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Introduzione

Prima di tutto necessario dichiarire che la tesi tratta del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti della lingua italiana. Certo, essa non una sintesi generale, ma sono presentati certi aspetti riguardanti le caratteristiche semantico- funzionali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. La mia tesi mira a illustrare i casi particolari in cui viene usato il modo congiuntivo.

L'obiettivo della tesi rilevare le caratteristiche lessico-grammaticali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. Il metodo usato e quello analitico con l'approccio deduttivo, quindi mediante un processo che va dal generale al particolare; cio la formulazione della regola precede l'esercizio. Il valore pratico di questa tesi consiste nel fatto, che i risultati ottenuti durante l'esplorazione dell'argomento possono essere usati nell'insegnamento della lingua italiana come materiale pratico molto utile. Il valore teorico che per dimostrare meglio i fatti osservati sono riportati esempi ricavati prevalentemente dai vari tipi di libri letterari. E per approfondimenti sono usate opere istituzionali. Quindi, la tesi composta di due capitoli successivi: Modalit e modi Le caratteristiche semantiche - funzionali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti.

Il primo capitolo dedicato alla modalit e ai modi. Fin dall'inizio vengono precisati i concetti di "modalit" e "modo" e le sue differenze. Poi sono presi in esame i modi del verbo: modi finiti: indicativo (modo della realt e della certezza), condizionale (modo della possibilit e del desiderio), imperativo (modo del comando), congiuntivo (modo dell'opinione e dell'incertezza); e modi indefiniti: infinito (esprime l'azione al grado zero), participio (esprime una relazione con la frase principale e ha spesso funzione di aggettivo sostantivo), gerundio (esprime una relazione con la frase principale); e vengono esaminati le
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differenze tra loro. Successivamente vengono presentate le principali caratteristiche lessicogrammaticali del modo congiuntivo dell'italiano. Viene precisato il concetto del "congiuntivo". Poi si parla dei tempi del congiuntivo: congiuntivo presente, congiuntivo imperfetto, congiuntivo passato, congiuntivo trapassato; dell'uso dei tempi e della concordanza dei tempi: contemporaneit (che avviene contemporaneamente), anteriorit (che viene prima) posteriorit (che viene dopo). Nel secondo capitolo vengono presentate le principali caratteristiche semantico - funzionali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. In questo capitolo vengono dettagliamente esaminati tutti i casi specifici del modo congiuntivo nelle proposizioni dipendenti,cio il modo congiuntivo nelle frasi dipendenti dirette da verbi + "che" e nelle frasi dipendenti da congiunzioni locuzioni che richiedono il congiuntivo. E alla fine del questo capitolo si parla della vitalit del congiuntivo nell'italiano contemporaneo. L'attualit della tesina che oggi il congiuntivo si usa sempre meno nell'italiano moderno. Oggi invece ogni italiano ha rapporto con il congiuntivo soprattutto leggendo scrivendo - ancor pi - ascoltando i mass media, perch questo modo si usa molto dal registro alto della societ. D'altro canto il congiuntivo il modo tipico della subordinazione piuttosto complessa, e chi parla preferisce la coordinazione gli schemi subordinativi pi elementari che di solito non abbisognano di questo modo verbale. Sono poche le volte in cui il congiuntivo di norma usarlo, perch necessario al significato. Nella maggior parte dei casi pu infatti essere tranquillamente sostituito dall'indicativo che, godendo di pi ampi usi, che pi facile. E cos al congiuntivo si continuano a riservare ambiti comunicativi di carattere pi formale.

I CAPITOLO
1. MODO, MODALIT E TEMPO

1.1.

IL MODO E LA MODALIT

Il modo fa parte delle categorie grammaticali, intese come serie di forme flessionali che, per struttura fonologica e contenuto, sono caratteristiche di determinate classi di parole (perci esse sono dette anche categorie morfologiche o, pi precisamente, morfosintattiche) (Renzi L., 2001: p. 415). Tipiche categorie verbali sono la persona, il numero, i1 tempo, la diatesi e, appunto, il modo. Tra i modi si contano comunemente l'indicativo, il congiuntivo, l'imperativo e il condizionale (e le forme verbali infinite come il participio, il gerundio, l'infinito). Come forme verbali finite esse non hanno in comune nulla, tranne il fatto di poter esprimere determinati stati di cose, cio contenuti e di porli in relazione con la realt extralinguistica processo che si definisce anche come predicazione. Tra le funzioni centrali dei modi c' quella di distinguere se i contenuti espressi sono affermati come fatti presentati solo come raffigurazioni soggettive ad esempio desideri supposizioni. Ogni frase di forma verbale finita deve, nella misura in cui si presenta come enunciato autonomo, prendere posizione rispetto alla validit e alla relazione col mondo esterno del suo contenuto. Le forme verbali non finite, invece, come daltronde la classe dei nomi, di cui, per questo aspetto, fanno parte, non contengono alcuna indicazione su una relazione di questo tipo; esse nominano soltanto, senza dire (predicare) nulla, p. es. piovere / piovuto, la pioggia vs. piove /piovesse. Una simile indicazione sulla validit di uno stato di cose espresso linguisticamente viene definita modale e ricondotta alla categoria di significato della modalit. Termini di questo tipo sono usuali anche in una particolare forma della logica, la cosiddetta logica modale, in cui le frasi vengono distinte a seconda che siano necessariamente possibilmente vere oppure non vere. Anche in altre due forme speciali della logica modale che sono importanti proprio per ci di cui ci stiamo occupando ora, si parla di modalit. La logica epistemica (dal greco episteme, sapere, conoscenza) si

