You are on page 1of 2

TESI 4

Laffermazione del Cristianesimo


Le nuove condizioni di tolleranza per i cristiani sancite dallimperatore Costantino con lEditto di Milano (313) portarono allespansione sempre maggiore dei rituali religiosi, che vennero effettuati nelle basiliche a Roma e in altre regioni dellimpero. La Chiesa di Roma costitu un repertorio stabile e ufficiale di preghiere, di letture e di canti in lingua latina, che fu consacrata come lingua liturgica. Tra i riti liturgici che fiorirono in Italia dal IV fino ai secoli XI-XII figurano i riti romano antico, aquileiese, beneventano e ambrosiano. Le testimonianze scritte pervenuteci sono poche.

Il rito romano antico


Del rito romano antico, diffuso a Roma e nellItalia centrale, ci sono pervenute poche fonti, dalle quali per si pu dedurre la tendenza a procedere per gradi congiunti, langusta delimitazione dellambito melodico, la presenza di frequenti ed esuberanti melismi di pi note che abbelliscono quasi ogni sillaba.

Il rito aquileiese
Il rito aquileiese, nato nella diocesi di Aquileia, si diffuse nellItalia settentrionale; gli storici hanno individuato in questo rito influssi della Chiesa dAlessandria, delle Chiese africane e del rito greco.

Il rito beneventano
Il rito beneventano prevedeva un tipo di scrittura molto decorativo e di difficile lettura; il suo sistema di notazione neumatica autonomo. Tra i tratti musicali distintivi figurano: la ripetizione per due o pi volte di una o pi frasi musicali; la povert di categorie modali; la predilezione per lo stile fiorito dei canti; luso frequente di catene di tre-quattro note discendenti.

Il rito ambrosiano
Il rito ambrosiano, dal nome del vescovo SantAmbrogio, fior a Milano, luogo in cui ancora oggi si pratica la liturgia ambrosiana. Ambrogio introdusse nel rito milanese il canto degli inni e salmi alla maniera delle regioni orientali, che prevedeva lantifonia lesecuzione alternata tra due gruppi dellassemblea liturgica e il responsoriale lesecuzione alternata tra il solista e il coro.

I monasteri e la musica
Nel IV secolo nacque il monachesimo, che, dopo solo un secolo, si diffuse in Italia e in tutta lEuropa occidentale e divenne uno strumento essenziale di organizzazione della vita cristiana. Ogni monastero aveva una scuola, una biblioteca e uno scriptorem, dove i monaci amanuensi trascrivevano testi dellantichit classica. San Benedetto da Norcia compose la Regula, che imponeva ai monaci lo studio, il lavoro e la preghiera, che doveva essere cantata. Nei monasteri, inoltre, vennero creati nuovi brani musicali. A favorire la fondazione di nuove abbazie in Europa fu Gregorio Magno.

Il canto gregoriano
Il canto gregoriano, dal nome del papa Gregorio Magno, che si dice possedeva grandi doti musicali, il risultato della fusione del canto romano con quello gallicano, avvenuta nel IX secolo.

Liturgia e musica

Il vasto repertorio vocale gregoriano stato concepito ed elaborato al servizio e in funzione dei testi liturgici. Il complesso dei riti, preghiere e canti della Chiesa romana si articola in due servizi fondamentali: la liturgia delle Ore (lUfficio, seguito dai monaci) e la liturgia dellEucarestia (il rito della Messa). LUfficio comprende Salmi con Antifone, Cantici, Inni, Letture, Litanie e Orazioni, raccolti in due libri: il Breviarum e lAntifonario.

La Messa
La Messa, grande complesso di riti e preghiere, si articola in due momenti principali: la liturgia della Parola (testi di supplica e di lode che preparano i fedeli allatto di comunione con Cristo) e la liturgia eucaristica (preparazione dei doni che saranno consacrati e poi amministrati dai fedeli). Le preghiere e i canti sono accuratamente scelti in sintonia con una particolare festivit o con la tematica della stagione liturgica. I canti della Messa si suddividono in Ordinarium Missae e in Proprium Missae. Quelli dellOrdinario in un primo tempo richiedevano la partecipazione dellassemblea dei fedeli ne comprendevano in genere melodie semplici e prive di ornamenti; in un secondo tempo, allorch lesecuzione fu affidata al coro le melodie divennero pi complesse. I testi del Proprio, che mutano di giorno in giorno, furono invece da sempre interpretati dal coro. Sotto laspetto formale, i canti possono essere classificati in due categorie fondamentali, a seconda dei modi diversi di esecuzione: i canti antifonari, che sono distribuiti tra due cori alternati, e i canti responsoriali, che sono affidati alternativamente ad un solista e al coro.

I modi ecclesiastici
Sorto nel IX secolo, il sistema dei modi ecclesiastici costituito da una serie di otto scale diatoniche ascendenti composte di otto suoni. Ciascuna scala caratterizzata dalla diversa posizione dei toni e dei semitoni, e gravita intorno ad un suono fondamentale e ad un secondo centro tonale, situato ad una quinta o una sesta sopra la nota fondamentale nei modi autentici e ad una terza o una quarta sopra ai plagali. Ogni brano gregoriano classificato come appartenente ad uno degli otto modi e il modo del brano si determina generalmente dalla nota di chiusura. I canti salmodici sono generalmente costituiti da una singola nota tenuta (tenor), che preceduta da unintonazione di poche note (initium), e conclusa da uninflessione cadenzale (terminatio) alla fine di ogni versetto. Ciascun versetto poi diviso a met da una leggera cadenza (meditatio) o variato da uninflessione (flexa) quando il versetto troppo lungo.

Tropi e sequenze
I cantori coltivarono e svilupparono sempre pi intensamente nuove e svariate forme rituali e poeticomusicali, le quali, adottate dalle comunit monastiche, arricchivano e abbellivano le preghiere e i canti. Le pi famose erano i tropi e le sequenze: i primi costituiscono una specie di farcitura e interpolazione ai testi e alle melodie; le seconde sono delle melodie composte successivamente alle composizioni originarie con laggiunta di testi, le quali col passare del tempo venivano eseguite anche indipendentemente.

You might also like