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Proggeto Nr 1

Tema : Emigrazione Le oggetive ! Lemigrazione Italiana ! Le mete migratorie ! lemigrazione italiana nelle
Stati Uniti ! Come si fa per emigrare !
Ha lavorato:

Valbona Lika

L'emigrazione italiana
Gli italiani allestero secondo le stime del Ministero degli affari esteri erano nel 1986 5.115.747, di cui il 43 per cento nelle Americhe e il 42,9 in Europa. Lentit delle collettivit di origine italiana ammonta invece a decine di milioni, comprendendo i discendenti degli immigrati nei vari paesi. Al primo posto troviamo lArgentina con 15 milioni di persone, gli Stati Uniti con 12 milioni, il Brasile con 8 milioni, il Canada con un milione e lAustralia con 540.000 persone. Come si spiegano questi dati? Si spiegano con il fatto che gli italiani sono stati protagonisti di uno dei pi grandi esodi migratori della storia moderna. "Nellarco di poco pi di un secolo, a partire dal 1861, sono state registrate pi di ventiquattro milioni di partenze, un numero quasi equivalente allammontare della popolazione al momento dellUnit". Tale fenomeno interess tutte le regioni italiane, non soltanto il sud dItalia.

Le mete migratorie
Le mete migratorie furono diverse: sia mete transoceaniche (Oceania, Africa e Asia, ma soprattutto Americhe) sia paesi industrializzati dellEuropa del Nord. La maggior parte degli italiani del sud preferiva gli Stati Uniti, anche perch il viaggio in treno per raggiungere i paesi dellEuropa settentrionale era non solo altrettanto lungo, ma costava pi di quello per nave. Gli emigranti del nord Italia privilegiavano lAmerica Latina: i veneti soprattutto in Brasile, mentre i piemontesi si diressero prevalentemente in Argentina. Dalle regioni dellItalia centrale lemigrazione si divise equamente tra stati nordeuropei e mete transoceaniche.

. L'emigrazione italiana negli Stati Uniti


. Larrivo Sono quasi quattro milioni gli italiani che fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti. E per tutti l'impatto con il nuovo mondo si rivelava difficile fin dai primi istanti: ammassati negli edifici di Ellis Island o di qualche altro porto come Boston, Baltimora o New Orleans gli immigrati, dopo settimane di viaggio, affrontavano l'esame, a carattere medico e amministrativo, dal cui esito dipendeva la possibilit di mettere piede sul suolo americano. La severit dei controlli fece ribattezzare l'isola della baia di New York come l' "Isola delle lacrime.

Italiani a Ellis Island

. Le modalit dell'emigrazione e lo sfruttamento Assieme ai primi emigranti, i cosiddetti pionieri, uomini soli che si recavano in America a cercare fortuna, si svilupp il fenomeno della catena migratoria: parenti, amici e compaesani raggiungevano i primi emigrati, grazie alle notizie che ricevevano attraverso le lettere inviate dall'America. Le lettere, contenenti notizie pi o meno attendibili, fungevano spesso da veicolo principale di propaganda all'emigrazione nel paese. Lette da parenti e amici, a volte nella piazza del villaggio, servirono ad attirare in America milioni di italiani. Molti di loro furono vittime di varie forme di sfruttamento: innanzitutto da parte degli agenti dellimmigrazione, di solito stranieri, e dei sub agenti italiani che cercavano di avvantaggiarsi dell'ignoranza degli immigrati. . Le condizioni di vita e i pregiudizi Nelle principali citt statunitensi si vennero a creare delle little italies, interi quartieri abitati da italiani nelle cui strade la lingua ufficiale erano i vari dialetti del paese di provenienza, con negozi in cui si vendevano prodotti di importazione italiani. In questi quartieri gli italiani erano ammassati nei tenements, edifici di cinque o sei piani, a volte sette, lunghi poco pi di sette metri e larghi trenta, in cui le condizioni di vita degli immigrati erano assai precarie a causa delle pessime condizioni igieniche e degli ambienti malsani. Gli italiani erano accusati di essere sporchi, di mantenere un basso livello di vita, di essere rumorosi e di praticare rituali religiosi primitivi. I calabresi e i siciliani che approdavano alle citt statunitensi, da una Commissione parlamentare istituita nel 1911 per analizzare il fenomeno della nuova immigrazione, venivano individuati e descritti come coloro che davano un contributo fondamentale alla crescita del fenomeno della delinquenza nelle citt americane. La violenza nei ghetti italiani era vera, ma essa era dipinta come un prodotto di importazione, connaturato alla cultura e alla tradizione dei nuovi arrivati come l'abitudine a cibarsi di pasta al pomodoro.