occupa della struttura logica di enunciati il cui contenuto venga presentato come conosciuto oppure come creduto. La modalit epistemica si riferisce perci alla valutazione della validit di un enunciato fatta dal parlante, il quale pu considerare l'esistenza di uno stato di cose sicura, probabile oppure possibile. La logica deontica (dal greco dei, necessario, si deve), invece, la logica dell'obbligatoriet, di ci che permesso e di ci che vietato, la modalit denotica
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informa in tal modo se la realizzazione di uno stato di cose sia richiesta, permessa oppure proibita e anche, in senso pi ampio, se essa sia desiderata perseguita. Essa perci strettamente connessa alla categoria temporale del futuro. Entrambe le modalit, la epistemica e la deontica, si riferiscono quindi- all'atteggiamento-del-parlante del referente del SOGGETTO della predicazione rispetto alla realizzazione di uno stato di cose. (Renzi2001: 416) Il verbo possiede un organico e complesso sistema di forme per esprimere le categorie del modo e del tempo. Il parlante pu presentare il fatto espresso dal verbo in diversi modi, ciascuno dei quali indica un diverso punto di vista, un diverso atteggiamento psicologico, un diverso rapporto comunicativo con chi ascolta: certezza, possibilit, desiderio, comando ecc. Talvolta, poi, l'uso di un determinato modo pu dipendere anche da ragioni stilistiche, da una scelta di "registro" di livello linguistico: cosi, per esempio, nelle subordinate rette da verbi di giudizio l'indicativo (mi pare che ha ragione) corrisponde a un livello d'espressione pi popolare rispetto al congiuntivo (mi pare che abbia ragione). In italiano disponiamo di sette modi verbali (Dardano,Trifone 1995: 140): quattro modi finiti: indicativo (io amo), congiuntivo (che io ami), condizionale (io amerei), imperativo (ama!) tre modi indefiniti: infinito (amare), participio (amante), gerundio (amando) I modi finiti (l'indicativo, il congiuntivo, il condizionale, l'imperativo) sono modi finiti perch nella loro coniugazione indicano sempre la persona e il numero del soggetto (ovvero dicono chi a compiere l'azione: io, tu, egli, noi voi od essi, i modi indefiniti (l'infinito, il participio e il gerundio) detti "forme nominali del verbo", non determinano la persona e, tranne il participio, il numero e vengono usati spesso in funzione di

sostantivo e di aggettivo: abbiamo gi citato il participio presente amante, a cui si pu aggiungere il participio passato la (donna) amata; e si pensi ancora a infiniti quali l'essere, il dare, l'avere, l'imbrunire, a gerundi diventati nomi, quali laureando e reverendo.

1.2. IL TEMPO

II tempo indica qual il rapporto cronologico che intercorre tra l'azione lo stato espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito l'enunciato. E' opportuno distinguere tra tempo fisico e tempo linguistico (o grammaticale): il tempo fisico si riferisce alla percezione che ciascun individuo ha del fluire del tempo nella realt, ed misurabile quantitativamente. Il tempo grammaticale costituito invece da un sistema di relazioni temporali che permettono di collocare l'azione prima, durante dopo il momento in cui viene proferita la frase e di indicare l'ordine di successione dei due avvenimenti. Per esprimere il tempo linguistico il parlante ha a disposizione, oltre al sistema dei tempi verbali, gli avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo (prima, dopo, fra sette mesi, per due anni). La non corrispondenza tra tempo fisico e tempo linguistico evidente nei casi in cui un tempo grammaticale passato esprime un evento che nella realta si svolge nel futuro: Saranno necessarie almeno dodici ore per sapere chi ha vinto le elezioni.

Il rapporto cronologico tra lo stato l'azione espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito l'enunciato pu essere di:

contemporaneit, quando il fatto avviene nel momento in cui si parla: Daniele canta anteriorit, quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla: Daniele cantava (ha cantato, canto); posteriorit: quando il fatto avviene in un momento posteriore a quello in cui si parla: Daniele cantera. II tempo che esprime la contemporaneit il presente; il tempo che esprime

l'anteriorit il passato, variamente articolato nell'indicativo (imperfetto, passato prossimo e remoto, trapassato prossimo e remoto) e nel congiuntivo ( imperfetto, passato, trapassato); il tempo che esprime la posteriorit il futuro, suddiviso nell'indicativo in futuro semplice e futuro anteriore. Sotto l'aspetto formale i tempi si distinguono in semplici, quando le forme verbali di cui sono costituiti consistono in una sola parola (amo, temevo,partir), e in composti, quando le forme verbali risultano dall'unione del participio passato del verbo con una voce dell'ausiliare essere avere (ho amato, avevo temuto, fu arrivato, sara partito). Per comprendere meglio il significato delle relazioni temporali possiamo visualizzare graficamente la collocazione di un avvenimento lungo l'asse del tempo, rappresentato da una linea retta. Per far cioccorre fare riferimento a due nozioni fondamentali: il momento dell'enunciazione (= ME), cio il momento in cui si verifica l'atto di parola: il momento dell'avvenimento (= MA), cio il momento in cui ha avuto luogo l'evento oggetto dell'atto di parola. Per interpretare il passato remoto, il passato prossimo, l'imperfetto e il futuro dell'indicativo sufficiente questo elementare riferimento al fluire del tempo fisico. Il trapassato prossimo, il trapassato remoto e il futuro anteriore, viceversa, non sono ancorati direttamente al tempo fisico, ma sono collegati ad esso indirettamente, attraverso un'indicazione relativa di anteriorit posteriorit rispetto ad un evento espresso da un tempo semplice (dopo che ebbe appreso la notizia svenne) da un'altra determinazione temporale(alle 8 aveva gi cenato). Per rappresentare graficamente i tempi composti dobbiamo pertanto introdurre un terzo parametro, denominato momento di riferimento (= MR). Esso pu essere costituito da un avverbio di tempo da un'altra determinazione temporale (alle cinque, l'anno scorso, quando sono uscito ecc.). Presentando i concetti del modo e del tempo che ci saranno utili nell'avanzare nella nostra ricerca passiamo all'argomento del modo congiuntivo, i suoi tempi e la concordanza dei tempi del modo congiuntivo.

II CAPITOLO

2. INTRODUZIONE AL MODO CONGIUNTIVO

Il congiuntivo il modo della congiunzione; essenzialmente il modo atto a segnalare una proposizione collegata a un'altra alla quale si subordina fungendo da necessario completamento strutturale e semantico. Per questa ragione il congiuntivo risulta, tra i modi finiti del verbo, il modo tipico di proposizioni subordinate. Quanto si detto sembrerebbe non tenere conto dell'esistenza di talune proposizioni che pur richiedendo il congiuntivo, dal punto di vista grammaticale risultano indipendenti, che proposito, va chiarito che tale modo verbale si giustifica, in quanto queste proposizioni, dal punto di vista logico, dipendono da un predicato sottinteso e relativo al loro significato pi meno genericamente volitivo potenziale; predicato facilmente desumibile dal contesto. Ad essempio, la frase ottativa "Fossi tu felice, figlio mio!" grammaticalmente autonoma; ma dal punto di vista strettamente logico dipende da una frase sottintesa del tipo: "Io vorrei (che tu fossi felice...)". Le proposizione contenenti il congiuntivo risultano subordinate ad altre a livello non solo strutturale, ma anche logico, semantico, come normalmente viene segnalato da specifici connettivi. Le tali proposizioni si esprimono azioni, avvenimenti situazioni riconducibili ad ambiti di caratiere soggettivo (appartamenti dunque alla sfera individuale di chi parla, scrive e giudica a particolari indicazioni nella proposizione reggente) che riguardano preminentemente i significati della valont nella sue gradazioni. Non di rado accade che il congiuntivo svolga unicamente la pura funzione grammaticale, indicata dal suo nome: la funzione di segnale di proposizione 'congiunta" subordinatamente a una proposizione reggente. Che funzione non dissimile da quella di una congiunzione vera e propria. In questi casi dunque, dal punto di vista semantico, il congiuntivo equivale all'indicativo e lo sostituisce. Questo fatto si verifica quando una proposizione completiva con l'indicativo venga anticipata rispetto alla sua reggente.

