifi- ^li strade larghe e magnifiche, e altri siti

zi, vengono in molti luoghi a formar prò- averli. Quella del Corso, per cui si fanno
spetlive così nobili e così belle, che scene correre i barbari, dalla porta del Palio
forse non si videro mai sì bene ideale. Si alla chiesa di s. Anastasia tira per diritto
ponno godere dal ponte della Pietra, dal non meno di 1066 passi. Il Castellano
bastion di Spagna, e in più altri luoghi, la qualifica superba e che si dislingue
ma singolarmenle sul ponte Nuovo, che dall'altre. Trovo nel cav. Fabio Mu-
può dirsi un incanto dell'occhio: pari- tinelli, Annali dalle Province FenetCf
mente dalla collina, ove si domina am- che neli84o Verona pose in comunica-
piamente anche l'esterna pianura; conte zione la vasta contrada di s. Caterina con
a dire dal Caslello di s. Pietro, dall' allo quella del Tealro,ecolIa [)iazza della 13ra
del giardino Giusti, e da più altri siti, ne' per lu via appellata della Colomba co- ,

quali apparisce quanto propriamente strutta affine di perpetuare la memoria


cantasse il Fracastoio: 2ovrrt r///à, che dell'incoronazione a re Lombardo Vene*
su la riva amena • A)' Adige a pie del lodell'imperatore FerdinandoI, colla spe-
sacro monte siedi, - Donde fuor V Alpi &a di 1 20,000 lire; e traeva dairaccjue sta-
e le campagne vedi, - Dentro gli Archi, gnanli, per selciarla e per adornarla d'al-
// Teatro e l'ampia Arena. Non è da ta- beri, l'altra via lungo Adigeappellata dei-
cere coinè la parte montuosa prossima al- la Vittoria, che da antica fanghiglia ven-
ia città verso ponente e tramontana por- «e mutala in un an)eno passeggio, e riu-
to alquanti nomide'Iuoghi contigui a Gè- sci utilissima per venire al sussidio della
lusalcmiuc: come Valdouica, cioè f'alUs porta Vescovo,e per mettere direiiameu-
VER VER 123
te al meraviglioso Ciniilerio della cillà, to ripeterò con esso, se non mi riuscì di
colla spesa eli90,000. Dice ancora
lire conoscere le varianti posteriori), dice che
l'annalista, che sì allencleva con molto allora essendo stata presa esatta misura
ardore alla riduzione dello Stradone di colla pertica, camminando sui terrapieni,
porla Nuova, e a cavar di sotterra e ad limgo le.mura per di dentro, senza com-
iscoprire il piano dell'Anfiteatro, non es- putare i bastioni, né il castello di s. Fé-
sendo itnproI)al)iie die una pietra abbia lice, ma bensì due i tratti del fiume, ov'es-
a disvelare fìnaiuiente, se quella stupen* so supplisce al recinto, si trovò il giro di
da romana opera sia stata eseguita dal- passi 6270. Quindi avverte, essendo o-
la veronese repubblica o da Augusto Ce- gni passo di 5 piedi, e 1 eoo passi forman-
sare, o da'Legionari Tredicesiaiani, oda do un roigIio,se vi si aggiunge il detto ca-
Antonio Primo Vero, o da Massimiano. stello cresce il recinto di 6 miglia e mezzo
11 lavoro dovea terminarsi neli844>col- (ricordo aver detto colla proposizione con-
la spesa di circa 1 70,000 lire. Gran co- cistoriale del 1854 sex mììlianuin ani'
modo e gran delizia recano le fontane. La hitujj fama porta assai più se-
benché la

saviezza veronese valendosi dell'opportu- condo l'uso suo, e di non maggior esten-
nità d'un'abbundante e «lalubie fonte die sione fu contemporaneamente trovata
scaturisce a un miglio dalla città, con- Milano. La popolazione, compresi i mo-
dusse dentro una buona parte dell'acqua, nasteri e luoghi pii,non che gli ebrei, nel
e la fece sgorgare in mezzo della piazza I 7 3o,anniversario secolare della gran pe-
maggiore, in fionteaila pescheria, e in al- sle,di cui non erano ancora ristorati dan- i

tri luoghi, e ne fece parte a quasi tutte ni, si calcolò a 48,000 aninie, ma senza i

le case per un gran tratto. Avendo no- soldati. Così veniva ad essere la 1." città
minato le piazze, la maggiore delle 4 dello stalo veneto, succede-ido poco lonta-
principali, più vasta e più elegante es- na dalle4o,ooo Padova, indi Brescia che
sendo quella di Bra, secondo il Castel- dicevasi arrivare a 35,ooo. Poche città
lano, dirò, che su quella dell' lirbe si provarono maggiori vicende di Verona,
vede una colonna che in [)as$nto ba- poiché ne'secoli anteriori e fin iieli4oo
stava a' debitori di toccare, dopo un de- di troppo maggior numero e di frefpjeii-
creto del consiglio, per esser salvi dal- za hanno riscontri; ma nel principio
si

le molestie de'credituri. La statua espri- del i5oo scemò fieramente per la lunga
mente Verona, sulla stessa piazza, era già guerra, e anche per contagio. Neli5o5
decorata di una corona per indicare che avea 70,000 anime, benché ne'precedeu-
la città era stata di residenza sovrana : ti anni avesse regnato mortalità e penu-
questa corona fu infranta sotto l'invasio- ria. L'istesso numero, anzi più nel (612;
ne francese. Tanto ricavo da un bell'ar- ne susseguenti anni venne degradando al-
ticolo inlilolalo A''«?ro/itìf, di L. A.M.,con quanto,finché l'accennata peste del 63o, 1

graziosa veduta della città e dell'Adige tanti in pochi mesi rapì , che dopo due
con un ponte di i archi, pubblicato dal- anni trovarono soltanto 26,000 abi-
si

V Album di Roma, t. 6, p. Sy. Non sa- tanti. Abbiamo, Intorno la popolazione


prei se è quella slessa slalud, di cui par- veronese degli ^/j«/ 7 56 e 1 7 7 o, letture 1

la Con-
Maffei, trasportala d'ordine del che a' 3 maggio e 9 agosto 855 // sacer-
1 1

solare della Venezia a' tempi di Teodo- dote Cesare Cavatlonifece nell'accade-
sio dal Campidoglio nel Foro. Il mede- mia d'agricoltura, arti e commercio, la
simo, ragionando dell'ampiezza di Vero- quale grazio premiarlo colla meda^'^HcL
na, nel i73o ed a suo teuq)o (|)ubblicc> d'oro, enelZ^." de' suoi volumi inserir-
l'opera nel 1 ySa.epocache va tenuta pre- lo. Verona 858, per Vincentini e Fran-
1

ieute in tutto questo articolo, per quau* chiui cou 1 2 tavole slalisliche. Quanto ai-
Iti VER V ER
le porle e alle mura della città, il MafTei toni. L'altezza di queste muro, e la gros-
comincia dal parlare delle antiche, e col- sezza d'oltre a 3 braccia, le rendeva in-

la Porla de'teinpi romani bella e intera, sieme terribili e magnifiche. I1 1° recin-


e conservala da credere dìdìcile po-
cos'i to di Verona fu opera di Teodorico re
tersene mostrare altra simile, situata a de' goti. Di esso ampi tratti rimangono
mezzo il Corso. Da essa si vede l'uso di in piedi lungo l'Adigelto. Di là dall'Adi-
qae'tempi di far doppie le porte delle cit- ge, dove si serrava parimente con quel-
tà,ergendone due simili, e con eguale or- le mura un buon tratto del montuoso,
namento, l'una presso all'altra (una for- vari pezzi ne appaiono. — Verona è co-
se per uscire, 1' altra per entrare, nello gnominata la città delle fortificazioni, \a
stesso tempo, ond* eviiare gli ostacoli e ; città tnarmovea.W patrio illustratore Maf-
Palladio lodò sommamente, tra le anli- fei, oltre il ragionare del più notabile iti

cheslrade, quella ila llonia ad Ostia, che architettura civile, come andrò poi ac-
per essere frequentatissima, fu divisa in ceimando, il simile fa della militare, de-
<lue da un corso di pietre alquanto più scrivendo le mura e i bastioni, colle por-
alte dell'altre, mentre per una si andava, te. Il sito antico di questa cillà, egli di-
per l'altra si veniva, schivando 1* incon- ce,non poteva desiderarsi più opportu-
trarsi), con due ordini di piccole finestre no per una fortezza, siccome circonval-
sopra. Con erudizione archeologica con- lato in 3 parti da rapido e grosso fiume.
futa quelli che la reputarono un Arco, an- Le antiche mura, rinnovate a tempo di
che per denominarsi la prossima chiesa Gallieno , la serrarono solamente dalla
s. Michele ad portas, e perchè il popo- parte che rimaneva aperta. Lo stesso fe-
lo, per tradizione antica, la chiama Por' cero le seconde di Teodorico, sebbene si-
ta Borsari. Doversi tenere per regola in- tuate più avanti dal primo piegar dell'A-
dubitata , che dove sono due i passaggi, dige suo ritorno per linea retta, ser-
al

ossia le aperture, quella è porla, aven- vendosi dell'Arco de'Gavii per una por-
done gli archi sempre una sola o 3: pro- ta;benchè allora oltre l'Adige, con recin-
va, che il far le porte così duplicate fu to dell' istessa struttura, la collina di s.

antichissimo, lagionevole e assai genera- Pietro e alquanto di spazio nel prossimo


le costume. L'iscrizione è molto notabi- piano a levante si venissea comprendere.
le e per più ragioni importante, e fu scol- L'Arco de'Gavii è lo scheletro d'un arco
pila nel 265 imperando Gallieno. Dice- celebralissirno. Viene lodala tutta l'ope-
si in essa, come allora furono fabbricate ra singolarmente perla bellezza e consen-
le mura di Verona, benché l'edilizio n'è so delle parli; ma la sua proporzione non
nnteriore. La sua architettura, sebbene si può godere, perchè ne resta sepolta gran
viziosa per l'eccesso e licenza degli orna- parte, cioè tutto il piedistallo, ch'era il

menti, mostra l'arte già guasta, ma non 3." dell'altezza delle colonne. Sua raris-
perduta. L'opera è sontuosa e grande, sima particolarità è l'aver scolpilo il no-
«l'ordine corintio. Dal dello luogo si può me del suo architetto Lucio Vilru vio Cer-
passare a osservar le mura rifatte da Gal- done, liberto e discepolo del gran Vilru-
lieno, e nel silo delle prime di nuovo e- vio. Non carco trionrale,maprobabilmen-
relte, qua e là incorporate nelle case. Da tecenolafio o depositoonorario. Le iscri-
questi avunzi sembra di vedere le mura zioni poste sotto alle nicchie, mostrano
di Atene tempo di Temistocle,
fatte in che le statue erano di 4 Gavii, onde per
poiché lavorate in fretta, si adoperarono loro e non per imperatore alcuno fu fal-
alla rinfusa pietre quali sì presentavano, lo, oltre una donna. Teodorico fece cam-
e postevi dentro colonne e marmi lavo- biar uso all'arco, avendolo compreso e in-
rati di aliti edifizi, oltre i sassi ed i mat- serito nel suo 1° recioto^ e fatto diven-
VER VER 1^5
lare una porla di esso. La contigua tor- tira piedi 86, ed il piede veronese corri-
re dell'orologio, non mai fabbrica Scali- sponde a un palmo e mezzo del romano.
gera, se non nella parte alta di mattoni, Così il MafFei. Il celebrato ponte di Uial-
fu una delle torri di (|uel recinto e qui to in Venezia, lo descrissi nel voi. XCI,
innalzata per difesa di tal porta. Pietre p. 3o8. Nel 1389 Galeazzo Visconti, per
rive e grandi, state prima dell'Anfiteatro farsi una specie di cittadella, eresse a ri-

^e di altri edifizi, vi siponno osservare, in dosso del 2." recintola muraglia merla-
alquante delle quali apparisce i' uso an- ta che si vede dal Crocefisso a' Portoni

tico di lasciar rozzo il mezzo: ve n'ha an- della Bra, con fosso e torri e porte, ser-
cora di lavorate. Passò Verona, ne'secoli rando con altra, che si andava per dirit-

di mezzo, per città fortissima. Nel 1287 to a congiungere con quella della città,

Alberto 1 Scaligero die'principio al 3. "re- e sussistevaancora neh 5 16. Ridusse an-


cìnto, col quale proseguito poi o termi- cora nella forma che al presente si vede
nato da Caii Grande I nel 1 3^5, restòam- il castello di s. Pietro, e incominciò l'al-

pliata la città fuor di modo, e resa trop*. tro di s. Felice, pro^ieguito da'veneziani
pò didicile a esser difesa. Di queste in- nel secolo seguente. IMu inventata la pol-
tende il Petrarca, ove nomina, /'«//e //2H- vere, e nell'inclinare del 1 3oo l'artiglie-

ra di Verona. Se ne ponno veder lunghi ria, come si esprime il MaiTei, comincia-


tratti e alquante torri, e dove reliquie ri- ronoa diventare troppo deboli ripari mu-
mase, dove vestigi, camminando lungo il raglie semplici e torri. Mutandosi perciò
moderno recinto. iVeli354 Can Grande interamente l'ordine delle difese, ne ven-
Il edificò e terminò in 3 anni il Castel ne a nascere, e col tecnpo a perfezionar-
Vecchio col ponte omonimo , trasferen- si l'arte nuova delie forlidcazioni moder-

dovi la sua abitazione. Il ponte di Castel ne. 11 merito di tali opere in Verona, [)ar-

Vecchio maggior arco


forse contiene il le nasce dalla mngnifjccnza e parte dal-
del mondo, tanto più mirabile in quanto l'erudizione, poiché son le prime die in
che a proporzione non molto s'alza, ma tal metodo siano slate fcd^bricate, unde
si distende ampiamente per lungo, con ponno dirsi primi originali dell'arte, e
i

istuporedell'occhio.Fu edificato nel i354- ci fanno imparare, come delle fortifica-

Comunicando col castello, e dovendo ser- zioni moderne un veronese fu il i.° in-
vire per recare dentro soccorsi da quella ventore e fondatore. Qui il dotto mar-
parte, o per avere abitazione in esso, od chese premette alcune riflessioni, cotne U
un'uscita in pronto, vi si cammina a co- fortificazione passa comunementcper ar-
perto tra' due muri nterlati delie spon- te straniera e oltramontana, per quanto
de. L'Adige in quel sito si dilata assai più riferisce; quindi sostiene, che l'arte delle

che altrove, talché non computando se fortificazioni è tutta nostra, nata in Ita-
non l'importar de'3 archi e delle due pi- lia e in Italia perfezionata , assai prima
le di mezzo, il ponte viene ad esser lun- che il Vauban nascesse; ciò prova con
go piedi 348. Gli archi, principiando dal- riportare gli autori italiani di opere d'ar-
la parte di là, vanno crescendo in lun- chitettura militare anteriori , anzi l' in-
ghezza e in altezza: la corda deli." è di venzioni italiane attribuite non solo a
piedi 70 , e la I .' pila di 1 8; l'arco 1.° è di Vauban e ad altri, com'è manifesto dal-
piedi 82, e la pila di 36. Ma la corda del le opere di Francesco Marchi bolognese
3.° arco arriva alla lunghezza di piedi nato nel 1 5o6. Questa scienza italiana pas-
142, della quale estensione non si ha no- sò alle altre nazioni, le quali persino ne
tiziache altri si sia arrischiato in nessu- adottarono i leruiini stessi e le voci fon-
na parte di costruire una volta. Il famo- damentali, esclusivamente italiani. Quin-
so ponte di Rialto da un fianco all'altro di con ragione celebra il gran vei'onese
126 VER VER
Michele Sanmitheli nolo neli4<^4> ""'- l'ingegno di molti strniiieri,e dalle gran-
<;o forse Del rendersi egualirtente eccel- di occasioni di lante nuove fortezze e di
lente e nella civile e nella militare aiclii- tante guerre prodotti, la forza e il fon-
lettura,adoperato da Papa Cleinenle VII daniento della difesa consiste pur tutto-
e da Francesco II Sforza duca di Milano ra ne'bastioni di tal figura e nelle piazze
nell'opere fortificatorie, oltredalla repob- de'fianchi. Aggiunge il iMafTeijClie quan-
blica di fcnezia in questa città e nel do- to di più si è poi fatto, da questa iuven-
niinio persino di Levante, come dissi in zione ha preso l'idea; imperocché l'opere
tale articolo, e per questo desiderato dal- esteriori a corno, l'opere coronate, lecon-
Timperatore Carlo V e da Francesco 1 re troguardie, lemczzelunee rivellini, non i

di Francia anche : il parentado di (juel sono che bastioni distaccati o semibastio-


sonunoconlrdjmpoi non pocoull'avanza- ni. Conclude, non senza ragione dun(|ue,
mento dell'arte. Nel dirsi fondatoredi es- potersi dire, che autore e fondatore i."
sa Sanmicheli , non è necessario il pre- delle fortificazioni moderne, fu colui che
tendere che dovesse aver inventato tut- del bastione con doppia faccia, econ fiaa-
to; abbracciato dagli altri il suo sistema, chi, e con piazze basse scoperte fu l' lu-
ne derivarono altre invenzioni e miglio- venture, cioè il veronese Sanmicheli, per

i-an)enti, ma egli iiì il fondamento di tut- attestalo altresì di Vasari; egli è vero che
lo. Sanmicheli mutò sistema e intro- non compose libri, ma essi per lui furo-
dusse nuovo n)elodo, inventò il bastione no Verona e Candia, muti veramente, che
triangolare o cinquangolare, cou faccie però insegnarono tutto. Confessò il frau-
piane e fianchi, e con piazze basse che cesedo/vw/c t^/c'/?of^i del 1678, che l'in-

raddoppiano le difese, e non solamente venzione de'bastioni si deve agl'italiani;


che fiancheggiano la COI lina, ma tutta la e il Dizionario matematico d' Ozauam
faccia del baloardo prossimo, e nettino il dichiara che facevansi prima le Torriloti-
fosso, e la strada a[)erta, e lo spallo. L'ar- de o quadre, ma le lunghe guerre che i
cano di quest'arte consisteva nel trovar veneziani ebbero co' turchi, fu cagione;
modo che in ogni punto del recinto fos- che inventassero i primi il modo di forti-
se d\(eso per fianco; poiché facendo il ficar con bastioni. Avendo Sanmicheli
bastione rotondo o quadrato, la fronte i Scanni prima reso inespugnabile Gau-

di esso, cioè quello spazio che resta nel dia co'baslioni, potè /'e//esirt resistere per
triangolo formalo da'tiri laterali, rima- un 4-° di secolo agl'incessanti sforzi del-
neva indifeso. Tal fine si è unicamente la formidabile potenza turchesca, al mo-
ottenulocon l'ingegnosa forma de'baslio- do narrato in quell'articolo. 11 Malici por-
ìùf quale si è poi sempre, e da tutti, e in la per esempio del più grande assedio di
ngni parte adoperata, con modificazioni cui parli la storia, quello sostenuto eroi-
eli verse. Consisteva [)arimenti la forza del- camente dalla famosa Candia. Così tale
Farle, in trovar modo di rendere quasi scrittore senza saperlo e volerlo fece un
continuo il fiancheggiar delle difese, e co- immortale panegirico a Sanmicheli, che
sì terribile che con grandissima dinicollà né a lui, né pressoché a tutti, non era no-
potesse superarsi dagli aggressori. Questo to per l'inventore de'bastioni ei.° intro-
ni conseguì colle piazze laterali scoperte, duttore di quest'arte. Altro vendicatore
che danno modo di fulminar senza in- degl' italiani è il eh. Rambelli, che oltre
termissione, molliplicando gli ordini de' Sanmicheli, celebra Marchi, e Comandi-
cannoniede'[ucili;laddovedelIecasemat- no da Urbino (^.) per la forma de'ba-
te coperte che prima si facevano, breve Ioardi (a lui però insegnala dal concilia-
e di poco frullo era il risultalo. Qoindi dino Centogatti), nelle Lettere intorno
CjCheoggidìdopolanliralliuumeulijdul- invenzioni e scoperte italiane, leti. 5.' e
VER VER 127
67.' : jirchiteltura militare. I primi au- invenzione pose in opera, e però del nuo-
tori che parlano di bastioni angolati, os- vo modo si vedono lutti i bastioni fab-
serva Mafiei, sono tutti pubblicali dopo bricati dopo. Si die' principio alla porta
ilj55o, nìeutre nel recinto veronese si del Vescovo in qua. Il i.° bastione dello
hanno più bastioni della moderna ma« della Maddalena, sotto il veneto Leone,
ìera, non solamente eretti assai prima qual comparisce nell'alto delle sue fasce,

i
di
tutti
i libri di fortificazione moderna,
i

a prima ancora di Paolo 111 eletto nel


i534, al cui tempo si edificarono! baloar-
o bastioni di Roma costruiti da Anto-
ha inciso 1527. Non si potrebbe però per
l'istoria delle fortifica/.ioni

glio di questo recinto, in cui


spirar della vecchia maniera, e
desiderar
si vede
il nascer
me-
lo

nio Sangallo, nel giardino Vaticano dal- della nuova. Malfci tiene duixpie per in-
la parte di Belvedere bellissimo, quello dubitato, che questo bastione foii i.°rag-
superbo fra le porte s. Sebastiano es. Pao- gio della nuova atte; e in esso vedesi per
lo, e l'altro del pari magnìfico the difen- l'appunto l'aite ancor bambina, e vi si

de punta meridionale dell'Aventino,


la può riconoscere un i.° sperimento} poi-
fortificazioni assai slimate per l'epoca in ché non è già quali sono gli alili che il
cui s'ìnnalzarono,essfndo l'arte ancor nel- Sanmicheli ammaestrato dall'operaie
,

munire le Mura di
l'infanzia, e ciò per stesso, fece poco dopo; ma è un certo mi-
Boina. In Verona alle nuove mura ."ipo- sto del vecchio modo e del nuovo. Il ba-
se mano nel 5 7. Fino a quel tempo si
1 1 stione è assai più piccolo degli altri, pu-
stettero co'muri meilali. De'pro-
le città re fu 8s«ai lodato da Francesco M.' I du-
pugnacoli cominciati qui nell'istesso tem- ca d' Libino, nel tempo che dimorò in
po,cliedieder luogo i tedeschi, fa menzio- Verona qual capitano generale della re-
ne il Saraìna. Lai." parie the si lavorò, pubblica. Do[)o «pjesto si sospese da quel-
fu dalla porta del Vescovo a quella di s. la parte e si pose mano
qua dal fiume. di
"Giorgio. La polla del Vescovo, co'non»i Olire i Acquaro o s. Francesco,
baslioni
de'veneli rettori e di Teodoro Tiivulzio s. Bernardino, s. Zenone, della Catena o

governatore, porla in fronte fanno iSao. di Spagna, sembrano puiedi Sanmiche-


Nello sles.so hi eresse il bastione prossimo li anche gli altri. Cominciando ov'e.sce

di Santa Toscana. Sulla muraglia del ca- l'Adige, ili." bastione non ha iscrizione,
ste! s. Felice per di fuori, e sopra i 3 ba- n)a il 2." detto del Corno ha il s. Rlarco
stioni che seguono, colle armi de'retlori, nel di fuori, con l'arme de'rappresentanli
si vede quella del doge veneto Grilli, e- veneti di quel tempo e l'anno i53o. La
letto nel i523. Su quel di s. Giorgio fu prossima poi la Nuova co'nomi delle su-
scolpitoin nicchia un bel Leonealato,con preme tiignilà porla l'annoi 533, e nella
I' iscrizione di Giovanni Baduari eniie.i facciala interiore ha da un lato lapide co'
pra< fi'clus miro sii, flio fieri ciirn\'it i5i5. nomi del doge, del pretore, del prefetto,
Sulla porla slessa, che fu l'ultimo lavo- de! provveditore alle pubbliche fabbri-
ro da quella parie, è parimente scolpilo the, e quello pure di AJiclineleMichae-
I 5^5. 1 bastioni di questo tratto son lut- Ho vcronensis archi ledo i535, onoie
ti rotondi e con casematte coperte. Inol- grande non comune (tale èil veio cogno-
tre neh 52 5 o nel seguente, può creder- me suo: il Maflei e altri lo chiamarono
si prendesse congedo da Clemente VII il Sanmicheli per conformarsi all'uso, ad e-
Sanmicheli, e ripatrinndo si dedicasse a' sempio di Fracasloro; altri loiimedaSan
servigi del suo principe naturale, che l'a- JllicItdeJ. Non si terminò di costruire
lea i usta n temente desideralo. Fu perciò questa porla se non 5 anni dopo
,
e ,

impiegalo dalla repubblica di Venezia andò lungo tempo continuando la fab-


subilo nel fortificar Verona, dove la sua brica del recinto, sì per la grandezza e
-

128 VER VER


«onliiosità dell'opere, come per l'interru- terribile nltezza, come a porla Nuota, al

rione che nasceva dai venir più volle spe- i.° Ca vallerò e sul colle al castello di»,
dito il Sanniicheli in Dalmazia e in Le- Felice, dove le mura che riguardano la
vanta. L'ultimo bastione di Spagna ha campagna sonoaltequanto unagran tor-
nei!' una delle facce bel Leone alalo io re e di fortissima coniposilura. 1 para-
nicchia e l'unno 1547. La porta del Pa- petti sono per lo piìi di 18 e di 20 piedi
Jio andò tanto in lungo, che non fu erel- di muro, con tal declinazione, che vi scor-
ta se non dopo sua morte (iSSg). Delle rono le palle, e tanto massicci i merloni,
3 porte da lui (uchitettate credesi lai." che poco resta da temere alle piazze bas-
posta in opera quella di s. Zenone, il che se; sono per lo più senz'angoli, tondeg-
da altri fu ignorato o taciuto ad arte, giati nell'estremilà e degradali. Le gai-
come altre opere di Verona. Le antiche lerie, e le stanze sotterranee, e le contra-
opere militari della citlù hanno il meri- mine sono pur bellissime. Le porle altre-
to e il pregio d'esser le prime del melo- sì, e gli archi e i ricelti, e quanto accade
do moderno, non che le ultime dell'ante- di veder lavoralo nelle interiori n)ura-
riore. Kon devonsi considerare insieme, glie, nobihnenle è fatto, e con gran pie-
come farebbesi in una regolare fortezza, tre a suo luogo. Della costruzione de'mez-
II doversi slare col recinto Scaligero, l'ir- zi bastioni sui rivi de'fiucni, pel i.**ne
regolarità e la grande estensione del si- die' l'esempio Sanmicheli in quello chia-
to, escludono tal considerazione; e ciò an- nialo s. Francesco, dove una sola faccia
Cora per non essersi posto fine all'impre- e un sol fianco si vede, tirata dalla par-

sa, mentre alla controscarpa e alla strada te dell'Adige una linea retta, che si va a
coperta non si arrivò a metter mano, an- unire coH'angoIo del bastione, con pre-
zi interrotto in più luoghi e dilFerilo il parato piano a 3 pezzi per giuocare so-
]avoro, gran pezzi si lasciarono del vec- pra del parapetto. Ove termina il muro
chio muro. Bisogna solauienle osservare si butta fuori una specie di piccol fianco
a parte a porle bastioni e le mura, e far
i che vede due lati. Nella faccia son due
i

prima riflessione alla sontuosità della fab- cannoniere che dominano la campagna,
brica, quale spira verauìenle l'antiche In questo bastione vie la banchetta, co-
idee, e presta un mirabilesaggiò della ve- me poi venne da tutti ordinata, sopra la

neta magnificenza. Il muro nelle cortine quale si smonta per due gradini di pie-
è glosso da 14 ai6 piedi, e ne'bastioni è tra. il fianco cade perpendicolare sulla
grosso 24, tulio massiccio e solido, e di cortina.come osservasi nella maggior par-
buon materiale, talché il cannone vi a- te degli altri. La metà di esso è aperto,
vrebbe per certo da lavorare un gran ed ha due cannoniere e merlone cou ,

pezzo (procedendo col Mafl'ei , conviene piazza bassa, nella quale si entra per con-
sempre stare alla sua epoca), e tanto più dotto coperto; d' ambo lati sono duei

che bastioni sono ripieni, e dietro le cor-


i stanze incavale nel terrapieno per tener
line ci son terrapieni fin di 3o pertiche, le munizioni e ripararvi gli uomini. Vi è
Kon osservano qui contraforti, neces-
si pure una discesa per sorlire. Il fianco ri-
sari per regger le mura, come si son poi tiralo, ch'è eguale alla piazza del bastio-
fatli, poiché lavorate in questo modo ab- ne, ha 3 cannoniere nella corona, es'in-
bastanza si reggono per se stesse; quindi curva tondeg^'iando, il che si crede in ven-
è, che dove i propugnacoli sogliono aver zione di Vauban. In giusta distanza è il
corta vita, se non si restaurano o rinno- bastione del Corno d'angolo assai ottu-
vanodi tempo in tempo, duran questi an- so, come porla la linea diritta del reciti
coia belli e intalli. La fossa è in molli si- lo. Tralascio la descrizione e le sue cau-
li d'ampiezza meraviglioso, e il muro di DOUÌere,CQSÌ degli altri, iucompa'.ibile al-
V K R VER »a9
la min brevità : Mafiei ne offre pure le comoda. Segue il bastiode di s. Spìrito,
tavole. Nella cortina sinistra rimane il che forse fu d'anteriore lavoro: benché
vecchio muro Scaligero; la destra è di rotondo, non è niente raen formidabile
fabbrica veneta, ed Ita oblique feritoie nel de'modernì, perchè avanzato dinanzi al
irapetto per moschetteiia. Seguita la recinto per una gola. In mezzo alia corti-
)rtn Nuova, bella quale apparisce d<illa na formata dal vecchio muro è la porta
la tavola, situata nel mezzo della cor- del Palio, i cui prospetti di lutto marmo
lina fra due bastioni: Sanniiclieli die'an- sono d' un dorico nobilissimo, come ap-
the ili." esempio di far die la porla ser- parisce dalla tavola; nel di fuori le gran-
ia insieme di Cavaliero (cioè sovrastata dissime colonne risaltano per due terzi,
da edifizio anco per iscuoprire da lonta- scanalate secondo l'ordine, e tutte d' un
no). Edilizio in quadro, sostenutodentro pezzo. Dentro è ampio sito, e dalla par-
da più ordini di pilastroni di pietra, con te dellp città un'alta loggia, che non in-

ricetti o stanze per le guardie, e con luo- vidia l'antiche fabbriche romane. Il di
go per l'artiglieria, saracinesche e altre fuori di essa e il di dentro non ponno più.
difese, tutto con arte e nobiltà somcna. facilmente ammirarsi che descriversi: l'o-
Le porte e i due prospetti sono d'ordine pera è rustica e massiccia, ma insieme or-
dorico: lutto è grave e robusto, come al- nata; i pilastri nell'interno sostengouo u-
la qualità xiella fabbrica si conveniva. Il na cornice di modo particolare, e sopra
lavoro è rustico, fuorché nelle porle di di essi da una parte all'altra attraversa-
mezzo e nelle parti architettoniche. Nel- no archi di pietra Ira'quali è incassata la
l'interno sono due lunghi aditi in volta, volta. Sforza Pallavicino, governatore ge-
che fanno profondamente discendere a nerale dell'armi venete, era tanto inna-
galleria e stanze sotterranee: l'istesso os- morato di questo edilìzio che riteneva ,

servasi in tutti i Cavalieri di questo recin- non trovarsi il più superbo in Europa.
to. Scale cordonate sono dentro negli an- Vengono successivamente due baluardi i

goli, che girano artificiosamente, e dan- dis. Dernardinoe di s. Zenone della solila
no comodo di tirar sopra ciò che si vo- figura e co' soliti fianchi, in distanza di
glia. Il coperto è lutto di pietra viva: al- giusto tiro, e con Cavaliero in mezzo al-

tro tetto è sopra per maggior comodo de' la Meglio non poteva farsi, fuor-
cortina.
soldati e delle munizioni. Il muro este- ché nel coprire con orecchioni, essendo
riore, che forma anco parapetto, è gros- situate le canituiiiere in modo che per ,

so 24 piedi. Si domina perfettamente l'un imboccarle sarebbe forza al nemico d^au-


bastione e l'altro, e i terrapieni e la cam- darsi a mettere sotto il fuoco del bastio-
pagna: due per parte sono le cannoniere ne adiacente e del Cavaliero, onde sono
ne'iati, le interiori delle quali radono le coperte abbastanza. Si riconosce qui inol-
facce de'baloardi. Dall'alto dell'interna tre che erasi fatta la strada coperta, e ac-
porta si osserva un bel punto di vista. 11 comodato lo spalto, anzi vi furono pihe
bastione de'Riformati è meno ottuso del- opere esteriori. Alcuni scrittori antichi,
l'antecedente: il fianco interiore, come ne- sogliono accusare i primi fortificatori di
gli altri ancora, è vestilo di grosso mu- aver fatto i bastioni troppo piccoli^ ma
ro, ed è circolare, perciò il contorno su- questo di s. Zenone sarebbe anco in og-
periore fu detto Corona, concentrato an- gi applauditissimo : la capitale è di piedi
cora ne'lali. A mezzo della seguente cor- 175, COSI la gola e altrettanto le facce; i
tina, rimasta da una parte imperfelta, s'al- fianchi sono di 29 piedi. Il Cavaliero é
za gran Cavaliero, e così nell'altre che più perfetto degli altri, con ingresso e sa-
son terminale. L'ingresso è magnifico tra lita da un lato, muro grosso come i ba-
due gran pilastroni di pietra, e la salita sliooi, pietre grandi nel contorno, piazza
VOL. ICIY. 9
i3o VER VER
iiinpia e quadrilunga, ed i sotlei ranei so* congiungimento delle quali non può cor-
uo diversi dagli alli'i. La porla di s. Ze- rere acqua; e dal suo portico esteriore il

none, sudd, n>agnifìca e iieu archi lettala, gettar archi di pietra sotto la loggia del-
in quadro anch'essa^ sarebbe usservabile ia porla dèi Palio intrainurandovi la voi»
in altte città, ma qui è oiTuscata dall'al- ta; e come ne impalò il raddoppiar gli
tre. Le coluniie piatte, cotu partile iu qua> archi sotto i vani, e il fure porle grandi
dri rustici, bizzairautente escono verso la di 3 soli pezzi, o col cuneo in mezzo, e
cima con un nello più ristretto, sopra cui il valeisi mollo e in più foggie del rusti-
è capitello composito. La maggior parte co, che tanto fa liene nell'opere grandio-
del tratto di questa porta cili'ultimo ba- se e severe, nobilitando però con Itelle

stione è rimasto dalla fortilìcazione pre- parti architettuniclie, e con pulir talvol-
cedente, fatta molto avanti il i5oo. Ne' ta a luogo certi piccoli spazi. Nella pie-
parapetti delle cortine sono spesse canno- na dell'Adige, avvenuta ne'|)rimi del no-
niere dritte e oblique; qui si vedono re- vembre 1719, entrata l'acqua in questa
spiri e luminari pe'sutlerranei, che girau lussa, corse fino a uscire dall' altro lato,
sotto da per tutto. Si vuole che lo studio e fino a tornar nel suo letto, essendone
de'le contromine cominciò dopo che Pie- limasti abbattuti 3 archi del ponte alla
tro INavarro, chiamato nventordelle mi-
i porla di Zeno. Tra le opere militari
s.

ne, conquassò e mandò in aria molte for- sommamente maguìfìche e 'secondo il ,

tezze ; ma questi veronesi corridori cou tempo dell'erezione anche arlinciose,de-


pozzi e campane una sotto l'altra, e stra- vonsi comprendere diverse delle seguen-
de Sfgrele, couiC dice il Marchi, che ti. Il bastione di Campo JMarzo non va
vanno fatte le contramine, e che si fe> in liuea cogli altri, essendo tia le antiche
cero quelle del baioni do di Paolo HI, a l'opera più moderna di \ erona , come
tutte l'imprese che del Navarro in que* fabbiicalosul finir del secoloXVl. lIMaf-
sto geneie si accontano, sono certaineo-
i fei io dice, forse il maggior baloardo del
te anteriori. Il tondo bastione di s. Pru- moudo, riprovalo però per l'eccessiva
colo, oltre a io cannoniere di sopra, hu grandezza. La capitale è di piedi 49^) ^<*

due casematte per parte dell'aulico mo- gola di 610, la faccia deslra di 612, e il

do, due cannoniere delie quali riescono suo fianco 60, la sinistra di 5 8, e il
di 1 1

sotto il cordone, e due quasi al pian del suo fianco dii32, compresi 78 che ne ti-
fosso. £' notabile nella cortina che tiegui- ra la corda dell'orecchione. Ha il para-
ta il vedersi anche in essa la bocca di due petto di terreno, e benché da una parte
casematte, e qui si riconoscono le finezze copra il fianco con orecchione, non (a co-
del forlifìcare, che precede il moderno. si dall'altra, forse per non esservene bi-
Passando avanti irovasi inserito nella cor- sogno per la vicinanza del fiume , e per
tinaun pezzo del muro Scalìgero. Vieu lo battete che vi fu della campagna il po-
finalmente il buslione di Spagna^ di super tilo allo del Crocefisso. Le piazze basse
ba struttura, d'angolo aculo, coinè posto hanno mura nobili e più cose osservabi-
nei voltar det recinto, e per la sua situa- li: vi si scende dalla gola per due larghe
zione di figura purliculcue, ma vhe ful- strade di facil declivio. 11 muro Scalige-
mina d' ugni parie in più n)udi. Fu lo- ro, che procede sino al fiume, duvea col-
dalo assai dagli scritturi dell'arte. Il Sun- le sue torri atterrarsi; vedesi principiala
miclieli, in cui parve esser passata l'ani- la cortina, che si ritirava in dentro pie-
ma di Vilruvio, imparò un mudo prati- gando sulla drilla, oude proseguendo ta-
catovi dal veronese Anlìteatro, come im- glierebbe io spazio ove nel 1
." quarto del
parò da' suoi gradi il modo delle piette secolo passato si fabbricò la Fiera di rnu-
•opra il coperto della porta Nuova , al 10. Segue il bastione delle Maddalene, già
VER V£R i3i
descritto qual primogeiiito ói tutti gli au- lo più ne'fianchi de'baslioui, e solevano

golai'i. La
porla del Vescovo a mezzo la tener luogo di piazze basse. Dopo il nuo-
cortina, benché sia l'iafei-iore tra le ve- vo modo dal Sanmicheli introdotto, fu-
H'onesìjè però molto nobile, ornata e bea rono fieramente riprovate dagl'ingegne-
pensata. Da essa alia porta di s. Giorgio ri italiani, perchè con tutti respiri e fa- i

I
bastioni sono tutti rotondi, ma così ri, il fumo e il rimboutbo le rendevano

fraudi e massicci, e così ben muniti, che ben tosto impraticabili: ma avea trova-
>eu meritano essere osservati. Ne sia sag- to modo di renderle praticabili chi ta

lio quello di Toscana, che ha io cau-


s. presente edificò. La porta è larga i4 pie-
loniere in giro, cavate nel murogrossis- di,ed alta 20. Tuttu lo spazio del bastia*
timo , che fa parapetto con due feritoie ne è abbracciato da uu sotterraneo solo,
oblique a lato di ciascuna per atoschet- che tira da uu muro all'altro in diame-
li, e con tromba, che assai s' allarga nel tri piedi 10 5. Il pilaatroue rotondo che sta
di fuori, per poter ferire a piacere. Sui nel mezzo, ha di diametro piedi 24 t^ OQ'
ha le casematte, e le cannoniere
fianchi ce 6. Da queato sispicca la volta, che gi«
vengono a radere il f'usso. ^ul colle resta ra tutta attorno, e cu'colai ineute si esleu*.

il muro Scaligero colie sue torri, ma fuo- de in larghezza di ^o piedi, alta da ter-

-ri di esso nell'alto si sporge il bastione di ra nel mezzo piedi 24- La grazia e la
-«. Zeno in monte, ìndi l'altro di s. Felt- maestria con cui tutta questa volta cam-
i-^. 11 Castello, eh' è fondato in parte sul mina in cerchio, il che è di molta dilG-
masso, seguendo la necessità della aituu- coltà, e la perfezione e cuune>sione di tut-
xione, consiste nella parte di fuori in uu ta l'opera nun ai può e»primere in breve.
grandissimo tenaglione, furmato da mu- Pareimpossibiie, nel mirarla, dice il Maf-
ra lerribdi di cui poche sono Teguaii. Ha fei, che in così largo spazio possa reggefr
porte di sortita, e modi vari di difesa, e SIcon !>ì poca curvatura, e tanto più per-
casematte di grandissima opera. Venen- ché non imposta perpendicolarmente sul
do dalla città al Castello ai monta »ulla muro della circonferenza, ma vi si ap-
piazza del terrapieno per bella porta la- poggia lu angolo solamente di 4^ gradi;
terale, ornata di colonne doriche con fa- con tutto que!>tu nou avea mai fatta la
sce rozze. Proseguendo il recinto si tro- minima fessura, né perduto un mattoue
va in poca distanza il bastione della Da- dopo le pioggie e il gelo di 200 e tanti
cola,co»ì detto perchèera (piivi una por- anni. Aggiungasi la meraviglia de' fori,

ta, che apparisce ancora nel di fuori, su- poiché avendo ne'Iali due cannoniere per
Stenuto dinanzi ad essa con vulte di ter- parte, sopra queste sono ailrellanle am-
reno. Dal bastione al ca>tello di s. Pietro pie aperture semio vali, che corrispondo^
slendesi una traversa di grossomuro, che no ai vampo de' pezzi; e nel colmo del-
mostra cima come faceva difesa di
nella l'arco n'ha altre 4 intere e veramente o>
qua e di là. Passando al bastione delle vali,perchè più strette dalla parte inter-
Boccare,coȓ detto per le gran bocche che na nel procedere al centro con sommo
sono nel suolo della sua piazza ; esso è artifizio. L'asse di queste aperture è luu-
mollo diverso dagli allii, giacché non gopiedii8,e il diametro piccolo è di pie-
pieno ma vuoto, con muro grosso 25 pie- di 1 i. Gli urli sono contoruati nel di so-
di e corridore in cima pe' moschettieri. pra di gran pietra per durevule/.za e pei'

Scendendo nella incomparabile casamat- ornamento; e in quelle che rispondono


ta si trova uno de'piìi nobili edilìzi ch'ab- alla parie ulta della piazza, sopra l'estre-
bia forse fatto vedere ne'secoli moderni mità e grosso muro, che s' alza fino ai
l'architettura. Erano le casematte stanze suolo superiore. In questa casamatta dun-
soilerrauee in volta coq cauuoDicie, per que uuu si patirebbero griux^oinodi a^-
i32 VER VER
posti alle altre, giacché l'ampiezza tiel si- le fabbriche militari di Sanmicheli, sin-
to, la grandezza delle 8 aperture sì oppor- golarissimo e fortissimo ingegno, grande
tunamente situate, e la gran porta clie SI nell'architettura militare e sì nella ci-
mette non in andito, ma all'aperto cie- vile, che lasciò alla sua patria, sono de-
lo, dissiperebbero in gran parte , e ren- gni di nota la maggior parte de'baloar-
derebbero tollerabile lo strepito e il fu- mura che cingono la città, mi-
di e delle
mo. Vi si ha lume quanto in un cortile, seramente abbattute neh 801 perla pa-
e sarebbe perciò la più bella cavalleriz- ce di Luneville(de'9 febbraio fra la Fran-
za coperta del mondo. Ne duole il non cia, l'imperatore Francesco
ed prin- II, i

poter celebrare l'ignoto architetto d'im- cipi dell'impero), e le 4 porle, Nuova, di

inortal memoria ben degno: la quantità Vicenza, di Brescia, e del Pallio, la qual
d'uomini eccellenti in ogni professione, ultima viea appellata miracolo di robu-
che allor fioriva, faceva Irasandare an- stezza e di eleganza". Narra il cav. Mu-
che le cose grandi. Non resta che il ba- tiuelli, che non cessando Verona, assai di -
stione di s. Giorgio, vuoto parimente, e vota all'Austria, validamente munita, e
con parapetto in cima al muro e dalle , superba per l'antiche sue porte, conside-
sue fessure non si temevano palle, poiché rate fra le più belle d'Europa, di accre-
iu poca distanza vi è il lìutne. La prossi- scere anche perdi lei parte le militari o-

ma porta, detta dal bastione di s. Gior- pere, oihiva al termine del i84o, com-
gio, non rimase terminata verso il di den- piuta sopra la piazza della Bra grandio-
tro, ma fu pur lavoro di bravo architet- sa fabbrica , bella creazione della mente
to: suo prospetto di bianco marmo é
il dell'architetto Barbieri, la quale innalzan-
grave, puro e molto ben divisato, d'or- dosi tra il romano Anfiteatro, la pia bel-
dine tra toscano e dorico. M'accorgo d'es- la cosa del inondo, anche conte ora si tro-

sermi alquanto diffuso in questo estratto, va, e il palazzo della Comune , e piace-
ma la città per antonomasia detta delle, volmente armonizzando per le sue gigan-
fortificazioni, lo meritava; anco perchè tesche colonne e per il magnifico suo fron-

da ne derivò all'architettura milita-
essa tone colla severità del i edilizio, e colla

re suo perfezionamento e vanto all' I-


il ricchezza del 2.°, veniva destinata a sede
talia, per opera del genio e del potente della principal guardia militare della cit-
ingegno d'un illustre veronese; ed altresì tà ; laonde la fabbrica stupenda prese il

per rendere un omaggio alla gloriosa re- Dome di Palazzo della gran guardia, iVi
pubblica di Venezia, che della sua fedele cui a' 9 dicembre presero solennemente
Verona fece un fortissimo propugnacolo, pussessu e a bandiere spiegate le soldate-
come pure fu una delle gemme più ful- sche. La spesa dell'edilizio amcnontò a
gide di sua corona. Tali erano le mura, 1 58, ODO lire, e le due ale in corso di ese-
le porte,le fortificazioni veronesi nel 1780. cuzione, a tale epoca, a 2 i 2,000; doven-
Dopo tanto lasso di tempo, dopo tante do il comune occupare il piano superio-
vicende politice, probabilmente occorse- re pel proprio ulìizio. — Non lascio per

ro variazioni, sebbene ninna avvertenza altro di notare che sulle fabbriche nuo-
ne trovo nella citata edizione del 1826. ve della Bra ha sta mpato pensieri e pro-
Certamente dagl'imperanti austriaci Ve- poste ben altre il celebre Gaetano Pina-
rona ricevè nuove formidabili fortifica- li, già consigliere d'appello, uomo eru-
zioni, delle quali vado a dirne alcunché. ditissimo, morto da circa un quarto di
Verona è piazza forte, singolarmente per secolo, intelligente soprammodo e studio-
le nuove fortificazioni aggiunte dagli au- so d'architettura, al quale sono dovuti
striaci. Trovo nel Dizionario geografi' tanto gli studi e le proposte fatte per la
co universale ^'ww^vt&io iu Venezia: » Tra licosti'uzioue dull'Aico dei Gali, demo»
VER VER i33
ìlio nel y.g novembre i8o4, e pei" la fab- e difese furono bastanti per rendere sazio
brica cbe si avrebbe dovuto sostituire e tianquillo l'animo tilul>ante della de-
alla (.leniolila chiesa di s. Giinitiiano uel- crepita oligarchia austrìaca (la sua pub-
ia piazza di s. Marco in ì^eneun (/'.) ; blicazione porta la data de' 10 giugno
quanto tutte le illustrazioni alle tavole I 848 1
), che anzi avvezza da secoli a di-
delle fabbriche del Saninichieii,opera in videre in categorie gli uomini, ed a rin-

loglio riprodotta dalla tipografia Anto- negare la vita progressiva dello spirito u-
nelli. Al Pinali la città di Vicenza fece mano, onde renilersi vìemmaggìorraenle
coniare una medaglia per ringraziamen- temuta, imperturbabile e sicura, ordinò
to di alquanti disegni originali di l^al- che s'innalzassero ancora più innanzi nel-
ladio, ch'egli le diede in dono, come do- la campagna de'saldi trincieramenti rin-
nò a Verona la bellissima statua romana forzatida mezzi addizionali e da altre o-
dell'oratore Orleusio. — Il prof.Giovanni pere gagliarde, fatte tutte ed ideate se-
Parati, coli' odierna pianta di Verona^ condo il principio delle torri Massimi-
pubblicò con tale titolo un articolo nel* liane. Però alla vista di queste barriere
\' Album di Romani. 1 5, p. 1 22: ecco quan- formidabili, al cospetto di sì studiate e
to dice delle attuali fortificazioni.» Que- munite fortificazioni s' arresterà forse il

sta cospicua città, dopo il 1823 fu profon- magnanimo, l'intrepido, l'armi-potentis-


da raeu te studiata dall' Austria, la qua le nel snno Monarca Suhalpirio? No; ma il co-
rammemorare rinlluenza che poteva a- raggio ed il valore, la previdenza e la fer-
vere io tutte guerre d'Italia, compre-
le mezza di questo Re Salvatore e delle po-
se la suprema veramente unica sua mi-
e derose e prodi sue milizie, a cui ia disci-

litare importanza. Per la qual cosa te- i plina e la virtìi militare non vennero mai
deschi onde aver il duplice vantaggio del- meno, sormonteranno gli ostacoli, trion-
la difesa e della oil'esa simultanee e libere feranno delle diHìcoltà che la natura e
(l'esperienza sta per farsene mentre seri* l'arte gli hannocontrapposto. Dappoiché
vo),s'acci userò bentosto a ridurla secondo per l'intera liberazione patria dal giogo
il terribile sistema di Carnot, qual misto stianiero e per l'italiana indipendenza é
di fortezza e di campo trincerato (che nel- stata snudata da Carlo Alberto la spada
la piantasi vede delineato presso \\ Cam- ec." Qual si fu il successo di questa divi-
po Marzio). Sei bastioni in pianura sulla nazione d'allora, l'accennai a suo luo-
destra del fiume furono formati d' un go quale della presente franco-sarda
;

doppio muro parallelo, ma in tal guisa vedremo. Ci disse poi VOxservalove Ro'
fatto ed innalzalo da lasciar libera usci- mano (\e\ i85i, a p. gSS, facendo la
ta pe' fianchi a numerosi corpi di trup- corrispondenza del Cattolico parlare
pa, che schierati nel letto del fosso pei* un viaggiatore reduce dal Tirolo, di
una lunga e facile controscarpa, potesse- cui per la religione e la
restò edificato
ro a un bisogno uscire con cavalleria e fedeltà, e da Trento meravigliato per
artiglieria ordinate per respingere l'eser- non rinvenirvi un pubblico monumen-
cito nemico. Il vetustissimo Castello, i to che testimoniasse all'universale la ce-
•ette baloardi del medio evo, i fortini,! lebralissima adunanza dell' ultimo ecu-
torrioni, le cortine de'monti che le stan- menico concilio. » Da Trento passai a
ino a ridosso, ed i molti propugnacoli che Verona, la città delle fortificazioni, che
da luogo a luogo sorgono tutto all'intor- volli vedere, per quanto era permesso, per

DO nel recinto delle mura, vennero an- intero. Ei mipareesserecosìbene ordina-


che questi restaurati, atfortifìcati e mu- le,che per superarle sarà mestieri di sagri-
niti d'ogni sorta di opere, di batterie e fìcare molti battaglioni, e alcun v'ha che
munizioni. Né tulle que&le furtiflcazioni pensa che in oggi sieoo imprendibili.
1^4 VER VER
Vidi il forte s. Lucio , e il luogo dove i no generale' civile e militare del regno
ostri piemontesi inutilmente fecero pro- Lombardo- Veneto. Nel febbraio 1859
va del loro valore. Giunsi in Verona die poi, per l'accennate voci bellicose, il con-
erano anror fi esche le gioie e feste fatte te Francesco Gyulai ristabilì il suo quar-
nll'imperatore". Leggo nella Civiltà Cat- tiere generale a Verona del suo corpo
tolica del 857, 3/ serie, t. 5, p. i r 2: Le
1 d'armata. Imperocché Verona per la sua
forlificarioni che si costruiscono a Vero- postura strategica la fa essere quasi chia-
lia.renderannoqnesta città la piazza d'ar ve d'entrala d'Alemagna in Italia.
mi più Torte d'Itaha, e contribuiranno ad Verona non solamente per
Si distingue
una pace solida e duratura (forse ciò dis- l'architettura militare, ma anco per la ci-
se nel senso del motto antico: si vi.i pa- vile. In questa, oltre Sanmicheli, 1' orna-
rem pam hellitm). E nella serie 4-"j l-
, rono di fabbricati Palladio, Sansovino e
T, p, 598, iSe^ 5 marzo i85g. » L' Au- altri valenti architetti; e per la copia de-
»l ria, secondo calcoli esposti i» modo S'osai
i gli edilìzi in marmo, appunto fu pur det-
parlicolareg£;ialo neW Indépendance Bel- ta città marmoren. Il più magnifico pa-
fie IO febbraio, col solo mettere sul
lìti' lazzo è quello di Canossa, degno d'esser
piede di guerra l'esercito che ella già tie- ronsideiato in ogni sua parie, ossia per
ne,può disporre, per sua difesa, di nien- la nobiltà del prospetto e dell'ingresso e
temeno che 600,000 uoniini, col corre- delle stanze, ossia per l'opportunità delle
do di I 344 cannoni; aggiungendovi il cucine e delle dispense sotterra, e de'mez-
"contingente del 1859, essa conterebbe zanini tra l'uno de'piani nobili e l'altro;
olire a 685,ooo guerrieri , divisi in 4 in que'modi tanto poi abbracciati in al-
grandi eserciti o 12 corpi ben armati e cune altre città, si vede in questo come
pronti alle mosse. A questo s' aggiunge dal Sanmicheli ebbero cominciamento.
che le sue possessioni alemanne sono di- La sala è lunga nientemeno di piedi ve-
fese da fortezze, quali sono Uasfadt, Ulm, lonesi 54 e larga 38. Non venne da quel
Ingolstadt e il campo trincerato di Linz ; saggio architetto la bizzarria della stalla,
che ha nell'alta Italia il campo trinceralo fitta poi nel secolo XVII con 38 colon-
di Verona, a cui furono aggiunli, dopo il ne di pietra, ed altrettante statue, in vece
j85o, nove folli staccati che ne fanno dell'usate poste di legno. Tutto il fregio
un baluardo inespugnabile; Mantova, Pe- nella sala lo dipinse il veronese Giacomo
schiera, Piacenza, Ferrara, ed altre assai Ligozzi, e due camere terrene de'concit-
munizioni di gran forza; e però quando ladini Tullio o Bernardo India. Fu più
essa lasciasse primi impeti degli assali-
i volte abitato da re e da imperatori. Il

lori frangersi contro quelle rocche, ognu- palazzo de'conti Bevilacqua ( nel quale
no vede quanto incerta sarebbe per loro secondo WCBnceW'wv'x, Memorie delle sa-
la sorte dell'armi e dubbia la vittoria gre Teste de' ss. Pietro e Paolo, [ì. 71,
(allude alle insistenti voci di guerra, ed si custodiva la Spada di s. Paolo, la qua-

«'timori di nuo»i sovvertimenti politici, le fu poi trasferita nella chiesa de'frati mi-
che turbarono al cominciar del i85f) nori di Carotta o Arcarotla fra'limili del-
tulio il regno Lombardo-Veneto, anzi d la chiesa parrocchiatesuburbana di Quia*
vesto d'Italia e d'Europa; per dirsi vo- 7ano, come si legge nella vita mss. di s.

lere di forza il Piemonte aggregarsi tal Martino, che si conservava nelle libreria
reame, e secondarlo in quell'impresa la Saibante in Verona stessa, scritta nel se-
Francia e fors'anco la Russia). Nel 1857 colo XV; di che feci ricordo nel voi. XC,
colla destinazione dell' arciduca gover- p. 391 ), ha ornatissima facciata, che su-
natore generale del Lombardo-Veneto, pera le altre nella ricchezza e profusione
ee»sò Verona d'essere la sede del gover* di ornati, ma rimasta imperfetta, poiché
VER VER i35
doveva continuare per quanto abbraccia sa e nobile, e tutta in aria. Nel pianlerreuo
il rimanente del fabbricato. Il sito dei è giudiziosamente cavalo il comodo per
Corso, ove sorge, rende a proposito la con- 4botteghe, senza guastar punto il decoro
tinuata ringhiera dì molto uso. La corni- né l' apparenza. Sul tetto anticamente
ce è alquanto licenziosa. Delle colonne di era un giardino che a piacere può ri-
,

sopra, alcune hanno canali diritti e al- i mettersi, li palazzo della Bra dovea ser-
tre torti, le qiinli ultime scanalature gi- vir per uso del provveditor generale di
rano più di 3 W'Ile. Il prezioso museo Terraferma, il quale magistrato straor-
che per due secoli gli acquistò tanta ce- dinario della veneta repubblica soleva
lebrila, non esiste più; la sua bella Ve- risiedere in Verona. cominciato con Fu
nere, il suo Pane, il Bacco, i suoi busti di gran sontuosità, coroeapparisce da quan-
Impeialuri romani, la sua bella Livia so- to fu eseguito, e dovea avere i5 fine-
no passati in Baviera; l'Augusto e il Ca« Ben divisato è in esso
stroni in facciata.
racnlla ritornati da Parigi non fecero che ilcomparto del fregio dorico che sopra le
traversar Verona, per arricchire del pari colonne benché doppie fa riuscire tri- i

la gliptoleca di Monaco sua capitale. Il solchi in modo, che si poteva far fine
palazzo Pellegrini a s. Benedetto, si ar- senza spezzar nulla nell'angolo. De' di-
gomenta del Sanmicheli dal tempo e scorsi palazzi, il Ma (Tei offre i prospetti
dalla maniera : bellissima tra le oltre par- nelle tavole,avvertendo di non credersi
li è lagrande altezza, della quale fu per angusti, poiché supplisce il fondo ampia-
altro un ripiego dell'architetto per far ,
mente alla poca fronte, poiché la molta
lucida l'entrata, quale per aver poco silo popolazione,al tempo in cui furono eret-
in fronte a motivo della vicinanza delie ti, rendeva diOìcile il poter sulle strade no-
piazze, non si potè fare che assai bislunga. bili aver molto sito. Vi sono altri palazzi.

La scala segreta a chiocciola in ristrettis- Quello della prossima accademia coi gran
simo spazio, forse non si vide mai la più salone e col vestibolo d'ordine jonico,si
comoda; elfetto della linea spirale ineii attribuisce aCurtoni o Fontana. Dai non
tortuosa e più prolungata, e insieme dei esser bastato l'assegnamento venne il di-
gradini tenuti anche nell'angolo interno fetto dinon alzare laterali al pari deli

di sufficiente larghezza. II palazzo già La- gran colonnato. Per quel sito avea dise-
vezola, poi de'coiiti PoQìpei alla Vittoria, gnato un palazzo il l^alladio, come può
fu singolarmente lodato ilal Bibbiena ,
vedersi nelle sue opere stampale, che a-
quando Verona [)el teatro. Il palaz-
fu a vea alcuna similitudine colla detta fab-
zo de'Verza ha il sotloportico aperto che brica, ed in cui l'altezza della sala dovea
serve di via coperta all'uso di Padova, ed arrivare fin sotto al tetto. Le porte dei
è osservabile quanta grazia porti il pog- due palazzi Pretorio e Prefettizio sono
ginolo per esser fatto in proporzione giu- dei Sanmiciieli. La junica.del palazzo del
sta, quando in oggi, ove si pongono balau- Podestà è pregiudicala dall'essersi alzata
stri, per lo più si guasta. In questo e nel- alcpianlo il piano della piazza nei pavi-
l'antecedente le scanalature non sono in mento. Ma qui debbo notare col cav. Mu-
tutto il rigore delle regole del dorico, ma linelli , che nel i84o erano prossime a
queste sono minuzie. Il palazzo de'conti componimento le sale del vecchio palaz»
Mdlfei gode il raro vantaggio del sito ,
zo della Comune, destinate a sede dell'ac-
occupando la froote delia piazza grande. cademia di pittura, della Libreria, e del-
E ben diviso e nobilmente ornato anche la comunale Pinacoteca, alle quali saie si

l'interno. La scala, che dalle cantine s'al- giunge per un'assai ampia e magnifica
za (Ino all'ultima 9oaamità,per nou per- scaia. vSi valutava la spesa ascendere a
dere sito fu fatta a chiocciola, ma spazio- lire 160,000. Degno d'esser veduto è il
,

Ì36 VER VER


cortile del palazzo de' conti Verità alle acquaforte; era discendente dal famoso
Sliiiunale, posto dinanzi alla casa e con Farinata degli Uberti. In alcuni suoi
bella porta. Vanno pure notuiniiti i pa- quadri vedesi dipinta una hunaca, forse
lazzi Dalla Torre a Fermo, quello dei
s. od imitazione del gran Paolo Veronese,
conti Allegri per quadrata am-
la sala , per dimostrare che ancor esso portava
pia e luminosa cou volta ben pitturala, la casa in capo onde cozzare co' sover-
decorata da ben intesi ornati. Il palazzo chiatori ) in casa Lisca a s. Darnaso. Ma
Murari, dipinto da Domenico Riccio det- il Brusasorci fu mandai^) appositamente

lo Brasa sorci veronese (cioè perchè rio- a Bologna a ritrarre lutto dal vero, e l'e-
tagliatore suo padre, come dissi altrove, segui con tanta diligenza ch'è stimato il
scopri un segreto per far perire i sorci): suo capolavoro, per la moltitudine delle
nel prospetto e sopra il fiume si distinse figure ben distribuite, e varie nel movi-
ne' chiaroscuri e nel colorito per la no- mento; gli uomini , cavalli, la varietà
i

biltà de' pensieri, l'inlelligeuza e la bel* de' vestiti, la maestosa pompa, lo splendo-
lezza de'nudì,e tra le altre cose nelle bat- re, la gioia che anima lutti volti, renda-
i

taglie de' Tritoni e Cavalli marini da no imponente lo speltacolo, che tu anco


una parte, e de'Lapiti e Centauri dal- r ultimo di tal genere. Del merito delle
dove par che s'odano gridi
l'altra, i delle 3 rappresentazioni, loro descrizioni e in-
rapite donne, e che siano spiccati e tondi cisioni, può vedersi il eh. cav. Giordani :

i corpi e i lungo fregio con va-


vasi. Il Della dimora e venuta iti Bologna di
i'ie specie d'animali, lo dimostrano quasi Clemente V li e Carlo V^ nota 44^» ^
unicamente pittore animalista. Il mede- p. 166 e 167 delle Notizie d'opere che
simo Domenico nel palazzo Uidolfi a s. figurano, gloriosi fatti di Carlo F Ol- .

Pietro in Carnario, dipinse mirabilmen- tre tale eruditissima opera mi pregio


,

te a fresco il famoso fregio con figure ai possedere: La cavalcala di Clemente


naturale. Belli sono quadri nelle stanze
i ni e Carlo V della sala Ridolfi^dipia-
terrene, e tra gli altri d'Anselmo Cancri ta dal Brusasorci, incisa a contorno ia
il ritrovamento di Mosè bambino, sup- otto tavole dal celebre agostino Come-
plita l'ampiezza del quadro con eruditi rio, Verona presso Fri Ioni e compagni
e pittoreschi pensieri degni di somma con cenni descrittivi ad ogni tavola pub-
lode. Nel detto fregio del Drusasorci, ma- blicati nella tipografìa Tonimasi. Que-
gnifica è la bellezza e la proprietà del sta più recente incisione (1' altra fu nei
soggetto che rappresentò, cioè la solenne 1791 fatta eseguire dal cardinal Carrara
Cm'alcata di Clemente VII e di Carlo per opera del Fdidori , sopra disegno di
V in Bologna dopo la funzione della
, Giovanni Benini veronese) è in figure di
Coronazione clelt Imperatore , discorsa maggior grandezza della precedente, e
e descritta in que' due articoli e in altri dà quindi più precisa idea de'ritratti di
relativi. Tale [)iltura è una storia veri- ciascun personaggio in essa pittura al na-
dica di quella funzione assai più espres- turale rappresentati. L'Algarolli chiama
siva d'ogni libro , facendo vedere quali ilBrusasorci pillor degno in verità di
persone e personaggi intervennero) l'or- maggior rumore e fama, ch'egli non ha
dine con cui procederono, gli abili, il mo- per avventura conseguito. Quanto al-
do, e le vere sembianze e ritratti de' più l'incisore e pittore Comerio di Locate nel
degni. L'istesso argomento però fu espres- Comasco, in Verona cllìgiò gli apparta-
to allora ip altri fregi, cioè dal veronese menti del conte Erbisti, del marchese l'ia-
Ligozzi in casa Fumanelli a Moria in s. demoiite, dc'Fracasloro e di altri; dii^egnò
Organo, e did concittadino Paolo Fari- e incise, senza tradire l'originale, la ce-
uulu (uucUe mchilcllu e iuta^liulure wX lebrala Cavalcala, muveudu in llccoaro
VER VER 137
ne! 1 829. Senza dire di alili palazzi, nn- 1770. Tulli benemeriti dell'ornamen-
clie iDoderni, in Verona 1' arcltilettura to della patria, e perciò illustri, per
seppe dar pregio grande anche alle ca- averne con nobilissimi spiriti curato la
se piccole, come il casino Guarienti nella reputazione e il lustro, a vantaggio e
contrada di s. Fielro ìnCarnario. — Tra presidio altresì della scienza e dell' ar-
Icmoltissiuiee mirabili pittnre pubbliche te. 11 museo raccolto 200 anni innan-
è privale che decorano Verona, primeg- zi al MalFei, dal genio del conte Ma-
giano quelle ilei somnio veronese Paolo rio Bevilacqua, a suo tempo si conser-
Cidiari dello Jeronese, benché vasto
il vava ottimamente custodito nella sua
lealrodi sua gloria fu ed è P'enezia (A'.), casa. Occupava una lunga sala destinata
come de'pur veronesi Domenico Morone ad uso di galleria, e due contigue stanze,
e Francesco suo figlio, Pietro Morone al- il lutto ben disposto, Tra le pitture era-
lievo di PaoloVeronese (non si devono vi il Paradiso del Tintorello, pili felice-

confondere con Gio. Ballista Morone di mente ideato da quello espresso nella sa-
Albino nel Bergamasco, eccellente pitto- la del gran Consiglio di Venezia; la Ve-
re e stupendo ritrattista ), Paolo Cavaz- nere con amorino di Paolo Veronese; e
xola, Francesco da'Libri, suo figlio Giro- quadri del Carolo e de' Brusasorci. Tra
lamo grande nell'arte e Francesco figlio idisegni superava ogni altro uno di
,

di questi, Gio. Francesco Carollo(divei*- Raifaello. Non mancava di ampio meda-


so da Giovanni produttore valente di me- gliere, e di pregevole libreria e con mss.,
daglie in gesso), Domenico Riccio , suo oltre un ragguardevole archivio. Tra i

fratello Gio. Callista e Felice figlio del marmi si distinguevano 5 insigni statue,
I .", denominati Brusasorci, Boni<-
lutti busti ed altre sculture non essendo a ;

facio da Verona, e di altri assai veronesi me dato farne in breve la descrizione ,

e di alili luoghi, che resero anco in que- così dell'altre o[>ere d'arte, mancandomi
sto celebre Verona nell'esercizio d'un'ar- io spazio. Esibisce Malfei alcune tavola
le cos'i bella e nobile. De' pittori e delle delle sculture di questue altri musei, an-
pilture,deglisculloriedellesculture vero- che li museo Moscardo lo (ur-
in bronzo,
nesi, col laudalo marchese Ma Ilei parle- Uiò avanti metà del Secolo XVII il
la

rò dicendo delleprincipali chiese e degli conte Lodovico Moscardo e si rese fa- ,

uomini illustri fioriti in questa città, non moso per l'Europa, la cui illustrazione fu
polendo garantire, quanto alle pitture e pubblicata; la rciccolla essendo uuiver-
sculture se tutti esistano, dopo il volger .sale può classificarsi. In molti quadri di
di tanti anni e di tante vicende; così de- autori insigni, di ritratti d'uomini illustri,
vesi avvertire de'musei e delle gallerie che di disegni in quantità grandissima , di
descrive,edi cui eccone un cenno d'indi- stampe scelte di celebri pitture.di figure
cazione, riserbandomi parlare del Museo di metallo in notabilissima copia e di va-
d'Iscrizioni ragionando delle cospicue
, rie maniere di buoni maestri, di modelli
antichità di Verona. —
In altri tempi furo- del Saiisovino e di altri tali, di varie cu-
no famosi in Verona musei e le galle-
i riosità di lavori singolari. In una stanza
rie, parlicolarnienle per collezioni di me- grandissima , collezione di cose naturali
daglie e pitture quelli di Marc' Antonio egregiamente disposte, nella più parte
da Monte, del conte Girolamo Canossa, provenienti dal rinomato museo Calceo-
di Cesare Nichesola, del conte Agostino jario. Serie di gemme e di marmi, di mi-
Giusti, dì casa Muselli per rarissimi qua- niere e dì minerali, coralli, piante, erbe,
dri celebratissimo, di INicolò Cusani, d'A n- legni, amianto, calamita, terre, sali, bal-
tonio Curloni, e più altri, sino all'ulti- sami, gomme, petrificazionì, testacei, ani-
luo Gio. Bellino Cignaruli morto net mali strani, mostri, scherzi della natura
r38 VER VER
e copiosi oggetti il' India. DI anticliilà , antiche,sìngo!ari per forma, materia e la-
nriiueggiavano idoli e allie figurine di voro in copia grande, e ogni sorte di ar-

rneliillo, amuleti , voli, lucerne, anel- da galleria. 11 suo nobile genio pose
ne'ìi

li, vasi, utensili, vetri, cose egizie, due insieme ampia e numerosissima hbreria,
imporlaiilissime tavolette di bronzo in- per giovare eziandio agli studiosi di buoa
cise nell'epoca di Tiberio, contenenti due gusto, compiacendosi anzitutto d'incettar
jstrunienli di patronato e clientela tra due lesti a penna, e vi riuscì con tal fortima ,
città d' Africa e un personaggio di Ro- che gli venne dato raccogliere piùdi 3oo i

ma. Alquanti mss. di vario genere, mas- mss.,anche paliiie perciò di sommo pre-
sime di memorie patrie. Scrigno di me- gio per Verona, oltre 80 codici greci il

daglie celebralo dal Vaillant, ricco di co- cui catalogo riferisce MafFei. Di più, te-
se singolari, di metallo, d'argento e alcu- ste antiche e moderne di marmo, e si-

na d'oro, non poche greche e diversi me- mili busti, ed alti e bassi rilievi; paesag-
daglioni. Raccolta di monete, princi- giben dipinti; medaglie d' uomini illu-
piando da Carlo Magno. Medaghe mo- ; numero grandissimo di figure mo-
sila

derne d' uomini illustri e d'altri. Gem- derne di bronzo; cose impietrile, galan-
ine intagliate e cammei. L'erudito conte terie cinesi, gemme, pietre rare, e miscee
Gomberlo Giusti riunì una quadreria d'ogni fatta. Benché il museo Trevisani

sceltissima, con opere di Paolo, di Tizia- non appartenesse veramente a Verona,


no, de'Drusasorci, dell'Orbttto , di Leo- non volle l'autore lasciar di farne onorala
nardo da Vinci ec. Disegni singolari e menzione, per custodirsi allora nel palaz-
sculture, anticaglie diverse di vetro , di zo vescovile, e per benignità dell'dlustre
terra, di metalli, di maru)ì. Scrigno co- possessore aperto sempre alla colta cu-
pioso di medaglie colla compita serie Im- Questa famosa rac-
riosità de'foraslieri.

peratoria di vari metalli e alcune rare ,


colta era proprietà di Francesco II Tre-
oltre diversi simili medaglioni, colla de- visan in quel tempo vescovo di Verona,
scrizione di molte. Il celebre prelato cau. e da lui formata , altra possedendone
Giuseppe Bianchini possedeva f|uantilà nella sua patria Venezia. Si componeva
grande di nobili arnesi da galleria ere- , principalmente in gran numero di busti
ditati daililluslre zio, o da lui acquista- marmorei, che adornavano due camero-
li, però buona parte donali in Roma. Con- ni e una galleria; in una stimabile rac-
sistevano in miscellanee erudite di pietre, colta di quadri e urne di marmo, e an-
di metallo e d'altre materie; opere di tichi vasi e figure di metallo, e strumen-
biavi artefici, di disegni, figure e rami ti; singolarmente due grandi armadi di

perfettamente intagliati, ed anticaglie cri- mss., tra'quali non pochi per ogni conto
sliane. Copia di gemme e pietre intu- pregevoli. D. Domenico Vallarsi riunì
gliate, e di quelle in ispecie con nomi e varie erudite curiosità, buon numero di
parole incise. capo principale della rac-
Il pietre intagliate, medaglie, iscrizioni e al-
colta essendo le medaglie ed medaglio- i tro,ed un bel n)a|)pumondu cinese. 11 d.'
ni, Mafifei fece osservazioni riferenilone Bastiano Rotari po»e insieme rara e am-
alcune, ed offrendone tavole: olire di me- pia raccolta di cose impietrite d'ogni ma-
tallo,argento e oro, anche uniche o ra- niera, e di testacei, per gli sludi naturali,
re, ve u' erano molle di piombo antico, quasi tutto trovalo nel Veronese; oltre
eziandio greche. La galleria e museo di quantità grande di disegni e stampe scel-

Giovanni Saibante si formarono dal suo uomini insigni. La galleria Maifei


te, di

«mora per acquisto a qualunque prezzo conteneva alquanti quadri di buoni pen-
(licose rare,precipuamente inss.,strumeD- nelli, fra'quali di Paolo, di Carolo, ed un
M matematici e particolari, armi strane e soUiiisù dell'eccellenle Felice Brusasoici
V E R VLR iSj)

ton 01 n.Ttissiiua cornice, olire alili dipinli ne del fiimoso Ci-escenzio Numenfano ,

e uno lodevole di Giovanni Cignaroli pur che rinnovo prima in Roma il nome di
veronese. Meritò l'nntica staliHi greca di console, e pieno di spirito romano assun-
Serapide l'incisione in tavola, e per tale se il nome d'Imperatore e di Cesare Au-
la riconoI)be il sommo Canova. A II re gusto, e di Padre della patria , come si

sculture, anche in bronzo, molle iscrizio- trae da tal numisma, fatto eseguire dai
ni ed una in bronzo, e molli bassirilievi suoi partigiani, esprimendolo declamante
specialmente greci, destinali tnlli al pub- a cavallo un'allocuzione alTesercilo. Cre-
blico museo, che dovea compiersi, sicco- scenzio avendo aspirato , anzi usurpato
me pezzi per lo più scelti, dislinguend-jsi l'impero, con diversa lezione del MafFei,
vari marmi figurati;, eziandio cristiani, qui ripetei ò, occupò Castel Angelo ^ .t.

ehe descrive Martei. Irnpronli figulini che per lui prese il suo nome, travagliò

fle'vasellai, col tempo segtialo per con- ]*apa Giovanni XV detto XVI, fece in-
solati; alcuni monumenti etruschi, serie trudere nella cattedra di s. Pietro l'an-
di slatuine di metallo, ma veramente an- tipapa Giovanni XVI detto A^/^//, con-
tiche, mollo comune essendo l'inganno, tro il Papa Gregorio i^, laonde Crescen-
in questo genere,di credere antico il mo- zio nel 998 fu fililo morire da Gitone in
derno, benché se ne fece pompa colle imperatore. Da (piesto importantissimo
stampe. Anco queste statuine Uìeritarono medaglione, Mnffei ne trae argomento ,

la descrizione di MalFei. Miscea d'arnesi come le belle arti in Italia non manca-
nntichi, medaglie d'ogni specie, samari- rono mai del tutto. Inoltre nel museo
lane, fenicie, di Sidone e Tiro, efrusche, Maffei era no alcune cose natura li, alquan-
puniche d'Africa, e di Sirilia, e di Malia, tipesci grandi impietriti, trovali in una
egizie, gaditane, ispaniche, alctme delle montagna veronese; delle nooslre de'mar-
quali ellìgiale in una tavola e illustrale, mi veronesi. Diverse prime slampe, spe-
siccome pregevoli e rare, mollo curiose cialmente greche, in uno alle poche pri-
non pubblicale prima. Piccola serie d'an- mitive falle in maiuscolo: l'enumera Maf-
tiche monete di Pv.oma. Medaglie conso- fei , la più antica essendo impressa nel
lari in abbondanza, alcune differenti dal- 1481, anche in ebraico e dichiarata la
le conosciute , ed imperatorie. Curiosa più antica, ed ruteno o serviano. Al-
in
raccolta in metallo di medaglie piccole quanti mss. greci e latini, di cui l'autore
del secolo alto, non più grandi di quelle dà contezza. Riguardano Verona: Rao-
d'argento. Alcuni medaglioni. Bellissimo colfe d'antiche iscrizioni (i'\ Feliciano, e
studio di gemme intagliate, d' incavo e di Fra Giocondo. Sermoni ed Epistole:
a rilievo, ma realmente antiche, anche di Raterio. Epistole del ven. Paolo Maf-
in questo spessissimo si suppone antichi fei, dello il beato Paolo da Verona. Stif

i moderni lavori, qtiali però non hanno


i dio genealogico di Francesco del Bene
inai il campo lucido e netto, come quei sopra le famiglie diVerona. Elogi o Vi-
de'romani e de'greci. Monete de'mezza- te d'uomini illustri, specialmente vero-

ni tempi e degli inferiori, diVerona in nesi, di Francesco Pola. Municipalia


gran numero la più antica delle qtiali
, decreta^ cioè utilissima raccolta e com-
porla Verona Civilas, e la più recente pendio delle parti del consiglio di Verona
Perona Cù'ilas Metropolls, ambo d'ar- dal i4o5 al 1627, fatta da Bartolomeo
gento. Alquante medaglie moderne, co- Monselice. Alquanti rotoli de'tempi lon-
me sogliono chiamarsi le lavorate dai gobardi, scritti in corsivo antico. Uno dei
i4oo in poi, singolarmente d'uomini il- pochi esemplari della bolla del concilio
lustri veronesi, pubblicate nella 2.' par- fìorentùio, latina e greca, colla soscrizio-
te della Verona illustrata. Il n>ednglio- ne in cinabro dell' imperatore Giovanni
i4o V F. R VER
Paleologo, e tìi 32 vescovi greci. Cinque si attribuisce al i4oo, i quali cneritanO
papiri preziosi. Quantità di buone pit- distinta osservazione. La fabbrica della
ture non mancavano in alcune altre ca- gran torre cominciò nel 72, e l'altezza
1 1

se , benché le più insigni gallerie a si pretende non inferiore a quella di qua-


ten>po del Mafl'ei erano giù distrutte. lunque altra delle piìi rinomate, benché
Pregevole raccolta si trovava in casa il non esser più questa isolata, le abbia
de' Fattori, primeggiando due quadri di tolta in gran parte la nobiltà della sua
Tiziano e di Domenico Brusasorci. In apparenza chi per trigonometria 1' ha
:

'
casa de'marchesi Glierardini, tra molte scandagliata, la dice alla piedi 3 10 di
pitture, 4 1 conservavano di Ales-
pezzi si questa misura; sommità è nobilmente
la

sandro Turchi, detto Orbello perchè na* divisata e ornata. Leggo nelle Campane
to da un povero cieco, o perchè egli era di Cancellieri, che nella Cronaca di Pier
losco, comesi scorge nel suo ritratto in Zagata si ha , essersi fatto el rengo per
casa Yianelli a Verona. In casa de'conti Zan-Francesco da Legnago a' i 3 feb-
Sereghi a s. Bastiano, de'conti Maffei a' braio i394- Nella campana più grossa,
Leoni, de'conti Pozzi a s. Maria in Orga- niesser Andrea Grilli', allora podestà di
no, de'marchesi Sagramosi, de'marchesi Verona, e poi doge, fece scolpire questi
Canossa, ed in piìi altre eranvi non po- \ei'Sì. Supplicium ponendo lìeis^ moneO'

che pitture di molta stima. Le case de' qne monendos, - liane miserani in sor*
conti Turchia s. Nicolò, e de'conti Giu- teni ne mala Fata Irahant. Jacopo Riz-
sti a'ss. Apostoli, erano piene di fatiche zoni nella continuazione della Cronaca
de'piii ammirati tra'moderni artisti. Co- soggiunge: A'aS a^vWeiSi^ fa vesetà el
sì nella deliziosa casa de'conti Chiodi, do- lìengo ...et pesò 1/^,000 libbre, et li san
ve nella gran sala terrena molto dipinse- scolpidi su questi due versi, essendo po-
ro il veneto Pietro Muttonì detto della destà A. G. et la prima volta che sono
r'erc/i/f?, pel suo amore agli antichi e pei' fu a la festa de s. Zen de marzo. Avver-

la sua abilità ne'restauri di tele antiche; te l'editore Biancolini, che poi ììt\i55j
del Carpioni e del Falcieri. —
Le bibliote- fu rifatta la campana da maestro Ales*
che principali di Verona ora sono 3, la Sandro, con questo tetrastico. Aere ego:
comunale, quelladel capitolo ricchissima praeslantntn Venctuni Campana cano-
per codici mss., come dirò parlando di ros - Arteque Alexandri perjlua fendo
esso, e quella del seminario vescovile, la sonos y - Altisonans populo cano so-
quale va ogni giorno aumentandosi per lemnia Divnni -Sacra, Reis poenas, lae-
cura de'zelanti suoi rettori. Utili precetti litiam Potribus. Lo stesso Biancolini nel-
fornisce Maifei sugli edifizi delle librerie. la C/'0«<7ca, prova che fin dal 294 I vi era
Di recente venne pubblicato: Storia del- in questa torre anche la a.' campana,
la hiblioteca comunale di f'^erona, che chiamata la Marangona, con cui si suo-
dinanzi al corpo municipale e la giun- nava per norma dei lavoranti, e dei ma"
ta ad essa preposta lesse il sacerdote
Cesare Cavaltoni bibliotecario il giorno
r<j/jgo;}/(falegname)roradi terza, di nona,
di mezzogiorno,la mezzanotte,erAveMa-
I
i5 dicembre xò'^'], Veronal 858, dalla ti- ria; e ne'giorni festivi alle ore 2 -a, per dar
pografìa di A. Frizierio. Del medesimo segno a'pistori,a'molinai, e ad altri vendi-
autore: Relazione d'un legato per la bi- tori di cose necessarie, di poter ripigliare
blioteca comunale di Verona, iviiSSg, le loro vendile e i loro lavori. Collo stes-
stamperia Vicentini e Franchini. Non — so nome Marangona è chiamata una
di
tnancono in Verona edilizi anteriori al delle campane delta basilica di s. Marco
bando dato poi alla maniera della goti- di Venezia. Dissi che Verona aveva la
ca, ed a quel lisorgimeulo dell'aili che fiera. Le memorie oe parlano sia dol se-
2

VER VER i4t


colo IV. Cadeva ogni anno a*i2 aprile, ti ì suoi libri Alberto Lavezola Maffei, fon-
e tenevasi in piazza tli s. Zeno, con ca- duta nel 1543 per la musica, alla quale
selli di legno. Questi si abbruciarono nel nel 1 547 si uni quella degV Incatenali y ed
1409. Ma nllura, e sin dal 12 i3,era pas- oltre la musica, s'insegnava filosofia, ma-
sata da s. Mercato Nuovo, e da
Zeno in tematica e lettere greche, e fu una del-
questo in Campo Marzo dove al 29 set- le accademie illustri. Al presente Verona

tembre ergevansi temporarie botteghe. ha 3 società accademiche, le due prime


Nel i632 fu tenuta in Bra due volte al- per la musica, con accademici che s'ap-
l' anno 25 aprile, e 26 ottobre per i5 pellano Ànfioni-Filocoreiy e Terpan-
giorni. Ma anche qui l'incendio nel 1 7 1 dri.- la 3." serve alla lettura, e chiama-
consumò in una notte non solamente le si Letteraria. Inoltre vi è l'accademia
merci, ma tutte le botteghe, quali al di pittura ; una sezione dell' Istituto di

tempo d'ogni fiera costruivansi di legno scienze, lettere e arti stabilita nel 1 8 o, e
1

nella piazza deliaBra,ciò che fece conosce- l'accademia A' Agricoltura ^ Arti e Coni'
re quanto fosse meglio fabbricare in altro mercio, la quale pubblicava un giornale
sito una fiera di muro. Superate le dif- d'industria e agricoltura; mentre il Po-
ficoltà, quanto al sito, nel 1718 si tornò ligrafo trattava di scienze, lettere e ar-
a Campo Marzo, dove a spese de' nego- ti: pubblica vasi ancora un giornale di far-
zianti s'alzarono 124 botteghe di muro, macia chimica'medica;e col 853 la Gaz- 1

che servirono sino al 1794 in cuimancò zetta di Ferona divenne ufliciale, come
la fiera, e furono a poco a poco demo- le altre due di Venezia e Milano, pel re-

lite, né v'ebbe più fiera sino al 1821, gno Lombardo- Veneto. Verso il 832 uu 1

e allora tornò in Cra con botteghe di le- cittadino unì in sua casa tutti gli studen-
gno, dove un secolo prima n'era avve- ti, i cpiali recavausi a leggere le loro pro-
nuto l'incendio. Ora Campo Marzo è duzioni due volte il mese. Quindi si vol-

quasi tutto occupato per per usi milita- le istituire un gabinetto di lettura eccle-
ri, che lo tolsero alla gioventù pei giuo- siastica. Il marchese Madei narra che ,

chi prediletti in questa città della palla l'accademia filarmonica quando era com-
a tamburino, mandata e rimandata per posta di dilettanti di musica, tolse ad im-
aria, delle palle al moglio, e dei zuccoi, presa una Sirena, ma fu mal servita da*
trocco da terra, giuochi ch'erano molto pittori, che secondo il volgar uso la rap-
opportuni per addestrare il corpo e te- presentai'ono mezza donna e mezzo pe-
ner giovani occupati e lontani dai vizi.
i sce, con due lunghe e squammose code,
La dogana di Verona è un monumento quasi di delfino; la qual figura presso gli

di nobile e semplice architettura, co- antichi indicava Anfitiire. Le Sirene al-


struito verso la metà del secolo passato, l'incontro, erano mezze donne e mezzi
opera dell'architetto co. Alessandro Pom- uccelli, cioè con ali, coda, piedi e gambe
pei, al quale son pur dovute le fabbriche da uccello, come le descrissi nel volume
dei Pompei agli Illasi^ e del museo pres- LXVH, p. 234. L'accademia filarmoni-
so il teatroFilarmonico di Verona. ca nel principio del secolo XVII eresse
— Il conte Paolino Mastai Ferretti, ilgran salone e il vestibolo, di cui feci
Notizie storiche dell' accademie d' Eu- più sopra menzione, ed avea intenzione
ropa, a 71, racconta che Verona
p. di edificare anche un gran teatro, ma al-
ebbe un' antichissima accademia fon- l'uso antico, come si facevano ancora in
data nel 1460 dall'imperatore Fede- quel tempo; cioè con gran semicerchio di
rico III, ed era celebre nella perquisizio- gradi e logge sopra, tutto di legno, ma
ne degli arcani medico filosofici. Ebbe urnatissimo, comeappar dal modello che
poi quella ùe Filarmonicit,a cui donò lut- a suo tempo esisteva. — PochiaoDÌ avanti
14'» VER VER .

alla pubblicazione della Verona illustra- porte quasi occulte. 1 corridori sono co-
la, vennero gli accadeii>ici in detibeiazio- modi e larghi, e così le 4 scale di pietra,
ne di eseguire finalmente il proponiineu» che ne'(noderui teatri dell'epoca in discor-
to degli avi loro, ma con fabbrica analo- so sogliono essere incomode e strette, es-
ga a'iempi e Pertanto
agli usi coirenli. sendo in questo veronese pronta l'uscita
si chiamò da Bologna sua patria Fran- per altiettanle porle. La voce vi giuoca
cesco Galli du Bibbiena (valente arcbi- ottimamente, aiulaiutone forse il buon ef-
tello teatrale e dipintore rinomato di tice- fetto dall'aver t'architello ordinato due
Diche decorazioni, anzi fu invitato a pro- sollitti, altro di sottili tavole e traforato,
posizione del Mttllei, essendosi distinto altro due braccia più allo per cammi-
nell'ere/ione del teatro di Vienna, d'or- narvi sopra, che viene a corrisponde-
il

dine di Leopoldo i,il suo figlio Giusep- te alla cassa d'un islrumento. Sul palco
pe avendogli couuuessoahri
I edifìzi), col dietro le scene sono a m pi reposilorii , mot •

disegno del (pjale i\ fabbricò ti teatro, e lo opportuni, e nel muro ultimo si fece
riuscì tale d'aver allora pochi che il pa- in mezzo un graud'arco, serrato da sot-
reggiassero, quanto alia perfezione della tile muraglia, atterrando la quale, resta
struttura; come ninno cerlauìente l'egua- un fondo arbitrario per qualunque ap-
gliava nella nobiltà degli annessi che ha parenza bramasse mostrare in lonla-
si

dinanzi (considerato unode'più belli d'I- uanza, o per fir montar cavalli, ed altro
talia, e ben superiore al Ttalro Alibcrt che si volesse. Le figure del sipario rap-
èli Roma, óaìoì disegnato nel 17 10, il più presentavano le 3 Muse che presiedono al-
vasto di quella metropoli e il 1

nel qua- laTragedia,alla Commedia e alla Musica.
le si eseguirono »j>ettacoli d'opere regie In allo in greco molto di Pla-
si pose ti

ed eroiche). Giusta è la proporzione e al- tone: Al dilelto td al giovamento, cioè


la città adattata, benché l'altezza e gli come quel Hiosofo intendeva per udgliu-
crnamenli lo facciano parere assai più. rare i costumi, che dovrebb'esser il fine
grande che non è. La nobii fronte della de' poeti drammatici. Oltre il decoroso
scena, colle due aperture laterali e la se- teatro per le rappresenlunze notturne, ne
parazione di essa dall'uditorio, sono cose avea pure uno diurno, ma imparo dal
essenziali per la bellezza e per la giusta Giornale di Roma dei «8 56 a p. 443) che
conformazione d'un vero teatro, non do- a' 6 maggio dandosi nella sua arena la
lendo niunodegli uditori esseroffeso dcd- replica ót\ì' Assalto alla torre di Mala-
lo strepito dell'orchestra, e molto meno A'o^(che descrissi nell'arlicoloTuncm.v),
\eder gli allori di fianco; e dovendo tra giandespellacolo allestito con molto sfar-
l'uditorio e la scena esser le porte d'in- zo dalla valente compagnia Giardini; la
gresso. Per es.se iu Grecia enlravano nel- rappresentazione, onorala da numeroso
la platea, della orchestra dagli antichi, i concorso, progredì regolarmente fino al-
sonatori ed i ballerini; ma presso i roma- la sua scena finale, quando un globetto
ni che portarono i balli sulla scena , vi del fuoco d'artifìcio che simulava una
entravano i senatori e l'altre persone di granata, nel descrivere la parabola,appic-
uaaggior conto, che nella platea sedeva- cò il fuoco cima d'una quinta, il qua-
alla
ito. Difetto vieu però ad essere ancora la le propagossi al tetto ed al sottoposto tea-
gran porla, che si suole ruettere nel mez- tro in legno con tale rapidità e veemen-
zo edirinipeltu alla scena, ch'era disegna- za da render vano ogni soccorso, sicché
ta dal Bibbiena, rompe la eoo-
con che si in breve ora tulio l'edilizio venne ridot-
tinuazione delle logge o palchelli, quali to in cenere, senza però vittime umane.
con ispondono agli antichi gradi, e si pre- Forse Sisara ricostruito. — L'enciclopedi-
giudica kllu voce; iuvece, ivi si fecero due co MalVci; pai Uudu dc'giaidiui di Veruua,
VER VER 143
ria insegnamerilicìa artista. Descrive quel- ladini di Carlo Magno, Orlando che si

lo de'conti Giusti, eretto nel declinar del riconosce dal nome scolpitodella sua spa-
«ecolo XVIj perciò mollo differente da' da, duriudarda non durlindana, e Oli-
moderni, tuttavia bello e delizioso, cioè viero che suole accompagnarsi con lui, il

con idea italiana quando tra gli uoaiìai quale tiene una mazza ferrata con cate-
insigni si computavano anche bravi i ar- na. Tralascio 1' erudi^^ioni colle quali il

chitetti di giardini. Quindi biasima il si- gran veronese suo dello, al-
illustra ogni
stema de'suoi tempii Bei giardinetti con Irimenli dovrei essere troppo prolisso, ed
ameni annessi e nobili casini aveano pu- anco per non ripetere il dello idlrove. Va-
re conti Zenobj nobili veneti, sul fianco
i ri pezzi d' antiche pietre furono usati iu
della collina di s. Pietro; ed conti Ga- i questa fabbrica, di porfido e di granito.
Zola deliziosi orti con passeggi coperti. Sotto l'altare della cappella della Madoa-
Questa maguiHca città sidistiiigue an- ua è un'arca sepolcrale con iscrizione ro-
che ne'numerosi ediHzi sagri, non contan- mana, fattone poi uso per un vescovo di
do meno di 53 chiese^ e parecchi ora lo- Verona cioè per l' ossa di s. Teodoro.
,

rii che poi noterò. La cattedrale basilica Tra le memorie che in questo tempio si
è dedicata a Dio sotto il titolo dell' Au- conservano, insigne e lunga è l'iscrizio-
Dunziazione di Maria Vergine, secondo ne scolpita neir846 del suo arcidiacono
la proposizione concisloriule, di antica e Pacifico. Si vedono poi quelle de' vesco-
gotica struttura, bellissimo monumento vi,Nolkerio o Noterio del 928, e Bonio-
di lai genere, chiamata anche Duomo. il contro sepultu in terra presso la porta
IlMadei la dice cattedrale moderna, per- grande nel 1298. In quesla chiesa fu te-
chè vuoisi che l'antica fosse s. Stefano, di nuto un concilio (che dal i ." agosto i 84 1

cui più sotto, lodando la porta, nelT in durava ancora al 4 novembre, e dove
terno la sveltezza delle colonne che di- fu sancita la costituzione contro ì catari
stinguono le navate, con modo tenuto palerini, e poveri di Lione), di che in fi-

dall'architetto per non ingombrare, e le ne, da Papa Lucio III, morto in Verona
belle volte pochissimo arcuate e incrocia- a' 20 novembre vi restò sepolto in arca
le da cordone di bella pietra lavorato va- di pietra accanto l'altare maggiore; ma
gamente, ed a suo tempo stolidamente riuscendo questa d'impedimento, quando
imbiancato. E' la grande porla di mar- a tempo del vescovo Giberti si fabbricò
mo rosso veronese, innanzi alla quale al- in più nobil forma il coro e la tribuna,
quanto di sito è coperto: tal uso solten- fu levata, e invece di collocarla altrove
tiò ne' secoli inferiori agli antichi vesti- cospicuamente, fu cacciata sotterra all'al-
boli e portici che si facevano avanti Iti tare, figurale sopra del pavimento le chia-
basiliche, principalmente pe'pubblici pe- vi pontificie, coll'iscrizione stampata fe-

nitenti, quali stavano fuori assai teutpo delmente neir Antichità Veronesi del
prima che venissero ammessi. Non è for- Panvinio. Ma quella ch'era sull'arca, e
se diderenle cosa l'arco altissimo su due che variamente è stata pubblicala e nel-
colonne : i due grifi alati, sui quali posa- la quale credette il Pagi all'anno l l85,
no te colonne che sostengono lo sporto, non trovarsi altro che in due distici, fu
vengono da costume preso dagli egizi, ricopiata con tutta diligenza dal notaio
i quali leoni, sfingi e altri animali e mo- Agostino Caprini l'islesso giorno che fu
«tri figuravano avanti le porte de'lempli, sotterrata, senza il nome del mese e al-
quasi a custodia, come notai in più luo- cuni numeri perchè corrosi. Dalla tabel-
ghi. Bizzarre sono le figure lavorale a la degli anniversari del duomo, appare
bassorilievo in dura pietra da'lali, per- che quel di Lucio III cade a'20 novem-
che le più grandi lappreiculuuo due pa- bre. Nella. sua biografìa, col Novaes, Sto-
144 VER VER
r inde PonteflcìjQ rautorilà di allri sclit- te è delle insigni faticlie di Tiziano.! I mo-
loii, lo dissi moiloa'25, e nel riprodur- numento prossimo di Galesio Nichesola
re l'iscrizione, da Novaes confrontata an- fu opera del S<insovino;e il busto di mar-
co in opere di veronesi, notai esservi al- mo posto a mg."^ Bianchini, con testa so-
cuna ditferenza nell'epitaflio posteriore, mìgliantissiuìa e ben condotta, è di Giu-
li iporteròquello della Ferona illustrala^ seppe Schiavi. Neli83g fu cominciato a
acciò si vedano le varianti. Luca dcdit pubblicarsi in Verona dalla tipografia
lucein libi Luci, Ponlificatunt • Oslia^ Sanvido: Atlante Mariano, ossia origi-
Papaluin Roma, Ferona mori. - Imma ne dell' immagini miracolose della B.
Verona dcdit lucis libi gaudia, Roma • Vergine Maria venerate in tutte le par'
Exiliuin, curas Ostia, Luca mori. Sog- tidelmondo, redatto dal gesuita p. Gii'
giunge Maffei: »» Ha inoltre questa chie- glielmo Gumppenberg , pubblicato per
sa il pregio d'essere stata a' 1 3 settembre cura dell'editore Giambattista Maggia,
I187 dedicata personalmente dal Sooi- recato in italiano ed aggiuntevi le ultime
nio Pontefice Urbano IH, che a Vero- immagini prodigiose fino al secolo XfX
na (trovavasi), e probabilmente in essa da Agostino Zanella sacerdote verone-
fu eletto". Non probabilmente, ma posi- se, a beneficio del pio istituto de' sordi-
tivamente ai5 novembre i85,
ivi lo fu I muti in Ferona. Nel l. i si descrivono
perchè non vacò la Sede apostolica, seb- quelle di Verona e del Veronese, co-
bene altri pretendano che lo fu sino a'y minciando a p. 5c) coir immagine mi-
dicembre,come riferirò alla sua volta con racolosa della B. Vergine Maria, La
prove contrarie. Entrando per la porla 3Iadonna del Popolo, clie si venera
grande, ili." quadro a dritta è del vero- nella cattedrale di Verona. Egli dice :

nese Antonio Balestra; nel 1.° l'Adora* La chiesa maggiore di Verona, che mae-
zionede'Magi, lodato dal Vasari, in mez- stosamente presso la riva dell' Adige
zo è del veronese Liberale, nel rimanen- s'innalza, là dove il più da vicino allea-
te è del concittadino Giolfino; il 3.° al- mene colline passando, quasi bacia loro
tare si fa del sullodato Morone. Nella cap- il verdeggiante e fioritissimo piede, dai
pella delSagramentOjlaCrocefissionecon quali principii, a poco a poco crescendo,
rilievi e dorature fu lavorata da Giaco- sia a tanta grandezza pervenuta, non è
mo Bellini. Il coro con sua tribuna fu facile dimostrarlo, a cagione di sua an-
dipinto a fresco dal veronese f^-ancesco tichità,che si fa montare almeno fino ai
Torbido detto il Moro, cioè alcune sto- tempo del vescovo Sigisberto del y/fS cir-
rie della ss. Vergine, tra cui ha ili." luo- ca. In questa illustre basilica il culto a
go la sua Assunzione, e cos'i nel di fuo- Maria è antico quanto essa, ed ivi dal
ri, il Crocefisso di metallo è opera molto I 286 per decreto dell'arciprete e capito-
stimata di Battista da Verona, encomiato lo, e consenso del vescovo, si cominciò in
da Vasari. All'altare de'Malfei lavorò il ciascun sabato a celebrare a suo onore »
veronese Gio. Maria Falconetto, che poi soieimeinente una messa , e tosto il pa< JH
si die' all'architettura. All'organo operò triarca d'Aquileia llaimondo, e il cardi-
Felice Brusasorci eccellentemente. Nella nal Beruiudo Laiiguisello vesoovodi Por-
cappella de'Malaspini furono antiche pit- lo e legato apostolico, concessero ognu-
ture poi abolite. In sagrestia vi è bell'o- no 4o giorni d'indulgenza a chi v'inter-
pera di Claudio Ridolii da Verona, ove venisse. Con questo eccitamento di divo-
aprì scuola. Ne'seguenti altari erano bel- zione al popolo, già nel i32( trovasi e-
l'opere antiche; ora son due quadri de' retta nella cattedrale una numerosa so-
veronesi Sante Prunati e del liglio Mi- cietà o compagnia di di vote persone d'o-
chelangelo. L'ullitua pula da (jucsla par- gni ordine e se:>$o, solluriuvocazionc del-

I
VER V ER i43
la Madre di Dio nell'altare di s. Teodo- le, seguendo la solenne coronazione del-
ro vescovo, ivi esercitandosi in pie pra- la ss. Immagine a'i5 aprile, portandosi
tiche e sostenendosi il sodalizio, nelle spe- processionalmente in trionfo per la città,
se ilelia cappella in nnoalle suppellettili coir intervento dell' arciconfralernita di
sagie, perle oblazioni deTedelijCollequa- s. Diagio, ed in questa lieta occasione si

ii eziandio soccoireva i poveri, dotava le oggiunse il titolo di Madonna del Popo-


eilelle, suffragava i defunti anco con mes- lo, A perpetuar-
dal vescovo Giustiniani.
se. La confraternita benché divenuta lo, il aggregò a quello della
sodalizio, si

grande e rinomata, in processo di tempo celebre Madonna del Popolo di Roma,


raffreddato il fervore, ed insorti dispa- colla compartecipazione dell'indulgenze.
reri, i confratelli si divisero, passando gli Ne'tempi di calamità, con fiducia e suc-
uni allo spedale della Fratta, altri alla cesso, sempre il popolo a lei ricorse, ogni
chiesetta di s. Maria del Duomo e spe- 5o anni celebrandosi la memoria dell'in-

dale antico del Mercà Nuovo, altri in vi- coronazione. Sì riportano le iscrizioni e-

cino luogo. Intanto il vescovo Memo a- sistenti nella cappella. L'Ughelli, Italia
vendo concesso il padronato della cap- sacra, t. 5, p. Gj5: J^eronenscs Episco-
pella di s. Teodoro al suo vicario cnn. pi, dice la cattedrale basilica, i?. Mariae
Antonio Malaspina, q'.iesti nel i44o l'ab- Plrgini Asswnptae dedicala est. liana
bellì e vi aggiunse il tìtolo del dottore s. cliniDianae Ephcsinae lemplunifuisse
Girolamo, e quindi si riaccese ne' fedeli ffnidain scribimt, quod postea Carolmn
la divozione alla ss. Immagine, collocala Magniim,postsuhaclani Peronam K'elu-
sull'altare, per le strepitose grazie che ne siate deforma Inni vel restilnisse,^'el ex~
riportavano, i veronesi abituatialla divo- aediflcasse narrant anno 778 perciò ,

zione alla B. Vergine, fino dali." vesco- sonovi le suddescrille figure di quell'im-
vo s. Euprepio che l'introdusse, secon- peratore, e de'fralelli Orlando e Olivie-
do la tradizione. Per la copia de'miraco- ro figli d'una figlia di lìerta madre di Car-
li e la bellezza dell'immagine, s' invocò lo IMagno. Porro templiwi palet in lon-
co'nomi di Maria dtlle Grazie e di^l/rt- gitudine pedes ferme 210, latiUtdo 80
ria Graziosa. A lei divoto il vescovo Su- spa tinnì aequat. Aliare majus siinni est
sinatense F. Maria Fortunato , luogote- in medio chori,orienleni versus, cum ihro'
nente del vescovo cardinal Condulmer, no Episcopi instar pontifìcii sacelli fa-
nel «4^2 gli riuscì riunire l'antico soda- ticanae hasilicae. AUareni deceni in hoc
lizio delia cattedrale con quello di s. Ma- tempio sunt magnopere exornata ac ,

ria del Duomo, insieme alle loro rendi- tanti aediftcii mafestale digna. Ibi pia-
te, e allora prese da ciò il nome di s. Ma- ranohiliiunveronensiuni visuntur sepul-
ria Novella. Fu quindi arricclìito di pri- chra.Bina itevi sacrari a templi exislunt^
vilegi e di tesori spirituali, il che contri- ac mirifice exornala,alLcrum canonico-
buì al suo ingrandimento, onde nel 1 5o5 rum, minorum altcruni sacerdotum. Di-
potè con grandissima spesa interamente latar haec basilica plurib US Sancloruut
rinnovare la cappella, e poi neli6i6 Pao- llpsains,thecis argenteis,pretìosisqueva-
lo V accordò agli ascritti l'indulgenza ple- sis inclusis: ibidem facent corpor a ss.

naria. La iG3o rese quasi de-


peste del P'eronensium Episcoporuni Theodori,et
serta la conipagnia, ma neli6351e pre- AnnoniSf ac ossa s. Agalline virginis et
diche fatte nella cattedrale da fr. Grego- mar/yris, et Spina decenticultu asscrva-
rioSfondrat^cappuccino avendo prouìos- tur, qua ss. Firmi elRusticicapiia abscis-
so la divozione a Maria, una moltitudi- sa fnere. j>fella cattedrale vi è la cura d'a-
ne di persone volle far parte del sodalizio nime amministrata da due cappellani cu-
e perfezionò quindi la cappella nobilmeu- ra.ti;però il fonte batlesiniale è nella prossi-
VOL. xciv. IO
i46 VER VER
ma chiesa ili s. Ciò. Ballisla,dettas.Giovan- rione di tal comando; il 7." l'Angelo che
Ili In Fonte. Seri ve MaCFei, uscendo per la invita Giuseppe alla fuga inEgilto; l'S."

porlicella della cattedrale, ch'è verso l'al- il battesimo del Salvatore. Tale cristiana
tare grande,si trova un avanzo della chie- antichità è veramente delle notabili.Quc
sa anteriore alla presente basilica, che a- sto battisterioper tradizione vulgare sa-
veva pavimento assai più basso, e se ne
il rebbe stato tempio di Marie, ma non pa-
•vedono ancora alquante piccole colonne. re: l'antica forma non è conservala. Vi
Di questa è da credere intendessero l'A- è la pala del veronese Farinaio. Il capi-
nonimo ritmico, e l'autore dell' epitaHìo tolo della basilica cattedrale si compone
di Pacifico, quando nominano la chiesa di 3 dignità, la i." l'arciprete, le altre due
della Madre di Dio, onde poi fu dello il il preposto e l'arcidiacono; di io canonici,
duomo s. Maria Matricolare. Uscendo a colle prebende teologale e penitenziale; di
dirìttasulla strada, v'ha sulla piccola por- 24 mansionari e cappellani corali, e del
la un antico ambone di marmo greco, collegio di 24 accoliti, aggiiujgendo l'ul-

pulpito che stava accanto l'altare per leg- tima proposizione concistorale, quorum
gervi il diacono l'Epistola ed il Vangelo. nonnulli particìpantes, alti \'ero pri^'ad
Vi è scolpita a grosso rilievo la ss. Ver- nuncupantar. Benedetto XIV col breve
gine, auniuiziata dall'Angelo, senza nim- Praeclara decora, de'ig gennaio 1748
bo e in piedi non essendosi usato dagli decorò il capitolo di particolari onorifi-
ebrei d'inginocchiarsi. Quindi trovasi a- cenze, concedendo ai canonici, u.y«m scO'
diacente le della chiesa di s. Giovanni in tulac, sive palniulae, vulgo bugia, ad
FontejOratorio delia cattedrale. Nel mezzo instar Episcoporum, lain in niissis pri-
sorge il batlisterio antico sopra 2 gradini, vatisi quani in solenmihus cimi canlu,
consistente in un recipiente otlangolo di sive in eadcni^sive in aliis ipsius civila-
marmo veronese la cui circonferenza è pie- tis et dioecesis l'cronensis, alquc alia-
di28 opal mi romn ni archi tei tonici42,tut- rum etiani dioccesurn Ecclcsiis in per-
to di un pezzo nel suo centro è altro pic-
: pcluuin concedimus et elarginius. Di piii
colo recipiente a 4 nicchie rotonde. Le 8 accordò a' canonici due volle la settima-
faccia Sono lavorate a rilievo molto ope- na, che in qualunque altare celebrassero
rosamente, e di non disprezzabile manie- la messa pe'clefimli, fosse privilegialo. Ce-

ra. Sugli angoli tramezzano separando lebrandosi nell' oratorio d' Angiari, di

colonne scanalale, ma sempre variamen- proprietà del capitolo, per chi l'ascolta
te con linee e figure diverse: capilelli i nelle fesle valga per soddisfaziotie del
e lemensole che giran sopra e d'uitorno precelto. XVI col breve >SVz-
Gregorio
danno qualche saggio d' architettura, e croruni insignium,òe3i marzo i83i,
6on pur tulle d'opera diversa. Il i.°qua- Bull. Rom. t. iq, p. i5: Coiicessio inda-
dro ha Vergine Annunziala in pie-
la ss. menfoinm magis insigniuni prò canoni-
di, levalada sedere, col lavoro in mano ci sEccleu'ac catliedralis Ter oncnsis Sic-
e nimbo alia testa lavorato: l'Angelo ha come godevftno d' aniico teujpo il privi-
giglio in mano e niml)o liscio; donne a legio dato dilli» s. S*ii.\c^ dellii cappa uta-
due portiere in atto di meraviglia. Nelle gna di lana color paonazzo, e queslu riu-
analoghe descrizioni che seguono, non scendo incomoda neh' estate, accorilo
senza interesse, non posso seguire il .Maf- l'indullo, sta tis per annnin dielns jani
fei. Dirò solo, che il 2." quadro lia la inde eis tril'utain, postìiac acstivo tem-
Visitazione e la Natività; il 3." l'Angelo pore sericani possint defivre. Vi so-
che avvisa pastori del nato Messia; il
i no vari libri clie trutlano delle prero-
4."la venuta de'Mngi; il 5. "Erode che or- gative e de' privilegi del capitolo cat-
dina la strage de'bambini ; il
6." l'esccu- Icdralc, come ; Noti-Je speUanU al cu-
,