Immigrazione Albanese in Italia


Le ragioni di un esodo
"Durante gli anni del monopartitismo il governo albanese ha propagandato un'immagine negativa dell'emigrazione presentandola come una piaga sociale frutto del capitalismo" (1) e conseguentemente ha chiuso tutte le frontiere e impedito ogni tentativo di lasciare il paese. Nell'immaginario collettivo il fenomeno migratorio stato associato alle deportazioni territoriali degli oppositori politici e "alle tristi circostanze politico-militari in cui si venuta a situare l'emigrazione" (2). E' solo dal 1990 che gli albanesi sono tornati a varcare i confini nazionali e il fenomeno non passato inosservato. Le ragioni di questo esodo, che ha assunto proporzioni via, via sempre pi allarmanti, vanno ricercate non solo in 45 anni di duro isolamento, ma soprattutto nella difficile fase transitoria che l'Albania sta attraversando dopo la caduta del regime stalinista di Enver Hoxha. L'emigrazione albanese in Italia senz'altro di "natura politico-economica" (3) e riflette, in modo significativo, la crisi albanese degli ultimi dieci anni. Dopo la morte di Enver Hoxha, Ramiz Alia non stato in grado di prevedere ci che sarebbe accaduto in seguito (cfr capitolo 1); la "sua miopia politica" non gli ha permesso di prevenire il disastro (4). Dalle

vicissitudini dell'est europeo Alia non stato in grado di trarre alcun insegnamento. La sua politica di cauto riformismo ha scontentato un po' tutti, sia i fedeli di Enver Hoxha, numerosissimi all'interno del partito, sia la popolazione che invece chiedeva cambiamenti radicali. Se in principio era stato accolto come un riformatore, gi alla fine del 1989 l'opinione della gente era cambiata. Alle proteste antigovernative che si diffondevano in tutto il paese il successore di Enver Hoxha ha sempre risposto con riforme giudicate solo di facciata dagli albanesi. Durante i suoi cinque anni di governo si consumata la lenta agonia del modello politico enverista e non si saputo impedire il disastro economico, politico e sociale degli anni '90 (5). All'inizio del 1997 il paese precipitato in una crisi senza precedenti originata dal crollo delle cosiddette "piramidi finanziarie". Le finanziarie, societ di raccolta e gestione del risparmio pubblico con promesse di interessi elevatissimi, non sono un fenomeno esploso all'improvviso in Albania, ma esistevano gi da almeno 4 anni. Esse hanno dato agli albanesi l'illusione di un facile e rapido guadagno spingendo molte famiglie ad investire tutto ci che possedevano, persino la casa. La ragione per cui cos tante persone si sono fidate ad investire i loro pochi risparmi, che molte finanziarie erano "collegate pubblicamente alla classe politica dirigente" e lo stesso presidente, Sali Berisha, aveva rassicurato la popolazione sulla loro importanza e sicurezza (6). E' normale che in un paese in cui non pi possibile ricavare fonti di sussistenza dall'economia, la popolazione cada vittima delle promesse di denaro facile, soprattutto quando queste vengono fatte con l'avvallo dello stato. Le finanziarie sono state per anni un "ottimo ammortizzatore per attenuare i conflitti sociali, economici e politici." (7) Il sud dell'Albania, in particolare Valona, stato il centro dell'attivit di queste finanziarie (8). Si tratta di una citt, da sempre, pi sviluppate dell'Albania che riceve molte rimesse degli emigrati e che anche diventata il centro in cui viene riciclato il denaro sporco. E' quindi comprensibile il "paradosso" che la citt si trova a vivere in questi anni: "priva di un'economia reale, di strutture produttive efficienti e di investimenti, ma ricca di compagnie finanziarie". Il governo albanese temendo la reazione della popolazione del sud di fronte agli insuccessi di una politica economica fallimentare e alle promesse fatte in campagna elettorale e mai mantenute (nel 1996 si sono svolte le elezioni politiche, ma l'opposizione si ritirata accusando il Partito Democratico, di brogli), ha pensato bene di ammorbidirli con i proventi delle finanziarie. E' per questo motivo che il centro della ribellione stato proprio Valona (Vlor), perch soprattutto la popolazione del sud che ne uscita danneggiata (anche se poi il malcontento si propagato in tutto il paese) (9). Come ha affermato il sociologo albanese Kosta Barjaba, con il crollo delle finanziarie si decretata la fine della "falsa democrazia di Berisha" su cui i paesi occidentali avevano riposto la loro fiducia e il loro gradimento, delle politiche occidentali liberiste, del "miracolo economico albanese basato su un sistema produttivo senza strutture; la fine di una societ caotica, senza diritti politici e umani, dove la violenza politica, la corruzione e la criminalit dominano incontrastate" (10). Dopo 6 anni di transizione gli albanesi si sono trovati in una situazione simile a quella del '91; anzi, per certi versi la situazione del '97 stata anche peggiore. Molti albanesi si sono trovati senza soldi, senza lavoro, senza una casa, ma soprattutto senza prospettive per il futuro e privi di fiducia nelle istituzioni politiche (11). La ribellione esplosa nel paese era inevitabile. Nonostante i tentativi fatti dal governo di Berisha (per mantenere il potere politico) e dalle potenze occidentali (per nascondere il fallimento di politiche economiche liberiste e monetariste imposte all'Albania senza considerare la storia e le tradizioni locali) di presentarla come una rivolta regionale ed etnica (il sud contro il nord da cui proveniva Berisha), la ribellione stata unicamente politica. Le prime manifestazioni di protesta sono state pacifiche e democratiche, ma di fronte all'indifferenza del governo e alla sua linea politica autoritaria e repressiva i ribelli hanno deciso di imbracciare le armi. Nel giro di breve tempo la rivolta si estesa a tutto il sud facendo scomparire ogni forma di stato e poi ha coinvolto tutto il paese. I ribelli, presentati dai media occidentali come gente barbara e violenta, capace di sparare su tutto e tutti (connotando cos, in maniera ancor pi negativa, gli immigrati albanesi che hanno