La frase: "Tutti lo sanno che la terra gira intorno al sole", anticipando la completiva diventa "Che la terra giri intorno al sole tutti lo sanno". In questo caso, il verbo al congiuntivo: a) dal punto di vista del significato, ha solo quello della realt astronomica (la terra gira realmente intorno al sole), e non della soggettivit; e occupa quindi un posto che dovrebbe essere proprio dell'indicativo: b) dal punto di vista deil'uso (pragmatico), sembra essere piuttosto un segnale per l'interlocutore che la proposizione con cui si inizia il discorso una subordinata, e non una principale indipendente interrogativa esclamativa, come invece il Che (maiuscolo a inizio di frase) potrebbe far pensare : Che l'aeroplano sia un uccello artificiale tutti vedono. Che si chiamasse Simona lo sapeva. Comunque, in questi casi, in base al significato niente impedisce fuso dell'indicativo del condizionale, a seconda del registro della modalit. Che a Torino minacciano la sua famiglia non sar vero. Che sarebbe successo se lo aspettavano.

2.1.PRINCIPALI TIPI DI CONGIUNTIVO DELLE FRASI DIPENDENTI

Distinguiamo tre tipi principali di congiuntivo, il cui elemento comune che essi non compaiono in frasi che riproducano un fatto e che al contempo siano Tematiche, cio fungano da obiettivo della comunicazione.

2.11. IL CONGIUNTIVO VOLITIVO

Le frasi volitive sono quelle che esprimono la volont del soggetto sintattico del SOGGETTO della predicazione riguardo alla realizzazione del contenuto della frase subordinata, cio egli vuole non vuole che lo stato di cose descritto nella frase dipendente venga realizzato (Renzi2001:416). A differenza che nelle frasi principali al congiuntivo (Nessuno dica una parola), qui il significato volitivo non viene indicato solo dal predicato che descrive uno stato di cose, ma primariamente da un'espressione lessicale della frase sovraordinata. Modo e modalit della frase sovraordinata sono in questo caso privi di interesse (Voglio / Non voglio / Vorrei / ...voglia che nessuno dica una parola), a meno che il carattere volitivo dell'enunciato non risulti esclusivamente da essi. Attraverso questa divisione tra frase principale modalizzante e frase subordinata modalizzata, la volont del SOGGETTO della predicazione pu venire qualificata esplicitamente come desiderio, preghiera, richiesta, ordine, divieto, permesso, intenzione e sim.; d'altra parte, si pu esprimere non solo la volont del parlante, ma anche quella di qualsiasi altra persona: Voglio / Vuole / Vogliono che nessuno dica una parola. Tra le frasi volitive si possono includere anche quelle che presuppongono, senza nominarlo espliciamente, un portatore di volont un'istanza che pone una norma, come p. Es. Costruzioni del tipo: (1) Occorre / necessario che tu parta subito. Si pu in tal modo distinguere tra una modalit volitiva soggettiva ed una oggettiva (o pi genericamente deontica).
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L'elemento volitivo non deve essere necessariamente contenuto nel predicato della frase principale, ma pu anche essere-introdotto; da certe congiunzioni che stabiliscono una relazione mezzo/fine tra frase-principale .e-subordinata. (2)Aveva nascosto i giocattoli dietro l'armadio affinch sua sorella non li trovasse, (cio: voleva che non li trovasse) Le frasi subordinate dipendenti da espressioni volitive non comunicano nessun fatto, dato che la realizzazione dello stato di cose in oggetto deve essere ancora effettuata oppure impedita. Il fattore d'insicurezza determinato da questa componente che riguarda il futuro accomuna quest'uso del congiuntivo alla sua utilizzazione nelle frasi dubitative. A differenza che nelle frasi modalizzate senso dubitativo (pi genericamente, in senso epistemico), qui non si tratta per di una presa di posizione rispetto alla possibilit probabilit della realizzazione di uno stato di cose, quanto piuttosto dell'espressione della volont di realizzarlo / impedirlo, il cui possible Imporsi deve essere per il momento lasciato ancora in forse. (A prescindere da ci, una frase come Occorreva che lo facesse non eslcude che il contenuto della subordinata sia in effetti notoriamente realizzato). Comunque, in entrambi i casi il contenuto della subordinata non sar assertivo, n nel senso logico, n in quello comunicativo della parola. Questa definizione negativa del valore di fondo del congiuntivo si lascia giustificare dalla supposizione che l'asserzione cio la comunicazione di un fatto, rappresenti il caso neutrale non-marcato di un enunciato linguistico e l'indicativo sia perci il modo verbale non-marcato. Una frase volitivamente modalizzata qualcosa di basilarmente diverso da un'asserzione. Per questo il tratto distintivo non-assertivo , proprio per il congiuntivo volitivo, marcato in modo particolarmente netto. Questo spiega perch il congiuntivo volitivo pi usato che non quello dubitativo quello tematico. Esso presente in tuti i registri e le distribuzioni sintattiche pi spesso che gli altri due tipi anche l dove questi fanno apparizioni sporadiche, come p. es. nell'italiano parlato in quello popolare. La posizione speciale del congiuntivo volitivo in italiano ulteriormente rafforzata dal fatto che le frasi indipendenti al congiuntivo appartengono in prevalenza a questo tipo (perlopi ottativo).

