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IL SIMBOLO DEGLI APOSTOLI

STORIA E SVILUPPO

Origine del termine simbolo La parola simbolo deriva dal greco syn-ballein, letteralmente mettere insieme. Il simbolo in antichit consisteva in un oggetto spezzato, le quali met, ricongiunte, garantivano l'identit di chi le portava. Era una sorta di carta d'identit dell'epoca. Il Simbolo degli Apostoli una delle pi antiche formule di professione di fede del cristianesimo. In questa formula, di origine liturgica, racchiusa la sintesi della fede cristiana. Essendo molto antico difficile risalire al periodo esatto in cui fu formulato come lo conosciamo noi oggi. Per la Chiesa il Simbolo degli Apostoli ha questo nome proprio in virt del fatto che in esso racchiusa la capacit di riunire gli uomini tra di loro e riunire l'uomo con Dio, come due met che hanno bisogno di essere ricongiunte. In questo senso la stessa identit di cristiano possiamo capirla solo nella misura in cui si accetta e sperimenta la necessit di riunirsi con Dio. La parola simbolo in questo senso indica come dalla comunione dell'uomo con Dio e di Dio con l'uomo derivi la possibilit di riconoscersi interi, completi in Dio. Non solo: da questa professione di fede deriva anche il riunirsi al prossimo nella comunione della Chiesa. Il Simbolo Apostolico ha un origine liturgica battesimale: infatti veniva pronunciato dai nuovi battezzati, per professare la propria fede. Ancora oggi lo pronunciamo nel rinnovo delle promesse battesimali. Si usato per diverso tempo suddividerlo in dodici articoli, anche se la sua struttura propria sarebbe ternaria. La Leggenda sui Dodici Una leggenda che circolava gi prima del Medioevo racconta che il Simbolo sia stato formulato direttamente dai dodici apostoli, da qui il nome apostolico e la sua suddivisione in dodici articoli. Secondo questa leggenda, dieci giorni dopo l'ascensione di Ges Cristo (il giorno di Pentecoste) i dodici avrebbero pronunciato ognuno un articolo del Simbolo, sotto l'effetto dello Spirito Santo. Questo avrebbe garantito una fermezza nella dottrina e nella professione di fede da parte di ogni apostolo, a ciascuno dei quali veniva affidata una missione particolare per portare Ges Cristo risorto a tutte le genti. Nel corso dei secoli la leggenda sul Simbolo Apostolico assume aggiunte e abbellimenti, soprattutto durante il Medioevo. Nel 390 a Milano fu celebrato un concilio, indetto da sant'Ambrogio, ritenuto l'autore pi probabile della Explanatio Symboli, uno scritto che parla del Simbolo Apostolico che conosciamo; questo dimostra come gi allora il Simbolo non fosse, nel nome e nella formula, qualcosa di nuovo. Ambrogio in questa occasione prende posizione sull'origine del Simbolo e ne conferma la provenienza apostolica. Dal secondo secolo si comincia a parlare di una regola di fede proveniente direttamente dai dodici apostoli; possiamo affermare questo leggendo alcune dichiarazioni di sant'Ireneo.
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Anche Tertulliano chiama regola di fede questo compendio della fede degli apostoli, e lo fa risalire al primo secolo, appena prima della loro dispersione. In seguito a Tertulliano, Origene nel suo Per Archon elenca le verit che secondo lui furono manifestamente trasmesse dalla predicazione apostolica. Per la sua essenzialit e semplicit nell'esprimere i concetti fondamentali della fede cristiana, fu quasi naturale attribuirlo direttamente ai dodici. La sua semplicit per la sua forza: bisogna considerare infatti che il Simbolo nacque nel contesto delle liturgie battesimali, nelle quali i battezzati erano perlopi persone adulte e il Simbolo, imparato a memoria, diveniva in un certo senso parte della persona, non come un qualsiasi scritto che prima o poi facile dimenticare, ma qualcosa di scritto nel cuore, incarnato nell'esperienza del Battesimo. In questo insiste l'Explanatio, nell' obbligare il cristiano a meditare costantemente nel cuore questa formula, per conservarla pi profondamente. Rufino di Aquileia, pi avanti, dichiarer nel suo Commentario del Simbolo Apostolico, di aver ricevuto il racconto direttamente dalla Tradizione. Il commentario di Rufino posteriore all'anno 400. Rufino tradusse alcune opere, ad esempio il Per Archon di Origene, nel quale viene affermato come gli apostoli abbiano trasmesso i punti fondamentali della fede attraverso la loro predicazione. Tuttavia in questo libro non si fa nessun riferimento a qualche testo analogo al nostro Credo, o Simbolo Apostolico. Un semiariano che si spacciava per Clemente romano scrisse varie opere, tra cui le Costituzioni Apostoliche. Nel sesto libro di queste Costituzioni si legge come gli apostoli si sarebbero riuniti a Gerusalemme per inviare una lettera ai vescovi da loro scelti, in cui si definivano precisamente la fede e la morale della dottrina cattolica. Inoltre Clemente stesso sarebbe stato incaricato della diffusione di questa lettera. In oriente per la leggenda e le Costituzioni Apostoliche non ebbero influenza particolare; infatti, molto semplicemente, San Cirillo di Gerusalemme bas l'origine della professione di fede su tutta la Scrittura. Sant'Agostino sembra non conoscere l'Explanatio Symboli di sant'Ambrogio; si esprime in maniera molto simile a Cirillo di Gerusalemme, nel dire che il Simbolo Apostolico sia sparso qua e l in tutte le scritture. Per questa corrente di pensiero, il Simbolo non altro che una forma breve, autorizzata dalla Chiesa, dell'insegnamento apostolico. Sant'Ambrogio si rivolgeva ai suoi catecumeni dicendo che gli apostoli stessi avevano composto un compendio della fede. I Profeti e le Sibille Parallelismi tra analogie e contrasti La divisione in dodici articoli merita comunque una maggior attenzione: nel corso dei secoli la leggenda sull'origine apostolica del Simbolo, come gi accennato, si arricch di particolari. E' interessante notare ad esempio come, alle figure dei dodici apostoli, si siano associate le figure dei dodici profeti; l'arte medievale ricca di rappresentazioni che associano ad ogni apostolo un profeta, evidenziando come le profezie si avverassero negli articoli del Simbolo.
