Professional Documents
Culture Documents
“Ciò che si è fatto a Trieste è in realtà molto semplice, anche se non è stato molto
facile: si è dimostrato concretamente che con un uso non assolutizzante della
tecniche disponibili si possono prevenire e comunque ridurre le crisi e curare il
malato.”
(M. Zanetti)
“Basaglia non ha mai negato la realtà clinica della malattia mentale e non ha mai
ridotto e non l’ha mai ridotta a mero effetto dell’emarginazione sociale. Ha solo detto che
la situazione esistenziale, sociale, affettiva di un malato mentale incide sulla sua
condizione. Il che non significa affatto sottovalutare la scienza medica.”
(Carlo Magris, scrittore)
I vecchi manicomi…
Un’idea sbagliata
Un malato di mente entra in
un manicomio come una
persona per diventare una
cosa.
Esposti, per lo meno in alcuni
ospedali, anche a condizioni
innominabili e a violenze, i
malati erano spesso esclusi
dalla pietà, dalla considerazione,
quasi non appartenessero alla
società umana di cui ogni uomo,
fino alla morte, fa parte.
Come sono migliorati
i manicomi ?
La rivoluzione dei manicomi
Nel 1971, Basaglia diventò direttore
del manicomio “San Giovanni” di
Trieste. Rivoluzionò l’ospedale
psichiatrico avviando laboratori di
pittura e di teatro. Venne formata
anche una cooperativa di pazienti
che iniziarono a svolgere lavori
riconosciuti e retribuiti.
Nel 1973 Trieste venne designata
“Zona Pilota” per l’Italia nella
ricerca dell’Oms sui servizi di salute
mentale. Ancora oggi i servizi di
Trieste propongono come slogan
il motto:
“LA LIBERTA’ E’ TERAPEUTICA”.
La legge 180
Nel 1978 venne promulgata la legge 180 che riconosceva
finalmente i malati mentali come persone a pieno titolo,
persone in difficoltà, anche assai gravi, ma nella pienezza
della dignità umana.
Questa legge non dichiara la guarigione o la non
esistenza dei malati mentali, bensì semplicemente il fatto
che essi devono essere tutelati al pari di tutti gli altri.
Estratti della legge 180
Articolo 1: Gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono volontari.
Possono essere disposti dall’autorità sanitaria accertamenti e
trattamenti sanitari obbligatori nel rispetto della dignità della persona e
dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, compreso per
quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura.