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conservarsi una scienza libera, che pensa e agisce solo sotto lo sguardo sovrano di Dio; e deve conservarsi umile, per rendere gloria a Dio, e mai a se stessa. Consapevole della misericordia di Dio, che dalla sua Maest sublime ha voluto farsi uno con noi e per noi e stabilirci nella comunione divina, la teologia piena di gioia e di gratitudine per la sublime umilt di Dio.
L'epicentro del loro sforzo sono le summae come organiche raccolte di quaestiones, strutturate secondo uno schema astratto, indipendente dalla Sacra Scrittura. La speculatio prevale sulla contemplatio, la disputatio sulla oratio. L'influenza aristotelica perviene a dettare nuove regole di metodo per la ricerca teologica, ispirate ad una razionalit radicale, e a condizionare i contenuti stessi dell'elaborazione teologica, sottoposti ad una concettualizzazione metafisica indipendente dalla storicit della narrazione biblica e della predicazione del Cristo1.
6. Teologia e stupore.
La scintilla che fa scattare il pensiero, la ricerca, e quindi anche la teologia, lo stupore che nasce dall'incontro con la realt che ci circonda, con la sua bellezza e con il suo enigma. Parlando agli alunni della sua pluridecennale esperienza, il grande teologo evangelico Karl Barth testimoniava con grande umilt il sentimento di stupore che l'autentica scoperta del vero genera nel cuore e nella mente di chi sente di aver attinto a qualcosa di fondamentale: Quando mi occupo di teologia [...] mi metto immancabilmente in relazione [...] con la realt di Dio, [...] col miracolo di questo Dio. [...] E con ci [...] sono gi divenuto un uomo stupito nel pi profondo del suo essere3. E' proprio questa considerazione che fa capire come non sia possibile fare teologia con distacco e freddezza, senza sentirsi profondamente e personalmente implicati in ci che ci sta davanti, con questo Dio che ci affascina, ci interpella e ci impegna. E' una meraviglia resa possibile da una specie di accorta ingenuit, capace di aprirsi all'accoglienza dell'inatteso, senza pregiudizi o gabbie ideologiche. L'incontro allora trasforma radicalmente la persona, genera stupore, conoscenza e amicizia; cos l'incontro con Dio fa scaturire quella fede vitale, che
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cf. G. ALBERIGO, Sviluppo e caratteri della teologia come scienza, in Cristianesimo nella Storia, , n. 2 (1990): 264266. G. LORIZIO e N. GALANTINO (edd.), Metodologia teologica: avviamento allo studio e alla ricerca pluridisciplinari, Cinisello Balsamo 2004, 31. K. BARTH, Introduzione alla teologia evangelica, Cinisello Balsamo 1990, 116.
rappresenta l'humus naturale della riflessione teologica e dell'amore che con essa strettamente legato. E' questa la condizione per potersi accostare al Mistero di Dio lasciandosene sfiorare e guardandosi bene dalla tentazione di volersene appropriare. Il miracolo di Dio, del suo amore, indeducibile, inatteso, non riconducibile ai sentieri e ai pensieri dell'uomo, coglie sempre l'uomo di sorpresa e lo afferra nel profondo, illuminandolo con la luce dello Spirito, nella quale la persona trova la verit di se stesso e di tutto4. Oggetto del pensiero riflesso della fede il mistero. La teologia, pensiero della vita divina che si offre nella storia ed accolta nell'esperienza credente, sapienza del Mistero. Il compito dell'intelligenza della fede non altro che quello di penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cio Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col. 2, 2-3). La teologia consapevole della perenne trascendenza di questo Oggetto puro, al quale sa di relazionarsi come povera e serva, nella condizione dello stupore e dell'adorazione5.