lasciato il loro paese nel '97) (12) in realt chiedevano solo una cosa: le dimissioni di Berisha, elezioni anticipate e la creazione di uno stato veramente democratico (13). Si pu affermare che con la crisi delle finanziarie si aperta in Albania una nuova fase transitoria, questa volta ancora pi difficile perch il senso di smarrimento e di sfiducia sono diventati molto forti. Senza considerare che la fuoriuscita di forze produttive in questi anni ha assunto dimensioni allarmanti e che molti emigrati, dopo lo shock finanziario, non hanno pi investito i loro risparmi in Albania aggravando ulteriormente la situazione economicofinanziaria del paese (14). Le caratteristiche dell'immigrazione albanese Il fenomeno migratorio degli anni '90 considerato uno degli eventi pi significativi della difficile transizione albanese verso un sistema democratico che stenta a prendere forma. Con la fine dello stato totalitario che reputava l'emigrazione un reato, gli albanesi hanno ripreso a lasciare l'Albania. Le esperienze migratorie precedenti risalgono a molti anni addietro. La prima ondata migratoria quella del XV secolo dopo la morte di Skanderbeg e il ritorno dei turchi; molti albanesi per motivi religiosi e politici si sono diretti verso le coste italiane. Il fenomeno migratorio poi tornato a farsi consistente tra la seconda met del secolo passato e gli inizi del nostro verso paesi vicini come la Bulgaria, la Romania e soprattutto la Grecia. Molti albanesi si sono diretti anche in Olanda, Francia e Belgio a lavorare nelle fattorie e nelle miniere. A partire dal primo decennio del 1900 una quota notevole di persone ha lasciato il Vecchio Continente e raggiunto l'America e l'Australia (15). La terza grande ondata migratoria quella attuale al cui interno il sociologo albanese Barjaba distingue pi fasi e, a seconda delle fasi, motivazioni e progetti diversificati (16). 1) La prima fase quella del Luglio 1990 quando migliaia di persone hanno occupato le ambasciate straniere a Tirana e chiesto asilo politico. Il primo gruppo che riuscito a varcare clandestinamente i confini arrivato in Italia il 3 Luglio del '90. Si trattato di sei persone, tutti uomini, sbarcati a Otranto a bordo di una zattera. Successivamente a questo episodio, di cui si conserva un vago ricordo, sono arrivati in Italia 800 albanesi rifugiati nelle ambasciate in Albania (17). Ogni paese europeo si preso la sua quota di disperati da presentare all'opinione pubblica a dimostrazione del fallimento dell'ideologia comunista e della fine di un'epoca. L'accoglienza stata calorosa, soprattutto da parte delle associazioni di volontariato che da subito hanno sopperito all'inefficienza e alla disorganizzazione dello Stato italiano (18). 2) Gli esodi massicci del '91 vengono distinti in due fasi, Marzo '91 e Agosto '91, per via del mutamento di atteggiamento e di accoglienza che si registrato a livello istituzionale e di opinione pubblica. Il primo esodo di massa si verificato alla vigilia delle prime elezioni libere e multipartitiche concesse da Ramiz Alia. Nonostante il clima di fiducia e di speranza che si respirava in Albania, 25 mila persone (secondo le stime del Ministero dell'Interno) sono giunte nei porti di Bari, Otranto e Brindisi su imbarcazioni di fortuna. Anche in questo caso lo Stato italiano si fatto trovare impreparato e per via dell'inefficienza della burocrazia si venuto a creare "il primo gruppo di clandestini albanesi in Italia (o in altri paesi d'Europa)" su cui i media hanno iniziato la loro campagna di stigmatizzazione dell'immigrato albanese. Infatti su 21.800 albanesi che sono rimasti in Italia e che sono stati distribuiti tra le varie regioni, si sono perse le tracce di 8.800 (19). Il secondo contingente (Agosto '91) stato quello della vergogna per il nostro paese. Circa 20 mila persone ammassate sulle oramai celebri navi (riproposte per giorni e giorni dai media e con le quali Benetton ci ha costruito anche una campagna pubblicitaria), sono state rinchiuse nello stadio di Bari, in condizioni disumane e successivamente rimpatriate con la forza o con l'inganno. In questo breve lasso di tempo (Marzo-Agosto '91) i media italiani sono riusciti a creare nell'immaginario collettivo lo stereotipo dell'albanese violento e criminale, rendendo cos difficile per un immigrato il processo di integrazione nella nostra societ (20). 3) Dopo il 1991 gli esodi dall'Albania sono continuati in maniera pi o meno spontanea senza raggiungere per pi le proporzioni del '91.