VER VER i47


piloto di Verona : De' privilegi ed e- me, e così rendere meglio alla chiesa il

scnzione del capitolo di t^erona: Nuo- divoto servigio: in has enini casas^etin
i'a difesa di tre documenti Verone- hoc loco volunius, utsit Scola Sacerdo-
si. Narra V Ughelli, che a suo tempo tuni, ubi sua stipendia passini hahere.
sopra a 200 erano i sagri ministri del- Continuò in appresso questa Scuola de'
la cattedrale, i canonici nobili e dotti Sacerdoti, poiché cosi per molto tempo
2 I colle 3 nominate dignità, e quella pu- chiamossi quest' illustre capitolo, come
re del tesoriere rinnovata nel i4^4 *^^^ rilevasi da vari monumenti cle'secoli IX,
vescovo Barbaro, da presentarsi dal ca- XeXIpressol'Ughelli; ma nel secolo XII
pitolo e da conferirsi dal vescovo. La di- era forse decaduta alquanto dalla cano-
gnità del preposto averla ripristinata il nica osservanza. Infatti nel i i5y, furono
vescovo Gì berti nel 532, e da conceder- 1 da Papa Adriano IV canonici ammo- i

si dal capitolo mediante presentazione; niti, quatenus oumes de uno cellario in-

e che quella dell'arcidiacouo, esistente a' siniul in uno refectorio coniederent, et


tempi di Carlo Magno, poi soppressa, in communi dormitorio dormientes, in
reintegrò Papa Sisto IV nel i^jS. Il ca- capitalo convenirent quolidie. Ciò si leg-
nonico teologo dovea insegnare in tutto ge nel Campi neh' Istoria ecclesiastica
l'anno la teologia.4 mansionari,
Esservi di Piacenza. In questo inoltre trovasi,
80 cappellani, 24 accoliti, 80 chierici che nel 1202 canonici di Verona rin-
i

privaios, 7 servienti, 4 ostiari e sacerdo- novarono di proposilo questo convitto,


ti maestri delle ceremonie. Poi dice: /-'e- del quale il cardinale Gherardo Sessio
ronensem Capiloluin^ honesluin niagis legato di Lombardia fece espresso co*
quom opulenluniy inter caelera Italiae mando nel 121 1. Di che, e delle pre*
noùiliora capitala insigne habetur^ et rogative dell'insigne capitolo, può veder-
singularihus praerogativis exornatutn. si ilveronese p. Girolamo Lombardi ge-
Passa ad enumerarle, ed iu,ripeto, riferi- suita, nelle ricordate Notizie, da lui de-
rò ragionando de' vescovi, colle notizie dicale a Benedetto XIV e stampate in
de' quali si compeuelraiio. Rileva il me- Roma nel 1752; le quali si ponno ri-

desimo Ughellijche da questo capitolo u- guardare come suppleu)enlo dell'erudito


sciruno cardinali, già stati canonici, Au-
i Bianculini. E qui dirò di lui, che la re-
nibaldi da Ceccano, Landolfo Marra- pubblica veneta grata all'assistenza che
mauro, Lucido Conti, Gabriele Condul- prestò in Roma per l'affare del patriar-
mieri, poi Eugenio IV, Giovanni Michie- cato d'Aquileia, lo «olle riconoscere con
ii, Bernardino MaOfei, ec. Inoltre riporta una medaglia d'oro. Seguendo il MalTeì,
la serie degli arcipreti cominciando dal- egli dice molto distinto essere tra' capi-
i'8oo, continuata dal Coleli sinoal iyo8 toli il veronese e di speciale dignità, for-
coH 52 dignitari. Di altre serie delle di- mandosi di 21 prebende, delle quali io
gnità del capitolo farò parola nel pro- per sacerdoti, 4 per diaconi, e 4 per sud-
gresso dell' articolo. Trovo nelle 3Jerno- diaconi; e 100 anni innanzi non meno
rie ecclesiastiche di Garan)pi, nella dis- di 1 70 ecclesiastici servivano e ufficiava-
sertazione sopra la vita canonica, che no la cattedrale; ma poi la dispersione
in Verona sembra che fino dair8 1 3 pen- documenti, ed alti . vi-
de' capitali e de'
sasse vescovo Kotaldo ad asseiinareC/e-
il cende, ne diminuirono il numero e le
Matris Ecclesiaedonins nostrae^
ricis s. rendite. I canonici del coro non canta-
tamrreshy teris ,quaniquc etDiaconibus no, e intervengono solamente a mattu-
atqne Subdiaconibus, univcrsoqne gra- tino, messa e vespero, supplendo nell'al-
da ordinit, Dco ibidem deservicntium, tre ore mansionari e cappellani. Godono
alcune case, dove potessero vivere iusie- uel dir messa l' uso del canone, ed eb-
i48 VER VER
beio, anche
come dissi, l'uso della bugia. anni avanti, poi donato da'canonici a s.
Il tempi godeva giu-
capitolo in aUii Carlo Borromeo. Di qua venne forse quel
risdizioni, e giudicava anche criminal- codice millenario nel museo Madei di
mente quelli del suo corpo, e subor- i Roma, dal quale trasse il Sirmondo le /

dinati e i coloni, e per le cause loro eleg- soscrizioni del concilio di Calcedonia: for-
geva uno de' giudici di collegio, che sie- se era nello slessoluogo quella professio- a
tievain palazzo.Gode inoltre tali ecclesia- ne di fede de' pclagiani, stampata dal p.. ||
stiche giurisdizioni, che viene ad essere Garnerio, trovata dal Sirmondo in un
ordinario di più chiese parrocchiali e codice veronese. Lasciò scritto il Panvi-
d'oratorii, e delle monache di s. Mi- nio, credere che questa fosse la più famo-
chele in Campagna; e in delti luoghi sa librerìa del mondo, ed allora non ne re-
e chiese (che si ponno vedere annoverate stavano che vestigi. Dunque non esage-
dal Moscardo nel libro 5, ed una nel Pa- rò nel celebrarne le reliquie il MafTei nel-
dovano) fa la sue visite ed esercita il suo la al Cassiodoro, come altri
prefazione
diritto. Dà altresì le bolle de'suoi bene- dissero; mentre dopo l'invenzione dell'ar-
fizi, raccomanda, benché da qualche
e te della stampa, ninno ne fece uso, tran-

tempo più non presenti. Con esempio u- ne il codice di s. Cipriano, anzi non ne
nico nella cristianità è in possesso da più fecero memoria Libardi e Torresani, e
secoli del privilegio d'essere immedia- non ne ragionò l'Ughelli, a cui ogni pic-
tamente sottoposto al metropolitano. Il cola notizia fu suggerita, ed il quale so-
che ciò riferisce (essendo poi
JVlaffei, pra ogni cosa spettante al capitolo tanto
da Benedetto XIV il capitolo stato as- si dilhise. Neppure nominò questi mss.
soggettalo ol vescovo, come dirò), pas- capitolari ilp. Moulfaucou nel Diario
sa a descrivere la biblioteca e l'archi- Italico, ed il p. Mabillon asserisce nel
vio, ed i preziosissimi codici manoscrit- Museum Italicum, che avendone fatta ri-
ti, che possiede il capitolo cattedrale, l^rin- cerca alla canonica, gli fu risposto, nien-
cipia col notare, che nel secolo XV no- te più rimanere dell' antica biblioteca.
bile biblioteca si trovava nella badia di s. Ciò avvenne principalmente perchè nel-
Zenone, ma
che al presente insignissimi r inondazione dell'Adige anteriore al
avanzi se ne conservano solamente nella iG3o, ed in quel contagio (descritto dal
capitolare. J.*rimo raccoglitore di questi medico Francesco Pona che ne andò sal-
codici fu il suddetto arcidiacono Pacifico vo) si riposero e quasi nascosero i codici,
nel IX secolo, credulo fondatore di que- restando occulti, massime per la morte
sta biblioteca, e certo poi donatore ad de 'canonici custodi della libreria capito-
essa di oltre 200 codici rarissimi, come lare. A ciò riparò il can, Carinelli nel-
consta dal suo epitaffio. Nel principio del r anno 17 13, che li scoperse, onde il

secolo XI due canonici diRatisbona trova- Maffoi ne diede succinta notizia, die iu
rono in Verona l'esposizione del salmo xv compendierò, trasandandone gì' indivi-
di 8. Ambrogio, che non avea Milano. duali pregi, di que' solamente che :per
Portatosi nel i43i in Verona Ambrogio le loro qualità egli conobbe apparte-

camaldolese a vedere la biblioteca della nere a remotissima antichità, che ren-


maggior chiesa, la qualificò celebcrri- de prezioso e rarissimo ogni mss. anche
ììin, libri iV ammirabile and-
trovandovi nelle più celebri liiblioteche. Salterio co'
ad essa in seguilo procurati anche
rliiii), Cantici, latino e greco. Libri de' Re, de-
da Paolo Dionisi, Adamo Fumiani ePie* scrizione Cosmografica di Giulio Cesare,
tro Zini. In essa rinvenne Guarino Ser- i e registro delle Provincie ron)ane. E vange-
moni di s. Zenone, e Pastrengo l'Epistole lario in membrana purpurea con lettere
di s. Cipriano, codice scrillo più di 1 000 d'argento e oro. S. Ilario, De IVinilulc.
VER VER i49
S. Ilario sopra i Salmi. Alquante opere razioni matlutinali e vesperlinali, della
polemiche di s. Girolamo. Raccolta di quali molte pubblicò il b. cardinal Toiu-
•vari opuscoli, tra' quali 25 di «.Girola- masi, Messale grande e magnifico per lu
mo, e alcuni col suo nome. Epistole e o- chiesa di Verona, fatto tra il 983 e il
puscoli di s. Girolamo in numero di io4' 99G. De dlvinis Ofjìciis, che pare del
Sei codici co' commenti di s. Girolamo 1 200. Statuto di Verona del 1 228, e al-

ui Profeti. Vari monumenti ecclesiastici, tro.Scoperta nel 1 7 1 3 questa nobile ca-


a' quali Girolamo e Gennadio, De
s. va di mss., poco stettero studiosi ed eru-
ris ìllustribus j frammento di catalo- diti soggetti della canonica stessa e farne
go Pontificale inclusive a Vigilio; docu- uso. Mg."^ Bianchini pubblicò parte del-
menti riguardanti Acacio; vita di Papa l'Ordine Romano e la vita di s. Simma-
s. Simmaco. Sei libri, Z7e civitatc Dei, e co; Campagnola l'antico Statuto;
il can.
altre opere di s. Agostino. I Morali, il Pa- altri doveano pubblicare diversi codici.

storale, l'Omelie su Ezechiele, i Dialoghi Furono eziandio stampati gli atti de' ss.
di s. Gregorio I. Complessioni di Cassiotlo- Fermo e Rustico, la vita di s. Zenone,

ro, pubblicate da MalFei. Recognizioni di piìi osservazioni di s. Ilario. Per la Bi»


s. Clemente. Dialoghi e vita di s. Paolo, blìotheca Feronensis Jìlanu^cripta, e-
di s. Girolamo. Opere di Sulpizio Severo, rano preparale altre cose non pubblica-
scritte in Verona nel Si'j da Ursicino te, che enumera Mall'ei, dovendosi collo-

lettore di questa chiesa. Difesa de'TreCa- care nobilmente tutto questo tesoro nel-
pitoli di Facondo Errauniese, e libro con- la nuova fabbrica, allora (juasi termina-
tro Muziano. S. Isidoro, De sumi/io hono. ta, per opportunamente servire di cospi-
Raccolta di monumenti spettanti a con- cua libreria, la quale di fatto accresciu-
cilii. ConcilioEfesinOje Romano del yGy ta dai doni de'detti Gariuelii e MalFei e
pubblicalo dal Cenni. Concilio Calcedo- dal Torelli e da'canonici Muselli e Giau-
nese. Due raccolte di canoni di Cresconio iacopo Dionisi, fu resa di pubblico dirit-
africano. Suniinarinni Caiionnin. Colle- to nel 1781.1 codici tutti fvuono descrit-
zione di canoni di Teodosio diacono e al ti dal canonico Agostino Rez/.ani. Nel
tro. Difesa di Papa Formoso e altro. Li- 1797 furono da'francesi levati e portati
bro Penitenziale. L' Epistole canoniche. a Parigi i più preziosi, poscia nel 18 16
Alcuino, Esposizione del Vangelo di s. restituiti. Se ne ha l'elenco neU'/;//mHrt-
Luca esugli Alti. Commenti dellas. Scrit- rio statistico del IMainardi del detto an-
tura. Glosse suir Esodo, forse dell' arci- no. Finalmente sono famose le scoperte
diacono l\icifico. Sermoni, Orazioni, O- fatte in giurisprudenza e letteratura sui
melie. Regota di s. Benedetto. Orcio Epi- codici rescritti di essa biblioteca, ed il

scoporum Roinae Paolo I.


inclusive a s. celebre Mai diede notizia di uno nella
Pili Lezionari e Sermoni. Hoiniliaruin prefazione alla sua edizione di Mila-
Capituli Ecclesiae f^eronensis per anni no F^irgilii interpretes vcLeres. I nsi-
:

circiduììt. Breviario Mozarabico, forse gne è parimenti in questa canonica l'Ar-


già usato dalla chiesa di Toledo o altra chivio, perchè vi si custodiscono pres-
di Spagna. Sacramentario. Martirologio so a 3o,ooo perchè le car-
rotoli, e
di Reda. Atti de' Martiri dell'ultimo Iri- te 1000, che altrove sono
anteriori al
Bìiestre dell'anno.Intorno a ^o codici per molto rare, qui si contano a centinaia.
uso di Chiesa, Ordine Uomano, Ordine D' antichissimi documenti sono egual-
Veronese ili Stefano sacerdote e cantore mente ricchi gli archivi di s. Maria in
intitolato 6'^/y55(i/7/, Liturgici, Lezionarii, Organo e di s. Zenone. Episcopciles rte-
AnlifonariijResponsorialicoitCalendario, des prope cathedraleni sitae. In questo
Iodi con note musiche, Sequeoziaiio, O- palazzo vescovile la bella statua colus-
i5o VER V EU
sale die si presenta nel cortile è d'Aìes- faele, il Carolo, dove singolarmente si

sandro Vittoria. Una camera terrena fu loda il laterale sinistro : in quella dì s.

dipinta da Paolo Veronese ne' suoi pri- Antonio dipinse Giulio Carpioni. All'al-
Di'anni. Nella cappella vecchia le storie tare circondato ampiamente intorno da
sagre in piccole figure, sono di Liberale. lavori del Caroto, la pala e la lunetta so-
IS'el gran salone si vede la serie de'ritrat- pra sono opere applaudile di Bartolomeo
ti de' vescovi veronesi; sopra i co figure Farfusola discepolo di Felice Brusasorci.
al naturale di Domenico Brusasorci, do- All' altare del Crocefisso le figure sulla
v' è da notare la bella avvertenza d'a- pietra di paragone sono del Prunati. Nel-
ver fatto Siagrio in atto di leggere una la stanza o ca[)pella presso il chiostro,
lettera, perchè lettera abbiamoalle slam- bel quadro del Balestra. Sopra la porta
pe a lui scritta da s. Ambrogio: del mede- laterale della chiesa per di fuori credesi
simo sono i bei paesi sotto, nello stesso dipingesse V antico Stefano veronese fio-

salone, ed ognuno perciò lo crederebbe rito nel i4oo. BaW yj dante Mariano
paesista. Inoltre ivi egli figurò il trionfo apprendo che quivi si venerano due im-

di Pompeo. magini miracolose della'B. Vergine. E la


Le chiese parrocchiali di Verona, I .' la Madonna della Salale, sopra mol-
compresa la cattedrale sono i5, le qua- te altre antichissima, che scolpita in pie-
li hanno ciascuna il battisterio e un qual- tra si venerava nel sotterraneo dell'anti-
che oratorio o chiesa sussidiaria. Le in- ca chiesa parrocchiale di s. Matteo apo-
dicazioni che vado a riferire sulle loro stolo Concortine fino dal looo, data nel
pitture, le ricavo dal Malìei, ma non mi loo5 a' benedettini di Pomposa. 1 par-
è dato assicurare se tutte ancora esisto- rocchiani invocatone il patrocinio, rice-
no; cos'i di quant'altro dirò con esso quan- verono innumerevoli grazie, e la preser-
to agli edifizi e loro monumenti. Ma e- vazione dal morbo nelle pestilenze del
gll meglio scrisse pel riguardante, che pel iS'ji e del i63o. Poscia nel 1747 fu
studioso lettore: con poche altre parole, tolta dalla cripta e trasportata nella chie-
questo avrebbe più appagalo. Servirà a sa in apposito altare, per maggior decen-
darne un'idea,ev'intreccierò altre nozioni. za e comodo de' fedeli dtvoti. Soppressa
Lacatledraleoltrelachiesa di s.Giovanni lachiesa dal governo italico a'2 i aprile
in Fonte,ha l'oratorio di s. Pietro in Mo- 18o7,econcenlrata in questa parrocchia,
nasteroequellodi s. Giovannialla Pigna. solennemente in s.Eufemia fu trasferita la
— La 2." parrocchia è di s. Eufemia. Era ss. Immagine, ove puree dispensalrice di
degli agostiniani, compresi nella genera- grazie, ed imperversando il cholera fu e
le soppressione fatta dal governo itali- sposta alla venerazione de'cittadini, e solo
co, come di altri religiosi che dirò. En- 5 parrocchiani perirono. I Papi conces-
trando perla porla grandejnel Lealtà re al- sero indulgenze al sodalizio istituito in

la dritta la pittura è diGiacomo Ligozzi, il suo onore. L'altra prodigiosa immagine


prossimo di Domcnicoljrusasorci. Passan- è quella della Madonnadclla Pietà. Nel
do avanti la Vergine con s. Agostino ed principio del secolo IX per servire a Dio,
altri Santi, e poc'oltre s. Carlo con altri, lungi dagli strepiti del mondo si ritirarono
molto spiccano colle fatiche del Ridolfì. Benigno e Caro di santa vita in solitario

In mezzo a questo è tavola del Giolfino, luogo presso a Malcesine, ameno paese
sulla quale è beli' opera di Battista del del Veronese in riva al lago di Garda.
Moro. De' 4 che seguono, 3 ne ha Feli- Dovendosi trasportare il corpo di s. Ze-
uno il fioretto da Bre-
ce Brusasorci, ed none vescovo e martire, prolettore di Ve-
scia, Nel coro in faccia dipinse Bernardi- rona, dall'umile chicsctla in cui giacev
no India; nella cappella dell'Angelo Raf- alia maestosa basilica fabbt icata in od

1
VER VER i5t
re del suo uonie, per religioso rispetto e no eccellente lavoro di Danese Cattaneo
tituoie uiunode' veionesi osava disten- di Carrara, e cosi le belle colonne e il di-
der la mano a quel sagro tesoro. Il per- segno. Nel mezzo è la figura di Cristo ri*

chè Rolaldo vescovo di Verona fece ve» sorto, ed ilVasari afferma, che questa
«ire in città i due santi eremiti, come so- cappella si stimavo fra le più rare che fos-
li reputali degni di toccare e recare al- sero in Italia. De'gobbi che sostengono i
trove quelle beate reliquie. Laonde tra- pili dell'acqua santa, si crede che l'uno sia

sportarono il venerando corpo al nuovo fattura di Gabriel Caliari padre di Paolo.


tempio, e poscia tornarono nella lorocel- Nell'altare contiguo grandemente lodasi
letta. Ora è fama, che essi nel tempo che Francesco INIorone; nel susseguente l'altro
loro sopravanzava dall'orazione, con in- pittore FrancescoCaroto; nell'altro Felice
gegnoso lavoro componessero di paniiili- Brusasorci die incominciò le pitture, ter«
ni servili all'incruento sagrificio, un'im- minate dall'Orbelto. Da questo lato, rini*
magine di Maria Addolorata sostenente pettola sagrestia è ancora un'opera del

sulle ginocchia lo spento corpo del suo Morone La cappella Pelle-


assai distinta.

Unigenito. Per 4 secoli possederono il sa- grini fu istoriata amezzo rilievonel prin-
gro simulacro gli agostiniani del castello cipio del i4oo. All'altare maggiore ser-
di Montorio, presso alla città, nella chie- vedi mensa grandissimo pezzo di tnarmo
sa di s. Agostino da loro edificata nel rosso e vi è intagliato in lettere del 3oo, 1

I "243, e tenuto in gran divozione dal po- come fu dono di Bonaventura Giudice
polo. Chiamati a Verona dal vescovo da Garda, insieme con tavola che avrà
Manfredogli agostiniani nel 1262, e cou- servito di pala. La moderna è del vero-
loro la chiesa di s. Eufemia, in essa
cesic» nese Felice Torelli. Nella cappella del
trasportarono la ss. Immagine. Pe'raira- Rosario, a cui si die'mano nel £58 3, no-

coli operati da questa B. Verginea van- bileper architettura, per le 4 colonne,


taggio de' pii ricorrenti, con plauso uni- e per le statue, specialmente de'4 bam-
versale fu solennemente ornata d'un pre- bini sulla balaustrata, opere di forestie-
zioso diadema dal capitolo de'monsigno- ri, gli Angeli sono deirOrbetto, la lunet-
ri canonici della cattedrale. Nella parroc- ta sopra dell'altro veronese Marc'Anto-
chia di s. Eufemia è la chiesa di s. Gio- nio Bassetti, la Flagellazione del Ridolfi.
vanni Foro, e l' oratorio di s. Salvar
in Neil' altare che viene appresso la tavola
vecchio. —
3." Parrocchia di s. Anasta- è del Giolfino, e cosi quella di s. Era-
sia. Lachiesa,giàde'domenicani,è una di smo, Si può rammentare anche il monu-
quelle edificate ne'secoli di mezzo, poi- mento laterale all'altare grande di Cor-
ché con buona simmetria s'incominciò la tesiaSarego fatto nel 1432 tutto di pie-
fabbrica nel principio del i3oo, e corri- tra, riprovando MafFei l'esser stato colo-

sponde alla magnificenza che per l'affluen- rito: molto bene, e cougran manifattu-
za delle ricchezze regnava in Italia a que* ra, è finto un padiglione che sporge iu
tempi. La facciata dovea essere istoriata fuori e cuopre. Il cavallo ha il frequen-
in gran parte con quadri di basso rilie- tissimo errore nel metter molto innanzi
vo, di che si vede il 1." presso la porta. idue piedi dell'istesso lato, e posare sfor-
Sono notabili i portoni della Bra, sebbe- zatamenle sugli altri due, il che pareche
ne alquanto posteriori per essere i gran- nel loro moto progressivo quadrupedi i

di archi non ben


di sesto gotico, ma di non possano fare. Vedonsi a Venezia in si-
condotto giro. Entrando nel tempio sì mil positura i 4 cavalli di bronzo, e quel-
presenta subito a destra un superbo de- lo di Colleoui, ed anco di questi MalFei
posilo eretto in onore di Giano Fregoso con erudizione censura le mosse, lodan-
nel 1 5ti5 dal iiAìo Ercole. Le statue so- do invece il cavallo di Marc' Aurelio del
i53 VER VER
Campiduglio tli Roma. Nel refeltorio il lo di s. Teresa posa alla moderna, no-
Fariiiuto dipinse una grande opera. Ri- bilitato principalmente dall' essere tut-
cavo dall' Adanle Mariano che la Ma- to di verde antico. Quello di s, Gio-
donna del Rosario fu portata in que-
ss. vanni della Croce è singolare per biz-
sta chiesa nel i34o, qual divoto on)ag- zarria del disegno e per la vaghezza de'
gio di Taddea Caiiaresé, moglie di Mar- marmi. UlMalFei per ciò non lo stima re-
tino li Scaligero principe di Verona. A lativo al sogijelto. Egli parla delle seguen-
questa veneiali^ima Immagine, espressa ti pilìurechcsi vedono ancora, in s. Tom-
con Gesù fra le braccia, mezzo a s.
in maso de' carmelitani. Felice Brusasorci
Domenico ed a s. Pietro Martire di Ve- dipinse all'aitar maggiore, nella cappel-
rona, accorse piangendo, e recandovi i la a destra Santo Creara seguono due :

suoi voli il popolo veronese nel i63o, del Farinaio. La Maddalena è delT Or-
dal crudel morbo di quella pestilenza belto, r Aniiiniziata del Balestra, il s.
afilillo«e distrutto; e per Tinlercessione Hocco il quadro in sagrestia
e di Fran-

di Lei essendo stata la città liberata dal cesco Caroti. La 2.*, denominata chiesa
fiero flagello, fu promesso, e stabilito nuova, ha il i." quadro del Balestra, al
con voto, di visitarla con pubblica annua 2.°allare d'Antonio Bellucci, al 3. "di San-
processione, e di offrirle alcun dono. to Prunati.Di queste due chiese, quella di
Nella parrocchia di s. Anastasia è l'orato- s. Tommaso Cantauriense era de' cartne-
l'io di s. Maria in Chiavica. Essa ha mol- litani calzali; quella di Teresa presso s.

le pitture a fresco del veronese Michelan- Porla Stoppa o del Palio, dei carmeli-
gelo Aliprandi,e (juadri del Farinaio, di tani scalzi (ino dal 1660. La prima di
Pascpiale, del Caroti e dell' Orbelto. — s. Tommaso era succursale di s. Paolo,
4." l'arrocchia de' ss. Apostoli. In que- avanti la sop[)ressione; ora è divenuti»
bla chiesa sono pitture de' veronesi San- parrocchia; ed in questo convento di s.

to Creara) Felice Rrusasorci, Erman- Tommaso vivevano i due padri Scolali,


no Simone Brenlana,
Ligozzi, Prunaio, pro-zii del più volte mentovato mio ami-
de' Mévis fiamminghi, ed in sagrestia co cav.Scolari.il p.GiroIamolMaria ed il
p.
bel quadro di Battista del Moro. In Giuseppe Maria che sostennero tulli due
questa parrocchia, oltre l'oratorio de'ss. le conclusioni di teologia in Genova nal
Apostoli, èia chiesa di s. Lorenzo, ove è I 74^><^'^''''^''*'"'o le lesi loro quello al san-
UD lodalo dipinto di Domenico Brusasor- loPadre BenedetloXlV,queslo all'arcive-
ci al I. "altare; altro dell'Orbetto ama» scovo Giuseppe Saporiti di Genova. Il

no manca. —
5."" Parrocchia di s. Luca. Girolamo fu provinciale delt'oriline nel
p.

Vi sono statue d' Angelo Marinali e di 1766; il [>. Giusep[)e lasciò liadotle in
Giuseppe Schiavi quadri di Giacomo ; volgare alquante lellere di s. Giiolanio e
Ligozzi, deirOrhello, del Torbido e del di s. Bernardo, e di lui il suddetto cav.
Ridoin ; ukoderni del Dorigni, del Pru- Scolari diede a stampa i La vita di s,

nati, d'Antonio Calza e Alessandro Mar- Paola, madre della vergine Euslochio,
chesini pur veronesi. In questa parroc- traila dal libro J£I delle Lellere di s.
chia avvi ancora l'oratorio di s. Luca, e Girolamo, recala in ilaliano nel 777, 1

la chiesa e l'oratorio di s. Toinmaso di Venezia tipografia Martiiiengo i8j6 in


Cuntorbery, giù de' carmelitani scalzi. 8.° La seconda di. s. Teresa, cult' annes-
avevano due chiese in
Tali religiosi so convento era, ed è allualmente, la
Verona. L'altare maggiore della pri- succursale della parrocchia di s. Luca.
ma sarebbe più beilo, se il p. Pozzo S. Tommaso è chiesa che intrapresa sul
gesuita di cui è disegno, avesse potu- disegnodi Sanmichieli rimase incompiu-
to assistere u avellerlo io opera. Quel* ta ed hu buoui dipitkli di Bru$u&orcì,Or->
VER VER i53
bello, Baleslra, Caroli, Farinaio e Toi- marmo istoriati, e con vari ornamenti di
bitlo. S.Teresa è chiesa ricca di marmi architettura dislinli. Il disegno è golfis-
con pregiali dipinti di I\I»riiri, Tedeschi, «imo, aveuito sfol[)ito i bassi rilievi un
Jjell.ici, Prunalij Balestra, dal Moro ed Guglielmo ed y\n iVicoIa, ilche si trae
Aliprandi.E" già inteso, che i carmelitani dalle epigrafi ivi incise. »Sei quadri a niaii
di s. Tomiuaso s'intitolavano dell'antica sinistra ra|)preseiitai)o la Creazione, e lu
osservanza : mentre s. Teresa la tenne per cacciala dal Paradiso terrestre de* nostri
ristabilita nell'ordine degli scalzi, che le proto-genitori: ne' due più bassi vedesi
valse tanto di fatiche e di gloria; e che uomo a cavallo che va a caccia con cla-
i carmelitani calzali avevano chiesa e miile e stalle. Fu interpretato, con versi
convento alla sinistra dell' Ailige in Ve- sollo, Teodorico, e si sia voluto
che sia

ronelta presso il ponte delle Navi; nien- alludere all'opinione volgare che gli spi-
Ire gli scalzi l'avevano ed hanno lullora riti infernali gli somministrassero cavalli
a destra. — 6." Parrocchia di s. Zeno e cani. Dall'altra parte in 8 comparti-
o Zenone Maggiore. Di questa insigne menti è la storia di Gesù Cristo. La Ver-
mentovata sin-
basilica e celebre badia, gine A nii-mziata a sedere, il Presepio con
golarmente da Dante nel suo poenia, e due animali, s. Giuseppe di mezza età,
che passò in commenda al principio del Pastore con pedo ritorlo nella cima, E-
secolo XI V, s'ignora con sicurezza il tem- rode sedente, i Magi a parlamento seco.
po della fondazione e della fabbrica, non Nella Cattura del Salvatore, Pietro tagli;»

essendo ad antico e sincero nionumento r orecchio a Malco, ed ha una chiave


appoggiala la volgare voce che l'altii- pendente al braccio. La Crocefissione con
btiisce a' longobardi, od a Pipino re d'I- 4 chiodi e con suppedaneo, senza corona
talia figlio di Carlo Magno. L'anonimo di spine: in fondo si vedono due abbat-
Pipìniano non nomina veruna chiesa di timenti, un a cavallo con aste o lance,
s. Zenone ma sibbene
; tra le chiese o fon- altro a piedi; fuori da un lato donna in
daledall'arcidiacono Pacifico, morto ver- piedi col nome sopra fllataliana, forse
so r 846, o rinnovale, la Zenoniana si persona illustre che concorse alla spesa.
annovera prima di tutte nella sua lapi- Su d'ogni quadro è la spiegazione, a si-
de, onde potrebbesi sospettare che a lui nistra co' nomi, a dritta con esametro
si dovesse attribuire l'erezione della pre- leonino, cioè rimalo. Sollo l'arco che co-
sente. Nel secolo X la fabbrica era anco- pre il davanti della porla, le colonne del
ra imperfetta, ovvero era stata n>altral- posano su due leoni, è im bassorilie-
(piale
lata dagli uogheri nel 9^4) perchè scrive vo che figura legali di quel principe ve-
i

neir Apologetico il vescovo Ralerio, co- nuti a cercar di Zenone; indi in piccoli ri-
me r imperatore Ottone partendo da
I partimenti altri falli e miracoli secondo
Verona, gli lasciò del denaro, perchè do- le volgari tradizioni e leggende,comequel-
vesse terminar la basilica di Zenone. s. la del non potersi cuocere il pesce ruba-
Nel 1045 l'abbate Alberigo fece comin- to. Nel pie di questo sporto sono i 1 2 mesi
ciare il campanile, (ino alla metà, quale bizzarramente figurati. Marzo è il primo,
poi fu proseguilo, nel 1178 alzato e per- e Mag2;io,per denotare l'allegria delta pri-
fezionato, essendo la chiesa 4» anni in- mavera, si ia|i|)resenta per uomo coro-
nanzi stata rinnovata anch'essa e ingran- nato che dà fiato a due slruujenli in for-
dita, come si ha du due iscrizioni. Opera ma di corni. Alla sommila di quest'arco
di maestro INIarlino, come da iscrizione, si vede una gran mano in alto di bene-
fu la parie alta e l'ornameiitodel campa- dizione latina, figurando Dio Padre. Nel-
nile. L» facciata esterna nella [)arte infe- V occhio o finestra rotonda nell'alto sul-
riore è coiiipartila tu quadri di lucido la porla, che dà lume alla chiesa, per
i54 VER VER
r avanti molto oscura, l' Ingegnoso ar- se suo fonte, la bellissima vasca di por-
il

tefice Ciiololo con bizzarro disegno lo fido delta \a coppa, notabile per grandez-

fece in forma della rota della fortima, za, trasportata in un' angusta stanza do-
con 6 figure intorno all' ultimo giro; po r ingresso. E' questo vaso rotondo e
altri siede, altri ascende, altri precipi- grosso, ben incavato, d'8 piedi veronesi
ta capitombolo. Le figure d' animali e di diametro. Il piedestallo è pure un al-

di mostri in bassorilievo, tenute da al- tro gran pezzo di porfido. Prima stava

cuni in questa fiicciata e in altre vecchie lateralmente nella piazza eh' è avanti la
fabbriche per geroglifici significativi, al- basilica. L' interna forma della chiesa
tro non sono che bizzarrie e ornamenti. ha il pavimento basso e gradini
da'quali
L'imposte di legno sono coperte di pez- si discende, e dalla parte di là si sale al
zi di bronzo figurati, di maniera affatto luogo che dov'ea servir tutto di presbi-
barbara, mostrandosi con fantocci strani terio. Singolare è la forma dei pilastri e

storie del vecchio e nuovo Testamento delle colonne, perle quali si distinguono

in molti quadretti, e anche miracoli di le 3 navate; le muraglie non ebbero in-


8. Zenone. Alla Crocefissione si, vedono tonacatura alcuna; le finestre girano in-
laterali il sole e la luna, per denotare l'o- torno quasi in forma di balaustrata, ma
scurità che patirono, e sono in figura con dar poco lume secondo l'uso antico,
cV uomo e donna, continuando gli arte- onde poi fu fatta la memorata rotonda
fici r uso preso da' gentili. Entrati nella finestra sulla porta. Non vi era in origi-
chiesa subito a dritta si vede gran vaso ne che un altare solo,come in tutte le
oltangolato, tutto d'un pezzo, che servi chiese avanti il secolo XIII, secondo Maf-
già per uso de' battesimi, col piccolo re- fei. La mensa d'un pezzo di
dell'altare è
cipiente in mezzo e 3 nicchie pel batte- marmo veronese, lungo piedi i3 e largo
simo d' immersione, e ne fu scultore il 6: il tabernacolo è adorno di rare pietre.
ricordalo Brioloto, come dall' iscrizione A man destra è sepolto in cassa di mar-
curiosa pel dettato, misto di metrico, rit- mo celebre cardinal Adelardo Catta-
il

mico e leonino, con sensi rotti e tronchi. neo di Lendinara, vescovo di Verona.
Questo battiSterio sembra indicare che Dopo r ingresso a sinistra si vedono di
ancoanticamentequesla chiesa fosse par- pietra le statue del Salvatore co'Xll A-
rocchia, eziandio per recarvisi il sabato postoli al naturale, e verso l'altare gran-
santo i canonici della cattedrale ad am- de quella di s. Zenone in cattedra , mag-
ministrarvi il battesimo d'imnicrsione, i gior del vero, tuttoché la pittura fattavi
quali nel i 194 ^' mandarono a supplir- sopra le faccia creder di legno. Non man-
li due cappellani. Di più una Croce sta- ca in quelle degli Apostoli qualche buo-
zionale esistente nella medesima ricorda na intenzione, benché l'imbrattamento
inoltre ch'essa era una delle chiese sta- de' colori quasi le occulti; e
benché l'ar-
bilite per le stazioni pasquali; altre es- tefice non ardisse di spiccar le braccia e
sendone nelle chiese del Crocefisso e di s. le mani dal corpo, temendo forse non fos-

Anastasia. Anticamente pare che innan- sero sicure isolandole, onde le tenne at-
zi il tempio fosse il $o\\lo fonte, per la- taccate a maniera di bassorilievo, il (|(ial
varsi le mani e il volto prima d'entrar- mododi farecontinuò assai tempo. Quan-
vi; però nell* orlo d' un tal vaso, presso to alle pitture, lamaggior tavola divisa
il Orutero si legge in greco: non lavar in pili sparti(nentiè opera di Andrea
la fai! in solamente-, inai peccati anco- Maiitegna: due laterali ragionevoli con
i

ra. A quelle fontane successero pili del- i istorieevangelichesonodel veronese Mar-


l' acquu santa. Avvalora la congettura, c' Antonio Scalabrini, di cui è pure mi

che per tal uso anco questa chiesa aves< gran quadro nel refettorio del monaste-

I
,

VER VER i55


ro ; poi una tavola tlelT altro veronese Pietà, ottennero di trasferirne il sagro si-

Diouisio Biittnglia, ed altra del conoìtta- mulacro nella basilica con solenne pro-
timo India colla figura di s. Zenone da cessione. In due intercolonni laterali aU
piede creduta d' Orlando Fiacco o Fiac- r eftigie sono quelle di s. Giuseppe
vi

co veronese. In questa chiesa si venera e di s. Toscana. Parlando Maffei del-


la miracolosa immagine della Dladonna la chiesa di s. Procolo, prossima a que-

della Pielà. Narra V Atlante Mariano, sta basilica, dice che tra le statuette
lìnchè r antichissima chiesa di s. Procolo eh' erano suir altare, quella di Dioni- s.

era parrocchia, vi si teneva in somma gi con pianeta greca avea in mano un li-
venerazione. Correndo il 1694 pregiu- brOj e non la testa come si prese a far poi
dizievole siccità desolava la provincia ve- per denotare il suo martirio. La gran
ronese, quando nel giorno di s. Bartolo- mensa era di verde antico lunga 12 pal-
meo fu esposta la ss. Immagine per 9 mi j e quasi 6 larga. Nella confessione o
giorni all' altare maggiore, sopra un e- sotterraneo conservavasi bella e antica la-
niinente pallio e con altri addobbi, e da pide, dichiarante che ivi fu posto il cor-
tutte parli accorsero divoli a supplicarla po di s. Procolo vescovo di Verona, in-
del bisogno, ed ottennero la sospirata sieme con reliquie d' altri santi , ed in
pioggia e abbondaiilissima: altrettanto lastra d'africano era scritto che il cor-
avvenne a'22 aprile iyo6. Allorquando podi s. Procolo si scuoprl nel i4o8. A.-
armate alemanne e francesi danneggiava- vea il cimiterio , e discesi molti scali-
no gravemente il territorio veronese, ces- ni trovavasi una cameretta di pietra
sarono per l'invocato palrocinio.Nel 7 32 I sostenuto il soffitto da 4 colonne disu-
faceva strage un morbo appiccatosi a guali. La cassa di pietra in mezzo servì di
bovi, e poco appresso la siccità rovina- sepolcro a persona di conto, ma da gran
va le campagne: si portò in processione tempo non era vi nulla. Famosissimo chia-
solennissima la venerabile bnmagine a ma Malfei tal monumento, per venir co-
spese della città, con l'intervento di tut- munemente creduto del re d' Italia Pi-
te le università artistiche e confraterni- pino. L'opinione ch'ei fabbricasse la vi-
te, insieme al clero secolare e regolare. cina basilica di s. Zenone, die' forse prin-
Fu esposta nel principale aliare, e il fre- cipio a tal credenza, autorizzata poi da
quentissimo popolo ottenne consolazio- scrittori, ed anco dalCoinzio negli Anna-
ne subitanea, poiché cantate le litanie li di Francia^e dal Mabillon negli An-
di penitenza, nel d'i seguente intuonò so- nali Benedettini. Ma veramente conti- ,

lenne l'inno di ringraziamento Te Deiun. nua Maifei, non si ha di ciò verun fonda-
Indi a'2 I giugno 1787 si celebrò un tri- mento,perchè Pipino morìa Mdatio e ,

duo alla ss. Immagine per la cessazione l'arco non ha, né ebbe mai lettere o Vi-
tlelle tempeste e pioggie che avevano prò- gura alcuna ,
per cui s' indicasse chi vi

ciotto lo spaventevole traripamenlo del- fosse sepolto. Egualmente dalla soppres-


l'Adige; ed il medesimo avvenne poi nel sa di s. Procolo, furono trasportate nel
1745 e I 749- Allorché il governo ita- sotterraneo della basilica le sagre reliquie
con decreto prefettizio de' 17 aprile
lico, de' vari vescovi e santi, ch'erano in
1806 ordinò la concentrazionedelle par- quella chiesa; e con esse vi si trasferirono
rocchie, la chiesa di s. Procolo si chiuse, ancora l'interessanti lapidi, che neaveano
e venne destinata la basilica di s. Ze- relazione. Ma principalmente nella cry-
no maggiore, dichiarata parrocchia seco- pta vi riposa il corpo di s. Zeno o Zeno-
lare, con curato col titolo d'aiciprele ab- ne vescovo e martire, prolettore di Ve-
l)ale. Fu allora che i parrocchiani di s. rona, con decente magnificenza colloca-
l'rocolo, di volissimi della Madouua della lo. Dice il Maflei, calando per nobile scala
156 VER VER
nel sotterraneo, sostenuto tla colonne, si pio sontuosissimo di s. Zeno Maggiore,
vei-lrà la grande arca di marmo in cui eretto in gran parte sulla basilica sot-
sono le reliquie una carta ori-
del santo, terranea. Il vescovo Rotaldo nella trasla-
ginale dell'ByG facendo menzione del suo s. Zeno
zione del glorioso miracolosa* ,

corpo, che riposa sepolto ir» questo mo- mente avvenuta neir8o7,e fatta per suo
nastero. Ora conviene che dia contezza volere e divina ispirazione da' ss. ere-
del libro che mi sta davanti: Notizia miti Benigno e Caro, che soli poterono
storica sulrinvcniineiilo della sagra spo- levarne le sagre spoglie, inutilmente pri-
glia del glorioso martire e protettore dì ma tentalo xla altri, collocò il s. Corpo
f^erona Zenone, pubblicata con au-
s. sotterra nella marmorea cassa, da ulti-

torizzazione ed approvazione di que- mo discoperta, dove rimase fino al goi ,

sta i'escoi'ile curia j unitamente alla vita nel (jual anno la calata degli ungheri iu
dell'illustre f'^escovo, ed accenni intorno Italia pose a soqquadro le città tutte e

a'ss, eremili Ben igno e Caro, che so li del s. Sopra ogni altra Verona; per cui ragio-
Martire, nella di lui traslazione,poterO' nevolmente temendosi che ne' ladronec-
no levare le sagre ossa. Verona, tipogra- ci e nelle distruzioni recate ovunque da

fìa di Pietro Ijisesli i838. Il d/ Giusep- queste predatrici genti potesse il s. Cor-
pe Bennassuti veronese, autore del li- po venire involato o distrutto, si traspor-
bro, questo dedicò al conte Giovanni Gi- tò nella cattedrale antica di Maria s.

rolamo Orti Manara podestà di Verona, Matricolare. In fatti quanto saggia si fos-
sì per le sue virtù e sì perchè contribuì se tale previdenza, si conobbe allorché
all'invenzione del venerabile monumen- arsero que' barbari i sobborghi di s.

to, che racchiude le s*. Ossa dell' inclito Zeno, di s. Stefano e di s. Giorgio, i qua-
avvocato di Verona. Volato al cielo s. Ze- li tutti preda alle fiamme caddero iu to-

none, ebbe onorata tomba non lungi dal- tale disfacimento. Sedati i tumulti , si

la città nel medesimo tempio da lui eret- trasportò la s. Spoglia, dopo però supe-
to e consagrato, nel quale soleva eserci- rata grave opposizio,«ie dal lato de'cano-
tare il suo ministero e piesso a cui abi- nici che volevano conservarne il posses-
tava, come dirò [)iù avanti. Tale chiesa so, nella propria basilica, e fu riposta nel-
per lungo tempo si chiamò 1' oratorio di l'avello in cui prima giacevasi { ignora-
s. Zeno, ed è opinione di molti vedersene sene l'epoca, ma si conosce già in segui-
le vestigia nel monastero Zenoniano; al- to il trasporto delle ss. Ossa dal duomo
tri pei ò pretendono essere l'altra che in a s. Zeno nel 9?.2, perchè in tal anno il

onore del santo fu edificala vicino al Ca- vescovo Nolcherio con testamento lasciò
stel Vecchio. Dal cadere del IV secolo le sue f icoltà a' canonici coli' obbligo di

giacquero nelToralorio le spogjiedi s. Ze- dare annualmente uiu* libbra d' argento
no sino alla loro invenzione n^l' 807 ai s. Zeno, ubi corpus
alla chiesa di s. Zie-

20 maggio, in memoria della quale tras- nonis hunialuni qniescit ) e tiove si rin-

lazione la s. Chiesa di Verona ne cele- venne a's-z marzo 838,I cioè nella cripta
bra l'anniversario a' 20 maggio con di- della basilica a lui intitolata, precisamen-
vota processione. Il solenne trasporlo dal- te sotto l'altare nell'arca, alla sola pro-
l'oratorio nella basilica fu breve, poiché fondità di nìezzo piede dal piano dell'al-
pare che Ojsse ddatalo e amplialo, col- tare stesso, in una cassa di bianchissimo
l'ai^guMita della sotterranea basilica, con- marmo greco, con un mucchio di sagre
Irdjufiidovi il vescovo Uolaidojl'iircidia- ceneri, avanzo della fragii sostanza che

cono raciHco, il re d'Italia i.'q)ui(i, con le ss. Ossa copriva, raccolte da' due ve-
pie e ricclic ollcrte, e poi colle continue nerandi eren»iti nel i." avello, ed ivi nel-

uLJjlaiìuuidc'rcdeii fu Icrminulu il lem- la traslazione riposte. Si riuvenue pure


VER VER '>7

alcun brano di vesti ponlificali tli color va adduce Io storico, nel supplicare all'al-
paonazzo. Erroneamente lasciò scritto Io to della traslazione re Pipino il vescovo
storico veronese Carli, che nel io52 Val- Rotaldo a concedergli porzione del s.
terio vescovo di Verona regalò ad Ulnia, Corpo, il quale però solo gli diede poca
hcredesi sua patria, j7co/y;o di s. Zenone, cenere della carne e alcuna particola
allegando la testimonianza dello storico delle vesti, e tutto il l'esto sigillò col suo
contemporaneo al dono Ermanno Con- anello dentro un sncchetto, il quale fu
tratto;mentre questi solo disse delle posto colle ss. Ossa nella cassa preparata.
reliquie, le quali reliquie in fatti man- I monaci custodi della basilica promos-
cano Corpo, poiché delle mani e
al s. sero per precauzione il trasporto alla cat-
de' piedi è adatto privo , come si vede tedrale, per la poca profondità del luogo
dalla tavola posta a lato del frontispizio ove giacevano, sia per le devastazioni de-
del libro di cui ragiono, ove viene espres- gli unglieri, e sia per premunirsi in quei
so come come ora giace. Il d.'
si trovò e uìiseri tempi da'molti rapitori de'ss. Cor-
Bennassuti appoggia la sua narrazione pi, allora non esistendo l'altare che lo
aWaSloria della li aslazione tradotta dal sovrasta , il sarcofago di marmo rosso
latino da Marco da s. Agata veronese, ri- dietro di esso, che poteva tar supporre
ferita dal Biancolini nelle Notizie, e ripe- né cancelli da cui è ciicon-
ivi esistere, i

te che lo scbelelrodel santo, nel suo tra- dalo; cose tulle aggiunte più tardi e for-
sferimento, venne deposto nell' avello in se al lenipo degli Scaligeri, il sarcofago es-
cui tuttora giace; die nelqoi da questo sendo stato disfallo nel i838. l'ero l'al-

levalo ,
per la venuta degli unglieri , e tare é meno antico delle superstiti infer-
trasportato a s. IMaria Matricolare, da es- riate, perché eretto sul capo del s. Marti-
sa si riportò nel monumento medesimo, re e coiisagrato a'26 settembre i4^^^> ^'
e poi non si mulo pili luogo, né fu mos- poca in cui si riconobbe la sua esistenza.
so. Riporta pure la storia della trasla- Per l'inondazione fatale dell'Adige, per-
zione, che Rotaldo e il re Pipino recan- dutisi nel ySy molti 1 rari documenti
dosi alla chiesa di s. Zeno, e parlando della cancelleria vescovile, situala ne'lo-
de'suoi miracoli, veduti da loro e utlili cali terreni dell'episcopio prossimi al fiu-

da altri, convennero che tanto tesoro sta- me, si perdette ancora la memoria del ve-
va umilmente posto, e doversi per de- ro silo in cui era il s. Corpo, e si pensò
cenza sublimarlo in piìi alto luogo; e sic* giacesse nel n»onumento supcriore, dietro
come la chiesa ove si custodiva era pic- l'aliare edificato solo per indicarlo. Wella
cola, si dovesse ampliare; laonde poi fe- visita del 1 riconobbe la sua esi-
674 poi si

cero edificare una chiesa sollerranea con stenza, per asserzione de' monaci. Final-
colonne e pavimento pure di pietra , ed mente nel i838 volendosi procedere ad
nn avello di marmo polito per sepoltura una legale verifica la commissione ad ,

del corpo di Zeno. Questo racconto


s. hoc isliluila a'20 oprile, nella cripta ri-
corrisponde a quello di Giovanni Man- mosso il mausoleo di marmo rosso, dis-
sionario, parlando della traslazione del fallo l'altare, sodo di esso si rinvenne il
corpo di s. Zeno, e della fondazione della sospirato corpo di s. Zenone, con quelle
sotterranea basilica Zenuniana fatta da particolarità espresse nel processo verba-
Pipino e Rotaldo, e al riferito dal Bian- le.Ora, riservandomi riparlare di s. Ze-
colini nella Disseriazione de' i'escovi e none nella serie de'vescovi, e di aggiunge-
governalori di Ferona. Non vi ha dub- re poi altre parole sui ss. Eremiti, trovo
biOjChe l'avello é il medesimo esistente, opportuno a schiarimento del narrato il

ed è quello ove i ss. Eremiti deposero le rilerire in breve quanto ne ba scritto il

ss. Ossa nella i." traslazione. Altra prò- cav. Mulinelli negli Annali delle Pro-
ìSS VER VER
vince T'^enelc ,
pubblicali nel 1 843. Bella ta.1 flasse s. Zenonis relir/uias per\>etu-
e graiule provo ili pallia carila e insieme sia inscriptio teslaliir, quae olini ad la-
di religione offiì Verona, quando snoi i tus altaris cjiis Ecclesiae sequentis tc-
sacerdoti Fasoli e Pacherà rinvenivano noris fiat. Istud altare consccratwnac
a*22 marzo i838 io una cassa di mar- ss. Trinilalis, s. Mariae Firginis,s.An-
mo greco , nella crypta della basilica di nae, s. J. Baplistac, s. Georgio mari, et
s, Zenone, le reliquie del corpo di lui, a s. Zenoni episcopo et confessori , ciijiis

ciòmossi pel gran desiderio di far più vivo reliquiae hic in choro habcnlur in de-
il cullo al loro prolellore. Neldocuiuen- xtra muri parte. Jiivalescentis in Ger-
lo riporta la descrizione come si Irovò mania illius , sic dictae, nforniationis
attraverso l'aliare l'arca, la sua n)isura,e Lulheri, imprimis cives TJlmemes exi-
le parti del s. Corpo enumerate e pari- Hinc anno
ster e fillio rcs et asseclae.
menti tuisu. ale, come sta scritto nel pro- 1 53 I ex urbe calholicis reliquiae
pulsis
cesso ve» baie de'i 6 Dal giorno 20
luglio. et imagines Sanctorum ex templi cjc-
oprile, in cui vi accedette la commissione ctae hinc ideniqiie distractae
, imo el ,

per verificare la precedente apertura fat- quamplurimae penilus dclctae sunt.


ta del santo avello de' lodali Fasoli e Pa- Ordinis Teutonici ecclesia et domus
clìerìi, fino a' 16 luglio fu ope- 1 838 non lune lemporis quideiii pernianserunt
ralo più nulla, e ciò a motivo dell'aspet- intaclae, asl in sequ€nti<! belli Smalcal-
tar le lettere de' vescovi di Cesena e di dici, et sic die li lricenalis(i 6 1 8 4^^ mo-
Rotemburgo, a'quali il vescovo di Vero- tibus , variisque casibus et ipsi equilcs
na mg/ Grasser avea fallo richiedere Teutonici Ulma bis exacti, posleaquc
notizie delle reliquie di Zeno. Si trae
s. reduces et ipsi, quid de s. Zenonis reli-
dalle lettere di risposta, che olhe il Mu- qtiiis actiini ignorantur. Hoc tanluui
linelli, in una a quelle di dello prelato, constai, eosdeni equiles^ ciim de noi'O
che questi interpellò a' 6 maggio i838 il anno 1700 suani construerent Ecclc-
\escovo di Cesena , e l'i i quello di Ro- siam, solertissima inquisitione dehisre-
leroburgo, sulle reliquie di s. Zenone e- liqiiiis instiluta,ac perscrutatis omnibus
sislenli Cesena e Ulma. Dalla rispo-
in veteris Ecclesiae parlibusnihil reliquia-
sta ili Cesena si ha che ivi nella chie-, rum Zenonis invenisse. An, ulintnii-
s.

sa al Santo intitolata si venera un os- , coriitn infeslationibus sublraherent, cas


so di una gamba, detto tibia, benché alluni in loc.iim transtnlerint,vel ita ab-
il Manzoni; Caesenae cronologia Jnli- scondcrint, ut inveniri amplius non po-
stites, scriveva brachium. Da quella di tuerint, dubiiim esl.Nostris temporibus
Roleuiburgosiha,cheal riferire deglisto- 8 1 8j Ecclesia ordinis Teutonici pcni-
('i

liei e di Ermanno Contralto, e dalle me- tusfuit dcslriicla,acsolo acquala, quin,


morie del l^ archi vio,,y.Zc/jo/»'.y reliquias qiiod magnopere dolendum, de reliqnUs
(noivnilli diclini corpus s. Zenonis) an- s. Zenonis aliquid innolucril. Dopo ta-

no io52 a Pf'allhero (ab imp. Conrado li risposte, in Verona si prese la delibe-


II, anno io36 Episcopo, Fcronae de- razione di collocare le rinvenute reliquie
signato ualione Vlninni fuissc
sK<e<>'0 ) in un nuovo e magnifico avello, quindi
tleportatus in Ecclesiani s. Crucis ibi- si celebrò l'invenzione, tanto solenne per
dem delalasy ac in capella s. Ulderici , la chiesa veronese, in maniera da mante-
huic Ecclesiae adjuncla, luniulatas, i- nerne lungamente la memoria, e da ma-
hiqne pluriniis claruisse miraculis. VI- nifestare lu letizia non ordinaria e della
cjuilesord. Teutonici ini lio saecnliXIJI tlioccsi e <lellu cillìi. Dignitosamente per-
Llnìoniintrodiicli circa an. i St^j noiutni tanto abbellita la basilica, si esposero in
aediJicarunlEcclcsiain, In ìiunc trasla- essa da'iG a tulio il 25 agosto 1839 alla
VEE VER 1 59
venerazione pubblica le reliquie di s. Ze- meglio in tempo che la fede non fosse an-
none, recandosi a visitarle processional- cora universale e del tutto trionfante, e
mente le parrocchie tutte delia citlà e però non mollo dopo l'età del Santo.
de' sobborghi. Stabilito poi che i tre ul- Quivi dunque ragionevolmente può so-
timi dì dovessero essere festivi, si chia- spettarsi che riposasse da prima il corpo
filavano per accrescerne ed onorarne la suo, e di questa chiesa intende parlare s.
santa allegrezza il cardinal Monico pa- Gregorio I ne'suoi Dialoghi. Tutti i ve-
triarca di Venezia, e i vescovi di Manto- ronesi hanno creduto sempre che lai chiesa
va e di Treviso, adìnchè essi celebrassero fosse quella presso il Castel Vecchio, che si

a vicenda pontificalmente le messe. Re- chiamava s. Orador (Oratorio);


Zeno in
citata finalmente dal cardinale nell'ulti- ina la sua struttura non dimostra antichi-
IMO giorno un'omelia in onore del San- tà così rimota. Si ha inoltre dalla storia
to, si trassero poi nuovamente con pom- della traslazione del corpo di s. Zenone,

pa indicibile e con pur indicil>ile concor- come l'antica chiesa era quasi nell'isles-
so di popolo, le venerabili spoglie di lui so silo della presente basilica, poiché vi

per le magnifiche e ridenti contrade di si legge che s'intraprese il nuovo edifizio


quella Verona, di cui Zenone ne'caldi ed per dilatar T angusliq del primo, e per
ofietluosi suoi sermoni, avea avuto sem- collocar le reliquie più nobilmetite; vi si

pre altamente a compiacersi e lodarsi. legge ancora che nel far la traslazione si

Ma si riprenda il Malici. Usciti dalla ba- portarono prima le ss. Ossa con sagra
silica di s. Zenone, ed entrando nel pros- pompa, non per buon tratto di strada ,
simo chiostro; si vede a destra il sepolcro come sarebbe stalo necessario se si fos^^e

d'UbertinoScaligero piiore del monaste- portalo da Zeno iuOralorio, ma intor-


s.

ro.Ravvisasi tosto l'aulico delle colonnet- no alla chiesa. Uscendo fuori, trovasi u-
te, e del luogo da lavarsi pe' monaci. Vi na torre che formava una buona parie
è un'iscrizione in versi deirabl)ale Albe- del palazzo, qual servì alcun tempo a've-
rigo, che fece fare la sepoltura pe' .suoi scovi, e dove poi soggiornarono più vol-
monaci, l' istesso che nel \o^5 principiò tenelXleXll secolo gl'imperatori quan-
il campanile. Altra lapide del ii23 fa do venivano a Verona. Più diplomi pe-
memoria del chiostro restaurato, ed al- rò si trovano dati in tal luogo, come di
da Gaudio o Gaudioso, che
tre cose falle Federico i nel 184 se ne registra nel-
i

par fosse abbate. Dietro un cortiletto Y Amichila Estensi che comincia colle ^

vedesi nel muro pietra del 1212, con parole: Cani Federìcus Ronianorum Ini-
memoria in 7 distici di varie opere falle per atorq noci Feronam in Palatio s. Ze-
da lliprando abbate. Altra senza tempo ìionis Clini maxima Curia essct, ec. E nel
già usata per gradino, in un portichello fine: Aduni in Verona in Palalio s. Ze-
(levala poi e messa in posto non suo, do- nonis. Del monastero di s. Zenone aviò
ve può esser cagione d'errore), insegna molivo di riparlarne in occasione di epi-
the Benfatto monaco avea creilo una scopali rappi^i o di controversie col ca-
chiesa a s. Cenedello. Entrandosi in quel- pitolo o col vescovo diocesano. L'Ughelli
l'oscuro luogo eh' è presso la porticella a p. 664 mollo riferisce dell'abbazia di
per cui si è passati dal tempio nel chio- s. Zenone, il cui abbate avea giurisdizio-
slro , si vede un avanzo di antichissinia ne separala dall'ordinario. Anch'egli cre-
chiesa, eoo 4 colonne che sostengono la de la basilica rinnovala da' fondamenti
volta, non compagne, ne in grossezza né da Pipino, e arricchita di rendile, e che
per lavoro, e con informi e dispaialissin)i niorlo in Milano, fu trasportalo nel vi-
capitelli, trarrebbe potersi credere che fos- cino cimitero e poi trasferito in Francia,
sero presi qua e là, e fatti supplire alla restandovi il solo sepolcro^il che non am-
i6o VER V E R
meUe MafTei, come dissi. Enumera i cor- piare, la pleiade! popolo di que'dintornr
pi santi e le reliquie di molti santi che fece per essi costiuireunachiesinaintito-"
sivenerano nella basilica di s.Zenone. Ra- lata a s. Zeno in Monte che tuttora esi-
giona delle immunità e privilegi concessi ste, e nella quale i virtuosi eremiti assi-
da're longobardi, dagl' imperatori e dai duamente orando passarono i loro J^ior-
Papi, alia basilica e al monastero. Ri- ni,edin cui conservansi ancora alcune
porta la serie degli abl)ati benedettini ,
cose ad essi appartenenti. Questo santua-
cominciando da Adeodato nel 74^) ^^"'6 rio è in venerazione non solo degli abi-
rilevasi da un diploma che riprodusse tanti de'viciui paesi, ma già altresì dei
attribuito a Carlomanno fratello di Carlo pellegrini di lontanissime parti. Quei
Magno, il che n)ostra il monastero molto delle circostanti terre continuano a re-
più antico della chiesa. La serie degli carvisi a piedi nudi ad implorare il di-
abbati claustrali si compie con Pietro vino aiuto per l'intercessione de'ss. Ere-
Paolo de Capelli» i3c)i, abbate 44-°> ^' miti, quali morendo santamente furono
i

quali Papa Bonifacio IX nel i4o2 sosti- onore volutente sepolti nella chiesa par-
tuì gli abbati commendatari, e pel i.° rocchiale di Maicesine, ove ancora si ve-
Pietro Milio o Emili di Brescia, il 3.° fu nerano le loro sante reliquie. Inoltre la
il cardinal Antonio Corraro, il 6." il car- parrocchia Zeno ha per sussidiaria
di s.

dinal Battista Zeno, dopo il quale di fre* la chiesa di Bernardino de'miuori os-
s.

quelite, per le pingui rendite, furono in- servanti. AlSaninicheli spiacque assai che
vestiti della comntenda altri cardinali : in questa chiesa non venisse interamente
tieir Italia sacra
ultimo abbate com-
1'
eseguila secondo la sua idea la celebre
mendatario registrato è Vincenzo Moli- cappella Pellegrini, la quale però conilot-
no nel i665. Aggiungerò che la badia ta neli7q5 all'originaria sua perfezione
sino al 1773 rimase sollo la commenda, a cura del cav. Giuliari e da esso descritta
[uenlre la chiesa e il chiostro continua- inun suo hbrodeliS iG.qode meritameu-
rono a rimanere in mano de'monaci be- te di altissimarinomanza. È in forma di
nedettini fino alla loro soppressione. Sic- piccolo tempietto rotondo d' ordine co-
come questa parrocchia ha per oratorio rintio, compartito in 4 ricetti [)er 3 al-
s. Zeno, sarà quello in cui Madei disse tari e per la porta, e in (piattro nicchie
esservi pitture di Domenico e di Felice preparate a statue: le sagre mense, i pie-
Brusasorci, Non devesi affatto confonde- distalli, i frontespizi, le cornici, e gli ar-
re cou s. Zeno in Monte (già stanza fi- chi stessi ed vani giran tutti a tondo
i

no 18 IO de' padri somaschi, che vi


al perfetto.Per finimento del i.** piano è
tenevano un celebre collegio di nobili, una balaustrata, ma qui comincia il gua-
di che tuttora non rimane più traccia stamento o sia 1' iuipoverimento per altri
che di convento derelilto), di cui il Maf- fattovi, osserva Mallei. Da 4 aperture, di-
fei liferisce i di[)inti di Felice, dell' altro stinte ciascuna per due colonne, si ha il

veronese Pasquale Ottiny^ altro famoso lume: la cupola è ben girata , ma dovea
di Ridolfi , ed altro lodalissimo suU* or- esser divisata con altri ornamenti : delie
gano di detto Domenico. Narra il d.'^Ben- 8 colonne grandi, 4 hanno canali drit- i

nassuli, the due eremiti più volle nomi-


i ti, e 4 K[)i>'ali tulli nella 3.' parte da [)ie-
;

nati, Jjenigno e Caro, erano uomini d'au- di lasciati pieni, come usarono molte vol-
stera e santa vita pervenuti dalla Spagna te gli antichi, percliè la colonnrt fosse meu
e ritirati in una grotta delle roccia del sottoposta ad esser offesa. Gli stipiti a
Monte Baldo che guarda il lago di Gar- lutti gli angoli sono intagliali a rilievo
da, sul villaggio di Cassone, dove per la di fogliami, d'uccelli e d' altre bizzarrie
loro costaule pcrnjaueura e vivere eseia- cosj vagameDlc e cun lauta Iluczza ,
che
1

VER VER 16'


né per disegno, uè per maestria dì lavo»o Pietro io Cak'narìo, che ha tàvola delRi-
può vedersi cosa più bella: vi spicca an~ dolB , di cui è anche la porticelta del ta-
cora la perfezione perchè es-
dellii pietra, bernacolo; altra di Felice Brusasorci, al-
sendovi foglie assai slaccale , che paion tra del Creara. I Santi Coronati patte-
naturali, non se u'è sminuzzato un ato- cipano del modo di Tiziano. Ali' altare
mo: la pietra è veronese, chiamata bron- grande erano opere antiche, e poi vi fu
zino, e stimabile per ogni conto. Questa posta gran tavola del veronese Simeone
cappella, fabbricata sui disegni di Sanmi- Brentana. Vi è un oratorio denominato
cheti per una dama di casa Pellegrini, è del Cristo. — g.' Parrocchia di s. Nicolò
più conosciuta a Verona sotto il nome di già de'chierici regolari teatini. Mollo va-
Cappella de Guarescìu\ di tanta bellez- ga è la chiesa, architettata da Lelio Pel-
Ka negli ornamenti, di tale eleganza nel- lesini, e bellissimo è d corintio de' suoi
l'insieme, che tutti la dicono un capola- capitelli: il tabernacolo fu disegno del
voro d' architettura. Abbiamo su di es- celebre teatino p. d. Camillo Guarini
sa il sopraccennalo libro: Michele San- nemico delle linee rette; gli Angeli gran-
micheli, Cappella della famiglia Pel- di sono del Marinali. Negli altari fauno
legrini esistente nella chiesa di s. Ber- bella mostra marmi veronesi; quel dei-
i

nardino^ pubblicala eilluslrata dalcon- Immacolata Concezione fu disegno di


te Giuliari, Verona 1816 con 3o tavole Francesco Marchesini ; quello del Croce-
incise da Mei coli, in essa dipingerà, nel fìsso di Marco Tomezoli. Quanto alla
l." altare l'india e Pasquale. Nella chie- pitture, al manco lato è un'opera del Ba-^
sa non più esistono gli alfresciii descrit- lesira, altra del Brentana, altra dell'Or-
ti dal Vasari. La pala
grandedell'ultare betto, ma non delle migliori, ed altra del
è di Francesco Morone, quella che rap- cav. Antonio Giarola dello Coppa pur
presenta la Natività è delle più stimale veronese: dall'altro lato, del c»v. Gioi
(.lell'lndia. Nella cappella a destra, entran- Battista Barca: s. Gaetano è del Preti Ca-
do, la tavola è del Morone, l'aflìesco del labi ese.Alcuni de' quadri in atto son di
GiolfìuOtI medesimi operarono nella cap- valentiuomini ; le statue nella più par-

pella della Croce, dove bel quadro fu già tesono de' 3 Marinali. M' istruisce 1' A-
di Paolo: nel sinistro lato lavorarono gli dante Mariano che in questa chiesa si
^Itri veronesi Carolo e Antonio Badili venera la miracolosa imm.igine delia Ma-
the tra' pittori suoi concittadini intro- donna della Ghiaia detta della Gia-
dusse morbidezza, franchezza di pennello ra. La chiesa sul)urbana di s. Maria del-
ed espressione d'affetti, la quale gentile la Ghiaia , detta così dal terreno areno-
maniera insegnò al suo nipote i^aolo Ca- so in cui è fabbricata ( in cui la i.' pala
lieri, di cui subito conobbe l'immenso con quadri è del Moretto, l'altra di
altri
ingegno. Sotto la chiesa di s. Bernardino Giulio Carpioni il vecchio, e due beli' o-
i i' oratorio di s. Maria del Pianto. — pere di Pasquale)jfu prima posseduta da'
7.' Parrocchia della ss. Trinità, che ha religiosi umiliati (flu dal 1 1 yS, ed atten-
la cappella della Madonna Lauretana , devano all'arte della lana), l'ordine dei
di cui farò parola nella g.' parrocchia, e quali essendo già soppresso in Verona j

per oratorio Stimmate. Cravi contiguo


le venne occupata da'chierici regolari leali»
il monastero de' benedettini, che gode- ni , de' quali il p. d. Luigi Novarino di
vano pingue abbazia. La chiesa possiede gran pietà e dottrina, adlnchè in quel
quelle ss. Reliquie che enumera l'Cghel- tempo la divozione della ss. Vergine tito-
li, insigni e copiose. — S."* Parrocchia di lare vieppiù si accendesse, fece edificare
(.Fermo Minore in Biaida, con oratorio da un lato della chiesa istessa una cappella
omonimo. Ha per chiesa sussidiaria a. della rnedesima forma e grandezza delU
VOL, XCIY. 1
i62 VER VER
santa Casa di Nazaret, eJ ivi nieclesimo, scrisse V .4dante Mariano. Essendo Ve-
per opera di peritissimo scultore, fece for- rona in potere di Can Grande della Sca-
mare un simulacro eguale afTatto a quel- la, una memorabile avventura colmò tut-
lo che nel celebre tempio di Loreto si ti di stupore. Il p. Pietro da Tuderlo gè*
Tenera da'fedeji. Essendo pertanto la sa- nerale de* servili nel (324si recò a Ve-
gra effigie decorosamente collocata nel- rona per istituirvi un convento, a tale
l'appena costrutta cappella lidi 25 mar- effetto essendosi fatto precedere da fr.

zo 1648, con applauso universale de* ci- Francesco PatrÌ£Ì da Siena, piissimo e
tadini veronesi, cominciò tosto a sfolgo- prudente; quindi la B. Vergine venne a
rare per benefizi e per grazie a' suppli- favorire il santo proponimento. Imperoc-
canti largamente dispensate; le quali co- ché, spossato Can Grande dalle continue
se tutte pervenute a notìzia del capitolo guerre, cadde mortalmente infermo, e
ValicaììOy fu per suo decreto di corone consigliato Francesco volò alla ss.
da fr.

d'oro regalato il simulacro della B. Ver- Vergine l'erezione d'un tempio, in una
gine e del divino Infante a' 3 dicembre delle case già da lui abitate. Nel 1329
1709. Chiusa in seguito questa chiesa e per ardente volere di Can Grande fu tan-
«oppresso l'ordine de'teatìni in Verona, to condotta innanzi la fabbrica, che si ven-
fu atterrala la divota cappella, i cui sas- ne a dipingere sul muro l'immagine del-
si e le pietre, portatevi da nubili donzel- la B. Vergine, ed appena terminata, e-

le , servirono in appresso a costruire la gli restò perfettamente guarito con islu-

cappella della Madonna Laurelana , e- pore de'medici che lo riputavano ormai


gualmente eseguita sullo slesso modello incurabile. Il popolo gridò al miracolo,
di quella di Loreto; e la ss. Immagine che attribuì alla nuova ss. Immagine; ciò
invece fu posta iu un altare della chiesa avvenne 3 novembre di dello anno ,
a'

di s. Nicolò, ed in appresso in uua somi- secondo alcuni scrittori, in cui con infini-
gliante cappella, ma non delie slesse mi- to concorso di veronesi fu incominciata
sure,che a lato di questa medesima chie- e celebrare, ed a tenere io somma vene-
sa si fece fabbricare. Questa parrocchia razione la ss. Immagine pegli ammirabili
ha l'oratorio di s. Nicolò, e la chiesa di 8. prodigi che operava a'suoi divoli. Quin-
Maria della Scala per sussidiaria, giù de' di a Lei, prima d'intraprendere alcuna
religiosi servi di Maria, che fa vedere a guerra, ricorrevano i principi Scaligeri,
sinistra delia porta due opere del Barca. e riportale vittorie Lei ringraziavano, e
L'immagine prodigiosa della Madonna conquistate città al suo patrocinio ralTi-

della Scala d'antico pennello, e luleral- davano, appendendo quali trofei alle sue
menle sotto di essa genuflessi Alberto II pareti gli stendardi tolti a'nemici,iu ar-
e Martino II signori di Verona, che han- gomento di di vota gratitudine. Le benefi-
no la figura della scala sulle velli, preci- cenze (le'Scaligeri avendo arricchito lem-
samente sul petto. I 4 Santi da'Iati sono pio e convento de'serviti, gli derivò il ti-

di Francesco Benaglia veronese, f<i Iti nel tolo di S. Maria dilla Scala. Imitando-
1476. S. Orsola culla sua schiera delle ne r ossequio il popolo veronese, istituì
ss. Vergini, è di Felice Brusasorci, come una pia congregazione per incremento al
ancora l'Asitunzìone all'altare grande : i cullo della ss. Vergine, che presto enu-
due frameizo di INicolò Giolfino. Nel de merò 16,000 confratelli,! quali si^dedi-
Siro lato viene prima il dipinto di Fran- carono eziandio a sollevare i poveri, a tu-
cesco Caroto, poi quello di Liberale, indi mulare i defunti, a suffragarli, e ad altre
altro del Giolfino, e per ultimo quello di pietose opere. Infinile furono le grazie
Coppa. Della miracolosa immagine della concesse dalla Madre di Dio a' ricorren-

Aladonna della Scala, ecco quanto ne ti, come si prova anche dalle tabelle vo-
VER VER i63
live dipinte. Oltre la chiesa di s. Maria scrizione esibila da MalTei. Non si ha in
della Scala, vi è pure rotatorio del suo quest'opera il nome dello scultore, ma
noQie. — IO." Parrocchia di s. Fermo ben si ha sotto la statua sedente di s.

Maggiore. Ebbe contiguo un monastero Procolo, fatta nel 1 892 per Giovanni ve-
anticamente di benedettini, da'quali pas- ronese figlio del maestro Bigino. Inoltre
to a'francescani, e nella soppressione il del principio del i4oo si ha in questa
chiostro fu cambiato in usi profani. In chiesa alquante statue al monumento de'
questa chiesa si tengono di Stefano antico Brenzoni, che meritano lode; e perchè
pittore veronese, i Profeti e 1' altre figu- non si potrebbe riconoscerlo, è bene l'av-
re che sono intorno al pidpito. La tavola vertire, come ora fa la figura d'altare ; e
della prossima cappella e 1' altra di Ih la ragione si è perchè essendo stato uso
della sagrestia di Francesco Torbido, la in Verona ne'più sontuosi sepolcri delle
susseguente degli Aligeri di Ballista del chiese di rappresentarvi il Redentore ri-

Moro. Quella che segue è di Paolo, lavo- sorto dalla tomba, come mistero per cri-
rata in giovanile età, e la prossima all'al- stiano monumento molto a proposito; e
tare maggiore altri la vuole di Domenico Tenendo a restar situatala sua figura nel
Brusnsorci, ed altri di Battista del Moro. mezzo, tali monumenti, ovvero depositi,
Dall'altro lato la Nascita del .Salvatore è o furono credutilo con aggiungervi la sa-
deirOi bello dove alla culla
, si vede s. gra mensa fu stimato bene di farli di-
Girolamo genuflesso, licenze artistiche venire altari. Il Vasari però chiamò que-
per soddisfare alla divozione de'commit- sto medesimo, sepoltura della resurre-
tenti. Nella cappella della Madonna lavo- zione del Signore fatta di scoltura , e
rò la bellissima paia Francesco Caroto secondo que' tempi molto bella. Nella
nel 1 528, sembrando le figuredi rilievo. stessa chiesa è distintissima e degna di
11 laterale a destra è del Barca, il sinistro memoria l'urna sepolcrale poggiata sul
del Coppa. Oltre la porta è una pala di dorso di due torelli che la città fece scol-

Ciò. Battista del Moro, che va a paro pire in marmo rosso di Verona ad ono-
con l'opere più celebrate. Appresso è un re del famosissimo Torello Saraìna, che
deposilo, da' lati del quale dipinse Pisa- ne' primi anni del secolo XVI moriva,
nello ; e sopra l'arco della porta ignota e e divise gli onori del principato coli' al-
molto antica mano. Ilprossimo altare fu tro veronese Onofrio Panvinio agosti-
dipinto dall'altro veronese Francesco niano, nel campo della romana e del-
Monsignori. In questa chiesa^ detta pure la veronese archeologia. In s. Fermo
de' ss. Fermo e Rustico, si conserva il altra opera di scoltura si trova mollo
monumento nobilissimo di Giovanni Sca- meglio condotta, cioè un Cristo depo-
ligero , che fu coperto da un artificioso sto dalla Croce con più figure, che re-
padiglione di pietra : le statuette intor- sta ora nascosta sotto un altare pres-
no all'arca hanno buone piegature di so la sagrestia. Benché sia della stes-
manti, e la figura di luì giacente, col capo sa età, mostra intelligenza grande, ben
quasi per naturale elfetto in corpo mor- espresse le ossature, ben prese le propor-
to graziosamente inclinato, perchè chi è zioni; ma poco si può godere, perchè tan-
in terra ne veda il volto; ha delle parti to questa, come la sopraddetta, seconda
benché lavorata nel 1 35g,
assai lodevoli, la fatale usata sciocchezza, sono state di-
cioè4o anni avanti che maneggiasse scal- pinte, con che fanno piuttosto orrore che
pello il Brunellesco, di cui dice il Baldi- rechino diletto. In questo secolo fiorì U
oucci, che restituì già perduto essere il scollura in Verona, perchè di buon gusto
all' arte della scoltura. Ciie il luonu- e d'antico modo furono lavorate le sta-
tnealo sia di quel tempo, Io dimostra l'i- tue degli uomini illustri che sono iu piai-
.64 VER VER
»8, e guslo oltimo e di somma perfe-
fli serva in molte delle anliclie, onde si
zione riuscirono le opere tulle del vero- può riconoscere quanto durasse l'imila'-
nese Girolamo Campagna , allievo del zione delle opere romane: una di esse è
concittadino Cattaneo, non meno in me- grandissima, e tutta lavorata e fìgurata.
tallo che in marmo, e non meno in ton- Altra ve u'ha presso la chiesa, posterior-
do che in basso rilievo: non solo Verona, mente segnala del nomee dell'arma d'al-
ma ornò di belle opere Venezia e Pado- tra famiglia: questa è nobilmente collo-
va, e nel palazzo d' Urbino è sua la sta- cala , e Unge esser coperta da un padi-
tua del duca Federico; poco a lui poste- glione formato da 6 gran lastre di mar-
riore fu il veronese Gio. Battista, e nel mo, che si uniscon nella cima in un pic-
decorso secolo si distinse Giovanni Schia* cot quadro con palla sopra, e posano sui
vi. Degna di visita è la chiesa sotterra- traversi di sollo per via di piccolissimo
nea di s. Fermo maggiore , dalla quale incastro molto artificiosamente. Abbia-
8Ì denominò negli antichi tempi la porta mo dal Moscardo come in questa fu col-
della città ch'era prossima, e nella quale locato Mastino I,che nel 1261 fu eletto
fin da'tempi di Desiderio re de'longobar- capitano generale del popolo in vita; ti-
di, si custodisce e si venera il sagro de- tolo corrispondente appunto a quel d'im-
posito delle ossa de'ss. Fermo e Rustico peratore in Roma, al dir di Malfai, e col

martiri ; ed a canto si vede un' opera di quale Mastino 1 o coperse o si fece stra-
Creara. Pretendono i beigamaschi pos- da al dominio: l'istesso storico recita l'i-

seder nella cattedrale tali reliquie, di che scrizione, della quale ora non si trova ve-
dirò altre parole parlando ile' vescovi. stigio alcuno. Sopra la porta della chiesa
Nella parrocchia vi è l'oratorio di s. Fer- è l'arca di Can Grande 1 colla sua figu-
mo Maggiore, e la chiesa sussidiaria di s. ra, che mostra giacer sopra un Ietto , e
Maria antica con oratorio omonimo. Im- nella cima del lutto la'sua statua ammala
pugna Mailei che Papa Alessandro III a cavallo con visiera calata, ma ricaden-
nel 1177 solennemente consagrasse l'ai dogli il cimiero dietro le spalle, coperto
tare di s. IMaria Antica, coli' intervento tutto di maglia il cavallo ancora: le co-
di I Scardinali, e del marchese della Mar- lonne e i capitelli sono assai ragionevoli.
ca Veronese, come pretendeva una lapi« Morì Can Grande I nel 1828. Il mau-
de. Fu poi consagrata la chiesa 100 an- soleo ch'è suir angolo dalla parte della
ni dopo da Gotifredo patriarca d'Aqui- piazza tiene l'ossa di Mastino II, che mo-

lein,come attesta altra iscrizione. Fuori ti i35o , e di cui dice


nel iscrizione: l'

di questa chiesa e nel cimiterio suo eb- I\lc Doniiimm Ferona suum,me Brixia

bero .sepoltura la maggior parte degli v'ulit - Pannaque


, citin Lucca cunt ,

Scaligeri, che di Verona e di molte altre Feltro Marchia tota (fra Feltro e Fel-
citlà furono signori, alla nobiltà de'quali tro). Quest'edilìzio è sontuoso e ammira-
monumenlì non troveranno forse gli
si bile, perchè posa tutto su 4 colonne ar-

eguali di que'tempi, opina Matì'ei. In ter- chitravate in distanza di 9 piedi. Sopra


ra e me7,zo sepolte son prima 3 arche di i un grandissimo e grosso
traversi posa
marmo veronese, quali non si sa per chi quadro di verde antico, che forma il pia-
di tale casa servissero, poiché non hanno no sopra del quale è collocata in mezzo
Ucrizione alcuna; ben hanno l'arme so- l'arca del defunto. Altre 4 colonne so-
pra i coperchi, e in uno si ve- mezzo di stentano che fa coperto, e il fa-
la volta,

de Ih Scala con Aquila sopra, onde s' in- stìgio cu'suoi ornamenti: nell'ultima ci-
tende il verso di Dante E 'n su la Sca- : ma si vede la statua equestre di Manti-
la porla il santo ucctllo. Su gli an- nò II, grande al naturale. Intorno è no-
goli haDoo quel rilevaaieuto che si of- bil lecJQlo di pietra e di /erro, con 4 p>-
VER VER i65
laslrì e slaltie negli angoli. Cansignorio, lica lapide, da cui s'impara quanti antichi
che moiì nel 1875, volle prima pi cpa- e santi vescovi veronesi fossero qui sepol-
rarsi il sepolcro, ed avanzare in ciò la ti, e qnant'allre reliquie riposte. La bella
lagnificenza degli anteriori. Non può tavola nel coro, la cupolètta e i suoi late-
rtatuente esser più superbo, supposta rali, il quadro con l'adorazione de' Magi^
l'angustia grande del sito. Ha 6 (acce, ed e le figure di chiaroscuro sulla porta di
è sostenuto da 6 colonne , che reggon fianco, son di Domenico Brusasorci. Nel»
prima un piano di bel marmo antico, so- la cappella degl' Innocenti la pala è di
pra il quale sta la grand'arca tutta isto- Pasquale ; bellissima la Strage, e così gli
riata. L'essersi serviti nell'uno e nell'al- angolari. li laterale co'Santi vescovi del
tro di questi mausolei di due si gran pez- Bassetti; la storia de'ss. Quaranta marti-
zi di preziosi marmi ed antichi, non tanto ri deirOrbetto. A sinistra dell'aitar gran-
fu per magnificenza, mentre restano co- de dipinse Nicolò Giolfino. Sopra la por-
perti e quasi nascosti quanto per sicu- ,
to operò Battista del Moro, e così il chia-
rezza, attesa la maggior durezza e consi- roscuro da quel lato. L'jftlare co'ss. Pie-
stenza de' marmi orientali e oltremarini. tro e Andrea è del Caroto. L'ultimo del
1 capitelli hanno la i.^ mano di belle fo- Marchesini. Il penultimo dal lato destro
glie corintie, ma si devia nel rimanente. è d'Orazio Farinati , il susseguente di
Sei altre colonne reggono r altissimo fa- Santo Prunati. Nel sotterraneo sono aU
stìgio, nella cima del quale fa bella mo- quante colonne di marmi stranieri, eoa
stra lo Scaligero a cavallo. Il tutto è capitelli di pietra veronese variamente e
così operosamente ornato e con tanta barbaramente lavorati, ed alcune arche
spesa lavorato, che di maniera goti- grandissime, quali servirono prima per
ca , come suol chiamarsi , didicilmente gentili, come qualche avanzo d'iscrizioni
si troverà cosa più nobile e più bella. L'i- tiiBnife'>ta, e saranno state [)oi adoperate

scrizione è intorno nel fregio, ed è già sta- pe'Sanli veronesi. Sopra tutto è degna
ta pubblicata con l'altre da diversi scrit- d' osservazione la gran cattedra rozza e
toti veronesi, ma senza aver avvertito, schietta di pietra , che quivi si conserva
dice il Maffei, che altra ve n' ha nel i.°e ancora, e sopra la quale avranno seduta
più basso listello col nome dell'artefice. gli antichi pastori veronesi. Con singoiar
Hoc opus fedi Uonìnus de
sculpsity et cura e venerazioneconservavanogià i cri-
Campi^liono Mediolanensis dioecesis. stiani le sedi de'loro primi vescovi, come
Serra intorno un recinto di marmo rosso si trae dal Buonarroti nelle Osservazio'
pure in sessangolo con 6 pilastri, sopra ni sui vasi di t'erro. Nelle pietre della fac-
quali soliti tabernacoli quadrati, con
i ista- ciata furono scolpite quantitàdi memorie
lue di Santi che fecero professione d' ar- per lo più del secolo XIII. Della parroc-
mi. E notabile anche il serraglio e can- chia di s. Stefano è sussidiaria la chiesa
cello di ferro con l'armi della Scala, per- di s. Giorgio, con omonimo oratorio. La
chè lavorato con tal vaghezza di disegno chiesa (in da'tempi de're longobardi era
a Gorame, che poco di più potrebbesi a- ufììziata nobilmente. Ambigua fra ilSan-
speltare dalla bizzarria moderna.- 1
1.'
— micheli e Sansovìno n'è la facciata:
il

l'arrocchia di s. Stefano, con oratorio di bellissimo è 1' altare maggiore d* ordi-


tal nome.Quest'antichissima chiesa era iu ne composito, attaccato al muro, e che
essere fin nel Y
secolo, benché in altra gira però insieme col frontespizio secondo
forma, avendola fatta atterrare il re Teo- che fa la nicchia con molta maestria. Fu
dorico. Grandi argomenti ci sono per opera di Bernardino Brugnoh figlio d'una
credere che fosse un tempo la cattedrale sorella del Sanmicheli; il medesimo mi-
di Verooa, Iq essa è preziosa e mollo aa- se mano tic' campanili di s. Giorgio a
i66 VER VER
del duomo, guastati prima da chi volle rateda così eccellenti pennelli :ponnodirsi
cambiniue il moclo e il disegno sontuosa- due poemi per la quantità e varietà delle
nienleideato dal Sanmicheli:»» dappoiché, cose che contengono. Proseguendo dall'al-
osserva Maflei, sì dilettano queste parti tro lato, lai.' tavola è del Moretto, e l'or-
grandemente d'alzare alle stelle cosi fat- gano dentro Romanino, cele-
e fuori del
ti edifizi, da'quali vien poi talvolta in al La seguente è di Gi-
bri pittori bresciani.
euni siti resa la ciltàinabitabile, per l'u- rolamo da'Libri fatta nel i52g. La 3.' di
so straordinario e instancabile,checontro Francesco Caroto, fuorché l'ovato eh' è
ogni carità e senza frutto alcuno qui ne opera bellissima di Domenico Brusasor-
y'iea fatto". In s. Giorgio il Sanmicheli ci. La 4" è di Sigismondo Stefani pur
trovò anche modo di fortificar talmente veronese. Nell'ultima torna a figurare il

i lati, che potè impervi la cupola, che il Caroto. Il battesimo del Salvatore sulla
niun altro ardiva di fare. Questo tempio porla è del Tintoretto. Nell'ailezza di s.

per conto di pitture è una galleria , alla Giorgio si trovarono molte lapide roma-
quale non sarà si facile che altra possa ne figurate e scritte. L'iscrizioni cristia-
paragonarsi. Nel i." ingresso dà nell' oc ne sono del tempo di Liutprando. Oltre
chio, benché in tanta distanza, la superba le pitture che l'adornano di rara anti-
tavola ch'è nell'altare grande, col Santo chità, è osservabile precipuamente una
che vien fuori della tela; ma facendo gran coppa di pietra, la quale a similitu-
principio a man destra entrando la i.' , dine di quella discorsa di s. Zenone, stet-
pala è del veronese Francesco Montemez- te già dinanzi la chiesa. Anticametilecol
Zani ; la 2.^ del concittadino Pasquale Ot- titolo di s. Giorgio, e nominata nell' epi-
tini, lavorala sul gusto di Tiziano; la 3.* pitaffio dell'arcidiacono Pacifico, eravi u-

è di Domenico Tintoretto; la 4-' di Fe- na collegiata di sacerdoti, poi chiesa di s.

Michele, Raffaele e
lice Brusasorci co'ss. Elena, presso al chiostro canonicale. Vi
Gabriele: Angeli non furono mai fatti, si vede lunga iscrizione marmorea del
che paressero Angeli. La susseguente è I r4o, della cou^agrazione dell'altare fat-

una delle più belle coseche uscissero mai ta dal patriarca d'Aquileia Pellegrino,
dal pennello di Paolo per li professori : dopo la profanazione del precedente; al-

vi è da osservare una giornata , rileva tra è in memoria delle ss. Reliquie; e nel
Maffei. Le figure adiacenti, come altresì sotterraneo vi è nobilissimo pavimento a
le dirimpetto, sono dell'India. L'Annun- musaico di bel disegno e variato; laonde
ziata fuori della maggior cappella è del si puòdeduie quanto nobile fosse questa
Caroto. Passando all'altare grande, si ve- chiesa. — 12.' Parrocchia di s. Maria in
drà un portento dell'arte nel martirio di Organo, con oratorio dello stesso nomi-,
s. Giorgio di Paolo, e le riflessioni che si già de'monaci Olivetani. Usuo monastero
potrebbero qui farvi, darebbero materia deve reputarsi più antico di quello di s.
quasi a un trattato. 11 laterale a mano si- Zeno sebbene taluni lo dicano fondato
,

nistra, che rappresenta il miracolo delle neil'845: fu ampliato da' re longobardi


turbe pasciute dal Salvatore nel deserto, Liutprando nel 718 e Ildebrando nel
è di Paolo Farinati : l'altro a destra, che 742, percui è chiaro che preesisteva. Nel-
figura gli Ebrei nei raccogliere la man- lasua origine fu abitato da'monaci bene-
na, è di Felice, ma supplito dopo la sua dettini, in seguito dagli Olivetani, ed oggi
morte^ e terminalo da Pasquale. Pochi lo è d<)lie suore minime della Carità. La
quadri sì troveranno che arrivino come denominazione in Organo o Organis de
questi a 24 piedi veronesi di lunghezza rivo a questa chiesa forse per sorgervi
e a 23 d'altezza, e pochi parimenti che vicino l'arsenale de' veronesi, secondo
abbiano sì gran numero di figure lavo- JDiaucoIini^da cui prese il nome la contva-
,

VER V E R 167
(la e comunicò alla chiesa fabbricata-
lo messi, slnnò Vasari poco durevoli; in-
li

vi. Questo monastero apparteneva alla vece esclama Matfei « Che direbbe ora:

giurisdizione del patriarca d' Aquileia vedendo queste manifatture dopo 23o
da tempo remotissimo e già lo era nel- anni conservatissime? poiché il coro di s.

1*87 e continuò ad esserlo sino aliySS


I , Maria in Organo fu lavorato nel i499-
epoca della morte dell* ultimo patriarca Veggansi suoi lavori nella sagrestia e
i ,

Delfino. D'allora in poi principiò la sua osservisi in chiesa il grandissimo candel-


dipendenza dall' ordinaria giurisdizione liere di noce per piantarvi il cereo, dove
de'vescovi di Verona. La dipendenza dal gl'intagli specialmente de* 3 festoni eoa
patriarca d' Aquileia fu comprovata nei frutti e foglie che ricadono, son così na-
I i3 t
,
probiibilmenle nel rinnovarsi la turali,che superano ogni credenza ". La
facciata della chiesa ,
dall'iscrizione nel facciala di s. Maria in Organo, che San-
i633 trpsferita sull' ultimo pilastro del micheli avea divisato bellissima, è d'ordi-
tempio a sinistra dell'ingresso, in occasio- ne corintio, fu principiata dopo sua mor-
ne di nuovo ristauro, ed allora fu aggiun- te, ma rimase nel suo principio , almeno

ta l'indicazione, che vi è scolpila di sot- sino all'epoca di Maffei. Le belle tavole ,

to. Avea il monastero dipendenti dalla che ne decoravano l'interno, di Girolamo


Mia giurisdizione altri monasteri , chiese da'Libri, del Caroto, del Morone e di al-
e pievanie. Il piùantico abbate che si co- tri, furono levate perchè erano antiche.
nosca è Feroce del 575.Ebbe successori si- La pala suprema posta nel passato secolo
no al 14^3 circa, intorno il qual anno l'ab- è del romano Giacinto Brandi. I superbi
bazia divenne commenda ma ; passati "i i quadri laterali di Paolo Farinati; la volta
{limi il monastero ne fu svincolato, e fu par del Libri; nell'esteriore vi è del Fari-
allora che a'benedeltini cassinesi sotten- nato del Torbido e di altri. Nella cap-
trarono gli Olivetani, a'quali ne fece spon- pella a destra la bell'opera di Lazzaro
tanea cessione il cardinal Antonio Cor- risuscitato, e la maggior parte dall' altro
raro abbate commendatario, con appro- lato, è di Domenico Drusasorci, e così fuo-
vazione nel i444^^' Fapa Eugenio IV, ri in Brenlana e
alto: la tavola è del ,

e d'allora in poi vi furono gli Olivetani nel 2.° altare è di Luca Giordani loda-
con libera e assoluta amministrazione. tissima laterali, dalla parte del Vangelo
:

Tra essi fiorì il monaco o laico oli vetano del Brentana, da quella dell'Epistola di
Giovanni veronese , non solo eccellente Giovanni Murari. Scesì i gradini, la 1.*
nelle cose sue, ma perchè a'iavori di tar- tavola è di Felice Torelli, come il prece-
sia diede nuovo essere, non avendo la- dente veronese, la 2.^ del Palma, l'ultima
vorato col nero e bianco solamente, co- del Balestra. Dall'altra parte, dirimpetto
me gli altri avanti di lui, ma trovato il a questa, è un'opera del veneto Pittoni,
modo di dar vari colori a' legni con tin- e le due colonne son d'africano. La pros-

te bollite e con olii penetrativi, e di lu- sima o è di Tiziano, o ne pare la se- :

meggiare ed ombreggiare, e di fare il vi- guente è del Balestra. Il s. Michele Ar-


cino e il lontano, come nella pittura: mol- cangelo fu lavoro del Farinaio. Nella cap-
te fatture son di lui rimaste a Roma, e pella che viene appresso, la tavola è del
nel monastero diMonte Olivelo; ma quel- Guercino; in quella che rimane, sì vede
le che lasciò in Verona così d' intarsiatu- un'opera del Brentana; e sui muri intor-
re, come d'intagliare di rilievo,mostrano no, com'anche sopra fuori , sono fatiche
fin dove iu così fatti lavori arrivar possa di Giolfìno con belle espressioni. Le co-
l'ingegno, e si ponno dire uniche in tal lonne di quest' altare sono di così bel
genere. I lavori di tarsia, specie di mu- inarmo, eh 'è difficile trovarsi neppur nel-
saico fallo con logui di vari colori com- l'opere degli aalichi. E del veronese nii-
,63 VER VER
Schio di brenlonìco, e son dell'islessa bel- altra pietra con figure di due corpi, che
lezza le colonne e il parapetto nella cap- hanno nimbo dietro al capo, obito mona-
pelia del Sagiatrieiilo, e quelle della "ì* stico e libro sotto le maui. Forse vi fu
«cesi i gradini: inerilan tutte d'essere di- collocata quando nel fine del secolo XIV
siintamente osservate, per poter dire d'a- insorse la popolare credenza d'ivi conser-
ver veduto fin dove può arrivare la va- varsi le reliquie di due Apostoli, ma vi
ghezza, il lustro e i bizzarri accidenti d'un fu scolpito un vecchio e un giovane, ed
marmo. In sagrestia è una pala dell' Or* un fanciullo in fondo. L'altro pilo, per la
kelto. Di Maria in Organoèsussìdiaria
s. maniera alquanto migliore, si fa credere
la chiesa di s. Giovanni in Valle, con ora- anterior di tempo, ed ha la sua tavola. Ila
torto di simil titolo. Questa chiesa è an* nel mezzo un tondo quasi in forma di con-
lica, e nel suo sotterraneo son due orchi chiglia, e dentro due busti d'uon)o in to-
o casse sepolcrali di ntarrao greco, chia* ga con volume, e di donna, forse la mo-
tuate sarcofagi dagli antichi, molto beo glie. Sotto si vedono pecore con due pa-
conservate, e niente inferiori alle più bel- stori. Dalle parli sono scanalature ondeg-
le,che nella Roma sotlerranea$ì vedono giate e sull'estremità s. Pietro e s. Paolq
Servirono per cristiani di gran
efllgiate. palliati colle chiavi e la spada , forse di
condizione e di tempo ancora roaiano, o lavoro meno antico, fi MalTcì illustra i

poco inferiore; ma il non esserci scolpi- due monumenti con analoghe erudizioni
ta parola alcuna fa ignorare ì nomi loro. archeologiche, per me non necessiarie. —
1d fronte alla più grande, ch'è tutta isto- 1 3." Parrocchia de'ss. Nazario e Celso, che
l'iata, come vedesi dalla tavola prodotto ha pure oiatorio omonimo. La chiesa col
da MolTei, sta nel mezzo il Salvatore con monastero de'ss. Nazario e Celso era de*
volume spiegalo in mano sopra un moa- benedettini, del tempio antichissimo so-
le,da cui sgorgano 4 capì d'acqua, che fi- lo restandone una reliquia, non giù pres-
gurano 4 fiunti del f^aradiso terrestre.
i to Ih presente chiesa, u)a tutta incavala
A dritta è s. Pietro, a sinistra s. Paolo. Da cogli scalpelli nella gialliccia e non dura
un lato si rappresenta la Samaritana, ia- pietia, o sia tufo del colle, sul quale mo- i

fli uno de'miracoli del Salvatore; dall'al- naci a veano possessione. Si può veder qui-
tro In risanata dal flusso, indi Giuda che vi, salendo pochi passi, una stanza qua-
bacia il Salvatore. Dietro son colonie e drata, tutta lavorala nel masso, con sof-
ornamenti d'architettura. Sui fianchi è fitto spianato; indi eutraudo ,
quasi ia
da una parte Adamo ed Eva col serpe , piccola grolla, conservato ancora sì rico-
dall'altra uomo sedente ricevente doni, noscerà il pìccolo presbiterio, vedendosi
iòrse Giuseppe co'fratelli. !Vla io fronte al la linea di pietra in terra; e nel tufo, che
monumento è altra fascia metà piìi bas- fa parete, l'incavo del cancello che lo ser-
sa,parimente figurata. Nel mezzo è la rava. In faccia è una nicchia, e laterali
Croce in fondo liscio, dalle parli sono uo- due ricetti, l'uno de'quali però era sialo
mini nudi che sembrano tener il quadrp. distrutto. Dal presbiterio in giù si ddata^
Le storie sono dell'antico e del nuovo e si prolungava aucor più, ma ne fu buo-
Testamento. Da un lato è Daniele co'leoni, na parte tagliata per far luogo a fabbri-r
indi uomo e cnne,che pu,ù credersi Tobia: che. Leggesi negli alti de'ss. Fermo e Riv
dall'altro Mos^ che riceve le tavole della slieo, Come in tempo di quella persecu,-
legge, ìndi ara con fuoco acceso, e innan- zione, s. Procolo vescovo di Veroua sta-

zi a un Serpe ches'.ilzn, e uomo


edifizìo va con pochi cristiani nascosto in luogo
diquachegli porge qualche cosa alla boc- solitario poco lontano dalle muia della
ca, foise allude al genio che assaggia l'o- cillà. Congeltiu-a molto ragionevole può
^?Jniippi. Su questo tpoi^umento *\ pos^e fi^r ci'cd.c^e questa spelonca, che allora
VER V£R .69
era fuori, e che dovea reslnr coperta eia «ano ncqiin da vasi nel fiume. In giti [»oi

bosco, il «Mo iiascotiiliglio. Anche l'aver- dove la chiesa s'allarga da una pai le, par
ìà (ialla servir di chiesa, è cosa vei osimi- sia figuralo il monte Oreb, donde Mosè
le, e che ìncuininciasse prima che la fé- fece scaturire l'acqua, e uomini che la

de fusse trionfante, e il crisliano cullo guardiiiocon meraviglia, e vadanoa pren-


{)ern»esso.Ogni parete si vede pitturata, dernc; ma poco si distingue. Il pavimen-
sn<altato prima a lui fine il tufo per rag- to era a musaico, e ne riruane gran par-
guagliarlu. La maniera è rozza, e sotto la te, ma senza cosa notabile. Tale è la de-
prima stubilitnra altra anteriore se ne scrizione fatta al tempo suo dal dotlis-
scuopre in alcuni luoghi, ch'era dipinta «imo marche^-e IMalfei. Arroge la recente
parimente, ma peggio ancora, vedendo- testimonianza del citato autore dell' ar-
ai facce col fondo di bianco di calcina licolo /'ero//a, presso il t. 6, p. 5g, del-

traltc'ggiatu a tocchi, e quasi a macchie. V Album di Roma. » La più illustre an-


La parie di sopra, che vien discendendo ticliilà cristiana di Verona, ed anzi di tut-
e quasi secondiiiuio il monte, è occupata te le provincia venete, è la chiesa <li s,

da una figura del Salvatore, sedente so- Wazario, che può rimontare al VI seco-
pra un trono cun la mano in benedizio» lo. Le grotte che vi sono in vicinanza
ne, e con suppedaneo: di qua e di là son servirono di ritiro a'piimitivi cristiani, e
due piccoli fondi con entro figura umana, possono dirsi le Catacombe Veronesi",
che secondo l'uso antico rappresentano il Nella chiesa parrocchiale Maffei descrin-
soie e la luna. In fronte della piccola tri- se le seguenti pitture. La tavola grande
buna o nicchia si vede s. Michele in pie- del coro è di Libri: tuttoii limanenle neU
di con due grandi ali e col diadeu)ao nini' le volte e ne'Iaterali è del Farinaio. ìVel
bo capo, e grossa palla sulla sinistra
in prossinioallare,dov'èilSagiamento,co«D-
il suo nome. Qualche al-
in cui è scritto parisce un'opera del balestra. La gran
tro nome o parola si vede presso le figu- cappella di s. Biagio fu principiata nel
le sempre colpunto alto, e a mezzo del- 1 4^9»^ cantò messa a'3 luglio 149»
^' si 1 •

la lettera, iccondo l'uso delle lapidi an- Le pitture sono di quel tempo. La tavo-
liche. Sulla nicchia è dipinta una città, la dell'altare è di Francesco ;Monsignori:
non Gerusalemme, come scrìssero alcu- si credono
le [)itlure laterali delle pareli
ni, ma propriamente Verona, di cui con- di Gio. Maria Falconetto. La nicchia a
corda col sigillo antico e colla iconogra- luano dritta, che ha scolpilo l'annoi 493.,
fia di Verona, che a' veronesi pervenne ha una tavola che pare anteriore a cpiel
dal celebre loro vescovo Ualerio morto tempo, col nome dell' autore per altro
nelle Fiandre nel 974, nell'età di 80 ignoto, Girolamo Moceto. La cupola è
anni. Dalle parti Angelo e Vergine An- molto notabile. Parlando il bellori del-
nunziala in piedi. Sotto «. Nazario e l'incomparabile cupola del Coreggio in
s. Celso con nin)bo, e 1' aureola nell' u- Pcirrna riprese il Vasari , perchè come
,

no, e corona nell' altro in mano. Nel- troppo parziale de'fiorentini seccamente
le pareti i XII Apostoli, 6 per parte, sen- ne ragionò, mentreafFerma che altra non
za simboli : il i." a dritta è s. Pietro col se n'eiaveduta dipinta, né altro sottinsù
nome sotto. Nell'incavatura o ricetto, che avanti di lui. Invece osserva ilMaftei.che
sussiste a dritta, si vede una gran
in alto questa de'ss. Nazario e Celso fu senza dub-
niano, per la (piale era uso figurare Dio bio anteriore di molto, e polerisi credere
Padre, che non si rappresentava in figu- veramente la prima. Narra il Uidolfi del-
ra d'uomo, e nel muro il battesimo *el la meraviglia che desiò in Venezia il sof-
Salvatore: Angelo che tiene losciugatoioj fitto di Paolo della chiesa di s. Sebastiar
ilue piccole figure 4'uoajini W(|enti ver- no, quando si scopi), per non essersi piìj

r7o VER VER


•velluto simil cosa ne'cieli dellecìjiese. Ria di Maria del Paradiso, che ha pure o*
s.

