You are on page 1of 1

UN GIOCO SEMPLICE DI PATRIZIO D'AMICO

Era un gioco semplice. La prima regola stava nel farlo solamente quando, tornando dal Pub, erano sbronzi, ma veramente, totalmente sbronzi. Pur nella difficolt di ricordare addirittura la via di casa, entrambi, in quelle occasioni di pendenza fisica e mentale, si guardavano negli occhi, al momento giusto, illuminandosi e ricordando luno allaltra di quel gioco semplice. Si arrampicavano sulla parete di terra che si alzava davanti a loro e che ogni volta dovevano superare per tornare dal pub. L sopra, poggiati da chiss quanti anni, cerano i binari. Arrivati in cima, dopo qualche capitombolo, ruzzolando, risalendo, ridendo nellebbrezza dellalcool salita al punto giusto, si fermavano uno di fianco allaltra. Mettevano i piedi sui binari e, cercando di tenersi in equilibrio, cominciavano a camminare. Allinizio era nato tutto per gioco, pensando alle scene dei film americani che guardavano insieme sul divano, quei telefilm dove i poliziotti fermano le persone nella notte e li fanno camminare lungo le linee bianche della statale, per vedere se sono ubriache. Il gioco li faceva ridere perch tutti e due erano ubriachi fradici e sarebbe stato impossibile tenersi in equilibrio, ma era un gioco semplice proprio perch, trovandosi su due binari paralleli, potevano sostenersi a vicenda. I primi passi erano sempre incerti, spesso scivolavano fuori dalla stretta superficie di metallo ma poi, aiutandosi, tenendosi in tensione con le braccia oppure tirandosi, trovavano il ritmo, lequilibrio, e riuscivano a camminare per un po. Cinque passi, camminando paralleli. Pensa se passasse il treno diceva sempre lui. Dieci passi, nella stessa direzione. Ci schiaccia o frena in tempo, secondo te? diceva lei. Quindici passi, destinati a non incontrarsi mai. Fi Fi faceva lui. Era un lavoro di pesi da calibrare, di oscillazioni da gestire, sul proprio corpo, e da interpretare, in base a come suggeriva il corpo dellaltro. Una fiducia nel sentirsi a vicenda. Venti passi, un gioco semplice che finiva l. Scendevano dalla piccola altura ruzzolando un po meno, perch quel camminare sui binari li rendeva sobri, quasi. Se la ridevano di gusto, divertiti da quel gioco stupido, e si dirigevano a casa con dentro la voglia di sesso ubriaco. Una volta scesi, quasi sempre si rincorrevano, si abbracciavano, si incrociavano, come a voler compensare quella sensazione di aver camminato troppo paralleli e di aver pensato di non potersi incontrare mai pi. Era un gioco semplice che li faceva percepire pi vicini di prima in quel tragitto che, una volta scesi dai binari morti dellanello ferroviario ormai in disuso, li riportava a casa. Patrizio D'Amico Un gioco semplice Copyleft 3.0: Attribuzione, non commerciale, no derivati.

You might also like