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2.2. IL CONGIUNTIVO DUBITATIVO

Le frasi dubitative rientrano nell'ambito della modalit epistemica (modalit del sapere e del credere) che riguarda la valutazione fatta dal parlante, e dal corrispondente SOGGETTO della predicazione, della validit di un'asserzione oppure della possibilit di esistenza di uno stato di cose (Renzi2001: 418). Il dominio di questa modalit si estende, per continui trapassi, da una relativa certezza che Io stato di cose espresso dalla frase dipendente non realizzato (Non credo che /oppure da un'assoluta certezza, se viene inclusa qui la negazione netta della verit (Non vero che p), attraverso varie gradazioni del dubbio (Dubito / Metto in-dubbio che p) e dell'insicurezza fino ad una supposizione pi meno attenuata relativizzata (E possibile/Pare / Suppongo/ Credo che p). Detto in breve: dalla certezza della non-esistenza fino all'incertezza dell'esistenza. Il fatto che qui si abbia a che fare con le pi svariate gradazioni e forme di riserva nei confronti della verit della frase subordinata comporta che anche l'uso del modo soggetto ad oscillazioni pi forti particolarmente in dipendenza del registro linguistico - che nel caso del congiuntivo volitivo. Si aggiunga inoltre che, proprio in quest'ambito, spesso il tempo verbale prende il sopravvento sul modo, cio al posto del congiuntivo pu essere scelto un futuro (oppure anche un condizionale): Credo che verr vs. Voglio che verr. Sotto il livello dell'asserzione categorica di un contenuto proposizionale oppure di un So che p, esplicito dal punto di vista modale, di un certo / vero che p, si deve supporre l'esistenza di un punto d'inversione all'altezza del quale una valutazione tendenzialmente negativa del contenuto di verit di p si muta in una tendenzialmente positiva. Questo punto, per, sulla base dei fatti linguistici e, soprattutto, del corrispondente usodel modo, non possibile determinarlo con precisione. Un certo margine d'insicurezza nei confronti della validit di una frase motivo sufficiente per l'impiego del congiuntivo per non necessario. Dunque, il concetto di congiuntivo dubitativoepistemico inteso qui in un senso molto ampio.

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2.3. IL CONGIUNTIVO TEMATICO FATTIVO DI VALUTAZIONE

Il congiuntivo pu essere usato anche in frasi che non hanno alcun valore dubitativo: a. Gli dispiace che Martina sia gi partita, b. Ero felice che fossero venuti. In (3) la verit della frase dipendente e la certezza del SOGGETTO della predicazione del parlante non sono affatto in discussione. Non viene comunicato n che qualcuno ritenga vera la frase dipendente, n che qualcuno dubiti della sua verit. Si tratta piuttosto del fatto che la verit della frase dipendente presupposta dal parlante. Questa presupposizione condizione necessaria per frasi di questo tipo: ci si pu dolere rallegrare solo di ci che si ritiene sia un fatto. Predicati di questo tipo sono perci definiti anche fattivi e sono riconoscibili, fra l'altro, perch di regola possono reggere come complemento il SN complesso. Gli dispiace il fatto che Martina sia gi partita.

Inoltre, in caso di negazione, interrogazione e condizionalit -a differenza dei verbi epistemici trattati in 2.3.1 -il contenuto di verit della frase dipendente, ossia la valutazione della sua fattualit, rimane costante: Non gli dispiace (il fatto) che Martina sia gi partita.

Questa frase presuppone: Martina gi partita, sia per il parlante che per il SOGGETTO della predicazione. Il contenuto della frase dipendente non viene dunque comunicato, asserito come uno stato di cose realizzato (come p. es. in Credo che partita), bens presupposto come fatto gi accaduto. A venir comunicato solo il contenuto della frase sovraordinata che esprime una valutazione, nel senso pi ampio possibile, del fatto descritto nella frase subordinata. In base al carattere della frase principale si spiega anche il termine talvolta usato di congiuntivo soggettivo, che pero ingannevole, poich la resa dell'evento della subordinata in quanto tale non contiene niente di soggettivo. Ugualmente non del tutto appropriata la definizione tradizionale di quest'uso del modo come congiuntivo dopo iverba sentiendi, ai quali si attribuirebbero difficilmente

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predicati come normale/logico, bench siano anch'essi fattivi e reggano in quanto tali il congiuntivo: normale che Martina sia gi partita.

Alla presupposizione della fattualit extralinguistico-referenziale dello stato di cose della frase subordinata, corrisponde sul piano comunicativo la presupposizione che esso sia informazionalmente dato. Frasi del tipo (3)-(6) vengono impiegate di norma quando il parlante parte dal presupposto che all'ascoltatore sia noto il fatto descritto dalla frase subordinata. Questo non significa naturalmente che una simile supposizione sia per forza corretta; sia perch il parlante pu valutare male le cognizioni dell'ascoltatore, sia perch egli pu usare di proposito questa forma di enunciato per ottenere particolari effetti retorico-stilistici. La verit di simili frasi dipendenti dunque presupposta inerentemente - cio non dipende da un contesto ulteriore - ed esse hanno quindi nel caso normale, non-marcato, un valore comunicativo inferiore rispetto alla corispondente frase sovraordinata, possono perci venir definite come (interentemente) tematiche. Il fatto che in frasi di questo tipo compaia di regola il congiuntivo dipende dal valore di fondo di questo modo: come abbiamo detto, esso ha la funzione di connotare una frase, una sua parte, come non-comunicativa. La tematicit inerente di queste frasi subordinate significa al contempo mancanza di autonomia comunicativa, per cui il congiuntivo indirizza l'attenzione verso l'effettiva comunicazione e cio verso la valutazione personale espressa nella frase principale. Si ha anche una dipendenza sintattica pi forte. Mentre una frase subordinata dipendente da un verbo epistemico come credere parere pu venire anteposta come frase autonoma all'indicativo anche alla frase principale. E gi partita, credo / mi pare.

questa mobilit posizionale non sussiste in presenza di frasi subordinate dipendenti da un predicato fattivo; l'anteposizione della frase subordinata come indipendente non possibile in questo caso: gi partita, mi dispiace.

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Una frase subordinata dominata da un predicato di questo tipo non rappresenta alcuna comunicazione propria nel senso descritto prima. L'esempio (8) accettabile solo se lo si interpreta come costituito da due frasi, comunicazioni, autonome: E gi partita, (e questo) mi dispiace. Considerazioni analoghe valgono anche per una frase subordinata dipendente da un predicato volitivo , che certo non inerentemente tematico, ma non contiene del pari alcuna comunicazione (asserzione): Martina parte subito, voglio.

impossible l'anteposizione della subordinata come indipendente anche in quelle frasi che contestano esplicitamente la verit della subordinata: gi partita, non credo / dubito.

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3.L'USO DEL CONGIUNTIVO NELLE FRASI SUBORDINATE

Nelle proposizioni subordinate, dove e' di uso molto frequente, il congiuntivo e' usato di norma in dipendenza di verbi che esprimono dubbio, incertezza, desiderio, augurio, speranza, timore, ecc, cio1 di verbii che rimandano sempre alla valutazione all'opinione soggettiva di chi parla scrive. Inoltre, il congiuntivo e' il modo di molte proposizioni dipendenti introdotte da congiunzioni subordinanti come perche', affinch', benche' e simili.

3.1. CONGIUNTIVO NELLE SUBORDINATE DIRETTE DA VERBI + "CHE"

(a). Paolo gi partito (b) . Io so che Paolo gi partito

(c.) Io penso che Paolo sia gi partito

La frase (a) indipendente ed esprime una realt oggettiva: il parlante non interviene a modificare la realt e quindi si ha l'INDICATIVO.