1.1 cupola del lempio veronese in discor. ratorio con egual vocabolo, già df' reli-
«o fu dipinta tiiHa dentro il secolo XV, giosi servili. Vi si trovano pitture di Pao-
Itenrliè poi il lempo e forse l'acqua assai lo, d'Orazio Farinato, di Marco del Mo-
1;»danneggiarono. Rappresenta un'archi* ro e di Felice Brusasorci, non che la pro-
lettura distribuita dtd basso all'alto in 3 digiosa immagi ne della M^c^OH/ia^^e"/ P/X-
ordini, e divisa in compartimenti, ognun r^r//>o. Dappoiché si racconta lìaWAllan'
de'quali ha una figura al nattirale, più te Mariano, essere sì grande la fama di
piccole, com'è di dovere, essendo l'ulti- santità goduta nel secolo XV dall'ordi-
me: nel mezzo è un tondo che contiene ne de'servi di Maria, che veronesi nel i

una gloria , ed è cinto da cornice , che 1470 assegnarono loro la chiesa di s. A-


sfonda e va in su molto bene. A man si- pollinare in uno de'sobborghi, e le vicine
una cappelletta con più cose del
nistra è case già ad uso di spedale onde erigervi
Palma giovine. Uscendo fuori, ali." al- un convento, il quale gli abitanti del luo-
tare vi è opera di Domenico Brusasorci, go in riverenza alla Madre di Dio, deno-
dove appar manifesta l'origine dello sti- minarono s. Maria del Paradiso. Pacifi-
le di Felice suo figlio, che altri scrisse fos- co e breve fu però il soggiorno in esso
seda luipresoinFirenze. Il seguentequa- de'religiosi, giacché la guerra della lega
dro è del Fiacco l' altro del Carpioni , diCambray depriujendoi veneziani, que-
vecchio. Appresso è una rara fatica del stiordinarono tosto l'abbaltinienlo de'
l'adili, dove spicca appunto il carattere sobborghi di Verona, acciò non servisse-
della scuola Veronese. Passando all'altra ro utilmente a'ilemici. Laonde i servi di
parte, r ultima pala è di Bernardino In- Maria furono costretti nel 5 5
1 1 a ritirar-
dia. La prossima colla bella lunetta so- si nella città, ove soccorsi dalla pietà de*
pra è del Farinaio. Seguono i dipinti del fedeli costruirononuova chiesa e conven-
Brentana, poi di Stefani, indi del Cancri, to, che dal nome de'diroccali chiamaro-
r finalmente in capo bella fatica del Fiac- no s. Maria del Paradiso, ch'era pure il
co. Sull'organo dipinse Domenico Bru- nome d'una prodigiosa immagine della
sasorci: in sagrestia è qualche cosa del B. Vergine, che dalla precedente a que-
Farinato, come nel refettorio di Paolo, sta chiesa trasportarono, ed ove ancora
ma non vi è più la sua famosa Cena; ben- continuò a fare strepitosi miracoli, il più
sì nel 2.° chiostro bella testa si vede di clamoroso essendoavvenuto nel i63o con
sua mano, che altri crede in figura di s. liberare Verona dal flerissiiuo morbo pe-
P.Tolo essere il suo ritratto. Ove si tiene stifero che la disertava; e per la quanti-
il capitolo della dottrina, bell'opera an- tà delle grazie continuate ad elargire a'
tica è sul muro. Nella strada che va ver- divoti, fu in ap[)resso appellata Madre
so la porta , bella Nunziata si vede del delle. Grazie. Dalla narrazione apparisce
Farinato, e alcuni chiaroscuri. Neil' A- eziandìo, che a'2 aprilei63o nella chie- JH
tlantc Mariano trovo il decretodid. Lui- sa comparve un'immagine della B. Ver- "B
gi Selvatico abbate de'ss. Nazarioe Cel- gine,Ia qunle esposta alla venerazione de*
so del 1710, oltre quello del doge Corner, fedeli, sfolgorò grazie e benefizi, e colle
di permissione all'erezione della chieset- ricche oblazioni s'innalzò un magnifico
ta ,
jier liporvi la miracolosa immagine altare per la sua custodia. ••4-' Pai'i'oc-
della Madonna di Campofìore, in Cam- chia di s. Paolo di Campo Marzo, con o-
po Marzo , nel recinto della parrocchia, ratorio d'egual nome. Nell'altare mag-
e per celebrarvi la sola ». Messa , senza giore dipinse il Libri, in 3 pale il Fari-
pregiudizio del jin parrocchiale. Della nato, in quello dell' Immacolata Conce-
«tessa parrocchia è sussidiaria la chiesa jiione Domenico Brusasorci, nella Dopo-
-

VER V E R 171
sizione dalla Croce il Farinaio, nel pros- si arclpretali. Si legge nell'ultima pro-
simo altare il Ridolfi , e nella cappella posizione concistoriale, esservi nella città
presso la sagrestia vi è opera insigne di sex viroriim, et quatuor ììtnlierum mo-
Paolo Caliari, co' muri tutti del Farina nasteria, nonnulla laicoruni sodalitia,
lo, benché mal ridotti. Nella parrocchia orphanotrophilun, bina ospitalia,ptoco-
è la chiesa sussidiaria di s. Giacomo di trophinm, brephotrophium, nions pietà-
Galizia con oratorio dello stesso lito- lis et seminarinm. Riserbandomi di par-


,

Io. 15.' Parrocchia di s. Tommaso A- lare più sotto di tali pie e benendie isti-
poslolo, col suo oratorio omonimo, pres- tuzioni , dirò intanto che i regolari esi-
so la piazza. L'interno della chiesa sa- stenti in Verona sono i ministri degl'in-
rebbe un bell'esempio d'architettura ec- fermi o crociferi, i filippini, i minori os-
il modello dato dal Sanmi-
clesiastica, se servanti, minori osservanti riformati, i
i

cheli fosse stalo eseguito del tutto, e non cappuccini, benfratelli,


i gesuiti, mis- i i

solamente nella parte superiore. Ivi è quel Sono le religiose, quelle della s.
sionari.
grande sepolto, presso le ceneri de' suoi Famiglia mìnime della Carità, le Clarisse,
antenati, poiché tale ediflzioè rifabbrica le figlie della Carità o canossiane, le suo-
dell' antico. Questa chiesa vanta due ta- re della Misericordia, le figlie dell'lmma-
vole del Bassetti, piti una dell'Orbetto e colataConcezione. Fuori di Verona, cap- i

una del Fiidolfj : nella nicchia sopra la puccini hanno convento a Villafranca, le
porta al di fuori, malamente fu osato ri- canossiane hanno casa in LonatOj le suo-
toccare la pittura di Domenico Brusasor- re della Misericordia in Zevio. In Desen-
ci. Ne'sobborghi di Verona sono altre 3 zane è un monastero d'orsoline, ed in Lo-
parrocchie, e nel resto delia diocesi ve ne nato vi sono pure l'ancelle della Carità.
sono altre 238 distribuite in 46 vicarie. Quanto a'cappuocini, restituiti a Verona
W Atlante Mariano àesci'ìve le prodigio- nel 1 835, nel convento pressoCampoMar-
si immagini della B. Vergine esistenti ne' zo eretto di pianta dalla liberalità de've-
sobborghi e nella diocesi; il MafTei rileva ronesi; più di recente la religione e mu-
i pregi artistici ove sono in dette chiese nificenza del fu marchese Bonifazio di Ca-
e nell'altre di Verona. Si hanno di Gio. nossa costruì e provvide interamente il

Battista Biancolini, Notizie {storiche del- nominato altro sagro ricetto a Villafran-
le Chiese di Verona, ivi 1749. lof^i 4- ca, grossa borgata un o miglia da Vei'O-
i

L'Ughelli descrive le antiche badie di na , del quale già erano in possesso nel
Verona, cioè di s. Zenone, de'ss. Fermo lB39,pel loro santissimo vivere di evan-
e Rustico Minore in Braida, della ss. Tri- gelica povertà sprezzatrice delle monda-
nità, e de'ss. Nazario e Celso, tulle del- ne cose. Riferisce il Maffei, che in Vero-
l'ordine di s. Benedetto, insieme a quel- na dopo il rispettabile capitolo cattedra-
le suburbane e della diocesi. Quindi con le, vi è altro corpo ecclesiastico molto co-

interessante statistica nomina ed enume- spicuo fijrmalo dalla Congregazione del


ra 49 chiese parrocchiali di Verona, del- Clero intrinseco, che comprende lutti i
le quali 7 in cura di religiosi; 20 chiese, parrochi di città, ed ha sotto di se due
conventi e monasteri regolari in città e 3 chiese, nelle quali pur dà le bolle, e go-
nel suburbio; 16 chiese di monache in cit- deva anche temporali giurisdizioni. Avea
tà; 18 semplici chiese in città ei2nel sub- parte dopo il capitolo nelle elezioni ca-
urbio; 18 spedali in città e 3 nel subur- noniche de' vescovi, come può vedersi in
bio; io luoghi pii In città con monasteri quella di Bonincootro nel 1295, di cui «i
di monache; 3 1 oralorii di pie congrega- sono conservati gli atti prodotti dall' U-
zioni o confraternite in città; 2 oralorii ghelli, ne' quali appare ancora come il
nel suburbio; 36 parrocchie nella dioce- clero diocesano formava un' altra con-
'

ìyl VER VER


gregazìone., che votava dopo quella del- bllca In Verona, procederò con un au!o>
l'urbano. Le chiese di città erano alti e revole libro, aggiungendovi altri analo-
volle provvedute di molto onorevole ren- ghi cenni. L'importantissimo e pregevo-
dila; ma ora, benché rimangano sull' ì- le libro intitolato: Stato della Beneficen-

stes^io piede nell'aggravio, sou venute io za e delta Istruzione in Verona i838.


gran parte quasi al niente, per essersi an- Cenni storico-statistici dell' ah. Gio. Bat-
dati disperdendo livelli; il che più di-
i tista Carlo conte Giuliuri. Omaggio a

sordini forza è che produca nell'ecclesia- Ferdinando imperatorie re, Verona dal-
stica disciplina. Né a questo danno sup- la tipografìa provinciale di Paolo Liban-

pliscono più i lasciti o legati de' cittadi- ti a beneficio degli asili di carità per l'in-
ni ,
quali da gran tempo non più alle fanzia. In 4 quadri sono descritti gli sta-

parrocchie, né a'Iuoghi pii,nè agli ospi- bilimenti privati e pubblici, e associazio-


tali, ma solevansi solamente disporre a ni di beneficenza e istruzione esistenti ia
favore de' regolari. Tra le abbazie com- Verona neh 838, divisi in titolo e sede,

mendate insigne sopra tutte era quelle di descrivendosi in breve la storia, lo scopo,
s.Zenone, che passata in commenda, de* i metodi di ciascuno, il numero degl' in-
tratta la mensa de'monaci, quando i be- dividui beneficali specificati per sesso, la
ni erano ben diletti e l'entrale correva- rendita o spesa annua d'ognuno. I. Qua-
no a giusto prezzo, si calcolava la rendi- dro: Stabilimenti e associazioni di bene.->
ta deli' abbate commendatRrio 'a ducati iicen%a. =z Con ricOi'ero.=:z i Civico spe^.

I 5,000. Possedeva più giurisdizioni spi- </rt/e<z.?.y^/i/o/i?b.ApertoaltroveDcli5i5,


rituali e temporali, teneva cancellerie, e dopo varie vicende fu trasportato nel
ne' suoi beneHzi di cittù e fuori avea la i8ia nel soppresso monastero di s. An-
presentazione e la nomina. Le cause ci- tonio. Accoglie gratuitamente gl'infermi
'vili de'suoi erano giudicale dal commis- poveri della città, e con dozzina quelli an-
sario deputalo dall' abbate, e 1' appella- cora della provincia, o che appartengo-
zione spellava a'rettori imiti. Pingui ab- no ad altri istituti di beneficenza, le guar-
bazie erano ancora, tra le altre, quelle di die dell'i, r. finanza ec. 1 letti sono circa
s. Maria della Chiara e delta Trinità, il 3oo, cioè per gli uomini 2Q, per le don- i

monastero di s. Maria in Organo e quel- ne 180. Net corso d'un anno entrarono
lo ^e\%. Nazario e Celso, con giurisdizio- nell'ospedale uomini 838, donne 58o. Lo
ne sopra alcune chiese e parrocchie, con- spedale de'Aizz/, e la sala per le Parto-
cedendo gli abbati le bolle agli esa urinati r/e«/( sono compresi in questo stabilimen-
e giudicati degni dal vescovo. Tanto be- i to, rettoda un proprio direttore medi-
nefizi di città quanto quelli del territo- co, eda un amministratore. Le rendite
rio per giustizia naturale e per volontà annue patrimoniali (compreso il generoso
del princi|)e, abbastanza dichiarata nella legato de'conìugi Trevisani di lireaustria-
raccomandazione benignamente promes» che 630,000), sommano a lirei 1 1,000;
sa per quelli diesi conferiscono alla s.Se- comuneaggiunge intornoa lire22,ooo,
la

dejcome si tia dalla i


.'
bolla d'oro del do- Gl'individuibenelìcali sono: maschi 838,
ge Michele sSteno , e ancora per decreti femmine 58o. L'edifizio è magnifico. —
pontificiijindicati uit\\' Italia sacra,fi'\ deb- 2. Casa di Ricovero a s, Caterina. Isti-
bono conferire a' veronesi. Il elevo per tuita nel 1812 in mezzo alle calamità e
raniminislrazione ordinaria ed economi- alle miserie, dalla spontanea benelioen-
ca veniva rappresentato da 4 sindaci, cioè za de'cittadini per soccorrere i poveri in-
uncanonico, un arciprete di cillà,un arci- ca[)aci di lavoro, di (pialunque sesso ed e-

prete di fuori, ed un monaco. — Ora n ra- là. Nel 1819 ne accoglieva 600 con lir«

gionare della beueOceuza e istruzione pub- 170,000 di spesa. Uopo l'eredità (\t[^
— -

VER VER 173


la benefaltrice Trevisani, ascesa a lire animo dì rivolgere il ricavato dagli af-
1,499,000, venne unito al ricovero l'o- fitti a soccorso dell'opera. Dal 1820 al
sp««lalede Cronici, e neh 838 ve n'era- i838 entrarono nello stabilimento 202
no i4o: i vecchi impotenti 100, le donne donne, delle quali collocale in diversi mu-
|8o, le fanciulle 45». Dal 1816 ali 834 '* di 181, e di queste maritate 80, con ot-
somma cleli'eietlilào legatidevolutiaque- tima riuscita dì quasi tutte. Il ritiro è go-
stopioluogo ascendeva a lire 2,024,^80. vernato da una signora presidente e da
Beneficati: maschi 1 70, femmine 166. due altre assistenti: vi è pure un sacer-
3. Civica casa cV Industria alla ss. Trini- dote direttore, con la sorveglianza d'una
tà. Neli8i2 fu aperta per cura del mu- commissione presieduta da mg.' vescovo.
nicipio, aggiuntovi nel I 83o un ramo cor- Beneficate 22. =
Senza ricovero. 6. =
rezionale; tornò poi nel 1837 sulle prime Commissione centrale di pubblica bene-
fornie, anzi le migliorò d'assai. Piìx arti ficenza. Fu organizzata nel 1816, mg.
vi sono introdotte: vi lavorano a convit- vescovo n'è il presidente, un vice-presi-
to 80 individui maschi; da fuori ne ven- dente e 6 membri ; dirige la pia casa di
gono a opera 3o, e donne 20. Una com- ricovero, e secondo i governativi regola-
missione dirige questo industriale istitu- menti ha l'obbligo di una generale sor-
to, composta d'un presidente e 5 membri. veglianza anchesugli oggetti an>niinistra-
La comune sopperisce alle spese, col soc- livi tanto della detta pia casa, che delle
corso di lire 6,000 , che vengono dalla coniniissarie ó\ pubblica beneficenza. Si
casa di ricovero. Beneficati: maschi 1 10, occupa ancora nel raccogliere limusine
femmine 20. — 4- -^^Hoa' vecchi par da'cittadini a sussidio de'poveri delle di-
rochi e sacerdoti al seminario. Fotìòazìo- verse contrade, a'quali con circolare tlcl

ne della benefica Trevisani, fatta nel 1 833 16 giugno 1837 pensò anche devolvere
in una casa al Seminario: in mancanza di pure tutte quelle elemosine, prodotti, e
questi il reddito si devolve a benefìcio de' risorse eventuali cUe prima era slata a-
chierici poveri accolti nel seminario me- strelta impiegare per la pia casa. Dal 1816
desimo. Beneficati 2. — 5, Ritiro delle al 1834 distribuiva lire 59,244 ^ ^^"^ 1

Convertite a s. Silvestro. Devesi allo ze- 39,800 famiglie, soccorrendo i37,3o3


lo della contessa INlaria Gavardi Sagra- poveri. —
7. Commissione di soccorso
0)050, e di altre pie dame ospitaliere, che agli orfani rimasti dal cholera, e per
con raccolte limosina lo fondarono nel gli asili all'infamia. Dopo il cholera nel
1 807, ad oggetto di rimettere sul sentie- I 836 una società di ben 5o delle più di-
ro della virtù donne traviate. Divide-
le stinte signore veronesi fece una colletta
si lo stabilimento in due sezioni: l'una di- di volontarie soscrizìoni pel soccorso de'
tesi diprova, e conta 3 giovani: l'altra poveri orfanelli superstiti, depositandone
di ravvedimento, e ne ha 19. Nel i8i5 la somma mani di mg.' vescovo. Si
nelle
l'imperatore Francesco I cedette alle pie formò a llora una commissione, presiden-
dame a temporaneo uso l'antico mona- te tal prelato, membri 2 sacerdoti e 4 no-
stero di s. Silvestro. Il sacerdote M. An> bili signori. Nel 1837 per collocaujento
tonio Marchi per assicurare viemmeglio degli orfani, sussidii straordinari di legna
un'opera, alimentata fin allora da sola e polenta, e fondazione di 2 case d'asilo
spontanea carità, e dotarla di certo red- per l'infanzia, furono spese lire io,24g.
dito, neh 832 comprò il suddetto mona- II preventivo del 1 838, coll'apertura d'u-
24}00o,e nel
stero per lire 1 835-38 eresse ua terza casa di asilo, sommava a lire

un grandioso palazzo disgiunto dal luogo I 7,902, — 8. Società di sussidii pe'sa-


avendovi speso sino ah 838 circa
stesso, cerdoti infermi. Si ordinò nel 1823. I so-
Iirei8o,oo0je stava sul compiersi, eoa cii ael 1 838 erano 1 00 e pagavano auuue
174 VER VER
lireio:o4: ogni sacerdote infermo licere tulle sommano 1 4^1 doti, dalle 1 8 lire al-

per 3 mesi lireniS al giorno. La socie- le i og. — unionidf gli artisti. Nel-
1 4. Pie
tà acquistò nel i835 un'edicola nel pa- le calamità del cholera, per opera del sa-
trio cimiterio a comune sepolcro. — g. cerdote Giuseppe Turri nel i836 si for-
Spedalieri notturni. Il sacerdote Pietro marono le pie unioni i\e barbieri,de snr-
Leonardi sin dal 797 avea istituito que-
i tori, óe fabbri-ferrai e de' tessitori. Ol-
sta pia unione di sacerdoti e laici pel soc- tre a'religiosi atti a che s'impegnano so- i

corso degl'infermi all'ospedale civile. di, si aiutano in caso di malattia con una
Sciolta quasi, fu rimessa in vigore nel 1829 lira al giorno, e si provvedono di lavoro
mercè i zelanti impulsi e l'esempio del ve- dove ne fossero mancanti. Vennero pò-
scovo mg."^ Grasser. Ogni notte un sa- scia a loro esempio le altre pie unioni de-

cerdote, un chierico, e 2 laici fanno la ve- gli orfani (sic) e argentieri, de pizzica-

glia , indi anche nel giorno si recano a gnoli, (ìe calzolai, iW muratori, degli o-
confortare que'malali. — io. Pia opera stif defalegnami, de' cocchieri e d'altri,

di carità. Antica fondazione per soccor- che senza speciale obbligazione prestano
rere i poveri infermi nelle loro case coti però soccorsi a'poveri della loro arte. Cia-
medicine e assistenza medica. A tale sco- scuna pia unione ha un protettore scel-
po ella stipendia io medici e io chirur- to tra'nobili, e un sacerdote. Sono una
ghi distribuiti nelle varie parti della cit- specie dell'utilissime e antiche università
ta. E governata dal direttore e ammini- artistiche. — 15. Pia unione della dottrina
stratore del civico spedale. Possiede fon- cristiana a carcerati. Quest'antica com-
di propri, la rendita annua è di circa lire pagnia composta di 12 individui, ha li-
10,000. Nel 1887 spese per onorari a' cenza di recarsi ogni festa alle carceri po-
medici lire 5,o5o, per medicinali lire litiche e criminali, e alla civica casa d'in-
1 0,000; la comune supplisce al deficit. Le dustria. Distribuisce a que'poveri, dopo
medicine furono somministrate a 4)3oo le istruzioni e i conforti spirituali, anche
circa inférmi poveri. 11. Convnissa- — temporali soccorsi: dona a ciascimo due
rie di pubblica beneficenza. Sono molli pani e una cartuccia di tabacco. Si pren-
legati pii l'amministrazione de'quali è de- de poi cura di essi quando escono di car-
voluta in gran parte alla Commissione di cere. Non ebbe ancora alcun fondo, s'aiu-
pubblica beneficenza y che ne distribuì- ta per via di liraosine. — 1 6. Nuovo Mon-
«ce redditi secondo la volontà de'testa-
i te di pietà, e Cassa di risparmio a s. Be-
tori a'parrochi in soccorso de'loro pove- nedetto. 11 Monte di pietà esisteva già sin
ri. — 1 1. Patrimoni a' chierici poveri. Per dali490. Riordinato poi neliGSg creb-
legati Trevisani, Busti, Molin, Bonzani- be tanto, che nel 1797 possedeva un ca-
Ili e altri vennero stabiliti 18 patrimoni pitale d' un milione circa di lire italiane.
perpetui a favore de'chierici poveri. Be- Spogliato d'ogni suo avere per le vicen-
neficali 18. — 13. Doli a povere e oneste de politiche di que'terapi, fu riaperto col
donzelle. Vengono in gran parte dalle dono di lire 60,000 dal municipio nel
suddette coramissnrie , eda diversi altri 1820, presente l' imperatore Francesco
pii istituti. Ogni anno la casa di ricovero I,acui l'opera di tanto pubblico bene ve-
ne deve 84, lo spedale civico 5, e pel le- 1 niva intitolala. Si pensò poi di aggiun-
gato del celebre Antonio M. Lorgna al- gervi la cassa di risparmio, come una sor-
tre 12, il capitolo canonicale 3, lu cassa gente di denaro e una dote al monte, e
della dottrina cristiana 5, la compagnia come una istituzione assai vantaggiosa
«lei Siinlissiino in s. Eufemia 8, s. Tont-1 per avvezzare cittadini alla domestica
i

maso 3,s. Anastasia 2, la compagnia del economia. Ambedue le pie opere son(»
Sautissimu di s. Giovauui ìd Vaile 3. lu rette da uu dircUore. Nel i8;25 eulru-

i

VER VER 17'
lono p<'gni 8,789 , del valore d'i lire cos'i li numero di questi, parve bene allo
137,751: 43. Nel 1837 ne entrarono zelo del sacerdote d. Cesare Bresciani di
135,701, del valore di lirej, 42 7, 43 2:7 5. separarli dalla massa degli altri ricove-
JVelIa cassa di rìsparcnio nel iH'25 si fe- rati; il perchè edificò in gran parte a sue
cero 533 investite del valore di lire spese, con 16,000 lire circa, ne'recinti del
63,8i4:o6j nel1837 se ne fecero 43 del r pio istituto, un'apposita casa intitolata a
valore di lire 276,482:47. 17. Mini- — s. Luigi Gonzaga nel 1828-3 1, dove aves-
stri degl'infermi a
Antonio. I lunghi
s. sero comoda stanza. Ad apprendere le ar-
e caldi voli del veronese d. Cesare Bre- ti vanno al giorno allogali in diverse bot-
sciani , che si ofTr'ì con altri sacerdoti e teghe per la città , tornando a casa pel
laici di trapiantare in Verona il pietoso pranzo^ e alla sera. Scuole interne li am-
istituto di s. Camillo, a bene dell' ospe- maestrano nella dottrina cristiana, negli
dale e del ricovero, furono compiuti po- studi elementari e nel disegno. La came-
co dopo ili 838, per la favorevole acco- ra di commercio mantiene in questa ca-
glienza che ottennero presso l'una e l'ai- sa i d'artigiani poveri, premiando o-
figli

ira autorità. — H. Stabilimenti e Jsso- gni anno quello che più si distingue nel-
dazioni di beneficenza. =z Per le clas- l'aite e insieme nel buon costume con li-
si povere. =:z i8. Casa degli esposti in re 3oo: dali8i6 ah 834 tlitt^'e per essi
s. Stefano. Ebbe origine nel 1426, e si all'istituto lire 283,265, d'ordinario an-
eresse a pubblico stabilimento nel 1821. nue lire 8,000. La rendita figura nella
Raccoglie e mantiene figli illegittimi o i complessiva somma segnata più sopra al
nbbandonali pel corso di 12 aimi. Negli 8 n. 2. Direttrice di questo pio istituto è
nuni 18 14-21, vennero annualmente al- la Commissione centrale di beneficenza.
la casa 336 bambini, de' quali 100 nati I maschi beneficati sono ì^o.r20. Or- —
nel Tirolo; nel s. Francesca di
1837 nella sola provincia f inotro fio femminile a
di Verona 369. Il sacerdote Moschini la- Cittadella. L' antico isliluto detto le
sciò a questa casa nel 1 83 i liie 200,000 Franci'schim: fu aperto sino 548 per
al 1

da impiegarsi nell'erezione d'un più va- le fanciulle povere e mendiche. Nel 1812
sto ospizio che nel 838 1 si slava edifican- gli furono aggiunte le rendite i]e derelit-
do. La rendita era di lirei35,ooo cir- ti e de' mendicanti, per cui nel 1 838 som-
ca : l'erario soniministra annua somma mavano a lire 4i>ooo. Vi è un direttore
determinata. La comune paga lire 5ooo onorario, un amministratore, un catechi-
circa annue pe' figli illegittimi di madri sta; oltre la superiora, e maestre per l'in-

conosciute e povere. Lo stabilimento è terna disciplina ed istruzione. Beneficate


governato da un direttore medico; vi è femmine l 1 2. — 2 i . Casa di educazio-
un amministratore, una priora per l'in- ne pe' giovani d' ottimo ingegno a s. Car-

terna sorveglianza, un calechista,ec. Am- lo. Questa nuova e preclarissima istitu-


messi air istruzione e beneficati: maschi zione ebbe regolare principio nel 1 83 2 per
i6oo,femminei5o8. \o. Orfanotrofio opera del sacerdote professore del semi-
maschile e casa di educazione pe' giova- nario d. Nicola Mazza. Raccoglie i giova-
ni artigiani nel ricovero. Nel 1 812 erasi ni forniti d'ottimo ingegno, al che uni-
istituito un orfanotrofio maschile annes- scano buoni costumi e buona indoIe,i qua-
so alla suddetta casa degli esposti, con li per mancanza di mezzi non verrebbe-
parte delle cui rendite doveva essere so- ro coltivati ed educati. A questi però vien
stenuto. In seguito per difetto di locale, data educazione, e liberissimi nella scel-
gli orfani vennero messi a dozzina nella ta di qualunque carriera, sono in quella
casa di ricovero, aggiunti agli altri gio- che vogliono percorrere sempre condotti
vani luiìieiabili quivi raccolti. Ciesciulo e (uaoteauli siao al suo perfetto compi-
L

iy6 VER VER


mento. ì giovani di questo convitto fre- e sotto- Mamma, costituendo com ciascu-
c]iienlano le scuole tiel seuiiuano, « nel no una famiglia particolare, in tutto se-
1 838 la teologica 2, la filosofica 8, il gin- parata dall'altra. Una casa è assegnata per
nasio 88, la 3." elementare 20. NeliBSg la scuola, alla quale concorrono le gio-
l'islituloteclovea stabilire una casa anche vani delle diverse famiglie, ritornando
e l'adova, dove sotto la custodia d'alcu- alla propria per desinare. Di recente e-
ni de'suoi sacerdoti possano i giovani, che ravi stata istituita uwa floreria ricca de'
lo vogliano, fare il corso dell'università. migliori stromenli pe'piìilìni lavori. Una
Anche a Venezia mandò alcun altro per infermeria si preparava destinata non so-
lo studio delle belle arti e che mostrava lo a'bisogni dell'istituto, ma ancora [>er

glande altitudine, con animo ili mante- avvezzare alcune giovani che vi sentisse-

nerlo poscia a Pioma. Questa casa si reg- ro vocazione a divenir vigili e sperte in-
ge sulla carila de' benevoli concittadini, fermiere , da poter in seguilo chiamate
die non sanno né ponno però riOularU prestar gratuiti soccorsi anche nell'allrui
uiai al d. Mazza. Il sacerdote F. Aiberti- case. L'opera è diretta dallo slesso prof,
i»i gli forniva gratuitameute il locale, col d. Mazza , e dal suo allievo prof. d. L.
vicino oratorio. 0. Mazza venne dall'itn- Dusi. Due nobili signore ne sono le pro-
peralore decoralo della grande medaglia tettrici. Anche questo dispendioso istitu-
d'oro con catena a' i4 settembre 838. 11 1 to non avea che un esiguo patrimonio;
cav. MuUntìW, Annali delleProvince Ve- miracolosa carità però lo inantenne,e sem-
nde^ scriveva nel iSjS, avere la carila pre più lo fa prosperare. Erano l'educa-
del Mazza aperto un'altra casa per colo- trici 25, le beneficate femmine 226. Tro-
io de'suoiioo e più giovanetti che, libe- vo poi nel Mulinelli, ben a ragione loda-
ra a ciascuno di essi la scelta dello stato, ta Verona, come città che più di qualsi-
inleiulono di proGllare degl'insegnamen- voglia altra si dislingue per private be-
ti di quello studio, tenendoli così disuni- neficenze. Guidato dallo spirito del Ca-
ti dall'altra scolaresca, aflìnchè maggior- lasanzio, uniformaiulosi però alla condi-
utente i>i inantenga intatta la purità de' tione de' tetnpi , il sacerdote Mazza ali-
loro costumi; né ciò è bastante al bene» menta e ammaestra in molli belli e ac-

merito sacerdote: egli ogni anno redime conci lavori più di 200 fanciulle povera
tutti que'suoi allievi che sono chiamati e abbandonale, non raccolte in forma di
alla sorte militare. — 22. Gineceo Icopc' monastero o conservatorio, ma in diverse
dico o isliliizioiie dì educazione dome sti- case in forma di famiglia, e fa nudrire nel
ra per Paolo di Campo
le fanciulle a s. modo stesso ed «ducarealtrovepiùdiioo
Marzo. Fondato dal medesimo encomia- miserabili fanciullelti (allude alla prece-
to prof. d. Wicola Mazza nel 1828. llac- dente casa di educazione). Nel voi. XXX,
toglie quel le giova net te pò vere e innocen- p. 322, tomai a celebrare il genovese sa-

ti , che non potendo aver collocamento cerdote Olivieri, il quale riscatta le po-
negli altri pubblici istituti, prive di soc- vere fanciulle nere, quindi l'adida ne'mo-
corsi, crescerebbero senza coltura, espo- nasleri e altre case pie per farle educare
ste a pericolare. L'educazione civile di cristiane, e che nel regno Lombardo- Ve-
(|ueÀte non niira ad altro che a t'ormai le neto ne avea collocale 38, e tra queste si

l>rave e buone doime di famiglia. Al qiial devono noverare le seguenti. Pubblicò la

line, anziché tenerle tutte raccolte in cor- Gazzella di / e/icz'Vz, e riprodusse il n.

po un solo ospizio, l'istitutore le ha


in I US LÌtì Giornale di /io//?fldel i853.»Nott
con nuovo metodo distribuite in varie ca- vi ha forse nelle nostre contrade angolo
se vicine divise in tanti piccoli droppelli, così refiiolo, dove la soavissima voce del-
go»eraale da due uiutitUe Ucllc MaininUf la beuclìccuzu uuu abbia UilTuso il auiue
VER VER »77
fjel ()io sacerdote Mazza di Verona, il qua- (ima. Assicura quel padre che in più luo^
le tol prezzo inestimabile de'suoi sudori, ghi, come a Malta ed a Livorno, fu d'uo-
porge doppio e greiluito alimento a ben po ricorrere alla forza armata, perchè fos-
piti di 4oo tra giovanetti e fanciulle, che se lasciato libero il passo a que' viaggia-
iiitn furono dall.i fortuna sorrisi, quali i tori; tanta era la folla del popolo, che si

senza l'incessanti e paterne cure di quel- accalcava sui loro passi: e la commossa
l'angelo (li carità, languirebbero nell' i- voce degli abitanti non facea che invoca-
gnoranza e nell'abbandono, balestrati re le celesti benedizioni dell'umanità. Noi
quelli all'aratro o alle officine, e queste a pertanto invochiamo riconoscente e vera
vender l'opera loro, e forse l* innocenza gratitudine al sacerdote Mazza, e copio-
nelle splendid»; case dell'opulenza. Ma non sa indefettibile ricompensa a tutti colo»
è solo sopra le cillà lombardo-venete e ro che in qualuu(jue modo concoVrono
al vicino Tirolo, che discenda l'influsso sia colle sostanze, sia con l'ingegno, sia

operoso delia sua beneficenza; che anco colle materiali prestazioni, ad un'opera
sulle lontanissime rive del Nilo, e degli di tanta carità e di tanto decoro". Rac-
adusti deserti dell' Africa, benedetto ri- contò poi la Bilancia, foglio di Verona,
suona il suo nome, da che giunsero dal- e ripetè il n.i8 dello stesso Giornale dì
l'Egitto parecchi giovanetti arabi e 3 fan- Roma del i854, che a' 6 gennaio nella
ciulle more, già schiave, destinati quelli chiesa di s. l'aolo di Campo Marzo in Ve-
e queste a ricevere una composta educa- rona fu compiuta un' assai di vota e com-
zione in grembo alla religione e alla ci- movente funzione. Quindici giovanetle
viltà. Imitatore del mirabile zelo dell'O- delle tribù dell'Africa centrale ricevette-
livieri, il p. Geremia Bertocci da Livor- ro in quel di il sagro battesimo per le
no, missionario per 17 anni nell'Egitto, mani di mg."^ Giovanni Neuschel arcive-
dopo 40 giorni giunse dal Cairo a Pado- scovo di Teodosiopoli, già vescovo di l*ar-
va a 15 luglio, conducendo seco una co- ma. Ad un'altra furono fatte le sole sa-
mitiva di 3o piccoli arabi, tra cui 16 fan- gre ceremonie avendo già ella innanzi
,

ciulle more già schiave comprate, 4 S'o* ricevuto il battesimo, perchè presada gra-
vanelli pur mori egualmente comprati, ve malattia corse pericolo di vita. Nel me-
ed un metliccio, diretti lutti a Verona desimo tempo che mg.' Neuschel lavava
Dell'istituto del sullodatod. Mazza ad ap- nell'acque battesimali queste giovanette,
prendervi le prime idee di religione e di il parroco dis. Stefano battezzava 4 g>o?
. dirozzamento,di cui erano quasi del tut* vanetti nativi anch'essi dell'Africa, ed uà
io ignari, massime quelli che fino allora turco, che vennero anco ammessi dipoi
aveanogemutosotto il giogo spietato del- alla mensa eucaristica. Si gli uni che le
la schiavitù. 11 viaggio dal Cairo a Vero- altre vengono mantenute nel collegiodaU
na della piccola carovana africana, destò l'ottimo e zelantissimo sacerdote d. Nico-
amn)irazione e stupore nelle cillà e terre la Mazza. Questi poveri fanciulli ricevo-
per dove passò. E veramente spettaco- no in Verona uua cristiana educazione,
lo commovente e pietoso doveva esser fino a che cresciuti in età possano essere
quello di vedere un ministro della religio- mandati alla loro patria, e quivi insegna-
ne, abbronzato e riarso da'cocenti soli del- re a'ioro fratelli le scienze, ed i lavori da
l'Africa, vestito de'panni della povertà e essi appresi in Europa. » Cosi d. Nicola
della penitenza, togliere all'ignoranza e Mazza, il quale ne'suoi due collegi, l'unc^
all'abbrutimento ben 3o tenerelle esi- pe'raaschi, l'altro per le femmine, man-
stenze, a 20 delle quali era stato pur al- tiene ed educa alla pietà, alle scienze ed
lora, a prezzo d'oro, donata la libertà, il al lavoro ben 5oo persone, in grandissi-
moggiore de'beui, che possa dar la for- ma parte della nostra città e proTÌncia»
voi. ICIY. 12
lyS VER VER
concorse anclie colle sue forze a dilatare ternad'alcune giovani dicampngna man-
la religioue, ed a spandere frale nazioni date loro tla'parrochi, per allevarle in gui-
barbare dell' Africa la crÌ!>riana civil- sa da divenir poscia maestre ne' paesi. 5.
tà". — 23. Le Figlie della Carità de' sì. Istruzione ed educazione delle sorde-mu-
Giuseppe e Fidenzio. Nuovo ordine reli- te (come rilevai nel voi. LXVII, p. 223),
gioso, fondalo dalla marchesa Maddale- della cui scuola nel n. 40 parlerò. 6. Ri-
na di Canossa, alla quale l' imperatore cevono neir istituto le signore, anche «e
Francesco 1 nel 1 8 5concesse in dono l'ex
1 lor piace a convivere dentro, ne' io gi'H'-
monastero de'ss. Giuseppe eFidenzio.do- ni degli esercizi spirituali ogni anno, e nel
ve se ne fece l'erezione canonica nel 8 g. 1 1 giorno del mensile ritiro. Erano l'educa-
Le figlie della Carila {^\n\.a\e articolodie- trici28, le ammesse all'istruzione 320.
di up cenno dell'istituzione, sparsa nella Noterò, chedell'istituto delle figlie della
Lombardia e nel Veneto, essendomi pro- Carila dette Canossiane, è protettore il

posto qui trattarne come notai in altri cardinal Fabio M." Asquini d' Udine, nS'
luoghi, però dicendone confermate le re* toin Fagagna. Abbiamoli! d. Cesare Bre-
gole da Leone XII, qui aggiungo col bre- sciani, Elogio della marchesa Madda-
ve iS'iiVoZ'/^jde'aS dicembre 1828, Bull. lena di Canossa fondatriee delle figlie
Rom. coni. 1. 1 7, p. 427, ove sono ripor- della Carità, Verona dalla tipografia Li-
tale interamente le regole stesse, e si dice banti 835. Già l'annalista cav. Mutinel-
1

cheristituto/nato in Verona privatamen- li avea celebralo Maddalena Mariadi Ca-

te, si dilatò prima in Venezia, o\e fxnco nossa, cattolica e saggia quanto pur he- la

ne ragionai, poi in Milano ed in Bergn- nemeritagrancontessaMalilde marchesa-


mo. Dirò pure, che Gregorio XVI col bre- na di Toscana, óa cui ella in retta linea
ve Clini siciil JVobis, de' IO luglio 1 832, discendeva (sidla quale di recente scrisse
Bull. Boni. coni. 1. 19, p. 121, concesse il La Contessa Mar
p.ab. d. Luigi Tosti :

indulgenze alle figlie della Carità, viven- Romani Pontefici, Firenze 8 %i)',
tilde e i 1

te la fondatrice Canossa dal Papa gran- nonché p. Bresciani: La Conlessa Ma^


il

demente ammirata^ alle case da essa a- tilde di Canossa, presso la Civiltà Cai'
perte in Verona, Venezia, Milano, Ber- tolica, serie 3.*, t. 7, p. 5i e seg., t. 8,
gamo) allora avevano due case a Mila- p. 54 9, p. 60 e seg., t. 10, p.
e seg., l.

no, altre a Venezia, a Trento, a Cremo- 3o e seg. Questi narra, che la presente
na, a Bergamo, a Brescia. I rami di ca- famiglia de'marchesi di Canossa scemle
rità in che si occupano sono: 1. Istruzio- per diritta linea dal polente A Itone di To-
ne, educazione e custodia delle fanciulle, scana, quale nel goo su ampio scoglio
il

giovani e donne povere: col tenere scuola edificò la rocca di Canossa a mezzodì del-
ogni giorno da roane a sera per le fan- la città di Reggio. Egli fu padre di Te-
ciulle povere, neh 838 essendo 100; col- daldo avo di Bonil'azioe proavo della grau
l'istruire ogni di dalle 2 alle 3 le povere contessa Matilde. L'odierna famiglia pos-
giovani artigiane, che allora erano 160; siede ancora ricche e vaste possessioni, e
coll'istruire le donne povere due volte per palazzi nel M.uilovano e nel Veronese,
settimana dalie 3 alle 4» Q quell'epoca Nel pahizzodi Veiona, opera insigne del
giungendo u 60; col tener ogni festa do- più a»aestoso architetto del secolo XVI,
po le funzioni parrocchiali raccolte legio- qual fu Sanmicheli, l'ora defunto marche-
vani fino alla sera, in numero di 3oo a 6e Bonifazio nella sua giovinezza vi accol-
della epoca. 2. Assistenza alle scuole del- se tre imperatori, INiipoleone 1, Francesco
la dottrina cristiana della parrocchia me- I, e Alessandro I, il quale prendeva indi-
nandovi le giuvani allieve. 3. Visita dcl- cibile diletto nell' abitarlo, da dove pa-^
l'inferuie airos|)edale. 4- Educazione ìq< sctva l'occhio di piacevoli piospelli, che

A
VER VER 1-79
th quel belvedere si olTrooo svanatissimi generose e proficue opere , spinte le fi-

e lieti alla vista, in riva all'Adige), vera- gliedella Carità da uneccessivoamorepel


(Dente religiosa e ad Italia benefica, ac- prossimo, escono sugli albori da'cbioslri
quistato a Verona il njonasterode'ss. Giu- per affrontareil sucidume ed il puzzo de-
ȓeppe e Fidenzio, ed a Venezia l'antico gli ospedali , per visitar ivi e soccorrere
di s. Lucia, fondò rislituto secondo quel- l'inferme, per confortarle nel momento
lo delle figlie della Carità di Francia, già della morte per istruirle ove risaninow
,

opera di s. Vincenzo de Paoli, ma nella Professano le figlie della Carità in forma


pratica attemperalo a'sislemi e alle abi- semplice isoliti 3 voti, i quali durano fio»
tudini italiane, approvato con sovrana ri- che rimangono nell'istituto, e non tolgo-
soluzione de'i8 febbraio 1 8 ig. Principal no que'ciyili diritti che potessero compe-
•scopo delle figlie della Carità, egli dice, figlie. Vivono esse vita perfetta*
tere alle
è il perfezionarsi nello spiiito di amore mente comune, vestono semplicemente
.verso Dio e verso il prossimo, onde con di color fosco emodeste, unico adorna-
tale spirito istituite, maggiormente ren- mento un'immagine della ss. Ver-
loro è
dersi utili alla società, e massime a quel- gine pendente dal collo. Della società, fi-
la pai te di essa cbe più trovasi bisogno- nalmente, queste figlie non abbisognano,
sa. In conseguenza dunque di questo no- né alla società nulla chiedono, tulio in*
bilissimo principio , diretto ad ottenere vece, sostanze, opera e vita danno alla
nellamassa del popolo quel migliora- società, quindi senza niun peso e alla co*
mento, che il voto de'buoni va continua- perla la società stessa infiniti vantaggi
mente desiderando, non solamente le ra- riceve da esse. Ormai
debbo comincia* io
gazze povere, ma eziandio le femmine e- re a parlare d'un aureo libro, anco per
gualmente povere e le campagnole in , quanto dice delle canossiane. La Filari»
que'sagri ricinti gratuitamente ricevono tropia della Fede o la vita della C/iie*
le massime fondaiuenlali della religione, sa in f'erona in questi ultimi tempi, de-
della morale e della ci viltà, eammaestra- scritta da Luigi Schlor dottore in teo-
roenlo nel leggere e nello scrivere e in logia e sacerdote secolare, Vienna 83g, i

qualsivoglia donnesco lavoro. Agevolato per Mayer. Lo ammiro in un dotto e pre-i


in questa guisa alle poverette il mezzo di gevolissìmo estratto, e traduzione dal te*
procacciarsi un'onorata sussistenza, pro- desco, con opportune osservazioni di G.
pagati per le prime fra la minutaglia del- INI. presso gli annali delle scienze reli'
le città, propagati per le seconde anche giose, 1. 1 I, p. iGr, e reputo indispensa-
nelle più lontane e umili ville i sani prin- bile di premettere breve digressione. E-
cipii dì educazione e di religiosa istruzio- gli è condizione lamentabile e ingiusta
ne avuti dairislituto, all'oggetto poi di della nostra Italia, meraviglioso, raro
maggiormente assodarli nel popolo ven- cospicuo complesso qua-
di celesti doni, i

gono accolte dalle figlie della Carità per li doq


tirando a se ogni fatta di stranieri,
alcuni giorni dell'anno quelle dame che, pochi di essi maligni, sconoscenti, men-
seguendo le orme sanie di tante virtuo- daci, con improntitudine enorme e calun"
se, bramano di farlo; per animar quelle niosa osano deprimerla, vilipenderla, bef'
dame a invigilar 1' ordine nelle loro fa- feggiarla, con falsissime declamazioni nel*
miglie, e l'educazione de' domestici, per l'insulse descrizioni che pretendono fare
animarle a sostenere e a proleggere nel- de'viaggij vasto argomento sarebbe l'im-
k loro ville quanto per l'istruzione e pel pugnarli, facile il conquiderli, ma non è
buon costuma delle contadinelle avesse- questo il luogo, ed allri viltoriosamenltf
ro operalo le povere campagnole uscite scesero nell'aringo, come l'autore dell'en •

dall'istituto, ili aggiunta a tulle queste comialoestiallo, per rilevare quanta lo-'
i8o VER VER
de menti il verace e i^irluoso aleman'
si da gl'italiani (peggio e peggio ancora), in
no, il quale con nobile intendimento, ne) che veramenlegliacutiuomini hanno fat-
prendere a subbietto delle sue conside- to conoscere d'aver per l'appunto colto
razioni una sola città della privilegiala nel segno, e scoperto e penetrato a me-
Italia, l'illustre Verona; e di questa con raviglia il loro debole". Quindi il MafTei
calde e soavissime tinte tratteggiandone deplora il Piaggio d'Italia descritto da
il quadro, tutto spira fede, costumatezza, Misson, col quale e altri simili libri ri-

religione, carità, beneficenza. Inoltre egli stampati sogliono gli oltramontani in-

in più luoglu dimostra saggiamente, co- caulamente venire a visitare l'Italia, eoa
me il giusto suo scopo mirasse a più ele- incredibiledannodiquesta, non meno che
valo e vasto segno, e come nell'intesse- di Verona, sulla quale rimarca gli spro-
re questosplendido elogio alla diletta Ve- positifrancamente sentenziati; I' astio e
rona, volesse che i forastieri,e specialmen- l'imperizia del Misson spiccando di più
te i suoi tedeschi, imparassero quindi a parlando di Vicenza e di Fadova, per cui
meglio giudicare e apprezzare in genera- avverte la fiorita e nubii giovenlù d'o-
le lacondizione religiosa e morale d'Ita- gni nazione che passa in Italia, a non a-
lia tutta.Imperocché que'singolari pregi ver fede a libri così miserabili, e di ricor-
e quelle opere SI laudevoli di Veiona,son darsi the in oggi (lySo ... che direbbe
figlie di quel mirabile spirilo di fede che dell'età presente? e di quanto recente-
non ivi solo alligna e fruttinca, ma sì per mente, con fantastico cumulo d'oltrag-
tutta Italia è largamente diiTu^o (massi- gi e slacciale falsità insulsamente scris-
ine nel tempo in cui scriveva l'egregio e se di una lìorna il francese Amadeo A-
veritiero alemanno), e vi germina frutti chard, il quale non meritando se non di-

di vita eterna. Sul mal vezzo degli oltra- sprezzo, fu poderosamente con patrio de-
montani di biasimar a torto l'Italia, e sul- coro confutato con parecchi ragionati ar-
le negligenti ed erronee guide per cono- ticoli nell'Eptacordo di Roma, anno iv

scerla, anzi pregiudizievoli alla stessa Ve- dal n. 23 e seguenti, dal facondo e pa-
rona, inveì pure il marchese Maffei nel- ziente Lodovico Trombetti! ) la sfronta-
V appendice al t. 4tlella T'erona illustra- tezza della stampa è meravigliosa, talché
ta, ove tra le oltre cose leggo queste pra- serviranno ben presto principalmente a
tiche verità, che dipingono pure l'odier- seminar nei mondo la falsità e la scioc-
na epoca.» Che povere idee, che misere chezza, come il libro pubblicato a
Leida
fantasie, qual somma ignoranza non han- in francese: Jl curiosoAntiquario, che
no spesso fatta conoscere molti di colo- di Verona scrisse poche linee di favolosi
ro, che pretendendo d'informar bastan- errori. Un Cluverio però che tutta l'esa-
temente di tante e tante città , osarono minò e frequentò più volle, molto tliver-
d'intraprendere un così vasto assunto e samente giudica la bella penisola, alfer-
così difficile, e che ricerca prudenza som- mando: Tanto essere delle città d'Italia
ma, raro discernimento, saper non comu- lo splendore, la bellezza e la inagniji-
ne, e cognizioni diversissime ed infinite. cenza, che in tuttoil mondo nulla si tro-

1 camerieri dell'osterie, ed altre persone vi da porre in paragone. Di Verona poi


di simil conto (come i sedicenti Ciceroni disse quel dottissimo, come iu più cose
o servi di piazza) sono state ad alcuni il uguaglia Venezia, Roma e Napoli. Op-
primo fonte per farsi autori parendo lo-
I portunamente soggiunge MalFei. m Ma
rod'aver riportato il primo premio,quan- un'allraavvertenzasia lecito di dareanco-
do con freddure ridicole hanno cercato ra, per la somma estimazione che a mol-
d'avvilire ogni cosa, e sopra tutto procu- ti signori dì gran condizione e di nobile

ralo di far comparire come geule sloli- talento si dee. Qual profitto può mai ri«
VER VER {\Si

cnTare da un viaggio, e qual Dolizia può Basilicae Cryptartim Monumenta, del


inni acquistai' d'uri paese, chi senza aver- Dionisi, il qual Basso fu prefetto di Roma
ne la lingua, senza fre<[uentai'rie lecon- nel IV secolo di nostra era)? Il Misson e
versazioiii, e senza praticarne gli abitato- seguaciaggiunsero alla favola sciocca, con
ri, si sta continuamente co'suoi, e si con- gratuitamente asserire pure, credersi da'
tenta di vedere alcune muraglie e alcune veronesi, che il giumento di cui si servi
pitture? Tanto più poi se, direttore aves- il Salvatore venisse a morire in Verona,
se per sorte al fianco, il cui studio ,
per e fossero le sue reliquie dentro la sua sta-
luotivo principalmente di religione, con- tua riposte! Poscia l'inglese Wight nelle
sistesse tutto nel discreditare ogni cosa, e sue Osservazioni al viaggio in Italia, osò
iiell'imprimergli de'costumi italiani, e di narrare: Come L'asinofu mandato via dal
quanto in Italia si fa, un'orribile stravol- convento tre volle, e che altreltantedi sua
ta idea". Molti moderni, col Misson, ridi- volontà ritornò! Conservarsi con gran ve-
colosnmente scrissero: la cosa sopra tnt- nerazione, come miracoloso, e portarsi
l'altre notabile in Verona, è la Moietta in processione due volte l'anno; il che è
che si tiene in s. Maria in Organo! Con- falsissimo, essendosi confuso il rispettoche
viene sapere dice MafFei , che in detta
, deesi alla figura del Salvatore , come si

chiesa tra le divole figure v'è una statua dasse al giumento da lui cavalcato. Per
di legno del Salvatore, esprimente il so- ultimo, rimarca MafFei, gli errori in cui
lenne e trionfale suo ingresso in Gerusa- caddero a nuoraScotto,Mabillon, Montfau-
lemme tra gli Hostinna è le Palme so- can , Àddison parlando di Verona. Al-
,

pra giumento (del quale nel 2." de' ri-


il trimenti feceil vero e fedele storico Schlor,
cordati articoli nominai chi ne scrisse, e ilquale con grande attenzione osservò e
qui aggiungo: Gregorio Strigeoito, Asi- studiò Verona, nel lungo tempo che vi
Bos et Asi'
nus, et Ecjuiis Chrisli; iteni soggiornò , come dichiara nel proemio.
nns circa C/im/»//;, LipsiaeiGig. Leon »» La vita, tutto carità e religione, di que-
della Piose, Jcsu Christi regius ingres- non sa tenersi dal pubblicare con
sta città,
sus in Urbcni Ilierosolyinani^ Londini le stampe il risultamento delle sue doU

174O' ^ '" ^'^'o •l' benedire il popolo; cìssimesperienze, avvisando avervi in Ve-
scultura d'un converso di quel monaste- rona di molte cose, atte a religioso altrui
ro, molto riputato in simili lavori al suo eccitamento, e degne di essere con rico-
tempo, e per l'eseuiplare e santa sua vita, noscenza imitate. I molti ed eccellenti or-
le sue opere si riguardarono quali reli- dini ed istituti religiosi rivolli per la più
quie. Pochi anni avanti all' epoca in cui parte alla educaziotie e addottrinamento
compose l'opera il MafFei, nell'abbellirsi delia gioventù, i quali nel volgere di po-
la chiesa con nuove pale, la statua rimase chi anni o risursero dalle rovine d'un'eta
nascosta nella sua nicchia, e coper ta dal- u al tutto novellamente ger-
disertatrice,
la nuova tavola dell'altare. Quindi, e per- mogliarono e crebbero in questi ultimi
chè deridere veronesi, nel rappresenta-
i tempi a Verona: la liberalità singolaris-
re una sagra storia onde onorare Gesù sima onde nobili e cittadini gareggiano
Cristo, quasi come venerassero l'asino,con tra sé peldecoro de'sagri templi e pel so-
calunnia già imputata anticamente agli stentamento de'poverelli:Ia splendida son-
ebrei e agli stessi cristiani, mentre in tan- tuosità e la si convenevole celebrazione
ti monumenti espressero le arti il Salva- del divin culto per cui mezzo il clero sot-
tore cavalcare un
anche de'primi-
asino, to reggimento d' un egregio pastore
il

tivicristianijComenelmonunaeutodiGiu- (mg.' Grasser) governa e move con soa-


nio Basso (della basilica Vaticana, che ve- ve e meravigliosa efficacia gli animi del
do nella Kasoh'òi ^SacraruniVaùcanae popolo: lo spirito prevaleate di amore e
i82 VER VER
carila fralelle vole che lega tra loro le pei- lisso , fgli diiaque trovando un largo o
80116 di più allo slato con le inferiori, ferace campo'negli ordini ed isliluli reli-

que'chesopraslan»ioco'subalterni,espau- giosi di vario genere, i quali s'adoprano


de sulla vita dell'universale un'innocen- indefessi in prò del popolo di Verona, clie
te giocondità; tutlo questo, io dico, è te- n' è degno, ammira eziandio la celebre
«limonio eloquentissinio della possanza istituzione delle figlie della Carità ossia Is
della fede, clie dee riscuotere meraviglia C(r//io*i/a/ie,cominciando dal celebrare la
da ognuno! S\, la fede, non la (ìlantro- fondatrice n)arcl>esa Canossa. Ornata es-
pia, la fede della Chiesa è quella che in sa al pari di pietà che di finissimo inlen»
Verona genera tanto di buono adi gran- dimenio, pensando con allo rammarico
de.Tulle le opere di beneficenza son qui la morale corruttela deli* età nostra, di

opere della fede: quinci elle hanno il pri- che vedeva sapientemente star le radici
ino vigoroso germoglio, quinci il saluta- nella giovanile educazione negletta o per-
le alimento e sviluppo, e il nobile e puro vertita, concepì il generoso divisa mento
ioroindirizzamenlo:qùiuci ricevono quel- di fondare una società di religiose donne,
lu forma indubitatamentereligiosa,equel- le quali si logliessero a fine di lor voca'
l'attività ond'elle in umile silenzio, ma zioue il venir piantando ne'cuori della te*
perciò stesso più potentemente, influisco- nera gioventù l'amore e l'osservanza de'
no, con la retta istituzione della umani- civili ecristiani doveri, e facessero in ispe-
tà, sul suo spirituale e civile ben essere, eie opera di coltivare la classe inferiore
Uè qui si ha in costume di menar gran del popolo. Da sì nobili pensieri anima-
rumore del bene che si opera, e prornub ta, si parti nel 1808 dal paterno palazzo
garlo quasi a suon di tromba al comune; di Verona, e pigliate a fitto alcune case

e da ciò venne all'autore stesso cagione in altro canto della città, ivi in povero
di gran dilBcoUà e fatica a poter racco- arnese gillòle fondamenta di quest'ope-
gliere mercè d' osservazioni e inchieste ra di salute. E presto le riuscì di aver sta-

quello ch'egli si fa a descrivere in queste bile albergo nell'ampio monastero de'ss^

carteintornoalla vita religiosa di Verona. Giuseppe e Fidenzio , dove quel tenero


Che veronesi poco o niente si travaglia-
i arboscello di religione e carità eh' ella
no dell'onore del mondo, siccome quelli piantòdisua mano, benedicendolo Iddio,
che l'onor di Dio sinceramente ricerca- crebbe in piccol tempo silfittlamenle che
DO. Per amor di Dio, ,illa maggior glo- di presente accoglie e protegge all'ombra
ria del Signore e di sua s. Chiesa! Ta\e sua una molliludine d'unin)e virtuose.
è il parlare che loro suona in bocca! Ma Quindi narra, come alla santa donna si

se questa cristiana modestia si merita u- fecero compagne altre animose coopera-


gni maggior venerazione, non perciò dee trici alla mngnanima impresa, e dolce

raltenere lo scrittore sì che non tragga ei $[)eltacolo si fu il vedere accorrere con


in palese que'lesorì spirituali che Vero- lieta gara gran numero di fonciidle per

na si serba ascosi, mollo più che la co- ricevere il puscolo dell'istruzione, accolte
Doscenza loro potrà eziandio conferire a caran)ente dalla Canossa come figlie, di-

far che altri sappia più giustamente ap- venendone madre; le rivestì, ammaestrò,
prezzare lo stato religioso d'Italia in gè- corresse e animò. Dopo Venezia, l'islitu-

uerale". Tullociò premesso, e laleessen- lo propagò, pel manifestalo desiderio


si

do pure il mio intendimento, per quan- imperiale, a pubblico giovamento, nel


to dovi ò dire col benemerito Schlòr, che i82oa Cremona, nel i8'23 a Milano, nel
niiedifica, come l'esenìpluri opere che il- 1828 a Trento, oltre a Bergamo e poi n
lustra movono il mio animo a riverenza Brescia; restando in Verona la direzione

pe'verouesi e mi rendono alquanto prò- generale dell'ordine oveebbe cuna, ma o-


VER VER i83
gni casa è governala da superiora trien- coll'approvazione e vigile sorveglianza di
nale, eletta dalle suore a pluralità di suf- mg."" vescovo, sono fatti che devono dif-

fragi. Il noviziato dura 3 anni, altro ne ferenziare la veronese istituzione da quel-


dee percorrere per la vestizione, ed uni." le il che espres-
piantale in estranei paesi,
pe'voti: restate altri 6 mesi sotto il gover- samente nota benemerito conte d. Giu-
il

no della maestra delle novizie, infine ri- llari, per cui aggiunge Valgano a tran- :

cevono dalla superiora la medaglia del- (piillare soverchiamente paurosi d'ogni


i

l'istituto. Tutto in loro spira semplicità e novità, e a turar la bocca, s'è possibile,
povertà. Indi descrive gli uHìzi esercitati a'malìgni. Ogni asilo ha due sale per la
dalle suore, le loro molteplici curt^, che separazione de' sessi, con 4 maestre, un
«i estendono anche alle feste, conducendo sacerdote ispettore, un economo. In ogni
le fanciidle alla messa, al catechismo, alla parrocchia vi è un promotore di carità,
dottrina cristiana, e trattenendole nell'i- per Io più sacerdote. Nel i838 presso a
stituto in piacevoli ammaestramenti e tra* 5oo azionisti provvedevano la commis-
stulli: nel carnevale procurano alle fan- sione per le spese. Le 3 scuole costavano
ciulle innocenti ricreamenti, tenendole annue lire 1,107. L'educatrici erano 3,
I 1

lontane dall'allegrezze mondane. Accol- gli ammessi all'istruzione, 200 maschi e

gono nelle loro case le pentite donne, eoa 173 femmine. —


2 5. Scuola di carità
mirabile successo; né dimenticano l' in- per gli artisti a* Colombini. Aperta dal sa-
ferme, recandosi nell'ospedale a spargere cerdote d. Antonio Frovolo nel suo pri-
ilbalsamo della consolazione, e le prepa- valo istituto, si fa ogni giorno dalle 2 ore
rano a morire nel bacio di Dio. Hanno alle 3 pomeridiane, somministrando an-
eziandio una scuola di sorde-mute, e pa- che gr<^//?, carta, libri, penne ec. Educa-
recchie ne ricevono e alimentano presso tori 3, ammessi all'istruzione maschi 60.
di loro. Le sante loro industrie si esten- r=: Per le classi miste. =. 26. Imperia-
dono alle campagne, frequentando ru- ì le regio Liceo maschile a s. Anastasia.
sticani luoghi delle fanciulle, che di buona Ebbe principio nel 1807, quindi lo spirito
indole tosto ricevono i beni della coltu- di disciplina morale e religiosa che prese
ra religiosa e civile; ricevendole ancora dopo 8 4j sotto i benefici auspicii del-
il 1 1

con tenuissima pensione a convitto, in l'imperatore Francesco i , soddisfece a'


breve riuscendo maestre idonee per le voti de'cittadini che amano la religione e
scuole elementari ne'propri villaggi, di- la coltura studiosa. Il conviltu avea 90
venendo altrettante operose fighe della alunni, de'quali 35 godevano posto gra-
rarità, con immenso vantaggio della so- tuito: 35 paga vano solo la metà della doz-
cietà. Tutte a tutti penetrano ancora
,
zina, ch'è di lire
700; beneficenza sovra-
nelle faiuigliede'ricchi, per le quali apro- na accordata coloro che \w.nft si
a'Iìgli di

no nelle loro case pio riliraiienlo. — 24. meritarono dello stalo. Vi sono annesse
y4sili di carità per l'infanzia a s. Zeno, le scuole del corso fìlosotìco, e del ginna-
olla Cattedrale, a s. Maria in Organo. sio, frequentato ancora dagli esterni, il

Istituiti nel 1837 e governati dalla Cotn- regio delegato é presidente di lutto l'isti-

minsìone di soccorso per gli orfani ri- tuto, e superiori interni al convitto sono
masti dal cholera, il viceré arciduca Ra- il provveditore e il censore. Lo stabili-
nieri se ne dichiarò prolettore. Le disci- mento é a carico dell'i, r. erario per lire
pline che danno regola a questi usili, la re- g4,ooo. Corso filosofico alunni 1 8o,ginna-
ligione posta a base e anima di tutta l'o- siale246, educatori 20. 27. Imperiai —
pera, il leutperato sistema d'insegnamen- regio collegio delle fa. mtdleagli Angeli.
to adottato, la direzione ch'éatlidata ad Per decreto reale fu aperto nel 8 2, mi- 1 1

?ccle$iuslici di conosciuta probità e fede, gliorato iu seguilo dall'ìmpcraloie Fiau-


i84 VER VER
Cesco I, ^5 posti
clie vi slabiTi gtaluili e leltl veneziani. — 29. Collegio degli Jc->
25 a mezza pensione. Quanto ricliiedesi ro//7/. Nel i44o '*^ fondò Eugenio IV Pa-
ad una signorile e ben intesa educazione, pa, stato canonico di Verona e zio del ve-
tulio si Uova in <|Ueslo collegio, retto da scovo d'allora cardinal Conduluiero, a be-
una direttrice, col magistero di approva- nefizio di 24 chierici addetti ai servizio
le istilutrici. Vi è preside il regio delega- della cattedrale. Gli accoliti al presente
to , e sorvegliatori doe scelti tra' nobili vivono nelle loro famiglie, ricevendo un
della città. L'i. r. erario versa per questo annuo assegno: frequentano le scuole del
istituto annue 86,85o. Educatori 6,
lire seminario, oltre alcune proprie, come di
educatrici 1 5, ammessi all'istruzione 8o. canto Gregoriano e ceremonìe siigre. So-
11 cav. Mulinelli dice insegnarsi il legge- no diretti da due canonici e da un mae-
re, lo scrivere, i principii della religione, stro. Il collegio ila un'entrata propria. E-
della morale e della storia, il disegno, il ducatori 2, accoliti 22. — 3o. Dottrina
cucire e il ricamo. Stabilita la pensione Cristiana.Lo zelo che dimostrarono senj-
in lire 6oo, a un centinaio le piazze, 25 pre vescovi veronesi nel promuovere l'o-
i

gratuite, 25 per sola metà pe'fìgli di uo- pera della dotti ina crislian.t, tlopo il bel-
mini che nell'armi, nelle civili ammitii- l'ordine in che l'avea posta il vescovo Gi-
slrazioni, nelle scienze e nelle arti avesse- berti,inossealc<mi pii successori, dal 1 635
ro renduto lunghi e utili servigi allo sta- al 1664, a dotarla d'annua rendita, che
to. —28. Seminario a s. Maria in Or- viene impiegata in assegni agli operai, iti

gano. Il vescovo cardinal Agostino Va- premi, in soccorso a'()overi infermi con-
lerio o Valter nel 1567 ne poneva altro- fiatelli e consorelle, in iloti a povere gio-
"ve le fondamenta. Lo traslocò nel 1695 vani le piùddigeirti nel fiequentar la dot»
dove ora esiste il vescovo Leoni, amplia- Irina. Scrisse il lodato d. Schlòr. Esem-
to in seguito da'vescovi Barbarìgo e Mo- plare è l'ardore onde e clero e nobili e
rosini, e ridotto quasi a compimento da' cittadini si faticano per (|uella. Fino da
vescovi Liruli e Grasser. E com posto d'un antica età vescovi di Verona drizzaro-
i

convitto di 92 chiericij d'un altro detto no con grande industria i'aninto a que-
di postulanti in numero di 100; e di un sto rauto di religioso ammaestramento,
3.° totalmente separato detto di nobili o sia coik savi ordinamenti e calile esorta-
collegio vescovile con 66 ammessi. Tut- zioni, sia colla presenza di lor persona, e
ti frequentano le medesime scuole, che pigliandone il reggimento, han-
essi stessi

SODO ancora aperte agli esterni. I chierici no promosse le sagre cateche-


stabilite e
interni ed esterni erano neh 838 dai 53. si. Obbielto in vero da non si poter mai

Corso teologico, alunni iio; filosofico, Iroppo comfnendarp, dal cui fatale tra-
i2o;g»nnasiale, 4oo; 3." elementare, 60. sandamento, o dalla deplorabile poca sti-
Gode alcune rendite proprie, che sebbe- ma in che si liene procede in ispavente-
ne non lo obblighino che a sole 4 pensio- vole modo la crassa ignoranza d' oggidì
ni gratuite, vanno però ripartite a bene- in fatto di religione! Certo la Chiesa e
ficare da'3o a'4o alunni. All'istituto pre- avransempreobblighi im-
la ci vii società
siede mg.*^ vescovo, con due canonici; ha mortali a quel santissimo cardinale Car-
uo rettore, 3 vice-rettori, un prefetto de- lo Borromeo, il quale primamente ebbe
gli studi, un economo. Educatori 25, am- istituito nella sua Milano quello ragù-
messi all'istruzione o beneficali 690. Si uarsi de'fanciulli ed adulti d'ambo i ses-

tenga presente che io procedo sempre col- si nelle chiese i di festivi per esservi elu-
le cifre dei i838. L'edifizio è ampio e ben dili n'e'divini misteri e nella morale evan-
ordinato, con romana magnificenza e con gelica. E Mdano lodcvolcjjente si lenna
molta esattezza la voratu> disegno d'archi poi fedele alla piissimu costumanza, la
VER VER 185
quale indi si propagò in altri luoghi cl'I- vero per entro tanta sapienza e accorgi-
lolia (il tlolto editore can. Aristide Sala, mento, che ponno servire di sicura nor-
dopo aver in Mdano nel 1857 pubblica- uia a qualunque altra città divisasse in-
to i Oociiineiili circa Li vita dì s.Car- trodurre questa preziosa e utilissima isti-
lo, ivi neh 858 lia contìiiciato la stampa tuzione. Sopiintenduno a silFalta opera
tlclla Fila
Carlo corredata di dis-
(li s. in tutta Verona due sacerdoti deputali
icrtazioid : le due prime di <piesle sono dal vescovo, a' quali assistono 6 promo-
dite Irattalelli intorno alle Scuole della vitori, 3 ecclesiastici e 3 laici della pili

dottrina cristiana, e h' Catechismi in es- chinra nobiltà. Ogni distinta scuola par-
sa prescritti, itell'fircidi(jcesi di Milano. rocchiale ha tlue persone ragguardevoli
Originata 1' utilissima istituzione da sì a visitatori o visitatrici, secondo il sesso
gran sanlOj a cui (u tanto prediletta, in cui la classe ap[)artiene: le quali si pren-
e!>se trattasi de' mezzi di rimetterla nel dono prossimamenle in cura ciascuna
pristino vigor»-; a'tempi riuscirà opportu- scuola, assegnandole vari ullicìali a con-
na, e riuscuà di giovamento universale servare il buon ordine, ad istruire, a rac-

di (pianti amano sì rilevante materia, cogliere le limosine, a visitar gì' infermi


fpial è la cristiana istruzione de'faiiciulli, e ad ogni altro udizio richiesto. La coo-
avenilo per maestro s. Carlo, e conoscere perazione di tanti signori di gran nome
la pratica da lui introdotta nelt'avveii* reca a quest' opera cristiana un grande
turata sua arcidiocesi). Anzi torna accon- incremento di decoro, siccome pure ren-
ciò il notare, come rilevai nel voi. LXIII, de al sacerdote che catechizza piìienica-
p. 62 e 63, parlando delle scuole della ce e agevole il ministero suo, e serve al-

dottrina cristiana nella domenica, perfe- la gioventù, per suo eterno bene, ad im-
zionate da s. Carlo, che le scuole della parare la sublimissima, la più necessaria
domenica usale e cotanto magnilicateda' delle scienze , che per isvenlura dell' o-
protestanti, singolarmente in Inghilterra, dierna società, tra lo splendore degl'inge-
dove bau nome di Sabbatk-schools o ^ gni umani, è miseramente tra.sctu'ata! Bel-
Suiidajschools, sono in fine tolte di get- e a vedere la compostezza del
la infatti

to da così fdtta istituzione già tanto pri- portamento, l'alacrità dell'animo, l'or-
nia fiorente nella Chiesa romana. Papa dine meraviglioso che governa ed avvi-
Paolo V procurò di favorirla erigendone! va queste catechetiche adunanze di uo-
1607 nella basilica Vaticana la confra- mini e donne: le quali l'une dall'altre,
ternita della Dollrìna Cristiana, cui ar- secondo il sesso, affatto divise, e partite
ricchì di singolari privilegi. Or neliG4i ciast^una in 3 diverse classi di fanciulli,
volle Verona associare alla romana una di pili adulti, e di persone provette, si as-
consimile corporazione da lei formata al sembrano, traendovi gran gente, ogni do-
uiedesimo inlendiraento;e questa si èquel- menica e dì festivo nelle chiese parroc-
ia che in seguito venula a tanto maggior chiali. Ivi ogni classe, giusta l'età -e capa-
numero ed ampiezza e recata ad urdi- , cità sua propria, vien coltivata coti santi
iialiìtsimo stato, grandemente al presen- eddetlevoli esercizi, attissimi ad illustra-
te fiorisce. I suoi regolamenti, la cui pri- re le menti eziandio de'più rozzi coU' e-
ma origine risale al vescovo cardinal' Va- terne verità splendide della fede, e met-
lerio sul ileclinardel secolo XVI, poscia tere ne'Ioro cuori amore della santa leg-
di mano in manovennero nei
migliorati, ge di Cristo. I piccoli premi thein ogni

i83i e seguenti anni come poi meglio , tornata, dopo lo scambievole disputar di
dirò,pubblicati colle stampe da mg. "^Gras- due fanciulli, si dispensano al vincitore;

ser, accrescendoli assai acconciati a'gravi e assai più. le solenni e rigorose prove o
bisogni dell' età nostra. E vi Iraluce iu dispule che con tanto apparato di pom-
,

i86 VER VER


pa si tengono in sul finir dell'anno, fan- vani aveva aperte alcune scuole di cari-
no cliene'giovanili petti mantengiisiseni' tà pe'giovani; occupato in altre pie ope-
pre acceso uno spirito di lodevole emu- re invitò a pigliarne cura il sacerdote d.
lazione. Posseggo i seguenti 4 opuscoli, il Gaspare Bertoni, dandogli a tal uopo in
cui solo titolo conferma quanto di sopra dono la chiesa delle Stimmate coli'onnes-
accennai : Regole per la congregazione 60 monastero delle Terese. Questo vene-
della Dottrina Cristiana nella città e rando prete cede il monastero alle sorel-
promulgate da mg."
diocesi di P'erona, le della sagra Famiglia, ne edificò un

cardinal Agostino Valerio vescovo di altro presso alla chiesa stessa delle Stim-
della città nel i Sgo y rivedute ed amplia- mate, dove istituì uua specie di congre-
te da'vescovi della medesima inig.i Mar- gazione di chierici regolari , che tra le
co Giustiniani nel i6:\.6, Sebastiano Pi- molte opere di carità, a questa singolar-
sani nel 669, Gio. Francesco Barba-
1 mente provvedono della cristiana e let-
rigo nel 1703, e Giovanni Bragadino teraria educazione della gioventù. Fan-
ìielijSi. Novellamente riformate, e a- uo l'intero ginnasio, e la 2.' e 3.' scuola
datiate agli usi de' nostri tempi, per or- elementare. Educatori 16, ammessi all'i-
dine di mg.'' Giuseppe Grasser vescovo struzione i5o. L'ammiratore della reli-
di Verona,Wì per Valentino Crescini ti- giosa Verona d. Schior, dice che tali pa-
pografo vescovile i83i. Dichiarazione ben
recchi ecclesiastici piissimi e in parte
più copiosa della Dottrina Cristiana agiati, raccoltisi insieme da io anni per
composta per ordine della sa. me. di Pa- la propria perfezione, con un vivere e o-

pa Clemente Vili dal ven. cardinal Ro- perarcomuiie a modo di persone da chio-
berto Bellarmino^ ristampatacon qual- stro, e insieme attendere, secondo l'op-
che piccolo cangiamento con giunte
, e portunità e la facoltà loro, alla salute de-
d'ordine di mg.' Giuseppe Grasser ve- gli altri; benché si prefissero precipua-
scovo di Verona, ad uso della sua città mente la ritiratezza e nascondersi altrui
il

e diocesi, Verona dalla stamperia Toni- nondimeno il buon odore delle loro vir-
masi 832. Dottrina Cristiana breve
1
da tù e l'eOìcacia del zelo loro è tale, che tut-
farsi imparare a mente, ck'è la prima ta la città, popolo e clero gli ama e vene-
parte della istruzione composta dal ven. ra quali preti santi. Il superiore d. Ber-
servo di Dio il cardinal Roberto Bel- toni, amabile e onorando vecchio, assai
larmino , per comando di S. S. Papa versato nelle scienze teologiche, e special-
Clemente Vllf, ristampala con giunte mentenel governo dell'anime, era per co-
d'ordine di mg.' Giuseppe Grasser per sì dire l'oracolo pe' cittiidini, e pe' fore-
la grazia di Dio e della s. Sede aposto- stieri che a da lontano ricorrevano a
lui

lica vescovo di Ferona^ad uso della sua consultarlo in delle materie. Il suo senno

città e diocesi, Vevowa per Valentino Cre- e pietà sapeva con soavità mista a fer-
scini tipografo vescovile i833. Introdu- mezza condurre la comunità, che un so-
zione alla Dottrina Cristiana del ven. lo spirito gli animava tutti. Conversando

cardinal Bellarmino ,
ristampala con con loro, trovi che ciascuno nel pensare,
giunte per ordine di mg.' Giuseppe Gras- ue'sentitnenti del cuore, nell'esterior por-
ser vescovo di Verona, ad uso della cit- tamento fa riti-atto fedele dell' altro. Se
tà e sua diocesi, per li fanciulli non at- vuoi sapere che co^a principalmente si

tiper anco allo studio della breve Dot- renda in loro notevole, gli è umilia, c«-

trina Cristiana, Verona per Valentino rità, tratto alfabilissirno. Vivono poveri
Crescini tipografo vescovile 834- 3i.1 — e mortificali. Semplicissima è la stanza
Congregazione de' Sacerdoti alle Slini- e ogni lor masserizia, da per lutto però
«mre.NeliBjS l'arciprete d. iNicola Gal- regnando dilettevole nettezza. La picco*

I

V ER- VER 187
Ih chiesa, già appailenenle a'francescani, in vàrie parti della città, si partono in due
da loro restaurala, sempre riluce per raou- classi le le esterne. Le prime re-
interne e
dezza. Essi vi predicano ogni settimana, stano nella comune dimora, ove curano
e vi odono le confessioni de'soli uomini. l'interna scuola o convitto in cui ricevo-
Non acceltano doni, e tanto rigoroso di- no fanciulle agiate , e ragguardevoli de-
sinteresse li rende rispettabili a lutti. L'e- cadute; ed con pensione intera o di-
ivi

dificante scrittore tedesco , non dubita mezzata, e anco gratuitamente, con ogni
qualificarli: perla nascosta del clero ve- studio l'educano. Le figlie di Gesù ester*
ronese. Nella loro casa tengono una scuo- ne, dopo aver soddisfatto iu comune col*
ia o ginnasio pubblico, ove gratuitamen- l'altre suore a'consueti esercizi di pietà,
te insegnano a buon numero dì giova* escono a due o a tre la mattina, e distri-
netti scelti per onestà di costumi. 32. — buendosi nell'esterne scuole pe' diversi
Le Cosimo e a s.
Figlie di Gesti a s. canti delta città, ivi si restano tutto il di
Biagio. Nuovo 1B09
istituto eretto nel a loro udicio, e in sulla sera si restitui-
daUucerdoted.PietroLeonurdi,nel 1816 scono airistituto. Queste esterne, tranne
approvalo dall' imperatore Francesco I, necessità o convenienza, non ponno an-
ed encomiato in più rescritti puntificii. dare in altri luoghi.Le loro scuole sono
Ila case filiali a Modena e a Ueggio, esi utlimainenle disposte e governate. Oltre
dedicano alla educazione delle giovani. A i lavori confacenti al sesso, insegnano le
f. Cosimo, dov'è il centro dell'istituto, ol- cose elementari: la religione, la pietà, la

tre un convitto di i5 alunne, con istru- morale ne hanno la priucipalissima par-


zione più elevata negli studi e ne'Iavuri, te. Ogni mese almeno accompagnano le

vi è una scuola per 65 civili esterne. A fanciulle nelle parrocchie a ricevei e i san-
i.Biagio poi scuola peri 70 fanciulle po- ti sagiainenti,e inciascuna festaalla mes-
vere, con soccorso alle più bisognose di sa eal catechismo, riportandole alla scuo-
vitto e di vesti. Neh 838 erano l'educa- la, ove nel giardino o altro luogo le trat-
trici 18, l'amntessea istiuzionei 5o. An- tengono sino a sera per ricrearle onesta-
che di queste figlie di Gesù intesse l'elo- ntenle. Modesto è il vestire, verecondo il
gio d. ScUlòr,conie benenterilo della cri- portamento, castigato il parlare colle sco-
stiana educazione. Fermano propriamen- lare. Dura l'educazioneallefanciulle, fin-
te un ordine religioso, senza però solen- ché sonoatte aentrare al servigio in buo-
ni voti perpetui; unicamente dojtu la lo- ne case, o convenientemente allogarsi. —
ro probazione o prova riimovano ogni 33. Le Figlie del Cuor di Grsìi. An-
due anni promessa a Dio e all'istituto di na Brunetti di Venezia cominciò l'istitu-
vivere in esso ubbidienti, caste e povere, tu neli8io nella parrocchia di s. Stefa-
senza rinunziare tuttavia i diritti di pro- no, da dove neh 835 fu trapiantalo nel-
prietà. Al termine di ogni biennio sono l'antico monastero delle Maddalene, do-
libere dall'obbligazione contralta, finché ve s'aprirono scuole gratuite alle pove-
compililo anni lian .sicurtà di riujianere re. Educatrici 3o, femmine ammesse al-
nella congregazione per tutta la vita, sol l'istruzione 5o (temo errate le cifre).

che tengansi fedeli alla vocazione. Altea- 34. LeSorelle della sagraFainiglia,al'
dono alla propria perfezione, e insieme a le Terese e as. Domenico. Le fondò Leo-
giovare il prossimo non pur colla pre- poldina Naudet nel 18 16, con approva-
ghiera e l'esempio, ma singolarmente al' zione sovrana e pontificia neh 833 (cioè
levando puveie ragazze nel vivere co-
le diGregorio XVI col breve Eu est mi-
stumato e cristiano, e diconsi Figlie di serrima noslrorum temporum conditio,
Gesù per le scuole di carità ossìa gru- de'20 dicembre, Bull. Rom. coni, t.i^,
liiile, E siccome haunu scuole iu casa e p. 299» avendone pretiedeotemeule fatte
i88 VER VER
esaminare le regole Pio VIIeLeooeXII: li versavano In desolanti calamità per le
già ne diedi contezza nel voi. LXVII, p. vicende politiche. Finalmente un pio sa-
323). Di questo novello ordine,priocipia- cerdote la confortò a passare a Verona,
to con faustissimi auspìcii, se ne deside- come luogo più d' ogni altro acconcio a
rò la diiriisioue in altre città, come uno fondare una religiosa comunità, secondo
de' più adatti a fornire la più completa lo spirito e il disegno da lei concepito. Vi si

educazione Per que«


alle nobili donzelle. portò nel 1807 quando un fatai colpo ster-
ste è in Verona un convitto a s. Teresa minava gli antichi ordini religiosi , e si

eoo 24 alunne, un altro per le cittadine sii inse in santa amistà colla pia marche>a
a s. Domenico con i 7 alunne. Le sorelle di Canossa. Divisasi nel i8 17, entrò nella
della s. Famiglia fanno anche lu scuola casa a s. Teresa per darvi principio e for-
a I 00 fanciulle esleiiie, istruiscono le gio- ma alla sua religiosa congregazione, po«
vani della parrocchia avanti la cresin)a co dopo cui approvazione di Gre-
la

e iu couuinione, danno ricetto alle gio- gorio XVI


santamente ella mon. Le a-
vani signore per gli esercizi spirituali o- vea imposto il nome di Sagra Famiglia
gni anno in s. Domenico; raccolgono le per la tenera divozione che nudriva a
(anciulle al dopo pranzo delle feste. E- Gesù, Maria e Giuseppe, e perchè voleva
ammesse all'istruzione 141.
ducatrici 60, che r operoso silenzio della sagra Fami-
Largamente ragiona di quest'istituto d. glia, fosse alle religiose sue bello esem-

Schlòr ,
premettendo la biografia della plare, in cui tenendo fisso lo sguardo, di
fondatrice, la cui vita olire s'i bella prova mezzo alla vita attiva mai non perdesse-
di quelle vie adorabili onde la divina ro di veduta le cose del cielo. Molti e sa-
provvidenza conduce l'anime elette a* vi ordinamenti ella fece al conseguimen-
grandi suoi fini. Traendo origine da illu- to dell'alto suo fine. Statuì che le gio-
stre famiglia francese di Soissons, si Ira- vani da ammettersi fossero di vita irre-
sferldessacon Francesco Lorena quan- di prensibile, pie, fornite di buon giudizio,
do mutò quella ducea colla Toscana, e il docili, atte ad insegnare, di ferma sanità,
suo figlio Leopoldo 1 la levò al s. fonte di maniere dolci e affabili, nella civile e
e le impose il proprio nome. Questo segui cristiana educazione sperimentate. Ri-
a Vienna quanilo divenne imperatore, chiese da esse di lunghe prove; e prima
dopo aver ella pcr<lulo genitori, ed esse- i uno spazio detto di postulato, poscia un
re stata educata ne' monasteri di Tosca- noviziato per due anni, al cui termine el-
na e di Soissons. iS'ella corte fu assegna- le fanno i voti semplici e pigliano l'abi-
la educatrice e maestra nell'idioma fran- to dell'istituto, restando coAallri 7 anni
cese de'giovanetti imperlali; e ne' o anni 1 innanzi i voti solenni. Ciascuna deve a-
che vi rimase seppe ivi pure servire Dio ver la dote, e il viver delle suore è in tul-
esemplarmente. Ritiratasi a Praga col- io comune, il reggimento di tutte le cose

Pai ciduchessa Marianna, ivi giunti trap- i dell'istituto dee dipendere dalla superiora
pisti d'ambo i sessi fuggenti dalla rivolu- residente in Verona^ eletta a vita. Per l'e-
zionata Francia , consideratido essa la ducazione l'istituto insegna, oltre le cose
compostezza e serenità dell'animo delle religiose, la storia sagra e profana, gram-
religiose, sentendosi disposta alla vita con- matica italina, stile epistolare, calligrafia,

templativa, deliberò di farsi Irappense aritmetica, geografia,liiigi>elrancc8e e ale-


nella casa loro assegnata nelle vicinanze manna, il disegno, la pittura e ogni manie-
di l'rHga,ma la corte e il nunzio aposto- ra di donnesco lavoro. Di tuttociò si pren-
lico l'impedirono. Predominala dalla vo- dono cura le religiose, non comportando
cazione leligiosa, nel 1799 si recò in di- l'istituto maei»liecstranee,pel sicuro man
Tersecillà d'Italia, quaudulutli gl'i&lilu- leuimculo deU'inuuccQza e pietà dell' e-
VER VER «8.1

ducande. La danza e la musica essendo e- pietà de' veronesi non isfuggì tale vero;
scluse come pericolose. Oltre al convillo e non è per verun modo amor leggero di
delle nobili donzelle, altio ve n'alia per novità, quello che gli ha mossi e condot-

quelle di civili e agiale famìglie, le quali ti a tanle istituzioni novelle. Loro disegno

con minor spesa vi apprendono ad esser 8i fu attemperarsi, il più die potevano,

savie e cristiane goveruatrici di loro cn> alle condizioni dell'età nostra, la quale si

se. Contìgue al chiostro sono le scuole lascia più facilmente tirare e prendere a
pubbliche, aperte graluilaraenle alle gio- ciòth'è nuovo, che non al vecchio o anti-
vani, ove una proporzionata educazione co. Quantunque debbansi avere in altis-

va di pari col zelo della pìeià cristiana e sima riverenza gli ordini antichi, che ras-
della vi rtù. —
35. Le Sorelle Minime di sembrano nella vita religiosa a quell' an-
Maria y4 ildoloraia a s. Maria inOrga- nose quercie che han le radici profonda-
no. Nel 1822 l'istituì la nobile Teodora mente fitte nel suolo (risplendenti dal-
Campostrini, approvale dal sovrano nel l'aureola d'infinite benemerenze colla so-
1829, e dal Papa nel 833(GregorioXVI
1 cietà universale), nondimeno non può
col breve Qiiaw(]iiam religiosas, de' 26 negarsi, ciò che la storia ne insegna, aver
aprile, 5w//. Reni, cont., t.19, p. i2 2,ove ogni periodo della Chiesa sortilo e quasi
sono pure riportali gli statuti). Faceva- ingeneralo un suo propizio mezzo di salu-
no la scuola all' estere giovani, le dispo- te contro quel male particolare che il

nevano a' ss. Sagranienlì, nelle fcNle le travagliò. L?ionde non è ragione da riget-
raccolgono all'oratorio la mattina, e alia tare, per dir così a priori, verun novello
ricreazione nel dopo pranzo. Educatrici istituto. Imperocché quantunque l'essen-
IO, ammesse all'istruzione i5o.Dice di za degli ordini religiosi dimori nell'osser-
più d. Schlor. Le costituzioni ritraggono vanza de' consigli evangelici, la quale è
assaissimo dallo spirito di s. Francesco di da per tulio la slessa, resta tuttavia lar-
Sales, hanno clausura e voli solenni. Si go campo ad una varietà di forme (come
occupano principalmente della vita spiri- pure nella scelta de' mezzi e nell'esecu-
tuale e interna, congiungendo insieme la zione dell'opere), che dalle peculiari ne-
cura educazione delle giovanelte
dell' ,
cessità e tentlenze del tempo, come di per
in bene delle quali tengono aperta un'e- se, si derivano. » L'età nostra domanda
sterna scuola. E qui l'autore fa al- dalle religiose comunità una lai modera-
cune gravi osservazioni, le quali si pon- zione e pieghevolezza, the affissando sot-
no applicare anche al generale. E per- tilmente l'occhio nell'indoledella gene-
chè, egli dice, in Veiona dove fi tiene razione presente, vogliano con libertà di
peculiarmente rivolta la mira all'edu- accomodai eì a ciò che il tempo of-
spirito
cazione della gioventù, non si ristoraro- veramente buono ed innocuo;
feiisce di
no gli antichi ordini di religiose, di che mentre dall'altro canto con risoluta fer-
molli ivi erano un tempo (basta leggei ne mezza, scevra tuttavia da modi aspri e
il novero ricordalo, dell' Ùghelli), le or- buibanzosij faccian contrasto a tuttociò
soline, le salesiane, le beuedetline,le quali th'è male ed allo a corrompere. Ufìicio
lanlo ben meritarono per secoli in que- per verità difìicile, se altro ve n'ha, a cui
sta parte? Gli ordini antichi hanno una trattar degnamente richiedesi nullame-
regola non solo approvata, ma conferma- no la scienza de' santi, che la conoscen-
ta da lunga esperienza, e godono il teso- za de' tempi 1
" — 36. Scuola di Cari-
ro de' ricchi meriti de' loro istitutori, e la a s. Giorgio. Nel 1828 l'opri lo ze-
delle sanie anime che vi fiorirono, i quali lo di d. Alessandro Ferrais a bene delie
di continuo sui loro istituti invocano le giovanelte povere di quella contrada, ed
benedizioni del ciclo. Agli alti sensi di erano nel iS38 da i3o, olire da circa
igo VER VER
3o educate nella casa a dozzina, dirette 12,000. E con ciòintese a compiere il be-
da lina superiora e 3 maestre patentate. nefico voto dell'imperatore Ferdinando?,
— 87. Le. Serve di Maria alla Calte- che le sue fedeli città lo accogliessero non
fìrale.Lefonób nel 1829 la contessa Giu- con la festa di soli dispendiosi spettacoli,
lia OUolini, die insieme ad altre pie ma con opere di pubblico bene, quindi
donne apr\ una scuola di carità per le fu ottimo intendimento dell'ab. Giuliari,
accompagna all'oratorio,
fanciulle: le le di offrirgli l'imponente e mirabile qua-
dispone a ricevere i ss. Sagramenli, le dro di quelle che fiorivano in Verona, in
raccoglie e custodisce dopo pranzo delle
al questo forse a niuna seconda. A delta epo-
feste. —
38. Scuola eli Carila a s. Ma- ca gli educatori erano 3, gli animesi al-
ria in Organo. L'arciprete di s. Stefano l' istruzione 1 5 maschi. Il cav. Mutinelli
d. Gaetano IMarlinelli avea chiamate da celebrando l' istituzione pia e perspicace
Deseuzano le Sorelle Signori, perchè in del sacerdote Provolo, morto a'4 novem-
unione ad altre pie vergini aprissero una bre 18425 aiutato dalle largizioni de'suoi
scuola a vantaggio delle fanciulle povere concittadini, cui la religione, l' umanità
della sua parrocchia. Poco dopo l'istitu- in generale e gli sventurati in particola-
zione di (juesta scuola in s. Stefano, per re benedicono; tutto intento a scior la
difetto di luoghi convenienti, dovette es- lingua a' sordo-muti ; e ciò col far porre,
sere nel 1887 traslocata a s. Maria in Or- quando intuonavn la voce, sul proprio
gano. Le sorelle Signori hanno un inter- petto la mano del sordo-mulo, avendosi
no convittodi I2alunnc, poi scuola al- già osservato che quanto più si aveva re-
l'eslerno di 28 fanciulle; raccolgono an- sa pieghevole ed esercitata la lingua del-
ch' esse le giovani alla festa. Erano nel l'infelice, tanto più andava migliorandosi
i838 educatrici 7, ammesse all'istruzio- in lui la condizione dell'udito. Avendo
ne 4o. —
3g. Scuola pc' Sordi-Muti a* sempre vagheggiato 1' argomento, oltre
Colombini. Allievo del eh. d. Giuseppe il riferito e indicato nel citato articolo,
Venturi, l'altro sacerdote d. Antonio benché pure in altri luoghi ragionai degli
Provolo, dopo l'esercizio d'alcuni anni stabilimenti Sordo- Muli, dirò che si
i\e

che insegnava privatamente a'sordi-niU' è stampato: Jl primo istitutore de Sor-


//, divisò istituire una puhhiica scuola in do -Muti, parole del cav. direttore ab-
soccorso di c]uest' infelici. Ehbe la chiesa bate Gio. Ballista Coslardi, lette in oc-
di 8.Maria del Pianto, detta Colombi^ i casione del pubblico saggio degliallievi
ni, con una casa annessa, dove associatisi dell'i, r. Istituto Lombardo- Feneto de'
i]i\e altri sacerdoti, stabilì la pietosa e pa- Sordo-Muti, al chiudersi dell'anno ^co-
zientissima istituzione nel 1 882. Avverte /<j.s7;coi 858, Milano i. r. stamperia 858. 1

il eh. conte Giuliari, che nel ]838 sta- E la Civiltà Cattolica, serie 4''> *• 2, p-
vasi per fare acquisto d'un orto ed' un 347 dà contezza de' Cenni suW Istituto
altro locale contiguo, troppo necessario di^ Sordi- Muti dello Stalo Pontifìcio, r-
per accogliervi i)uon numero di giovani sistenle in Roma presso le Terme Diocle-
sordi-muti, alcuno avendone già raccolto ziane, Ruma i858; e del Regolamenln
nella propria casa. Gli nitri intervengono interno dell' Istituto de' Sordi- Muti in
.solonilascuohi.il consigliocomunale,nel- Roma, ivi i858. ^o. Scuola per le —
l'agosto di detto anno, persuaso altamen- Sorde- Mute a ss. Giuseppe e Fidenzio.
te di questa bencnca o[)era, anche da' Ebbe principio nel 1882 sotto la dire-
pubblici saggi che ne diede T istitutore, zione del sullotlalo d. Antonio Provolo;
che giunse con nuovo ingegnoso trovalo ne presero poi cura le canosse figlie dellti
persino a [av parlare ecantare suoi «I- i Carità, come accennai nel n." 28. Alcune
hevi, la volle soccorrere col dono di lire pi.e duine provvedono al inantenimcnlo
VER VER ifjc

delle 8 povere allogate a con villo in una Sebasliano de* gesuiti ; essere del loro p.
. vicina casa, cioè quanle etano nel 1 838, Pozzi il disegno del sontuoso aliare mag-
I alla quale epoca due erano l'educa- giore, del Marinali vicentino la grande
trici e 17 le ammesse all'islruzione. = statua nel n»ezzo, ma delle 8 colonne di
III.Slabilimcnti di sola islruzione. =z rosso di Francia, commendate dal nome,
^K, 4i' Iiiiperiali regie saiolc elcmcnlori due rimangono nascoste. Dtdie due co-
^m maggiori maschili a casa Pellegrini. I- lonne dell' altare di s. Sebasliano, del ve-
sliluite nel1821, un anno dopo conla- ronese mischio di brenlonico, si conosce
vano 349 alunni, indi crebbe il numero facilmente come Verona non manca di
quasi del doppio. Sono divisi in 4 da'si, marmo eguale per ogni conto alla bellez-
oltre alla scuola di disegno, e quella per za de' marmi antichi. Avverte il INIulFei,
domenica in numero di Sy.
gli artisti la 1 che non sono di muro le parti architetto-
Vi è un direttore, un catechista, e 9 isti- niche del tempio, benché tali compari-
tutori. Questo e il seguente istituto so- vano per esseie imbrattate da'muralori
no stipendiati dalla sovrana munificeu- con quella tinta, essendo tulle di buona
«a. La comune aggiunge lire 6,356, pel pietra. La pala di s. Ignazio, la disse del
(ìlio de'locali. Nel i838 erano gli educa- Balestra, la prossima del Ciguani, il s.

tori i,i maschi ammessi all'istruzione


I Francesco Saverio sentbrare flel Ccippa,
628. —
4^' Imperiali regie scuole eie- il 8. Sebastiano è beli' opera del Crenla-

menta ri maggiori femminili a' ss. Apo- na. Opera stimala era quivi, anche pri-
stoli. Aperte nel 1828, divise pur queste ma fatta in tavola nel i5o7 ùa Bartolo-
in 4 classi, le dirige un ispettore e un ca- meo Montagna, che altri dice veronese,
techista, e nel 838 coniavano 2 educa-
I altri vicentino. 11 soUìltu è di due forestie-
tori, 4 educatrici, e 2o3 femmine am- ri. De'<|uadri incassali nel muro in allo,
messe air islruzione. —
43. Scuole ele- • principiando a dritta dell'altare graiide,
mentari minori maschili a ss. Naza- e proseguendo intorno, gli autori a tem-
rio, Stefano, Bernardino e Luca. A po del Malfei erano cos'i disposti: lìide-
n)iiggior comodo de' giovauelti degli e- stra,Drentana, Giù. Ballista bellotti, Car-
sliemi lati della città furono istituite, e lo Salis, Torelli, Tiepolo, Odoardo Peri-
sono a carico del comune. E' qui com- ni, Torelli di nuovo. Santo Prunati, Do-
presa la scuola elementare israelitica. E- rigiù. Di questo sonoancora tulli chiaro- i

ducalori 7, maschi ammessi all'istruzio- scuri sollo, e del Balestra è il bel quadro
ne 25o.— 44- Ginnasio Comunale a sulla porla. Allorché il dotlod.vSchlor det-
s. Sebastiano. Dopo la soppressione de' tava il suo magnifico scritto intorno a
gesuiti seguitarono pur tuttavia le scuole Verona, quivi era di fresco, dopo s'i lun-
in questa loro casa stipcodìate dal comu- ga stagione, tornata ad avere stanza la
ne. Ristabilito il benemerito ordine da veneranda compagnia di Gesù. Perciò e-
Pio VII, sino dal i83o il municipio invi- gli volle offrire ancora a lei una pagina,
tò i medesimi siccome celebri e-
gesuiti, calda di religioso affetto, in cui ramme-
ducalori della giovenlù, a ripigliarne la mora come ne' pelli de' buoni veronesi
direzione, indi a' 20 settembre i838, il vivesse da gran pezza accesissiaio il ile-

consiglio comunale deliberò la cessione siderio di riaver la compagnia tra loro;


del ginnasio a'gesui li, assegnando 84,000 e come alfine, perla pia laighezza del no-
lire pel restauro della casa, e lire 4^00 bile e saulo sacerdote d. Pietro Albertini
d annua dote. A tale epoca erano gli e- ciò ai fosse recalo in opera nel 1837 con
ducatori 8, gli ammessi all' islruziono somma letizia del clero, della nobiltà e
192. Il Malfei racconta, ch'era magnili- del popolo tulio, tenerissimi de' gesuiti.
':a r idea della facciala della chieda di s. Poscia pubblicò la Gazzetta di T'erona^

192 VER VER
e riprotlosse n p. 100^ il Giornale di e il lavorare occupa lutto il leu»po loro,
Roma del i85i.»» Verona apre il cuore iì che nulla ne rimane all' ozio e a'giuo-
a liete speranze. I rr. pp. della Compa- chi pregiudizievoli : nelle feste passano
gnia di Gesù il dì 2 5 correnle ottobre buono spazio del giorno nella chiesa, e il
hanno istituito il noviziato in questa cit- resto spendono in ricreazioni innocenti,
tà (ossia casa di probazione), nei conven- e ciò sempre sotto occhio de' religiosi 1'

lo di s. Giorgio, eh"" è propt ietà ilei rev. maestri e maestre, i quali non che punto
d. Alessandro Ferrais, rettore della cine- ttnbare quel loro fanciullesco sollazzarsi,
sa,a cui è quello attiguo. Tutti quelli, con savie industriosi modi il fanno loro
che non hanno le traveggole agli occhi, più grato. Eziandio nelle pubbliche sc\io-
the giudicano con cognizione di causa, e le d' insegnamento, le (|'.iali son pure ila

senza lasciarci trasportar da passioni, ne ecclesiastici governale, non s'iia miuovsol-


godono in sommo grado, e pregano il lecitudine del buon costumeepielàdei^Ii
Ì5Ìgnore che l'inclita Compagnia, uno scolari, che della diligenza e avanzamen-
de' principali propugnacoli di s. Chiesa, to loro negli sludi, De'privati istituti poi
possa fra breve ricondursi ne' suoi pri- hawene molti chea prima condizione
mieri stabilimenti. Fiallanto sia lode al- dell' ammeltei vi fanciulli richiedono in
i

l'ottimo rettore sunnominato, che, come essi una provata savia condotta, e quindi
nel 1848 quando fu iniquamentedisper- stampano quasi di per se questo bel di-
sa la Compagnia di Gesù, a braccia aper- stinti vo sulla gioventù che li frequenta,
te, e di lutto cuore, accolse i rr. padri, e la quale sente in tal guisa spronarsi a vir-
a quantipotèdie'alloggio inquelconven- luosa etnulazione. » Sì : ima vita tuli.»

lo, così ora aggiunse ivi loro tanlodi luo- confoime a'piincipii della cristiana fede,
go da poter essi piantare una casa prov- è lo scopo principalissiuio cui qui si mira
visoria di noviziato ". /\.5. Scuola di e .s' agognacollivamento della gio-
nel
pillili a alla Gallina. E' diretta dall'ac- venlù. berciò fin dall' età puerile s' av-
cadetuia di pittura, fondata dalla repub- viano i fanciulli alle pratiche di divozio-
blica veneta nel 1 764. Agli alunni vengo- ne, alla preghiera, all' usar frequente al-
no dati4premi, ed unodi lire 24operun le chiese, e innanzi tutto ai confessarsi
quadro di concorso. La conìuiie soccorre spesso; anzi per la più parte de' giova-
questa scuola con annue lire 290:72. E- netti si celebrano ogni festa nelle varie
rano neh838 educatori 21, gli am-
gli congregazioni ed oratorii i divini uflizi
messi all'istruzione 20. Ecco poi come con appropriata pompa e divozione. lu
r accmato vagheggiatore di Verona d. questi oratorii e mercè de' catechismi
Schlòrdescrivcreducazionedellaverone- della dottrina cristiana sì eccellenlemen-
fee gioventù. Forma in Verona anzi tulio te condotti, a'quali tanti e sì ragguarde-
ilpunto luminoso de'molteplici sforzi che voli laici studiano di cooperare, la gio*
ivi si fanno di cristiana filantropia l'è- venlù ammaestrasi nei miglior modonel-
Uucazione della gioventù, la quale è qua- le cose di religione, e difendesi da (|ueiri«
si esclusivamente aflidala alle mani del gnoranza, la quale altrettanto che il ba-
derò e delle congregazioni religiose. L'è- gliore di sapienza fallace, è madre feconda
ducazione, le scuole e le altre varie isti- dimiscredenza e di vizio. E quando anco-
tuzioni quivi non sono ristrette al suoeiu- ra in tra v venga che le i)ollenti passioni e le
dimenio; ma invece la tendenza loro è di* occasioni reespengano poscia in parecchi
retta a formare nomini utili o dabbene al- questo spirito di religione, resta tuttavia
lu Chiesa e allo Stalo. I fanciulli, special- per consueto I' esteriore almeno di lei,
mente della gente povera, stanno quasi restano (juelle divote pratiche cui l'ani-
tuUo il dì nella scuola, ove l'apprendere ino si assuefece da' primi aani, ed iu
-

VER VER 195


ispecie la conf«ssione,inercè la quale age- splendido argomento della forza mira-
vole è il rilevarsi a bontà di vita". Gran- bile della fede. Egli tocco da tenera pie-
de è adunque il vantaggio dell* insegna- tà verso i fanciulli poveri, tra' quali si

re, come
Verona si fa, hi religione e la
in trovano sovente degli assai buoni inge-
pietà non in modo puramente teoretico, gni, perchè Dio sparge suoi doni senza i

nia eziandio praticamente, e che questo distinzione di ceti, li raccolse, mantenne


insegnamento si continui sempre di poi e istruì, per loro accattando la sussisten-

anche all'età virile. Itnperocchè gl'istitu- za. Ebbe da virtuosa donna una casa e
ti de* così delti oratorii e della dottrina vi allocò il suo nascente istituto d'educa-
cristiana, le religiose confraterni te, le spe- zione. Or la fiducia illimitala ch'egli,
ciali feste delle varie compagnie, oorpora- non altiimente che il vicentino s. Gaeta-
rioni e collegi, dal popolo più volgare in- no, ripose nella divina Provvidenza, ope-
fjnoa'grandijSono mezzi eUlcacissimi on- rò sì che mai smarrì d'animo, benché
de eccitare i vari ordini a certi esercizi dovesse provvedere a'bisogni di 3oo gio-
di pietà, e stringerli fra se in dolce con- vanetti. Egli però diceva, nella semplici-
cordia; mentre d' altro lato porgono al tà della viva sua fede: // ricettare i po-

clero bella occasione d' indirizzare a'fe- veri fanciulli, guest' e opera mia; ma il
deli, giusta la condizione e il bisogno di sostentarli, e- cosa, mio buon Dio, die
ciascuno, la parola di salute. Ciò che a tocca a voi. Fu per questo, ch'egli era a
scienza profana s'appartiene, in Verona Verona cagion di meraviglia e di venera*
se ne insegna meno, ma la s'insegna più zione. Faceva applicare i suoi allievi agli
solidamente. Si veglia più distréttamen- studi nelle scuole pubbliche del semina-
te che altrove sulla lettura de'libri. wAlla rio, per l'umane lettere e per la filosofìa;

pubblica moralità gli ecclesiastici e singo- indi gli avviava alle belle arti, sia alla teo'
larmente i parrochi ha n l'occhio sempre logia, sia alla medicina, sia alla giu-
inteso: i concubinati sono prestamente di- risprudenza, lasciando loro in tulio libe-
sciolti, o sanati con maritaggi : giovani e ra r elezione dello stato. ]Nè minore fu
donne di vita vagabonda e scorretta sono la paterna sollecitudine per le ragazze
consegnati al clero perchè li rimetta in indigenti, facendole esercitare da discre-
iria; i poveri sovvenuti abbastanza d'aiu- te donne ne' lavori propri del sesso, e
ti, la cui convenevole partizione è in ma- specialmente istruendole nel governo pra-
no similmente al clero; ma al tempo me- ticoedomestico della casa ; quelle di mag'
desimo confortati e stretti ni lavoro, al gior capacità ammaestrandole a cose più
frequentar delle chiese, al buon alleva diincili, di lavori e mestieri; il tutto ac-
mento de' figli. L' autorità civile opera compagnando colle pratiche religiose, a-
d'amichevole intelligenza con la eccle- vendo a cooperatori zelanti ecclesiastici.
; e guarda ue'confini della decen-
siastica := IV. Scuole private a mercede. = i
."

za i pubblici interteuimenti, a'quali Ve- Elementari maschili. Da maestri paten-


rona non è d'altro canto soverchiamente tati, in ciascuna scuola deve essere uu sa-
inchinevole". Dunque mi sarà lecito ap- cerdote che ne diriga l'insegnamento re-
plicarle l'aureo molto della Ciiùltà Cat- ligioso. Nel i838 erano gli educatori 5o,
tolica : Beala!} populus, cuius Domi- gliammessi all'istruzione 6S2 maschi. 2.°
lìus Deus eius. L'istituto del benefico d. Elementari femminili. Da maestre pa-
Mazza dall'egregio Schiòr si quaWlìcò del- tentate, con un sacerdote catechista. E-
la provvidenza, opera puramentefonda- ducalrici 87, ammesse all'istruzione 8 10
ta da Dio e sorretta da Dio; la pili bel- (ttìMXì'iae. 3." Ginnasiali. I maestri sono
la e la pili sublime di che Ferona ah- obbligati a condurre i loro alunni per
hia in rispetto religioso a gloriarsi ; gli esami semestrali al regio o al comu-
VOI. xciv. i3
-