4) E' nel 1997, con il crollo delle societ finanziarie, che il flusso migratorio ha ripreso ad assumere dimensioni allarmanti, soprattutto per l'Albania che assiste impotente alla fuoriuscita di forze giovani, intellettuali e personale qualificato. C' poi da considerare la fase migratoria attuale. Nonostante gli sforzi fatti dal governo albanese per superare la crisi del '97 e ridare fiducia alla popolazione attraverso il ripristino della legalit e la creazione di istituzioni democratiche, la situazione , ancora oggi, molto difficile. Le motivazioni che sono alla base del fenomeno migratorio degli anni '90 sono differenti a seconda del periodo in cui si emigra, ma senz'altro al primo posto troviamo i motivi di ordine economico. "La disoccupazione un fattore di spinta verso l'Occidente sia nella fase dell'effettiva mancanza di lavoro sia a causa di un lavoro poco soddisfacente" (21) o poco remunerato. Si lascia quindi il paese convinti che all'estero sia possibile trovare facilmente lavoro, guadagnare di pi e vivere in condizioni migliori. Nella prima fase migratoria per la spinta anche il desiderio di conoscere il mondo, di uscire dall'isolamento e fare nuove esperienze di vita. In questa fase un fattore di spinta importante sembra essere stata "l'informazione mass mediale" che non solo ha presentato l'Italia come l'Eldorado, ma che ha fornito agli albanesi stessi un'immagine del loro paese negativa, di un paese allo sbando, privo di prospettive (22). Nelle ondate migratorie successive al '91 e soprattutto con la crisi del '97 si lasciata l'Albania anche per motivi di ordine politico e sociale. La mancanza di sicurezza, di istituzioni efficienti e democratiche, l'anarchia politica e soprattutto la sfiducia nella classe politica dirigente hanno spinto molti albanesi ad emigrare.La previsione di molti che in Albania, con il passare del tempo, la situazione non pu che peggiorare. L'immigrato albanese per questo motivo stato definito un "rifugiato economico" (23), perch si colloca a met strada tra il politico e l'economico. Per gli albanesi che hanno lasciato l'Albania negli anni '90 l'Italia e la Grecia sono stati i paesi di prima emigrazione. Le ragioni, oltre che di carattere pratico (vicinanza), sono anche di natura culturale. Molti albanesi infatti si sentono molto "vicini agli italiani." (24) Un dato atipico emerge sull'immigrazione albanese: "il coinvolgimento di quote considerevoli di donne" (25). Se nelle prime fasi l'immigrato albanese tipo era maschio, giovane e celibe in quelle successive cresce il numero di donne che decidono di lasciare l'Albania. Si tratta di ricongiungimenti familiari ( infatti scarso il numero di uomini sposati che hanno lasciato in Albania la moglie e i figli), ma anche di donne sole (26). Un altro dato interessante sono i legami scarsi che si registrano tra connazionali non parenti come invece avviene per altri gruppi di immigrati. Sono pochi gli albanesi che nel paese di destinazione condividono l'abitazione con amici o connazionali; quasi tutti vivono con un parente o da soli (27). Esistono due tipi di immigrati: quelli "legali" e quelli "irregolari" (28). I primi sono quelli che hanno lasciato il paese con un regolare visto di ingresso che in Italia stato poi tramutato in un regolare permesso di soggiorno; i secondi invece, comunemente chiamati "clandestini", sono arrivati irregolarmente e difficilmente riescono a regolarizzarsi. Dopo gli sbarchi del '91 l'immagine degli albanesi in Italia totalmente compromessa e le politiche governative repressive e di chiusura delle frontiere (rimpatri forzati, pattugliamento delle coste) non hanno lasciato altra via che quella della clandestinit. Una volta giunti nel paese di destinazione poi non basta la buona volont di mettersi in regola. Per trovare un lavoro regolare serve il permesso di soggiorno, ma quest'ultimo non viene concesso se prima non si ha un lavoro regolare. Le uniche soluzioni per uscire da questa condizione sono le sanatorie o incontrare un datore di lavoro che si assuma la responsabilit della regolarizzazione (29). "Tra i canali dell'immigrazione clandestina il principale quello della frontiera greco-albanese in quanto il passaggio si effettua a piedi sia pure con l'incubo dei militari greci e il rischio di perdere la vita" (30). Si tratta di una "emigrazione spontanea, disorganizzata e individuale" (31). Molti sono gli albanesi che prima di venire in Italia hanno fatto un'esperienza lavorativa in Grecia ( facile trovare lavori stagionali, ma