La frase (b) costituita da due proposizioni, la reggente (io so) e la dipendente introdotta dalla congiunzione che (Paolo gi partito). Il parlante non modifica la realt, anzi la dichiara ela conferma oggettivamente e con sicurezza. Ecco quindi ancora l'INDICATIVO,

La frase (c) costituita anch'essa da due proposizioni, la reggente (io penso) e la dipendente introdotta dalla congiunzione che (Paolo sia gi partito). Ma qui l'azione dipendente non autonoma. Il parlante, con il verbo reggente "penso", interviene a modificare la realt della frase dipendente con la sua soggettivit (dubbio, incertezza), e cos si ha il CONGIUNTTVO.Caratteristica di questo modo verbale dunque la sua dipendenza da una proposizione reggente, che contiene un elemento semantico che ruota intorno al concetto molto ampio e generico di soggettivit.

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Questo elemento semantico "soggettivit" copre un'ampia gamma di significati opinione, dubbio, necessit, possibilit, sufficienza, volont, desiderio, timore speranza, attesa, stati d'animo di piacere, dispiacere, dolore, vergogna... Questi significati, da un punto di vista formale, sono espressi: a. da una lunga serie di verbi + che:

pensare sospettare aspettare pretendere temere

credere immaginare attendere obbligare avere paura

ritenere volere ordinare sperare piacere

supporre temere permettere desiderare dispiacere

dubitare proibire non veder l'ora vergognarsi

Penso che sia opportuno agire immediatamente (Calvino1993:18) Credo che nella testa dell'uomo ci siano ancora pi ombre che luce (Tamaro2002: 40) Credevo che tu avessi capito tutto ( Tamaro2002: 28) Il direttore ordin che tutti uscissero un'ora dopo( Tamaro 2002:27) Non permetter a nessuno che si dica questo di me(Tamaro S., 2002,p. 25) Attenzione, ho paura che qualcuno si faccia male( Calvino 1993:87) Temevo che qualcuno arrivasse in ritardo( Calvino 1993:31) Non vedo l'ora che arrivi l'estate( Tamaro 2002:45) b. da verbi impersonali di uso impersonate + che:

sembrare convenire

parere occorrere bastare importare accadere succedere capitare ecc

Basta che tu me lo dica( Tamaro 2002:75) Occorrerebbe che tutti esprimessero la opinione( Calvino 1993:7) Sembra che si siano trasferiti ( Tamaro 2002:138)

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A volte accade che la gente reagisca in modo imprevedibile ( Tamaro2002:138) Conviene che tu esca, ora(Calvino 1993:24)

e. da locuzioni impersonali formate da: verbo "essere" + aggettivo/avverbio + che (esprimenti, dubbio, possibilit, valutazione personale soggettiva):

possibile probabile incerto conveniente opportuno utile strano giusto difficileecc.

bene meglio male bene

E' opportuno che tutti siano presenti fin dall'inizio( Calvino 1993:15) E' mai possibile che tu faccia sempre di testa tua?( Tamaro 2002:87) Epossibile che qualcuno le telefonasse per le condoglianze a quell'ora?( Tamaro 2002:15) E' bene che si cominci per tempo( Calvino 1993:46) E' diffcile che loro partecipino E' strano che non siano ancora qui( Tamaro2002:27) d. da locuzioni impersonali formate da: verbo "essere" + nome:

ora abitundine ecc.

tempo norma legge

consuetudine

E' ora che cominciate tutti a lavorare seriamente ( Calvino1993:78) Era consuetudine che ciascuno portasse con s un amico( Tamaro2002:6 6 ) E' tempo che lui si decida a prender moglie( Calvino1993:79)

Il congiuntivo si ha anche IN DIPENDENZA DA UN CONDIZIONALE: in questo caso i tempi sono l'imperfetto ed il trapassato. Vorrei che tu glielo dicessi con gentilezza( Tamaro 2002:32)

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Avrei voluto che tu glielo avessi detto con gentilezza( Calvino 1993:48) Desidererei che non partiste troppo tardi( Tamaro 2002:67)

Si ha preferibilmente il congiuntivo, invece dell'indicativo, nei seguenti casi: - In caso di inversione dei termini della frase: E' evidente che siete stanchi =Che siate stanchi evidente Si vede bene che avete capito =Che abbiate capito, si vede bene -Sostituendo la congiunzione "che" con "come", "quanto", in che modo" So che difficile risolvere questo problematiccome/quanto sia difficile risolvere questo problema

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3.1.1. LA CONGIUNZIONE "CHE

-La congiunzione CHE rappresenta il legame tra la proposizione reggente e la dipendente dichiarativa al congiuntivo. Talvoita "che" svolge la funzione di pronome relativo (il quale, la quale,...): in questo caso "che" sar seguita dall'indicativo, dal congiuntivo dal condizionale, a seconda del valore che assume di volta in volta. Si ha il CONGIUNTIVO nei seguenti casi: a CHE relativo, eon valore finale, equivalente a: affinch, perch, ecc. Chiama il cameriere che (affinch) ti porti il menu Di'alla mamma che venga di sopra! CHE relativo, con valore consecutivo, equivalente a: cos che (cosicch), tale che,

fatto in modo tale che, ecc. L'ideale per la signora era una baby-sitter che (tale che) si occupasse dei bambini durante la sua assenza(Tamaro 2002:67) E' vantaggioso per la ditta assumere nuovi collaboratori che offrano serie garanzie nei lavoro( Calvino1993:48) CHE relativo, con valore condizionale, equivalente a se, qualora, ecc. Unagrammaticache (se) contenesse anche dei buoni esercizi, sarebbe utilissima per gli studenti Studenti che (qualora) seguissero con reale interesse le lezioni sarebbero la gioia di molti insegnanti.

Nella subordinata al congiuntivo non raro incontrare dei casi in cui la congiunzione che venga omessa. Immagino (che) tutto sia ormai a posto. L'omissione non possibile in tutti i contesti, ma dipende dal verbo della frase principale. I verbi che indicano un'incertezza un timore permettono questo costrutto, mentre quelli che indicano volont sono incompatibili con l'omissione. Come si pu facilmente constatare, l'enunciato Voglio tu stia a casa.- non grammaticalmente accettabile.

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3.2. IL CONGIUNTIVO NELLE ALTRE SUBORDINATE (CONGIUNZIONI LOCUZIONI CHE RICHIEDONO IL CONGIUNTIVO)
Il congiuntivo, oltre che nelle "dichiarative" (dove giustificato dalla presenza di verbi e locuzioni presenti nella reggente, che esprimono "soggettivit"'), si trova anche in altre dipendenti. In tal caso esso giustificato non da elementi semantici presenti nella reggente, ma dal particolare tipo di dipendenza in cui viene a trovarsi di volta in volta, in quanto collegato ad un particolare tipo di congiunzioni che lo introducono.

