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Canto I purgatorio Tempo : 10 aprile 1300 (Pasqua), poco prima dell' alba tra le quattro e le cinque Luogo: La spiaggia

dell'isola del purgatorio che si trova agli antipodi di Gerusalemme, solitaria e progressivamente illuminata dalla luce del giorno sotto un cielo sereno, dove Dante scorge il pianeta Venere e quattro stelle luminose; in seguito riesce a distinguere in lontananza il moto ondeggiante del mare. Paesaggio completamente mutato rispetto a quello infernale, compaiono i primi colori oltre al buio e al fuoco dell'inferno. Personaggi: Dante; Virgilio, Catone Uticense(custode). Colpa: I consigli fraudolenti ( che coinvolgono sopratutto uomini politici o militari) Pena: L'anima avvolta e arsa da una fiamma che la nasconde completamente. Contrappasso: come in vita i consiglieri fraudolenti attuarono nascostamente i loro inganni cos ora sono nascosti da una fiamma. Analogia: tra la fiamma infernale e la fiamma dell'intelligenza; tra la lingua di fuoco e la lingua del peccatore che tramato l'inganno. Riassunto Protasi e invocazione: Dante si accinge a solcare un mare pi tranquillo perch canter il secondo regno dei morti, il regno della purificazione. Invoca l'aiuto delle Muse e in particolare Calliope, chiedendole di accompagnare il suo canto con quella melodia con cui vinse e puni le Piche. Dante prova diletto nell'osservare il cielo azzurro, la cui parte orientale rischiarata dal pianeta Venere, che si trova nella costellazione dei Pesci: l'alba sta sorgendo e siamo in primavera. Successivamente osserva quattro stelle che solo Adamo ed Eva potevano contemplare e che gli uomini non possono pi vedere. All'improvviso Dante vede accanto a s un vecchio venerando ( Catone Uticense, reggitore- custode del Purgatorio) che, ritenendo Dante e Virgilio due anime fuggite dall'Inferno, chiede chi siano, chi li abbia guidati e per quale motivo siano potuti uscire dalla cavit infernale, Virgilio fa inginocchiare Dante e risponde dicendo che stato indotto da una donna scesa dal cielo(Beatrice), che Dante ancora in vita e che va cercando la libert per la quale lo stesso Catone si tolto la vita in Utica; aggiunge che, essendo Dante vivo ed egli un'anima del Limbo, sono svincolati dalle leggi infernali; chiede a Catone di concedere il passaggio a nome di sua moglie Marzia. Catone risponde che, non per Marzia ma grazie alla donna del cielo che li protegge, conceder il passaggio, ma prima Virgilio dovr lavare il volto a Dante e cingerlo con un giunco. Scomparso Catone, Dante e Virgilio giungono in un punto dove l'erba bagnata dalla rugiada e con questa Virgilio toglie dal volto di Dante la caligine infernale. Giungono poi nella parte bassa della spiaggia, in riva al mare: Virgilio coglie un giunco liscio(che subito ricresce) e con esso cinge il fianco a Dante. 4 parti : - proemio (1-12), contemplazione della volta celeste(12-27), incontro con catone(27108), il compimento del rituale(109-136). PROEMIO E' diviso in argomento e invocazione. L'invocazione alle Muse, in particolare Calliope, assume una connotazione nuova, una definizione-riflessione di Dante sulla propria poesia. L'invocazione pone la cantica, da un lato, nel rango della poesia epica, e dall'altro, su un registro formale pi elevato rispetto all'Inferno, come richiesto dalla nuova materia secondo i trattati di poetica medievali.(artes) CALLIOPE: SUPERBIA PUNITA Con l'invocazione a Calliope vi un chiaro riferimento alla punizione inflitta alle pieridi a causa della loro superbia. Vi il richiamo all'umilt e la consapevolezza della subordinazione a Dio, senza questo ogni progetto di salvezza vano poich solo la coscienza dei propri limiti contente all'uomo di raggiungere le 4 virt cardinali ,infuse per natura in Adamo ed Eva,(prudenza,fortezza,giustizia e temperanza) che permettono la libert morale, autonomo esercizio della volont e totale disponibilit all'azione del divino. CATONE L'UTICENSE Colto e di severa educazione stoica, nella guerra civile tra Cesare e Pompeo patteggi per quest'ultimo perch vedeva in lui il difensore della repubblica contro le mire dittatoriali di Cesare. Sconfitti i pompeiani in Africa, si uccise ad Utica coerentemente con la dottrina stoica compiendo un gesto di libert. Catone seppur avendo vissuto prima di Cristo e morto suicida, viene fatto custode del Purgatorio in quanto il gesto del suicidio viene considerato un atto simbolico della difesa della libert politica, ma pi in generale simbolo della libert in assoluto e nel contesto purgatoriale della libert del peccato. E' anche la figura di Cristo, perch Cristo attraverso il sacrificio della croce liber l'umanit dal peccato originale. Anche Dante si autoidentifica in Catone, in quanto accomunato dalla ricerca della libert politica di cui era stato privata, inoltre il suicidio seppur condannato dalla Chiesa, era in qualche caso giustificato, per dimostrare coraggio e fortezza d'animo di fronte alla morte. SIMBOLI DI REDENZIONE 4 segnali della rinascita presente nel purgatorio: Il mare richiama il mar Rosso, che ha ospitato il passaggio degli ebrei, inteso come passaggio dal peccato alla grazia divina. Il richiamo al mito di Proserpina che venne cantato da Calliope nelle sfida con le pieridi, questa in primavera torna in superficie dall'ade per rivedere la madre. Zaffiro, che rappresenta l'azzurro del cielo, in relazione al cielo al cielo e alla speranza, Venere, separa la notte (tenebre del male) dal giorno(grazia divina) e annuncia il sorgere del Sole simbolo di Dio. IL RITO PURIFICATORE Virgilio sacerdote celebrante e Dante umile catecumeno, iniziato alla nuova vita grazie all'effetto

purificatore della rugiada purgatoriale; essa riporta il volto al suo naturale colorito roseo, colorito dove si riflette quello candido dell'anima, lavata dal nero del peccato. Anche le tracce delle lacrime, segni del dolore delle pene infernali, vengono cancellate. Infine, l'uomo ormai redento viene cinto dal giunco miracoloso che, rinasce subito, non appena strappato, a indicare l'inesauribilit della ricchezza della umilt che a differenza dei beni materiali, inestinguibile. Alla fine del canto vi nel verso 131-132 un riferimento a Ulisse, che a differenza di Dante, aveva superbamente riposto eccessiva fiducia nella ragione pensando di poter far a meno dell'aiuto divino.

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