sempre in nero) per raccogliere un po' di soldi. L'Italia rimane comunque la destinazione preferita anche perch in Grecia le possibilit di regolarizzarsi sono quasi inesistenti. Il rapporto inoltre tra gli immigrati albanesi e i nativi greci molto difficile. Nel 1997 stata stimata in Grecia una presenza di 350.000 albanesi. Il rapporto con la popolazione greca di circa 25/30 su 1 (in Italia invece solo di 450 su 1, tale da non giustificare l'allarmismo sociale che si creato attorno alla presenza albanese) (32). Gli altri canali dell'emigrazione clandestina invece rientrano in una "emigrazione organizzata e con strutture permanenti"." Un primo canale quello dei tassisti e altri trafficanti che fanno la spola con Atene e le altre grandi citt della Grecia" (33); l'altro invece, pi noto agli italiani anche perch i media da tempo si sono accaniti contro gli scafisti albanesi, definendoli dei criminali privi di scrupoli e addossandogli responsabilit che invece andrebbero ricercate altrove, la tratta Valona-Otranto (34). Il traffico dei clandestini in Albania, fino al 1995, ha funzionato con il "tacito consenso delle autorit statali" anche perch, con le rimesse degli emigrati, costituisce una risorsa importante per il paese (35). L'organizzazione degli affari di Valona ha saputo modificare la sua struttura, mostrando doti di grande flessibilit e ora la fonte principale di guadagno diventata il trasporto di hashish e marijuana, affidati ai clandestini disperati che, non avendo un altro modo per arrivare in Italia, accettano il rischio. I clandestini diventano cos manovalanza a basso costo a disposizione della criminalit albanese che si comunque sviluppata potendo contare su forti connivenze e legami con la mafia italiana (36). La scelta del governo italiano di adottare misure restrittive, di pattugliare le coste e di addestrare la polizia albanese a contenere i flussi ha di fatto alimentato l'emigrazione clandestina e rafforzato la criminalit organizzata. L'albanese disperato infatti, deciso a lasciare l'Albania con il solo obiettivo di salvarsi la vita, non potendo uscire liberamente dal proprio paese costretto a rivolgersi ai trafficanti che gli chiedono l'esborso di ingenti somme di denaro (che il pi delle volte non possiede). E' stato stimato che ogni notte sulla linea Valona-Otranto centinaia di cittadini stranieri (non solo albanesi, ma anche kurdi, cinesi, pakistani, filippini) pagano ognuno 600/650 dollari per raggiungere l'Italia (37). Anche la decisione di sequestrare gli scafi non ha fatto che aggravare la situazione. I costi del trasporto infatti sono saliti e il rischio per la propria vita aumentato poich gli scafisti per sfuggire alla cattura, sono costretti a gettare la gente in mare (38). La consistenza numerica Le cifre sull'immigrazione riportate in questo paragrafo sono di due ordini diversi: quelle a livello nazionale sono cifre provenienti dal Ministero dell'Interno e si riferiscono ai permessi di soggiorno; quelle a livello comunale, di Milano e dei comuni dell'hinterland, corrispondono alle iscrizioni anagrafiche. Nel primo caso troviamo i soggetti autorizzati a soggiornare in Italia, nel secondo invece chi, oltre ad essere regolarmente in Italia, ha anche ottenuto la residenza nel comune. I cittadini albanesi hanno iniziato ad emigrare solo dal 1990; il loro quindi un arrivo molto recente che presenta una anzianit di permanenza superiore ai 9 anni del tutto modesta. Tra il 1990 e il 1991 l'immigrazione albanese in Italia passata da 2.034 a 26.381 presenze. Se dal 1991 al 1995 si assistito ad un incremento medio annuo non particolarmente significativo, " tra il 1995 e il 1996 e tra il 1996 e il 1997 che si registrata una notevole impennata delle presenze" (39). Questo avvenuto in concomitanza delle sanatorie, ma anche di un peggioramento della situazione politica ed economica in Albania. A livello nazionale nel 1996 l'Albania risultata la seconda nazionalit dopo il Marocco; nel 1998 gli albanesi sono il 7,3% della totalit degli immigrati in Italia (40). Nel 1999 l'Albania stata la nazionalit che ha avuto l'incremento numericamente pi consistente con 40.105 nuovi soggiornanti (tabella 1). Per quanto riguarda il genere, dei 75.650 permessi di soggiorno rilasciati a cittadini albanesi al 31/12/1998, 47.435 sono stati rilasciati a maschi e 28.215 a femmine (41).

Il totale degli stranieri regolari in Italia al 31/12/1998 di 1.033.235 presenze, nel 1997 stato di 1.240.721 (dati relativi ai permessi di soggiorno). La riduzione complessiva della presenza regolare del 16,9% rispetto al 1997 imputabile al fatto che il Ministero dell'Interno ha operato una revisione dei propri archivi, mediante procedure automatiche di cancellazione dei permessi scaduti, prima di rendere pubbliche le statistiche. "I dati del Ministero infatti hanno i loro difetti, relativi in particolare a mancate cancellazioni; periodicamente comunque subiscono delle revisioni che comportano appunto la cancellazione di doppioni e permessi non rinnovati. Ci ha fatto calare di 207.486 i permessi di soggiorno validi nel 1998 rispetto al 1997" (42). Dalla tabella 1 si pu notare che le rettifiche avvenute nel 1998 non sono ripartite proporzionalmente per tutte le nazionalit. In cifre assolute si nota che mentre il Marocco ha avuto una crescita di 10.875 presenze, l'Albania ha avuto un calo di 8.157 unit. Per quanto riguarda la presenza di donne albanesi in Italia, i dati raccolti sono contenuti nella tabella 2. E' interessante notare che i dati ISTAT (dal 1991 al 1996) divergono da quelli del Ministero dell'Interno), poich si tratta di una loro elaborazione. Solitamente i dati ISTAT vengono considerati "pi corretti" proprio perch operano una revisione dei dati ministeriali. Per cogliere il fenomeno migratorio nella sua reale dimensione per, si devono considerare anche gli stranieri irregolari; in questo caso si pu fare riferimento solo a delle stime. Con le sanatorie possibile farsi un'idea del margine di irregolarit. Secondo il Ministero dell'Interno le stime dell'irregolarit in Italia sono state, nel 1998, di 236.000/295.000 stranieri, quindi 23/27 irregolari ogni 100 presenti (minimo e massimo). Sempre secondo le valutazioni ministeriali l'apporto pi consistente al collettivo degli irregolari riconducibile ai marocchini (da 25 a 32 mila casi) e agli albanesi (19/25 mila casi) che come abbiamo visto si trovano ai vertici della graduatoria anche per quanto riguarda le presenze regolari (43). Per quanto riguarda le sanatorie c' da dire che, varate per assorbire gran parte dell'irregolarit, offrono a molti la possibilit di uscire dall'illegalit; per altri invece rappresentano un vero e proprio incentivo all'ingresso nel nostro paese. Si verifica un effetto di richiamo che evidente dal numero di domande presentate, superiori rispetto al numero di irregolari stimati prima della sanatoria. Non appena il provvedimento viene solo annunciato il numero di ingressi clandestini torna a crescere sensibilmente. Albanesi soggiornanti in Italia dal 1991 al 1998, distinzione per sesso (al 31 dicembre) 1991 Maschi Femmine Totale 21.382 3.504 24.886 1992 18.479 3.995 22.474 1993 18.347 5.385 23.732 1994 18.095 7.150 25.245 1995 20.301 9.882 30.183 1996 48.586 18.022 66.608 1997* 58.367 25.440 83.807 1998* 47.435 28.215 75.650