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Spesso infatti gli apostoli venivano presentati ognuno con il cartiglio che riprendeva l'articolo del Simbolo, mentre i profeti con il cartiglio della profezia che annunciava l'articolo corrispondente. I due testamenti in questo modo collaborano e si completano, rendendo possibile e visibile la missione di annuncio della Chiesa. Il Breviario di Belleville (fig.1) rappresenta molto bene questa collaborazione tra antico e nuovo testamento. I dodici profeti e i dodici apostoli sono corrispondenti ai dodici mesi dell'anno. Ogni profeta si trova accanto a un edificio che ricorda il tempio dell'antica legge, dal quale ha rimosso una pietra e la porge all'apostolo a s corrispondente, come ad indicare che queste pietre tolte dal tempio siano le nuove fondamenta della Chiesa di Cristo. Mano a mano che si procede con la lettura, il tempio crolla progressivamente fino a che non ne rimane pi traccia. Invece del tempio appare poi un cartiglio con l'articolo del Simbolo pronunciato dall'apostolo, segno della fede in Cristo che illumina l'antico testamento. Pare che oltre i dodici profeti, anche le dodici Sibille siano state inserite in questo gioco di parallelismi per via di alcune similitudini tra le loro profezie e gli articoli del Simbolo. Note nella cultura greco-romana, le Sibille furono oggetto di diverse opere d'arte nel medioevo e nel rinascimento (ad esempio gli stalli della cattedrale di Ginevra o la Cappella Sistina di Michelangelo, che le rappresentano). Erano secondo la tradizione una sorta di donne-divinit, possedevano poteri di profetesse e altre doti ritenute soprannaturali e venivano ognuna da una diversa parte del mondo. Il parallelismo con figure in numero di dodici fu spesso per analogia, ma in alcuni casi anche per contrasto. Infatti nella seconda met del 1500 ad esempio, un cardinale assocer la torre dell'orgoglio dei figli di No alla torre della Fede costruita dagli apostoli. Egli inoltre associ ai dodici articoli del Simbolo le dodici pietre di Giosu, che egli si fece portare dai rappresentanti delle dodici trib di Israele. La struttura Ternaria del Simbolo Apostolico e l'unicit del credere in E' fondamentale per ritornare a una pi profonda e realistica suddivisione del Simbolo in parti, cio quella ternaria, o meglio trinitaria. Il Simbolo infatti presenta per tre volte l'espressione credo in, riferendosi ad ogni persona della Trinit. Lo si pu dividere in tre grandi blocchi. In ordine: credo in Dio padre onnipotente(...), poi: e in Ges Cristo(...), infine: credo nello Spirito Santo(...). E' illuminante vedere come le tre persone dell'unico Dio racchiudano tra una e l'altra, tutta la professione di fede: la Trinit, inseparabile, mantiene uniti e diversifica allo stesso tempo dando a ciascuno la sua importanza, le diverse affermazioni del Simbolo. Il Simbolo stesso in un certo senso parla del concetto dogmatico della Trinit, mantenendo per le peculiarit di ognuna delle tre Persone. La formula credo in estremamente importante e non scelta a caso: ogni persona della Trinit parte dell'unico Dio; posso credere quindi a Dio ma credere nella Fede solamente se credo in Dio. Credere in implica un abbandono totale a Dio, indica non solo credere che egli Dio: anche i demoni ad esempio credono a Dio in questo senso. Credere in Dio molto di pi, implica la mia persona nell'esperienza di fede, non come mero spettatore, ma come vivo attore della storia della Salvezza.
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Il concetto stesso di Salvezza diventa cos al contempo estremamente personale e immensamente universale; credere in possibile solamente nei confronti di Dio, lui l'unico che veramente mai delude e in cui si possa effettivamente confidare in un rapporto cos profondo. Il Simbolo Apostolico ha quindi, nella sua apparentemente semplice formulazione, un significato e una profondit che colgono l'essenza dell'essere cristiano. In Giovanni 14,1 troviamo abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me; Ges stesso dimostra la sua consustanzialit col Padre. In seguito alla Sua Resurrezione manda lo Spirito Santo, promesso agli apostoli, che li rende capaci di annunciare la salvezza in ogni lingua; si pu vedere chiaramente come il Simbolo, pur non avendo una data di composizione chiara nella forma che conosciamo noi oggi, colga e contenga la vera esperienza degli apostoli.

Bibliografia: H. DE LUBAC, La fede nel Padre in Cristo nello Spirito, Marietti, Torino, 1970 J. RATZINGER, Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 1979 LIBRERIA EDITRICE VATICANA, Catechismo della Chiesa Cattolica. http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P12.HTM . [visitato 26/01/2012]

Figura 1. Breviario di Belleville, 1323-1326; Paris, Bibl. Nat.

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