FINALE -perch, affinch, acciocch, di modo che, ecc, esprimono il fine, lo scopo,

la destinazione dell'azione

Ogni tanto tiravo fuori dal taschino l'orologio perch tutti lo vedessero( Tamaro 2002:10) Per sollevarmi di quel peso Augusto assunse una donna afflnch si ocupasse della bambina( Tamaro2002:150) Si era asserragliata in se stessa perch niente potesse offuscare l'idea che si era fatta della sua v i t a ( Tamaro 2002:116) Parlo ad alta voce affinch sentiate tutti bene ( Calvino I.,1993, p. 8) Scriveva inglese, affinch tutti potessero leggere i suoi artico li ( Calvino1993:14) Lavorano tanto acciocch i loro figli non abbiano mai problemi economici( Tamaro 2002:89) Cucina con lo scopo che tutti siano soddisfatti ( Tamaro2002:150)

CONCESSIVA - bench, sebbene, malgrado (che), quantunque, nonostante

(che), per quanto, ecc dove si esprime qualcosa che contrasta e fa da ostacolo, ma che non impedisce lo svolgersi del fatto della reggente

La roba degli altri mi ha fatto sempre gola, nonostante avessi ricevuto tante raccomandazioni al contrario( Tamaro2002:129) Sebbene non fossi ricco, facevo credere di esserlo con ogni bugia( Tamaro2002:15)

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3.2.3. RELATIVA CONCESSIVA- alcuni pronomi e aggettivi indefiniti (chiunque, qualunque, qualsiasi, ecc), nonch avverbi espressioni avverbiali di qualit di luogo (comunque, dovunque, ovunque, ecc.) possono introdurre una proposizione relativa con valore concessivo

Per quanti lavori tu abbia iniziato, non sei riuscito a portarne a termine uno( Calvino1993:24) Qualunque cosa lui dica, non lo creder( Tamaro2002:107)Ti seguir dovunque tu vada( Tamaro 2002:95)

3.2.4. CONDIZIONALE -se, qualora, purch, a patto che, a condizione che, nel caso che, ecc dove si esprime la condizione, l'ipotesi cui sottoposta la reggente

Se lui fosse cattivo, tutto sarebbe stato diverso (Tamar2002:154) Penso che se avessi lottato ancora, se mi fossi impuntata, alla fine mio padre avrebbe ceduto(Tamaro 2002: 110) Se avessi avuto il coraggio di accorgermene in tempo, l'avrei protetta di pi ( Tamaro 2002p. 150) Se io avessi capito allora, che la prima qualitax dell'amore e' la forza, gli eventi probabilmente si sarebbero svolti in modo diverso(Tamaro 2002:27) Se in questo momento scendesse una fatina, se comparisse accecandomi con il suo fulgore tra il frigorifero e la cucina economica, sai cosale chiederei? ( Tamaro2002:35) Qualora tu abbia intenzione di uscire, dammi un colpo di telefono( Tamaro 2002:10) Te lo presterei volentieri, a condizione che non me lo sciupassi( Calvino 1993:48) Se glielo chiedessi con garbo, non saprebbe dirti di no Se fossi in te, non ci andrei( Calvino 1993:33)

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Se la locuzione "per quanto" viene collegata a un sostantivo, il "quanto" diventa aggettivo che concorda con esso in genere e numero, conservando il suo valore concessivo.

COMPARATIVA -come se, quasi (che), ecc. dove si esprime un paragone tra

reggente e dipendente, in forma di ipotesi non reale

Mi ricordo bene quando avevo otto anni/ Quasi mi vedessi in uno specchio( Tramaro2002:45) Mi guarda con due occhi come se non avesse capito la domanda( Calvino 1993:45)

Non mi salutava pi, quasi gli avessi mancato di rispetto( Tamaro 2002:18) Mi ascoltava con aria allibita, come se io avessi parlato un'altra lingua( Tamaro 2002:69) Ci tratta come se fossimo dei ragazzini( Calvino 1993:22)

ESCLUSIVA ED ACCETTOATIVA -senza che, che ... non, tranne che, eccetto

che, a meno che, ecc. dove si esprime l'esclusione di un fatto in riferimento al compimento dell'azione della reggente

Non posso mai raccontare una barzelletta senza che mi venga da ridere per primo( Tamaro 2002:164) Non potevamo raccontargli niente che lui gi non sapessef Tamaro 2002:79) Se ne andato senza che lo avessimo salutato ( Calvino 1993:53) Accetto tutto da te, tranne che tu sia falso ( Calvino1993:40)

TEMPORALE -prima che, finch non, anzich, ecc. dove si esprime un'azione

temporale posteriore alla reggente

Prima che qualcuno prendesse la parola, l'oratore si arrest( Calvino1993:44) Poco prima che mi sposassi la sorella di mio padre mi aveva fatto fare un oroscopo da un suo amico astrologo (Tamaro2002:52)

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Non si alzi, Signorina, finch io non abbia finito di parlare! Prima che lui parta, dobbiamo organizzargli una bella festa d'addio ( Tamaro 2002:117) Star qui finch non vengano loro( Calvino 1993:7) Dobbiamo finire anzich faccia buio

( Calvino 1993:67)

CONSECUTIVA - cosiech, in modo che, in modo tale che, al punto che, tale

(agg.) ... che, tanto ... che, cos ... che, ecc. dove si esprime la conseguenza di ci che si afferma nella reggente

L'oratore parlava forte in modo che tutti potessero sentirlo bene Far in modo tale che non se ne accorgano( Tamaro 2002:62) User parole tali che lui possa capire( Calvino 1993:19) Non si ferm tanto lontano che la ragazza non lo vedesse( Tamaro2002:7)

CAUSALE NEGATIVA - non perch..., ma perch (indicativo), non che, non

che, ecc. dove si esprime una causa possibile che per viene negata

Suo figlio, signiora, va male a scuola non perch sia poco intelligente, ma perch non si impegna seriamente Ti dico queste cose non perch voglia la tua compassione, ma per amore della Verit( Tamaro 2002:36) Non che sia stanco, solo che mi sono annoiato di star qui( Tamaro 2002:12) Non che mi piaccia, ma lo devo sopportare per forza( Tamaro2002:93) No no, non che mi sia offeso!