Per quanto concerne la distribuzione regionale, la Lombardia in testa alla graduatoria nazionale (con 223.920 permessi di soggiorno), con un incremento di circa 45 mila unit rispetto all'anno precedente, seguita dal Lazio con 199.574 presenze (al 31/12/1998). Circa un quarto degli stranieri che hanno un lavoro in Italia, si trovano in Lombardia. Nello specifico, il 24,1% dei permessi per motivi di lavoro sono stati rilasciati in Lombardia. Le nazioni pi rappresentate in Lombardia sono, nell'ordine, Marocco 30,9 mila presenze, Filippine 19,5 mila, Egitto 15,7 mila, Albania 13,9 mila, Senegal 11,8 mila, Cina 11,5 mila e Per 9,2 mila unit (al 31/12/1998). La presenza albanese nell'area lombarda, per quanto consistente e tendenzialmente in crescita, resta nell'ordine del 15% se rapportata al

contesto nazionale. La stima degli stranieri irregolari nel territorio lombardo stata valutata intorno alle 46 mila presenze (45). Passando dal livello nazionale e regionale a quello locale si registra una popolazione straniera residente a Milano al 31/12/1998 che di 98.353 soggetti (7,32%), di cui 51.675 sono maschi e 46.678 sono femmine; la popolazione italiana invece, stata registrata in 1.244.336 soggetti (46). Nel 1999 la popolazione straniera residente a Milano stata di 104.990 soggetti (47). I dati relativi agli stranieri iscritti all'anagrafe di Milano, dal 31 Dicembre 1998 al 31 Dicembre 1999, distinti per nazionalit e sesso, sono riportati. L'evoluzione dei cittadini albanesi residenti a Milano negli ultimi 6 anni riportata nella tabella 4. La distinzione per sesso disponibile solo per gli anni 1996-'97-'98-'99. I dati comunali per, che provengono dalle fonti anagrafiche, escludono non solo gli irregolari, ma anche i regolari che non risiedono stabilmente entro i confini amministrativi del territorio in oggetto. Secondo le stime fatte dall'Osservatorio della Fondazione Cariplo ISMU sugli stranieri irregolarmente presenti nel Comune di Milano, emerge che gli albanesi risultano essere, nel capoluogo, al primo posto della graduatoria degli irregolari al 31/12/1999. E' stata fatta una stima di circa 3,2/3,5 mila irregolari (48). La presenza albanese si concentra soprattutto nei comuni dell'hinterland, mentre assai meno fitta sul territorio del Comune di Milano (si confronti la tabella 4 con la tabella 5). Secondo l'Osservatorio ISMU la stima del numero di stranieri presenti nei comuni della provincia di Milano (escluso il capoluogo) al 31/12/1999 di poco pi di 9 mila unit per gli immigrati marocchini (in testa alla graduatoria) e di circa 7 mila unit per gli albanesi. Albanesi residenti a Milano dal 1994 al 1999 (31 dicembre), distinzione per sesso.