194 VER VER


naie ginnasio. Educatori -'), ammessi al trattenimenti di giuochi, o recite, o can-
l'isti uzione 1 8 maschi. 4" Ripftitoridifi- to. Il numero de'giovani che intervengo-
losojia^ fisica e. matematica. Erano due no a queste diurne e serali ricreazioni è
e ripetevano a' giovani e spiegavano le un 3.° circa minore di quello notato nel
lezioni del corso filosofico. 5.° Privatisti ^."quadro. Anche rullunogiornodicar-
del corso legale. Per grazia sovrana ad nevale si passa da* giovani degli oratori!
alcuni giovani si concede percorrere il in allegrezza innocente: vengoiiocondot-
corso legale della università nella pro- ti da'4oa'70 per ciascun oratorio in qual-

pria patria sotto la guida di privati mae- che suburbaua villa, dove hanno pranzi
stri. A Verona due ebbero la patente, di- e giuochi. Le giovani raccolgoosi in 7 isti-

stribuendosi fra loro le materie dell' in- tuti femminili, pure al dopo pranzo del-
segnamento, sì che r uno tratti le filo- le feste, dove in mezzo a onesti e lieti ri-

sofiche politiche, e l' altro le positive- creamenti, ricevono dalle buone religio-
giuridiche. Gli esami però debbono farsi se cosà pei' via di familiare conversazio-
aM'universilà. Maestri 2, e i 2 studenti. ne ottimi esempi e consìgli di virtuosa
6." Maestri di belle arti. Maestri in iscul vita, e in un di civile coltura. Il numero
tura 2, e in pittura io; d' ornato 5. Stu- delle giovani racculte è anche maggiore
denti e dilettanti sopra i6o. Da qualche negli ultimi giorni di carnevale. A me pa-
anno è istituita una pubblica esposizio- re che questo sia il luogo per far cenno
ne. Anche la musica è coltivala congran- di quanto altro scrisse d. Schiòr, dell'i-
de autore io Verona. De'maestii di pia- stituzione pel buon coltivamento de'gio-
no-forte se ne contano io, con 2 3o sco- vanetti, detta degli oratorii, la quale già
lari: dilettanti saranno fra tutti ben
i introdotta da s. Filippo Neri , non pure
8oo, cioè uomini 3oo, donne 5oo, con sta in fiore in Verona presso la congre-
circa looo piano-forti. Suonatori d'altri gazione de'pp. filippini, egli dice, ma e-
stromenli, artisti e maestri 5o, dilettan- ziandio in tutte le parrocchie, e io alcuna
ti320. Quanto a musica vocale artisti altra chiesa della città; e pel gran van-
5o, dilettanti loo. =
//. Quadro: E taggio che se ne ritraeva si andava dila-
ducazione cristiana della gioventù, ve- tando eziandio ne' luoghi e villaggi de'
ronese, cioè delle scuole della dottrina dintorni. Dopo averne descritta l'iiulole,
cristiana. Si suddivide nelle i5 parroc- {eleggi, i divoti esercizi, le opportune ri-

chie, nelle chiese sussidiarie e negli ora- creazionie gli effetti meravigliosi che ne
loriicheenumerai superiormente, e in di- derivano, conclude in questa forma.» Per
versi istituti, parimetjti descritti. I ma- le cose or narrate, non è possibile a
schi e le femmine che la ricevono sono disconoscere il che gli ora-
grande utile
classificati avanti e dopo la comunione, torii dtlla gioventù, sotto il governo di
col numero loro complessivo, e quello dei- zelanti sacerdoti, partoriscono alia socie-
la popolazione nel i838 ascendente a tà cristiana e civile, come pur la sperien-
51,570, divisa per parrocchie. = ///. za il pone fuor d'ogni dubbiezza. Peroc-
Quadro: Ricreazioni cristiane ne' giorni ché gli allievi degli oratorii si distinguo-
di festa pe' giovani e le giovani. In ogni dì no da per tutto d'infra gli altri per la so-
festivo dopo le sagre funzioni pomeridia- da conoscenza che hanno della religione,
ne della parrocchia, i giovani di ciascun per la costumata loro condotta e la pie-
oratorio, accoa)puguati dal direttore sa- tà, pregi cui per consueto serbano ezian-
cerdote, e da'chiertci assistenti, sono con- dio maturando negli anni. E frutto di ta-

dotti in gran parte i\\ Campo Fiore, o in li istituzioni tener lontano ne' dì festivi

qualche orto, n comune sollazzo. Nella r ozio , i giuochi ed i sollazzi coi rompi-
iuveraale stagione hanno anche la sera lori dell'auiiua, le male compuguie, ed
VER VER 195
alhj guasti che troppo spesso e assai per deplorando MalFei la perdita cleirantica
fempo all'età giovanile sì appiccano. Sen- teatro, i cui grandiosi avanzi negli ultimi
za che, viene in questa guisa allevandosi anni furono disotterrati, e probabilmen-
una scelta mano di giovani, i quali ser- te l'avrà pure celebrato nel suo libro,

von d'esempio ngli altri, e a bella imitazio- De moderni ttrattalOyV e'


teatri antichi e
ne gl'mtlucono". == IF. Quadro: Rias- rona 753,pressoAgoslinoCa vattoni; non
i

suntivo generale dimostrante lo stato at- che il palazzo del re Teodorico, la sepol-
tuale della istruzione in Verona, i . Sono tura del reAlboino, eie pitture nominate
notati gli studenti secondo le diverse ma- da Raterio nel X secolo. Anche dell'altro
terie dell'insegnamento, comprese le fem- insigne veronese Onofrio Panviniosi ha,
inine, e secondo la diversa maniera de- Antiqiùtatum Fe/'0/ie«*/*«w,lypisFram-
numero degli educatori e del-
gl'istituti: 1647. Comincerò col Maf-
botti, Patavii

l'educatrici, e numero totale degli stu- fei dal Museo d'iscrizioni, le quali tra tut-

denti d'ambo sessi. 2. Lo stato attuale


i te le spoglie rimasteci dall'antichità, so*

della beneficenza. 3. La spesa annua per no quelle che più insegnano, siccome as-
le opere di beneficenza e istruzione; cioè sai più parlano di tutte le altre; laonde
per la beneficenza sola lire 4^6,6 1 4; per nìun genere di monumenti meriterebbe
la beneficenza e l'istruzione lire 487,286; più d'essere conservato e custodito, ben*
per l'istruzione sola lire 53,22 1 : totale che nitin altro è stato più miserabilmea-
lire
997, 1 2 I . I santi e leggiadri futli fin te dissipato e negletto, e ciò per non a-
qui narrati, co' quali i benemeriti sa- ver pregio se non dall'erudizione e pres-
cerdoti Giuliari veronese eSchlor tede- so i dotti. Giacenti qua e là abbandona-
sco intrecciarono, quasi come tanti elet- te, ed a tuttoesposte, fatalmente sono sta*
tissimi fiori, olezzanti edificazione, per le dalla gente comune per diversi usi a-
trari)e imitazione,un non caduco ser- doprate come l'altre pietre, singolarmen-
to a fregiarne Verona, insieme olfrono te nelle fabbriche, infinite essendo le get-
q chiunque del vero bene degli uomini si tate ne'foiidamenti, o sottratte in altro
fa sollecito, materia di gravissime con- modo e consunte. Si trovò però in Ve-
siderazioni. L' alemanno scrittore, che rona ne'primi del secolo passalo chi cu*
SI alto allogò i suoi pensieri, sul finir dei rò la conservazione delle lapide che vi ri-

suo libro disse più cose onore e con-


in mangono, e di raccoglierne molte disper*
forto dell'Italia, e quasi restringendo in se in remoti luoghi, acciò si potessero go-
un nerbo delle cose discorse, sem-
tutto il dere e studiare. Per assicurarle, invece dì
bra intenda dare una profonda lezione cacciarle in esilio con altre antichità, nel*
alta sua Germania, e cerchi riscuoterla e come biasimò Plinio, s'incastra*
le ville,
destarlaallarimembranzade'religio^ìsuoi rono e fermarono io muro, ed in edifizio
bisogni, massime sulla giovanile educa- di pubblica ragione per la loro sicura con-
zione cristiana, da cui solo la Chiesa e la servazione. Non potea per tal fine miglior
patria ponno promettersi santi e idonei sito desiderarsi del recinto oh' è dinanzi
ministri, e cittadini religiosi e dabbene. all'accademia filarmonica. Colle iscrizio-
» Da quanto siamo iti narrando,allri ver- ni, vi si accoppiarono pure bassirilievi i

rà di buon grado nella credenza, che il per nobilitarne la raccolta. Moltosi distin*

popolo di Verona va di ciò debitore in sero tra gli altri, per quantità d'iscrizio-
grandissima parte al suo clero". ni e bassirilievi offerti, il marchese Ora*
Disliiiguesi ed è rinomata Verona an- zio Sagramoso, i conti Torri e il conte
che per le superstiti antichità, meravi- Daniele Lisca. Oltre i veronesi, vi con-
gUosi avanzi di sua vetusta grandezza, tribuirono diversi patrizi veneti, con sin-
che lioprav vissero airiogiuiiu de'secoli, golari monumenti greci, alcuni contri-
196 VER VER
buendo pure nella spesa della collocaxio- zi d'antichi e anche superbì edifizi non
ne. Sì disposero per classi cominciando
, mancano in varie parti.Fra gli edifizi
la I .' serie colle greche. Madei ne rimar- che occupavano il colle, non è inverosi-
ca i pregi, descrive i bassirilievi e l'illu- mile fossero terme, cioè bagni pubblici:
stra anco con (avole. Delle latine sono la alcun fonticello sanissimo che ne zauipil-
I.* classe le votive. Vengono appresso la ancora, ossia a tempo del MafTei; il fiu-
l'imperatorie, seguono le militari, indi le me vivo che scorre a piedi; alcuni tubi
notabili per dignità e magistrati ;
poscia di metallo trovati già in
poca distanza ;
alquante spettanti a giuochi e spettaco- l'apparenza di camerette, e l'essersi let-
li, e per fine le sepolcrali, mischiate in o- to in Giovanni Diacono dal Panviuio
,

gni parte a bassirilievi attinenti. Oe'mu- che Teodorico fece terme, e riparò in
sei di privata proprietà, insieme alle gal- questo luogo un acquedotto, ponno for-
lerie, più sopra ne parlai. D'avanzi di ma- tificare tal congettura. Ma teatro fu an-

gnificenze romane Verona ne ha conserva- cora nella sinistra parte di questo colle,
to maggior copia di qualunque altra città, colla solita industria degli antichi di va-
eccettuando Roma. La collina di s. Pietro lersicon molto risparmio di spesa del pie
è tutta sparsa di pezzi e,di vestigi d'anti- d'alcuna collina, collocandovi sopra la
che fabbriche, nta disegni pubblicati in
i gradazione dell'uditorio. Di questo tea-
altri tempi, con sontuosi prospetti rap- tro cadde una parte verso la une del IX
presentando meravigliosi edifizi, princi- secolo; per la qual cosa il re Berengario
palmente col nome dì Naumachia, sono I neir895 lasciò un rescritto pubblicato
capricci e ideali invenzioni. Conservate dal Saraina, in cui si dice, ch'essendo pre-
lapide assicurano che in Verona fu il cipitata per lagran vecchiezza del mezzo
Campidoglio, e da uno scrittore deliSoo, Circo, che soggiace al castello, con morte
che così chiamavasi ancora quel sito ci , di presso a 4o persone, e con ruina di

insegna che dal Campidoglio veronese fu alquante case, si permette d'atterrare


prioja occupata la piìi alta parte del col- preventivamente e disfare questi edifici
le; cioè da edifizio che comprendeva più pubblici che fossero pericolanti, e con ter-
cose e diverse, come un
in Roma, quasi rore del popolo. Il nome di mezzo Circo
castello formando. Alcune lapide hanno dato in quel tempo oscuro, indica il se-
indicalo, che nella sommità vi fosse pure micerchio de'gradi per gli spettatori. Ne-
un tempio. Nel sito medesimo fu poi il gli ultimi anni dello stesso Berengario I,

palazzo edificato a Verona e abitato da il veronese Giovanni vescovo di Pavia


Teodorico, 1.° fondatore del regno d'I- donò all'oratorio di da lai quivi
s. Siro,
talia. In esso fece parimenteresidenza A.U edificato, alquanti /Ircovali ed Arcavo-
boino i.°re de'longobardi, che nell'istes- liti ad esso vicini, donati a lui dall' im-

80 luogo ucciso fu anche sepolto. Quivi peratore Berengario l,con che intese ar-
nel 902 fu preso da' soldati d i Beren- chi e portici stati già del teatro. Alcuni
gario I l'imperatore Lodovico 111 (o più considerabili avanzi erano nella ca-
IV ), che altresì vi dimorava per l' a- sa sulla piazzetta del Redentore , cioè
menità e fortezza del luogo. Ma gli an- pezzi grandi di 3 archi simili in parie a
tichi avanzi sono sparsi dal basso al- quelli dell'Arena; per questi è che disse
Talto, che senza dubbio sono tutti o del il Palladio, parlando del teatro di Veru-
Campidoglio o del regio palazzo. La co- na, come nel basso fecero tanto grossi i pi-
sta a' tempi romani ebbe ancora sul lastri, quanto era il vano. Esistono pure
sinistro fianco un sontuoso teatro. Degli altre reliquie del teatro, che per la gran
antichi archi de'ponli [>arlai in principio trasformazione seguita in tutto il silo,

«altrove. Opere di raurai-(;ticolute,avaD- sembrava impossibile al Malici polcisc-


VER VER 197
ne cavare la precisa pianta, la quale pe- cali, velarlo e medaglie, una delle quali
lò pe' memorali scavi si sarà formata. I esprimente Verona. In origine fu co-
dotti francesi, nell'opere d'antichità, dau" struito l'Anfiteatro di Verona fuori del-
no per esempio di colonne doriche senza le mura della città, ed in essa in seguito
base, il teatro di Marcello in Roma e quel fu compreso , nel recinto di Teodorico
di Verona. Fra le meraviglie che sussi- nel i.°quarto dei VI secolo, come lo è
^slono in Italia della romana magnificen- il Flavio o Colosseo in Roma. Questo
^ba, il grande Anfiteatro di Verona è fur- chiama incomparabile, esemplare di tut-

^«e la più bella e la più grande, e se non ti gli altri Anfiteatri, il più superbo e il

la più antica, certo almeno la meglio con- meglio inteso edificio del mondo, doven-
*ervata,anzi l'unico che si conservi intatto, dogli cedere anche le piramidi ed mau- i

meno il recinto di cui non resta che pic- solei, e dover fama parlar di esso solo
la

cola parte, esagerandosi niente meno ca- per lutti gli altri. Con quanto si spese per

pace di 5o,ooo e più persone secondo al- edificarlo, si sarebbe potuto fabbricare
cuni, o più probabilmente di 1/^,000 al una città capitale (certamente eh' è 1* e-
dire di Saraina. Infinite volte descritto, difizio più grandioso che la mano del-
malgrado le ricerche de' dotti ,
1' epoca l'uomo abl)ia innalzato per meravigliare
della sua origine e fondazione è incerta; il mondo. £ il principalissimo monumen-
non si hanno indizi, e neppur fondate to dell'archilpllura antica). L' Anfiteatro
congetture : solo si sa non esser egli più di Verona dal Maffei non si crede fatto
antico d' Augusto, né più moderno di né da Augusto, ne da Massimiano, ma
Traiano, per quanto dissi nel ragionare dalla repubblica di Verona;perònon mai
degli Anfiteatri e del loro uso, nel voi. avanti al romano Flavio. Egli crede che
LXKllI, p.Perchè prima dei
240 e seg. già sotto Gallieno, che regnò dal 260 al
Cesari , edifizi di tal genere non furono 268, non solo erasi fatta l'Arena di Ve-
mai fabbricati, per quanto consta dalle rona, ma erasi cominciala a disfare, forse
storie; e a' tempi di Traiano si trova per difetto de' fondamenti, onde venne
menzionalo quest' Anfiteatro da Plinio il restaurata. Alla predilezione de'veronesi
Giovane, quale da alcuni si crede con-
'\\ per questo monumento, insigne e ammi-
temporaneo di queir imperatore. Tulle rabile per architettura, doversi la sua in-
le indagini degli eruditi non giunsero a tatta conservazione, tranne il recìnto, di
scuoprire più in là, e lo slesso veronese cui sussiste soltanto un tratto di 4 archi
MadeijChe vi spese intorno non poco tem- ripetuti in 3 ordini. Il materiale, si nel
po e dottrina, non diede che vaghe ed recinto,come in tulli i pilastri, archi, por-
incerte supposizioni, quasi attribuendone te, gradi e scale interiori, è duro marmo
l'erezione a Domiziano o a Nerva, od al- veronese, parte rosso e parte bianco, del-
lo stesso Traiano, come gli attribuiscono cave, per quanto credono i più, di
le
alcuni, ma non pare per quanto dirò con Grezana distante dalla città 7 miglia. Il
esso. Del pari è ignoto il nome dell' ar- lavoro è rustico, ma grandioso, di troppa
chitetto, non potendosi dar fondamento maggior opera sarebbe stato l'appianare
alla volgar tradizione che vuole farne au- e ripulire le pietre vive, che il traverti-
tore Vitruvio, del quale bisogna pure ri- no in Roma , di cui formasi il Flavio.
portarsi alla tradizione circa la patria e L' ordine architettonico in tutti i 3 pia-
l'epoca in cui vìsse. Il marchese Maffei ni è toscano. Le parti lavorale, cioè il so-
nel t. 5 della Verona illustrata ci die' praornato del 3.° piano i capitelli e le ,

un magnificotrattato Degli Anfiteatri e cornici degli altri due sono di bianco; il


singolarmente del P^eroncse, con tavole restante regolarmenleèdiro8so,il che do-
e sue parli architettoniche, piante e spac- v«a fare agli occhi un accordo mollo gra-
,

198 VER VER


xioso. Le scale ÌDteroe, e i gradi ancora ispar&ioni si spandevano nell'aria in mo-
si vede da quel che ne avanza ch'eran di do minutissima pioggia. Tale donna
di
rosso. Le pietre vi furono usate mollo ordinò pure che lo spettacolo si celebras-
grandi, formandosi col pezzo istesso,clie se in nome del figlio, ed a lui se ne des-
con le teste viene a fare fuccia di parte e se l'onore. In Verona, oltre il pubblico,
ed'altra, tutto fondo de'pilastroni.Nou
il erano altri ludi, come in Ruma, cioè scuo*
furono disposte regolarmente, ma senza le per addestrarsi nell'Anfiteatro. L'anti-
cura d' eguaglianza e di corrispondenza che storie e l' iscrizioni scoperte nell'An-
fra loro. In tulio il recinto, e cosi nelle fiteatro, mostrano assai chiaro quale uso
parti interne,che son di marmo , non si ne facessero veronesi, e di quali spelta-
i

vede usata mai calcina o malta, ma com- coli egli fosse l'arena. Si su d'un gliidia-
messe le pietre senza intriso di sorte al- tore che combattè 27 volle, dal che ri*
vi
cuna. Si combaciano ben^ì perfetlatneu- levasi quanta fosse la frequenza di sif-
le, e son collegnle insieme , nelle volle fatti spettacoli. L'ultima notizia diesi ab-
degli ardii con perni o chiodi, nelle parti bia di popolo ivi radunato sotto la do-
rettecon chiavi di ferro, cioè arpesi. Uso minazione romana, risale all'anno 3o4,
deirAnlìtealro si fece da'veronesi mollo in cui tutta la cillù accorse al principio
frequente, di che indizio grande è una del martirio de'ss. Fermo e Rustico. Vi
pietra dalle funi del velario incavata, e fu pure condotto s. Procolo, ma contro
«iprova per 3 insigni lapide esistenti. I di lui non volle Anolino incrudelire. Po-
gradi dell' Anfiteatro veronese , dice il co dopo i giuochi gladiatorii furono mo-
Maflei , non ammettono più di 22,000 derati, ridotti a spettacoli e quindi aboli-
persone (altrove lo dice capace di 5o,ooo ti; e gli Anfiteatri, almeno ne'primi an-
; quanti VI
spettatori ne contenne a' nostri ni del secolo, andati fuori d'uso,
giorni lo riferirò a suo luogo); mentre il caddero naturalmeute in rovina. Ne'tem-
romano, egli ritiene non poteva capire pi di mezzo, (|ueslu Anfiteatro servi a
che da 34,ooo persone, e che le altre a- diversi uflìzi. Sotto il nome di Laberiu'
viauno avuto luogo alle parli aite e sui lo trovasi ricordato nel Ritmo Pipinia-
gradi che non si vedono, poiché altri dis- to, che contiene la descrizione di Verona,
ici ricevereil Flavio 70,000 persone, in sul principiare del IX secolo, quan-
altri avere 87,000 luoghi. Solenne spet- do Pipino re d'Italia fermò stanza per
tacolo anfìteati ale
»i celebrò sotto Tra- qualche tempo iu Verona: al poeta che
iano in Verona, per liberalità d'un per- l'appellò con tal vocabolo, sembrò l'An-
sonaggio detto Massimo. £i lo die' per fiteatro un Laberinto, per le molle scale
onorare la memoria della defunta moglie, interne, e le varie e oscure vie, ed i repli-
ch'era veronese, e per gratificare i vero- cali e circolari corridori. Presso i vero-
ed amato , e
nesi, da' quali era riverito nesi fu più comune e costante il denu«
qual veronese per adozione. Per questo minarlo Arena. Poiché con tale antico
épettacolueranodestinale moltissime pan- vocabolo fu chiamato ogni Aiifiteutro,
tere, quali per le tempeste di mare nuu per l'uso di spargere di «abbia il suolo,
giunsero d' Africa a tempo. D'ultra cac- adinché non isdrucciulassiero combat- i

cia di fiere n'é rimasta memoria iu una tenti, e perché il sangue ne restasse ad-
iscrizione, lasciata per testamento da Li- sorbito. L' Ì!>lesso nome si die' al Circo,

cinia, oltre il doversi fare una statua a di cui ragionai nel luogo citato, anzi ad
Diana, e che si facessero salienti u tubi ogni luogo di certame: si copi ivu d'are-
da condurre ac(|ua, o forse per far salire na anche il Foro, quando vi dovevano
eoo artifìcio dui fondo dell' Anfiteatro si- pugnare gladiatori. Poi venne adopera-
i

no alla citila liquori odorosi, che eoa lo più d'una volta come fortezze; e si hi
,

VER VER 199


notizia d' un certo conte che vi (enne si a' cittadini d* altre città. La storia del-

chiuso lungo. Di que' lem pi sono corse


ti l'Anfiteatro prova le cure costanti per la
uiecDurie eziandio di favole e di roman- sua conservazione e ristauro, senza ri-
zesche avventure operatevi da Lancellot- sparmio di spesa fino a' nostri dì. Che
to del Lago e dagli eroi romanzieri: ma anzi neppure il romano Colosseo (f^.)

la storia non conservò ricordanza che fu in questa parte sì fortunato. Pub-


de' duelli giudiziari che vi si tenevano blici decreti per risarcire gli Anfiteatri

come io campo franco; cioè a que* duel- per la loro antichità non può vantare
,

li ordinali dal giudice, ne' secoli quando, che Verona, e la più antica disposizione
secondo le leggi longobarde e V istituto che si conosca è del 1228 , dalla quale
delle nazioni settentrionali, molte liti si apparisce la premura de' veronesi di con-
decidevano col duello, del genere de'cosi servare questo tesoro. Nel 1376 fu or-
delti Giudizi di Dio [P'.) e Purgazio- dinato tener chiuse tutte le porte del-
ni {f^^.y A continuare in Verona più che l'Arena, che prima stavano aperte, prov-
in altro luogo siffattocostume, dieTomen- vedendosi alla sua custodia e decoro.Di-
lo senza dubbio il comododell'Aufiteatro. sposizione rinnovata nel 475, con ag-
1

A tempo d'Innocenzo III (i 198-1216) giunta di penalità a chi movesse di luo-

fu dui podestà intimato personale duello go alcuno de'gradi, o trasportasse qual-


a un chierico che avea ucciso un arci- che pietra. Nel i48o mancava la mag-
prete. Servi assai tempo rAnHleatro ve- gior parte de' gradi, ma nel secolo se-
ronese di campo franco pe'duelli giudi- guente si pose mano a restaurarlo di
zialmente decretati, ed è credibile che vi proposilo, e nel i545 ottimamente fu
venissero per 1' opportunità e sicurezza stabdito d' elegger di tempo in tempo
del luogo a combattere anche uomini un idoneo cittadiao ,
perchè attendesse
d'altre parti, ritraendone il pubblica alla sua conservazione. Ventitré anni
della città un diritto, e una contribuzio- dopo si fece una volontaria raccolta di
ne, che allogava; traendosi da un docu- denaro cittadino per rifare i gradi o ri-
mento che nel 1623 certi Visconti era- metterli al proprio luogo. Nel 1579 fa
no in possesso del dazio delle porte s. imposta una gravezza da esigersi per 4
Stefano e del Vescovo , e dell' introito e anni a fine di riparare l'Anfiteatro, e st
onore dell'Arena per occasione delle pu- supplicò il senato veueto onde impiegar-
gne giudicate che ivi si facevano, riscuo- vi anche una parte delle condanne. Al-
tendo per ogni simile battaglia 25 Lre tri similidecreti furono poi fatti più voU
veronesi, con obbligo di tener assicurato te nel consiglio de' XII e in quello de'L,
il luogo con uomini armati. Non poche che fanno fede del continuato fervore ia
volte servi quest'Arena a'supplizi de' rei, così nobil cura. Tra gli altri nel 1606
quasi continuando il costume antico, e fu stabilito di crescere in avvenire due
di persone di conto decapitate in essa nei soldi per lira le condanne pecuniarie
tempi degli Scaligeri più memorie si tro- Delle cause criminali del consolato, per
vano. Nel principio del i4oo le volte e applicar tal somma Sag-
all'Anfiteatro.
cavità degli archi servivano a stanza di giamente dopo qualche tempo fu messo
meretrici,chene pagavano la pigione; uso in uso di raddoppiar la custodia e l'at-
abolito solo al principiare del nostro se- tenzione al risarcimento , creando due
colo,in cui cessò pure la fatai consuetudine presideuti dell'Arena. A tempo di Mafièi
di valersi delle sue pietre io occasione di essendo rimessi e perfezionati dal fondo
nuove fabbriche, come nell'anno 1 364 alla cima i giri tutti pe' gradi , opinava
e neli4o6. Con tutto ciò una lode nou invitar la gioventù veronese, eia sua fio-
può negarsi a' veiunesi, e non comune rita e numerosa nobiltà, eccitandola a

aoo VER VER
valersi qualche volta di quest'unico e mlnaKÌoni, conquistata dalla repubblica
iocoiioparabile campo per far mostra del di Venezia sugli Scaligeri Verona, la città
suo spirito, e per esercitar suo valore. Il riposò con tutta l'antica Venezia terrea
rinnovar qualche volta solenni armeg-ì stre sotto il dominio e tutela di quella
giamenti a cavallo, per si lunga età in* sapientissima, unica discendenza rimasta
ternnessi, farebbe godere della più bella in Italia della grandezza romana e della
e superba veduta che ammirar si potes- libertà, come scrive il MalTei ; veniva sag-
se; tale senza dubbio alcuno essendo quel- giamente amministrata dal veneto go-
la dell'Anfiteatro veronese, e coperto di verno da due scelti patrizi , con nome di
basso all'alto intorno di spettatori. Si fat- vettori e di rappresentanti, e col vecchio
t^ apparenza supera ogni immaginazio- titolo particolare di podestà all'uno e di
ne, ed è l'unico saggio che di presente sì capitano all' altro; quegli presiedeva al
possa prendere dell'antiche idee e della civile, questi al militare, ciascuno avendo
grandezza romana negli spettacoli. L'auto- propria cancelleria] il loro reggimento
re reputava non potersi per certo miglior durava 16 mesi, non si cambiavano uni-
comodo desiderare, o eccitamento mag- tamente, ma
scadenza del tempo. Si
alla
giore a celebrare di tanto in tanto alcua destinavano dalla repubblica a rettori di
pubblico divertimento, in cui virtù aves- Verona personaggi stati ambasciatori o
se parte. Nel secolo XVII due Tornei altrove podestà, e senatori. Il podestà so-
più degli altri solenni vi si celebrarono leva fare ingresso formale, portandosi ac-
uel 1654: nel i," riportò i! premio mag- compagnalo da' provveditori della città
giore marchese Alessandro da Monte,
il alla chiesa di s. benone , indi al duomo
poi gran generale. Altre giostre ebbero e di là in piazza al Capitello, dove rice-
luogo nel medesimo secolo, polendosi ar- veva lo scettro o bacchetta di cumando,e
guire dalla stampa impressa nel 162^7 , quivi sedendo faceva giurare pubblica-
in cui vedesi figurata dal vero una gio< niente a'suoi dipendenti di far giustizia
stia d'incontro, colle comparse e cava- i incorrotta e d'osservare lo statuto, Con-
lieri nell'armatura ed abito che portaro- duceva egli seco la sua corte giudiziaria,
tio con l'armi del loro casato sopra gli
, la qual si componeva di 4 asiessori gra-
scudi, e due che con lancie s'incontrano,
i duati del dottoralo che secondo 1' uso
,

separati però dalla sburra, e i rettori ve- antico, per maggior sicurezza da parzia-
neti che siedono sopra un palco co' giù* lità, doveano essere foraslieri uno avea ;

dici e co' premi. E credibile che negli il titolo di vicario, altro di giudice a' ma-
anteriori tempi molti torneamenti si sa- lefizi ossia al criminale, e due prendeva-
ranno fatti; d'uno nel 1222 fa men- no il nome dal tribunale in cui sedevano,
zione il Saraina. A' 20 novembre 1716 cioè del Grifone e della Regina. Il pode-
si ottenne di potervi eseguire nell' Arena stà conduceva ancora per pubblico servi-
l'azione della lancia e corsa all'anello, zio un contestabile e due militi, antichi
con nobile apparato, per la venuta in Ve- nomi di que' che presiedevano a'sergeu-
jona dell'elcllore di Baviera. Ne diminuì ti, poi detti sbirri, Due nobili veneti a-
]a solennità, minuta e ostinata pioggia , venno custodia e cura della cassa pub-
che tolse gran numero di spettatori. Fi- blica, col nome di camerlenghi: due al-
gurò maestro di campo il conte Cozza tri risiedevano col nome di castellani nel
Cozzi cavallerizzo , che pochi pari ebbe Castel Vecchio e nel Castel s. Felice. La
in sì nobii arte, e da più principi fu ono- divozione naturalee innata verso il nome
rato e richiesto. Nobdi veronesi fui'ono veneto, che sempre Verona palesò sopra
i
4 giudici, gli 8 attori e gli 8 padrini. tutte l'altre città del dominio ne'più sna-
Popò l'epoca romana, e le diverse do- brosi tempi, resta va comprovata dal gran-
, a
e

VER VER aoT


de e nobile stendardo, che di essa fra tulle messo in consiglio dovea prima presen-
si vedeva pendenle nel mezzo della ba> tarsi ad una delle 5 compagnie , nella

Marco a Venezia con 1' epigra-


iilicu di s. quali privatamente si divideva il oume-
fe:Verona fidelis anno mdxxi. il cor- ro, e da'reggenti di essa e da' voti della
po e il comune delia città, che secon- compagnia esser approvato per idoneo e
do l'antico uso romano poteva dirsi Re- ricevuto; conchegli restava permesso di
pubblica Veronese, veniva l'appresentalo concorrere e di far pratica, cioè d' udi-
dal consiglio, che si radunava sempre ziare tutto il consiglio. Non può negarsi
con r intervento e presidenza de' rettori. tutto (|ueslo saviamente ordinato, e pexb
Questo fu già popolare, come in tutte l'al- della sola città di Verona fra tutte le sog-

tre città, e si radunava sempre in nume- gette del dominio veneto, meritò d'esse»
ro di molte centinaia. Sotto il domuiio re riferito e descritto nel corpo delle Ue-
veneto si ridusse a numero limitato, e si pubblìche stampato dagli Elzeviri, l'or-
compose di soli nobili. Erano in tutti dine del governo tratto dal lib.i. "degli
i52, tra' quali non potevano aver luogo statuti veronesi. Ma non può negarsi, o-

più di 3 d'un casato; ma a tempo del pinò Malfei, che mollo più utile al pub-
Maifei, in uiliziu erano solamente 122, blico sarebbe riuscito per più ragio-
dovendo ogni anno restarne 3o cir-
fuori ni r uso d' alcun' altra città dello stato
ca, dicendosi essere in vacanza. I 122 veneto, dove ognuno di nobile condizio-

formavano il consiglio pieno


che si di- , ne, ch'era in età, ed era stalo una volta
ceva di tutto l'anno, e si convocava per riconosciuto per non escluso da eccezione
creare i consiglieri nuovi, e in occorren- alcuna reale o personale, poteva sempre
za di prescrivere qualche imposizione , o intervenire nelle occasioni importanti,
tl'altro grave all'are: ma de' 122, erano dove credeva poter giovare al pubblico
5o continuamente per un anno in u(Iì- colla sua voce. Il consiglio de' L co' XII
zio, e gli altri 72 si dividevano in 6 mu- di muta faceva tutte le cariche più con-
te, ognuna delle quali a vicenda formava siderabili intrinseche ed eslrinseche,eleg«
il consiglio de' XII
ed interveniva in-
j gendo a voli. Otteneva chi n'avea più ,
sieme con quello de'L perdue mesi. Ogni purché passasse la metà delle balle. Si
anno poi si cambiava, passando L nelle i maud.ivaiiu a partito que'che domanda-
mule, e que' delle mute ne' L, ed uscen- vano, quando ve n'erano, ma era in po-
done 3o, per rimpiazzare quali si ì to- destà d' ognuno il proporre chi gli pa-
glievano dentro 3o che erano fuori,
i e si reva ; il che dicevasi mettere' in iscruli-
suppliva a' luoghi de' morti, o di quelli nio; dovea esser bal-
e chi era proposto
ch'erano assenti per ragione di carica, lottato, benché contro sua voglia. Al con-
con riceverne altrettanti di nuovi, ribal- siglio spettava parimente il far leggi ossia

lottando nello stesso tempo anche i vec- decreti, che si dicevano parti, o per cor-
chi che ritornavano, quali però poteva- reggere abusi che andassero nascendo,
no restare esclusi: con che tenevasi o- per regolare il buon ordine di più altri
gnuno in soggezione di continuar sem- corpi (iella città, e alcuni pubblici paga-
pre a meritar la pubblica approvazione. menti, l'esazione delle gravezze e 1' am-
Con tal orduie e regolamento niuuo re- ministrazione delle rendite. Si eleggeva-
titava m consiglio più di 4 anni continui. no dunque in 1.° luogo il vicario ilella
Ogni mula avea 3 capi , ch'erano più i casa de'mercanti e due provveditori; l'in-

vecchi de'3 ordini, ne'quali si dividevano gresso delle quali dignità si faceva solen-
i consiglieri , cioè graduati ossia dottori nemente. Questi 3 duravano in ullizio 6
titolali e laici, ch'è quanto dire non dut- mesi. Il vicario presiedeva alle arti , e
luri, uè titolati. Chi desiderava esser ani- giudicava tutte le cause di mercatura, in
,,, .

202 VER VER


qualunque somma. L* appellazione spel- ra.consuocancelliereecavaliere. — E Pe«
lava a'relloii uniti, die se confermavano schiera, anlicamenle P/yc/inVr, ArcLlica^
la sentenza, la lile era finita. A vea il suo fo- una fortezza valida, la quale attraversala
ro separato e 4assessori dell'orrlinemer- e circondata ilal fiume Mincio uscente dal
cantile, 3 con nome di consoli, ed uno di lago di Garda, fu sempre riguard.ita
caTaliere,dall'antico/7?//e.5',uffiziodelqua- come un luogo strategico e di somma
leera l'inquirirenella qualità e giusta con- importanza militare. Quest'insigne cit-
dizionedelle n>erci. Eranoancb'essi eletti tadella , distante i5 miglia da Verona,
dal consiglio insieme col nolarodettosta- fu chiacnata da Dante, Inferno ^ e. 20 . .

bilenche rogava le sentenze e gli alti, ma Bello e forte arnese - Da fronteggiar


eranoper laconsullivaesenza volo. A'due Bresciani e Bergamaschi. Ha la forma
provveditori era raccomandalo il maneg- d' un pentagono alquanto irregolare, a-
gio degli affari principali che occorreva- venie il lato del poligono esterno di cir-
00: r uno era deputato a'negozi, 1'
atiro cdi ^00 vtMt\.v\. Due mezze lune e due
alla cassa. Aveano facoltà di ^convocare grandi opere a corno la proteggono al
il anche fuorde'tempi consue-
consiglio, sud-ovest, coperta da 4 lunette inoltrate
li; facoltà comune
a'capi di mula. Que- sulle strade di Ponti e di Brescia. Guar-
iti ultimi potevano altresì portar parli da il lago di Garda all'ovest-nor.d-est, e
cioè proporre al consiglio decreti, e così per difendersi abbisogna d'una flottiglia,
polevanoi conservatori delle leggi, quan- come una flotta nemica la potrebbe but-
do si trattava d' intromettere alcun atto lere di li con gran vantaggio. Lafiontea
de' XII, con cui avessero ecceduta la pò- sud-est è la più debole, ma riceve aiuto
desta loro contro le leggi. Molti altri uf- dal maggior braccio del Mincio. Il Castel-

flzi si creavano dal consiglio. Doe cava- lo prese il suo abbondante


nome dall'

beri di comune, già detti prociu'atori pesca d'anguille che quivi facevasi da re-
per cura della grascia e della pub-
la motissimi tempi; e la sua origine rimon-
blica sanila. Deputati, presidenti e mi- la all'epoca dell'imperatore Lotario. La
Distri principalmente per amministrar le sua rocca distrutta da Ezzelino III, ^a
pubbliche gravezze, l'arte della seta , il rifabbricata dagli Scaligeri. Caduta in po-
inonie di pietà, gli spedali, i luoghi pìi lere de' veneziani, qual frontiera de' loro
r Anfiteatro , le fabbriche pubbliche, il «tali di qua dal Miucio , l'ampliarono ,

ghetto, tener in fieno l'Adige per cui si fortificarono, e sul disegno del duca di
spendevano da i4;000 ducati l'anno. Urbino eressero la cittadella; indi la

A* presidenti dell' Arena era raccomaii- custodirono gelosamente, tenendovi an-


data la preservazione della più bella che alquante galee sottili per signoreg-
gemma Verona. Nel secolo del i4oo
di giare il lago in caso di bisogno, — Inoltre
eravi ancora uu magistrato di X savi il Verona eleggeva podestà
consiglio di i

della gueria. Altre cariche estrinseche e- di Riva, Ostiglia, Legnago, Cologna,Ba-


leggeva il consiglio, Ira le quali erano dia, Lonato; il nunzio al principe, che
principali il triennale capitano del Uu'.o risiedeva sempre in Venezia. Si manda-
di Garda, residente a Malsesine, con giù- vano ancora vicarii per giudicare 23 i

risdizione su di esso, facendo vigilare eoa villaggi, ne'quali il pubblico avea giuris-
barche armate, onde non fossero estralli dizione. Da' giudici de'dugali si vegliava
grani dallo stato, e pel pagamento dei alle acque di lutto il dislretto e de' pie-
pubblici diritti d'ogni naviglio di oier- coli fiumi, de'torrenti e degli argini, dei
canzia. Altre volte eravi un capitano ^<;{ ponti e delle chiaviche, la nettezza de cn-
i^e//7rt , che vegliava tulio il territorio, naii. Altro corpo di molla cousiderazio-
. Teneva il a." luogo il podestà di Peschie- ne era il collegio de'giudici, già dello de-
e

VER V E H 3o3
gli avvocali, composlo di giurìsli gra- credeva che la nobiltà consistesse in vi-

duati del doltoiato, e ristretto a uobìli di vere senza far nulla, rileva MalFei ; anzi
condizione. Da questo collegio furono ri- per antichi privilegi di tal collegio, tale
chiesti soggetti piti volte da varie parti esercizio non derogava alla nobil nascila.
per controversie grandi e per uffizi su- Era altresì in Verona un celebre e illu-
premi. Da gran tempo Verona fece le stre collegio di medici, cessalo ()er dispu-
proprie leggi, compilale ne' 5 libri degli le al principio del secolo passalo.Trovo
statuti, confermali dalla repubblica vene- nel Bull. Bom. t. 3, par. 2, p. 286, il
la, la quale permetteva, seguendo l'orme diploma di Papa Benedetto XII, Duni
de' ro(nani antichi, ad ogni città di vi- solicitae consideratìonis, de* 22 settem-
vere colle sue leggi. La giudicatura di bre I 33g: InsdliUio Studii generalis in
Verona grado de' giudizi si am-
in i." civilale f^eronen.y injun canonico et ci-
ministrava nel palazzo grande o del co- vili , et in medicina, et artibu<f, in quo
mune, dove sedevano 7 giudici in altret- ntagistri doceanl, et scholares libere slu-
tanti tribunali;cioè il vicario del podestà, deant et aadìant in facultalibus prae-
con due altri della corte forestiera e 4 de- libatis, et in eisdeni facultaiibus magi-
putati dal suddetto collegio , ed eletti sterii lilulo valeant idonei decoravi. Il

deUuo numero, innanzi a'qualiosi chie- MalTei dice che il E'apa con tal bolla ap-
deva deputazione ocominissione, cou che provò r università veronese, e riferisce
il giudice emanava sentenza. Si poteva leggersi nello Statuto Scaligero, che il

domandare altresì il consìglio del savio podestà col consìglio del vicario e del ve-
o sia del giurisperito, con che il giudice scovo e chierici, eleggano un lettore di
riinetleva a un del collegio nominato gius canonico e decretali, altro di medi-
dalle parti, o tra'noroinali sortito. Al giu- cina, altro di logica, altro d'abaco o ago-
risperito commetteva le cause anche il i-ismo,altrodi grammatica.altrom dieta'
podestà e il suo vicario; l'appellazione mine j e che tulli i pubblici maestri sa-
appartenendo al podestà, o al capitano lariati dal comune debbano in ciascun
se si trattava di comunità, o di certe per- mese d' inverno fare una disputa. Né fu
sone, e talvolta ad ambedue. Fer le liti la nostra fra le altre università, soggiun-
tra'congiunlì si eleggevano arbitri , per ge MalFei, in ultima considerazione, poi-
giudicare sommariamente e senz'appel- che la trova nominala avanti la Pado-
lo. Singolare era il privilegio di Verona vana, e avanti piti altre mollo rinomate,
per l'imperio mero e gius del gladio, cioè fra le 29 più famose d'Europa, nella di-
piena giurisdizione anche nel criminale. sputa del capitolo di Praga avuta eoa
La giudicatura ne'delilti spettava al con- Kukìzano ussita nel i465. Si trova me-
solato, composto d'8 individui chiamati moria ch'ebbe pure cattedra teologica,
consoli, eletti dal consiglio e per metà forse col nome di gius canonico ogni
dovtudu esser dottori collegiali. Il pode- studio sagro veniva a intendersi. INoa
stà presiedeva senza voto, tranne i casi si conosce quando mancò quello studio
di discrepanti pareri, ne' quali decideva generale, certo è che continuava ad esi-
col suo. Altro modo di procedere era per stere nel i5oo,eforse 1' aspra guerra
delegazione, in gravissimi casi atraci, fat< che poco dopo travagliò tanto il paese ,
la dal supremo cousiglio de'X di Vene- allora la fece dismettere. Si cominciò poi
zia , facendosi allora il giudizio da' due a iilipendiare solamente alcuni maestri
rappresentanti veneti e da' 4 assessori. per le più necessarie scuole, come io o-
Corpo mollo considerabile e onoralo era gui città SI faceva , e questi assai spessa
ancora quello de' notati, geloso uffizio e- chiamali da loutane parli, e de'più ripu«
sercilato anche da'oobili, quando uon si tali m que'lempi, né già cou pìccole mei'-
ao4 VER VER
cedi. Nota pure Madei , che li diploma solìdos trìgìnta et sex. Cos'i in una caria
ponlificio del SSg concesse nuova au-
i della contessa Beatrice , sono nominate
torità e nuovo lustro ai pubblico studio ccntum librae denariorwn Feronen-
ili Verona, e non prima fondazione, poi- siuni. E quando l'imperatore Eurico III
ché sul monumento d'Antonio da Par- nel 1049 nel concedere il privilegio del-
ma, conservato nel convento di s. Fer- la zecca a Bernardo vescovo di Padova,

mo maggiore, è scolpilo in cattedra e pa- comandò che denari si fabbricassero


i

re ornalo di mozzella dottorale fra gli , secnndum pondus f^eronensis monetae.


uditori: Antonio, forse de' Pallavicini, Quindi il Muratori descrive le monete
morì Del 1 827. Altrettanto può dir$i di veronesi da lui vedute. La i.^ esistente
DavarÌDo, la cui arca fu collocata sulla a Verona nel museo ]Mu«ielli, e in Pado-
facciala di s. Pietro Martire. Nel 1275 va in quello del conte Lazza ra , aveva
leggeva medicina in Verona Guglielmo due contorni. Nel mezzo la Croce, atlor-
Piacentini di Saliceto, creduto veronese niata dalle lettere Verona. Nel contorno
dal Chiocco. Nello S la ( ulo sl^m palo nei più largo d'ambe le parti CI -|- EV -j- CI
decorno secolo, anteriore al 1228, tra gli "J-
iV. La 2." nel detto museo Muselli e
obblighi d'ogni podestà eravi quello di nel Bertacchini di Modena. Ha nel mezzo
far venire un buon maestro perchè deb- un'Aquila coli' ali stese, e le lettere Cl-
ba in quell'anno regere scholas in arte viTAS. Nel rovescio la Croce con Vero-
Visica cioè Fisica, potendosi dargli di na A. M. jCioè Alberto e Mastino dal-
Stipendio fino a 200 lire veronesi. — Della la Scala, c\\Q nel 1829 succederono nel
zecca di Verona parlerò poi nuovamen- dominio di Verona. Fra 1' A. e l* M. st
te col Malfei, ne'primordi del secolo III vede la Scala, arme di quella rinomata
di nostra era, ne'cenni storici, e alla fine casa. La 3." io Verona e Padova ha nel
del regno longobardico. A' tempi di Pi- diritto l'Aquila, nel rovescio la Scaia, sen-
pino e Carlo Alagno suo figlio, si rinno- La 4-'' t>cl muieo Muselli mo-
za lettere.
varono le zecche italiane, e fra le prime stra neirun de' lati la Scala, e nell' altro
città a conseguirne il privilegio, una fu un uomo tenente un bastone nella destra,
"Verona, poi l'ebbe Treviso e altre. Ma e toccante colla sinistra un capo d' uà
già, come dirò, Verona ebl)e la zecca nei Leone. La 5.' nel medesimo museo fa
tempi romani e ne' tempi longobardi. Il vedere l'Aquila colle lettere Dtiis. Antns.,
Muratori, Dissertazioni sopra le Anli- cioè Bartholoniaeus ed Antonius dalla
chilà llaliane, Dissert. 27." Della zec- Scala, che nel iSvS signoreggiarono io
ca e del diri Ito prii'ilegio di battere Verona. Nel rovescio l'ellìgie d'un vesco-
moneta, anch' egli conviene che fra le vo colie lettere Sanctus Zejjo, e in cima
città del regnod'ltalia,che dopo le privi, una Scala. La 6.' nel suddetto museo.
legiate de'piìi vecchi secoli, fra quelle cit- Nell'una facciata la Scala colle lettere
tà che cominciarono a godere la facoltà Bartolomeus. Nell'altra la Croce ed .\n-
di fabbricare moneta, una è l'illustre Ve- TONius. La 7. 'esistente in Modena ha la
luna. Delia pecunia veronese egli trovò Croce, e nel contorno Comes Virtutum
memoria nell'antiche carte. In una fer- D. MLIjCioè Doniinus Mediolani, e for-
rarese del 1 13 lesse: Et in omnifesli-
I se Veronac. Egli è Gian Galeazzo Vi-
vitate Martini annnaliler dalurus stiin
s. sconti, che nel 1387 avendo cacciato An-
vobis in vestro arbitrio perenni unum de tonio Scaligero, s'impadronì di Verona.
pretio solidoruni odo denarioruni f^e- Nel rovescio r immagine di un vescovo
lonensium eie. In un'altra ferrarese più con l'iscrizione S. Zeno de Verona. L'8.
antica dei 1078 si legge; Del pars parli nel museo Muselli. Quivi è l'Acpiila colle
pene nuntine denariuruin J eroiicnsiiini due Icsle^ e all'iutoruu Dux Aus 1 biae. Nel
VER VER 2o5
rovescio l'imningine d' un vescovo, e nel liche,mi fu dato riassumere l' impressio-
conlornoS. Zeno Proteo. Veronae. Quan- ne, cheormai tocca al suo definitivo ter-
do questa moneta non fosse battuta nelle mine, continuando il divino aiuto. Lji
vicende della lega di Cambray, cura sari» Stanipn,c\ie nel nostro memorabile tem-
degli eruditi veronesi lo spiegarne il si- po ha acquistato suprema rilevanza sia
gnificato, disse Muratori. — Fu ricercato pel bene e sia pel male, se realmente in
Malici, quando principiasse la stampa in Verona almeno cominciò nel i468, sa-
Verona, ed egli asserisce il libro più anti- rebbe anteriore d' un anno a Vener.ia ;
co ivi impresso da lui veduto essere la perchè come ripelei nel voi. XCI, p.4 5, i

Balracoinìoinachia d'Omero^ tradotta co'suoi storici, ivi principiò nel i46g.Tut-


dal Sumnioriva, che venne stampata in tavolta non manca chi sostiene introdot-
Verona 1469. Il Plinio di Verona
nel ta la stampa in Venezia nel i4^7' ^J*
del 468 è nominato da più d'uno, ma al
1 Venezia ha pure un altro vanto. In essa
MalFei non riuscì trovare chi propria- il Pelrucci da Fossombrone per la pri-

Diente lo vide. Notabile però è sopra lut- ma volta inventò nel 1 5o3 le note (uusi-
ti il Valturio , De re miliCari, stampato cali,e certamente ivi l'impresse neh 5i 3,
inVerona nobilmente e corretta mente nel come notai nel voi. XXVI,p.24,XLVII,
1472, perchè non fu opera d' oltramon- p. i35. Ad ogni modo dopo gii studi
tano artefice, ma di veronese, il quale già dell' ab. Venturi è da starsene al suo
in quel tempo s'intitola maestio in que- Compendio della storia sacra e profa-
st'arte, e non solamente di caratteri ma , na di /^ero/;rt,ivi,tipografiaBiseslii 825,
di figure. L'istessa opera fu ristampata in nel quale abbiamo di certo per la tipo-
Verona neli4B3 per Bonino da Ragusa grafia veronese l'anno i470j e di grande
in due modi, cioè in latino e in volgare. onore per essa la i.' edizione di Esopo
Tralascio di far menzione delle seguenti del Sominacampagna in 4-° figuralo.
primitive edizioni veronesi, non senza pe- L'indole de'veronesi, secondo il IVIaf-
rò notare, che alluia andavano gli stam- fei, sebbene per le vicende de* tempi ab-
patori qua e là cogli strumenti loro, e per- bia subito una notabile alterazione, è per
ciò talvolta si lavorò anco ne' villaggi ,
lo più vivacissima, ed alta a riuscire in o-
come in Fogliano nel distretto veronese. gni cosa, ma con singolare eccellenza in
Così in Toscolano sul lago di Garda si ogni genere di studio e di lettere, corte-
stampò un tempo, e con carattere diverso se altresì e facile, e a' tempi felici della
dall'usato, perchè rappresenta scritture veneta dominazione, briosa e somma-
a roano: nella libreria de'minori osser- mente amica del forastiere,che bentosto
vanti eravi in tal modo impresse l'i^roi- siammetteva a famigliarità. Ad onta di
di d' Ovidio con molti commenti del
, queste ed altre ottime qualità, riporta le

525. Toscolano, già luogo importantis-


1 altrui censure, e la facilità del litigare e
simo de' romani, come si trae dalle rag- ad ostinarsi nel contendere, e nemici del-
guardevoli anticaglie ivi trovate, è rino- la fatica e dell'operosità, allora i mestieri
mato per le sue decanlatissime e nume- di fatica essendo esercitati da forastieri.
rose cartiere, da una delle quali deriva la Non però è da credere che mancasse in
carta sulla quale è impressa questa mia Verona chi in alcune arti con singoiar lo-
opera e siccome per le vicende politi-
; de si distinguesse, ma in generale assi-
che del 1848, e pel successivo blocco duità al lavoro, neppure a' negozi e alla
di f^enezia non si poteva ritirare tal mercatura,non si rimarcava. MafFei anche
carta, fu cagione che si sospendesse la nell'ordine nobile rileva poca inclinazione
stampa cessalo poi 1* impedimento e
: all'occupazione, seguendo l'esempio di
tni^liorale le pubbliche condizioni poli- quelli d'altre città, vivere io ozio. Difìe*
-

ao6 VER V E R
renti però ernno i veronesi quando la larance, uova sode, sacchetti di legumi e
città si reggeva a popolo; poiché non po- di frumenti, galline, piccioni, uccelletti e

teva entrar ne' consigli chi non profes- vesti. Mascherate di vari costumi e cori
sava alcun esercizio, e non potevano en- di musici si mostravano interpolatamea-

trarvi! grandi, né aver parte al governo, te a rompere con bell'effetto la fila de'
se non si matricolavano in qualche ar- carri; cocchi splendidissimi seguivano di-
ie o professione; quasi non meritasse rem quasi quel trionfo del commercio e
di partecipar della pubblica autorità, chi dell'industria veronese, essendosi poi ve-
non mostrava di contribuir con l'opera duto meglio di5o,ooo persone, mosse
sua qualche cosa alla società civile. Si la- dalle rive del Po alle falde dell' Alpi, u-
gna pure il patrio scrittore, che da alcuo nite alla cittadinanza di Verona per go-
tempo con infinito pregiudizio, non pri- dere di quella ricca e piacevolissima festa.
mato solamente ma pubblico, vedeva tra - Tuttociòèsla lo frutto di molte cure del ca-

scuratolo studio legale, fontein ogni tem- po del ukunicipio veronese il fu conte Gio-
|)0 di supreme dignità e di grandi onori. vanni Orli Manara,il quale si adoprò af-
La medicina fu sempre esercitala in Ve- finchè ogni anno fosse ripetuto con egual
rona, benché con decoro, anco da perso- magnificenza il tripudio slesso, dal quale
ne nobili e di antiche famiglie; ma allo- appunto forastieri potevano agevolmen-
i

ra era trasandata, l'ozio essendo fonte e te desumere quanta fosse la ricchezza e la


cagione di mali. Celebrandosi lo spirito splendidezza del paese. Della religione e
de' veronesi, avrebbe amato il MafFei, si fervore di fedede'veronesi fannobel testi-

considerasse il vero spirito esser quello monio il sollecito intervento alle chiese,
che non lascia starla persona senza ope- l'uso frequente de' sagramenti, le spesse
rare, e senza speculare cose utili, e senza solennità e ildecoro de'templi a Dio con
occuparsi. Riconobbe ancora, esser 1' in- sagrali, i quali si mantengono per la sìn-
dole de' veronesi molto gioviale e conver- golar generosità del popolo, poiché dal
sevole, per cui regolate e continue con- tempo del regno Italico le chiese manca-
versazioni, radunanze, festeggiamenti e no di fondi stabili. In ogni occasione di
balli non maucavano.L'annalista cav.IMu- solennità maggiore si fa colletta di co e i

tinelli racconta, come anni addietro si fe- 200 scudi, a cui molto contribuiscono gli

ce rivivere in Verona coli' antico splen- slessi poveri, de'Iuoghi altresì villerecci,
dore UD cittadinesco tripudio, giù istitui- in parecchi de'quali sono state fabbrica-
to alcun secolo innanzi da Tommaso da le magnifiche chiese. Il popolo fin dalla

Vico (il quale sulla facciata della chiesa puerizia viene eccellentemente ammae-
à\ s. Zeno ha il suo sepolcro colla cele- stralo nelle cose religiose e ben avviato
bre iscrizione : f^ixi Ergo Rcsurgarn)^ in tulle le pratiche della divozione cri-
cioè il baccanale del venerdì gnocco- stiana. Loda pure laverecondia e mode-
lare , oScia la dispensa de' gnocchi nel stia del vestire nelle donne, tutte inceden-
venerdì grasso, coll'aggiungere alla soli- do nelle processioni e nelle chiese col ca-
ta cavalcata de'Sanzenati, e al consueto po velalo, e sono separate dagli uomini
trionfai Carroccio dell'abbondanza, altri ne'calechismi, a'quali è gran concorso. La
carri per la varietà degli emblemi assai moltitudine de'poveri fa esercitare a' fa-

belli, formati da'commercianti, da' fab- coltosigran larghezza e carità, calcolan-


bricatori e dagli artigiani della città , i dosi l'impiego in quotidiane sovvenzioni
quali frequentemente e a man piene da' di 200 scudi, oltre i benefici stabilimen
detti carri gettavano e dispensavano al- ti che celebrai più sopra. La nobiltà più
l'affollata moltitudine del popolo pane, illustre, anche tra il virilsesso,dà bel s;ig-

fi ulta, ciambelle, cunleltuie, ^nucghi/ue- gio di leligioue siucera « di amore ^iirl

J
VER VER ao7
prossimo , cooperando all' istilulo della Già notai che gì' istituti di educazione e
^Kidultiina crìsliaua e agU stabilimenti d'e- di beneficenza sono pressoché lutti affida-
^Hluccizione. La venerazione poi e la filia- ti al vescovo ed al suo clero, di cui en-
^Be ndncia verso la B. Vergine, in ogni comia pure il nobile disinteresse, l'umil-
^^hempo crebbe altamente. Tenerissima è tà, la prudenza, il vestire sempre mode-
^Ba divozione de' veronesi per la ss. Euca- sto echiericale; e a non ripetere altro, dol-
^Hrislia, e si manifesta coli' onorarla mas- cissimi sono i vincoli d'intera ubbidienza
^^pime nelle pubbliche esposizioni e nelle e di riverente amore, che stringono il cle-

Solenni processioni, senza risparmio di cu- ro tutto al proprio vescovo. Il clero è in-
re e di spese, e nel frequentemente osse- oltre compreso da religiosi sensi e otti-
quìarla nelle chiese. In) perocché in Italia mamente esperto nella liturgia, e nell'ac-
tutta nella Madre di Dio si ispirarono e ciu'ata osservanza delle rubriche ecclesia-
cantarono molti de'suoi più illustri poe- stiche e del rituale romano; poiché in Ve-
ti; da lei trassero quel bello ideale e so- rona splendido e sontuoso è il di-
assai
vrumano onde animarono loro dipinti i vi n culto, frequenti e varie le sagre fun-

egli scolpiti marmi tanti de'suoi valen- zioni, divoti esercizi che si celebrano, ed
i

tissimi artisti; e per lei trasfusero tanta a tutto alacremente si presta il clero eoa
armunia e dolcezza nelle loro musicali no- fervorosa diligenza. Le frequenti confe-
te i suoi celebri compositori. lu Verona renze sacerdotali e gli annuali esercizi ria-
la parola di Dio è con singoiar zelo di- fucano in esso lo zelo e il sapere nelle dot-
spensata, e forma l'anima d'ogni religio- trine ecclesiastiche. E gloria di Verona
sa solennità. L' ab. Schlor dà pure lode il vantare un innumerevole e splendido
allo studio e diligenza che gli ecclesia- stuolo d'illustri, che in ogni tempo ne
stici pongono al grave uHìcio del predi- resero più chiaro il nome. iNon pochi,
care, congiunti alla tenacità e prontezza massime de'fioriti nelle belle arti, di già
della memoria, alla saldezza della voce, superiormente celebrai. Di più Vero-
al facile e colto eloquio, e alla vivacità e na vanta moltissimi uomini insigni per
calore nel porgere, in ispecie ne' più so- Santità di vita, per dignità ecclesiastiche
lenni ragionamenti. Viea dipoi noveran- e civili, per valore e dignità militare e in
do le tante forme e maniere onde vi si spar- altro. — Per la storia letteraria di Ve-
ge tra popolo questa divina sementa.
il rona, colle notizie degli scrittori verone-
Bello e consolante è il quadro che ne pre- si di maggior nume, nel compilarla tre-
senta del clero veronese, egli che fu per pidò Io stesso dottissimo MalTei ; tanto
lungo spazio testimonio di veduta, pel ze- grande n'è il numero ferace e dovizioso,
lo di religione e per la condotta inteme- e ciò, com' esso rileva, per aver dato la
rata della vita, istruito, studioso, vero or- natura a questo clima il maggior capita-
namento del sacerdozio. iNon ostante il le nell'ingegno. Il perchè ne'secoli XV e
gran numero degli ecclesiastici, ognuno XVI, quando dalle città i più dotti uo-
lia di che focte travagliare; tante ivi so- mini si sceglievano pe'pubblici maestra-
no le sagre funzioni e le istituzioni alle li, sovente le vicine e lelontane, elegrao-
quali il clero conferisce l'opera sua. Per di uìetropoli ancora, da Verona li trae-
tutto questo egli è amato e riverito, lo vano. Il MalTei dedicò all'argomento l'in-

stalo sacerdotalevenendo di frequente ab- tero 3 di pagine 47^» * "*® "°" ^ P^*"'
t.

braccialo dalle famiglie più ragguarde- messo che spigolarlo, cioè quanto a'prin*
yoìi; ed eziandio le magistrature rendo- cipali nomi, non mai al titolo di tutte
no al clero la debita venerazione, e con- le loto opere, molto meno delle copiose
Uibuìscono alle cure de'parrochi nella notizie bibliografiche, parto di sua vasta
con^ervaziuue della pubblica tuorulilà. erudizione, mancandomi lo spazio. Degli
•ló^ VÈR VER
•ufori %'eronesi, già die' un soggio il ce- de'pìù antichi scrittori della lingua lati-
lebre Vauv\n\o iìe\ì'y4ii(ichìtà l^cronesi^ na. Caio Valerio Catullo, morto circa 5o
Antonio Torresani ne scrisse un Cdlalo- anni avanti l'era corrente, che senza fon-
go ne' suoi Comentari, molle memorie damento si pretende nato inSarmione, pe-
raccolse l'altro veronese Ottavio Alecchi nisola del lago di Garda e sua proprietà,
gran talento e mera-
distinto letterato di ove ospitava Cesare, alla cui tavola era

vigliosamemoria, auchesulle cose di Ve- ammesso; le prove, come di quanl'altro


rona e suoi vescovi, oltre altri argomen- con isfuggevoli cenni indicherò, con dif-
ti, lasciando copiosi ed eruditissimi mss. fusa, preziosa e bella erudizione riporta
compen-
D'altroiKJe, nel più volle citato Malfei, in uno alle biografie e loro opere.

ilio del dottissimo ab. Venturi si hanno Fu tra gli autori latitn de'più eccellenti,
secolo per secolo nomi e le opere de'
i e il suo stile chiamalo da Gelilo,
rapisce,
più celebrati scrittori veronesi da Ca- il più elegante di lutti i poeti; ed greci i

tullo , quasi un secolo prima dell'era che disprezzavànoi latini in paragone di


cristiana, sino agli ultimi del nostro tem- Anacreonte e degli altri loro, ne eccet-
po. Benedetto Del Bene, Antonio Ce- tuarono Catullo; fu anche dotto, e per-
sari , Ippolito Pindemonte. Tra l' im- ciò dello il poeta dotto, il poeta verone-
portanti avvertenze che fa ii Maltei, se, oltreché di grande erudizione: morì a

nel rendere ragione come procedette nel- Roma in frescaetà.Ovidioe Marziale con-
la dottissima patria storia letteraria, vi trapposero questo poeta al principe de'
Sono quelle sui creduti veronesi e che noi latini Virgilio,nominando l'uno cou»e o-
furono, valga per tutti Bartolomeo Pla- nor di Verona, l'altro come onor di Man-
tina, ancorché in alcune scritture per al- tova, e così il Petrarca. Virgilio nato in
lusione si disse veronese, il che die'moti* Andes, poi Bande, villaggio del Manto-
To a più autori di crederlo tale (in lii' vano, fu detto veneto di rustici genitori
ceni edilu.; agri Creinonensis i'ico, leggo nato, perchè della Venezia era Mantova
nel Vuirani, Cremonensium Monumen- e buon tratto, perciò niolto vicino ad es-
ta. Egli era di Piadena borgo del Cre- ser veronese, come nato nel suo margi-

monese, perciò Bartolomeo latinizzando ne.Dovendo parlare di altri eccellenti poe-


il nome patrio, secondo l'uso de'suoi tem- ti veronesi mi piace ripetere parte di
,

pi, l'assunse per cognome, il quale inve- quanto il eh. somasco p. d. Ilario Cesa-
ce era Sacchi, e si disse Platina), Rinno- rotti pubblicò di Roma, t.
nell' Album
vatosi il diletto dello studio delle meda- 2 3, p. 333 : Verona sia tanto
Perche, in
glie moderne, forse per farci vedere l'ef- fiorita la poesia campestre e V estempo-
figie vera degli uomini illustri degli ultimi ranea. A tale disquisizione, perchèdi poe-
secoli , fallaci e per lo più immiiginarie ti campestri siano state cotanto feconde
dicendo il Malfei le dipinte, egli volle ag- le rive dell'Adige, senza ripetere ciò che
giungere ad ornamento dell'opera, ([nel- in questi ultimi tempi fu scritto intorno
le degli scrittori veronesi cerle, per pos- al genio de'veronesi per le bellearti, sen-
sederle quasi tutte nel suo studio, e no- za escludere il resto ,ne sembra princi-
uiinando quelle altre che si couservava- palissima causa (piel sito dove sorge Ve-

no in Veronn , avanzo d' una collezione rona, e la singoiar bellezza di pianure, di


di 3oo medaglie. In 5 libti tratta mn- Culli, di monti die la circondano. Appog-
gnincnmentedegli scrittori veronesi, e nel giasi la città ad un'aprica emergenza, dal-

I .° degli antichi. Poche sono le citlù, la- la ([uale mollemente scendendo, in larga

sciando le gieche, che possano cominciar pianura poi si distende. La co«ta adorna
la loro storia letteraria da epoca remola, in più luoghi di fabbriche e di cipressi, il

come Vei'uua, perchè comiuciu cou uno maggior suo iuoulicello,chc resta dentro-
VER VER ao5
alle mura, tulio coperto il'abìtazìoni, la rotore egregio morto nell'uDDO di Roma
piegatura delle adìaceuli colline, la va> 784. Caio Plinio Secondo ilVecchio e
ghezza del fìuaie, ch'è il viceré de'fìumi il naturalista, zio di Plinio il Giovaneco-
d'Italia, la varietà degli edinzì,e pernno mosco, scrisse la storia naturale, vero le<
le sporte rupi adorne di iiasceuli giardi* soro, e altre opere; fu anche padre adot-
ni, vengono in molti luoghi a forojar pro- tivo di dello nipote insigne oratore e giu-
spettive così nobili e cos'i vaghe, che sce- reconsulto , nato dalla sorella veronese»
ne mai non si videro meglio ideate; laon- perciò può vantarlo anche Verona, da
de quivi si godono accoppiali comodi i se stesso facendosi veronese. Forse tali
della cillù e le delizie della campagna. furono Emilio Macro giureconsulto fìo-
Ciò basterebbe a trasformar quanti so- rilo sotto Alessandro Severo, e Calvo o»
no veronesi, piuttosto in campestri che in ralore famoso. Placidia illustre fanciulla,
coi'ligìani poeti: ma s'aggiunge quella co- in tenera età istruita nelle lettere e negli
sì celebrala pe'suoi vini Valpolicella; s'ag- sludi, morì nel 532. — Nel hb. 2." si re-
giunge ne'bassì pianiuna paglia d'ottiuto gistrano li fioriti dd'tempi romani (sic) si-

riso; s'aggiunge un lago pe'cedri e gli o- iioal 4oo. N'è il I .° Anonimo Pipiniano,
1

livi delle sue riviere aineuissimo; s' ag- autore della descrizione di Verona io ver-
giunge quel Monte Baldo deliziosissimo. si otlonarii ritmici, cioè senza legge di
E convien dire che Tmiluenza di questo quantità, al numero di 33 terzetti, e fìort

cielo e di quest'aria abbia un so che di mentre Pipino red'ltalia risiedeva in Ve-


speciale, poiché da qui tanti uscirono col- rona. Pacifico Arcidiacono di raro inge-
tivatori eziandio della poesìa estempora» gno e mirabil talento, nato nel 778 e mor-
uea. La qual gloria se è comune a qual- to neir846, dopo esser stalo 43 anni ar-
che altra parie d'Italia, Verona però fu cidiacono della cattedrale.Leggesinelsuo
lii prima (come nota Mairei)a partorir un epitadìo, che fondò o rinnovò nella città
uomo, che per piti ore, con somma gra- 7 chiese principali, e superò ogni altro
zia e senza l'aiuto del canto, improvvisas- nella perizia di tulle quelle arti che ia
se sopra vari argomenti e in astrusi e dot> metalli o marmi o legni s'adoprano. In-
trinali soggetti; e questi fu Antonio Lue- ventò l'orologio da notte, non veduto per
co monaco olivetano, del cui valore visse l'avantida ninno (lo celebrai nel volume
universale erede BarlolomeoLorenzi, che XLIX, Avverte il Maffei, tale O-
p. 137).
di più, con esempio forse unico , fu del rologio, d'ivevso dal solare e die anco la
pari felice improvvisando e scrivendo. notte indicava le ore, non si può intender
Contemporaneo a Catullo fu Cornelio d'acqua, perchè questo fu noto non so-
Nepote, eccellente storico, nato in Osti- lamente agli antichi, ma in Italia anche
glia, vico del territorio veronese, autore ue'tempi inferiori, avendosi da Cassiodo-
delle vite de'capitani eccellenti greci e re- ro, che ne mandò alcuni Teodorico da
Ulani, con latino paragonato agli scritti Roma al re di Borgogna che ne avea fat-
di Cesare e Cicerone, oltre la storia uni- to richiesta (altrettanlo e con più paro-
versale e altre opere. Emilio Macro poe- le dissi nell'indicalo articolo). Resta a-
ta, amico di Virgilio, trattò in versi del- dunque che 1' orologio di Pacifico fosse
l'erbe e de'serpenli velenosi, e degli uc- di metallo con ruote e contrappesi, qual
celli, ed altro. Vilruvio Pollioue, proba- s'usa ancora,non avendone per altro chi
bilmente secondo la tradizione, principe ha trattato de' primi inventori potuto
degli architetti, o Vilruvio Cerdone suo scuoprir mai l'autore primo. Quindi ri-
liberto. Pomponio Secondo principe de' corda r orologio notturno, da me pure
poeti tragici latini e console. Cassio Se- menzionato a detto articolo, da Stefano II
vero insigne storico, non 1' omoaimo o- (altri iusieiue a'iibri l'allribuirono hìUa-
TOt, XCIT. '4
aio VER VER
tello s. die gli successe nel pon-
Paolo I scovo di Verona: l'horiporlato comecat
tificato nel 757, epoca dell' invio) oiati- dinaie, poiché i patrii vescovi li riferisi.'

(lato ai te Pipino (padre di Carlo Ma- nella loro serie. Enrico vescovo di Mau-
gno, Gglio del quale fu il re d'i lalia), eoa lovae vicario imperiale d'Ottone IV, fra-
alquanti libri perpromuovere buoni stu- i tello di Kabano dalle Carceri, il quale in-
di in Francia, onde parrebbe se n'aves<ie fastidito dalle fazionichebollivanoin Ve-
notizia BTanli Pacifìco; ma forse inven- rona, con truppa scella di partigiani pas-
zione diversa e nuova struttura fu la sua sio in Levante, ed armando legni conqui-
((^trecisameute, per quanto dichiarai nel stò Negroponte e altre città, nel 1209 ve-
ricordato articolo). Così è da dire dell'o- nendo iovestiio per procuratori dal do-
rologio mandato in dono a Carlo Magno ge di Venezia d'un' isola coU'annuo tri-
dal re di Persia (o al cali(ru). Pacifico ac- buto di 2100 monete d' oro. Everardo
coppiò con l'orologio un ottimo strumen- notaroebbe principal parte de'4"00 cam-
to per le sfere celesti; e più altre cose in- pi di terreno paludoso a 4^0 particola-
gegnose inventò e tra queste l'Argomen- ri assegnati dal comune, perché li ridu-

to. Non pare trattalo o invenzione dia- cessero a coltura, dovendo pagare ciascu-
lettica, ma alcuna macchina che nominò no 5 soldi e mezzo d'annuo allitto, e ciò
Argumenlitm, vocabolo chea que' lem- per la |)enuria de'grani patitasi avanti il

pi fu sinonimo d'istruuteulo. Dicesi ap- 1 199. Neh 128 furono compilati gli sta-

presso ch'egli fece 218 codici, cioè o li tuti col titolo : Liber iuris civilis Urbis
scrisse o acquistò, poiché nell'epitanio tal- Fcronnt. La 2.? compilazione ebbe luo-
volta s'ebbe più cura del ritmo, che del go a teuq>o degli Scaligeri. La 3.' è la
signincalo. Dissi che già a luì si attribuì stai' ,>ala nel i^'jS. La prima raccolta

la fondazione della libreria insigne del delle leggi veronesi vuoisi falla nel XI se-
capitolo. Ch'egli componesse opere, la la- colo. Neil 3 18 ne fu fatta altra partico-
pide stessa dice aver fatto la dosa al vec- lare di decreti in materia darli e di mer-
chioe nuovo Testamento, e la parola no- canzia, e fu stampata col titolo: Sialulci
tabile /butZc', significa che mise ciò insie- DoiuHs Mercalornm. Aidizione legista
me colle cose inventale da lui; così della XllI, veramente Gia-
fiorito nel secolo
Glosa Ordinaria fu egli il i
."
autore, nou como di Brodo , sommo chiosatore. A'.
Valfrido Straboue, benché contempora- Pietro Martire (F.) domenicano, gloiia
neo, ma nato assai dopo di lui, poiché di Verona e del suo ordine, scrisse un'o-
Rubano niaestro di Slrabune nacque do- pera sopra il simbolo della fede, sermo-
po Pacifico. Coronato nolaro. Massiuiia* ne e trattalo contro gli eretici di quel tem-
no compose un inno a s. Anjbrogio. Ca- po; fu ucciso per viaggio in odio del suo ze-
lalo o Cadolao nelio4i vicedumino del- lo neh 2.52, mentre era imjuisilore e si
ia chiesa veronese, poi vescovo di Pur- portava a Milano. Stufano Cantore della
ma, fondò nel io4^ il monastero di s. cattedrale compilò un Oidine veronese,
Giorgio iu Verona, assegnandogli ntolti nel quale si contiene l'indice dell'orazio-
beni net Veronese enei Vicentino; nel ni, antifone e salmi che si cantavano per

1061 fu eletto antipapa da' vescovi lom- lutto l'anno. Sperandiu abbate di s. Ze-
bardi col nome di Onorio 1/ ('A'J. Lo- none, poi vescovodi Vicenza, morto nel
renzo Diacono scrisse in versi la conqui- 1 32 scrisse le costiluziuni di sua chiesa.
I ,

«la dell'isola di Maiorica fatta tla'[)isHni Paride u Purisio autore d' una eronaca
neh I i 5. Giacomo prete descrisse in ver- di Verona , la quale non manca d'altri
si i Zenone, pubblicati dal
miracoli di s. cronisti e di annalisti iiiKjniiui. Giovan-
p. La/.aroni nel suo Pastor f cronensis. ni Diacono fiorì nel secolo Xlll, compilò
Adelardo Cattaneo (/'.) cardinale e ve- e condusse fino ah 3oo uu'isloiia di Ve-
VER VER ttt
rolla nccuiatiHsima e di fatica itnmeasa. rico nella f^ilu dì Dante^con iioaè d'ac*
Ma l'allro (lotloGirolamo Tai'turotti, su cordo col Malfei sul luogo ove fu coiu-
Giovtiiuii Diacono scrisse due Lettere, posto il aiagrio poema, e intorno «!•
pubblicate dal p. Calogerà nella Tracco/- la fìgliuolauza di Dante, che passò pu-
la d'Opuscoli, 1. 18, p. i33,t. 28, p. i, re a Treviso). Attesta Giovanni Villa-
con questo titolo: Rtlazìone d'un mano- ni com'egli vi pose mano dopo die fu in
scrino dell' Istoria di Giovanni Diaco- esilio, il <juale segui nel i3oi (o neli3o2
no veronese. Lettera ^t." Intorno al ma- secondo il riferito nel voi. LXXVIII, p.
Itoseli tto della Storia Imperiale di Gio- 129, e ue'luoghi iu cui ragionai delle fa-
vanni Diacono veronese. Sostiene iu esse rioni de Ghibellini e de Bianchi, e del-
l' Algarotti, che Giovanni Diacono scrisse l'inimitabile poenta), quand'era iu età di
l'opera: Ilistoriaruni Impcrialium, co- 35 anni; però finse il principio del suo
minciundola du Augusto, e non da Giulio viaggio essere avvenuto: Nel mezzo del
Cesare, fino ad Enrico V II, lodandola ac- caniinin di nostra vita. Cacciato di Fi'
curatissima. Esamina se veronese, e con- renze per la forza delie fazioni, part'i di
elude airermativamente. Ragiona di sue Toscana e venne a Verona per cercai*
(jpere, dell'età in cui vii.se, cioè oltre il ricovero presso D'Alberto
gli Scaligeri.
1 320. Esserelo stesso che Giovanni Man- però, o diCcirtolomeosuo figlio pare eoa*
«ionario riferito dal Pastrengo e ripro- venga intendere, ove finge nel canto 1^
dotto dal MafTei, come dirò alla sua voi- del Paradiso, che il suo tritavo Caccia*
ta;errando il Moscardo, sulle parole del guida così gli predica: // primo tuo ri'
Panvinio, nell'asserirc che scrisse ['Hi' fa^io, e 'l primo ostello - Sarà la corte-
storia ecclesiastica di P^crona. \vùno no- sia del gran Lombardo, • Glie 'a siila
taro raccoglitore di patrie concioni o par- Scala porta il santo uccello. Altri pre-
late per aifari pubblici, e in faccende di tendono Can Grande I, fratello di Bnr-
go verno, suearinghe fatte in con-
oltre le tolumeo. Si legge nella vita di Boccaccio:
siglio e dette da ambasciatori di Verona, lornaloda P^erona,dovc nelprimofiig-
o d'altre città in occasione di negozi, ed gire a messer Alberto della Scala nera
ultio. Boiicaenbio Verità scrisse le gesta /to. Convien dunque diie, osserva Malfei,

degli Scaligeri. Dante Alighieri o Aldi- che di nuovo venisse dopo a Verona. G
ghieri e persino Aligeri come si vede in nel principio del poema e nel decorso, di
s. Fermo (tutte corruzioni e alterazioni cose veronesi fa piìt e più volte menzio-
arbitrarie del solo vero e legittimo Dan- ne. Tradizione costante è rimasta,che in
te Allighieri , documentato da tutte le certa casa, posseduta poi anche da' suoi
prime edizioni e codici), diviu poeta: Fi- discendenti in Gargaguago di Valpolicel-
renze gli fu patria naturale di nascita, e la, una buona parte egli ne componesse.

Verona gli fu per così dire patria adot- Qui certamente assai tempo si trattenne,
tiva, poiché in essa trovò il primo rifu- poiché vide Can Grande 1 in signoria, al-
gio ed ostello, onde poi la sua famiglia la quale venne per morte del fratello
la

acquistò case, beni e cittadinanza, e vi la- Alboino solamente nel i3i2 benché S ,

sciò fissata la discendenza. Patria fu ancor anni prima fosse da lui preso per coni-
Veronadel suo immortal Poema, la Z>;Vi- pagno nell'amministrazione dello stato.
na Commedia, da lui finto in visione, che Ad esso Can Grande 1 però (quando fos-
qui fuda lui continuato in gran parte (de- se vera l'Epistola a Can Grande, su cui
gli altri luoghi che dividono e portano fu tanto dispulato in questi ultimi tem-
una parte di tale vanto, parlai in diver* pi,e contro laqualeuon furono mai sciolte
»i artìcoli, come nel voi. Lll, p. io4- H le obbiezioni messe innanzi dal mio amico

fioccaccio scrisse da poeta e uoh da sto- ilcav. Filippo Scolari, da lauti anni dcdt-.
ai2 VER VER
to a questi studi), Dante avrebbe deilìca» (ricusalo per altro sempre ed assai conclu-
to la 3.' parte del suo poema cou dedi- dentemente e dal fu dottissimo mg.' Jjco-
ca latina,il Paradiso (^.). Dice in essa poDioni$i,e con essodal sopra indicatomi»
ilgran poeta: Non ho trovato convenirsi amico) sarebbe da computar negli scrit-
all'eminenza vostra la Comedia tutta, tori veronesi, poiché sue rime si citano nel
ma la Cantica piìi nobildiessa, onora- Vocabolario della Crusca, e di suo Co-
ta del titolo di Paradiso: questa con la ntento Ialino al poema del padre (comen-
presente epistola, quasi sotto propria in- to che non si sa qual fosse in mancanza
scrizione, dedicatavi, intitolo a voi, a voi d' autografo, e che ad ogni modo non
porgo , a voi raccomando. Dalla regia dovrebbe essere trovalo od ignaro dei
niunifìcenza di questi principi non sola> fatti del padre, od ingiurioso alla sua

niente ebbe con che trattenersi ouorevob memoria, ec. ec. ; come ne' suoi Aned-
niente, ma che acquistar beni per as-
di dotiha dimostrato mg.' Dionisi), fa men-
sicurar lo stato de'Ogli. Sembra ancora zione il suo epita/Tioch'è in Treviso, dove
esser quivi stato magistrato. Passò poi in mori; però gli ultimi 3 versi appartengono
Francia, e tornato in Italia dopo vari ac- al genitore. Altro figlio di Dante si com-
cidenti fu chiamato per valersene in gra- puta tra' scrittori Giacomo per rime da
vi affari dal signor diRavenna, nella qual lui composte, e per un compendio in ter-
città appena tornalo da un' ambasciata poema paterno. E opinione che
zetti del

fatta a Venezia, neh 32 1 morie vi restò Giacomo fosse lo stesso Pietro, chiamato
sepolto. Di che parlai ne'vol. LVl, p. igS Pier Giacomo. Inoltre Pietro compose al-
e 223, XCI, p. 388, e XCII, p. 35.Dan. 1 cuni Capitoli sul laudato poema. Egli eb-
te non sarebbe forse partito mai da Ve- be a sorelle Lucia e Gemma, e Gemma
rona, se il suo costume alquanto aspro e fu pure il nome di sua madre moglie al
feroce, e il suo parlare troppo libero e poeta, di casa Donati, e quindi involon-
franco non l'avessero a poco a poco fat- taria causa delle sue sventure, sia per-
to decadere dalla grazia di Can Grande chè il parentado con tal casa io portò ad
], che per un pezzo l'avea avuto carissi- impacciarsi in adari pubblici; sia perchè
mo e in sommo onore. Della difesa del iDonali erano della parte guelfd dei Ne-
sublime Dante da altre più gravi impu- ri,cioè dell'estrema sinistra. Il cogno-
LVII, p. 3o6
tazioni, feci parola ne'vol. me Aldighieri venne alla famiglia dal
e 3ii,LXXXVlI,p. 26o,LXXXVIlI, bisavo dì Dante figlio di Cacciaguida,
p. 2i8. Tra turba d'istrioni e d'altre
la che cos'i era nominato, ed avea trailo il

persone festevoli che lo Scaligero teneva nome madre, venuta di Val di


dalla
incorle,uno essendone che riusciva a tut* Pado, e vuoisi che Dante traesse origi-
ti sommamente caro, di lui disse un gior- ne da' Buondelmonti di Roma. Conti-
no in presenza di molti Caugrande a Dan* nuò tal cognome in Verona ne' discen-
te: Come sta egli mai, che costui, ilqua- denti, che lo alterarono in Aligeri, per
le e un balordo, sia grato a tutti, e tu cambiar lo stemma e la nobiltà fiorenti-
che vieni riputato sapiente, noi sia? Al na in veneta (veggasi la Memoria del
che Dante subito rispose: Non e mera- mio amico cav. Scolari sul debito che
viglia, perchì: la similitudine e l'unifor- tutti abbiamo di scriver sempre AUi-
mità de' costumi partorisce grazia e a- ghieri con doppia elle, e sta nel Viag-
micizia! Ma partendo Dante da Verona, gio in Italia di Teodoro Ilell sull'or-
vi lasciò la sua famiglia, che ci rimase fìo- me di Dante, Venezia 1 84 )• Fu nome •

che si eslinse. E' multo credibile, sebbe* assai frequente Altichc.rius : questo pas-
ne affatto ipotetico, che de'suoi figli filcuni sò in Aldighieri, poi in Aligeri, che di-
vcuissero qui alla luce. Tra essi uu Pietro ventato cognome, quasi venisse dal lati-
VER VER 3l3
no diliger, chi lo portava fece un'ala per leggio airallissimo canto. Pietro, i.°d«i
impresa, abbanilonnndo la vecchia eli ca- avea avuto per moglie Teodora
fratelli,

sa, conservataci nelle Memorie del Pel- Frisoni,ma non ne sorti che una fem-
li, Da Pietro venne Dante II che lesto mina per nome Ginevra, quale fu ma-
nel 1428. Da Dante IILeonardo, di cui ritata nel conte Marc'AntonioSarego nel
siha che testò nel i439- ^* Leonardo 1549. I conti Sareghi rimasero però e-
nacque un altro Piero, al quale indiriz- redi e delle facoltà e del cognome Alige-
zò la sua f^ita di Datile (che resta da ro. La lor casa d'abitazione fu ornata den-
far ancora dopo le tante che se ne han- tro e fuori coll'arme Aligera, eh' è un'ala
no da Leonardo Bruni e Boccaccio si- d'oro in campo' azzurro. Poema chia-
no a Balbo e Furici) Mario Filelfo : mò MalFei la Divina Commedia, perchè
testò nel 1476. Questi testamenti si con- Dante sebbene l'intitolò Commedia, la
servavaiionel pubblico archivio di Vero- pure Poema sacro, e per l' altre e-
disse
na, che poi miseramente distrusse il fuoco. rudile ragioni che adduce. Non per mo-
Da venne Dante III, che ha ono-
Piero lì tivo o aiuto, ma di
di cercar ricovero
revole luogo tra gli scrittori veronesi, dot- spontanea volontà venne a Verona Fran-
to nel greco e nel latino, per aver dettato cesco Petrarca, lume del secolo suo, che
eleganti poesie volgari e latine (queste era pur quello di Dante, ed a cui tanto
ultime recate in versi italiani dal cav. debbono l'italiane e le Ialine lettere. Se-
Scolari , coll'opera ricordata nel citato condo il computo che può trarsi da quel
voi. XCI, p. 388 ), ed altro. Dante III eb. Ragionamento alla posterità, in cui dà
be 3 figli, tutti letterali, Pietro, Lodovico conto di se stesso e della sua vita, egli ci
e Francesco. Pietro fu provveditore del- venne in età di circa 3o anni , regnando
la città nel i53g. Lodovico fu dottore Alberto li e Mastino II; ma ci fu poi più
di collegio, ed eccellente giurista ; fu pu- d'una volta (notai nel voi. XCII, p. i6r,
re vicario de'mercanti, dignità primaria che Petrarca fermò l'ultima sua dimora
di Verona, e ambasciatore a Venezia. Da in Arquà circa io miglia lungi da Pado-
Leonora sua moglie, figlia del conte Ad- va, la quale gli celebrò magnifici funerali
Ionio Bevilacqua, non ebbe prole, onde quando morì in quel pacifico luogo). A
nel I
547 lasciò erede il fratello. Questi Mastino li indirizzò un'epistola in versi,
nella chiesa di s. Fermo Rlaggiore fece mentr'era, come pare, di là da'raonti. Di
la cappella a man sinistra dell'aitar gran- essersi trattenuto in Verona e in Parm.i
de co'monumenti a'fratelli, ed iscrizioni, assai tempo, fa memoria egli stesso nel ri-
Franciscus Aliger fieri ciiravit. Lo stes- cordato Ragionamento. Scrisse loSquar-
so Francesco fu più dotto de'fratelli, tra- ciafjco, che in Verona venendogli da chi
dusse e illustrò Vitruvio. In lui spirò la lo visitava recitati de' versi del suo poema
posterità mascolina di Dante, il cui divin Ialino r^^ric/2j pregasse di desistere, pa-
volume è tuttora vagheggiato oggetto di rendogli troppo imperfetti e poco limati.
Studi, siccome fonte mai sempre inesau- In Verona vi contrasse amicizie, massime
sta di generosi e maschi pensamenti, nel di letterati, ad un veronese indirizzando
tjiiale in uno coH'originaiità (di cui nel il suo libro, Delle virtìc del generale, cioè
ìfol. XLV[,p. 171: non è possibile che a LHchino del Verme comandante del-
io qui possa rammentarci luoghi tutti in l'armi venete, cui chiama in una lettera
cui celebrai \\ sommo vate) della lettera- il Scipione Veronese, e cui molto esalta
tura nostra si trova costantemeule l'uo- in altra diretta a Giacomo suo figlio. E«
n»o politico ed il poeta ispirato, che fa gli nomina ancora Pietro Navo, verone-
servir l'arte alla civile rigenerazione dei se probabilmente, che nella corte di Can
popoli che Icariano In favella che egli at- (riandeera stato celebre per sapere, ben-
ii4 VER VER
che di genio mordace. Era Petrarca in lo e vero motivo dell'alfezione del poeta,
Verona nel suo studio, quando a'i5 gen- e della sua perseveranza nel cantarla: fu
naio i348 intese il terremoto, e quivi un amore puramente contemplativo per
nello slessoanno gii giunse l'avviso della Laura. Però suoi contraddittori osser-
i

morte di Laura, come scrisse il Toma- vano: Se Laura fosse stata zitella, il poe-
sìni nel suo Petrarcha redivivas, Lau- ta nel Trionfo della Castità non le a-

ra cornile^ Patavii i65o. Noterò che al- vrebbe dato un corteggio di eroiche don-
tri pretendono, si trovasse allora Petrar- ne maritate, ma delle vergini per compa-
ca a Parmama egli stesso di suo pugno
; gne, ed avit^bbe intitolalo il suo compo-
scrisse sopraun Virgilio mss., esistente nimento: // Trionfo della Verginità. \n

in Milano nella biblioteca Ambrosiana: vece denomina sempre Laura, mulier,


morì Laura nell' anniversario preciso in foeniina in Ialino: donna, madonna in
cui la i." volta l'avea veduta, a'6 aprile italiano; e mai virgo, puella, verdine,
1348 nrentre stava a Verona, e la noti- donzella). Nel notificare l* impressione

zia gli giunse in Parma a' 19 del seguen- di tale libro Enciclopedia contempo'
l'

te maggio. Ora quanto a Laura, il eh. ranca di Fano, dice che l'autore inten-
cav. Salvatore lìetti, ne'Tre dialoghi de dimostrare, che la Laura cantata dal
ston'co-criiicì , homa
i858, espose an- Petrarca fosse non Laura de Sade, ma
ch'egli nel a.° dialogo,come molto pro- bensì Laura des Baux Adhéaiar, figlia

babilmente la rinomatissima Laura del del signor di Valchiusa, morta ancor


Petrarca, di cui e di Valchiusa riparlai donzella nel i348. Il eh. cav. Ignazio
ne'vol. LXXV, p. i33,XC,p. 144 (di- Cantò, che altresì annunciò la pubblica-
cendola di famiglia lungamente ignora- zione di tale libro nella Cronaca di Mi-
ta, ma uscita da quella di Noves e mari- lano del i858,disp.' 2 3.", nella seguen-
lata nell'altra di Sade o de Sado, ambe- te scrisse su questa questione. » Più ac-
dne appartenenti alla famiglia di Baux, cetto tornerà l'altro assunto del cav. Bet-
cioèessaeraAdliémar dal lato di sua ma- ti, che la Laura del Petrarca, ritenuta
dre, e Caux da quello di suo padre), fosse finora per Laura de*Sade, moglie di se
la nobilissima Laura des Baux Adliémar vera vita e madre di numerosa prole, e-
di Cavaillon (alla cui diocesi appartiene ra Invece una giovane morta di consun-
Valchiusa), figlia del signore di Valchiu- zione ancor donzella. Laura des Baux A-
sa, nata a pie' de' colli di Somana in ri- dhéinardi Cavaillon, figliuola del signore
va alla Sorga, e morta ancor donzella, di Valchiusa. In questo caso l'amor del
di lenta consunzione nel i 348 (già que- poeta acquista una tinta più platonica,
sta opinione era stata seguita e sostenuta più virginale, e riprende il merito de'pu-
da precipuamente dall'nb. Costaing
altri, ri affetti. Ed è anche più logico di veder
di Pusignan, conservatore de'musei d'A- tanto sciupio di sospiri e di lagrime non
vignone, morto nel 1820, autore del li- per una donna legata alla severità d' un
bro: La Musa di Pt^trarca nelle colli- nodo che impone severità di costumi o
ne di Valchiusa, Laura des Baux, cerchia nel recinto della fmiiglia; ma
sua soliutdine e sua tomba nella valle con una donna, non fosse altro teorica-
di Galas, Parigi e Avignone 18 19. In mente, padrona de' propri alfetli. E che
molti altri particolari pure confuta quel- sarebbe a dirsi del povero manto d'(ma
li degli altri, ed alla sua volta egli anco- moglie così solennemente portata in [>id>-
ra vieneimpugnato. Laura, secondo esso, blico dai canti d' un adoratore? " Dipoi
conservò il celibato, visse e morì santa- la stessa Cronaca di 3Jilano;(iìfi[ì.' 6*
mentie. Petrarca perciò non fu che il pa- del t859, da\ì' j/4raldo di Lucca, trasse
negirista di sue virila, le quali furono il so* cuiit8Z7,a d'un articolo intitolato; Di wt
VER VER ai5
Ms. creduto di Francesco Petrarca tro- ma Laura vivente in corpo o in anima si

valo nella biblioteca di monaco di B a- olfriva come immagine perfetta. Il prof.


viera, dal piof. d/ Giorgio ÌVIarlino Tbo- Thomas ne deduceva esser questi sonetti
mas, consìstente in un codice italiano di Francesco Petrarca, quali dettò nel
con I i4 sonetti, verosimilmente in pri- primo entusiasmo. Non deve ommettersi,
ma derivato da Pionia, della prima me* che questi sonetti appartengono a'primi
tà del XIV secolo. Dall' esame che ne tempi del Petrarca, in nessuno si fa men-
fece risulta esservi sonetti politici e amo- zione di Laura come passata di vita. Tre
rosi, (jnolclie canzone morale e dell'idi- de'più bei sonetti paragonano Laura col
iio. X I sonetti politici, o meglio istorici, sole. Tostochè Laura si allontana, il sole
si riferiscono alle circostanze di Roma e si nasconde, quanto esso rimane invisibi-
d' Italia verso gli anni iSao e i35o,a' le più s'addensa il nuvolo della tempesta,
garbugli di Roma nella traslazione della tostochè essa ritorna si rallegra di nuovo
Sede apostolica in Avignone, al governo il cieloe la terra. — Ad esempio del Maf-
stesso del Papa in Avignone, alle agita» fei,che per aver Petrarca di Arezzo dì'
rioni di Cola di Rienzo, a'patimenti de- morato in Verona, reputò conveniente
gì' italiani per le fazioni de' guelfi e de' di ragionarne tra' scrittori veronesi, in
ghibellini, all'usurpazione di Lodovico il questa mia opera di erudizione quasi en-
Bavaro, e del poter imperiale, alla lotta ciclopedia, che dà latitudine e licenze,
cogl' infedeli, alle idee delle crociate. ed anche per essere ascritto qual socia
Le amorose generalmente canta-
poesie corrispondente all'i, r. Società Aretina
no, lodano, onorano una Laura. Sareb- di scienze lettere edarli (come notai nel
be mai la Laura del Petrarca? Conveni- voi. LXXVIII, p. 56), fondala sotto gli
va rendersi padroni di tutto il Petrarca, auspicii del Petrarca, io mi presi quella di
Dia non era fatica col potente soccorso de' profittarne per aggiungere fa nuovamen-
suoi dotti e indotti rischìaratori e trasfi- te riprodotta opinione dell'illustre e dotto
guralori (Erkiàrer und Verkiarer). Già Retti, sopra un argomento tanto fumo-
alcuni pensieri nelle poesìe istorìche ave- so, nolo essendo quanto se ne scrisse e
vano fallosovvenire il professore di egua- (juanto se ne parlò: e ciò feci altresì per-
li sentenze contenute nelle lettere Ialine chè prob-ibilmente desterà In notizia, per
del Petrarca. Il cantore di Laura del no- chi ignorasse già argomento discusso o
stro codice, ed il Petrarca sarebbero una per ritornarvi sopra, altre lucubrazioni
cosa stessa? potevano essere slate
iVIa vi negli eruditi, ne' critici, e negli ammira-
due
nello stesso secolo, nello stesso paese tori deiceleberrimo poeta. Intanto ho
Laure che avessero destalo l'amore e la voluto farne alcune parole, ed eziandio
lode di due poeti. Il pregio della beltà cercare quanto ne disse il p. Fanloni Ca-
femminile, la lode della virtù muliebre, strucci nell'accurata Istoria d'Avigno-
i sospiri, ec. sono sentimenti che in sirai- ne e del Contado l^enesino^ tanto minu-
modo, od anche eguale si espri-
gliante tamente informalo nelle cose di Proven'
mono: tanto meno poi potevano provare za, e qui lo riproduco. Riferisce nel t.i,
allo scopo, per la coesione de'poeli di quel p. 99, descrivendo i feudi del Vcnais-
tempo, e la innegabile imitazione de'pro- sino, che Sauraanaera marchesato della
venzali e siciliani. Così il giuoco sulla pa- casa di Sado delle più antiche famiglie
rola Laura, l'aura, lauro, i medesimi at- naturali d'Avignone, che tra gli altri or-
tributied eguali cose, la scella delle me- namenti di croci di Matta, di mitre, di
desime ligure potevano attribuirsi al gu- feudi, di carichi militari, e d' uffici pri-
sto di quel tempo allegorico e bizzarro". mari, g/«5faHie«/e ascrive l'aver prodot-
In tutti i sonetti amorosi uon una Laura, to Laura^ la cui beltà e virtù è resa eter-
ai6 VER VER
na nella memoria de' posteri dulie rime aprire pel i." la tomba, bensì perchè era
del Petrarca. Indi a p. ig6 racconta. « Il stata aperta e ciò nvea fatto rumore iti

Petrarca arse in y^i'/g-/Jo/i'c negli anni suoi Francia, volle anch' egli vederla). Disu-
giovanili fin dal 1027, di limpido casto mate che furono, si trovò con esse una
amore per Laura de Sado, donzella (ìi scatola di piombo, col seguente sonetto
nobil sangue, di elevalo ingegno, di per- (tenuto mediocre, e verosimilmente com-
fetta beltà, d'impenetraGile pudicizia : et posizione d'un amico del Petrarca: altri
era corrisposto entro medesimi limitii aggiungono che vi si trovò una medaglia
d'intemerata onestà da Laura, cU'era non di bronzo, rappresentante una donna che
men consapevole della pura intenzione, si seno, con intorno le lettere M.
copre il

che del merito sublime del suo amante. L.M. J. interpretate: Madonna Laura
La conosciuta virtù d' entrambi rende- Morta Jace). Qui riposan le caste e fé-
va libere le loro pratic^)e non men vir- liei ossa - Di queir alma gentile, e so-
tuose che amorose, et incapaci d'esser la in lerra^-Aspro e dar sasso or ben te-

denigrate da minima macchia d'alcu- co hai sotterra, -E^l vero onor, la fama,
na sinistra opinione del mondo. Multi e beltà scossa. - Morte ha del verde lau-
desideravano di veder congiunte in ma- ro svelta e smossa - Fresca radice, e il
trimonio quelle due rare persone; e premio di mia guerra - Di qiialtro lu-
tra gli altri il Sommo Pontefice Gio- stri e pài, se ancor non erra - Mio pen-

irauni XKIl vi sollecitò il virtuosissi- sier tristo, e' l chiude in poca fossa. - Fe-
mo giovane, eziandio con offerirli per di- lice pianta in borgo d'Avignone - Nac-
spensa apostolica considerabili vantaggi que e morì, e qui con essa giace - E pen-
di pensioni ecclesiastiche, acciocché po- na, e stil, l'inchiostro, e la ragione. - O
tesse con maggior decoro sostener lo sta- dilicali membri, o viva face, - Che an-
to coniugale: ma ricusò l'offerta il Pe- cor mi cuoci e struggi, inginocchione -
trarca, rispondendo: JYon voler divenir Ciascun preghi, il Signor ti accetti in
marito, per non lasciare d'essere antan- pace.W re Francesco 1 compose anch'es-
te. Così è riferito nella sua vita in ispa- so due quaternarii, e insieme col sonetto
gnuolo descritta in fronte de' suoi libri: del Petrarca li fece porre nella scatola
De renfcdiisntrinsqueforluna, parimen- di piombo, la quale fu rinchiusa con l'os-
te tradotti in ispagnuolo. Morì l'amata sa dentro la sepoltura. Ecco reali versi, i

donzellaiìopo molli anni degliamori del che però darò corretti. En petit lieucom-
Petrarca, passando ad abitare, come pro- pris vous pouvezvoir - Ce qui comprend
babilmente può credersi, in luogo più beaucoup par renommée - Piume, la-
«conveniente alla sua paragonata virtù; beur, la langue, et le savoir- Furent
1' addolorato Petrarca per monumento vaine US par l'ayniant de l'ayméc. - O
del suo amore pose dentro la sepoltura ame ciani tanl csiiméc,-Qui te
genlille
del di lei cadavare un sonetto". Questo pourra louer, quen se taisant? - Car
lo storico riporta a p. SSy. Prima però la parole est toujours réprimée,- Quand
narra, che Francesco l re di Francia, re- surmonte le disani (Francesco I
le sujet
catosi nel i533 in Avignone, per lafa- compose pure un epitadio in versi che
xnn della bella e virtuosa Laura, sepolta unì al sonetto: si legge nella critica e im-
nella chiesa de' minori di quella città, portante biografia di Lattea di Noves,
nella cuppeila della «s. Croce, della nubi- nella Biografìa Universale, Venezia
le sua casa de Sado, volle vederne le os- 1828, t. 4', edove la questione delle due
«n (nella rivoluzioued'A vignane del 1790 Laure viene esaminata con erudizione
lo tomba fi) distrutta, disperse le ceneri non comune). Il p. Faiitoni Castrucci
f]i (^nura. Frani esco \ pare che nut) fece dimnuc, la bella Madonna Laura dice
VER VER , 217
ripeluJattiente donzella (raffermarono di altre effigie credute di Laura, riferen-
puie il p. Niceioii,eBiinard ile la Bastie; do con bella critica tutte le opinioni di-
nUri runpngnaiio: anche Fleuiy e Villa- icorsedagli scrittori nelle opere che ricor-
let scrissero che il Fap.) Beiieiletto XII da diligentemente. Conclude, con dichia-
•vollepersuadere Petrarca a sposar Lau- rarsi a (livore di quello dipinto in tavola,
ra, con promessa di conservargli bene- i poi inciso dal celebre Morghen, per rico-
fizi ecclesiastici che godeva. Ma ella si noscervi le descrizioni che ne fece il Pe-
S|)0sò con de Sade nel
325, e lìenedelto i trarca ne' suoi aurei versi, almeno ne ha
XII successea Giovanni XXII nel i334)> la maggior probabilità. Si è detto di Pe-

non fa |>iiiola del suo matrimonio con trarca : .Superiore a tutti i poeti italiani
Ugo de Sade, ne che era figlia di Odiber- che preceduto l'avevano (ora il prof. Ze-
lo di Noves, borgo distante due leghe da firino Re con eruilito e dotto ragionamen-
Avignone, pi esso la sinistra riva della Du- to sui biografi del Petrarca, ne passa e-
iiiiiza, «liparliinento delle Cocche del Ro- gregiamente in rassegna ben 4o, e vi pa-
dano, ma la crede semplicemente della lesa il profondo studio fatto nell' opere
famiglia de Sado. Non trovo il sonetto e nella vita del sommo lirico; riparlando
dal suddetto storico riferito, nell'opera: / della canzone, Spirto gentil che quelle
Quattro Poeti Italiani ec. pubblicati dei membra reggi, confermandosi esser di-
j^.Biitttira,l*iìng'\ presso Le Fevrei 833. retta a Cola di Rienzo, come già notai
Di Petrarca egli riporta lel\in)ein vita di nel voi. LXXIII, p. 3o3), ne' versi cui
Laura; in mortedi Laura; ([uelledti'trion- composedurante la vita di Laura, superò
fi d'amore, della castità, della morte, del- sé stesso in quelli che fece dopo la sua
la fama, del tempo, dtlla Divinità. Le ri- morte. Il soggetto di Laura fu trattato
me in morte sono loo sonetti, 8 canzo- anche in romanzo, con finzioni e favole :

ni, una ballata ed una sestina. Il eh. Ze- la verità squarciò il velo che involgeva la
fìrino Re ci ha dato neW Album di Ho- storia di tal donna celebre, immortalata
mnX 23, p. '262,265e 284, due ritratti da Petrarca in versi ed in prosa,in italiano
eli Madonna Laura, il (."secondo la mi- ed in latino, con un omaggio il più puro
niatura Laurcnziana, il 2." a tenore del- ed una specie di culto. Ma ormai basti di
l'incisione di Morghen,erudilissin)atnen- loie di Laura, e si ritorni al Malfei ed agli
le illustrandoli, ragionando pure di cpiel- scrittori veronesi. — Rinaldo da Villa-
lo scolpito in marmo insieme al ritratto franca fu grammatico e poeta di qualche
del Petrarca, ciascuno de' possessori di- valore, grandemente lodato da Petrarca,
sputandosi vanto di sue vere sembian-
il quando gli scrisse da Napoli, e che tornan-
ze. Si vogliono operati da Simone Mar- do in Verona si sarebbe trovato quasi in
tini detto Memmi da Siena, ma esso non patria, per essere in (|ueslo paese le ceneri
fu scultore, il quale ritrasse Laura in A.- di Virgilio e di Plinio : fu autore dell'epi-
\igiìone nel i 33 5 per commissione del di- gramma diCangrande. Guglielmo oratore
^in poeta, e furtivamente di Pandolfo è celebrato tra l'epistole del Petrarca in
Malatesla, cioè quello della pergatnena versi, che gli scrisse da Parma e d'Avi-
del codice Laurenzianu, e quello in tavo- gnone: alTeltuosa amicizia e pratica ten-
la già del cav. Piccolomini Dellanti, che ne altresì il Petrarca con Gaspare lette-
dicesi ora posseduta in Bologna da'mar- rato. Guglielmo da l'astrengo sapiente
chesi Tanara; oltre il bassorilievo di notaio e magistrato, pel quale fu teneris-
marmo presso Biodo Peruzzi e suoi di- simo d'alfetlo il medesimo Petrarca, per
scend ^li, che per la suagolTezza non am- esser da lui aiutato negli studi con prestar-
mette, ancorché si volesse considerar il gli de' libri di cui era ricco; fu pure pa-
poeta unuinic platonico. Tratta eziandio trio ambasciatore, ed autore d' un'opera
ai8 VER VER
in cui una parte è una specie di diziona* vinetto conobbe la necessità del greco a
rio storico-geografico, perchè lodato qua- chi voleva oltrepassare il limite delle co-
le primo a simili generi di trattali, avan- gnizioni di quel tempo, e non per altro
ti il Ruscelli ed a tutti quelli che haunu motivo si portò a Costantinopoli, dove
con loro gloria empiuto il mondo di sì u- studiò 5 anni sotto Emanuele Crisolara,
tiliopere. Primo egli puòdirsi ancora che e per più anni camminò la Grecia per
osservasse le lapide. Gidioo da Somma- acquistar dottrina, onde poi in Verona
campagna, dopo Antonio di Tempo pa- e in Ferrara, prima che altrove, risusci-
dovano, fifi'l 2. "a trattar delle rime, cioè tò le lettere greche; di più
vuole aver si

delle varie specie de' componimenti poe- di Grecia portalo buon corredo di codi-
tici volgari e del modo di rimarli, anzi i." ci, e perciò in questo pare i.°ad arricchir-
a trattarne in volgare coll'arte del ritmo: ne l'Italia. Prima dello spirar del secolo
funse l'uflìzio di fattore generale, di gran- cominciò ad insegnar Guarino le lettere
de considerazione, di Cansignorio e d'An- greche, quindi anteriore alla venuta di
tonio Scaligeri, cui mal corrispose come i3g8 vi recò
Crisolara in Italia, che- nei
traditore. Marzagaglia eiudilissimoscrit- nuovamente tal merce, morendo nel 4 5 1 •

tore, maestro d' Antonio Scaligero, au- a Costanza per dolore di veder Giovanni
tore d' un'opera. Di altra e dedicata ad XXI 1
1, che seco l' avea portalo, deposto
Antonio lo fu Francesco de Caronelli. e profugo. La scuola di Guarino in Verona
Gio. Evangelista da Zevio agostiniano, acquistò gran credito, quindi concorso di
nel 1387 fu fatto reggente del convento forastieri, anche distinti, per ricevere i suoi
diVerona ove istituì un'insigne libreria. insegnamenti.specialmente nel greco. Pare
Giovanni Seregno scrittore del i34o. In dunque che Guari no abbia avuto par te nel
questo secolo legisti e medici veronesi fu- merito del rifiorimento degli studi inVe-
rono mollo riputati; tra' primi vanno rona,lirandoviCosimo de Medici WPadre
menzionati Lodovico Alberti, Guglielmo della patria e delle lellere, che partito
Servidei, Agostino Giullino, maestro Ro- da Firenze pel contagio, elesse Verona per
landino scrisse dell'arte notarla; tra' se- trattenimento di tutta la famiglia; ed a
condi Eernardo Campagna, Aventino Verona venne altresì il gran Lorenzo de
Fracasloro, PietroCepolla, Ba varino Gre- Medici. Guarino nel i4'2ostipendiatodal
scenzi (mio della qual famiglia passalo pubblico insegnava in Verona, e poi fece
iu [loma fondò il ramo ch'ebbe più car- il simile in Venezia, Firenze, e Ferrara
dinali, credeMalfei, ma non pare, almeno chiamatovi da Nicolò ili Estense |)er mae-
«nteriormentepreesisleva la famiglia ro- stro del figlio Leonello. Ivi fece da inter-
mana CrcscenzifCd avea avuti cardinali prete tra' greci e latini nel concilio gene-
e Torre), Bono, Avanzo e Giacomo La- rale. Tornò Guarino nel if{.^i a insegna-
vagitolo, Giovanni, poi njedico di Fede- re in [latria, indi si restituì a Ferrara o-
derico imperatore, nato in Porto, ch'è
III ve morì di Qoanni nel 14^0. I suoi disce-
partedi Legnago. —
Nel libro 3.° si con- poli sparsero il sapere per l'Europa. Dot-
tengono gli scrittori veronesi del if\OQ. tissimo, dolce e tranquillo, meritò conia-
Guarino fu autore primario e primo fon- zione di medaglia, e d' esser chiamato
ie che risvegliò in Italia lo studio delle grecae et lalinoe eruduionisfo'ilein. Eb-
lettere greche, regione per altro che di be a fratello Benedetto, che si segnalò ne-
quando in quaiido non avea mancato di gli sludi, ed ebbe pur esso l'onore tli ripe-

cultori, COM in Verona. Si lagna Malfei tersi l'eHigie con medaglia. Guarino per
the molti nel rammentar coloro quali i commissione <li Pap^i Nicolò V ti,Kliis8e
fecero rivivere buoni studi, dimcntica-
i interamente Slrabone in latino: d'altre
ronuGuarino ualo nel 370,chefinda gio- i traduzioni e opere ragiona Malfei crtuli-
VER V E R ai9
tamenle. Il suo nome divenne cognorae •covali,arricchìdi mss. edi libri le librerìe
cit'discendonti, così i figli Battista e Giro- di s. Leonardo di Verona, della Carità in
luiuo Giiat'inì,il i. "succedendo al padre Venezia e di Verdara in Padova col suo
nella lettura e nella gloria di fiorita e for- peculio, e fu autore di varie opere. Nel-
tunata scuola in Ferrara; fu pure auto- t'istessa età fiorì Giovanni Maffei scritto-
re d'opere, il i." editore di .Servio sopra re, canonico Giorgio in Alga, Late-
di s.