8. La sapienza teologica.
I rischi non mancano. Quando l'intrapresa diventa solo umana, perde l'eloquenza dello Spirito, condivide l'inconsistenza delle cose che passano senza lasciare gran segno; se scienza che non porta con s il sale della sapienza rischia di essere accantonata al prossimo tornante culturale. Con accenti poetici Karl Barth condanna la teologia avvitata su se stessa: Dio si ritira da quest'opera intrapresa e avviata da uomini, nasconde il proprio volto dinanzi a questa loro attivit e si volge lontano da essa. [...] Il mulino gira, ma a vuoto. Tutte le vele sono spiegate, ma non c' vento che le gonfi e spinga la nave. Qui c' la fontana con molte cannelle, ma non buttano acqua. Qui c' una scienza, ma non una conoscenza che illumini con la forza del proprio oggetto. [...] Dio stesso [...] mantiene il silenzio a proposito di tutto ci che qui si pensa e si dice - purtroppo non a partire da lui, ma soltanto su di lui6. Secondo le parole di Karl Barth, allora, Il primo e fondamentale atto di lavoro teologico (...) la preghiera. Certo, fin dall'inizio e ininterrottamente il lavoro teologico anche studio e, sempre nel suo complesso, servizio; (...) e certamente sarebbe compiuto invano se non fosse (...) anche un'opera d'amore. Esso per un lavoro (...) che non solo comincia e non solo accompagnato dalla preghiera, ma
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Ibid. 112. Cfr. B. FORTE, La teologia come compagnia memoria e profezia. Introduzione al senso e al metodo della teologia come storia, Cinisello Balsamo 1996, 148-150. K. BARTH, Introduzione, 174-175.
deve essere espletato, come sua caratteristica peculiare, nell'atto della preghiera7. La grandezza della teologia quindi consiste nel suo carattere profondamente divino e, allo stesso tempo, profondamente umano; nello sgorgare dalle profondit dell'uomo di fede, che ascolta, conosce, si affida, pensa e ama, e nel parlare toccando le corde profonde dell'uomo. Se dobbiamo collocare il discorso credente e razionale su Dio sulla mappa delle conoscenze umane, essa pu trovare il suo posto alla convergenza del parallelo e del meridiano del pensiero e della tradizione storica, ma sicuramente nell'emisfero della sapienza.
9. Teologia e amore.
Molto stato scritto sul rapporto tra fede e ragione, e sul rapporto tra teologia e ragione (fides quaerens intellectum); molto meno, invece, si ragionato sui rapporti che collegano la teologia con l'amore e sulla necessit di evitare una teologia iperrazionalista, ricordando che il Dio cristiano ha voluto rivelarsi come amore: Deus charitas est. In genere si liquida sbrigativamente questa questione, rimandando alla contemplazione e alla preghiera come alla via che conduce l'uomo all'unione con Dio in forza dell'amore. Ma rimane ineludibile la domanda: quale rapporto esiste tra teologia e amore di Dio? La teologia una conoscenza di Dio basata sulla pura ragione e quindi sterilizzata da ogni possibile contaminazione che ne metta in pericolo la scientificit del procedere? Il lavoro teologico opera buona l (soltanto l, ma l certamente) dove esso pu essere compiuto e viene decisamente compiuto nell'amore8. Unica la via dell'amore che porta all'incontro con l'Amore: essa di volta in volta si esprime nella contemplazione della bellezza del volto di Dio, nella lode liturgica e nella celebrazione ecclesiale del Mistero, nell'indagine razionale della fede nelle sue connessioni e nelle sue conseguenze, alla luce della Parola.
ricercarla e trovarla. La teologia, che obbedisce all'impulso della verit che tende a comunicarsi, nasce anche dall'amore e dal suo dinamismo: nell'atto di fede l'uomo conosce la bont di Dio e comincia ad amarlo, ma l'amore desidera conoscere sempre meglio colui che ama (Donum Veritatis 7). Sar allora una teologia dal volto semplice e nobile, secondo lo stile del Vangelo, con la sua straordinaria forza comunicativa, attraverso la mediazione della metafora e dell'analogia, del volto misterioso di Dio. Il Vangelo rivendica anche per i semplici la facolt di comprendere ci che proprio e peculiare dell'uomo, altrettanto bene di quanto lo comprendano i dotti, anzi meglio dei dotti. Il bene primario di cui la Chiesa responsabile, la fede dei semplici. L'attenzione per la fede dei semplici deve essere anche l'intimo criterio di ogni dottrina teologica. Di questo deve essere consapevole chi non fa ricerche puramente private, ma insegna in nome della Chiesa9.
don Goffredo Sciubba piazza Europa, 5 18014 Ospedaletti (IM) Italia goffredo.sciubba@alice.it
J. RATZINGER, Natura e compito della teologia. Il teologo nella disputa contemporanea, Milano 1993, 63.