( Calvino1993:90)

INTERROGATIVA INDIRETTA- dove, quando, come, come mai, perch, se,

che cosa, chi, quanto (agg), quale (agg); in che modo, ecc. dove si esprime una domanda un dubbio, una richiesta, una informazione, dopo verbi locuzioni verbali come" domandare, non sapere, non capire, non essere sicuri, voler sapere", ecc. (o sostantivi di significato analogo):

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Non riesco a capire perch la mia idea fosse quella di passare per figlio di gente ricca ( Tamaro 2002:17) Scusi, Signora, sa dirmi quale sia la direzione per il centro. Non so se lei sia gi partita oppure no Le chiese perch fosse arrivata cos in ritardo ( Tamaro 2002:125) Voleva sapere come mai non ci fossimo andati ( Calvino 1993:21)

3.2.5.RELATIVA IMPROPRIA -il quale, la quale, i quali, le quali, cui, che, chi e anche dove. Nella subordinata relativa impropria, il congiuntivo indica una condizione richiesta, oppure avere valore restrittivo: Possono iscriversi al secondo corso tutti coloro che abbiano concluso il primo. L'ingegnere l'unico che possa sperimentare il sistema senza commettere errori. Cerchiamo un'attrice che abbia i capelli rossi per farle interpretare un ruolo in un film. L'opposizione tra indicativo e congiuntivo pu, anche se non deve, essere determinante ai fini dell'interpretazione dell'enunciato. L'ultimo degli esempi appena esposti, riformulato all'indicativo Cerchiamo un'attrice che ha i capelli rossi, sai, si tratta della ragazza che parla francese suggerisce infatti l'interpretazione di un fatto reale, e che si voglia quindi indicare una determinata persona. L'uso del congiuntivo imperfetto nella subordinata relativa esiste ed ha valore ipotetico: Porto ancora lo zucchero per chi ne volesse. A differenza dell'indicativo, anche in questo caso il congiuntivo esprime un'incertezza. Nello stesso enunciato, la forma vuole indicherebbe infatti una certezza (quella che qualcuno vuole lo zucchero). Naturalmente, l'incertezza pu essere indicata dal condizionale, laddove l'evento sottoposto ad una condizione: Signora Rossi, qui all'entrata c' un cliente che vorrebbe farle una domanda.

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3.2.6.LIMITATIVA -per quel che, per quanto, a quanto e simili, dove si esprime una limitazione rispetto a ci che affermato nella principale. Nella forma implicita sono introdotte da in quanto a (o anche solo quanto a) pi l'infinito del verbo. Sono molto comuni espressioni come per quanto riguarda per quanto concerne. Per quel che io ne sappia/so, non venuto nessuno. (Calvino 1993:58) A quanto ne sappiamo, vivono ancora a Roma.

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3.3. ALTRI USI DEL CONGIUNTIVO

3.3.1Anche l'ordine della frase pu interferire nella scelta del modo, dato che la frase subordinata anteposta pu essere formata al congiuntivo con una certa facilit, ma non detto il contrario: Che tu sia intelligente, lo sappiamo. ma Sappiamo che sei intelligente.

La presenza della negazione nella frase principale pu, in alcuni casi,

determinare la scelta tra indicativo e congiuntivo: Dico che la tua soluzione mi sta davvero bene Non dico che la tua soluzione mi stia davvero bene; E che non ti capisco pi Non che non ti capisca pi;

Tua madre sa se Stefano a casa Tua madre non sa se Stefano /sia a casa.

Tutto ci significa che il pianeta come dici tu Tutto ci non significa che il pianeta sia come dici tu.

OSSERVAZIONE L'uso del congiuntivo previsto solo nel caso che il

soggetto della frase principale e della frase subordinata siano diversi

Io penso che tu stia a casa.


Quando i soggetti coincidono, prevista la subordinazione implicita, dato che l'uso di una forma coniugata come quelle del congiuntivo darebbe pessimi risultati, cos al posto di dire

Io penso che io stia a casa si dir infatti Io penso di stare a casa.

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4. ALTERNANZA DI CONGIUNTIVO E INDICATIVO

NECESSITA' DEL CONGIUNTIVO Nella lingua dell'uso medio, il congiuntivo e' di norma quando si scelgono i seguenti costrutti subordinati: Proposizioni soggettive e oggettive dipendenti da verbi ed espressioni di volont", divieto, pretesa, desiderio, preferenza, attesa. - Chiedo che nessuno mi disturbi. Proposizioni finali Chiedera mio fratello che gli dia una mano. Proposizioni concessive introdotte da "bench'", "sebbene", "quantunque", "quand'anche", "ancorch"', "nonostante", "con tutto che", "per quanto" - Bench' ci sia il sole, fa freddo. Proposizioni condizionali introdotte da "purch"', "a patto che", "a cond izione che" -Lo farei se avessi tempo. - Sarei uscito dopo che avessi finito. Proposizioni esclusive introdotte da "senza che" -Me lo diede senza che io gliel'avessi chiesto. Proposizioni temporali introdotte da "prima che", "innanzi che", "avanti che" Voglio essere a casa prima che si metta a piovere. Propisizioni limitative introdotte da "che" -Carlo non c'e \ che io sappia.

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4.1. L'USO FACOLTATIVO DEL CONGIUNTIVO

Il significato di volontdi opposizione del costrutto rispetto ai fatti espressi nella proposizione subordinata pu evolvere in giudizio pimeno generico di approvazione disapprovazione, sfumare in sentimento di piacere dispiacere, in moto di meraviglia, di sorpresa, di rabbia: In questi casi, l'indicativo e il congiuntivo godono di un uso alternato di maggiore minore formalit del registro linguistico: Mi sembra che Carlo non si sente bene. Dottore, mi sembra che mio figlio non si senta bene.

Carlo, mi dispiace che ieri non sei venuto alla gita. Professore, mi dispiace che ieri non sia venuto in gita con noi.

Non lo so se Carlo ce l'ha fatta agli esami. Non so se Carlo abbia superato gli esami.

Infatti, due sono i fattori che determinano maggiormente la scelta tra il congiuntivo e l'indicativo, nella differenza tra: -fattore semantico (il congiuntivo sottolinea il maggiore senso di soggettivit, incertezza, dubbio, ecc. del parlante; l'indicativo sottolinea il significato oggettivo dell'affermazione del parlante) -fattore stilistico (registro linguistico pi meno formale, senza una reale differenza di significato, tuttavia nel congiuntivo prevale un "forse" mentre nell'indicativo affiora un "certo").

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Esempi di differenza semantica

Penso che hai ragione - Penso che tu abbia ragione Tra le DUE frasi c' una sottile differenza di significato: la prima indica una maggior sicurezza nell'affermazione, la seconda sottolinea il fatto che si tratta di un'opinione. Si capisce che sono/ siano soddisfatti E' evidente che sono/ siano preoccupati Nel primo caso (indicativo) si parla di una realt di fatto; nel secondo (congiuntivo) si fa un commento in cui prevale la soggettivit di chi parla.