Virgilio, segnalandosi nell' emendazione ranese fu Maffeo Bosso abbate di Fieso-


di Catullo, nell' edizione fattane dal fi- le, ove tenne seco per un anno Pico della
glio Alessandro chedottamente lo coin- Mirandola suo amicissimo, autore d'ope-
inentò. Quest'ultimo nacque in Ferrara re. Nello stesso online e secolo fiorirono

e fu segretario del duca Alfonso 1, ivi pro- gli scrittori MarcoRizz(jni,Onofrior>redo


seguendo la famiglia con altri uomini di e Zeno Conte Lodovico Sanboni-
Lazise.
lettere, e produsse poi l'altro Battista, che facio, si compiacque singolarmente degli
lauta gloria accrebbe alla nostra lingua studi teologici, ebbearchivio insigne, con-
coll'immorlal dramma del Pn'ilor fido. sultatodal magistrato veronese de' i 2 de^
Fiiolo, TimoteoeCelsoMalfei canonici re- potati ad gucrram, per le controversie
golari Lateranensi, nella chiesa suburba- di confine co' vicentini. Isotta Nogarola
na de' quali nell'altare eretto dal i.°si preferì gli studi alle nozze, fu dotta e am-i
posero i versi : Stirpe safits velcri Ma- mirata da' letterati coetanei; lasciò vari
plieorttni /fiitoniits-, orimi - Viriate itisi- scritti: la sua famiglia vanta nltredonne
gnis, simicl ordine ciani!,- Equcslri, eie. illustri. Il suo fratello Leonardo prolono-
Paolo inultre dotto in ogni scienza, mira- tario apostolico,dotte e voluu)inose opere
bile per santità di vita, divenne generale scrisse. Giorgio Bevilacqua Lazise. Felice
dell'ordine nel 14^5, e fu uno de'piinci- Feliciano studioso di lapidee antiquario,
pali e più elllcaci promotori e auìpliatori distrusse il suo patrimooio per atlendere
della riforma, essendo sialo il 3.''de'iifor- all' alchimia, e fece una raccolta d' iscri-
inati il moiiaslero di Verona; ricusò ve- zioni di Toscolano summentovalo, di Ro-
«covali, eDio operò miracoli a sua intrr- ma ed altri luoghi. Celebri giuristi furo-
cessione in morte lasciò 0[)ere di pio; no Bartolomeo Cipolla, Giovanni Einilj
argomento, ed alcuni gli diedero il titolo avvocato concistoriale, come è intitolalo
di bealo. Timoteo fu detto principe de' nella sua Stimma Aemiiiaiin (il Cartari,
predicatori del suo tempo, tla' principi Advocalornm s. Consistorii, lo dice di
richiesto e ammirato, principale propaga- Brescia). Fralel di esso fu Pielro abbate
tore dell' ordine di cui 3 volte fu genera- di S.Zenone, che rinunziò la badia all'al-
le, insigne per dottrina e santità di vita. tro fratello iMarco, sotto il quale fu messa
Gli furono coniate due medaglie esibite in commenda; Roma entrò
portatosi in
da MalFtìi. Intrinseco dell'encomialo Co- in tanta grazia di Martino V che gli die'
simo de Medici, per lui rinnovò da'fon- il proprio cognome, onde si chiamò Pier

damenti la badia di Fiesole, e .vi costituì Colonna, nominato presidente pel conci-
sceltissima libreria. Ricusò l'arcivescova- lio di Siena, indi governatore della Mar-
to di Milano conferitogli da Nicolò V, ma ca d'Ancona, in cui ricuperò alcune città
fu costretto accettar quello di Ragusi da e vi estirpò gì eretici fraticelli. PierFrance-
i

Paolo ove lasciò insigni memorie, di


11, scoGiu$ti,non minor grido ebbe Lelio suo
fili nel iSSoera stato pastore un Maffeo nipote podestà di Firenze, ed il figlio di
di Lago di Garda, non appartenente a Ve- questi Giusto, più un Manfredo e un conte
rona. l->i lui si hanno diverse opere. Cel- Giulio. CrisloforoLanfranchini insigne le-

so fu eccellente predicatore, 8 volte gene- gista, ambasciatore a Venezia. Gian Ni-


rale de' canonici regolari, rifiutò più ve- cola Salerno pretore in Mantova, Bolo--
è

aao VER VER


gnu e Firenze. Giacomo Lavagnolo sena- ^(fro'j^e.Furonosuoi discepoliDanlellI,
loiefli Roma nel 452-53 mori in cari-
i Agostino Capello, Virgilio Zavarise.e il

ca, tiopo avere scoperto la congiura con- coliteGiacomo Giuliari. Di essi vari e hin-
tro Nicolò V di Stefano Porcari. Di Ma» ghi componimenti si hanno in versi la-
dio o Maggio, o Mazode'Mazi giurecon- tini, recitati a un' accademia nel i484

sulto. Girolamo della stessa famiglia. Do- tenuta inonor del maestro nella piazza
menico Fativinio arbitro Ira il duca di dei Signori, con molta pompa, forse il

IVlibno ed signori da Carrara. Mario


i più antico esempio di sì fatte funzioni.
l'indeinonle. Lodovico <le Polenti* da Fu questa esposta e riferita distintamen-
Legnago. Paolo Andrea del Cene. Poeti te dal Gìuliari, col titolo d'odio Pan'
latini Lodovico Merclienti celebrò in
: thea,e stampata nelt'istesso anno, libret-
versi la vittoria de' veneziani nel i438 to dal Malfei più volte ricordato come
riportata sul lago di Garda contro il du- autorevole per la sua importanza in lode
ca di Milano. Tobia del Borgo poeta di de' veronesi illustri. Inoltre del Giullari
iSigismondo l, signore di Ri mini, celebiò si Ila un libro d'e[)igrammi. Forse fu per
nel suo J.wIlfuXjìa di lui moglie Isotta. Ini r epitalamio ili l'anfilo Sasso, per le
Francesco Drusoni da Legnago. Bernar- nozze di Giacomo Giullari con Elisabetta
dino Campagna dedicò a .Sisto IV una Cbiaramonte. Neil' ultimo poema, eh'
tragedia sulla l*assione del Signoie. Bal- dal Zavarise, si non)inano sopra 4o ve-
dassare Crasso. Leonardo Montagna. Cil- ronesi che in quel tempo si distingueva-
Icnio Pisciense, ossia Bernardino Cille- no per lettere, e dice del l'anteo che in
uio da Pesc.biera. Bernardino Partenio ogni genere di poesia era meraviglioso;
<ia Spilimbergo. Panfilo Sasso che scris- egli polsi occupava nello studio non co-
se pure de laudibus Veronac. Zcnnovel- mune delle lingue ebraica e araba. Dotta
lo Giusti ornò tutto il suo palazzo delle poetessa fu Laura Brenzona,essendo mol-
Sfelle d'eleganti distici. Mario Filelfo fi- to lodate le sue orazioni volgari e latine.
j^lio di Francesco fu in erto modo vero- Fu confusa coli' altra veronese Laura
nese per elezione, e« .ndo maestro pub- Nogaiola moglie del doge Nicolò Tron.
blico in Verona : fra' suoi componimenti Parimente è diversa dall'altra Laura
è la satira contro la facilità allora in mo- Scbioppa letterata e poetessa del suo in- :

da di far conti palatini, dottori e poeti gegno, virtù e bellezza s' invaglù Dante
laureati. Una sua lunga opera in versi esa- IH, e gli stranieri perla fama cercavano
metri, ed intitolata ^«?roH<2, tratta di tut- vederla. Antonio Beccaria, cognome ma-
ti i pregi della città e territorio, e men- fa terno, era tesoriere della cattedrale, mol-
7Ìone delle |)iù conosciute famiglie, non to encomiato,sci isse eleganti poesie e ora-
cbe del lago di Garda. Fu pure mirabile zioni, e perito nel greco fece traduzioni.
improvvisatore in italianoe in latinod'in- Ilarioue monaco benedettino, poeta e
credibile memoria, su argomenti propo- grecista lodato. Domizio Calderini sacer-
nili da loo persone. Qui Malfei celebra dote nata in Torri sul lago di Garila,
1* improvvisatore olivetatioZucco, anche chiamato Restilutor Litcrarum, da Lu-
senza canto, già lodato: Che pensar noi cio Fosforo vescovo di Segna distinto
potriachi non l'ha udito. Giovanni Pan- letterato. Di 24 «'i"' P^ulo " 'o chiamò

ico scrisse un dialogo uni bagni <li Cai- in Roma a leggere belle lettere nell'uni-
diero (noterò ebe nel lygS fu stampato versità degli studi» e fu fatto segretario
di Bongiovanni, Zenone « Matteo Brirbie- apostolico. Si crede essere stalo il i."cl)e

ri: Illustrazioni delle Terme di Cnldle- cominciasse a studiar a fonilo gli autori
ro nel /^cronese), argomento già tratta- antichi, e spiegandoli col siissidiodell' e-
. lo da A leardo Pindemoule, De laudibus rudizioue, ofide ritrarne i più importanti
VER VER ÌI2 t

lumi e notìzie. Tanto sapere e tanta glo- 8l' Doclorutn hominuin parens,
elogio.
ria mosse diversi dotti malevoli a impu- ingeniorum altrix, sacrariwn Uiera^
gnarlo, massiuìe Poliziano, che poi lo dis- ritnif etcui plus hoc nomine [talin dc'
se sprezzalor degli altri e amniirator di bet, quain Gruccia Alhenis : illa doclos
se stesso. Peròemulazione prevalse
all' viros aliunde accepit, tu aliis genlihus
comporgli l'epitairio
io lui la verità, nel dcdisti. Altri professori furono Ferraboi
quando il Calderini mori in Roma d'an- e Colombino; letterato Francesco Ro-
ni 32, confessando che la via alle Muse selo. Lodovico Cendrata, e Bartolomeo
chiusa e impedita ancora, s' era da esso di sua famiglia eziandìo si rese chiaro.
spianata come si vede da'suoi epigrammi. Antonio Partenio Lacisìo pubblico mae-
Di questo grande ingegno si hanno più stro in Verona, assai celebrato. Gio. Fran-
commenti e opere, stampate e luss. Nel cesco Burana dotto pure nell' ebraico e
latino e nel greco ebbe a maestro Anto- nell'arabo, come nella musica. Medici il-

nio Broianico, o da Brognoligo, padre del- lustri fiorirono: Antonio Cernisonepro-


le buone lettere, dalla cui scuola usciro- fessore a Padova, artiuni et medicinae
no altri illustri: scrisse un poemetto su monarclia ; Gerardo Boldiero lodatissi-
Venezia col titolo, De origine florends- mo, una cui scrittura sui bagni di Caldie-
simae Reipuhlìcae Venelorum. In quel- ro è nella raccolta de Z?fl//jezV,professore
l'epoca fìorirono pure altri poeti vero- a Padova con Matteo suo fratello; Anto-
nesi. Professori di belle lettere sono i se* nioBianchi; Giovanni A rcolano medico di
guenti. Benedetto Brugiiolo di Legnago, Borso duca di Ferrara ; Bernardino Più»
tuaeslro primario in Venezia, dalla cui mazzi professore a Padova; Francesco
scuoia uscirono i migliori che in Verona Recalco; Pietro Sacchi, della cui fami-
poi ebber grido, ove pure iìisegnò. 11 Sa- glia fupur illustre Francesco; Gabriele
bellico celebrando que' che l'antica lin- de Zerbisi fece ammirare in Padova, Bo-
gua fecero rivivere, dopo Giullari, Zava- logna e Roma, perito barbaramente per
l'isee Battista Guarini, loda il dotto e mo- mano de' crudeli turchi con un suo fi-
desto Brugnolo, e Cicero Verontnais glio, e compianto da Pier Valeriano ncl-

l'appellò Giovanni da Lignano, tutti ac- ì' Jnfilicilà de' /eWcrfl/Zy Alessandro Be-
correndo in folla quando interpretifva O- nedetti da Legnago, scrisse opere dotte.
(nero e Tucidide, Ciceronee Quintiliano. Nello slesso secolo si resero insigni: Pie-
Fu ottimo correttore di stampe, e molte tio de Gualfredini; sacerdote Domenico
edizioni diresse.Morto in Venezia, Gio- Pizimenti, recitò un'orazione nel concdio
vanni Quirini nel i5o5 gli eresse elegan- di Costanza ; Francesco Aleardo; Giaco-
te nionuuienlo intarsiato di marmi orien- mo Pindemonte, compilò una buona cro-
tali nella chiesa de'Frari, col suo busto e naca di Verona fino al i4i45 Giovanni
iscrizione ov' è detto Vtroneasem. Ga- Mansionario, scrisse per provar veronesi
spare Veronese fu maestro in Roma, e da i due Flinii, ed assai bene fece altrettan-
lui apprese il latino Aldo Manuzio: scris- to Matteo RutTo (rammento aver di so-
se l' istoria di Paolo 11 e de' suoi tempi pra riferito, che il Tarlarotti lo conside-
(pubblicata dal Muratori, Script, rcr. Giovanni Diaco-
ra la slessa persona di
Jtal.,\., 3, par. 2, p. io44* l'O'o inoltre no) Bartolomeo notaro compose un \\-
;

nel Bonamici, De claris Pontificiariiin hì'o dierwniuridicornm Conwiunis ^e-


epislolnrum scriploribusy che fu segreta- ronaeda\ i4o5al i4i2; Bartolomeoab-
rio di Calisto III, e precettore del nipote batedi s. Nicolòdel Lido intorno al 144°»
Roderico. Borgia, poi Alessandro VI). Il scrisse la storia del suo monastero ; illu-
Sabellico in Roma fu suo discepolo, cosi stri domenicani furono Benedetto, Ago-
del Calderini, onde onorò Veiona di que- stino, Desiderio Anichini, e Lorenzo il
322 VER V ER
quale vuoisi che Benedetto. Ci-
lo slesso ronensium , e governatore di Gradisca,
priano monaco autore d'opera; così Mar- scrisse anche il testamento in versi vol-
tino Rizzoni, e Giacomo dollissimo di gari. Francesco Nursio, dello la fenice
tal famiglia fu maestro di Pietro Caibo A'ero/iese dall'Avanzo, e poe<<z elegantis-
nipote d' Eugenio IV e poi Paolo II. Fi: simo dal Tacuino. Accio Zucdodi Som-
Lodovico dalla Torre minore osservante, rnacampngna. Fr. Giovanni Giocondo
generale del suo ordine, ed autore pure domenicano, e non francescano, come er-
delle Disputationes de Conceplione B. roneamente altri prelesero (si vuole del-
Rlariae. De' servi di Maria, lodati scrit- la famiglia Monsignori o meglio di quel-
tori Barlolonreo e Tommaso. Giacomo la d'Ognibono, letterato profondo, dolio
Malatesla dolio maestro degli accoliti. antiquario, valente architetto del Fon-
Francesco Brusato arcivescovo di Ni- daco de'Tedeschi in Venezia), critico ec-
«osia scrisse molte lettere, morto in Ro- da Giulio Cesare Scaligero ((ua-
cellente,
ma nel i477> e sepolto in s. Clemente. nuova biblioteca di tut-
W^ica^io, vecchia e
•Giovanni Bonardi prete, graniuiatico e te le buone discipline, e nelle satire lo
poeta. PierDonalo Awogadio pubblicò c\\ianìbfenice,e di non ìninor giudizio chg
un ragionamento degli uomini illustri del- ingegno, raccoglitore d'antiche iscrizioni,
ia patria, ed altro. Pietro Buonodcllo A v- che pose insieme con più scelta e gusto
vogario o Awogadro. Michele Fossato de'precedenli con>pilalori, dicendosi ili."
lodò Verona in versi elegiaci in un ad al- a pubblicarle. Qiial eccellente architetto
tjuanli Ictlerali, pubblicati dalPeretli nel- fu il I
." the mise mano a emendar Vilrii-
le postille qW Istoria
Zenone. Bene-
di s. vio e a renderlo leggibile, emendò Fion-
detto Viola medico, autore d'un diziona- lino nell'opera degli acquedotti, trovò
rio geografico nel 1470, perciò precedet- quella di Giulio Ossequente, fece l'epito-
te Ferrari, Orlelio e Baudrand. Agosti» me di Aurelio Vittore, scrisse sulle acque
lio Begani matematico. Bartolomeo Du« per Venezia, ove avendo considerato co-
xaìni da lllasi chimico. Agostino Capri- me Lagune erano in pimto d'interrar-
le

ni compose una commedia latina. Ano- si quando si faceva il nuovo al-


fra poco,
nimo scrisse la storia d'Italia dal i438 ni veo della Brenta dal Dolo a Broudolo, ne
1491 e le cose di Verona: nel 1477 rde- died? avviso e suggerì il modo di rime-
risce creato cardinale a istanza del re diarvi, che fu posto in esecuzione, con-
'^'Ungheria fr. Gabriele da Verona mi- ducendo la metà della Brenta a sboccar
nore osservante: ma questo è fr. Gabrie- verso Chioggia, col canale Brentonc, on-
le /i/:;//go/;i(/'.) modenese. Tuttavolta il de Luigi Cornaro ilichiarò doversi a lui
Mafteigiusliljca l'asserzione, col dichiara- obbligo immortale, potendosi chiamare
te con un'istoriella, che nascesse nel Vero- secondo edificatore di Venezia (il Te-
nese d'un conte Rangone (modenese e suo manza invece narra non aver avuto luo-
figlio naturale) e d' una donna del con- go il suggerimento di fra Giocondo, per
tado, anzi sotto Bardolino famiglia anti- laguerra di Cauibray, e che provvisoria-
ca di conladini, di cognome Uangoni;per mente si continuassero i disegni d'Aleai
cui neirOldoino sono due brevi pontifi- di: in tal guerra fortificò Treviso e di ver
ciimolto per lui onorifici, ne'quali vien .si punti de'conlorni). Ivi die' meravi il

detto Gabriel de Verona. Poeti volgari gtioso disegno pei' rifare Rialto, mn nou
furono seguenti, notando MaiTci, essere
i fu posto in opeia (xi tenga [)resenle quan-
meraviglia, come in tanta copia di scrit- to di analogo ho riferito ne! voi. XCI, p
tori, pochi fossero in Verona rpie'che ii- 307 e 3o8). In Verona die' il («odo per
sarono ne'libri la lingua volgare, (jiorgiu rifabbricare la pila di mezzo del ponte
Sumtuariva provisor forlilitioruni l'è- della Pielrn, e fece altre cose. Pel 1
."
por
VER V E R acjJ

tò l'ai chitclluia di là da' monti, chiama- limosposata una Conti, discendentis'ioi* i

to in Francia da Luigi Xll; 2." fu il Ser- parenlarono co' Farnesi. Ambo i fratelli

lio invitato I. Fece a Parigi


da Francesco sono noverati tra'scrittori illustri verone-
ilfaD)osopontesullaSenna,e vi feceanche si, così un Girolamo. Agostino fu pure
il ponte piccolo carico di botteghe, ope- uno de'principali promotori delle lettere
°
re degne del suo meraviglioso ingegno, e de'Ietterali, ed il i che agli sludi por-
cioè il Pont Notre Dame e il petit Pont se aiuto col raccogliere antichità erudite^
(quest'ultimo altri negano non ostante il e formar museo, e di molto avanti il Co-
distico di Sannazaro; lutto al più fe- locci fiorilo più lardi. Pomponio Leto per
ce il progetto per qualche altro ponte sul- l'insigni raccolted'Agoslino, lochiamo ie-

la Senna, il che trasse in inganno il poe- soro ih Ile cose roinaue. Continuò la di-
ta). Molle altre opere architettò in quel scendenza a rendersi beneuìerita delle
regno, dove lungo tempo si trattenne. In buone lettere. Da Benedelfo usci lo scrit-
Roma gli fu alluiata la fabbrica dì s. l*ie- tore Bernardino yj/^///c'/(A^'.) fatto cardi-
Irò, insieme C(jn Buonarroti, Raffaele da nale da Paolo III, il fralellodelqualeMar-
Urbino e Sangallo, dopo la morte ili Bia- c'Aulonio ]ÌJfi/fci{r.) ebbe egual digni-
luaute. — Nel lib. 4. "i fa memoria de- tà da s. Pio V, e più tardi Orazio 3Jc//fci
gli scritturi veronesi vissuti nel XN'I se- {/'.) crealo cardinale da Paolo V: forma-
colo. Età felice iu cui risorto in Italia lo tisi due rami ile'iMalfei di Roma, si esliu-
spirito dell'antica Grecia, tutti gli sludi sero in Ottavio, fratello d'Ascanio arci-
più lodevoli , tutte le facoltà più nobili, vescovo d'Urbino, che da Verona chia-
tutte le arti più pregiale vi fiorirono in mò erede Agostino figlio del conte Mar-
alto grado. In fjueJ tempo fu che si scris- c'Aulonio. li museo in Roma raccolto da
se latino in prosa e in verso col sa[)ore Agostino fu accresciuto da'successori. Gi-
del secolo d'Augusto. Fu allora che nel- rolamo dalla Torre o Turriuni lettore
la sana erudizione, ch'è quanto dire nel di Medicina in Padova, scrisse opere, ed
saper vero, si penetrò molto a dentro, e il figlio Marc' Antonio di mirabile inge-

per andar più avanti si spianarono a tut- gno più di lui fu celebralo, piofessorein
ti le strade; quando si prese a raccoglie- medicina e profondo nell' atiatoinia per
re con ambizione, e a considerare dotta- la luce che vi sparse. Di tal f<iUMglia fu
niente medaglie e lapide, con l'altre su- letterato l\aimondo,emolto più Gio. Bat-
peibe spoglie e preziose reliquie dell'an- tista medico, filosofo ed astronomo; Giu-

tichità. Ma che a tutte queste belle im- lio, altro letterato, sì dilettò grandemente

prese contribuì (jualche cosa anche Ve- della bell'arte di fondere e della di lui pe-
rona, e che nell'onorata schiera di colo- rizia rimasero belle medaglie de'suoi, il-

ro, i memorabile per sen»-


quali resero lustri essendoancoi figli. Girolamo Avan-
pre quell'aureo secolo, non pochi vero- zo tiottissimo e di sommo ingegno, dicen-
nesi mollo cospicui furono, e primi luo- dolo Aldo Manuzio, il quale chiamò Ve-
ghi con somma gloria occuparono, con)e rona madre de' ciotti, e nudrice dcgl' in-
risulta dall'opera del Mallei,espressamen- gegni: fu lettore in Padova di filosofia e
te dichiarandolo. Benedetto Malici abbre- critico di mollo credito. Paolo 111 aven-
tialoredi maggioreprcsidenza, abbando- dolo incaricalo di emendare lutti i poeti
nata Verona, trasportò un ramo della fa- latini. Giulio Cesare Scaligero, di raro e
miglia u Roma, insieme al fratello Ago- sublime talento, però non ragionevolmen-
.«tino, quale o Benedetto fu segretario
il te fu lodato con eccesso. Era figlio di Be-
tli Paolo il (il Marini die negli yJrcJu'n- nedetto Bordoni descrittore ili tutte l' i-

tri riporta diverse notizie de'Malfei, dice sole, a eoi fu dato il soprannome dalla
•segretari Antonio e Franc!ebCo),e quesl'uj- Scala, onde Giulio lo prese per.cogno-
.324 VER VER
me, spacciando colla sua franchezza im- degli scrittori reronesi, a seconda del pro-
prese militari e adinilà reali, e sostenen- tesl.Tto in principio. Suo fratello Leonar-
do che Bordone non fosse cognome, ma do Nogarola va ricordato. Gio. Battista
feudo: fu ancora eruditissimo medico. da Monte celebre medico amantissimo ,

Ciano suo figlio divenne bravo generale delle buone lettere, formò un gran mu-
de' veneziani e governatore generale del- seo di medaglie di tutti tre i metalli; e
l'armi. Cesare della stessa famiglia acqui* letterato di grido fu pur Marc' Antonia
sto nell'armi mollo grido. Servì a questi suo figlio. Girolamo Fracasloro sommo
signori ii veronese poeta Matteo Bando!- filosofo, famoso medico e delle cose ce-
lo.Giuseppe nato in Agen, come il padre lesti peritissimo: il pubblico di Verona lo
suo Giulio Cesare non si contentò di as- distinse tra'suoi molti letterati che fiori-
serirsi discesodalla famiglia Scaligera, ma vano alla sua epoca, erigendogli una sta-
benché dotto e celebre letterato, lo stipe- tua togata nella più nobii piazza, con
rò in pazzi racconti e invenzioni, aduhe- iscrizione del Panvinio: il Malfei olfre la
rando persino le genealogie de' principi, sua medaglia, come di altri illustri vero-
corronipendo anche fuor del suo interes- nesi. Onofrio Panvinio (F.) agostiniano,
se l'istoria; favole pienamente confutale denominato con glorioso encomio padre
da molli e pienamente derise ne'due vo- della storia, ch'è madre d'ogni scienza e
lumi intitolati: Scaligtr Hypoboliinaeus d'ogni sapere, alla quale cominciò ad ap-
e Àinplwtides Scioppicinae. Paolo Emi- plicarsi intensamente nell'anno a.°di sua i

lii scrisse meglio de'precedenti la storia eia, dal Tuano riconosciuto uomo nato
di Francia, nell'eloquenza superando gli per cavar dalle tenebre le antichità tut-
storici antichi e in alcune parli un Tito te romane ed ecclesiastiche. Il Manuzio
Livio. Conte Lodovico Canossa vescovo lo chiamava, divoratore dell'antiche co-
«li Tricaricoetìi Bajeux, nunzio
in Fran- se. Morì di 38 anni in Palermo col dolo-
cia.Bernardino Donato del castello di
Zano, professò lettere greche e latine in
re d'un'incongi uà riprensione fattagli in
Pioma, con gravissimo danno delle lette-
^
9
Padova, ed altrove, indi con pubblico sli- re, e desta meraviglia come in tal breve
pendio in patria. Meravigliosamente fio- periodo potesse scrivere tante e sì sva-
rendo in Verona le lettere greche, altri riate opere , alcune delle quali insigni e
grecisti furono Gio, Battista Gabia,pro- con singoiar profondità, sotti-
originali,
fessorenell'universilà romana; Malleodal sua vita quando
gliezza e critica; e finì
Bue o Bovio, anche perito ncll' ebraico; ordinariamentegli altri cominciar soglio-
Girolamo Bagolino, medico e lettore in no in materie gravi a scrivere; onde ben
Padova di filosofia; Domenico Monteso- disse di lui Giacomo Caddi fiorentino:
ro; Girolamo Liorsi; Paolo Lazise; Al- lol Oniiphrius scripsit, ut nihil legere,
bertoLìni; PieIroBonalini. Merita distin- tot aliena legit, ut nihil scriberepotuis-
ta menzione Pier Francesco Zuii, perla se vidcatur. Di sue opere sagre e profa-
quantità di sue versioni, lesse filosolia mo- ne ne pubblicò il catalogo copioso il Maf-
rale in Padova. Conte Lodovico Nogaro- fei, ed anche ne ragionò, come di quelle

la letterato, più volte aud)ascialure pa- degli altri veronesi, ed il celebre cardinal
trio a Venezia: nota il Madei , che niun Mai ne stampò alcune inedite, che ricor-
premio ebbe mai di sua vii tu e di sue fa- dai nella biografia. Nel Verona
1621 in
tiche; n)a chi è capace di far tanlo, l' è si pubblicò, De viris illuslrihusj ed in Pa-
nltresi di ridersi d'ogni esterno premio. dova nel 1660, Delle antichità, istoria,
Lasciò una moltitudine de' suoi mss. so- et nomini illustri di f^erona. iNiuno for-
pra vari argomenti , che io per brevità se più di lui illustrò e tanlo promosse lo
taccio, come del gran uuraero di opere siudiu delle lapide e dell'iscrizioni, foule
VER VER 225
sicuro e ampio delle notizie antiche: egli titolò iVbZ>i7tó diferona. Più altri in que-
poi fu il 1." che adducendole ne tuo«trò sto secolo delle cose patrie scrissero breve
J uso, ne additò il frutto, e ne ricavò im- mente; però si reseconsiderabile Alesuan-
mensa erudizione interpretando (jueile
, <lroCanobio famigliare del veronese Or-
che prima non eransi intese. Gli aniiaU maneti vescovo di Padova, anche col Co/«-
ecclesiastici, lavorati con tanta gloria dal pendio dell'istoria di Verona. Fra l'al-
cardinal Baronio, furono prima da lui in- tre operette, Albero della famiglia Sca-
trapresi e molto avanti condotti: diver- ligera, Istoria della Madonna di Cam -
si scrissero, a lui doversi le fila maestre pagna, Trattato dell'Accademie (di niu
dell'immortale orditura, con infinite fa- sica) agli accademici novelli di Verona,

liclie avendo raccolto antichi monumeu- ivi 57


1 Origine della famiglia Canos-
I
.

ti d'ogni genere. I suoi confrat«'lli gì' in- sa. Vita della contessa Matilde. Furo-
nalzarono un nobile monumento nella no in questo secolo illustri scrittori me-
chiesa dis. Agostino di Roma, quantun- dici, il cui collegio assai fioriva in Veru-
que la più bella e imperitura memoria na, e tra gli altri Marsilio Cagnati profes-
l'abbia a se stesso lasciato co'suoi ntolti e sore nell'università di Roma celebralissi-
e dotti scritti. Adamo Funiani,per 43 anni mo, versato in o^^ni scienza, nella Ialina e

canonico dellu cattedrale, (u al concilio nella greca erudizione. GiosefTo Valdaii-


di Trento col vescovo cardinal IVavagero. go, pure versato nelle mateuiatiche di-
Storici di Verona sono i seguenti. To- scipline. Girolamo Doiizellini nato sul
rello Saraina trattò in latino dell'antichi- Bresciano da padre veronese, poi accasa-
tà di Verona in 4i''aloghi (De origine et tosi in Verona. Alvise Mundella detto pu-
amplitudine civitatis Veronae, etc. Ve- re bresciano. Antonio Fumanelli famosis-
ronaei54o), che si hanno tradotti.da Or- simo medico. Gio. Battista Confulonicri.
lando l'escetti, e raccolse le an tiche iscri- Paolo Ginliari. Biagio Peccana. Nicolò
zioni veronesi. Scrisse la storia degli Sca- Marogna. Gio. Antonio Turco lesse la fi-

ìi^er\{Historiariwietgestorunn'eronen- loscjfia di Platone nell'nccadenìia filarmu-


slum temporibus papali et dominoram ni:'a.GirolamoRiv8. Pietro Mainaidi. V^it-

Scalìgero rum, Lugduni Batav.; Historia torio Algaroto. lìartolorneo Poli. Gio. An-
efatlide'veronesi ne' tempi del popolo e drea Bellicocchi. Fiancesco India, di cui

degli Scaligeri Verona 64 , 649). Ol-


y 1 ' « dicesi nipote il già lodalo Bernardino pit-
tre il discorso Panvinio, ed il suo Croni- tore insigne e sludios») di lettele, a cui fu
co /'^eronese, ed una Cronichettavaccoì- coniala medaglia esibita da Maffei. Cri-
ta dagli scritti d'Alcinoo Faella, scrisse poi stoforo Guaiinoni medico dell'ini perato-

di proposito l'istoria diVerona Girolamo re Rodolfo 11. Natale Montesoro. Barto-


dalla Corte, arrivando fino ali56o (Del- lomeo Paschelli. Gio. Battista Pona re-
l'istorie della città di Verona, ivi Sga, i citò prelezioni nell'accademia de'filarmu-
Venezia 744)- Questi vien
i piìi ricercato nici con plauso, la quale intervenne so-

di tutti per averle scritte di proposito, lennemente al suo funerale. Suo fruteilo
previoaccurato esame delle cronache pa- Giovanni speziale, insigne nella sua pro-
trie , benché per altro non appagasse il fessione e nella botanica, descrisse dotta-
genio d'ognuno, lodato qualche parte in mente il Monlebaldo, denominalo Orlo
da Lodovico INogarola. Dopo questo fu d'Italia e rinomata scuola di botanica, e
Gio. Francesco Tinto, al quale venula in de'snoi moltissimi semplici con opera im-
mano l'opera ancor inedita del Panvinio, pressa nobilmente (Plantae seti siinpli-

cercò di prenderne la sostanza, mutando cia qiiae in Baldo Monte


et in via a ,

l'ordine per celare la miniera, ma nello Verona ad Baldnm reperiuntur, Veio-


flesso tempo imbrogliando ogni cosa. L'iu- naeiSgS, ristampata in Basilea nel 1608
VOL. xciv. i5
ai6 VER VER
e in Venezia nel 1 6 1 7). Francesco Calceo- no Flaminio Borghelli. Antonio
Forti.
larispezialeiudatissìuio^ raccolse grandis- Dionisi. Alberto Lavezola fu uno de' pri-
sima quantità d'erbe, piante, aoimali dis- mi padri dell'accademia filarmonica, cui
seccati, minerali, droghe rare, cose im- fece erede de' suoi libri. Antonio Gelmi
pietrile e altre rarità naturali, e ne for- nacque da un pìslore, e quasi nuovo Plau-
mò un museo celebrato, di cui ne pub- to nell'arte paterna occupò sua vita; non
blicò notizia in Venezia neh 584 «1 cre- pertanto scrisiìe poesie molto lodevoli e
monese Gio. Battista Olivi (descritto da terse, e fu mirabile improvvisatore con
Andrea Chiocco, Musaeum Calceolaria- inaudita velocità in ogni metro. Adriano
niitn Feronense, Veronaei622). Tom- Valerini autore d'un ragionamento sulle
maso Bovio. Giacomo Reccliioni. Mate- Bellezze di Verona, in cui de'suoi lette-
matici : Pietro Pitali. Malico Bardolini. rati fa parole. Dionigi Roodinelli. Fran-
Giovanni Padovani autore di molte ope- cesco Mondella. Conte Mario Dondonini.
re. Francesco Feliciauo da Lazise. Vin- Francesco Bultorini.LodovicoGorfini.' A-
cenzo Bosetti. Biagio Roselti di cui si ha lessandro Madani detto Fileremo. Gio.
pure mss. Historia Episcoporum Vero- Ballista Sancio. Cesare Campana. Ago-
nensium. Matteo Povigliano. Annibale stino Agostini. Giulio Nicoletli. Bernardi-
Raimondi, ilavo fu generale de' ve-
cui no Rocco. GirolamoCalderari. Giulio Ceu-
neziani, a>trologo famoso. Ài vise Lilio,coI sone. Francesco Petrucci. Giusto Piloni.
iilrovato del quale, approvalo da tulli gli Giovanni Fratta, di cui si hanno eleganti
astronomi, Gregorio XIll emendò e sta- dialoghi in curioso argomento: Della de-
bilì il Calendario: fu tenuto da molli per dicazione de' libri con la correzion del-
veronese, ma veramente è di Cmbriali- l'abuso in questa materiam/ro Jof/o, Ve-
00 in Calabria. Il Maffei considera mate- nezia Sgo. Francesco Allegri. £ stalo cre-
i

matico Michele Sanmichieli eccellente in- dulo veronese anche Alessandro Allegri,
gegnere e archilello, per le scritture in- ma è fiorentino. Gio. Ballista Aliprandi.
torno al rislringiraenlo del porlo di Ma- Aurelio Schioppi. Stefanello. Giacomo
lamocco, che allora di soverchia larghez- Bonfadio allevalo in Verona, ma nato sul
za mancava di proporzionalo fondo, e sul lago di Garda , anche storico. Adriano
Coimetlone di Limena, ove tratta anche Grandi. Vari del secolo XVI. Fr. Paolo
dello stato antico della Brenta. Poeti la- Chierici carmelitano, storico, come lo fu-

tini: Francesco Roseti, perito nell'ebrai- rono Alessandro Guagtiino, Galeazzo Ca<
co. PascalinoCordigero da Peschiera. Gio. pella, Francesco del Bene, il quale scris-
Ballista Panlino, il cui figlio Pietro fu se uno schizzo di Cronaca e di genealo-
dotto io greco. Tommaso Becelli. Paolo gia delle famiglie veronesi. Michele Ca-
Dionisi lettore in Padova. Giuse|>pe Ti- vicchia compi lo un'istoria di Verona; Pie-
nazzi. Antonio Pasini. Lodovico Campa- tro Padovani gli annali Scalìgeri; Gugliel-
na. Giovanni Avwogaiio. Cosa Turone. mo Servidei Diaria. Girolamo Nogarola.
Francesco Volpino. SperiudioGiroldi. Ca- Gabriele Saraioa giureconsulto; altri fu-

tullo A vvogario. BeltraudoCalderìni. Me- rono Nicolò Pignolali, Francesco Moran-


leagro Candido. Federico Ceruti. Agosti- do Sirena e peritissimo in architettura,
no Brenzone, anche giureconsulto e lllo- ed anche poeta, nemicissimo del dare al-
sofo. Girolamo Brenzone. Conte Nicolò la stampa. Camillo Pellegrini uditore di
d'Arco non veronese, ma ebbe casa e be- rota veneziano. Altri giureconsulti:Alber-
ni nel territorio, e la sua famiglia paren- lo Alberti, Paolo Antonio dal Bene, A-
tadi. Giovanni Cotta da Legiiago poeta gostino dal Bene ambasciatore patrio a
di grido e matematico. Poeti volgari: Gi- Venezia, Dionigi Cepolla, Alessandro Li-
rolamo Verilù. Giulio Bouunzio. Agosti- scuj ma scrisse autuiamcutc coulru la cor-
VER V E R 227
le di Roma e il cardÌQuI Daronio, Ulpia- landa minor conventuale. Gìo. Matteo
iio lll[)iui. Nicolò Ortuaneli vescovo di Asola. Nicolò Megliorini agostiuiauo.Gio-
l'adova, di ferali talento e zelo, che eser- vanni dal Bene arciprete di s. Stefano.
citò iu Inghilterra col cardinal Polo, nel Damiano Grani servita. Giovanni Caro-
concilio di Ti euto compose grave coutio- to pittore, scrisse in materia d'architet-
Tersia, vicario generale di Milano per s. tura e rappresentò iu an)pio volume le
Carlu, e per le sue grandi beuemerenze anticaglie di Verona pubblicatenel ^60: 1

da s. Pio V elevato alla delta sede, e da meritò medaglia pubblicala da MdlTet


la

Gregorio XIII inviato nunzio iu Ispagna. nelle tavole. Francesco Filippo Pinde-
Lelio Zanchi vescovo di Retimo, autore monte francescano trascrisse tutte 'le la-
d'opere: dell'istessacasa, Alessandro com- pide di Verona e sue parti del territorio,
pose rime volgari, e scritture mediche ed e'ie illustrò. Bartolomeo Lonibardi. Giu-

astrologiche, e Basilio epigrammi. Gerar- seppe Malatesla. Valei'io Faenza dome-


do Rambaldo vescovo di Civita Ducale, nicano. Alberto Avanzi canonico regola*
coni pose opere contro gli eretici e gli ebrei. re. Giacomo Pigaro. Stefano Schiapala-
Marco Medici domenicano, vescovo di ria. Gio. Matteo Cicogna e Nicolò Gessi
Chioggia. Sisto Medici pur domenicano. scrissero trattati militari, alcuni de'quali
Domenico Monte de'servi di Maria. Giu- dettati da' collaterali generali, che per lo
seppe Panfilo oPamphily agostiniano, ve- più furono veronesi: e LeonidaPiudemou-
scovo di Segna (Segui e Sagrista del Pa- te pubblicò un discorso sulla guerra di
pa) scrittore di diverse opere. Bartolo-
t
Ungheria. Il can. Cesare Niohesola rac-
meo Cartolari vescovo di Chioggia. An- colse un insigne museo d'iscrizioni, me-
nibale Rocchi professore di jus canonico. daglie e altre erudite reliquie, oltre aiss.,
Conte Marc' Antonio Giusti. Vincenzo Ci- con cospicuo orto botanico nella sua su-
cugua sacerdote. Battista Perettì di Soa- perba villa in Valpolicella. Tale famiglia
vearciprete di S.Giovanni in Valle,e Raf- conta 3 vescovi di molto studio, e Fabio
faele Bagaloarcipretede'ss. Apostoli, col- fu legista riputato. Il conte Mario Bevi-
l'assisleuza del vescovo Valiero, raccolse- lacqua, oltre il sontuoso museo già di-
ro gli antichi monumenti e le memorie scorso, raccolse nobile libreria, la sua casa
ile'santi veronesi: inoltre il Peretti scris- essendo ricetto delle muse. Celebre fu Fe-
se diverse opere, fra le quali l'istoria del- derico Ceruti che aprì scuola in patria.
le ss. Teuteria e Tosca vergini, la vita di Teodoro da Munte si applicò grandemea-
6. Zeno, il catalogo de' vescovi veronesi, te per irrigare e render fruttìfera la cam-
l'omelie sull'epistole di s. Paolo recitate pagna di Verona. Fu contraddetto da Be-
nel 1548 in Verona dal gesuita p. Alfon- nedetto Veniero, epoi da Alessandro Ra-
so Salmerone. Sotto l'iscrizione sepolcra- dice, il quale diresse la veramente roma-
le, preparatasi nel sotterraneo di s. Gio- na impresa del nuovo alveo fatto al Po
irantii, fece notare con singolare parlico* neliGo4, e detto Portovero, che alla re-
larità l'opere daini stampate colf anno. pubblica veneta costò 600,000 ducati;
Giulio della Torre. Cipriano Giambelli intraprese pure il Radice e condusse a fi-

canonico regolare Lateranense. Cristoforo ne Brenta novissima, cioè il taglio che


la

Brenzou Silvestrani carmelitano. Fran- va dalla Mira al porto di Ciondolo, e che


cesco Sdveslri generale de'domenicaui si fu il 2." preservativo delle Lagune di Ve-
vuole anche ferrarese. Giorgio Mazzanti nezia, ili." essendo stato quello di fr. Gio-
canonico di s. Giorgio in Alga: di tal fa- condo. Altro impugnatore di Monte fu
miglia fiorì Agostino valeotecapitanoche Cristoforo Sorte, che scrisse pure precet-
meritò medaglia prodotta da Maifei. Pici' ti di pittura e di prospettiva, e uìcrilòes-

Fiaucesco Lioi cauouico. Coiaelio Bcl- sei'elligialuiu grau medaglia presso Maf-
228 VER VER
Tei.Marc'Aulonio da Monte, fratello di pena basterebbe a trascrivere. A sua e-
Teudoi'o, coDtìnuò il paterno museo di mutazione scrisse il confratello Zaccaria
medaglie, siccome eruditissimo: questa Pasqualino. Loreto Franchi. Gio. Griso*
famiglia si estinse nel marcdese Alessan- slomu Fdippiiti, Giovanni Morando, al-
dro bravo generale. Orlando Pescetti di tri chierici regolari , conte lo fu il p. d.
Merradi maestro pubblico di Verona, eb- Bonifacio Dagatta. Fedele Danieli gesui-
be briga con Gio. Domenico Candido pro- ta. Benedetto Cisanicanonico di s.Gior-

fessore veronese, in favore esoprail buon gioiuAlga. /arcangelo Pona canonico La«
uso della z, ed uscirono di loro più scrit- teranense poi cappuccino. Lorenzo da V^e-
ture* per sostenere la contesa. — li libro rona cappuccino e dello slesso ordirte
,

5° comprende gli scrittori veronesi dal Barnaba da Gambelarn che scrisse: Con-
1 600 al I
.° quarto del secoloX Vili. Piin- trarietàfavorevoli all' JmmacolalaCon-
eipia il MaiTei dal deplorare il degrada- cezione. Ottavio Comincioli agostiniano.
mento degli studi e dell'arti, rendendo Scipione Buri. Gasi>are Aliprandi. Laz*
instabile al nostro genio anche il buono, zaro Straparava ui'uore osservante. An-
e per l'amore di novità col tempo si pas- drea Vigna. Gio. Antonio Brighenti pe-
sa al cattivo. Tale fu l'età ch'egli prende ritissimo dell'ebraico. Medici: Beuedelto
a scorrere, con qualche intervallo poco Ceruti ebbe dal Chiocco continuata l'il»

felice, sebbene ciò che mancò in un ge- luslrazione del museo Calceolari.Fran-
nere, si compensò in altro; e nel decli- cesco Fona SCI isse libri senza fine con
nar del secolo XVII riscossa 1' Italia di sommo plauso, e scrisse ancora: Il gran
nuovo, e risvegliate l'antiche idee, ripi- contagio di Feroaa nel i63o, Verona
gliò in ogni parte l'esser di prima. Ad- 1 63 1 j e la storia dell'accadeiuia filarino*
diea Chiocco medico illustre, lesse nel- nica a cui era stato auìuiesso. Dessu prin-
l'accademia filarmonica Platone, l'Etica cipiata nel 1543, colla congiunzione di
d' Aristotde e Meteore. Scrisse pure
le : due emule fra loro, gli accademici si de*
De Coeli Feronensis clementia: Della nominarono Filarmonici e Incatcualij
natura dell'imprese Scaligere: De Col- indi nel i547 fu stabilito d'abbracciare
lega Feronensis illustrihus rnetlicis.Voe- anche gli studi migliori di varie scienze e
lo anche in greco. Francesco Pola scrit- facoltà, ed olire il condurre uomini ec-
tore é poeta, più volte nunzio patrio a cellenti nella musica, si stipendiarono per
Venezia, nelle molte sue opere talvolta la niosoiìa, perla malemalica, per le let-
prendeva il nome accademico di Eureta tere greche. Francesco Turchi autore di
IVI isoscolo e lo pose in fronte ad esse. Do- controversie niediche e filosofiche. Anto-
mizio Calderini giurisperito detto Mira- nio Carolo. Valerio Badili. Alessandro
ni. Francesco Sparavieri ornamento del Brenzone. Bernardino India. AlessanJro
collegio de' giuristi , eruditissimo anche Peccana. Gio. Ballista Muriui analumi-
nelle lettere greche, raccolse scelli libri co. Alessandro Vicentini. Pietro da Ca-
che legava con mirabile maestria. Con stro. Ezechiele da Castro. Gio. Raimon-
l'-opera, De legibus palriis , et earuni do Forti famoso in Padova. Lea!
lettore
iisit, inveii contro quelli che rinegando i Leali altro lettore. Conte Carlo Cavalli.
privilegi veronesi dello statuto, quando Michelangelo Aiidriolo. Francesco Fanta-
tornava bene, si facevano giudicar da al- sii professore. Gio. Francesco Vigani. Me-

tri tribunali più dispendiosi, con aperta dici neolerici. Intorno al 1GS4 alquuiili
ingiuria alle patrie leggi. Scrittori sagri: giovani incamminati alla mediciuu, sco-
Luigi Novarini teatino, peritissimo nelle prendo col penetrante loro ingegno mol-
lingue orientali , tanti volumi pubblicò li errori della volgar filosofìa, e non po-

che lunghissima vita d'uomo faticoso ap* chi abusi nella piulica medica, dclil'i-ra-
VER VER J29
ti ili sagriHcai'ti alla verità ogni riguarilo baldi autore d'opere. Leonardo Tedeschi
e interesse, e di non perdonare a studio canonico. Gio. Ballista Alecco. PaoIoLan -
e fatica per rendersi più benenierili del- doni crocifero. Giacomo Moreti di lai

ia salute degli uomini, formarono un'ac- ordine. Antonio Bianchi. Tra' poeti vol-
cademia col titolo (i'Jletofìtiy benché co- gari sono nominali: Maurizio Moro. O-
munemente subito furono chiamati iVeo- norato Brognonico olivelano. Marc' Anto-
(erici, e stabilirono 12 annue conferenze. nio Balcianelli. Francesco Belli. Orazio
Il conte Mezusbergo Serego, studioso di Sorio. Paolo Bozzi. Domenico Pezzalino.
ttd genere, destinò Utia sala terrena alle Adriano Grandi. Stefano Bernardi. Gia-
loro adunanze. Si unì con essi Francesco como Antonio Bianchini. Cav. Michele
Bianchini, che poi si rese celebre, e nel Sagramoso. Marchese Giovanni Malaspi-
1687 recitò una bella dissertazione sopra na. Paolo Zazzaroni. Antonio Lavagno.
quest'istituto, stan)pata per opera del d/ Giacinto Branchi. Lorenzo Atinuzì. Tra
Badili presidente, ed altre poi successiva- le donne: Aquilina Chioda Prandina. Ca-

mente. Nel 1688 fu presidente il d."^ Gi- terina Pellegrini-Nogarola. Ersilia Spol-
rolamo Allegri maggiore di etti tragli ac- verina. Giulia Palazzola. Veneranda Bra-
cademici oltre quanto scrisse, compose
: gadina. Altri poeti: Conte Emilio Emilj.
due liquori che mischiali insieme impie- Marc' Antonio Rimena. Ortensio Mauro.
trivano istantaneamente. Mollo si distin- Marchese GirolamoSpolverini. Nella co-
se r accademico d/ Roberto Cusani di lonia dell'Arcadia di Roma eretta in Ve-
grande ingegno impugnando senza ri-
, rona fiorirono il conte Luigi Nogarola ed
guardo diversi usi. Lodato assai fu pure nitri. Vari scrittori: Policarpo Palermo;

il d.' Giuseppe Gazola che stampò // : il fratello Giacomo fu dotto pure in gre-

mondo ingannato da'falsi medici. Mevi- co. Palermo Palermi chirurgo. Polfran-
ta pure ricordo il d.' Michelangelo Ru- cesco Polfranceschi. Valerio Seta servita,
zeuerUi, ed il d.' Giuseppe Morando di poi vescovo d' Alife, scrisse in favore di
raro ingegtiu, il quale si separò in parte Roma nell'interdetto di Venezia. Teofi-
da alcuni accademici, non volendo asso- lo Bruni cappuccino. Giovanni de'Neri.
lutamente bandir la cavata del sangue, Stefano Bernardi. Ottavio Bultorini. A-
chiamandola giovevole in alcuni casi. gostino Pozzo. Ippolito Pindemonte oli-
Poeti: BarlQlomeoTortelletti,scrisse mul- velano. Gaspare Bocchini. Bartolomeo
to e r Ossuhiana Coniuraùo contro Ve* Monclese nunzio ordinario patrio a Ve-
nezia. Bernardino Semprevivo gesuita. nezia, raccolse Municipalia civilads K«-
Giacomo Semprevivo. Pier Paolo Ven- renne decreta dal 4058116*2 3. Bernar-
1

turini legista. Fabio Manzoni olivelano. do Comini poi cappuccino fece l'indice al-
Ortensio Sorio. Giuseppe Aldrighi. Gia- lo Statuto di Verona, repertorio utilissi-
como Antonio Tognali. Pier Francesco mo. Alessandro Noris storico, padre del
Toccolo erudito. Giovanni Ratlistella. Ni- cardinale. Il cardinal Giacomo Corradi
colò Tedeschi. Flaminio Valerini. Auto- [F.) pare nato a Ferrara, uja da genito-
nìoCalandra. Lorenzo Fontana. Alessan- ri veronesi , di raro talento. Girolamo
dro Zonzi. Celio Maflìoli. Lodovico Fi- Bianchi storico dell'imperatore Leopoldo
cieno. Ottavio Menini che si crede udi- I. Conte Lodovico Moscardo, compose la

nese. Angelo Cacciatore. Cristoforo Fer- lodata Hi storia di Ferona, ivii668:for-


rari. Andrea Paganini. Nicola Mangano. mò il suddescrilto museo. Lodovico Sa-

Alessandro Midani. Giacomo Panoncino. rego vescovo d'Adria e nunzio agli sviz-
Antonio Franchini. AulonioCassettì. Gia- zeri. Carlo Libardi compilò una Cronaca
como Cavalloni. Avanzò nume-
tutti nel ecclesiastica veronese dall'SoQ al i63o,
ro delle poesie Ialine Gio. Francesco Ram- degna di stima, Antonio Torresani più
23o VER VER
'Volumi scrisse sui magistrali e consiglio di loro opere artisticamente descritte dal
di Verona, e la genealogia Scaligera, e Malfei: d'un buon numero esistenti io Ve-
altre cose patrie. I canonici Gio. Battista rona ragionai disopra. L'architettura fio-
Lisca e Agostino Rezani fornirono all'U- rì assai ne''tempi antichi in Verona, e qui-
gUelli le notizie di Verona. Cherubino vi prima che altrove rinacque, e di qua
Lazaroni priore di s. Zeno rìum molte si propagò ne'prossimi paesi; poiché da
memorie ecclesiastiche con titolo di Ve- Verona uscirono quelli che a dette parti
rona Sacra, benché fosse veneziano; e nel diedero esempio di sano e perfelto ope-
1664 stampò il Sagro Paslor Verone- rare. Antonio Rivio o Riccio, che vero-
se. Conte Alberto Pompei storico. Mar- nese, e statuaria, et architcctura claris-
chese Giovanni Pindemonte. Alessandro simuSy viene detto da Malico Colaccio.
Jiecelii somministrò notizie al Vossio per Lume dell'arte fu Gio. Maria Falconet-
gli storici veronesi. Francesco del Pozzo, to, che in principio applicatosi alla pit-
Trattato intorno al governo dell'Adige. tura, invaghitosi poi dell'architettura, co-
Giulio del Pozzo, Collegii Veronensis minciò a far osservazioni sulle antichità
Judicum Àdvocatorum elogia, Veronae di Verona ed a ritrarle con somma di-
i653; Meraviglie eroiche della duches- ligenza. Passò in Roma e dopo lo studio
saMalilde. FrancescoCaro somasco.Leo- di12 anni ripatriò, e cominciò ad opera-
nardo Bonetti somasco. Giuseppe Leali re inPadova ed altrove. Si osservò, co-
minore osservante. Angelo Fiorali, oltre me alcune invenzioni e modi particola-
altri che brevi cose diedero in luce. Con- ri, attribuiti a Buonarroti, furono prima
te Bartolomeo del Pozzo grande ammi- posti in pratica dal Falconetto. Disse di
raglio di Malta e storico di sua religione: lui il Vasari, che fu ilr." che porlo il ve-
mise insieme notizie sui pittori veronesi. ro modo di fabbricare e la buona archi-
Carlo Carinelli canonico raccolse memo- tettura in Verona, Venezia ein tutte que-
rie patrie. Francesco Treccio particolar- ste parti: quanto a P enczia,m'\ rimetlo
mente lodato. Qui il Malfei mette in fa- a qucll'arlicolo, essendo troppo illin>ita-
scio alcuni nomi e le loro opere: sono 24» ta la proposizione di Vasari. Suoi con-
Lodovico Perini anche architetto. Car- temporanei furono sommi fra Giocon-
i

dinale Enrico Noris {V.), agostiniano, do e Sauraicheli già celebrati. Anche nel-
grand'uomo che riempì l'Europa di Sua la i.' parte del secolo XVII fiorirono buo-
fama; molto ne scrisse il MafTei, ragionan- ni architetti, di cui si trascurarono le no-
do delle molle sue opere, di cui riporta il tizie; come Giulio Mauro pure pittore e
catalogo,edegli onori a lui resi dalla città. scultore. Eguale negligenza provò la pit-
Frnncesco Bianchini [V.) prelato, illu- tura io Verona, sebbene tanto vi fiorisse,

stre letterato, di cui il Mode» scrivendo per cui moltissimi quadri portali in lon-
la biografìa, tenne per bella sorte ter- tane parti, anzi in Venezia ad altri si at-
minar l'opera con tanto onore, riferendo tribuirono, senza che niuno si prendesse
l'elenco di quelle scritte dal dottissimo cura di vendicarli a'veronesi. E siccome
concittadino. Il senato romano colla fi- ad onta della decadenza dell'arte in Ita-
miglia l'ascrisse al patriziato, e da se egli lia sempre si dipinse, anche ne' bassi se-

compose l'epilaflìosepolcrale.Comealcar' coli, così in Verona nel IX secolo viveva


(linai Noris, la patria gli decretò un nto- e operava Eriberlo pittore. Ralerio ve-
numenlo nella cattedrale. — Ripeto, cha scovo del q3i riprese gl'ilaliani ed ve- i

col Malfei di già parlai di moltissiun il- ronesi per la frecjuenza di pìliurc lasci-
lustri artisti veronesi che fiorirono nel- ve: fioriva adunque la pillnra in Verona
l'arti del disegno, sui quali col medesimo nel X secolo. Nel 1 19, 3 furono fatte pit-
qui aggiungerò altre nozioni , non però ture nel chiostro di s, Zenone; e nel b"'
1

V ER VER 23i
do di Federico li deliiSg, anno prece- gmgliando la gloria dell' antica Grecia.
dente alla uascita di Ciinabue, celebrato tSfÀ'-x s. Fermo Maggiore la Cro-
chiesa di
reslauiatore dell'arie in Italia, la quale con molte figure fu lavorata
cefìsiiione

ivigiù era risorta, leggesi che i ribeili e* prìmadi Cimabue e Giotto, eseguita con
ranu dipinti e ritratti nella sala. Il vesco- arte eguale alla loro. Ma delle nominate
vo I3oninconfro nel 1298 lasciò a Verde, ealtre pitture antiche di Verona, chede-
moglie d'Alberto Scaligero, la sua icona scrive Maffei, per trascuranza de' verone-
dipinta sul vetro da Poia. Risalendo a si, non si ponno dirne gli autori. Che ia
tempi piùanticlii, rimangono avanzi;sen- quantità fiorissero professori neliBoo si

7.a far ricerca delle bell'opere di Turpilio ha da un documento, essendovi nominati


cavaliere romano, nativo della Venezia Antonio e Bartolomeo quondam magi-
e probabilmente di Verona, che dipinse stri Nicolaij e si raccoglie pure eh' era
colla mano manca, le quali ivi si couser- una dell'arti della città, dalle quali si
Tavnno a tempo di Plinio; le pitture del- componeva la generale adunanza del po>
la grotta di s. Nazario si giudicano del polo. Dipinture a olio del 1200 vi è chi
VI o VII secolo; del IX o del X quelle aflerma essersi lavorate a Verona; ed il
del sotterraneo di s. Pietro; delia quale Vasari chesuppli all'altrui trascuraggine»
epoca erano pure gli avanzi di pitture die- scrisse mollo simile a Firenze esser Ve-
tro s. Libera, nel sito dell'oratorio dis.Si- rona, non solamente per sito e altre par-
ro, non mai del tempo di s. Pietro, ma ti, ma per esser nell'una e nell'altra fio-
eretto in princìpio del secolo X da Gio- rili sempre bellissimi ingegni in tutte le
ì?anni veronese vescovo di Pavia. II Sal- professioni più rare e lodevoli. III." pit-
datore nella chiesa del Crocefisso può cre- tore veronese insigne di cui s'abbia il no-
dersi del XII , essendo stata consagrata me, è Altichiero, che i toscani dicono Al-
nel I 1 34- Nel sotterraneo di s.Zenone,sot- digeri, conosciuto in ogni parte e celebra-
to una gran figura forse del i3oo, siscuo- to dagli stranieri: il Vasari lo dice da Zevio
pre altra malta anteriore, ch'era pure di- e famigliare degli Scaligeri, e narra che
pìnta, e sotto questa altra parimente pit* dipinse tra l'altre cose una sala, non più
turata. Lo stesso triplicatamente si osser- esistente, del loro palazzo, colla guerra di
va liei sotterraneo di s. Stefano. Pitture Gerusalemme, e che in alto erano meda-
antiche sono in altri luoghi, e più se ne glie co'ritratli degli uomini illustri allora
\edevano in s. Gregorio distrutte a tem- viventi, tra'quali del Petrarca. Aggiunge
po del Malici. Nella chiesa di Lepia, con- che in quell'opera grand'animo, ingegno,
sagrata nel 86da Papa Urbano III, po-
1 giudizio e invenzione mostrò Aldigeri, e
co dopo fu istoriata tal funzione, col Pa- che il colorilo erasi fino a quel tempo
pa e cardinali, e le monache ch'ivi sog-
i ben mantenuto. Fiorì nell'istessa età Ste-
giornavano, ma stolidamente fu dato il fano insigne pittore, indi Sebeto, seppu-
liKinco, come di poco disegno. Laonde in re, come pare, non è lo stesso. Sul fine
Verona fu la pittura coltivala in ogni tem- dello slesso secolo e nel seguente si se-

po, come in Roma e in altri luoghi d'I- gnalò Vittor Pisano, detto Pisanello, da

ilia; econveirh interpretare il preleso ri- s. Vigilio sul lago di Garda, e nato cir-

tscimento della pittura e delle altre ar- ca So anni prima dt Masaccio, non con-
ti XIII secolo, a miglio-
del disegno nel vieneiVIa Ilei chea questi toccasse la gloria

ramento vanto che si dà a Cimabue e


, d'aver incamminalo l'arie alla perfezione,
Giotto con aver bandita la goffa manie- dopo Cimabue e Giotto, secondo il Bid-
ra dc'greci dc'bassi secoli,onde fecero stra- dinucci, mentre coetanei di preferenza
i

dai alla perfezione ammirabile acni giun- celebrarono Pisano, onde a lui attribui-
c la pittura nella i.' mela del X\ }, e- sce il %." grado di miglioramento nella
-

131 VER VER


pittura; imperocché venne celebralo co- Friuli. Nella discendenza di Liberale va
inè il i.° pittore di «uà età, incompara ricordalo Paolo Cavazuola, che studiò
hiie in ogni sorte ili figure e ne'paesi. Suo sotto Francesco Morone, e passò per sin-
lUscepolo fu altro vStefanoda ZevjOj che goiar maestro, morto di 3 i anni per trop-
fece meraviglinre Donatello c|uandoveu- po studio. Nicolò Giolfino apprese l'arte
ne a Verona verso la metà del XV seco- da Paolo suo padre; lavorò moltissimo
lo. Delle lodatissime sue opere, come de* e con somma lode. Operò ne'tempi stessi
precedenti eseguenti pittori, parla Maf- AntonioBadili,i cui ritratti passaronoper
che a me è vietato, anche per aver
ia'ì, il di Tiziano. Nel principio del i5oo si for-
già fattomenzione delle principali pittu- marono 4 scuole in Verona sotto
nomi- i

re di Verona, da loro eseguite. Dalla sua nati valentuomini. Dui Torbido venne
scuola uscì Liberale che leone tra'pittori Battista, che fu suo genero e da lui prese
veronesi principale luogo: fece piangere e il cognome di Moro, e superò il maestro,

ridere alle sue figure, e fu eccellente nel operando in concorrenza di Paolo Calia*
miniare, massime libri corali. Nello stes- ri.Grand'opere fece anco a fresco, e inse-
so tempo fiori Domenico Morone assai gnò a Marco suo figlio, che imitò Rallae-
lodato, ma superato dal suo figlio e al^ le, e morì a Roma. Di Battista si vuo-

lievo Francesco per disegno e colorito. le discepolo Orlando Fiacco, e non pars

Francesco da' Libri, riputato unico nel* del Badili assai rinomato e gran pitto-
:

l'illuminare i codici con miniature, tal ne furono ritratti. Dal Giol-


re, bellissimi i

soprannome gli passò in cognome, ma fino,venne Paolo Farinaio, le cui opere


vinto dal figlio Girolamo ammaestrato fanno meravigliare gì' intendenti, egre-
da lui, il quale sì uniformò alla maniera giamente continuando a lavorare d' 8i
di Hadaele benché nato io anni avanti, anni. Si avvicinò alla sua bravura Orazio
e di i6 eseguì la sua tavola di 8. Maria suo figlio e discepolo. Dalla scuola di Ca-
inOrgano: l'albero eh' é nella pala di s. roti derivò Domenico Ricci dello Brusa-
Leonardo ingannò gli uccelli: fu egli pu- sorci, eccellente suonatore di liuto, perciò

re insigne mmialore. 11 suo figlio Fran> de' filarmonici: per lui i veronesi poco
cescu fu degno di lui, rimarcandosi i glo- hanno da invidiar più famosi. Fece pro-
i

bi terracquei da lui coloriti. \n questo se- gressi dopo studiato Tiziano, ma più si
colo pur si due Benagli e un
distinsero compiacque di Giulio Romano. Illuni i

Zeno. Allievo di Muntegna tu Francesco pregi di molti de'più classici. Della scuo-
Bonsignori; ebbe due fratelli lodali. Sot- la del Caroto fu pure Giacomo Ligozzi,

to Matilegna volle perfezionarsi Gio.


il divenne eccellente, e riuscì a meraviglia
Francesco Caroti, in modo che le sue o- anche nell' intaglio e nelle miniature, a-
pere furono credute dell' altro. Usuo i." prendoscoola a Firenze con buoni allievi.
maestro fu Liberale, ch'ebbe fiorita scuo- Pittore incomparabile riuscì Felice Bru-
ed in alcnnKquadri tenne la maniera di
la, susorci nipote per dir così del Carolo, ed
llaffacle, altri |)onno sostenere il confron- ebbe a maestri in Verona suo padre Do-
to de'piìi famosi pittori, e fu anco paesi- menico, e in Firenze Ligozzi, perfezionan-
sta. Il fratello Giovanni fu buon pittore, dosi col suo raro ingegno e formando uno
e maestro ad Anselmo Cancri. Altro di- stile mirabile e particolare. £ qui dice
scepolo di Liberale fu Francesco Torbi- Maflei,che, generalmente parlando, furo-
do dello il Moro, tenuto da lui come fi- no degni di maggior grido pittori vero-
i

glio e lasciato erede: si attenne pure al- nesi fle'fiorenlini, benché riconosca fiori-
la n)aniera di Giorgione, di cui fudisce- re le arti in Firenze, singoliirnicnle io
polu. Si distinse grandemente e lavorò marmo e metallo, e diceinlola col l'^erra-
con sommo applaudo m Venezia e nei ii, ipòiii.i /Uiliae ftnliu est. Da'cclcl)i;iii
VER VER :s33

Domenico, Felice e Farinaio, può dirsi li, franco e valoroso pillore: molto ope-
venisse data l'ultima mano, e desumesse rò, massime a fresco, così pastoso che sem-
priucipalniente il suo carattere la scuola bra olio: fu un de'migliori del suo seco-
di Verona; poiché dove l^aolo Caliari ve- lo. Pillori di gran vaglia furono poi Be-

ronese stette per lo più in Venezia, quelli nedetto Caliari, Gabriele e Carlo, fratel-
dimorarono sempre in patria; e quaa- lo e figli di Paolo, precipuamente l'ulti-
tiHique ciascuno avesse proprio stile, in mo emulandone la gloria, ma la morte lo
certe particolarità però conveiniero. 11 rapì alle arti di aGatiui. Si fecero valen-
proprio dunque e parti colare della pittu- ti sotto l^aolo, Diirio Varotari, che fu an-
ra veronese, continuata poi ne' discepoli cora buon architetto di giardini, Fran-
di Felice, consiste in rappresentare il ve- cesco Montemezzano, Eliodoro Forbici-
ro in nobillà d' idee, in Uellezxa di vol- ni le giottesche, Antonio
celebralo per
li, in grazia di colorito, siiigolar franchez- Fasolo, Luigi Benfatto, Malfeo Verona
za e maestrie) nel disegno; ìnsuinraa nel- ed altri, de' quali con lode parlano gli

r esprimere lu natura e nell'ingentilìrla. scrittori. S' ignora di qual scuola fosse


Seud)rano gettati i fondamenli disidatta Tullio India, che assai si distinse ne' ri-
scuola findaStetano lodato pel bel colori- tratti; egli istruì il figlio Bernardino, il

re, singoiar grazia e vaghezza. Parlando quale molto operò con grandissimo ap-
il JVlailei di Lìuonarroti, disse contentarsi plauso. Alessandro Varotari celebre in
i veronesi di ra|>preseMlar il corpo uma- Padova, fu figlio e scolare di Dario, e
no secondo natura, e non caricarlo di maestro ili Giulio Carpioni. Seguitò le
tientimenti oltre la verità, con più ossa e maniere di Paolo e del Zelotli anche
uiuscoli. Singolare si rese anco la scuola Gio. Antonio Fasolo. Altri nomi potreb-
veronese in quella specie di pitture che si bero ri|)orlarsi se il Mailei non si fosse
dissero da' greci inonocromi, cioè unico- propostodi solamente far ricerca de'prin-
/o/v", non usando che un color solo: modo cipali, mentre in tavole eccellenti trovati-
ingegnoso che all'aria e alla pioggia resi- si nomi ignoti, e di altri che operarono
bravura del di-
ste più, e in cui spicca la molto nobilmente poco resta. Nella i.*

segno, e il lumi e
bell'artifizio del farei ruelà del XV II secolo la scuola veronese
l'oudjre, e per conseguenza il tondo o il fu braviimente continuata e con molta
rilievo, caricando alquanto più o meno il lode dagli allievi di Felice Brusasorci. San-
colore stesso, cioè i chiariscuri. I veronesi to Cieara assai si distinse fra questi. Né
vi usarono tinte dolcissime. Quarta scuola restò punto addielro Marc' Anioni^ Bas-
fu quella d'Antonio Caddi, più fortunata setti. Pasquale Otlini quasi emulò il mae-

di tutte, poiché ne uscì il gran i'aolo Ca> stro; morì nella peste del i63o, e la ma-
Jiari suogeneroda lui istruito, di meravi- dre romana campò 107 anni. Secondo
glioso e fecondo ingegno: principal tea- molti superò tulli gli altri Alessandro
tro di sua gloria fu ed è /eneziiT, per- Turchi, detto Orbetto dal condurre nel-
ciò in quell'articolo singolarmente il ce- la sua puerizia un cieco, giacché di po-
lebrai. La sua immaginativa fu impareg- vera condizione: il suo meraviglioso ge-
giabile, e rimirata bene una persona, ne nio naturale mosse tanta invidia e
gli

faceva mirabilmente il ritrailo in distan- iniporluiie persecuzioni, che lo determi-


za egli fu un pitture fitto sulla natura
: nò a stabilirsi in Roma, patria universa-
e da se. E" soverchio il dilFomlersi a par- le, ove già avea operalo quadri coinmen-

lar di lui: il suo nome è au elogio. Le dalissiini. Claudio Ridolli, detto Claudio
sue opere studiarono sopra tulle i «lue Veronese, meglio di Paolo fu scolare di
gran fiamminghi Rubens e Van-Dick, Dario Puzzo, si distinse per nobillà, gran-
\)À\' islesso Badili imparò Uallìsia Zelo- diosità e correzione di disegno. Antonio
,,

?.34 VER VER


Coppa fu dogno allievo di Gultlo Reni. dro Pompei. Questa è in breve )a storia
Gio. Battista Ijarca mantovano, venne in della pittura di Verona, rannicchiala in
Verona da fanciullo, vi apprese 1' arie angusti cenni, contribuendovi il clima e
con lode e vi rimase ad esercitarla. Fra le la felice postura perchè sempre vi fiori-
scuole in Italia celebri non suole vera* sca, seguemloi diversi precetli dettali dal-
mente nominarsi la veronese, ma che l'enciclopedico Maffei , onde segnalarsi ,
non è inferiore all'altre, si vada a esami- egli insistendo sullo studio della storia e
narlo a Verona e nel suo distretto. Gli dell'erudizione. Indi passa a ragionare
scrittori dell'arte e de'suoi cultori ne par- de'iuoghi delle più insigni pitture , che
larono non bene informali. Però in detto in buona parte accennai in principio;
secolo, come altrove, l'arte declinò; ed quindi si lagna che propriamente a suo
in Orbetlo e Kidoliì, fin presso alla me- tempo fra 1' arti del disegno la pittura
tà del secolo, spirò la scuola veronese, solamente fioriva e si coltivava io Vero-
che giada alcun tempo languiva. In par- na, ed a tale effetto volle dire alcuna cosa
te di tal secolo, come altre arti, s' intro- della scultura e della statuaria, e d' altri
dusse quel corrom pimento, che si estese, artefici veronesi, che compendiosamente
e guastò pure la poesia e le lettere. Si riferirò. A questa parimente si die' opera

volle abusare della facilità e del talento, in Verona in ogni età, come già dissi più
dipmgendo molto e studiando poco. Pe- sopra parlando di diverse opere e di scul-
rò verso il termine del secolo tornò a ri- ture antiche. Nel i3oo le statue eque-
vivere il buon gusto, e a destarsi l* anti- stri degli vScaligeri e i loro superbi monu-
che idee. L'arte rifiorì a Verona in mo- menli dimostrano che già vi era chi si
do, che a tempo del Maffei non avea da sforzava al buono. Fiorì poi in Verona
invidiare nessun'altra città. Pel i.° si di- la scultura nel secoloXV, perchè di buon
stinse Santo Prunati, anche a fresco. An- gusto e d' antico modo furono lavorate
tonio Colza si fece onore colle battaglie le statue degli uomini illustri che sono in
e co' paesi ed in Bologna ebbe fiorila
, piazza, e di gusto ottimo e di somma per-
scuola. Risorse quella di Verona princi- fezione riuscirono tulle l'opere di Giro-
palmente per Antonio Balestra, dello il lamo Campagna in metallo e in mar-
Catullo della pittura , studiando princi- mo. Non mancò d'eccellenti stuccatori, e
pahnente in Roma sotto Carlo Maratta, Falconetto fu uno de' primi die insegnò
poiché il modo di questi più si conlàce- a metter gli stucchi in opera. Bartolomeo
va col veronese. Grandi lodi meritarono Ridolfi fece bellissimi scomparii di stuc-
Alessandro Marchesini e Felice Torelli co. Mancò il lavorar di tarsia, specie di
im fratello del quale fu violinista eccel- musaico fallo con legni di vari colori com-
lente, anzi Giovanni suo nipote se non messi, in che riuscì eccellente il converso
mancava in fresca età avrebbe rinnovato olivelano Giovanni. Molli e diversi la-
Non manca-
l'arilica gloria della pittura. vori si fecero di sgraffili sulle muraglie,
rono più volte valenti pittori forastieri con dintornare e tratteggiar la calce; pa- i

che innamorali delle rare e co[)iose pit- vimenti con incavar pochissime linee, e
ture di Verona, o rapili dal silo e dnlie con pietre di due sole tinte; bacini, gli i

vedute, vi si fermarono e accasarono, co- arredi e i vasellami d'argenlo coii artifi-

me di veronesi stabiliti altrove, ed uno cioso e corretto «lisegno figurati e isto-


fu l'ietro liOtari per la forza del gonio , riali; gli scrigni nati prima dall' uso di
non avendo bisogno d'esercitar la profes- riporvi merlaglic ,
gemn»e intagliale e
sione. Pel veronese Simone Brenlana, pas- altre anticaglie preziose, ne' quali d' ec-
sò quivi anche i pregi della scuola vene- cellenti lavori in vario genere si faceva
ziana. Merita pur lode il conte Alessan- pompa; le grottesche e gli arabeschi, che
, —

VER VER 235


per lanli usi tultodicon tanta bizzarria Ricercalo da'prìnclpi e da Sigismondo 1

s' inventavano; l'intagliar gemme con la Malatesta signor di llimini, pure da lo fu

ruota a emulazione degli anticliì, e l'ef- Maometto II. Ritratti in medaglia fece
Hgiar cammei, cioè pietre dure faldate ancheFrancesco Caroli, ma con assai mi-
di d(ie o più colori ; in somma l'operare glior disegno e maestria Giulio della Tor-
con be'ritrovali e con giusto disegno in re. Più medaglie fece eziandio Gio. Ma-

cristallo, in avorio, in varie maniere di ria Poraedelli Filafrancorum veroneii-

smalto e in ogni metallo, erano operazio- sìs. Ne' passati tempi si segnalarono nel-

ni che all'epoca di MalTei non piùfacevan- rame e in legno, Battista dal


l'intaglio in

si, al solo dipingere lutti applicandosi. Moro, che eseguì con incisione .vari pae-
Tuttavolla nelle raccolte di ritratti d'uo- si; Giacomo Caraglio, emulando Mar-

mini illustri si vedono que'del buon seco- c' Antonio; Paolo Furl;tni incise gran
lo, insieme co'primi pittori e con alquanti carta dell'Africa; Orazio Farinaio più
eccellenti e dotti musici, Matteo del Nas- opere di suo padre bravamente intagliò
sarOjGirolamo e Galeazzo Mondella, Gia- ad acqua forte. Dell' incisione, in Vero-
como Caralio, Nicolò Avanzi, perchè fu- na prima che in verun'alira parte si po-
rono insigni intagliatori di gemme. Il se mano a farne uso ne'libri, poiché qui-
Nassaro discepolo dell'Avanzi e del Rlon- vi nel i472con quantità di figure d'ar-
d»'lla, Francesco I re di
fu carissimo a mi, di macchine, di edìfizi , e d'uomini
Francia, ove molti ammaestrò. Dimen- e d'animali, fu stampata l'opera di Ro-
ticala del lutto erasi egualmente in Ve- berto Vallurio, De re militari, onde lo
rona l'arte del getto, in figure e bassori- iilampatore Giovanni si die'tal vanto nel
lievo mentre l'arte era stata veronese
, fine, libriim elegantissimum literis elfi'
poiché il rinomato pittore Pisano fu il j° giiratis signis sua in patria prirnns im-
che la risuscitò e pose in lume, e ne mo- pressit. L' intagliatore fu il Pasti. Nel
strò il buon modo. Del gettar di metallo •
479 stampò pure in Verona la tra-
si

in Verona fin da più rozzi tempi se ne duzione d'Esopo in Sonetti con figure
ha esempio nelle porle delia basilica Ze- colorile, di cui fu inventore Ugo da Car-
noniana, ed è credibile che alcuno si tro- pi, nato in Roma verso il i586, cioè
vasse in ogni età che rozzamente ope- dello slampare gl'intagli con più tinte ;
rasse. Ma me-
di ritratti in tal guisa e di laonde o in Verona ciò si praticò prima
daglioni con riversi d'invenzione, o non di lui, o li colori furono dati dopo. E qui
era corso l'uso, o era certamente manca- termino col Maffei degl* illustri vero-
to in ogni parte da gran tempo, quando nesi; i posteriori saranno celebrati dal
per valore del veronese Pisanello rinac- conte Gio. Battista can. Giuliari biblio-
que. Perciò nella serie delle Medaglie tecario della capitolare ,
poiché appren-
fìonlif/cie non può andar più addietro
si do dalla Cronaca di Milano che nel ,

di Martino V, nel cui tempo Pisano fio- i858 cominciò in Verona a pubblicare
rì; e il gesuita p. Bonanni, che le rac- la Biblioteca Veronese, col proposito di
colse e dottamente illustrò, e degli arte- raccogliere quanti mai
appartengo-
libri
fici ragionò, dice niiUnin dcprchcndi ari' no alla storia e agli interessi qualunque
tiquioreni yictore Plsanello: per dar siano di Verona, avendole promesse al
saggio di sua celebrata bravura. Malici Comune colla lettera sopra la biblioteca
olire un bellissimo medaglione di
Gio- veronese, offrendo un ragionato catalo-
vanni Paleologo poi imperatore greco, go degli autori o di veronesi che scris-
che intervenne al concilio fiorentino. Po- sero su cose di Verona, aiutando d'un mo-
co dopo applicò a figtu-ar medaglie Mat- do singolare la bibliografia nazionale.
teo Pasti pittore e scultore, assai lodato. Alle opere riguardanti Verona qui ag-
e

2 36 VER V ER
giungerò. C. G. Pellegrini, Al popolo ve- nio Cesari, cenni di Giuseppe Manuzxi
ronese orazione. Verona 1800.J. F.Se- in questa quinta impressione novella-
giiieiio, Plantae l'^eroncnses, Veronae mente riveduti dall' autore ^Viverne 832. \

1 743- Osservazioni della Cometa del- Ivi e nel i858 di tale insigne scrittore si
l'anno 744 » ^ '''' ^'"^ Eclissi lanari,
1 pubblicò: Vocabolario della lingua ita-
falle inVeronadaGianpaolo Guglienzi liana già compilato dagli accademici
e da Gianfrancesco Seguier, con la po- della Crusca,ed ora nuovamente cor-
sizione geografica di della città, presso retto ed accresciuto dal cav. ab. Giiisep'
ììp.Calo^erdyRaccolladiOpiiscoli, I. 32, pe Manuizi. 2.* edizione riveduta e no-
\ì./^c)^.Gl»f.ep[)eVeu[imf Compendio del- tabilmente ampliata dal compilatore.hu
la storia sagra e profana diP'erona, ivi i." edizione il cav. Manuzzi parimente
1825. Prima di lasciare gl'illusUi vero- l'impresse in Firenze nel i833,con lau-
nesi, non voglio preterire di far menzio- to applauso che meritò l'altra. Elogio di
ne de'fralelli sacerdoti Pietro eGirolamo Antonio Cesari prete che fu dell' Ora-
]jallerini, autori e editori di tante dotte torio di P^eronajetlo nel serbatoio ci' Ar-
opere; di ricordare pure la recente pub- cadia, da Tommaso Azzecchi cappel'
blicazione, di cui dà contezza la Civiltà lano segreto di IV. S. Si aggiungono
Caltolica,ievie 4-', t. 1, p. 47^> Scritti due dissertazioni sulta lingua italiana,
inediti del p. d. Pietro Cassali chierico Roma i836. Delle opere di mg."^ Azzoc-
regolare teatino, pubblicati da Baldas- chi, lodato traduttore nitido, espressivo,
sare Bonconipagni ec, Roma 1807, sic- elegante di Cornelio Nipote, come giusta-
cooie celebre matematico e colto scritto- mente lo qualificò il cav. Manuzzi , nel-
re veronese , un principe
e per cura d' l'intilolargli la F/tó dell'illustre veronese
strenuo illustratore della storia delle ma- a cui fu alFettuosamenle carissimo ed a-
temaliclie in Italia; e per ultimo di mnto, e delle diverse edizioni, feci parole
dire alquante parole del celeberrimo p. nel voi. LXXXIX, p. 94. Col suo Elo-
Antonio Cesari filippino, luminare del- gio si propose mg."^ Azzocchi di forma-
l'italiane lettere e restitutore della classica re un ritratto di quell'uomo sommo, che
lingua voIgare,del quale d.Sclìlòr ancora, eglivede sempre cogli occhi della mente,
benché straniero, ne lamentò la perdita, mentre con quelli del corpo ne vagheggia
si fece sollecito di rendere dolcissimo uf- le sembianze nelle domestiche pareti, m
ficio alla sua memoria; rammentandolo Comincia a celebrarlo, con dichiarare la 'fl
quiil valente oratore cristiano, quali ope- tristezza e dolore dell' animo suo, per In
re lasciò, per copia di pensieri e per bon- perdita di sì eletto ingegno e suo dolcissi-
tà di dettato fioritissime e meritevoli di moamico, commosso esclamando. »» Dun-
esserconosciutealtresì fuori d'Italia. Tut- que tanta sapienza e virtù, dunque tante
ti gli animi italiani colti e gentili devono dotisingolarissime si racchiudono insieme

un
esser grati a' celebranti p. Cesari, la in un uomo, per aver fine in un punto ?
cui ricordanza sarà sempre fra essi cara e O nostra vita, che è sì bella in vista,
onorata fincliè appresso loro sia in pre- Coni' perde agevolmente in un mattino ,

gio (quell'idioma gentil, sonante e puro, Quel che in molt' anni a gran pena s'ac-
verso il quale viemmeglio fecero conosce- quista ! Antonio Cesari ,
quella torre
re e apprezzarne i meriti scgnalatissimi d'alto intelletto, onoie che fu dell'Italia,
dello scrittore veronese, diversi dotti am- ornamento del nostro secolo, lume della
miratori. Fra questi certamente primeg- Religione, splendor delle lettere, risloia-
giano chiarissimi, i pur benemeriti della tore e sostegno di nostra lingua, è stalo
lingun italiana , autori de'seguenti due a noi da morte inaspettata rapito. Dan-
libri. Della vita e delle opere di Anto- no» perdita e lagrimevole, per la quale
VER VER 2^37

non solo chi 'i conobbe si vede immerso alunni ospitavalo il Farini , aggravatosi
nel pianto, ma le lettere e le muse stesse il male, USCI di vita il i." ottobre 1828.
appariscono dolenlisf^ime e quasi in me- Fu quello un giorno di lutto per Raven-
stissima vedovanza rimase ". Non ostan- na, la quale, mentre si era fatta lieta d'ac-
te i encomiato e l'enco-
dissenzienti, 1' cogliere nelle sue mura l' egiegio chio-
miatore, con ammirabile costanza, col- satore di Dante, dovette all'incontro ri-
la voce e colle opere , sempre propu- ceverne le spoglie mortali fredde e mule.
gnarono virilmente l' arte del bene e A confortarsi di tanto dolore, fu t
."
d
leggiadramente parlare e scrivere, qua- Farini a promuovere in onore del gran-
li amatori focosissimi dello stile italia- de veronese l'erezione d'un monuinenlo,
no schietto e verecondo, e siccome in- e gli facevano eco volonterosi cittadini i

timamente persuasi, che dalia scelta più illustri, le autorità piìi eminenti, i

delle parole derivi l'eloquenza. Imperoc- magistrali, i professori, gli amatori dello
ché dice il facondo mg/ Àzzocchi. » La studio e del patrio decoro. In questo si

lingua italiana de' classici scrittori ado- depositava la salma del Cesari nella chie-
perata è per tal forma doviziosa di bei sa urbana di s. Romualdo di Classe, ove

modi, sem-
di natie grazie, di eleganza, di usano i collegiali alle pratiche religiose,
plicità e di schiettezza, che con maravi* dentro l'avello posto sotto la cupida, e
gliosa forza l'animo piglia di chi studio- ch'era in anticola tomba comune de'mo-
samente la coltiva, e del suo amoie mi- naci camaldolesi, che negli alligni chio-
rabìlmente accende chi si fa alcun poco stri stanziavano. Se il progetto ilei mo-
a vagheggiarla. Conciossiachè là e non numento illanguidì per le vicende poli-
altrove si trova chiarezza, colore, nerbo, tiche del 1 83 1-32, non andava però
vivacità, nitidezza, sapore, proprietà, ef- spento del tutto, perchè fu ordinalo al-
ficacia di parlar vivo ed espressivo. .... l' egregio scultore ravennate Gaetano
Nelle opere di lettere il piti bello si di- Monti il biislo in marmo del Cesari, ese-
mora ne' pensanìenti e nella favella ". 11 guilo fedelmente e con bel magistero, e
p. Cesari, recatosi nel 1828 in Ravenna lu pure commessa al valentissimo Schias-
a visitare suo preclaro amico mg. "^Pel-
il si, l'emulo felice del Morcelli, un'iscrizio-
legrino Farini di Russi, amena terra del ne ad elogio di lui. Partito il Farini da
Ravennate che tanto sentì amore pei
( R.aveima, per reggere la dotta università
classici italiani e per le lettere , in che di Bologna, e sopravvenute altre politi-
tutto s'immerse, non che per Dante e per che vicende, così non fu più pensato al
la pura italica favella, chiarezza, pro- monumento , né a scolpire la lapide al
prietà e grazia del dire, come apparisce restauratore delle grazie italiane; fu sib-
dalle sue opere registrate con bella bio- bene riposta la memorata eHìgie di lui,

grafìa del eh. G. F. Rambelli neW Àlbum ricavata dalla sua maschera, in una del-
di Roma, t. 16, p. 233, colla quale de- l'aule dell'accademia di belle arti di Ua-
plorò pure tramonto di que' valentissi-
il venna a figurare con altri personaggi
mi che operarono alla restaurazione delle benemeriti della città e provincia. Era
buone lettere, e a tornare gli studi di es- riservato allo splendido ingegno dimg."^
se e della lingua alle pure sorgenti dei Stefano Rossi di s. Reno, delegalo apo-
classici i soli veri maestri e padri di color stolico di Ravenna (poi consultore di sla-
che sanno) , rettore di quel collegio e to per le finanze, rapito immaturo al de-

uno de' pili eleganti scrittori italiani del coro della romana prelatura e all'orna-
nostro secolo, sorpreso da subito malo- menlodellebelle letlereilaliane nel 857) 1

re ,mentre di Faenza avvicinavasi alla e prolonotario apostolico, di compiere


villa subuibanadi s. Michele, ove co'iiuoi con UQ tratto di nobile muDÌficeuza il
,

a38 VER VER


desiderio della nobilissiuia e celebre cit- gli emblemi della Crusca, i libli, le peu'
tà, e di ((uaiitisoiio in Italia cultuti delie ne, l'alloro, la quercia, che sono sculti
buone lelteie e delle patrie glorie ama- nel coperchio del sarcofago, e lo stemma
tori veraci. Il prelato ligure, che fu sem- del generoso dedicante, rivelato nella ba-
pre delle virtù del Cesari sincero ammi- se, fanno chiara prova della bravura som-
ratore, e delle cesariane squisitezze imi- ma e della diligenza amorevole, che pose
tatore esimio, com'è a vedersi nelle sue il Pazzi ad eseguire colai opera, per cui
eloquentissime prose , varie delle quali sali in alto onore. La nicchia poi ove si fi-

celebrai a'ioro luoglii, tenero piìi che al- gura entromessa grande urna, è ador-
la

tri mai della fama di tanto maestro, ven- nata d'una larga fascia di caristìo o ci-
ne nella deliberazione di elevar egli a sue pollino tinto in sanguigno rosato , mar-
spese sulle ceneri di quei l'esemplare sa- mo antico bellissimo, onde fu arricchita
cerdote, quanto pio e dabbene, tanto Ravenna sottu Teodorico e sotto Giu-
scienziato e letterato, un monumento che stiniano I e il basamento principale è
:

additasse con qualche decoro il luogo ove di marmo lunense a macchie cenerogno-
riposano que'resti onorandi e preziosi. C le, meraviglioso a modo che sembra uno

poiché si conveniva primamente toglierli de' più vaghi alabastri orientali. A lo-
da un avello comune, annuente il magi* dar poi degnamente il patrono della pu-
strato municipale e l'arcivescovo cardi- ra lingua italiana , nig."^ Rossi pregò il

nal Falconieri, a'27 maggio i853 venne suo degno amico d. Celestino Cavedoni
estratto il feretro del p. Cesari dalla se- aHìnchè dettasse 1' epigrafe da incidersi
poltura ile'monaci, ove giaceva da 5 lu- sotto Teflìgie del defunto, a grandi carat-
stri. Volle allora l'illustre prelato Rossi teri messi a oro: né potevasi all' enco-

che quelle venerande ossa coperte della miato, scegliere migliore e più morcellia-
s. tonaca de'figli di s. Filippo Meri, fosse- no lodatore. 11 monumento fu discoper-
ro legalmente riconosciute, e recitate le to a'aS giugno. Non è a dirsi quanta
preci, e ribeiiedettele coiracquasauta,ac- folla corresse ne'giorni seguenti a veder-
compagnolle al nuovo apposito e ben mu- lo, e a fissarsi nella testa ammirabile del-
rato avello, con pergamena entro tubo l'astro veronese, che tutta spira pietà ,

vitreo fasciato di bandone, riferente le mitezza e sapienza». L'ilalia intera nel


memorie di quella traslazione; contem- rammentare quinci innanzi, che un Her-
plò egli per 1 ultima volta il teschio ia nardoBembu Do-
veneziunu, un cardinal
cui si accolse tanto senno, e la bocca don- menico M." Corsi un car-
fiorentino, ed
de USCI tanta evangelica sapienza, e tanta dinal Luigi Valenti da Mantova, tutti
copia di care eleganze di nostra favella ,
reggitori di Ravenna, gareggiarono in o-
ed iu ultimo velò colle sue mani il volto norare il sepolcro dell'altissimo poeta, il
dell'uomo famoso, tributo estremo di re- cantor de'trc Kegni, rammenterà del pa-
ligiosa filiale pietà. Giungeva do[>o pochi ri la munificenza del ligure prelato Stefa-
giorni diFucnze il monumento, disegna- no Russi, successore de'supraenuuciati,il
to ed eseguito in marmo da Enrico L'az» quale pose decoroso monumento al cliiu-

Ti ravennate, da lui lavoralo sotto il suo satoree ritrovatole delle bellezze dell'Al-
maestro valentissimo Duprez. Il gran me- lighiero; a quell'Antonio Cesari da Ve-
daglione che campeggia nell'alto, e che rona, che fece rivivere a'noslri dì nel bel
porla il ritratto a rilievo del p. Cesari ,
paese la casta favella a cui Dante fu pa-
non può lodarsi abbastanza, sia per la so- dre. Avventurala Ravenna, che vegli le

miglianza iconica, sia per la maestria del ceneri (gloria che doveva spettare a Ve-
taglio, per la morbidezza delle carni, pev rona) de' due padri immortali di nostra
b fioezza e partilo de' ca]jelli> olliecLè dolce lingua ove il S^i suona"! Tuulu e
VER VER 23(J
meglio si può leggere , in uno all'epi- fiorirono, ma non è certo neppur secon-
grafe e air isci'iziuue posta nel tubo, nel- da a niuna per copia e fuma di cittadi*
l'Album di Roma,l. 20, p. 197, in cui ni illustratori de' suoi molteplici e singo-
si vede il disegno del monumento de- lari pregi : tale si rese l'autore della rac-
Già da alcuni lustri nel romauo
scritto. colta di notizieche riguardano princi*
Campidoglio e nella sua Protomoteca era palmente le famiglie uubdi di Verona ,
slato concesso al p. Cesari il segnalalo che per più secoli si governò all'arislo-
onore dell'erma marmorea, scolpita dal cratica sotto la sapientissima signoria ve-
commendatore Giuseppe de Fabris, sic- neta, e perciò benemerito ancora di quan-
come uno de'primi restauratori dell' an- tisono in Italia e fuori di essa studiosi
tica eloquenza italiana, e quale scrittore amatori delle memorie italiane. Nella 1/
elegante e sapiente del XIX secolo; anzi dell'encomiale opere è l'elenco de' nomi
rUluslralore della Descrizione del Cam- d'illustri veronesi che furono ascritti. al
pidoglio , ove è r erma in incisione, di- nobile consìglio della città dal i4°9 ^1
chiara che Cesari' fece rivivere la bella 1797, distribuiti per famiglie. Più una
eloquenza italiana, ed a lui doversi il ri- serie di notizie inlorno a molte famiglie
sorgimento dell'italica favella, decaduta nobili o no, ma tutte onorevoli per Ve-
in bassissimo stalo, e quasi non più ri- rona. Seguono cataloghi de'nomi di pa-
Di che riparlai nel voi. XCI,
conoscibile. recchie case antiche e d'alcune anco no-
p. 4o'> dicendo pure degli alivi veneti bili non iscritte al nobii consiglio; quelli
che meritarono busti ed erme nella Pro- di altre onorevoli famiglie veronesi fio-

tomoteca Capitolina, incltisìvamente a rite avanti i35o, d'alcune ch'ebbero


il

Paolo Caliari e Michele Sanmichieli. Di diritti o giurisdizioni feudali nel Verone-


altri illustri veronesi farò memoria nel se, di quelle eh' ebbero cavalieri di giu-
progresso di quesl' articolo. Né nella stizia d'ordini illustri, co'numi de' cava-
presente età manca Verona d'illustri nel- lieri gerosolimitani e di s. Stefano I, e lo-
l'arti e nelle scienze, essendo splendore ro nozioni biografiche. Finalmente i do-
di elegantissima e faconda eloquenza il cumenti riguardanti le magistraturedel-
Bm." p. Antonio Bresciani, ornamento la città, le famiglie nobili che le sostenne-
della compagnia di Gesù e gloria viven- ro, con diverse memorie patrie. Nella 2."
te di Verona. La Civiltà Cattolica, serie opera, la cui 1.^ edizione è deli 845, so-
3.", t. 12, p. 674, dà colla dovuta lode novi le notizie di varie famiglie illustri

bella contezza de'dueiniporlanli libri, di diVerona cospicue, e di quelli che ne au-


cui è chiaro autore il nobile veronese mentarono la rinomanza. Vi è pure una
Antonio Cartolari,edi cui darò un breve nota cronologica delle famiglie illustri
cenno, i." Famiglie già ascritte al no- veronesi che si stabilirono in Verona pri-
bile consiglio di P'erona , con alcune ma della signoria degli Scaligeri, comin-
notizie intorno a parecchie case di lei, a ciata nel 12 62, e quelle che si eslinsero
cui si aggiungono il nome, la dichiara- dopo 1795; ed una copiosa notizia sul-
il

zione ed un elenco di varie delle sue pas- l'ordine gerosolimitano. Dimostra poi,
sale magistrature, ed altre memorie ri- che il ceto nobile è principale e utilissi-

guardanti la stessa città, \eionaid5^. mo elemento d'ogni stalo benché libero,


2." Cenni sopra varie famiglie di Vero- che la nobiltà venuta per lunga serie di
na ; edizione seconda con emendazioni illustri antenati ha maggior potenza sul-
ed aggiunte, Verona i855. Verona co- umano, chela sola personale,
lo spirilo
spicua e bella, non solo va giustauìenle benché questa non debba mai andar di-
superba per nobilissima e nuinerosissi* sgiunta dall'altra, dovendo nobili per i

tua schiera di uomini illustri che iu lei sangue governarsi io guisa da meri-
24o VER VER
tare la nobiltà, se non avesserlu eredi- marzo i856, che il cimiterio veronese,
tata. uno de' migliori del Lotnbardo-Venelu,
llciraiterio pubblico è heliìsiiìnto e no- avea fallo di recente un nuovo acquieto.
bilissimo. Scriveva nel 1840 l'annalista Vi furono collocate sul frontone del pro-
delle Provincie venete cav. Mulinelli, in nao 3 grandi statue colossali rappresen-
esse distinguersi Verona nel sepolcreto tanti la Fede, la Speranza e la Carità.
eretto da pochi anni, vasto, magnifico e Sorge la Fede nel mezzo appoggiandosi
bene ordinato, da formar elogio all'au- alla Croce e chinando riverente lo sguar-
tor suo, architetto Giuseppe Barbieri ; do; da un lato e tlall'altio le si aggrup-
sepolcreto il cjuale, colla semplicità del- pano sedute a'piedi la Speranza e la Ca-
l' invenzione combina il bello e il solido, rità, con simbolismo purissimo, rallìgu-
in cui hanno separati siti per le ceneri rate in quegli atti in cui sono rappresen-
degli adulti e de' fanciulli, edicole per tale nella morale cattolica. Sono esse pre-
quelle de' cittadini illustri, catacombe, gevole lavoro di Grazioso Pazzi scultore
ossario , e tempio sì per la grandiosità ,
di abilità, e meritano lode così l'artista,
come per l'acconcezza d'ogni parte e come l'operosità della congregazione mu-
dello mollo decoroso e cospicuo. Ap-
stile nicipale, che accelera il compimento dim
prendo dal Giornale di Roma del 1 852, niagnilico cimiterio, quale sorgerà frail

a p.882, che a* 12 settembre nel dello non molti anni ad attestare l'in-
fluito
tempio si celebrò una di vota funzione. La telligente pietà de' veronesi, imperocché
ctiiesa ed il cimiterio furono già dal mu* colle largizioni falle a prò delle spoglie
uicipio aflldati a'minori osservanti rifor- de' loro cari va costruendosi il religioso
mati, i quali v'innalzarono presso le mu- e severo sepolcreto. In que* giorni venne
ra un convento. Deliberato dalla religio- istituita una commissione per la fonda-
sa comunità di trasferire in Verona il rione d'una casa di maternità pe'bao»bi-
noviziato della provincia veneta, in tal ni lattanti , carila iniziativa che in una
giorno se ne fece l'apertura. Nella mes- Verona non avrà mancato d'esser secon-
sa celebrala dal p. provinciale fr. Beu" dala dal voto e dall' elargizioni de'cilla-
venuto da Bergamo furono vestili del ,
dini, vedendo in questo modo sorgere un
sagroabilo6 novìzi, a'ijuali tenne il pro- altro pio stabilimento ad accrescere i ti-

vinciale un tenero e di voto ragionanien- toli di beneficenza nobile e fiorita. Così


lo, Finito il s. Sagrifizio si lessero le bol- a Verona si ha cura a un te'^po di quei
le pontificie, per le quali questo conven- che muoiono e di que'che nascono. Di a-
to di Verona era canonicamente eretto, nalogo e famoso patrio sepolcro, tlell'an-
e poscia colle solile ceremonie venne ri- lieosuburbano cimiterio di s. Francesco,
stabilita li) clausura, e col canto del 7'c si legge nel già citato articolo Verona, di
Deuni chiusa la solennità, con gran con- L. A. M. M Gli amori sventurati di Ro-
corso di popolo. Così Verona venne a meo e Giulietta vivono ancora nella me-
contare 3 conventi di francescani: quel- moria de' veronesi. Dolce e flebile storia ,
io de' cappuccitiì a s. MarUi, il quale al- che poeti e le scene hanno a vicenda ri-
i

lora occupalo dalla milizia , si sperava prodotta, lo vidi, cosìun viaggiatore, in


che in breve fosse loro restituito, intan- un giardino, che un cimiterio il
fu già ,

to i religioni dimoravano in un ospizio preteso sarcofago della sposa di Romeo.