1994 Maschi Femmine Totale ------------338

1995 ------------431

1996 369 162 531

1997 581 255 836

1998 916 451 1.367

1999 1.007 564 1.571

: Stima del numero di stranieri presenti nei comuni della provincia di Milano (escluso il capoluogo) in migliaia. Principali 1997 paesi di Residenti////////Presenti/ provenienz / a (ordine //////////////// /// alfabetico) /Min.//Max. Albania Cina Egitto 2,2,2//3,1// 3,1/ / / //////3,3 1,0...........1,2...........1, 4.. 2,9...........3,6......33,3, 8.. 1998 1999

Residenti///////////Prese Residenti//////////Presenti/ nti/ /// Min. Max. Min. Max. 3,1..............4,9........5, 4,2...............7,1..........7, 3 3 1,0..............1,4.........1 1,7................2,8..........2 ,5 ,9 3,4..............4,8.........5 3,7 ...............5,4......... 5, ,3 6

Ex Jugoslavia Filippine Marocco Per Romania Tunisia

1,5.......... 2,0.......... 2, 1, 9..............2,8.........3 1,9................2,8..........3 3.. ,3 ,3 1,6...........2,1...........2,2 .. 1,6..............2,2.........2 2,2................3,1..........3 ,4 ,4

4,7...........6,0............6, 5,4..............8,4.........9, 6,1....?..........9,2..........9, 2 0 5 1,3 ...........1,7............1 1,3..............1,9.........2, 2,2................3,3..........3 ,8 0 ,5 0,7.............0,9............ 1,0 0,9..............1,4.........1 1,4................2,4..........2 ,7 ,5

1,2.............1,6............ 1,5..............2,2.........2, 1,6................2,5..........2 1,7 4 ,6

L'azione del governo italiano

Il nostro paese infatti, ha sempre trattato l'immigrazione come un problema di ordine pubblico e questa scelta si ripercossa sull'opinione pubblica che stata indotta a considera lo straniero prima come un problema sociale e successivamente come un problema di ordine pubblico Il governo non fa nulla per contrastare la campagna di criminalizzazione in atto e riserva ai nuovi arrivati un trattamento indegno che fa presto il giro del mondo: i profughi vengono rinchiusi nello stadio di Bari, con una temperatura di 40 e in breve tempo vengono tutti rimpatriati , ma soprattutto di "impedire nuovi sbarchi di clandestini in Italia, sia attraverso il miglioramento della situazione economica albanese, sia attraverso il pattugliamento delle coste" . L'Operazione Pellicano per non affatto riuscita a migliorare la situazione in Albania e non nemmeno riuscita ad essere un valido esempio di cooperazione I danni provocati dal regime di Sali Berisha sono oramai evidenti, ma l'Italia, che insieme agli altri partner europei aveva "puntato su di lui tutte le carte" (58), lo sostiene fino all'ultimo. Dopo sette anni dai primi sbarchi di profughi l'immigrazione albanese, che oramai divenuta un fenomeno strutturale, continua ad essere gestita in forma emergenziale e i media continuano a far passare per invasione criminale l'arrivo di cittadini che in realt scappano dal caos politico ed economico in cerca di un futuro migliore La riproduzione dell'irregolarit in Italia dipende innanzitutto dalle difficolt di ingresso regolare per lavoro e dalle difficolt di mantenimento della regolarit da parte di chi riuscito ad accedervi. Le sanatorie costituiscono l'unica modalit con cui si cerca di tamponare un'irregolarit crescente che paradossalmente frutto di politiche proibizionistiche.

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