Esempi di differenza stilistica

Che tu sia/sei in gamba, si sa( Calvino 1993:24) E' lo studente pi bravo che mi sia/ capitato in questi ultimi tempi Era felice come uno che avesse/aveva fatto tredici al totocalcio( Tamaro 2002:94) Sono rari gli amici di cui ci si possa/pu fidare( Calvino 1993:55) E' l'unica speranza che gli sia/ rimasta( Tamaro 2002:19) Mi ha chiesto se sapessi/sapevo di che si trattava( Calvino 1993:14) Sono contenta che tu venga/ vieni presto

Riportiamo di seguito altri esempi dell'uso facoltativo del congiuntivo

Nel periodo ipotetico dell'irrealt: se tu l'avessi fatto, sarebbe stato meglio / se lo facevi, era meglio. Dopo espressioni impersonali come: bello / brutto che; naturale che; peccato che; strano che; dispiace che: bello che tu stia con noi / bello che tu stai con noi. Dopo verbi che esprimono opinioni: credere che, parere che, sembrare che: credo che tu abbia ragione / credo che tu hai ragione. Dopo verbi di dire e sapere, nelle forme negative e interrogative: dire che, (non) sapere se, dopo verbi di richiesta: chiedere / domandare se: non dico che lui

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abbia torto / non dico che lui ha torto; sai se sia vero? /sai se vero?; gli ho chiesto se fosse passato Gianni /gli ho chiesto se passato Gianni. Dopo verbi che indicano piacere, dispiacere, ira, rammarico, timore, sorpr esa: essere arrabbiato, aver paura, esser contento / scontento, essere felice / infelice, rammaricarsi, rincrescere, essere sorpreso, essere stupito, stupirsi', sono contento che tu venga presto / sono contento che vieni presto. In espressioni comparative, superlative, indefinite: pi grande di quanto mi aspettassi / pi grande di quanto mi aspettavo; Ugo l'unico che sia venuto / Ugo l'unico che venuto. In proposizioni introdotte da che anteposte alla reggente: che tu sia forte, lo so / che sei forte, lo so. Nelle interrogative indirette: ho chiesto chi fosse / ho chiesto chi era. Dal punto di vista quantitativo, riportiamo di seguito i dati della tesi di F. Brunello: Congiuntivo/indicativo nell'italiano scritto

indicativo dopo verbi dubitativi assertivi Dopo verbi dubitativi modalizzanti dopo aggettivi epistemici Dopo verbi, aggettivi, nomi, avverbi valutativi 29(19,07%)

congiuntivo 123(80,92%)

62(25,72%)

179(74,27%)

134(60,36%) 13(19,40%)

88(39,63%) 54(80,59%)

Totale

238(34,89%)

444(65,10%)

Dunque: solo dopo aggettivi epistemici (del tipo sicuro che, probabile che), l'indicativo ha superato il congiuntivo. In tutti gli altri casi, il congiuntivo prevale nettamente sull'indicativo e si presenta, dunque, come un modo ben vitale e ampiamente usato.
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Congiuntivo/indicativo nell'italiano parlato indicativo congiuntivo dopo verbi dubitativi assertivi Dopo verbi dubitativi modalizzanti dopo aggettivi epistemici Dopo verbi, aggettivi, nomi, avverbi valutativi 64(40,25%) 95(59,75%)

182(41,20%)

260(58,80%)

100(76,33%) 39(33,33%)

31(23,66%) 78(66,66%)

Totale

385(45,34%)

464(54,65%)

(fonte: Stefan Schneider,Il congiuntivo tra modalit e subordinazione, Roma, Carocci, 1999 (a sua volta basato su Lessico di frequenza dell'italiano parlato, a cura di Tullio De Mauro / Federico Mancini / Massimo Vedovelli / Miriam Voghera, Milano, ETAS, 1993). Nel parlato, ovviamente, la frequenza dell'indicativo pi alta. Ma anche qui, come documenta Schneider il congiuntivo continua a prevalere sull'indicativo, tranne che in pochi casi, tra i quali spicca ancora una volta quello delle proposizioni rette da aggettivi epistemici: in questi costrutti l'indicativo 3 volte pi frequente del congiuntivo. Ma negli altri contesti permane la prevalenza del congiuntivo, anche se le occorrenze dei due modi tendono ad avvicinarsi (con un'espansione dell'indicativo nettamente maggiore nell'Italia centromeridionale rispetto all'Italia centro- settentrionale).

Conclusione
Come abbiamo gi visto la tesi tratta delle pecularit del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti nella lingua italiana. Facendo un riassunto della ricerca si pu dire che siamo arrivati alle seguenti conclusioni:

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il modo congiuntivo il modo finito che esprime dubbio, desiderio, speranza. Indica un'azione incerta semplicemente possible. Ha 4 tempi: congiuntivo presente (usato per un'azione contemporanea ad una espressa dall'indicativo presente futuro), congiuntivo imperfetto (usato per un'azione contemporanea ad una espressa da un tempo passato dall'indicativo, per un'azione passata ma continuata non terminata rispetto ad una espressa dall'indicativo presente, nel periodo ipotetico dell'irrealt impossibilit), congiuntivo passato (usato per un'azione passata e terminata rispetto ad una espressa dall'indicativo presente futuro), congiuntivo trapassato (usato per un'azione passata rispetto ad una espressa da un tempo passato dell'indicativo, nel periodo ipotetico del terzo tipo).

il modo congiuntivo si usa prevalentemente nelle proposizioni dipendenti. Analizzando abbiamo notato che la principale caratteristica di questo modo verbale dunque la sua dipendenza da una proposizione reggente, che contiene un elemento semantico "soggettivit" che copre un'ampia gamma di significati: opinione, dubbio, necessit, possibilit, sufficienza, volont, desiderio, timore, speranza, attesa, stati d'animo di piacere, dispiacere, dolore, vergogna... Ma d'altro canto il congiuntivo si usa anche nelle proposizioni dipendenti da congiunzioni e locuzioni con valore finale, concessive, condizionale ipotetico, comparativo, esclusivo eccettuativo, temporale, consecutivo, causale negativo, interrogative indirette.

oggi il congiuntivo si tende a usarlo sempre meno. Nella maggior parte dei casi pu infatti essere tranquillamente sostituito dall'indicativo che pi facile. E cos al congiuntivo si continuano a riservare ambiti comunicativi di carattere pi formale.

Bibliografia
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FONTI
Tamaro S. ''V dove ti port ail cuore'', Rizzoli, 2002 Calvino I. ''I Racconti'',Arnoldo Mondadori Editore Spa,Milano,1993

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