presso la chiesa de' ss. Siro e Ld)era ;
Questa lonjba è tuttavia oggetto di com-
quello de' minori osservanti a s. Proco- pianto ed affettuose onorificenze. L'arci-
lo, vicino alla basilica di s. Zeno; e que- duchessa di l'arma (Maria Luigia, vedo-
sto de' minori osservanti riformali. Mi va di Na|)(>ieonc I : si siM'iveva nel i83())

istruisce lu Cronaca di Milano de' i5 ha fallo formare uua collana ed uu bruc


. j

VER VER a4t


ciulello della pietra rossastra di questa meo, no^'ella storica di Luigi da Porlo
luiiiha; illustri straniere e molte belle ve- di Ficenza .Edizione xr 1 1 colle varianti
ronesi portano un piccolo feretro di que- fra le due primitive slampe venete ; ag-
sta pietra stessa, ed i contadini lavano nel giuntavi la novella di Matteo Bandella
poetico sarcofago le loro laltuglie ( non su lo stesso argomento il poemetto di ,

pare più a delta epoca, per quanto dovrò Clizia veronese, ed altre antiche poesie
dire ). La cappellella cos'i chiamata, se- col corredo d' illustrazioni sloriche e
condo una tradizione volgare ma erronea bibliografiche per cura di Alessandro
(propusìzione che reiìterà confutata dalla Torri, e con 6 tavole in rame. Per essere
seguente digressione, quanto agli avanzi il conte Trissino, di autorevole opinione,
del sepolcro), prenderebbe il suo nonie persuaso della verità del fatto, volle il d."^

dalla famiglia de'Capuleli. La memoria Torri dedicargli le 3 lettere del suo esi-
di Romeo e di Giulietta è stata ridestala mio amico e concittadino d.' Scolari » che
in Italia dagl'inglesi, che fanno luro vi i con tanto valore ha combattuto a soste-
viaggi ; il con)punicuento di Shakspeare nere la medesimo, sta-
veracità del fallo
l'ha resa popolare. Il Dante ed il tragi- bilendone morale certezza con ragio-
la

co inglese sembrano così incontrarsi a namenti dì tale evidenza, da non potersi


Verona ; l'uno per le sue sventure, l'al- ormai più sollevar dubbi in contrario ,
tro per l'opera sua. Piace all'immagina- quando per una singolare eccezione noa
zione di avvicinare due genii così gran- si esigesse per esso , tra mille altri fatti
di : tre secoli li divisero; una slessa città ben più meravigliosi e meno credibili, i
li richiama al pensiero". La rinomanza fondamenti d'una matematica dimostra-
de' tanto clamorosi e commoventi casi zione ". Alle quali ragioni piacque non-
de'due veronesi amanti e sposi infelici , dimeno al d.' Torri d'aggiungere per so-
i-Imulto che ne fu scritto anche di re- , prappiù,e per nou lasciar luogo a replica
cente, la relazione eh' èssi hanno con un veruna, qualche altro non inopportuno
periodo della storia di Verona, m'indu- argomento, nel preliminare discorso del-
ce a dar qui un fugace cenno del seguen- la surriferita pisana edizione, che porta
te libro, per dimostrare la sussistenza in fronte il nome del conte Pietro degli
del fatto, che altri pretese romanzo e fa- Emìlj da Verona , insieme a quello di
vola. Su la pietosa morie di Giulia Cap- Anna da Schio di Serego A]lighieri,che in
pelletti e Romeo flionlecchi, Lettere cri- se accolse l'ultima discendenza e il casa-
tiche di Filippo Scolari, con altre poesie to del sommo autore del poema, Al qua-
di vari autori sidV argomento medesi- le pose mano e cielo e terra. Se non po-
mo, Livorno co'tipi di Glauco Masi 1 83 1 chi furono gli stranieri che presero ad
L' editore d.' Alessandro Torri veneto , argomento per le scene l'amore e il la-
tiell'intitolare il libro al conte Leonardo crimabile fine di Giulietta e Romeo, iu
Trìssino di Vicenza, il quale nel racco- capo a' quali sta per ogni ragione il bri-
glier il Torri le memorie intorno al de- tannico Shakspeare, che ne fece uno dei
plorabile caso, l'avea fornito di molle e più nobili e forse de'più grandi ed ap-
importanti notizie, sia riguardo alla com- passionati suoi drammi ; non fu per que-
movente Novella del suo concittadino il- stotema trascurato dagl' italiani e lo :

lustre e antenato Luigi da Porto, sia ri- stessoimmortale Aifìeri erasi già dato a
guardo alle principali edizioni che ne fu- comporne una tragedia, che può credersi
rono fatte, per cui il Torri eccitalo dal avrebbe contrastalo a tulli la palma, se
conte a ripubblicar la Novella con mi- quell'anima troppo iucontentabile,ed ec-
glior lezione, l'eseguì nello stesso i83i cessivamente severo con sé, non avesse
co'tipi de' Nislri di Pisa: Giulietta e Ro- dislrullo il i.° abbozzo del suo lavoro,
VOL ICIV. i6
a42 VER VER
e privalo d'un uuovo Mggio del-
l'Italia connazionali non .si sgomen*
fieri, olfii

l'alio suu iiumngìnare e sentire. Ed è tarono di porre sul teatro lo sle>so av-
probabile die, nella profonda sua scienza venimento con successo più o nien feli-
dell'indole e de'costumi nazionali, avreb- ce ed oltre al bresciano Scevola ed al
;

be in certe circostanze conservato i ca- duca di Veiitignano <Jie ne diedero al


ratteri de'personaggi meglio cbe non fe- pubblico due lodate tragedie, e al baro-
ce l'inglese, non forse a torlo ripreso dal ne Cosenza che ne formò un' Jzione
di
Delecluze , moderno tradutlor francese da ben accolla
lui intitolata patetica, e

della Novella del Da Porlo, nelle dotte sulle scene di Napoli fin dal 1817; il
osservazioni di cui 1'
ha corredala. Ma nominato prof. Leoni, e la livornese An-
ciò nulla toglie al pregio eminente di quel gelica Palli poetessa di merito, tentarono
dramma, del quale in brevi anni si vide- egualmente r arringo drammatico (mi
ro àue stimabili versioni in nostra lin- piace di ricordare / Capuleti ed i Mon-
:

gua, una del prof. Michele Leoni di Par- ttcchi, tragedia lirica in tre parli da
ma, l'altra del prof Gaetano Barbieri di rappresentani nel nobile teatro di A-
Modena, delle quali il d.'^Torri fece cen- pollo nel Carnevale dell' anno iS33.
no in pili d'un luogo nelle sue illustra- Parole di Felice Romani, musica di Fili'
zioni alla Novella stessa. Ed avendo eyli cenzo Bellini, Roma 833). La i." let- 1

letto inun Saggio sulla storia dell'ila- tera del cav. Scolari, scritta all' eruditis-
liana lellvratura de primi xxr anni del simo Bartolomeo Gamba di
e illustre
secolo XJX^a più riguardi conimi^ide- Venezia, porta data di Verona 20 di-
la

vole , che il marchese Scipione MafTei cembre 1823. Comincia con dire. L'av-
tradusse in prosa italiana la ricord.ila venimeiilo compassionevole di Giulietta e
tragedia di Shakspeari', gli venne dubbio Piomeo è sillattamente conosciuto in Ita-
che r anonimo autore del Saggio fosse lia e fuori, che giungendo in Verona li

stato da non esatte informazioni tratto in fuiestìeri ne indagano con tanta solleci-
errore; non facendosene cenno nelTelo- tudine da poter alTermare, che il mode-
gio diligentissimo che di lui scrisse il sto sepolcro delle loro sventure non è ri-
cav. Ippolito Pindemoute ( illustre ve- verito meno de' monumenti superbi del-
ronese ed uno de' poeti più amabili e la romana grandezzajanzi al pari di quc
più celebri che l' Italia produsse nel se- sii bisognò guarentirlo, per serbarlo ab
colo XVIII, il quale consagrò l'inteia l'aflello de'posteri, a' quali lo si rapiva
sua vita al culto delle muse. Una dolce da'uiolti che, slaccandone le particelle, a-
malinconia era la caratteristica partico- mavano legarle in oro e formarne anelli
lare del suo talento, come del suo tem- amorosi. Però non son pochi coloro quali i

peramento. Ha celebrato nelle sue poesie credono, che questa generale e perenne
campagna, dove vivea di
le delizie della tenerezza verso quegl'infelici amanti d»b-
frequente, dividendo il tempo fi a'piaceri basi tenere assai più nutrita dal prestigio
dello studio e quelli che gli oH'riva un'e- de' roman/i, e dalle opere di poesia e di
letta società. Si conoscono C) sue opei e, piltura, che non dalla certezza d'un ca-
compresi i volgarizzamenti, deirO^//,y.y<'n so, il quale avrebbe dovuto a[)[)artenere'
in ì<ipecie, in alcuni dei quali apparisce alla storia. Il perchè, o constiltino gli an-
l'inclinazione stessa del suo amico Salu- nuii, o ne cerchino le reliquie, o ne legga-
moue Ge«tnei' di Zurigo, che nel genere no le novelle, essi Don vi trovano che com-
pastorale fu collocato nel i." grado tra* plicazioni inesplicabili, e per essi tutto a-
iiioderni,ed anch'egli malinconico per na- iula la tenera fiducia, che nasce in ciioi'(7

tura), della cui morte (avvenuta nel i S^-tS) di ognuno alla visita di cpit-lla tomba,
è fresco lulturo il coniuti lutto. Dopo l'Ai- che i lìei'i caai diGiulicltu e dillomeo sic-
,

V EK VER 3-45

iio,comesciiveAlei>saiulroCai'Ii,«rt<jy^zi'0' vefa e notoria^ il principale cioè accadu^

li dalla fantasia degli scrii-


tta colorala to uel i3o3, essendo Angelo d<i Reggio
/or/. Aggiungono, die cosi debba credersi podestà di Verona. Se altri storici prima
per non avente fatto parola il massimo di lui, e anche dopo, il tacquero, ciò av-
de'poeti e degli annalisti italiani; quando venne per l'indole dell'opertf loro, di che
invece è stata tale la infelice sorte di Giu- ragiona eruditamente e con critica il cav.
lia, ed avvenne iu tal epoca, che il grau Scolari. A tempo delle feroci fazioni dei
cantor delia l'iade'Tolomei e della Fran- Guel/le Ghibellini, che insanguinarono
cesca da iiitnini ouu avrebbe potuto di- anco Verona , le crudeli discordie delle
menticarla. Non sembrando all'autore ,
due famiglie Cappelletti e Montecchi e-
dopo 5 secoli e più, che possa disaggia- rano famose per tutta Italia ( e benché
dire un'accurata ricerca per assicurare al vuoisi ch'entrambi fossero di parte ghi-
nieuiorabile fallo il fundameuto del ve- bellina, come altrove, eziandio tra quelli
ro ; perchè in esso ne deriva un'utili-
e d'una stessa fazione regnarono fiere di-
là murale, per conoscere a cpiali orrenou scordie e crudeli inimicizie; furono solo
conseguenze conducano te cittadine di- coucordi nel far guerra a'conti di SanBo^
benché non persuaso del silenzio
scordie, uifacio , i quali poi aiutati da Azzo mar-
tlell'Allighieri, protesta con (piesto voler chese d'Esle, respiusero essi i Moutecchi),
tar si che del risultato de'suoi studi, la restandone documenti l'autorità di Dan-
verìlà nulla menzogna frodi. Riuscendo te e de'suoi commentatori, quali basta- i

forse noioso e certamente prolisso il no- no ad accusare di grave negligenza il

tare le discrepanze de'racconli, e prefe- sileuzic di Zagata, di Moscardo e di aU


rendo l'itiseguamento della critica re- , tri tali. Nel cauto del Purgatorio, il poe-
putò premettere generali avvertenze ac- ta incuora l'imperatore Alberto I d'Au-
conce a produrre ordine e chiarezza nel- stria alla redenzione d'Italia, con dirgli:
l'astruso argomento, suir infelice amore r leni a veder Montecchi e Cappellelti^
dè'due fedelissimi amanti. Dice quindi cioè quel sepolcro di Giulia in Verona ,
che 4 fu'oio piincipali scrittori del
• ov'egli trovavasi testimone del sangueche
fatto: Da l^orto colla iYoi'c//rt, Clizia col spatgevano le due nemiche famiglie cuii
Pocinctto (o meglio sotto il nome di tal (stragi domestiche, al quale accorreva in
dama veronese si asconde quello mollo que'medesimi giorni afl'ullata la gente tut-
probabilmente del cav. Gerardo Boldie- ta per la strepitosa e recente singolarità
n), Baiidello colla Novella, Dalla Corte del suo fine tragico. L'autorità dello slori-
colla Storia di Ftrona, coetanei scritti co Dalla Corte è autenticata daDaute stes-
e pubblicazioni eseguili dal 590J i Sao al 1 so col quale s'accorda anche dove ricor«
non parlò de' posteriori, per non dare da la caduta di gran parte del monte
ragione di loro disparità, alterandosi in sopra la Chiusa versò Verona, co' versii
seguito le circostanze del fatto, secondo Qual'e quella mina, che nel fianco Di •

l'inlendimenlodegli scrittori^massime dal qua da Trento V Adige percosse j ed ec-


Carli ultimo degli storici pulrii'ecouipen- co come lo Scolari dà netta ed eviden-
jlialore di tutti, che ad onta d'aver di- te la storia del celebre avveuimenta.
chiaralo seguir Dalia Corte, noi lece, e M Romeo Moutecchi, bello e cortese gio-
presa l'aria di novelliere confuse il cor- vane , osa cavarsi la maschera e trat-
so dell'avvenuto. Il MalTei qualificò ac- tenersi alla festa di ballo (che dava, essen-
ciu'ato lo storico Dalla Corte, e perciò do- do carnevale, in sua casa oiesser Antonio
versi preferire alle novelle ed al poemet- de' Cappelletti), come non sapesse di
se
to, benché non sempre scrittore di lutla esser in mezzo Ve-
a'suoi più fieri nemici.
critica. Egli descrisse d fuUo come cosa duto da tulli cou mcraMjjli», uon u'è pi:r
244 VER VER
questo cacciato a riguardo dell' età sita, quale, per mezzo di una vecchia, va pu-
e per essere accostumato molto e genti- re a susseguilare, benché furtivo, relTello.
le. Comincia la danza, qual che si fosse ,
Falli sposi ed assaggiale le dolcezze d'a-
ed invitato da una gentil donna entra in more,GiuliettaeRome() non attendono .se
ballo. Poco dopo lascia quella, e piglia non che il frale, essendo vicina la Pasqua,
un'altra assai bella giovane, sulla quale arrivi al termine del suo proposito. Ma
aveva prima fermatogli sguardi. Essa il in questo s' intorbida multo seriamente
compiace danzando, e come suole accade- la cosa. Li Cappelletli, sa Iddio per qual

re, a mezze parole si palesano a vicenda occasione, assalgono li Montecchi in sul-

la subita inclìnazionedel c\ìovt[ Amor che la strada di Castel Vecchio; Romeo nel-
a gentil cor ratto s'apprende). Finisce la la mischia fa il possibile per pur cessarla
festa ; ma qual contrasto e sorpresa do- ma, che serve? Tebaldo de' Cappelletti

pò, quando Romeo intende da un suo il cugino di Giulietta ,


gli viene addosso
compagno, che quella giovane è Giuliet- e Roraeo,nel ripararsi, lo ferisce nella go
ta la figlia di M. Antonio, il capo della la e lo uccide. L'aver morto Tebaldo, co
fazione nemica ; e Giulietta intende da stringe Romeo prima a nascondersi
una sua che quel giovane è Romeo
balia, quindi a partire da Verona bandito; peu
de'Montecchi. Romeo non teme dar segno sa alla situazione lagrimevole della sua
di sèalla Giuliettat passando di notte sot- Giulietta; vede già morta ogni sua spe*
to alle finestre di lei ; e Giulietta, cono- ranza del meglio; e per islare lontano
sciutolo al raggio della luna, entra seco da lei il meo possibile, consigliatosi eoa
lui a parlare dell'amor loro; e questo fra Lorenzo , il quale era non meno af-
accade in piti notti. L' onestà presiede flilto di lui , riparasi a Mantova ( forse
sempre aque'ragionamenti; e nasca che mandatovi da fra Lorenzo, ove questi a-
ne vuole, s'accordano in breve nella de- vea i suoi correligiosi minori conventua-
liberazione di stringersi in matrimonio. li, onde potergli più di frequente fai*

L'uomo del maggior credilo nella città ,


giungere nuove Stavano co-
di Giulia).
colui che frequentava nella casa d' en- sì disgiunti li due poveri amanti e spost,
trambi, era un frate Lorenzo da Reggio, allorquando genitori di Giulietta ( i
i

persona dotta ed esperta, il quale udiva quali nulla sapevano del maritaggio ) le
le confessioni e regolava gli affari di tut- proposero un partito nobilissimo di ma-
ti. Romeo corre a lui, gli manifesta ogni trimonio. Avvisatone con calde lagrime
Lorenzo non solo l'accoglie e'I
cosa, e fra dalla povera Giulia, che fjjrà mai fra Lo-
conforta, ma si propone anzi con pensie- renzo? Angustiato egli medesimo, tor*
ro lodevolissimo ed evidente di cogliere mentalo da Romeo ad ogni tratto, pau-
l'opportunità per acquistarsi approva- roso di più gravi muli seGiuliella senza
zione universale, e far bene a tutta Ve- addur buone cause non si presta al vo-
rona, rappacificando per via di tal ma- lere paterno; tra il pensare alla fu-
trimonio le due discordi e turbolenti ga di lei, ch'era il più espediente a torla
famiglie. Fermatosi in questo, fra Loren- d'imbarazzo, e dover provvedere onde
il

7.0 vede che sarebbe stato più facile il far potesse poi unirsi a Romeo senza nuovi
sì, che genitori d'ambe le parti si aves-
i timori , fra Lorenzo abbraccia un suo
sero a contentare del matrimonio fatto, pensiero di farla passare per morta , di
di quello che del matrimonio da farsi; ed ricovrarla per questo modo in convento,
ecco ragionevole e savia la sua delibe- di vestirla quindi da frate, e di mandar-
razione di unirli tostamente, chiaman- la poi a Mantova al suo Romeo, da dove
doli al suo confessionale uno per parte, poscia con esso lui, e sempre con l'aiuto
e benedicendo la loro promessa, alla di fra Lorenzo, avrebbe potutoaudarsene

I
VER VER a45
già dimenticata in parte di tutta ior sicu* senza di Pietro, quella tragica morte, la
rezza. Cuntenta Giulietta del fatto suo, quale doveva dar finalmente termine al-
riceve in chiesa da fra Lorenzo la polve- l'angosciosa vita diambidue. Ignaro di
re soporifera : presa questa, il suo sonno tutto questo, fra Lorenzo esce dal con-
sì prolunga oltre il solito; si tenta sve- vento, accompagnato, in sul far del gior-
gliarla, ma indarno; ècliiamato allacasa no per cavar fuori Giulietta; e qual egli
fra Lorenzo, al quale confefsavasi anche sìa rimaso all'intendere la fiera ventura,

la madre di Giulietta , e ch'era, bisogna e in vedere l'imo e l'altro morti nell'ar-


ripeterlo, tutto nella Cap-
famiglia de' ca, non occorre più raccontare ". Il mo-
pelletti; ed egli, fatti alcuni esami, la dà numento Romeo, garanti»
di Giulietta e
per morta. Farla seppellire, e metterla to per (|uel medesimo da una tradizione
inuna tomba, a ciò da lui predisposta ,
costante sino al tempo del Dalla Corte,
non era che la conseguenza delle impe^ e dal secolo XV sino a noi, esiste tutt'o-
gnate e accorte sue cure (l'autore di quan- una cassa antica di
ra. Egli consiste ru
do in quando giustifica il progresso della marmo monti veronesi senza oraa-
de'
narrativa, anche con note). Romeo prima mento alcuno (ed ora anche senza co-
t\'x lasciar Verona, aveva comunicato ad perchio), alta al di fuori centimetri 70,
un servo fìdatìssirao della sua casa il vin- incavata dentro 4^>(Jel la grossezza
al di

colo d'amore che lo stringeva a Giuliet- nelle pareti di i3 larga internamente


,

ta, e gli affanni suoi nel dover lasciarla. 66, e lunga al di fuori metri 2 e centi-
Che farà dunque questo uomo fedele, il metri 26. Al di dietro vi si osserva sca-
quale non ne sa più di che sente così, e vato un basso capezzale con iucavamen*
morta Giulietta? Tutto dolente pel suo to per collocarvi la testa d'una sola per-
caro padrone, egli non sa fare di più che sona. Li due buchi poi (dicesi fatti per
correre a Mantova per dargliene il tristo gli opportuni respiri di Giulietta, onde il

annunzio, ed assisterlo. Fra Lorenzo, per meno dell' aria non avesse potuto soffo-
l'altra parte, non ha sì tosto Giulietta in tempo che doveva restar nella
carla, nel
convento, che per uno de'suoi gli manda tomba), uno vicino al luogo del capo nella
una lettera in cui l'avvisa di tulio. Ecco parete sinistra, e l'altro nella parete vi-
il terribile contrattempo. Pietro, il fede- cina a'piedi, sì vedono fatti a traverso la
lissimo Pietro, arriva il primo; e R.o- pietra senza diligenza veruna , e quasi
meo, che non può già dubitare,e che or- all'iufretta. Il Dalla Cortescrive^che que-
mai di se più non cura, determina (che sl'arca (la quale adesso è già posta sotto
altro non gli rimane) di almeno correre la tutela municipale) egli la vide servire
disperato sulla tomba della perduta con- per lavello al pozzo delle Franceschine,
sorte , dove con un veleno ha risoluto e non ha molt'anni che tuttavia si adope-
di dar tine alla dolorosa sua vita. E così rava al medesimo uso. Raccolta in que-

accade. Romeo arriva di notte tempo ; sti termini, soggiunge il cav. Scolari , la
non pensa più a fra Lorenzo, dal quale dolentissima istoria , confessa di avei'
anzi si crede abbandonato o tradito va ; supplito, o, per dir vero , spiegato alcuu
difilato al cimitero, che restava fuori del- poco il Dalla Corte, per quello appartie-
la città, e fatto alzare dal suo Pietro il ne allo sviluppo di questa vera tragedia;
coperchio della tomba, vedere Giulietta, prevalendosi delle circostanze ragionevo-
e prender il veleno, e gitlarvisi dentro è liche trovò negli altri due, quasi con-
luti' uno. Ma che? mentre il veleno stra- temporanei scrittori , De Porto e Baa-
zia le viscere di Romeo, Giulietta scuo- dello, rigettando i soliloqui di Giulietta,
lesi dall'assopimento, ed accortasi dì aver che s'incontrano nelle Novelle, ed altre
n lato Romeo, è là che compiesi, alla pre- particolarità la verosimili e vere fantasie
a46 VER V ER
esagerate, proprie de' novellieri, sempre uè sulla loro tomba ! Finisce con escla-
premurosi del meraviglioso. Termina la mare: L'arte critica arriva al massimo
lettera con propugnare il discusso argo- de'suoi trionfi allorquando giunge a di-
fnento,anchein ordineal riferitodalBian- fendere la giustizia anche al di là del se-
rnlini, nelle sue diligenti memorie sulle polcro, ed a trarre in Incela verità an-
chiese veronesi. La 2.' lettera del cav. che a traverso la più fittanebbia o delle
3r.olari è scritta da Padova il i.° gennaio passioni umane o del tempo. A me non
1 826, all'erudili^imo e illustre ab. For- è lecito dir di più, dovendo pur far pa-
tunato Federici in Padova, e versa e- role della 3." lettera, ed anche della 4'*
^ualmente sulle pietose avventure di ed ultima. Scrisse la 3."lettera il cav. Sco-

Pioineo e Giulietta. Dopo aver dichia- lari da Belluno a'i5 giugno i83o, nuo-
ralo che le opposizioni e le persecu- vamente all'encomiato Gamba a Vene-
zioni in ogni tempo fecero sempre più zia. Con essa inlese virilmente a risponde-
risplendere la verità, si lagna di quel- re alla lettera stampata nel 1829 in Pa-
li che osarono domandargli dopo 5 secoli dova dal prof, di quell'università il dotto
le prove legali, negando fede al gran Maf- Giuseppe Todeschini, e nientemeno chea
fei, che nel Dalla Corte riconobbe la 22 capidi opposizioni. A tutte quante l'au-
cognizione e l'esame accurato delle cro- tore risponde concisamente con forza di
nache patrie (come quello che scrisse ai raziocinio e testimonianze storiche,ed an-
provveditori di Verona, di aver compi- che con nuovi argomenti e meglio svilup-
lato la storia per giovare i suoi concitta- pando i precedenti, a difesa di sue asser-
dini,con diligenza avendo frugato nelle zioni. Strinse e concluse il suo direj esser
cronache e nelle scritture antiche, ed al tempo di terminarla, per ammettere la ve-
quale corrispondono tanto esattamente i rità verissima della tragica morte di Giu-
hioghi della Divina Commedia), e dis- lietta e Piumeo, e desistere dalla pazzia
sero la sua I." lettera una menzogna, ed di pretendere le prove legali. Quindi
lino sforzo di erudizione ingegnosa. Egli sentenzia: Chi avesse per il capo (|uesta
però scese in arena colla storia, l'erudizio- fantasia, tralasci subito di credere a tut-
ne e la logica a ribattere gli argomenti de- te le meraviglie della storia greca e ro-
gli oppositori, fra'quali l'ab. Venturi nel mana. Basti in vece, a chi usar voglia di
moderno Compendio della Storia di / >» umana ragione, la forza e l'evidenza delie
rona, e s'accinse a confutare uno ad prove morali. » Queste si raccolgono
'uno capi d'accusa, per comprovare la
i tutte nel caso di Giulietta e Romeo. Tale
nioralecerlez^a della verità del fatto, che èia mia professione di fede... e tengo fida-
ilDandello dichiarò degno d'esser con- tamente, che la verità delle mie proposi-
servato all'età più remote, nella sua No zioni, senza imbarazzo di sorte alcuna,
velia, intitolandola al gran Fracastoro, ha né crollò punto, malgrado
resistito,

mentre Da Porto al cardinal Pietro


il le opposizioni di due uomini «lotti e ri-

Bembo mandò la sua. Né ommise ra- spettabili, quali sono in fitti l'ab. Ven-
gionare sul cognome e famiglia Montec- turi e il prof Todeschini ". Seguono nel

chi, ed anco de' Cappelletti. Se credonsi librochediede la ristampa di questa viva-


«'miserandi casi di Francesca da Rimi- ce lettera, le Poesie varie^UiXKe sul deplo-
ni, di Pia de'Tolon)ei,d'lmeldaLamber- rato avvenimento; essesono: Del viaggio
tazzi (di cui racconta il doloroso fatto), malinconico funebre di Giu-
(al sasso

e perchè non da credere a quello de'sven- lietta e Uf)meo), Poemetto del prof. Ce->

turatiìsimi au)auti e sposi Giulietta e sare Arici di Brescia j versi o3 a f^. \ 1 i

Romeo? E ciò mentre si alletta di voler Giulietta e lionieo tragedia inedita di


tributare sospiri e lagrime di compassio- Mi'lule Leoni di Parma j la scena i*

I
VER V ER 247
dell'alio 2.° euna parie dell'alto 5."
Ter' li ab. Venturi defunto ed il prof. To-
ze rime del prof. Francesco Villardi di deschini;ma non per questo abbando-
yeronaj s'invitano veronesi ad innal-
i nò Dalla Corte, e sé stesso, all'impe-
zare a Giidietta un monumento degno to di sì valenti avversari. Farne pro-
della sua fama. Giuliellae Romeo tra- va le sue 3 lettere critiche, quali si tro-
gedia inedita di Angelica Palli di Li- vano unite insieme, con tutte l'erudizioni
vorno ^ l'atto 5." Del Camposanto di spettanti al fatto di Giulietta e Romeo
Brescia, Poemetto di Cesare Arici; versi i nell'edizionedel d. 'Torri. Essersi in quel-
i 15 a II 4o. Fersi di Tommaso Gar- le fermato per incidenza sopra due luo* i

gallo a Teresa Albarelli Fordoni su , gbi di Dante ». 4 del canto XI dell'/zi- I

la sua non ancor terminata Novella di ferno, e v. 06 del canto VI del Purgato-
1

Giulietta e Romeo. Dell'Epistola di Pier rio. Passato un 4° «J' secolo senza ulte-
Alessandro Paravia ad Adelaide Me- riori contraddizioni , e dopo avere il
ncgìvni^nelle sue nozze con Jacopo Cre- francese barone di Guénifey nel i836
scinij versi 63 a i^6. Il PAlegrino
i tradotto le sue lettere sulla lagrimala
dell' Adige in Terra Santa, Poemetto morte de'due nobili amanti, accaduta in
di Teresa Albarelli Vordoni ; o rac- Verona a tempo del signore di essa Bar*
conto della storia degl'infelici due aman- tolomeo dalla Scala, il prof. Todeschini
ti, padre di Giulietta pellegri-
fatto dal a' 29 maggio 1837 aver pensato di pub-

nante inTerra Saula. Ora, sebbene ilcav. blicare una 2." lettera, colla quale tornò
Scolari avesse comincialo e terminatola in campo per eliminare ogni nerbo criti-
sua 3.'' con ripetere il verso Dan-
lettera, co dalle lettere critiche, e mandar quin-
tesco :non rispondo, e questo so per
Piìt di tutti i casi di Giulietta e R.omeo qìial
prova j nondimeno nella Gazzetta nfjl- fumo in aere ed in acqua la schiuma.
ziale di Venezia de' 2 7 novembre 85^ 1 La lettera del prof. Todeschini si legge
trovò opportuno di pubblicare, riprodot- colla sua precedente in appendice al li-

ta a parte co' tipi della medesima, la sua bro stampato or ora dal Le Mounier,
Lettera all'illustre e nobile cav. Fortu- intitolato: Lettere storiche di Luigi da
nato Lanci di Ro ma j come a rpiL'llocui Porto dall' anno 1^09 al i528, ri-
si deve uno de' piìi distinti seggi fra'cri- dotte a castigata lezione e corredate
liei e sagaci espositori della Divina Com- di note per cura di Bartolomeo Bres*
media, cui appunto si rivolse per T in- san, aggiuntavi la novella di Giulietta e
telligenza di due luoghi del poema sa- Romeo dello stesso autore, e due lettere
gro , del Signor dell' altissimo canto, critiche del prof. Giuseppe Todeschini.
pregandolo a prender notizia della cau- Pertanto, in onta alla meuiorata dichia-
ia che II riguarda, e dopo fatta piena co- razione, intende il cav. Seo'aii porre al
gnizione di tutte le relative scritture, e- sicuro da capo le sussistenze della tesi da
«teroargli la sua riputala sentenza. Indi lui coslatiteraente mant-euuta nelle sue 3
racconta, che Dalla Corte, principale tra lettere, non solo colla forza degl'incrol-
gli storici della sempre ammiranda Vero- labili argfjmenti addotti e difesi per ben
na, celebre pure per la pienissima fede da due volle, né mai distrutti, e con pregare
lui riferita alla verità e sussistenza ilei fat- ilch.Cftv. Lanci a decidere, se non siano,
to, ed a' casi tanto famosi di Giulietta e qiidl egli le reputa, del tutto giuste ededi-
Romeo, fu da lui mantene-
difeso nel caci a ripulsare il nuovo attacco le bre-

te ia verità del fatto, in che ebbe a fau- vissime osservazioni che sulle stesse pa-
tori riputatissìmi uomini nazionali ed iole dell'ilhislre editore del Todeschini
esteri. Ma si presentarono, gli pare, sig.' Bressan,assoggetta alla sua rettitudi-
contraddittori lermissiaiì, i rispeltabi- ne. Riconosce, che l'amicizia del valcuta
248 VER VER
editore versoi! rispellabile opponénte po- tramine, ed ogni altra sorte di ripari ot-
tè mostrarsi inclinata ad accordargli Iti timamente intesi e fabbricali : ricorda
palma ; ma protesta, che prima di pro- col suo aspetto la sua antichità. L'origi-
clamare ^ev confutale le sue 3 lettere, la ne si fa risalire a'tempi di Papirio Car-

giustizia e la critica lo avrebbero potuto bone,diLutazioCatuloedel famoso Caio


consigliare invece a più ponderata senten- Mario, allorquando colle loro prodi mili-
za. E benché noi tenga necessario, dichia •
zie si portarono a combattere teutonici, i

lavasi pronto a discutere e chiarire con i cimbri,! rugii e gli altri barbari che per

una 5/ lettera voluminosa ,


l'argomen- le Alpi Retiche e Giulie ave ano comin-

tazione recata in campo dal prof. Tode- ciato a discendere in Italia, e si fecero a
schini, ogni qual volta il Le Mounier, costruire in quelle deliziose regioni dei
altro tipografo, sia pronto a pubblicar- gagliardi castelli. Di sua strategica posi-
la, con tutti i documenti relativi, e come zione e vetusta celebrità se ne ha testi-
conviene alla conipìuta istruzione di qiie monianza nella guerra civile di Vitellio
sto critico e letterario processo. » INel e di Vespasiano ,
perchè ne' primi moti
quale, scrive il cav. Scolali, se il valo- consultando inPadova , Primo e Vero
roso mio oppositore si couìpiace cuns- ed altri vespasiani dove fosse da far piaz-
batlere la verità de' casi dì Giulietta e za d'armi, fu stabilito di farla io Leo-
Bomeo per ciò solo, che dalla storia u- niaciim, sulla destra riva dell'Adige, sia
niana possa esser tolto il laccontu di una perchè le sue campagne come piane e
disgrazia di più; io spero di servir meglio aperte, erano opportunissime alla caval-
ul^a causa della verità, mantenendo i cn- fiume e per
leria, sia pel passo del la co-
1 atteri della certezza ad un fatto, che da 5 municazione che apriva lungo le linee

secoli ha legato a'casi de'due infelicissimi del Po, del Mantovano e della Lombar-
amanti il sentimento e l'alletto de' poste- dia, un luogo si riputava di somma si-

ri, e schiuse alla poesia, all'eloquenza ed curezza e militare importanza. Pati ro-
all'arti belle campo estesissimo a luminosi vine la piazza nell'invasioni de' goti, dei
trionfi". Passiamo ad altro. — Il territo- vandali, de'Iongobardi e dell'altre barba-
rio veronese, nelle cose notabili, fu pure riche orde che pel Tirolo si avviavano
egregiamente descritto dal Mafi'ei. Lo dice in Italia. Rodolfo Borgogna
II re della
esleso in lunghezza yo miglia e non me- Transjurana nel 924, e l'imperatore Fe-
no di 40 in larghezza, distinguendosi la derico 1 nel secolo XII la ridussero in
popolazione a suo tempo in 820 comu- cenere; ma più volte smantellata, per
nità. Ha in se due insigni fortezze, Le- opera de'veronesi tornò sempre a risor-
gnago suir Adige, e Peschiera alla fo- gere. Però non cessò di es[)eriinentare le
ce del lago di Garda da cui procede il sorli comuni colle altre fortezze e città
Mincio. Avendo parlato dell' ultima, di- italiane, e di andar soggetta specialmente
rò della prima Legnago alcune parole. nella lunga, terribile e desolatrice lotta
Lemniacwn o Leoniaciun è 8 leghe di- de' guelfi e ghibellini a molti politici ri-

stante da Verona nella parte della pia- volgimenti, costretta a piegare il collo a

nura verso il mezzodì, porzione della vari stranieri dominatori ed a' tiranni.

quale è separata dalla città di cui fa par- Passata in dominio della repubblica di
te, per mezzo dell' Adige, sulla sponda si- Venezia, conosciutasi in seguito da que-
nistra del quale è situata, e che vi si va- sta l'inferiorità dell'antico sistema di for-
lica sopra un ponte di legno, denomina- tificazioni, a fronte del nuovo metodo di

la da quel lato anche Porlo- Legnago. E espugnazione tanto superiore ali antico,
Legnago cinta di forti mura, di alti ba- nella sua solei te previdenza non indugiò a
luardi, di duppii fifinchi, di fosse, di con- forlificiire anco Legnago gagliardemea-

M
VER VER 249
f«, roll' opera e il genio di Sanmichieli Rovere di Velo si traeva sai di miniera.
dal i535 al 154*2. Questi, olire la for- Nelle montagne che separano il Verone-
Ie7ta, v'innalzò due bellissime porle. 1 se dal Tu-olo, trovansi minieredi carbon
francesi dopo 3 giorni d'investimento la fossile. Vi sono terre da colori, e per tut-
presero per la piiina volta a' i3 set- ta Emopa pittori si servono delia terra
i

tembre 1796. (jiiiiuli la restaurarono, veronese, ch'è un verde. Molti sassi nel-
ed altrettanto fecero gli austriaci con di- la campagna grande contengono parti-
verse opere formidabili, che vado a de- celle di rame e striscette metalliche. La
La fortezza si presenta a gui-
scrivere. natura però se in metalli fu avara al pae-
sa un esagono posto mezzo di qua
(li se, mollo prodiga è di marmi e di pietre

e mezzo di là dai fiume avente in quel da opera. Il più scelto e ben carico gial-
sito le ripe arginate e profonde.' Porto- lo di Torri, non pare inferiore al giallo
Legnago, situato comedissi sulla sinistra, antico. Il mischio di Brentonico è vago,
ha due tanaglie e due mezze lune con rarone'coloii, bizzarro negli accidenti. E
cortinealqiianlo brevi, raa bellissime, che pur stimabile il rosso di s. Ambrogio, su-
per la loro costruzione res'an sempre in- perato però di molto da'tnarmi di varie
lolle contro i colpi a rimbalzo. I suoi ba- macchie che ne'monti della Chiesa nuo-
stioni poi sono assai robusti, solidi e dì va, nelle parti di Velo, di Lugo e in più
buon materiale; i lati, i merli, le torri e altri luoghi potrebbero scavarsi, d'alquan-
tolti gli altri propugnacoli che guernisco- ti de' quali sarebbero le cave perpetue.
no il corpo di questa piazza sono anch'es- Ci sono mischi vaghissimi, a Velo un ne-
si tuagnilìci e stupendi lavori. Essa tie- ro con istrisce bianche; un rosso vivo eoa
ne suoi ripari quasi tutti terrapienali;
i macchie rare e grandi, pezzati graziosa-
ed incetti, o sia stanze per le guardie, sa- mente da più colori, che ricevono lucido
racinesche e altre difese si vedono con pulimento: ma tra gli altri di mirabile
julee nobiltà somma innalza te.Non man- bellezza è l'occhio di pernice, che trova-
ca a questa cittadella i\ue piccoli fortini si ne'monti di Lugo, di colore per lo più
staccati quadrilateri, ed un ridotto di si- bigio, composto di minuti rigiramenti,so-
curezza che comunica sotterraneamente miglianti talvolta a occhi d'uccelli. Poco
colla piazza, armato di feritoie, coperto a lungi dal distretto di Verona, su quello
prova di bombe e inleramente nascosto di Roveredo, è il marmo di Vallarsa, che
al nemico da' terrapieni delle faccie del- dee computarsi tra lebreccie, ed ha pez-
le opere unitamente a un rango di pa- zi trasparenti come agata. Pietre da ope-
lizzate raddoppiate. E tulle queste, ed al- ra si hanno in molli luoghi, e di qualità
tre simili addizioni, e tutti que'forti e for- diverse, le migliori assai lodate dallo Sca*
midabili lavori, e vari altri grandi e mol- mozzi. Di tufo o pietra tenera si è taglia-
teplici restauri, furono fatti dopo il 1 8 5
1 lo multe volte gran copia fin dentro la
nelladominazione austriaca. Il territorio città. Mollo frequenti nelle parti monta-
veronese è mirabilmente vario nell'aspet- ne s'incontrano gì' impielrinienli ed i te-

to de'paesi e nella qualità de'terreui, per- stacei marini; alle volle appaiono i pesci
chè contiene montagne, colli, valli, pia- quasi interi. Inoltre il Veronese sommi-
ni alti , sassosi e seminati di collinette, nistra pietre focaie, terra da vasaio e da
pianure basse ampissime e di buon fon- tegole, e del gesso di perfetta qualità. De'
do, lago, fiume reale,' fiumioelli non po- semplici (li Monte Riddo già parlai. An-
chi, sorgenti molle, e gran tratto paludo- cor più che d'erbe, fu già ricchissimo d'al-
so. Miniere non ci si hanno scoperte, ben- beri il Veronese: Malfei deplora la cessa-
ché ne'monti de'Lissini indizi di minie- ta industria di legnami da costruzione,
re d^oio siansi osservali più volle. Presso per la smania di coltivar pure i monti e
>5a VER VER
i siti bosctiivi. Abbondanti sono i frulli de sono ricercali pure da lontane parti.
e i giani, così il giantuico; le vili, i gel- L'uva retica fu lodala da Catone, ma bia-
si ,
gli ulivi. Singola pailicolaiità delle simata da Catullo. Virgilio ne ricordò le
montagne veronesi è l'avanzo di lingua viti, ed Augusto si compiaceva del suo vi-

cimbrica^ che in tratto di esse conserva- no. Celebrato da Strabone, Plinio disse i
si; partecipa del tedesco, benché alquan- vini retici posposti solamente a'falerni da
to diverso dal più comune. In alcuni luo- Virgilio: a Roma chiama vasi pafifitce^z ve-
ghi trovarono lapide rumane figurate
si ronese. Famoso a tentpo de'goti fu il vi-
e scritte; vi sono diverse chiese antiche no acinatico, corrispondenleal vino det-
con velaste pilline, e in alcune con ss. Im- to santo. Niente meno è ricca Verona di
magini miracolose, descritte neiry^//a/?/e pesci ottimi e di varie specie, sommini-
Mariano. Curiosità naturali esistono in strandone eccellenti il lago ed i fiumi.

OD nella Cronaca di Milano


parecchi sili. Sul lago Benaco ossia diGar- Lesso de i5
da son pili tratti di paese coperti tulli di maggio 1 856, che il municipio era dispo-
giardini con infinità d'agrumi, e con o- sto a concorrere alla grande impresa del
gni sorte di frulli e di fiori. 1 deliziosi prosciugamento delle sue paludi, ora det-
luoghi e le vedute amene, non invidiano te Valli Veronesi, occorrendo pel compi-
alle più celebrale. Dal fondo del lago mento di tale utilissimo lavoro di boni-
sorge un'accpia sulfurea; ad 8 miglia dal- ficazione agricola due milioni e mezzo ;

hi cillà vi è un* acqua termale di molta e che l'accademia agraria avea conferito
^irlù,e in altri tempi dimollo grido, che il premio della medaglia d'oro al d.' Giu-
diede alla prossima terra il nome di Cal- seppe Ganz, per la benemerenza acqui*

diero. Se ne fa uso in bevanda, col ba- statasi verso l'arte medica mediante la
gno e col f uigo, con sovente felici elTetti, pubblicazione della sua memoria: Profi-
essendo marziale e consolidante; e di chi lassi e cura de' sintomi prodromici del
ne scrisse feci menzione. Non manca il f/jo/tTrt, poiché, come notai più sopra, la

Veronese di belle ville, però sparse fia cillà ripetutamente ne fu colpita. Il Maf-
loro e lontane, alcune nnllameuo assai fei parlando del commercio di Verona,
distinte per nobiltà di fabbriche, per am- che rende prospera una città o uno sta-
piezza di reLÌi)li, per acque, e per deliziosi lo, come l'economia rende felice una fa-

annessi signorili,cziandiu abbelliti da scul- miglia, dice che nel lanificio avanzò già
ture e pitture, come negli lllasi ed altro- tutte le altre, e derivò da esso la sua ric-
ve. I suburbani poi sono deliziosissimi, a chezza, di chesi ha testimonio sin dal X

nulla dire della non lontana V'al[>uricel- lempodegli Scaligeri fiori sin-
secolo. Nel
Ja dove Slilla ne.Unrc eguale a quel di golarmente tale lavoro, onde più leggi
Giove. La città e il territorio d'ogni co- statutarie furono pubblicate, con proibi-
sa necessaria al vivere abbonda, e d'o- zione severe per l'estrazione di lana di
gni genere di delizia non meno, pe' ter- qualunque quantità, essendosi conosciu-
reni fertilie pingui, conogni specie dibia- to benefico al paese non venderla, ma la*
de e riso della miglior qualità. Bestiami vorarla. Si fabbricavano 3 sorte di p.in-
e carni a sullicienza, olirei polli e l'iiccel- ni, e meritò nel secolo XV d'essercele-
bime, ogni specie di selvaggina. L'olio è brala da più scrittori. Questa manifat-
d'ottima qualità. I frutti sono copiosi, tura cominciò a scemare e lini col cessa-
vari e squisiti, famose le persiciie, cosj i re, per essersi ridotti a coltura i pascoli
fichi, i meloni, persino i tartufi, gli erbag- e per essersi invaghila l'Italia de'delica-
gi, le delicate uve, poiché parlicolar dole ti panni siranieri. Poscia alquanlosi rieb-

del paese è la varietà e prcziosiià dc'vi- be l'industria, lucendosene pure esfjorta-


nij partecipando il !>anlo del luckui^ laou- zioue sì di panni lodati e sì d'uu oo,ooo r
VER VER 25i
paia di calze. Alloixliè nuovamente cle- imbiancatori di cera, fabbricanti di lana,

c;i(Ide il lavorio della lana, « veronesi si imbiancatori di cotone, aflineria di zuc*


a|)pIicarono alle manifatluie di sela eoa cheri, f.ibbriche di sapone e profumerie.
t(inti) finito, die la gran quantità di lan- Da parecchi anni s'introdusse la macina-
{o prezioso prodotto divenne il principa- zione del r«vcoi//Hii, comunemente det-
le ramo d'industria, arrivando l'esporta- to rosolo, ossia erbasomacco, che cre-
zione a circa 700,000 ducati, anco per sce abbondantemente ne'inonli,ed è uà
coltivarsi con moltissima cura gelsi, fa- i eccellente surrogato alla valonea, per le
voriti dalla qualità del terreno dell'am- concie delle pelli. — La provincia di Ve-
pio territorio. Ora pure le risaie ed i ba- rona dividesi ne' 3 distretti di Badia Ca-
1

chi da seta formano la principale sorgen- lavena, Bardolino, S. Donifacio, Caprino,


te di ricchezze e del commercio di que- Culogna, Illasi, Isola della Scala, Legna-
llo paest; ma furono trascurati,
i filatoi go, Sanguinetto, S. Fielro Incariano, Ve-
l'cr la situazione Verona tradica con gran rona, Villafranca, Zevio, colla città del
parte d'Italia e di Gei niaiiia, Dolzano es- suo nome per capoluogo. In complesso
j-endone il contro e Verona la scala, pel conta da 3 0,000 abitanti. Ne'vol. X.CI,
1

beneficio del faune venendo ad essere uo p. 437» xeni, p. 57, parlai delle Stra-
pollo di mare in terra. Dice d. Scldor, de ferrate del regno Londjardo- Veneto,
Verona per la sua posizione è quasi la cominciate nel 1837, e de'suoi progressi,
cliiiive d'entrata d'Aleinagna in Italia. Il dicentlo che quelle del territorio veneto
iiansitu dunque è per Verona uno de' in principio si divis«?io in i i sezioni, co-
principali fonti di ricchezza. Ddlla fre- minciando da Venezia, la 5." stabilendosi
quenza del [)a$saggioedairoberlàde'pro- da Lobb'.i a Roveggia presso Verona, e
ilolli. Verona in altri tempi fu piazza di la G.'da Pioveggia alifi sponda sinistra del
cambio non meno de*[)rincipali emporii, Mincio, ed eziandio dissi parole della fer-

onde numerosi erano mercanti con pro- i rovia di Verona. Ne) 1840
cominciò la si

prio tribunale e magistrali, lenendo nel ferrovia, che partendo da Milano, per
i 200 guardieepresiilio nella torre di Ro- Verona, Vicenza e Padova terminasse a
vigo. La fiera franca, che si faceva a s. Venezia; ed a'4 maggio 846 si eseguì la 1

Zeno, contribuiva grandemente al fiorir I,' prova sull'intero tratto di strada che

del commercio: dopo la peste deli63o, da Venezia guida a Vicenza. Trovo nel
per ripopolare e far rifiorire la città, fu- Giornale di Roma del (849, riprodotto
ronosubilo istituite 4 fiereannue dicam- c|uello di Verona, che dice. A'2 luglio il
bio, e poi se ne fecero 2 di merci con mez- nuovo tronco dell'i, r. straila ferrata Fer-
za esenzione, in maggio e in novembre. dinandea tra Vicenza e Verona fusoleu-
Grande e importante è il commercio del nementeinauguraloilall'oltimo degli au-
legname^ anche per la facilità di segarlo spicii, la Ueligione. La santità della festa
a forza d'acqua. Vi si lavora ancora quan- ebbe lustro e decoro, non che da molti-
tità di rame per 1' esportazione. AlalFei tudine grande di popolo, dall'eminente
propone vari mezzi pel florido commer- e autorevole carattere de'perspnaggi che
cio, e ricorda 1' antico co' versi diretti a vi assistevano. Poiché v'intervennero l'uf-

Marlin della Scala da un anonimo tosca- ficialità superiore comando


dell'i, r. ge-
no: Fanne a Fcrona, cillà ricca e no- nerale del regno Lombardo- Veneto, del
hile^ - Donna e Reina chlle terre Jlali- 2.°corpo d'arujata di riserva, de'due co-
clie. Trova usi a Verona fabbriche di te- mandi di città così di Vicenza comedi
le, cotonine, concie di pelli, e queste in Padova, il vescovo della i /, il rettore ma-
ringoiar modo fiorenti, due vetraie, pres- gnifico e 4 professori , uno per facoltà,
so che 100 fabbriche di tegole, ed alcuni dell' uuivcrsità padovana, vari membri
a5a VER VER
(Jeli'islitulo veneto di scienze, lettele ed cifici popoli il licvitodelle civili discordie,
arti, molli aulici consiglieri col presiden- ed inculcava conunosso agli astanti, che
te del supremo senato Lombar«lo- Vene- solo mezzo a sventare conati de'trisli e i

to. Un
eloquente discorso del venerando a mantenere fra' popoli la carità fratel-
vescovo di Verona mg/ Mutli, iniziava levole è il sentimento e la pratica della
la pia ceremonia. « Fennelleggiate con Religione". Da molti e molti dell'eletto
traili maestri le meraviglie dell'universo, uditorio proruppe un sospiro d'ammira-
disse, l'opera più portentosa che usciva zione entusiastica; il più verace tributo
mani dell'onnipotente esser l'uomo.
dalle d'encomio che ivi offrirsi potesse alla già
Toccando allora per sommi capi le più rinomata facondia del pio diocesano pa-
stupende invenzioni e scoperte dello spiri- store. Alcune orazioni secondo il rito pre-
to umano ,
scese upportunamenle a ra- corsero alla benedizione formale della lo-
gionare di quella the, in>prigionando e romoliva, che, seco trainando carri, mes- i

reggendo come forza motrice il più im- sa a ghirlande, venia lenta lenta accostan-
mansueto ed indocile degli elementi, va- dosi a pie dell'altare. Compila la ceremo-
le a superare con incredibile celerilà le nia, passarono i convitati in amplissimo
disianze dello spazio e del tempo, eolie, a luogo, che di grezzo deposilo delle mer-
• materiale efletto della inventiva dell'uo- ci fu convertilo, a così dir per incanto,
mo, rivaleggia, per così dire, colla rapi- in magnifica sala addobbata con molta
ilità del pensiero, emanazione di Dio. La- eleganza, dove sedevano a delizioso rin-
nientanoalcijnì, soggiunse, ilnovello tro- fresco 5oo persone. 11 tenente marescial-
vato, per ciò the agevolando fuor di mi- lo Gherardi innalzò un brindisi alla sa-
sura le comunicazioni de'popoli, ne faci- lute dell'imperatore e re Francesco Giu-
lita anche il contagio de'vizi, e lo rende seppe l,acMÌ fecero tutti eco, ed una mu-
infausta cagione di pervertimento mora- sica banda rallegrava di melodie soavis-

le. Ma dall'abuso non si dee argomentar sime l'adunanza. Seguì poi una refezio-
contro l'uso. La letteratura, lescienze, le ne per tulli militari di servizio alla fe-
i

arti, commerci, tulli insomma più ga-


i i sta, che ripelulamente diedero in frago-

gliardi sostegni ed impulsi del civile con- rosi evviva all'amato monarca e al graji

sorzio, ricevono incremento di vita e di maresciallo Radelzky. Furono somma-


btlività dall'applicazione della nuova sco- mente lodati il cav. Negrelli e l'impren-
perta, la cui mercè in un momento, e qua- ditore Talachini , che gareggiarono per
i>i allo stesso ragguaglio, i popoli inciviliti la più rapida esecuzione dell'impresa. A'
del mondo si avvantaggiano di ciò che 3o novembrei852 ebbe poi luogo la so-

rende più comode e agiate le condizioni lenne ceren)onia di porre l'ultima pietra
dell'esser loro, e più tenaci stringendone al nuovo magnifico ponlesull'Adige, por-
i vincoli, vie maggiormente accomunali tante il nome dell'imperatore Francesco
nel santo nodo dell'amore e della fratel- Giuseppe I, cominciato ne' primordi del
Janza. Ma pur troppo a sfiorar le dolcez- suo impero, per congiungere la strada fer-
ze, che sarebbero il frutto dell'universa- rata del Veneto con quella della Lom-
le loro concordia, vi solila talvolta peren- bardia, a destra e sinistra del fiume: do-
tro d pestifero alilo dell'anarchia. £ qui po essere slati costruiti i 6 archi laterali,

con lancio d'inspirazione sublime e con eransi compili i lavori t\e'5 archi princi-
parole di veemenlissimo alfetlo, 1' augu- pali del gran ponte, opera grande per la

sto presuleraccomandava la vigilanza ne' mole de'marmi e per la precisione delle


governanti, acciò non si valgano impune- forme. Si procedeva alacremente a' ma
tncnle i malvagi de'novelli veicoli a tra- grave diiricoltà sulla strada da
nnl'alli di

svolar sullo spazio, inlruducvudo fta'pa Veruna a Brescia^ alla colossale trincea e
VER VER 253
tunnel di s. Giorgio in Salice; alle onilu- i853, riferisce il Foglio di Ferona, al-
lazioni presso Cavalcaselle; al gran ponte le ore IO antimeridian«,ebbc luogo col
sul Mincio presso Peschiera; alle gigante* miglior successo la 1/ corsa d'ispezione
sche dighe fra Peschiera e Desenzano in sul tronco di ferrovia da Verona a Pe-
vicinanza al lago di Garda; al gran via- schiera fino oltre il gran ponte sul Min-
dotto Desenzano e Lonato; alla gnj-
fra cio. Dopo
l'esame de' lavori di presidio
leria di Lonato e contigue trincee; al gran nella gigantesca trincea di s. Giorgio in
ponte sul fiume Chiese, il cui grand'ar- Salice, della galleria che si trova nel mez-
co principale è largo 3o metri, per com- zodella medesima, de'fabbricali nella sta-
piersi nel 853, già progettandosi l'attua-
1 zione di Peschiera, e del gran ponte sul
zione del tronco ferroviario da Verona a Mincio, il convoglio d'ispezione, salutalo
Bolzano, per porsi ad effetto nel dicem- dalle popolazioni accorse sul suo passag-
bre. La ferrovia per Milano faceva pro- gio, ritornava a Verona verso Icore due
gressi, cominciandosi a porrete rotaie da pomeridiane, la corsa essendosi effettuata
Verona in là. Queste notizie le ricavo dal con tutta precisione e sicurezza. Per non
Foglio di Verona^ riprodotte dal Gior- dir altro, nel corrente iSSg procedevano
naie di Roma de] i852, il cui numero 298 alacremente le opere delle ferrovie Lom-
conlieneun importante articolosuilepub- bai do-Venele per la congiunzione de'due

bliche costruzioni, anche di vie ferrale, tronchi di linea sardo-lombardi. L'aper-


del regno Lombardo-Veneto, della Gaz- tura della linea da Verona a Trento al
zetta di Fenczia. Si dice in esso, the nella servizio pubblico si fece effettivamente,
via ferrata da Verona a Venezia , nello com'era stato stabilito, a'iS marzo. In 3
sbarcatoio di Verona erasi costruito un ore e mezzo circa il tratto di strada è
canale sotterraneo a volta, parte per da- percorso, toccando gl'importanti paesi di
re sfogo all'acqua piovana, principalmen- Ala e Rovereto. Si appianarono le diffi-

te poi per reltiflciue alcune acque irri- coltà frapposte dalla direzione dell'eser-
ganti che intersecano la base dello sbar- cizio delle strade ferrale Lombardo-Ve-
catoio e per altri scopi dell'esercizio, e lo nete e dell'Italia centrale all'apertura del
stesso canale fu messo in comunicazione tronco ferroviario Trento-Bolzano, e il
co'rispettivi canali dianzi costruiti. Oltre direttore generale in Verona ricevette
altri utili lavori e comodità, fuori dell'a- quindi l'ordine d'ultimare colla massima
rea dello sbarcatoio, coll'erario militare possibile sollecitudine lavori ancora i

fu messo all' ordme un opportunissimo mancanti, onde potere entro il mese d'a-
stabilimento di nuoto e bagni, alimenta- prile aprire questo tronco al pubblico
acque d'irrigazione. Per
lo dalle suddette esercizio. Al principio poi del 1860 si

la Verona a Mantova, dalla


ferrovìa da spera che la locomotiva potrà correre e-
sua apertura non fu necessaria alcuna ziandio la linea da Casarsa alla Nabresi-
nuova costruzione; soltanto si deplorava na , il Lombardo-Veneto
congiungendo
l'incendio dell'edifìziod'iusinuazione fuo- colla Germania e Vienna.
ri di Porla Nuova di Verona costruito in L'origine di Verona e de'suoi fonda-
legno per riguardi di fortificazione. Nella tori dice un moderno scrittore, presso
,

ferrovia da Verona a Brescia e Coccaglio V Album di Roma, t.i5, p. 122, risalen-


le costruzioni eransi compite nella mag- do a'tempi più remoti, è molto ambi-
i

gior lunghezza. A' 16 dicembre ebbe luo- gua e incerta, inutilmente affaticandosi
go nella stazione principale della strada chi vuole affermare o investigare il vero
ferrata a Porla Vescovo la solenne con- pr incipio di così nobile e vetustissima cit-

segna della sezione per 1' esercizio delle tà,poiché dall'edacità del tempo e dalle
ferrovie Lombardo-Venete. A'ioollobrt barbare invasiioui col ferro e col fuoco fu-
25:4 VLR VER
roiio lacerale e incenerile le memoiie fa neli secondi^ per tlislinguerli da' flette-
guisa tale, che (la così oscure lenebi e nou ti priiìii ai\\&ì'un\ abilaiiti delle mede-
si può raccogliere alti o che coufuse con- siine. march. Scipione Mal-
Quindi il

gellure e fallaci giudizi; cosa però che le lei, nella Verona illustrata facendo
rende gloria, splendore e dignità. Onde I' anlicn storia di Verona, cillh veneta
avviene che gli antichi scrittori di ciò pò- fin dalla i.' origine, dichiarò non po-
co abbiano scritto, o lasciarono Ira di lo- tersi continualanienle ordire con chia-
ro opinioni discordanti ed a'futuri tempi rezza e fondamento, senza estenderne al»
maggiori confusioni. L'antichità in cui si la regione tutto il trattato, e senza ram-
inabissa la splendida Verona e
perde il si mentarvi i principali fatti in essa avvenu-
di lei nascimento, porge indubbia fede di ti, e nelle città nella Venezia comprese,
sua vetusti! grandezza. Ho riferitone! voi. e senza entrare nelle varie condizioni e vi-
XCII, p. 3 eseg., l'origine degli antichis- cende de'secoli prima de'romani e poi de'
sitbi e illustri popoli Veneti, terrestri e golie de'loogobardi. Perciò comprese nel
inarillimi, lo stabilimento loro ne'monti suo argomento. Verona, anche il nasci-
e coWi Euganei, perciò con tal vocabolo nìenlodell'invittadominanle Venezia eie
furono pur anco appellati; non che della prime età del suo incomparabile governo,
terrestre Venezia, bella, ricca e fedele prò- Di quando in quando le sue asserzioni le

romano impero, in cui si com-


vincia del corroborò colle lapide e monumenti che
prendeva Verona, che dopo essere stata ofrre.Fececonoscere,col testimonio de'ro-
Lebnioa, Euganea, Eneta, lielica, Etru- mani scrittori e de'greci, come le colonie
sca, e fors'ancoGallica e Cenomana (as- dellecittà veneteeranoillustri sopra tutte
sicurando Strabone che Verona, da lui lealtre e di nobiltà rouiana distintamente
detta Gran CiZ/«, obbediva a'galli seno- ripiene, e come dal fiore di esse, concorse
nij sino a che nel 536 di Roma mandò a rifugiarsi in sì fortunate isolette del ma-
soldati pella seconda guerra punica,com'è re Adriatico, nuova 4ìttà e nuovo gover-
ricordato da Silio Italico), fu secondo il no si vennero in seguito in breve lem pa
Malici, unita alla tribù Pubblicia di Ro- a comporre. Come, dopo l'elezione d'un
ina. Di sue principali successive vicende principe, continuando dalla Venezia tul-
politiche,ho già detto rammentandoaltre- la a concorrer gente, con mirabil cani-
sii più famosi veneti che figurarono inRo- biamento il nome della provincia si tra-
ma, fra'quali Pomponio nato a Verona, slutò alla città; ben da ciò dimostrando-
che alla morte di Caligola tentò di risia- sicome, per la quantità delle persone più
bilire la repubblica, oltre alcuni alili il- degne venutevi d'ogni parte, la città di
lustri veronesi già celebrali di sopra. Dis- Venezia si era resa un civil compendio
si eziandio che Costantino! diviso il paese della provincia; e con faustissimo auspi-
Veneto m superiore ed inferiore o ma- ciò al dover essa un giorno di così am-
rittitno, alla supcrioreappartenne Vero- pia e di così ubertosa regione diventar
na;e dissi come invasa la Venezia superio- poi regina. Descrisse pure, come fino in
re da'barbari, questi popoli con diverse tempo de'goli da'vcneti legni già si scor-
emigrazioni ripararono da essa uell' iso- reva ampiainenle il mare; che in tempo
Ielle della Venezia marittima, compresi de'longobardi,co're d'Ilalia e cogl'impe-
que'di Verona, che formarono a poco a ralori greci non si leuievad'intrapremler
poco la gloriosa città, libera fin dalla sua guerra. JN'è tacque, come nel primo in-

origine, poi denominala l'inezia, d'on- gresso del serenissimo dominio della re-

<le la fondazione tlilla possente e no- pidjblica di Venezia inVeiona, ad Anlomo


bilissima repubblica omonima, appellmi- Mall'ei,ornalo del grado della milizia, loc-
dosi questi nuovi abitatori dell'isole l'è- co la sorte d'esser elcllo a poi ture in se-
VER VER 255
gno Jella dedizione de' veroiresi alla re- comune poi, coU'approvazione de! vene-
|jubhlica, ed a prcseiilare al doge la pub- tosenato, ordinò che gli venisse innalzata
blica iiis^tgiia: nella battaglia di Taro Pie- nella pubblica piazza uua statua a lato di
tro Maifei insieme co'più risoluti condot- quella delFracastoro. In tal manierai vero-
tieri restòsul campo; nella guerra diGra- nesi onorarono il loro concittadino vera-
disca Vincenzo Malici tbbe sorte colla sua mente benemerito non solodella sua città
banda d'uomikni d'aro» i di segnalarsi di- natale, di ctii illustròla storia ed i monu-
slintaraenlej in quella di Candia due del- menti, ma
ancora deirintera Italia, della
J'islessa stirpe lasciarono con gloria la vi- quede propagò la gloria co'numerosi suoi
ta; un fratello del ujarthese, che un an- scritti, che lo resero chiaro in tante sva»

no burrascoso comandò le tru[)pedi Ba- riate parti dell'umano sapere. L'opera


viera nell'ultiina guerra d'Unglieria (re- della l'erona illustrata è preceduta dal-
lativamente all'epoca in cui parla l'aulo- le Notizie intorno alla vita e agli scrit-
I e), desiderando
terminare in ossequio
di ti di lui. [''rutto dello studio, dell'erudi-
del naturale sovrano suoi giorni, odr'i il i zione, dell'amor patrio, nel Alalfei sem-
.servigio suo e la persona, ciò che gi'inipedi- pre vivi, come delle cose storiche, fu pu-
va la morte. Inoltre il J\la(lei nella Storia re la Ferona illustrala, a buon diritto
Dì ijloma tictì ,\n\\Àì\\cn{a nel » 727, oltre a stimala una delle sue più grandi opere.
tessere la storia degli antichi diplomi, pa- Kella i." parte esaminò la storia di Ve-
recchi riguardanti Venezia e Verona, fon- rona, non che dell'aulica Venezia, come
dò il Musco Teronesc, con somma dili- accennai, cominciando da'tempi de quali
genza e dispendio, eccitando con succes- ci sono rimaste memorie, e venendo Uno
so I suoi concittadini ad ampliarlo, indi a Carlo Miigno. Teime perciò discorso
ne pubblicò lillustrazionc; fu provvedi- deiraili,(!eiragricollura, delle costuman-
tore del Comune di Verona, zelando il ze, dell'istituzioni civili e religiose, e ti-
patrio vantaggio. Lasciò mss. : Sug-^cri' nalmente della condizione fìsica e mora-
mento pir la perpetua preservazione del- le in cui Irovo^si in diversi tempi la etti»

la Repubblica ì entla atteso il presen- e provincia. Nella 2." parte trattò delU
te stalo d'Italia e d'Europa^ pioclaman- storia lelleraria di Verona; nella 3." di
do la glande massima che per essere li- quanto eravi in essa di cospicuo;nella 4-
beri e dominanti è mestieri essere po- parlò degli Andlealri e di quello patrio:
lenti, e che uno sialo non è potente se di tulle in breve discorsi. Mi resta a fa-
licu allorquando tutti sudditi sono ini» i re altrettanto della i.' parte contenuta in

pegnati pel proprio interesse a sostener- 642 pagine, la quale talvolta l'autore la
lo. Ma il grand'uulore della flJerope (che svolge con diffusione e quasi in trattati,
resterà sempre la prima Iragediadel Par- e sembra in diversi luoghi prender la for-

naso italiano) moriva nel 12 febbraio ma di dissertazione, alle volte ragionan-


1755 dopo 79 anni di vita attiva e stu- do della Venezia tutta e non di Verona
diosa. Compianto da'concittadiui e dagli solamente, anzi scrutinando l'intrinseco
stranieri, che ne ammiravano lo svcgiia- del governo e delle massime romane e
tissimo ingegno e la vastissima erudizio- barbare, non meno la morale e la poli-
ne ih ogni parte di scibile, fu sepolto alla tica.Mollo eziandio si dilfuse sulle cose
Scala. L'accademia filarmonica di Vero- antiche d'Italia, onde correggere le idee
na non solo fece rimettere «uUa porta di storte che correvano, tanto contrarie al
detto museo l'iscrizione ed il busto che vero suo progressivo slato e condizione.
avea posto al Maffei ancor vivo, e ch'egli In getierale, io tralasciando tali parti, e
con rara modestia avea fatto togliere, ma quanto è comune a P'enczia, per aver-
^li ftice coniale uua supeiba medugiia. Il ne trattalo in quell'articolo, meuoalcu-
a56 VER VER
ne itilcrcssnnti paiiicolaiilà (cODie per silo e de'comodi e dell'ampiezza del pia-
inesempregenialeargomenlo), colle pro- no, e della delizia e del benefizio de'col-
porzioni relative -li questa mia opera, do- li. Egli è noto, come i superiori luoghi
vrò su tutto jiniilartui a sfìorare princi- furono frequentali avanti degl'inferiori,
palmente quanto slreltamenle rignaitla poiché ne'primi tempi le pianure lontane
Verona, tranne alcune iinporlauli ecce- da'monli venivano ad esser dall'acque e
zionijlaconismo voluto ancora per re- da' fiumi non ancor regolali, né per u-
starmi poi a riempire la lunga lacuna, da raana industria contenuti, occupate facil-
Carlo Magno a' nostri giorni, ma vera- mente e coperte. Concorre a (ar credere
mente con isfuggevoli cenni. — Plinio, tenuto da quella prima gente questo trat-
principe de'geografì Ialini, attribuisce l'o- to, l'essersi disoUerrato anche nel Vero
rigine di Verona agli euganei ed a'reli, nese qualche monumento etrusco, e di
e Panvinio pretende che Verona fu una queir antichissime lettere inciso, oltre i

delIeXll principali città otribù orepub- diversi remoli vocaboli che adduce l'au-
bliche di qua dall' Apennino, etrusclie, tore in prova della derivazione elrusca
riconoscendo MnlTei gli elrusci per itali de'toschi dalla Lidia, trovandosi chiama-
primitivi. Finse Vii gilio.in graziadiMan- to il lago di Garda, Lidiae lacus wulae,
lova sua patria, e ripetè il suo conimeli- e Lidia la Toscana (^'.) o Elruria sles-
latore O. M. Servio, che tutta la Vene- sa, un tempo chiamando i romani il di-
zia ad Enea diede aiuto; e che Mantova stretto veronese di Valpolicella, Arusna-
era capo di Xil popoli in 3 genti divisi, A;v, voce di vestigio etrusco. Non è poi
forse elrusci o veneti secondo Servio. da credere ch'escluda Plinio quella pri-
Fanuccìo Campano asseTi, cui fece eco mitiva origine elrusca, quando attribui-
Dempslero, gli euganei essere stato nobi- sce Verona agli euganei ed a' reti, no-
lissimo popolo originato dagli efrusci, e mi che adduce come rilciuili dalla tra-
che di essi fu metropoli Verona. Midfei dizione dopo la mischìaiiza di queste gen-
dubita di laliasseiziuni, poiché al suo di- ti e dopo l'ainpiamento per esse a Vero-

re, forse non una sola, ma più città prin- na avveuuto;sì per esservisi ricovrati par-
cipali ebbero i veneti, come XII n'ebbero te degli euganei discesi da'vicini monti
gli elrusci; e se pure in una vollero co- pel benefizio del fiume, e s'i per esservi-
stituite quasi il centro della loro repub- si condotti quando cominciarono a
i reli
blica e delle loro assemblee, non Verona, valicarle Alpi,n tempo di Tarquinio Pri-
cii'era all'estremila, ma piuttosto Pado- sco re di Roma, cacciali da'galli cenuma-
va par da credere avessero eletta, sicco ni condoni da Delloveso. Tali popoli era-
lìie nel mezzo del proprio paese, e però no elrusci e si dissero reti da Relo loro
a tutte le parli più comoda. Nondimeno, duce, e per la fortezza del silo è credibi-
quanloaglietruscied a Verona, soggiun- le che il i.° loro asilo fosse Verona. Gli
geMaffei: sembra probabile clie il silo non heneti, poi con vocabolo latino detti ve-
j)assasse loro inosservalo, e molliplicon- neti, dopo la loro venula nella Venezia
done le abitazioni (lasserò principio alla pressoAdria, antichissima gente parimen-
città; poiché il giro e il ripiegar dell'A- te discorsa nel citato suo proprio artico-
dige, che abbraccia il giusto spazio d'u- lo, con tal nome o con quello d'euganei
na città da 3 |)aili , veniva a costituire fabbricarono alquante città, e si annida-
uQ luogo molto agevole ad esser reso si- rono in Veroia. Laonde tanto é l'assegnar
curo dagTiusulti, e quasi naturai fortez- per autori di Verona euganei e reli, (pian
za; eil trovarsi appunto uve finalmente lo veneti e gli elrusci. Cluveriu tenne
i

ha termine da questa parte il lunghissi- che Veruna fosse giànelKi lleiia compre-
mo giogo de luouli, la pailecipar questo sa (di cui anco a Svizìera) e co'rcli cou-
V E R VER a57
giunta, e Mnffei riconosce opinione lion o (amiglia Vera, dalla quale la ciltù pre
disprezzabile, essendosi poi computalo il se nome), anzi ci fu chi scrisseVerona
il

territorio veronese nel la Rezia.Mn più an- essersi chiamata Brennona,da Brenno re
ticamente colla prossima Venezia, da ini- de'galli senoni (perchè invaghito del si-

memorabile tempoVerona fece corpo, per to, l'ingrandì e v'innalzò una superba e
cui quando romani ottennero la Venezia,
i forte rocca, dove sorge la chiesa di s. Ma-
ottennero eziandio Verona; e dilettandosi ria Maggiore, per cui si dice un'iscrizio-
gli antichi veneti di tener razze di cavalli nedella rocca ricordava: hic prìinusBren-
e giuochi equestri, fu in [ionia denomina- noVeronaecondiditarceni^cìOG 867 an-
ta f'eneta una delle fazioni del Circo, il ni avanti l'era nostra). Stringe la conclu-
che pure dissi nel ricordalo articolo, e sione il Verona fu Etrusca e Vene-
Maflfei,

ciò pel colore di mare usato nelle vesti da- ta, ed i cenomani non vennero mai a Ve-
gli aunghi detti Veneti. Confessa Malici, rona, restando di là dal Chiesio. Comu
che sull'origini di Verona da gran tempo ne opinione de'geografi è, che l'origine
invalsero errori, per cui ripetutamente di Verona risalga a'tempi più rimoti, fab
non Etrusca o Ketica, uè Euganea o bricata dagli euganei nel IV o V secolo
Veneta, ma fallacemente Cenomana si avanti l'era corrente. Altri la dicono fon-
credè Verona, ed a'galli ceuomani lutto il datada'Liberi, popoli galli, quindi succeg-
paese si asseguò;ilchequalificando ingan- siv.imente l'occuparono gli etrusci e poi
no, virilmente e con molteplice erudizio- i veneti. Il MalFei dimostra la potenza e
ne e critica, si diffonde u sostenere esser rinomanza della nazione de' veneti, che
Verona Euganea o Relica, non mai Ce- occupavano l'ampio paese ch'è dal Chie-
nomana né Gallica, con Tito Livio e con sio al mare, e quanto è tra il Po e l'Al-

Polibio; poiché cenomani non si al-


i pi, dominando regioni le più fertili^Iepiù
lontanarono dagl' insubri fabbricato- deliziose, le più felici. La prima notizia
ri di Milano, né dal Po; mostrando che di tal gente, e per conseguenza de' vero-
galli e germani non arrivarono a Ve- nesi, si ha per la guerra de'galli senoni
rona per possedere impero, ma solo un contro Roma, i quali vi entrarono, coti
territorio di cui abbisognavano per col- l'aiuto degli altri galli cisalpini, l'anno
tivarlo e nudrirsi. ?«^'è anche prova la 364 (ii sua fondazione (corrispondente al-
favella e il dialetto, le cognizioni scienti- l'anno 390 avanti Gesù Cristo), coslrelti
fiche, i galli solo possedendo quelle del- però alla pace per aver preso l'armi i ve-
l'agricoltura e della guerra. Confine de' neti contro di essi, ad esser entrati ne'lo-
ceuomani, dalla parte del Veronese, era ro confini. Frequente quindi fu il guer-
il fiume Clesio o Chiesio, che scorre a o i reggiare Ira galli e veneti, loro conlermi-
miglia da Brescia ove arriva il confine, ni. Anche nel 529 di Roma, questa soc-
delia diocesi, essendo l'ecclesiastico limi- corsero i veneti contro i galli boi, uniti
te d'ordinario inalterabile. E indubitalo, però avvicini cenomani. 1 romani vitto-

essersi contenuti i cenomani nella pianu- riosi in Toscana, passarono a domare i


ra ch'è tra'monti e il Po, e Ira il Chiesio galli cisalpini, varcarono per lai."* volta
e l'Adda, la loro forte/za derivando dal- ilPo, e vinti boi e gl'insubri, espugna-
i

l'esser nel bisogno tulli soldati, non dal- rono Milano nel 532 di Roma, indi do-
l'estensione dolio sialo loro. E' pur erro- marono anco i cenomani, e nuovatuente
neo il credersi Verona nome gallico, no- dopo l'unione de'galli a'cartaginesì nella
me variamente e scorreltamenle
scritto I
."
guerra punica, soccorsi da'veneli. Nel-
Veruno, Velona , f^era (d quale voca- la 2.^ guerra punica e nel 568 di Roma,
.Jjolomi ricorda l'opinione che vuole e- già trovasi la Venezia tutta e Verona con
dificaia Verona du'toscaui della colonia essa soggella a'romani per volontaria de-
vot. xciv. »7
a58 VER VER
dizione, come crede Maffei, essendo i ve- rettori di Verona non furono quindi pre- i

neti loro aulidii amici e collegali. Non sidi della Gallia Cisalpina, per non essere
per questo cessò lor nome e stima, e fino considerata provincia. I romani lasciaro-
all'impero di Claudio, tutti i popoli ci- Qo l'Italia libera e niun magistrato ordi-
salpini venivano denotati co'due soli no- nario vi spedivano, neppure alle sue cit-

mi di ventile d'insubri, come più i illu* tà e regioni, eccettuala Roma. Da' pro-
stri e per insubri s'intesero tutti
diffusi: pri magistrati e dal lor consiglio si am-
i per veneti coloro che fin dall'ul*
galli; ministravano le città tutte nel romano

lima età dell'impero una delle più no- impero. I romani distìnsero l'Ilalia dal-
bili com pose-
Provincie d' Italia da se l'altre genti, facendo di tutta la penisola
io e denominarono. Non mancano poi una repubblica Per guerra e occa-
sola.

storiciche negano la dedizione de' veneti sioni straordinarie romani v'inviavano i

a'roroani, siccome corpo tanto potente; magistrati, con militare comando, anche
ma questa dedizione, dice Maffei, li rese per quietare lumultiefazionì. Questi ma-
soci, compagni, collegali de' romani, se- gistrati straordinari vi dimoravano sino
condo la pohtica di questi di farsi alliel- alla fine dell' incombenza loro imposta.
tanti aiuli, mentre il farli servi era uu Se qualche città d'Italia avea bisogno di
preparare altrettanti nemici. Intorno dun- soccorso ne prendeva cura il senato io-
que, egli crede, all'anno di Pionia 534, mano. Queste parti pochissimo stettero
Verona col rimanente della Venezia pas- o diventar iuterameute romane. La lin-
sò sotto i romani, quando già si distin- gua latina parche molto presto si adottas-
gueva tra l'altre e in favore de'rooiarii, se; così il vestire romano e lo speciale di-
a'quali inviò soccorsi prima della balta- stintivo della toga romana, onde le de-
glia di Canne. Si vuole da alcuni che la rivò il nome di Gallia Togata, anche per
via Emilia, lastricata nel SGy di Roma esser più pacifica. Nel 689 di Roma E-
fino in Aquileia dal console Emilio Le- railio Scauro trionfò de'galli e de' carni,
Verona ma non fu
pido, passasse per , genie il cui piano era tra la Venezia e l'I-
mai. Venuta Verona alla divozione de' stria.Mentre romani avanzavano lecou-
i

romani, ebbe comune le surti e le vicen- quiste nella Gallia Transalpina, non graa
de colla Venezia tutta, e in gran parte tempo dopo seguì la calata de'cimbri nel
alla Gallia Cisalpina ancora. Però i ve- Veronese, uno de'più famosi fatti della
neticontinuarono nella loro libertà e go- storia romana. Quella guerra portò a'
verno come per l'innanzi, solamente con- romani la prima notizia delle genti ger-
tribuendo armi, gente, denaro in tempo maniche. A'ciuibri venuti dalle foci del-
di guerra, da buoni confederali; tranne l' Elba, si unirono teutoni che abitava- i

alcune città che demeritarono l'umanità no l'isole danesi del Baltico e ili.° lembo
de' romani, a cui per castigo essi manda- della Scandinavia, tratti nel bel paese, co-
rono ogni auno il prefetto, perciò dette me i celti e ì galli, dalla moltiplicazione,
prefetture. Occupatosi da'romaui quau- e penuria forse accresciuta dalla poca
la

to era dentro l'Alpi, la Venezia tutta ac- cognizione di ben coltivar la terra, e pa-
quistò il nome di Gallia Cisalpina, e poi reanche per le marittime inondazioni. Si
anche Cernia e l'Istria, come incorpo-
la proposero conquistar 1' Italia e Roma, e
rate per ragion di governo alla Cisalpina approssimatisi nel 640 al Norico, nou
Gallia, per avere i galli pe' primi domi* riuscì debellarli al console Papirio Car-
uato questa metà d' Italia. 11 pretore o bone. Nel 644 ' barbari si collegaio-
altro magistrato della Gallia comanda- no co'galli ambroni e ligurini, combat-
va fino all' lllirio, e comprendeva nella tendo con successo nella Gallia, e massi-%
sua giurisdizione liguri, galli e veneti. I me al Rodauo nel 643, contro i romani.
VER VER a5g
L' ultima gravissima rotta mise scooipi- chiamò le sue legioni dalla Gallia, arri^
glio in Roma, per cui fu rieletto console vate le quali passò il Po e si mise in pò-
Caio Mario vincitoredellaNumidia, e de- sizione di tener lontani dall' Italia ì bar-»

cretandogli laGallia per provincia lo chia- bari. Catulo, coll'opera di Siila, che poi
marono a quest'impresa. I nemici per di- si rese famoso, tenne a freno alcuni bar^
videre romane per invadere l'I-
le forze bari alpini, e si procacciò tale abbondan-
talia, si divisero in due corpi, teutoni e i za di viveri, che potè darne anche al cam-
gli ambroni presero la via dell'Alpi Li* po di Mario. I cimbri stettero assai tem-
gustiche e Galliche, e cimbri co'tiguri- i po e svernarono nel Veronese da loro oc*
Ili marciarono nel Norico e all'Alpi Re- cupato, e nel rimanente della Venezia,
fiche. Mario eletto nuovamente console aspettando l'arrivo de' teutoni, ignoran-
passò r Alpi e si accampò al Rodano, e do ch'erano stati vinti da Mario, il qua-
in due combattimenti fece grandissima le fece loro comparire alcuni capi incate-
strage di teutoni e ambroni, mentre cim- i nati. Il re de'cimbri stabilì con Mario la

bri penetrarono in Italia, non avendo po- battaglia a'3o luglio, e per luogo la pia-

tuto respingerli il collega Lutazio Catu- nura presto Vercelli (^'.), al dir di Plu-
lu, il quale poiché gli vide indirizzati al tarco, ma fu errore di copisti, dovendosi
più aperto varco, ch'è quello dell'Adige leggiere presso Verona, e nemmeno a
ne' monti di Trento, calò dall' Alpi e ri- Pollenza, nella vasta campagna allora ste
dottosi nel Veronese, si appostò a questo rile. Fu da'cimbri stimata opportuna per
nume,accampandosi probabilmente pres dispiegarvi la gran moltitudine di gente,
80 Rivoli e Canale, forse piantando gli e da'romani per farvi gìuocar la loro ca-
olluggiamentì nel villaggio di Costerman valleria.Seguì propriamente il combat
detto così dal Castra Romana, collocan timento nel suo mezzo, ne' campi Gaudi
do di là dal fiume presidìi onde non la- o Cauri, ed il cronico Eusebiano dice al
sciare in arbitrio de'uemici il paese, e con Po, fiume che segnava il confine del Ve-
ponte ben munito si assicurò la comuni- ronese. Nel piano dunque ch'è a poche
cazione e il passaggio. Occupò pure e si miglia da Verona, fra l'Adige e il Mau^
fece forte in un alto castello vicino all'A- tovano,accadde il famoso conflitto. Ebbe
dige, verosimilmente verso la sommità del Mario, come console, il supremo coraau-
monte Pastello in riva al fiume. Avvici- do, e Catulo si collocò nel mezzo eoa
nati i nemici conquassarono il ponte, e 20,3oo uomini suoi 82,000 li divise
: i

pel loro furore impauriti romani comin^ i nelle ali laterali. La fanteria de'cimbr
ciarono ad abbandonare il maggior cam- uscì dal suo campo in ordinanza, formati
po e a dar volta. Se cimbri dopo tal suc- i do un quadrato perfetto di profondità e
cesso e dopo esser felicemente giunti nel guale alla faccia, ed occupando con ogni
piano, fossero subito marciati su Roma, lato presso a 3 miglia di paese; da che si

sarebbe ella stata esposta a grave perico- può raccogliere quanta fosse la loro mol
lo. Ma presi dall'incanto del paese in cui titudine. I cavalli in numero di 1 5,ooo fé
si trovarono, arrestaronsi, e tra per l'uso cero bella mostra, e vidersi allora cam
del pane e delle carni cotte e del vino, e peggiar que' cimieri che in molte armi
tra per la dolcezza del clima, nella Ve- specialmente nella Germania, si
gentilizie,
nezia, ove l'Italia è più che altrove deli- vedono ancora; poiché le celate rispleo
ziosa, il loro vigore si rallentò. Nonostan- denti erano in forma di spaventose fiere,
te a pattis'impadronirono del castello, con bocche spalancale, e busti e figure
dopo valorosa resistenza de'romani. In tal lor proprie sovrapposte, e con alte penne
pericolo fu chiamato Mario a Roma , il che facean parere gli uomini assai più
juale si portò tosto all'armata di Cntulo, grandi. A?eano loriche di ferro, e scudi
26o VER VER
rilucenti, con aste di doppia punta; ma trapassate per le ciuture. Atroce spella'
\enutì alle mani col nemico 6i valevano colo poi si vide nel loro campo e ne'Ioro
ili grandi e pesanti spade. Plutarco nel alloggiamenti, perchè donne infuriate le

descrivere i cimbri, valendosi degli scrit- ammazzavano' crudelmente i fuggenti,


ti di Siila che trovossi al memorando fat- benché fossero mariti, figli o padri, e si
to, fa conoscere essere più istruiti in mol- difendevano ferocemente da'carri con pic-

te arti, ed assai più colli degli altri po- che o lancie, trafiggendo in fine se stesse
poli settenlrionali. La cavalleria non mar- e loro bambini. Furono in ciò aiutate
i

ciò di fronte contro i romani, ma piegan- da feroci cani, i quali difesero le cose de'
do a destra, passò oltre con animo di ser- cimbri ch'erano sui loro carri. 11 Verone-
mezzo. Ben se ne avvidero i co-
rarli in se dunque fu il teatro delta gigantesca lot-
mandanti romani, ma un soldato avendo ta, ed un avanzo de' cimbri fuggita restò
gridato che i cimbri fuggivano, si mosse- sempre nel Veronese, nel Vicentino, nel
ro tutti gli altri a ftuia per inseguirli, né Trentino, mantenendosene tuttora la di-
fu possìbile agli ufiìzialì di rattcnerli. La scendenza in que'terrilorii. Nelle monta-
fanteriade'barbariavanzava intanto fran- gne del Veronese confinanti alle Vicen-
camente verso i romani, quasi un vasto tine e Trentine, un tratto di 12 villaggi
mare che fosse in molo. Mario prima circa, nel cui mezzo è quello di Proguo,
d'attaccare i cimbri, votò solenne sagri- parlano una lingua differente da' circo-
fizio agli Dei, come Catulo di consagrar stanti paesi, cioè un tedesco sassone, os-
la Fortuna o il Genio di quel decisivo sia il toscano della Germania (o come fu

giorno; togliendo la densa polvere alfat- riconosciutoneh 708 da Federico IV re


to la vista a Mario, nel condurre al con- diDanimarca,quella de'popoli situati ver-
flitto le sue schiere , turbate prima dal- so il mar Baltico), laonde poco s' inten-
l'inseguir la cavalleria cimbrica, traviò e dono co'tedeschi di qua. L' istessa lingua
vagando oltrepassò il loro corpo di bat- continua quasi in tutti iScile Comuni del
taglia; per cui il forte dell'azione toccò n Vicentino,ein circa 4 altie terre delTi en-
Catulo e alla sua gente. In somma più fino, ch'è il flore dell'antichissima Ger-
felicemente si combattè dalla parte di Ca- manica, per cui vengono denominali cim-
tulo, che da quella di Mario; e T esercito bri. Pochi auui trascorsero dalla vittoria

di quello prese 3i vessilli, di questo 2 Cimbrica alla guerra Sociale o Italica


soli. Comunque fosse ,
pienissima fu la Marsica, la quale fece strada a' veronesi,

vittoria de'romani, a' quali giovò molto come a tutte le città dentro l'Alpi ,
per
il calore eccessivo, sojiportato da essi co* crescer di condizione nella gerarchia, per
stantemenle, ed il sole che feriva i cim- cosi dir, dell'impero. Mirabile fu la poli-
bri allaunali dal caldo, e liquefatti dal su- tica romana nel soggiogare i popoli, di
dore negli occhi, talché volendoli coprir farseli amici e congiunti , con comparte-
collo scudo, scoprivano il corpo alle feri- cipazione più o meno alle romane pre-
te, il che fu attribuito ad arte e a saggia rogative, anche alla cittadinanza, ma non
condotta di Mario. Giovò ancora la pol- tulli colgiusdi sulFiagiOjdiirerenziaiulo-
vere che non lasciò conoscere a' soldati
, si nel gius Ialino e nel gius italico, il qua-
romani la gran moltitudine de'oemici. I le principalmente consisteva in non aver
migliori de'cimbri restarono sul campo, [)reside alcuno. Invaghili popoli italia- i

e lia qui'Sti il re; né avrebbero potulo romani, si solle-


ni d'esser tulli cittadini
molli di ossi fuggir volendo, poiché que' varono e ne scgm quell'urribil guerra,ch0
della I." (Ila, acciocché non potessero mai in 3 anni costò la vita a due consoli e a
disordinar gli altri retrocedendo, erano 3oo,ooo italiani, e finì col coiicciU-rsi la
siali vincolati insieme con lunghe funi cilladinaDzadalGC4di Roma iopui,pri^
VER VER 261
ma senza voto e indi con esso, e finalmen- do r intendimento di Cesare, la Gallia
te la partecipazione della repubblica, co- Cisalpina dal nipote e figlio adottivo Ot-
sì o'gMlli cisalpini e a'veneti, tutti italia- taviano Augusto fu di nuovo fatta libe-
ni e romani, dopo esser loro stato accor- ra da'presidi,comeavanti la guerra cim-
dalo il gius Ialino, dicbiarandosi le città brica, ritornando alla condizione italica, e
colonie latine, senza mandarvisi nuovi a- con essa Verona, sempre per altro appar-
bitanti. Una di esse fu Verona e lo diven- teuendoairitalia benché nominata Gallia
ne intorno all'anno di Roma 666, insie- solo perchè un tempo tenuta dai galli.
me alle delle prerogative, laonde nel 690 Pare certo che a Verona unacolonia mili-
lutti i popoli traspadani n'erano in pos- tare mandasse Augusto, anzi sembra che
sesso, nel703 meglio compiendosi il tut- fosse aggravata di piùd'una,come in altre
to da Giulio Cesare, loro benevolo presi- della Venezia. In nobile e sontuosa iscri-
de, che poi aiutarono nella guerra con- zione, Verona vien detta Colonia Augu-
tro l^ompeo. Verona dal trionfo di Ma- sta, e replicatamente acquistò gius di co-
rio in poi, sino al dì dell'impero d'Augu- lonia,errando quelli che la crederono mu-
sto, fu governata da un proconsolo, inve- nicipio, benché con tal vocabolo qualche
stito deiraulorilà quasi tutta della repub- volta denotata;osservandoMa(fei che qua-
blica, ed il primo fuPompeo Strabone, si tutte le grandi città furon colonie e non
e quindi Metello Pio, Pompeo Magno, municipii, nella supposizione che questi
Caio Manna, e Cicerone medesimo. Ve- fossero di miglior condizione, mentre le
rona per la votazione ne'comizi fu ascrit- erano piccole immagini di Roma,
colotiie
ta alla romana tribù Pobilia o E'opilia, osservandone civili sistemi. Verona chia-
i

o Publilia, o Publicia, o Poblicia, com'e- mava la sua comunità repubblica, ed era


ra chiamata la famosa gente che la com- divisa in decurioni e plebe, su que'magi-
poneva. Silfatto regime riuscì benefico stratiposando la somma dei governo e la
a Roma, di cui fu idea mirabile ampliar principal cura delle cose pubbliche, aven-
sé stessa colla semplice e sola comlinica- do insegne e ornamenti particolari. Eb-
zione de' suoidiritti politici, ciò che fu be supremi magistrati duumviri, quar-
i i

ilmaggior segreto che la politica inven- lum viri, i questori dell'erario, edilii, i col-
tasse mai, messo in allo dal fondatore legi dell'arti, istituto cominciato da Nu-
Romolo sagacissimamente; interessando ma che in 8 arti distribuì il'popolo di Ro-
così molli nella difesa e nella gloria della ma. Ebbe il patrono o protettore a Ro-
romana repubblica. Nel tempo suddetto ma, ministri della religione, sacerdo-
i i

la Cisalpina era già in condizione di pro- ti eie sacerdotesse di più numi.Strabonc

vincia, e vari presidi o proconsoli fami- principe de'geografi scrisse di Milano, già
gerati la governarono, ritenuto, che i metropoli degl'insubri, esser ancora città
romani risguardavano per paese di con- insigne, e Verona poco lontana gran cit-
quista il suolo di cui si fosse impossessa- tà ancoressa. Così Verona ne'primi tem-
ta straniera gente e nemica, e da cui pi degl'imperatori per grandezza e splen-
cacciata e sconfitta l'avessero, come av- dore fu paragonata con Milano, la quale
venne nella Gallia Transalpina dopo l'oc- fu sempre famosa e potente; e già a'tem-
cupazione cimbrica, terra non più de' pi d'Annibale, Verona era stata distinta
galli che si trasferì a' romani, ed in cui dalle circostanti, laonde non fu vico, seb-
forse alcuni popoli cisalpini avevano se- bene con questo vocabolo talvolta si dis*
condato cimbri. Madei ricorda pro'
i i sero anche le città. Consistendo il com-
consoli più celebri, e le loro principali pimento della perfetta cittadinanza ro-
gesta. In appresso Verona ebbe il suo mana nel gius degli onori, alle dignità e
foro pe'giudizi. Nel 7 i 3 di Roma, secon- m'igisUaluie di Roma, fai diritto fu co-
a6i VER VER
iDunicatoalle città della Cisalpina, e per- sterna, veronesi non maucarono che sa-
ciò anche a Verona, oeirVIlI secolo di lirono in Roma a'suprcmi gradì e al con*
Roma; io tal modo quelli die a Roma e- solato,come Tinsigne poeta tragico Lu-
rano ricevuti, oltreché già romani si con- cio Pomponio Secondo, discorso tra'scrit-
sideravano per l'aggregazione, venirano tori illustri, che vinse i catti nella Germa-
ad acquistare una 2.' patria, che amava- nia superiore da essi invasa, e perciò gli
no di più della nativa, tramutandosi in furono decretati gli onori trionfali, il che
romani più che nativi, onde non aveva* equivaleva al trionfo, dopo gl'imperato-
no più altro a cuore e anteponendo Ro- ri non volutosi più concedere a'citladini.
ma di gran lunga alla patria originaria, Plinio il F'ecchio e Plinio il Giovane, pa-
la pallia comune dalla particolare, dalla rimente già discorsi, esercitarono grandi
grandezza il bene di que-
di quella anco uffizi , ed il 2." fu console e proconsole.
Tale sentimen-
sta e la felicità consisteva. Una delle conseguenze della cittadinan-
to era sì naturale, che non potrebbe in o- za romana essendo il poter militare ne'
gni tempo dall'islesso motivo non ripro- corpi più nobili, molti soldati veronesi a
dursi; perché I' uomo segue il suo utile varie legioni ascritti, ovvero alle coorti
per natui'a; e poiché in grado assai mag- si vedono ricordati
pretoriaue e urbane,
giore collocava ognuno la 2.' patria Ro- ue'monumenti,non che portinsegue,cen-
ma che la i.^, così naturalmente maggior lurìoni, prefetti de'vigili. Nella divisione
all'etto e maggior interesse concepiva o- o meglio riparto geografico d'Italia, fat-
gnuno per la 2/ che per lai/ d'origine. ta d'Augusto, senza però farne alcun uso,
Quindi ciascuno reputò Roma la patria Verona restò nella X regione, la quale
sua, la patria comune, patria della liber- comprendeva non solo tutta la Venezia,
tà, città di tutto il mondo, nella quale i ma alcune grandi appendici. Quell'im'
soli barbari, cioè non compresi oell'ira-
i peratore non mai ridusse l'Italia in pro-
pero, ed servi erano forastieri. Questo
i vincia,ma l'innalzò fino a eguagliarla iu
punto viene svolto così bene dal MalTei, certo modo a Roma nell'onore e nell'au-
the dal multo credei ricavare questocen- toiilà; perciò anche de'veronesi, per l'ele-
no. Mecenate consigliò Augusto, fatto ca- zione de'consoli e altri supremi magistra •

po e principe della repubblica, di tirare ti di Roma, i loro decurioni ne' comizi


a Roma e di far senatori i migliori sog- raccoglievano i voti e sigillati li man-
getti ed i più illustri non d'Italiasolameo- davano a Roma. Verona nella regione
te, ma ancora de'soci e de'soggelti, per- Traspadana ossia Gallia Cisalpina assai si
chè in talmodo si sarebbe assicurato di distinse tra le altre città, facendovi par-
que'che potevano a'popoli esser capi in ticolare residenza i riscuotitori della vi-
occasionedi rivolta, e avrebbe guadagna- gesima delle libertà in tutta tale regio-

lo l'amor di tutti, partecipando a tutti il ne e fors'anco il questoi'e della medesi-


governo. Questo consiglio rispello a'galii ma; ed è credibile che ci contribuisse pu*
tu posto in pratica sotto Claudio, proba- re l'esser gran città e doviziosa, mante-
bilmente per tutelar la custodia dell'im- nendosi nello stalo come la disse Strabo»
peto, dalle nazioni barbare confinanti,chu ne sotto Augusto, e Marziale a tempo di
non lasciavano d'agguerrirsi e di render* Traiano, qualificandola gran Verona. Di
si più formidabili e feroci; in breve, ac» sua forza si ha testimonianza nella guer-
ciò divenissero compagni veramente fe^ ra civile tra Vilellio e Vespasiano, desti-
deli riguardassero 1' impero come co- nandola a piazza d'armi que'del 2.°, per
,

sa propria, e Roma quale sola e vera cit- aver campagne aperte opportune alla ca-
tà, Urhs. Così i romani fecero facile ac- valleria, e per l'importanza di togliere a

quisto di tutti i cuori. Per tal civile si- Vilellio una coluuia florida e abbouJaa-
VER VER a63
te. S'aggiunga che pei* Verona passava la città abitala dal fiore del sangue ro-
no le Ire strade principali Gallica da : mano, ed il Panvinio raccolse i5o nomi
Torino ad Aquilcia dell'anno 5^3 di Ro- gentilizi tratti da tali lapide: la quantità
ma} Postumia che sin dall'anno 643 fa indizio della popolazione e frequenza.
K'gù l'Alpi Giulie al mar di Liguria; e Fu creduto veronese il bisavo dell'impe-
Claudia augusta, che nell' anno 799 ratore Vespasiano. E' notabile l'aversi
movendo da Augusta, pei* la Baviera ed alquanti monumenti della gente Veronia,
il Tirolo passando per Verona prose- che non si vede altrove. Ed è credibile
guiva al Po presso Ostiglia, e di là a Ro- che tal gentilizio nome prendesse princi-
ma. Quanto alla P^ia Emilia, la escluse pio dalla libertà data ad alcuni servi dal-
agl'atto il Mallei, e la Via Postumia èia la repubblica veronese, poiché servi pos-

prima, che abbia segnato i termini mili- sedevano i pubblici ancora, ed i collegi,

tappe e le miglia (che allora


tari, cioè le i quali nell'esser fatti liberi prendevano
erano un quarto minori delle nostre) io alcune volte il nomeda que'collegi o dal-
virtù della legge Sempronia. Indi i ve- le città. Dopo la disfatta de'cimbri non
ronesi, con 1' esempio e le ricchezze gio- ebbero per lungo tempo ardire di pensa-
varono al partilo di Vespasiano. Cecin- re all'Italia i popoli settentrionali, ma sot-
i)a, uno de' capi della contraria fazione, to Marc'Aurelio i popoli catti invasero la
conosciuta la fortezza del sito, si accani- Rezia; epoco dopo l'Italia tutta, da gran
|iò tra Ostiglia e le paludi del Tartaro, mar-
pestilenza afflitta, posero in terrore i

fiume che nasce nel Veronese, assicuran- comannie quadi, genti germaniche. L'im-
i

do col fiume la schiena, e fianchi colla i peratore sì recò in persona ad affrontar-


palude. Sopra v venute poi due legionijVol- li, col collega Lucio Vero, e li sconfìsse,
lero i vilelliani far pompa delle loro for- poi presso la Rezia tagliò a pezzi molti
ze, attaccarono e circonvallarono Vero- barbari Caracalla. E' probabilechequan
na, dove avvennero combattimenti e se- do le guerre co'transalpini erano a que-
dizioni di soldati. Fu questa lai. "aggres- sta parte , una specie di piazza d' arme
sione fatta a Verona, di cui è rimasta me- fosse Verona. Neil' anno 249 di nostra
moria, ma restò ben tosto libera. Final- era, trovandosi in Verona l'imperatore
mente Antonio Primo condusse in due Giulio Filippo, dopo essere stato sconfit-
marcie da Verona a Bedriaco lutto l'eser- to, forse nel Veronese, da Decio che gli
titOjdove una battaglia decise a favore di successe, fu ucciso da'soldati; di che giuu-
Vespasiano. Come in occasione di guer- ta la notizia a Roma, vi fu ammazzato an-
I a, cosi in que'tempi si distingueva Ve- che \\ giovane Filippo suo figlio, che a-
rona perlettere e negli studi, come splen- vea associato all'impero. Notai nel voi.
deva per nobili edifizi e sontuose fabbri- LVin, p. 222, che si vuole essere stati
che, onde nolo poi Cluverìo vedersi in i due Filippi i primi imperatori romani
Verona maggior copia di vestigi e pezzi che professarono il cristianesimo, ma oc-
d'antichità, che in qualunque altro luo- cultamente. Il Maffei ancora conviene che
go della Gallia Cisalpina, e Maffei aggìun •
molti credono il 1° tra gì* imperatori ad
gè d'Italia tutta, a riserva sempre della nbbracciare la religione nostra fosseGiulio
gran metropoli del mondo. Catullo, Cor- Filippo, ma senza però che per questo mol-
nelio Nepote, Emilio MacrOjVitruvio, fu- to benefizio ne tornasse: poi soggiunge,
rono le prime letterarie sue glorie. Del- vera cosa è che Tiberio, per le relazioni

la quantità de'templi che furono in Ve- avute da Pilato, propose al senato d* 0-


rona e nel distretto, fa fede il gran nu- norar Cristo qual Dio ; aver Adriano e-
mero d'iscrizioni votive a varie deilàcon retto templi senza alcun simulacro, con
sagrate. I marmi veronesi fanno credere animo di consagvavli a lui; che uno vo-
ck64 VER V E R
leva consagrargliene Alessandro Severo: pio (li esse, e l'ultima pnriecipazione del
ma <;s!«i volevano riporre il Salvatore fra sangue romano di veterani toccò a Ve-
i loro falsi Dei. Voleva Eliogabalo inlro- rona. Noterò, che recenti scrittori sosten-
fiiirre nel suo tempio Palatino tutti ri- i gono, che le regioni «legli attuali princi-
ti, compresi il giudaico, il samaritano e pati Danubiani , Moldavia, Falacchia
il Antonino Pio con un rescrit-
cristiano, ec. , aprendo la via dentro il cuore del-
lo alle cillà d'Asia, permise la religione l'Europa, fu la via regia delle nazioni bar-
«le'crisliani, e Marc' Aurelio vietò di ac- bare, che dalle regioni del Caucaso e del
rusarli. Alessandro Severo fu soltanto tol- Caspio per tanti secoli vennero a inon* .

lerante, onde poco gli giovò fosse cristia- dar(i l'Europa: principali loro abitanti fu- 1
na Mammea sua madre. Però tutti con- ron<j i geli, misti agli sciti per alleanze,
venire I .° d'ogni altro essere stato Gostan- costumi, vesti, e spesso anche del nome.
tino I, il quale professò solennemente il Divennero una delle più possenti e civili
Quan-
cristianesimo e lo rese trionfante. nazioni del mondo barbarico^ pressoché
to a Verona tempo preciso di
s'ignora il simili a'greci, e i più sapienti barbari eu-
sua introduzione. Pochi anni dopo genti ropei. Nel III secolo circa di nostra era,
barbare cominciarono sotto Gallieno, a si vuole che con lieve inflessione di nome
invadere, scorrere e depredarl'Italia, per si chiamassero goti, da cui uscirono nel
l'indebolimentodeirimpero disputato fra V i famosi regnatori d'Italia, della Gal-
ntolli tirannide provincie lacerate da più lia meridionale e della Spagna. Parte del-
nazioni, restò i' Italia esposta al furore la nazione getica erano i daci o davi o
(le'barbari alemanni, con l'eccidio di piti dai, posti tra il Pruth e il Danubio. Sot-
i;itlà ; mentre gli scili, saccheggialo TU- to Claudio II Gotico^ succeduto a Gal-
brio, entrarono in Italia e scorsero quasi lieno nel 268, scesero gli alemanni nel
fino « Roma, perciò compresa di terrore. Veronese; ma fattosi loro incontro l'im-
Laonde Gallieiio^nel 265 volle munir Ve- peratore colle legioni, non lungi dal la-
lona di nuove e pili forti mura, proba- go Benaco , e forse nella selva Lugana,
bilmente nel sito dell'anteriori, divenu- die'Ioro l>attaglia e li tagliò a pezzi, re-
l«;deboli e mal ridotte, e rinforzarla con standone appena la metà, L' insigne fa-

nuova colonia militare, che v'uilrodusse. miglia dell'imperatore Probo, fuggendo


il silo e Timportanza della città pose in l'invidia e i tumulti di Roma, si accasò
necessità d'invigilare con molta cura alla nel Veronese intorno al lago delizioso.
sua difesa, per cui celeremente e in fret- Avvenute alcune cose nella Venezia, nel-
ta furono eseguiti i lavori: cominciati a' l'impero di Caro del 282, occorse man-
3 aprile, coutpirono a'4 dicetubre del-
si darvi un Giuliano a correttore, magi-
l'anno medesimo. Come la città era da 3 strato che nelle regioni d'Italia per mo-
parli circonvallala dal fiume, così colle livi particolari e secondo l'occasioni spe-
magnifiche niiwa, coronale di merli e fra- divasi. Morto Caro nel 288, il corretto-
mezzale di torri si serrò solamente da
, re Giuliano si fecegridare imperatore, ma
quella parie che rimaneva aperta e indi- venuto dall' Illirico in Italia Carino , lo

fesa. Dipoi queste mura furono eifìgiate sconfìsse e uccise ne'campi Veronesi. Si
Dell'arco di Coslantino in Roma, in con- hanno di lui medaglie d'ogni metallo, in

ti assegno di vittoria. E nell'iscrizione po- cui chiamò Marco Aurelio Giuliano


sta in Verona la città è chiamata: Colonia Pio Felice Augusto e dal rovescio si ,

Atii^Hsta Nuova Gallienana. Il titolo di trae ch'eltbe alla sua divozione la Pan
ytitgiisla non davasi che alle grandi città e nunia confinante colla Venezia. Da lui
(die Colonie inviate dagriniperaluri. Cie- vuoisi prese il nome Forum Juliaiii «k 1

i[i! MkIUi che sia stato 1'


ubmio cscm- N'eroncse, nel villaj^qio poi detto l'iizc-
VER VER :i65

lane. Pare che Verona non lo considerasse farsi se talvolta fu per l'istes^o motivo
per tirniino, né d'infausta memoria, per- battuta moneta eziandio in Verona. Né
chè per la di lui uccisione venne det- osta il non essersene vedute, perchè an-
ta macchiata di sangue civile. Non raol- che di Alitano ninna se ne conosce, ben-
todopo gl'imperatori Diocleziano e Mas- ché attesta Ausonio che avea ricca zecca.
simiano segnarono in Verona due leggi: Questo fa sospettare che in Verona pure
Massimiano vi fu più volte per lespedi- si fecero le medaglie di quel tempo , e
zionisuenella Reziaenella prossima Ger- quelle di Giuliano furono coniate sicu-
n)ania. Per la frequenza del transito e ramente nella Venezia, e molto è proba-
del soggiorno in cjue'tempi degl'impera- bile che alcune sieno di Verona, dov' e-
tori, palazzo a loro destinato era in Mi- gli soggiornava quando venne Carino a
Ifiiioe in Aqtiileia, edèche assai credibile combatterlo : da lui è credibile avesse
in Verona ancora pur fosse. Mei 3o4tia- principio il batter moneta nella Venezia,
lerio MassimianoCesare passandoper Ve- il che si sarà trovalo utile e comodo. Di-
rona , ordinò che si erigesse una porta, poi di niun' altra città d'Italia tanto si

per essere imperfetta quella in fretta fab- rammentò la zecca, ne'mezzani secoli, co-
bricata colle mura, il che ricorda una me- me di Verona, i cui documenti di ciò ri-
daglia coll'iscrizioiie:A'ero/m/V^»oivz Por- salgono al geo dell'era nostra, ed accer-
III.Osserva Malici, che veramente le cit- tano una zecca veronese al tempo di Car-
t;i generalmente
d'Italia nell'alto secolo, lo Magno; e quando poi si cominciò ad
non battevano moneta, [)arendoche per accomunare questoprivilegio, regola del-
1 Italia soLimenle Augusto s'appigliasse l'altre zecche fu la Veronese; onde En«
al consiglio ailribnito a Mecenate, che le rico III nel o49) come già dissi col Mu-
i

città impero non avessero monete


dell' ratori, concedendo al vescovo di Padova
proprie, ma si valessero delle romane: era il gius di batter moneta in quella città,
mutile in Italia il far monete in più luo- ordinò che dovesse esser secondo il peso

ghi, dove tanta immensa quantità se ne della moneta Verona: tutte le quali co-
di
coniava in Roma; e non era ancora nel- se concorrono a rendere molto probabi-
le sue città avanti il dominio romano tan- le che eziandio nell'ultime età romane in

to in uso da per tutto il coniar monete, Verona si battesse. Fra molti edifìzi che i

com'era in Grecia, Ma vi erano prima i Diocleziano fabbricò continuamente qua


«asi straordinari. Marc' Antonio avendo e là, vi furono le zecche, forse dove prima
(alto batter moneta in Anagni; e poi co- non erano, perciò non è singolare il re-
U)e molt' altri istituti cominciarono ver- putarsi che anco a Verona sia stata po-
so la fine del ili secolo cristiano u cam- sta, e la novità de' luoghi produsse no-

biare, COSI anche questo mutò, essendo- vità di motti. Colle rinunzie all'impero
si specialmente preso a batterne in Aqui- di Diocleziano e di Massimiano, si ebbe-
leìa.La frequenza dell'aggressioni, che ve- ro a un tempo 6 imperatori, ed a Seve-
nivan fatte all'Italia da (juella parie, re- ro fu data l'Italia, contro il quale nel 3o6
se necessario il tenervi o lo spedu-vi trup- si fece in Roma
Augusto Mas- gridare
pe di tanto in tanto; onde si trovò oppor- senzio figlio di Massimiano, mentre per
tuno di battervi moneta per maggior co- la morte di Costanzo Cloro era stato da'

modo del pagar gli eserciti. Ma siccome soldati proclamato imperatore il figlio
frontiera all'Alpi è anco il V^eronese, ben- CostantinoI,e nel v3 2 marciòcontro Mas- 1

ché tante non fossero le genti che preu- senzio. A ciò s'indusse perchè il compe-
desser») allora questa via, facevano pu- titore meditava di muovergli guerra, e
re in Verona quasi scala l'armate roma- per dolergli sentir lacerata da crudeli e
ne uQn di rado, e ninna meraviglia è da perversi costumi l'Italia e Roma. Ricevu-
2G(> VE R V E R
to con festa a Milano, dopo esser entra- be potuto fare, e riportò finalmente pie-
to in Susa e vìnta a Torino la cavalleria na vittoria, morto combattendo Rmicio
(li Massenzio, i cui cavalli e uomini eran sfesso. Dopo ciò soprastettero alcun tem-
coperti di ferro. Ma essendosi Ruricio po gli assediati, e finaitnentesi resero a
Pompeiano, il più sperimentato e famo- discrezione, senza uccisione alcuna, sol-
so de' capitani di Massenzio, colla mag- tanto ordinando Costantino I incatenar i

gior parte di sue milizie fatto forte in Ve- soldati; e perchè per sì gran quantità non
rona , ed essendo in essa gran quantità sitrovavano ceppi, volle che colle loro
di gente da più parti concorsa a salvar- spade si facessero manette. Questa è la

si, non credè Costantino I di proseguire prima eia più antica espugnazione di Ve-
la marcia verso Roma, senza prima com- rona, e per renderla memorabile e glo-
battere costui ed espugnar tal città. Pre- riosa basta il nome di Costantino 1 il

fetto di Verona vieo detto Ruricio, per- Grande^ il Magno. Nel suddetto arco a
chè tale era rispetto ai presidio e alle mi- Roma si vede Verona assalita e difesa.

lizie dentro raccolte. Mandò egli fin pres- Prima conseguenza di tal vittoria e del-
so Brescia una paiHe della cavalleria per la presa di Verona, si fu il rimaner si-

opporsi alla marcia del nemico, il quale gnore di tutta l'Italia di qua e di là dal
facilmente l'indusse a retrocedere in Ve- Po, e di tutte le sue regioni e città. Di
rona; dove giunto Costantino I, e ricono- più avvenne cosa che ha fatto continuar
sciuta la situazione della città, molto gli sempre la rinnovazione della memoria di
premeva di non potere , senza passar il tal fatto, cioè nacque quella specie d'e-

fiume, circonvallarla dintorno e levarle poca che dura negli atti pubblici tuttora,
il commercio dove resta-
col paese di là, il segnar V Indizione (^.), eh' è un giro
'va libero l'adito a ricever continuamen- dii5 anni, e forma una delle principali
te viveri e soccorsi; né piccola impresa era note cronologiche, dalla quale tanto sus-
il passar l'Adige in vista de'oemici, im- sidio si ritrae per giudicar de'docuraen-
petuoso e pericolosoallora per sassi e gor- ti, e per fissare il preciso tempo de'falti
ghi. Mandò però Costantino I una parte sforici. Che dalla vittoria di Verona l'in-
dell'esercito più sopra, e lontano dalla dizione avesse principio, l'ha mostrato il

città, facendolo passar dovefiume era il cardinal Noris neWIstoria Donalistica.


meno rapido e men diRìcile, e dove non Incominciata nel 3 12 la mostrano con
era vi contrasto; con che restrinse poi Ve- certezza il Cronico Pascale, q la i.' no-
rona anco dall'altra parte. Fece Ruricio tazione di essa che si ritrovi, cioè quella
esperimento della sua gente con valida del sinodo d'Antiochia del 34', tenuto
sortita; ma respinto con molta perdita^ u- nell'indizione xiv presso s. Alanasio;e co-
sci nascostamente dalla città e andò a , sì l'altre susseguenti, come si può cono-
porre insieme maggior numero di solda* scere per via del computo retrogrado. Da
li; co'quali ritornando, Costantino I sen- vari altri fatti hanno voluto desumerla
za intermetter l'assedio l'andò a incon- molti dotti, ma senza poter accordare il

trare, e giunti a vista nel cader del gior- sistema loro, e non tornando il mese, qua-
no, non ricusando Ruricio di combattere le senza dubbio fu il settembre. Da'24 di
subito, segu'i la battaglia di notte. Avea esso credeva il Noris che si dovesse pren-
Costantino I disposta l'armata in due derne il i.° punto, quando compilava la

grosse linee; ma veduto il numeio He'ne- detta Istoria, che avrebbe mutato se l'a-
mici, rinfoizò la i.',e spiegò più larga- vesse compita; mentre n^W Epoche Siro.
mente la fronte. Nel combattimento ac- Macedoni, che scrisse dipoi, conobbe do.
corse personalmente in ogni parte più pe- versi prendere dalr." settembre. Moslr^
ricolosa, come ogni privato duce avreb- egli ancora come per indizione debb^
,
VER V E R tì67

intendersi nuova ordinazione di tributo pi e la loro coltura. Contribuzione di bia-


più lieve fatta da Costantino I, per sol- de intendevasi col nome d'indizione fìno
levar l'Italia dalle gravose imposte ante* a' tempi di Traiano, come apparisce da
riori. Inoltre Maffei, vedendo non esser- Plinio, e così ne'posteriori tempi, come
si ben compreso tal fatto, volle aggiun- da più leggi riguardanti Tribali (/^.). i

gere la seguente osservazione, senza la Or dovendosi adunque alleviar dal so-


quale non potrebbe mai stabilirsi con si- verchio peso la subalpina Italia, e mode-
curezza che in Verona, e dalla presa di rata indizione imporle, acconciamente il

essa avesse cominciamento l'indizione. Di fece Costantino I dopo reso colla vitto-
nuove e smoderate imposizioni furono au- ria veronese signor di essa : né con 1' I-

tori, nouMa6senzio,raaDiocleziano e Mas- talia tutta e colle proviucie tale indulgen-


simianoj e non caddero queste sopra l'I- za avrebbe potuto usare per aver presa
talia tutta, ma sopra la Circompadana, Verona, ma solamente dopo aver vinto
e non consistevano in denaro, ma in vet- Massenzio e conseguita Roma. E siccome
tovaglie. Li continui moti delle nazioni l'uso d'imporre e di regolare le indizioni
barbare, quali in vadevano o per le vie del- dii5 ini 5 anni, che può raccogliersi a-
l' Alpi, o minacciavano queste parti, co- '.esse parimenti allora principio^ si re-
strinsero gl'imperatori a tenere armate se poi stabile e comune in ogni parte non
it) questa parte d'Italia, e a dimorarvi es- solamente dell'Italia, ma deirimpero;co-
si stessi frequeutemeute. Quiudi nacque, sì venne quindi a desumersi una notacro-

che nuovo peso a queste regioni si addos- nologica universale che nel fatto di Ve-
sò, adinché non mancasse alla corte e al- rona ha radice.
Tuttociò insegna
le milizie la sussistenza. Col secolo IV dell'era cristiana la fac-
chiaramente Aurelio Vittore, il quale e- cia del romano impero fu cambiata, tra-
sposta la ripartizione ne' due Augusti e sformato il governo, impiccolite e però
due Cesari per la mole della guerra sta- moltiplicate le provincie, mutati i nomi,
bilita, di qua, dice m venne il gran male variato l'ordine e il modo, in Italia siu-
de'tributi a una parte dell'Italia; " e ap- g ilarmente. Riuscirono all' Italia queste
presso: w nuova legge fu introdotta nel- novità sommamente ingiuriose e pregiu-
le pensioni, perchè l'esercito e l'impcra- dizievuli; poiché venne finalmente allora
lore, che sempre o per lo più vi erano, a ridursi anch'essa in condizione di pro-
si potesse sostentare". Non dunque all'I- vincia, divisa in xvii parti e mandato a
talia tutta, com' erasi creduto da tutti, ciascuna il governatore, con nome di con-
ma il nuovo aggravio era
a questa parte solare, o di correttore, o di preside. Col-
stato dato, scemato e poi moderato da le Provincie, amministrale dal suo retto-
Costantino I: la qual verità si rende an- re, si formarono diocesi cui sovrastarono
cor più manifesta dall'intendercosasi e- vicari immediatamente subordinati ad
sigesse per via dell'indizione; poiché non uno de'4 prefetti del pretorio, che ripar-
tuonetH, come si è parimente creduto, ma tivansi la cura suprema dell'impero. Uno
specie di commestibili e singolarmente di essi ebbe l' Italia e l'Africa: l' Italia fu
grano con essa si ritraeva; il che tralucc divisa in due diocesi, l'una delta di Ro-
dal dir Vittore, come serviva la nuova ma e composta di IO provincie, l'altra det-
legge perchè nudrir si potessero in questi ta Italia che comprendeva l'altre 7, ara-
paesi gli eserciti e gl'imperatori; e più dal be col proprio vicario. Alla dioce'»i d'I-
libro delle morti de Persecutori, il qua- talia restò assegnala la Venezia. Già no-
le rammentata l'enormità delle indizio- vità Adriano avca introdotto in Italia co'
ni sotto Diocleziano, dice che si abban- suoi 4 consolari giudici, senza aver biso-
donarono perciò per disperazione i cam- gno di appellar a Roma. Non fu stabile
5.68 VER VER
piovvedimenlo, che Marc'Aurelio poi in gione, come de'suoi governanti, rilevan-
parie riuiiovòjdeputanclo per giudici per- do benefìzi co' veronesi, consolari della
i

sone di minor grado, e poscia si tornò Venezia e dell'Istria, o conti e corretto-


all'ordine die correva avanti Adriano. ri della Venezia e dell'Istria, o delle Ve-
Autore del nuovo sistema dell' impero, nezie considerale alta e bassa, o superio-
quanto al governo, fu Costantino I, crean- re e inferiore, dicendosi conti, forse per
do 4 piefelti del pretorio, prima essendo
i fungere a un teenpo l'uflizio di presidio
2, e di subordinar a ciascun di essi una di comandanti le milizie. In alcune cau«
4.° parie dell'impero separatamente, ma se della Venezia, le appellazioni più gra-
soltanto magistrati civili, l'autorità mili- vi non andavano al vicario d'Italia, ma
tare trasferendosi in due maestri della mi- a Roma e al prefetto del pretorio. L'es-
lizia, uno per la fanteria e l'altro per la sersi negli ultimi due secoli romani am-
cavalleria. Mentre innanzi di piìi diocesi, ministrate forma di provincie le re-
ìli

per comodo de'litiganti,si componeva u- gioni italiche, non distrusse punto l'an-
na provincia dopo Costantino di più
, I tica idea romana, in quanto riguarda il

Provincie si formò una diocesi subordi- lasciare che si reggessero le citlà da sé e


nata ad un vicario. In qualche cui>a Co- pe'propri cittadini. Prefetti o vicari non
stantino! seguì l'idea di Diocleziano, che si mandarono se non come uffìzio mili-
avea divisa l'ammiiiistrazione dell'impe- tare, e per comandar presidio, ed anco
ro in 4 piefetti, e diviso l'iujpero slesso di questi magistrati per Verona dà no-
con Massimiano, e poi con Galerio e Co- tizia IMafTei; nominando altresì i magi-
stanzo, tutti smend^ramenti biasimevoli, strati cittadineschi, decurioni, duumvi*
nocivi e fatali; come lo fu l'abbandono ri,curialie magistrati di giudicatura. For-
di Roma, (onte e centro della podestà, ove mata della Venezia una provincia del-
dovea sempre esserne la sede e il do- l'impero, col proprio governatore, quan-
micilio, per opera di Costantino I, ad e- to alla metropoli o capitale, più motivi
sempio di Diocleziano che in Nicomedia non mancano attribuirne la prerogativa
avea fissato la sede, volendola rendere a u Verona, né ad alcun' altra citlà se ne
forza di fabbriche eguale a Roma. Nel nuo- può dar vanto , non essendo usati i ro-
vo sistema principiato in Italia da Diocle- mani di fissar nelle loro provincie una ca-
ziano, e stabilito da Costantino 1, tutta pitale. Ogni paese ha sempre avuto un
questa parte che ne' tempi antichi non era maggior luogo, ogni regione una città più
politicamente non veniva com-
Italia, e grande, ogni nazione una più famosa del-
presa sotto tal Dome, divenne allora l'I- l'altre, e più popolata e più ricca: in que-
talia propria e poi solo con tal nome fu ste per lo più si teneva da quel popolo il

ubertàe po-
intesa, forse per l'eccellenza, comun consiglio, in queste si radunava-
polazione;unde Polibio non dubitò d'an- no per trattar degli affari alle loro re-
teporre le pianure Traspadane o Cisal- pubbliche e comunanze spettanti; in qua*
pniea tulli paesi d'Europa: ne lodòl'ab-
i ste furono gli ediflzi più splendidi , e si
bondanza e fertilità, il buon prezzo de' celebrarono gli spettacoli più sontuosi; a
viveri, la dovizia d'ogni cosa, la molli- queste faceva capo il commercio nieican-
ludine della gente e la bravura, la bel- tile e il concorso, e di queste intendono
lezza e grandezza de'corpi, l'ampiezza e i geografi, gli storici e gli altri scrittori,

ricchezza delle città; la Venezia e il pae- e non meno le medaglie e gli altri mo-
se trai' Alpi e il Vo, altamente da altri numenti,quando nominano capitali emc-
furono encomiati con magnifici epiteti. tiupoli. Ma non di primati spettanti al-
Jl Maflei riporta copiose notizie sui no- le cose intrinseche e loro proprie, quan-

mi e diviaiuui dcU'Itulio, e di questa re- do cercasi se le provincie ronianc aves-


VER VER 269
sero, come ne'governi d'oggidì, la capi- la capitale della veneta provincia, benché-
tale.Questa non è questione di geogra- grande e centro del commercio con più
fìa, ma
di governo romano; e sta benis- genti illiriche, trovandosi prossima al ma-
simo insieme la grandezza di molte an- re, e benché vi facessero frequente pas-
tiche città dell'impero, e la dignità me- saggio gì'imperatori e in essa facessero
tropolitica, che aveano ne'Ioro paesi, col capo le milizie romane inviate contro le
non essere decretate da'romani per cen- nazioni, stanziandovi armata navale; non
tri dell'amministrazione loro nelle pro- ostante pure che nel secolo 111 cristiano
Tincie, ne per sedi del reggimento. I ro- divenisse maggiore di Padova e Verona,
mani nel costituire le provincie non pre* tra le più illustri dell'impero dopo Uoina,
sero regola dalla geografìa, e non alle Milano e Capua. Rlelropoli e capo della
naturali costituzioni de'paesi e alle varie Venezia la chiamarono solamente Gior-
genti, ma secondo le occorrenze, oltreché nande e Paolo Diacono, o intendemlo di
soggiacevano a non infrequenti muta- metropoli regionaria, ^on è però da du-
menti, di restrizione e ampìiazione. Cen- bitare che fosse metropoli di sua regio-
sì nel governo delle provincie (Issarono ne, cioè de'carni, essendo anzi fuor de'
un centro, per residenza ordinaria de'ina- confini della Venezia. !Ma in seguilo, com-
gistrati supremi, la quale con quella del- putati i carni co'veneti, Acpiileia fece fi-

la sede stabile del tiibunale supremo e gura dimetropoli anche della Venezia
defìmtivo, formano gli essenziali costitu- inferiore, e cresciuta a dismisura nel ili
tivi d'una capitale; ma in arbitrio de'pre- e nel IV secolo, benché Verona e i'ado-
sidi rìn)aneva la scella del luogo, non do- va fossero state già gran città pricna che
lendo di preferenza risiedere sempre in Aquileia nascesse dopo l'anno 568 di Ro-
uno, ma alternarli di hequente, essendo ma, le avanzò tanto di po[)olazione, di
obbligo de'presidi il portarsi non meno concorso e di ricchezza, che venne a es-
nelle città, che in tutle le terre. Laonde ser considerata come regionaria metro-
«on eravi neppur l'idea di metropoli, né poli della Venezia tutta. Ma per quanto
di stabile residenza determinata, anzi non è del governo romano, se non fosse sta-
potevano ne'Iuoghi ove recavansi dimo- to in uso di fissar capitali, non si sareb-
rar troppo, e dopo 3 giorni doveano man- be nella Venezia scelta Aquileia, ch'era
tenersi del proprio, dovendo avere in mi- nell'estremità di essa, e troppo però con-
ra il bene comune e l'utile de' popoli. Le traria a quel comodo de' popoli, ch'era
metropoli in que'lempi erano puramen- ili." scopo. Non pochi hanno arguita re-
te regionarie e nazionali. Invece che i li- sidenza di preside in una città, per esser-
tiganti andassero cercare il tribunale, visi scoperta iscrizione a onor d'un con-
questo andava a cercar quelli; il che era solare o d'un correttore innalzata. Se ta-
un de' motivi d'obbligare presidi a gi- i le «igomento valesse, capitale della Ve-
rar tutta la provincia; lua perché i giu- nezia sarebbe da dir Verona ove uni- ,

dizi solenni non si facevano senza l'inter- camente trovossi memoria d'un consola-
•vento della corte che rettori stessi con-
i re, propria dignità della provincia, cioè
ducevan seco da Roma da quella eran , in Valerio Palladio, il quale è chiamato
seguiti. Per questi conventi giudiziali de- Consolare della Fciiezia e dell' hlna
pulavansi più città princij)ali in propor- in esimia lapide che fu sempre in Vero-
zione dell'estensione della provincia. Le na e ora nel museo che curò con zelo,

città d'ogni regione solevano comporre l'ornamento della città, oltre due altri
una comunanza o comunità. Da lutto il consolari. Di più inVerona operarono più
ragionamento, il MafFei ne trae la con- correttori, come si ha da ultra lapide. Né
seguenza, che Aquileia non potè essere poco caso è da Iure per tal conio auihe
t^tf VER VER
ilell'Anfiteatro, che secondo l'idee greche te per aver qualche vena di ferro nel ter
ilpiù superbo edificio bastava a preten- ritorio, e pare fosse nel Montebaldo, ed
der il primato. Questo faceva parimente a Campione forse allora nel Veronese.
pretendere alle città l'esser sede alle pub- Nuovo e deplorabile aspetto di cose, in-
bliche feste e de'più solenni spettacoli, a* fausta seriedi mìseri avvenimenti e sven-
quali dalle circonvicine parti d'ogni in- turata trasformazione dell'Italia presen-
torno si concorreva. In questo secolo IV ta il V secolo. Cadde in questo finalmen-
furono Verona più volte gl'imperato-
in te a terra il suo impero, e lacerala in va-
ri e qualclie tempo vi soggiornarono, co- rie maniereed afflitta, non solamente per-
me sì ha dalle leggi che vi fecero Costan- de il dominio dell'altre nazioni, ma di se
tino I nel 33o; Valentiniano I nel 364 stessa. Era assai tempo che diverse gen-

e nel 365; Valentiniano II nel 383, nel ti settentrionali con potenti eserciti sac-

384 SS5; e prima fors'anco Gra-


fi "^' cheggiavano molte Provincie romane, e
ziano nel 382: Teodosio I il Grande 5 terribili sopra tutti goti, che dopo la i

leggi rilasciò in Verona nel 390, ed una morte di Teodosio I s'invaghirono del-
Onorio nel 399. Frequente passaggio de- l'Italia, e d'accordo co'scellerati ministri

gl' imperatori ponno indicar ancora le imperiali Slilicone e Rufino, che aspira-
molte colonnette migliarie trovate nei vano all'impero, nel 4oi dalia Pannonia
territorio veronese , diverse delle quali vi calarono col re Alarico senza contra-
si conservano nella città. A Verona poi sto. Dopo la battaglia di Pollenza, incam-
facevano capo le strade di Milano, d'A- minato Alarico per uscir d'Italia, secon-
quileia e per Germania, con mansione a do il convenuto con Stilicone , giunto a
Sarmione , cioè casamenti pubblici ne' Verona mutò parere, e contro la data
quali prendevanoalloggio i presidi, gl'im- fede volle contrastar di nuovo, onde se-
peratori, e quelli che viaggiavano con di- guì altro fatto d'anni con vittoria de'ro-
ploma. Inoltre in detto secolo corpi di mi- mani Verona non piccolo cumulo ag-
:

lizia erano distribuiti per l'Italia per pre- giunse portò al ma-
al trionfo, e l'Adige

sidio e per esser pronti ad ogni occasione: re il sangue e corpi de'goti. Fuggito A-
i

3 erano nella Venezia, cioè in Verona, larico, nel 4o8 con nuova e maggior ar-
in Padova e in Oderzo, ciascuno sotto il mata di goti e iinniy passò di nuovo in I-
comando d'un prefetto, e trovasi quello talia perla solita via d'Emona, passando

de' sarmati gentili in Verona, gentili si- l'Adige a Verona, assediò Roma, che net
gnificando stranieri e barbari, non cora» seguenteanno e8pugnò,morendo nel 4 o. '

presi nell'impero, ed esclusi da'privilegi Contro Onorio insorse il tiranno Costan-


che portava seco 1' esser romani. Tale è tino, e par che si recasse a Verona e poi
il senso della legge di Valentiniano che I, retrocedesse, ucciso poi d'ordine d'Ono-
fa delitto capitale il matrimoniod'uny^ro- rio al fiume Mincio, che sul Veronese si
vincialc con donna barbara^ e di un gerì' dicono a 3o miglia da Raven-
valica, altri
iile con donna provinciale. Stilicene in na. Nel regno di Valentiniano III, tra le
tempo d' Onorio avea sotto le insegne molte calamità del suo tempo, fu singo-
imperiali gran quantità e di romani e di larmente fatale alla Venezia l' irruzione
gentili. Nella diocesi d'Italia 6 arsenali, degli unni e di molti altri barbari, con-
ossìa officine o fabbriche d'armi,dopo Co- dotti dal feroce Attila, che crudelmente
stantino I furono costituite, la più insi- la misero a fuoco e fiamma nel \^i. In-
gne delle quali in Verona; poiché mentre furiarono barbari anche su Verona, fin-
i

nell'altre nn sol genere di cose si lavora- ché Leone I Papa pose fine alle loro
s.

la , in questa se ne facevano due, cioè desolazioni. L'abboccamento del Papa


scudi ed armi o armature, probabilmcn- con Aitila seguì^ secondo MalFci, uel Yc-
VEK VER 27*
ronese, nel luogo ove sorge Peschiera, in de molli stimarono meglio star soggetti
cui si passa ii Mincio, ptecisaraente in A- a'goti, che signoreggiar co' romani, por-
rovenco o meglio Arilico borgo d'allora, tando il grave giogo de'tributi. Ed ecco
comesi ha da più lapide. Finalmente nel la ragione massima della caduta di Ro-
476 con Ptomolo Augustolo cessò il ro- ma, dell'annichilimento della repubbli-
mano impero d'occidenlc, e si annullò ed ca, della rovina dell'impero; insuperabi-
estinse l-n libertà e il domiuiod'Italia e Ro- le finché nella sua conservazione ebbe o-
ma, per opera di Odoacre re degli eriili, gnuno interesse, e finché il nome roma-
che assunse il titolo di re d'Italia; di che no fu l'idolo del comune affetto e del de-
fu causa principale, dice Maffei , oltre i siderio; esposto e fragile all'invasioni,
vizi enormi e gl'iniqui costumi, la divi- quando i popoli diventarono indifferen-
sione dell'impero, e l'abbandono di Ro- ti, anzi avversi, e que' d'Italia singolar-
ma, per Nicornedia e Costantinopoli, Mi- mente, ne'quali dovea sempre consistere
lano e Ravenna, e sopra tutto per esser il nervo della difesa, e quali dall'aggra- i

finito l'amore e quella società che avea vio dell'eccessive imposizioni rimasero
composta in Italia la libertà romana.» Ma più degli altri alienali ed offesi, perché
volle fatalità, che quella medesima cit- del gius italico 1' esenzione appunto era
tadinanza romana, per la quale si era re- il principal costitutivo. Primo effetto del-
una città sola, e per la
sa tutta l'Italia l'alienazione dell'Italia dal nome roma-
quale ognuno avrebbe volontieri versa- no si fu il cominciarsi allora in regioni
to sangue per conservar Roma , dal-
il COSI popolate e per natura sì bellicose a
l'imprudenza d'alcuni e dall'avarizia d'al- penuriar di soldati; di modo che fu poi
tri fosse fatta cadere prima in vilipen- furza assoldar genti straniere, e chiamar
dio, poscia in odiosità; con che rotto l'in- a difesa dell'impero quegli stessi barbari
canto, e disciolto il comun legame, niun che n'erano nemici nati! Frattanto regna-
pensò pili che al proprio interesse, e a sé VciOdoacre, quando nel 489 mossecontro
stesso, eh e la via più certa e più breve di lui Teodorico re de' goti o ostrogoti,
per mandar tutto in mina ... Venne in annuente Zenone impcatore di Costan-
proverbio potersi diventar cittadino ro- tinopoli. Dall'Illirico disceso nella Vene-
mano per vetri rotti ... Lasciò Augusto zia, si accampò all'Isonzo. L'incontrò O-
per ricordo a Tiberio e alla repubblica, doacre, ma n'ebbe la peggio e si ritirò a
di ammettere parcamente alla cittadi- Verona; indi raccolte altre forze, a'27
nanza. Per verità essendo essa inquel settembre pose gli alloggiamenti nella
tempo comune già all'Italia tutta, che ba- minor Campagna. Teodorico venne su-
stava in tal situazione a difendersi da tut- bito a combatterlo, e seguì il conflitto nel-
to il mondo; né onesto era ne utile di la famosa pianura, teatro di tante cele-
dilFonderla senza motivo ragionevole, e bri battaglie: la vittoria fu de'goti, e de'
senza merito particolare in uomini d'al- vinti molti ne distrusse il ferro sul cam-
tre nazioni ... Ma ciò che diede l'ultimo po, molti co' suoi rapidi gorghi l'Adige
crollo , e ogni cosa confuse, e annullò il nella fuga, riempilo di cadaveri. Nel ca-
sistema e la gerarchia romana, si fu la co- lor della vittoria e nella confusione de'
stituzione di Caracalla, con cui diede la occupata Verona. In fine,
fuggitivi restò
cittadinanza a tutto l'impero, e dichiarò nel493 OJoacre fu assediato e ucciso iu
cittadini generalmente tutti gli uomini li- Ravenna, ed goti senza attender la con-
i

beri d'ogni provincia. Quel mostro a ciò ferma di Zenone, proclamarono re d'I-
fu indotto da avidità di guadagno e in- talia Teodorico, che vi regnò tranquil-
saziabileavariria,acciòda'gravami da lui lamente, mantenendo l'ordine del gover-
imposti niuuo ne rimanesse eseule". Laou- no romano. Questo fondatore del regno
272 VER VER
tl'llalia t«i)lo amò Verona clie ne riporr recinto a'tempi di Carlo Magno, ovvero
tò sopraritioine diP eroiicse. Ma l'Italia di Pipino, altri di Berengario 1, altri du

da libera e cluuiinaiite, sempre |)iù di- pò ili ODO e fìn'anco dopo il 1200. Ciò
venne veramente serva, e degli stranieri avvenne dal chiamarsi borghi e conside-
goti miserabile preda e infelice. Teodo- rato fuor di città quanto rimaneva fuori
rico deve a Cassiodoro suo segretario la del ." e più vecchio recinto. Teodorico
I

beila comparsa che iia fatto nella poste- restaurò pure il foro e più basiliche. iSel
rità, li nipote e successore A talarico chia- 535 l'imperatore grecoGiuslinianoi mos-
mò li domìnio d' Italia sua regia eredi- seguerra a'goti per cacciarli d'Italia, on-
,tà. Cessola milizia romana e le coorti ita- de Roma fu occupala da Belisario, cosi
liane, due ter-
ed agl'italiani tolsero i goti Ravenna ed luoghi forti della Venezia,
i

zi de'loro campi, mentre Odoacre ne a- dopo aver imprigionato il re Vitige nel


vea diviso tra' suoi la 3.' parte. Le città 540. A questi successe lldebaldo ch'era
dove Teodorico re non d'Italia soiaaten- comandante del presidio di Verona, mol-
te, ma dell'occidentali proviucie,fu so- to valoroso nelTarmi, e nipote dei re de'
lito fardimora, furon Ravenna e Vero- visigoti; ma egli vedendosi depresso nel-
na, e questa preferita ad altre con pre- le forze, offrì a Belisario di riconoscerlo
dilezione per l'amenità del sito e per far re d'Italia,che rifiutò quell'eroe |)er
il

da questa parte contro le nazioni fron- non mancar di fede al suo signore. Mo-
tiera, e non meno per esser forte, la for- rì ucciso nel 54 1 e gli successe Erarico,
tezza delle città nascendo in que' tempi ma poco dopo i goti proclamarono To-
dall'acque, come Ravenna e l*avia,e Ve- tila comandante di Treviso e nipote del

rona da quelle dell'Adige che da 3 par- defunto re. I capitani di Giustiniano I,


ti l'assicurava. Assai soggiornò Teodori- deliberarono in Ravenna doversi prima
co in Veiona, ove costruì real palazzo, espugnar Verona, e farvi prigione il pre-
nuove terme e rinnovò 1' acquedotto dà sidio goto, indi marciar contro Tolila.
gran tempo distrutto. Dal palazzo alla Condussero l'annata Coslanziano e Ales-
porla della città, perchè vi si camminas- sandro, e si posero a campo nell'aperta
se a coperto e comodamente, fabbricò un pianura 8 miglia dalia città. Dimorava
portico: pare che il palazzo sorgesse sul- in luogo prossimo a Verona Marciano,
la collina di s. Pietro, ove abitarono poi principal soggetto in queste parti, nemi-
alcuni altri re. L'antico Campidoglio pre- coa'goti e alfezionatoairimperatore. Que-
stò alla nuova fabbrica più parti da po- sti condenaroguadagnò una porta di Ve-
lersene valere, e se{nbra che vi aggiun- rona per introdurvi di notte i greci, e A r-
gesseun castello, ed il vecchio sigillo di tabaze armeno con 100 scelti soldati vi

Verona esprimeva un palazzo, pubblica- penetrò ammazzando le guardie, e spe-


lo nelle tavole dal IVlafTei, forse il prospet- di u chiamar 1'
armata. I goti credendo
to di quel di Teodorico, adoUato da've- presa la città dal nemico, fuggirono dal-
ronesi qual residenza più volle de're d'I- l'opposta parie per altra porla; ma gl'i 111-
talia. JNuovo recinto di mura fiiUbricò in- periuli invece ili sollecitar la marcia si ai

oltre Teodoiico a Verona, non para4;o- restarono alcun tempo in distanza di 5


iiaiiili alla grosse/za , robustezza e iiia- uiìglia, per dissensione nata tra'capi in-
giiificenza (.Ielle mura di Gallieno. Ma per- torno al dividersi le ricchezze della cit-
chè oltre 1' Adige ancora dovea ui)itar tà. V^enuto però il giorno, scoprendo i

mollo popolo, non parve al re che fosse goti dal prossimo colle di s. Pietro, do-
compiuta l'opera s'anche di là non si io- i ve s'eran raccolti, il poco numero de'gie-
sellava, il che non erasi fallo da Gallie- ci ch'eran dentro , e (pianto ancor fosse
no. Alili pretesero ulti ibuirc ipieslo 2." distante l'c&ercilo,corseiu ucllu ciltà, ricu-
VER VER 273
IraiiLlo per la slessa poi la, die dagt'iin* cnazia, mandò a chiedere il passo a'fraii-
|itrriiili per la poca pratica e pel poco nu- chi, che io alcuni luoghi forti della Ve-
lueio tic era stata occupata bene, i>è chiu- nezia lenevao presidio; ma negato da
sa; e leroceiueoie assalirono Artabazecol questi, condusse l'armata lungo l'Adria-
suo tlrappello. Si posero questi in brava tico, tenendosi pe'greci i luoghi adiaceu-
«iifesa, laicliè giunse frjiltanlo T armala, ti mare, superando ladinicollàde'mot-
al
lua trovò serrale le porte. Riconobbesi ti fiumi con raccolta di barche per far
in questa occasione perfellaiuente qual di- ponti; il che creduto da Totila impossi-
'animo produca ne'popoli l'a-
sposizioiieil bile, non si era data cura, che di preclu-
ver interesse e parte in un dominio, o il dere la consueta via, con mandar Tela,
non averla; e si cominciò a vedere il nuo- il miglior de'suoi capitani, col fior più
vo edello della servitù, tanto contrario scelto delle sue truppe a Verona tenuta
all' universal costunie delle prische età: sempre da'goti. Ed avea Tela con fosse
poiché se avveniva alcun secolo
tal Cciso e altri lavori talmente impedito il paese
prima, non dubbio che veronesi, en-
v'è i dintorno al Po, che per questo ancora
trala dentro una truppa di romani lor fu necessario a Narsele d'appigliarsi al
confratelli e concittadmi non avessero
, consiglio di condursi a Ravenna per le
Subito preso l'anui in sussidio loro, e non spiaggie. Non molto dopo nel 552 segui
avessero almeno serrale le porle dietro la battaglia, in cui fuiono disfatti i goti
«'goti usciti, e apertane una all'esercito e Totila ucciso: i goti avanzati dal con-
inqieriale, quando giunse alle mura. Ma Hilto passarono il Po, e fecero Teia re.
cambiato il ci vii sistema, e trattandosi Valeriano, mandalo ^ki Narsele, attaccò
d'esser meramente soggetti o a'goli o a' Verona; ma suscitali i franchi, ch'erano
greci, accadde allora in Verona l'islessis- qua e là in presidio per lu Venezia, ab-
swno veduto dal Malici alla sua età, in bandonò l'impresa. ProcuròTeia di muo-
altre città similmeole sorprese; cioè che vere il loro re in suo favore , ma aspi-
nel contrasto e nella pugna Ira ledue par- rando esso a far l'Italia sua non accon-
ti i cittadini restarono spettatori indilFe- sentì. Nel seguente 553 mori Teia valo-
renti, Abbandonati però i pochi inaperia- rosamente combattendo nelle parti di Na-
h, e dagli abitanti che non si mossero,
, poli, e con lui ebbe termine il regno de'
e dall'esercito, che vedute chiuse le porte goti in Italia , partendone i superstiti.
e i goti in armi, prese partito di ritirar- Perì pure il grande esercito di alemanni
si, perciò o rimasero uccisi, o precipito- e di franchi, condotto da'fratelli Leuta-
samente si geltarouo dalle mura. Questo ri e Rutilino, per rimettere o sostenere ì

fallo die' modo a Totila d'ingrossar l'e- goti: di Rutilino e de'suoi fu fatta strage
sercito, e gli fu principio di ujolti pro- orribile presso Capua. Battuto Leutari
speri avvenimenti, talché Giustiniano I ancora, mentre voleva ritirarsi, morì a
fu costretto a rimandar Belisario in Ita- Ceneda, o tra Verona e Trento, restan-
liacon poche forze. Nel qual teropoi fran- do consumato l'I suo esercito dalla peste.
chi occupatori della Gallia, cogliendo In questo modo a disposizione di Narse-
r opportunità del guerreggiarsi aspra- le e di Giustiniano I restò l'Italia. Vero-
mente li-a' goti e greci nelle parti inte- na dopo caduta de' goti prese 1' armi
la
riori, calarono in Italia, regnando su di per tenersi in libertà, e per difendersi da'
essi Teodiberto, ed occuparono l'Alpi Co- greci. Dopo la morte di Papa Pelagio I,
lie, la Liguria e una gran parte della Ve- avvenuta a'2 marzo 56o, seguì conflitto
nezia. Mandato poi Narsele in luogo di fra' greci e i veronesi, e restò presa Ve-
Belisario a comandate in Italia, entrato rona a'20 luglio, per cui Narsele da Ro-.
in essa coll'esercilo dalla parte della Dal- tua spedì due messi trionfali a Costaoli-
VOL. XGIV. 18
«74 VER VER
uopoli (Teofane dice nel S5S), colla no- re a quiete e sicurezza le provincìe rite-
titìa d'aver prese due fotti ciitù de'goh, nute. Spirati i IO anni, gli si andò pro-

Verona e Brescia; ma quanto a Verona rogando la podestà o per decennio o quin-


deve intendersi seguito il conflitto co'cit- quennio, finché visse. Questo fu il nuovo
ladini veronesi, dopo essersi mantenuti sistema reso necessario dalla condizione
un tempo in libertà , onde la loro città de'tempi, ma che lasciò come prima il

rimase coll'altre in potere de'greci. Con fondo dell' autorità nel popolo e nel se-
dotta digressione qui ragiona MalTeì, del* nato. Le Provincie poi conquistate, si dis-
l'origine della nuova città che più tardi sero soltanto ridotte in podestà del po-
prese il nome della regione e si chìainò polo romano. Anche il gius della mone-
Fenezia, per opera degli abitanti d' A- ta restò diviso, in quelle di metallo, ch'e-

Padova, di Verona, e dell'al-


quileia, di rano di maggior numero,segnando$i l'au-
tre città della T^enezìa più esposte a'bar- torità del senato. A questo era slata Ira-
bari, fuggenti il loro furore e per conser- sportala in gran parte l'aulorità de' co-
varsi italiaiki liberi, onde elessero pel pro- mizi e del popolo; alla qual mutazione
prio governo magistrali col nome roma- seguì pure il determinar la guerra, che
no di tribuni; non fu mai sotto dominio pure spettava al popolo, e l'invio de'pre-
alcuno , e restò sempre libera (lino al sidi nelle proviucie; trasferendosi così l'es-

1797). Asilo furon le lagune e isole ve- senza del governo da moltitudine inde-
nete alla più scelta gente di nobilissima teratinata a niulliludine scelta, per esse-
provincia , dominio
che per sottrarsi al re senato la parte più degna del popo-
il

de'barbari, e per mantenersi romana, vi lo. TuUavollu sempre continuò il nome


ti trasferii colle sue famiglie, e con qunu- e la distinzione delle tribù, ossia una cer-
to possedeva di piìi prezioso, per cui M«f- ta cura del beneplacito popolare. Fu ri-

féi proclamò la repubblica veneta, unica levante novità dì gran conseguenza,quan-


discendenza della romana. A tale effet- do le legioni e i soldati preloiiani comin-
to, con eruditissimo e grave ragionamen- ciarono ad elegger gl'ioipcratori; il che

to, egli volle correggere l'errore grande non fu altro, che un ripigliarsi la parie
e comune, di creder Roma passata dopo del popolo militante quel supremo aibi-
gl'imperatori a stalo regio, ed a monar- trio «Iella repubblica, ch'e>a prima slato
chia, mentre Cesare venne trucidato per di tutto il popolo. Ma tali abusive ele-
sospetto che ci pensasse. Augusto, che ve- zioni ebbero sempre bisogno della con-
ramente stabilì il principato e mutò la ferma del senato, il quale gli conferiva
forma di governo, non ricevè dal senato facoltà di far confederazioni, d'adunare
e dal popolo uè podestà regia, wh ditta- il senato, di dilatar
il pomerio della cit-
toria. I nomi trasmessi a successori di tà , quanto
e di far reputasse giovevole
principe e imperatore, erano d'antico uso alla repubblica. Continuarono sempre
nella repubblica: coli." si disse il i.° se- gl'imperatori ad esser capi della repub-
natore o i principali cittadini, col 2." il blica, e suoi perpetui generali, non mai
supremo comandante d'armata, signifi- signori; nulla a ciò pregiudicando quelli
cando pure duce o prefetto. Nome ù'ani- che si arrogarono tirannica e assoluta po-
tninistrazione fu solito di dare Augusto destà. Con nome di repubblica romana
al suo principato, cioè alla parte delle pro- continuarono a chiamarla gli scrittori del
vincia prese in sua cura, rimanendo l'al- V e VI che gl'impera-
secolo, dicendosi
tra in quella del popolo e del senato. Ta- tori la reggevano e governavano. Si ve-
le amministrazione non l'assunse in per* de nelle monete d'Onorio e di Valenti
petuo, ma peno anni, promettendo de- niano 111, continuata la solennità de'voli
porla prima se gli fosse riuscito di ridur- dcceunali^indicanle la coufermatione del-
VER VER ayi;

la decenne podestà. Ampliazione d'auto- tiaopoli: l'impero non era in arbitrio di


rità riceverono gl'imperatori dal farsi cou- Costantino l,nè consisteva nella sua per-
terire più magistrature e dignità, cumu> sona , né era possessione sua o dei suo
landò in loro la tribunizia, la pontifìcia, sangue, consisteva nella repubblica, ed
talvolta la censoria, spesso la consolare, era gius del popolo e del senato, di cui
con che ben mostravano di non aver egli era generale e rappresentante. Sede
punto la regia. Sedevano anch'essi iu tri- naturale e unica nella repubblica roma-
bunale, come gli altri giudici. Corona e na fu sempre Roma, uè altra esser po-
diadema (u introdotto come ornamento. teva. Gl'imperatori non ebbero residen-
Non pochi imperatori presero un colle- za determinata e fìssa, perché conveniva
ga non parente, il che ripugna alla mo- loro secondo il debito dcH'uinzio tratte-
narchia, in tal modo essendo incomunica- nersi dove l'occorrenza delle guerre più
bile. Essi non cercarono mai moglie nel- richiedesse. Che però Costantino istìnias-
le case de' re, ma nelle famiglie cittadi- se poter più facilmente far argine alle ua-
ne, alle quali diedero altresì le fìgiie e so- zioui orientali, dimorando sul Bosforo
relle. Teodorico all'incontro, qual red'I- Tracio, e ingrandisse per questo e nobi-
talia, tutti suoi parentadi contrasse con
i litasse Bisanzio, qual virtù potè mai ciò
altri re. La cassa degl'imperatori fu sem- avere per privar Roma del proprio, iu-
pre diversa da quella della repubblica : sito e iuseparabil diritto? Potè per que-
que'sta si disse erario pubblico, quella fi- sto Costantinopoli esser mai altro che una
sco privalo. Il senato conservò sempre la colonia di Roma, come lo confessa Pia
«uà maestà, e quando gl'imperatori tra- Ione? E non ebbe essa per grazia di con-
viarono, li condannò, dichiarò nemici del- seguire il gius italico, e che le fosse rin-

la patria, cassò gli atti. Le legazioni e l'i- novato da Valentiniano Ili imperatore
itanze s'indirizzavano al senato e agl'im- d'Occidente, benché già da tanto tempo
peratori. Quando questi furonoacclama- uno degl'imperatori fosse solito far quivi
ti tali dall'esercito, diversi di loro scris- dimora. Com'era mai possibile di tra-
sero al senato ritenere il reggimento se sportare la repubblica romana e la giu-
gli fosse piaciuto, convalidando la dignità ri»dizione sua senza trasportarRoma? Già
imperatoria. A'consoli, dal senato, e non Camdlo, incendiata e rovinata Roma da'
dagl'imperatori, furono seni predate l'in- gallisenoni, mostrò non potersi la repub-
segne, cioè i fasci e il bastone d' avorio. blica trasferir a Vej come si pretende-
,

Cassiodoì o e altri contemporanei, benché va, né esser ciò lecito neppur col traspor-
Teodorico non risiedè in Uoma, questa to di tutto il popolo e di tutti magi- i

chiamarono reggia di libertà, signora del- strati. Or da tuttocìò che segue? Segue,
le co«e, padrona dell'impero, così l'Ita- che quando da straniere nazioni fu fìnai*

lia. Né Odoacre, né Teodorico non vol- mente debellata l' Italia, distrutta la re-
lero chiamarsi imperatori, mentre il 2° pubblica, soggiogata Roma, l'impero ro-
con più. di ragione poteva esserlo: ma po- mano perì, s'annullò, s'estinse: allora co-
tendo Teodorico in virtù di sue ampie minciò essa a lasciar l'epoca di sua fon-
ed estese conquiste gioire d'autorità di- dazione, e a valersi della ciistiana. Col-
spotica e assoluta, non volle a$sun)ere un la sola presa di Roma fu troncato il ca-
grado il quale giuridicamente altro non po all'impero romano, come disse s. Gi-
era che un magistrato, e lasciava per na- rolamo, e senza capo non c'è più vita.
tura in repubblica l'Italia e Uoma. Riluce L'impero romano non continuò e non re-
da tutto questo perfettamente, quanto sia stò vivo in Costantinopoli, perchè il si-
falsa la volgar opinione, che Costantino gnor d'Oriente non fu imperatore ro-
1 trasportasse l'impero ruiuauoaCostau- mano, se uon fìucliè da Roma fu elei-

r,
276 VER VER
lo o approvato, e che riconobbe il sena- a sicuro ricovero, che poi divenne tanto
to romano per fonte dell'esser suo. Ces* potente e tanto glorioso, ciocia repubbli*
salo lutto questo, cambiata lingua, luo- cadi Venezia, chegiunse persino a signo-
go, governo e costumi, diventò quel di reggiar l'Adriatico e altri mari. — Distrut-
Costantinopoli regno greco; formato ben- ti o cacciati iamministrò e resse l'I-
goti,
sì con Provincie già soggette a Roma, ma talia per l'imperatore grecoNarsetea mo-

il cui imperatore non essendo più capo do di provincia, e non senza accumular
del popolo romano, e non più mantenen- gran ricchezze. Morto Giustiniano I nel
do la libertàe il dominio all' Italia e a 565, trovarono i lamenti degl' italiani e

Roma, imperatore romano non poteva le loro accuse tanta considerazione pres-
mai pretendersi senza una ridicola ripu- so Giustino II, che richiamò Narsete, il
gnanza di termini. Vero è bensì, eli' es- quale oltraggiato dall'imperatrice SoOa,
sendo lor continualo assai tempo il do- per vendetta invitò dalla Scandinavia i

minio di Roma, continuarono Papi a i Longobardi, che vagavano in varie par-


trattarli da capi della repubblica e come ti di Germania, a invadere e occupar l'I-

imperatori romani; non però perchè fos- talia, e per più eccitarli, come col vino
sero, ma
per eccilarli a mostrarsi tali, avea fatto Àrunte co'galli, mandò loro va-
per averne difesa contro longobardi. i rie specie di frutti e altri prodotti italia-
Queste verità, che forse a taluno liusci* ni. Giustino II Nar-
nel 5-68 successore a
ranno nuove, furono oltimamenle cono- sete mandò Longino col titolo
in Italia

sciute ne'tempi antichi, da'nominati dal d' esarca e residenza a Ravenna. Dalla
dottissimo Malfei. Dissero i romani a Nar- dominazione de'greci all'occupazione de'
sete: più utile è servire a'goti, che a'gre- longobardi, perde l' Italia ogni vestigio
ci, essendo quello de' secondi giogo più di repubblica universale e di magistra-
gravoso. Perciò, come imperatore roma- ture cittadine, venendo governala col no-
no potevo dirsi il greco e prelenderc d'a- me di duchi da governatori secondai i, ad
ver ragione sull'Italia, e di farla serva, arbitrio quasi in ogni città , e general-
quando il vero imperatore romano libe- mente inviati dall'esarca, non sempre dal-
ra all'incontro l'avrebbe costituita, e do- l' imperatore, come avverte Mitll'ei; seb-

minante sull'altre genti? Da tutto questo bene , credesi universalmente che i du-
risulta,che per l'originaria libertà di Ve- chi e l'istituzione de'tanti ducati venisse
nezia se ne deduca; poiché negli ultimi da'longobardi, i quali tuttociò trovarono
respiri e convulsioni che patì la repub- stabilito; solo esser probabile che altra
blica da Valentiniauo III ad Augustolo, mutazione non facessero, se non nelle cit-
e tanto più se dopo la morte di questo, tàda essi occupate di sostituire un loro
gente fu in che sapesse raccoglier-
Italia duca al greco. Propriamente duchi in Ita-
ei natura e per industria da
in sito per lia già sussistevano, e Narsete ne molti-
ogni aggressione sicuro, e quivi fondar plicòil numero, onde a lui devesi tal si-

governo, stabilir leggi, vincolar società; stema , secondo Maflei. Dalla Pannonia,
società e governo nati liberi interamente donata loro da Giustiniano I, scesero i

e giuridicamente; non potendo esser sta- longobardi in Italia col re Alboino nel-
ti gravati di soggezione all'impero roma- l'aprile 568, il quale già avea aiutato Niir-
no, non più esislcnte, e non al greco, ch'e- sete contro Tolda, insieme a 20,000 sas-
ra dominio straniero, e non avea però in soni e varie altre genti. E' credibile te-
Italia altro diritto, che quello potesse na- nessero la solila via dell'Alpi Giulie, per
scer dall'armi, per via di conquista. Così le quali calarono nella Venezia inferiore,
l'antica e nativa libertà romana poterono detta poi Friuli, occupando senza contra-
mantenere i vcucti^nel luogo da loro scello sto Furo Giulio. Passata la Piave s'im-
VER V ER 277
padrom tll Vicenza, di Verona, e dell'al- bre, e ne restò rovinato un pezzo delle
Venezia superiore, tranne
tre città della mura. Due mesi dopo un incendio furio-
Padova, Monselice e Mantova; poscia Mi- so distrusse gran parte di Verona. Dive-
lano e la Liguria piana, più tardi Ticino nuto nel 591 re Agilulfo, guerreggiò con
della Pavia nel seguente secolo. Alboino più duchi, fra'quali Zangrulfo duca de'
divise la sua residenza tra l'avia e Vero- veronesi, che non meno degli altri ne ri-
na, anzi in questa fermò il suo ordinario mase vinto e ucciso. Poco dopo la città
soggiorno, e dove nel SyS o nel 574 nel fu grandemente afflitta da contagioso
palazzo regio lo fece uccidere la moglie morbo. Indi Agilulfo soggiogò alcune cit-
Rosimonda, per vendicar il padre Cuni- tà della terraferma della Venezia, che e-
mondo re de'gepidi. Vollero i longobar- ransi mantenute col presidio greco, fra le
di trucidar la regina e l'omicida lleltni- quali Padova, che fece barbaramente bru-
clie, saccheggiando il palazzo: ma essi sep* ciare e distruggere, onde gli abitanti si
pero custodirsi nella città, finché il tu- trasferirono parte a Ravenna, e parte a
multo si quietasse, avendo intanto spedi- Rialto, ad Olivolo e ad altre isolette che
to all'esarca Longino, che mandò subito andavano formando la città di Venezia.
barcaarniata,collaquale fuggironou Ra- Fu Agilulfoili.°re longobardo che a per-
venna, colla figlia Alsuinda e tutto il te- suasione di Teodolinda abbracciò la re-
soro de'Iongobardi; ma poi incontrarono ligione cattolica, ed è credibile che col
tragica e miserabii morte. Cessato di vi- suo esempio il simil facesse la maggior
vere il famoso conquistator d'Italia e fun> parte de'suui. Il re Rotari si rese celebre
datore del regno de'Iongobardi, fu sepol- per le sue leggi, pel i
."
di sua nazione, co-
to nella stessa Verona , in monumento minciando con esse il corpo delle longo-
sotto una scala contigua al palazzo; se- barde; espugnò Oderzo e l'atterrò, mo-
polcro conservatosi chiuso per 200 anni, rendo nel 652 o nel principio del 653.
dopo i quali fu aperto dal duca Giselber- I longobardi furono fierissìmi, supersti-

to per vederlo, e per trarne la spada e ziosi, crudeli nemici du'cattolici; divenu-

qualche ornamento. 1 longobardi elesse- ti italiani e cattolici si ammansirono, fab-


ro re in Pavia Clefo, che per le sue cru- bricando e dotando chiese e monasteri.
deltà venne ucciso nel SyS; non gli die- Sotto di loro si andarono perdendo i ve»
dero successore, facendo governar la cit- stigi delle famiglie romane, e poco a po-
tà da'propri duchi. Durò l'interregno io co dell'antiche discendenze si smarrì o-
anni, e nel 584 ^^ proclamato re Aula- gni traccia; il che nacque man- dall'esser
ri figlio del defunto, e d'allora in poi Au- cati nomi gentilizi, poi detti cognomi,
i

turi fece di Verona l'ordinaria sua resi- pe'quali si mantenevano quasi per tradi-
denza, sebbene in seguito per lo più fu zione le notizie. Svanì dunque in Italia
sede regia Pavia (^^.). In Verona Anta- l'uso de'cognomi, e forse unicamente in
ri celebrò con gran solennità le nozze con Venezia, come di soli italiani anticamen-

Teodolinda diBaviera, intervenendovi fra te composta^ e senza mescolamento e di


gli altri duchi Agilulfo, che poi il succes- pochissimo commercio co'barbari, qual-
se. Inoltre in Verona abitavano i con- che traccia di gentilizi nomi non mancò
giunti regi, poiché vi fu ucciso Ansai co- mai del tutto. Verso il XII secolo, affer-
gnato del re. Childeberto II re de'fran- ma MalFei, in più parti d'Italia si ripre-
chi gli mosse guerra e prese alcuni ca- de'cognomi, e l'uso si an-
se l'uso antico
stelli nel Trentino e nel Veronese. Nel dò ditfondendoe regna tutta via, solamen-
589 Verona e gran parte d'Italia fu tra- te in Italia sussìstendo i nomi gentilizi al-
vagliata dall'inondazioni maggior e- : la la romana. Maffei impugna l'asserzione,
scrcscenza dell'Adige avvenne a' 17 ollo- lipeluta da più scriltori , che agli stra-
278 VER VER
nieri Jebbasi altribuire tuttooib che in in Italia il re Pipino il Piccolo, contro i

buono o di reo si è poi fatto. Co*


Italia di longobardi, e riportando vittoria sforzò
n>e pure confuta l'attribuire l'esser no* Astolfo a promettere di non molestar piìi
stro, quasi per progenitori debbansi ibar* la Sede, e di restituire Ravenna e le cit-
8.

bari da noi riconoscere; e che da essi di- tà che ne dipendevano di che poi non ;

scendano la maggior parte degl' italiani tenendo fede, e invece assediando Roma,
de' nostri giorni, mostrandone la falsità, tornò Pipino e l'obbligò ad eseguire il
poiché il numero de'barbari che propria- promesso, e fu allora consolidato il do-
mente in Italia allignarono, fu assai mi- minio temporaledella Chiesa romana sul-
nore di quanto erroneamente si crede. l'esarcato, sull'Emilia, sulla Pentapoli e
Costoro non vennero in numero che a« sulle città state de'greci. E" singolare, os-
Tesse proporzione co'milioni di persone serva Maflei, che non mancarono scrit-
the abitavano l'Italia da un capo all'al- tori, come Giannone, che per esser legit-
tro;uè per questo è da far meraviglia che timo l'operato da Pipino, chiamato do-
ne occupassero e poi ne ritenessero sì nazione, dovea esser fatta non da Pipi-
gran parte. 1 longobardi col poco loro nu- no, ma da Costantino I, perchè di questi
mero si seppero difendere da tutti i loro erano que*paesi;dov'è mirabile che di Co-
•vicini coli' armi. Non fu però da' longo- stantino I fossero anche a tempo di Pi[)i-
bardi ripopolata l'Italia di nuovo, che an- no, e niente meno il non avvertire che
grandissima parte non occuparono
si in invalida e ridicola sarebbe stata tal do-
giammai. Nei nomi barbari bastano tal- nazione, se fosse venuta da Costantino I,

volta per far fede della discendenza, per- il quale, come imperatore romano, nien-
chè gl'italiani ancora alcune volte gli as- te a vea di suOj fuorché il patrimonio pri-
sunsero, o per parentela o per compia- vato; e privati patrimoni furono quelli in
cere agli stranieri. L'Italia non cambiò fatti ch'egli donò, cioè terreni e fondi. Il

religione, linguaggio e vesti: all'incontro Muratori errò nel dichiarare l'indole del-
i barbari col tempo si uniformarono al- la donazione o restituzione di Pipino, uno

la religione e agli usi nostri. Da' longo- de'fondaraenti della Sovranità tempora-
bardi fu portato in Italia il (."seme de' le clePapi(P^.), e parte importantissima
feudi giurisdizionali. L'altra specie di feu- del diritto pubblico europeo nel medio
di,che consìste in fondi dati dal princi- evo, attribuendo a're franchi l'alta signo-
pe, o vincolati a lui con certe condizioni, ria del principato della s. Sede. I Papi
ebbe origine da'romani. li patrimonio de' riceverono intero e assoluto il dominio,
re longobardi formavasi colla metà delle nou soggetto, né allora né poi, a niun le-
rendite godute da'duchi. Regnando Cu- game di feudale dipendenza verso la mo-
niberto si ribellò Ansfrit, che dopo usur- narchia francese. Imperocché, dice Maf-
pato il ducato del Friuli, tentò di tarsi feì, non si trova menzione alcuna in mo-
re, ma preso in Verona , fu accecato e numento veruna sorte che Pipino fa-
di
mandato in esilio. In tempo del re Liut- cesse la donazione con restrizione e riser-
prando, sotto i! quale giunse al più alto va di sovranità, come si é poi specidato
punto la grandezza e la forza de' longo- modernamente; e ben Pipino a vea rice-
bardi, fiorì in Verona Teodelapio di san- vuto assai maggior beueficioda'Papi. Pi-
ta vita e dotato di spirilo profetico. Il pino non chiede altro in contraccambio,
re Astolfo deliberato di ridurre tutta l'I- che preghiere per l'anima sua, e il titolo
talia dimezzo indominiosuo, $'impadro- di Patrizio di Roma (K), cioè difenso-
nì di Ravenna e dell'esarcato, minaccian- re de'roniani. E' quindi falsa l'opinione
do anche Roma. Papa Stefano II detto di certi scrittori, nel pretendere di soste-

Ili invocò l'aiuto de' franchi, onde calò nute, che Pipino cedesse il solo utile do-
VER VER 279
minio. Mot lo Astolfo senza prole, gli suc- Verona pure ancor ti teneva, prese seco
cesse non senza contralto Desiderio col un grosso distaccamento di gente scelta,
favoie del Papa Stefano II detto HI nel e venne ad attaccarla. poche longo- Ma
7 56, al quale promise rendere alcune cil- barde milizie e non aven-
in essa essendo,

là dal predecessore trattenute; ma poco do voluto gli abitanti prender l'armi per
durò la sua gratitudine e buona fede, a- conservare un dominio nel quale essi niu-
spirando a ricuperare il perduto, minac- na parte avevano, fu forza che Auctario
ciando d'attaccar Roma. Papa Adriano abbandonasseognidifesa,eco'fìglidiCar-
I si preparò alla difesa e ricorse al re de' lomanno si ritneltesse nelle sue mani. A-
franchi Carlo Magno , successo a Pipino delchi fuggì per acqua, e se n'andò a Co-
suo padre, invitandolo a venir in Italia stantinopoli; né lasciò poi di ritornare, e
per liberarla d.d dominio longobardo, e di far invano qualche tentativo. Cadde

far acquisto di sì bel regno. Carlo Ma- quasi negli stessi giorni Pavia, avendo for-
gno per pili vittorie e conquiste già po- se l'espugna/ione dell'una di queste cit-
tentissimo, venne tosto nel 778 con nu- tà tolto l'animo a chi difendeva l'altra:

meroso esercito, irato ancora con Desi- rimasovi Desiderio prigione, fu condotto
derio per aver accolta la vedova e i figli in Francia, ove il rimanente de'suoi gior-

del fratello Carlomauno aspiranti alla me* ni privatamente condusse; vi fu anche cout
tà del suo regno. Si oppose Desiderio al- lui condotto Paolo Diaconoscrittore del-
l'imboccatura de'monti, ma per confusio- l'istoria de' longobardi. Variano quanto
ne e timor panico nato nella sua armala, al tempo gl'istorici, ma pel documenta
abbandonò con precipitosa fuga lutto il pubblicato dal MafFei, nell'aprile 77.4 né
paese a'nemicì, e alla difesa di due sole Pavia né Verona erano slate prese. Seb-
piazze si ridusse; Pavia dove andò egli
, bene comunemente si voglia il fine del
a rinchiudersi, e Verona ch'era fortissi- regno longobardo nel 778, con piò cer-
ma sopra tutte le città de* longobardi, e tezza si deve riconoscere nel 774- 'u tal
nella quale si ricovrò il suo figlio Adel- (nodo di questo regno rimasero signori i
chi o Adalgiso già dichiarato re e asso- franchi; e Carlo Magno ampiamente cod-
ciato dal padre al regno fin dal 3.° anno fermò alla Chiesa romana ed a' Papi le
dacché regnava, e non pare nel 767: ven- restituzioni e donazioni fatte da suo pa-
nero con lui la vedova e due figli di Cur- i dre Pipino; non mai, come inventarono
lomanno,con Auctario personaggio fran- maligni scrittori, furono i Papi feudata-
co, che gli avea accompagnati, quasi per ri di Francia, e niun legame di feudale

celebrarvi, egli ultimo re de*loiigobardi,i dipendenza ebbero con nessuna menar*


funerali del regno de'longobardi,coraee- chia, la loro originando dalla spontane.i
ravisi recalo ili." quasi a portarvi la fon* devozione e riconoscenza de'popoli, ve-
dazione di esso in trionfo. I duchi torna- nerandoli difensori dell'Italia, dal giogo
rono alle loro città, e umiliandosi al Pa- de'greci e de'Iongobardi, e veri loro pa-
pa, cercarono d'assicurarsi col suo favo- dri e solleciti protettori. De'molti duchi,
re; ma Carlo Magno cinse Pavia di stret- sotto i quali fu in sì lungo tempo Vero-
to assedio, e passò in esso tutto l'inver- na, 3 soli ne conobbe l'esimio patrio sto-
no, al. fin del quale vedendo l'impresa ti- rico: Zangrulfo già nominato, ne' tempi
rare in lungo, portò rapidamente, seb-
si de'primi re; Giselberto ne'terapi dell'ul-
ben con molta comitiva, a Roma per la timo, che fu quello che aprì il sepolcro
solennità di Pas([ua, dove fu ricevuto co d'Alboino, come dissi; e Lupone di tem-
me in trionfo. Pochi giorni vi si tratten- po incerto, che fece in Verona una pia
ne, e tornò a Pavia per consumar l'im- fabbrica. Che sotto longobardi si battes-
i

presa: prima d'altro però sentendo che se moneta in Veroaa non « da dubitara
28o 'VER VER
per più ragioni, e chiara è la prova che supposto suo sepolcro. Gli successero
trovasiin quella di Treviso, nel documen- gl'imperatori Carolingi, anco nella signo-
to della quale si nomina Lopulo mone- ria diVerona, sotto quali visse felice- i

tarlo di Verona, e per occasione de'con- mente. Morto l'imperatore e re d'Italia


fìni si ricorda la pubblica zecca. Fu in Carlo III il Grosso nell'BSB, con lui
questo tempo che passò al tratto marit- firn la discendenza di Carlo Magno di re-
timo della Venezia, esente dal giogo de' gnare ed allora Verona si sot-
in Italia,
longobardi, e consistente in isole da Gra* trasse dalla dominazione de'franchi e ri-
do a Capo d'Argine, l'antico nome di P^C' pigliò il suo governo sulla foggia di re-
nezia. In più scrittori, come que' dell'i- pubblica, composta dell'intera provincia.
sole, e specialmente della città , per di- Nello slesso 888 Berengario I figlio di E-
stinguerli dalla provincia terrestre, ven- berardo duca del Friuli fu coronato re
gono chiamati /^e«e;/«.Tuttavol la si tro- d'Italia in Pavia, ed in essa stabili la sua
vano detti f^enefici anche quelli della residenza: indi nell'BqS sottomise Vero-
provincia. Il INlafiei non progredì la sto- na colla provincia al suo dominio, vi sta-
ria di Verona, oltre i tempi della venu» bilì la sua corte, ed innalzò a propria si-

la in Italia di Carlo Magno, per due tnot curezza il castello di s. Pietro, al presen-
tivi: l'uno, che pe'susseguenti secoli 1' i- te Castel Vecchio. Tuttavolta contento
storia di Verona e di altre città fu pure del giuramento di fedeltà, lasciò a'vero-
in qualche modo dove quel-
già lavorala; nesi pieno arbitrio ili governarsi colle
la degli antichi tempi può dirsi che an- proprie leggi, Lodovico III figlio di Do-
cora non si avesse: l'altro, ohe dovendo- 8òne re d'Arles e di Provenza, fu uno de'
si d'ora innanzi pescare per lo più nelle competitori di Berengario al trono d'I- I

carte pecore, ed essendo queste o inedile talia, e dopo la vittoria riportata sopra
o mal pubblicate, sarebbe stalo necessa- quest'ultimo, neir8gg si fece coronare re
rio aggiungere alla Verona illustrata un e nel gei imperatore. Ma Beretìgario I,
gran tomo di documenti, il che non era che la fama avea pubblicato morto, sor-
dell'assunto e sistema degli editori. Ora prese nel CjOT. il suo avversario a Vero-

dunque a me non rimane, che con ge- na, ove faceva la sua residenza e dopo ;

nericied isfuggevoli cenni proseguire e avergli rimproverato la tradita fede, di


giungere a'nostri giorni; e quanto a'gran- non rientrare in Italia, gli fece cavar gli
di avvenimenti, riguardanti pure Vero- occhi nel 904. In processo di tempo pe-
na ,
ponno supplire i tanti relativi arti- rò gli restituì la libertà, e lo lasciò tor-
coli, anco pe' discorsi. nare in Provenza. Berengario I ristabi-
Di venuto Carlo Magno padrone del re- Verona,
lito nella signoria d'Italia e di

gno longobardo, prese il titolo e la coi'o- nel gì 6 divenne imperatore, coronatoda


na di re d'Italia, e Verona rimase sog- Giovanni X Papa, tenendo per lo più in
getta a'Carolingi i 1 Ma-
1 anni. Indi Carlo Verona la sede. Riportò alcuni vantaggi
gnocostiluì re d'Italia il figlio Pipino, dal sugl'infedeli arabi e ungari, che aveatio
Papa Adriano I unto re nel 781 ; e Pi- usurpato suoi stati. I suoi sudditi sem-
i

pino fissò la residenza reale in Verona, bravano felici; ma grandi, gelosi della i

che perciò divenne la capitale del regno sua nuova autorità, gli suscitarono. altro
d'Italia, e rimase tale anche ne'tempi po- competitore in Rodolfo II re della Bor-
WeirSoo Papa 8. Leone III rin-
steriori. gogna Transj<n'anii, il quale nel g?. in- t

novò l'impero romano d'Occidente e ne vase 1'


Berengario
Italia. gliene dispu- I

proclamò imperatore Carlo Magno. Di tò da prode il possesso, ottenne anzi so-


Pipino e di sua n)ortc parlai superior- pra di lui una grande vittoria a Firenzuo-
mente, di quanto fece in Verona e del la o'ig loglio ()'ì3; mu quando appunto
VER VER 28t
resercilo ili Rodolfo li era già in piena mise loro i soccorsi di Berengario 11, e
rotta, il conte Bonifazio suo cognato, gli ispirò loro la risoluzione di scuotere l'in-
comlusse un polente rinforzo, col quale «opporlabile giogo. Ainadeo ardì pure di
piombò sui vìnciioi'i, li sconfisse alla sua presenlarsial re, indagando ledisposizio-
volta, poscia Io privò del regno, e costrin- ni de'suoi cortigiani: ritornò poi in Ger-
se Herengario 1 u tipiiitiiein Verona, cli'e- mania e animò Berengario II all'impre-
ragli soltanto rest<ita. Qua fu egli iniìe- .sa. Questi nel C)^5 entrò in Italia pel Tren-
guiio dalla rabbia de' suoi nemici e da' tino, ed il suddetto Milone conte Ve-
tli

soldati di Lotlovico ili, i (piali lo prese- rona si dichiarò per lui, facendo allret-
ro nella chiesa di s. l'ietto di Castello, e tanlo (|uasi tulli i prelati d'Italia. Invita-
l'assassinarono nel marzo g •24, pei' ni ez- to Berengario II a recarsi in Milano, vi

zo dì rianiberto, di cui tenuto egli avea fu accolto con entusiasmo da una dieta
il figlio al s. fonte, ed al quale avea per- <li grandi feudatari d'Italia. Disperando
donato la slessa congiura di cui restò vit- Ugo di potersi difendere, olFrì di rinun-
tima, poiché eragli stala rivelata il gior- ziare la corona in favore di suo figlio Lo-
no prima dell'esecuzione. Nel secolo pas- tario,che meritato non avea com'egli l'o-
salo sopra un'arca antica di pietra posta dio del popolo. Tale proposizione fu ac-
fuori di delta chiesa, fu scritto giacervi cettata nel 947» G parve che per alcun
sepolto Berengario I.ConvieneJVlaireiche tempo Lotario regnasse; ma la vera au-
quell'imperatore fu ucciso Verona, ina in torità era in nelgSo
Berengario II, finché
non si ricava da Liulprando il luogo del- morì Lotario non senza sospetto di vele-
la morte, né dei sepolcro. Solo disse quel- no. Berengario II ricevè il giuramento di
l'istorico, che una pietra posta avanti al- fedeltà de' veronesi, cui lasciò l'antico reg-
la porta di certa chiesa riteneva le mac- gimento, e si fece coronare a'i5 dicem-
chie del suo sangue, onde scrisse poi il bre dell'istesso anno con Adalberto suo
Sigonio, come non potè tal sasso lavarsi figlio. A questi die'in isposa Adelaide ve-
mai; però convien dire sia poi riuscito di dova di Lotario, che poi perseguilò;on-
trovar miglior acqua, mentre a'iempi di de la regina si pose sotto la protezione
Matfei non più si vedeva tal meraviglia. d'Ottone re di Germania, per cui si
I

Allora governo di Verona passò in ma-


il trasse addosso un nemico più formidabi-
no di Milone capitano della milizia del le del vinto. Ottone entrò in Italia nel 1

principe trucidato, che la ressefìnchè tor- 95 1, penetrò senza resistenza sino a Pa«
nò Rodolfo Il nella penisola. Uodolfo II via, capitale di Berengario II, e vi sposò
restato re d'Italia senza conipelilore, an- la regina Adelaide. Nondimeno fu costret-
ch'egli si conienlò del giuramento de' ve- to nel 9^2 tornare in Germania, seguito
ronesi di fedeltà, lasciandoli governarsi da Berengario II, che fidando nella ma-
colle proprie leggi; il che permise pure il gnanimità del suo vincitore, andò a chie-
successore Ugo d'Arles nel 926, il quale dergli amistà e la restituzione di sua co-
si associò al regno il figlio Lotario. Que- rona con quelle condizioni che gli fosse
sti avvertì Berengario II marchese d' I- piaciuto imporgli. In falli Ottone I rese
vrea e nato in Verona da Gisela fìszlia di l'Italia a Berengario II, feudo ma come
Berengario l,di fuggire, perchè suo pa- dipendente da Germania, e riservò per
dre avea ordinato d'accecarlo. Recatosi se Verona e la sua provincia, che erigen-
in Geimania presso Ottone l il Grande, dola in marchesato indipendente, si dis-
da di là incominciò nel g^3 a sollevar se /«t Marca di Verona, perchè l'ingres-
gl'italiani contro Ugo. Indi A madeo gen- so gli schiudeva di tale regione. Così Ve-
tiluomo lombai-do, scorse sotto mentite rona, dopo aver partecipalo alle calami-
spoglie le corli di lutti i feudatari, prò- tà che accompagnarono l'impero de' re
a8a VER. VER
d'Italia, in un tuibolentissirao perìodo quale autorizzò Duello (^.), per ter-
il

che travagliò Tltalia tutta misern mente, minar le liti colla spada. Si riformaro-
passò nel dominio degl'imperatori tede- no e si sancirono nella dieta alcune co-
schi, anche per esser poco dopo sotten- stituzioni, che aggiunte poi furono al co-

trati nel possesso deiregno italico, però dice Longobardo col titolo di Decreti
,

continuando Verona a reggersi colie sue de' Comizi P'eronesi. Dalla nipote d'Ot-
leggi. Imperocché, volendo Berengario tone I, Luitgarda, nacque Brunone det-
]l punire i feiul.itari, eh' eransi dichia- to di patria vengiano e sassone il cui ,

rati contro di provocò di bel nuovo


lui, padre fu Ottone marchese di Verona, che
la collera d'Ottone I. Il figlio di questi soleva risiedere in essa. Dice MafFei, non
Ludolfo conquistò nel g^G quasi tutta sarebbe però improbabile, sebben sasso*
la Lombardia, e spogliato avrebbe Be- ne di nazione, fosse nato in Verona. Il cro-
rengario Il di tutti isuoi slati, se la mor- nografo d' Hildesheini scrive che Ottone
te non avesse troncato nel gSy il corso Marcam/^eronensemsen>abat,q\ìaìMar'
de' suoi prosperi successi. Quattro anni ca Veronese fu poi delta anche Trevigia-
dopo. Ottone I entrò in Lombardia, e na ossia di Treviso (F.). Ottone si vol-
Berengario II,privod'esercito,corse a rac- le ancora duca di Franconia e duca di

chiudersi nella fortezza inespugnabile di Carintia.Quantoa Brunone, nel 996 me-


«. Leo, poi del ducato d' Urbino. Asse- ritò d'esser creato Papa col nome di Gre-

tliafovi per lungo tempo da' tedeschi, fi- gorio F, è le sue virtù gii procacciaro-
lialmente la fame ad arren-
lo costrinse no r altro di Gregorio il Minore. Nel
dersi nel 964- f " mandato con sua mo- I o5o Papa S.Leone IX, reduce dalia Ger-

glie Willa nelle prigioni di Bamberga, mania, si recò in Verona e vi celebrò le m


dove morì 966. Suo figlio Adalber-
nel feste del s. Natale, e quindi passò in Ve- ,^|
to continuò per qualche tempo ancora a nezia a venerar il glorioso corpo di s.

inquietar» tedeschi, finché venne costret- Marco, ciò che altri ritardano al io53.
to a riparare alla corte di Costantinopo- In Verona si recò pure Papa Pasquale
li. Già Ottone I nel 962 era stato coro- II neli 106, proveniente da Parma, per

nato imperatore da Papa Giovanni XII, passare in Germania, ma avvisato ivi che
questi trasferendo cosi l'impero ne're di Enrico V imperatore pareva poco dispo-
Germania stabilmente. Sotto di lui Ve- sto rinunziare all'enorme abuso dell'in-
rona respirò alquanto, poiché vi costituì vestiture ecclesiastiche, giudicò miglior
una nuova maniera di governo, con re- partito il recarsi per la Savoia in Fran«
star però sotto l'imperatore ed a lui sot- eia. Non pare esalto il riferito dal iVo-
toposta; bensì principiò allora in Vero- vaes.che tale determinazione prese il Pa-
na un consiglio composto d'8o cittadini, pa pel tumulto insorto in Verona, dal
a cui apparteneva l'amministrazione ci- quale conobbe che tedeschi gli tende-
i

vile e. criminale della città e della pro- vano insidie per sostenere le conJannate
vincia; ed un altro consiglio di 88 per- investiture, cioè per lo meno gii enricia-

sone intitolate sapienti alla guerra. Di- ni giacché non lo trovo confermato in
,

ce il Castellano, che Ottone I proclamò altri storici. Nel 1117 terribile terremoto

la sua indipendenza, in un a quella del conquassò tutta l'Italia, e di Verona si

territorio, erigendolo in marchesato. In [ìQ^cujus vi magna Harenam, sìve Am-


seguito Verona si governò a comune, re- phitlieatrumambientis porticus exterio-
stando 1' alta signoria negl'imperatori. ris, quam Alam vacante pars magno

L'imperatore Ottone II, figlio del prece- cum fragore ad solimi nsqnc prostrala
dente, tenne una dieta nel 983 in Vero- est. Continuando Verona nella soggezio-

na, di principi italiani e tedeschi, nella ne imperiale, regnando Federico I soste-


5

VER VER a83


nitore degli antipapi, nemico e pctseeii- pide presso l'Ughelli, col novero delle re-
toie (Iella Chiesa e ile! Papa Alessandro liquie collocate nell'altare e l'indulgenza
111, iieli 164 Verona con alcuni altri po- concessa a'visitanti. Nella biografia diPa*
poli (Iella Marca Trevigiana e di Loin- pa Lucio ///e di sopra narrai come da
bardia,si levò dalla sua ubbidienza, e cac- rdletrineì 1 1 84 si recò a Verona e quan-
ciati i suoi commissari si pose in libertà^ to vi fece, celebrandovi quel concilio che
governandosi per se stessa, co'podestà e- dirò alla sua volta. Ivi si abboccò coll'im-
da lei e per l'ordine de'suoi decurio-
letti peratore Federico I sopra gli affari del-
ni.Quindi, oltre veneziani, veronesi,i i i la repubblica cristiana, e di suo concer-
padovani, vicentini con tutta la memo-
i to emanò la bolla per l'estirpazione del-
rala marca si collegarono contro l'impe- l'eresie /^c/rtZ'o/e/ir//?/?» dh'ersarum hae-
ratore scismatico, non potendo più sop- resum pravi ta(ein,(ìala circa nel novem-
portare la tirannìa di lui; ([uale dopo la
il bre 184, Bull. Rom.y
I t. 3, p. g, e sul-
distruzione di Tortona, di Crema, dì Mi- imperoc-
l'origine deir/«<7M/5/zio«e('/^jy
lano, avea recata tutta la Lombardia in ché fu trovalo indispensabile porre un e-
servitù, spogliando i popoli de'beni loro, nergico freno ad arrestare le varie ere-
facendo altresìo permettendo vergogna, sie, che aveano cominciato a diffonder-
oltre alle mogli, alle figlie di esse che sta- si in vari luoghi. Ivi nel mercoledì delle

vano ne'moousleri, ed espone vale alle vil- Ceneri del i 184 creò cardinali Bosone^
La lega fu denominata Lom-
hiiiie di altri. Mcliore o Migliore, Cattaneo veronese,
barda, e oltre modo si ralForzò, per ope- il proprio nipote Bandinellio Paparo-
ra de'veneziani, cu'popoli diCreuiuna,di «/,Diana, Nigelli, Paltinieriy e vuoisi
Mdano, di Piacenza, di Brescia, di Ber- anche un Raniero detto il Piccolo. Nel
gamo, di Ferrara, acquali aderivano con Bull. Roni., t. 3, p. 9 e seg., si leggono
gli animi gli altri lombardij coraechè per 6 bolle di Lucio III Datniìi /^eronae,ì^
allora non si dichiarassero per tema del i/del 3 marzo c84i l'ultima de*23 no-
I I

fiero persecutore; di che egli avvedutosi, vembre i85, che però vuoisi emanata
I

mentre stava per entrare in battaglia co' nel 83 in Velletri o in Anagni: due so-
I 1

veronesi, fuggì vergognosamente dal cam- no pure sottoscritte dai 5 cardiuaii pre-
po a sua gran confusione. Quando po- i senti in Verona. A'4 novembre 1 185 il
poli si videro per decreto pontifìcio sciol- Papa si condusse insieme all'imperatore
ti da ogni vincolo di sudiJitanza a Fede- e alla maggior parte de'vescovi nella chie-
rico I, fu allora che scossero il suo insop- sa cattedrale, ove Gerardo arcivescovo di
portabile giogo, e si strinsero nella lega Ravenna pubblicamente espose lo stato
Lombarda per concertare di comune ac- infelice del nuovo regno Ialino di Geru-
cordo il combatterlo, difendere i propri salemme. Lucio III morì in Verona a'a
diritti, quelli della Chiesa e del Papa, re- novembre i85 e fu sepolto nella catte-
I

stando solo Pavia in fede all'imperatore. drale, al modo giù discorso nel descriver-
La lega, di cui parlai in tanti luoghi, va- la. Senza vacar la sede, iu Verona fu e-
lorosamente riuscì nell'impresa, abbattè letto Papa nello stesso giorno (altri, co-
l'imperatore e lo costrinse alla famigera- me diiò nella serie de'vescovi, ritardano
ta pace di f^enezia {l.). iNella (piale oc- l'elezione a'7 dicembre, ma sembra er-
casione, Alessandro III da tal città si re- roneamente) Urbano III e coronato in s.

cò Verona, ed a'26 luglio 1 177 cunsa-


in Pietro di Castello il 1
."
dicembre, nella
gi'ò l'altare maggiore di s. Maria Anti- quale cantò messa a' 4 api ilei 186. Nel 1

ca, assistilo dai 5 cardinali, presente Er- Sabato della Pentecoste di tale anno vi
manno marchese e signore toliut Mar- creò cardinali Borbone,
iS'/(//[yde'conti di
chiae VerorKìisis^ come leggo nella la* e Gctnclolfo. Il Novaes avverte che alcu-
2

a84 VER VER


ni gii escludono dal cardinalato, ma io ne legati, e verbalmente con gran fervore ec-
feci le biografie col Caidella, ed in vece citò iprincipi cristiania prender 1* armi
quello riporta, che Urbano III creò car- in aiuto di quelli di Terra Santa, ed a
dinali Bobone Romaro,e Folmaro eletto tal elletlo si conduceva a Venezia, quan-
arcivescovo di Treveri. Il Cardella regi- do sorpreso da grave infermità in Fer-
stra lo dignità cardinalizia di Bobone con- rara terminò insieme colla vita le sue a-
ferita da altro Papa; e quanto a Folma' postoliche fatiche. Dipoiavendo croce- i

ro o Formoso, riferisce che il Pagi asse- signati perduto anco Daraiata nella Si-
lisce nei Breviario storico che lo creò ria, il Papa Onorio III nel 1222 tenne
cardinale nel «abatodella Pentecoste del- congresso in Veroli con l'imperatore Fe-
l'ordine de'preti, e nella seguente dome- derico 11, in cui stabilirono la promulga-
nica, che di presente sarebbe quella in zione d'una nuova crociata, ed'invit-ire
cui cade la festa della ss. Trinità, come tutti i principi cristiani a riunirsi in Ve-
nota il Cardella, lo consagrò il Papa ar- rona, per trattare dell'intero ricupero di
civescovo di 'yVeve/v, nel qual articolo ne Terra Santa e dellosterminiode'saraceni;
riparlai, quindi lo fece legato di Sciam- riunione che non ebbe luogo, perchè Fe-
pagna. LaqualeorJiiiazioneiniuiicò l'im- derico Il divenne persecutore della Chie-
peratore Federico I, per avere investito sa e de'Papi. Nel 1280 i padovani diven-
iiella sede di Treveri Rodolfo. Dall'altro nero nemici acerrimi de' veronesi, dopo
canto il l'apa in Verona gravemente si over conclusa e giurata co' cittadini di
lagnò di sue operazioni e per ritenersi il INIantova e con Azzo Novello marchese
patrimonio della gran contessa Matilde d'Este una forte lega. Conquistarono su-
lasciato alla Chiesa romana, ricusandosi bito Legnago, preceduti dal Carroccio e
di coronargli il figlio Enrico VI s'egli pri- dal loro podestà Stefano Badovaro, ac-
ma non deponeva la sua corona. Bensì compagnato da molti fuorusciti verone-
concesse a Enrico I! re d'Inghilterra d'in- si. Passato notabile tempo padovani si i

coronare re d' Irlcinda un de' suoi llgli. pacificarono co'veronesi, e Legnago tor-
IN'el Bull. Rotti, t. 3, p. 17 e seg., trovo nò all'antica dotninazìone di questi ulti-
1 2 bolle colla Daluni Feronae: la ," ch'è t mi. Le tremende civili e sanguinose fa-
l'enciclica all'Episcopato di partecipazio- zioni de' Guelfi e Ghibellini per lungo
ne della sua elezione, porta la data de' 1 tempo straziarono anche Verona, ove re-
gennaio o meglio dicembre n 85, l'ulti- cossi nel f?.3q Federico II gran fautore
ma quella del ." agosto 1 187. Quattro
1 de'ghibeliini. famoso Eccelino o Ezze-
Il

bolle sono sottoscritte anche da'cardinali Imo III da Romano


detto il Feroce, di
presenti in Verona fino al numero di 16. cui parlai pure a Treviso e Venezia, si
Urbano III dopo aver fatto in Verona mostrò fin dalla tenera età il più appas-
quanto dissi nella sua biografia enei pria» sionato pel ghibellinisnio. Di questa fd-
cipio di quest'articolo, poco dopo ne par- zìone essendo veronesi potenti Monlec-
i

tì per Venezia , onde nkettere in ordine chi, nel 1225 o nel 1226 introdussero in
l'armata navale che doveva portare soc- Verona Ezzelino III, il quale ne cacciò ^m
corso a' cristiani d' Asia. Di là passò in il conte nizzardo da s. Bonifacio, capo del |H
Ferrara, ove morì di pena a' 19 ottobre p^irtito guelfo (nitri dicono eh' era stato
dello slesso 187. Ciò narrano il Novaes
I prima espulso da'Montecchi), che fu scon •

nella Storia d'Urbano IH, e più il Fer- fitto insieme col marchese d'Este in cam-
lone, De" Fiaggide Papi: ma leggo nel pale giornata; esebbenegli fosse pòi con-
Morosini, Hisloria di Fetietia, che per ceduta pace, 4 onoi dopo in mezzo all'ef-
la presa diGerusalemme falla da Sala- fusione del sangue civile, venne di nuovo
dino, Urbano III con lettere e invio di imprigionato e stretto in catene. Ezzelino
V Eli VER. 28>
III erasi fatto eleggere capitano del po- da per lutto fece scorrere il sangue a tor-
polo e podestà, dal senato di Verona in renti. L'imperatore, di cui avea nel 1 238
detta epoca, e da quel momento la repab. sposato una figlia naturale detta Selvag-
blica veronese non cessò più d'esser sot- gia, l'avea creato vicario imperiale in tut-
tomessa al suo crudele giogo. Aspettò ti paesi situati fra l'Alpi di Trento e il
i

nondimeno diversi anni ancora, prima di fiume Ogiio. Tale paese era già quasi tut-
farlo interamente provarea uomini gelo- to sottomesso al signor di Romano, ed il
si di loro indipendenza. Ma Federico II, fiore dellan obiltà vi era stato immolato
di cui era uno pe'più zelnoti servitori e con rattìnamento di crudeltà. Ora faceva
capitani, l'assisteva apertamente a raffer* murare le porle delle prigioni, e le sue
mare un'autorità di cui egli tanto abusò vittime, per gli orrori della fame, mette-
poi. Gli diede nel 1236 de'soldati per for- vano grida che difTondevano lo spaven-
mare in Verona una guarnigione che lo to: ora le faceva mettere alla tortura, e
mettesse in salvo da' moti popolari. Lo rendeva più terribili i tormenti, non per
slesso anno avendo l'imperatoresaccheg- trarne rivelazioni, ma per togliere loro la
giato Vicenza, ne die' il governo ad Ez- vita nel modo più doloroso. Spaventevo-
zelino 111, e questi si fece neh 287 con- li prigioni erano state costrutte di suo or-
segnar la ricca e potente Padova, che to- dine , e studiato erasi di rendere il sog-
^to iniquamente tiranneggiò per depri- giorno tenebroso, impuro e pestilenziale.
merla , riducendo al niente le principali Uomini, donne e fanciulli ammucchiati
famiglie con depredazioni e assassiniì. in- vi erano, e de'fanciulli prima di esservi
tanto ostinati conflitti succedevano tra lui chiusi erano stati orbati della vista, o resi
ed i famosa as-
guelfi veronesi, finché la incapaci d'esser uomini mai. La morte di
semblea convocata da fr, Giovanni da Federico II, avvenuta neh 25o,liberòEz-
Schio siccome mosso dal lagrimevole
, zelino III dall' ultimo freno che potesse
spettacolo di tanto sangue citladinospar- ancor contenerlo. Si considerò allora co-
so a cagione delle fazioni, nella contrada me sovrano indipendente, e contrassegnò
di Paquara, lungi da Verona poco meno il regno assoluto, che incominciava pei'
d'una lega nella pianura dell'Adige, ove lui, col supplizio di quante vi avevano per-
pressoa 400,000 persone convenneio dal- sone distinte nella Marca Trevigiana. Pa-
la Lombardia e dalla Venezia co'princi- reva che risarcirsi volesse de'riguardiche
pali signorie nobili di quelle regioni, par- avea avutolo principioperl'opinione pub-
ve porre un tern)ine al lutto, e suggel- blica. Fu allora, chepredominandoin Ve-
lare l'universale concordia collo stabilito rona ognor più il suo partito ghibellino,
matrimonio di Fiinaldo Estense e di Ade- la città cadde definitivamente in suo po-
laideda Romano nipote d'Ezzelino III. tere, e ne venne acclamato assoluto si-
Ma ambizione eh' era venula a
la stessa gnore, istituendo quindi un consìglio di
curare, corruppe l'animo di fr. Giovan- 5oo presieduti da un pretore. Invano Fe-
ni, ed aspirando egli alla signoria, sotto derico e Bonifazio della famiglia Scalige-
apparenza di zelo religioso, riaccese in ca- ra, che incominciava allora a farsi gran-
po a pochi giorni più terribili le contese, de, tentarono d'insorgere contro Ezzelino
e la pace fu di assai poca durata. In mez- III, alla testa dì molti nobili e popolani
zo a queste, Ezzelino III estendeva le sue di Verona, che tutti senza pietà furono
conquiste nella Marca Trevigiana, alla re- trascinati a coda di cavallo per la pub-
pubblica stessa di Treviso; prese i castelli blica piazza a suon di campane, e quin-
de' padovani emigrati, altri al marchese di abbruciati vivi. Non basta. Ezzelino
d'Este e al conte di s. Bonifazio; s'impa- III, come per insultare alla pazienza del
dioui delle città di Feltre e Belluno , e popolo, lo chiamava tulio iulero ad es-
a86 VER V E R
ieie le&timonio de'suoi furori. Se In ma» fittando dell'assenza d' Ezzelino III, che
ialtin o r aria infetta delle sue pi igioni occupato era a Brescia, riuscirono ad im-
gl'involava alcune 'vittime, ne faceva Padova
iiui* padronirsi di a' 19 giugno di del-
iauieno mutilare i cadaveri sul patibolo. lo 1256. Il tiranno a tuie nolizia, ditli-
Qualunque specie di onorifica distinzio- dando de' padovani che militavano nel
ne gli era odiosa egualmente, e siccome suo esercito in numero di 1 1,000, li fece
non cercava nenuDea pretesto a'suoi fu* tulli chiudere nell'anntealro di Verona.
lori, ogni genere di distinzione era puni- Di là li mandò a piccoli drappelli in altre
ta col supplizio. Delle guardie vegliava- prigioni, e in pochi giorni gl'immolò lut-
no su tutte le frontiere de'suoi stati, e ti senza eccezione. La villa e indisciplina
quando coglievano alcuno che sottiar si impedirono di giovarsi deli."
de'crociati
volesse a tal orribile tirannia, gli taglia- loro buon successo. Per due anni teii- i

vano sul fatto una gamba, o gli svelle- lativi loro fallirono , anzi Ezzelino III
vano gli ocelli. Gl'infelici clieerravano in riuscì neh 258 a sottomettere Brescia, ma
Italia cos'i mutilali da que'moslri, invo- gli alienò due soci Pallavicino e Buo-
i

cavano su di lui le punizioni del cielo, e so. Vergognandosi questi d'una crimino-
destando indignazione ne' popoli , final- sa alleanza con un tiranno nemico di Dio
mente trovarono vendicatori. Papa In- e degli uomini, olTriroiio a'crociali di u-
nocenzo IV, dopo aver nel i253 cano- nirsi ad essi; e senza rinunziare al parti-
nizzato s. Pietro Martire da Verona do- to ghibellino, strinsero Ti giugno 12 59 I

menicano, colla bolla Magnis^ presso ii un'alleanza co'guelfi contro il signor di


Bull. Rom., t. 3, p. 33o, assegnando la Verona. Ezzelino 1 dairallrocanlo,chia-
1 1

celebrazione della festa a'zc) aprile; a'9 mato a Milano dal cieco furore de' ghi-
aprile del seguente 1 254 t^oatiò sentenza bellini e de'nobili, avea passalo l'Oglio e
di scomunica contro il crudelissimo li- l'Adda. Tentò indarno d'impadronirsi di
ranno Ezzelino III, anche quale eretico, Monza e di Trezzo; il popolo ed i guelfi

colla bolla Trucitlentain iinins Jiomìnis di Milano aveano formato un'armata nu-
rahì'eniy citalo JSull.,p. 343. Indi il suc- merosa per combatterlo. Oberlo Palla-
cessore Alessandro IV confermando l'a- vicino co 'cremonesi, e il marchese d'Este
natema, pubblicò una crociata contro £z- Azzo Novello colle truppe di Ferrara e
relinolll, nel marzo 206 commettendo
i di Mantova, s'impadronirono del ponte
a Filippo arcivescovo di Ravenna d' in- di Cassano sull'Adda e tagliarono la ri-
cominciar la predicazione io Venezia. Il tirala ad Ezzelino HI. Questi che non a-
marchese d'Esle, il conte di s. Bonifazio, vea alcuna idea religiosa, era però su-
la repubblica di Venezia, Bologna, Man- perstiziosissimo. Il nome di Cassano gli
tova, e soprattutto i numerosi emigrati era slato indicato da'suoi astrologhi co-
di Ezzelino III presero la croce contro di me funesto: esitò prima d'assalire il pon-
lui.Ma egli comandava ancora da padro- te, che solo gli poteva assicurar la riti-

ne in Verona,- Vicenza, Padova, Fellre e rata; poi la necessità facendogli superar


Belluno. Treviso ubbidiva a suo fratello la ripugnanza vi condusse isuoi a'i6 sei-

Alberico da Romano, meno feroce ma più lembre 259, ma fu ferito nel piede e co-
1

simulatore, fingendo d'aderire al partilo stiello di dare indietro. Do|)0 essersi fal-
guelfo. Trento erasi ribellato, nia da uo lo medicare, tentò in un guado passar il

altro canto Brescia pareva vicina a rice- fiume, uia giunto ap[)ena all'altra spon-
verei! suugiogo. Due putentialleati d'Ez- da le sue genti cominciarono a sbanditr-
relino III, Oberto Pallavicino e Buoso di si. Fu assalito in ^pari tempo da tulli i

Doara, l'assistevano colle proprie foi7i- e suoi nemici, sulla strada di Bergamo, «
cu'luio cousigli. Tuttavia 1 crociali pro- nuu era circondalo clie da un piccolo iiu-
VER VER 287
mero Ji soldati, quando fu ferito nella te- guein, i quali, d'allora in poi, non furo-
sta, l'uvescialo da cavallo e fatto prigio- no pili richiamati, e nel 1262 propria-
ne da un uomo di cui avea mutilato il mente ottenne con un decreto che la ca-
fratello. 1 capi deiraraiata non permise- rica sua di podestà sarebbe perpetua, il

ro ciie si oltraggiasse Ezzelino III : fu partito guelfo avea nondimeno sempre


condotto nella tenda di Cuoso, e chiarìia- de'partigiani segreti in Verona: la liber-

ti i medici a curarlo; ma egli ricusò l'as- tà, oppressa dal novello signore, contava-
sistenza loro, si squarciò le piaghe, e l'i 1." ne più ancora. Nel 269 lutti coloro che 1

giorno di sua cattività mori a Soncino, volevauo impedire alla casa della Scala
nel Cremonese, e Avea 62
vi fu sepolto. di consolidare il suo dominio recente, pre-
anni, ed il suo regno sangue ne durò
di sero le armi, e fecero ribellare quasi tut-
34. Già erasi ribellato Legnago, con non te le castella del territorio di Verona. Ma
poche ville e castelli, e cacciata la guar- sebbene la nobiltà pressoché tutta di cit-

nigione, ucciso il governatore, avea ac- tà si possente avesse preso parte nella con-
clamato il tiiaichese d'Este; ma dopo la giura, dopo due anni di guerra, fu di-
morte del mostro, gli abitanti memori scacciata da tutti i luoghi forti, pel va-
della loro capitale Verona, deslrainente lore e abilità di Mastino I, che avea sa-
espulso il novello signore, tornarono al- puto tirare dalia sua tutta la plebaglia.

l'ubbidienza veronese, e alle libere istitu- Egli stesso, benché annoverato tra'nobi-
tioni del suo benigno governo. — Dopo li, avea .sortito una bassa origine: i suoi
bi morte dell'odìatoEzzelino III, che avea nemici adermavano essere stati i di lui
fatto tremare la Lombardia e la Venezia maggiori mercanti d' olio. In seguito, i

terrestre. Verona e gli altri suoi stati ri- signori della Scala hanno trovato de'ge-
cuperarono la loro piena libertà; ma Ve- nealogisti che si sono studiali di provare
rona non tardò a soggiacere ad altra do- come la loro nobiltà era senza macchia.
minazione assoluta sebbene più uìite, , Legnngo noti avea perseverato lungo tem-
quella cioè degli Scaligeri, che per 127 po neir ubbidienza e divozione che tri-
anni la sostennero potente e in rinoman- butava a Verona ed a'suoi podestà; poi-
ca. JNe fu il primo Mastino I delia Scala ché dal marchese d'Este e dal conte Lo-
gentiluomo veronese, non mai di fami- dovico ripreso fu costretto a soggettarsi
glia originaria di Germania, poiché si ri« e a riconoscerli suo malgrado per signo-
cava da' documenti che suoi antenati i ri, fjnché Mastino I con un gran nerbo

professavano la legge romana, ed in una di armatisi portòallasua ricupera, ch'eb-


vendita nel territorio di Montorio, fatta be di fatto dopo un (ìero combattimen-
nel 187, Arduino de Scala si dice ex
) to. Intanto le viiturìe di Mastino I e la
genere romanorumjera della fazione ghi- sua severità verso i vinti aumentarono il

bellina, e nel 1 26 1 fu eletto capitano ge- numero e l'accanimento de'suoi nemici.


nerale del popolo di Verona in vita, ti- Disperando di vincerlo, deliberarono di
tolo corrispondente a quel d'imperatore spacciarsi di lui con un assassinio; 4 cou-
in Roma, cioè supremo comandante del- giurali lo trucidarono nel suo palazzo, a'
l'esercito, e colquale egli o coperse o si 17 ottobre! 277. Ma suo fratello Alber-
fece strada al dominio della patria, signo- podestà di Mantova, accorse to-
to, allora
ria che propriamente vuoisi principiata sto a Verona con una schiera di soldati:
nel 1262. Tutte le altre repubbliche, li- injpedìa'congiurali di giovarsi della mor-
berate da'guelfi da una feroce tirannide, te di Mastino I per abbattere il governo;
ti erano fatte del loro partito Mastino I : presto li fece tutti arrestare coU'aiulo del-
rendè Verona l'asilo de'ghibellini; ne e- la plebe che il favoriva , e perirono ne'
spulie il conte di s. Bonilazio eon tutti i supplizi. Fece&i dopo, alla sua volta, e-
5

288 V E K VER
leggei e dal popolo capitoli getieraleili Ve- di e il consiglio, rinuiiziarono all'elezione
rona. Alberto I della Scala non attese più di capitani del popolo, pubblicarono l'in-
che a rairermaiela sua autorità stringen- vestitura dell'imperatore, a cui ed a sé
do alleanza con tutti signori gliibellini
ì slessi fecero prestai- giuramento di fedel-
della Lombardia. Die' soccorsi a' Bona- tà. Can Grande I a' 1 5 aprile dello stesso
cossi di Mantova, e a'ghibellini di IMode- i3i I tolse Vicenza a' padovani, e v'in-
iia e Reggio; ma non fece mai la guerra trodusse un presidio, che dicevasi impe-
per sé, dimodocliè rimangono di lui po- riale, ma che dipendeva da lui solo. Al-
che ricordanze sloriche. Moi"i nel i3o i, boino 1 mori in detto anno a'28 ottobre,
dopo aver governato la sua patria per aS e restò solo nella signorìa di Verona e
anni. Dante fu ricoverato in Verona da nella vicaria imperiale Can Grande I, e-
lui o dal suo successore. — Suo figlio pri- leggendo a collega, ma di solo nome, Al-
mogenito Bartolomeo I lo succede e re- berto 11 figlio del defunto fiulello. Per
gnò due anni e mezzo senza prender , l'acquisto di Vicenza nacque una guerra
molta parte nelle rivoluzioni che in quel- accanita tra'Scaligeri e la repubblica di
la stessaepoca balzavano da'Ioio seggi i Padova. Questa repubblica erasi fatta del
Visconti, i Correggeschi, ed altri signo- partih) guelfo, ed avea ottenuto conside-
1 i ghibellini di Lombardia. Morì a'y mar- revoli soccorsi da coloro che difendevano
zo i3o4 senza legittimi figli. — Alboino la causa medesima nel restante dell'Ita-
J figlio d'Alberto I e fratello di Barto* lia, mentre Can Grande 1, all'opposto, e-
loineo I, al quale successe nel principa- rasiimpoverito di gente e di denaro per
to di Verona, prese in moglie nel i3o5 fornire soldati e sussidii ad Enrico VII.
una figlia di Giberto di Correggio signo- Perciò per parecchi anni ebbe pochi lie-
re di Parma e uno de' più valenti capi ti successi. Finalmente a' 17 settembre
de'ghibelli ni. Francesco Bonacossi (li Man- I3 4, sorprese padovani già postisi nel
I i

tova era il marito d'un'altra figlia dello sobborgo di Vicenza che assediavano;
stesso principe; e questi 3 signori uniti li pose in piena rotta, spezzò loro stem- i

per l'interesse di parte,i parentadi e l'am- mi, fece prigione tutti i loro capi, e sfor-
bizione, assalirono di concerto il marche- tolli a sottoscrivere a'20 ottobre un trai-

se Azzo d'Esle, e fecero varie conquiste lato, col quale rinunziavano a qualun-
nel Ferrarese. Alla per fine il marchese que loro pretensione su Vicenza. Nel 1 3 1

d'Este li respinse mediante il soccorso di Can Grande 1 voltò le sue armi contro i

Bologna e Firenze. Alboino 1 dipoi, 3 an- guelfi di Cremona; prese loro Gasalmag-
ni prima di sua morte, si prese a collega giore, e li costrinse poco dopo a richia-
il fratello minore Can- Francesco, poi so- mare i ghibellini nella loro città. In mez-
prannominato il Grande e chiamato Cau y.o alla pace, i padovani tentarono a' 22

Grande I. Era nato nel 1291, ili alta e maggio 3 7 1 1 di sorprendere Vicenza; ma
imponente statura, di fi&onomia nobile e il signor di Verona, ch'era sempre mi-
dolce, avea le maniere graziose, principe rabilmente servito da'suoi esploratori, fu
magnanimo e generoso, segnalandosi pu- avverlitode'lorolentalivi, ed oveudolias-
re per eloquenza e valore. I due fratelli saltati all'improvviso, ne fece il maggior
UOD conlenti della nomina del popolo, numero prigioni; e coll'aiuto de'prigioni
che poteva l'una o l'altra volta reclama- medesimi s'impadronì diMonselice, la for-

re i suoi diritti, allorché nel i3i i l'im- tezza più importante dello slato padova-
peratore Enrico VII calò in Italia, a prez- no. Dopo un anno di guerra, i padova-
zo si fecero da lui creare vicari imperia- ni non potendo più difendersi, si diedero
li, dopo di die, quasi insultando a chi li a Jacopo di Carrara, alleato di Can Gran-
avca elttlijcuovocall gli auKÌapi, i {jablal* de I, e cUiamaiouoiu loro ululo Federi-
VER V En 289
co il Bello (luca ci' Ausilia. Nello slesso feretro fu porlalo da 6 capitani in s. Ma-
anno, Cau Grande I, ormai fatto celebre ria Antica,accompagnalo da'citladini con
agli occhi di tutta Italia, fu eletto capila' lercie accese, e poi fu collocato in un'ar-
no generale della lega de' ghibellini di ca di marmo, sopra la porta della chie-
Lombardia, in un'assemblea tenuta aSon- sa. Erano 12 anni che portava il titolo di

ciuoa'i 6 dicembre! 3i 8; ma il Pa{)a Gio- capitano generale de' ghibellini di Lom-


vanni XXll lo scomunicò quale eretico bardia, ed i veronesi suoi concittadini gli

nel 1 320. Can Grande I non avea voluto aveano dato nome di Grande in un
il

dar la pace a' padovani, ne per interces- secolo fecondo di uommi ragguardevoli.
sione di Jacopo di Carrara, né per timo- Ad una bravura che non ismeniì giam-
re del duca d'Austria; e quantunque ac- mai, accoppiava le qualità più rare; lér-
cordasse loro alcune tiegue, di cui si va- mezza di principii, franchezza di discor-
leva per volgere le sue armi in altre par- so, fedeltà a'propri impegni. Non solo e-
li Lombardia, s'impadronì di Mati-
della rasiguadagnato l'amore de'suoi soldati,
lova e ne procurò il dominio a'Gonzaghi, eia anco amato da' popoli cui reggeva,
non che ridusse finalmente Padova a sot- ed impadronivasi prontamente del cuo-
tomettersi a'7 settembre 328.CanGran- i re di coloro che soggiogava coli' armi.
de I essendo caduto pericolosameute in- Fra'principi lombardi fu ili.° a proteg-
fermo, fu per poco credulo morto; ed es- gere le arti e le scienze. La sua corte, ri-

sendo i nipoti Alberto e Mastino molto fugio di Dante, che gli dedicò la 3." par-
giovani, a'quali spettava il dominio, Fe- te del suo divin poema, il Paradiso, asi-
derico della Scala conte di Valpolicella, lo di tulli gli esuli ghibellini , e de' più
separalo dall'ubbidienza di Verona, per eminenti personaggi d'Italia, come Mat-
esserne stato in vestito dairin]peralore,co- teo Visconti cacciato da Mdatio dall'emu-
minciò a suscitare rumori e colle sue ric- lo Guido della Torre, ed Uguccione del-
chezze tentò farsi signore di Verona. A- la Faggiuola già signor di Pisa e di Lue»
vea già guadagnato alcuni capitani in suo ca; anzi era altresì il comun ricovero de-
favore, tua riuscì male il suo disegno, per- gli afllilli e degli oppressi, come de' più
chè Can Grande 1 miracolosamente gua- grandi pittori e.scullori,ede'priioari poe-
rì. Già signoreggiava, oltre a Verona e ti di sua età, Irubadorì o trovatori. Lo
altri luoghi, in Vicenza, Padova, Fellre storico di Reggio narra quanto fosse ge-
e Cividale, ed a terminar la conquista nerosa e magnanima questa ospitalità.
della Marca Trevigiana non reslavagli " Diversi appartamenti, secondo la con-
che soggiogare Treviso: quest'ultima cit- dizione de' viaggiatori, erano preparati e
tà gli fu ceduta per capitolazione a' i8 venivano assegnali ad ogni ospite nel pa-
luglio 1829; ma come diedesi riscaldato lazzo della Scala: ciascuno avea i suoi dp*
a bever acqua freschissima, mentre en- mestici, ed una tavola splendidamente
trava trionfalmente, s' inlese assalito da servila; i loro appartamenti erano indi-
violenti dolori , e fallosi recare alla cat- cati con simboli e divise allegoriche alle
tedrale, ivi moiì il 4'° giorno in età di loro condizioni: la vittoria pe'guerrieii,
4( anni, lagrimalo da ludo l'esercilo^dal la speranza pegli esuli, le muse pe'poeli,
quale il cadavere fu portato a Verona. Mercurio per gli artisti, il paradiso pe'
Con estrema doglia veronesi 1' accolse- i sagli oratori. Durante il pasto, de'sup-
To, indi gli celebrarono meravigliose e- natori, de'bulToni e de'giuocatori di bos-
Sequie, co' paggi e cavalli coperti di vel- solo percorrevano gli appartamenti; le sa-
luto nero, portando stendardi abbas- le eranodecoratedi quadri, che rainmeq-
sati a terra: anche famigliari eranoi lavaiio le vicende della fortuna, ed il si-

\eslili di nero. Nella i/ora della uoUe il gnore della Scala godeva talvolta di po-
VOI. iciv. »9
igo VER VER
ter dar posto alla sua propria mensa ad chiarazione , che mancando un di loro
alcuni de'più distinti ospiti, Ira'quali so- senza figli maschi, l'altro in lutto il prin-
pra ogni altro desiderava aver seco quel cipato succedesse, non dovendosi divide-
sommo senno di Dante. E chi bramato re il dominio Scaligero, ma passare di
non l'avrebbe? Beato veramente chi può primogenito in primogenito. Però Alber-
godersi tali ospiti !
" Nondimeno , notai to II lasciò interamente al fratello Ma-
di sopra, il parlar troppo franco di Dan- stino II la somma delle cose , nel resto
te, glie ne aveva diminuito il favore. seguitandosi le norme de'loro maggiori.
Principe assai formidabile e temuto per Il loro carattere era assai differente, an-
innumerevoli vittorie , e pel suo animo zi si pretende che Alberto II fosse il pri-
coraggioso e intraprendente, fu veramen- mogenito o fratello maggiore. Egli eia
te per Verona magni^co il suo governo, quieto, pacifico, gioviale; gli piacevano i

sollevando la sua casa ad un altissimo letterati, i musici, i cortigiani galanti; de-


grado di potenza. Egli dominava, non so- licato di complessione, era inetto al pa-
lamente in quasi tutto il tratto dello sta- tire faticose imprese. All'incontro Masti-
to veneto di terraferma, ma anche in Par- nuli era beHicoso,adusto, terribile, forte,
ma e in Lucca, e in altri luoghi di To- disposto a sopportare ogni disagio e fa-
scana, suonando chiarissima la sua fama tiche, per cui fu quasi di bisogno per van-
quasi per tutto il mondo, essendo stalo taggio dello slato Scaligero permettergli
uno de'più splendidi signori fioriti do- che assumesse le redini del governo edel-
po l'epoca di Federico 11 in Italia. Sot- la guerra. Mastino li, senz'essere nomi-

to di lui Verona fu capitale di stato gran- nalo capitano generale de' ghibellini di
dissimo, e sede di corte veramente prin- Lombardia, come lo era sialo suo zio,
cipesca. Alcuni monumenti gloriosi, di cui fu nondimeno tosto riconosciuto pel più
adornò Verona, attestano ancora oggidì potente ed abile de'loro capi. Tulli co-
il suo genio per l'architettura. Le armi loro che in quella fazione credevansi op-
però erano la passione sua favorita, e fu- pressi, ricorrevano al di lui patrocinio; e
rono la gloria del suo regno. Consiglie- Mastino II sapeva bene che tulli i clienti
re e luogotenente de'due imperatoti, En- che acquistava divenuti sarebbero tosto
rico VII e Lodovico IV o Vii Bavaro, suoi sudditi: perciò era sempre pronto a
si mostrò superiore all'uno e all'altro, e correre in aiuto di chi lo invocava, per
sostenne co' suoi talenti e attività l'au- aspirare alla signoria di tutta l'Italia, l

torità dell'impero cui que'monarchi era- ghibellini usciti di Brescia, furono i pri-
no incapaci di mantenere. Can Grande I mi neli33o a chiedere la sua assistenza.
non lasciando alcun figlio legittimo, suoi i Mastino II entrò immantinenle nello sta-
due nipoti, figli di suo fratello Alboino I, to Bresciano, ed intraprese nel settem-
gli successero congiuntamente senz'alcu- bre l'assedio della capitale. La venuta ina-
iiacontraddizione,tanto in Verona, qua Il- spettata in Italia di Giovanni re di Boe-
io negli altri dominii dello zio. — A'aS mia, figlio del defunto Enrico VII, e la
o 24 luglio 329 furono
I pubblicali signo- protezione da lui data a'bresciani, obbli-
ri Verona, Mastino 11 del-
al capitello di garono Mastino II a ritirarsi; ma si destò
la Scala, nato neli3o8, e il suo collega in lui un risentimento contro tal re, cui
e fratello Alberto 11, nato nel 3o6, con 1 il monarca non lasciò di accrescere. Fe-

solenne suono di campane e fuochi per cesi riconoscere per signore da altre cit-
un giorno continuo. 1 due nuovi signori tà vicine, sulle quali il principe di Ve-
erano compresi e nominati neirulliina in- rona avea pure disegni. Mastino II, at-
vsstituin presa in Milano dallo zio da territo di vedersi sorgere dappresso, per
Lodovico Y il Bavaro^ coq espressa di- opera di quel re avveuluriere, un polen-
VER VER 291
tato rivale che minacciava d'inghioUirlo, stilità contro ì fiorentini a' 26 febbraio
conobbe la necessità, per opporglisi, di ri- i336. Essi inviarono Pino della To-
gì'

nunziare ad antichi sistemi e ad un an- sa, altrettanto d'animo robusto, quanto


tico spirito di partito che non consuona- disavvenente della persona. Per parere
vano più colla politica. Propose primo di più alto soleva portare una gran celata
unire in lega comune i principi ghibelli- di ferro, che per contrario lo faceva com*
ni e le repubbliche guelfe alle quali il re parire più piccolo. Il signor di Verona,
boemo ispirava unaegual gelosia. Una i."" giunto all'apice di sua grandezza e per-
lega venne fermata a Castelbaldo 1*8 a- onde alcuni lo cognomi-
ciò orgoglioso,
gosto i33i, tra Mastino II, i marchesi narono Maglio^ argomentando dal cor-
d' Este, i Gonzaga di Mantova ed i Vi- po di Pino lo spirito, contro il rispetto
sconti di Milanov I fiorentini entrarono dovuto alla repubblica di Firenze, fece
in quella lega neh 332, e gli alleati pro- attendere quell'oratore finché non ebbe
misero spartirsi tra loro le provincia, che, spacciati tulli gli altri, poi gli diresse que-
per un entusiasmo senza esempio nella ste parole. Uomo dall' elino^ vieni olire!
storia, eransi sottomesse al re di Boemia, Ma Pino , rispose: Io verrò a te un al'
in uno a Lucca. Mastino II pel primo di tra volta, allorquando ti sia piìi neceS'
lutti edellùò tale spartimento. Si procu- sario di parlare con me, che non è a me
rò da'guelfi l'ingresso in Brescia, a' i4 oggi di parlar (eco. Ciò detto, montò a
giugno i332 , abbandonando alla loro cavallo e se ne tornò a Firenze la sua :

vendetta i ghibellini di quella città, de' relazione contribuì non poco alla con-
quali fino a quel momento erasi dichia- clusione della gran lega che fiaccò la po-
ralo protettore. Così Mastino II comin- tenza di Mastino II. Questi era allora si-
ciava a palesare quella falsa e perfida gnore di 9 città, comprese Ceoeda, Bel-
ambizione, che al pari del valore guer- luno e Feltre, capitali altre volte di al-
riero costituiva il di lui carattere. Giu- trettanti slati sovrani. Ritraeva dalle ga-
sta il trattato di Castelbaldo, Parma do- belle di esse città una rendita di 700,000
vea spellare a lui , e di fatto se ne im- fiorini d'oro all'anno, rendita allora pari
possessò a*4 giugno 335, dopo la ritira-I a quella de'più grandi principi della cri-
ta del re Giovanni, che avea rivenduto stianità. Aveva inoltre per alleati i più
a'signori privaWi le città che si erano da- potenti princìpi della Lombardia, e Sac-
te a lui volontariamente. Le altre città cone de'Ferlali, il terribile capo de'ghi-
che rimanevano doveano toccare agli al- bellini degli A pennini. Ma tutti men- i

leali di Mastino II; ma per la sua atti- tovati vantaggi furono più che bilancia-
vità, per la sua superiorità di forze, e più ti dall'energia e costanza de'fiorenlini e
di lutto per la mala fede, prevenne mol- veneziani, e da'lalenli di Pietro Rossi di
ti de'suoi collegati. Reggio gli fu ceduto Parma loro genernle. La repubblica di
a'3 luglioi 335; ed allorché 8 giorni do- Venezia era stata fino allora or media-
po la restituì a'Gonzaga, a cui era stata trice di pace, or mallevadrice, or sem-
destinala anticipatamente, il fece a con- plice osservatrice di quanto accadeva ne*
dizione di riservarsi la sovranità feuda- Carrara e negli Scaligeri, attenta alla pro-
le , che non eragli slata promessa. Ma- pria difesa, ed a trarre i vantaggi offer-
stino II acquistò pure la città di Lucca, ti dall'occasione. Ingelosita della formi-
che non volle restituire io appresso a* dabile potenza di Mastino II, malconten-

fiorentini. Quella conquista gli die' spe- ta delle saline da lui stabilite a Bovolen-
ranza di allargare la sua influenza nella ta, vicino alle lagune venete, vedeva con

Toscana. Tentò di sorprendere Pisa, e di dispetto aspirare gli Scaligeri al dominio


far alleanza cod Arezzo, e comiuciò le o* di lutt'itaiia ed a minare la veneziana pò-
y.Q2 VER V E R
tenza. Adunque nel i336 i veneziani si la di s. Felice (altri dicono del Vescovo)
unirono in lega co'fiorentioi, co' marche- alla cattedrale a piedi senza cappuccio,
si d'Esle, co'milanesi, con Luchino Vi- ossia a capo scoperto, con una torcia ac-
sconti ziod'Azzone signor di Milano, per- cesa in mano
del peso di libbre 6, pre-
ciò riliratosi dall'alleanza di Mastino II ceduti da altre 100 torcie consimili, in
efaltocapitano de'collegati, contro il me- giorno di domenica e nell'ora del mag-
desimo signor Verona. Padova fu sor-
di gior concorso , alla messa cantata nella
presa a'3 agosto 337, e Alberto II del-
I medesima, ed ivi ojOfrire le dette torcie in
la Scala che la governava vi fu fatto pri- mano de'canonici, a'quali doveano chie-
gione: venne poi rilasciato da'veneziani der perdono del commesso eccesso. 2.°
pel trattato de' 18 dicembre 338, e mo- 1 Che dovessero offrire alla stessa chiesa
lì dopo il fratello a'i3 settembre i352 un'immagine d* argento del peso di 3o
senza figli. I più forti castelli de' monti marche,eio lampadepure d'argento, cia-
Euganei furono presi da' collegati I' un scuna dello stesso peso, coll'olio per man-
a'
dopo l'altro. Nel i337 Arezzo si die' tenerle perpetuamente accese; e per fare
fiorentini nel marzo, e non molto dopo quest'oblazione fosse loro accordatoii tem-
Mastino II rimase vincitore presso Man- po di 6 mesi. 3.° Che istituir dovessero
tova, ma poscia diflkilmenle potè tener 6 cappellanie nella cattedrale per 6 sa-
fronte a'nemici, essendosi a lui ribellate cerdoti, i quali ogni giorno celebrassero
alcunecittà del suo dominio. Le sue trup- in suilragio dell'estinto vescovo, coli' as-
pe furono rotte a Montagnana a'29 set- segno di 20 annui fiorini per cadauna.
tembre i338, e Mastino li che vedeva 4.° Che nel dì anniversario della morte
declinar rapidamente la sua fortuna, die' d'esso vescovo dovessero vestire 24 pove-
in tali eccessi di furore che su meri so- ri. 5." Che dovessero digiunare lutti i ve-
spetti uccise dì sua mano, in mezzo alia nerdì dell'anno e le vigilie tutte della B.
via di Verona, lo zio Bartolomeo II della Vergine, salvo i casi d'infermità e vec-
^cala vescovo della città, al quale rin)- chiaia, ne'quali casi dovessero in essi gior-
proverava d' esser suo nemico e di atten- ni alimentare due poveri. 6.° Finalmen-
tare alla sua vita. Per tale orribile sa- te,che inoccasionedileve generali di gen-
ciilego assassinio. Papa Benedetto XI 1 lo ie per le guerre di Terra Santa, doves-
punì colla più rigorosa censura della sco- sero spedire 24 armati e.là mantenerli a
munica, insieme a' veronesi, secondo l'ab. proprie spese per guerreggiare contro de-
Cappelletti. Ma poi Mastino II stesso e gl'infedeli, eciòanche dopo la morted'es-
Alboino naturale di Gan Grande I, per si due principi, dovendo perciò lasciar
le preghiere de'ciltadini, supplicarono il obbligo a'Ioro successori nella signoria di
Pontefice a mezzo del nunzio loro Gu- Verona, perchè mantenessero questa gen-
glielmo da Pastrengo giureconsulto in ie. Rimellendo loro per altro tutte quel-

Avignone, a concedergli Tassolnzione da le altre pene, che in virtù de'sagri cano-


quella tremenda pena ecclesiastica, e ne ni dovute erano ad essi due principi pel
fu esaudito dopo l'informazione avutane delitto (la loro commesso". A queste con-
da Bertrando patriarca d'Aquileia; im- dizioni Mastino II ed Alboino della vSca-
ponendogli però, col breve riferito da la furono assolti da Gotlifredo vescovo

Carlo Libardi nella sua storia, le seguen- di Mantova, delegato dal Papa a' 25 set-
ti condizioni, riferite eziandio dall'anna- tembre i338. Di altro relativo parlerò
lista Ptinaldi e dall'Ughelli. » i." Che il nella serie de' vescovi alla sua epoca. In-
sig.'Mastino e Alboino Scaligeri doves- oltre MastinoII e Alboino mandarono

sero, nel termine (1*8 giorni dall'assolu- nuovamente Guglielmo da Pastrengo, in-
zione, portarsi dalla porla della cillù del- sieme con Azzo da Corregijio e Gugiiel-

J
VER VER 293
tuo Aritiiondi, parimente giureconsulti, questi patti furono gli Scaligeri ricevuti
in a Benedetto XII, perchè fos-
Avignone nella protezione della s. Sede, sino alla
se loro approvala e confermata la signo- creazione dell'imperatore legittimo. Ma
ria di Parma (Guglielmo fu nunzio anco la sfortunata guerra sostenuta da Masti-
di Cangrande). Intanto Mastino II, non no Il avea distrutto il suo credito, e sli-
polendo resistere a'suoi avversari che lo molò chi era geloso di lui ad assalirlo di
guerreggiavano, non pensò più che a di- nuovo. Azzone e Guido signori di Cor-
viderli. Cedendo alla repubblica di Ve- reggio e suoi zii materni, fecero ribella-
nezia Treviso, Bassano, Castel Franco, re Parma e gliela tolsero per sorpresa n*
Castelbaldo e Capo d'Adige, e distrug- 2 maggio 34 Li secondarono Luchi-
I I 1 -

gendo le saline di Bovolenta, rimasero! no Visconti signor di Milano e Luigi di


veneziani indifferenti sul destino de' fio- Gonzaga i." signor di Mantova; ed si- i

rentini,con trattalo de* 8 dicembre 338.


1 i gnori di Carrara si dichiararono pure con-
Vedendosi i fiorentini abbandonati, do- trari al principe di Verona , onde que-
po lunga guerra, la quale costò loro più sti si trovò un'altra volta nel cimento d'u-
di 25, ODO fiorini d'oro al mese, restan- na guerra generale. Per diminuir il nu-
do delusi nella speranza d* aver Lucca, mero de' suoi presidii e procacciarsi de-
furono costretti a far pace l'i febbraio i naro, nello stesso 341 per I 25o,ooo fio-

i33q. Con essa Mastino II conservò la rini vendè Lucca a'fìorentini, quali pe- i

sovranità di Verona, Vicenza, Parma e rò non seppero poi conservarla. Si colle-


Lucca. Intanto la s. Sede continuando a gò quindi co'marchesi d'Esle, e co'Pepo-
non riconoscere Lodovico il Bavaro, V li dominatori in Bologna. Dipoi neh 345

ch'era stato eletto imperatore da una fecela pace col signor di Milano, mari-

parte degli elettori dell' impero, in con- tando a Bernabò Visconti la sua figlia
correnza di FedericoIII il Bello duca Beatrice, cui la maestosa statura, e for-
considerando perciò il Papa
d' Austria, s'anco r orgoglio suo, aveano fatto so-
Benedetto XII vacante l'impero, la cui prannominare /^z regina. Mastino II ri-
amministrazione per tal causa eragli de- dotto alle sovranità di Verona e di Vicen-
voluta, e temendo che l'Italia fosse assa- za, rinunziò a'progelti ambiziosi che lo
lita da qualche nemico straniero, anche tennero affaccendalo ne'primi tempi del
per risieder egli in Avignone, costituì al- suo regno. Prese tuttavia alcuna parte
cuni vicari feudatari di s. Chiesa con an- alle turbolenze di Romagna, dove si mise
nuo tributo, nominando per Verona, Vi- nel parlilo del legato pontifìcio; ma cer-
cenza, Parma eLucca, Mastino II e Al- cò sopra tutto di ristabilire le arti e I' a-
berto II Scaligeri, col censo annuale di gricoltura ne' suoi stali, che sforzi spro-
5,ooo fiorini d'oro; dichiarando il Papa porzionati, rispetto alla loro estensione,
a' detti vicari della s. Sede, che la loro aveano esausti. Moiìa'3 giugno i 35o ov-
rappresentanza durerebbe finché vacasse vero i35f, lasciando 3 figli, quali gli i

l'impero o a lui piacesse. Ui più il Papa successero congiuntamenle,e 2 figlie,oltre


impose agli Scaligeri di ritenere a suo 7 figlie naturali. — Nello stesso giorno
nome governo di Verona, e non rico-
il il figlio Con Grande gli successe: gover-
noscere alcuno per imperatore, se prima nò dapprima unitamente a'suoi due fra-
non fosse stato confermato dalla Chiesa; telli Cau Signore e Paolo Alboino, e col

perseguitassero gli eretici ,


pagassero il consenso d' Alberto suo zio, che morì
detto censo, lo'servlssero in tempo di guer- l'anno dopo, come dissi; ma il giovane
ra con 200 cavalieri e 3oo pedoni; resti- principe non voleva ammettere divisio-
tuissero agli ecclesiastici il tolto di prepo- ne d'autorità. Nato neh 332, avea pre-
tenza, e ne difendessero rimiuuuilù. Con so in moglie a' 22 novembre i35o Eli-
194 VER VER
sabetta figlia del defunto Lodovico V li crudeltà, l'avarizia, la crapula. La bel-
Bavaro, ma non se leatTezionò, non a- lezza e l'alta condizione d'Elisabetta di
vendo avuto da essa figli, ed educò sfac- Baviera sua moglie, non la salvarono dal
ciatamente sotto i suoi occhi de'bastardi, suo disprezzo; suoi due fratelli erano
i

a'quali pretendeva assicurare la sua suc- di continuo minacciati, e si aspettavano


cessione alla signoria. L'estrema giovi- d' ora in ora cader vittime della di lui
nezza de' suoi fratelli aveagli conceduto gelosia. Il primo Can Signore,
de' due,
ritenere per sé tutta l'autorità, fatta da credendosi già perduto, incontrò a' 4 di- 1

lui più grave coll'opprimere d' imposte cembre 1359 Can Grande li, cheattra-
eccedenti i suoi sudditi; ed avea creduto versava Verona a cavallo; in un attimo
di metter in sicuro i tesori da lui accu* gli si avventòconlro, e lo trapassò da par-
mulati, ponendoli ad interesse nel ban- te a parte col di lui stocco: altri dissero
co di Venezia, a nome de'suoi 3 figli na- che da scellerati sicari al-
lo fece uccidere
turali, colla quale repubblica erasi colle- la sua presenza. Fuggì dopo a Padova, e

gatoneli 353. Queste esazioni resero Can Francesco I da Carrara signore di essa,
Grande II odioso al popolo. Fregnano, non solamente l'accolse con onore , ma
suo fratello naturale, credette di poter lo ricondusse in Verona, alla testa della
profittare del malcontento universale per sua truppa, e lo fece acclamare signore
impadronirsi della sovranità di Verona. a' I 7 dicembre, congiuntamente a suo fra-
Mentre Can Grande II era andato a Bol- tello Paolo Alboino. —
Can Signore del-
zano, con suo fratello Can Signore, per la Scala, chiamato pure Cansignorio, di-

abboccarsi col marchese di Brandeburgo venuto signor di Verona, volendo rasso-


suo cognato, riuscì a Fregnano, con un darsi nella sovranità per via di alleanza,
misto d'inganni e d'audacia, d'impadro- die' io moglie sua sorella Verde della
Verona nella notte de'i 7 febbraio
nirsi di Scala al marchese Nicolò li il Zoppo di
l354- I Gonzaga, Azzone di Correggio Este nel maggio 1 36 1, e rinnovò la lega

ed i Visconti, gelosi della casa della Sca- Trevigiana contro la casa Visconti. Non-
la, si unirono per favorire l'usurpazione; dimeno, nello stesso anno, fecedi concer-
ma Can Grande II , ritornato in tutta to co'collegati la pace con Bernabò Vi-
fretta colla sua gente d'arme, ali.° sen- sconti suo cognato. A*5 giugno 1 364 spo-
tore di tale sedizione, trovò alla guardia sò Agnese figlia del duca di Durazzo. In-
d' una delle porte di Verona alcuni de' tantoCanSignore, vittima, durante il re-
suoi partigiani, che l'introdussero nella gno precedente, dell'ambizione del fra-
città. Diede battaglia a Fregnano in mez- tello suo maggiore, non aveva imparalo
zo alla via: lo vinse e lo uccise, come fe- nella sventura a comportarsi colla sua
ce anche di Pico della Mirandola, che generosità: escluse suo più giovane fra-
il

Fregnano avea fatto podestà, e ricondus- tello Paolo Alboino da ogni comparteci-
se i Poco tempo
ribellati all'ubbidienza. pazione al principato, ch'eragli stato con-
dopos'immischiòin una legafurniata con- ferito dal popolo. Paolo Alboino trovò
tro i Visconti dalla repubblica di Vene- Ira'veronesi un partilo sollecito a far va-
zia, e tutti i principi suoi vicini, ed alla lere i suoi diritti: i loro segreti disegni
pace vi fu compreso neh 3 55 cogli altri rivelati al principe, furono riputati una
signori. Indi i veneziani inimicatisi con cospirazione; Paolo Alboino fu rinchiu-
Francesco I da Carrara signor di Pado- so a'20 gennaio I 365 nel castello di Pe-
va, glimossero contro il principe di Ve- schiera; 8 de' suoi complici vennero de-
rona. L'alleanza veneta parendo a Caq capitati, ed un gran numero d'altri fu-
Grande II atta a consolidare il suo po- rono cacciati in alcune prigioni, donde
tere, ruppe senza ritegno u lutti i viyi, la QOQ msqìvoqq se »oq alla iiiorle di Cau

VER VER 295
Signore, ilqualecommelleocloun a.'fi'a- fratricidio non poteva spaventarlo in una
tticidio, baibarainente fece strangolare famiglia in cui tale delitto ei'a in qualche
iu Peschiera l'infelice Paolo Alboino, an- modo divenuto gentilizio, appostò alcu-
che per meglio stabilire la signoria a sé che assalirono Bartolomeo II nei
ni sicari
ed a'fìgli suoi naturali, circa ili 875. Ri- momento che entrava, con un sol cotu-'
uunziando poi alla politica de'suoi mag- pagno, in casa d'una donna che amoreg-
giori, d'opporsi all'ingrandiotenlo della giava. Bartolomeo II fu trovato morto la

casa Visconti, contrasse stretta alleanza matlina de'i3 luglio i 38 i, trafitto da 26


col cognato Eernabò signor di Milano. coltellate: il di lui compagnone avea rice-
Addormentatosi in seguito sul trono, e vute 36. Antonio,cIiedominandosolo, vo-
datosi sempre più alle dissolutezze, già leva allontanare da lui il sospetto dì quel
fatali agli altri princìpi di sua casa, nun misfatto, fece pigliare l' innamorata del-
fece più nulla degno di menzione Hnoal l'ucciso fratello con tutti i di lei parenti,
i^yS^ in cui sentendo approssimarsi il ed accusandoli d'averlo assassinato, li fece
termine della sua vita, benché avesse ap- mezzo ad orribili tormenti.
tulli perire iu

pena 35 anni, e volendo assicurare lu di Non ostantenessiunosi lasciò ingamiare da


lui successione a'suoi due bastardi Anto* quel novello alto di barbarie; la pubbli>
Ilio e Bartolomeo, fece eleggere il i." ca- ca voce accusò Antonio della morte di
pitano generale di Verona e di Vicenza, suo fratello. Egli intanto si unì in lega co'
e poi morì a'i 3 ottobre dello stessei 3'j5. friulani e la repubblica veneta, coutro il

Con lui si eslìnse la discendenza legitti- cardinal d'Aleu^oa amministratore del


ma degli Scaligeri, che aveano governa- patriarcato d'Aquileia, il quale era ricor-
lo peri I 3 anni il principato di Verona. so a Francesco da Carrara signor di Pa-
I

Antonio della Scala figlio naturale di Can dova. Quest'ultimo ripetè l'accusa di fra-
Signore èva in età dii5 anni quando gli tricidio contro il signor di Veroua , ed
successe nel dì seguente alla sua morte, Antonio s'irritò per tanto oltraggio me-
congiuntamente al suo fratello Barlolo* ritalo. Cercando da per tutto nemici al
meo II. 11 padre li avea messi sotto la Carrarese, gli ruppe guerra neh 385, ri-
tutela di Nicolò 11 marchese d'Este, di gettò ogni sua proposizione, ognisua prò-
Galeotto Malalesla e di Francesco 1 da ferta di soddisfazione. Battuto allaBren-
Carrara. I primi anni del loro regno pas- ta a'25 giuguoi386, e presso Caslelbal-
sarono paciGcamente, toltone un tentati' do l'i I marzoi387, ricusò ahcora di far
vo the nel 1378 fece contro di essi Ber- la pace, e non volle ascollare niuno de'
nabò Visconti, il quale per sua moglie Francesco I
consigli (Iella sana politica.
Beatrice, figlia di Mastino II, chiedeva da Carrara videsi forzato a chiamare ia
l'eredità della casa Scaligera, pretenden- suo niuto Gian Galeazzo Visconti signor
do che non potessero succedere bastardi di Milano, che osservava attentamente i

in pregiudizio di figli legittimi; ma i fra- due rivali per profittare del loro indebo-
telli della Scala avendo ricevuti soccorsi limento: egli avea fallo morire Bernabò
da lutti i loro vicini, e quindi otteouti suo zio e suocero, avendone sposata la
molti vantaggi sopra i Visconti nello sta- Caterina, nata daBeatricedella Sca-
figlia
to di Brescia, leostilità furono sospese con la. Antonio non potè opporre alcuna re-
tregua del settembre 187 8. Frattanto i sistenza al novello aggressore. A' 18 ot-
due Scala essendo giunti al-
fratelli della tobre 1 387 Verona fu data da alcuni tra-
l'età digovernare da se, il più giovane ditori Galeazzo, e Vi-
in balìa di Gio.
Antonio sentì con terrore che il potere cenza fu presa dal Carrarese» a cui poi
sovrano sarebbe passalo quasi lutto nel- la tolse il Visconti. Allora Antonio dei-
le mani di suo fratello Bartolomeo II. 11 la Scala fuggì per l'Adige a Venezia, col-

296 VER VER
la sua famiglia ed i suoi tesori. Non tro- vèsciala la bilancia politica dMtalia. Tro-
vandovi i soccorsi ette attendevasi, andò vandosi in Marignano morì di contagio
a domandarne invano a' fìorentini ed al a'3 settembre 40-2. Gli successe il figlio
1

Papa Urbano VI. Nel ritornare in Ro- Gio. Maria Visconti , cadendo la Lom-
magna, per restituirsi a Venezia, mori bardia nella più orribile anarchia, ed i

nelle mnnlagne di ForPi a' 3 settembre guelfi rialzando ilcapo alteramente: tan-
i388 avvelenato, e dicesi per opera di to lui quanto il fratello Filippo Maria,
Gio. Galeazzo Visconti, con lui terminan- siccome minori, restarono sotto la ma-
do il dominioScaligero in Verona. La- — terna reggenza di Caterina, molte città
sciava un figlio, Can Francesco, e 3 fl- sottraendosi dal dominioVisconteo. Fran-
glie.CanFrancescoriconciliossicon Fran- cesco li da Carrara conquistò Verona, e
cesco II Novello succedutoal padre Fran- vi dominò sotto il nome apparente del
cesco 1 signor di Padova, e ricomparve suddetto Guglielmo della Scala, che fu
vicino a Verona neliSgo. Il suo appros- da lui fatto avvelenare. Aspirava pure al
simarsi cagionò nella città un moto fata- dominio di Vicenza, la quale fu esorla-
le a'suoi partigiani, il Visconti punì i ca- ta dallareggente Caterina a dai-si alla
pi della rivolta, e trovò mezzo di far av- repubblica di Venezia colici ritorio, il che
velenare quel pericoloso competitore, in i vicentini eseguirono nel 4o4' Lo slesso
— Guglielmo
i

Ravenna stessa! della Sca- partito adotlaronoalcun'allrecitlà, e per


la, bastardo di Can Grande II, aiutalo da' cessione di detta duchessa i veneziani per-
Carraresi e dalla repubblica di Venezia, vennero alla signoria di Delluno, di Fel-
neli4o3 entrò con alquante schiere nel tre e di Cividale. Tulio questo fu seme
Veronese, e saccheggiando fino
lo scorse di fierissima discordia eguerra tra Fran-
a Legnago, nelle quali terre per alcuni cesco Ile la repubblica veneta. Verona
trattali fu ricevuto, ma
poco vi rimase. e Padova furono tosto aggredite du've-
Imperocché a'6 settembre fu improvvi- neziani,comandati da Francesco l Gon-
samente assalito dalle truppe di Ugolino zaga signor di Mantova e da Jacopo del
de' Bianchi, che in Verona si trovava, e Verme generali della repùbblica: espulsi
gli lurono tolte; ed pena della ribel-
in i Carraresi (degli Scaligeri riserbandomi
lione vennero sac(;heggiate spietatamen- poi ragionarne per unirà d'argomento),
te quelle terre. Tutta volta Guglielmo del- Verona cadde nelle loro mani a'aS giu-
ta Scala fu monrtenlaneamente rimesso gno i4o5, salve le persone e le robe, gli
in Verona, da Francesco 11 Novello da onori e privilegi della città, dando per
i

Carrara, 1*8 aprile i4o4- morì peraltro ostaggiGiovanniPellegrini e AntonioMaf-


poclji giorni dopo, lasciando più figli. tei. Padova pure non tardò di cadere nel-
A suo tempo accaddero vari notabili av- le mani de'veneziani, cessando per sem-
venimenli per Verona. GianGaleazzo Vi- pre la signoria de'Carrara. Stanchi i ve-
sconti,dopo essersi impadronito di Ve- ronesi da tanti insopportabili gioghi, e da
rona, e poi di Vicenza tolta a' Carrara, tante calami tose traversie,si diedero spon-
a (|uesti prese pure Padova e Treviso, tanei alla veneziana signoria, portando a
che poi dovette restituire. Ottenne per Venezia in nome del pubblico il vessillo
denarodall'iwperatore Vencealao il titolo di Verona, in segno d'intera dedizione,
diduca per se e suoi discendenti nel SqS, 1 Paolo Ma(Fei,coine narrai superiurmen*
e capo de' ghibellini di Toscana le re- , le. Ma ilcav. Mulinelli negli Annali Ur-
pubbliche di Pisa, di Siena, di Perugia, bani di f^'tnezia ,
in cui a p. 24^ •"'•<'•

ed Asisi Sì diedero successivamente a lui conta le solennità (atte in tale città per
neli3c)9 e neh 400, ed inoltre !.otlomise la dedizione, non iioininu fra gli aniba-
Uulugud al suo potere;; com ii;blitudu io- i»cialuii vetuuesi il Malici; sebbtnc de-

VER VER 2f)7

scriva i segni di soggezione da essi ofTeiii maggio i4o4 ^'^^^ due fratelli,
premiere i

al pnbljlìco di Venezia, cioèsigillo del co- e li mandò a Padova solto buona scorta,
mone di Verona, le 3 cliiavi della città, e li fece rincliiudere in prigione. Fallo
la bandiera della nobiltà, quella del pò- ciò, ritornò a Verona, dove a' 25 oiag-
polo, lo scettro quale insegna di dominio gio si fece proclamare a signore della cit-
assolulo sulla città e territorio, il giura- tà. I due fratelli, o che fuggissero dalla

mento di fedeltà e ubbidienza de'verooe- prigione o che venissero liberali, certo è


si alla repubblica veneta; dando il doge che Brunoro fece inutili sforzi per ricu-
agli ambasciatori una dorala insegna di perare la sua città dalle mani de'venezia-
s. Marco, la quale fu ricevuta col grido: ni, che l'avevano tolta al Carrara, di An-

f^iva s. AJarco! Di più l'annalista cita il Ionio non trovandosi più meaioria, l*er-
Verci, Storia della Marca Trivigiana duta dn Brunoro ogni speranza di rimet-
e P'cronrse. La repubblica di Venezia tersi nel dominio, allorquando vide ve- i

assicurò i veronesi, l'uiclila cillà e la sua neziani falli padroni anche del Friuli, si
provincia, con un dolce e savissimo go- ritiròpresso l'imperatore Sigismondo, ac-
verno, dandosi ogni premura a regolar- colto da questi colla maggior ainorevo-
ne nel miglior modo possibile l'^esterio- lezza, Convien dire che Brunoro avesse
re sicurezza e Tmlerna amministrazione, delle grandi qualità d'animo, poiché Si*
D'allora in poi Verona seguì i destini del- gismondo, che fu uno de' piiiicipali so-
la repubblica di f^eiiezia, e nelle sUsse- vrani del suo tempo e per l'avvedutezza
guenti guerre vi tenue precario dominio e pel talento, gli donò tutta la sua grazia
FilippoM.'' Visconti duca di Milano;laon- e lo ammise alta sua più stretta oonfìden-
de i principali avvenimenti di sua storia za, fors'anco senza mire [>oliliclie. In fai»
Inquestonon
lidescrissi in quell'articolo. li maneggi ili Brunoro e([uelli di Mar-
i

faròche rantmenlarne alcuno de'più da- silio da Carrara anch'egli profugo presso

morosi, ma prima conviene che termini la corte imperiale, avvilupparono! vene-


te notizie degli ultimi Scaligeri, retroce- ziani in una guerra con Sigismondo, per
dendualquanlo nel racconto, sebbene an- esser slato questi assicuralo da'due prin-
che di essi parlai nel citato articolo. — cipi,essere facilecol suo aiuto cacciare i ve-
Antonio della Scala, figlio di Guglielmo, Verona e l^adova, nelle quali
neziani da
visse e mori oscuramente. Antonio don- città tramarono congiure, represse e pu-
que e Brunoro suo fratello, nominali 4-'' 1 nite severamente dal senato veneto, il
e 5." principi di Verona, finite l'esequie
1 (|uale pubblicò una taglia in favore di chi
ilei genitore, e convocalo il popolo ve- desse nelle sue mani Brunoro e Marsilio
ronese in ()iazza, furono solennemente vivi o morii: quest'ultimo vi cadde, ed

elelli in signori della città, e con gran- ebbe mozzo il capo. A Brunoro la repub-
dissima festa ed allegrezze accompagna- blica offrì annua pensione, ma venne ri-
ti dal popolo plaudente al palazzo. Se cusata. Giacché Sigismondo non potè ri>
non che brevissimo fu lanlo tripudio oiettere lo Scalìgero nella sua signoria in
de' veronesi, poiché avendo il Carrare- Italia, lo fece grande in Germania. Ini."
se posto l'assedio a Vicenza, e volendo luogo con(liplouiade'22 gennaioi4 ' 2 lo
che vi andasse o Brunoro od Antonio dichiarò suo vicario imperiale in Vero-
con una truppa di soldati, essi non sola- na ed in Vicenza, e con questo gli die'uu
mente ricusarono di farlo, ma incomin- rango fra'princi[»i della Germania, e co-
ciarono a trattar segretamente d' unirsi me tale fu sempre con^iderato in quella
alla repubhlica di Venezia, allora dicliia- regione, conte pure anche suoi succes* i

ratasi nemica del Carrara. Per lo che sori. E questa dignità di principe tlel-

qiieslo pi incipc, montalo m isdegiio, -l'i <S l'impero si continuò nella famiglia Scd-
ayS VER V E R
ligeia non solo per lutto quel secoIoXV, ben degno: ricolmò di benefizi la sua chie-
ma nel sussegueule XVI ancora, finché sa, l'arricchì di sagri e preziosi doni, e di

veramente si e&tinse. Oltre il titolo di una di quell'immagini della B. Vergine


principe di Verona e di Vicenza , diede credute dipinte da s. Luca, eh' era stata
l'inìperatore a Brunoro anche una con- donata dall'imperatore di Costantinopo-
tea in feudo, denominala dei Santo Mon- li a Gian Galeazzo duca di Milano. Si-
te. Quando Sigismondo s'impadronì di gismondo imperatore l'onorò assai, con-
Feltree Belluno ne dichiarò vicario Bru- fermando alla sua chiesa privilegi e i i

noro. Fu anche Brunoro adoperato dal< feudi, ralTermandolo suo consigliere. La


l'imperatore in rilevantissimi all'ari, e fra slessa eslitnuzione glicontinuò l'impera-
questi l'onorevole incombenza i43l
nel tore Federico IIF, e trattò cou lui gra-
di stabilir la convenzione e i du-
patti col vissimi affari, scrivendone con grandi e-
ca di Milano Filippo M/ Visconti, noa logiEnea vSilvio Piccjolomini, poi Pio IL
solamente per preparare la venuta e le co- Anche quest'imperatore coufei'mò a lui i
ronazioni di lui, ma anco per trattare di diritti e l'investiture del vescovato di Fri-
muover guerra alla repubblica di Vene- singa , morendo in Vienna a'i3 agosto
zia. A questo oggetto egli lo creò suo pro- 1443, e sepolto nella delta chiesa degli
curatore, con pienissime facoltà. Lo Sca* agostiniani, di cui co'frateili era stato in-
ligeroaccompagnò poi Sigismondo in Ita- signe benefattore. L'altro fratello Paolo,
lia e nel i433a Roma, ove si trattò d'en- ultimo figlio di Guglielmo della Scala,
Irare alservigiodi Papa Eugenio IV; ma propagò la sua stirpe in Germania, si sta-
pare che Sigismondo uOn vi acconsentisse, bilì in Baviera, dove la sua posterità du-
anzirS ottobre i434 l' impcalore eoa rò un secolo con grandissimo splendore.
diploma gli confermò il vicariato di Ve- Secondo il Buccellino, egli ebbe in moglie
rona e di Vicenza estendendolo al pri-
, Amalia, figlia diTommaso di Traunbcrg,
mogenito de' suoi figli maschi in perpe- dal quale matrimonio nacque Giovanni.
tuo, e in mancanza della linea mascoli' Questi si maritò con Elena di Closea, ed
na di lui, sostituendo i figli di Fregnano ebbe 3 figli, cioè Anna, Maddalena e Gio-
edi Paolo fratelli di Brunoro. Allora (|ue- vanni giuniore. Quest'ultimo sposò Mar-
sii non avea né moglie, ne figli, onde si gherita di Lainingen, e fu padre di due
devono considerar favole contrari rac- i figli maschi, cioè di Gio. Cristoforo e Bru-
conti di Giuseppe Scaligero; così le ge- noro. Giuseppe Scaligero dice, che i due
nealogie di Buccellino di Spenero e di , primi combattendo valorosamente furo-
nitri storici tedeschi che degli Scaligeri no uccisi a Ceresole, ed il Crescenzi nel-
vollero ragionare. Brunoro morì a Vien- la Nobiltà (V Ita lia che furono capitani
^

na senza prole, a'a i novembre dello sles- famosi della nazione bavara. Du Cristofo-
so 1434» e fu sepolto nella chiesa degli ro fratello di Bernardo, il quale ebbe per
agostiniani. Pretesero alcuni ritardare U moglie Elisabetta contessa di Zollen, nac-
morte di Brunoro, poiché quando la re- que Giovanni Warmondo , di cui si fa
pubblica veneta nel i437 prese l'inve- pur menzione dallo Spenero e da altri

stitura de' suoi dominii di Terraferma, scrittori tedeschi; e da questo e da Eli-


cioè delle terre appartenenti all'impero, sabetta de Thurn sua moglie, uscì alla
Sigismondo eccettuò Verona e Vicenza, luce un'unica figlia nominata Giovanna,
le pretensioni di Bruno-
e ciò dicesi per che fu l'erede di tutte le facoltà di quel
ro. Suo fratello Nicodemo della Scala, ramo Scaligero, da essa portate in casa
me-
fu assai lodato dagli storici, e pe'suoi primieramente di Sigismondo, conte di

ritineli42i l'avea crealo vescovodiFri- Dielrichstein, e poi per la morte di esso

tinga, onore e dignità di cui si mostrò in seconde nozze in quella di Giorgio Si>
VER VER 299
gismondo libero barone Lamberg. Di
di commisero enormi falli, e poi la repub-
questa disceudetiza e di questi matrimo- blica la ricuperò prima di Verona, ov'e-
ni lifetitì dal Baccellino si trova pur me* rano entrati pure gli spagnuuii. Final-
moria presso Hocheneck nell' Historica mente la repubblica riebbe anche Pe-
descripliofainiliaruinAiislriacar uni sa- schiera, e Verona a2^^enaa\o\5i'j,re-
prà Ànassum. E questo autorevole sto- stando nel suo pacìfico dominio, tranne
rico chiama la detta Giovanna ultimo alcun tempo di guerre in cui il suo ter-
rampollo della faniiglìuScaligera de'prin- ritorio fu ingombro da'passaggi di trup-

cipi di Verona, e però si può ragionevol- pe straniere. Narra l' Ughelli, che il se-
mente asserire, cbe vivente Giovanna fos- nato veneto dichiaròF/^eZew f^eronani^
sero morti senza successione 3 figli diCer- i e che il suo oratore al doge e senato, yèn-
nardo, cioè Gio. Lodovico, Cristoforo e ionius Collii viri clarissimi comitioruni
Brunoro. Anzi seo)bra che il Buccellino f^eronensium praesidis, duci et senalul
ponga la morte di Brunoro ultimo Sca- gralias retulcre, vexillumque J^eronae
ligero nel 1 544- Secondo tutti gli autori divi Marci Ducali tempio hoc emblema-
tedeschi, la famiglia Scaligera Hniin quel- te exornalum : Verona Fidelìs, et eo-
le persone che hu accennato; ciò non o- ritm perpetuo lestandam fidem suspen-
stante, in quel secolo medesimo insorse- derunt. Fra Rivoli e Canale, nel maggio
come a suo luogo notai, che si
ro alcuni, 1701 da' belligeranti per la successione
vantavanodiscendere da que'priocipi ve- allamonarchia di Spagna, fu po»lo ili."
ronesi. Tali furono Giulio Cesare Scalige- campo. Ma gallo-ispani comandati dal
i

ro, Scipione Scaligero e un certo Paolo, maresciallo di Catinai e dal principe di


che si faceva chiamare principe della Vauderaont, altro non curarono che di
Scala e marchese di Verona, tulli uo- serrarla via della Ferrara e l'altie del ,

mini dotti per altro, diesi resero famosi destro lato, e di battere e renilere inac-
con opere stampate. Persino Gio. Batti- cessibile la comune e frequentata, eh 'è
sta della Scala, architetto, si vantava del- presso al fiume sul sinistro, abbandonan-
la famosa stirpe Scaligera: neh 63 i eres- do a'nemìci le superiori e tutto il paese
se in Padova l'arco trionfale in onore di là: i tedeschi però vennero nel Vero-
d'Alvise Valaresso. Dell'usurpazione del nese senza contrasto , benché non senza
nome Scaligero tratta pure il Malici. Si tlìnìcullà, per la strada allora poco nota
può vedere di Giuseppe Giusto Scalige- della Valfredda, che di qua da Ala sale
ro, Epislola de vttuslatc et splendore con tortuoso giro di 5 miglia per la co-
geiitis Scaligerae, et vita Julii C. Sca- fcta d'alti e selvosi monti, e viene a riu-
ligerij acceduti t J. C, Scaligeri or alio scir ue'Lessini. Praticabile dalla cavalle-
in lucili Jilioli Àudecli, nec non diver- ria e transitabileda piccola artiglieria fu
soruni testimonia de genie Scaligera et resa a foiza d'uomini e di lavori; car- i

de J. C. Scalìgero^ Lugduni Bat.jPlau' riaggi furono disfalli e portati a pezzi,


Un 1594. poi ricommessi. Dall'altodella montagna
Per la terribile lega di Cambray con- la maggior parte dell'armata andò calan-
tro i veneziani, il loro capitano generala do al Facto e a Breonio nella sommità
conte di Pitigliano difese Verona e Pe- dellii Valpolicella, dove si fermò il prin-

schiera. In que'supremi momenti il se< cipe Eugenio di Savoia generalissimo im-


nato veneto per guadagnare l'animo del- periale alcuni giorni: assicurate di questi
l' imperatore Massimiliano l,gli fece ce> luoghi, presero poi successivauienle le
dere Verona e Vicenza nel iSog, dicen- truppe la strada men disagiata, che da
do volerle da lui riconoscere; ma in Vi- Peri con salita di due miglia porta pari-
ceuza le truppe imperiali i^ccQ^io^e vi mente suimonli di Breouiu e Faedo. Pe-
3no VER VER
rò nella narrala guerra romana contro i ligiosa gioia, il quale l'avea inconlralo an-
ci(iil)ri, non fu Calulo della medesima o- che molla distanza dalla città. Discese
in
piiiione , di lasciare cioè in arbitrio de* di carrozza alconvento de'religiosi do-
nemici il paese di là dal fiume, e lo mu- menicani di s. Anastasia , ove fu incon-
nì. A proposito de' cimbri , quando nel trato dal conte Mario Savorgnan pode-
1708 Federico IV re di Daniniarca, ac- stà della città, e da moli' altra nobiltà,
compagnato da sceltissima corte, venne quali lutti furono con dimostrazioni di
a passar nell'Italia non pochi mesi, e o- paterno affetto accolti da Sua Santità. Si
norò con sua dimora 10 giorni Verona, trovò ivi nello slesso momento ancora il

riconobbe, come toccai più sopra, che il patrizio veneto d. Abbondio Rezzonico
linguaggio de'Selte Comuni del Vicenti- senatore di Roma, il quale co'più distin-
no ha qualche aftìnità col danese. Del col- ti attestati di gradimento fu accolto dal
legio militare splendidamente fondalo e Santo Padre, il quale senatore, con par-
aperto dalla repubblica neliySc) in Ve- ticolare attenzione, continuò a seguirlo
rona, parlai nel voi. XCII, p. 661. Esso nel viaggio fino a Imola. Si presentò al
poi fu tipo di quelli più fardi stabiliti qua- Papa anche mg. Vincenzo Ranuzzi nun-
"^

li scuole militari in Modena e Pavia. zio apostolico di Venezia, che poi ebbe l'o-

Verona, perla munificente ospitalità che nore d'accompagnare Papa fino a Bo- il

usava la splendida repubblica di Vene- logna, insieme a mg.' Garampi nunzio


zia, nel passaggio di principi sovrani ne* di Vienna. Asceso il Papa all'appartamen-
propri dominii ,
più volte fu spettatrice to preparatogli dal podestà di Verona con
di tali solenni dimostrazioni, alle quali tutta la magnificenza, nel dello conven-
congiunse le proprie, allorché fu allieta- to, ammise a particolari udienze lutti i

la dalla presenza del Papa Pio VI. Re- delti personaggi, e al bacio del piede una
duce questi neh 782 da Vienna, da Ro- quanlitàdicavalieri,di regolari e molli al-

veredo s'incamminò verso Verona saba- tri. Fra le tante dimostrazioni dì giubilo
to! maggio, e giunto al luogo, ov'era il
I mostrate in questa circostanza dalla cit-
(ermine degli stati austriaci e la irontiera tà di Verona, singolare fu quella che si
de'veneli, il Papa colle maggiori e più si- vide nelle due sere che ivi fece perma-
gnificanti espressioni di riconoscenza e di nenza Sua Santità, essendostatocon som-
gratitudine, incaricò il conte di Streoi- ma vaghezza illuminato lutto il Castel s.
berg, che l'avea accompagnato, di rap- IMetro (il Diario di Roma dice che furo-
presentare in di lui nome all'impei-atore no illuminale pure le due rive dell'Adi-
Giuse()[)e II quanto rimanesse sensibile ge), a segno che tutta quella riva dell'A-
per le tante replicate attenzioni, e
gli con- dige opposta al convento, ove dimorava
segnò una corrispondente lettera pel nie- il Papa.oltViva agli occhi d'ognuno la ve-

ilesimo; ringraziando anco il conte per duta d'uno spettacolo de'più belli e bea
gl'uicomudi solferti e le diligenti premu- intesi, che possa mai idearsi, specialmen-
re. Continuando indi il viaggio, entran- te per la ripercussione de'gran lumi nel-
do dominio veneto, si trovò ivi pron-
nel l'acqua di detto fiume. Domenica 2 n>ag- 1

to un distaccamento di cavalleria a scor- gio il Pontefice, servito da una nobile


tare e servire Sua Santità, e li procura- carrozza a 8 cavalli, e altre pel di lui se-
tori di s. Marco Contaiini, e Manin, poi guilo, preceduto dal crocifero a cavallo,
nllimn doge, destinali a doverla nuova- e scortato e custodito dalle guardie de'
mente accompagnare, come nel preceden- cavalleggieri, seguito da'detli procuratori
te passaggio. Alle ore "2 pervenne il Som- 7. <h s. Marco, dal senator di Roma e dal
mo Pontefice in Verona, ira un allolla- podestà della città , si portò alla chiesa
tu popolu innun)erabilu esultante di te- caltedrule, lu quuie fu trovata al sommo

I
VER VER 3oi
ricolma di popolo, ricevuto tlal capitolo, sto, dando allo slesso con tutto il più sin-
cantandosi l'Ecce Sacerdos Magnux^se- cero e paterno amore l'apostolica bene-
guitodal suono di armoniosesinfonie. Ivi dizione, che hi ricevuta con singolari di-
celebrò il divin sagrifizio, ed ascoltò an- mostrazioni di commovente divozione, ed
co una 2." messa, del suo cappellano se- accompagnata da vivissime acclamazio-
greto mg/ Fonzelti ; e prima di uscire ni e voci di liliale giubilo, che muoveva-
dalla chiesa, con ediHcante religiosità si no a tenerezza 1' animo di chiunque fu
fermò innanzi la tomba in cui era rac- presente ad un alto tanto singolare. Con-
chiusoli cadavere del cardinal Pietro Co- dottosi indi al celebre museo lapidario,
lonna PanìphilJ, zelantissimo e virtuoso insigne memoria dell' illustre letterato
porporato, morto nel fiore dell'età
in Ve- marchese Scipione Maffei veronese (del
rona a' 4 dicembre 1780 (donde poi (11 quale il più bel ritrailo è quello dipinto
trasportato in Roma nelle tombe de'suoi da Francesco Lorenzi, e<l inciso da Mar-
antenati), per porgere preghiere al Signo- co Pitteri), nella sala de'filarmonici, no-
re in sniiragio della di lui anima. Passa- bilmente ornata , ammise al bacio del
to dipoi nelici biblioteca capitolare , ivi piede tutte le dame e l'altra nobiltà di m
ammise al bacio del piede tutto il clero ragguardevole ed osservate 1' anti-
città,

della cattedrale slessa, molti altri eccle- che memorie, che ivi si conservano, fece
siastici e regolari, e molla nobiltà, e quin- ritorno al convento di s. Domenico, ove
di osservò alcuni dei rarissimi codici che nella sera similmente soddisfece al desi-
vi si conservano. Asceso poi di nuovo in derio di molti altri, che ambivano l'ono-
carrozza, col medesimo nccouipngnuinen- re di poter ossequiare la Santità Sua. Per
to, passò al celebre Anfiteatro denomi- la via del Corso si restituì alla sua resi-
nalo ['Arena di f'erona, antica ammi- denza, dove die' a baciare il piede a' do-
rabile fabbrica e vestigio della romana menicani e altri ecclesiastici, e nei pome-
magnificenza, la quale si trovava cosìj>ie- riggio fece altrettanto con diversi distinti
na di popolo, che somministrava il com- soggetti. Lunedì i3 maggio, disceso Pio
plesso d' uno spettacolo veramente sor- \'l nella chiesa di s. Anastasia, aderente
prendente e raro; giacché in quel vasto al convento, la trovò sontuosamente ad-
anfiteatro, per comun sentimento delle dobbata, ed la messa di mg.
ascoltata
persone più pratiche, fu considerato che Ponzelti, riprese suo viaggio verso Pa-
il

vi fossero adunate più dì sessantamila per- dova, seguendolo sino a Caldiero, luogo
sone (il Novaes scrisse 00,000, ed il rac-
I distante una posta da Verona, il rappre-
contodel Diario di Roma \ì\h di 70,000) sentante della città conte IMario Savor-
con esserne rimaste addietro molte altre, gnan, il quale fu dalla Santità Sua di nuo-
per non avervi potuto aver luogo (sono vo colle più gentili espressioni ringrazia-
autorevoli asserzioni di mg.*^ Dini prefet- to del diligente pensiero ed attenzioni
to de'ceremonieri pontificii, ch'era vi pre- verso di lui praticale dalla cillà. Quindi
sente, ed autore del Diario pieno e di- per Vicenza e Padova, pervenne a P^e-
stinto del viaggio fatto a Ileana da Pio Ajez/<2,sempieaccompagnato da'due pro-
VJ^ da cui ricavo questa descrizione). A* curatori di s. Marco. Veiona quindi con-
scese la Santità Sua un piano dello stes- tinuò a godere per altri pochi anni di una

so anfiteatro, ornato con tutta magnifi- pace e diuna nazionale prosperità sino
cenza e ricchezza, ed ivi dal ricco Irono, al 1796, in cui divenne bersaglio delle
appositamente eretto, soddisfece ni desi- più amare vicende, per avere fallo ogni
derio di voto di quell'immenso popolo, a- sforzo per conservare la legiitima e ama-
dunato non per uno spettacolo profano, ta sovranità veneziana, ^'arrai le sue vi-
ma per venerare il Vicario di Gesù Cri- cende, con qualche dillusione, nell' arti-
Sol VER VEtl
colo Venezia. E
prÌDiamente nel volume d'incendiar nella notte Verona, per aver
XCIF, da p. 629 a p. 634. Pf' fico a p. dato stanza al conte di Lilla, mostrata-
673, che in conseguenza della formida- si tenera di lui, e quasi credutasi per es-
bile rivoluzione di Francia^ cosliluitasi so divenuta la capitale della monarchia
in repubblica, e della decapitazione del francese. Appena ciò saputo du' verone-
virtuoso re Luigi XVI, il suo fratello con- si, molli abitanti lumultuariamenle fug-
te di Provenza, sotto il nome di conte di girono. Nel seguente giorno tranquilla-
Lilla, fu accolto onorevolmente dal doge mente il general Masseua entrò in Ve-
e senato veneto nel suo dominio, ad on- rona, benché munita di 3 forti castelli e
ta delle rimostranzedel ministro della re- di numerosa guarnigione de'fedeli schia-
pubblica francese; onde il conte di Lilla voni, e poi estese le sue truppe lungo l A*
nel maggioirg4 si recò a Verona nella dige, il che alquanto calmò Bonaparte.
casa de'conti Oazzola, ricevuto con ogni Inoltre raccontai nel nominalo articolo o
distinzione da'veronesi e trattato da loro voi. XCII,da p. 646, e a p. 672,
637 a p.
con munifica generosità, per cui furono come nel i
797 Bonaparte apertamente si
Applaudili da tutti buoni d'Europa. Meo-
i mostrò deciso di voler attaccare la re-
tie vi soggiorna va, per la morfedellosveo- pubblica di Venezia; ma mentre guerreg-
lurato nipote Luigi XVIl, l'S giugno il giava l'Austria in Garintia, gliene porse
conte dì Lilladivenne Luigi XVIII, e di- il pretesto le famose Pasque Feronesì^
•versi sovrani accreditarono loro mini- ì cioè l'orrenda carneficina fatta da'vero-
stri Tutto questo mosse l'ai-
presso di lui. nesi per 5 giorni de'francesi, e con tal no-
Ipnzione del governo tirannico e rivolu- me registrata dalla storia perchè comin-
zionario che gli usurpava il regno, e ciò ciala a' 17 aprile la sera della l.* festa di
mentre esso preparavasi a invadere l'in- Pasqua di Risurrezione, o secondo altri

felice Italia. Il direttorio di Parigi per- la 2." Stanchi eziandio veronesi delle i

tanto ne die* commissione al general Bo- tante sevizie patite, ciò eseguirono quan-
naparte, che nel marzo 1796 partì per do Bonaparte nel dì seguente 18 aprile
l'impresa, quando già ili." di tal mese il co'famosi preliminari di Leoben cedeva H
^
medesimo direttorio avea intimato alla all'Austria prima di possederli, e come
repubblica veneta il pronto allontana- un branco di pecore, i popoli della nobi-
mento di Luigi XVIII da' suoi stali. La lissima repubblica di Venezia, che conla-
repubblica pe'moli vi deplorati nel descri- va XIV secoli di gloriosa esistenza. Idee-
verne la caduta, e per la forza delle cir- rà e indipendente, impegnandosi di di-
costanze, ebbe la debolezza di cedere, e struggerla; e lutto qviesto per indenniz-
commise al marchese Alessandro Carlot- zarla del rinunziare r Austria sfavore
ti di Verona, d'invitare Luigi XVIII a della Francia i Paesi Bassi Austriaci, ed
partire. Il re subilo vi accudì, esigendo i suoi slati d'Italia che si trovavano sul-

prima la cancellazionedi sua (ìjmiglia dal le sponde destre dell'Oglio e del Po, os-
libro d'oro del patriziato veneto, e la re- sia il Milanese, non che per restare libe-
sliluzìotie dell'armatura donata da Enri- ra nell'azione di quanto erosi proposto
co IV alla repubblica; indi a'2 1 lasciò Ve- di fare. Qui solo dirò, che dopo le rivo-
rona. In tanti gravi casi il senato veneto luzioni, fomento te da'francesia Bergamo,
nominò piovvedilore generale delle pro- Brescia e com-
Crema, tentando essi di

vincie di Terraferma Nicolò Foscarini, il muovere pure Veiona, devotissima sem-


quale fissò la sua residenza in Verona. pre alla signoria veneta, lo sdegno de'po-
Indi a'3 maggio fu chiamato da Bona-
I polani indispettiti conlro i francesi scop-
porle in Peschiera, da lui occupata, per piò nella più terribile foggia nel dello 17
tniuacciar Venezia d'impadrouiisene, e oprile, ed esegui sulla guarnigione fiau-
VER VER 3o3
rese un sanguinoso macello, Irannele po- baie Venturi 11 17 aprile 1797 alle ore 21
che reliquie restale ne'caslelli e quelleclie e mezzo italiane), in cui il cielo era sere-
riuscì al general Ballane! dicondurre nel nissimo, e nulla sembrava presagire una
più forte di essi. I giorni g, 20,2 e 22 i i scena d'orrore e di carneficina, la città a-

furono di strage e rovina, né sino al 23 vea il più tranquillo aspetto. Vedeansi


si potè conchiudere un armistizio. Que- soltanto qua e là certe figure straniere,
sta memorabile sollevazione, in vario sen- che co' loro misteriosi aspetti ingerivano
so lodala e biasimata dagli opposti par- alcuna sinistra impressione ne'pacìfici ve-
lili, diede luogo all'eloquenlissima Ora- ronesi: formaronsi come insensibilmente
zione del conte abbate Pellegrini, che si de' gruppi in molti quartieri, e voci che
fece encomiatore degli angariali e provo- spargevansi di luogo in luogo comincia-
cati suoi conciltadiui(Veronai 709 in4.°); rono a dare qualche agitazione; portava-
ma pur troppo non tardò ad essere fie- no queste voci, che il comandante fran-
ramente punita. Sopraggiunte a'francesi cese delle fortezze avea intercettato ogni
forze maggiori, capitanale da Victor, Kil- comunicazione col di fuori della città; si
maine, Chabrune, Lahoz, compirono l'ec- seppe poi che il comandante slesso avea
cidio della più violenta reazione. I mise- intimato a'magistrali di disarmare all' i-
ri veronesi furono costretti a cedere, ed stante tutte le truppe: queste notizie al-

oppressi dalla violenza straniera, a paga- larmanti si diffusero ben presto e gli as-
re il fio del loro zelo nazionale: villime sembramenti si resero più numerosi. E-
principali essendone i conti Francesco de- gli era specialmente nelle vicinanze del-
gli Emili, Verità e Malenza, il p. Luigi la chiesa di s. Zenone che manifestavasi
Colloredo cappuccino, con altri ancora. l'elìervescenza degli spiriti. Un gran nu-
Impadronitisi interamente francesi di i mero d'individui ricoperti di cenci erasi
Verona, con mano ferrea imposero a've- riunito in quel punto, e sembrava atten-
ronesi le più esorbitanti contribuzioni; dere un qualche avvenimento, in cui il
vennero postea saccomanno le pubbliche loro intervento fosse necessario: passòco-
istituzioni, e molte privale famiglie, in- sì una parte del mattino. Ad un tratto
clusivamente alle collezioni di belle arti un uomo correndo precipitosamente si
e di storia naturale, sì pubbliche e sì par- fece largo in mezzo al popolo per giun-
ticolari. Fra le quali rapine è da contare gereall'adunanza principale, e giunto co-
il monte di pietà, ricco di ben 5o milio- là esclamò: Amici miei, ifrancesi hanno
ni (di franchi, secondo il Coppi). Tante saputo che i nostri podestà hanno chie-
espilazioni e tante ruberie furono lamen- sto il soccorso austriaco.- la nostra cit-
tale dallo stesso general Augerau, quan- tà va ad esser fulminata. In tale istante
do rappresentò al general in capo iiona- le porte della chiesa si aprirono, e se ne
parle, non essere ormai più possibile di vide uscire una turba d'individui in va-
estrarre tante cose da una desolata città, rie foggie vestili; lutti portavano a* loro
sebbene^fosse la principale delle provin- cappelli delle larghe coccarde turchine e
ole della signoria di Venezia. A questi gialle,esembrò che fossero diretti da per-
cenni, Sicnza ripetere il riferito ne' citali sonaggio rivestito d'insegne della magi-
luoghi ,
per le particolarità interessanti stratura veneta. Questa turba fece alcun
che contiene, trovo opportuno di aggiun- passo in avanti; il popolo immerso nello
gere la descrizione dell'insurrezione vero- stupore, fece largo innanzi la medesima;
nese, di L. A. M., già rammentato, nel e quegli uomini cominciarono a gridare:
suo articolo Verona presso il t. 6 del- ^
Vi\>a la patria ;e\a folla rispondea:/l/or-
\ Album di Roma, p. Sg. Il giorno 9 a- te a* nemici di Venezia. La truppa segui
prile 1797 (riconfermo collo storico ab- il suo cammino seguita dalla corrente de]
3o4 VER VER
popolo; ma ben presto alla voltata d'una sala in culi magistrati tenevano seduta.
strada sì ferma, e di rango in rango eia- Finalmente la portasi aprì violentemen-
senno gridò: Un francese. Era un capo te; diversi individui entrarono tumultua*
di battaglione della guarnigione,che spin- riacnente; tulli erano armati' di sciabole
to dalla curiosità o dalla necessità di ve- e di pistole, e nel numero figuravano di
dere ciò die avveniva, erasi injpruden- quelle megere scarmigliale , die si mi-
temente e senza scorta inoltralo fin là. schiano alle turbolenze popolari di tulle

Un colpo di pistola slese morto l'idllzia- l'epoche. La truppa si arrestò come in-

le, e la moltitudine ne precipitò il corpo timorita al cospetto de' funzionari pub-


nell'Adige. La notizia dell'omicidio com- blici, ed allora gridò il provveditore: Ve-
messo sopra unode'principati ullizialidcl ronesi^ che volete? Vostro divisanttnto è
presidio si sparse colla rapidità del lam- forse (Voltrag^iare il magistrato siipre-
po in lutti i quartieri; giunse al castello: mo che siede quiin nome della sereni ssi'
allora 3 colpi di cannone partiti dal for- ma repubblica ? La folla rispose Vi\'a :

te piùelevalo echeggiarono luttuosamen Venezia, vivano i suoi magistrati, mor-


le nel recinto della città, e si vide sven- te a' nemici di s. Marco. Allora un uo-
tolare sui merli un nero vessillo : quasi mo di alta statura s'avvicina al luogo più
all'istante si lira a palla sulla misera cit- elevalo in cui sedevano i magistrati e di-
suona a stormo; furiose bande ir-
tà. Si ce. Le non
signorìe vostre illustrissime
rompono dovun(|ue può trovarsi sangue possono sospettare cheli popolo attenti
francese da spargere, e nello spedalesles- a' vostri giorni j nostro scopoc soltanto di
so 3oo feriti sono scannati nel loro letto liberare la città dal giogo straniero. Vi
di dolore (e questo fu veramente non giu- domandiamo di consegnarci il francese
stidoabile eccoso). Nulla sarebbe stalo di che in questo momento trovasi in mezzo
più rimarchevole per uno spettatore im- di voi: non attendiamo che questa gra-
passibile in queste scene d'orrore, cbe la zia per lasciarvideliberare in pace. I pa-
8|iecie d' accordo colla quale una turba trizi calcolarono le conseguenze terribili

senza capo apparente dirigeva le sue o- che poteva aver per essi e per la vacil-
pcrazioni: divtdeasi in più masse per an- lante repubblica un omicidio commesso
dar a sorprendere alcuni posti isolati, i colla loro adesione ed in loro presenza
cui difensori erano all'istante e improv- sulla persona d'un uftlziale, incaricato foi':

visamente messi a morte: molte porte oc- se d'una missione di pace. Molli di essi

cupate da'fraucesi essendo state così pre- esclamarono: Un parlamentario! E ini-


.se d'assalto, alcune bande di montanari possibilecilladini.Ritiralevijrispettoal-
invaselo la piazza, e vennero ad aumen- le leggi. Ma la moltitudine rispondeva :

tare le forze degli ammutinali. Il popolo Che i traditori soltanto potevano parla-
parlava già di scagliarsi contro i forti; re di transazionej óiìscuno enumerava i

quando si vide dal vecchio cartello scen- torli che credeva dover rinfacciare agli
dere un ufliziale superiore disarmato, con stranieri, e le grida, Morte al francese,
un fazzoletto bianco iuvoUo al braccio, erano sempre predominanti. 11 coraggio-
annunciando un parlamentai io. Giunse so giovane francese rimovendo da se,

lino al palazzo in cui \\ prowediloie con quelli che lo circondavano, s'inolira ver-
allri magistrati deliberava sui pericoli so la moltitudine, e scoprendosi il petto
della posizione. In quel momento alcuni esclama: Ferite j ma in che vi ho io offe-

colpi di fucile si fecero sentire a poca ili- so? Il suo atteggiamento , i suoi sguardi
ttanza, ed un usciere annunciò ohe il pa- di fuoco imposero a quella turba, ed un
lazzo era assniito. La fdla invadeva già- mormorio confuso annunziò che irre- I

dulamcnle vasti cuiriduri, cercando la


i sululeuu eruìi inipadiuailu degli animi

i
VER VER 3o?
gli agitatoti più influeuli sembravano in- stelli Verona, quali colla città passa-
di ì

clinare a cieoienza. L'uHlziale si rese ac rono nel dominio dell'Austria. Nel 1799
corto, esser quello il momento propizio i repubblicani francesi nuovamente di-
per salvarsi; con una mirabile presenza chiararono guerra ed apri- all' Austria ,

eli spirito affrontò le prime file, ed allo- rono la campagna con radunare d'Italia,
ra disse: Eccomi inerme in mezzo a voi, il general Sclierer a'a marzo, fra il Min- i

io mi affido alla vostra generosità. Sia- cio e l'Adige, circa 45>ooo uomini, oltre
te voi la scorta del parlamentario. Pro- l'ordinare l'occupazione della Toscana e
nunciando tali parole, salutò i magistra- della Valtellina. Gli austriaci avevano al-
ti rimasti attoniti, e traversando le turbe, lora sull'Adige un numero di truppe pres-
die facevano largo, sortì seguito dal-
gli so che eguale, e il general Kray lecoman-
la folla. Al basso della scala erano alcu- dava in assenza del general comandante
ne compagnie della guardia urbana, che in capo Melas indisposto. Egli avea col-
si sforzavano di dissipare la moltitudine locato l'ala destra in un posto fortificato
che aumentava a torrenti. L'uHìziale
si presso Pastrengo, fra l'Adige e il lago di
si lanciò in mezzo agl'insorti, ed esclamò: Garda, centra a Verona e ne'circon vi-
il

Cittadini, proteggete la mia vitaj la sal- cini villaggi, e l'ala sinistra a Bevilacqua
vezza della vostra città ne dipende. I cit- presso Legnago. Scherer poi, allorquan-
tadini s'affollarono intorno ad esso, e pre- do pronto all'assalto, divise il suoeser-
fu
sero la strada del vecchio castello. La cito in due colonne. Di una, ch'era com-
truppa forsennata, che avea avuto il tem- posta delle divisioni di Victor, di Montri-
po di riflettere, e che vedeva togliersi la cbard e di Hatry, die' il comando a Mo-
sua preda, alzò de' gridi di rabbia; Fuo- reau coll'istruzione di fare un falso attac-
co sui traditori! disse una voce. Ma già co contro Verona
Legnago. Intanto col-
e
la scorta era troppo lungi e le palle non l'altra formata dalle divisioni di Oelmas,
colpirono alcuno. Alcuni istanti dopo il di Grenier e di Serrurier, sotto del quale
fragore del cannone annunziò al popolo combatterono piemontesi, egli avrebbe
i

il ritorno dell' uflìziale nel castello, e la attaccato vigorosamente la destra degli


riassunzione dell'ostilità. La lotta conti- austriaci presso il lago di Garda. Mosso-
nuò per 3 giorni, senza risultati decisivi; si di fatti nella mattina de'26 marzo per

finalmente giunsero soccorsi al presidio eseguire il suo disegno, assaltò Pastren-


francese, e Verona fu di nuovo abban- go, lo prese, e quindi diresse Serrurier a
donata al risentimento de'soldati". Frat- sinistra sino a Rivoli. Nel centro Moreau
tanto 12 maggio dello stesso 1797, in
a' combattè contro Kray con dubbio even-
Venezia abdicò l'ultimo dogeManin,abdi- to a'villaggi di s. Lucia e di s. Massimo,
carono tutte le pubbliche magistrature, e ne'dintorni di Verona; ma Kray presso
fu promulgata la democrazia, cessando il Leguago respinse e inseguì vigorosamen-
governo aristocratico: a' 16 maggio en- te la divisione di Montrichard, e allora i

trarono francesi nell'inviolata fin allora


i francesi retrocedettero anche nel centro.
Venezia, ed il dramma ferale fu compi- Considerevole fu la perdita d' ambe le

to A' 17 ottobre seguì tra la repubblica


I parli: il general austriaco Dervins fu nel
francese e l'Austria il famigerato tratta- numero de'morti. Vittorioso Kray sulla
lo di Cumpo Formio, che pose ad atto i sua sinistra,appena si accorse che prin- i

preliminari di Leuben, in virtù del quale cipali sfòrzi del nemico erano diretti con-
i francesi sgombrarono dall'antico domi- tro la destra , si recò subito a Verona.
nio venetOj nella parte che dovea occu- Intanto giunsero le notizie della disf'alta
pare r Austria, e specialmente Palma- de' fra noesi a Slokach; per il che doven-
ijuovu, Osoppo, Porto-Legnago, ed i ca- dosi essi ritirare du'Giigioni, la loro |>u-
VOL. xciv. 20
3o6 VER VER
sizione sull'Adige diveaiva pericolosa. la Scala, e costrinse quella di Delma.s a
5clierercredelle perciò presidiarePeschie- piegare verso Due Castelli. Oltenuli que-
la e ritirarsi al Tarlare. A palliare il mo- sti vantaggi sulla sinistra, Kray prese a se
vìmenloretrogrado,a'3o marzo ingiunse uua forte colonna , vi unì la riserva , e
a Sfrrurier di varcar l'Adige presso Pa- marciò obliquamente verso la destra. Con
slrengo e Polo , e fare un falso allacco questo movimento egli respinse ulterior-
contro Verona. Cos'i fu dì falli eseguilo, mente le truppe della destra francese, bat-
onde passò senz'oi^lacolo il fìiime su due tè la vanguardia di Moreau, scacciò Ser-
ponti; ma uscirono bentosto da Verona rurier cb'erasi avanzalo sino a Villafran-
• generali austriaci Froelicb, Chasleller e ca, e così gli austriaci rimasero vittorio-
Lallermancon 3colonne,eallaccala quel- si su tulli i punii. In quesla battaglia,
la divisione la disfecero interamenle. Al- cbefu denominata di Verona, e da allridi
cuni squadroni di cavalleria piemonleÀÌ Magnano o dell'isola della Scala, gli au-
comandali da Saluzzo, e un reggionento striaci perdettero 2,000 uomini, ed 1 fran-
di dragoni francesi sostennero alla retro- cesi circa 5,000. Scberer dopo tale disa-
guardia l'urto degli austriaci, quanto ba- stro lasciò il general Foissac-La Tour con

stò ad una parte della fanteria per ripas- 10,000 in Mantova, e rilirossi subito sul
sare il fìuu)e; ma intanlo Kray avendo Mincio, poco dopo suH'Oglio e finalmen-
fallo rompere un ponte sul principio del- te sull'Alida. Kray speilì la sua vanguar-
l' azione ed essendosi impadronito del-
, dia solloMantova e Pescbicra, assicuros-
l' altro quando incominciava la ritirala, si uiì passo sul Mincio, e fermossi alcuni
la maggior parte deila divisione reslò pri- giorni colle principali forze all'isola della
gioniera. Questo vantaggio animò Kray Scala. Progredendo le vittorie degli au-
« recarsi sull'olFese, ma inlauto nello sles- striaci e de'col legati russi, entrarono in

so divisamenlo persisteva ancbe Scberer Milano, in Piemonte e in altre regioni.


non ostante la sua precedente ritirata «^ul Ma nel 1800 Bonaparte riassunto il co-
Tartaro. In od una ricognizione e-
fatti mando dell'armatad'ltalia, invase il Pie-
seguila dagli austriaci a'4 aprile, preve- monte, riprese Milano. Mentre poi, per
dendo di esser quanto prima assalilo, le successive azioni guerrescbe . credeva
volle prevenir il nemico, ordinando un Melas la vittoria assicurata, invece Bona-
attacco generale per la maltina del 5. E- parte a' 14 gi"gi>o riportò
1' importante
gli dilesse .sulla destra le divisioni di Vic- vittoria a Marengo. Continuando i coni-
tor, di Delmas contro il vil-
Grenier e di ballimenli, il general austriaco Bellegar-
laggio di s. Giacomo; Moreau con Hatry de, a' 26 dicembre lasciale competenti
e Montricbard sul centro sopra Sonno e guarnigioni in Mantova, in Pescbiera e
Somaiacanipagna e inviò berrurier co-, nel vicino Sermione, rilirossi a Verona,
gli avanzi delle sue truppe alla sinistra Il general francese Brune, lasciate addie-
di Villiifranca. Intanto gli austriaci si a- tro le truppe sunicienli per osservar Man-
danzarono incontro a' fi ancesi marcian- tova e assediar Pescbiera, si avanzò e a

do in 3 colonne comandate da Kaim, da 3o dicembre una ricognizione su tut-


fece
Mercantin e da Zoplf. Piecedeva Hoben- ta la linea, gettando nel tempo slesso non
7ollern con furie vanguardia, e Froelicb pocbe bombe in Verona. Moslraronsi gli
seguiva l'armala con altra colonna di ri- austriaci in molla forza su lutti ì punti,
herva. Incominciata l'azione, Moreau bat- onde il general francese raddoppiò le sue
tè Mercantin, e respinse Zo[)(r fin sollo precauzioni pel passoggiodell'AdigeaBii'i-
Verona; ma nel teun)o stesso Kaiin bat- solengo. L'edelluò iii.° gennaio 1801, e
tè presso Magnano la divisione di Victor comincialo i francesi il tragitto re>laro-
e di Grenier, rinst-gMl sino all'isola del- DO qur«!<i adouili nel vedere cltc non iu

i
VER V E R 3o7
conlravano resistenza, meutre si alien* li già vendi ceduti all'Austria, Verona
elevano di trovatla grandissima. Ma ces- fu tagliata in due parti l'una austriaca,
sò bentosto la sorpresa al compai ire d'un l'altra franco-italica, perciò divisa in ilue

parlameiiliirio austriaco, il quale nnriun- governi, l'uno austriaco, l'altro franco-


ziando l'arniistizio concluso da Steyr a' italico, e durò in tale stalo dal 7 aprile

9.5 dicembre io Germania per 3o gior- 1801 fino ottobre i8o5, cui tenne
al 29
ni, ed estensivo all' Italia, perciò propo- dietro pace di Presburgo nel dicembre
la

Deva di sospendere le ostilità. Si venne i8o5, che vado ad accennare. Dappoi-


quindi alle condizioni, e il general Bru- ché, nuovamente la Francia rolla nuo-
ne trattò a tenore delle sue istruzioni^ se- vamente guerra coll'Austria, di venuto già
condo le quali » non poteva desistere daU Bonaparte imperatore de' francesi e re
l'olFese finché non fosse sidl'Isonzo, e gli d'Italia col nome di Napoleone I, il ge-

austriaci non cedessero Mantova, Peschie- neral francese Massena con 5a,ooo uo-
ra, la parte di Legnago esistente sulla de- mini nel principio d'ottobre 180 5, tentò
stra dell'Adige, Ferrara e Ancona". Bel- di passar l'Adige presso Verona ma fu ,

legarde giudicò tali palli troppo gravosi, respinto. Nondimeno pervenne a risarci-
e chiese alla sua corte ulteriori istruzio- re un ponte che gli austriaci avevano in
ni. Intanto lasciale deboli guarnigioni ne' parte rotto, ed a fortificar la testa sulla

3 forti di Verona, ed in Legnago, conti- sponda rinnovando l'attacco a'


sinistra,

nuò a retrocedere. Dopo piccoli e insi- 29 ottobre, passando il fiume presso Ve-
gnificanti combattimenti, egli abbando- rona. Gli austriaci opposero vigorosa re-
nò r eccellenti posizioni di Caldiero, di sistenza, e quindi retrocedettero alle forti
Montebello e della Brenta, e ritirossi ver- posizioni di Caldiero. L' arciduca Carlo
so la Piave. Pdcevuti poi gli schiarimenti schierò quivi le sue truppe in battaglia;
da Vienna, a' 1
4 gennaio i8oo fece an- Massena l'altaccò a' 3o, ma fu respinto
nunziare a' francesi bramare arinistizio, e dovè retrocedere sull'Adige, e nel di
il quale fu sottoscritto a Treviso a' 1 6, ed seguente Bellegarde comandante l'ala si-
in sostanza fu concluso colle seguenli con- nistra, ottenne segnalali vantaggi a Chia-
dizioni. >) Si sospendessero leodese, e l'ar- vica del Cristo. Tuttavolla l'arciduca fu
mata francese occupasse una linea sulla costretto a retrocedere, attesa la marcia
sinistra della Livenza , e si consegnasse di Napoleone I in Baviera.
Massena pas-
dagli austriaci Peschiera, Sermioue, i 3 sò quindi a occupare Vicenza, Padova e
castelli di Verona, Legnago, Ferrara e altri luoghi, mentreSaint-Cyr bloccò Ve-
Ancona". Intanto nel marzo tu eletto Pa- nezia. Indi pel trattalo di Presburgo, de'
pa in Venezia Pio VII, e Verona gli ras- 26 dicembre i8o5 la parte degli stati ve-
segnò suoi omaggi di venerazionea aiez-
i netiche possedeva l'Austria, fu ceduta a
zo de'deputati, conti GaspareBevilacqua- Napoleone I, che T uni al regno Italico,
Lazises Alessandro Murari-Brà. Divenu- compreso Verona e f^enczlct, il quale ar-
to Bonapartei." console, la fortuna delle ticolo va tenuto presente anche per la ces-
sue armi lo mise in grado di dettare le sala dominazione austriaca e per la nuo-
condizioni di pace coli' Austria e i prin- va, venendo dichiarata Verona capoluo-
cipi di Germania, sottoscritta a Lunevil- go del dipartimento italico dell' Adige-
le a'9 febbraio i8o i, in cui per altro si Verona celebrò l'avvenimento in nobile
confermò il possesso de'dominii veneti a forma.Sponlaneameule raccolta da mol-
favore dell'Austria, ratificalo a'g marzo li giovani scolari una rilevante somma,
dalla dieta Germunìca. Essendoslato sta- la divise fra'soldati feriti.
Nel 8 3 l'im- i 1

bilito l'Adige a confine fra l'Austria e la peratore d' Austria Francesco I dichiarò
lepubbltca Cisulpiua colla parte degli sta- di nuovo la guerra a Napoleone I, il q<ia-
3o8 VER VER
Je in Italia gli oppose il viceré Eugenio, diche chiuso il cadavere in una cassa di
che slabiiì il suo quartier generale a U- piombo venne trasportato a Vienna, e de-
dine, indi rinforzato nella fine dell'anno posto nelle tombe imperiali. Benedetta
sull'Adige, dopo aver combattuto nella da mg.' Liruti vescovo di Verona l' im-
sua valle. La posizione di Verona strate- periai defunta, una mano d'ussari apri la
gica e munita gli avea permesso sostener- pompa funebredella partenza, seguiti da
si controle forze superiori austriache, ma tutti i parrochi della città, da'domestici
poi i francesi aveano dovuto ritirarvisi. della casa imperiale co'gonfólouì, dal ca-
il viceré passato dall'Adige al Mincio, vi pitolo e clero della cattedrale, e dalla fa-
ritornò nel febbraio 1 8 4> riuscendo frat- 1
miglia del vescovo. Veniva poi il funereo
tanto a Bellegarde di costringere i ca- carro, circondato da4o gentiluomini, e
stelli di Verona ad arrendersi, col quale seguito dal gran maggiordomo e dalla
poi il viceré a' 6 aprile concluse l'armi-
1 gran maggiordoma della defunta, non che
stizio di Schiarino-Rizzino, per lo sgom - dalle varie magistrature. Chiudeva la de-
bero de' francesi dall'Italia, restando le corosa comitiva altra mano d'ussari, cui
truppe italiane ad occupar la parte del lungo ta via che dal palazzo Canossa mette
regno Italico non ancora presa da'collega- a portaVicenlina,facevano ala i soldati del
ti. Imperocché già caduta la colossale po- presidio, sonando a lutto tutte le campa-
tenza di Napoleone I, che ad ogni mo- ne. Il cav. Mutinelli, che ciò racconta ne-
mento scompigliava la carta geografica gliAnnali delle province Fcnele, ag-
d'Europa, e disciolto il suo formidabile giunge parlando del ricuperato dalla
esercito, nel 1 8 4 l'Austria ricuperò do-
1
i Francia da Francesco I. » Altri libri, al-
roioii veneti, inclusivamente a Verona, ed tri codici, altri busti ricuperava Verona,
insieme il Milanese; e l'imperatore Fran- e un'Assunzione di Tiziano, e il Martirio
cesco 1 nel 8 1 5 con tali stati vi formò il
1 di s. Giorgio, e la Deposizione di Cristo
regnoLombardo-Venelo,dichiarando cit- di Paolo, e una Vergine, e un s. Paolo,
tà regia Verona, la quale fu poscia resa e un Battista, e un s. Zeno, e un s. Gior-

ancor più celebre per le discorse meravi- gio del Mantegna". —


L'uomo non è infal-
gliose fortificazioni, in essa e fuori di es- libile. Nel voi. XXIX, p. 299, sia dalla

sa grandiosamente costruite. Nel seguen- mia penna, sia diitle mani del tipografo
te anno l'imperatore onorò Verona di compositore, usci nella i.' linea della 2.*
sua presenza, e la città tra le dimostra- colonna un non che va soppresso, poiché
zioni di pubblica allegrezza, illuminò in Francesco I positivamente si recò a'con-
architettonica maniera la piazza d'Armi, gressidi Troppau, di Verona e di Lubia-
quella dell'ErbeJo stradone di portaNuo- na, come dichiarai altrove; quindi nella

va, e neir Anfiteatro, pieno di 5o,ooo linea 6." quelma, va convertito in ed. In
spettatori, distribuì doti a povere donne, Verona dunque nell'ottobre 182 2, secon •

col farvi correre al palio, passatempo che do il concertato di Lubiana, fu celebrato


fjnì colla cuccagna. Restata inVerona l'im- un congresso generale per raffermare il
peratrice Maria Lodovica d'Este, vi ces- principio monarchico, l'alleanza stabilita

sò di vivere a'y aprile di 28 anni. Alllit- ueli8j5 a Vienna, già convalidata nel
ta Verona da quest'infortunio ridusse in congresso d'Aquisgrana, e precipuamen-
forma di tempio apparato a bruno una te per la questione della rivoluzione del-

sala del palazzo de'marchesi di Canossa, la iSpngna (/^.),colà in gran bollore, che
già albergo dell'imperiai corte; nel mez- si voleva combattere da Luigi XVIII, co-
zo giaceva il corpo dell'estinta tra la ce- me l'Ausilia avea represso quelle di Na-

lebrazionede'divini udizi ed i suffragi de- poli e di Piemonte, e vi brillarono in bel


gli accorrenti a'io,i i ei2 aprile. JDopo numero sovrani e celebrità diplomatiche.

VER VER 309
Pertanfosi recarono in Verona l'impera- del regio ordine della legione d'oro. Ter-
toie d'Austria Francesco I, l'imperatore minata la dieta e con essa le veronesi
di Russia Alessandro I , il re di Prussia feste, ambì l'imperatore d'Austria di mo-
Federico Guglielmo 111, il re delle due strar egli stesso la più bella gemma del-
Sicilie Ferdinando 1, il re di Sardegna la sua corona, Ff«esi!'a,airimperalor del-
Carlo Felice, il granduca di Toscana Leo- la Bussia, seguendolo anche il vecchio re
poldo li , il duca di Modena Francesco di Napoli". Narra Coppi, Annali d'Ita-
IV, la duchessa di Parma M." Luigia, il lia. Le questioni principali messe in di-
viceré del regno Lombardo-Veneto ar- scussione in quel congresso (che fruttò a
ciduca Ranieri; i plenipotenziari delle tuttaVerona non lieve ricchezza) furono,
grandi potenze, cioè, olire il cardinal Spi- lo sgombramente del Piemonte e del re-
na inviato da Pio VII (insieme a mg/ gno delle due Siciliedalle truppe austria-
Leardi nunzio di Vienna, mg/ Mazio, che; aumento di rigore contro la tratta
mg/ Ostini, questi ultimi poi caidinali), de'mori;le lagnanze reciproche fra la Por-
per I' Austria Melteruich e Lebzeltern, la ottomana e la Russia, e la rivoluzio-
per la Francia Montmorency e Chateau- ne greca; l'indipendenza delle colonie spa-
briand (che poi ne scrisse la storia: Con- gnuole d'America, e il modo di reprime-
grès de f^erone), per l'Inghilterra Wel- re la pirateria in que'mari: pericoli del- i

lington e Stralford Carining, per la Prus- la rivoluzione di Spagna relativamente


siaHardembergeDernstorf,e per la Rus- all'Europa, e specialmente alla Francia.
sia Nesseirode, Lieven, Pozzo di B(irgo e Si rinnovò da' sovrani d'Austria, Prussia
Taliskeff. Il re delle due Sicilie avea se- e Russia, la dichiarazione fatta nel con-
co il principe Ruffo, ed il re di Sardegna gresso di Lubiana: di non voler prolun-
il conte della Torre. Il cav. Mulinelli ne* gare oltre i limiti d'una rigorosa necessi-
citati Annali a p. 38o riporta il Pro- tà il loro intervento nelle cose d' Italia.
spetto in cui sono descritti i nomi, non Così svanirono i vani timori, le ostili in-
che gli alloggi de' soi'rani, principi, di- terpretazioni, i sinistri presagi, che l' i-

gnitari e di vari altri distinti personag- gnoranza e la malafede aveano sparso per
gi intervenuti al grande congresso d'Eu- l'Europa, per trarre in errore l'opinione
ropa nella regia città di/erona l'anno de' popoli, suir intenzioni sincere e leali
1822. » Nobilmente intanto e magnifi- de'monarchi riuniti in Verona. Ilcongres-
camente, or con luminarie, or con rigiri so si metà di dicembre.
disciolse nella
di carrozze, or coti corse di cavalli, or con L'imperatored'Austria Ferdinando I, do-
musiche deliziose, ed or con danze ed ar- po essere stato in Milano unto e corona-
meggiamenti nell'Anfiteatro, si festeggia- to re del regno Lombardo-Veneto, a'22
va da Verona quella riunione straordina- settembre 838, in compagnia dell'impe-
1

ria di tante e tanto illustri persone, in- ratrice Maria Anna, si portò a Verona.
defessamente per la bella liuscita di que' A festeggiar veronesi convenientemen-
i

passatempi e in ogni altra cosa adoperan- te sì auspicata venula, furono fatte nella
dosi capo del municipio Gio. Battista di
il città splendidissime luminarie, e tramu-
Persico (uomo di bella mente, di animo tato il teatro Filarmonico in un giardi-
generoso e di assai pii«cevoli maniere), af- no, vago per fioii, erbe odorifere, e per
finchè maggiormenlesalisseinfama pres- una fontana, dalla quale per 3 bocche di
so gli stranieri la sua Verona, e maggior- delfinizampillava 1' acqua occupato il ,

mente avesse a risaltare la sua grandez- fondo della scena da una magnifica ten-
?a sola ammiratrice ed estiinalrice la
: da, disposte in quella credenze e deschi
Francia della virtù del Persico, degna- con profusione di rinfreschi, la società
mente appendeva al suo petto la croce degli Anjìoni f//oforp/ die' all'augusta
3.0 VER VER
coppia Inquel lealro il trallenimentod'iio ilgenio delle rivoluzioni guardò a se din-
feslino: oÓiì pur loro Verona la riunio- torno per vedere se rimaneva altra cosa
ne del di popolo accolto per una Tom-
lei a distruggere; e vide che fra tante rovi-
bola nell'antico Anfiteatro, e meglio di ne dell'autorità una ne restava ancora io
5o,ooo furono le persone che ivi si e- piedi sostenuta dal suffragio di tutti ì se-
nuinerarono. Il terribile morbo cbolera coli , dalla legislazione di tutti i popoli,
penetrò in Verona lai." volta nel i835, dal buon senso dell'uman genere. Questa
ed in essa e ne'circonvicini paesi serpeg- autorità era la derivante dalla proprie'
giò sino al fine dell'anno. Nel 1847, — tà. Ogni proprietà in fatti fa ognuno pa-
1848, i849gi'a'"de attività militare re- drone nel suo domìnio. La rivoluzione
gnò in Verona, per essere allora sede del vedendo tale ultimo baluardo dell'ordi-
coniandogenerale niilitaredel regnoLom- ne sociale impedire il suo passo, dichia-
bardo-Veiieto, a motivo della rivoluzio- rò guerra sterminatrice alla proprietà^
ne che sollevò pure il regno, ed ivi anco- sociale; e da mezzo secolo la combatte
ra a'20 marzo si formò la guardia civi- con terribili colpi, nella lusinga che abbat-
ca, ma concessa e limitata per soli 4^0 tuto questo baluardo.la società non sareb-
uomini. La città fu posta sul piede di be più niente, non rimarrebbe altro che il
guerra, fu minacciata di blocco, e nelle trionfo àt\Socialisino[V,).YiV)\o permise
«uè vicinanze seguirono combattimenti, questo supremo assalto per aprire gli oc-
ed uno sanguinoso presso le sue mura, chi a tanti egoisti, volontariamente ac-
vinto dagli austriacida Verona preci-
; cecati su questa guerra satanica da 3 se-
puamente partendole deliberazioni per re- coli mossa al principio d'autorità. Fio-
primere la ribellione, dalla quale fu la sola che siffatta guerra era diretta contro l'au-
ad andarne esente, siccome presidiala po- torità della Chiesa ,
1' autorità di Gesù
derosamente dagli austriaci, anco allor- Cristo e l'autorità de' re, i felici proprie-
ché Venezia proclamò la repubblica. Ta- tari diceano nella beata loro sicurezza: La
le generale e tremenda conflagrazione eu- Chiesa si difenda, e altrettanto facciano
ropea, e massimamente italiana, trae la i re. Ma quando Tidra rivoluzionaria eb-
sua origine dall'opposizione e dal disprez- be posto il piede sulla soglia del loro do-
zo dell'autorità, aspirando ad una rivo- mìnio, e minacciò colle case ed campi i

luzione d'ogni principio sociale. Questo la loro sovranità, i proprietari insorsero


demone fattosi indi pendente e nell'ordine pronti a difendere la loro autorità; e di-
mosse imbaldan-
religioso e nel filosofico, versi, anche rivoluzionari, dissero alla ri-
zito sopra l'indipeudenxa dall'ordine po- voluzione, yèr'/m//; non mai ci sarà tolto
litico. Ma siccome la società non può sus- il campo, non mai la casa; piuttosto soc-

sistere senza un governo qualunque, es- combere che lasciar crollarecolla proprie-
so immaginò un mostruoso sistema po- tà l'ultimo baloardo dell'ordine sociale,
litico, in cui l'uomo è ad un tempo sud- il dovuto alla proprietà. Tanto
rispetto
dito che deve ubbidire e padrone che co- e più ampiamente, con robustaeloquen-
manda, o piuttosto un sistemadove ovun- za propugnava il facondissimo p. Felix
que si trovano sovrani, ed in nessun
i gesuita nell'ultima quaresima a Nostra
luogo sudditi. Quindi gl'istinti rivoluzio- Donna di Parigi, un importante brano
nari insorsero dall'una all'altra estremi- del quale può leggersi a p. 283 del Gior^
la del mondo sociale, e scoppiò la rivol- naie di Roniaòdi^S^. Appendice: Il di-
ta politica e l'opposizione all'autorità, sprezzo dell' Autori là.Frattanto nel- —
coni'eiaìii fatto nell'urcline religioso e fi- l'agosto 1811 I iinpetto alla porta di s.

losofico sin dal I yHi). Fiero, ma non sod- Zeno si vide sorgere in pochi giorni una
disfatto ancora di queste 3 devastazioni. 2." città di tela, di ampia esleniioue, il
VER VER Sii
grande accampamento per le manovre lore generale del regno Lombardo-Ve-
inìlilari, non infrequenti. I padiglioni e- neto,^ il bano della Croazia Jellacich ,
rano di 3 categorie: piccoli antichi, per i mancato a'vivi or ora pur esso. L'impe-
8 uomini circa; grandi di figura elilti- i ratore entrò nel palazzo del marchese Ca-
ca , ed i grandissimi in forma circolare, nossa, ch'era ivi sul limitare ad accoglie-
ognuno per 5o uomini. Siccome luoghi i re l'ospite eccelso. Poscia l'imperatore vol-
d'intorno a Verona, punto principale del legraziosamente vigilare nella sua abita-
concenlramento veneto , al quale viene zione il canuto eroe e feld-maresciallo
diretta per le manovre di settembre la Radetzky. Restituitosi al palazzo Canos-
maggior parte de'corpi di truppa, erano sa, ammise all'udienza le autorità civili
pieni zeppi ancor prima che si fossero
, e militari, il clero, il municipio, e le de-
riuniti tutti corpi disponibili, non rima-
i putazioni che vennero da cillà e da pro-
neva altro mezzo per collocare le truppe vince diverse a rendei gli omaggio, di-

die doveano giungere, che l'erezione del- stinguendo la veneziana pel cordiale rice-
l'accampamento, da durare fino agli ul- vimento fatto poc'anzi alla persona del
timi di settembre. A'i4 di questo mese lodato feld-maresciallo. Indi usciva in
railfgiò Veruna della sua presenza l'im- carrozza, visitando vari istituti, singolar-
peratore regnante Francesco Giuseppe I, mente il rollegio femminile, l'ospedale
ed inaugurò il suddetto magnifico ponte civico, la casa di ricovero, 1' istituto del

che porta il suo nome, eretto sull'Adige benemerito Mazza. Tornato al palazzo
per coiigiungere la strada ferrata di Ve- Canossa, furono invitati alla mensa im-
nezia con quella di Mantova e la poste- periale lutti generali, il luogotenente
i

riormente attuala dì Milano, onde il di- delle Provincie venete il vescovo mg.' ,

rettore superiore delle pubbliche opere Multi, il delegato provinciale d'Udine, e


ora defunto cav. Negrelli-Moldelbe, in- tutta la famiglia Canossa. Nella sera l'ini*
dirizzò al Sire quel discorso che si legge peraloreusc'i in carrozza a godere lospet-
a p. 858 del Giornale di Roma del 1 85 1
; tacolo della città illuminata, che olIViva
essendo predente anco il regnante duca un magico aspelto, vedendosi cifrato con
di Modena Francesco coman- V , ed il vaghi artifizi l'anguslo suo nome. Il cor-
dante della Veronacittà e fortezza di so di porla Nuova ardeva in globi di
tenente maresciallo conte Lichnowsky. fuoco, in fiammelle di gas, in cerei dop-
L'in)peiatore salì quivi a cavallo, e si de- pieri e sfolgorava una luce incantevole
,

filò col suo seguito al novello campo di in un mare di popolo, che sul passaggio
Marte fuori di porla Muova. Durarono del monarca si esprimeva con enfatici vi-
circa due ore davanti all'imperiale mae- va. Con isquisito buon gusto erano lu-
stà gli esercizi militari, congratulandosi meggiali i portoni della Brà, e l'edifizio
l'imperatore con ruffizialità dell' esimia della dogana. Tutto il long' Adige, os-
destrezza di que'balttiglioni, dell'incom- servato da'ponli, era avvivato da innu-
parabile loro disciplina e della verace sua merevoli faci, che si specchiavano nel fiu-

soddisfazione. Indi alle 3 ore pomeridia- me recale, i castelli scintillanti dalla lon-
ne fece il suo ingresso nella città addob- tana d'immensa luce, svelavano la scena
bata a festa, fra la comune esultanza, il degli amenissiini poggi, i quali, anfiteatro
frastuono di viva e gli universali applau- d'incomparabile bellezza, presentavano
si , con che i veronesi manifestarono la a'riguardanti un mondo di prospettive,
loro divozione al sovrano. Egli era se- che forse niun'altra città della penisola
gnilo da'due paiiadii del trono, i propu- ne vanta di più seducenti e ammirabili.
gnacoli invitti della monarchia, 1' ora de- iS'ella stessa sera v'ebbe spettacolo d'ope-
funto feld-mai escialloRadelzky governa- ra e ballo al teatro Filarmonico, la sala
3i2 VER VER
jlluinlnafo a giorno e gremila di spellato- Jore del giorno lungo la slrada che met-
ri, ornale essendo le donne splendid;<men- te a Verona. Nel giorno appresso l'im»

te. Le acclamazioni appena cotnpurve , peralorepailì per Mantova, accoropagna-


l'icnperatore, furono vivacissime e conti- to dal leid-marescialloPiadetzky, sulla fer-
nuale. All'inluonar T inno dell'impero rovia di porla Nuova, con separato con*
tutti si alzarono e restarono riverenti in voglio. Reduce poi dalla Lombardia, la

piedi; rialzandosi alla partenza del sirene sera del 29 settembre l'imperatore fu di
accompagnandolo con fragorosi piansi e passaggio per Verona, onde tornareaVe-
dimostrazioni di ovazione. Il giorno i/\ nezia, trovando fuori di porla s. Zeno un
sellembie resterà indelebile né' fasti de' magnifico arco trionfale decoralo di ban-
veronesi, e nella memoria del loro sovra- diere alla sommità, ed illuminalo con e-
no.» Eglino mutuamenle s'intesero. La leganza; luminarie rischiarando Verona.
crescentepiospeiitàdiVerona,caraegen' Ricevuti i pubblici omaggi, dopo la refe-

tile regina delTAdige, è inseparabile dal- zione, si recò fuori di porta Vescovo alla
l'aifelluosa espressione della sua fedeltà", stazione della ferrovia di Venezia alla

,

Tanto e meglio pubblicò il /^ogZ/ot^/ F'e- cui volta si diresse. In conseguenza del*
rona. JVel d'i seguente l'imperatore par- la sovrana risoluzione de' 28 febbraio
lì per /^'e«fzi/2. Quindi fece ritorno in 1857, colla quale l'arciduca Ferdinando
Verona a'i6 dello stesso settembre. Vi- Massimilianofu nominatodairimperalo-
silò i caserme della città, e nel
forti e le re fratello a governatore generale del re-
pomeriggio cavalcò al beisagliofeslivo in gno Lombardo- Veneto, cessò d'esistere il
s. Massinjo, fuori di porta s. Zeno, e riu- governo civile e militare residente in Ve-
sci bellissimo. Ivi presso, quand'era pre- rona, dove non rimaserodi autorità cen-
sunlivo erede del trono, combattendo da trali che il comando generale militare, il

semplice volontario nelle file de' valore- deposito delle monture, la direzione dei-
si, appunto colà ove più atroce ferve-
e le strade ferrate, e quella delle poste per
va la mischia, diede di sé il 1° saggio sul tutto il Lombardo-Veneto. Al nuovo go-
campo, e d' imperturbabile coraggio. Al vernatole geneiale si assoggettarono tulli

calar della notte seguì una scena mera- i rami dell'amministrazione civile, in uno
vigliosa. Il Radetzky, fino
viale del forte alla superiore sorveglianza sulle autori-
alla strada maestra che mette in Verona, tà giudiziarie. Ne'primi di marzo di que-
fu rischiarato improvvisamente, come sl'anno 1859, dall'imperatore d'Austria
per magico incanto, da innumerevoli fuo- furono nominati : il tenente marescial-
chi bengalici. » I razzi che si lanciavano lo Ignazio Teimer, comandaule del 7.°
per tulle le parli vedeansi solcare di su- corpo d' armata (che fu a/lidalo
al ba-

bila luce fuggevole l'oscurità degli spazi rone Tommaso Zobel de Giebelsladt-
aerei; le armonie delle musiche bande, le Darstadl), a comandante della città efor-
cantilene de'soldali che in quell'immensa lezza di Verona; il tenente maresciallo e
spianata udivasi l'eco ripetere, olfrivano divisionario di truppe Francesco barone
alla rimembranza de'veronesi ben altro de Gorizzuli, a comandante della fortez-
spettacolo dalla luce ferale e dallo sire- za di Peschiera; ed il generale maggiore
pilo della battaglia che, a prezzo di lan- e brigadiere di truppe Carlo Torri di
to sangue de' vincitori e de'vinli, fu cora- Dornstein, a comandante della fortezza
ballula, oggi è lerz'anno, in quell'ampia di Legnago. E da notare, che ne'sotenni
dislesa. Cessi la Provvidenza il rinnovar- tempi inesplicabili che correvano nel se-
"
si più mai di sì lagiiinevole esempio ! guente aprile, le prime capacità militari
Centinaia di torchi a venlo, poi a ma-
tali prussiane reputarono validamente assi-
ijodu militari, emula vano quasi lospku- curala la posizione slrolegica dell'Austria
VER VER 3i3
uell'alta Italia; litcoendosi d'iucalcolabì- in qualità di govei natole generale la pò-
le suo vantaggio il quadralo lisullatite iievaa capo dell'auiministraziouedel pae-
dalle foltezze di Mantova, Veioiia, Pe- se. Ma, poiché lecircoslanzeattualim'ira-
scliieia e Legnago; uotaudu ancora es- , pongono l'obbligo di attivare misure
ser diftìcile di trovare un altro terrenu co- sii aordinarie a difesa de' diritti del mìo

sìaltamente strategico, ludi pubblicò iu trono ed a guarentìgia della quiete e si-

Gazzetta di fenezia de'29 aprile. » Va curezza iolerna, e dì concentrare a que-


manifesto sovrano de' 28 mese coirente, sto scopo in una sola mano la suprema
indirizzato a'[)opoli dell'Austria, annun- autorità civile e militare del regno Lom-
cia la risoluzione dell'imperatore Frun bardo-Veneto , trovo di sollevare beni-
Cesco Giuseppe 1, di dovere, dupo esau- gnamente per ora Vostra Dilezione dal
i'iti infruttuosamente i mezzi per conser- posto di governatore generale, ch'ella fla
var pace, dar di piglio alle armi per
la qui ha disimpegnato con tutta abnegazio-
difendere l'onore ed diritti dell' Austria
i ne e perspicacia, e dì affidare le funzioni
contro laSardegua, sussidiata dallaFrun- dìgovernatore generale, per ciò che con-
cia. Le truppe imperiali sono già entrate cerne l'atuoiinìstrazione civile del paese,
negli slati sardi. Fiducioso iiell' aiuto di ili generale di artiglieria conte France-
Dio, l'iniperatore dichiarò di adempiere sco Gyulai, quale capo del comando ga-
a malincuoie a questo primo dovere di nci ale militare". A '28 aprile l' impera-
leggente, e contare nella difesa della sua tore con suo manifesto da Vienna [F.)
giusta causa, sulla fedeltà, sull'altacca- annunziò a' popoli dell'Austria aver dato
iuento e sulla divozione de'suoi popoli". ordine alla sua armata di entrare nel re-
La slessa Gazzetta di Fenezia de'3o a- gno di Sardegna, onde porre un termine
[ìrile riporta il seguente rescritto sovrauo alle ostilità e mene rivoltose commesse
dell'imperatore d'Austria, diretto al se- da quello da una serie d'anni fino a que-
renissimo fratello arciduca Ferdinando sti nuovamente collo scopo
ultimi tempi,
Massimiliano, da Vienna a' 20 aprile d'impadronirsi del regno Lombardo-Ve-
1859. « Caro signor fratello, Arciduca neto, il cui territorio a tale effetto già in-
F^eidinando Massimiliano, il tranquillo vase or sono io anni, senza provocazio-
conlegno , dimostrato dalla popolazione ni. Tranquillo di sua coscienza, sottomet-
delmio regno Lombardo-Veneto fram- tersi al giudìzio di Dio onnipotente, ed a
mezzo all'agitazione provocata da estere quello imparziale de'conlemporaneì e de'
influenze, l'ubbidienza e lo zelo, con cui posteri. Con pena veder imminente la
la slessa anche nell' ultimo tempo pre- guerra flagellodell'umanilà, comedi tro-
stò adempimento alle leggi ed alle dispo- varsi alla vigìlia d'un'epoca, in cui si vuo-
sizioni del mio governo, e soddisfece a ciò le scagliare la devastazione di quanto sus-
the dalla forza delle circostanze fui cO' siste non solo dalle sette, ma persino da'
stretto di esigere da'miei sudditi, mi fan- troni. Duce supremo dell'esercito, consi-
nocerlo ch'essa, anche ne'sovrastanti più derare il combaltimei>to giusto, ed ea-
gravi avvenimenti, non devierà dalla le- trarvi con coraggio e fiducia. Sperare ìa
galità e dall'ordine, e malgrado le mene questa pugna non rimaner solo. In fine
e le seduzioni degli agitatori, seiberà in- parlare come principe della confedera-
concussa la fedeltà dovuta al proprio le- zione Gei manica, destando l'alti ui atten-
gittimo sovrano. Questo contegno delle zione sul pericolo comune. Nel dì se-
pi ovincie Lombardo- Venete mi prova in guente comandante genera-
ac) apiìleil
pari tempo,che Vostra Dilezione ha cor- le del 2." COI pò d'armala conte Gyu-
risposto con piena mia soddisfazione al lai dal quartier generale di Pavia ema-
uiaudato da me conferitole, uell'alto che nò un 01 dine del giorno all'armala ; ed
voi. cxiv. 21
3i4 VER VER
un proclama alle popolazioni della Lom- ognuno, se il Dio degli ese'rcìti imperiali
bai'dia e della Veneiia, col quale par- non fosse anche il Dio della giustizia.
tecipò loro il concentracuenlo nelle sue »> Domato che sia il vostro e nostro av-
mani de' poteri del governo civile e mi- versario, e ristabilito l'ordine e la pace,
litare delregno Lombardo-Veneto, pro- voi, che ora potreste chiamarci nemici,
mettendo tutelare la loro sicurezza. Con ci chiamerete tra poco liberatori ed ami-
altro proclama poij diretto a'popoli del- ci". Pubblicò la Gazzetta di f^enezia il
la Sardegna, disse loro, che il pacifi- i." maggio due notificazioni de'ag apri-
co cittadino poteva far assegno, che li- le d'ordine del conte Gyulai, con
le qua-

bertà, onore, leggi e fortune sarebbero liVenezia e Verona furono dichiarate in


rispettate e protette come cose inviolabi- istato d'assedio, dal barone di Alemana
li esagi'e;non esserearmi imperiali di-
le per la città e fortezza di Venezia , colle
rette contro popoli del regno di Sarde-
i isole e terre comprese nel suo raggio di
gna, ma controil partito sovvertitore che fortificazione, principiando col 3o apri-
gli opprimeva, debole di numero e poten- le, pel mantenimento dell'ordine e della
te d'audacia, il quale attenta a'diritti de- tranquillità, e per tutelare la sicurezza
gli altri stati italiani, eda quelli stessidel- delle persone e delle sostanze degli abi-
l'Aubtria, mentre sotto il manto specioso tanti.
di libertà avrebbe finito per toglierla ad (Continua nel volume seguente).

FINE DEL VOLUME NOVANTESIMOQUÀRTO.


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